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Periodico d’informazione locale. Anno VIII n.12 del 3 Marzo 2014. N° reg 5579 del 17/05/2007 Tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 23957. Spedizione in a.p. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10. Distribuito da TNT Post Italia S.p.A.
Marzo 2014
Anno VIII Ed. 12
Firenze Quartiere 2
Campo di Marte Coverciano Cure
Il Reporter è distribuito da
Primo piano
✎ Editoriale
via mannelli fra novità e proposte
giovanna e gli altri, le storie nascoste dietro ai numeri Matteo Francini
M
ai come in questo momento, forse, le vicende fiorentine si sono intrecciate con quelle nazionali e viceversa. La partenza per Roma di Matteo Renzi ha mescolato le carte in tavola in vista delle sempre più vicine elezioni amministrative. Elezioni che porteranno alla scelta del nuovo sindaco della città del giglio, che siederà sulla poltrona più alta di Palazzo Vecchio in un momento non certo facile.
Negozi che chiudono e non solo: ecco come sta cambiando il volto della lunga arteria ☛ pagina 2
Fiorentina
coppa italia, sfida per due
B
ig e baby viola, una coppa (Italia) per due. I ragazzi di Montella e quelli di Semplici volano in finale: la Primavera ha eliminato la Juventus, i “grandi” hanno fatto fuori l’Udinese.
☛ segue a pagina 18
Il ritorno di Serra Yilmaz: “Vi racconto la mia Firenze” ☛ pagina 16
☛ segue a pagina 21
viaggio nella città che (non) lavora Gianni Carpini - Elisabetta Pini
Q
ualcosa si muove. Sul fronte del lavoro, in Toscana sembrano intravedersi alcuni segnali di ripresa. Secondo l’ultimo rapporto di Ires, per la prima volta dopo quattordici trimestri si è ad esempio verificata una crescita occupazionale nel manifatturiero. “Ma è presto per parlare di ripresa”, sottolineano dalla Cgil. I dati, infatti, evidenziano una situazione ancora critica: l’anno scorso ha fatto segnare il record negativo per quanto riguarda le ore di cassa integrazione, e il tasso di disoccupazione resta elevato.
☛ segue aLLe pagine 8-9
tutte le idee per gli orti sociali Villa Bracci, stradone di Rovezzano. Quella degli orti sociali del Q2 è una realtà importante.
☛ segue a pagina 3
i musei tra cantieri e gioielli dimenticati A spasso fra i capolavori “nascosti”, mentre proseguono i lavori per Uffizi e Archeologico.
☛ pagine 10-11
le cascine diventano via gioberti, c’era una volta il friggitore “capitale” della bici ☛ pagina 7
☛ pagina 15
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Quartiere 2
#Primo piano
Campo di Marte . Coverciano . Cure
La strada
BANDONI ABBASSATI E TANTI CAMBIAMENTI: RIFLETTORI ACCESI SU VIA MANNELLI La storia
DA FIRENZE CAPITALE AI BOMBARDAMENTI
L
o sviluppo urbano di via Mannelli risale al periodo di Firenze capitale e dei piani di sviluppo di Giuseppe Poggi. Qua sorsero palazzine e villini per l’alta borghesia dell’epoca, spesso in stile Liberty. Via Mannelli è dedicata alla famiglia omonima, nota per essere proprietaria della torre del Ponte Vecchio attorno alla quale corre il Corridoio Vasariano. La ragione della dedica di questa strada è legata alla presenza, poco distante, della villa del Malcantone, che la famiglia ereditò dal Galilei. All’altezza del numero 63 c’è una lapide che ricorda i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Costanza Marrapese
È
una delle più lunghe arterie del quartiere, unendo piazza Alberti con Ponte al Pino, e ultimamente è finita sotto i riflettori per alcune segnalazioni dei residenti che vorrebbero cambiare le cose che non vanno. Stiamo parlando di via Mannelli, dove – spiegano per prima cosa i cittadini – sono diverse le saracinesche abbassate da tempo. Dove c’era un grande negozio di elettronica il fondo è ancora sfitto, un’altra attività vicina è chiusa da due anni e una rivendita
di articoli per donna ha cessato l’attività all’inizio di quest’anno. “Ho visto questo tratto di via Mannelli trasformarsi negli anni – racconta il gestore dell’edicola all’angolo con via Fra’ Paolo Sarpi – molti negozi hanno chiuso recentemente. Fortunatamente il bar alle mie spalle è riuscito a ripartire con una nuova gestione e mi auguro che riesca a rivalutare la zona. Il Combo, locale qua di fronte, raduna nelle ore serali molti giovani e rappresenta, secondo me, una nota positiva per l’intera strada”. La stazione
di Campo Marte ha inaugurato recentemente l’edicola-tabaccheria all’interno della sala d’attesa, dopo molti mesi di stop. “Qua sembra molto tranquillo anche la sera – spiegano i gestori – capita di trovare alla nostra apertura, alle 6 di mattina, qualche senzatetto che dorme sulle sedie, ma in generale c’è più attenzione e meno degrado rispetto alla stazione centrale”. Nel sottopassaggio è più frequente la presenza dei senzatetto durante la notte, che qua trovano riparo dal freddo. Continuando il viaggio
lungo via Mannelli capita poi di imbattersi in rifiuti ingombranti lasciati lungo i marciapiedi, in prossimità dei cassonetti: materassi vecchi, pezzi di lamiera, mobili smontati. Alcune rastrelliere – segnalano gli abitanti – sono in cattivo stato, e le radici degli alberi in certi punti stanno deformando il marciapiede. Francesco, residente in via Mannelli da sessant’anni, ha visto cambiare molte cose. “La situazione qua è peggiorata – ammette – in particolare nel tratto di fronte alla stazione.
