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n. 2/3 Aprile/Maggio 2011
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SOMMARIO
Supplemento al periodico Il Nuovo - n. 5/2011
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Testi a cura di Carlo D’Angelo
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RISPARMIO, PRIMA VIRTÙ DEGLI ITALIANI........................................ 4 IN EUROPA PRESTO SI VOTERÀ ON LINE......................................... 5 IL BEL PAESE SEMPRE PIÙ ARRETRATO ............................................ 6 ADDIO ALLE MULTE FACILI ............................................................. 7 ADULTI DISTRATTI E.. IRRESPONSABILI ............................................. 8 I PIRATI DELLA STRADA NEL MIRINO DEL CODICE PENALE ............... 9 IN ITALIA CRESCE IL TELELAVORO................................................. 10 UN BEL RECORD DA GUINNESS DEI PRIMATI ................................. 11 OLIO D’OLIVA RE DELLA DIETA MEDITERRANEA ............................ 12 DIMEZZATO IL CONSUMO DI VINO .............................................. 13 VOLA ALL’ESTERO LA DIETA MEDITERRANEA ................................ 14 MEGLIO NUTRIRSI SECONDO NATURA.......................................... 15 LA PENNICHELLA POMERIDIANA UN VERO TOCCASANA .............. 16 ATTENTI ALLA DEPRESSIONE ........................................................ 17 UN NUOVO FRONTE DI RICERCA .................................................. 18 ALZHEIMER, PROTETTI DA UNA PROTEINA ................................... 19 MAL DI TESTA? COLPA DEI NEURONI............................................ 19 ATTENTI ALLA SBRONZA, NON PERDONA .................................... 21 CONTRO LA DISCRIMINAZIONE LINGUISTICA................................ 23 CONCORSO PER PROGETTISTI IN ERBA ......................................... 25 5 CONSIGLI PER EVITARE LA DIPENDENZA DALLA RETE................. 27 AL CALCIATORE FANNO MALE I COLPI DI TESTA ........................... 28 ITALIANI, POPOLO DI PAPERONI. O NO? ..................................... 29 IN VACANZA CHE SOFFERENZA DORMIRE .................................... 30 IL LIBRO DEL MESE....................................................................... 31 LO SAPEVATE CHE? ..................................................................... 32 AREA CONCERTS ......................................................................... 33 VIVIAMO O NO, IL PRELUDIO DEL SUCCESSO ............................... 34 NUMERI UTILI ............................................................................... 36 ANNUNCI GRATUITI ..................................................................... 38
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Anche se gli ultimi dati diffusi dall’Istat fanno registrare un calo sensibile a causa della crisi mondiale
RISPARMIO, PRIMA VIRTÙ DEGLI ITALIANI N
el 2010 la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata al 12,1 per cento, registrando una diminuzione di 1,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente; in particolare, nel quarto trimestre la propensione al risparmio delle famiglie è stata pari al 12,4 per cento, superiore di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2009. Sempre nell’ultimo trimestre del 2010 il potere di acquisto delle famiglie (cioè il reddito disponibile delle famiglie in termini reali) è aumentato dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente, tornando sui livelli registrati alla fine del 2009. Ciononostante, nel complesso del 2010 le famiglie hanno subito una riduzione del loro potere d’acquisto dello 0,6 per cento; nel 2009 la perdita di potere d’acquisto era stata molto più elevata e pari al 3,1 per cento. Nel 2010 il tasso di investimento delle famiglie
si è attestato all’8,9 per cento, 0,2 punti percentuali in più rispetto al 2009, grazie alla crescita del 3,8 per cento degli investimenti. Nel quarto trimestre 2010 il tasso di investimento si è attestato all’8,9 per cento, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente, a causa della riduzione dello 0,4 per cento degli investimenti delle famiglie. Nel 2010 la quota di profitto delle società non finanziarie si è attestata al 41,5 per cento, 0,5 punti percentuali in più rispetto al 2009. Nel quarto trimestre 2010 la quota di profitto è stata pari al 42,2 per cento, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Nel 2010 il tasso di investimento delle società non finanziarie si è attestato al 23,8 per cento, registrando una crescita di 1,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel quarto trimestre 2010 il tasso di investimento è stato pari al 23,8 per cento, con una riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
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PRESENTATO IL PROGETTO
IN
EUROPA PRESTO SI VOTERÀ
ON LINE
E
uroparlamentari ed esperti hanno discusso nei giorni scorsi del voto on line. Bernd Beckert ha presentato ufficialmente il progetto dell’e-voting, parte di un più ampio progetto di e-democracy promosso dal panel scientifico del Parlamento STOA. Tra i vantaggi elencati figurano la riduzione dei costi e la possibilità di motivare i giovani a partecipare ad un processo elettorale che, altrimenti, avrebbero con molta probabilità ignorato. La votazione on-line costituisce, inoltre, un ulteriore passo verso la generale modernizzazione degli apparati burocratici ed amministrativi del Parlamento e rispecchia una tendenza ormai in atto nell’intera società. Sul piatto della bilancia vanno messi, però, anche i potenziali difetti del
sistema. La trasparenza, ad esempio: l’elettore sarà in grado di controllare che il suo voto sia stato trasmesso e correttamente conteggiato? Il processo elettorale rappresenta il principio fondante della democrazia e qualsiasi minaccia potenziale al suo valore a alla sua corretta attuazione va evitato. L’Estonia è stato il primo stato dell’Ue ad introdurre nel 2005 l’e-voting, sia per le elezioni interne che per quelle europee. Il sistema funziona semplicemente usando una firma digitale e due codici PIN e i risultati sono incoraggianti: la percentuale dei votanti è aumentata del 2% nel 2005 del 5,4% del 2007, del 15% nel 2009 e del 15,4% nel 2011. I votanti alle elezioni europee sono passati dal 27% del 2004 al 43% del 2009. I partecipanti si sono comunque trovati d’accordo circa l’incertezza dei risultati ed i problemi connessi alla sicurezza informatica.
