Illustrazione Ticinese n. 10 - 2014

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illustrazione www.illustrazione.ch

N.10

- 15 OTTOBRE 2014

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

A TAVOLA

Passione e convivialità

IN DIALÈTT

Cantin e canvitt

IN VIAGGIO

Nella foresta di Siberut


Erfahrung

35 Plus de

Cucine da vivere FUST per tutti gli amanti della

ans

d‘expérience

35 5 Oltre

anni di esperienza

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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.470 copie (REMP 2013) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch

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4 Fuorionda Figure poco nobili

6 Sai che

Domande curiose e risposte sfiziose

9 In dialètt

Cròtt, cantin e canvitt

10 Appunti

Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano

Spunti, idee e consigli in vetrina

12 Ritratto

Distribuzione Direct Mail Company SA

Il primo protagonista è il territorio

Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch

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18 In viaggio Nella foresta di Siberut

22 A tavola

Parola d’ordine: convivialità

26 Tendenze Regionalità in tavola

28 Occhio a Preparatevi...

29 Lavoretti

Il portachiavi di sughero

Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 marion.grtter@bluewin.ch gruetter-werbung@besonet.ch

30 Sport

Il mondo come un parco giochi > ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-14

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33 Oroscopo

Le previsioni per la seconda metà di ottobre

Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate

Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito.

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In copertina: Giovan Luigi Dazio Foto: Gabriele Campeggio

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Questa rivista è certificata PEFC™. Non sono certificati PEFC™ gli inserti pubblicitari.

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fuor i ond a

figure poco nobili Da quando ha assunto la posizione eretta, l’uomo ha trovato mille modi per ripiombare a terra. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

A

nche i cosiddetti “nobili”, regnanti dal “sangue blu”, avevano le loro debolezze. Talora sono ricordati e sbeffeggiati proprio per questo, anziché per le loro imprese storiche. Al sovrano inglese, Giacomo I, piaceva giocare a carte con l’aiutino… Aveva due lacchè: uno gli teneva le carte, mentre l’altro gli suggeriva quali giocare. Luigi II di Baviera spese una fortuna per far edificare un fiabesco castello medievale a Neuschwanstein. Ma era il 1860, il Medioevo era già finito da un bel pezzo e l’immenso patrimonio necessario alla costruzione prosciugò le finanze statali. Sicché, ben presto, lo dichiararono pazzo e lo internarono in manicomio. Anche perché aveva pensato bene di invitare a cena il suo cavallo! Nel Seicento re Carlo II d’Inghilterra (famoso anche per aver permesso che nei teatri inglesi i ruoli femminili fossero impersonati da donne e non da travestiti) si mise a collezionare mummie. Nel tentativo di trarne tutto il loro misterioso potere, si strofinava ogni sera sulla pelle la polvere mummificata degli antichi faraoni egizi. Alla fine realizzò il suo scopo, anche se in modo un po’ diverso da come l’aveva pensato… riducendosi a una mummia pure lui, all’età di appena 54 anni. Filippo III, seicentesco sovrano di Spagna, morì invece a causa di una febbre, contratta per essere rimasto troppo a lungo seduto davanti al

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camino acceso. Visto che si era sicuramente reso conto che si stava surriscaldando, perché non si era spostato prima? Semplicemente perché non era compito suo: doveva essere l’attendente preposto al focolare della reggia ad allontanare la sedia del re. Ma quel giorno era malato e nessuno aveva pensato di sostituirlo. La “regina pallida”, Elisabetta I d’Inghilterra, in fatto di guanti aveva necessità superiori a quelle delle altre teste coronate. Al suo servizio c’era una damigella, il cui unico compito consisteva nell’occuparsi dei guanti reali. La regina ne possedeva oltre 2’000, quindi aveva la possibilità di calzare lo stesso paio di guanti in media ogni 6 anni. Luigi XIV di Francia, dopo averlo assaggiato la prima volta, fece piantare nella serra di Versailles una decina di piante di caffè. A Londra dei nobili inglesi erano capaci di berne dalle 40 alle 60 tazzine al giorno; tranne poi lamentarsi di soffrire d’insonnia! Ultimissima curiosità: gli inglesi del Seicento non mettevano né zucchero né panna dentro il caffè. Ci mettevano la senape. Chissà perché nessuno si è fatto avanti per reclamare il merito di una simile trovata. v SCARICAMI Online un fotomontaggio realizzato da Roberto Rizzato che ritrae il principe Carlo d’Inghilterra in veste di padre e figlio di sé stesso.


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s ai che

leggiamo

SAI

perché

NON È POSSIBILE FARSI IL SOLLETICO DA SOLI?

1.

Lo strano caso dell’apprendista libraia, di Deborah Meyler

2. Una mutevole verità, di Gianrico Carofiglio

3. Un’idea di destino, di Tiziano Terzani

ascoltiamo

Ricercatori dell’Istituto di Neurologia della University College of London, hanno scoperto che il motivo per cui non possiamo farci il solletico da soli potrebbe dipendere dalla zona del cervello detta cerebellum, ovvero dal cervelletto. Gli scienziati hanno messo a confronto le immagini di un cervello durante un solletico fatto dall’esterno e quelle di un cervello durante un solletico auto provocato e osservato che il cervelletto controlla l’equilibrio e la coordinazione e, per questo motivo, potrebbe prevedere quale effetto ha una parte del corpo su altre parti del corpo. Nella zona del cervelletto si svilupperebbero delle attività che bloccano le reazioni di risposta allo stimolo quando il soggetto si provoca da solo il solletico. Al contrario, quando il solletico è provocato da altri individui, queste attività non ci sono.

SAI

da cosa deriva

BISCOTTO?

1.

Art Officiale Age, di Prince

2. Strut, di Lenny Kravitz 3. Popular problems, di Leonard Cohen

guardiamo

1. Si alza il vento, di Hayao Miyazaki

2.

Tartarughe Ninja, di Jonathan Liebesman

3. Colpa delle stelle, di Josh Boone

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Biscottatura del pane in forno a legna.

SAI CHE

Il nome del comune prodotto da forno deriva dal latino biscôctu, che significa cotto due volte. Inizialmente questo termine si usava esclusivamente come aggettivo, e solo dal XII secolo è diventato anche sostantivo. Esiste anche la forma verbale biscottare, risalente a metà del 1500, che significa cuocere due volte, per togliere tutta l’umidità al prodotto, affinché si conservi più a lungo.

signore si nasce

da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 Viaggio di nozze Il viaggio di nozze è assurdo, inopportuno, bar bar-baro. L’amore, che ama di celarsi agli sguardi indiscreti, è invece sciorinato innanzi a mille occhi indifferenti, curiosi, maliziosi, avidi. I più cari e tutu multuosi ricordi vengono dispersi nelle volgarità dede gli hôtels e delle pensioni. Invece della dolce intimità solitaria del primo pranzo in due, il posto alla tavola rotonda, nelle salles à manger fra le altre coppie più o meno legittime, e viaggiatori che sorridono e ascoltano e leggono sul volto emozioni, sentimenti, pensieri. Invece dei comodi della propria casa, in un momento in cui la giovine sposa, specialmente, ne ha bisogno per le alterazioni subite dal suo fisico e dal suo morale, la provvisorietà, i disagi, la fatica dei viaggi, lo stordimento di città nuove, lo sforzo e la confusione di visitar monumenti e musei.


