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N.11
- 1 NOVEMBRE 2015
RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA
TICINESE
REPORTAGE
Gazzosa fatta in casa
EVENTI
Un circo fenomenale
MOTORI
Una rossa in valigia
NUOVA LEVORG 4x4.
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DECISIONE RAZIONALE
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somm ario fondata nel 1931 12 edizioni annuali Tiratura 131.966 copie (REMP 2014) Redazione CP 418, 6908 Lugano Via Massagno 10 Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 www.illustrazione.ch info@illustrazione.ch Editore Illustrazione Ticinese SA 6908 Lugano Distribuzione Direct Mail Company SA Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder Grafica Illustrazione Ticinese SA Gabriele Campeggio Inserzioni Ticino e Italia: Illustrazione Ticinese SA Tel. 091 972 26 20 Fax 091 972 45 65 info@illustrazione.ch Edimen S.a.g.l. Tel. 091 970 24 36 edimen@edimen.ch Svizzera tedesca e romanda: Grütter Media Käsereistrasse, 21 4914 Roggwil Tel./Fax 062 929 27 82 gruetter-werbung@besonet.ch Inserzioni moto: TuttoSprint Tel. 079 697 49 65 info@tuttosprint.ch Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito. In copertina: Rachele Bianchi Porro Foto: Gabriele Campeggio Certificato Certificato PEFC PEFC Questo prodotto Questa rivista è realizzato stampata con su materia prima da foreste gestite in maniera sostenibile e da fonti controllate PEFC/18-31-240
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4 Fuorionda Scopritori da scoprire
6 Appunti
Spunti, idee e consigli in vetrina
8 Sai che
Domande curiose e risposte sfiziose
10 In dialètt Sessant’ann inséma
12 Ritratto > ILLUSTRAZIONE TICINESE 11-15
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22 In natura I sovrani delle alpi
25 Lavoretti
quest’anno è
I cactus puntaspilli
phénoménal
26 Salute
Dal 14 al 22 novembre 2015 arriva in Ticino la 97esima tournée nazionale del Circo Knie, un’occasione imperdibile per sognare ad occhi aperti. foto © Circus Knie
C
18 In viaggio
Colombia, Bogotà: il taxi amarillo
eventi
i sono sogni che svaniscono al risveglio senza lasciare traccia di sé, altri che registriamo velocemente su un taccuino, altri invece vengono messi in scena sul palcoscenico del mondo; da 97 volte il Circo Knie fa proprio questo, rendere visibile la meraviglia. Ecco allora che sotto il tendone climatizzato faranno ad esempio la loro comparsa le elefantesse Delhi e Ceylon, dirette da Chris Rui, Linna e Franco Knie – e sarà l’ultima apparizione di questi maestosi animali davanti al pubbli-
Una storia con svolte
Come sciogliere le tensioni
co circense, dopodiché questi animali potranno essere ammirati presso “l’Himmapan”, il parco per elefanti aperto nel marzo 2015 presso il Knie Kinderzoo di Rapperswil. Ma non c’è circo senza cavalli, e quest’anno la famiglia Knie presenterà dei numeri sontuosi e travolgenti. Ci sarà occasione di trattenere il fiato grazie ad acrobati pluripremiati provenienti da tutto il mondo, mentre la tensione verrà attenuata dagli stacchi comici realizzati da veri maestri della risata. Il tutto in un’atmosfera davvero “phénoménal”! v
30 Occhio a
Ultima apparizione sotto il tendone del circo per gli elefanti della famiglia Knie.
Molti vantaggi in una app
32 A tavola 36
Prima di tutto la tavola
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pionati e realizza eventi per le più grandi aziende europee (www.kesselracing.ch). Le strutture, il personale, le metodologie di lavoro e la costante ricerca dell’eccellenza sono alla base del successo di un team che offre a piloti, clienti e sponsor un prodotto di indiscutibile qualità. Il tutto è iniziato una quindicina di anni fa con Loris Kessel, che ha saputo coniugare la passione per lo sport dei motori con le sue abili doti manageriali. Loris ha così realizzato una realtà unica nel suo genere. Nato nel mondo dei rally, a cui era molto legato, ha raggiunto l’apice della carriera, correndo a metà degli anni settanta e per due stagioni anche in Formula Uno; dapprima al volante di una Brabham-Ford e poi con l’Apollon, vettura nata per sua volontà. Dal 2006 Kessel Racing ha diversificato la sua attività creando anche una divisione dedicata alla costruzio-
«Il lavoro di squadra: principio del successo» Franziska Beier si occupa dell’organizzazione del team Kessel e degli sponsor.
36 Eventi
Quest’anno è phénoménal
38 Reportage
Ul sciampagn da la baleta ne e al “tuning” di vetture Gran Turismo, oltre ad una sezione dedicata agli Eventi Incentive. Oggi il figlio Ronnie, ricalcando le orme paterne guida con maestria, affiancato dal team manager Tiziana Borghi, dal responsabile tecnico Pietro Zullino e da tutti i collaboratori, l’affiatato Gruppo, valorizzando il Ticino corsaiolo e il nome Kessel negli autodromi di tutto il mondo. “Chi vuole correre con noi”, ci spiega Franziska, “o acquista la vettura oppure la noleggia da noi. In entrambi i casi il pilota riceve l’assistenza tecnica necessaria”. Tutte le vetture hanno il loro domicilio a Grancia. Anche grazie a sei rossi bisonti della strada, i bolidi da pista partono da qui per il luogo di gara e, tutte, rientrano in officina, alla fine della competizione. Nell’attesa del prossimo impegno le Ferrari vengono sottoposte ai dovuti controlli e a qualsiasi intervento di messa a punto, con un affidabile supporto tecnico. I piloti della scuderia, provenienti da venti differenti nazioni, arrivano direttamente sul circuito. La vettura è già pronta ai box della Kessel Racing
42 Motori
La valigia rossa di passione
47 Archivio Calcio nostrano
48 Oroscopo
Le previsioni di Cloris per novembre 2015 >
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50 Cruciverba James Bond
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fuor i ond a
scopritori
da scoprire L’americano che per primo scoprì Colombo fece una gran brutta scoperta. testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch
I
l Columbus Day (che negli USA si festeggia il secondo lunedì di ottobre), quest’anno è caduto nel giorno giusto: proprio il 12 ottobre (che, però, nel 1492 era un venerdì!), quando il navigatore genovese fece la sua scoperta dell’America. Tuttavia all’epoca l’America era già stata scoperta un bel po’ di volte. Prima di Colombo c’erano stati perlomeno i fenici, gli egizi, i vichinghi e, sulla costa del Pacifico, erano già sbarcati anche i cinesi. Ancora millenni prima antichissime popolazioni asiatiche, attraverso lo stretto di Bering ghiacciato, erano giunte in Alaska e poi si erano sparpagliate fino al Sud America. Oltretutto Cristoforo Colombo, non solo non capì di aver scoperto un nuovo continente, ma - non a caso - chiamò gli indigeni “indiani”, convinto com’era di aver raggiunto le Indie! Ci fu anche chi annunciò di aver scoperto nuove terre; ma non venne creduto. Ad esempio Pitea, un marinaio della colonia greca di Massalia (l’odierna Marsiglia), che nel IV secolo a.C. tornò da un lungo viaggio in mare raccontando di aver visto i gelidi mari del nord e descrivendo per la prima volta fenomeni come il sole di mezzanotte e l’aurora polare. Grazie al suo racconto, tramandato dallo storico Diodoro e dal geografo Strabo-
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ne, siamo in grado di ricostruire l’itinerario del suo viaggio, di oltre 7’000 miglia. Circumnavigò la Britannia e sbarcò in molti posti, dove vide anche gli abitanti, in mancanza dell’uva, mettere a fermentare l’orzo per ricavarne una forma primitiva di birra. Come potevano però gli antichi greci, abituati alle tiepide acque del Mediterraneo, credere che quel marinaio avesse effettivamente visto tutte le cose che diceva? Che masse di ghiaccio fluttuassero nell’oceano o che, più a nord, il sole non tramontasse mai? Pitea divenne presto argomento di discussione. Se gli scienziati greci Eratostene, Ipparco e pochi altri gli credettero, l’atteggiamento dei più fu quello di Strabone, che riteneva ridicolo il racconto di Pitea, il quale sosteneva di aver incontrato, a un giorno di viaggio da un’ignota terra dell’estremo nord, un mare congelato! Se quella che Pitea chiamava Thule fosse l’Islanda o la Norvegia è ancora oggetto di discussione. Fatto sta che, tra le altre cose, il marinaio affermò che l’Irlanda era situata a occidente della Britannia. Strabone, invece, la volle collocare a nord della Scozia; e fu creduto. Solo molti secoli dopo, Pitea doveva venire riconosciuto come un grande esploratore: uno dei primi ad aver raggiunto i mari del nord. v
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IL CORRETTORE DI RICRESCITA
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La regina scalza, Ildefonso Falcones, Longanesi La Un nuovo romanzo a sfondo storico di Falcones, autore de “La cattedrale del mare” e de “La mano di Fatima”, che questa volta narra le vicissitudini del popolo gitano nell’Andalusia del 18esimo secolo, interessante spunto per conoscere meglio la storia e la cultura di questo popolo. Il romanzo si sofferma molto sulle figure femminili e sulla loro condizione, la ricostruzione storica però è vaga e mancano quelle atmosfere fatte di colori, odori e suoni, indispensabili per catturare il lettore e catapultarlo nel mondo descritto. Anche la caratterizzazione dei personaggi non è forte a sufficienza perché il lettore riesca ad affezionarsi ai protagonisti. Soprattutto nella parte centrale poi, il racconto si fa lento e a volte noioso. Consigliato solo ai lettori più incalliti.
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Mini Mousse Champagne o Zimt, Läderach Mini Dei piccoli moretti, quelli che adoravamo da bambini, nella versione raffinata e adulta. Sul wafer croccante, una mousse di albumi e una goccia di Marc de Champagne, o di trouffe alla cannella, il tutto ricoperto di finissimo cioccolato al latte. Un piccolo sogno goloso che si avvera, per tornare bambini, senza scordarsi di essere grandi!
ono s , e n o i z Atten liegie: i come le c no tira l’altro u
IL ROMANZO STORICO
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I MORETTI RAFFINATI
L’ALBUM “MEMORABILE”
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Amore e furto, De Gregori canta Bob Dylan, Caravan/Sony Music “Adoro il suo modo di suonare, che ha spezzato certe ortodossie ritmiche e melodiche, come gli impressioimpressio nisti in pittura demolirono la prospettiva”, sostiene Francesco De Gregori presentando il suo ultimo album “Amore e fur furto”, apparso il 30 ottobre, comprendente 11 brani di Bob Dylan tradotti in italiano e interpretati dal cantautore romano. Tracce di un viaggio emozionante, graffiante, ricco di atmosfere magiche e malinconiche per sigillare un incontro che ha illuminato e ispirato la carriera di De Gregori, che prima dell’uscita del disco aveva dichiarato: “Tanto ormai si sa, è il mio guru e lo nascondo sempre meno”. Con questo disco lo sappiamo tutti.