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IL
BEL PAESE
SEMPRE PIÙ
ARRETRATO
Sul fronte dell’innovazione tecnologica l’Italia è in bassa classifica: 23ª su 33
C
ome ogni anno, l’Unione Europea ha stilato una graduatoria di trentatré Paesi del Vecchio Continente riferita alla capacità di contribuire all’innovazione tecnologica. Si tratta dei ventisette Stati membri più altri sei aggiunti (Croazia, Islanda, Norvegia, Serbia, Svizzera e Turchia). La graduatoria comporta la valutazione di ben ventinove parametri, l’assegnazione di un relativo punteggio per ciascuno di essi e il calcolo di una media ponderata, racchiusa nell’intervallo fra 0 e 1. La media europea si attesta a 0,5 e l’Italia, purtroppo, è al di sotto: 0,4. Fra i trentatré Paesi valutati, il nostro si colloca al ventitreesimo posto, al di sotto di partner comunitari apparentemente meno innovativi come Grecia e Portogallo, che invece riescono a sorpassarci senza troppe difficoltà. Per la cronaca, il primo posto se lo aggiudica la Svizzera, seguita da Svezia e Germania. Le cause della defaillance italiana sono tante. Fra i ventinove parametri, quelli per cui lo Stivale ottiene i punteggi più mediocri sono inerenti allo scarso numero di risorse umane qualificate (d’altronde, moltissimi ricercatori preferiscono emigrare all’estero) e alla modesta integrazione fra le attività di studio condotte dagli enti pubblici rispetto a quelle dei privati. I fattori più positivi, invece, sono una certa capacità di ideare le soluzioni ai problemi e l’abbondante disponibilità di risorse finanziarie a disposizione: sebbene la percentuale di PIL destinata alla ricerca sia in continua diminuzione, in valore assoluto è comunque superiore a quella di molti altri Stati. A livello complessivo, infine, scopriamo che l’Europa continua a perdere posizioni rispetto al Nordamerica e al Giappone, che ci distaccano sempre di più, mentre, dalle posizioni inferiori, Cina, India e Brasile incalzano.
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Se l’autovelox non è presidiato da un agente rilevatore la contravvenzione è illegittima invano alla Cassazione senza ottenere il risultato auspicati. I cittadini multati, dunque, non pagheranno la multa perché, «dal verbale di accertamento non emergeva che la rilevazione dell’infrazione avveniva a opera di un agente preposto al servizio di polizia stradale, unico soggetto abilitato ad attribuire valore esecutivo all’accertamento». Questo pronunciamento, prelude lo stop all’affidamento, da parte dei comuni, degli autovelox a società private. I comuni non possono più affermare che la supervisione degli autovelox è affidata dalla Polizia municipale. La decisione potrebbe avere un forte impatto su molte contestazioni in corso e su potenziali altre. Qualche anno addietro c’è stato un altro interessante intervento di un Collegio penale della Corte di cassazione che aveva confermato la condanna per truffa nei confronti del legale rappresentante di una società che nascondeva l’autovelox per riuscire a multare più automobilisti.
ADDIO ALLE
MULTE
FACILI
S
e una multa per eccesso di velocità comminata con l’autovelox è stata eseguita in assenza dell’agente è annullabile. Lo ha stabilito la Corte di cassazione che, con un’apposita sentenza, ha respinto il ricorso di un piccolo comune che aveva multato un automobilista per eccesso di velocità con un autovelox installato e gestito da una ditta privata. L’ente locale aveva affidato l’installazione e la gestione degli apparecchi a una ditta privata. Per questo il tribunale aveva annullato il verbale. I giudici hanno ritenuto il provvedimento viziato «perché l’amministrazione si era avvalsa di una ditta privata per la gestione degli apparecchi di rilevamento e aveva affermato che l’attività di quest’ultima era stata svolta sotto la supervisione della Polizia Municipale, senza specificare in cosa consistesse la supervisione e senza indicare certamente come fosse stato organizzato il collegamento tra l’attività di rilevamento delle infrazioni e il soggetto preposto al servizio di polizia». Il Comune si è appellato a questa decisione ricorrendo
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Dal progetto “TrasportoACI sicuri” emergono dati inquietanti relativi alla sicurezza
A
ADULTI DISTRATTI E... IRRESPONSABILI
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ncora poca sicurezza per i bambini in auto: solo 4 su 10 viaggiano su un seggiolino, mentre l’88% degli adulti indossa regolarmente le cinture di sicurezza. L’uso dei sistemi di ritenuta per i più piccoli diminuisce del 50% per i brevi spostamenti in città, dove invece si concentrano il 70% degli incidenti stradali. Complessivamente sono oltre 20 i bambini deceduti in auto nel 2009 e più di 5mila i feriti. È quanto emerge dalla ricerca condotta dall’ACI nelle principali città italiane nell’ambito del progetto “TrasportACI sicuri”. L’obiettivo dell’Automobile Club d’Italia è di diffondere le più importanti nozioni sul trasporto in sicurezza dei bimbi in auto, attraverso incontri con gli adulti organizzati in collaborazione con le strutture sanitarie e scolastiche. Lo studio rileva come il mancato utilizzo del seggiolino sia spesso correlato alla fretta, alla brevità del tragitto e alla poca pazienza di fronte le rimostranze dei pargoli. È interessante anche la diversa attenzione dei genitori per area geografica: mentre a Verona il 64% dei bambini è trasportato correttamente e il 94% degli adulti utilizza le cinture, a Catania solo il 33% dei bimbi è assicurato a un seggiolino e il 73% degli automobilisti indossa le cinture. Dopo una prima fase sperimentale, “TrasportACI sicuri” si estenderà a tutto il territorio nazionale. Si tratta di un importante situazione che riguarda la sicurezza nella mobilità dove gli adulti sono chiamati a svolgere un ruolo maggiormente responsabile nei confronti dei bambini che hanno bisogno di protezione e di tutela.
In arrivo il reato di omicidio stradale per i killer del volante ubriachi e drogati
I
PIRATI
DELLA STRADA NEL MIRINO DEL
CODICE PENALE D
opo l’omicidio volontario, l’omicidio preterintenzionale e l’omicidio colposo, il Codice penale prevederà il reato di “omicidio stradale”, con pene più vicine al livello dell’omicidio volontario che non dell’omicidio colposo. La Commissione Trasporti della Camera presenterà nelle prossime settimane un provvedimento per introdurre nel Codice penale l’omicidio stradale come nuova fattispecie di reato. È l’unica ipotesi percorribile per uscire dall’attuale previsione del Codice penale. Ora uno può ammazzare 2-3 persone e stare in galera 4-5 anni e magari neanche questi. Nel momento in cui una persona ubriaca si mette al volante, conosce l’alto rischio a cui va incontro. Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania sostiene che: «È più che mai necessario fornire ai giudici uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, sono dei veri e propri omicidi. Dobbiamo tenere presente che certe
condotte di guida causano i più gravi delitti che avvengono oggi. Chi causa incidenti stradali dopo essersi messo al volante sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o con un tasso alcolemico nel sangue ben oltre la soglia consentita dalla legge deve rispondere del reato commesso e pagarne le conseguenze giudiziarie e civili. Il Nuovo Codice della strada è, d’altronde, un cantiere sempre aperto, considerato un po’ il “padre” del testo, varato nel settembre scorso. Ed essendo sempre aperto è in continua trasformazione. Su questo fronte la commissione Trasporti della Camera sta lavorando sull’ipotesi per “spacchettare” il Codice in due parti. Così invece di avere un unico Codice formato da 280 articoli avremo una prima parte, 90 o 100 articoli, che dovrebbe essere un vero e proprio codice di comportamento per chi guida, e una seconda parte, 180 articoli o giù di lì, che dovrebbe riguardare i veicoli e le infrastrutture.
