Illustrazione Ticinese n. 10 - 2017

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illustrazione illustrazione.ch

N.10

- 15 OTTOBRE 2017

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

DIGITALIZZATI

Il mondo degli e-ciclisti

A TAVOLA

La cucina della memoria


Pantaloni

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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.958 copie (REMP 2016) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch

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Editore Illustrazione Ticinese SA 6908 Lugano Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Illustrazione Ticinese SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Illustrazione Ticinese SA Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch

Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch

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28 in viaggio

cara bau amica di etnia hmong Sto cercando Bau nelle strade di Sapa. È una signora di stirpe Hmong, uno dei tanti gruppi che costituiscono la moltitudine di minoranze etniche che abitano le remote regioni montane del nord del Vietnam. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

UN INCONTRO CASUALE E UN INVITO Gli Hmong - etnia originariamente proveniente dal sud della Cina - sono il gruppo predominante delle regioni montagnose del nord del Vietnam. Queste minoranze etniche sono ancora molto legate alle loro tradizioni e alla loro identità. Coltivano mais, legumi e naturalmente riso, le loro colline terrazzate sono vere opere d’arte. Mentre molti uomini hanno abbandonato gli abiti tradizionali, costituiti da larghi pantaloni annodati in vita, una giacca con maniche lunghe e un berretto rotondo, le donne al contrario vestono ancora quasi tutte una gonna ricoperta da un grembiule sul retro, una giacca indaco con maniche ricamate e un corpetto. Caratteristici sono inoltre i gambali che ricoprono i polpacci fissati con lacci colorati, il cappello nero conico e naturalmente collane, bracciali e orecchini. Ritrovo Bau, la signora di etnia Hmong conosciuta giorni prima, in compagnia di alcune amiche seduta sui gradini della chiesa di Sapa. Sorridente mi viene incontro con il suo cesto in vimini e cerca di spiegarmi qualche cosa che invero non comprendo. Siamo comunque diretti al suo villaggio, ma ci vorrà ancora del tempo prima di raggiungerlo. Cinque persone, il sottoscritto, Bau e tre altri vietnamiti di etnia Hmong, i miei

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Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Christian Baroni e Bosco Foto: Gabriele Campeggio

Le previsioni di Cloris per la seconda metà di ottobre 2017

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4 Spunti Le vacanze dei morti 5 Archivio Scorre via veloce 6 Sai che Domande curiose e risposte sfiziose 7 Appunti Spunti, idee e consigli in vetrina 8 Ritratto Con gli occhi di un amico 14 In forma Il pomo di Adamo ed Eva 16 In natura Il recupero delle selve castanili 18 Bellezza Sieri magici 20 Digitalizzati Il mondo connesso degli e-ciclisti 22 A tavola La cucina della memoria 26 Salute Dermocosmetica e dimagrimento 28 In viaggio Cara Bau, amica di etnia Hmong 32 Lavoretti Gli omini stecco 33 Oroscopo

Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240

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sp unt i

le vacanze

dei morti Riflessioni in punta di piedi per prendersi in mano… testo Andrea Fazioli

I

ntorno al primo novembre nella Svizzera italiana le scuole chiudono per una settimana: da sempre, famigliarmente, si chiamano “le vacanze dei morti”. Penso che la denominazione ufficiale sia “vacanze autunnali”, ma non mi dispiace pensare che anche i morti, nel loro vasto periplo lungo l’eternità, si possano concedere una pausa. In quei giorni tutto, in maniera sommessa, è un richiamo alla loro assenza-presenza: l’accorciarsi dei pomeriggi, lo splendore del paesaggio, il blu compatto e indecifrabile del cielo. Ci pensavo di recente, camminando in un sentiero di montagna con alcuni amici. Dalla cima del Camoghè (2’228 mslm), l’occhio scorgeva i luoghi consueti: Bellinzona, il lago Maggiore, il lago Ceresio, il lago di Como, la Mesolcina, il piano di Magadino… più distanti, le cime innevate del Cervino e dei picchi vallesani. Ma in generale, quella fuga di montagne azzurre verso l’orizzonte era emblema di una lontananza difficile da definire, perché posta in una dimensione che non apparteneva più allo spazio, almeno nel mio pensiero. Il sole si posava radente sulle radure, trasfigurando i colori, facendoli apparire nello stesso tempo più vividi e più irraggiungibili. Non erano luoghi dove potersi fermare, quei declivi

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erbosi, sfiorati da una luce troppo dolce, troppo incantevole per durare nel tempo. Lungo la discesa, chiacchierando, un’amica ha evocato il mito di Orfeo ed Euridice: il poeta scende negli Inferi per ritrovare la moglie defunta; ma poi, quando sta per uscire con lei, si volta indietro e la condanna a restare laggiù, nel regno dei morti. Perché si volta indietro? Davvero c’è una distanza incolmabile fra noi e ciò che siamo stati, fra il nostro qui-e-ora e ogni possibile aldilà? Forse no. Forse l’assenza-presenza dei morti può essere un movimento segreto nella vita di tutti i giorni. Mi pare d’intravedere qualcosa del genere in questa poesia di Billy Collins, tratta da “A vela in solitaria intorno alla stanza” (Fazi editore): “I morti ci guardano sempre dall’alto, si dice, / mentre ci mettiamo le scarpe o ci facciamo un panino, / ci guardano dal fondo di vetro delle barche del cielo / mentre remano lenti attraverso l’eternità. // Osservano le nostre teste muoversi in basso, sulla terra, / e quando ci sdraiamo in un campo o su un divano, / intontiti forse dal ronzio di un caldo pomeriggio, / pensano che stiamo ricambiando il loro sguardo, // e questo fa sollevare loro i remi e li fa restare in silenzio / ad aspettare, come genitori, che noi chiudiamo gli occhi». v


a rc hivio

scorre via veloce È il 3 novembre 1934, e lo scrittore Giuseppe Zoppi passeggia in un piccolo cimitero di montagna, tra una tomba e l’altra, evocando il padre, e le figure che ha incrociato sul suo cammino. Forse ispirato dalla “Antologia di Spoon River”, la raccolta di poesie che Edgar Lee Masters ha pubblicato quindici anni prima a St. Louis, Stati Uniti. “Fuori scorre via veloce un’automobile: un po’ di fragore lontanante: la vita”. a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch

D

i seguito un frammento del testo di Giuseppe Zoppi: “Il nostro camposanto è certamente il più piccolo e umile che io conosca. Sul muretto di cinta, alcune lapidi con iscrizioni e ritratti. Il breve spazio fra muro e muro è quasi tutto coperto d’erba, e di qualche fiore, come un prato. Il transito inesorabile del tempo ha uguagliato a poco a poco i tumuli, ha fatto di cento tombe una tomba sola. Emergono qua e là alcune modeste croci; bianche o nere; in ricordo dei morti più recenti. Altre crocette, a destra, a sinistra, si sono piegate sotto il peso della neve, sono quasi interrate ormai, quasi ingoiate anch’esse dalla morte. Forse le rizzeranno pel giorno dei Morti, vi deporranno ai piedi un mazzetto di fiori”. v SCARICAMI Online il testo integrale apparso il 3 novembre 1934.

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s ai che

leggiamo

SAI

perché

ABBIAMO UN SOLCO SOTTO IL NASO?

1.

Il caffè dei piccoli miracoli, di Nicolas Barreau

2. Prima di me, di Julian Barnes 3. Origin, di Dan Brown

Il nome che viene utilizzato dagli esperti per indicare questo solco è philtrum e, secondo i medici, è il risultato della formazione del volto all’interno del grembo materno. Gli esperti affermano che il philtrum non è nient’altro che il punto in cui tutte le parti del viso si fondono in una sola. “Possiamo paragonare il nostro viso ad un puzzle. Il piccolo solco è il punto che tiene insieme tutti i pezzi del puzzle”, ha affermato un esperto.

SAI DA COSA

deriva

TEDESCO?

ascoltiamo

1.

Evolution, di Anastacia

2. Live at Pompeii, di David Gilmour 3. Masters, di Lucio Battisti

guardiamo

1.

