Illustrazione Ticinese n. 10 - 2012

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N.10

- 15 OTTOBRE 2012

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

SALUTE

Incontro con L’osteopatia

ARREDARE A TAVOLA

La cucina che apre i cuori

Una veste in resina


Per progetti dalle gambe lunghe.

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Tiratura 131.335 copie (REMP 2011) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 Fax 062 929 27 82 Natel 079 415 87 88 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch

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5 Fuorionda

Non è vero ma ci credo

7 Appunti

Spunti, idee e consigli in vetrina

9 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

11 In dialètt

E nüm a scrívom “tücós”!

12 Ritratto

I miei incontri meravigliosi > ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-12

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20 A tavola

Cucina, chiave per aprire i cuori

24 Arredare

Una nuova veste di resina

26 Salute L’osteopatia

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30 In viaggio

A Ondagwa non si ferma nessuno (parte terza)

55 Oroscopo

Uno sguardo tra stelle e pianeti per la seconda metà di ottobre

Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate

Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito.

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In copertina: Maria Bonzanigo Foto: Ti-Press/Carlo Reguzzi

> ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-12

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fondata nel 1931 12 edizioni annuali

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O O

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ILLUSTRAZIONE TT TT II C CTICINESE AA U U10-12 D D II TT O O



f u o rionda

non è vero

ma ci credo “La credulità produce più miracoli di quanti l’impostura sia in grado di inventarne” (Joseph Joubert). testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

N

egli anni Venti a New York si diffuse la moda di tenere in casa piccoli alligatori, come animali da compagnia. Il problema è che, crescendo, gli alligatori dimostravano di non essere solo delle innocue lucertole; sicché la gente cominciò a sbarazzarsene gettandoli nel gabinetto, senza farsi troppo scrupoli. Da allora dilagò la leggenda che la rete fognaria della metropoli nordamericana pullulasse di giganteschi alligatori, ciechi e albini, che si nutrivano di rifiuti. Questa storiella viene spacciata per autentica da svariati decenni, al punto da aver ispirato anche la famosa canzone “Coccodrilli” di Samuele Bersani (“In America lo sai che i coccodrilli vengon fuori dalla doccia? / E che le informazioni meteo sono prese pari pari dalla Bibbia? ...”). Ma come stanno le cose? Per dirla tutta, pare che qualche coccodrillo sia stato effettivamente avvistato nelle fognature di New York; ma si trattava sempre di esemplari di piccola taglia, subito soppressi. L’idea che la rete fognaria metropolitana anche di altre città brulichi di enormi e feroci rettili mutanti è piuttosto inverosimile, soprattutto considerando che i coccodrilli non potrebbero davvero sopravvivere perennemente immersi nell’oscurità. Senza contare le tonnellate di veleni che defluiscono regolarmente in quell’ambiente! Ciò nonostante, la fantasia fumettistica della Marvel Comics

ha creato il personaggio di Lizard (= lucertola), supernemico dell’Uomo Ragno con cui si scontra preferibilmente proprio nelle fogne newyorchesi, dove avrebbe addirittura proliferato. Ma la leggenda più assurda e inquietante, viene dalla Cina. Due coniugi europei una sera vanno al ristorante, ma non riescono a comunicare verbalmente con il cameriere. Così, cercando di farsi capire a gesti, dopo aver ordinato il menu per loro, indicano il proprio cagnolino, anch’esso affamato. Subito il cameriere porta via con sé la bestiola e quelli pensano che la conduca in cucina per darle qualcosa da mangiare. Invece dopo un po’ il cameriere ricompare, sorridente, con un grande vassoio: fa un inchino, solleva il coperchio e... dentro si scopre che c’è il loro povero cagnolino arrostito! Inutile dire che di questa leggenda raccapricciante si è appropriata più volte Hollywood. Una scena simile ricorre in molti film cosiddetti comici; anche se, chi ama i cani, non ci trova proprio nulla da ridere. D’altronde, c’è chi è arrivato a credere che i würstel ameri-cani siano fatti di carne canina solo per via del nome: “hot dog” (= “cane caldo”)! v

«Alligatori nelle fogne e cani nel piatto»

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ntro embre 2012 e i t a r t 0 nov Regis 3 ì d r e ven

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IL ROMANZO SCABROSO Cinquanta sfumature di grigio, Se omettiamo le tantissime pagine che descrivono minuziosamente i rapporti sessuali tra i due protagonisti, questo romanzo altro non è che la più classica delle favole. Il bellissimo e improbabile principe ricco, elegante, biondo con gli occhi azzurri che acceca e ammalia la piccola e inesperta cenerentola. Una storia d’amore che al romanticismo classico sostituisce spudoratezza ed estremo esibizionismo, o voyeurismo. Esattamente adattato all’attuale società. Non c’è da stupirsi che sia in testa a tutte le classifiche di vendite… E se volete ascoltare le musiche che fanno da sottofondo alle vicende dei due protagonisti, cercate su iTunes o in negozio “Fifty shades of grey - the classical album”.

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anima.li compie dieci anni:

un sogno diventato realtà.

Ogni passione, coltivata con impegno e costanza, ci permette di raggiungere importanti obie ettivi. Grazie a questa passione, anima.li feste eggia quest’anno i dieci anni. Il suo esordio è infatti avvenuto nel mese di settembre del 2002. anim i a.li im l è un bimestrale dove conoscen li nza e professionalità si fondono armoniosamente e danno o vita a una rivista nata per dare spazio al regno animale con uno sguardo su tutta la natura che ci circonda. Dalla grafica curata e invitante, gli intteressanti articoli trattano di argomenti diversi, ma semprre con linguaggio chiaro e semplice, off f rendo informaziioni, immagini e ff novità. Varie associazioni, come WW WF, Greenpeace, ProNatura, hanno il proprio spazio per informare i lettori sulle loro attività e renderci attenti ai problemi legati al nostro mondo. Una particolare scheda didattica è allestita in ogni numero per conoscere meglio un n animale. E non è tutto, perché oltre all’importante e spazio di interazione con veterinari e specialisti del com mportamento animale, la rivista off f re anche l’intervento di un avvocato che ff ci informa sull’aspetto legale concernen nte diritti e tutele degli animali e dei loro proprietari. Riscontra molto successo anche la pagina dedicata all’album di famiglia: fotografie inviate dai lettori. Buon compleanno, allora, a questa interessante rivista che, durante questi 10 anni, ha saputo dimos strare che credere fermamente in una passione può fare dii un sogno un’impresa perfettamente riuscita. Volete saperne di più? A questo punto non vi resta che sfogliare anima.li!

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annuale 6 numeri Per la Svizzera Fr. 38.- / per l’Europa € 35

Desidero sottoscrivere un abbonamento 2013 a anima.li. Riceverò in omaggio il n° 61 e il nuovo calendario 2013 Nome

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Da inviare in busta chiusa a: Fontana Edizioni SA - CP 231 - 6963 Pregassona

Una simpatica idea regalo per compleanni e Natale.


sai che SAI

perché

leggiamo

LA LUNA È BIANCA? In realtà la luna non è affatto bianca. Noi la vediamo così, soprattutto quando è piena, grazie all’atmosfera terrestre e alla luce solare riflessa. In realtà la sua superficie, per altro scarsamente riflettente, è grigia con sfumature di vario tipo, dal verdastro al blu fino all’arancio, a dipendenza del tipo di roccia. Le diverse tonalità di grigio che si notano nelle immagini scattate dagli astronauti, dipendono dalla caratteristica fisica della roccia, che dove è più sgretolata ci appare più chiara.