I molti esercizi chiusi hanno aumentato la percezione di abbandono della zona. All’esterno della stazione dobbiamo spesso fare i conti con sporcizia, rumore e parcheggio selvaggio. Per valorizzare la strada – propone – occorrerebbe creare collegamenti con la zona dello stadio, inglobando la stazione in un sistema di collegamenti urbani ed extraurbani e rendendola parte positiva del quartiere”. La strada e i suoi abitanti, insomma, attendono novità.
Segnalazioni e proposte da parte dei cittadini per valorizzare l’arteria tra piazza Alberti e Ponte al Pino
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Quartiere 2
#Primo piano
Campo di Marte . Coverciano . Cure
La realtà
Il luogo
ORTI SOCIALI ANCHE per LE GIOVANI COPPIE?
L’idea è ampliare i criteri per la loro assegnazione Martina Passalacqua
V
illa Bracci, stradone di Rovezzano. Quella degli orti sociali del quartiere 2 è una realtà importante, con 260 orti oltre a dieci appezzamenti più piccoli. Il 31 dicembre scorso è scaduto l’ultimo bando, e le domande presentate sono state numericamente in linea con l’anno passato. “Non c’è stato poi un così grande cambiamento rispetto al 2012 – conferma Marzia Frassinelli, referente dell’ufficio di coordinamento amministrativo Siat e attività di socializzazione – l’unica nota differente è data dal fatto che le domande sono state presentate da persone più anziane: il primo in graduatoria ha 90 anni!”. I requisiti necessari per fare domanda sono aver compiuto 60 anni, essere pensionati e non in possesso di appezzamenti coltivabili nel territorio del comune di Firenze o nei comuni limitrofi. L’età media si attesta fra i 71 e i 79 anni, con una netta prevalenza di uomini rispetto alle donne. Ma non si tratta solo di anziani. “Una
Marzo 2014 | 3
nuova parte degli orti, riguardante cinque-sei appezzamenti, è destinata a portatori di handicap e associazioni – continua Frassinelli – purtroppo abbiamo tre situazioni di aspettativa che non riusciamo a risolvere perché questo tipo di appezzamenti è già stato assegnato. A meno che un nuovo regolamento non cambi qualcosa...”. Sì, perché – come spiega Gianluca Paolucci, presidente del Quartiere 2 – anche se al momento solo a livello solo teorico, l’idea di ampliare i criteri per accedere agli orti effettivamente esiste (come, ad esempio, aprire alle giovani coppie). Eppure al momento questa è soltanto un’idea, così come lo è la possibilità di aumentare il numero stesso degli orti. “Ci sono trenta persone in lista d’attesa ma l’ampliamento non è così facile come sembra, soprattutto perché vanno trovati appezzamenti in zone adatte”, spiega Paolucci. Oltre agli orti, non mancano altre attività a Villa Bracci. “Teniamo corsi per imparare a usare il computer, a vari
NELL’AREA PROTETTA DEL TORRENTE MENSOLA Uno degli orti sociali del quartiere: gli appezzamenti sono destinati agli over 60, ma anche a portatori di handicap e associazioni. Tra le idee c’è però anche quella di ampliare i criteri per la loro assegnazione
260 60anni gli orti sociali l’età minima presenti per fare nel quartiere domanda
G
li orti sociali del quartiere 2 sorgono nel cuore dell’area naturale protetta di interesse locale del torrente Mensola, la prima del comune di Firenze. È un’area molto importante, spiega il presidente del Centro anziani Villa Bracci, Mario Andreini, poiché è stata patria e fonte d’ispirazione per molti artisti, da Rossellino a Telemaco Signorini. M.P.