Fatti, non parole n. 251
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Tutti i dettagli dell’impegno Coop per uno sviluppo sostenibile su fatti-non-parole.ch
s ai che
leggiamo
SAI
perché
SOLO LA ZANZARA FEMMINA CI SUCCHIA IL SANGUE?
1.
Ognuno potrebbe, di Michele Serra
2. Non luogo a procedere, di Claudio Magris
3. L’amante giapponese,
In realtà, il cibo principale delle zanzare è il nettare dei fiori, che viene trasformato in glicogeno, che fornisce ai loro muscoli l’energia necessaria per volare pochi minuti dopo. I maschi possono vivere abbastanza lietamente di solo nettare e non posseggono una bocca capace di perforare la pelle umana; le femmine invece, sono dotate di pungiglione perché devono deporre le uova. I lipidi del sangue ingerito vengono trasformati in ferro e proteine che possono aumentare notevolmente la loro fecondità. Ora sappiamo che abbiamo una funzione integrativa nella vita rproduttiva delle zanzare.
di Isabel Allende
ascoltiamo
1.
Get Up, di Bryan Adams
2. Elements, di Ludovico Einaudi 3. Pronti a salpare,
SAI DA
cosa deriva
BAR? Questo termine inglese, utilizzato comunemente in tutte le regioni italofone da fine 800 per indicare i locali pubblici dove consumare una bibita, si è curiosamente diffuso fino a sostituire totalmente il vocabolo originale italiano, ossia mescita. Bar significa letteralmente sbarra, e in origine definiva proprio quella sbarra che separava i consumaAntica mescita San Niccolò a Firenze. tori dal banco di mescita. Prima ancora indicava la sbarra che divideva le corti di giustizia dal pubblico e dagli imputati.
di Edoardo Bennato
guardiamo
1.
Crimson Peak, di Guillermo del Toro
2. Una campana per Ursli, di Xavier Koller
3. Suburra, di Stefano Sollima
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SAI CHE
signore si nasce
da Il Libro delle Signore, di Jolanda, Marchesa Plattis Majocchi, 1921 L’eroismo più forte Io vorrei sussurrare un consiglio alla povera tra-dita pel suo stesso bene: vorrei dirle così: Per quanto sia cocente, o amica, il tuo dolore, per quanto acerba l’offesa, taci! Padroneggiati energicamente e taci, e non mutare nulla nel tuo contegno e nella tua vita. Prima di far sentire la parola del tuo diritto e del tuo cuore calpestati, cerca il lume della verità che forse la tua fantasia àltera, le inesattezze dei delatori falsano, o qualche equivoco nasconde. Sii eroica e taci, e cela la tua ferita almeno finché tu non abbia qualche prova inconfutabile del tuo danno. E allora… Allora ricordati del tuo amore; piangi ma non offendere, soffri ma non disamare. “Aimer par le coeur c’est avoir d’avance tout pardonné à ce qu’on aime”, scrisse Bourget, e tu sii misericordiosa, perdona! (continua)
a t n e v i d i s e Com, i d o b cu
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i n d i al èt t
sessant’ann
inséma Ul Fernando e la Erica Grignola i regòrdan i momént passàd. E quèl che riva scià. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch
U
l Fernando Grignola al g’ha mia bisögn da presentazión. Omm “da radio” (par i tanti ann, traslocàt da Monteceneri ala RSI) e da teatro, poesí e prosa), cunt ul dialètt che tücc a dòprum “perché più affine alla grafia in lingua”, al ma dîs ul Fernando. I düü spositt (Fernando e la Erica), festeggiàt i sessan’ann da matrimoni, i divéntan bisnóni ul més da novémbro (...) “e in fund ai tò öcc sa pizzarà/stralüsc prüibît/tambürlanda in italiàn e in dialètt”. “Superstiti fortunati nella misericordia della Trascendenza”, al scriv ul Fernando. “La modèstia (l’ümiltà) l’è una manéra da viv püssée da mezz sécol inséma a la Erica, cunt ul vöress bén, in dala bona e in dala cativa ventüra.” Anca ul négativ “comè i mè fastìdi/da sempro in dar tò cör”. Trövum la “erre” dal rotacismo (ra frúnt, ra dona) che l’è dal dialètt da Àgn e anca dal Malcantón, la part alta. L’è lì al pòst da la “elle” (la da föi/scoiàttoi da sögn./I nòss fiöö d’inlura/i nevudín d’adèss,/ur bén/sempru quéll.”. Par la Santa Maria, la geséta da Isée (Iseo), indova iè nai a l’altár (si sono sposati il 27 luglio 1955) “a ghem indòss/e sentìtt inscì visìna/o Sciura tüta Lüs/l’è carézza benedìda. Grazie”. Nal librétt légium anca “Se ma laménti in sögn/sétt lì/e ma carézzat pián ra frúnt” (...) l’è “ra mè dòna”. La poesía che tà dà un strepón (un’emozione) la sügeriss da “catà sü i pelòcch in riva ar lagh.”
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Acqua e sass, che fortüna métai inséma. Ma la vita la pò véss un “stralüsc da memoria”, come légium su “Radisa innamuràda – Poesie 19571997”. Un stralüsc che “ar ta fülmina a gamba larga/cu‘r vöid ar stómich/e’r cör che tambüssa svèlt (...) mument credüt dismentegàt/e al ricomincia a viagìaa/in mezz a ra gént/stralünát/senza öcc/comè ciócch,/ar són di pensée.” “Rispetà la gént”, na volta, i la disévan tücc. “I gént l’è da vív/ che bisögna rispetài./Parchè dopo, i regòrd/anca i püssée dùls e fòrt/i rèsta domà regòrd”. “Òasi nustràna” l’è la cà, indova “ra síra la dislengua cain da mezzaràtt” (la sera dissolve stridío di pipistrelli). “Ur nòss cör da sabia/al pumpa caldana ‘n di vén/cióch da fadìga./S’è strach pa’l consümass/ di giornât/ma ra vüs d’una dòna,/la tua/légéra comè un bóff da primavera/la ma fa cuntént da vèss vîv. (la tua voce, leggera come un respiro di primavera/mi fa contento d’essere vivo). “Bófa ‘r vent” (Soffia il vento) l’è quel che tira in dala val dal Vedégg (ndr. “Radisa innamuràda”). “Sa sént udúu da fium (...)/Vita növa pa’i ort.../pa’i cámp e par i pràt/E nümm?”. E “In desfàss dar temp” (...) “E se nagött ga sarà piü da cantàa/scültarém i balossât di nevúdin/ul trunà dr’ültim temporâl./ L’è ‘nscì bèl véss al múnd.” L’è propi véra, in un cantón come ul noss, indova na minoranza pinina la riéss a festegià i sessant’ann da matrimoni, l’è propi vera: l’è ‘nsci bél véss al múnd. v
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r i t r at t o
una storia
con svolte Giornalista, conduttrice televisiva, “sognatrice con i piedi ben saldi sul suolo”, Rachele Bianchi Porro ci ha aperto per un attimo la sua porta di casa offrendoci alcuni momenti di sé. testo Marco Ortelli - uti@illustrazione.ch foto Gabriele Campeggio
S
i definisce “un’introversa che finge benissimo di essere estroversa”. Ha studiato psicologia della comunicazione con specializzazione in scienze editoriali a Milano, e dopo un periodo di studio a Parigi, a vent’anni ha iniziato l’attività di giornalista presso la redazione di Mendrisio del Giornale del Popolo, prima di passare alla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, dove tuttora lavora quale conduttrice. La sua passione? La comunicazione a tutti i livelli; legge tante riviste, guarda molta televisione, va frequentemente al cinema; dopo aver praticato in gioventù la ginnastica ritmica, ora si considera una sportiva da divano, che condivide col marito giornalista sportivo. Se dovesse redigere un comunicato stampa per presentare quest’intervista scriverebbe: “questo ritratto presenta una vita veloce, ma con un monito a diventare un po’ più lenta. Una storia comune, di passione per un lavoro, una storia senz’altro felice”. Andiamo allora a conoscere qualche aspetto della sua storia. Da che punto cominciamo? “Perché non da un muratore?”
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Un muratore? “Sì, il muratore che aveva fatto i lavori a casa dei miei genitori, una volta mi ha raccontato che all’età di quattro anni giravo per casa a intervistarlo mentre lavorava, per cui probabilmente il germe del giornalismo era già presente allora, senza dimenticare che in famiglia avevo l’esempio di mio padre giornalista. Da bambina sognavo però di diventare una scrittrice e così ben presto ho cominciato a scrivere racconti. Uno di essi, avevo vent’anni, era giunto in finale al Premio Campiello Giovani e da lì, paradossalmente è finita la mia carriera di scrittrice ed è iniziata quella di giornalista”. Facci capire… “Mio padre, orgoglioso per il riconoscimento, aveva riferito la notizia alla redazione del gior giornale presso cui lavorava e lavora, ed è stato allora che ho ricevuto l’opportunità di iniziare uno stage presso il Giornale del Popolo, dove poi ho lavorato per sei anni, dapprima alla cronaca di Mendrisio e in seguito alla Cultura e alla cura della pagina di Tuttalatele”.
Prospettiva… conduttrice: copia gigante restaurata di un’opera di Canaletto (1767) presso la casa già di proprietà dei nobili Rusca a Mendrisio.
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r i t r at t o
SCHEDA
biografica
Nome e cognome: Rachele Bianchi Porro Nata il: 10 marzo 1984 Professione: giornalista Stato civile: coniugata, con Paolo Galli Ama trascorrere il tempo…: leggendo, guardando la televisione, passeggiando e “distraendosi”. La… storia preferita: “Un ospite che mi ha colpito è Bruno Giussani, responsabile della parte europea dei TED Talk, una figura ricca sia a livello di competenze, sia umanamente. Un’altra bella storia riguarda Olimpia Zagnoli, una giovane illustratrice, la cui carriera è partita subito dalla cima, il New York Times”.