1.

Cinquanta sfumature di nero, rosso, grigio, di E. L. James

2. Con te fino alla fine del mondo, di Nicolas Barreau

3. Di tutte le ricchezze, di Stefano Benni

SAI

perché si dice

ascoltiamo

COGLIERE IN CASTAGNA? Questa espressione, che ha il significato di cogliere sul fatto, è una trasformazione sinonimica della locuzione, risalente già al XVI secolo “cogliere in marrone”. Marrone infatti stava a significare anche errore e quindi cogliere in errore, in fallo. Siccome però il marrone è anche un tipo pregiato di castagna, le due forme diverse di significato, ma omofone, col tempo si sono confuse e sovrapposte e ha prevalso quella sbagliata. Si può proprio dire che i parlanti di allora sono stati… colti in marrone…!

SAI

1.

Living things, di Linkin Park

2. Sapessi dire no, di Biagio Antonacci 3. Believe, di Justin Bieber

guardiamo

da cosa deriva

RUZZOLARE? Con il significato di cadere a terra e rotolare, deriverebbe dell’emiliano rùzzola, un antico gioco costituito da una forma di for formaggio prima, e da un disco di legno poi, che si faceva rotolare a mano o con l’ausilio di un nastro o una cordicella. Vinceva chi faceva ruzzolare più lontano il suo disco.

1.

L’era glaciale 4, Continenti alla deriva, di Steve Martino e Mike Thurmeier

2. Magic Mike, di Steven Soderbergh 3. Madagascar 3, di Eric Darnell, Tom McGrath e Conrad Vernon

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in dial ètt

e nüm a scrívom

tücós

Che rebelott a Milan, par via dal manifest “Con Brahms, Musorgskji e Ravel / al Palasport tutt cos l’è bel!”. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

I

n setémber gh’è stai ul festival MITO (Milan e Türin inséma) da müsica clasica, crossover, müsica popolàr, baroca e dal dì d’incöö, world music, jazz, müsica eletronica e antíga. Da Bach e Beethoven fin al Paolo Conte e al Francesco De Gregori. Gh’è saltàt föra un rebelott par via dal manifest, dal cartelon scrivüt inscì: “Con Brahms, Musorgskij e Ravel / al Palasport tutt cos l’è bel!” che al faséva réclamm par i siràt milanés. Ul president da l’Academia dal dialètt milanés, ul Gianfranco Gandini, al gh’a mia da dübi: “sa diis e sa scrív tusscòss l’è bell”. Anca ul leghista Alessandro Morelli l’insist par “tusscòss”. Ma quii che an organizàt ul festival MITO i tira a man nientemén che ul Carlo Porta, grand poeta milanés: i diis che in dó righ ul Porta a dopra una volta “tutt” e l’altra “tucc”. Ta chì donca “... che fan tucc i fioeu, semm rivaa a quell de trovass cott tutt duu senza savell”. La citazión l’è tiràda föra dala famosa “Ninetta del Verzée”. Quell che scrív chichinscí, cioè ul Pier Baron, al gh’a nissüna legitimazión o competenza par mett in ciàr i ropp. Al pò domà riportà e cercà, in dal sò picol, da vedé come a trasmettom in dal nòss dialètt (che l’è mia quell milanés) la stessa sensazión dal “tutto quanto è bello”. Alúra ul “tutto, riferito a cose” al sa diis e scrív “tücós”, segund ul bell líbar “Il dialetto del Mendrisiotto” dal Franco Lurà (pag. 150): gh’è anca da dì che in dal “Lessico dialettale della Svizzera Italiana” (pag. 662) a végnan minzonàt almen una

donzéna da manér da scrív la stessa roba, da “tötcuss” (Ludiano) fin a “tutcòssa” (Auressio, Loco). Quel che però ul Gandini al gha diis a quii che i’an scrivüt ul manifest l’è che “la pezza, quela métüda là, la quarcia gnanca un zichinin ul böcc”, nel senso che i dovressan dàgh una ripassada a l’italian. Ul “tutt” e ul “tucc” dal Porta al sa riferiss domà ai personn, parché un cünt l’è fa savé che “tutti sono contenti” e un’altra roba l’è “è tutto quanto bello!”, che la saress la tradüzion italiana dala part principàl dal cartelon. L’emm faia lunga. E sa scüsum. Ma l’è fin tropp “bell” (con düü elle) savé che gh’è mia domà l’”Accademia della Crusca” (che ma diis quell che l’è giüst e quell che l’è sbagliàt in italian), ma anca “L’Accademia dei Navigli”, che a Milan la sa interessa anca dala manéra da dì e scrív in dialètt milanés. Ul rebelott inviàt via al gha avüt ul mérit da fag una gran réclamm al MITO, tant che a nüm ma pararess interessant promöv quaicoss (mia domà da müsicàl) fra Lügan e Belinzona (o Lügan-Locarno) cunt la sigla LUBE o LULO. Scrivendo in dal cartelon “tücós l’è bell!” e fasendo inscì cuntent i noss amiis dal Mendrisiott. Parché ul “tücós” l’è roba da giò giò là, da chi che stà püssée in giò dal punt da Melì. v

«L’emm faia

lunga. E sa scüsum»

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r itra tto

i miei incontri

meravigliosi Da spettacoli sottoscala ai prestigiosi palcoscenici del mondo, sul palcoscenico del pianeta Terra, rimanendo con i piedi ben radicati al suolo e la mente aperta alla meraviglia. Incontro con Maria Bonzanigo, coreografa e compositrice della Compagnia Finzi Pasca, evocatrice di mondi magici. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Carlo Reguzzi

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r itra tto

S

embra che la vita umana sia un susseguirsi di incontri che lasciano tracce più o meno profonde fuori e dentro di noi, “da quando siamo un colloquio e possiamo ascoltarci l’un l’altro” (Friedrich Hölderlin). Incontro Maria Bonzanigo a Lugano, in occasione di una seduta di prove del nuovo spettacolo “La verità”, in fase di allestimento dalla Compagnia Finzi Pasca, che vedrà la luce sul palcoscenico del mondo a partire dal 2013. UN TITOLO IMPEGNATIVO “La verità è un titolo che ci spaventa e nello stesso tempo ci diverte - anche su espresso desiderio di Julie Hamelin, moglie di Daniele -, che però contiene uno dei temi che sin dall’inizio è stato presente nel nostro fare teatro: cosa è vero in scena e cosa non è vero… for forse una cosa tanto finta appare più vera di una cosa vera… Nello spettacolo mettiamo in scena questo gioco. Quello che di vero c’è senz’altro, è che sul palco sarà presente un dipinto autentico di Salvador Dalì, realizzato su un telone da teatro e che venne utilizzato per lo spettacolo

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Tristan fou, portato in scena negli anni Quaranta a New York. La presenza di questo vero telone di Dalì ci porta a confrontarci con molti aspetti e non da ultimo quelli pratici del suo trasporto in tournée. Poi, una volta sulla scena potrà sorgere il dubbio, ma sarà vero o non sarà vero… e il gioco continua”. La… verità di questo spettacolo è che Maria Bonzanigo ne cura gli aspetti coreografici e musicali. Come mai sta facendo quello che sta facendo?, penso, per cui le chiedo come è avvenuto che le strade della danza e della musica si siano incrociate col suo cammino di vita. L’INCONTRO CON LA DANZA “Premetto che già dall’età di sette anni sentivo di voler fare qualcosa che avesse a che fare con l’arte, anche se naturalmente non mi era chiaro cosa e in quale ambito. Partendo da qui, aggiungo che mia mamma era insegnante di danza, si può dire che in Ticino sia stata un po’ una pioniera; come coreografa ha realizzato le prime feste dei fiori e in sé aveva una grande voglia di fare e promuovere la danza.

