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Mario Marini
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Definire Mario Marini una figura poliedrica è dir poco. Il suo curriculum impressiona per la quantità di esperienze di alto livello già maturate, nonostante un’età ancor giovane. Laureato in Economia Politica è stato assessore al Comune di Parma in due diverse amministrazioni, dal 2003 al 2011, occupandosi tra l’altro di turismo. È stato manager retail per Parmacotto, poi ha cambiato direzione. La passione per la cucina e l’agricoltura ha preso il sopravvento e dopo un corso in Alma, ha aperto un agriturismo, il Cielo di Strela presso Compiano. Qui
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Intervista a
DI DANIELE PATERLINI
MARIO MARINI
La gastronomia di Parma ha ancora tanto da far scoprire «L’importante è orchestrare bene i prodotti». Il turista esperienziale cerca «il momento irripetibile»
raffinando la ricerca sui prodotti del territorio e innovando le tecniche in cucina, ha fatto conoscere le sue creazioni ad un pubblico sempre più vasto, affermandosi anche come esperto divulgatore. Ha partecipato a diverse trasmissioni televisive, facendosi conoscere come chef di primo livello, come è accaduto di recente nella trasmissione televisiva Camper, in onda su Raiuno, dove insieme a Barbara Dall’Argine ha vinto la competizione gastronomica. Nel frattempo la sua passione per il territorio non è venuta meno, visto che Marini è anche presidente di Confagricoltura Parma e della rete Musei del Cibo di Parma. Il suo punto di vista è quanto mai ampio e autorevole per parlare di gastronomia, montagna e turismo esperienziale.
Marini, i prodotti made in Parma hanno già espresso tutte le loro potenzialità o c’è ancora tanto da scoprire?
«Quando si parla dei prodotti di Parma siamo noi stessi ad autolimitarci, riducendo la narrazione al ‘solito’ Prosciutto di Parma o al Parmigiano. Ma quando qualcuno viene in visita al nostro territorio, sia esso straniero che italiano, la prima cosa che nota è la ricchezza dell’offerta. Abbiamo una quantità innumerevole di prodotti, basti pensare ai salumi, dalla spalla alla gola, alle paste ripiene, con la miriade di tortelli di erbe o alle altrettante interpretazioni degli anolini. Sì, direi che il nostro territorio ha ancora tante cose da far scoprire e la chiave è saperle orchestrare bene insieme, creando sempre nuove proposte e nuove esperienze».
L’Appennino: ostacolo o risorsa?
«La nostra è una montagna selvaggia, offre esperienze uniche, ma è carente di servizi. Chi investe in Appennino può avere tante soddisfazioni, a patto di metterci tanta perseveranza e costanza. Si pensi al percorso che hanno compiuto le ragazze che hanno aperto in Val di Tacca (Da Rita ndr): bisogna
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In alto Mario Marini insieme a Barbara Dall’Argine alla trasmissione Camper di Raiuno. Nell’altra pagina una vista dell’Agriturismo Il Cielo di Strela
essere consapevoli che in una attività ricettiva o della ristorazione i primi anni saranno duri e difficili, prima di ottenere bei risultati. Non si può pensare o credere di aprire e avere subito il locale pieno. Se si ha questo approccio la montagna non è il luogo adatto. No in Appennino devi costruirti il percorso metro per metro. Bisogna essere molto concreti, oggi partire da zero, per un giovane senza spalle coperte, è impossibile e non c’è quindi spazio per esperienze naif alla ‘scappo dalla città’: senza un progetto serio e senza passione e determinazione non ci si riesce e ci si rimetterà».
Cosa chiedono i turisti che arrivano al Cielo di Strela?
«Chiedono di vivere esperienze autentiche. Niente di straordinario, ma chi arriva chiede il bicchiere giusto al momento giusto, i racconti di chi prepara i prodotti, in sintesi l’irripetibilità del momento. Questa è la chiave per rendere la permanenza indimenticabile. E i turisti vengono a Parma perché si sta bene ed è quello che un agriturismo oggi deve saper dare. Infine a tavola, oltre alla cucina, è importante il servizio, la presentazione e la narrazione: non sono aspetti da trascurare, senza di essi anche il miglior piatto sarebbe svilito».
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«Parmafotografica è un circolo fotografico costituito da un insieme di persone con in comune l’interesse per la fotografia, il fine è quello di divulgarne l’aspetto culturale - ci racconta Federica Maninfior, Presidente del circolo da circa un anno e mezzo -. Tutto è iniziato nel 1988 dall’incontro di Gian Luca Ponzi e Mauro Iotti, due appassionati di fotografia. Ma la cosa più importante è che Parmafotografica mantiene viva, oggi più che mai, la voglia di trasmettere la passione e le competenze dei soci alle nuove generazioni.»
Quando e dove vi incontrate?
«Ogni settimana, il giovedì, ci ritroviamo al circolo Inzani a Moletolo per quelle che noi chiamiamo “pillole di fotografia”: le discussioni si incentrano su argomenti diversi che possono essere le foto di un socio, di un amico, di altri circoli, approfondimenti volti sempre ad imparare qualcosa di nuovo. Tutti pos-
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PARMAFOTOGRAFICA: ARTE E PASSIONE
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DI LORETTA CAPPELLO
sono venire e partecipare senza tessera e senza impegno.»
Come lavorate e dove esponete, per chi vi volesse incontrare anche fuori dal circolo?
«Attualmente organizziamo delle attività in collaborazione con altre associazioni o enti. Partecipiamo alla fiera di San Giuseppe, da qualche anno al Circuito Fotografia Europea, alle iniziative della FIA (federazione italiana per la fotografia amatoriale) che possono essere delle mostre a tema con lavori di gruppo o individuali.»
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Obiettivi futuri ?
«Mi piacerebbe coinvolgere più gente e che sia giovane, con una visione della fotografia che sia diversa da quella che ha chi è dentro l’associazione da tanto tempo. Quello che vorrei per Parmafotografica è qualcosa di nuovo e attuale. Molti pensano che un circolo di fotografia sia qualcosa di anacronistico, ma in realtà non è cosi: siamo tempestati di immagini ogni giorno tutto il ne. Io mi sono avvicinata alla fotografia abbastanza presto, andavo in prima o seconda superiore, avevo una vecchia macchina fotografica a rullino di mio papà, degli anni ’80, facevo foto a tutto e tutti. Penso che sia un modo per far vedere al a tutti come vedi il mondo. Prima di scattare una foto, si fotografa con gli occhi, con il cervello, nasce così una prima elaborazione di quello che poi sarà visibile sulla carta. È un modo di comunicare la propria visione del mondo, a prescindere dalla scelta stilistica che viene dopo. Non credo che sia una pura e semplice documentazione, c’è molto di più. E sarebbe bello poter parlare ai giovani di questo».
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Da quasi 25 anni racconta la vita attraverso gli scatti. Il sogno? “Un Festival della fotografia a Parma”
giorno, ma non si ha più la concezione della creazione della fotografia.»
Quindi è cambiata l’idea di circolo fotografico?
«Si, ora il compito di un circolo fotografico diventa quello di creare cultura fotografica, trasmettere l’educazione all’immagine deve essere una missione e bisogna partire dai giovani. Ci sono tantissime altre realtà legate alla fotografia, ma sono un po’ tutte frastagliate. Quello che mi piacerebbe vedere in futuro, anche se non fossi parte di questo circolo, sarebbe un festival della fotografia a Parma, ad esempio.»
Qual è il messaggio che vorresti trasmettere ai giovani?
«Lavorare sull’educazione all’immagi-
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