Noi siamo tutto, di Stella Meghie

2. Blade Runner 2049, di Denis Villeneuve

3. L’uomo di neve, di Tomas Alfredson

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È interessante notare che, a differenza degli altri Paesi, dove il nome degli abitanti e dell’idioma parlato ha la stessa radice del paese (Italia, italiani, italiano), per la Germania si parli di tedeschi e tedesco molto più che di germanici e germanico. Come mai? Nel medioevo, nel territorio della Germania, che non esisteva ancora Rothenburg ob der Tauber, cittadina del come stato, nella chiesa e negli ambienti Land della Baviera, dall’impianto medievale ben conservato. più colti si parlava il latino, ma il popolo parlava il theodisce, con il significato di “del popolo”. Quindi, in origine “lingua tedesca” significava semplicemente “lingua del popolo” a differenza dal latino che era la lingua colta. Da theodiscus si sviluppa la parola deutsch e in Italia la parola “tedesco”. I tedeschi, ovvero die Deutschen, erano quindi semplicemente coloro che parlavano la lingua del popolo.

SAI CHE

signore si nasce

da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 I compagni di giochi Molte mamme escludono i piccoli compagni e le piccole compagne di spasso per misura di prupru denza, per paura di una lieve o forte corruzione. Il timore è giusto, ma la misura è un po’ eccessiva, quando specialmente si tratta di figlioletti unici che condanniamo così a un malinconico esilio. Il fanciullo è un piccolo uomo, e come tale ha bisogno della sociesocie tà: se lo segregheremo ne faremo un misantropo, un essere egoista e arido. E non abbiamo scrupoli di riunire le bimbe ai fanciulli sotto la nostra vigilanza materna. La compagnia della donna abitua per tempo il piccolo uomo a dominarsi, ad essere generoso, a quella urbanità e a quei riguardi che più innanzi nella vita lo renderanno disinvolto e simpatico: e la compagnia dei fanciulli fa le bimbe più schiette, più vivaci, più semplici.


LA SPREMUTA FRESCA

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Pure Taste, Michel Un succo fresco di frutta e verdure al 100%, vegano, senza glutine, senza lattosio e senza zuccheri aggiunti. Ma soprattutto spremuto a freddo, e questo significa che non viene riscaldato come gli altri succhi. L’alta temperatura della pastorizzazione garantisce la conservabilità, ma non le sostanze nutritive, le vitamine e gli aromi naturali del della frutta. Questi succhi vengono invece trattati a freddo tramite alta pressione (HHP), metodo che ne consente la conservazione in frigorifero per due settimane. Una curiosità? Il deposito sul fondo è un chiaro segno di freschezza! Basta agitare la bottiglietta prima di berla!

a ppunti

IL PARKA CON LE PAILLETTE

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Collezione Kids, OVS A differenza dei giubbini e delle giacche, il parka ha il grande pregio di essere lungo tanto da coprire il punto vita, la pancia e le cosce. Una caratteristica da non sottovalutare, soprattutto per i bambini, che si arrampicano, e appendono ovunque, scoprendosi spesso pancia e schiena. E a ricreazione ad esempio, si siedono dove capita, e avere la giacca sotto il sederino è un vanvan taggio. Quest’anno quindi finalmente la tendenza è anche pratica. Il parka è un must have, per le bimbe ma anche per le loro mam-me. Purché abbia dei dettagli di perle o paillette, in contrasto con il colore e lo stile maschile di queque sto capo!

! na Quasi u chetta magica bac

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L’ITALIA TRA LE DUE GRANDI GUERRE

Caffè amaro, Simonetta Agnello Hornby, Feltrinelli I Fasci siciliani e l’ascesa del fascismo in Italia, le leggi razziali e la Seconda guerra mondiale con gli spaventosi bombardamenti che sventrano Palermo fanno da sfondo alla storia di una donna che si sposa, diventa madre e poi amante, inseguendo per una vita intera le sue scelte non convenzionali, in un’epoca e in una regione in cui le donne avevano ancora poco da dire e da scegliere. Un interessante e decisivo spaccato della storia della Sicilia e dell’Italia. Per capire, e ricordare.

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r i t r at t o

con gli occhi

di un amico A Magliaso, dal luglio 2016 è presente un’antenna che prepara i cani a diventare la guida di chi è cieco, ipovedente o videoleso. Le abbiamo reso visita. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Gabriele Campeggio

C

ammino lungo una via di Lugano. Incrocio un uomo con un bastone bianco in una mano e una guida (un guinzaglio) nell’altra. Al suo fianco un cane, un Labrador Retriever di colore beige, che fedele lo accompagna. Sulla guida, sul collare, una scritta azzurra su sfondo bianco evidenzia il nome “Fondazione romanda per cani guida per ciechi”. Seguo idealmente i due passanti che mi conducono in una struttura edificata a Magliaso e sede dell’antenna della Fondazione romanda inaugurata nel luglio del 2016, diretta e gestita dalla famiglia Christine e Christian Baroni Pretsch. PERCHÉ ADESSO SIAMO QUI “Ho studiato biologia all’Università di Ginevra, esordisce Christian Baroni. Al termine della formazione, non essendo molto in chiaro sul mio futuro professionale, per qualche tempo ho fatto supplenze in diverse scuole e in seguito, alla ricerca di attività professionali legate agli animali, mi sono imbattuto nel mestiere di istruttore di cani guida per ciechi, ipovedenti e videolesi. Ho

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preso parte a diverse giornate delle porte aperte presso le scuole presenti in Svizzera, finché, previo concorso, nel 1998, ho potuto accedere alla scuola con sede presso la Fondazione romanda per cani guida per ciechi di Brenles (VD), dove ho seguito la formazione di istruttore. Fino al 2016 ho vissuto l’evoluzione della struttura e ora, con mia moglie, direttrice della Fondazione e a sua volta istruttrice e accompagnati dai nostri tre figli, stiamo affrontando questa nuova esperienza in Ticino. L’apertura di un’antenna per la Svizzera italiana è nata dall’idea da parte della casa madre di fornire un servizio di prossimità in Ticino, assente fino all’anno scorso; questo per favorire un contatto più diretto con coloro che desiderano che la loro vita venga accompagnata dal servizio di un cane guida per ciechi”.

«Un servizio di prossimità»

SULLA STRUTTURA DI MAGLIASO “Essa comprende tre box, ognuno dei quali può


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r i t r at t o contenere tre cani; possiamo quindi accogliere un massimo di nove cani. Il lavoro quotidiano inizia al mattino, con la pulizia dei box, l’uscita nei parchi per espletare i bisogni e quindi il trasferimento in città a Lugano, per farli confrontare con l’ambiente urbano e apprendere quello che sarà alla base della loro attività di servizio. Di ritorno dalla città verso le 11, è previsto un momento di gioco nel parco, dopodiché si procede a rifocillarli – ogni cane riceve 300 g di alimenti al giorno – e a lasciarli tranquilli per un paio d’ore. Il resto della giornata non è sistematico, può essere caratterizzato da passeggiate con i cani, visite alle persone cieche o alle famiglie affidatarie, e da lavori amministrativi, in questo aiutati dalla nostra collaboratrice Sonia Cavallero. La sera facciamo compiere loro un’ultima uscita poi chiudiamo le finestre. Durante i weekend abbiamo dei volontari che si prendono cura dei cani. A un anno dall’apertura posso quindi dire che la struttura funziona”. Nel corso della conversazione, un ospite a quattro zampe mi perlustra col naso da cima a fondo, per poi allontanarsi saltellante e scodinzolante…

SUI LABRADOR RETRIEVER L’80% dei cani guida nel mondo e di razza Labrador Retriever. “E non solo, puntualizza Christian Baroni, questa percentuale tende e a crescere ogni anno. La caratteristica principale di questa razza è la mancanza di aggressività verso le persone, gli altri cani e gli animali in generale. Inoltre, è un cane molto sicuro di sé, e questa è un’altra qualità importante per chi un giorno dovrà essere gli occhi del suo detentore. Un cane guida non deve cedere a distrazioni, deve agire con destrezza per trasmettere sicurezza a chi si trova nella condizione esistenziale di non poter vedere completamente o affatto. Naturalmente, le qualità dei cani da sole non bastano, occorre che tutti gli attori in gioco collaborino affinché questo accompagnamento apporti i benefici attesi e richiesti”. CANE GUIDA SI DIVENTA “La Fondazione romanda per cani guida per ciechi ha un proprio allevamento di cani. Dalla nascita e per nove settimane i cuccioli vivono con la mamma, in seguito essi vengono assegnati a famiglie affidatarie, che garantiscono loro un’ado-

SCHEDA

biografica

Nome: Christian Cognome: Baroni Data di nascita: 7 giugno 1969 Stato civile: coniugato con Christine; tre figli: Anna (17), Giulia (15), Kilian (13) Professione: istruttore di cani guida per ciechi

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o, e t e su nte n a M azie i sé p od r sicu


durata di 40 minuti, durante il quale l’istruttore, dotato di una mascherina nera sugli occhi, si muove in città, accompagnato da un esperto dell’Assicurazione invalidità che ne valuta l’agire”.