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Notevoli i vantaggi
IN ITALIA CRESCE IL TELELAVORO
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egli ultimi anni anche in Italia si è verificata una notevole crescita del telelavoro, una modalità lavorativa che risulta vantaggiosa non solo per le aziende, che possono ottenere lo stesso risultato finale senza dover aprire più uffici e senza dover fornire i mezzi lavorativi ai propri dipendenti, ma anche e soprattutto per i lavoratori. In base ad un recente studio, infatti, il telelavoro è meno stressante rispetto alle tradizionali forme lavorative. Basti pensare che chi lavora da casa non deve affrontare ogni giorno il traffico cittadino o salire su mezzi di trasporto affollati, senza contare inconvenienti occasionali come scioperi, ritardi, ecc. Se il proprio ufficio non si trova nelle vicinanze, inoltre, occorre svegliarsi diverse ore prima, sottoponendosi così a delle vere e proprie levatacce che alla lunga diventano delle vere e proprie fonti di stress. Tutto questo non accade invece nel telelavoro, dove il lavoratore può lavorare comodamente da casa, gestire in maniera autonoma le proprie mansioni giornaliere e organizzarsi
gli orari in base alle proprie esigenze. Questa soluzione, inoltre, consente di conciliare meglio la vita lavorativa e la vita privata, in quanto è adottata soprattutto dalle donne che hanno figli e che preferiscono occuparsene personalmente. Nella maggior parte dei casi per accedere a questa forma di lavoro occorre saper usare bene il computer, avere una buona connessione ad internet ed avere ottime capacità organizzative per poter essere puntuali nella consegna dei lavori richiesti.
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In Abruzzo un esercito composto da circa 40.000 persone vive con le prebende della politica
UN BEL RECORD DA GUINNESS DEI PRIMATI I
n Abruzzo sono 38.637 le persone che vivono di politica. Il comitato centrale della Uil Abruzzo ha deliberato la prosecuzione della campagna per la riduzione dei costi esorbitanti della politica e lo snellimento delle istituzioni, al fine di renderle più efficienti e consentire risparmi da trasformare in meno tasse sul lavoro e più servizi sociali. Il comitato centrale ha deciso di avviare la campagna informativa nei luoghi di lavoro e di costituire gruppi inter-categoriali/confederali di contrattazione territoriale nei maggiori comuni per affrontare i temi fiscali e tariffari, le politiche sociali, la riduzione degli eccessi nelle spese politico-istituzionali. Il lavoro di analisi dei costi della politica si è allargato ad altre voci, in particolare quelle relative alle società partecipate. Il risparmio totale annuo che si ritiene possibile sale così a oltre 140milioni. Secondo la Uil la prima voce di risparmio è legata alla riduzione del 20% dei costi diretti ed indiretti della politica, in riferimento alle 38.367 persone che in Abruzzo vivono di politica. Si tratta di spese cresciute negli anni a dismisura rispet-
to all’inflazione, a livello nazionale e regionale. In Abruzzo, significherebbe r isparmiare 18,7 milioni. Infine le partecipate: 883 persone in seno agli organi di governo dei consorzi, società partecipate dalle istituzioni abruzzesi (regione, province e comuni). Per tale partecipazione l’onere finanziario delle amministrazioni ammonta ad oltre 186 milioni di euro per le indennità. A tali spese andrebbero aggiunti i costi relativi ai gettoni di presenza negli organismi dei 540 componenti degli organi il cui compenso figura a zero, ma che hanno diritto al gettone di presenza. Secondo la stima molto prudenziale della Uil, queste persone percepiscono complessivamente almeno 162 mila euro l’anno. Un taglio del 30 per cento delle spese complessive relative alle partecipate non farebbe alcun danno ma indurrebbe a razionalizzare la spesa, con un risparmio di 55,8 milioni.
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CONSUMATO SOPRATTUTTO A CRUDO
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MEDITERRANEA L
’olio è senza dubbio uno degli ingredienti alla base della dieta mediterranea. È consumato quotidianamente come condimento a crudo per contorni di verdure e insalate, primi piatti, carne e sughi ma è utilizzato anche per cibi cotti ad esempio per fare il soffritto o per la frittura. Ottime sono anche le conserve in olio, tipiche della gastronomia del Sud Italia. Esistono diversi tipi di olio: sicuramente il
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Chiuso il lunedì
OLIO D’OLIVA
più pregiato è l’olio Evo, ovvero extravergine di oliva. La sua caratteristica è di essere estratto dal frutto e non dal seme e questo gli consente di preservare le qualità organolettiche e nutrizionali migliori. L’olio extravergine di oliva è consigliato in tavola soprattutto a crudo per il suo gusto perfetto e l’alta concentrazione delle vitamine A, E, D e K. L’olio è fondamentale per molte salse commerciali, ad esempio la maionese, la salsa tartara, la salsa cocktail e la salsa tonnata. Tutte queste si trovano negli scaffali dei supermercati ma si possono anche preparare in casa. Ci sono inoltre molte salse fatte prettamente in casa a base di olio: una delle più famose è il ‘salmoriglio’ che si prepara mescolando insieme olio d’oliva, acqua calda, succo di limone, prezzemolo tritato, origano, sale, pepe ed aglio schiacciato. Questa ricetta è ottima per condire carne o pesce alla brace. Anche le olive sono molto presenti nella tradizione culinaria italiana, soprattutto in Sicilia a Calabria. Quelle verdi sono utilizzate per condire la famosa caponata o nelle fresche insalate di riso. Le olive nere invece sono ideali per condire piatti di pesce (le troviamo infatti nella tipica ricetta isolana del baccalà alla ghiotta), per le pizze e per torte salate rustiche. Per essere consumata come ingrediente a sé l’oliva deve invece subire alcune operazioni, tra cui la macerazione e la fermentazione, per eliminare il retrogusto amaro dovuto alla oleoeuropeina. Le olive della varietà Nocellara del Belice ad esempio vengono immerse in una soluzione a base di soda caustica per favorirne la conservazione. A queste olive si aggiunge il sale dopo averle accuratamente lavate per eliminare la soda. In ogni caso in estate è bene conservare queste olive in frigo.
