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TICINESE
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
N° 11 - 1 NOVEMBRE 2008
ARREDARE Un’oasi di tranquillità VIAGGI Una nuova avventura africana
DANIELE FINZI PASCA L’artista ticinese che produce meraviglia
«Risposte chiare a questioni assicurative complesse. Parola mia.» Martin Zellweger
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SOMMARIO
IN PRIMIS Daniele Finzi Pasca è autore, regista, coreografo e clown, nonché fondatore del teatro Sunil. Il suo spettacolo Icaro, che racconta l’incontro e il viaggio onirico di due compagni di stanza d’ospedale, è stato rappresentato
4 Fuorionda L’origine delle parolacce
6 Scelti per voi La rubrica a misura di lettore
8 Scriv in dialètt Se gh’an da diss i nóni e i nevodin?
10 Ma tu lo sai? Una risposta ai tuoi perché
12 L’intervista Con la testa tra le nuvole
oltre 700 volte
20 A tavola in Ticino Golose pizze e cucina tradizionale
26 Internet
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Informatica del futuro o futuro dell’informatica? (6ª parte) nel mondo, e il 29 verrà ospitato, in occasione del 25esimo di attività della compagnia, anche al teatro Cittadella di Lugano. Ma riassumere in poche righe l’opera e i progetti di Daniele Finzi Pasca, nominato nel 2007 miglior regista a Broadway, è semplicemente impossibile. Per questo vi invitiamo a scoprire di più su di lui leggendo l’intervista a pagina 12. Nell’edizione virtuale di Illustrazione Ticinese, è inoltre possibile scaricare le immagini dello spettacolo Icaro e un trailer di Nebbia. Trovate invece le ultime tendenze in fatto di arredamento a pagina 35, per sapere come trasformare la propria casa in un ambiente rilassante e accogliente. Se non sapete come trascorrere un uggioso fine settimana novembrino, leggete invece il reportage della rubrica Destinazione famiglia a pagina 56. Potrebbe darvi uno spunto interessante. Gli amanti di viaggi potranno partire con Roberto Schneider alla volta del Mali leggendo la prima puntata del suo nuovo viaggio, raccontato a pagina 52.
La redazione
28 Salute Herpes, compagno per la vita
32 Appuntamenti Bellissimo
35 Arredare Ritorno alla natura
38 Sondaggio Che fate per le vacanze autunnali?
40 Spacca… TI La Chiesa di S. Maria degli Angeli di Lugano
43 Penne, pennelli e pasticci Il libriccio
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44 Oggi parliamo di… Peccato che non si vede più il lago!
46 Sport Le mie vite… parallele
50 Cani, gatti & Co. Quando il padrone è in vacanza
53 Viaggi Ouaga: il destino della famiglia K - Mali (1ª parte)
56 Destinazione famiglia Trasparenza forgiata col fuoco
58 Motor Time Prego, accomodatevi La donna è mobile... l’uomo pure
63 Oroscopo Le previsioni di Cloris per il mese di novembre
66 Cruciverba Caccia al personaggio
Troverete la prossima edizione di llustrazione Ticinese, nella vostra bucalettere a inizio dicembre.
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IN COPERTINA: Daniele Finzi Pasca (foto Ti-Press/Gabriele Putzu)
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FUORIONDA
L’ORIGINE DELLE
PAROLACCE “Chissà perché le prime parole che impariamo di una lingua sono sempre le parolacce!?” (Gianni Rodari). testo Roberto Rizzato
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onfucio diceva: “Subire un’offesa non è nulla, basta non interpretarla come tale”. Oppure conviene interpretarla in senso... etimologico. L’etimologia, com’è noto, studia il “vero significato” delle parole; o comunque cerca di spiegarne l’origine. È curioso
«Diverse parolacce derivano e dal greco e dal latino» notare come, nonostante la lingua italiana abbia ereditato le sue vocali e le sue consonanti dal latino, siano state però utilizzate le prime due lettere greche (a = alfa e b = beta) per creare la parola stessa “alfabeto”. Mentre a (= “ alfa”) e W (“omega”), la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, spesso si trovano ancora sulle tombe a indicare l’inizio e la fine di una persona, cioè la data di nascita e quella di morte. In ogni caso parecchie parole della lingua italiana e soprattutto diverse parolacce derivano e dal greco e dal latino. Ad esempio idiota, termine che presso gli antichi Greci signifi-
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cava semplicemente “privato cittadino”. L’idiota era in pratica un cittadino senza cariche pubbliche. Da lì poi si sviluppò la valenza offensiva della parola, che cominciò a significare “persona esclusa dalle cariche pubbliche”, in quanto incapace e quindi inferiore agli altri. Un idiota, appunto. Anche la parola imbecille, originariamente aveva un significato assai innocuo, perché non alludeva a deficienze mentali, ma solo a un po’ di debolezza fisica. Imbecille, voleva dire “che si regge col bastone”. Di norma si riferiva alle persone convalescenti, ovvero (come dice la parola stessa, dal latino “convalescere”) a coloro “che devono riprendere le forze”, dopo una malattia che li ha costretti a letto. Babbeo invece è un termine sostanzialmente onomatopeico, cioè una di quelle parole che evoca già con il suono il proprio significato. Nella fattispecie tutta questa serie di “b”, in babbeo, esprime un senso di balbettio, di impaccio nel parlare, proprio della persona timida, maldestra e perfino un po’ sciocca. Più o meno come il termine babbione. L’aggettivo bisbetico ha un’etimologia più curiosa; deriva dal verbo greco “amfisbeteo”, che significa “vado in due direzioni opposte”, cioè in senso figurato: “sono di diversa opinione”. Di conseguenza è stato detto bisbetico chi sempre eccepisce, non è mai d’accordo e seguita a contestare le opinioni altrui. Fesso non è altro che il participio passato del verbo latino fende-
re. Come dire “spaccato in due”, ovvero con la testa rotta. Altra parola dall’origine molto particolare è isterico. Anzi, già sorprende che si possa declinare pure al maschile, considerato che deriva dal greco “isterikos”, che vuol dire “proprio dell’utero”. Etimologicamente isterico sarebbe quindi chi “ragiona con l’utero”. Anticamente, addirittura, il comportamento isterico veniva detto “mal di madre”, perché si credeva che derivasse da una disfunzione uterina... Infine mignotta: sarebbe semplicemente la contrazione della formula anagrafica “di madre ignota”, che i funzionari pubblici scrivevano per brevità “di m. ignota” e poi, sempre più abbreviando, “m. igno-
«La parola imbecille aveva un significato innocuo» ta”. Siccome ad abbandonare i neonati erano perlopiù delle donne di malaffare, il termine mignotta finì per assumere quel significato non proprio edificante che lo caratterizza tuttora come una vera e propria parolaccia.
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La corsa con i tacchi
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La rilegatrice dei libri proibiti Romanzo di Belinda Starling, 480 pagine, Neri Pozza
Chi lavora nel campo dell’editoria, come è il nostro caso, ma anche tutti coloro che amano i libri, troveranno affascinante questo romanzo. Un’accurata ricerca storica è stata la base per raccontare un mondo, quello dell’editoria, attraverso gli albori dell’emancipazione della donna e dall’abolizione della schiavitù, in una Londra di fine Ottocento, che sembra tanto lontana ma che in fondo è dietro l’angolo. Particolarmente interessante tutta la parte descrittiva del lavoro di rilegatura. Dalla scelta dei materiali, a quella dei temi della copertina. Purtroppo l’autrice, giovanissima, è deceduta a seguito di un intervento chirurgico poco dopo la stesura di questo suo primo romanzo.
Abbiamo letto
http://www.news.com.au/dailytelegraph/sto ry/0,22049,24281640-5006009,00.html A noi sembra piuttosto demenziale, oltre che davvero difficile, eppure ben 265 donne hanno partecipato alla Stiletto Sprint di Sidney, una corsa che consiste in uno sprint di 80 metri calzando scarpe con tacco alto almeno 7 cm. Tante sono state le impavide da far entrare la gara di questa ultima edizione nel Guinness dei primati. I 5’000 dollari in palio se li è aggiudicati la 18enne Brittney McGlone, che però era decisamente avvantaggiata, visto che è un’ostacolista sui 400 metri!
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SCRIV IN DIALÈTT
SE GH’AN DA DISS I NÓNI E I NEVODIN? L’esperienza la vâr ammò quaicoss: ma la và segund i témp, che i’è mia quii d’una volta. scrivüt dal Pier Baron
P
rövemm a pensâg sü, ma bisögna vess bon da fall (e mì som mia tant sicür da vess bon da riflett) sü quéla che in italiàn la sa ciàma “la nonnità”. Intànt mia tücc chi che vegn vécc i’è nóni e mia tücc i nóni i’è anziàn. Ta trövat anca nóni a cinquant’ann, ma - segund i statistic - la magioranza di nóni i sa tröva lì fra i 60 e i 75 ann. Na volta, pàrlum da cinquanta e passa ann fà, chi che rivàva a quel’età lì i’évan (se mia in magioranza, quasi) mia tant in gamba, sa disaress un po’ malstransc, anca stracch d’una vita dificila, passàda spéss a lavorà la tèra e a cùrig adré ai bésti. E come tücc i sann, la tera l’è bassa. In quii temp là i nevód i’evan tanti da nümar: e i nóni i’evan poc. In famiglia gh’éva anca una deséna da per-
«Mia tücc chi che vegn vécc i’è nóni» son. Ma sa vivéva men: scampà püssée che 70 ann l’eva mia fàcil. I statistic i ma dìsan che incöö quasi ul 50 par cent di nevód i gha ammò i quàtar nóni, ma da spéss ta trövat un nevód ünic par tücc e quàtar i nóni. Cinquanta e passa ann fà i divorzi i’evan pôc: i pà i lavoràvan spéss lontàn dala famiglia e la miéé, la dòna, la dovéva stâg adré all’edücazion di fiöö. I nóni, a gha sa dava anca dal “voi” par ul grand rispett, i stava spéss inséma a fiöö e nevodin, in dala stessa cà.
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Incöö i gh’an ul so apartamént, donca i stann mia inséma a fiöö e nevodin. Quand che quisti chi, i nevodin, i gh’an fra i 6 e i 10-11 ann, ta lì che ul nóno e la nóna i diventa importantissim se i’è bon da mövas in dala manéra giüsta. Quela dal “sostegno utile” ai genitór, nal senso da mia fà trop ropp in dala edücazion, magari ul cuntrari da quel che i fann in famiglia. Ma da véss disponibil a dâgh na man. Nel mè pìcol, par quel che al po’ varé, a cerchi da interessà i nevodin: giügaa inséma a scacchi, insegnàg a tegnì in man la rachéta dal tennis, lég ul giornal, portài in montagna par fà pasegiàt o mett sota i scì e cercà da fà i cürvi come Dio comanda. Ogni tant a rìdom di noss sbagli, sa guàrdum adoss e alora, par ul nóno, gh’è mia danée che po’ pagà quand che ta védat di öcc “cunt dent la lüs”, come al scrivéva ul mè zio Bernardin Baron, in una sò bèla poesia. Dopo, magari, quand i riva là vers ai quindas ann i “scapa via”: i stüdi, i amis, i interess diferént. Ma se lì a cavall di dés ann ta riéssat a trasmett quaicoss püssée che fâgh i regài par Natal: nüm (disi nüm là vers i setanta primavér) podaressum anca cercà da parlàg sü dialètt, quel che magari em mia fài cunt i noss fiöö e tosann. Cert che una quài espression a dévom inventàla, ul dialètt che em imparàt nüm cunt i compagn da scöla al gh’éva mia ropp da globalizzazion, sms, blogs e tütt quel che gira al dì d’incöö. Magari sa po’ mia fann a mén da dâgh una stangàda all’ültima vocal dala parola italiana (globalizzazion), ma cunt i nevodin sa po’ mia parlà domà da spazzacà, sciüee, basciott e cünili, dal Tesin d’una volta. Ma vâr la péna da légic sü i poesì dal Grignola, dal Scamara, dall’Alina Borioli
«Cert che una quài espression a dévom inventàla» (l’”Ava Giuana”, in dialètt leventinés, la ta fà vegnì sü la pell da galina), cunt la tradüzion in italian: inscì ta sett sicür che quaicoss a resta, parché ta sett, bén o maa, testimoni di ann Cinquanta (195060), quand che sévum gióvin nüm e ul canton al cambiava la fàcia, cunt sémpar men gent a lavorà la tèra e sémpar püssée a setass giò süi cadrégh, par fa l’impiegàt, ul banchee, l’assicüradoo. E se i nevodin i sann “da dova végnum”, da sicür i farann men error, i sbaglieran men nal ciapà decision e responsabilità. Fà ul nóno (o la nóna) l’è un “mestee” dificil, come fà ul genitor al dì d’incöö. Ma var la pena da bütass denta, füdess domà par vedé i öcc di bagài “cunt dent la lüs”. Se vöruf savenn püssée, ta chì un bel lìbar “Nonni e nipoti: un rapporto educativo” (fài dai profesôr Mario Gecchele e Giovanni Danza, ed. Rezzara, Vicenza, 1993). Ul nóno al dév tirà föra quel che al gha dénta, ma senza ingerlàg (imporre) sü ai nevód la sò esperienza: al dév vess bon de scoltà quel che i dìsan e mia cercà domà da fass vöré ben compràndog regài o meténdo sü un quai cent franc sül librett da risparmi di nevodin. Alura sì, come i dìsan quii che sa na inténd, che “sa cress inséma”. Provii, donca, par créd.
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SAI PERCHÉ I TESSUTI INGIALLISCONO? Tutti i tessuti bianchi con il tempo ingialliscono, perché si ricoprono di sostanze che sottraggono la componente blu-viola della luce riflessa, che quindi non può più risultare bianca. L’unico modo per farli ritornare bianchi è in realtà un artificio. Gli sbiancanti ottici, come dice bene il nome, non sono altro che sostanze fluorescenti che si aggiungono ai tessuti. Queste sostanze assorbono i raggi ultravioletti del sole, invisibili all’occhio umano, e li trasformano in luce blu-viola visibile che compensa il colore giallo dei tessuti, facendoli apparire più bianchi.
SAI COSA ASCOLTIAMO?
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FURBO DALLE TRE COTTE
TRANELLO? Questo vocabolo, che significa imbroglio, inganno, deriva da trainare e dall’antico termine trainello, che era un richiamo per la caccia agli uccelli e da tranelli, che erano addestatori di falchi. A sua volta questi due termini derivano dal francese antico trainel. I trainel erano uccelli o lepri impagliati, utilizzati per addestrare i falchi alla caccia. Falco tinnunculus.