Con Daniele Finzi Pasca un incontro folgorante.


L’incontro per lei decisivo - e poi anche per me -, è stato quello con Rosalia Chladek, danzatrice, coreografa, pedagoga, creatrice di un metodo di educazione al movimento, istituzionalizzato nell’Associazione Rosalia Chladek (www.rosaliachladek.com). Una donna dal grande carisma, di una cultura estremamente ampia, una donna di teatro malgrado fosse totalmente danzatrice, realizzatrice di coreografie molto musicali. Questi aspetti che da bambina mi hanno impressionata, mi hanno poi portata a formarmi seguendo il metodo Chladek”. L’INCONTRO CON LA COMPOSIZIONE MUSICALE “Da bambina studiavo piano, ma già dai sette anni mi dilettavo a comporre da sola. A dieciundici anni, un incontro fortuito e fortunato ha dato un’impronta decisiva al mio percorso musicale. Facevo parte dei Cantori della Turrita di Bellinzona, diretti da Eros Beltraminelli. In quel periodo, all’inizio degli anni Settanta, il compositore svizzero-americano Paul Glass era giunto

L’ALFA E

in Ticino alla ricerca di un luogo tranquillo in cui comporre. Tra gli altri, aveva scritto anche un brano per il coro. Eros Beltraminelli, che era al corrente della mia attività di… compositrice, lo aveva portato a casa nostra per mostrargli i miei ‘lavori’. Paul Glass mi ha convinta che valeva la pena che io continuassi a studiare musica, così ho seguito il suo incoraggiamento diventando sua allieva”. È strana la vita o meglio, ascoltando i suoni in forma di parole che escono dalla bocca di Maria Bonzanigo, è meravigliosa. Nata e cresciuta fino all’età di sei anni a Losanna in quanto il padre medico là si trovava a lavorare; a contatto con la comunità italofona che a suo avviso ha iscritto in lei il senso del viaggio, della complicità, della comunità; di ritorno la famiglia in Ticino - e lei a vivere in Ticino per la prima volta, dapprima nella casa dei nonni paterni a Bellinzona, e poi nella casa della nonna paterna a Magadino, consolidando in lei il senso delle radici. Con Rosalia Chladek in Romandia e Paul Glass in Ticino a

l’omega

“La biblioteca allestita da mio padre comprende 18’000 volumi con argomenti a 360 gradi. Tra essi evocherei i saggi che presentavano le nuove scoperte di allora relative al funzionamento del cervello, al problema della coscienza, mio padre essendo interessato alla ricerca dei meccanismi del cervello dell’idea che l’essenziale sfuggisse. Penso che anche nel teatro l’essenziale sfugga, bisogna riuscire a coglierlo quando appare, a viverlo per un istante prima che scompaia, come accade con i sogni. Pinocchio, invece, è il primo libro che ho letto, la figura del burattino di legno mi porta anche a pensare alle figure dei clown, che ho amato sin da bambina. Sono stata folgorata da Charlie Chaplin, mi toccava in modo indicibile, mi sconvolgeva e poi da Dimitri, di cui ho visto molti suoi spettacoli, una figura per me importante. Per finire, in questa libreria ho appreso a rendere la mente flessibile, aperta a molteplici suggestioni”.

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r itra tto

fungere per così dire da promotori del suo… destino esistenziale. L’INCONTRO CON DANIELE FINZI PASCA “Quando si parla di incontri folgoranti o impor importanti… Ho incontrato Daniele grazie a… Paul Glass, che aveva visto alcuni suoi lavori, era incuriosito da lui, e che ha pensato che avremmo dovuto conoscerci. Al suo compleanno ha mandato diversi inviti a personaggi ed artisti

SCHEDA

biografica

Nome: Maria Cognome: Bonzanigo Data di nascita: 26.5.1966 Domicilio: Magadino Stato civile: coniugata con Hugo Gargiulo, una figlia Professione: compositrice, coreografa Formazione: studi di danza e coreografia presso l’Associazione internazionale Rosalia Chladek e composizione con Paul Glass

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pensando bene di invitare anche Daniele e me. Nello stesso tempo, egli aveva già parlato bene a entrambi l’uno dell’altra e così siamo arrivati alla festa già ben disposti. Da quell’incontro, subito dopo qualche giorno abbiamo cominciato a lavorare insieme. In quel momento Daniele era già stato in India, aveva scritto una prima versione dello spettacolo “Rituale”, e mi aveva raccontato tutto quello che aveva in mente di fare. Io stavo per partire dal Ticino, per andare in Grecia a studiare da Zouzou Nicoloudi, - una coreografa molto importante in Grecia, conosciuta tramite Rosalia Chladek - perché qui non trovavo qualcuno con cui dividere queste passioni. Conosciuto Daniele mi sono decisa a rimanere e abbiamo iniziato a lavorare insieme”. Era il 1984. Però quei ragazzi ne han fatta di strada… Dal Teatro Sunil, caratterizzato dalla tecnica teatrale denominata “teatro della carezza”, la cui massima espressione è la rappresentazione “Icaro”, andata in scena lo scorso settembre in

Un momento delle prove dello spettacolo “La verità” che apparirà nel 2013.


de e c Suctanti o n a e z h c prez e ap llo ch que stai o end c a f

Ticino toccando i quattro centri di Chiasso, Lugano, Bellinzona e Locarno e in tournée mondiale da oltre vent’anni, alla partecipazione alla spettacolare Cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Torino 2006, alle collaborazioni coi prestigiosi Cirque Éloise e Cirque du Soleil, allo spettacolo Donka realizzato per celebrare i 150 anni dalla nascita di Anton Checov, per citare solo alcuni eventi che hanno incantato il pubblico di tutto il mondo… Si sarà montata la testa?, penso arrossendo di nscosto per la domanda segreta, mentre le chiedo che effetto le faccia tutto questo riconoscimento pubblico. L’INCONTRO COL SUCCESSO “In modo sorprendente è successo quello che è successo. Hanno chiamato Daniele a curare la regia per il Cirque du Soleil, poi è arrivata la cerimonia dei Giochi Olimpici di Torino… La cosa bella è stata che Daniele ha riconosciuto il lavoro di squadra. Questa équipe ha continuato a viag-

giare insieme, a lavorare insieme, c’è stato modo di raffinare certe questioni che erano presenti già all’inizio della nostra avventura, col citato “teatro della carezza”, il tentativo cioè di toccare nel profondo le persone. Il riconoscimento cui alludeva la domanda mi fa pensare che sembra che riusciamo nel nostro intento”. Osservando prima dell’intervista alcuni gesti acrobatici accompagnati da un sottofondo musicale e seguiti dallo sguardo attento della coreografa e compositrice, chiedo come avvenga… L’INCONTRO TRA DANZA E MUSICA NELLA CREAZIONE DI UNO SPETTACOLO “Come un testo si vesta di gesti accompagnati da suoni è una domanda che molti mi pongono e alla quale non so dare una risposta precisa. Ogni volta la sensazione è quella di dover reinventare tutto, anche se l’esperienza forse consente di muoversi meglio. Di certo ho bisogno di avere ben chiaro l’andamento dello spettacolo,

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r itra tto Con Hugo Gargiulo un legame di sentimento e artistico.