Negli ultimi 30 anni è sceso a 40 litri a persona
DIMEZZATO IL CONSUMO DI VINO S
i è praticamente dimezzato negli ultimi 30 anni in Italia il consumo di vino che è sceso a circa 40 litri a persona per un totale di circa 20 milioni di ettolitri. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione della divulgazione del rapporto Istat sugli italiani e l’alcol effettuata pochi giorni prima dell’apertura del Vinitaly, la più importante rassegna vitivinicola nazionale. Nel 2010 le famiglie italiane hanno speso più per acquistare acqua minerale che vino: con 19,71 euro mensili per famiglia, l’acquisto dell’acqua minerale è diventato la prima voce di spesa del bilancio familiare per le bevande e supera il vino per il quale la spesa media familiare mensile è stimata pari a 12 euro. Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani, che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni in cui si è verificato un calo del 20 per cento, è stato accompagnato da un atteggiamento più responsabile di consumo. Insieme al cambiamento delle abitudini alimentari a far calare la domanda soprattutto nelle ristorazione sono stati, oltre ai ricarichi eccessivi, le campagne antialcol e
la stretta sulle norme del codice della strada che hanno colpito indiscriminatamente anche il vino che è in realtà caratterizzato da un più responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge drinking del fine settimana. Il vino è divenuto l’espressione di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol.
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Vale 200 miliardi di euro
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e gli italiani sono bocciati per scarsa preparazione sulla dieta mediterranea, ci possiamo consolare con il fatto che all’estero volano i prodotti della dieta divenuta patrimonio dell’Unesco e che vale complessivamente 200 miliardi la spesa di italiani e stranieri per acquistare pasta, olio, vino conserve di pomodoro e frutta e verdura italiana in un anno nel mondo. E’ quanto rileva la Coldiretti in riferimento alla ricerca del Dipartimento di medicina interna, invecchiamento e malattie nefrologiche dell’Universita di Bologna presentato a Genova al Congresso nazionale della Societa italiana per la prevenzione cardiovascolare (Siprec). Tutti i prodotti cardine della dieta mediterranea vedono l’Italia ai vertici mondiali nella produzione. Il Belpaese è, infatti, il primo produttore mondiale di pasta e vino, mentre nell’olio occupa la piazza d’onore, pur essendo il primo esportatore. Ma l’Italia è anche il primo produttore europeo di frutta e ortaggi, oltre che il primo a livello mondiale di kiwi, uva, carciofi, il secondo per pesche e nettarine, carrube, nocciole, il terzo con cavolfiori e broccoli, pere, il quarto su lattuga e cicoria, mandorle, ciliegie, castagne. Primato nelle esportazioni anche per le conserve di pomodoro, di cui lo Stivale è anche il terzo produttore a livello
VOLA
O R E T S E ’ L L A LA DIETA
A E N A R R E T I MED
mondiale. Il boom della dieta mediterranea all’estero è confermata dalle ottime performance del Made in Italy con le esportazioni ch fanno registrare un aumento del 13 per cento nel 2010 rispetto all’anno precedente . Molto positive le performance dell’ortofrutta fresca (+21% in valore all’export), dell’olio d’oliva (+14%) e del vino (+12%), mentre la pasta (voce assai importante del made in Italy sulle tavole straniere con 1,8 miliardi di euro) fa segnare una sostanziale stabilità a dimostrazione della tenuta complessiva del made in Italy a tavola nonostante la crisi globale. Ma il successo all’estero dei prodotti della dieta mediterranea rappresenta anche un volano di sviluppo per il turismo enogastronomico che vale cinque miliardi e si conferma il vero motore della vacanza Made in Italy, unico segmento in costante e continua crescita nel panorama dell’offerta turistica nazionale.
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Ogm: tre italiani su quattro dicono no al latte biotech nel biberon
Q
Puntare sul latte d’asina che ha naturalmente proprietà simili al materno
MEGLIO
uasi 3 italiani su 4 non vogliono il latte ottenuto da mucche biotech nel b i b e ro n s e c o n d o l’indagine Coldiretti/ Swg dalla quale emerge che il 72 per cento dei cittadini italiani che esprimono una opinione ritiene che i prodotti alimentari contenenti organismi geneticamente modificati (Ogm) siano meno salutari rispetto a quelli tradizionali. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle mucche transgeniche allevate in Cina che producono latte con proteine come il lisozima che lo rendono simile a quello materno grazie ad un progetti degli scienziati della State
NUTRIRSI SECONDO
NATURA
Key Laboratories for AgroBiotechnology della China Agricultural University che hanno peraltro alzato del 20 per cento il contenuto in grasso, secondo l’inglese Daily telegraph. Nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche) rimane elevato il livello di scetticismo. La realtà è che gli OGM attualmente in commercio riguardano pochissimi prodotti (mais, soia e cotone) e sono diffusi nell’interesse di poche multinazionali senza benefici riscontrabili dai cittadini. Peraltro in Italia si sta rapidamente riscoprendo il latte d’asina con il quale si ottengono ottimi risultati per i bambini con allergie gastrointestinali dovute a intolleranza al normale latte di mucca e, per quelli che non possono essere allattati al seno. Il latte d’asina che ha caratteristiche simili a quello materno rappresenta una valida alternativa per non far mancare un nutrimento essenziale alla crescita. Il latte d’asina è un vero e proprio farma-food che risolve i problemi delle intolleranze al latte vaccino nell’età neonatale, ma l’elevato contenuto in calcio lo rende estremamente utile tanto per gli anziani affetti da osteoporosi che per le donne in menopausa. Un animale che sembrava solo pochi anni fa spacciato ha trovato una ragione d’essere nel combattere le nuove patologie dei tempi moderni con un aumento del 30 per cento negli ultimi 5 anni in Italia dove si contano complessivamente oltre 36mila quadrupedi dalle grandi orecchie, che dopo aver rischiato l’estinzione stanno vivendo un momento di grande riscossa.
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Dormire due ore dopo pranzo fa bene
LA PENNICHELLA POMERIDIANA UN VERO TOCCASANA È
risaputo che se una persona soffre di insonnia, dovrebbe evitare il pisolino pomeridiano. Ma per tutti gli altri, dormire per una o due ore dopo pranzo pare faccia molto bene. Un gruppo di scienziati americani spiega che se volete andar bene al prossimo esame, dovreste provare a fare la siesta di metà pomeriggio. Mentre i risultati sono preliminari, la nuova ricerca solleva la prospettiva che il sonno prepara meglio il cervello a ricordare le cose, e non soltanto il sonno notturno, come prima si credeva. “Per fare un paragone più comprensibile, dormire di pomeriggio è come riavviare un computer per farlo lavorare più agevolmente”, ha spiegato l’autore dello studio Matthew Walker, professore assistente presso l’Università della California, a Berkeley. Walker e colleghi hanno diviso 39 giovani adulti in due gruppi. A mezzogiorno, tutti i partecipanti hanno preso parte ad un
esercizio di memoria che ha richiesto loro di ricordare volti e il loro collegamento con i nomi. Poi i ricercatori hanno avviato un altro esercizio di memoria alle 6 del pomeriggio, dopo che 20 di essi aveva dormito per 100 minuti durante la pausa. Coloro che sono rimasti svegli hanno avuto un risultato di circa il 10% peggiore rispetto a quelli che hanno dormito. C’è un aspetto in più: la capacità di imparare declina di circa il 10% tra mezzogiorno e le 18:00 di solito, ma chi ha dormito è stato in grado di evitare tale declino. Altre ricerche recenti hanno suggerito che il sonno può aiutare a pensare in modo più creativo, a migliorare la memoria a lungo termine e a conservare i ricordi importanti. I risultati dello studio sono stati presentati in occasione della riunione annuale della American Association of the Advancement of Science a San Diego.