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1° L’eleganza del riccio di Muriel Barbery 2° Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson 3° La ragazza che giocava con il fuoco di Stieg Larsson Classifica dei libri più venduti in Ticino, realizzata in collaborazione con la Libreria Segnalibro, Lugano.
SAI CHI HA INVENTATO
SAI DA COSA DERIVA
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SAI COSA LEGGIAMO?
SAI PERCHÉ SI DICE
Questa espressione, utilizzata per descrivere una persona molto furba, deriva dalle antiche procedure di lavorazione e raffinazione di materie prime, come ad esempio lo zucchero, per le quali le diverse cotture (cotte), in genere tre, trasformavano la materia prima grezza in un prodotto finale perfezionato. Antica raffineria di zucchero.
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LA BANCONOTA? La prima moneta in forma cartacea è stata inventata in Cina nel VI secolo. Anche in Medio Oriente, un paio di secoli dopo circolavano dei fogli di credito utilizzati dai mercanti arabi e chiamati shek (da qui l’origine dei nostri chèque!) con la caduta dell’Impero islamico però l’uso di questo tipo di moneta cadde perché troppo poco affidabile. Si dovette aspettare il 1661, quando una banca svedese di StoccolVecchia banconota da 5oo lire ma ri- emessa dalla Banca d’Italia. prese l’idea ed emise la prima banconota.
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L’INTERVISTA
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CON LA TESTA
TRA LE NUVOLE Un quartiere, Molino Nuovo, una città, Lugano, un viaggio in Oriente, il ritorno in Ticino, la creazione di una compagnia tea-
trale. Poi, a poco a poco, il riconoscimento, collaborazioni con circhi prestigiosi, fino alla ribalta planetaria firmando la spettacolare cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di Torino 2006. Abbiamo incontrato il regista, clown, acrobata e creatore di immagini poetiche Daniele Finzi Pasca, un uomo con… tanti grilli in testa… testo testo Marco Marco Ortelli Ortelli -- foto foto Ti-Press/Samuel Ti-Press/Samuel Golay, Golay, Gabriele Gabriele Putzu Putzu
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L’INTERVISTA
H
o incontrato Daniele Finzi Pasca in alcuni luoghi per lui “magici” di Lugano, la città in cui ha emesso i primi suoni, mosso i primi passi, giocato i giochi infantili e in cui ha dato vita ai primi spettacoli con il Teatro Sunil, che proprio in questi giorni compie 25 anni. Davanti a me, un uomo di spettacolo, riconosciuto a livello internazionale per le sue creazioni che aprono nella mente degli spettatori il varco della meraviglia. Dittafono in mano ho registrato i suoi suoni in forma di parole e, nel momento della stesura del resoconto dell’incontro che state per leggere, mi si è presentata l’immagine di un bambino che realizza bolle di sapone, grandi e piccole, più o meno resistenti. Eccovi allora una successione di bolle contenenti parole, immagini, ed emozioni, quelle che Daniele Finzi Pasca ha creato un mattino, di passaggio, a Lugano… SIAMO DAVANTI AL TEATRO CITTADELLA “La Cittadella è il teatro dove ho sognato il teatro. Ritornare nei luoghi in cui sono cresciuto evoca l’immagine della nostalgia, che caratterizza il mio modo di fare teatro. La nostalgia è un movimento interiore difficile da definire. Vedi un sole calare, osservi il mare da una stanza, e di colpo entri in uno stato che ti conduce a porti domande sul futuro, sul senso della vita, sul tuo andare e ritornare in un luogo che non è solo fisico…”. CI SPOSTIAMO DI QUALCHE METRO. TROVIAMO UN ALBERO, QUEL CHE RESTA DEL GIARDINO (E DELLA CASA) IN CUI IL BAMBINO DANIELE È CRESCIUTO “Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia in cui tutto ciò che aveva a che vedere con la creatività, ogni piccolo disegno o schizzo, veniva raccolto e conservato da mia madre, e ogni volta era una festa, la creatività veniva festeggiata. Probabilmente anche crescere in una camera oscura, mio bisnonno, mio nonno e mio papà essendo fotografi, ha come mosso dentro la sensazione di poter giocare in forma alchemica con la realtà, di poterla ricostruire. Sono stato un bambino che probabilmente è cresciuto in un luogo ideale per poter poi sviluppare un giorno certi sogni”. SALIAMO AL PARCO SAN MICHELE “C’è un altro elemento sul quale ho lavorato per diversi anni. Come uomo di teatro cerco di trovare degli elementi universali, di raccontare storie in cui molti possano ritrovarsi. Una delle cose che ho scoperto e riscoperto molte volte, una delle cose che tutti hanno ben presente, è il cielo. Alcuni magari non hanno mai visto il mare, o addirittura delle piante, altri hanno visto cose che non immaginavano di vedere, una balena piuttosto che
SCHEDA BIOGRAFICA Nome: Daniele Cognome: Finzi Pasca Data di nascita: 10 gennaio 1964 Stato civile: “innamorato” Professione: clown, regista Domicilio: Novazzano
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un elefante, il cielo, invece, è qualcosa che tutti conoscono, è un riferimento comune. Il cielo evoca molti pensieri, sull’infinito, su cosa c’è sopra, su chi siamo noi sotto e su che cosa c’è sotto di noi. Ecco, il Parco San Michele, sin dall’inizio del Teatro Sunil, è stato il luogo in cui con amici ci si trovava a conversare, a filosofeggiare sulle questioni attorno alle quali in molti riflettiamo. Quando ritorno al Parco, ogni volta mi fa piacere rivedere quel filosofeggiare clownesco, alla sempliciotta”. SCENDIAMO AL CIRCOLO VELICO “Mi appassiona la velocità poco rumorosa, il silenzio che avvolge l’andare in barca a vela. Qui ho imparato a veleggiare da bambino, il vento dà un senso di libertà molto particolare, procedi spinto da qualcosa di impalpapile. E poi è bello battagliare con il vento…”.
«Il cielo evoca molti pensieri» QUESTA BOLLA PARLA… DI UN INCONTRO IMPORTANTE “Avevo sette anni quando ho incontrato Fabrizio Arrigoni, giovane appassionato di circo e monitore di ginnastica che ha influenzato me e altri. Un compagno, un amico, che in occasione della cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di Torino 2006 apriva lo spettacolo vestito da clown bianco. Da monitore è diventato un amico per la pelle. Lui mi ha proprio infuso la passione per lo spettacolo, che inizialmente vedevo come forma di intrattenimento piacevole e che poi col tempo è diventato la ricerca di costruire il bello, un bello carico di onirismo”. DEL VIAGGIO IN INDIA “Mi sono formato attraverso gli incontri, incontri preziosi, attraverso i viaggi. A 19 anni, durante l’ultimo anno di Liceo, ho piantato tutto e sono partito, ho fatto un viaggio di sei mesi in India come volontario, che ha marcato il mio prima e il mio dopo. È stata un’esperienza con me stesso, come un viaggio iniziatico. È stato il mio incontro con l’Oriente, con la parte magica, notturna, carica di profumi mai sentiti, di gusti mai provati, di spezie, di odori violenti di morte. Tutto questo mi ha dato una spinta verso un’altra dimensione. Un mio conoscente mi diceva sempre che non si cresce come le piante, pezzettino dopo pezzettino, ma a balzi, di colpo passi da una parte all’altra. È un’esperienza da consigliare, quando insegno o trovo giovani attori, spesso dico loro di non stare necessariamente troppo o solo in teatro, allenandosi e studiando, ma di vivere un’avventura, partire per il grande Nord, fare qualcosa che ti obblighi ad avere anche paura, a sentirti solo e abbandonato, insomma, qualcosa che rappresenti un passaggio, una porta da attraversare, ma con fati-
“Quel che resta del mio giardino di casa”.
“Amo il silenzio che avvolge l’andare in barca a vela”.
Da piccolo...
Sfogliando il libro dei sogni di Federico Fellini.
“La Cittadella è il teatro dove ho sognato il teatro”.
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L’INTERVISTA
ca. Questo tipo di esperienza è fondamentale nella vita, perché altrimenti si rischia di mancare l’appuntamento con se stessi”. DEL TEATRO SUNIL “Al mio ritorno dall’India mi sono totalmente immerso nell’esperienza teatrale. Con Maria Bonzanigo, altro incontro decisivo, e con mio fratello Marco, cui poi si sono aggiunte altre figure importanti quali Antonio Vergamini e Hugo Gargiulo, abbiamo continuato a cercare risposte alle domande che si erano formate negli anni dell’adolescenza. A distanza di 25 anni non so se abbiamo trovato delle risposte, ma con le nostre domande abbiamo influenzato sempre di più strutture o altri artisti, creando forse una specie di piccolo stile, che ha trovato la sua prima espressione nello spettacolo Icaro. Credo che gli spettacoli del Sunil si riconoscano per una serie di piccole cose, forse per un gusto, dei sapori, dei profumi particolari che si ritrovano in ogni creazione”.
«I miei spettacoli nascono spesso a tavola» DI CIRCO, ACROBAZIA E CLOWN “Il mondo del circo l’ho incontrato, l’ho lasciato come in sospeso, l’ho ritrovato molti anni dopo, sette anni fa, con l’incontro con Julie Hamelin, che poi è diventata mia compagna nella vita e Jeannot Painchaud, entrambi fondatori con Daniel Cyr del Cirque Éloize di Montreal, che mi proposero di dirigere uno spettacolo per il loro circo. Sempre di più, dopo aver diretto la trilogia del cielo Nomade, Rain e Nebbia con il Cirque Éloize, dopo aver diretto il Cirque du Soleil di Montreal, sempre di più capisco che ciò che capita nei miei spettacoli ha più a che vedere con il teatro acrobatico che non con il circo.
25 ANNI DI TEATRO SUNIL Sunil è il nome di un giovane Bengali incontrato a Calcutta da Daniele Finzi Pasca, durante il suo ‘periodo indiano’ trascorso quale volontario per un progetto di assistenza a persone in fase terminale. Al suo ritorno a Lugano, nel 1983 Daniele riunisce un gruppo di amici d’infanzia e con loro fonda il “Teatro Sunil”. In 25 anni di attività, la compagnia ha prodotto più di trenta spettacoli di teatro e danza, portati in più di venticinque nazioni e ha coprodotto progetti con compagnie svizzere, italiane, austriache, brasiliane, canadesi e messicane. Lo stile del Teatro Sunil ha dato origine ad un’estetica e ad una tecnica di creazione precisa che regolarmente viene presentata nel quadro di stage o di seminari. Proprio per celebrare questo compleanno, il prossimo 29 novembre 2008, al Teatro Cittadella di Lugano verrà riproposto lo spettacolo di successo Icaro, ideato da Daniele Finzi Pasca. Informazioni e prenotazioni: www.biglietteria.ch, o telefonando allo 0900 985 900.
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Fotogrammi dello spettacolo Icaro...
Preparativi di scena.
Icaro è stato scritto per uno spettatore solo, tu.
Nel camerino, prima di entrare in scena.
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L’INTERVISTA
La passione per il mondo del circo rimane, il circo porta in sé l’odore strano dei viandanti, dei girovaghi, tutto magari idealizzato, però, pazienza, fa fare a tutti o a taluni il viaggio nella nostra infanzia, è una specie di album di fotografie che ogni tanto si torna a sfogliare. In un mondo nel quale siamo bombardati dal mito dell’eroe assoluto e vincente, il clown per me rappresenta l’eroe perdente, l’uomo che eroicamente sa che per una battaglia vinta, 50 saranno quelle perse. La clowneria, quella proveniente da una matrice italiana, alla quale appartengo, è composta da figure influenzate da Pulcinella, persone che continuano a chiedere “perché? perché? perché?”, in un modo scanzonato, intelligente, tragico, goffo. Questo sguardo clownesco mi permette di raccontare storie anche tragiche con una certa leggerezza”. DI SPETTACOLO “Come per molti che si occupano di teatro, anche per me si tratta di un continuo discutere tra la realtà che vediamo e conosciamo e la realtà che ci siamo immaginati e immaginiamo. Cerco allora di raccontare non la realtà tale e quale la si vede o vive, ma una realtà come parallela, che scaturisce da tutto ciò che abbiamo immaginato anche prima di averlo scoperto. A volte i piani si confondono, si sovrappone quello che si è visto per davvero con quello che si è davvero immaginato, e nasce una storia vera e onirica nello stesso tempo.
«Il circo porta in sé l’odore strano dei viandanti» I miei spettacoli nascono spesso a tavola, pranzando con un buon bicchiere di vino e gli stessi complici. Uno comincia a raccontare, sorgono immagini, si parla con un linguaggio strano, “il prossimo spettacolo sarà blu”, “sarà di cristallo”… Creare uno spettacolo è un po’ come andare a pescare, se l’idea arriva, bisogna essere pronti ad afferrarla”. DELLA FUNZIONE DEL TEATRO “Con il mio teatro tento di fare una sorta di massaggio all’anima degli spettatori. Raccontare storie ha sempre avuto un valore terapeutico, vedere raffigurate in una storia le nostre sofferenze dà loro senso e ci aiuta a sopportarne il peso. Ma il teatro è anche la possibilità di vivere un istante di piacere puro, come una danza corpo a corpo”. DI NOTORIETÀ “In Ticino sento molto affetto intorno a me, percepisco che la gente è contenta, è orgogliosa di me… e che poi non cambia niente… Anche questo è bello, semplicemente capita che qual-
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cuno abbia piacere a offrirmi un bicchiere di vino e a contarmela su”. DI AMICIZIA “La mia enorme fortuna è che credo di avere molti amici. È la bellezza del mio lavoro, che viaggiando ti consente di fare incontri che diventano incontri per la vita. Persone che non vedi per anni, ma con le quali si è creato un vincolo che rimane nel tempo, perché con esse, in occasione degli spettacoli, hai sudato l’anima, vissuto in apnea, condiviso emozioni forti. Poi ci si separa, ma la profondità dell’amicizia rimane”.
«Con un po' più di pazzia, vivere qui diventerebbe straordinario»
D’AMORE “Ah, che bello, una delle parole più belle… Sentirsi inamorato è una delle cose… più meravigliose che possano succedere, soffrire d’amore è un modo per crescere profondamente, interiormente, l’amore è una bella gatta da pelare! Ho la fortuna di essere super inamorato, quindi sto benissimo”.