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Di volta in volta l’idea iniziale che magari nasce chiacchierando attorno ad un tavolo - Daniele Finzi Pasca dixit - lascia spazio alle prove che trovano il loro sbocco naturale nello spettacolo proposto ad un pubblico che si intende “accarezzare”. “L’idea non è quella di essere carezzevoli, mielosi, ma è quella di cercare la strategia migliore possibile per aiutare lo spettatore a farsi condurre in quello che si sta raccontando, qualsiasi spettacolo esso sia, qualsiasi impianto scenico ci sia. Forse, negli spettacoli, una cosa cui teniamo è mantenere viva, rendere più leggibile la meraviglia che ci circonda”.

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conoscere i contrasti presenti al suo interno. Importantissimo è poi il dialogo non eccessivo ma puntuale con Daniele e con i creatori delle altre componenti di uno spettacolo come la scenografia, le luci, le parti acrobatiche, affinché il tutto sia ben armonizzato. Nello specifico della mia attività di compositrice e coreografa, a volte è un gesto acrobaticamente grande, che ha una sua vita, ad andare a vivere volutamente in contrasto con la musica, a volte è il contrario, ma cosa venga prima e cosa dopo dipende di volta in volta”.

Caduta dei capelli … Capelli deboli … Unghie fragili …


a ta vola

cucina chiave per aprire i cuori A cena a casa della famiglia Dittmann di Mezzovico. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

“N

on so se sono una brava cuoca, ma amo molto cucinare ed invitare gente a casa mia. Non ci penso mai due volte!”. Con la simpatia contagiosa e “la spontaneità genetica” che contraddistingue spesso i sudamericani, Tania Dittmann ci accoglie in casa sua come fossimo vecchi amici. Ci racconta della sua città, Lima, dove risiedeva e dove lavorava come psicologa indipendente, dell’incontro con Andreas Dittmann - ingegnere germanico attivo all’estero fino al 2003, quando trovò impiego in una ditta di Mezzovico - del matrimonio e dell’arrivo a Soresina, piccola frazione di Rivera. Tania ricorda che lasciare una città di oltre otto milioni di abitanti per iniziare una nuova vita in un nucleo di un centinaio di residenti non fu af affatto facile. Non per nulla il figlio maggiore decise di tornare in Perù e di proseguire gli studi nel suo Paese. Per Tania, invece, l’integrazione fu facilitata dalle nuove conoscenze in paese grazie ai compagni di suo figlio minore. Questi bambini e le loro famiglie sono diventati grandi e veri amici dei Dittmann che con loro hanno condiviso tante serate a tavola con veri e propri scambi culinari. Insomma, la cucina come veicolo per l’integrazione. “Sì, è proprio vero - precisa Tania - la cucina è stata la chiave per aprire il cuore della gente e trovare nuove amicizie”.

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UN MIX DI CUCINE “La nostalgia di cibi e sapori peruviani - ci racconta Tania - all’inizio era davvero forte. Quindi tornavo a Lima ogni sei mesi, anche per fare scorte di vari generi alimentari. Ma poi, mi sono accorta che in Ticino potevo trovare diversi prodotti o che potevo sostituire certi ingredienti con altri. In fondo la cucina peruviana è una delle più variegate del mondo ed è il risultato di una mescolanza di cucine: da quella spagnola a quella andina, dalla cinese all’italiana. Anche questa sera il piatto principale che mangeremo è cucinato secondo la ricetta del mio paese, ma con peperoni locali perché è impossibile trovare qui il rocoto, tipico ortaggio peruviano”. CUCINARE PER IL MARITO Tania ha imparato a cucinare guardando la sua mamma. “Mi ripeteva spesso: ‘Tutti devono imparare a cucinare, perché non si sa mai nella vita dove si va a finire…’. Era una sofferenza, perché a me non interessava affatto, io amavo studiare. Quando avevo 19 anni i miei genitori si sono trasferiti in Brasile per il lavoro di mio padre. Io ho deciso di restare a Lima dove frequentavo il secondo anno di università. Così mi sono ritrovata, per forza di cose, a dover cucinare. Con il tempo mi sono appassionata e oggi stare ai fornelli mi piace tanto”. Andreas annuisce ed è felice che sia


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a ta vola Maria Dittmann durante la preparazione di un tipico piatto peruviano.

sua moglie ad occuparsi totalmente della cucina: “Io mangio e apprezzo ciò che lei mi prepara. Se dovessi trovarmi in difficoltà, forse con l’aiuto di un libro di istruzioni (leggasi ricettario, ndr), da buon ingegnere, qualcosa riuscirei a prepararmi”. In fondo, ammette Tania, è colpa sua se Andreas non cucina: “L’ho viziato dal primo gior giorno, dicendogli lascia, faccio io, cucino io, preparo io… Fa parte della nostra tradizione e della nostra cultura cucinare per il marito che torna dal lavoro”, ci spiega sorridendo. BIKER DI PASSAGGIO Nonostante Andreas sia germanico e Tania peruviana, a volte si dilettano con la cucina tipica

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svizzera. Le occasioni per proporre, ad esempio, raclette e fondue non mancano. Andreas ci racconta di avere la passione per la bicicletta e di far parte di un’associazione, la “Warm Showers” (www.warmshowers.org), i cui associati ospitano colleghi ciclisti in giro per il mondo. Si può offrire il giardino per installare una tenda, un pasto caldo, la possibilità di lavarsi, di fare il bucato o una stanza da letto. “Tania ed io ne abbiamo discusso e alla fine abbiamo deciso di mettere a disposidisposi zione dei ciclisti di passaggio una stanza con baba gno, la lavanderia, la cena e la colazione”, spiega il padrone di casa. E sua moglie aggiunge: “Ogni anno transitano e si fermano da noi diversi biker. La prima coppia arrivava dall’Australia, dopo


Online trovate le gustose ricette della famiglia Dittmann.

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RICETTE E RICETTARI Ultimamente Tania ed Andreas hanno deciso di abbonarsi ad una rivista di cucina e quando vengono catturati dall’immagine di un piatto, acquistano gli ingredienti e, ricetta sotto gli occhi, cucinano insieme. “Bisogna dire che l’esperienza aiuta molto. Se si è già delle brave cuoche, una volta eseguita alla lettera una ricetta, poi si possono apportare senza difficoltà dei cambiamenti. Nel mio caso ho la tendenza a ‘peruanizzare’ le ricette secondo i miei gusti. Amo molto anche la cucina cinese, per via dell’influenza che ha conosciuto il mio Paese. Mi piace preparare il

riso cantonese alla peruviana, che nulla ha a che vedere con quello che si mangia nei ristoranti cinesi del Ticino”, spiega Tania. E aggiunge: “Da quest’anno ho iniziato a cucinare bilanciando grassi, carboidrati e proteine. Inoltre sono abituata ad acquistare ‘materie prime’, meglio se bio. I pasti pronti non fanno per noi!”. Chiacchierando, chiacchierando, la cena peruviana è pronta. Beviamo l’aperitivo, il freschissimo Pisco Sour, a cui fa seguito un piatto tipico unico - rocotos rellenos - e un dessert con pesche e cioccolato. Tutto buono e gustoso, ma soprattutto in ottima compagnia. Ha ragione Tania, questo invito ci ha proprio aperto il cuore e ci ha fatto conoscere nuovi amici. v SC

quattro mesi di viaggio in bici. Avevano pochissimi soldi ed erano così riconoscenti per la nostra ospitalità che alla fine hanno voluto cucinare l’ultima sera per noi. Per noi è importante offrire loro un po’ dell’ospitalità Svizzera che anche noi abbiamo ricevuto: lo facciamo anche attraverso piatti tipici, ad esempio raclette o fondue”.