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in dialètt

cròtt cantin e canvitt Ul Vocabolari di dialètt dala S.I. al tira scià la tradizión: un gótt da bón nostrán, furmagèla e un tòcch da pan. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

P

üssée ticinés d’un cròtt o anca gròtt (grotto, grottino) a ghè pòch o nagótt. Già in dal 1680 ul natüralista zürighés Johann Jacob Wagner al diséva che da “similes cryptae in monte pagi Codelagensis in Praefectura Luganensis ad lacum Luganensem extant, ad quas eodem modo cellas suas vinarias extruxerunt” (grotte simili sono visibili nella montagna del villaggio di Capolago, Prefettura di Lugano, sul lago omonimo, dove allo stesso modo hanno costruito le loro cantine per il vino). 122 págin sui “Grotti, cantine, canvetti” dal Vocabolari di dialètt dala Svizera Italiana: Andrea A Marca e Ivan Magistrini i vann a cercá föra e denta par i mür di cròtt, cunt ul spirit da quii da Rivera, sota al Montscendrin: “U s’invia vèrs al gròtt par un gótt da bón nostrán, formagèla e un tòcch da pan”. Ma mia domà. Un cròtt l’è un pòst ideál par cüntala sü, par fá dó ciácer, ma ancha par drizzágh i gamb a quii dala politica, par giügá ai cart, par mett a pòst i ròpp dal sport, adiritüra par innamorass. E alora ta lì la poesia dal Bernardino Baron quand che al “grott i lüs del canderéé/i trema/in quela pas.(...) E ‘l bocalin da lü/al tocca quel de léé/e lì süi scöi/i umbri i s’avvisina/par pö mes’ciass/

col scür da la cantina”. Al Grotto del Gisc da Agn (Agno) sa giügava a bocc e a quarantòtt (48 bociàt al volo). Dal cròtt “a lagh” fin sü da là, a quii in alta montagna, indova magari ta devat fá una scarpinada par rivágh. Cunt föra la lengua, cunt ul fiàt cürt. Ma finalment podé setass giò süla panca. Orca cica, anca lì ta sett lontan dai rümór di machin, lontan da internet, da twitter, da facebook. E da tütt quell diavoleri che a m’è goràt adòss in di ültim témp. Provèrbi, sentenz, filastrocch donca tacat là ala tradizion di gròtt. Come i disan a Lumin (Lumino) “Nèm ch’a vam la iló al cròtt: a manca sémpra ul quart par fala a trissètt”. A gha van adré quii da Melì (Melide) “Giügà la sóa partida do taròcch o da trissètt, giò da fó dal nòst canvétt”. La cantina la pò véss denta na la cà indova sa fà la vita. E par fala püssée fregia, la cantina, sa po’ doprà un giazz o la nev. “Purtèum fòra la gèscia, la metèum int in la cantina” i disan a Camp Valmagia. E se quidün la fai quaicòss da brütt, a Bren (Breno) sa dìs che “Adess mò o pò naa a scóndes sgiú in dra canve”. Spérem che la sia “bégn provedüda”, come i disan a Menzonio: e che “a ga bala mia dént i ratt”. Mia tropp, almen. Anca se un quaivün al ga staress anca. v

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a p p unt i

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LA TORTA IN TAZZA

Cup Lovers, Midor, Migros Una torta nella tazza, pronta in un minuto. Possibile? Possibile, e anzi un gioco da… bambini. Basta versaversa re il contenuto della bustina in una tazza, aggiungere un po’ di latte, mescolare bene e mettere nel forno micromicro onde (ma si può fare anche nel forno tradizionale). Un minuto e la tortina è pronta. Il risultato è un po’ gommogommo setto, ma non disprezzabile, e i bambini si divertono molto a prepararsi una merenda lampo.

sa Scegli costare e dillo! pre

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IL ROMANZO SAGACE

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, Jonas Jonasson, Bompiani Allan vive da anni in una casa di riposo e ha compiuto cento anni. Decide però di non voler partecipare alla festa in suo onore e quindi salta dalla finestra della sua camera, in pantofole, e si avvia, senza meta, incontro a una catena di eventi incredibile. Un romanzo, questo, dall’umorismo particolarissimo, dissacrante e sarcastico, ma mai volgare o rozzo. Divertentissima e piacevole lettura.

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GLI ADESIVI PER CONDIVIDERE Pumpipumpe, www.pumpipumpe.ch Condividiamo tutto sui social network, ma siamo in grado di condividere davvero anche i nostri oggetti? Questa iniziativa, avviata a Berna da un gruppo di designer e sostenuta dall’Università della capitale, vuole stimolare proprio questo. Sul sito si possono ordinare gratuitamente gli adesivi corrispondenti a ciò che siamo disposti a prestare ai nostri vicini, poi basta applicarli sulla propria bucalettere. In questo modo i nostri vicini sapranno che se mai avessero bisogno di un trapano in prestito, per esempio, potranno tranquillamente chiedervelo. In Svizzera tedesca questa iniziativa sta riscuotendo un grande successo, ma non da noi. Ma come, noi ticinesi siamo così possessivi…?!?

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I MACCHERONI DI MONTAGNA Maccheroni di montagna, Pro Montagna, Coop Cos’hanno di speciale queque sti maccheroni? Innanzitutto vengono prodotti con meme todi rigorosamente artigiaartigia nali in una piccola azienda nell’Alto Goms, a 1’350 m/ slm, con ingredienti provenienti esclusivamente dalle montagne svizzere. L’azien-da produttrice, fondata 20 anni fa dal tecnologo alimentare Roman Bernegger, impiega 15 collaboratori e fornisce un importante contributo all’economia di un villaggio di sole 220 anime. Per ogni pacchetto venduto, Coop riversa 10 centesimi a favore di progetti atti a sostenere la vita e il lavoro delle popolazioni di montagna. Quindi, per preparare dei veri maccheroni dell’alpigiano, bisogna iniziare da ingredienti proprio come questi!


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L’ETÀ DELLO SMARRIMENTO Il capitale umano, di Paolo Il Virzi, Indiana Production, Rai Cinema Riadattamento del romanzo dello statunitense Stephen Amidon, la molla di questo film è un fatale incidente stradale: un uomo in bicicletta viene investito nella notte senza essere soccorso. Da questo episodio si muovono tre punti di vista diversi, tre personaggi grazie ai quali vediamo, con inquadrature differenti, gli stessi momenti, che aggiungono progressivamente dettagli sulla verità e sull’identità del pirata della strada. Finale raggelante, per un film toccante, quando sullo schermo compare la scritta che ci informa sui criteri utilizzati dall’assicurazione per risarcire i familiari della vittima dell’incidente. Ambientato in Brianza, il film è candidato agli Oscar 2015.