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UNA LUCE NELLA NEBBIA
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DEL TICINO “È una terra cui voglio bene, come si vuol bene alle proprie radici. L’unica cosa che mi sorprende, e sulla quale credo bisognerà lavorare ancora molto per cambiarla, è la paura della diversità. Il Ticino non è secondo a nessuno in fatto di solidarietà, se qualcuno però cerca di suonare fuori dal coro o di crescere più rapidamente, allora sorge un imbarazzo, non si sa bene cosa fare, c’è il rischio che si tenda anche a togliere il fiato a chi dentro di sé ha delle intuizioni che sembrano incomprensibili e che magari contengono una genialità. Trovo magnifica la solidarietà della gente di qua, trovo peccato che non ci sia la passione di riconoscere la singolarità. Bisogna essere appassionati, aiutare a creare e infondere passione. Con un po’ più di pazzia, vivere qui diventerebbe straordinaCAM I RI rio”.
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Luca Fortugno, Ivan Galantucci, Neli Holenstein-Bojilova e Fabio De Angelis al centro della sala principale.
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GOLOSE PIZZE E CUCINA TRADIZIONALE Quando si dice Ascona, spesso la mente corre al suo famoso lungolago. Volendo scoprire locali situati al di fuori delle sue
aree più frequentate, la cittadina riserva però delle gradite sorprese, come il ristorante pizzeria Al Pomodoro, gestito da Neli Holenstein-Bojilova e Fabio De Angelis, che, accanto alla ricca carta delle pizze - avete mai gustato quella alla Nutella? - propone specialità ticinesi, italiane, fondue chinoise e raclette. testo Alda Viviani - foto Rémy Steinegger
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er molte persone, soprattutto durante l’estate, Ascona ri- sala ad archi e quella principale, con vista sul pergolato. ma con il suo famoso lungolago, ambita meta per chi ama La gerenza è stata affidata a Neli Holenstein-Bojilova e Fabio passeggiare o sorseggiare un drink ammirando il panoDe Angelis. Neli, nata in Bulgaria, si è trasferita in rama che si gode dalle terrazze dei vari caffè affacSvizzera giovanissima. Dopo gli studi, ha ciati sullo specchio d’acqua. A chi volesse lavorato a Basilea in ambito turistico. scoprire dei locali situati al di fuori delle Durante le vacanze trascorreva sue aree frequentate, la cittadina risergran parte del tempo a sud delle Voglia di gelato? I sorbetti va però delle gradite sorprese, come Alpi. Il suo amore per il Ticivanno alla grande soprattutto d’estail ristorante pizzeria Al Pomodoro, no l’ha poi portata a trasfete ma quelli alla panna sono molto apprezzasituato non lontano dal centro e rirsi a Locarno. Fabio, leti tutto l’anno. Questo volume contiene golose prodalla strada che porta al Monte ventinese, proviene inveposte facili da preparare anche per chi non possiede una gelatiera. Accanto ai gelati classici, potrete lasciarvi Verità. ce dall’ambito assicurasorprendere da gusti insoliti coGli spazi che un tempo accot i v o . L’ i n c o n t r o c o n me pane integrale, zenzero o liglievano l’albergo Belvedere Neli ha cambiato la sua me e mascarpone. La bomba sicisono stati completamente rivita anche dal punto di liana, arricchita da canditi e pistrutturati e riaperti al pubblico vista lavorativo. Lastacchi, il pudding di Natale gelato, lo zabaione ghiacciato, la nel 2005. L’esterno, ricoperto sciati i panni del consuterrina d’agrumi o il biscotto gedall’accogliente pergolato d’ulente previdenziale, ha lato rappresentano una golosa va americana, è stato mantenuindossato quelli del rialternativa al solito dessert. to. Tempo permettendo, è molto storatore. Anche d’inverno. piacevole mangiare fuori, seduti ai Il Pomodoro - frequentato Susanna Tee, Gelati. La scelta ideale per il numerosi tavoli di granito. Per l’insoprattutto da clienti svizzeweekend, Gribaudo-Parragon, ISBN 88terno, si è deciso di puntare sulla frero-tedeschi durante la stagione 7906-115-1 schezza del bianco che domina parte dei estiva e da avventori prevalentemuri. La parete sul fondo della sala principamente locali durante l’autunno e l’inle e il forno a legna sono invece ravvivati da verno - propone varie carte. Conosciuto un’accesa tonalità arancione, che riscalda l’ambiente soprattutto per la vasta scelta di pizze, il locale in modo creativo. I tavoli di legno, rustici ma lineari, non appe- offre però anche specialità della cucina ticinese e italiana. Il mesantiscono l’arredamento. Le varie luci creano un’atmosfera in- nu di mezzogiorno comprende pietanze quali gnocchi, spaghettima e accogliente. Il ristorante è suddiviso in vari ambienti, ti o lasagne, accompagnate da un’insalata. Per la sera, antipasti, composti di una saletta con travi a vista e il forno a legna, una gnocchi, spaghetti e risotti preparati in vari modi, piatti di pesce,
CURIOSITÀ
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«Il pane viene cotto
modoro è rappresentata dalla pizza, preparata da Luca Fortugno, anche lui di Cannobio e pure lui attivo nel campo della ristorazione per tradizione familiare. Le pizze vanno da quelle classiche alle più ricercate, come la Bufala, con pomodorini cherry e mozzarella di bufala cruda, la Bacio, con bresaola, rucola e pomodoro fresco o la Millegusti, una gustosa specialità per gli amanti dei sapori forti, arricchita da gorgonzola, mascarpone, porcini, salame piccanti e prosciutto crudo. Per gli indecisi, Luca realizza anche pizze metà-metà, che danno la come gli spiedini di code di gamberoni o l’orata con salsa allo possibilità di scegliere due gusti. Per concludere in dolcezza, Sherry e olive nere oppure specialità di carne, quali l’entrecôte prepara la golosa pizza alla Nutella, a base della mitica crema di manzo alla griglia con salsa ai gallinacci o il filetto di caval- di nocciole, noci e nocciole sbriciolate, Grand Marnier e un lo. Tutti i dessert, tra cui diversi semifreddi, sono fatti in casa. tocco di panna montata. Al Pomodoro anche il pane è di produDurante la stagione invernale, largo anche a proposte da assapo- zione propria. Viene preparato con l’impasto in eccesso, fatto rare in compagnia e ideali per le grandi talievitare di nuovo, infornato di buon mattivolate, come la fondue chinoise a volontà o no e cotto nel forno a legna sfruttando il INFO la raclette, servita a porzione. Tra le pietancalore che si è mantenuto durante la notte. Viale Monte Verità 19 ze nostrane, la polenta accompagnata da Quando Neli e Fabio hanno deciso di pren6612 ASCONA vari prodotti della mazza, la cazzöla e il dere le redini del Pomodoro, sapevano che tel. 091 791 27 40 bollito misto. I piatti sono opera di Ivan Gasarebbe stata una sfida. Loro l’hanno rac(il fine settimana si consiglia lantucci, originario di Cannobio, che, già colta con entusiasmo, portando avanti la di riservare) da piccolo, amava muoversi tra i fornelli. loro scelta all’insegna dell’accoglienza e MENU DEL MEZZOGIORNO Una passione che l’ha portato a lavorare dell’ospitalità. Neli, sul cui viso brillano un Da fr. 14.- a fr. 18.per due anni a Shanghai, dove il padre gesorriso solare e uno sguardo che ricorda il PIZZE stiva un ristorante d’impronta italiana. mare, ce lo dice in perfetto dialetto ticineDa fr. 8.- a fr. 22.La specialità di maggior richiamo del Pose. Chapeau, madame!
nel forno a legna di buon mattino»
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Preparazione Sbucciare le patate e tagliarle a spicchi. Tagliare a pezzetti la polpa di zucca. In una pentola, portare ad ebollizione il latte e l’acqua, unire le patate, la zucca e la salvia. Pepare e portare di nuovo a bollore, abbassare la fiamma e continuare la cottura per 40 minuti. Eliminare la foglia di salvia e frullare il tutto. Amalgamare la panna al frullato di zucca. Regolare di sale e pepe, cuocere ancora per alcuni minuti, versare la crema nelle fondine e servire.
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Preparazione Separare gli albumi dai tuorli. Montare gli albumi a neve ferma. Montare la panna, che deve essere ben fredda. Sbattere i tuorli con lo zucchero, fino ad ottenere un composto spumoso. Aggiungere al composto di tuorli le noci tritate e il miele. Incorporare dapprima gli albumi montati a neve e poi la panna montata. Mescolare il tutto delicatamente. Versare negli stampini. Mettere in freezer per una notte. Sformare e servire.
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Preparazione Versare sul piano di lavoro la farina a fontana e mettere al centro il lievito precedentemente sciolto in acqua tiepida. Iniziare ad impastare fino ad ottenere una pa-
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• 250 g di farina tipo 00 • 15 g di lievito di birra • 5 g di sale • 25 g d’olio • 6 cucchiai di polpa di pomodoro • 500 g di pomodorini cherry • 500 g di mozzarella di bufala • 4 mazzi di rucola • qualche foglia di basilico
sta morbida e omogenea. A metà lavorazione, aggiungere il sale. Formare 4 pagnotte, coprirle con un panno umido e lasciarle lievitare per 3 ore. Quando la pasta ha quasi raddoppiato il volume, appiattirla con il palmo delle mani e, con l’aiuto del matterello, tirarla a disco. Adagiare la pasta in una teglia unta d’olio e premere fino a coprire il fondo, lasciando i bordi più spessi. Distribuire la polpa di pomodoro in modo omogeneo, lasciando liberi 2 cm di bordo, e aggiungere i pomodorini dimezzati. Cuocere per circa 1520 minuti nel forno preriscaldato a 220°C. Sfornare, aggiungere la mozzarella a pezzetti, la rucola e il basilico. Servire la pizza.
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Ingredienti: 4 persone
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6ª PARTE
INTERNET
INFORMATICA DEL FUTURO
O FUTURO DELL’INFORMATICA? Casa, gioco e divertimento, educazione e scuola, agricoltura, salute e medicina, ma non solo, poiché anche nei reparti dei supermercati è in atto una rivoluzione legata all’informatica e alle nuove tecnologie. I grandi magazzini e le grandi superfici di vendita e di distribuzione, vanno ormai a braccetto con le tecnologie numeriche, rimanendo però piuttosto prudenti nella loro applicazione, per via delle possibili reticenze dei consumatori. testo Elio del Biaggio
QUALE AVVENIRE PER I SUPERMERCATI? Con l’avvento delle nuove tecnologie, dell’informatica e della robotizzazione, i supermercati potrebbero diventare universi completamente robotizzati e automatizzati, anziché uno spazio reso confortevole e pratico grazie ad una introduzione meno invadente delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni. Se il futuro del settore si prepara negli uffici delle direzioni dei grandi distributori, le scelte vengono però prese e adottate all’interno delle superfici di vendita. In questo ambito del commercio al dettaglio, non esiste in effetti quel determinismo tecnologico che vorrebbe magari introdurre una massiccia automazione a discapito dei lavoratori e del contatto umano con gli acquirenti, con ampi margini di manovra, benché organizzazione e logistica rivestano un’importanza considerevole. Altra caratteristica che restringe l’uso delle nuove tecnologie nei supermercati, la dimensione affettiva, ludica e immaginaria nel settore degli acquisti, che rimangono aspetti pur sempre cruciali. CODICE A BARRE O RFID? La diffusione della tecnologia RFID (Radio Frequency IDentification), sistema di identificazione attraverso onde radio, è ormai una realtà da qualche anno e si presenta sottoforma di una minuscola “pulce” destinata tanto alle palette di prodotti quanto ai singoli articoli. Sensibili alle onde radio, queste minuscole etichette elettroniche trasmettono informazioni a distanza, consentendo l’identificazione degli articoli in maniera assai più rapida e semplice rispetto al più tradizionale codice a barre. Un progresso notevole, poiché una sua massiccia e capillare implementazione consentirebbe una migliore gestione degli stock,
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dai magazzini dei fornitori e dei grossisti ai reparti dei supermercati, potendone conoscere ogni movimento in permanenza, per una migliore gestione dei flussi di trasporto delle merci. Un sistema innovativo, ancora tutto da definire e troppo costoso. QUANDO AVANZANO LE CASSE AUTOMATICHE… Postazioni strategiche di ogni punto di vendita, dal piccolo ne-
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«Pensiamo al sistema
di terminale portatile, posto direttamente sul carrello» gozio alla grande superficie di vendita, le casse registratrici già hanno visto l’evoluzione con il passaggio dal sistema a tastiera a quello della lettura del codice a barre di ogni singolo prodotto, ma non è finita, e anche il lavoro di cassiera potrebbe subire l’influsso delle nuove tecnologie. Vediamo infatti sempre più grandi magazzini e supermercati equipaggiati con casse registratrici automatiche, seppure ancora piuttosto timidamente, forse anche per via della reticenza degli stessi consumatori. Per il momento, si tratta ancora di casse registratrici automatiche, davanti alle quali il cliente deve scansionare autonomamente i singoli prodotti per poi regolare e pagare l’acquisto. Un concetto definito con il termine anglofono “Self Checkout” (la cassa self service), che permette di trasferire il compito della cassiera direttamente al cliente. Vi sono però altri scenari presi in consi-
derazione, e pensiamo al sistema di terminale portatile, posto direttamente sul carrello e consegnato alla cassiera alla fine del nostro percorso di acquisto, con la scansione autonoma dei prodotti acquistati, senza più la necessità di dover prendere e rimettere la merce nel carrello. Altra variante possibile, la soluzione integrale RFID, che consentirebbe di passare alla cassa direttamente, senza necessità di scansionare ogni singolo prodotto, poiché il costo verrebbe rilevato automaticamente dalla lettura elettronica di ogni singolo microchip. Tutte soluzioni esistenti da un decennio, ma che per il momento funzionano ancora solo in via del tutto sperimentale. SUPERMERCATI E ALTRE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE… Fra le altre tecnologie disponibili e utilizzate nei grandi magazzini, troviamo gli equipaggiamenti mobili a disposizione di ogni venditore, attraverso un terminale con il quale poter costantemente avere sotto controllo informazioni e gestione degli articoli in stock, aumentando in questo modo il tempo dedicato ai clienti. Anche i sistemi video la fanno da padroni, nel supermercato del futuro consentiranno di vedere e di essere visti. Schermi disseminati lungo la superficie di vendita permetteranno di diffondere pubblicità mirate, grazie ad una telecamera in grado di identificare chi guarda lo schermo, rilevando se uomo o donna. Un sistema indubbiamente interessante per reparti specializzati.