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una nuova veste

di resina Rivestire una superficie trasformandola completamente, personalizzandola e rendendola assolutamente unica, senza limitazioni alla creatività, è un’alternativa architettonica sorprendente che solo la resina è in grado di offrire. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

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he si tratti di un pavimento, di una parete o di un intero bagno. Di un piano di lavoro in cucina, della parete divisoria di una doccia o di una scala, tutto può essere trasformato dalla resina. Un materiale poliedrico e flessibile, in grado di adattarsi ad ogni superficie e ad ogni ispirazione creativa. Che si tratti di una ristrutturazione oppure di un edificio nuovo, la resina consente di ottenere superfici uniformi e idrorepellenti, coprendo un fondo grezzo o un vecchio materiale. Per conoscere meglio questo materiale e le sue potenzialità, abbiamo incontrato Marco Pasinelli, titolare e fondatore della Resinart di Locarno, ditta specializzata nella lavorazione e posa delle resine Gobbetto. La resina può rivestire le pareti interne di una doccia? “Sì, poiché si tratta di un materiale completamente impermeabile all’acqua. La sua caratteristica a effetto monolitico è esente da fughe e quindi dalle relative problematiche di formazione di muffa”. La resina può essere applicata direttamente sulle piastrelle? “Sì, mediante una lavorazione specifica, è possibile applicarla direttamente su sottofondi di

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piastrelle, marmi, pietre, come pure alcuni pavimenti in legno. Si evitano così fastidiosi lavori di demolizione e lo spessore esiguo della resina non necessita modifiche a tutti quegli elementi architettonici a contatto con il pavimento e le pareti”.


Pareti, pavimento e piatto doccia in resina.

Pavimento monolitico in resina decorativa.

È possibile applicare la resina anche su pareti verticali? “Sì, sulle superfici verticali si utilizza una resina che viene applicata mediante spatola. L’effetto finale è uno spatolato più o meno segnato a dipendenza della richiesta”. È indicata anche per esterni? “Essendo la resina un materiale nuovo, c’è un costante sviluppo sia nei materiali che nelle applicazioni. Sino a qualche anno fa non applicavamo resine all’esterno. Oggi, dopo aver analizzato ogni singola situazione, vi sono casi dove la sua applicazione è sconsigliata ed altri dove è possibile.Resinart è alla continua ricerca di lavorazioni nuove, e ha addirittura realizzato un abitazione prototipo con tutte le facciate, tetto, pavimentazioni esterne e piscina in resina”. Vi è una superficie minima di lavorazione? “Tecnicamente no. Per superfici piccole però subentra il problema del prezzo. Per superfici inferiori ai 20 m2, il costo di realizzazione per m2 diventa rilevante, poiché sono necessari dai sei ai nove strati che richiedono almeno 12 ore d’essicazione tra di loro. Almeno sei giorni lavorativi quindi”.

È possibile personalizzare la resina con scritte o materiali diversi? “Sì, un grande pregio di questo materiale è l’assoluta personalizzazione. È possibile realizzare qualsiasi colore, effetti metallizzati o perlacei, eseguire qualsiasi elemento decorativo pittorico come creare delle inclusioni con qualsiasi materiale. Il nostro nuovo locale espositivo di ben 400 m2 a Locarno mostra diverse possibilità”. La resina è delicata? Si graffia? “La resina ha quale strato finale una lacca simile a quella dei pavimenti in legno, quindi si può paragonarne la sensibilità al graffio”. Quale manutenzione richiede la resina? “Richiede la stessa manutenzione come altri materiali. Può essere pulita con qualsiasi detergente, eventualmente può essere lucidata e protetta con cere sintetiche per pavimenti in legno, si può facilmente riparare e rilaccare”. v

Per saperne di più: www.resinart.ch www.gobbetto.com

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s al ut e

l’osteopatia È stata definita una “medicina integrata ad alto impatto sociale”. Continua infatti a crescere il numero di persone che ricorrono all’osteopatia su tutto il territorio nazionale e non a caso, nel 2014 a Friborgo, nascerà la prima università di osteopatia. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

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urante la mia piccola ricerca del raggiungimento del benessere fisico attraverso metodi naturali, complementari alla medicina tradizionale, mi è stato proposto di trattare il tema dell’osteopatia, una tecnica che per molti versi somiglia molto alla chiropratica, che ho testato recentemente ottenendo notevoli benefici per i miei “acciacchi”. Un ginocchio che da anni non funziona come dovrebbe ed è spesso dolente, una spalla che ha subito ripetute lussazioni e sublussazioni, una schiena che risente ancora delle numerose cadute da cavallo intercorse durante la mia passata attività sportiva e tuttora affaticata del peso dei bimbi troppo spesso in braccio, nonché di una cervicale che mi reca spesso dolori e cefalee. Ah, dimenticavo una recente lesione legamentosa alla caviglia… Chissà se con questa tecnica alcuni fastidi troveranno sollievo! Ma vediamo innanzitutto di capire cos’è l’osteopatia. La Società Cantonale Osteopati Ticinesi mi dà qualche indicazione. Si tratta di una medicina manuale che tratta disturbi funzionali. È nello stesso tempo una scienza, un’arte e una filosofia della cura della salute e si basa sul concetto che l’organismo sia un tutt’uno e che la salute passi dall’equilibrio funzionale dell’insieme delle sue strutture. È una medicina complementare che non s’interessa unicamente di sintomi fisici, ma

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che è attenta anche allo stile di vita, alle abitudini e allo stato globale del paziente. Oggigiorno, supportato da conoscenze scientifiche in continuo progresso, il lavoro dell’osteopata consiste nell’individuare i limiti della mobilità che riguardano gli elementi strutturali del corpo umano, per poi conferire loro nuovamente una corretta mobilità fisiologica e ristabilire o migliorare il regolare funzionamento dell’organismo. Ma quali sono le indicazioni per un trattamento osteopatico? Innanzitutto si può dire che l’osteopatia “non ha età”. Se i dolori rachidei rappresentano il principale motivo di consulto, altri disturbi funzionali legati alla digestione, al mal di testa, alla sfera ginecologico/ urinaria o anche semplicemente allo stress, sono delle buone ragioni per consultare un osteopata. In particolare cervicalgie, torcicolli, dolori intercostali, lombalgie, nevralgie, distorsioni, problemi muscolari, tendiniti, conseguenze del colpo di frusta, cefalee di origine meccanica, disturbi funzionali del sistema digestivo, della bocca e della sfera otorinolaringoiatrica e del sistema respiratorio. La pratica della medicina osteopatica iniziò negli Stati Uniti nel 1874. Il termine “osteopatia” fu coniato dal dottor Andrew Taylor Still che in Kansas, ai tempi della guerra civile americana, sviluppò la pratica dell’osteopatia. Riteneva il corpo umano capace di curarsi da sé e che il compito del medico fosse rimuovere qualsiasi impedimento alle normali funzioni di ogni individuo. Promuoveva un’alimentazione salutare, astinenza da alcol e droghe e usava tecniche manipolative per migliorare le funzioni fisiologiche. Still diede alla sua nuova scuola medica il nome di “osteopatia” pensando che, “la struttura” (osteon), fosse il punto di partenza dal quale si dovesse accertare la causa delle condizioni di patologia. Una cura globale del paziente con un’attenzione particolare rivolta al sistema neuro-muscolo-scheletrico, come parte integrante dei processi di salute e malattia. La