Giochi all’aperto e istruzione scandiscono le giornate presso l’antenna di Magliaso.

lescenza felice in un clima familiare. All’età di 18 mesi fanno ritorno alla scuola, dove sull’arco di 15 giorni si decide se il cane ha le competenze per diventare un buon cane guida; se sì, viene affidato a un istruttore che lo istruisce per la durata di ottonove mesi. Può anche succedere che per motivi vari, di salute, di carattere, eccetera, il cane cambi percorso per diventare un cane d’assistenza, o d’allevamento o da famiglia, in questo caso facendo spesso ritorno da chi li ha cresciuti. Terminata l’istruzione, il cane deve superare un esame, della

COSA DEVE SAPER FARE “In pratica il cane, che ha appreso ad associare al fatto di portare la guida (l’imbragatura) un comportamento particolare, deve imparare a evitare ostacoli laterali senza fermarsi e a fermarsi se ci sono dei cambiamenti di livello, come mar marciapiedi e scale, ostacoli al suolo e in altezza e passaggi stretti; il cane segnala la situazione ferfer mandosi, per ripartire solo quando il suo padrone gli fa capire di aver compreso la ragione del suo arresto, toccando con la mano, con il piede o con il bastone bianco l’ostacolo segnalato. Il cane impara perciò anche la cosiddetta “disobbedienza intelligente”: se ad esempio il padrone si ferma, non valuta bene la situazione e dice al cane di proseguire, egli non deve farlo, deve rifiutare l’ordine fino a quando l’ostacolo non viene correttamente identificato. Un cane guida deve disobbedire costantemente a quello che gli si dice di fare. Un cane guida apprende anche

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ritratto

Beauty e l’istruttore Christian in un percorso didattico. Dal 16 ottobre Beauty è un cane guida per ciechi.

a raggiungere dei bersagli, ossia luoghi specifici, come una panchina, una porta, un passaggio pedonale, …, segnalatigli dal suo padrone. Si tratta di un lavoro di squadra, senza dimenticare che è la persona cieca o ipovedente a guidare il cane. Entrambi devono imparare a conoscersi e a muoversi in simbiosi”.

IL METODO

clicker

Presso l’antenna di Magliaso della Fondazione romanda per cani guida per ciechi, l’istruzione dei cani avviene impiegando il metodo “Clicker” (dall’oggetto impiegato per realizzare il suono click-clack), che quale base teorica ha la “massimizzazione del rinforzo positivo”, ossia ricompensare l’azione del cane richiesta cliccando e dandogli da mangiare, ignorando i comportamenti non interessanti e non utilizzando pertanto le punizioni. Usando il clicker per rinforzare il comportamento corretto, il cane sa cosa ha fatto per guadagnarsi la ricompensa. La nascita di questo metodo risale agli ’40, quando è stato pionieristicamente adottato per comunicare con i delfini. Nota curiosa: le indicazioni al cane guida, i rinforzi, ecc., vengono formulati in tutto il mondo in lingua italiana, la cui fonetica è quella meglio compresa dal Labrador Retriever.

È il momento, ora, di assistere a un’esercitazione. Il percorso comprende ostacoli laterali, frontali e ad altezza d’uomo e bersagli da raggiungere. L’istruttore Christian e il cane guida Beauty, ci mostrano il risultato di nove mesi di quotidiana frequentazione, che hanno portato Beauty a essere affidata, il 16 ottobre, al suo nuovo detentore. Beauty si ferma quando deve, si muove quando l’istruttore mostra di aver compreso la natura dell’ostacolo, disubbidisce quando le viene detto di fare qualcosa che non rientra nella logica del comportamento. Non si lascia distrar distrarre da facili tentazioni, come la presenza di una manciata di croquette per terra. Davanti ai nostri occhi di uomini vedenti, il risultato di un lavoro che richiede “pazienza, precisione nei gesti, amore per il cane e per i suoi progressi”, e che ha quale obiettivo finale rendere possibilmente più agevole la vita delle persone cieche, ipovedenti e videolese... Cammino lungo una via di Lugano. Incrocio un uomo con un bastone bianco in una mano e una guida (un guinzaglio) nell’altra. Al suo fianco un cane, un Labrador Retriever… v PER INFO Scuola ticinese, Via Ressiga 22, 6983 Magliaso, www.chienguide.ch.

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in f or m a

il pomo di adamo ed eva Pomo d’Adamo è il nome popolare per la prominenza laringea, una cartilagine che ricopre la laringe appunto e che è più pronunciata negli uomini adulti, ma che possiedono anche le donne. testo Rachele Pozzi

P

erché allora un nome maschile? Maschi e femmine possiedono questa cartilagine, che ha le stesse dimensioni per entrambi fino alla pubertà, quando il maggiore aumento del livello di testosterone nei maschi, ne determina l’ingrossamento e fa sì che diventi più prominente nell’uomo. Anche le corde vocali del maschio si sviluppano più di quelle della femmina, che rimangono più sottili e più corte del 30%. Come per le corde di una chitarra: più grosse sono, e più basso sarà il suono che producono. Quindi, pur essendoci delle caratteristiche individuali indipendenti dal genere, e che fanno sì che ci siano donne con voce più acuta di altre, così come uomini con voci più o meno basse, è dato che la struttura faringea dal maschio, per azione del testosterone, dia un pomo d’Adamo più pronunciato e una voce più bassa. Diversi studi sull’altezza e il tono

«Il suo scopo è perlopiù protettivo»

Nome: prominenza laringea, o pomo d’Adamo Definizione: cartilagine Dimensioni: forma simile a quella di una farfalla Funzione: protettiva Grado di importanza: minimo Sostituibile: no Indispensabile: no

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Adamo ed Eva, Tiziano Vecellio, 1565.

richiesto dalle donne o che ne hanno uno particolarmente visibile, dagli uomini che lo hanno eccessivamente prominente o negli interventi di cambio di genere sessuale. È interessante però sapere che il pomo d’Adamo si sposta verso l’alto durante la deglutizione per i movimenti delle cartilagini tiroidee, e questo accade fino a 2000 volte al giorno. Deglutire richiede una pressione esercitata dai muscoli della lingua contro il palato pari a circa 1 chilo! Ma a cosa serve esattamente? Non ha una funzione propria, ma il suo scopo è protettivo rispetto alla laringe e in generale alle delicate strutture della gola.

della voce maschile e sul suo effetto sul mondo femminile hanno dimostrato che le donne preferiscono tendenzialmente uomini con voci più gravi. La spiegazione parrebbe un’associazione con il più elevato livello di testosterone, direttamente responsabile, come abbiamo visto, dello sviluppo delle corde vocali, ma preposto anche alla riproduzione. Semplificando quindi, gli uomini con voci più basse hanno livelli di testosterone più alti, e quindi ipoteticamente garanti di miglior successo riproduttivo.

COME FUNZIONA? Il pomo d’Adamo non ha una funzione specifica funzionale e tantomeno vitale, tant’è che è possibile una riduzione chirurgica, intervento Maschio di daino.

CURIOSITÀ Il nome popolare pomo d’Adamo fa riferimento alla storia della Creazione e quindi al primo esemplare di essere umano maschio, che chiamandosi biblicamente Adamo, definisce con un nome il genere maschile. La credenza popolare racconta però che ad Adamo, quando mangiò la mela nel giardino dell’Eden, proprio perché commise peccato, rimase in gola un pezzetto della mela, creando la protuberanza a marchio e ricordo eterno del peccato commesso. Ma l’essere umano non è l’unico ad averlo. Lo possiedono ad esempio anche i daini, e questo smentirebbe l’origine divina di questa cartilagine… QUANDO SI ROMPE Trattandosi di una prominenza del collo, è naturalmente una parte piuttosto delicata, che subisce facilmente delle lesioni, soprattutto negli incidenti automobilistici e in alcuni sport. Non è così raro che calciatori, giocatori di hockey e cestisti ad esempio ne subiscano una lesione. Il giocatore di basket Stefano Simeoli della Gamberi Forlì ad esempio, in uno scontro fortuito con un avversario, subì un trauma contusivo del collo con lussazione del Pomo d’Adamo, frattura della cartilagine tiroidea e la lussazione del corno destro dell’osso ioide. Ferimento doloroso e fastidioso, che richiede una pausa forzata dall’attività agonistica e di cibarsi esclusivamente con alimenti morbidi e freddi, ma che ha in genere prognosi relativamente breve e positiva. v

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i n nat ur a

il recupero delle

selve castanili Fonti di cibo, testimonianze culturali e scrigni di biodiversità: le selve castanili, un tempo frequenti a Sud delle Alpi, sono state lentamente abbandonate. Oggi le si recupera, valorizzandole con crescente successo. testo Christian Bernasconi - foto Andrea Persico

S

e si parla di biodiversità al Sud delle Alpi, tra le specie caratteristiche non può certo mancare la castagna. La pianta che la produce, il castagno, è un albero del quale non si spreca nulla. Il legno era

usato per attrezzi e costruzioni, le foglie come lettiera per il bestiame e lo strame e i rami per le fascine. Tuttavia, con il declino del castagno, colpito da malattie e reso meno interessante da nuove abitudini alimentari, si persero anche le Castanea sativa.