SALUTE
HERPES,COMPAGNO
PER LA VITA È il nemico numero uno delle nostre labbra e ricompare infido ai primi segni di stanchezza, stress o debolezza. Quando decide di scatenarsi è doloroso e non c’è verso di mascherarlo. Un compagno fedele, fin troppo… testo Stéphanie Scatizza - illustrazioni Ivan Artucovich
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l virus dell’Herpes simplex, come ben sanno gli sfortunati costretti a convivere con questo fastidioso ospite, riesce a sopravvivere anche per tutta una vita nel corpo umano, rimanendo inattivo magari per lunghi periodi e ripresentandosi periodicamente con una dolorosa eruzione cutanea. Attualmente non esistono terapie o vaccini in grado di prevenirlo o di bloccarlo, non resta quindi che imparare a conviverci seguendo i preziosi consigli della dottoressa Anna Mancarella Eberhardt, Specialista FMH in Dermatologia e Venereologia a Chiasso: “L’Herpes o “febbre” labiale, è una malattia cutanea molto frequente che si manifesta con una sequenza particolare: la primoinfezione, il tempo di latenza e le ricorrenze multiple. È la manifestazione più comune dell’Herpes simplex, virus di cui si conoscono due sottotipi: il tipo 1 che colpisce soprattutto la parte superiore del corpo ed è trasmesso per contatto o attraverso la saliva e il tipo 2 che colpisce soprattutto la parte inferiore del corpo e viene trasmesso tramite relazione sessuale. Della stessa famiglia virale fa parte l’Herpes zoster, la cui primo-infezione è la varicella e la ricorrenza, in genere unica, è lo zoster comunemente chiamato “fuoco di Sant’Antonio””. LE CAUSE Le particelle virali dell’Herpes si trasmettono sia durante la primo-infezione, sia durante una ricorrenza e, attraverso una breccia dell’epidermide, si moltiplicano nella cellula epiteliale di cui usano una parte del patrimonio genetico per potersi riprodurre. Sviluppandosi gonfiano le cellule epidermiche fino a
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I SINTOMI Una sensazione di bruciore o di formicolio precede di qualche ora l’apparizione delle vescicole, grandi come una capocchia di spillo, che confluiscono in un piccolo gruppo. Rompendosi lasciano un’erosione che si ricopre di crosticine. L’evoluzione è di una decina di giorni, alla guarigione può persistere una zona leggermente arrossata o pigmentata che si attenua con il tempo. L’Herpes labiale può essere anche localizzato nella zona del naso.
farle scoppiare, fenomeno che si traduce con le vescicole sulla mucosa o sulla pelle. In seguito il virus si incammina lungo un nervo sensitivo e si localizza in un ganglio corrispondente che, nel caso dell’herpes labiale, è il ganglio del nervo trigemino. Qui si ferma in stato di latenza e, sotto l’influenza di fattori che diminuiscono lo stato immunitario (lo stress, un’infezione concomitante, un’esposizione solare intensa), il virus ricolonizza la prima zona infettata, provocando la ricaduta. La primo-infezione è generalmente la stomatite erpetica acuta: l’incubazione dura 3-6 giorni con una fase di dolori durante la deglutizione, malessere generale e stato febbrile. La mucosa orale mostra delle erosioni ricoperte di fibrina, qualche vescicola può essere presente sulle labbra o sul mento. Tuttavia il primo episodio infettivo spesso non è evidente e solo una parte degli adulti portatori del virus è soggetta alle recidive. Ricordiamo inoltre che l’Herpes di tipo 1, responsabile delle infezioni della parte superiore del corpo, può essere ritrovato anche in lesioni da Herpes genitale.
Medicamento fitoterapica aiuta. In caso d‘irrequietezza e un’aumentata irritabilità a causa di stati di tensione nervosa un medicamento fitoterapico può aiutare. In farmacia o drogheria si faccia consigliare VALVERDE® Rilassamento Confetti. In caso di stati di tensione nervosa. In caso di paura degli esami.
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SALUTE
LE 10 REGOLE FONDAMENTALI
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Applicare uno schermo solare opaco ad alto indice protettivo, soprattutto in montagna. I raggi solari scatenanti sono soprattutto gli UVB, la cui percentuale è più elevata in altitudine.
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Idratare bene la pelle e/o la mucosa circostante per evitare che il virus si propaghi. Non manipolare le vescicole senza l’uso di un disinfettante per evitarne la sovrainfezione.
Finché sono presenti le crosticine, l’Herpes è potenzialmente infettivo. Evitare quindi il contatto diretto con altre persone, soprattutto se bambini piccoli.
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Una parte degli Herpes genitali è dovuta all’Herpes di tipo 1, evitare dunque i contatti tra i due tipi di mucosa in caso di infezione attiva.
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In caso di presenza di Herpes genitale, è indispensabile avere rapporti protetti.
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L’applicazione delle creme va ripetuta 5-6 volte al giorno.
Le creme per la cura topica dell’Herpes vanno applicate ai primi sintomi, cioè già nel momento in cui si percepisce la sensazione di bruciore o formicolio.
Le creme antivirali non curano un’eventuale sovrainfezione batterica: in presenza di croste importanti è meglio applicare un antisettico o un antibiotico locale.
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L’Herpes è tipicamente una malattia recidivante, non si guarisce ma, in condizioni di salute normale, la virulenza e l’entità delle recidive si affievoliscono con il tempo.
«Una sensazione di bruciore
o di formicolio precede l’apparizione delle vescicole» lo sviluppo di una nuova. Per il trattamento locale sono indicate delle creme antisettiche, antibatteriche o contenenti zinco. I medicamenti antivirali ad uso locale, comunemente usati, spesso non sono superiori agli altri menzionati. In caso di recidive frequenti (almeno una volta al mese), soprattutto per l’Herpes genitale, si può ricorrere ad una terapia preventiva a basso dosaggio di acyclovir, per 6-12 mesi. Questa modalità terapeutica non è curativa, ma sospensiva delle ricadute ravvicinate. L’uso di pastiglie a base di l-lisina (un aminoacido essenziale), usato per allontanare le ricadute frequenti, non ha purtroppo dato risultati costanti, così come il vaccino attualmente a disposizione. Nuove forme di vaccino sono comunque in corso di studio. LE CURE ALTERNATIVE La pasta dentifricia può servire per seccare le vescicole e isolarle da una sovrainfezione batterica. In fitoterapia viene usata una crema a base di radice di rhei e di salvia. In omeopatia si trovano dei globuli per il trattamento delle ricadute e schemi terapeutici per una cura preventiva a lungo termine. L’agopuntura è menzionata per il trattamento dei dolori post-erpetici dell’Herpes zoster, ma non per le recidive dell’Herpes simplex.
D o t t o re s s a A n n a M a n c a re l l a Eberhardt, Specialista FMH in Dermatologia e Venereologia a Chiasso.
OCCHIO A...
BELLISSIMO Torna il Circo Knie, che farà tappa nel nostro Cantone dal 15 al 23 novembre! foto Circus Knie, Pascale Giger
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lown, acrobati celesti e terreni, suonatori, domatori e animali… Non è un’immagine prodotta dalla nostra mente in una notte animata da un sogno… O forse sì, saranno otto notti (e pomeriggi) animati per 14 volte da magiche apparizioni quelli che
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si presenteranno in occasione della 90ª tournée allestita con passione dalla famiglia Knie e che si concluderà come da tradizione a Bellinzona, Locarno e Lugano, per invitarci a incontrare il colorato e scanzonato mondo dell’immaginazione in carne ed ossa…
Linna Knie-Sun presenta gli elefanti asiatici con Franco Knie e Franco Knie junior.
Fredy Knie junior con i magnifici purosangue arabi.
Mario Berousek, il giocoliere più veloce del mondo.
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800 (CHF 1.19 / min.), online: www.knie.ch e alla cassa del circo. La prevendita dei biglietti tramite Ticketcorner inizia tre settimane prima della data indicata.
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Dopo anni in cui chi voleva arredare i propri spazi seguendo le ultime tendenze doveva eliminare tutto il superfluo e attorniarsi di arredi e gadget tecnologici, ora ritornano i materiali caldi e naturali. testo Antonella Broggi
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«Circondatevi di tutto ciò che vi rende felici»
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e i ritmi della vita di tutti i giorni sono tali da renderla stressante, se la quotidianità è costellata da mille impegni e appuntamenti, orari e tempi da rispettare, occorre trovare il modo di staccare la spina. Purtroppo però, non è sempre possibile concedersi una vacanza o un fine settimana lontani da tutto. La soluzione più semplice, e forse più efficace, potrebbe essere quella di trasformare la propria casa in un nido accogliente, dove poter ritrovare tranquillità e calore, tutti i giorni. Si sa infatti, che l’ambiente che ci circonda influisce sul nostro stato d’animo. Per far sì che questo ambiente sia il più caldo e accogliente possibile, bisogna circondarsi di materiali naturali, come il legno, la lana, il lino e il cotone, e di colori
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caldi, come le tonalità del marrone, del verde muschio e del rosso vinaccia. Ma allora bisogna cambiare tutto l’arredamento? No. O almeno non proprio. Certo è difficile trasformare un ambiente freddo e sterile in uno caldo e accogliente investendo poco o niente, ma con qualche accorgimento, si può almeno provare. E siccome la vecchia tendenza ci ha imposto il minimo, ora basterà aggiun-
Un po’ di estro e i tessuti giusti bastano per realizzare tende nuovissime. Tessuti Ikea.
gere, senza eliminare nulla. E poi è importante avere attorno a sé oggetti che evochino ricordi piacevoli. Quindi, un vostro vecchio giocattolo di legno rimasto anni in cantina, un oggetto portato a casa da una vacanza in un paese caldo, le fotografie di momenti felici in cornici tutte diverse, un quadro di famiglia e tutto ciò che vi rende felici, dovrebbe trovare un posto di riguardo in casa vostra!
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SONDAGGIO
Dominic Pina, 16 anni, impiegato di commercio, Breganzona - “Purtroppo non posso partire, ma mi godrò i due giorni di libero a casa e con gli amici”.
Annamaria Gambino-Lopez, 39 anni, casalinga, Caslano - “Sarebbe bello partire, ma ci vogliono i mezzi!”.
Anna D’Andrea, 37 anni, venditrice, Breganzona - “Sono un’amante del mare e, appena posso, parto con la famiglia”.
CHE FATE PER LE
VACANZE AUTUNNALI? Le agenzie turistiche propagandano, per questo periodo, numerose mete nei paesi caldi. E ci sono molti fortunati che, per le “vacanze di Ognissanti”, partono per questi luoghi da sogno. Anche voi siete fra quelli, oppure le vacanze autunnali le trascorrete a casa? testo Lorenza Storni - foto Stefano Ember
Jessica Isella, 18 anni, studentessa, Bioggio - “Mi godo le vacanze a casa visto che ho sempre un sacco di compiti…”.
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Wilma Vananti, 46 anni, consulente di vendita, Osogna - “Se non ci sono imprevisti mi recherò in un centro benessere per rigenerarmi un po’”.
Nicola Ferrari-Fidel, 30 anni, elettromeccanico, Semione - “Staccherò da tutto e tutti andando in montagna”.
Rolf Casali, 59 anni, meccanico, Aquila - “Se il tempo è accettabile mi piace spostarmi con la moto per praticare i miei hobby: andar per funghi e pescare”.
Lorenzo Bonacorsi, 38 anni, venditore, Noranco - “Mi rilasso a casa visto che i miei turni di lavoro non coincidono con quelli di mia moglie”.
Caterina Boffa, 35 anni, casalinga, Vacallo - “Essendo un po’ una pantofolaia, mi piace godermi la casa e la famiglia”.
Laura Menafoglio, 42 anni, docente, Bellinzona - “Appena possibile scappo a fare un bel giro con i miei bambini, possibilmente nella natura”.
Svetlana Di Paolo, 41 anni, insegnante di ballo, Cadempino - “Preferisco uscire con gli amici, per non stare a casa… “.
Felix Karoubian, 53 anni, commerciante, Paradiso - “L’importante per me è trascorrere del tempo con la famiglia”.
Heinrich Rüdishüli, 60 anni, macellaio, Bellinzona - “Resto volentieri a casa a risposare o al massimo mi reco a pescare”.
Remo Klodel, 42 anni, cuoco, Figino “Se le giornate sono belle vado volentieri a fare un’escursione in montagna con la famiglia”.
Carmelo Ferraro, 41 anni, restauratore tappeti, Bironico - “Resto a casa e ritrovo il mio mondo in famiglia”.
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LA CHIESA SPACCA...TI
DI S. MARIA DEGLI ANGELI DI LUGANO
Testo, disegni e foto di Ti-Press
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ostruita nel 1499 ospita, a dispetto della sua sobria facciata, uno dei maggiori capovalori dell’arte rinascimentale: La Passione e Crocifissione di Cristo, che fu affrescata da Bernardino Luini (discepolo di Leonardo) nel 1529. Il dipinto, di ben 105 m2, occupa i tre archi della parete divisoria. Seppure il maggiore, non si tratta tuttavia dell’unico tesoro artistico presente: preziosi affreschi ad opera ancora del Luini, come La Madonna col Bambino e San Giovannino o di altri artisti fra i quali il Petrini da Carona con S. Francesco d’Assisi nell’atto di ricevere le stimmate o di Bartolomeo da Ponte Tre-
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sa con l’Adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto (solo per citarne alcuni) arricchiscono le cappelle, l’abside e le pareti laterali della chiesa, che a buon diritto è divenuta bene culturale di importanza cantonale. Altra sorte, meno fortunata, è toccata invece al complesso conventuale che attorniava la chiesa, parzialmente demolito nel 1850 per lasciar posto all’Hôtel du Parc (poi divenuto Grand Hôtel Palace) che ne fagocitò parte della struttura rimasta, e che sarà nuovamente visibile grazie ai lavori di costruzione del Centro Culturale.
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lu str azio
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1. Torre campanaria in stile lombardo 2. Coro 3. Altare 4. Muro divisorio 5. La passione di Bernardino Luini 6. Cappella dedicata all’immacolata concezione 7. Cappella dedicata alla Madonna del rosario 8. Cappella dedicata a Sant’Antonio da Padova 9. Sepolcro di monsignor Lachat
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Trasforma una scatola di formaggini in un riccio pesante… e i tuoi libri non cadranno più dallo scaffale!