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r i t r at t o

il primo protagonista

è il territorio Oltre i tornanti della Val Lavizzara, camminando con Giovan Luigi Dazio, architetto restauratore appassionato di rustici e di pensieri non comuni. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Gabriele Campeggio

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assare dalla pianura alla Val Lavizzara, la parte superiore della Vallemaggia, può essere visto come un viaggio ai confini della realtà. Se questo passaggio, poi, coincide con l’incontro con Giovan Luigi Dazio, allora è come ritrovarsi il fiume Maggia in mano, tale è l’incedere del pensiero dell’architetto, a tratti impetuoso, poi riflessivo come una pozza, ma sempre in movimento alla continua ricerca di motivi e spunti di riflessione che smuovano lo stagnare dei pensieri. Lo incontriamo nella piazzetta del villaggio di Mogno, nuvole sparse non impediscono al sole di illuminare le case, l’erba, di un nitido verde, emana freschezza, e là, possiamo scorgere quella che a me personalmente evoca un’astronave, ponte per mondi extraterrestri, la Chiesa di San Giovanni Battista, progettata dall’architetto Mario Botta, e inaugurata nel 1996, dieci anni dopo la valanga che aveva raso al suolo caseggiati e danneggiato boschi, pascoli e flora, ma non minato il morale degli abitanti, capaci di risolle-

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varsi, anche grazie alla lungimiranza di Giovan Luigi Dazio che ci accoglie con una riflessione: “Questa che vediamo è un’opera in pietra, testimonianza del passato, di solidità, ma la cui architettura molto complessa da un punto di vista esecutivo la proietta nella contemporaneità, che dà dinamicità alla creatività. In fondo, qui è stata la valanga la prima protagonista, avremmo potuto anche sbagliare, ma ora quest’opera c’è, dobbiamo essere grati a chi l’ha resa possibile. Un paese per ricevere deve offrire non solo emozioni, ma anche riferimenti. La gente, quando viene qui, trova il tempo, trova gli elementi per andare oltre quello che vede con gli occhi”. Lo sguardo meraviglioso del bambino nato e cresciuto poco sopra Mogno, a Fusio, in una famiglia composta da 11 figli, dalla quale ha ereditato la solidità della pietra unita alla friabilità del vissuto, delle emozioni, evocate anche dalla seconda tappa del nostro percorso che procede senza una meta precisa, nella casa ereditata dalla madre:


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r i t r at t o Mogno: “Qui abito io, è piccolissimo, il minimalismo è il futuro”.

“Qui abito io, è piccolissimo. Ho effettuato il restauro di questa torba nel 1978 seguendo la raccomandazione di mia madre di non tagliare l’acero… ma come si fa a tagliarlo?, arricchisce l’ambiente. Lo spazio è limitato, semplice, ne ho mantenuto le dimensioni; in un momento storico caratterizzato dalla perdita di riferimenti, ritengo sia importante sigillarne alcuni. Se un tempo queste strutture potevano servire da granaio o per conservare il fieno, adesso permettono di depositare delle radici, il loro restauro, la loro trasformazione consente allora di far trovare alle persone dei luoghi che riattivino le radici, a far sapere loro che ancora esistono degli angoli di stabilità”. “Dobbiamo basare il nostro progettare a partire da ciò di cui gli altri hanno bisogno, e cosa cercano, o così mi pare, cercano equilibrio, serenità, tempo. A volte mi capita di andare per sentieri, quelli turistici, di massa, e succede che non ci si scambi nemmeno un saluto; qui invece mi capita di percorrere sentieri poco segnalati e farmi degli amici, imparare qualcosa, sentire risvegliarsi in me emozioni diverse”. “Io nutro molta speranza per i paesi di monta-

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gna, non nutro più speranze per le periferie, per le città, spero che altri le abbiano perché laggiù mi sento vuoto, perso. La montagna può rivelarsi

Ai piedi della chiesa di San Giovanni Battista: “È la diversità che arricchisce il villaggio, che stimola l’uomo”.


Risalendo lungo il filo genetico, raggiungiamo Fusio, all’ingresso del villaggio, sulla destra si può notare un edificio in fase di riattazione, un’opera ambiziosa, mossa dalla passione dell’uomo e dell’architetto unita alla comunità d’intenti di persone che condividono la sua visione. Ma perché ristrutturare in una val Lavizzara che conta complessivamente 572 abitanti (cfr. Annuario Statistico Ticinese 2014), e in un mondo che sembra misurare la bontà di un progetto solo in termini quantitativi?

no solidità, ciò che è fragile crea incertezza. E che fortuna ritrovarci con case solide, arroccate, e quanta fatica ci è stata risparmiata. Ora si tratta di riqualificarle, riprendere le esperienze e le visioni di chi ci ha preceduto e rilanciare, partire, conservare gli ingredienti migliori e progettare, la contemporaneità è necessaria, l’imitazione è un grande disastro. Vedete, si tratta di conservare, ma lasciare anche la possibilità di intervenire in termini contemporanei, affinché si possa leggere il tempo attuale; oggi si legge il passato, ma non si possono eseguire dei dettagli solo con il legno, oggi esistono altri materiali, utilizzarli è più sincero”.

“Sto riattando questo vecchio albergo perché il paese aveva bisogno di ritrovare il proprio portale d’entrata, quando ero bambino, questo era un portale importante, l’invito che il paese dava ai propri visitatori. La gente si sposta per vedere e ricevere qualcosa”.

“Ho ricavato una grande lezione dal passato, cerco di trasformare i ricordi in progettualità, in modernità. Io sono legato a delle proiezioni, a delle prospettive future. Non bisogna mai disarmarsi, abbiamo ricevuto e bisogna anche dare”.

“Guardate i tetti in pioda, essi ci confortano, dan-

Parole lanciate come sassi in una pozza, vibra-

un polmone per le città che stanno esaurendo la loro carica attrattiva”.

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r i t r at t o Fusio: “La casa deve essere un’attrazione, deve essere un innamoramento a portarti qui”.

zioni che allargano la visione che accompagna la nostra camminata traguardando all’interno di alcune case del villaggio.

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“Nell’abitazione l’uomo si modifica nel tempo, vive la propria gioventù, con la famiglia, sperimenta la solitudine. La casa dà un senso di pace


e tranquillità. Nella casa ritrovo le vibrazioni di nonni, genitori, sorelle e fratelli. Se questo tempo vissuto non mi accompagnasse, sarei più povero, la casa arricchisce l’uomo. Quando sei stanco o smarrito, nella casa trovi te stesso”. Una vita trascorsa a intervenire sul territorio, a rispondere alla muta chiamata degli antenati che parlano attraverso i loro edifici. “L’esperienza che ho consumato in questi anni mi ha dato la certezza di continuare in questa direzione cercando sempre di migliorare. Dal punto di vista burocratico ho incontrato e incontro difficoltà a fare passare certi messaggi, anche se poi, a volte, il confronto con la situazione reale riesce a smontare anche i pensieri più granitici”. “Non voglio essere severo, ma percepisco, in generale, una grande confusione. Credo allora che la prima mossa da fare sarebbe fermarsi, sedersi un attimo a riflettere, anche come forma

di protezione. Il mio principio fondamentale per il paese, per la valle è questo, la mediocrità ha avuto il sopravvento rispetto alla profondità di analisi e alla bellezza. La burocrazia e la teoria, stanno demotivando le persone, portando il paese alla devastazione, sia chiaro, una devastazione all’interno di una posizione di benessere. Ma cosa stiamo lasciando alle generazioni future? La gente ha bisogno di nuove immaginazioni, di avere nuove visioni. Il paese, ma direi anche le città, hanno bisogno di gente entusiasta, senza entusiasmo non fai niente. Allora che ognuno dia il proprio contributo. Io credo nel mio piccolo operare, pietra su pietra”. Giovan Luigi Dazio, architetto restauratore, nato il 3 giugno 1947. v