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SELVE

castanili

Le selve castanili sono una vera culla di biodiversità, essenziale per mantenere l’equilibrio ecologico della natura. Alcuni studi hanno mostrato che se sono gestite o recuperate, questi ambienti ospitano fino a un terzo in più di invertebrati rispetto alle selve abbandonate. Una specie animale che ben evidenzia l’importanza di questi ambienti è la nottola di Leisler, un pipistrello migratore che sverna nelle selve castanili e le cui femmine vivono per il resto dell’anno a quasi 1’000 km di distanza, in Germania.

Recupero della selva castanile attorno al Castello di Serravalle.

antiche selve castanili con il loro tipico aspetto di pascoli alberati. Da più di una decina di anni la loro coltivazione è fortunatamente in ripresa, grazie alla volontà di numerosi attori, che curano i diversi progetti di rivalorizzazione nati a livello locale. Tali progetti promuovono il patrimonio paesaggistico, culturale, alimentare e hanno pure una grande valenza naturalistica. Le selve sono, infatti, pregiati ecosistemi capaci di ospitare innumerevoli specie animali e vegetali. La struttura delle selve, che presenta alberi singoli sparsi su pascoli o prati, è molto importante. Più i castagni sono vecchi e più specie possono accogliere: invertebrati, pipistrelli, uccelli, funghi, e molte altre ancora. I pascoli e i prati estensivi sottostanti completano poi questa biodiversità con una flora variegata, ma anche con farfalle, cavallette, grilli e diversi mammiferi. Ci sono poi i muri a secco, i sassi e le scarpate, spesso presenti nelle selve castanili, che offrono riparo a un buon numero di rettili. v

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bel l ezza

sieri

magici Creme, sieri, lozioni. Queste le armi antietà di cui oggi non si può fare a meno. E un componente che promette miracoli: l’acido ialuronico. Ma di cosa si tratta esattamente? testo Antonella Broggi

L’

acido ialuronico è un disaccaride presente in tutti i tessuti connettivi dell’essere umano. Una sostanza quindi prodotta naturalmente dal corpo umano, e da quello di tutti gli esseri viventi, che concorre al mantenimento dell’idratazione cutanea. Con il passare degli anni però, i livelli di acido ialuronico nei tessuti calano e la pelle comincia a perdere idratazione ed elasticità. Compaiono le prime rughe. La medicina utilizza già dagli Anni 70 l’acido ialuronico in oftalmologia, e oggi viene utilizzato anche nella chirurgia ortopedica, ma l’impiego estetico è sicuramente il più diffuso. Da diversi anni ormai, infatti, la chirurgia estetica propone una soluzione meno invasiva del lifting. Si tratta dei cosiddetti filler, ossia delle microiniezioni locali di acido ialuronico che riempiono le rughe, o le labbra, rimpolpandole. L’effetto è immediato e ben tollerato, ma l’acido ialuronico è una sostanza riassorbibile, che il corpo metabolizza, così l’effetto svanisce già dopo due mesi, o al massimo dopo due anni, a seconda del tipo di prodotto utilizzato. Se si desidera mantenerne l’effetto, è quindi necessario ripetere

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le iniezioni con regolarità, e per sempre. Ecco perché molti ne diventano letteralmente dipendenti. Una soluzione più blanda quindi ci arriva dalla cosmetica, che propone una serie di nuovi prodotti cosmetici contenenti acido ialuronico. Funzionano? Va premesso che le molecole di acido ialuronico sono molto grandi, e quindi non sono in grado di penetrare in profondità nella cute e di raggiungere gli strati più profondi del derma, dove sono presenti i fibroblasti. Il per perfezionamento della ricerca sulle materie prime cosmetiche ha permesso di introdurre nella cosmesi molecole di acido ialuronico molto più piccole e leggere, che riescono a passare meglio attraverso la pelle, assicurando un miglior effetto idratante e di riflesso antirughe. Per le ragioni già viste prima, l’effetto è momentaneo, e le creme aiutano solo se arricchite di acido ialuronico idrolizzato (quello dalle molecole più “piccole”) e se applicate con costanza, anche più volte al giorno. Una condizione quest’ultima accettabilissima, visto che in ogni caso, la normale routine di bellezza prevede di applicare la crema sul viso mattina e sera. Funzionano? Vale la pena provare… v


Vichy Mineral 89 Arricchito all’89% di acqua termale mineralizzante di Vichy e acido ialuronico.

Revitalift Filler [HA], L’Oréal Paris Il prodotto con la più alta concentrazione di acido ialuronico di casa Oréal, concepito contro la perdita di volume a livello dell’angolo interno dell’occhio fino allo zigomo.

Zoé Lift Advanced Anti Aging Hyaluron Filler, Migros Basato sulla tecnologia PhytoCellTec TM con sostanze attive da cellule staminali vegetali. Eucerin Hyaluron-Filler, in farmacia Con acido ialuronico e l’agente attivo Saponina di soja.

Attivi Puri, Collistar Siero all’acido ialuronico idratante e liftante da applicare direttamente sulle zone che necessitano di attenzioni particolari, una vera e propria cura d’urto per la pelle segnata dal tempo.

Rex-Kara Deep Therapy Un trattamento completo e professionale da fare a casa, e che combina tre differenti metodi medici riconosciuti in grado di purificare e far penetrare i principi attivi negli strati più profondi della pelle. Le funzioni dell’apparecchio amplificano l’efficacia dei principi attivi, tra cui l’acido ialuronico, contenuti nei diversi prodotti, che vanno applicati sulla pelle di seguito e secondo un ordine preciso.

Cremoso o vellutato? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TUxNLe0sAQA77aJvQ8AAAA=</wm>

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ENTRAMBI ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-17

Per una buona sensazione di pancia.

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digitalizzati

il mondo connesso

degli e-ciclisti La tendenza della e-bike ha visto la luce una decina di anni fa, in particolar modo in Germania, e da allora il settore ha riscontrato cifre esclusivamente in crescita. testo Gerardo Bramati

A

l di là degli aspetti di sicurezza (che vanno necessariamente tenuti in considerazione quando anche il ciclista meno allenato si trova a viaggiare a

velocità da Tour de France) l’e-bike ha rivoluzionato i settori della mobilità, dello sport e del tempo libero, dando vita non soltanto ad una moda, ma ad un vero e proprio settore di mercato.

eBikeConnect

Ammortizzatori

Motore

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Dispositivo per fissare lo smartphone al manubrio

Batteria


Biotin-Biomed forte In caso di disturbi della crescita di capelli e unghie ®

Anche grazie ai dati positivi sulla sua diffusione, la bicicletta a pedalata assistita è sempre più oggetto di studio e innovazione da parte dei principali produttori, che destinano ogni anno grandi investimenti a ricerca e sviluppo. Grazie a questi sforzi, un mezzo di trasporto dalla storia secolare diventa sempre più un oggetto di alta tecnologia (e inevitabilmente connesso), in grado di presentare caratteristiche innovative che consentono al ciclista di espandere i suoi limiti e vivere un’esperienza sempre più coinvolgente. MA COME FUNZIONANO LE E-BIKE? I motori più moderni sono sviluppati per regolare a seconda della necessità (e del nostro livello di allenamento) la potenza che ci assiste nella pedalata. In questo modo possiamo passare da un aiuto nullo, puntando soltanto sulle nostre gambe, ad un supporto di oltre il 275%. Bosch, leader nel settore dei componenti per ebike, ha sviluppato il portale eBike-Connect, con il quale possiamo monitorare (online o sul computer di bordo) percorsi, mappe, prestazioni, chilometri percorsi e velocità. Come sulle auto, e forse anche meglio. Se i dati forniti dal computer non fossero suf sufficienti, basta scaricare l’app Runtastic (nella versione Road o Mountain Bike) per studiare nel dettaglio le nostre prestazioni. Potrebbe essere utile anche un dispositivo per fissare lo smartphone al manubrio (e caricarlo dalla batteria della bici). Che si percorrano strade di montagna, sentieri o piatte e tranquille vie cittadine, uno degli aspetti principali per il comfort è l’ammortizzazione. I modelli di fascia medio-alta ne presentano di vario genere (e spesso attivabili a piacimento) su forcelle e sellino. Come ogni apparecchio elettronico, anche l’ebike deve affrontare il problema dell’autonomia. Per il 2017 Bosch sta sviluppando il connettore Dual Battery, che consente di collegare due batterie in modo da farle funzionare come fossero una sola. Resta da capire l’impatto, per peso ed equilibrio. v

in seguito a carenza di biotina.