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Il Libriccio
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1. Appoggia la scatola sul cartoncino e tracciane il contorno a matita.
idea, disegni e realizzazione di Anto
Cosa ti occorre:
2. Disegna un riccio sul cartoncino rispettando la base, ma un po’ più grande rispetto agli altri lati. Disegna anche due zampette.
una scatola di formaggini (quelle che hanno la forma di un mezzo cerchio), cartoncino rigido, matite colorate, pennarelli o acquarelli, sassolini, colla bianca e colla stick, forbici dalla punta arrotondata.
3. Colora il riccio e le zampette e ritagliale. Per nascondere le scritte, ritaglia un striscia di carta larga quanto la scatola e incollala lungo il bordo del coperchio.
4. Riempi la scatoletta con i sassolini quindi spalma un po’ di colla sui lati del coperchio, chiudila e aspetta che asciughi. Se vuoi però, puoi lasciarla vuota e aperta e usarla come scatoletta.
5. Incolla il riccio sul coperchio e le zampette alla base della scatola. Aspetta che la colla sia asciutta prima di mettere al lavoro il riccio!
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PECCATO CHE NON SI
VEDE PIÙ IL LAGO!
OGGI PARLIAMO DI...
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Alessia
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Elisa
Mentre a Bissone ancora si discute sul da farsi, a Melide i ripari fonici sul pontediga sono una realtà da oltre un anno. E allora perché non sentire il parere dei bambini di Melide in merito? Ne abbiamo parlato con la pluriclasse - IV e V elementare - del maestro Giulio Falconi. testo Lorenza Storni - foto Rémy Steinegger
COSA SONO I RIPARI FONICI E A COSA SERVONO? Francesca: sono i ripari per i suoni dei clacson o i motori delle macchine per le case vicino. Ricardo: sono ripari contro il rumore. Matthiew: è una specie di vetro, però di plastica, per non far disturbare la gente quando dorme. Riccardo: sono delle specie di muretti che servono alle persone che vivono vicino all’autostrada e che non riescono a dormire. Giada: quando vai in autostrada e vedi quei tipi di muri, ecco quelli sono i ripari fonici. Zeno: io volevo dire che i ripari fonici sulla punta hanno anche dei pannelli solari. Quando c’è il sole producono elettricità che va a tutto il paese. CHI ABITA VICINO ALL’AUTOSTRADA E HA NOTATO LA DIFFERENZA? Zeno: mia nonna abita vicino all’autostrada. Prima che ci fossero i ripari fonici non riusciva a dormire, adesso sì. Alessia: io abito un po’ vicino all’autostrada: da quando ci sono i ripari sento molto meno i rumori. Katarina: prima sentivamo tanti rumori. Ora non si sentono più. Andrea: quando abitavo in via Cantonale sentivo molto i rumori. Ora che abito in via Pocobelli e hanno messo i ripari fonici, li sento molto meno.
Ricardo: io abito in un palazzo vicino all’autostrada: adesso, a dir la verità, sento un po’ meno rumore. Riccardo: io abito lontano dall’autostrada, però sentivo i clacson. Ora non sento più niente. MENO RUMORE, PERÒ VI HANNO TOLTO LA VISTA… Francesca: sì, adesso sta male vedere quelle barriere e non vedere più il lago. Giada: secondo me è un po’ brutto per chi abita vicino e prima vedeva sempre il lago e ora non lo vede più. Ma per me non è cambiato molto perché da dove abito lo vedo ancora. Valentina: certo che chi aveva scelto di abitare lì perché gli piaceva molto il lago, ora penserà che è un vero peccato… Leonie: per chi viene qui in vacanza, forse non sarà più così bello, perché il lago non si vede più. Elisa: per me era più bello quando si vedeva il lago e non c’erano i ripari fonici. Se li avessero fatti trasparenti era meglio. Enrico: io da casa vedo il lago come prima, però quando passo in auto non lo vedo più. Katarina: io che abito vicino all’autostrada, avrei preferito continuare ad avere la vista. Riccardo: è brutto vedere quei ripari fonici. Domenica è arrivata mia zia da New York e sicuramente non le è piaciuto. Avrebbe preferito vedere il lago.
Enrico
Francesca
Giada
Katarina
Leonie
Matthiew
Ricardo
Riccardo
Valentina
Zeno
Alessia: io penso che sia meglio niente rumore, piuttosto che la vista lago. CHISSÀ PERCHÉ NON HANNO POSATO RIPARI FONICI TRASPARENTI? Matthiew: forse perché ci sarebbe stato tutto il riflesso del sole… Però avrebbero almeno potuto farli un pochino più bassi! Giada: … o forse perché gli automobilisti, se i ripari fossero stati trasparenti, non li vedevano ed era pericoloso. Zeno: perché con i fari accessi, il riflesso avrebbe potuto accecare altri automobilisti e causare incidenti. Potevano però farli di plexiglas. Ricardo: sarebbe stato bello se avessero pensato di fare dei ripari fonici con delle finestre abbastanza grandi, così che passando in macchina il lago si vedeva ancora. Enrico: io penso che li abbiano fatti così per evitare di cadere nel lago. Riccardo: io credo che trasparenti non li potevano fare perché con il riflesso del sole si poteva causare un incendio. Zeno: io voglio dire una cosa un po’ fantasiosa: avrebbero anche potuto pensare ad un tunnel sott’acqua e far passare le macchine lì! Francesca: quello che dice lo Zeno l’hanno messo in discussione perché costava molto di più. Ricardo: però se avessero fatto un tunnel sott’acqua avrebbe potuto essere molto pericoloso!
IL RUMORE FA MALE ALLA SALUTE: VOI SAPETE QUALI PROBLEMI PUÒ CAUSARE? Valentina: se il rumore è troppo forte può fare molto male alle orecchie. Riccardo: ad esempio a causa del rumore non si dorme. E si sa che non dormire non fa bene alla salute. Giada: mia zia una volta ha avuto il mal di pancia quando non c’erano i ripari fonici. Francesca: chi abitava vicino all’autostrada chiudeva la finestra e non faceva circolare l’aria e forse alzava molto il volume della televisione o la musica e questo non faceva bene alla salute. Ricardo: tutti quei rumori fanno venire la nausea e possono anche far male al cervello. Matthiew: oltre a tutto il resto, il rumore può farci venire il mal di testa. Alessia: magari tutti questi rumori fanno innervosire e fanno ammalare di stress. Leonie: una volta sono andata a dormire da mia nonna che abita a Berna vicino all’autostrada. Siccome non c’erano i ripari fonici mi sono svegliata con un forte mal di testa. Giada: a causa dei rumori una notte non ho dormito e alla mattina avevo la febbre. DA QUELLO CHE AVETE POTUTO SENTIRE, LA POPOLAZIONE DI MELIDE È CONTENTA DEI RIPARI FONICI? Alessia: io penso che quelli a cui non è
stata tolta la vista lago, saranno sicuramente contenti! Elisa: io penso che poche persone siano contente. Valentina: anch’io credo che quasi tutte le persone che abitano a Melide non sono contente, ma ormai sono già abituate! Leonie: secondo me sono contenti perché non sentono più il rumore, ma non molto perché non vedono più il lago. Enrico: non so, però ho notato che dietro casa mia, ed era la casa più in alto del paese, iniziano a costruire altre case. Andrea: io penso che la minoranza è felice che ci siano i ripari fonici, mentre la maggior parte della gente è scontenta perché non c’è più la vista lago. MELIDE NE RISENTIRÀ A LIVELLO TURISTICO? Zeno: penso di sì, perché chi passa in auto e non vede più cosa c’è dietro i ripari fonici, non si ferma. Francesca: io credo che i turisti continueranno a venire a Melide perché gli hotel sono tutti in direzione di Morcote dove non c’è l’autostrada e c’è una bella vista. Enrico: io credo che arriveranno comunque perché è un posto fresco. Leonie: forse i turisti si fermeranno un po’ di meno, magari solo per tre giorni invece che per una settimana. Alessia: io penso che verranno lo stesso perché i turisti vanno sul lungolago o alla Swissminiatur.
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SPORT
LE MIE VITE...
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Con oltre 415’000 membri, la Federazione svizzera di ginnastica è la più grande federazione sportiva elvetica. Al Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero abbiamo incontrato Lucia Tacchelli, che della ginnastica artistica è una delle punte di diamante… testo Marco Ortelli - foto Rémy Steinegger
L’INIZIO “A sei, sette anni ho cominciato a fare ginnastica attrezzistica, poi, verso i dieci anni il mio allenatore Jean-Claude Bays mi ha chiesto se volessi provare con la ginnastica artistica. Per un certo periodo ho fatto sia attrezzistica sia artistica, finché ho dovuto prendere una decisione perché si dovevano aumentare gli allenamenti. Ho allora optato per l’artistica, perché il mio sogno era di prendere parte a gare internazionali, fuori dal Ticino e dalla Svizzera, con mia cugina Lisa, che fa ginnastica ritmica”. UNA DEFINIZIONE DI GINNASTICA ARTISTICA “Come dice il nome, si tratta di ginnastica che si compone anche di pezzi artistici; il suolo, ad esempio, comprende anche una coreografia e una musica da seguire, la trave, si compone di una parte acrobatica e coreografica. Ci sono poi le parallele asimmetriche e il volteggio”.
«La trave è una sfida, devo farle vedere che non cado»
LE PARALLELE ASIMMETRICHE “Si sviluppano gli elementi nei quali si è più coordinati, penso ai salti, agli avvitamenti, eccetera, che vanno a combinarsi con gli elementi che si devono fare, in ogni attrezzo, infatti, ci sono figure obbligatorie. È il mio attrezzo preferito, nel momento in cui devi saltare c’è un attimo in cui mi sembra di volare. Mi sento molto a mio agio in questo esercizio, forse perché durante i molti infortuni che ho subito alle gambe e ai piedi mi tenevo in allenamento facendo comunque le parallele”. IL CAVALLO O VOLTEGGIO “Qui non c’è una vasta scelta, perché ci sono due salti che sul cavallo partono verso l’indietro e un salto che va verso l’avanti. Bisogna avere coordinazione, forza e una buona rincorsa. Che dire… in gara, nel volteggio viene spontaneo correre per il solo fatto che l’adrenalina sale… Mi piace perché dal momento che spingi dal cavallo voli, sei in alto, è un attrezzo dinamico”. UNA TUA GIORNATA TIPO “Da tre anni vivo e mi alleno a Macolin, due volte al giorno, tranne il giovedì, solo di pomeriggio, e il sabato, solo la mattina. La domenica è libera. Il mattino di solito si inizia con la fase del riscaldamento, poi si fa forza - gambe, schiena, braccia, pancia, ecc. -, per passare ad esercitare almeno due attrezzi. Dopo la pausa pranzo, nel pomeriggio si inizia sempre con il riscaldamento, ma si passa direttamente agli attrezzi. A volte si fanno tutti e quattro, altre volte solo due, dipende. Di regola gli allenamenti vanno dalle 10.45 alle 12.45 e dalle 15.45 fino a… non si sa, dipende da noi, ma non oltre le 18.30. Oltre allo sport c’è la scuola,
SUI SINGOLI ELEMENTI, E COSA TI PIACE ESEGUENDOLI? IL SUOLO O CORPO LIBERO “L’esercizio viene preparato separatamente nella sua parte acrobatica e nella sua parte coreografica. L’allenatore, di regola un maschio, si occupa dell’acrobazia, mentre un’allenatrice cura l’aspetto coreografico e musicale, che si prepara con esercitazioni preliminari di balletto con la sbarra per la coordinazione, piroette, eccetera. Alla fine, in un minuto e mezzo, fai acrobazie in musica. Durante l’esercizio non è che penso proprio a qualcosa, di solito mi concentro sull’elemento successivo da realizzare. L’aspetto più bello è che un esercizio in cui puoi metterci dentro tutta l’energia che puoi”. LA TRAVE “Equilibrio è la prima cosa che posso dire. È abbastanza dura, su una superficie di 10 centimetri… L’obiettivo è quello di essere il più stabili possibile, non cadere, perché la caduta penalizza tantissimo nella valutazione. Nella ginnastica artistica, in tutti gli attrezzi si lavora sulla precisione. L’aspetto coreografico non è così complesso come al suolo, c’è solo qualche piccolo movimento. Per me la trave è una sfida, devo… farle vedere che non cado, che sono più forte di lei, che anche se è stretta io rimango su”.
Nome: Lucia Cognome: Tacchelli Data di nascita: 31 agosto 1992 Professione: studentessa al primo anno alla SPSE di Tenero Domicilio: S. Antonino Società sportiva: SFG Giubiasco Categoria: Senior Palmarès: 1. posto assoluto (in
tutti gli attrezzi) in una gara internazionale a Barcellona nel 2006, 14. posto agli Europei 2006 a squadre, 18. posto ai Mondiali 2007 a squadre Prossimo obiettivo: gli Europei nell’aprile 2009 a Milano Tempo dedicato alla ginnastica: circa 30 ore alla settimana
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SPORT
Al suolo in rovesciata...
In forma di squadra alle parallele asimmetriche.
Al volteggio.
«Da tre anni vivo a Macolin, e mi alleno due volte al giorno» che da quest’anno frequento a Tenero, presso la Scuola Professionale per Sportivi d’elite, una bellissima scuola che mi consente di poter studiare a distanza. Dovrò tornare in Ticino una settimana ogni due mesi per mostrare quanto ho appreso”. VIVI A MACOLIN (SEDE DEL CENTRO NAZIONALE SVIZZERO DELLO SPORT) PERCHÉ… “Perché è là che vengono allenati i giovani che gli allenatori fe-
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...e ad arco.