Una bambina, una sognatrice. Che immagine rivedi affiorare pensando a quella stagione della vita? “Non vorrei apparire una secchiona, ma rivedo me stessa a scuola. Mi piaceva studiare e ancora oggi quando a settembre vedo in bella mostra nelle vetrine dei negozi o nei supermercati car cartelle e quaderni, vengo colta da nostalgia e faccio lunghi giri per gli scaffali; ho sempre vissuto il primo giorno di scuola come una festa, per la gioia di ritrovare i compagni e la prospettiva di allacciare nuove amicizie”. E come hai vissuto l’adolescenza? “Senza drammi, pur trattandosi di un momento difficile perché devi iniziare a prendere coscienza di chi sei, di chi vuoi diventare e poi cominciare a esserlo. Capire tutto questo non è evidente, ancora adesso a volte mi chiedo se ho preso la strada giusta. Quando però capisci l’abbozzo di persona che potrai essere, avviene il ‘clic’ che ti consente di stare al mondo con i piedi per terra”. Ben salda al suolo, ora ti trovi, esistenzialmente parlando, in estate. Come descriveresti questa tua stagione della vita? “A livello professionale, sto vivendo un momento molto stimolante, che quasi sognavo; mi trovo a condurre “Storie”, una trasmissione che ho sempre guardato e visto come un programma di riferimento, proprio per la mia propensione al racconto”.
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Ogni racconto, dopo una prima caratterizzazione dei personaggi e uno svolgimento, giunge a una svolta. Puoi individuare un punto di svolta nella tua vita? “Il mio matrimonio! È stata una svolta meravigliosa. Quando ti accorgi di essere innamorata di una persona e di essere ricambiata, cambia tutto. Prima sei… uno, poi diventi due; devi sempre fare i conti con un’altra persona e pensare in modo più responsabile, ma è bellissimo. Professionalmente parlando, direi il mio passagIntervista con vista sul borgo di Mendrisio.
gio dalla stampa scritta alla televisione”. Dal lavoro solitario con taccuino e matita – con concessione a dittafono e computer visti i tempi moderni - a trasmissioni televisive sia in diretta, sia registrate; com’è stato l’impatto con questo nuovo mezzo di comunicazione? “Quando sono passata in televisione mi sono resa conto che si trattava di tutt’altro tipo di lavoro; il linguaggio è diverso, e soprattutto le modalità; scrivere ha un che di romantico; in televisione vi è invece un grande lavoro di squadra; dovendo poi lavorare con le immagini occorre strutturare il proprio pensiero in modo diverso”. In televisione hai realizzato documentari per il programma Cult Tv, mentre attualmente conduci il programma “Storie”. Condurre, che effetto fa? “Beh, dopo aver maledetto il fatto di esserti messo in quella situazione, poi condurre è divertentissimo, è adrenalina pura. Penso soprattutto alle dirette o alle finte dirette; non mancano agitazione e paura di sbagliare che vengono attenuate con l’esercizio; e poi il cervello è una macchina
meravigliosa, che proprio in quei frangenti raggiunge un grande livello di concentrazione e precisione”. Tra i programmi che hai condotto, figura anche la produzione di “Come dire”, snodatosi su tre cicli di quattro puntate ciascuno, durante i quali, con ospiti in studio, avete affrontato 12 argomenti significativi. “Si è trattato di una sfida affrontata col produttore Enrico Lombardi; l’idea era di sviluppare, attorno al film proposto la domenica sera in prima serata, una riflessione su alcuni temi che caratterizzano la nostra vita di tutti i giorni”. Uno dei temi affrontati nel programma riguardava la “velocità”. Ti ritieni veloce? “Diciamo che sono una trottola pentita; se è vero che le incombenze ci portano a correre in ogni direzione, riconoscere la lentezza e ritagliarsi uno spazio per praticarla è fantastico”. E a proposito di “identità”? “Chi sono? Difficile rispondere a questa domanda; sono nata in Italia ma cresciuta anche in Svizzera, mentre professionalmente le mie origini
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Ogni oggetto che scegliete per arricchire la vostra casa è oggi più di un semplice accessorio. È parte di uno spazio inimitabile, creato a vostra immagine. Dal respiro di una candela profumata alle forme ricercate di un vaso di design, dalla carezza di un cuscino alla luce soffusa delle giuste lampade, i vostri migliori complementi d'arredo vi accolgono ogni giorno nel mondo unico e speciale che da sempre vi appartiene. GARANZIA SVIZZERA, LISTINI IN EURO. Vi offriamo tutta la qualità e l’affidabilità di un servizio svizzero, abbinato ai listini prezzi in euro.
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sono in Ticino. Ritrovo la mia identità qui a casa, il mio centro, il mio cuore”. Che fa rima con “intimità”. “Che va preservata e protetta dalla tentazione di esibirla sulle reti sociali”. In visita al m.a.x. museo di Chiasso per ‘sorseggiare’ le trasformazioni grafiche di un brindisi.
Una storia può finir male “perché il lupo la mangiò”, può rimanere sospesa oppure concludersi col classico “e vissero felici e contenti”. Si può vivere felici? “Sì, tenendo presente che la gioia fine a sé stessa è un sentimento piuttosto infantile e che col tempo si impara che i momenti più cupi e tristi ti aiutano a maturare, ad acquisire maggiore consapevolezza”. A rinforzare quest’ultima considerazione, il percorso esistenziale di Benedetta Bianchi Porro (1936-1964), dichiarata venerabile per la Chiesa cattolica, per il comportamento e la fede mantenuti in vita nonostante le sofferenze – zia di Rachele, sorella del padre Corrado. “La sua è una presenza forte e costante, per la mia famiglia e non solo. Ripercorrere la sua vicenda mi ha arricchito sia a livello spirituale, sia umano. Nonostante le molte sofferenze patite, mia zia è morta cantando. La sua vita è un racconto di gioia e di dolore, di luce”. v SCARICAMI Online una videointervista e alcuni lavori realizzati da Rachele Bianchi Porro.
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i n vi aggi o
colombia, bogotà:
il taxi amarillo La Colombia è pericolosa, vi sono i narcotrafficanti, la guerriglia e si spara per strada. È quello che ancora molte persone pensano. La verità è che oggi è un paese che vale la pena visitare, per me il pericolo maggiore si chiama però Gustavo. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch
AL QUARTIERE CANDELARIA, SI MA… Pedro, nel corso delle 14 ore di volo intercontinentale non mi aveva dato pace, raccontandomi tutta la sua vita di commerciante colombiano al
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ritorno dalla Cina. Si era ripetuto più volte su una moltitudine di aneddoti, come se non ricordasse più da un’ora all’altra quello che mi aveva già detto in precedenza. Il suo spagnolo col passa-
Bogotà dal cielo: le soprese non mancheranno.
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re del tempo, unito alla stanchezza era divenuto vieppiù incomprensibile, la dizione sempre più difficoltosa, quasi fosse ubriaco, quindi per finire si era addormentato, liberandomi da quello che cominciava a essere un vero e proprio supplizio. All’arrivo lo avevo comunque salutato con cordialità, ci eravamo pure scambiati i numeri di telefono e una calorosa stretta di mano. Poi m’imbatto in Gustavo, probabilmente il più disgraziato taxista della piazza di Bogotà, un cinquantenne che entra nella storia della mia vita per puro caso appena arrivo in serata nella capitale della Colombia. Forse perché ancora un po’ frastornato dal lungo viaggio e dalle migliaia di parole che mi aveva sciorinato Pedro, prendo il primo taxi “amarillos” (a Bogotà i taxi ufficiali sono infatti gialli) che trovo uscendo dal ter terminal aeroportuale. Desideravo raggiungere il più presto possibile una piccola pensione nel quartiere vecchio e più tradizionale di Candelaria, per evitare di rimanere nelle ancora sconosciute strade di Bogotà durante le ore notturne. Pedro mi aveva avvertito che non tutti i quartieri sono infatti sicuri. Mio malgrado mi trovo dunque seduto su di un taxi decisamente datato, ma ce ne sono tanti così a Bogotà, guidato da una persona sicuramente gentile, ma che già dopo poche centinaia di metri comincia a rendermi un po’ insicuro. La sua guida è impacciata, indecisa, dà precedenze quando non dovrebbe e se le prende quando sarebbero di altri, rallenta davanti ai semafori verdi e accelera quando stanno per divenire rossi. Mi dà oltretutto l’impressione di non prendere una direzione ben precisa, non ha comunque interesse ad allungare l’itinerario dato che il prezzo l’ho comunque già pattuito prima di partire. Al quartiere di Candelaria ci arriviamo dopo una mezzoretta di viaggio e qui comincia un’incredibile ricerca della strada nella quale dovrebbe esserci la mia pensione. Come non bastasse, ci sorprende anche un temporale e se Gustavo era già impacciato su strade asciutte e ben illuminate, col tergicristallo mal funzionante
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i n vi aggi o I “barrios” del quartiere vecchio di “La Candelaria.
e la sempre più scarsa visibilità la situazione non può che peggiorare. NON SONO UN DELINQUENTE Se vi sono due tipologie caratteriali che probabilmente madre natura dovrebbe evitare di coniugare in un’unica persona, queste sono l’indecisione e la cocciutaggine. Gustavo le ha entrambe in abbondanza nel suo DNA. Si perde dunque costantemente, non sa più dove andare, ma per persevera e persevera. A nulla valgono i miei suggerimenti come “perché non chiediamo a qualcuno?”, oppure “ma se il quartiere di Candelaria è ai piedi di un monte perché prendiamo sempre la strada che sale?”, oppure ancora, “di qui siamo già transitati un paio di volte perché ci ripassi ancora?”. Dopo un’ora nel corso della quale sfoggio una pazienza degna del più flemmatico dei sudamericani, non ce la faccio più, esasperato gli ordino di fermarsi e contatto la prima persona che incontro chiedendo dove siamo finiti. La sua risposta non potrebbe essere più sorprendente, mi dice, ancora prima di darmi qualsiasi ragguaglio, “non aver paura non sono un delinquente”. Invero il suo aspetto non mi era sembrato molto affidabile, i capelli lunghi e malcurati, l’abbigliamento trasandato. In tutta onestà mi confessa di non avere alcuna idea di dove sia la pensione che cerco, ha però il pregio di chiamare altre persone, una delle quali fortunatamente pare essere meglio informata. Senza troppe formalità la invito a salire sul nostro taxi per guidarci sulla giusta via promettendogli una “propina”, una mancia. Gustavo è decisamente perplesso dal mio modo di agire, ma probabilmente non osa opporsi. Dopo oltre un’ora e mezza che siedo su quel taxi, trovo finalmente la pensione. Gustavo si congeda molto cordialmente, mi chiede unicamente e in modo molto onesto il modesto costo pattuito per il trasporto e mi dà il suo numero di telefono, qualora il giorno successivo avessi ancora bisogno dei suoi servizi! UN “GUERILLERO” QUALE SINDACO La “dueña” (la padrona) della pensione mi accoglie nel bel mezzo della notte con molta cor cordialità. Addirittura mi accompagna a uno spaccio
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poco lontano dove posso ancora acquistare una bottiglia d’acqua e soprattutto confrontarmi per la prima volta col rompicapo della moneta locale, le cui banconote sono di due generi diversi. Le nuove banconote, infatti, sono prive di tre zeri rispetto alle più datate; 50’000 vecchi pesos corrispondono dunque a 50 nuovi pesos. L’errore per i nuovi arrivati è quindi inevitabile e ciò può anche costar caro! Avrò tempo il giorno successivo
Non vi sono solo taxi sulle strade di Bogotà.