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a t avol a

la cucina

della memoria A cena a Cuasso al Monte da Carlotta Girola. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

L

avora per il festival San Pellegrino Sapori Ticino, sta scrivendo un libro insieme ad uno chef, redige articoli di enogastronomia, collabora con un sito che si occupa di cucina in modo un po’ ir irriverente e dai suoi viaggi porta in ricordo cibi in scatola. E, ovviamente, ha una passione per i fornelli. Lei sostiene di essere più brava a mangiare che a cucinare e dice di scrivere, mangiare e bere più di quello che sembra. I piatti stellati ha la fortuna di gustarli spesso per lavoro, ma quando è lei ai fornelli predilige “la cucina della memoria”. Anche se, a volte, un po’ rivisitata. IL GUANCIALE DI AMATRICE Questa sera gusteremo, e non a caso, pasta all’amatriciana, un classico della cucina romana la cui ricetta è stata recentemente tutelata dal comune di Amatrice con un marchio d’origine. La preparazione di Carlotta non corrisponde esattamente a quella ricetta: è come l’ha sempre mangiata in casa, cucinata da sua mamma. Ma il guanciale arriva proprio da Amatrice dove, la nostra cuoca, ha trascorso di recente qualche giorno. Un viaggio della solidarietà per portare, insieme ad un’amica, viveri di prima necessità. “Abbiamo messo insieme una cifra notevole, frutto di una raccolta

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di fondi individuale e con questi soldi abbiamo acquistato biscotti, caffè, latte, acqua, prodotti per l’igiene, ecc. Siamo partite con una macchina stracolma per rifornire lo spaccio allestito ad Amatrice da un’associazione alla quale ci siamo appoggiate. Ci siamo fermate due notti, aiutando allo spaccio e recandoci nel più vicino negozio di alimentari - che si trova a 70 km - per acquistare nuova merce con i soldi che avevamo raccolto, ma non ancora speso”. È stata una bella esperienza, mi dice Carlotta, perché la gente le ha accolte con affetto e curiosità e ha raccontato loro storie di rassegnazione, speranza, dolore. “Amatrice è ferma ad un anno fa: macerie ovunque, nulla tolto e nulla ricostruito, mezzo campanile, strade chiuse, poco o nessun ottimismo, zero logica. Ho chiesto ad un signore che cosa gli mancasse più di tutto e mi ha risposto il pane”. Già perché tutto è stato raso al suolo, compresi i forni che lo producevano. Rase al suolo anche le aziende agricole e morti tutti o quasi i maiali in allevamento. Carlotta è comunque riuscita a comprare del prezioso e buonissi-

«Mi piace

combinare ricette di paesi diversi»


Tradizione e solidarietà nel gustoso piatto di pasta all’amatriciana.

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a t avol a Le friselle, specialità pugliesi “condite alla rumena”.

mo guanciale in un minuscolo negozietto gestito da una signora che si riforniva nelle aziende, ormai inesistenti, della zona.

TA G L I A N D O

FRISELLE E “VINETE” Oltre al guanciale, Carlotta questa sera porterà in tavola le friselle, “memoria” pugliese di un viaggio estivo con le amiche. In Puglia questo tipico tarallo di grano duro si mangia bagnandolo in acqua fredda per un tempo che dipende dal gusto individuale e dalla consistenza della pasta cotta. Quindi si condisce, con pomodoro fresco, origano, sale e un filo d’olio extravergine. “Le

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A TAVOLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto.

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abbiamo mangiate spesso, come pure le orecchiette che, a Bari, le signore fanno per strada. Avrei voluto portare a casa anche quelle, ma non erano ancora sufficientemente secche”. Carlotta, che è una giramondo, quando è in viaggio ha l’abitudine di acquistare prodotti alimentari locali e poi, una volta a casa, cercare di ripetere i piatti che le sono piaciuti di più. Inoltre uno dei suoi “vezzi” è comprare cibo in scatola da conservare in una bacheca quale ricordo dei suoi viaggi. “Questa sera ho deciso di condire le friselle con una purea di melanzane come l’ho mangiata in Romania. La chiamano ‘salata de viDesideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): ___________________________________________________________ Via: ______________________________________________ Località: __________________________________ Tel.: _____________________________________________________________________________________________ Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.


Coop è l’azienda di commercio al dettaglio più sostenibile al mondo. Aprile 2017

E come aperitivo un coktail a base di pomodoro, il famoso Bloody Mary.

nete” e si gusta d’estate. In cucina mi piace improvvisare e combinare varie ricette originarie di paesi diversi”. Carlotta mi racconta, a proposito delle friselle, che originariamente i pescatori se le portavano appresso e quando avevano fame le bagnavano in mare e se le mangiavano. Intanto ci gustiamo un Bloody Mary come aperitivo e lei mi fa notare che nella cena di questa sera il fil rouge è il pomodoro, uno dei suoi ingredienti preferiti. Le chiedo ancora del suo lavoro a Sapori Ticino. “È più unico che raro! Solo l’anno scorso, in un mese e mezzo, ho mangiato piatti cucinati in totale da 40 stelle Michelin. Cose prelibate, ma in assoluto il mio piatto preferito sono i pizzoccheri. Sono la cosa più buona del mondo. Mia nonna li faceva di domenica quando eravamo tutti a casa…”. Eccola, di nuovo, la cucina della memoria! v

Fatti, non parole n. 112

Purtroppo per gli altri 3463 apprendisti non c’era posto sulla foto. In qualità di grande azienda, Coop ha anche una grande responsabilità nei confronti della società e dei suoi collaboratori: è per questo che offre circa 3505 posti di apprendistato in diversi settori. In Svizzera, al termine degli esami finali di tirocinio, oltre il 60 % dei giovani viene assunto: un impegno esemplare e costante grazie al quale ci siamo aggiudicati il «Gran premio della formazione professionale» conferito dalla fondazione Hans Huber.

fatti-non-parole.ch

SCARICAMI Potete scaricare online le ricette di Carlotta Girola.

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s al ut e

dermocosmetica

e dimagrimento Diuretico, drenante, disintossicante, termogeno… un trattamento completo che promette risultati eccellenti nel campo del dimagrimento “dermocosmetico”. Il trucco? Un flusso di corrente abbinato a una pozione di 31 erbe officinali. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

P

rima dell’estate mi ero recata in un centro di Chiasso per testare un apparecchio di nuovissima generazione, concepito per un programma “Fit” che lavora sull’elettrostimolazione muscolare, il Ton Up 31. Un sistema che prevede un allenamento brevissimo, di soli 20 minuti a settimana ma che promette grandi risultati anche per le persone più pigre e impegnate. 20 minuti mi erano parsi decisamente pochi per il raggiungimento di un lavoro muscolare tale da migliorarne così velocemente la tonicità eppure, il giorno successivo avevo avvertito gli indolenzimenti tipici di un allenamento sportivo. Ebbene questo apparecchio è dotato di un secondo programma studiato per contrastare attivamente cellulite e grassi localizzati, problemi critici per la maggior parte delle donne giovani e meno giovani, ma anche di parecchi uomini. Andiamo a vedere di cosa si tratta! Prenoto una seduta e mi presento puntuale il giorno dell’appuntamento. Marina mi accoglie gentilmente e mi fa accomodare nella stanza dove verrà eseguito il trattamento. Noto subito che l’apparecchio, nuovissimo e altamente tecnologico, ha preso il posto di quello “demo” con cui avevo provato il programma Fit. Marina mi spiega che il trattamento Slim Up che andrò a testare è perfetto come base per poter lavorare con

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il programma Fit sulla tonicità della muscolatura. Una combinazione che si può realizzare in un’unica seduta o a giorni alterni. Anche nel programma Slim si lavora con un flusso elettronico delicato, addirittura piacevole secondo Marina che lo paragona alla sensazione di un massaggio. “Slim Up è un trattamento di rimodellamento del corpo, detossinante e drenante. Una tecnologia che viene abbinata a un composto di 31 piante ed erbe officinali sotto forma di gel, in una speciale formulazione di principi attivi, puramente vegetali, sapientemente bilanciati”.