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derali pensano possano ottenere dei risultati a livello mondiale. Siamo in dodici, che è il numero massimo”. DA TRE ANNI LONTANO DA CASA… “È stata dura, ma ho avuto la fortuna di essere ospitata in una famiglia con una mia amica, e quindi ci si aiutava a vicenda. È dura perché sei sola, senza genitori, devi organizzare la tua vita, gestire la scuola, i compiti, l’allenamento, dormire, alzarti al mattino senza nessuno, perché la famiglia non si alza per te. Poi a poco a poco ci si abitua”. QUI AL CENTRO SPORTIVO DI TENERO HO VISTO BAMBINE E GIOVANI GINNASTI VOLTEGGIARE, SALTARE, PIROETTARE COME FOSSERO DI GOMMA. UN PENSIERO, NON C’È PAURA? “Sono fortunata perché di regola non ho paura. Sono caduta così tante volte sulla testa, mi sono fatta male tante di quelle volte che poi ti fai una scorza… Certo, dopo l’ultimo infortunio al ginocchio in atterraggio al volteggio, nella mente ora mi è rimasto questo trauma sul quale ho lavorato e dovrò lavorare per supe-
rarlo, perché appena vedo un elemento che assomiglia a un atterraggio un po’ rimango bloccata”. UN INFORTUNIO CHE TI HA PRECLUSO GLI EUROPEI E ANCHE UNA POSSIBILE PARTECIPAZIONE AI GIOCHI DI PECHINO 2008… “È stato un periodo davvero molto brutto, due giorni prima degli Europei e con la possibilità di qualificarmi ai Giochi di Pechino, mi sono infortunata ai legamenti crociati del ginocchio, al menisco, ai muscoli, insomma, mi sono trovata letteralmente a terra. È stata comunque anche un’esperienza positiva, perché ho ricevuto molto sostegno, da compagni, compagne e allenatori, senza dimenticare naturalmente la mia famiglia. Ora guardo avanti, avendo quale meta gli Europei del prossimo anno a Milano”.
Centro di medicina e chirurgia dello sport, Ospedale La Carità, Locarno Swiss Olympic Medical Center www.cmcs.ch, Tel.: 091 811 48 48
Per l’anno 2008, possiamo avvalerci della preziosa collaborazione del team medico-sportivo del Centro di Medicina e Chirurgia dello Sport di Locarno. Per la disciplina della ginnastica artistica si è messo a disposizione il Dott. Patrick Siragusa. QUALI ATTITUDINI RICHIEDONO GLI ATTREZZI DELLA GINNASTICA ARTISTICA? Dott. Patrick Siragusa. “Le principali attitudini necessarie alla pratica della ginnastica artistica sono spiccate doti tecniche e coordinative, sostenute da una forza muscolare esplosiva e una mobilità importante. Solo due esempi che riassumono le difficoltà tecniche e atletiche di questa disciplina. La trave è un attrezzo largo appena 10 cm su cui le ginnaste eseguono esercizi di equilibro ed evoluzioni acrobatiche. Un salto mortale all’indietro magari con avvitamento deve venir eseguito alla perfezione in quanto una variazione anche minima, per esempio dell’asse di rotazione, impedisce la ricezione ottimale del salto stesso, con conseguente caduta. Questo esempio per illustrare la precisione di esecuzione e la concentrazione mentale necessaria. Le grandi capacità atletiche invece si possono evincere dalle forze in gioco nel volteggio, dove nella fase di atterraggio le ginnaste sopportano carichi fino a 10 volte il proprio peso corporeo”.
«Sono fortunata
perché non ho paura» QUALI SONO GLI INFORTUNI PIÙ FREQUENTI? “Nonostante le enormi sollecitazioni, gli infortuni non sono più frequenti che in altre discipline sportive. Per esempio sono un terzo rispetto a quelli che avvengono nel calcio a parità di ore di allenamento. Metà degli infortuni sono a carico degli arti inferiori, in particolare ginocchia e caviglie. Abbastanza tipici per la ginnastica femminile sono gli infortuni a talloni e dita dei piedi. Un’altra parte del corpo molto sollecitata è la colonna lombare. Da notare tuttavia che i problemi principali, più che per traumi acuti, sono dovuti a lesioni da sovraccarico in particolare delle linee di crescita”. BAMBINE PRODIGIO E GINNASTICA ARTISTICA… UNA SUA RIFLESSIONE “Non è necessario andare in Cina per trovare bambine prodigio. L’ultima campionessa svizzera assoluta di ginnastica artistica è una tredicenne. La natura stessa della ginnastica, che necessita di doti coordinative fuori dal comune, porta ad iniziare gli allenamenti in giovane età, quando le capacità di apprendimento di nuovi schemi motori è massima. Inoltre le ginnaste piccole sono avvantaggiate perché in grado di effettuare i movimenti ginnici con minor dispendio energetico. Questi due fattori portano alla conseguenza che già in giovane età è possibile raggiungere l’apice agonistico, con tutte le importanti considerazioni etiche che ne conseguono. Già in giovane età le ginnaste sopportano orari di allenamento molto importanti che occupano tutto il loro tempo libero. Per questo motivo ripeto spesso ai genitori che avvicinano le loro figlie a questa disciplina, di continuare a portarle solo se sono sicure che hanno piacere in quello che fanno e se le prestazioni scolastiche e gli equilibri sociali e familiari non ne soffrono. Anche gli allenatori devono fare la loro parte e organizzare l’allenamento in modo tale che almeno in giovane età vi sia anche spazio al gioco, anche se all’interno dell’allenamento stesso. Personalmente, nonostante alcuni pregiudizi che immancabilmente si sentono, raramente vedo ginnasti o ginnaste spinti unicamente da genitori o allenatori ambiziosi. Per finire, nonostante le ragazze piccole abbiano dei vantaggi, avere pazienza nella formazione di queste atlete non ne preclude il successo, anzi vi sono maggiori garanzie di una carriera lunga e senza lesioni da sovraccarico. La salute e il piacere di allenarsi devono essere prioritari e sono altrettanto importanti come il duro allenamento al fine del conseguimento dei propri obbiettivi”. Dr. med Patrick Siragusa Specialista in medicina interna e medicina dello sport, è il responsabile del Centro di Medicina e Chirurgia dello Sport di Locarno.
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CANI, GATTI & CO.
QUANDO IL PADRONE È
IN VACANZA Quali misure occorre intraprendere nei confronti del nostro gatto quando ci si assenta per una vacanza? Oppure, a cosa è dovuto il continuo far pipì del micio proprio sul divano benché disponga di… doppi servizi? a cura di Elena Stern-Balestra
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IN CASA O ALL’APERTO? Gentile Dr.ssa Stern-Balestra, ho un micetto, Niosé, che compierà in ottobre due anni. Il suo primo anno lo ha vissuto in appartamento, a Ginevra. Osservava la via dalla finestra. Quando ci siamo trasferiti a Lugano a gennaio, ho deciso di offrirgli la possibilità di uscire, avendo un appartamento a pianoterra, un piccolo giardino, poi la strada e un bel parco. All’inizio le uscite si limitavano al piccolo giardino, solo in mia presenza e sotto sorveglianza, con severità, anche quando guardava aldilà del giardino. Poi, piano piano, quando ho sentito che aveva ben percepito il mondo di fuori, ho tollerato le sue uscite dal giardino, per stare attorno al condominio. La mia domanda è la seguente: tra poche settimane partirò in vacanza per due settimane e mezzo. La custode, che si occupa di lui un weekend su due, se ne occuperà. Ma la mia domanda riguarda la possibilità di lasciarlo fuori dall’appartamento durante questo periodo, nel giardino, sistemando una cuccia con ad esempio oggetti con il mio odore. Cosa è meglio fare: due settimane e mezzo chiuso in casa (40 m2) o “chiuso” fuori con la libertà, abbasserei la tenda contro il sole, ma con il rischio di non potersi rifugiare da qualche parte se un cane è libero, o il rischio che parta perché non mi vede più (ma questo ne dubito un pò). Cordiali saluti. Isabella De Giorni Dal momento che il suo gatto ha trascorso il suo primo anno di vita come gatto d’appartamento, ritengo che possa tollerare di restare in appartamento durante il periodo delle sue vacanze in modo da evitare i pericoli da lei menzionati. Qualche piccolo accorgimento ridurrà al minimo gli scompensi per Niobé durante questo breve periodo. È molto bello che lei abbia qualcuno che possa occuparsi del micio a casa sua: non dover lasciare il proprio territorio (p.es. per andare in una pensione per animali) contribuisce a non incrementare eccessivamente lo stress per il gatto e il fatto di essere accudito da una persona conosciuta è certamente positivo. Sarebbe bello se questa persona potesse occuparsi del micio almeno due volte al giorno e ciascuna volta per almeno 15 minuti, da passare giocando attivamente con Niobé, spazzolandolo e accarezzandolo. Il cibo andrebbe somministrato anch’esso almeno due volte al giorno, meglio se ripartito in più ciotoline disseminate per la casa. Anche i giochi interattivi che possono essere “farciti” di alimento secco sono molto indicati. Le consiglierei inoltre di installare un diffusore di feromoni facciali felini (ottenibile presso il/la suo/a veterinario/a di fiducia) nel locale maggiormente frequentato dal gatto. Il diffusore va inserito nella presa elettrica almeno una settimana prima della sua partenza e lasciato per un mese.
CHISSÀ PERCHÉ… Buongiorno, ho una gatta di quattro anni sterilizzata; fino a un anno abitava con la sua ex padrona, poi purtroppo è deceduta e l’ho presa io. È una gattina molto affettuosa con me, ma con altri non si lascia
prendere facilmente. Adesso da circa un anno, ma non sempre, ma fa la pipì sul divano, sebbene disponga di due cassette per i suoi bisogni. Non riesco a capire se lo faccia per ripicca. La notte sta sempre fuori. Grazie per una sua risposta, non riesco proprio a capire perché si comporti così. Simone, Vacallo
«Sarebbe bello se potesse occuparsi del micio almeno due volte al giorno» In base alle informazioni sulla micia è difficile trarre delle conclusioni e darle una spiegazione certa. Escluderei la ripicca come motivazione ad urinare sul divano. Innanzitutto dovrebbe far visitare la micia dal/la suo/a veterinario/a di fiducia: spesso all’origine delle eliminazioni improprie ci sono dei problemi di salute. Un’altra causa può essere una situazione di stress o addirittura uno stato di ansia, dovuto ad esempio al cambiamento di casa e proprietario, malgrado esso sia avvenuto già molto tempo prima dell’apparizione del comportamento sgradito. Anche altri fattori, come l’arrivo di nuovi gatti o altri animali nel vicinato, visite da parte di estranei, attività insolite in casa o altro possono essere causa di stress per la micia. In effetti, in queste situazioni l’odore della propria urina viene utilizzato dai gatti per ritrovare confidenza con il proprio territorio e ridurre così il grado di stress. Altre volte capita che un gatto associ un nuovo luogo, diverso dalla cassetta igienica, con un luogo di eliminazione, senza che alla base vi sia un problema di salute o di comportamento, in questi casi però l’eliminazione in quel luogo avviene su base sistematica e non saltuariamente, come nel suo caso. Oltre alla visita dal/la veterinario/a, le consiglio di seguire alcune regole per la pulizia del divano: pulisca sempre in assenza della micia e non la sgridi per quanto accaduto. Tamponi dapprima l’urina con della carta per uso domestico, poi pulisca con del sapone neutro (p.es. sapone di Marsiglia) e lasci asciugare bene. In seguito lasci qualche crocchetta di cibo nel punto che era stato sporcato, per farle associare quel luogo ad uno stimolo diverso da quello di eliminazione. In sua assenza può anche ricoprire il punto preso di mira con un foglio di alluminio, eviti invece i fogli di plastica. L’utilizzo di un diffusore di feromoni facciali felini potrebbe essere d’aiuto: anche a questo proposito può chiedere consiglio al/la suo/a veterinario/a di fiducia. Per le vostre domande: Illustrazione Ticinese, “Cani, gatti & Co.”, C.P. 418, 6908 Lugano, oppure via e-mail: info@illustrazione.ch, indicando come soggetto “Cani, gatti & Co.”
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1a PARTE
OUAGA: IL DESTINO DELLA FAMIGLIA K Timbuctu, un nome che racchiude magia, storia e mistero. Un puntino sulla carta geografica dell’Africa occidentale, nel nord del Mali, alle porte del grande deserto del Sahara. Una meta che ogni viaggiatore vorrebbe raggiungere una volta nella vita. Non molti anni or sono l’intento significava mesi di viaggio, pericoli e grandi fatiche. Molti avventurieri non vi giunsero mai, o non vi fecero più ritorno. Oggi è tutto molto più facile. Sì, facile, ma quando decido di percorrere l’intero tragitto utilizzando i mezzi pubblici locali non immagino ancora quello che mi attende… testo e foto Roberto Schneider
MA DOV’È STO POSTO? Non era stata invero molto rassicurante la ragazza del “check in” all’aeroporto della Malpensa. Prendendo in mano il mio biglietto e digitando sul suo computer a fatica “Ouagadougou” mi domanda perplessa: “Ma dov’è sto posto?”. Le rispondo che Ouagadougou è la capitale del Burkina Faso, nell’Africa occidentale. Mi guarda lasciandomi comprendere che invero tutto ciò non le interessa proprio. Meglio la nebbia dell’inverno lombardo. Il mio viaggio inizia infatti nel Burkina Faso, da dove preparerò il lungo itinerario in direzione del Mali, paese confinante. Passando per le terre delle etnie Dogon, proseguirò fino al fiume Niger, dove intendo imbarcarmi per il nord. Nel Burkina Faso vi ero già stato. È un paese povero, molto povero, senza sbocchi sul mare, circondato da Ghana,
Togo, Benin, Niger e Costa d’Avorio, quasi tutte vecchie colonie francesi, segnate da un passato tribolato e da un presente ancor più difficile. Burkina Faso significa “patria degli incorruttibili”, una denominazione inventata dal vecchio presidente e dittatore Sankara nel 1984, che invero non è forse molto affine alla realtà. Ouagadougou è comunque una città discretamente piacevole, senza molte attrazioni, ma vivace, musicale e ospitale. Le infrastrutture principali e i trasporti funzionano piuttosto bene e vi si trova tutto il necessario per condurre una vita dignitosa… se si hanno i soldi. Ma ad avere denaro sono in pochi, la maggior parte sopravvive con un reddito pro capite che situa il paese tra i cinque più poveri al mondo. I mendicanti sulle strade sono piuttosto rari, ma i quartieri periferici, poveri e
Mi garantiscono che sabato, sul supporto indicato dalla freccia, posizioneranno un televisore e che potrò vivere con loro le cronache registrate degli incontri di calcio del campionato inglese.