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Abbinare i farmaci alla psicoterapia
ATTENTI ALLA
DEPRESSIONE! I
l prestigioso Nice britannico (National Institute of Clinical Excellence) consiglia di abbinare alla psicoterapia anche i farmaci solo nei casi di depressione moderata e maggiore, le due forme più grave della depressione. La diagnosi di depressione moderata, secondo il Dsm-IV, bibbia degli psichiatri americani adottata anche dal Nice, richiede che siano presenti almeno 5 sintomi sui 9 qui sotto elencati e che la presenza di questi sintomi sia verificata in parecchie sedute: 1. Umore depresso per la maggior parte del giorno quasi ogni giorno; 2. Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno; 3. Consistente perdita di peso, in assenza di dieta, o consistente aumento di peso, oppure diminuzione o aumento dell’appetito quasi ogni giorno; 4. Insonnia o eccesso di sonno quasi ogni giorno; 5. Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno;
6. Affaticabilità o mancanza di energia quasi ogni giorno; 7. Autosvalutazione o sentimenti eccessivi o inappropriati di colpa presenti quasi ogni giorno; 8. Diminuzione della capacità di pensare e di concentrazione, o difficoltà a prendere decisioni quasi ogni giorno; 9. Pensieri ricorrenti di morte, ricorrente ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici, oppure un tentativo di suicidio o l’elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio. Questi sintomi devono essere presenti per almeno 2 settimane e ogni sintomo deve essere presente in modo sufficientemente grave per l’intera giornata e tutti i giorni, e questo nonostante si siano attuati tutti gli interventi non farmacologici.
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Cancro al seno, studiosi italiani scoprono come renderlo meno aggressivo
UN NUOVO FRONTE DI RICERCA U
n recente studio italiano indica una nuova via per ridurre l’aggressività dei tumori al seno. Un gruppo di ricercatori coordinati da Paola Nisticò del Laboratorio di Immunologia dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma, in collaborazione con l’Università Sapienza della Capitale e con l’Istituto San Raffaele di Milano hanno scoperto che inibendo una specifica proteina si può rendere meno aggressivo un tipo di tumore al seno molto diffuso. La ricerca, pubblicata sulla rivista Plos-One, mostra infatti che il 70% dei tumori al seno che esprimono l’oncogene Her-2 è positivo anche alla presenza della proteina hMena. Questo tipo di tumori sono anche quelli che risultano più aggressivi nel decorso clinico, indicando quindi un ruolo per hMena nella progressione di questi tumori. Gli studiosi hanno dimostrato come inibendo la proteina hMena si abbia un rallentamento della proliferazione tumorale indotta da Her2. Il gene hMena, identificato per la prima volta all’Istituto Regina Elena dalla stessa Nisticò e da Francesca Di Modugno, è assente nell’epitelio delle mammelle sane e compare invece nelle lesioni benigne che evolvono in tumori. Esso si candida quindi ad essere un marker di diagnosi pre-
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coce per il cancro al seno e un importante target terapeutico. I dati ottenuti non s o l o evidenziano il ruolo fondamentale di hMena nello sviluppo delle neoplasie mammarie, ma suggeriscono anche che interrompendo i segnali di comunicazione molecolari che intercorrono tra hMena e Her2 si possa arrestare la progressione tumorale. Lo studio apre una strada interessante in quanto, come affermano i ricercatori, si potrebbero infatti individuare farmaci inibitori di hMena per interrompere i segnali che ne permettono la cooperazione col gene Her2, migliorando così il decorso clinico dei tumori al seno più aggressivi.
Uno studio dei ricercatori degli Istituti Besta e Mario Negri
ALZHEIMER, PROTETTI DA UNA PROTEINA
Le cause della patologia
MAL DI TESTA? COLPA DEI NEURONI
U
na forma mutata di beta-proteina blocca il processo di distruzione delle cellule nervose. L’hanno scoperto ricercatori degli Istituti Besta e Mario Negri di Milano, guidati da Fabrizio Tagliavini e Mario Salmona, con l’Università di Milano e il Nathan Kline Institute di Orangeburg, New York. Lo studio, pubblicato a marzo su “Science”, è partito dall’identificazione di una nuova mutazione del gene App (precursore della beta-amiloide) in un uomo di 39 anni con una forma precoce di malattia. Secondo quanto scoperto in laboratorio, aggiungendo alla proteina normale che comincia ad alterarsi la proteina anormale fabbricata dal gene mutato, si arresta il processo di accumulo di beta-amiloide e la conseguente formazione delle placche, alla base della malattia di Alzheimer. I risultati in vitro saranno presto confermati su modelli animali. Passo successivo: analizzare se è possibile costruire farmaci che riproducano la mutazione. www. sciencemag.org.
A
nche se il dolore sembra provenire del cervello, in questo organo non ci sono terminazioni nervose in grado di trasmettere questa sensazione. Il malessere proviene invece dai nervi che percorrono la testa, in particolare dal trigemino. Il mal di testa è causato dalla sensibilizzazione dei neuroni nocicettivi (quelli che trasmettono il dolore) che si trovano proprio a livello del nervo trigemino. Rumori molesti. Per via di questa sensibilizzazione, i neuroni nocicettivi si attivano anche in risposta a stimoli lievi (per esempio un rumore), che in condizioni normali li lascerebbero inattivi. A questo fenomeno se ne aggiunge un altro: le pareti dei vasi sanguigni che si trovano nel cranio liberano sostanze che inducono dolore, amplificando il malessere. Scossa. Diverso è il caso della nevralgia del trigemino, che provoca una sensazione simile a quella di una scossa elettrica di breve durata. In questo caso il dolore è dovuto all’attivazione eccessiva del nervo trigemino e non dei neuroni nocicettivi a esso associati.