per conoscere il bel quartiere della Candelaria, il cuore storico di Bogotà, abitato da molti studenti e caratterizzato da strette viuzze lungo le quali si allineano stupende case coloniali, con caratteristici balconcini e pesanti porte borchiate. Le facciate spesso sono “arricchite” da coloratissimi murales. Il vecchio e il nuovo si incontrano così idealmente. Pare incredibile, percorrendo le trafficate strade di Bogotà, che oggi conta oltre otto milioni di abitanti, che solo alcuni anni fa i giornali locali riportavano regolarmente notizie di aggressioni e omicidi. Narcotrafficanti, guerriglia e truppe paramilitari si mischiavano a delinquenti comuni, addirittura pare vi fossero “scuole” nelle quali ragazzi di 10 anni venivano introdotti a uno dei mestieri più ambiti e promettenti: l’assassino. Pare che i “corsi” prevedessero una formazione
«Candelaria,
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il cuore storico di Bogotà»
iniziale su animali per poi passare alle prime prove di esame con gli esseri umani! Fino alla fine del 2013 sindaco di Bogotà era ancora Gustavo Petro, che oltre ad aver indubbi meriti nell’aver contribuito a cambiare positivamente il corso della storia della città, era pur sempre stato un militante del movimento di guerrilla M19 che nel 1985 aveva assaltato il palazzo di giustizia. La storia gli ha quindi presentato il conto, ma solo lo scorso anno, costringendolo ad abbandonare il potere. Oggi Bogotà è dunque una città dinadina mica e vivibile, con commerci, banche, venditori e artisti ambulanti. Una metropoli cullata dalle montagne delle Ande che la circondano e che ne influenzano il clima, molto variabile e non di rado fresco. Nei suoi vari quartieri e “barrios”, è facile perdersi passeggiando alla scoperta di curiosità, imbattendosi in imponenti monumenti o visitando musei. Ma è forse semplicemente osservando la vita quotidiana degli indigeni che si vivono i momenti di viaggio più genuini e diver divertenti, l’importante è evitare Gustavo! v
Per il Consiglio degli Stati
popolo
sovrano
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Il vostro sostegno è determinante! Grazie,
Battista Ghiggia
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i n nat ur a
i sovrani
delle alpi Animale simbolo delle Alpi, in passato lo stambecco (Capra ibex) ha rischiato l’estinzione dall’intero arco alpino. testo e foto Christian Bernasconi
G
li stambecchi, appartenenti alla famiglia dei bovidi, sono una specie del genere Capra. Correttamente dovremmo chiamarli stambecchi alpini, poiché in altri paesaggi montani troviamo dei loro stretti parenti, tra i quali lo stambecco nubiano, menzionato anche nella Bibbia. Questi animali vivono in alta montagna, generalmente sopra il limite della foresta tra i 2’000 e i 3’500 metri. La loro taglia varia dai 115 ai 170 cm di lunghezza, con un peso variabile tra i 65 e
i 150 kg nei maschi e tra i 40 e i 70 kg nelle femmine. I maschi si riconoscono facilmente dal loro mantello più scuro, la barbetta e le grandi corna che possono raggiungere un metro di lunghezza. Le corna delle femmine, al contrario, non superano di norma i 30 cm. Con l’arrivo della prima neve, gli stambecchi migrano dove trovano nutrimento, cioè sui versanti meridionali dove la neve si scioglie rapidamente al sole. Qui i maschi e le femmine, con i piccoli Due piccoli di stambecco.
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STAMBECCHI
in forma
Il possente stambecco maschio con le grandi corna ha da sempre impressionato gli uomini. Per questo motivo la sua immagine è rappresentata su molti stemmi. Pro Natura, ad esempio, ha lo stambecco nel proprio logo perché rappresenta un simbolo positivo di protezione della natura: un tempo quasi estinto è stato reintrodotto un centinaio di anni fa. Oggi, grazie a misure di sostegno e di protezione, è nuovamente diffuso nello spazio alpino con circa 40’000 stambecchi, di cui 14’000 su suolo svizzero. La moneta della serie “Parco Nazionale Svizzero”, coniata nel 2007 dalla Zecca federale Swissmint, dedicata al “re delle alpi”.
al seguito, s’incontrano dopo aver trascorso l’estate in branchi separati. Il quartiere invernale si trova di solito nelle vicinanze della zona in cui le femmine passano l’estate con i piccoli. I maschi invece provengono da pascoli più lontani. Per svernare in alta montagna, lo stambecco possiede una grande capacità di adattamento. In autunno il pelo s’infoltisce. Inoltre, durante la bella stagione gli animali hanno accumulato riserve energetiche per superare i mesi più freddi. Il periodo invernale corrisponde con il periodo degli amori, che avviene di solito tra dicembre e gennaio. In questi mesi è possibile assistere ai combattimenti tra i maschi: si issano sulle loro zampe posteriori e si lasciano cadere l’uno contro l’altro incornandosi. Generalmente solo i maschi più vecchi e più grandi riescono ad accoppiarsi con le femmine, le quali, dopo una gestazione di circa 170 giorni, partoriscono generalmente un solo piccolo. Poco dopo la nascita, i piccoli sono già in grado di seguire la loro madre sui terreni più impervi. v
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La demenza può colpire chiunque. Una campagna dell‘Associazione Alzheimer e di Pro Senectute
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1 1. Con il compasso disegna un cerchio del diametro di 3,8 cm (te ne occorre uno per ogni vasetto) e ritaglialo. Incollalo sul pannolenci marrone e ritaglia il pannolenci seguendo il contorno del dischetto. Appoggia il disco nel vasetto. 2. Ritaglia un disco di 10 cm di diametro dal tessuto verde (con un disco ottieni un cactus). Infila una gugliata di filo verde, fai un nodo a un’estremità e cuci tutto contorno del disco di
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3. Infila il filo verde da ricamo in un ago da ricamo, fai un nodo a un estremità del filo quindi infila l’ago sotto e al centro della pallina. Fai passare il filo dal centro verso l’esterno come da disegno, formando degli spicchi. 4. Dal pannolenci colorato ritaglia 3 piccoli fiorellini a 5 petali a punta. Sovrapponili disassati, appoggiali al centro del cactus, quindi posa il cactus al centro del vasetto. Infila una perlina nello spillo quindi infila lo spillo al centro del cactus trapassando i fiori, il cactus e la base di cartone marrone.
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s al ut e
come sciogliere
le tensioni Rotolo dolcemente sulle palline, la muscolatura si scioglie e posso “stretcharla” attivamente per sciogliere le tensioni e ritrovare il benessere. Questo in poche parole lo Stretch&Roll®, una tecnica nuovissima, praticamente “Made in Ticino”. testo Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch
S
i chiama Stretch&Roll® ed è una tecnica ideata da Francesca Cusin, che insegna nel suo centro BodyAsset a Chiasso e che è stata accolta con successo anche a Zurigo. Ovviamente mi sono recata nello studio di Chiasso e le ho fatto alcune domande perché, essendo una pratica nuova, la curiosità oggi è davvero tanta. “È una pratica nuovissima che, in realtà, mette insieme tecniche molto “antiche” che ho ripreso dall’esperienza di lunghi anni di studio nel campo del benessere nell’Estremo Oriente. Molti processi di autoguarigione orientali si basano sul movimento, da cui deriva lo stretching, che deriva a sua volta dallo yoga. Una decina di anni fa ho deciso di unire la tecnica dell’automassaggio allo stretching, perché mi sono resa conto che molte persone hanno difficoltà ad allungare i muscoli durante lo stretching e vanno a compensare con altre parti del corpo che non dovrebbero invece essere coinvolte. Questo perché la muscolatura che dovrebbe essere “stretchata”, allungata, è in qualche modo bloccata e non ha più la capacità di contrarsi né di distendersi. Lo stretching sarebbe ottimo in queste situazioni per ridare mobilità al muscolo, ma il muscolo non ce la fa. Bi-
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sogna dunque cercare di liberare il tutto, anche a livello energetico, per ridare la possibilità alla fascia muscolare di distendersi correttamente e di muoversi in maniera più equilibrata. È cominciato tutto per gioco durante un corso di anatomia in movimento in cui venivano usate delle palline di diversa dimensione e “durezza” per stimolare la propriocezione a livello epidermico. E quindi mi sono detta perché non utilizzare le palline per stimolare la muscolatura e la percezione delle zone contratte e liberare quelle tensioni che daranno più possibilità di azione sullo stretching? Ho iniziato a lavorare su me stessa, su un problema di sciatalgia di cui soffrivo da tempo e che, con questa tecnica, ho finalmente risolto. Per spiegarlo in maniera semplice si tratta di un automassaggio svolto dal peso del corpo su una pallina o un roller che libera il muscolo contratto. Una volta sciolto, si inizia uno stretching mirato e innovativo di quella stessa fascia muscolare. Negli ultimi anni, infatti, anche questa tecnica si è molto evoluta e quello che viene praticato, in base alle necessità specifiche, è lo stretching PNF (facilitazioni propriocettive neuromuscolari), oppure uno stretching miofasciale profondo
Roll con palla e roll con tubo. Stretching posizione “campanaccio”.