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senza infrastrutture sono molto vasti e densamente abitati. Vi è poi un quartiere che riassume paradossalmente tutte le assurdità dell’Africa di oggi. Il presidente vi ha costruito la sua reggia, perché l’abitazione è proprio una sorta di castello. Suoi vicini sono i diversi ministri, i funzionari di governo, le alte personalità dell’esercito e i… rappresentanti dei media. Accade così che la maggior parte delle trasmissioni televisive siano dedicate ai discorsi di presidente e ministri. KINDA, UNO STRANO COMMERCIANTE Kinda pare sia uno dei pochi baciati dalla sorte in questo paese. Sulla sua carta da visita vi è scritto che è il “general manager” di una società che si occupa di “costruzioni, elettricità, reti telefoniche, import-export, climatizzazione, genio civile, realizzazioni idrauliche, stampati e gadget pubblicitari, apparecchi informatici e d’ufficio”! Quando osservo quello strano biglietto, completato da tre diversi indirizzi e una lunga serie di numeri telefonici, forse intuisce una mia certa perplessità. Mi mostra quindi il suo passaporto indicandomi i visti e i timbri di tutti i paesi visitati nell’ambito delle sue attività commerciali. Parrebbe una sorta di giramondo che intrattiene relazioni in ogni continente. Mi dice che acquista molto in Cina, ma fa pure ottimi affari in Europa e che sua moglie abita negli Stati Uniti. Mi invita a casa sua, dicendomi che posso essere suo ospite
“Pas de credit. Pas de credit, n’ensistez pas. Merci”, dice severa la parrucchiera di strada ai suoi clienti.
quanto voglio. Non ha problemi di spazio, possiede una villa con piscina e mi mette a disposizione un fuoristrada con l’autista per visitare il paese. Un colpo di fortuna? Forse. Chiedendo a Kinda di indicarmi sulla cartina della città dove sia ubicata la sua abitazione, mi rendo conto che non solo fatica ad orientarsi, ma che non legge nemmeno. La conferma giunge poco dopo quando mi prega di scrivere io stesso l’indirizzo del suo recapito, dicendomi che lui non scrive bene, è bravo solo coi numeri.
Immagine di uno dei tanti e poveri quartieri periferici di “Ouaga”. Malgrado condizioni di vita precarie, è facile incontrare sorrisi ed ospitalità.
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DIANA SFIDA GLI SPIRITI Forse sbagliando, non cedo alla tentazione di un inizio di viaggio agiato e anomalo, ma decido di incontrare vecchi amici, la famiglia K. Loro non hanno una villa e nemmeno la piscina, anzi non hanno nemmeno l’acqua corrente nella loro abitazione di argilla coi tetti in lamiera. Loro non hanno praticamente nulla. Qui si mangia da un piatto unico con le mani. Il padre, dopo la morte della prima moglie, malgrado l’età avanzata ha trovato una nuova compagna, perché in Burkina Faso l’uomo difficilmente riesce a vivere da solo. Nemmeno la compagna è giovane, ma hanno fatto lo stesso un figlio che comincia ora a camminare. Le risorse sono minime: un salario esiguo per l’attività precaria di custode nella cattedrale e piccoli proventi grazie alla vendita di occasionali ortaggi al mercato. Le entrate totali corrispondono al massimo al controvalore di alcune decine di franchi al mese. I figli della prima moglie sono ormai grandi e condividono i medesimi problemi. La figlia maggiore è tornata in questi giorni a casa dopo un forzato esilio dovuto ad una gravidanza tanto assurda quanto indesiderata. Un figlio senza riconoscimento paterno in grembo non è infatti accettato nel villaggio e per evitare il peggio la ragazza è dovuta fuggire, arrangiandosi per alcuni mesi aiutata da pochi amici. La piccola Diana, in barba al destino avverso, è però nata da poco più di un mese. Oggi è tornata a casa, ha percorso la lunga e polverosa strada avvinghiata alle spalle della madre, fissata come un fagotto da un grande scialle colorato. Non la si nota quasi, non fosse per quei suoi piedini scuri che curiosamente sporgono davanti al ventre materno. Guarda chi la vuole conoscere con uno sguardo quasi di sfida, pungente e impertinente. Lei ci è riuscita, nessuno la voleva, ma ora è nata ed è tornata a casa per mostrare quegli strani ciuffi di capelli che porta in testa. La madre è preoccupata, ma pure molto contenta e orgogliosa. Sa però che il calvario non è finito. Ora le necessitano i soldi per i riti e i sacrifici tradizionali indispensabili per rappacificare gli spiriti adirati. Lo dovrà fare al più presto, altrimenti grandi calamità e la morte si abbatteranno sulla sua famiglia. CONTINUA.
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COL FUOCO Sulle rive del Lago dei quattro Cantoni, a Hergiswil, la Glasi offre ai visitatori uno spettacolo unico e affascinante: la fabbricazione artigianale del vetro. testo testo Coralie Coralie Nativel Nativel -- foto foto Stefano Stefano Ember Ember
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el 1817, i fratelli Siegwart trovarono ai piedi del Pilatus, sulla sponda del Lago dei quattro Cantoni, il luogo ideale per un nuovo stabilimento di produzione del vetro. L’ubicazione sul lago permetteva il trasporto massiccio della legna proveniente dalle foreste della Svizzera centrale, necessaria al mantenimento del potente fuoco da cui sorge, da quasi due secoli, il vetro in fusione. La Glasi è l’unica vetreria rimasta in Svizzera. Fu in un mondo di privazioni e stenti che nel XVIII e XIX secolo nacquero i cosiddetti vetri di Flühli, autentici gioielli di vetro di cui si può ammirare la più importante collezione al mondo a Hergiswil. Nel 1975 è mancato poco che la vetreria dovesse chiudere a causa di grandi problemi economici. Tuttavia, grazie alla creatività artistica di Roberto Niederer, il direttore di allora, la vetreria si salvò ridando vita alla tradizione artigianale, arricchita con un nuovo design, ancora oggi utilizzato. Dopo la scomparsa del padre, il figlio Robert ha ripreso le redini della società. Alla Glasi vi sono ancora oltre cento persone che perpetuano l’arte antica dei soffiatori di vetro. Oltre a rimirare le creazioni sull’arco di cent’anni, al museo di Hergiswil è possibile compiere un viaggio didattico di una ventina di minuti attraverso la storia del vetro dall’antichità ad oggi, in un percorso visivo e sonoro allestito anche in italiano che ci fa risalire nel tempo per rivivere le vicende dei quasi due secoli di storia della Glasi. Ma saranno sicuramente il forno e la piattaforma dei vetrai a catturare la vostra attenzione, con lo spettacolo degli operai intenti al loro lavoro ritmato. La magia dei soffiatori di vetro che soffiano, fondono e foggiano i vetri di Hergiswil vi apparirà in tutto il suo splendore. Per 15- franchi potrete soffiare anche voi nella vostra pallina di vetro, aiutati da un esperto, e portarla a casa come ricordo della visita. La Glasi ha pensato anche ai più piccoli, con un esposizione tutta da… toccare, giocare e suonare, che conta una settantina di esperimenti legati a questo antichissimo materiale, il vetro.
Intorno al forno, la piattaforma dei vetrai.
Il pubblico può assistere al lavoro dei vetrai.
Fabbricare i vetri artigianalmente è un lavoro di precisione.
Con l’aiuto di un vetraio, è possibile soffiare la propria pallina di vetro. Il museo conduce nel passato dell’industria.
COME ARRIVARCI Dal Ticino, con l’auto prendere l’A2 direzione Lucerna, uscire a Hergiswil e seguire le indicazioni per la vetreria (1 ora e 45 minuti circa). Di fronte al lago vi sono dei posteggi gratuiti. In treno, prevedere poco più di 3 ore, con un cambio carrozza a Lucerna. QUANDO ANDARCI La vetreria e il museo sono aperti tutto l’anno dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18, e il sabato fino alle 16. Durante la bella stagione si può approfittare dell’ubicazione sul lago, fare il bagno o noleggiare un pedalo (20.- franchi per un’ora). I bambini troveranno anche un bellissimo parco giochi all’ombra degli alberi sulla riva del lago, ideale per concedersi una pausa o fare un picnic. QUANTO COSTA L’entrata al museo, le esposizioni e tutte le altre attrazioni sono gratuite.
Vi sono oltre 70 esperimenti tutti da toccare, giocare o suonare.
L’archivio della Glasi conserva i vetri prodotti in oltre cento anni.
CURIOSITÀ Vi sono anche un bar, un ristorante e due boutique, una di seconda scelta e una di prima, per chi desidera portarsi a casa souvenir o i bellissimi vetri della Glasi. www.glasi.ch.
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ACCOMODATEVI PREGO Acquistare un’automobile è come realizzare un puzzle. Ognuno di noi desidera un veicolo che sia anche comodo ed ergonomico. Ecco perché nella scelta degli elementi prioritari i sedili meritano molta più attenzione anche se, nel futuro, si configureranno sulla base delle esigenze delle persone. testo Stefano Pescia
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e è vero che il traffico, in costante aumento, ci costringe a trascorrere molto più tempo al volante, è altrettanto vero che la conseguenza diretta è quella di dover disporre di una vettura che sia comoda. Non vi è nulla di più sgradevole che possedere il veicolo dei propri sogni e accorgersi, in un secondo tempo, che il sedile del conducente non è comodo come ve lo immaginavate o, peggio ancora, che vi causa dei fastidiosi dolori alla schiena. Quindi, prima di acquistare un’automobile, nuova o d’occasione, non esitate e non accomodatevi solamente quando siete dal venditore, ma provatela subito su strada. Solo così potete valutate con attenzione la comodità e l’ergonomia
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dei sedili. Un aspetto ancora più importante perché ognuno di noi ha una struttura fisica propria e quindi interpreta soggettivamente una seduta confortevole. COME NASCE UN SEDILE PER AUTOMOBILE Lo studio dei sedili per un’automobile segue la strada del progetto della vettura. Tutte le componenti vengono pianificate nel momento in cui inizia la realizzazione della struttura di un prototipo. La prima fase viene pensata e studiata al computer utilizzando dei programmi tridimensionali. Nella fase successiva si procede ad unire le diverse componenti, dopo aver già suddiviso lo spazio
I sedili anteriori delle nuove vetture sono un vero concentrato di tecnologia.
riservato ai sedili all’interno dell’abitacolo, testando, adattando e migliorando i diversi elementi. I sedili sono un indubbio elemento di sicurezza della vettura. “Per esempio”, ci spiega Andreas Haefele, responsabile sviluppo della Opel Insignia, “in un normale crash-test le ginocchia non devono toccare il cruscotto”. Da Opel ad esempio, sono una trentina gli specialisti che direttamente o indirettamente si occupano del reparto sedili. Per i sedili della nuova berlina Insignia, sono disponibili quattro differenti tipi di allestimento che variano da quello normale a quello di lusso, fino allo speciale sedile sportivo ergonomico.
«Gli elementi
Un prodotto di alta tecnologia che, con l’evoluzione dell’automobile e le richieste di una comodità in crescendo, si è arricchito di nuove funzioni e motori che ne permettono il riscaldamento, la ventilazione, il massaggio e la regolazione elettrica. “Elementi che intervengono attivamente anche nella sicurezza”, precisa Andreas Haefele, “e che quindi richiedono degli approfonditi test invernali ed estivi. Per valutare anche l’aspetto di una manutenzione facile e di una qualitativa cura delle superfici che coprono i sedili”, continua il dirigente della marca tedesca, “Opel si è affidata alla nanotecnologia. La medesima viene utilizzata in particolare per i sedili in pelle o stoffa chiari. Una speciale pellicola permette una pulizia più facile della superficie, che nel contempo mantiene negli anni un aspetto più qualitativo”.
ALTA TECNOLOGIA Le componenti di un sedile anteriore sono oltre 700 e la corretta combinazione ergonomica e di sicurezza di tutte richiede una grande precisione, considerando che si tratta di elementi parzialmente mobili che non devono essere solo in grado di sopportare degli importanti spostamenti di forze e peso variabili.
SEDILI LIQUIDI… Per il futuro, qualcuno si immagina che l’automobile non disporrà più delle cinture di sicurezza, ma sarà dotata di sedili che, in caso di urto, saranno in grado di proteggere gli occupanti, avvolgendo completamente la persona. Inoltre, i medesimi si configureranno e personalizzeranno sulla base delle esigenze e delle forme del fisico. I materiali si potranno trasformare da uno stato solido in uno liquido alla velocità della luce. Il liquido prenderà la forma della persona solidificando e creando uno schermo che non solo proteggerà, ma scaricherà la pressione su tutta la superficie del corpo.
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L’UOMO PURE La mobilità è una preziosa libertà alla quale nessuno può e vuole rinunciare. testo Graziano Guerra
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mportante è riuscire a trovare il giusto equilibrio fra dove finisce la propria libertà e inizia quella altrui. Lapalissiano, ma, senza prevaricazioni? Saremmo degli illusi se credessimo alla perfezione. Sin troppe politiche contorcono la possibilità di muoversi liberamente, la più inquietante è quella di alcuni moderni informatici, i quali vorrebbero piegare la mobilità individuale ai loro schemi, per adeguarla a programmi che possano “regolare” la mobilità collettiva. La mobilità rimane soprattutto un fatto individuale, perché nasce da bisogni individuali. La si può organizzare, com’è di fatto, ma non si può pretendere di trasformarla vieppiù in una specie di marcia forzata verso il collettivismo mobile. Chi ama il motociclismo è fondamentalmente un sostenitore della totale libertà di movimento. Per chi va in moto, o in scooter, nulla è più importante di potersi spostare liberamente da un luogo all’altro, dentro i limiti dettati dal buon senso comune, a velocità accettabile. Poco importa che la maggior parte dei centauri della Svizzera compri principalmente moto di grossa cilindrata. Le statistiche parlano
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chiaro: nei primi sei mesi dell’anno gli appassionati e le appassionate in Svizzera di scooter e motociclette, hanno acquistato 28’813 nuovi veicoli, di questi ben 8’545, quasi un terzo, di grossa cilindrata (circa 1’000 gli scooter fra 400 e 750 cc). Le vendite nella prima metà dell’anno, nonostante l’andamento climatico ballerino, sono state superiori dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato quando le moto di cilindrata superiore a 750 cc e gli scooter di 125 cc l’hanno fatta da padroni. I modelli preferiti sono rimasti in pratica gli stessi: stradali sportive, touring e cruiser. Ma è stato grande il ritorno delle enduro turistiche, le quali, da gennaio a fine giugno 2008, hanno ricevuto le preferenze di 2’331 persone. Sono inoltre sensibilmente aumentate le vendite di motociclette e di scooter elettrici. In totale sono stati 207 gli acquirenti (54 nel 2007) di modelli con questo tipo di motorizzazione, per metà modelli monoasse in grado di raggiungere una velocità di 15 km/h. In ogni caso, tutti rientrano nella categoria motociclistica A1 / 50 cc.