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i n vi aggi o

nella foresta

di siberut Le isole Mentawai sono un remoto lembo di terra a 200 km da Sumatra in Indonesia. Grazie al loro isolamento, gli abitanti hanno preservato usi e costumi ancestrali. Ma raggiungere i villaggi dell’entroterra non è facile, necessita del… tabacco. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

IL TABACCO PER AMICO Sono le sette del mattino, le genti del luogo sono già sveglie da tempo, gli uomini sono riuniti attorno a un basso tavolino, tazze di tè e di caffè sono sul tavolo, e fumano. Le donne sono al lato opposto della veranda e fumano tutte anch’esse, pure Emilia mentre allatta il suo piccolino. La sorellina maggiore di dieci anni è già stata introdotta anche lei al fumo. Qui non vi sono radio e televisione, ma tabacco, non vi sono regali speciali da donare quando si incontrano amici, solo sigarette o tabacco. Se ne sei sprovvisto non dicono nulla, ma l’imbarazzo e l’incredulità sono palesi, di conseguenza ogni rapporto interpersonale diviene difficoltoso. Sto riuscendo comunque nell’intento di vivere con queste genti senza mettere alcuna sigaretta in bocca, ma non posso esimermi dal condividere i momenti di questo loro piacere e di fornire come tutti la mia dose di tabacco e sigarette alla comunità che mi ospita. Fumare significa di conseguenza condividere i momenti comunitari e parlare. Qui si parla in continuazione e si racconta di tutto. Il mio limitato indonesiano purtroppo è spesso inutile, visto

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che qui la lingua è quella degli indigeni Mentawai, completamente differente dal Bahasa indonesia. Vi trovo però sorprendenti similitudini con lingue polinesiane delle genti dell’Oceano Pacifico incontrate in viaggi precedenti, ma per comprenderne le ragioni ci vorrebbe un antropologo esperto e non un economista mal preparato in materia. La situazione è comunque senza dubbio migliorata rispetto a ieri, quando ero giunto molto affaticato e provato da un caldo atroce che mi aveva accompagnato nel corso di oltre cinque ore di viaggio su di un canoa. Un tipico “pongpon” ricavato da un unico tronco d’albero che aveva risalito vie d’acqua sempre più strette, addentrandosi sempre più in una vegetazione lussureggiante e misteriosa. Solo nel corso delle prime ore avevamo oltrepassato alcuni piccoli villaggi, poi più nulla, solo foresta pluviale. Ero rimasto per ore seduto sul duro legno del mio mezzo di trasporto, affascinato da tanta bellezza mentre Agus, la mia strana guida, si era addormentato in posizioni impossibili, incurante di caldo e fatica. Solo quando finiva la benzina, e la barca si fermava ballonzolante per il rabbocco,


si svegliava per controllare che tutto procedesse bene. All’improvviso ci eravamo arrestati nei pressi di una scarpata fangosa oltre la quale mi era stato detto esservi un villaggio dove avremmo trovato ospitalità. Invero il villaggio era però ad alcuni chilometri.

Un ultimo saluto prima delle lunghe ore di navigazione sul fiume.

LA TOILETTE NELLA FORESTA Ora vivo in mezzo alla giungla in una comunità di indigeni Mentawai. Il villaggio pare molto più piccolo di quanto sia perché le abitazioni, casupole di legno con tetti di foglie, sono nascoste in una ricca vegetazione e sparse su un territorio piuttosto vasto. Vi è uno spaccio poco frequentato perché non c’è quasi nulla da comprare e non ci sono soldi. Una piccola chiesa è al centro del villaggio, ma anch’essa è poco visitata, solo la domenica vi è del movimento, ma i frequentatori sono soprattutto bambini e donne. Quasi nessuno qui ha dei documenti, ma i pochi che li posseggono indicano quale religione una chiesa cristiana, praticamente nessuno si professa mu-

sulmano. Ma poco importa perché invero sono rimasti tutti animisti e la religione indigena si riferisce a una moltitudine di spiriti. C’è anche una scuola, ma nel villaggio successivo a un’ora di marcia. I ragazzi vi si recano tutti i giorni a dipendenza dei turni di lezione il mattino o il pomeriggio. Il resto del tempo lo devono dedicare ai lavori familiari e comunitari, spesso faticosi e pesanti, quali la ricerca della legna nella foresta o la pulizia dei piccoli e poveri campi nei pressi del fiume. Vivo in una “uma”, così si chiamano le case familiari, ho un angolino tutto mio per dormire sulle dure assi e nessuno si fa molti problemi per la mia presenza. L’acqua per lavarmi la recuperecupe ro da un profondo pozzo scavato di fianco alla capanna. Unica difficoltà è la toilette. Mi è stato detto che posso “accomodarmi” ovunque, basta non sia vicino alle vie d’acqua o a una capanna da cui possano vedermi. La prima limitazione è relativamente facile da rispettare, la seconda è però dannatamente difficile per chi come me ha timore ad addentrarsi troppo nella giungla.

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i n vi aggi o Poveri villaggi isolati nella foresta.

SCOMODO PERIZOMA E DOLOROSI TATUAGGI Mi ospita Lukas, un uomo molto gentile, quasi timido, ma che tutti rispettano, anche il padre Johannes che è il vegliardo della famiglia. Il figlio Robin di quindici anni è già papà, non frequenta dunque più la scuola, ma gioca a fare l’adulto e pensa al prossimo figlio. Come quasi tutti i giovani del villaggio, Robin ha abbandonato gli abiti tradizionali, che in pratica si limitano a un curioso perizoma di fibre naturali che av-

volge il pene e si lega alla vita dopo un passaggio sotto il cavallo e tra le natiche. Assicuro, perché l’ho provato (!), che trattasi di indumento intimo maschile decisamente scomodo, per non dire pericoloso per le pelli delicate di un occidentale. Il tessuto vegetale è ricavato dalla corteccia dell’albero del pane che viene lavorata e resa fine e morbida - ma come detto il concetto è soggettivo - tramite un processo di battitura in umido. Gli abiti tradizionali succinti permettono di esibire i tatuaggi tribali, disegni molto partiGli abiti tradizionali sono ancora frequenti presso gli indigeni.