grazie al quale, attraverso dei micro movimenti, vado a lubrificare il tessuto connettivo ridando quel tono e quell’elasticità al muscolo che gli sono indispensabili per muoversi correttamente. È una distensione attiva, più efficace di quella statica classica ma va imparata bene, correttamente. Durante la prima seduta eseguo sempre una diagnosi energetica della persona, così da sfruttare la sessione di stretching anche per raggiungere un benessere energetico e completo attraver attraverso i “Makko Ho”, una sequenza di esercizi di stretching che un maestro giapponese ha codifi-
cato per seguire l’attività energetica quotidiana e capire quali sono i meridiani che hanno più bisogno di sostegno”. Utile per le classiche tensioni al collo, alle spalle, alla schiena, ma efficace anche per le sciatalgie e altre zone in tensione e dolenti. Lo Stretch&Roll® non è solo stretching: in realtà è una bella ginnastica, sono presenti micromovimenti, ma anche isometria e quindi è qualcosa di attivo, si suda! È indicato a qualsiasi fascia d’età, agli sportivi, ai ballerini, a chi trascorre molte ore seduto alla scrivania, ma anche alle casalinghe… in base alle esigenze del cliente si adattano le
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s al ut e Diversa durezza delle palline posizionamento e roll con pallina. Stretching per la sciatalgia.
escursioni di movimento e la morbidità delle palline o dei roller utilizzati. INIZIAMO LA SEDUTA DI STRETCH&ROLL… Francesca mi fa sdraiare supina con le braccia aperte verso l’esterno e mi posiziona due palline semi-morbide tra la colonna e le scapole. Lentamente mi aiuta ad alzare le braccia in un movimento che simula un abbraccio, per cinque volte. L’ultimo movimento lo fa arrestare quando le braccia s’incontrano in alto, mi fa unire le mani e me le fa portare indietro, oltre la testa, come se tirassi un campanaccio. Ripeto anche questo movimento per cinque volte. Ammetto che sento, soprattutto in corrispondenza della pallina sinistra, un certo dolore, segno questo che il muscolo sollecitato è in tensione. Man mano però che eseguo i movimenti il dolore lascia spazio a una sensazione quasi piacevole. Riapro quindi le braccia e Francesca mi posiziona le palline una decina di centimetri più in basso. Eseguo la stessa sequenza di movimenti, il lento “auto-abbraccio” e il campanaccio. Stessa sensazione di
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dolore-fastidio che durante l’esecuzione comunque va a calare. Francesca sposta ancora più in basso le palline e mi chiede di ripetere il primo movimento: l’effetto massaggio, con le palline in questa posizione a metà schiena, viene un po’ a mancare. Mi fa quindi mettere le mani sui fianchi e le ginocchia piegate. Da questa posizione sposto contemporaneamente le gambe a destra e poi a sinistra, in modo che il movimento del bacino mi faccia nuovamente ruotare sulle palline. Mi alzo e faccio due passi: la sensazione è piacevole, la schiena è più sciolta e “morbida”… a questo punto inizia lo stretching, uno stretching molto semplice. Mi sdraio nuovamente supina, intreccio le mani con le braccia tese davanti a me e le allungo seguendole con lo sguardo a destra e a sinistra, inspirando quando mi muovo verso l’esterno ed espirando mentre riporto le braccia al centro. Francesca mi fa infine testare la zona della “sciatica”. Mi sdraio sempre supina con una gamba distesa e con un piede appoggiato sul ginocchio, per farvi capire assumo la posizione delle ballerine dei carillon. Posiziona la pallina
al centro del gluteo e mi chiede di far scendere la gamba, con il piede sempre appoggiato sul ginocchio, verso il pavimento. Rimango in questa posizione statica per qualche minuto. Anche così percepisco fastidio. Scivolo poi con il piede sul fianco del ginocchio e il dolore s’intensifica in corrispondenza del muscolo piriforme. una volta tolta la pallina inizia la fase di allungamento muscolare. Lo stretching abbinato a questa fase lavora sempre sullo stesso muscolo: resto supina, tiro verso di me con le mani la gamba che era distesa e posiziono l’altro piede poco sopra il ginocchio, che dolcemente e lentamente cerco di avvicinare verso il petto, per poi tornare indietro in un piccolissimo anzi, micro, movimento accompagnato da una regolare respirazione. Lo ripeto cinque volte e, durante l’esecuzione, mi rendo
«Il dolore lascia
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spazio a una sensazione piacevole»
chiaramente conto che il muscolo si sta distendendo e “ammorbidendo”. A questo punto posso cercare di portare il ginocchio ancora più vicino al mio petto sempre ripetendo lo stesso micro movimento. Francesca mi fa alzare e camminare: dopo i primi passi leggermente claudicanti riprendo una camminata normale, anzi bella “sciolta”! Stessa posizione per l’altro gluteo, pallina al centro e posizione statica da ballerina da carillon. Poi lo stretching… avessi scoperto questa tecnica quando ero in gravidanza, avrei sicuramente potuto alleviare la sciatalgia che mi ha tormentata per mesi! Cosa dire… questo assaggino di Strech&Roll® mi è proprio piaciuto, soprattutto sulla prima parte della schiena dove accumulo sempre molte tensioni con dolori talvolta invalidanti. La differenza si sente già dopo la prima seduta e la cosa interessante è che, una volta imparata correttamente la tecnica, posso ripeterla in tutta tranquillità tra le mura di casa. Grazie Francesca, efficace il tuo Stretch&Roll®! v
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la tavola A cena a Canobbio a casa di Tatiana e Sergio De Ambrosis. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger
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ntrando nella bella casa De Ambrosis, la tavola elegantemente apparecchiata cattura subito la mia attenzione. In armonia con il resto dell’arredamento, runner bianchi, bei tovaglioli di stoffa, bicchieri per l’acqua con il fondo dorato e grandi bicchieri per il vino dal lungo stelo, piatti quadrati, una decorazione a centrotavola composta da piccoli melograni, castagne di marzapane e ricci raccolti nel vicinissimo bosco. “Amo curare la preparazione della tavola che deve essere accogliente. E poi c’è quella mia piccola mania: sempre, prima di mettermi ai for fornelli, devo apparecchiare. Poi, posso indossare il grembiule e darmi da fare in cucina”, mi dice la padrona di casa. Tatiana, inconsapevolmente, mi fa riflettere sulle regole del bon ton secondo le quali una tavola ben apparecchiata è indice di raffinatezza e di buona educazione e dimostra inoltre l’attenzione e la cura che i padroni di casa hanno verso l’ospite. Chi avesse voglia di farsi una cultura in materia di galateo a tavola deve solo inserire queste parole chiave in un motore di ricerca e avrà l’imbarazzo della scelta in internet tra siti e blog.
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LA MAMMA, LO ZIO CUOCO, LE AMICHE “La mia mamma” - mi racconta Tatiana - “era di origini leventinesi e amava tantissimo cucinare piatti tipici. È da lei che ho imparato molto ed è lei, che in primis, mi ha trasmesso questa passione. Fin da ragazzina in cucina mi sentivo libera di sperimentare senza preoccuparmi troppo di utilizzare un sacco di utensili. Facevo budini, dolci e quant’altro lasciando un grande caos. Tanto c’era la domestica che poi riassettava… Se ci ripenso mi vergogno. Oggi, invece, sono molto metodica e mentre cucino mi piace avere sempre il piano di lavoro ordinato e pulito”. Oltre alla mamma, la nostra padrona di casa ha avuto un altro “maestro”: “Una mia zia aveva sposato un cuoco di Reggio Emilia. Per anni hanno gestito a Milano “L’Antica Brasera Meneghina”, un locale famoso per le sue pietanze lombarde. È stato quello zio cuoco che mi ha insegnato diversi segreti e trucchi per fare, ad esempio, un buon risotto e anche un ottimo minestrone”. Il resto l’ha appreso da ricette raccolte qua e là, da un paio di corsi di cucina, dai consigli delle amiche… Insomma, quello che, in fondo, fa parte del vissuto di tante donne.
I nostri enoesperti consigliano:
«Mi sono sempre
sentita libera di sperimentare»
GUSTOSI REGALI DI NATALE Tatiana ama molto cucinare i dolci. Questa sera ha deciso di preparare per dessert dei tortini di fichi e mandorle. L’occhio mi cade sul calendario dove sta scritto: “Preparare impasti per biscotti natalizi”. La guardo incuriosita. “Sì, per Natale sforno quasi 20 chili di biscotti di cinque diverse qualità. Gli impasti li preparo già durante il mese di ottobre e poi li congelo fino al momento in cui inizio a fare i biscotti veri e propri. Inoltre preparo circa sei chili di paté. Amo regalare agli amici piccoli vasetti di paté, sacchettini di biscotti ed anche olive sott’olio fatte in casa”. C’è un piccolo problema, però. Perché Tatiana mangia di tutto tranne il fegato. E quindi, quando prepara il suo paté, acquistare, toccare e cucinare i fegatini di pollo è “sempre un gran supplizio”.
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a t avol a Un gratin di patate condito coi ricordi dell’infanzia.
TA G L I A N D O
PIATTI SEMPLICI E UNICI Tatiana - che si considera una buongustaia - si tiene in linea praticando con il marito lo sci, il tennis e la mountain bike. “Diciamo che lui deve fare un po’ più attenzione di me all’alimentazione, in primo luogo perché è seriamente allergico
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A TAV TA OLA… CON VOI Voi ci invitate da… voi quando a casa c’è tutta la famiglia. Una nostra redattrice e un fotografo verranno a casa vostra per scattarvi qualche fotografia e per chiacchierare di ricette, cibo, ricordi e alimentazione. Vi chiederanno la ricetta di una pietanza, magari quella della vostra “specialità”, nel limite del possibile, sarebbe bello poter fotografare anche il piatto pronto.
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ai semi di sesamo e, in secondo luogo, per evitare di trovarsi a fare i conti con la bilancia”. Per questo motivo in casa De Ambrosis sono banditi i cibi pronti e c’è sempre tanta frutta e verdura. Inoltre la spesa deve essere fatta con accortezza per evitare di acquistare potenziali cibi perico-
Desideriamo invitarvi a casa nostra per raccontarvi cosa significa per noi il cibo, per svelarvi una ricetta di famiglia e per farvi assaggiare il nostro piatto preferito. Famiglia (nome e cognome): ___________________________________________________________ Via: ______________________________________________ Località: __________________________________ Tel.: _____________________________________________________________________________________________ _______________________________________________ Tra tutti i tagliandi pervenuti in redazione ne estrarremo uno per edizione. È quindi possibile che la vostra candidatura venga conservata per un’altra edizione e che veniate contattati in un secondo tempo.