Sopra l’impacco alle erbe vanno avvolte le bende e posizionati gli elettrodi.

Mi accomodo sul lettino e Marina inizia a cospargere le mie gambe e la pancia con il gel facendo un lieve massaggio. Contemporaneamente immerge nell’acqua calda delle bende a compressione graduata e vi aggiunge dei sali del Mar Morto che, per effetto osmotico, faranno penetrare in profondità il gel che andrà ad agire sui tessuti per diverse ore dopo il trattamento. Una volta che le bende sono ben calde, inizia ad avvolgere una gamba partendo dalla caviglia e salendo verso il bacino. Lo stesso lavoro va fatto naturalmente lungo l’altra gamba e infine sulla pancia. Se richiesto, è possibile cospargere di gel e bendare l’intero corpo, anche se gli impulsi elettrici andranno applicati unicamente su polpacci, cosce, fianchi, pancia e braccia. L’applicazione di questo gel con relativo bendaggio osmotico infatti, può essere anche un trattamento a sé, realizzato senza l’utilizzo dell’apparecchio Tone Up 31. In questo caso però il bendaggio verrà lasciato in posa più a lungo, per circa un’ora e mezza. Nel mio caso invece applicheremo il flusso di corrente che andrà a stimolare la circolazione sanguigna e per fare questo Marina applica nelle zone interessate delle fasce elastiche su cui vengono attaccati gli elettrodi che diffonderanno il flusso elettrico. La tecnologia permette di poter scegliere fra quattro diversi programmi quello più adatto alle proprie esigenze e si distinguono in “addominale”, “ritenzione idrica”, “cellulite

«Le tossine

vengono eliminate tramite la minzione»

gambe” e “cellulite braccia”. Personalizzabile naturalmente anche l’intensità del flusso di cor corrente, poiché ognuno di noi ha un limite di sopportazione diversa della sensazione di pizzicorìo data dall’elettrostimolazione. Marina applica quindi gli elettrodi sulle fasce elastiche e inizia a regolare l’intensità delle varie zone dove il flusso elettronico andrà a lavorare. Inizialmente l’intensità è molto bassa, e la si innalza finché non diventa fastidiosa. La corrente continua, chiamata ionoforesi, in questo trattamento non ha lo scopo di contrarre la muscolatura (sebbene una minima contrazione involontaria ci sia), ma quello di veicolare nel derma il principio attivo e di creare a livello ionico delle cellule un movimento grazie al quale le tossine vengono eliminate ed espulse tramite la minzione. Con il passare dei minuti il corpo si abitua al flusso elettronico, che effettivamente non mi provoca una sensazione spiacevole, anzi, e chiedo a Marina di aumentarne l’intensità. Il trattamento dura più o meno un’ora, calcolando circa un quarto d’ora per la fase di preparazione, bendaggio e collegamento al macchinario e 45 minuti di posa. “Come il programma Fit”, spiega Marina, “anche quello Slim è adatto a tutti, senza distinzione di sesso o età, tranne ai portatori di pacemaker a causa dell’elettrofrequenza. Anche molti uomini optano per questo trattamento in quanto va ad agire in maniera mirata sia sull’adiposità sia sul ristagno dei liquidi, spesso presente anche nelle persone dalla corporatura magra”. Al termine dei 45 minuti di posa, Marina toglie fasce e bendaggi e mi spiega che per qualche ora dovrei evitare di fare la doccia affinché il prodotto residuo possa ancora penetrare e lavorare nel derma. La sensazione che provo è di piacevole “leggerezza” e noto che la mia pelle ha un colorito roseo, segno che la circolazione sanguigna è stata ben stimolata. “I risultati sono ben visibili dopo il quarto trattamento”, spiega Marina, “in alcuni casi di vecchia cellulite ad esempio sono stati davvero eclatanti”. Il trattamento è stato piacevole e interessante, nelle ore successive ho fatto anche tanta “plin plin” e anche questo sicuramente è positivo e indicativo. Sicuramente da ripetere. v

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i n vi aggi o

cara bau amica di etnia hmong Sto cercando Bau nelle strade di Sapa. È una signora di stirpe Hmong, uno dei tanti gruppi che costituiscono la moltitudine di minoranze etniche che abitano le remote regioni montane del nord del Vietnam. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

UN INCONTRO CASUALE E UN INVITO Gli Hmong - etnia originariamente proveniente dal sud della Cina - sono il gruppo predominante delle regioni montagnose del nord del Vietnam. Queste minoranze etniche sono ancora molto legate alle loro tradizioni e alla loro identità. Coltivano mais, legumi e naturalmente riso, e le loro colline terrazzate sono vere opere d’arte. Mentre molti uomini hanno abbandonato gli abiti tradizionali, costituiti da larghi pantaloni annodati in vita, una giacca con maniche lunghe e un berretto rotondo, le donne al contrario vestono ancora quasi tutte una gonna ricoperta da un grembiule sul retro, una giacca indaco con maniche ricamate e un corpetto. Caratteristici sono inoltre i gambali che ricoprono i polpacci fissati con lacci colorati, il cappello nero conico e naturalmente collane, bracciali e orecchini. Ritrovo Bau, la signora di etnia Hmong conosciuta giorni prima, in compagnia di alcune amiche seduta sui gradini della chiesa di Sapa. Sorridente mi viene incontro con il suo cesto in vimini e cerca di spiegarmi qualche cosa che invero non comprendo. Siamo comunque diretti al suo villaggio, ma ci vorrà ancora del tempo prima di raggiungerlo. Cinque persone, il sottoscritto, Bau e tre altri vietnamiti di etnia Hmong, i miei

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seguito di una puntura di un insetto che con un gesto istintivo ho staccato dalla mia spalla, forse una zecca. Ma la grande fatica sarà ben presto ricompensata quando raggiungeremo il villaggio.

Nella pagina precedente: seguo Bau fino al suo villaggio, il percorso sarà lungo. Le case del villaggio sono bucoliche, ma molto povere.

due zaini, tre ceste e diversi sacchi di provviste, tutto e tutti trovano posto su due motorette (!) in partenza. Dopo poco più di mezz’ora, su una strada tortuosa dalla quale a tratti si godono vedute mozzafiato sulla vallata e sugli imponenti terrazzi coltivati a riso, ci fermiamo al villaggio di Lala, una delle amiche di Bau, dove finisce la sconnessa strada carrozzabile e inizia il sentiero. Ci incamminiamo nel momento più caldo della giornata e ben presto il clima diverrà tanto tor torrido da farmi rimpiangere i molti acquazzoni dei giorni precedenti. La pista scende a valle, poi s’inerpica su piccoli costoni, attraversiamo boscaglie di fitta vegetazione tropicale, risaie infinite e guadiamo piccoli riali. Gli ultimi tre chilometri di risalita dal fondovalle sono i più faticosi. Il dislivello è importante, il sentiero sassoso e il sole alto nel cielo sopra le nostre teste, la mia dev’essere sicuramente paonazza. Anche le riserve d’acqua sono finite e l’ultimo rinfresco risale alla sosta al fiume. Nei pressi del villaggio, mi dice Bau - che pure pare provata dal caldo -, c’è un riale con acqua fresca che scende dalla montagna. Speriamo! Mi tormenta inoltre il prurito a

«Il villaggio

è aggrappato alla montagna»