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colari che uno zio mi mostra con orgoglio quando gli scatto una fotografia… senza sorriso, non perché lui sia poco cordiale, ma perché si ver vergona del fatto di non avere più denti. I tatuaggi sono molto belli e ricoprono varie parti del cor corpo, non da ultimo le mani e il collo, sono un segno di riconoscimento molto importante, una sorta di passaporto per le genti della giungla. Ancora oggi vi sono giovani che si sottopongono al doloroso rito che invero l’autorità indonesiana ha proibito, ma qui nella giungla non vi è nessuno che controlla. I tatuaggi, detti “titi”, scandiscono i periodi della vita degli indigeni. Si “guadagnano” man mano crescendo, uccidendo la prima scimmia, procreando e così via. I disegni sono di conseguenza una sorta di “pianta della vita”. Si distinguono

«Abiti succinti

permettono di esibire tatuaggi tribali»

simbolismi difficilmente decifrabili, come orme di cane che aiutano, mi dicono, a correre più veloce, ma vi sono pure riproduzioni di radici, fiori e palme di sago. Il sago è infatti l’alimento base di queste genti. Seguo Cristianus nei pressi di un riale, dove vi è una caratteristica impalcatura. Percepisco l’odore piuttosto sgradevole, tipico dei luoghi dove si produce il sago, una sorta di puzza acida che quando si è nella foresta segnala spesso anche la vicinanza di un villaggio. Ricavare il sago è un procedimento molto complesso e lungo. Viene inizialmente raschiato l’interno del tronco dell’omonima palma. La polpa ricavata è quindi immersa nell’acqua e pressata con i piedi. Così fa anche Cristianus che intanto, naturalmente, fuma tabacco. Ne ricava un liquido biancastro che viene filtrato per ottenere una pasta che in seguito è fatta seccare. La farina è ora pronta per essere impastata e cotta e ottenere una moltitudine di pietanze, da pani gommosi a frittelle acide… buon appetito! v

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Assicurazione ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-14


a t avol a

parola d’ordine

convivialità A cena a casa di Doris e Heiri Grüter di Rivera. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

“ “A

mo mangiare in compagnia; cucinare per tante persone non mi pesa. Anzi, spesso mi risulta più facile preparare per venti che per due”, mi dice Doris Grüter candidamente. Le chiedo, allora, quanti saremo questa sera. Mi risponde: “In sette o otto, perché una vicina di casa aveva già un altro invito. E poi chissà: è possibile che qualcuno arrivi all’improvviso. La nostra casa è sempre piena di gente, anche quando non te l’aspetti, soprattutto i fine settimana….”. Vista la quantità e varietà di padelle degne di un ristorante, che la padrona di casa tiene in cucina, non mi è difficile crederle. Doris adora le tavolate gioiosamente chiassose che rinsaldano i legami di parentela e amicizia e facilitano i processi di coesione sociale. Per lei preparare il cibo, scambiarlo, consumarlo con altre persone condividendone il piacere e i segreti, rappresenta un modo di vivere che dà valore ai rapporti, al tempo dedicato all’altro, al buono e al bello dello stare insieme. Con tre figli - oggi adulti - Doris è stata abituata a cucinare almeno per cinque persone. E sostiene, convinta, che “la cosa più triste sia mangiare da soli”.

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GRATIN E SAUCISSON Scopro che, nonostante la mamma di Doris sia una brava cuoca, non è stata lei a trasmetterle la passione per la cucina. “Ho imparato a cucinare nella Svizzera francese, dove mi ero recata come ragazza alla pari. Avevo poco più di 15 anni e all’epoca non ero capace di preparare nemmeno un piatto di pasta. La famiglia che mi ospitava viveva in un nucleo, abitato da altre famiglie, tutti artisti e amici che condividevano spesso anche il cibo. Ricordo che una volta, per una festa, abbiamo usato ogni forno disponibile per cuocere i gratin. Oggi il gratin con le saucisson mi riesce molto bene, grazie agli insegnamenti di allora della padrona di casa che mi ha trasmesso il suo sapere e ha fatto sì che io scoprissi la passione per la cucina”. Doris è una donna informale, molto tranquilla e sicura di sé in cucina. Ai fornelli è perfettamente a suo agio, tanto che durante le varie fasi della preparazione della cena riesce a lavorare su più fronti e a intrattenere i suoi ospiti offrendo un aperitivo e chiacchierando allegramente. Mentre gustiamo un ottimo hummus con verdure fresche, precisa che lei è più da sostanza che da forma. Tradotto: “In tavola porto spesso


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a t avol a

pentola o ciotola e ognuno si serve da sé. Quella che, invece, ama curare molto la presentazione dei piatti è mia figlia Zoe”. NO AI CIBI PRONTI E SCATOLETTE Per Doris cucinare è un concetto molto chiaro che non significa scaldare qualcosa di precotto nel microonde o aprire una scatola. “In casa mia non mi vedrai mai con una lattina di piselli e carote. Al massimo una di pelati, se dovessero finire i vasetti di sugo che preparo ogni anno con i gustosissimi pomodori acquistati in Croazia, dove andiamo in vacanza. A dire il vero, se ci penso bene, tranne il tonno e il mais, non so nemmeno quanti cibi in scatola ci siano. Non mi sono mai soffermata a guardare sugli scaffali di un supermercato perché non mi interessa”. In effetti la nostra cuoca mi racconta che i cibi che acquista devono essere freschi, meglio se nostrani, regionali e a km0. Ma, in ogni caso, tutti gli alimenti devono essere svizzeri. Alcune verdure arrivano direttamente dal suo orto, così come le uova che vengono fornite freschissime dalle galline della famiglia Grüter.

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PAELLA PER 27 Doris non mi sa dire quale sia il suo cavallo di battaglia in cucina. Non ha una ricetta preferita o che secondo lei le riesce meglio di altre, però porta avanti un’iniziativa che tra gli amici, è ormai diventata una tradizione attesa: la paella. “Quest’estate l’ho cucinata per 27 persone. In fondo quando hai la padella adatta - ed io ne ho due di differenti grandezze - il resto? va da sé”. Doris è così abituata ad avere gente a tavola che, anche al ristorante, non ci va solo con il marito, ma sempre in gruppo. “È molto più divertente perché la condivisione per me è fondamentale”. Così importante che se vivesse in una grande città sicuramente - mi spiega - organizzerebbe una distribuzione gratuita quotidiana di minestra per “dare un pasto caldo ai più bisognosi”. Una cosa che fa parte del suo carattere. E più la conosco e più capisco quanto sia naturale per lei essere disponibile e aperta verso il prossimo.