E come dessert, tortini di fichi e mandorle.
losi per Sergio. Il padrone di casa non mangia proprio di tutto e ama i piatti semplici, unici, alla buona. La cucina elaborata non fa per lui. Ed è anche per questo motivo che Tatiana, questa sera, ha deciso di preparare il “suo” gratin di patate: “Un piatto che cucinava già la mia mamma, semplice, nutriente che piace a tutta la famiglia”. E Sergio aggiunge: “Cosa c’è di più buono di patate e formaggio?”. In effetti l’abbinamento è sempre gradevole, genuino, rustico, spesso lega-
MINI CAKE AL CACAO
to a ricordi dell’infanzia e ai nonni. Patate bollite e formaggio, ma anche solo patate e burro fuso sono gusti di un tempo che, ogni tanto, è bello riassaporare. E poi, non si è sempre detto che in cucina la patata è regina? v
SCARICAMI Potete scaricare anche online le ricette di Tatiana De Ambrosis.
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Bontà e benessere, un connubio perfetto: mini cake al cacao senza glutine. migros.ch/aha
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Così buono senza glutine. ILLUSTRAZIONE TICINESE 11-15
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ev ent i
quest’anno è
phénoménal Dal 14 al 22 novembre 2015 arriva in Ticino la 97esima tournée nazionale del Circo Knie, un’occasione imperdibile per sognare ad occhi aperti. foto © Circus Knie
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i sono sogni che svaniscono al risveglio senza lasciare traccia di sé, altri che registriamo velocemente su un taccuino, altri invece vengono messi in scena sul palcoscenico del mondo; da 97 volte il Circo Knie fa proprio questo, rendere visibile la meraviglia. Ecco allora che sotto il tendone climatizzato faranno ad esempio la loro comparsa le elefantesse Delhi e Ceylon, dirette da Chris Rui, Linna e Franco Knie – e sarà l’ultima apparizione di questi maestosi animali davanti al pubbli-
co circense, dopodiché questi animali potranno essere ammirati presso “l’Himmapan”, il parco per elefanti aperto nel marzo 2015 presso il Knie Kinderzoo di Rapperswil. Ma non c’è circo senza cavalli, e quest’anno la famiglia Knie presenterà dei numeri sontuosi e travolgenti. Ci sarà occasione di trattenere il fiato grazie ad acrobati pluripremiati provenienti da tutto il mondo, mentre la tensione verrà attenuata dagli stacchi comici realizzati da veri maestri della risata. Il tutto in un’atmosfera davvero “phénoménal”! v
Ultima apparizione sotto il tendone del circo per gli elefanti della famiglia Knie.
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Géraldine Knie presenta un numero mozzafiato con i suoi purosangue arabi.
TUTTI GLI
orari
BELLINZONA - E EX CAMPO MILITARE 14-15 novembre Spettacoli: Sabato: 16:00 e 20:15 Domenica: 10:30 e 15:00 Zoo: Sabato: 14.00-18.00 Domenica: 09.00 - 15.00 Cassa: Sabato: 12.00 - 21.15 Domenica: 09.30 - 15.30 LOCARNO - VIA DELLE SCUOLE 17-18 novembre Spettacoli: Martedì: 20:15 Mercoledì: 15:00 e 20:15 Zoo: Martedì: 09.00 - 18.00 Mercoledì: 09.00 - 17.30 Cassa: Martedì: 10.00 - 21.15 Mercoledì: 10.00 - 20.45
Rob Torres, un maestro della comicità.
Il ventriloquo Willer Nicolodi con Josellito, un irriverente tipo di topo.
Le acrobazie dei 13 elementi della Truppe Sokolov.
LUGANO - STADIO 19 – 22 novembre Spettacoli: Giovedì: 20:15 Venerdì: 15:00 e 20:15 Sabato: 13:30, 17:00 e 20:30 Domenica: 10:30, 14:30 e 18:00 Zoo: Giovedì: 14.00 - 18.00 Venerdì e sabato: 09.00 - 18.00 Domenica: 09.00 - 17.30 Cassa: Giovedì: 12.00 - 21.15 Venerdì: 10.00 - 21.15 Sabato: 10.00 21.15 Domenica: 09.30 - 18.30 PREVENDITA Ticketcorner 0900 800 800 (CHF 1.19 / min.), online: www.knie.ch. I biglietti sono inoltre disponibili presso La Posta Svizzera, Manor, FFS, Coop City.
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rep or t age
ul sciampagn
da la baleta
Breve viaggio nel mondo della gazzosa, una bevanda che rievoca immagini di una Svizzera italiana d’antan. testo Sabrina Belloni - foto Franco Banfi
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hi l’avrebbe mai detto che negli anni della globalizzazione, dei marchi ubiquitari delle multinazionali, un prodotto d’antan, locale e genuino, come la gazzosa avrebbe goduto di una seconda giovinezza! Chi avrebbe mai scommesso un centesimo sul suo ritorno e, conseguentemente, sulla riscoperta di sapori dimenticati? La sua notorietà risale agli anni del boom economico, quando lentamente si passò dalle cose prodotte in casa, per stretto fabbisogno familiare, al consumismo nostrano, godereccio. Oggi, nell’era della sazietà, non è più così. Tranne poche incontrastate icone del gusto, le bevande cambiano rapidamente nei sapori, nei colori, si differenziano nel packaging e altrettanto velocemente finiscono nel dimenticatoio, con il beneplacito delle aziende produttrici e distributrici, protese verso il nuovo che incalza al seguito di martellanti campagne pubblicitarie. Siamo ostaggi del marketing, pronto a svegliare nei consumatori il diorama di nuove esigenze, non principalmente gustative quanto più spesso
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espressive, per sostenere i consumi. Sì, perché il successo del prodotto non è soltanto legato al suo gusto, ma è determinato anche, e talvolta soprattutto, dalla sua confezione. Così probabilmente è stato anche per la gazzosa, realizzata con poco più di niente: solo acqua, zucchero, limone e qualche accorgimento segreto, tutelato dalle nonne e dalle zie di casa. La bevanda in sé è di una semplicità assoluta. Era la compagna ideale per contrastare il caldo dei pomeriggi assolati e l’arsura della vita all’aria aperta. Consumata nei grotti, magari accompagnata a prodotti tipici nostrani, era mescolata al vino rosso per dare vita al “mezz e mezz”.
«Una compagna ideale per contrastare la sete»
Ma il contenitore, quello sì che era un oggetto raffinato. La bottiglietta di gazzosa si identificava immediatamente, si personalizzava con il nome
dei produttori, era un pezzo da collezione. Costosa lo è sempre stata, tanto da essere marchiata con la dicitura “non si vende la bottiglia”, equivalente al più comune “vetro a rendere”. Erano altri tempi, quando non si poteva nemmeno immaginare l’esigenza futura della raccolta differenziata.
dei poveri”). Poi si passò a una bottiglia di vetro bianco che conteneva una biglia di vetro, che of offrì lo spunto per una diversa denominazione della gazzosa: “champagne da la baleta”. La pressione del gas spingeva la sfera in cima al collo della bottiglia, e la chiusura era assicurata. La bottiglia con la biglia ha oltre cent’anni. Il suo inventore, l’inglese Hiram Codd, utilizzò il primo esemplare nel 1872, per chiudere er ermeticamente le bibite usando la pressione della gasatura. Per aprirla bastava fare pressione col dito facendo uscire un po’ di gas e la pallina scendeva, cosicché il liquido trovava la sua via di fuga verso le gole riarse. I bambini poi, più che essere interessati a bere la gassosa, cercavano la biglia di vetro con cui giocare per interi pomeriggi assolati.
Si incominciò con una bottiglia di vetro verde, panciuta, chiusa con tappo di sughero fissato con filo di ferro, come per lo champagne (forse anche da qui deriva la denominazione “champagne
Questo sistema, per quanto ingegnoso, fu proibito nel 1940 per ragioni di igiene e da quel momento si utilizzò la bottiglia da 35 cl che conosciamo, chiusa con il tappo “a macchinetta”.
Le tappe evolutive delle bottiglie di gazzosa.
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LA
ricetta
Dosi per 10 litri: • 8 limoni • una manciata di erba di salvia • kg. 1,200 di zucchero • una piccola bottiglia di birra • 20 gr. di cremortartaro Preparazione: Prendete una pentola contenente 5 litri di acqua, quando bolle aggiungete lo zucchero e, quando riprende a bollire, unitevi il succo di 7 limoni e la scorza, tagliata molto sottilmente, di 8 limoni e un pugno di erba salvia. Cuocere a fuoco lento e coperto, rimestando ogni tanto per circa 20 - 30 minuti. Lasciar raffreddare. In altro recipiente della capacità di 10 litri, mettere 5 litri di acqua fredda; versare passando allo straccio il contenuto della pentola. Infine aggiungere la birra e il cremortartaro rimescolando bene il tutto. Imbottigliare ed esporre le bottiglie al sole per 3 o 4 giorni poi ritirarle in luogo fresco.
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Tratta da: “Le ricette della nonna”, raccolta di ricette ticinesi curate da Noride Beretta-Varenna e da Giovanna Sciaroni-Moretti, edizioni Dadò Locarno.
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Trattandosi di un contenitore piuttosto costoso, i fabbricanti per un certo periodo utilizzarono la chiusura con tappo “a corona”, come per le altre bibite in bottiglia presenti in commercio. Ma non funzionò: la gazzosa senza tappo a macchinetta perdeva tutta la sua originalità. Così, fino al termine del secolo scorso, la bottiglia tornò a essere quella con chiusura “a macchinetta”, che presentava anche il vantaggio di lasciare scaricare il gas in modo da evitare eventuali scoppi improvvisi.
