quando i bambini disegnavano sui muri: una storia di dozza

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Testo di

Roberta Giacometti

Illustrazioni di

Una storia di Dozza

Agnese Baruzzi


Prima che la storia cominci Non so da dove sia scaturita questa mia voglia di scrivere storie. So che mi piace ascoltare le narrazioni degli altri e poi ripensare quelle storie fra me e me, agitarle, rovistando fra le parole e poi inventare un bel racconto con personaggi divertenti, invertendo l’inizio, cambiando il finale, aggiustando fatti e cose. Altre volte, invece, ascolto e poi trascrivo fedelmente, mantenendo se possibile le stesse parole e il tono della voce di chi racconta. Mi sono impegnata a strappare alla corrente che trascina le cose del mondo le storie che mi vengono consegnate. Intervisto persone e prendo appunti. Cerco di agganciare quella parte di lettore che è in me e che, curiosa, vuole conoscere e si pone domande. Poi rileggo e trascrivo con sincerità, imbastisco dialoghi, aggiusto frasi e paragrafi per lasciare un segno, un senso. Per la “Banca dei Ricordi” io sono un Cercatore di Memorie che esplora, crea, salva, condivide. È il meraviglioso meccanismo universale della necessità di raccontare. Graziano è un uomo dolce che si esprime con tono di voce pacato ma sicuro. L’ho invitato per parlarmi del suo lavoro di infermiere; l’intervista fa parte di un progetto legato alla raccolta di testimonianze sui lavoratori degli ex-manicomi di Imola. Al momento di salutarmi Graziano esita e si chiede a voce alta: «Ti ho raccontato tante cose, ma avrò detto tutto quello che volevi sapere, tutto quello che volevo dirti?». Ha parlato per più di due ore di malati e infermieri, forse è stanco, ma si risiede e con calma mi dice: «Non posso andar via perché ho altro da dirti; se vuoi ascoltare ancora ho una bella storia da raccontarti, una storia legata al mio paese». Il paese di Graziano, Dozza, era anche quello dei miei nonni e di mio padre. Ascolto la sua storia con attenzione, perché quelle persone, quei muri e quelle strade fanno parte delle mie radici. Ecco perché questa storia inaspettata la racconto a voi, bambini di Dozza. E porto Graziano nella vostra classe. Roberta Giacometti

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Quando i bambini disegnavano sui muri Una storia di Dozza

Testo di Roberta Giacometti Illustrazioni di Agnese Baruzzi

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ÂŤBambini, adesso mettete via i libri. Su, su, presto che siamo in ritardo. Allora. Siamo agli ultimi giorni di scuola, fra poco ci saluteremo e a settembre frequenterete le scuole medie. Siete diventati grandi, ormai, ma per me, che vi ho visto crescere, rimarrete sempre un po’ bambini. Come vi avevo promesso, oggi ho un regalo per voi: accogliamo il signor Graziano, il nonno di Marco, che è venuto qui per raccontarci una storia interessante. Una storia alla quale voi, alla fine, dovrete dare un titolo. Ben arrivato!Âť

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«Eh, quanti applausi! Grazie! Buongiorno a tutti! Eccomi qua insieme a voi, piccoli compaesani. Anch’io sono nato qui a Dozza, nel 1932, nella cuntricìna, la contrada piccola, in via De Amicis.» «Nel 1932!!! Tanti anni fa! Non sembri così vecchio!» «Anche il mio nonno abita in quella strada!» «Io ci passo tutti i giorni per andare al parco!» I bambini quella via la conoscono bene perché nel borgo, racchiuso dalle vecchie abitazioni, ci sono solo due strade che partono dalla porta di sotto e che in salita si ricongiungono alla porta di sopra, nel piazzale della Rocca: la cuntricìna, la contrada piccola, e la cuntrigrènda, la principale. 5


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«Adesso ascoltate bambini, cerchiamo di non interrompere il signor Graziano. Dopo avrete comunque modo di fare tante domande. Ci parli di Dozza quando lei era un bambino...» «Sono cresciuto nell’ambiente amichevole del paese, fatto di gente semplice, di famiglie che la sera si trovavano a trébb...» «Cosa vuol dire a trébb?» «Andare a trébb voleva dire trovarsi nelle sere invernali subito dopo cena, a casa dell’uno o dell’altro… ci si incontrava fra vicini e parenti per stare al caldo davanti al fuoco, risparmiare legna e raccontarsi storie. Era la televisione di allora, solo che eravamo noi i protagonisti…» «Come “il grande fratello”?» «Oh, no! Era solo il modo di allora per stare in compagnia. Ogni sera, accanto al tepore del fuoco o della stufa, mentre le donne cucivano e gli uomini aggiustavano attrezzi da lavoro e nella cenere cuocevano le patate e le cipolle, ci si raccontava storie o si commentava un fatto.