«Cibi freschi, meglio se nostrani»


I nostri enoesperti consigliano:

CONIGLIO ALLA SENAPE Doris sa cucinare di tutto e ama gustare di tutto. In questo momento è molto interessata alla cucina asiatica e le piacerebbe frequentare un cor corso. Il suo primo corso di cucina. Nel frattempo, quando ne ha l’occasione, partecipa in diretta alla trasmissione “À point” su Radio SRF1, chiacchierando di cucina o fornendo una ricetta. Quella della torta di rabarbaro è stata pubblicata nel 2013 su un ricettario edito appunto dalla radio svizzera tedesca. Molto meno nota e non divulgata la ricetta del coniglio alla senape che mangeremo questa sera. “Cucinato in questo modo è davvero speciale e non mi è mai capitato di mangiarlo da nessun’altra parte. Forse l’origine di questa ricetta potrebbe essere ungherese, ma non ne sono sicura”. L’incertezza non toglie nulla alla bontà del piatto accompagnato da un puré di patate, ovviamente fatto in casa. Il tutto, altrettanto ovviamente dai Grüter, in buona compagnia! v SCARICAMI Sul nostro sito www.illustrazione.ch potete trovate le gustose ricette della famiglia Grüter. http://www.illustrazione.ch/atavola_10_14.pdf

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t end enze

regionalità

in tavola Quando l’esotico lascia il posto al nostrano si riscoprono il territorio e le tradizioni. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

G

li Anni 90 sono stati il decennio dell’esotico, del nuovo. Sulle tavole più chic non potevano mancare specialità e piatti da ogni angolo del mondo e nelle grandi città fiorivano ristoranti di specialità asiatiche. Da diversi anni ormai però assistiamo a una decisa inversione di tendenza, e

«Acquisto

responsabile e sostenibile» la grande distribuzione propone sempre più prodotti regionali. In questo modo non solo si valorizzano la tradizione e le competenze del nostro territorio, ma si sostiene anche l’economia locale e un tipo di acquisto più responsabile e sostenibile. Preferire prodotti a chilometri zero infatti evita che le merci affrontino interminabili e assurdi viaggi per arrivare sulle nostre tavole, oltre a tutta una serie di procedure e trattamenti per far sì che arrivino ancora fresche, per citare solo un aspetto. Oggi non è più un must poter offrire fragole a dicembre, è invece intelligente mettere in tavola prodotti del nostro territorio, coltivati o allevati vicino a casa, pochi giorni prima. Per scoprire piatti nuovi ed esotici ci sono le vacanze… v

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Un angolo di Fusio.


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1. Compie cinquant’anni il prestigioso Merlot che nasce dalle uve coltivate sulle rive del Lago Maggiore e vinificate dalla casa vinicola a conduzione famigliare di Tenero. Selezione d’ottobre, Matasci.

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2. Una farina di mais prodotta a Poschiavo, nel pastificio edificato ad inizio 900 accanto al vecchio mulino appar appartenuto al convento delle suore Agostiniane di Poschiavo. Semola di mais, Molino e Pastificio Sa di Poschiavo, La mia terra, Coop.

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3. Un miele fatto dalle api ticinesi che hanno raccolto il polline sugli alberi di acacia, contrassegnato dal mar marchio Alta Terra, che fa dell’amore e del rispetto per la natura, delle tradizioni e delle ricette ancestrali la sua filosofia. Miele di acacia Ticinese, Alta Terra, Migros.

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5 4

4. Una miscela di spezie ed erbe aromatiche coltivate sulle Alpi secondo le direttive per un’agricoltura biologica controllata. Dip des Alpes, Terra Alta, Migros. 5. Porta il marchio Ticino questo formaggio dal gusto amabile e dal profumo intenso, stagionato per 30 giorni, che deve il suo nome al Pizzo situato a 2963 m slm. Lucendro, Caseificio del Gottardo. 6. Birra rossa doppio malto dal sapore corposo e saporito, prodotta in Ticino dal birrificio Ticinese di Stabio secondo un procedimento rigorosamente artigianale. La Rossa, Birra San Martino.

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preparatevi... Sta per arrivare il nostro manuale con la raccolta di attività creative per bambini!

U

n manuale composto da una raccolta di alcune delle attività creative per bambini pubblicate nel corso degli anni in Illustrazione Ticinese. Vi troverete proposte semplici, che i bambini possono realizzare da soli, affinché si sentano capaci e indipendenti, altre invece più comples-

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se, da fare insieme ai genitori, ai nonni ai fratelli maggiori. Un compagno perfetto per trascorrere le lunghe giornate fredde e piovose, alla scoperta del mondo creativo, con il piacere della condivisione. v PRESTO SU QUESTE PAGINE…


la voretti

il portachiavi

di sughero

Recupera un tappo di sughero, qualche perlina, un pezzo di nastro e realizza un portachiavi perfetto per la porta della cantina. idea, disegni e realizzazione Anto - antonella@illustrazione.ch

SCARICAMI Sul nostro sito www.illustrazione.ch http://www.illustrazione.ch/lavoretti_10_14.pdf

Cosa ti occorre: un tappo di sughero, due gancetti a vite con occhiello chiuso, un anello per portachiavi, forbici dalla punta arrotondata, nastro colorato, spaspa go di cotone e perle colorate.

1 1. Avvita un gancetto al centro del tappo, proprio nel buco lasciato dal cavatappi. Ripeti l’operazione sull’altra estremità del tappo con il secondo gancetto.

lungo ca. 10 cm. Piegalo a metà, fallo passare attraverso l’occhiello del secondo gancetto quindi fai passare le due estremità dello spago attraverso l’occhiello dello spago.

2. Fai passare l’anello in uno dei due gancetti. Taglia un pezzo di nastro lungo ca. 15 cm e annodalo al gancetto facendo un fiocco.

4. Scegli delle perle coordinate con nastro e filo e infilale nei due capi di spago. Fermale con un nodo. Puoi conservare il tappo di una bottiglia usata per festeggiare un compleanno, un battesimo, un matrimonio o un anniversario. Potrebbe diventare un regalo e un bel ricordo.

3. Scegli uno pezzo di spago di colore coor coordinato a quello del nastro e tagliane un pezzo

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s p or t

il mondo come

un parco giochi Da mezzo di locomozione a strumento acrobatico. Una tavola con quattro rotelle grazie alla quale è possibile allargare il proprio modo di vedere. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

S

iamo negli anni Sessanta in California e pratichiamo il surf, la ricerca dell’onda perfetta sulla quale o dentro la quale scivolare a velocità da brivido. Abituati a maneggiare tavole, a qualcuno salta in mente di riutilizzare quelle vecchie, tagliandole, fissandovi sotto delle rotelle, quelle dei pattini, e utilizzarle lungo discese a perdifiato per raggiungere l’oceano. Nasce lo skate. UNA RAMPA PER LA LIBERTÀ Incontriamo Yari Copt, tra i pionieri in Ticino di questo sport, presso lo skatepark di Lugano, nel quale funge da punto di riferimento e infaticabile promotore degli eventi destinati agli appassionati della tavola… a rotelle. Veniamo quindi a conoscenza del suo incontro fatale con lo skate: “All’età di 8 o 9 anni, mi trovo in automobile con i miei genitori, quando nella notte vedo uno skater saltare su un marciapiede. Devo provare anch’io, mi dico”. Nel Natale del 1989 il dono più bello dai genitori, “il primo skate, e da quel momento la mia vita e il mio modo di vedere il mondo hanno cambiato prospettiva”.