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OROSCOPO testo Cloris Sciaroni Novembre mese dello Scorpione, segno tenebroso, il cui governatore Plutone, il giorno 26 lascerà definitivamente il Sagittario dopo ben 14 anni di permanenza, durante i quali ha prodotto rivoluzioni importanti a livello collettivo sovvertendo tutte le nostre certezze. Pensiamo solo a un certo tipo di fanatismo religioso, a conflitti di potere tra Stato e Chiesa, al dilagare della violenza o ai vari scandali finanziari venuti alla luce. Vedremo cosa succederà ora con il passaggio di Plutone in Capricorno il giorno 27, dove rimarrà fino al 2024! Probabilmente l’economia europea subirà un duro colpo e la gente si risveglierà bruscamente dal “lungo torpore” in cui è caduta. E chissà che non reagirà contro il monopolio della globalizzazione!
ARIETE 21/3 - 20/4
Dal giorno 5, Mercurio si sposta in posizione migliore liberandovi di qualche ostacolo e preparando ad alcuni di voi la strada per nuovi e necessari cambiamenti. Intanto, Marte ancora in Scorpione fino al giorno 16 vi rende particolarmente dinamici e determinati a voler portare avanti le vostre nuove scelte. Nei primi 15 giorni del mese potrebbe tuttavia procurare qualche conflitto con un superiore, ma voi sembrate decisi a tenergli testa. Poi, dopo il 17.11, la tensione si allenta, con Marte in favorevole trigono. Venere positiva fino al giorno 12 vi suggerisce più diplomazia e vi invita a trovare le vostre soddisfazioni al di fuori del lavoro. Socializzare fa bene anche a voi non più giovani. In amore sarete particolarmente intraprendenti e trasgressivi. Salute: curate l’igiene intima.
TORO 21/4 - 20/5
Nei primi 16 giorni, che appaiono abbastanza turbolenti, dovrete dar prova di grande autocontrollo. A Sole (fino al 22.11) e Marte (fino al 16.11) ancora in opposizione si aggiunge Mercurio dal giorno 5, procurando molto nervosismo e stress. Le disattenzioni potrebbero quindi procurarvi piccoli incidenti in casa e fuori. Muovetevi con la massima cautela. Sul lavoro sono possibili problemi di rivalità e competizione. Non confondete la leadership con il potere. Clima incandescente in amore per alcuni di voi e crisi per altri. Non rimuginate in silenzio ma chiarite le rispettive posizioni. Eviterete di farvi del male. Controllate gelosia e possessività ed evitate storie ambigue. Salute: molta attenzione all’igiene intima e riposo nel plenilunio del giorno 13.11.
GEMELLI 21/5 - 21/6
Vita lavorativa molto impegnata, tanto che gli affetti potrebbero risentirne. Il fatto è che volendo essere competitivi ad ogni costo, sarete più tesi e ansiosi. Inoltre, il fattore economico potrebbe essere anche motivo di discussione con il partner. Care donne, cercate di essere meno dispendiose. Venere si trova in opposizione fino al giorno 12, il che potrebbe crearvi qualche problema con una figura femminile: sorella, figlia o amica. Forse si tratta di rivalità inconfessate o di vecchie problematiche da sistemare una volta per sempre. Notizia interessante: il giorno 26 Plutone lascerà definitivamente il vostro segno opposto dove, durante gli ultimi 14 anni, ha procurato non poche prove e crisi a molti di voi. Ne uscirete comunque rinnovati e più forti. Che le vostre esperienze possano servire ad altri.
CANCRO 22/6 - 22/7
Mese interessante per voi, con Sole (fino al 21.11), Marte (fino al 16.11) e Mercurio (dal giorno 5) in positivo trigono, che dona dinamismo e alimenta la vostra creatività e fantasia, per trarre importanti vantaggi sia in campo amoroso sia artistico. Ideali le attività a contatto con il pubblico. Il vostro fascino seduttivo sarà la vostra carta vincente. Attrazioni fatali con Pesci e Scorpioni. Prudenza nelle spese dal 13.11 con Venere in opposizione. Ottimo fiuto per gli affari invece il giorno 17.11 quando potrete anche tentare la fortuna o partecipare a qualche concorso. Successo sportivo assicurato per chi fra voi ama lo sport di competizione. Allo stesso tempo invita anche i più pigri fra voi a muoversi. Questo è il mese ideale per iniziare cure depurative mirate e migliorare la vostra immagine.
LEONE 23/7 - 23/8
Giorni faticosi vi attendono nella prima metà del mese, forse a causa di preoccupazioni in famiglia. Difficoltà oggettive in vista per chi lavora in un’azienda familiare o in un’istituzione. A vostro sostegno avete Venere e forse l’aiuto vi arriva da una donna. In amore siate chiari e non lanciate messaggi ambigui. Non complicatevi la vita e non create difficoltà agli altri. Giorni no quelli attorno al plenilunio, tra il 12 e il 14.11. Muovetevi con prudenza sia in casa sia fuori. Attenzione alla velocità e alle multe. Dal giorno 17 Marte passa in posizione molto più favorevole, seguito poi dal Sole il giorno 22, togliendovi qualche peso di troppo. E allora ne trarranno beneficio anche le relazioni interpersonali. Nuovi incontri in vista per i single che desiderano una relazione stabile. Salute: eventuali interventi dopo il 23.11.
VERGINE 24/8 - 22/9
Vi attende un periodo molto dinamico e vivace in ogni ambito della vostra vita. La vostra agenda sarà ricca di appuntamenti e vi dovrete spostare parecchio. Cercate anche di approfondire una lingua straniera per allargare i vostri contatti. A tal proposito potrebbero esservi utili anche le nuove tecnologie. Dal giorno 5 sono infatti favoriti i nuovi studi e le nuove iniziative. Approfittate dei giorni centrali per concretizzare qualche idea geniale. Tra il 13 e il 17 un brillante plenilunio amplificherà la vostra intuizione. Per una volta fidatevi del vostro fiuto e non solo della testa. Venere sarà in ottimo aspetto di trigono a partire dal giorno 13 favorendo tutte le arti espressive: canto, teatro, musica e danza. Inoltre, regala grande stabilità emotiva e storie d’amore importanti. Insomma, è un bel periodo per rinnovarvi dentro e fuori.
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BILANCIA 23/9 - 22/10
Per voi si profila un periodo molto vivace da un punto di vista finanziario. Probabilmente vi sono molte uscite e spesso faticate a far fronte a tutti gli impegni. A vostro sostegno potrebbe arrivare l’aiuto di una donna, almeno nei primi 12 giorni del mese. È anche probabile che possiate allargare il vostro raggio d’affari all’estero, dove siete più richiesti. Interessante il plenilunio del giorno 13 in Toro, segno venusiano come il vostro. Con un po’ di fortuna e ingegno (Nettuno positivo) riuscirete ad affrontare anche una questione spinosa dovuta a Giove dissonante. Purtroppo con Venere che passa in posizione critica, dal giorno 13 in poi dovrete fare molta più economia e ridurre le spese. L’amore sarà più audace e passionale nei primi 12 giorni, poi desidererete maggiore tranquillità.
SCORPIONE 23/10 - 22/11
Voi sarete un po’ i protagonisti con Sole e Marte nel segno, almeno nella prima metà del mese, cui seguirà dal giorno 5 anche Mercurio. Ingegno, intuizione e audacia sono gli ingredienti che vi vedono vincenti. Ottime le attività sportive. Attenzione però a non confondere la leadership con il potere. Evitate perciò di diventare troppo autoritari e invadenti, sia in casa sia fuori. Inoltre tenete a freno la lingua e prima di “sputare sentenze” respirate profondamente. Fate appello alla sensibilità che vi contraddistingue e ascoltate il vostro cuore prima di agire. Ne trarranno beneficio le relazioni di lavoro e d’amore. Coltivate anche quelle amicizie che vi aiutano a progredire. Giorno importante il 13 con il plenilunio nel segno opposto. Questo è il mese per depurare mente, corpo e spirito.
SAGITTARIO 23/11 - 21/12
Profondi mutamenti sono in atto per voi che siete vicini a una vera rivoluzione. Dopo circa 14 anni di permanenza nel vostro segno procurandovi non pochi scombussolamenti, ecco che il tenebroso Plutone vi lascia per sempre il giorno 26, spostandosi in Capricorno. Ora potrete trarre il debito bilancio. Non trascinatevi nel futuro cose del passato che vanno lasciate. Marte vi invita a fare piazza pulita, e dal giorno 17 potete ripartire da zero, con rinnovato vigore, magari in un altro paese o città. Venere nel segno fino al giorno 11 regala piacevoli sorprese, poi, quando dal 13 passerà in Capricorno, dove già staziona Giove in 2. campo, vi mostrerà quali sono i veri valori da perseguire. Forse una rinnovata fede o la ricerca di una nuova filosofia di vita daranno maggiore risalto al vostro lavoro e faranno bene alla vostra salute.
CAPRICORNO 22/12 - 20/1
Questo potrebbe essere un mese di profonde riflessioni riguardo al vostro stile di vita e ai progetti che intendete perseguire, meglio ancora se procureranno anche un beneficio per la collettività. Marte dallo Scorpione vi rende audaci e tenaci, a volte anche prevaricatori. Non confondete la leadership con il potere e vedrete che sarete dei modelli importanti anche per altri. Un magico plenilunio dal Toro il giorno 13, sorretto da un potente Urano, vi donerà brillanti intuizioni e fortunate opportunità da cogliere al volo. E con Venere nel segno susciterete anche ammirazione. Ottime le pubbliche relazioni. Gradite sorprese in famiglia. E via che si festeggia. Sappiate valorizzare anche le amicizie che vi hanno aiutato a fare grandi passi avanti. Salute: periodo eccellente per rinnovarsi.
AQUARIO 21/1 - 19/2
I primi 16 giorni saranno piuttosto movimentati con Marte e Mercurio in Scorpione. L’ambizione potrebbe giocarvi brutti scherzi. Il lavoro sarà particolarmente stressante se siete liberi professionisti, e per chi è dipendente sono possibili conflitti con un superiore. Difficoltà d’intesa o rivalità con colleghi possono disturbare l’ambiente. Chissà che la buona posizione di Venere non infonda maggiore diplomazia! Giorni critici quelli attorno al plenilunio tra il 12 e il 14. Cercate di non strafare e sappiate riconoscere i vostri limiti. Trovate il tempo anche per voi, la famiglia e l’amore. Valorizzate inoltre quelle persone che vi sono state di supporto e continuano ad esistere. Dal giorno 22 vi sentirete più alleggeriti e avrete voglia di viaggiare, di cambiare ambiente.
PESCI 20/2 - 20/3
Periodo molto dinamico, quello fino al giorno 22, con gli ottimi influssi dallo Scorpione, che ben sostengono il vostro Urano. Puntate in alto e siate determinati a raggiungere i vostri obiettivi. Brillanti intuizioni nel plenilunio del giorno 13 da mettere a buon frutto. Può risvegliarsi inoltre in voi la curiosità o la necessità di conoscere meglio il senso di questa vita, da dove veniamo e dove ci portano le nostre esperienze. Qualche seria lettura in merito potrebbe illuminarvi, così come l’approccio a una nuova filosofia, a un maestro che vi guidi senza rendervi dipendenti. Sappiamo ormai che il mondo materiale è troppo limitato per farci felici. Oggi non vi sono più certezze e l’unica realtà è il cambiamento. La vostra grande sensibilità potrebbe ora portarvi a dare un valido contributo anche all’ambiente.
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N° 11 - 1. NOVEMBRE 2008 Fondata nel 1931 - 12 edizioni annuali, tiratura 130.967 copie (tiratura controllata REMP 2008) REDAZIONE CP 418, 6908 Lugano-Massagno via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 - Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch EDITRICE Tredicom SA, 6908 Lugano-Massagno DISTRIBUZIONE AWZ - Lugano AMMINISTRAZIONE E PRODUZIONE Marco Werder INSERZIONI TICINO E ITALIA: Tredicom SA Tel. 091 973 20 10 - Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. - Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch SVIZZERA TEDESCA E ROMANDA: Grütter-Werbung 4914 Roggwil - CP 176 Tel. 062 929 27 82 - Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch CAPO REDATTORE Matthias Werder GRAFICA Tredicom SA, Gabriele Campeggio COLLABORATORI REDAZIONALI
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VERTICALI: 1. Il mastro di Pinocchio 2. Immobile 3. Cuor di donna 4. Perde una scarpetta 5. Isola delle Cicladi 6. Un’orbita descritta da un corpo celeste intorno ad un altro 7. Il nome di Gullotta 8. Cons. in liutaio 9. Vaso panciuto 10. Un ripieno del pasticciere 11. Attraversa Berna 18. Un male moderno 20. Un profeta 21. Leva centrale 23. Varietà di calcedonio rossa (pl) 25. Salvò il fratello Oreste 27. Le iniz. di Montanelli 30. Riservati, restii 32. Automa 33. Passare alle vie legali 37. Dei nordici 38. Le iniz. di Carboni 39. Radice piccante 40. Beni preziosi 41. Nome d’uomo 45. Mira al centro!
La soluzione del numero precedente era: SENECA
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Marco Ortelli
Stefano Pescia
Roberto Rizzato
Stéphanie Scatizza
Roberto Schneider
Cloris Sciaroni
Lorenza Storni
Alda Viviani
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ORIZZONTALI: 1. Un passatempo da tavolo 12. Il monogramma di Napoleone 13. Le si addice il lutto in un libro di O’Neil 14. L’intinge il pittore 15. Nel centro di Brera 16. Pubbliche Relazioni 17. Dittongo in Coira 18. Il primogenito di Noè 19. Un’anestetico 22. Cons. in società 24. Assicurazione Invalidità 26. Può avere lo schermo al plasma 28. Prep. semplice 29. Semplici, pure 30. La nota degli sposi 31. Pesce prelibato 34. Nostro in breve 35. Console Generale 36. Le donne del sultano 40. Monumento egizio 42. Pari in arpione 43. Ha scritto “Il libro degli errori” 44. Tenui, soffici 46. Andato in poesia 47. Pesce pregiato.
Graziano Guerra
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