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C’era Mariuccia, l’ortolana, che di giorno vendeva le sue verdure passando nella via con la sua carriola piena di ortaggi; aveva il compito di comprare e leggere “La Domenica del Corriere”: nella copertina, in prima pagina ogni settimana, c’era un’illustrazione spettacolare su di un fatto importante. In quei giorni si parlava quasi sempre di eventi legati alla guerra, e da quella illustrazione Mariuccia partiva e raccontava agli altri di cosa si parlasse negli articoli all’interno della rivista. Mariuccia era la nostra radio. I grandi commentavano e discutevano, si creavano fra loro animate conversazioni. Poi, a metà serata, per noi bambini, Maria di Baracca raccontava una favola di sua invenzione, spesso narrava di streghe, al strólgh, del lupo, e lóv, o una fiaba classica come “Il Gatto con gli Stivali” e “Cenerentola”.

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Ah, Maria era bravissima, coloriva le storie, descriveva i particolari, faceva le voci e noi bambini, affascinati, assorbivamo le storie fino in fondo. Eravamo bambini avidi di fantasticherie. Si rimaneva, talvolta, tutti insieme a trébb anche fin verso mezzanotte. Qualche tempo prima delle feste di fine anno si parlava dell’evento, di cosa si sarebbe cucinato e le donne insieme preparavano i tortellini e noi bambini le aiutavamo. La Befana era una grande festa per noi, perché portava i doni…» «Solo la Befana?» «Babbo Natale non veniva a Dozza con i suoi regali?»

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Roberta Giacometti

è nata a Imola dove vive, insegna, cammina e scrive. È autrice di una raccolta di racconti ispirati ai mestieri dal titolo Lavori in corso (2004), del romanzo Pennellate di vita (2006), di Un pugno di sogni – dieci racconti anni Settanta (2007), di Imola da raccontare – sguardi ritratti ricordi (2009) pubblicati da Bacchilega Editore. Nel 2009 ha pubblicato per Emergency Dentro Fuori. Testimonianze di ex infermieri degli ospedali psichiatrici di Imola. Questo è il suo primo racconto dedicato ai ragazzi. www.robertagiacometti.it

Agnese Baruzzi

Laureata in Progettazione grafica alI’Isia di Urbino, vive e lavora a Bologna. Dal 2001 ha pubblicato diversi libri per ragazzi in Italia e all’estero. Collabora con agenzie pubblicitarie e svolge laboratori nelle scuole e nelle biblioteche. www.agnesebaruzzi.com

ISBN 978-88-96328-31-6 © 2011 Bacchilega Editore, Imola www.bacchilegaeditore.it info@bacchilegaeditore.it Stampato in Italia da:  Galeati Industrie Grafiche Srl (Imola, luglio 2011) Ideazione, progettazione e coordinamento delle collane di Bacchilega Junior: Il Mosaico società cooperativa sociale onlus www.ilmosaicocooperativa.com Coordinamento e redazione: Emanuela Orlandini - Cooperativa Il Mosaico Progetto grafico e illustrazioni: Agnese Baruzzi

Tempi nuovi per vecchie storie! Ritrovate, rispolverate, rivisitate...

Storie e leggende, fantastiche o reali del territorio emiliano-romagnolo, legate dal filo ininterrotto della memoria, di una tradizione popolare, spesso orale, che arriva fino a noi. “Attenti al drago!” “Ferruccio e l’arrembaggio” “Il grande noce racconta” fanno parte della collana:

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dai 6 anni

Dello stesso editore:

da 0 a 5 anni


Una storia di Dozza «Anch’io sono nato qui a Dozza, nel 1932, nella cuntricìna, la contrada piccola, in via De Amicis.» Graziano racconta una bella storia, la storia delle sue radici nel borgo, dove le vecchie case sono strette strette tra due piccole strade che poi arrivano, in cima, alla grande Rocca. C’è una Dozza in bianco e nero, dove alla sera ci si trovava in compagnia, vicino al fuoco o alla stufa a risparmiare legna e raccontarsi storie, ma che porta con sé anche i toni aspri della guerra, che distrugge case e divide famiglie… C’è una Dozza a colori, dell’amore per la pittura, ieri come oggi: gli schizzi sui muri, l’incontro con il maestro d’arte durante gli anni pericolosi della guerra. Oggi chi passa a Dozza può ammirare i meravigliosi muri dipinti, mentre sui sassi restano silenziose le tante piccole storie di chi è passato. Come quella che state per leggere.

dai 6 anni


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