«Una tradizione
La gazzosa ha una tradizione secolare in Ticino. La prima fabbrica - la “Fabbrica di Gazose e Seltz”- sorse a Mendrisio nel 1883, mentre la seconda azienda più antica, fondata nel 1898, aveva sede a Mesocco, successivamente trasferita a Grono nel 1921. La produzione di gazzosa subì un calo negli anni ottanta del secolo scorso. Oggigiorno vive tempi altalenanti, correlati ai problemi finanziari delle case produttrici e distributrici, quasi fosse espressione dell’era contemporanea. Infatti il numero di aziende produttrici è calato negli ultimi anni ed i produttori indipendenti si contano sulle dita di una mano. Quasi tutti i produttori si sono riuniti in consorzio e nel 2008 hanno creato la Gazzose Ticinesi SA a Personico. Solo l’etichetta sulla bottiglia cambia, ma il contenitore e il contenuto è lo stesso.
secolare in Ticino»
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Il problema è sempre quello: le bottiglie sono troppo costose e incidono esageratamente sul prezzo al consumo della bibita. E così la gazzosa si è trasformata in un prodotto di nicchia, che fa bella mostra di sé in qualche locale della
Svizzera tedesca. A Basilea, Zurigo o Berna alcuni locali che vogliono distinguersi espongono le bibite prodotte da un manipolo di aziende ticinesi. Ma si sa, la produzione industriale deve essere standardizzata e non può rispettare i tempi lenti di realizzazione dei prodotti artigianali; così i produttori optano per il metodo di aggiunta di acido carbonico allo sciroppo di zucchero, aromatizzato con gli estratti di frutta. Della vera gazzosa ticinese è rimasto ben poco. Solamente in alcune famiglie ticinesi e mesolcinesi si mantiene la tradizione della fermentazione naturale. v
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m ot or i
la valigia rossa
di passione A Lugano-Grancia per vivere il sogno di poter correre con il team privato Ferrari più grande del mondo. testo Stefano Pescia - stefano.pescia@illustrazione.ch
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ella strada dell’eccellenza automobilistica, a Lugano-Grancia, la discrezione è arricchita dal fascino di vetrine che calamitano lo sguardo e il desiderio di poter vincere alla classica lotteria Euro Millions. Da anni il passato e il presente di Bentley, Ferrari e Maserati vivono coccolati dalle attenzioni dei collaboratori della Kessel Automobili. Una passerella di emozioni che la brillante e giovane Franziska Baier vive in un’area speciale dell’azienda, quella della Kessel Racing. Settemila metri quadrati dove alloggiano gli autotreni utilizzati per il trasporto delle vetture e le Ferrari 458 Challange che il team propone per gli eventi speciali. Il compito di Franziska è quello di occuparsi in particolare del team e degli sponsor. Da otto anni è sempre con la valigia in mano pronta per trascorrere, anche ogni fine settimana di un mese, sulle piste al fianco del marchio automobilistico del suo cuore. Un pregio fondamentale, per le oltre 200 giornate sui circuiti, che iniziano il giovedì mattina e ter terminano la domenica sera, è la passione. “Senza questa, nessuno di noi”, ci dice, “potrebbe fare
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questo lavoro. Sentire la musica del motore in azione e fare squadra è per me una grande soddisfazione, indipendentemente se si vince o se si perde”. Nel team Ferrari corse più grande del mondo e nell’ambito dello sport dei motori a livello inter internazionale, il nome Kessel Racing la fa da padrone con una quindicina di vetture, per una stagione che comprende una trentina di gare e coinvolge un team di assistenza di una cinquantina di professionisti. Al calendario delle competizioni vanno aggiunte le relative giornate dedicate ai test, come pure quelle manifestazioni chiamate “Pilota per un giorno”, aperte a chi è interessato a provare in circuito una Ferrari da competizione. Calendario alla mano, questo significa una presenza a otto gare del Ferrari Challenge, a cinque gare del Blancpain Endurance Series e alle gare come la 12 ore di Abu Dhabi o la 24 ore di Barcellona per indicarne solo alcune. Complessivamente le vetture della scuderia Kessel per percorrono in una stagione nei vari campionati circa 100’000 km. Oggi Kessel Racing è una realtà che gareggia con le Ferrari 458 GT3 in ben tre Cam-
pionati e realizza eventi per le più grandi aziende europee (www.kesselracing.ch). Le strutture, il personale, le metodologie di lavoro e la costante ricerca dell’eccellenza sono alla base del successo di un team che offre a piloti, clienti e sponsor un prodotto di indiscutibile qualità. Il tutto è iniziato una quindicina di anni fa con Loris Kessel, che ha saputo coniugare la passione per lo sport dei motori con le sue abili doti manageriali. Loris ha così realizzato una realtà unica nel suo genere. Nato nel mondo dei rally, a cui era molto legato, ha raggiunto l’apice della carriera, correndo a metà degli anni settanta e per due stagioni anche in Formula Uno; dapprima al volante di una Brabham-Ford e poi con l’Apollon, vettura nata per sua volontà. Dal 2006 Kessel Racing ha diversificato la sua attività creando anche una divisione dedicata alla costruzio-
«Il lavoro
di squadra: principio del successo» Franziska Beier si occupa dell’organizzazione del team Kessel e degli sponsor.
ne e al “tuning” di vetture Gran Turismo, oltre ad una sezione dedicata agli Eventi Incentive. Oggi il figlio Ronnie, ricalcando le orme paterne guida con maestria, affiancato dal team manager Tiziana Borghi, dal responsabile tecnico Pietro Zullino e da tutti i collaboratori, l’affiatato Gruppo, valorizzando il Ticino corsaiolo e il nome Kessel negli autodromi di tutto il mondo. “Chi vuole correre con noi”, ci spiega Franziska, “o acquista la vettura oppure la noleggia da noi. In entrambi i casi il pilota riceve l’assistenza tecnica necessaria”. Tutte le vetture hanno il loro domicilio a Grancia. Anche grazie a sei rossi bisonti della strada, i bolidi da pista partono da qui per il luogo di gara e, tutte, rientrano in officina, alla fine della competizione. Nell’attesa del prossimo impegno le Ferrari vengono sottoposte ai dovuti controlli e a qualsiasi intervento di messa a punto, con un affidabile supporto tecnico. I piloti della scuderia, provenienti da venti differenti nazioni, arrivano direttamente sul circuito. La vettura è già pronta ai box della Kessel Racing
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La quindicina di Ferrari Challenge 458 in gara, viene seguita con attenzione anche dal responsabile del team Ronnie Kessel (il primo nella foto a destra).
dove l’asso del volante trova anche il suo casco, la sua tuta e tutto l’equipaggiamento che aveva lasciato dopo l’ultima gara. Lui non deve pensare a niente e può concentrarsi in tutta tranquillità, per l’evento agonistico. “Noi”, sottolinea Franziska, “ci occupiamo pure dell’assistenza tecnica sul luogo della gara. Durante il fine settimana di competizioni per ogni pilota mettiamo a disposizione uno o due meccanici e altrettanti ingegneri, il massaggiatore, un pilota professionista
quale consulente, se richiesto, la cucina, la possibilità di utilizzare un Hospitality box anche per clienti, amici e giornalisti e via elencando”. Le Ferrari 458 Challenge, preparate direttamente per la pista dal fabbricante Ferrari, si differenziano minimamente da quelle stradali. “Noi”, puntualizza ancora, “non modifichiamo nulla. La vettura è già preparata dalla fabbrica Ferrari e pronta per la competizione. Spetta a noi occuparci dell’assistenza completa”. v
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nostrano Lo scorso 16 ottobre il Football Club Chiasso ha celebrato il suo 110. anniversario presso il Grotto del Carlino, il luogo d’origine, da cui ha preso avvio la storia ultracentenaria della società di confine. a cura Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch
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icende sportive alterne hanno caratterizzato la vita del club, tra le luci della ribalta della Serie A, l’ombra della prima divisione e il soleggiamento delle partecipazioni al campionato di Serie B/Challenge League. Nomi illustri locali, nazionali e internazionali hanno calcato il campo da gioco o si sono seduti sulla panchina del FC Chiasso, che nel 1969 ha visto inaugurare il “nuovo stadio” in sostituzione di quello situato in via Comacini. In quell’occasione, venne omaggiato Ferdinando “Puci” Riva, giocatore simbolo del Club, cui il 25 febbraio 2014 è stato dedicato lo stadio a nome “Riva IV”, a pochi mesi dalla sua scomparsa avvenuta nell’agosto dello stesso anno. Di seguito un frammento dell’articolo apparso su Illustrazione Ticinese il 21 ottobre 1969 e dedicato al momento dell’inaugurazione dello stadio: “Inaugurandosi il nuovo stadio, Chiasso e, simbolicamente, gli sportivi del Cantone hanno voluto festeggiare anche un giocatore dal nome intimamente legato alle sorti e alla vita del sodalizio: Pucci Riva, o Riva IV…”. v
SCARICAMI Online il testo completo apparso su Illustrazione Ticinese.
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o r oscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch
g ARIETE 21/3 - 20/4
h TORO 21/4 - 20/5
i GEMELLI 21/5 - 21/6
j CANCRO 22/6 - 22/7
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PREVISIONI PER IL MESE DI NOVEMBRE 2015
I primi otto giorni saranno forse un po’ noiosi e la routine vi starà stretta. Alcuni di voi sentiranno di non essere nel posto giusto o di non riuscire a trovare quella soddisfazione nel lavoro che vorrebbero. Intanto sarà bene averne uno, poi con la vostra creatività e il vostro ingegno potrete rendere tutto più interessante. D’altro canto ci sarà invece chi fra voi, pensiamo ai nativi della 1. decade, non più giovanissimi, che “assaporerà” un maggiore rallentamento dovuto a Saturno positivo, e che quindi ha già pensato a riorganizzare il tempo libero. E l’amore? Sarà pieno di sorpresorpre se a partire dal giorno 12.11. Venere e Marte opposti saranno delle vere tentazioni. Urano poi spingerà all’avventura. Questo solitamente è il mese più faticoso per voi con il Sole in Scorpione. Ora anche Mer Mercurio entra nel segno opposto dal giorno 2 e fino al 19.11 potrà arrecare un certo nervosismo specie nei giorni 3-4, 10-11-12 e 1718 novembre, forse per esigenze di lavoro e famiglia che non collimano. Venere e Marte lasceranno la loro postazione positiva il giorno 12.11, che per un po’ vi ha regalato un certo benessere, momenti conviviali gradevoli con amici e del tempo prezioso per l’amore. Ora le energie si sposteranno verso il settore profesprofes sionale. Forse si apriranno per voi nuove porte o punterete più sull’indipendenza. Salute: molmol to delicato il Novilunio del giorno 11.11.
Sole e Mercurio dallo Scorpione stimolano il vostro ingegno e la vostra astuzia per preveniprevenire le mosse degli avversari o dei concorrenti. Tuttavia dovrete controllare un certo impulso a criticare, a punzecchiare gli altri. Poi, grazie al passaggio di Marte e Venere in Bilancia, in bel trigono al vostro segno, dal giorno 12.11 rilascerete le tensioni accumulate e diverrete più diplomatici e disponibili. Miglioreranno le finanze e le collaborazioni. E anche le relazioni amorose vivranno una maggiore sintonia di mente e cuore. Salute: attenzione all’ultima settimana, che sarà più delicata con il plenilunio del 25.11. Prevenite l’influenza con i sali minerali.