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Ubriacarsi con cadenza settimanale lascia il segno per la vita
ATTENTI ALLA
SBRONZA
NON
C
PERDONA
hi pensa che i postumi della sbornia settimanale svaniscano il giorno dopo, e che magari lo scotto da pagare sia semplicemente qualche ora di nausea e mal di testa sarà costretto a ricredersi. La realtà è un’altra: l’abuso di alcol, sia pure non quotidiano ma limitato a serate di eccessi di tanto in tanto, comporta seri rischi nel lungo periodo per la salute mentale, presente e futura, degli adolescenti. Il cosiddetto binge-drinking, come viene definire l’abuso di alcol in una ristretta quantità di tempo, lascia il segno nel cervello aumentando i rischi futuri di soffrire di ansia e depressione. A sottolineare i rischi impliciti nel bere eccessivo è uno studio del Loyola University Health System di Chicago, presentato in occasione del convegno annuale della Society for Neuroscience di San Diego. Il binge drinking, spiegano gli esperti, già molto diffuso nei Paesi anglosassoni, si sta diffondendo tra i giovani di
tutto il mondo occidentale. Nell’immediato il pericolo è di intossicazione, oltre che di incidenti e comportamenti pericolosi che possono portare alla morte. Per mostrare i danni a lungo termine, invece, ricercatori statunitensi hanno osservato che la risposta allo stress in roditori che avevano ingerito periodicamente grandi quantità di alcol, veniva alterata in maniera permanente. Secondo Toni Pak, coordinatore della ricerca, si ha un netto deterioramento nella secrezione di ormoni che aiutano l’organismo a reagire allo stress. I risultati, spiegano gli scienziati, non sono direttamente trasferibili sull’uomo ma offrono un’indicazione molto precisa dei danni permanenti dell’alcol sul cervello degli adolescenti.
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Bando in sole 3 lingue: la Corte di giustizia dell’Unione europea annulla il concorso
L
a Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso una nuova sentenza contro la discriminazione linguistica nei concorsi europei. I giudici della Corte hanno infatti annullato l’avviso di concorso per un posto vacante di segretario generale presso la segreteria del Comitato economico e sociale (Cese) pubblicato il 28 dicembre 2007. L’avviso compariva sulla Gazzetta ufficiale in tedesco, francese e inglese. L’Italia, sostenuta dalla Spagna, aveva presentato ricorso davanti ai giudici europei. “La pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del testo dell’avviso di posto vacante unicamente in alcune lingue ufficiali, quando invece soggetti che abbiano soltanto conoscenze di altre lingue ufficiali potrebbero presentare la loro candidatura, è tale - si legge nella sentenza - da condurre a una discriminazione a loro danno. Nel caso esaminato, la conoscenza dell’inglese e/o del francese, rilevano i giudici, è solo fortemente auspicata, e non imposta”. Potenziali candidati al posto di segretario generale del Cese, in possesso di una conoscenza approfondita di una lingua ufficiale e di una conoscenza eccellente di almeno altre due lingue ufficiali diverse da una delle tre lingue di pubblicazione, erano pertanto “potenzialmente idonei” a concorrere e avrebbero dunque potuto presentare la propria candidatura per quel posto, “se l’avviso fosse stato pubblicato in una lingua che essi conoscevano e se fossero stati in tal modo informati dell’esistenza del posto da coprire”. Per questo motivo, i giudici hanno annullato l’avviso di concorso.
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SAIESelection 2011, in cerca di giovani talenti il futuro dell’architettura
CONCORSO PER PROGETTISTI IN ERBA B
olognaFiere, con l’ausilio di Archi-Europe, lancia la terza edizione di SAIESelection, il concorso internazionale dedicato a studenti e progettisti under 40 incentrato sul tema della sostenibilità con soluzioni, materiali e tecnologie innovative. Titolo dell’edizione 2011 è Innovare, Integrare, Costruire - Soluzioni innovative sostenibili. I progetti selezionati saranno presentati nel corso di SAIE 2011, Salone internazionale dell’Edilizia in programma dal 5 all’8 ottobre, in un forum dedicato ai giovani progettisti, L’architettura delle nuove generazioni, ed esposti nell’ambito di una mostra. Il Regolamento di SAIESelection 2011 è scaricabile dal sito di Archi-Europe www.archi-europe.com. Dopo una seconda edizione di grande successo con oltre 200 progetti presentati da architetti provenienti da 36 paesi (tra cui, oltre ai paesi europei, Bangladesh, Cipro, Egitto, Giappone, India e Ucraina), il concorso SAIESelection 2010 si è dimostrato un’ottima opportunità per giovani studenti, architetti e progettisti di talento di dare visibilità internazionale a esempi di architettura integrata. La giuria, presieduta dall’architetto Mario Cucinella, ha espresso apprezzamento per l’altissimo livello qualitativo dei progetti presentati, tra i quali anche una serie di proposte avveniristiche e di frontiera nella categoria “studenti”. Tra le tendenze emerse, una ormai consolidata attitudine del progetto di architettura a integrare al suo interno soluzioni ed elementi tecnici finalizzati all’efficienza energetica, al contenimento delle emissioni e al risparmio energetico, qualsiasi siano i materiali utilizzati, senza compromettere e anzi esaltando un linguaggio architettonico poliedrico e raffinato. Via Spaventa, 38 SELVA DI ALTINO (Ch) Tel./Fax 0872.985553 Cell. 389.5513213 lanouvelleetoile@alice.it
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Sono meno brillanti degli altri giocatori
AL
CALCIATORE
FANNO MALE I
COLPI
DI
L
TESTA
a notizia non è proprio fresca, ma risale a un po’ di anni addietro, ma intendiamo riportarla in auge per la sua importanza relativa all’integrità atletica dei ragazzi, dei giovani professionisti e non che gioca al calcio. Un studio eseguito negli Stati Uniti, conferma che colpire troppo frequentemente il pallone da calcio con la testa, può diminuire le capacità intellettive del calciatore. I risultati provengono da due ricerche effettuate da un professore statunitense, Frank Webbe, arbitro per 12 anni e allenatore di calcio in un’università della Florida, dove insegna psicologia. Il primo studio del professore mette a confronto funzioni cerebrali di giocatori che hanno giocato per molti anni con soggetti che non hanno mai giocato. Il secondo invece compara persone che avevano appena giocato con altri che non si erano impegnato su un campo di calcio. Nel primo caso le cosiddette”performance neurocognitive” (cioè apprendimento di parole, attenzione e velocità di elaborazione delle informazioni) sono diminuite. Se cioè un calciatore gioca il martedì, e colpisce spesso la palla
con la testa, è possibile che il venerdì non sia particolarmente brillante nei test cognitivi. Non ci sarebbero invece, secondo questa ricerca, effetti a lungo termine nel colpire il pallone con la testa. Conclusioni opposte. Il secondo articolo pubblicato da Frank Webbe arriva invece a una conclusione diversa. Secondo Webbe e Adrienne Witol, i giocatori con un’alta percentuale di colpi di testa nella loro vita hanno un punteggio più basso in scale che misurano l’attenzione, la concentrazione, la flessibilità cognitiva e in generale il funzionamento intellettivo. Dopo questi studi, Webbe è sempre più convinto che colpire di testa il pallone può influire sulle funzioni del cervello, anche se spesso si dice che il colpo di testa dato con tecnica perfetta non ha effetti negativi.