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UNO STILE DI VITA “Se sei uno skater, e non lo fai per moda, lo sei per sempre, nel mio caso significa che ovunque io vada, se ad esempio vedo una scalinata, le prime cose che immagino sono come saltarla e quale fotografia potrei scattare. Lo skateboard mi ha fatto apprezzare l’arte, permesso di viaggiare, chi lo pratica acquisisce una visione dell’urbanità molto diversa dagli altri, si connette con la musica, che ascolta o crea, il suo sguardo spazia a 360 gradi”. PERCHÉ PRATICARLO “Per prima cosa per divertirsi, lo sport è nato per quello, spesso ci si dimentica di questo aspetto, focalizzandosi sul successo; nello skate vi è sì competizione, ma in modo sano, si cerca di migliorarsi a vicenda. Non è uno sport facile, provi, cadi, ti fai male, riprovi, è una sfida con sé stessi, ma tutti lo possono praticare, ragazze, ragazzi, grassi, magri, portatori di handicap… non conta chi sei o cosa fai, ma se vai in skate e ti piace, riesci sempre a fare qualcosa che ti porta a stare bene e a migliorare”.


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s p or t

LE QUALITÀ IN AZIONE “È uno sport che sviluppa le capacità fisiche in generale, l’equilibrio, la resistenza alla sofferenza che ti accompagna anche nella vita; la maggior parte degli skater inoltre ha un’attitudine propositiva, tra i praticanti si crea una naturale simpatia e solidarietà”. CON UNA TAVOLA SOTTO I PIEDI… “Sono alla continua ricerca di spazi di libertà. Quando viaggio, quando con lo skate mi trovo in una città che non conosco, di notte, in quel momento mi sento libero, tranquillo, felice”. Dopo queste evoluzioni… verbali riatterriamo allo skatepark di Lugano, inaugurato ufficialmente nel 2002 con la bowl in cemento che ha una superficie di 524 metri quadrati, nata da un progetto lanciato dagli skater locali e del quale Yari Copt si era fatto promotore. “Per allenarci alle competizioni europee, con alcuni ragazzi utilizzavamo gli arredi urbani. Non eravamo ben visti, ci mandavano via, ci multavano, procuravamo arrabbiature, mentre noi stavamo solo cercando di allenarci divertendoci. Stanchi di questa situazione, mi sono fatto avanti

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e ho incontrato il vice sindaco di allora, che si è dimostrato aperto al dialogo e in collaborazione col direttore del Dicastero Sport abbiamo sviluppato e realizzato il progetto”. Un progetto che nel 2011 ha visto la realizzazione di una grande area street, (che ha contribuito probabilmente a smorzare le sopracitate arrabbiature procurate dagli skater di città). Così il parco si attesta tra i migliori in Svizzera e in Europa e oltre ad accogliere i colorati appassionati di questa disciplina, grazie alla scuola di skate ideata e resa operativa da Yari Copt dà l’opportunità di seguire corsi di iniziazione allo skate. “La scuola, aperta sia a bambini sia ad adulti, naturalmente è importante, ma lo skate si impara soprattutto da soli, provando, guardando gli altri, patendo frustrazioni. Quando però riesci a chiudere un trick, (un’evoluzione, ndr) che magari hai provato un mese, allora tutto il resto svanisce, il mondo diventa come un parco giochi ai tuoi piedi”. v

Per saperne di più:

www.skateparklugano.ch, www.thejokershop.ch


oroscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DEL MESE DI OTTOBRE 2014

Mercurio e Venere, ancora dissonanti per un po’, rendono l’ambiente di lavoro e quello affettivo un po’ critico a causa di impegni diversi, o perché vi si richiede troppo. Non è escluso che siate di fronte a cambiamenti importanti e che vi toccherà prendere delle decisioni, non sempre facili. Attenzione all’eclissi del 23.10, che induce a maggiore prudenza in ogni ambito e spingerà a porsi riflessioni più profonde. Nonostante il buon appoggio di Giove, le tensioni saranno forti e, dal 26.10, Marte si disporrà in moto dissonante, per cui sarete confrontati con il potere, con l’ambizione. Quanto contano per voi? Salute: niente sprechi e imprudenze.

Bene i primi due giorni, da trascorrere con i vostri cari, un po’ più critici il 17-18, a causa di conflitti di potere con un superiore. Approfittate dei giorni 19-20-21 per sistemare le vostre pratiche e fare qualcosa di utile per il vostro benessere in vista del passaggio del Sole e di Venere in Scorpione (vostro segno opposto) il 23.10, dove avverrà pure un’eclissi parziale, che metterà in seria difficoltà la vita di coppia e la vostra salute. Possibili discussioni e divergenze in merito alle finanze. Fate appello a tutto il vostro senso pragmatico per non complicare le cose. E poi alleggeritevi la vita, dal 26 al 30, partecipando a gite e feste piacevoli.

In questa seconda parte del mese ci saranno molte novità e cambiamenti in vista. Nei pripri mi giorni dovrete occuparvi delle faccende di casa, della famiglia, forse qualche preoccupazione non sarà esclusa tra il 20 e il 22.10. Poi il sole passerà in Scorpione e il 23.10 avremo un’eclissi parziale, allora sarà meglio non strafare e anzi concedersi del tempo per il proprio benessere, magari in un centro wellness. Nei giorni 26-27 e 28, la Luna sarà opposta al vostro segno e questo porterà l’attenzione alla coppia, all’amore. Mercurio sarà in ottima posizione dal giorno 25.10 stimolando la vostra creatività con idee intelligenti da mettere a buon frutto!

Mercurio e Venere dissonanti (almeno fino al giorno 21) arrecano disarmonia e incomprensioni fra colleghi, figli e partner. Possibile preoccupazione per un figlio/nipote. Poi avremo il passaggio del Sole in Scorpione, unitamente a Venere il giorno 23.10, dove avverrà pure un’eclissi parziale. Siete nel vostro elemento e se raddrizzate bene le antenne potreste ricevere intuizioni geniali. Date importanza ai sogni, che possono parlarvi di situazioni del passato che hanno inciso sulla vostra vita. Forse è questo il momento per lasciar andare tutto ciò che non vi serve più e procedere rinnovati verso il futuro. Salute: attenzione a ossa e denti!

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

Mercurio e Venere sono ancora favorevoli al vostro Giove, almeno fino al 22.10, per cui fate in modo di sistemare tutte le pratiche importanti in sospeso, dedicando anche del tempo libero all’amore e ai figli, o allo sport. Bene il contatto con il pubblico. Poi attenzione, dal giorno 23.10 Sole e Venere passeranno in Scorpione, dove avverrà anche un’eclissi parziale la sera, che indurrà alla prudenza in ogni campo, specie in amore e nelle finanze. Affrontate le vostre insoddisfazioni facendo chiarezza dentro di voi e poi i cambiamenti verranno da sé. Salute: attenzione ai problemi di circolazione e alle parti intime!

Un po’ di fatica con Mercurio retrogrado non è da escludere, almeno fino al 24.10. Poi dal 23.10, con il passaggio del Sole e di Venere in Scorpione, dovrete ascoltare maggiormente il vostro intuito, perché è solo grazie a un fiuto eccezionale, che ora verrà ben stimolato, che saprete come muovervi con successo o evievi tare situazioni rischiose. A questo si aggiunge Marte, che dal giorno 26.10 si sposterà in Capricorno, rendendovi più forti e determinati, in particolare se dovrete far rispettare le regole, sempre che siate voi a dare l’esempio per primi! Possibili nuovi ruoli nel lavoro, magari più impegnativi. E l’amore? Sarà molto coinvolgente!