Sfruttate i primi otto giorni, con una configurazione astrale molto stimolante e positiva che vi aiuta a fare passi avanti nella carriera o ad ottenere quel posto o quel ruolo che vi spetta. Momento magico vi attenderà il giorno 11.11, con la Luna nuova in Scorpione. Raddrizzate le antenne e prestate attenzione ai sogni o ai messaggi che vi arriveranno. Non sarà inuinu suale per voi vivere dei “dejà-vu”. Per quanto riguarda l’amore, dopo il 12.11 la situazione potrebbe diventare più problematica con Venere e Marte dissonanti. Forse qualcuno si lamenterà che non dedicate sufficiente tempo alla famiglia o al compagno/a. Salute: attenzione ai colpi di freddo e proteggete i reni.
ILLUSTRAZIONE TICINESE 11-15
k LEONE 23/7 - 23/8
l VERGINE 24/8 - 22/9
a BILANCIA 23/9 - 22/10
b SCORPIONE 23/10 - 22/11
La prima parte del mese sarà abbastanza difficile con Sole e Mercurio in Scorpione, per nulla in sintonia con il vostro segno. Pertanto potreste scontrarvi verbalmente con un figlio, che non accetta la vostra autorità oppure sarete voi che non amate sottostare ai dettami o alle regole di un superiore, con il rischio di una sanzione. Inoltre il plenilunio del giorno 11.11 potrebbe mettervi in crisi forse per qualche problema familiare. In vostro soccor soccorso per fortuna arriveranno Venere (il giorno 8) e Marte (il 20.11) che riporteranno l’equilibrio e l’armonia. Potrete anche contare su un’aun’a micizia importante. L’amore regalerà momenti speciali da metà mese in poi. Salute: cautela nei primi 20 giorni. Il mese inizierà in modo positivo. Gli influssi dallo Scorpione regaleranno dinamismo e una mente acuta dal 2 al 19.11, presupposti imim portanti per chi fra voi lavora nel campo della salute, dell’analisi psicologica, ma anche in enti statali, magari con un ruolo di guida. E per chi lo desidera, un corso di coaching completerebbe la propria formazione. Interessante il Novilunio del giorno 11.11, raddrizzate le antenne perché potranno arrivare messaggi importanti. Anche le finanze miglioreranno, grazie alla vostra intraprendenza. In amore tutto potrebbe funzionare bene se foste in grado di abbandonare le resistenze. Salute: attenti al fegato, c’è del risentimento da smaltire?
Mercurio lascia il vostro segno dopo due mesi di permanenza per spostarsi in Scorpione, acuendo il vostro fiuto per gli affari e gli studi esoterici per esempio. Inoltre l’ingresso di Venere (dal giorno 8.11) e Marte (dal giorno 12.11) nel vostro segno, coloreranno la vostra vita di magia e bellezza, ma anche di passione. Un incontro significativo potrebbe cambiare la vita di qualcuno di voi. Sarà importante uscire e socializzare nella seconda parte del mese. Questo sarà anche un periodo interessante per la cura del corpo e dello spirito: ideali le vacanze termali, i massaggi, lo yoga, la danza, l’arte. Potreste però anche scoprirvi bravi terapeuti, scrittori e poeti. E grazie a Saturno positivo riceverete anche qualche premio. Questo sarà un mese speciale per voi. Intanto nei primi otto giorni Venere e Marte saranno in buona posizione mentre Sole (fino al 21.11) e Mercurio saranno nel vostro segno, a indicare un periodo favorevole per le transazioni finanziarie grazie a un intuito formidabile nel cogliere le buone occasioni e prevenire le mosse dei concorrenti. Molto favoriti coloro che lavorano nel campo della salute e delle istituzioni in genere. Inoltre vi saranno ottime opportunità anche per chi desidera cimentarsi con la scrittura, il teatro e il cinema. In effetti, il giorno 11.11 con la Luna Nuova nel vostro segno si apriranno nuove porte per voi, sia nel lavoro sia in amore. Non saranno da escludere esperienze di “dejà-vu”.
PREVISIONI PER IL MESE DI NOVEMBRE 2015
SAGITTARIO 23/11 - 21/12
d CAPRICORNO 22/12 - 20/1
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Cercavate la soluzione a un problema, una risposta a un dilemma? Ebbene con Sole e Mercurio in Scorpione la troverete. Si tratterà di ascoltare quella voce interiore che vi suggerisce come agire. Nei primi sette giorni popo treste anche avere qualche entrata extra o un riconoscimento. Siccome siete dei leader nati, vi troverete bene lavorando con i giovani. Loro, d’altro canto vi aiuteranno con il loro ingegno tecnologico. Poi dovrete diventare più diplomatici dal giorno 8 e ancor più dal 12.11, quando Marte si disporrà in posizione critica. Non siate provocatori e non imponetevi ad ogni costo. Cautela nella guida. Possibili preoccupazioni per un parente. Salute: proteggete i reni.
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lio g a t t e d l ra i
e AQUARIO 21/1 - 19/2
f PESCI 20/2 - 20/3
Considerando che il mese dello Scorpione è sempre un po’ critico per voi, cercate di moderarvi nel linguaggio dal 2 al 19.11 ed evitate situazioni di conflitto e di rivalità. Inoltre guidate con prudenza. A smussare gli angoli e a ripor riportare l’equilibrio ci penseranno poi Venere dal giorno 8 e Marte dal giorno 12.11, che passeranno in Bilancia, sostenuti da un ottimo Satur Saturno. Le amicizie avranno un ruolo fondamentale. Anche l’amore vi regalerà tante gioie, sempre che seguiate la via del cuore e non quella degli interessi. Possibili nuove convivenze o trasfetrasfe rimenti dal giorno 25.11. L’estero potrà darvi qualche soddisfazione in più anche nel lavoro. Salute: attenzione nei primi 11 giorni! Sole e Mercurio in Scorpione, in ottimo aspetto a Nettuno, acuiranno quella parte ingegnosa di voi che riesce sempre a togliersi d’impiccio da qualsiasi situazione. Interessante il periodo dal 2 al 20.11, che vi suggerirà di guardare più lontano se cercate nuove sfide lavorative, unendo l’utile al dilettevole. Importante approfondire le lingue straniere, ciò che per voi non dovrebbe essere un problema. Anche le materie scientifiche vi si addicono, ma dovrete impegnarvi di più. Per quanto riguarda l’amore con Venere e Marte che si trasferiscono in Bilancia, l’atmosfera si farà più romantica, desiderosa di attenzioni e bellezza. Salute: prudenza nell’ultima settimana del mese.
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Con Sole e Mercurio in Scorpione e Saturno nel segno sarà possibile che emergano gli er errori che avete commesso in passato, ma che, con l’aiuto di Venere (dal giorno 8.11) e di Mar Marte (dal 12.11) in Bilancia, riuscirete a riequilibrare. In questo potranno esservi di aiuto persone amiche che faranno da tramite. Spesso istintivi per natura agite senza pensare alle conseguenze ma ora sarà diverso. C’è una sorta di sagsag gezza innata che si farà strada mentre Urano dall’Ariete rivoluzionerà, rinnoverà e spazzerà via quello che non vi serve più. Di riflesso anan che le relazioni sentimentali saranno vissute in modo più maturo. Salute: attenzione dal 25.11 in poi, liberatevi di abitudini malsane.
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ORIZZONTALI: 1. Compatirsi, piangersi addosso 12. Nipoti 13. Azienda Elettrica Ticinese 14. Nord-Est 15. Tre al lotto 17. La marca dell’auto superaccessoriata di Bond 21. QuarQuar tieri cittadini 22. Combatter 24. Illustrazione Ticinese 25. Cunetta centrale 27. Chiude la preghiera 28. Il Sodio del chimico 29. Elettrodi positivi 31. San Gallo sulle targhe 33. Preposizione semplice 34. Oleoso 36. Sono alle prime armi 39. Privi di compagnia 40. Il dio sbuffante 41. Malta e Uruguay 43. Dotati per il volo 45. Il dio egizio del sole 46. Capo etiope 47. La segretaria di M. interpretata da Lois Maxwell. VERTICALI: 1. Una tonalità di giallo 2. Adiposità 3. La terza nota 4. Canta il motivo principale ne’ “La morte può attendere” 5. Pari in vinto 6. Antica Thailandia 7. Spagna e Cuba 8. Timidi, schivi 9. La perla del collezionista 10. Fiume francese 11. Andato in poesia 16. Sono dieci nel chilo 18. I confini del Ticino 19. Nulla 20. Il nome di Pacino 23. Pira 26. Si ornano con candeline 30. Il principale al lavoro 31. Valutazione 32. L’antagonista dell’Inter 34. Il primo dispari 35. Nuovo Testamento 36. Un’aggravante giuridica 37. Diverbio 38. Il Ford dei fumetti 39. Il nome di Peckinpah 42. Si affiancano spesso ai consumi 44. Iodio e Ittrio 46. La fine della Bovary.
druidismo e predizione
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arlare di Druidi e druidismo al giorno d’oggi è poco consueto, se non per le persone già vicine a questo ambiente. Le predizioni druidiche risalgono all’epoca del popolo celtico dove i drudi erano considerati dei veri e propri portavoce del mondo esoterico; a loro erano infatti affidate tutte le domande circa guerre, carestie, raccolti o altre situazioni che potevano essere fonte di sconvolgimento o di pericolo per la popolazione. Le predizioni druidiche venivano effettuate attraverso la lettura delle Rune. Le Rune altro non erano che sassi contrassegnati da simboli e che in base a come si presentavano una volta gettati sul tavolo venivano interpretati dai druidi rispondendo ai quesiti che venivano loro posti. Per essere più chiari, le rune, in origine erano 21 e su ciascuna veniva posto un simbolo, in un secondo tempo venne creata la ventiduesima runa chiamata Runa bianca, che fungeva da variabile nell’interpretazione. Questi “sassi” venivano posti in un sacchetto preferibilmente rosso, il druido scuoteva il sacchetto mentre il consultante poneva la domanda, e poi il druido estraeva tre rune e le poneva su di un panno bianco. In base alle rune che uscivano il druido era in grado di rispondere alle varie domande. Certamente non è semplice ne chiaro esporre in breve il significato e la simbologia intrinseca delle rune, ma se vi avvicinerete con fiducia e positività al mondo arcaico dei druidi, e del mondo del nord Europa a partire dall’epoca precristiana, vi accorgerete che nella loro antica saggezza sono racchiuse molte risposte che spesso non siamo in grado di trovare con la sola razionalità. Provate anche voi a chiedere a persone esperte nel settore una predizione runica e vi accorgerete che grazie alle rune e all’antica saggezza dei druidi tramandata attraverso i secoli fino a noi, riuscirete a ristabilire un nuovo equilibrio tra corpo e spirito facendovi sentire più in sintonia e in armonia con il mondo e con voi stessi.
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