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Psicologia e Web
5 CONSIGLI PER EVITARE LA DIPENDENZA DALLA RETE
1)
Pausa: Ogni tanto, fare una pausa, magari per un giorno intero dai mezzi di comunicazione (cellulare compreso). È un toccasana per avere un rapporto armonico con questi mezzi. Stimola la propria autocoscienza e permette anche di avere le idee più chiare su come sfruttare razionalmente e i mezzi della moderna tecnologia mediatica.
2)
Vacanza: Quando si va in vacanza, è utile staccare del tutto il contatto da questi mezzi... o per lo meno, diradare l’uso in ragione giornaliera e settimanale. Infatti, continuare a tenere un occhio fisso sul web (ovvero a tenere impegnata la nostra attenzione) non ci permette di trascorrere la vacanza nel pieno godimento della libertà necessaria. I blogger lo sanno bene, ma è indispensabile non cadere nel tranello.
3)
Vita interiore: Il web induce a pensare intensamente più al mondo esterno (seppur virtuale) che al nostro mondo interno (ovvero a noi stessi). È per
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questo che é consigliato di svolgere attività meditative e di rilassamento per potersi immergere nella propria intimità in modo da avere la mente completamente sgombra dalle lusinghe del web.
4)
Socialità: Se si trascorre la maggior parte della giornata su internet, è utile programmare delle “pause sociali” per poter riprendere contatto con la realtà. Una pizza, il cinema, lo sport ed altri diversivi, favoriscono la vita sociale e un salubre distacco dalla rete. Un tempo, quando questi mezzi non esistevano, le persone si incontravano nei luoghi reali, anche per fare le fatidiche quattro chiacchiere. Oggi si chatta, si naviga, si esplora per colmare una solitudine interiore ed esteriore che diventa semp r e più problematica.
5)
Dipendenza: Se proprio non si riesce a staccarsi dal web, il consiglio è di rivolgersi ad un terapeuta il quale analizzera la situazione psicologica personale adottando le relative psicoterapie che possano ricondurre il vissuto esistenziale nella dimensione reale.
ITALIANI, POPOLO DI PAPERONI. O NO? L
e famiglie italiane sono nella top ten delle più ricche al mondo, con un basso livello di indebitamento e la tendenza a concentrare la ricchezza nel mattone. Il quadro è delineato dalla Banca d’Italia nel supplemento al bollettino statistico La ricchezza delle famiglie italiane relativo al 2009. Secondo l’Istituto di Via Nazionale l’Italia appartiene alla parte più ricca del mondo, collocandosi nelle prime dieci posizioni tra gli oltre 200 paesi considerati, in termini di ricchezza netta pro-capite. Il 60% delle famiglie italiane possiede una ricchezza superiore a quella del 90% delle famiglie di tutto il mondo. La ricchezza netta mondiale delle famiglie, secondo gli studi citati nel rapporto, ammonterebbe a circa 160mila miliardi di euro, e di questi la quota relativa all’Italia sarebbe pari al 5,7%, particolarmente elevata se si considera che l’Italia rappresenta poco oltre il 3% del Pil mondiale e meno dell’1% della popolazione del pianeta. Il rovescio della medaglia è nella concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e nell’aumento del divario tra chi sta meglio e chi fatica ad arrivare alla fine del mese. Il 10% delle famiglie più ricche deteneva a fine 2008 quasi il 45% della ricchezza complessiva, segnala infatti Bankitalia, mentre la metà più povera delle famiglie italiane nel 2008 deteneva il 10% circa della ricchezza complessiva. Nel confronto internazionale tuttavia l’Italia registra, secondo Bankitalia, un livello di disuguaglianza della ricchezza netta tra le famiglie piuttosto contenuto anche rispetto ai soli Paesi più avanzati. Un dato
di rilievo è rappresentato dal basso indebitamento delle nostre famiglie. Da un confronto internazionale emerge come alla fine del 2008 l’ammontare dei debiti fosse pari al 78 per cento del reddito disponibile lordo: in Germania e in Francia tale valore era pari a circa del 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone al 130 per cento. Le famiglie amano sempre meno i Bot e privilegiano investimenti più liquidi, come il risparmio postale e i depositi. Il mattone continua a rappresenta il principale strumento di investimento e ricchezza, tanto che, a fine del 2009, la ricchezza in abitazioni detenuta dalle famiglie italiane ammontava a circa 4.800 miliardi di euro, ovvero circa 200mila euro in media per famiglia. Per Bankitalia la ricchezza in abitazioni è cresciuta tra fine 2008 e fine 2009 di circa lo 0,3% (circa 13 miliardi di euro). Secondo il Codacons i dati di Bankitalia “confermano le diseguaglianze cresciute di numero per via dell’aumento del costo della vita. Codacons sostiene che 23 milioni di italiani sono a rischio povertà e che faticano ad arrivare alla fine del mese. Anche Federconsumatori e Adusbef contestano i dati giudicandoli non rispondenti alla realtà.
Secondo Bankitalia, le famiglie italiane sono tra le più ricche dei consumatori
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NEGLI HOTEL EUROPEI SI RIPOSA MALE
IN VACANZA CHE SOFFERENZA DORMIRE R
ecentemente, Trivago ha condotto un sondaggio tra i turisti europei per scoprire i principali fattori che determinano un buon pernottamento alberghiero. Il risultato più eclatante che ne è scaturito è che più della metà (il 56% degli interpellati) ha dichiarato che negli hotel europei si dorme male e non si riposa adeguatamente per le più svariate ragioni. Tra le ragioni più ricorrenti annotiamo: letto di scarsa qualità, cuscino scomodo e temperature inadeguate oltre che rumorosità, cigolii notturni ed altre innumerevoli ragioni, diciamo così, minori. Nel giudizio del campione, composto da 7561 intervistati, hanno giocato un ruolo determinante la qualità del materasso (25%) e le condizioni e le dimensioni del letto in generale. Per quest’ultima voce, la maggior parte di
risposte è venuta da tedeschi ed olandesi (notoriamente di statura superiore alla media). Per gli inglesi, perché il sonno possa definirsi di qualità, al pari della comodità del letto è fondamentale l’insonorizzazione della camera (24%). Greci ed italiani, invece, prestano attenzione al design e all’atmosfera de l la camer a. Non si può dire altrettanto degli spagnoli i quali preferiscono un comodo cuscino e soffici lenzuola (20%). La temperatura della camera è un fattore rilevante per italiani e inglesi (11% per entrambe); i lusitani posano, infine, attenzione sulla presenza dei sistemi di sicurezza in hotel e nella camera (chiusura della stessa, cassaforte, ecc.) come condizione per un sonno tranquillo e rigenerante. Ce ne davvero per tutti i gusti!