Venere transiterà ancora nel vostro segno fino al giorno 22.10 ed è ben supportata da Giove, per cui se anche il lavoro non vi darà tutte quelle soddisfazioni che cercate, vi aggrapperete all’amore o a quelle amicizie che possono regalarvi testimonianze di affetto reciproco. Magici i giorni 22-23.10! Prestate attenzione ai sogni e ai segnali che vi arrivano. Dal giorno 26.10 Marte si sposterà in angolatura spigolosa per voi della 1. decade e questo potrebbe riguardare un fratello o un amico in difficoltà. Sarete voi con i vostri saggi consigli ad aiutare. Giove dispensa ottimismo e gratificazioni a voi della 3. decade. Salute: bene le Spa e i centri wellness per voi.

Questa seconda parte del mese, che inizia molto bene, vi riguarda particolarmente. In effetti, il giorno 23.10 il Sole passerà nel vostro segno, accompagnato da Venere e da un’eclissi parziale, che porterà qualche sorpresa interessante nella vostra vita. E l’amore sarà molto coinvolgente. L’importante è rinnovarsi e aprire il proprio cuore. Ottimo fiuto per le finanze e gli investimenti. Forse arriverà anan che un riconoscimento per qualcuno di voi. Molto favorevole il passaggio di Marte in Capricorno, che regala grinta e determinazione nel raggiungere i propri obiettivi. Promozioni o nuovi ruoli nel lavoro per voi della 1. decade non sono esclusi. Salute: rinascita.

> ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-14

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o r oscop o PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DEL MESE DI OTTOBRE 2014

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

Venere e Mercurio sono ancora positivi, almeno fino al 22.10, ma non potete comunque fare passi falsi. Critici i giorni dal 19 al 21, riposate di più e curate l’alimentazione. Poi ecco che il 23.10 Sole e Venere passeranno in Scorpione, dove avverrà anche un’eclissi e, a seconda del vostro Ascendente, potrebbe portare qualche disturbo o far emergere situazioni del passato che forse hanno un peso ancora nel presente. Importanti selezioni nelle amicizie e negli affetti. Attenzione dal 26.10, Marte lascerà il vostro segno per entrare in uno di terra. Qui bisogna fare sul serio e prendere decisioni importanti. Salute: più sobrietà e meno sprechi. Importanti svolte in vista per voi che iniziano con qualche momento critico in famiglia, incomprensioni fra colleghi o dipendenti, che vi renderanno nervosi. Poi però avverrà un cambio di rotta con il passaggio di Sole e Venere in Scorpione il giorno 23.10, ben supportati a loro volta da Marte che entrerà nel vostro segno il giorno 26.10 regalandovi tanta energia, passione e potere. Attenti a come lo usate, sia sul lavoro sia in privato. Questi influssi popo tranno anche stimolare voi donne a cambiare immagine, a dare più peso alla femminilità senza togliere nulla alla determinazione. Salute: attenzione a denti e ossa.

I benefici influssi di Sole e Venere vi accompagneranno ancora fino al 22.10, per cui approfittatene per organizzare meglio il vostro futuro, quali persone incontrare per eventuali collaborazioni, fare un viaggio in piacevole compagnia, ma anche dedicare del tempo all’amore, agli affetti sinceri. Eventuali contratti sarebbero da firmare solo dopo il 25.10, quando Mercurio riprenderà il moto diretto. Poi dal giorno 23.10 dovrete muovervi con la massima prudenza a causa dell’eclissi in Scorpione, che non sarà da sottovalutare. Inoltre, dal giorno 26.10, Marte cambierà popo stazione, per cui dovrete controllare un vostro bisogno di imporvi.

e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

GUADAGNARE

Questa seconda parte vi riserva qualcosa di speciale. Un po’ di affaticamento tra il 19 e il 21.10 non sarà da escludere, ma poi dal 23.10, quando Sole e Venere passeranno in Scorpione, vi sentirete rinascere. Prestate maggiore attenzione ai segnali e ai sogni che vi arrivano, il fiuto per gli affari è notevole e l’amore assumerà toni più erotici e coinvolgenti. Di positivo c’è anche il passaggio di Marte in Capricorno dal giorno 26.10, che infonderà più energia e sicurezza in voi stessi. Inoltre procurerà gli appoggi necessari laddove ce ne fosse bisogno, sia nel lavoro sia nel privato. Salute: è tempo di liberarsi da vizi nocivi e dai veleni presenti nei medicinali.

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IL MONDO dei TAROCCHI

I

Tarocchi hanno una storia molto antica, è forse una delle forme di predizione più antiche e nel contempo diffusa in tutti i Paesi del mondo; questo metodo di predire il futuro è anche tra i più completi e ricco di immagini allegoriche usate per interpretare le carte in modo dettagliato. Si narra che i Tarocchi in origine ritraessero i simboli ideografici e i geroglifici con cui i sacerdoti e occultisti interrogavano gli oracoli per conoscere il destino dei proprio popolo, paese e soprattutto per detenere il potere sulle genti facendo leva sulle loro capacità di incutere timore e obbedienza. Nel corso dei secoli i tarocchi hanno subito, come del resto quasi tutte le forme divinatorie, diverse mutazioni, infatti in origine erano mazzi con un numero diverso di carte, che nel tempo sono arrivati a stabilizzarsi a 78 di cui 22 dette Arcani maggiori e 56 chiamate Arcani minori. I simboli con cui venivano decorati i mazzi variavano a secondo del paese e del popolo interessato, potevano essere infatti di origine laica o ecclesiastica e ancora oggi si usano carte con queste differenze di base, esistono infatti mazzi di Tarocchi dedicati agli angeli, alle fate, ai simboli gotici o anche a gnomi o con i semplici simboli delle carte da gioco (spade, denari, coppe e bastoni) detti questi, Marsigliesi e tra i più diffusi come notorietà e utilizzo.

Anche i mazzi sopra indicati, seppur meno noti e riservati a un ristretto numero di esperti nella predizione attraverso i Tarocchi sono in grado di aiutare ad interpretare il futuro in modo dettagliato e preciso, provate a chiedere ad esperti cartomanti di dare una lettura esoterica qualsiasi vostra domanda, purchè sia una richiesta pura e a fin di bene, le carte infatti, come del resto qualsiasi oracolo non devono mai e poi mai essere consultati per fini meschini o venali. Inoltrarci nel mondo variegato ed estremamente delicato dei Tarocchi è molmol to complicato, per fare un esempio molto semplice, prendendo ad esempio i Tarocchi marsigliesi, cioè tra quelli più conosciuti possiamo dire che le spade rappresentano l’aria e quindi il movimento e l’azione, i bastoni rappresentano il fuoco e quindi la passione e l’ardore, le coppe sono legate all’acqua e quindi al rinnovamento e al cambiamento e infine i denari sono rappresentativi della terra e quindi del mondo materiale legato a questioni pratiche e concrete.

Provate voi stessi a chiedere un consulto con il tipo di Tarocchi che più si avvicina al vostro modo di essere e troverete, grazie a esperti cartomanti risposte che non avreste mai immaginato di ottenere con il semplice raziocinio.

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