ABITI TRADIZIONALI E POVERTÀ Il villaggio è aggrappato alla montagna tra pendii scoscesi e quasi completamente terrazzati a riso. Un’immagine bucolica in una vallata splendida, che però nasconde una vita povera, dura e laboriosa. Le case degli Hmong sono costruite con legno, bambù e paglia e poggiano sulla nuda terra. Vi è un camino o un braciere interno, un locale unico senza alcuna divisione o finestra. Così è anche la dimora di Bau, l’ar l’arredamento è minimo, un paio di letti - dei piani di assi di legno rialzati coperti con una stuoia -, pochissime suppellettili, un tavolo basso e nessuna sedia. Nella casa di Bau non vi sono servizi e nemmeno acqua. L’acqua da bere, per cucinare e per lavarsi la prendiamo al torrente che scorre poco lontano. Quando piove invece, si riempiono con l’acqua che cade copiosa dal cielo o dalle grondaie tutti i secchielli e le vecchie bottiglie di pet presenti in casa. Non ho invece ancora compreso dove sia la zona della toilette, mi arrangio comunque dove capita. Alloggio in una dimora molto modesta situata vicino a una stradina poco dopo l’uscita del villaggio. Attor Attorno campi di riso e di mais e una vista imprendibile sulla vallata. Qui Bau vive con due delle sue figlie: Cheng e Chon. Gli altri bambini sono col padre dal quale oramai da alcuni anni vive separata. Mi dice che beveva e non era un bravo marito, meglio sola, anche se la vita è dura, molto dura. La figlia possiede un telefonino, un vecchio modello di fabbricazione cinese come ce ne sono tanti qui. Non telefona mai perché il credito è quasi nullo, riceve solo occasionalmente alcuni messaggi ai quali non può rispondere. Nella memoria ha salvato alcune canzoni e un paio di video della durata di una decina di minuti che guarda sovente per ore, premendo in continuazione il tasto “repeat”. Quando i lavori di casa sono finiti e ha portato sufficiente legna dalla foresta, se non ha voglia di fare i compiti di scuola, passa il suo tempo attaccata al

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in via ggio Una vecchia signora del villaggio con la tradizionale pipa.

piccolo apparecchio fino a quando si scarica. Lo collega quindi a un cavo della corrente che pende dal soffitto e comincia anche lei a ricamare come fanno tutte le donne adulte. LE GIORNATE CON BAU Bau non sa né leggere né scrivere. Inizialmente non me ne ero accorto. Le avevo infatti mostrato una cartina della vallata per comprendere dove fosse il villaggio e lei non aveva faticato minimamente a spiegarmi le varie ubicazioni. Riconosceva infatti i segni che corrispondevano ai nomi delle comunità. Ci vorrà l’etichetta di una bottiglia della quale non conosceva il contenuto per tradirla. Mi dice che molte persone nel villaggio non sono andate a scuola. Lei comprende solo i numeri. Sua madre è morta quando aveva dieci anni, la sua famiglia era povera e lei ha dovuto occuparsi della casa, del padre e dei fratelli minori. Bau è molto premurosa, la vedo contenta della visita, anche se sovente ci comprendiamo solo a gesti. L’aiuto come posso nelle faccende di casa e le compero qualche riserva alimentare. I menù della cucina sono però quasi sempre gli stessi: riso, una strana sorta di grandi funghi bianchi che non ho mai visto in precedenza, soia e ossa di maiale quasi senza carne, ma con molto grasso, che dà gusto alle pietanze.

«In Vietnam

un bel sorriso può fare miracoli»

Nella capanna dove vivo vi è solo un piccolo braciere per cucinare.

Fortunatamente le riserve di vino di riso della casa sono copiose e ciò aiuta indubbiamente la digestione e favorisce l’allegria fino a quando la stanchezza non ci vince e ci addormentiamo. Questo accade al più tardi alle nove di sera. Il risveglio è comunque all’alba, le giornate nei villaggi Hmong cominciano già alle cinque del mattino. Oggi, alle dieci del mattino ho già annotato sul mio diario una lunga camminata e la visita al padre di Bau, che vive tutto solo tra le risaie, in una bucolica casupola decorata con moltissimi fiori. Ho cercato invano di comunicare con lui, ma per finire mi sono rassegnato a guardarlo giocare con i suoi cani mentre Bau filtrava pazientemente l’acqua di grandi catini nei quali stava preparando i colori per gli abiti tradizionali. Sovente lascio però Bau e passeggio nel villaggio o vado alla scoperta dei dintorni. Incontro inevitabilmente altri indigeni, penso oramai sappiano tutti chi io sia, anche se ognuno mi chiede comunque sempre il nome e da dove vengo. Poi cercano di vendermi i loro prodotti artigianali o qualsiasi altra cosa che pensano possa interessarmi. Non è di conseguenza sempre facile allontanarsi senza dare l’impressione di essere scortese. In Vietnam comunque, un bel sorriso può fare miracoli. v

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l av or et t i

gli omini

stecco SEGUI

la rubrica sul profilo fb: incanto

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il video tutorial sul canale youtube: illustrazione ticinese

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le schede da collezionare su: www.illustrazione.ch idea, disegni e realizzazione Anto antonella@illustrazione.ch

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Cosa ti occorre: bastoncini di legno grandi (si trovano nei reparti di bricolage), resti di tessuto di tutti i colori e fantasie, pennarelli indelebili dalla punta fine, colla stick, forbici dalla punta ar arrotondata. 1. Scegli due tessuti che si abbinino per formare il look di un ometto, o una donnina. Un tessuto sarà la maglietta, o la giacca, l’altro invece diventerà la gonna o il pantalone. Tagliali

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calcolando che la stoffa dovrà girare attorno allo stecchetto. 2. Incolla maglietta e gonna sullo stecchetto, unendo le due estremità sul retro, al centro dello stecchetto. Lascia uno spazio di ca. 2/3 cm in alto, per poter disegnare la testa. 3. Disegna la testa e le gambe. Sulla stoffa aggiungi dei dettagli, per esempio un colletto, dei bottoni, dei taschini. 4. Potrai usare gli omini come segnalibro, come marionette o, personalizzati, come segnaposto sulla tavola, di Natale magari...

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oroscop o PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI OTTOBRE 2017

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

Mercurio e Giove transitano in un settore importante per voi, specie se avete a che fare con la finanza. Saturno e Urano positivi aiuteranno chi fra voi ha assunto un ruolo di comando, con l’idea di apportare nuovi stimoli ed esperienza. Sole e Venere in opposizione vi suggeriscono però di non pensare solo alla vostra ambizione, ma al sostegno della colcol lettività. Date il giusto valore al tempo e alle persone con cui collaborate. Dal 23.10, Marte si sposterà anch’esso nel segno opposto toccando la vita di coppia. Critico il Novilunio del 19.10. Cambiamenti importanti in vista. Sor Sorprese per i single. Salute: prudenza alla guida e nello sport, soprattutto nei giorni 17,18 e 19.10 e dal 25 al 27.10. Per voi della 1. decade ora inizia un transito delicato. Giove ha appena fatto il suo ingresso nel segno opposto, dove rimarrà un anno intero. Dal 17.10 anche Mercurio si troverà in questa posizione, ma per poco, così come il Sole dal 23.10 fino al 22.11. Sarà un periodo che richiederà un uso parsimonioso delle energie, prudenza negli spostamenti, nelle trattative con soci, collaboratori e autorità. Cercate di evitare situazioni incresciose e coinvolgete anche il partner nelle vostre scelte. Marte vi sarà favorevole fino al gior giorno 21.10 e promuoverà la complicità. Salute: importante proteggere la gola e riposare a sufficienza. Nei momenti di tensione ritiratevi. Critici i giorni dal 27.10 al 30.10. A favore fino al 22.10 c’è il Sole e Venere fino al 4.11, influssi che regaleranno gioia e benessere e una vita sociale stimolante. E dal 23.10 anche Marte si disporrà in trigono regalando vitalità e passione, favorendo la vita di coppia. Il novilunio del 19.10 potrebbe riser riservarvi delle sorprese intriganti. Giove e Mercurio saranno in Scorpione e stimoleranno il vovo stro genio creativo. Sarete spinti nella ricerca sia a livello formativo, sia di salute. Potreste quindi orientarvi verso terapie alternative, lo yoga, l’arte, la scrittura. Migliorano le finanze grazie al vostro fiuto per gli affari, ma dovrete imparare a gestire meglio le spese. Questo sarà il periodo per stipulare nuovi contratti. Novità interessanti in famiglia. Inizia per voi un ciclo di grande rinnovamento, di cui coglierete i frutti più tardi. Intanto l’ingresso di Giove in Scorpione per ora favorirà voi della 1. decade. Mercurio rimarrà nella stessa posizione dal 17.10 al 4.11, stimolando il vostro ingegno creativo. Nel lavoro vincerà chi si applica con logica, precisione e pragmatismo, come vuole Marte dalla Vergine fino al 21.10. Poi si disporrà in moto critico, e dal 22.10 dovrete muovervi con più prudenza. Venere dissonante porterà un po’ di frustrafrustra zione in famiglia, attenzione ad elargire denaro con facilità. Giovani siate più responsabili. SaSa lute: non abusate delle vostre energie, specie tra il 17.10 e 20.10 e dal 25 al 27.10.