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È uscito l’ultimo libro di Roberto Saviano pubblicato per i tipi della Feltrinelli
VIENI VIA CON ME
L
a trama di “Vieni via con me” di Roberto Saviano, libro pubblicato da Feltrinelli, ricalca e amplia i temi trattati nel programma omonimo che ha fatto registrare un grande successo di pubblico, condotto insieme a Fabio Fazio su Rai 3. Ritroveremo il meccanismo della macchina del fango, la criminalità organizzata al Nord, l’emergenza rifiuti a Napoli, il non riconoscimento dell’Unità d’Italia e tutte le tragedie annunciate che si potevano evitare e che, invece, si sono compiute grazie alla complicità e connivenza di organizzazioni criminali e alla succube passività di tanti uomini delle istituzioni che sono rimasti nell’ombra. Saviano amplia la sua trattazione dando respiro al suo desiderio di mettere in luce le nefandezze che hanno macchiato la storia del nostro Paese disseminando ombre e incertezze e dando luogo ad un vortice di situazioni in cui la politica, la finanza, la criminalità organizzata e altre forme di
organizzazioni occulte hanno guazzato senza ritegno a scapito della collettività. Nel libro “Vieni via con me” di Roberto Saviano non possono poi mancare le storie dei singoli: le continue lotte di Piergiorgio Welby, la battaglia di don Giacomo Panizza contro la ’ndrangheta, Piero Calamandrei e la sua difesa della Costituzione e tanti altri ancora. Come sempre, si tratta di un libro in cui echeggia l’impegno civile e il coraggio di questo scrittore che ha scelto di essere presente e di farsi sentire attraverso la narrazione letteraria. Il nuovo libro di Saviano si articola in otto capitoli, per raccontare otto storie che ci diano un’immagine dell’Italia attuale. Così come il “Vieni via con me” televisivo è stato l’evento mediatico dell’anno, adesso il libro dello scrittore di Gomorra si ripropone di rivivere lo stesso successo nel mondo della carta stampata.
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Lo che? Lo sapevate sapevate che?
LE FRAGOLE TOCCASANA CONTRO IL TUMORE
FARE ACQUISTI ALLUNGA LA VITA
Le fragole potrebbero aiutare a prevenire il cancro all’esofago: è quanto sostiene uno studio condotto presso l’Ohio State University e presentato al meeting annuale dell’American Association for Cancer Research. Gli autori dello studio sono stati incoraggiati nel testare l’attività delle fragole sul cancro esofageo perché uno studio precedente condotto su animali ha evidenziato come le fragole possono essere utili nel contrastare il cancro esofageo già conclamato negli animali. Per questo hanno somministrato estratti di fragole a 36 persone, uomini e donne, età media 54 anni, con lesioni precancerose all’esofago, tutti ad alto rischio di sviluppare cancro dell’esofago. L’uso dell’estratto di fragole, usato per ottimizzare la massimo i principi attivi benefici contenuti nelle fragole, hanno mostrato di saper rallentare la progressione cancerosa. Le fragole, dunque, potrebbero aiutare: servono però studi più esaustivi sull’ argomento e comunque per prevenire questo tumore è necessario uno stile di vita salutare che prevede il consumo di frutta, verdura, niente alcool e niente fumo, tutti fattori che aumentano il rischio di sviluppare questo tumore.
Una buona notizia per i commercianti e per tutti gli amanti dello shopping: fare spese almeno una volta al giorno allunga la vita. Ad affermarlo uno studio durato dieci anni e pubblicato sul Journal of Epidemiology and Community Health a opera dei ricercatori del Taiwan’s National Health Research Institutes. Gli studiosi hanno analizzato le abitudini di 1.865 over 65, persone in buona salute, dal 1998 al 2008. Di queste il 17% andava a fare compere una volta al giorno, il 22% tra due e quattro volte alla settimana, il 13% una volta alla settimana e il 48% con minor frequenza. Gli abitudinari delle spese giornaliere avevano un rischio di decesso inferiore del 27%, con un efficacia negli uomini del 28% e nelle donne del 23%. Lo shopping coinvolge diverse dimensioni del benessere personale, sia dal punto di vista della salute che della coesione sociale, e potrebbe quindi aumentare la longevità. Un viaggio al supermercato o al centro commerciale implica un contatto sociale e un po’ di esercizio, che potrebbero essere sufficienti ad assicurare l’effetto». Dunque si può anche guardare senza acquistare!
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È uscito il 16 maggio il primo album del giovane e promettente autore lancianese Marco D’Angelo
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M
elodie suadenti che si alternano a rock possenti e blues trascinanti, suoni che lasciano una scia nell’animo, preludendo un coinvolgimento emotivo e il ricordo di una intensa esperienza da ripetere. La musica non si nasconde, ma è la protagonista assoluta di “Viviamo o no”, primo album di Marco D’Angelo, promettente autore lancianese e ottimo chitarrista che sale sul proscenio dopo anni di intensa e proficua attività musicale nelle piazze e nei locali di provincia dove si è esibito in veste di cantante e di chitarrista. L’album dell’artista abruzzese è uscito il 16 maggio, distribuito da Frontiers-Edel su etichetta indipendente Valery Records e marchio di produzione Frentaudio, mentre tutta la fase realizzativa e di produzione esecutiva è stata curata e coordinata da Gianni Daldello, personaggio simbolo della discografia italiana, già direttore della CGD che nella sua straordinaria carriera di discografico, ha scoperto e lanciato artisti del calibro di: I Camaleonti, Loredana Bertè, Fiorella Mannoia, Umberto Tozzi, Toquinho, Gigliola Cinquetti e altri ancora e innumerevoli sono stati i successi, per un totale di oltre 60milioni di dischi venduti. Ma torniamo all’album di Marco D’Angelo, ultima sua scoperta, composto da dieci canzoni inedite scritte e musicate dallo stesso autore e arrangiate da Umberto Iervolino, Franco Borasio e Olly Riva. Si tratta di uno spaccato che mette in luce la complessa personalità del giovane artista lancianese il cui estro musicale è intimamente legato ai tempi dell’amore come per esempio in Martina, Eri tu, Cos’è, Ti lascio andare, ma talvolta si trova a raccogliere gli impulsi di un impegno sociale come, appunto, in Viviamo o no (pezzo che apre l’album) o in Hai violato la mia privacy in cui l’Autore impone delle sonorità che restano vive nella memoria. In un pezzo blues come Ma che ne sanno loro di me, il tema introspettivo del
testo è una sfida al mondo, una sorta scoperta consapevole che avviene sulle ali di un ritmo trascinante ed evoluto che i giovani non tarderanno a condividere. Ogni singolo pezzo dell’album induce a soffermarsi sull’intensità della melodia, quasi a trattenere il respiro fino all’ultima nota che si spegne nell’eco di un’opera compiuta e torna a risalire in superficie non appena inizia la canzone successiva. Per questa sua singolarità, l’album è musicalmente omogeneo, cosparso di effetti sonori forti e delicati, come deve essere la musica che tocca il cuore e la sfera emotiva. Web-site: www.marcodangelo.it e-mail: marco@marcodangelo.it cda
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