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salute professione osteopatica si è evoluta indipendentemente fuori dagli Stati Uniti, dove è rimasta essenzialmente un sistema privo di farmaci basato sulle sole tecniche manipolative - un ambito pratico, come detto, simile a quello dei chiropratici. I chiropratici, infatti, si concentrano soprattutto sul posizionamento della colonna vertebrale, utilizzando spinte specifiche a livello vertebrale. Gli osteopati possono utilizzare tecniche manipolative ma anche tecniche sui tessuti molli, tecniche articolatorie e varie altre tipologie di tecniche per dare mobilità ad un’area, con la possibilità di lavorare sia nella zona sintomatica ma anche distante da essa (approccio olistico). I chiropratici agiscono maggiormente sulla colonna vertebrale, gli osteopati agiscono sia sulla colonna vertebrale, sia nel resto del corpo. Nel nostro Paese la federazione Svizzera degli Osteopati (www.fsosvo.ch), raggruppa oltre 700 terapisti, di cui 20 in Ticino. Per andare sul sicuro, visto che si tratta della mia pelle (o meglio, delle mie ossa!), decido di prendere appuntamento con un osteopata dell’associazione in questione. Vengo ricevuta in uno studio di Chiasso. Il consulto osteopatico inizia anche stavolta con un colloquio anamnestico: racconto all’osteopata tutte le mie “sventure” fisiche, i miei fastidi, i dolori “meteoropatici”… come per le altre tecniche è giusto che anche in questo caso il terapeuta conosca i miei precedenti personali e familiari, nonché le abitudini di vita al fine di poter delineare un quadro generale di chi ha davanti. Il consulto prosegue con un esame clinico approfondito, decisamente accurato, che comprende l’osservazione in piedi, la palpazione, alcuni test medici di base e di mobilità osteopatica delle varie strutture del corpo, che completano la valutazione dei segni in relazione ai sintomi descritti. Grazie a queste infor informazioni l’osteopata è così in grado di delineare una diagnosi o di determinare se sia opportuno indirizzare il paziente verso un altro professionista del campo sanitario. Nel mio caso l’osteopata rileva e conferma una pessima mobilità di caviglia e ginocchio, il bacino non perfettamente “centrato”, una schiena rigida e dolente così come il collo e una serie di piccole problemati-

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che nelle zone della clavicola e delle spalle che, oltre agli indolenzimenti, mi procurano spesso e volentieri odiosi formicolii che s’irradiano nel braccio fino alla punta delle dita, in particolare l’anulare e il mignolo. L’osteopata mi garantisce che, nel mio caso, non esistono particolari controindicazioni al trattamento osteopatico, anche se alcune articolazioni piuttosto compromesse vanno trattate con cautela. Le tecniche manuali utilizzate nell’osteopatia somigliano come detto molto a quelle testate durante la mia visita dal chiropratico. Grazie a pressioni manuali e manipolazioni vengono sollecitate, “sbloccate”, “sciolte” le strutture tessutali “problematiche”, così da favorire il recupero delle loro qualità meccaniche e, in questo modo, delle loro funzioni. Mi sdraio sul lettino e l’osteopata inizia a trattare la caviglia, facendo ruotare il piede ed eseguendo delle pressioni con le mani. Stessa cosa per il ginocchio. Alcuni movimenti sono un po’ fastidiosi, percepisco a tratti piccoli dolorini. La schiena è trattata invece un po’ diversamente. Oltre alle pressioni eseguite con mani e dita, vengono eseguite delle vere e proprie manovre

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di sblocco. Ricordate il sonoro “clack” descritto durante la seduta di chiropratica? Ecco, la stessa identica cosa, indolore ma come dire, fastidiosa all’orecchio! Posizionata prima su di un fianco, poi sull’altro, l’osteopata con manovre rapide e mirate mi fa letteralmente “scrocchiare” le ver vertebre sacrali, lombari, dorsali e, non da ultimo cervicali… che concerto! Ricordiamo che quello “scricchiolio” non è altro che il rumore del gas liberato dal fluido articolare durante una distrazione veloce delle superfici articolari e non è in alcun modo dannoso per le vertebre… Se ci si affida a specialisti naturalmente. Per la spalla, invece, ci sono nuove digitopressioni e manovre “liberatorie”, in questo caso senza sblocchi rumorosi. Certo che, alzandomi dal lettino, mi sono sentita un po’ frastornata. Forse, trattare tutti i miei acciacchi in una sola volta era un po’ troppo. Non posso dire di essermi sentita meglio una volta terminato il trattamento, ma l’osteopata mi rincuora spiegandomi che, un certo indolenzimento e in alcuni casi anche stanchez-

ON LA RISPARMIARE C

za, sono sintomi normali. Poi naturalmente ogni persona può reagire in maniera diversa. Nel mio caso ho avuto dolorini un po’ ovunque e spossatezza fino a sera. Il giorno seguente ancora qualche fastidio, ma già mi sentivo sulla “via della guarigione”. E in effetti, con il passare delle ore, percepivo le articolazioni trattate più “leggere”, “libere” con una sensazione netta di miglioramento della mobilità. L’unica parte a farmi ancora maluccio, a tre giorni di distanza dalla visita, è la par parte centrale della schiena. Andrò sicuramente a chiedere spiegazioni: probabilmente, per alcuni disturbi, una sola seduta non è sufficiente. Ma i benefici ottenuti, la professionalità dimostrata e la completezza del trattamento sicuramente meritano un’altra visita! v

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a ondagwa non si ferma nessuno Sento avvicinarsi il momento del mio primo incontro con le magiche genti Himba del remoto nord della Namibia. Provo un misto di eccitazione e curiosità, ma mi attendono ancora alcune tappe di un viaggio tutt’altro che facile. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

MA SONO TUTTI NELLA BANCA? “Il futuro non è davanti a noi come asseriscono i bianchi”, dicono gli indigeni Himba. “Se fosse così lo potremmo vedere, ma invero noi possiamo solo vedere il passato, mentre il futuro è unicamente immaginazione”. Una visione diver diversa della vita che in questo momento non posso che condividere. In effetti non so proprio cosa attendermi dai prossimi giorni di viaggio. Nel mio passato presto vi sarà però la località di Ondagwa, che nei pochi giorni qui trascorsi mi è divenuta familiare. Ho pure compreso perché qui non si ferma quasi nessuno. Il luogo appare anonimo e fuori dal mondo, desolato e senza nemmeno confini, perché è difficile comprendere dove inizia e dove finisce, manco a dire dove sia il centro. Col passare del tempo mi sono comunque ambientato e soprattutto ho conosciuto diverse persone. Ho percorso chilometri a piedi, prevalentemente il mattino, perché il clima durante il giorno è torrido. Gli spazi sono ampi e l’urbanizzazione - o meglio l’assemblaggio di basse casupole e pochi edifici di più di un piano è alquanto disordinata. Vi è anche una zona detta “Township”, una sorta di ghetto dei neri dove mi ci posso recare solo accompagnato da gente del luogo. È curioso, perché qui invero sono tutti africani, di bianchi, a parte la famiglia della pen-

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sione, non ne ho visto nessuno. L’orientamento a Ondagwa è piuttosto facile perché tutto inizia e finisce allo stradone principale. Una via esagerata, due corsie catramate in entrambe le direzioni, ma il traffico è scarsissimo, le poche auto che la percorrono vi transitano a grande velocità e l’attraversamento a piedi è spesso un azzardo. Oltretutto in Namibia si viaggia a sinistra ed è facile dimenticarselo e guardare dalla parte sbagliata della carreggiata. Da una parte o dall’altra della strada non cambia però molto, non vi è quasi nulla. I pochi spacci, negozietti e bar sembrano perennemente deserti. L’unico posto fin troppo frequentato, forse perché era giorno di paga dei militari, è parso essere la banca, proprio il luogo che dovevo assolutamente visitare, e dove ho impiegato oltre un’ora per cambiare 200 dollari americani!