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

Le energie stanno piano piano cambiando: Giove è passato in posizione ostile, dove resterà per un bel po’ toccando l’ambiente familiare a dipendenza del vostro ascendente e della situazione personale. Mercurio lo sarà dal 17.10 al 4.11 provocando un certo nervonervo sismo dovuto a conflitti di potere. Ma dove c’è amore c’è comprensione, ve lo dice Venere ancora presente in Bilancia. Marte si sposterà in questo segno a partire dal 22.10, aiutandovi a superare la stanchezza che potrebbe derivare dal passaggio del Sole in Scorpione dal 23.10. Non è da escludere che il novilunio del 19.10 porterà un cambio di residenza, di lavoro o di situazione affettiva per alcuni di voi, per ripartire con nuova motivazione. Marte ancora nel segno fino al 21.10 rende dinamici. Inoltre importanti transiti nel segno dello Scorpione vi regaleranno benessere, fiducia e scaltrezza negli affari e nelle trattative commerciali. Pertanto riuscirete ad ottenere contratti o appalti importanti. Muovetevi anche nel caso voleste riqualificarvi, partire per studiare o specializzarvi in un ramo a voi congeniale, chiedendo una borsa di studio o un prestito. Venere vi sarà favorevole. E in mezzo a tutto ci saranno anche gli affetti più cari, godetene. E se ci sta va bene anche un soggiorno in una stazione termale, soprattutto se non siete più giovanissimi. Periodo ideale anche per un eventuale intervento chirurgico. Il Sole sarà nel segno fino al giorno 22.10, Venere fino al 4.11 regalando benessere. Poi arriverà anche Marte dal giorno 22.10, stimolando l’azione, mentre si faranno sentire gli influssi nello Scorpione che acuiranno il vostro ingegno creativo. Non è certo il caso di tentennare se intuite un’opportunità o un affare che potrà migliorare la vostra situaziosituazio ne economica. Unico momento critico in cui dovrete muovervi con la massima prudenza sarà durante il novilunio del 19.10. In amore tutto potrà accadere, anche liberarvi da una situazione di dipendenza. Possibili cambi di residenza. Salute: yoga, danza e massaggi orientali, ecco le coccole per voi. Depurate mente e corpo. Questo è l’inizio di una stagione importante per molti di voi, specie se avete fra i 40 e i 50 anni! Chi ha già Giove nel segno dalla nascita, provi a fare un bilancio degli ultimi 12 anni. Qual è stato il vostro vissuto? Come vi sentite oggi? Allora i transiti erano critici rispetto a Giove. Sebbene il tema personale faccia la differenza, in ogni caso per voi si apre un nuovo ciclo di vita, nuovi orientamenti, nuove attività, interesse per la reincarnazione, un viaggio speciale. Voi giovani potrete approfitapprofit tare del passaggio di Mercurio per cogliere opportunità uniche nel lavoro o negli studi. La legge e la medicina sono settori adatti a voi. In amore cercate di essere chiari. Forse dovrete fare anche scelte importanti.

> ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-17

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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

c SAGITTARIO 23/11 - 21/12

d CAPRICORNO 22/12 - 20/1

PREVISIONI PER LA SECONDA METÀ DI OTTOBRE 2017 Marte vi infastidirà ancora per poco, perché dal 22.10 si sposterà nel segno amico della Bilancia, dove ancora si trova Venere. AmiAmi cizie o conoscenze importanti vi aiuteranno a districarvi in una situazione critica. Giove è passato in Scorpione, dove rimarrà a lungo e, a dipendenza del vostro Ascendente, potrà favorirvi o infastidirvi. Magari avete ancora un contenzioso aperto da chiudere. Anche Mer Mercurio transita in questo segno dal 17.10 al 4.11, mentre il Sole sarà lì dal 23.10 al 22.11. Questi influssi astrali spingono ad approfondire il senso dell’esistenza e degli eventi vissuti, ma stimolano anche l’interesse per le filosofie orientali. In amore svolte importanti possibili. Marte sarà ancora favorevole fino al 21.10 e questo potrà aiutarvi a programmare i nuovi obiettivi, che grazie al passaggio di Mercurio in Scorpione dal 17.10 al 4.11, dove soggior soggiornerà a lungo Giove, troveranno terreno fertile per essere realizzati nei prossimi mesi. Plutone e Giove favorevoli spingono in alto, magari anche verso la politica. Per voi giovani ci saranno molte opportunità di lavoro in vista, grazie agli amici che faranno da tramite. Chi invece sentirà maggiormente l’influsso di Nettuno e di Saturno sarete voi oltre i 50 anni, orientati verso nuovi ideali da condividere con gruppi simili. Finanze e amore non sono propriamente armoniche ora, per cui siate prudenti. Salute: critico il novilunio del 19.10.

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 10-17

e AQUARIO 21/1 - 19/2

f PESCI 20/2 - 20/3

Il Sole sarà in trigono fino al giorno 22.10, Venere fino al 6.11, due pianeti che vi sosterranno ancora per un po’ e vi aiuteranno a vedere il lato positivo della vita, contrastando gli effetti dissonanti di Mercurio e Giove in Scorpione, segno con il quale non avete affinità. Quello che potrà fare sarà suscitare invidia e conflitti di potere. Vi verrà in aiuto Marte dal giorno 22.10 spostandosi in Bilancia. Interessante il novilunio del 19.10, che regalerà un’atmoun’atmo sfera intrigante con la persona del cuore o anche portare un incontro inaspettato. Certo l’amore è il balsamo curativo allo stress del lavoro. Molto utile anche lo yoga, la danza, i ritmi orientali. Rinascere in autunno, ebbene sì. Giove si è posizionato in Scorpione, dove rimarrà a lungo, sostenuto in questo periodo da Mercurio, mentre il Sole lo sarà dal giorno 23.10. Se appartenete a questi due segni, sarete i favoriti. Giovani e meno giovani datevi da fare, drizzate le antenne, affinate i vostri sensi, per cogliere tutte le belle opportunità che arriveranno presto e potrebbero portarvi lontano. Marte in opposizione fino al 22.10 potrebbe rendervi insofferenti, ma non temete, presto vedrete il mondo da un’altra prospettiva. La necessità potrebbe spingervi verso tematiche spirituali o paranormali. E l’amore dove lo cer cercate? Regalatevi delle coccole in un bel centro benessere.


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I SOGNI

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ognare è normale e anche se non li ricordiamo, durante la notte noi passiamo attraverso diverse fasi di sonno caratterizzate da sogni più o meno incisivi e che quindi possono non essere ricordati al risveglio. Parlare di sogni è un argomento delicato, infatti sognare vuol dire esprimere in modo inconscio i propri sentimenti e le proprie sensazioni Pin120 più remote e profonde. Solitamente le persone che non conoscono il significato dei sogni tendono a idealizzare o addirittura a spaventarsi per ciò che sognano.

In realtà basta rivolgersi a persone esperte in Pin125 questo settore e potrete scoprire che non è così semplice dare un’interpretazione ai sogni. Il nostro subconscio può tramutare una nostra paura o un nostro blocco interiore dandogli una forma diversa, come animali, eventi atmosferici o avvenimenti; quindi se sogniamo delle scale, non è scontato Pin112 che dovremo per forza affrontare salite impervie o fare grandi sforzi, ma potrebbe voler dire che abbiamo davanti a noi un progresso da costruire passo a passo, oppure che per raggiungere un risultato dovremo superare gradualmente alcuni ostacoli e via dicendo.

Spiegare il significato di ciòPin101 che si sogna in poche righe non è possibile, però provate a consultare persone serie e preparate, vi accorgerete che il vostro sonno porta “consiglio”. È necessario inoltre precisare che esistono diverse tipologie di sogni, Pin165 cioè esistono i sogni onirici che si prestano ad essere interpretati e quelli cosiddetti diurni perché sono in realtà il filtro di quello che abbiamo vissuto durante la giornata e di questi viene fatta una diversa interpretazione dal momento che, a differenza da quelli onirici, in quelli diurni vengono messe in evidenza gli eventi che più hanno influito sul nostro sistema nervoso e sulla nostraPin145 mente, come rabbia, felicità, dolore o altre sensazioni.

Rivolgervi allora ad un esperto in oniromanzia, vi accorgerete presto di quante sfaccettature del vostro carattere potrete scoprire, e di come potrete affrontare la vita di ogni giorno in 228di tenere sempre sul modo diverso e magari 0901588 più sereno. Ricordatevi comodino carta e penna per scrivere il vostro sogno immediatamente, + Pin prima che si dissolva con il risveglio.

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