«Attraversare è spesso un azzardo»

Sul piazzale di Oshakati cerco un passaggio.

TI DIVERTI UOMO BIANCO? La notte chi cerca movimento non ha molta scelta, credo infatti vi sia un solo bar con musica. Un classico ritrovo africano di provincia, un poco al di fuori degli schemi. Un bancone, alcuni seggioloni da bar, un paio di tavoli esterni, una griglia con scarni spiedini, musica assordante, birra e ancora birra. Tra gli avventori vi è veramente di tutto. Da giovani con vestiti stracciati e scalzi ad altri in assurdi - per il luogo e per il caldo - completi scuri giacca e cravatta. Ma qui sembrano

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tutti conoscersi e l’ambiente è genuino. “Ti diverti uomo bianco?” mi chiedono in molti. “Sì”, ribadisco per l’ennesima volta. Cinque minuti dopo mi porranno però ancora la medesima domanda. Poi vi è chi mi offre da bere e chi me lo chiede e sconosciuti che mi salutano come fanno qui con una sorta di abbraccio appoggiando dapprima la spalla destra e quindi quella sinistra. Tante conoscenze e fortunatamente nella notte troverò anche chi mi offrirà un passaggio per rientrare alla pensione. In Namibia quando non si ha un veicolo, come quasi tutti i neri, ci si deve arrangiare con occasionali passaggi o affidarsi a rarissimi taxi collettivi e “Combi”, i furgoncini da trasporto semi-pubblici. Per raggiungere le regioni più remote del Kaokaland, dove vivono le genti Himba, dovrò inevitabilmente provare anch’io questi mezzi di trasporto. L’avventura comincia di primo mattino nei pressi della stazione di benzina di Ondagwa dove cerco un veicolo che mi porti alla località successiva: Oshakati. Invero la difficoltà non sembra quelle di trovare un veicolo, bensì risulta dannatamente difficile trovare altre quattro persone che intendano fare il medesimo percorso. Fino a quando il taxi collettivo non è pieno non si parte! Il tutto si ripeterà in seguito a Oshakati, ma questa volta si tratta di riempire un furgoncino, sono necessarie dunque ancora più persone. Intanto il mio zaino è stato depositato nel carretto attaccato al furgone dopo essere stato, con mia grande sorpresa, diligentemente deposto in un sacco di plastica ben chiuso. Comprenderò in seguito la ragione di tanta solerzia.

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i n viaggio

MA IL SOLE NON SORGE A EST? È ancora mattino quando finalmente il “Combi” parte. Non so bene quante ore di viaggio mi ci vorranno fino a Opuwo, né tanto meno so cosa attendermi. Ho cercato di avere informazioni dagli altri passeggeri, tutti gentili e nel contempo un poco stupiti per la mia presenza, ma le risposte risultano poco precise, per non dire evasive. Tanto vale lasciarsi affascinare dagli inconsueti paesaggi che attraversiamo. Zone aride nelle quali si alternano piccoli palmeti e rari villaggi. Le comunità sono povere e contraddistinte da casupole di argilla dai tetti di paglia. La strada è sempre dritta e l’autista corre veloce, solo piccole mandrie di capre o qualche asino refrattario a spostarsi dal selciato lo costringono a rallentare. Occasionalmente ci arrestiamo per far salire o scendere passeggeri, ad un villaggio ricevo addirittura un invito. La prima parte di strada è ancora asfaltata poi

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all’improvviso imbocchiamo una pista sterrata, bianca e sconnessa che sembra dirigersi verso il nulla. Solo in quel momento curiosamente l’autista cambia il cd e rinuncia alla musica tecno africana che aveva un poco stordito tutti sino a quel momento, preferendo per il resto del viaggio ritmi più tradizionali. Sento l’Africa molto vicina: le genti di etnie diverse ammassate sul veicolo, la musica, il caldo, la polvere e uno strano e penetrante odore di pesce che invade l’abitacolo. Quello che non capisco è perché per tanto tempo il mio posto al finestrino sia stato costantemente al sole, mi ero seduto proprio da quella parte in considerazione della direzione di marcia per evitare un poco la calura. Solo a Ruacana comprendo cosa è successo. Non sto affatto andando nella direzione che pensavo. Il “Combi” sta percorrendo altre strade. Giungerò mai a Opuwo? Quando potrò incontrare gli indigeni Himba? Continua. v

Il “Legend’s”, il ritrovo locale della notte.


o ro scopo PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI OTTOBRE 2012

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

Con Mercurio e Saturno in 8° campo e Venere nel 6°, questa seconda parte del mese vede implicate le questioni pratiche inerenti soprattutto le finanze, sia per migliorare le vostre condizioni di lavoro, sia per sviluppare nuove strategie di guadagno. Magari può essere utile un corso di marketing, ma anche di coaching, per valutare le vostre reali capacità e possibilità. Non accontentatevi di lavori di routine, perché avete altri potenziali. Per quanto riguarda l’amore forse la vostra lei non è in vena di effusioni e slanci passionali, presa da altre priorità. Voi allora datevi allo sport, anche perché le avventure lasciano il tempo che trovano. Salute: depurate corpo e mente.

Saturno è definitivamente nel vostro segno opposto e lo resterà per un paio d’anni, dove al momento c’è ancora Mercurio, seguito poi dal Sole il giorno 23.10. Il severo pianeta induce a profonde riflessioni, a selezioni importanti nel campo delle amicizie e mette sul banco di prova anche la vita di coppia per valutarne la resistenza. Siete ancora single? Bene, qualqual cuno catturerà il vostro cuore e vi obbligherà a prendere una decisione importante. Non puntate solo sul sesso, ma sulla serietà e la profondità di sentimenti, cari uomini del Toro. Salute: curate l’igiene intima e l’alimentazione, magari passando al vegetarianesimo.

Questa seconda parte del mese si rivela molto importante per la salute e il campo lavorativo. Se recentemente avete fatto dei cambiamenti migliorando in particolare il vostro stile di vita e il modo di comunicare, meno superficiale, allora ne godrete i frutti e riceverete for forse anche nuovi incarichi. Se non fosse ancora così, avete ora l’opportunità per adeguarvi e assumere le vostre responsabilità. Sappiate che niente vi viene regalato: Saturno pretende impegno e costanza. È tempo di maturità, di scelte importanti che vanno fatte sia con la testa sia con il cuore. Il benefico Giove è semsem pre dalla vostra. Anche nel settore amicizie ci sarà una severa selezione! Finalmente è terminata la quadratura di Satur Saturno, che negli ultimi tre anni potrebbe avervi segnato a livello morale. Ora il severo pianeta riceve le grazie del mistico Nettuno, che vi apre le porte della guarigione dello spirito, perché quando la psiche sta bene anche il corpo ne trae beneficio. Per questo sono necessari dei cambiamenti radicali del vostro pensiero momo strando maturità e indipendenza. La saggezza deriva solo dalle esperienze passate e dalle lezioni che se ne trae. Vale anche negli affetti, dove ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità. Coltivate un atteggiamento creativo e dedicatevi a ciò che vi fa piacere.

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

Se è vero che il focoso Marte, ancora in aspetto favorevole di trigono e il sestile di Giove vi rendono entusiasti e intraprendenti, tanto da rischiare imprese un po’ folli, o di superare certi vostri limiti, a bloccarvi ci penseranno i pianeti in Scorpione, che parlano di ferite, non sempre facili da curare, sia in senso fisico che morale. Mostratevi più veri, anche con le vovo stre debolezze e paure e vi ameranno di più. Usate la vostra forza combattiva per difendere i più deboli, per apportare sani cambiamenti laddove sia necessario. Possibili preoccupazioni derivanti dall’ambiente familiare. Salute: attenzione alle parti genitali signori uomini.

Se Nettuno in opposizione a Venere nel segno potrebbe arrecare qualche crisi di identità a qualcuno di voi, a riscattarvi ci penseranno Mercurio e Saturno dallo Scorpione che vi rendono invece molto più lucidi e intuitivi del solito nell’esprimere idee e suggerimenti validissimi, utili per voi e gli altri. Sono aspetti planetari di ottimo auspicio per chi opera nel campo socio-sanitario, investigativo, assicurativo e commerciale. Nel campo amoroso siete tendenzialmente selettivi e pudici, ma se si crea un ambiente di fiducia per entrambi, siete pronti ad abbandonarvi al piacere dei sensi. Salute: mens sana in corpore sano!

Cosa cova sotto la cenere tranquille bilancine? Il fuoco della passione? La voglia di trasgredire? Di liberarvi da ogni forma di giudizio per vivere a modo vostro, per essere voi stesse fino in fondo? Dopo quasi tre anni il severo Saturno ha lasciato il vostro segno e si è trasferito nel vicino Scorpione, dove rimarrà per un bel po’, toccando il settore delle finanze e dei valori. Anche se Marte dal Sagittario vi spinge a rincorrere mete e amori impossibili, Venere dalla Vergine frena la vostra esuberanza e anzi vi induce a valutare con lucidità rischi e vantaggi. Non potete permettervi sprechi e perdite di tempo. Salute: tisane dede purative per i reni. Di grande rilievo i transiti planetari che vi riguardano. Intanto il severo Saturno è entrato definitivamente nel vostro segno, dove rimar rimarrà per almeno un paio d’anni e dove, attualmente, si trova anche Mercurio e dal giorno 23.10 anche il Sole. Intraprendenti, seri, lucidi e intuitivi quanto basta per prevenire le mosse di eventuali concorrenti e rivali, siete anche abili strateghi per operare soluzioni intelligenti in qualunque situazione. Ben organizzati e disciplinati, saprete valutare le priorità evitando sprechi ed energie preziose. E in amore? Il passo dall’amicizia all’amore è più vicino di quel che pensate. Salute: bene gli sport acquatici.

ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-12

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orosc opo PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI OTTOBRE 2012

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Cosa potranno mai portare a voi, che siete la forza della natura e amanti dell’avventura, i transiti planetari in Scorpione? Intanto meno superficialità, meno indulgenza verso voi stessi, meno ingenuità, più lucidità e concretezza nel valutare cose e persone, la capacità di andare oltre le apparenze e il facile entusiasmo, per arrivare al cuore del problema. Guardare in faccia alla realtà non è sempre piacevole, ma utile per evitare delusioni. Siete quindi invitati a una maggiore introspezione, a più riser riservatezza. Voi giovani del segno sarete inclini alla ribellione verso regole e dogmi troppo severi. Salute: evitate di esporvi a rischi inutili.

I transiti planetari in Scorpione da una parte vi favoriscono, dall’altra vi rendono freddi calcolatori, sempre pronti a puntare in alto. Temperamento dominante, lasciate poco spazio agli altri che più che amarvi vi temono. Dietro a quella maschera di falsa modestia a volte si nasconde il tiranno. Riflettete. Certo voi siete persone affidabili e leader indiscussi, ma ora è bene anche ascoltare la voce del cuore che vi rende più umani. Vale anche in amore. In camcam po lavorativo ora potreste trovarvi di fronte a nuove sfide, magari impreviste, come vuole Urano dissonante, lasciatevi sorprendere. Salute: curate l’ansia con metodi alternativi.

I passaggi planetari nel tenebroso Scorpione, vostro segno nemico, non promettono nulla di buono, nel senso che provocano litigi e discussioni accese, evitate dunque pettegolezzi e sgambetti nell’ambiente lavorativo. Urano e Marte positivi scatenano il vostro ardore che è meglio mettere nel campo sociale, per difendere una buona causa. Anziché andare contro i superiori o le regole imposte, che a voi non piacciono, usate tutta la diplomazia di cui siete capaci e riuscirete ad ottenere ciò che volete o vi spetta. Venere dissonante vi suggerisce parsimonia nelle spese, evitate ogni spreco. E l’amore? Attenzione alle storie clandestine. Salute: dormite di più.

e AQUARIO 21/1 - 19/2

Cosa promettono a voi i passaggi planetari nello Scorpione? Tutta la magia che il destino ha in serbo per voi, visto che l’elemento acqua è ben rappresentato. Per incominciare fate piazza pulita di tutto ciò che non vi serve più, di situazioni noiose, di lavori frustranti e preparate la strada per nuove imprese, nuovi progetti, molto più gratificanti. Non immaginaimmagina te soltanto le cose, ma date voce e corpo alla vostra creatività, ai vostri potenziali, sfidate le vostre insicurezze e le previsioni pessimiste provenienti dall’esterno. Anche l’amore trarrà i debiti benefici da un nuovo atteggiamento mentale. Salute: rinascita.

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Cristalli, fascino e potere terapeutico delle pietre.

e pietre preziose o semi preziose, sono da sempre oggetto d'ornamento per uomini e donne; ogni civiltà ha infatti sempre utilizzato questi doni della natura per ornarsi, ma non solo; sino dall'antichità si è scoperto che indossare, o circondarsi di una pietra piuttosto che di un'altra favoriva dei miglioramenti negli stati d'animo o nella salute. La guarigione attraverso la cristalloterapia utilizza pietre e cristalli seguendo i dettami della medicina orientale secondo cui l'uomo è una unità indissolubile tra fisicomente e spirito. Questa unità può essere mantenuta o ricreata andando a sbloccare dei punti energetici che attraversano tutto il nostro corpo, chiamati Chakra. Ora non è possibile dilungarci nella spiegazione di quali e quanti siano i Chakra, possiamo però ricordare che i principali sono sette. Tornando ora alle pietre e alle loro principali funzioni terapeutiche possiamo innanzi tutto dire che i cristalli possono avere un effetto terapeutico fisico o psicologico in base a come vengono abbinate e utilizzate. Per esempio, il più importante e conosciuto è il quarzo rosa, dal punto di vista psicologico questo cristallo contribuisce al miglioramento dello stato emotivo di chi soffre di solitudine, ansia o insicurezza e per migliorare questa condizione si consiglia di indossarlo, mentre strofinarlo sulla pelle dopo il bagno o la doccia previene l'invecchiamento cutaneo. Appoggiare un topazio sullo stomaco favorisce la digestione mentre tenerlo tra le mani calma, attenua la collera e anche la fame nervosa. Anticamente le pietre venivano polverizzate e somministrate ai pazienti sotto forma di pozioni. Tenere in tasca una pietra rossa quando si deve affrontare un colloquio importante permette di avere una maggiore energia e sicurezza interiore, al contrario l'ematite infonde calma e forza d'animo per superare le situazioni più difficili. Provate anche voi a consultare degli esperti nel settore per imparare ad utilizzare nel migliore dei modi questi preziosi doni della natura tratra sformandoli da semsem plici accessori decodeco rativi a mezzi terapeuterapeu tici utili a migliorare la qualità della vita.

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