Il caso
qua Trespiano: “IL SOTTOPASSAGGIO SI ALLAGA” livelli, due volte a settimana. Una volta al mese facciamo rappresentazioni teatrali e proiezioni di film, senza contare molte altre attività, come il ballo, il servizio di biblioteca e le visite ai musei”, riepiloga Mario Andreini, presidente del Centro anziani Villa Bracci. Risultato: alla fine è come ritrovarsi in una grande famiglia. Parola di Giovanni, classe 1923, che negli ultimi venticinque anni si era dedicato al suo orto. “Ci conosciamo tutti – racconta – purtroppo ho dovuto lasciare perché la salute non mi permetteva di continuare. È stato come lasciare un figlio...”.
T
respiano e i suoi residenti si fanno sentire ancora. Con l’abbondante pioggia caduta nelle ultime settimane il sottopassaggio, che consente ai pedoni di attraversare via Bolognese, era continuamente allagato: è quanto segnalano gli stessi abitanti. L’acqua – viene spiegato – non riesce a defluire attraverso i tombini. Molti gli interventi di Vab e protezione civile, chiamati da residenti e commercianti del piazzale per cercare di stasare i due tombini e consentire all’acqua di defluire. “Il problema – sottolinea un residente – va avanti da tempo. Se a distanza di qualche ora ricomincia a piovere, torna nuovamente l’acqua alta. Non siamo riusciti a capire da chi dipenda il problema”. Il sottopasso è utilizzato dai residenti e molto frequentato nel periodo della commemorazione dei defunti. “A volte la sensazione è quella di essere stati dimenticati – confessa un’altra residente – è oltre un anno che avrebbero dovuto risistemare il piazzale, la segnaletica e l’illuminazione”.
Il sottopassaggio di Trespiano, che consente ai pedoni di attraversare via Bolognese
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Quartiere 2
#Zoom
Campo di Marte . Coverciano . Cure
Solidarietà
L’appello
UNA “RETE” PER AIUTARE I CITTADINI IN DIFFICOLTÀ
VOLONTARIATO, CERCASI GIOVANI
Tanti i progetti e gli ambiti di azione. E anche l’utenza è molto variegata Martina Passalacqua
“I
l Comune di Firenze vede nel sociale una risorsa primaria sulla quale investire”. Con queste parole Barbara Gonella, coordinatrice della Rete di solidarietà del quartiere 2 (via Luna 16), inizia a raccontare una realtà variegata che ha come obiettivo quello di aiutare il cittadino in difficoltà. Si tratta di un servizio offerto dal Comune di Firenze a livello territoriale, che si avvale della collaborazione di associazioni, singoli volontari, servizi sociali e altre realtà
del quartiere (come ad esempio le parrocchie). E i numeri parlano chiaro: sono cinquantacinque le associazioni aderenti, più cinque centri anziani. I volontari che si alternano al centralino oscillano fra 26 e 30, senza contare gli altri volontari impegnati in servizi esterni. “Abbiamo poi sei sportelli di consulenza che si districano dall’ambito legale alla mediazione familiare, fino ai problemi sul lavoro e al mobbing – continua Gonella – il principio che sta alla base dei nostri servizi è che
La sede della Rete di solidarietà del Q2 si trova in via Luna: tante le attività che vengono portate avanti per aiutare i cittadini
Tel. 055.667707
Mail: solidarietaq2@comune.fi.it
se un singolo ha un problema, questo si ripercuote inevitabilmente sulla famiglia. Per questo anche l’utenza è variegata: si va dai bambini fino agli anziani”. Molte associazioni sono sinonimo anche di molti progetti. Come ad esempio la raccolta viveri, che ha permesso di ottenere cinque tonnellate di alimenti, distribuiti a venti associazioni, o la Rete legale famiglia, costola della consulenza legale, che si occupa di donne in difficoltà (dai problemi con i figli alla violenza domestica), offrendo un sostegno legale e psicologico. Senza tralasciare gli incontri nelle scuole superiori, in collaborazione con l’associazione Erich Fromm, relativi alle dipendenze giovanili e al cyberbullismo. Tutti progetti che vengono riproposti annualmente, anche se non sempre questo è possibile. “Non sempre abbiamo disponibilità di volontari e i grandi assenti sono purtroppo i giovani – conferma Gonella – l’età media del volontario è fra i 50 e i 60 anni. Probabilmente perché il pensionato ha più tempo libero, mentre il giovane studia, cerca lavoro e alla fine mette su famiglia e non ha più tempo. Purtroppo la cultura della solidarietà si sta perdendo”. La Rete di solidarietà, in collaborazione con l’associazione Erich Fromm e con i servizi sociali, offre ogni anno anche corsi di formazione per volontari: “Ormai il volontariato è diventata una professione e ci vogliono competenze anche solo per gestire una telefonata. Con due ore alla settimana si possono fare grandi cose, e la gratificazione a livello umano è indescrivibile”.
Costanza Marrapese
La Misericordia di San Pietro Martire, a Campo di Marte, è una di quelle presenti nel quartiere
I
l volontariato oggi sta realmente vivendo un momento di crisi? Abbiamo affrontato il tema proprio in una zona, come il quartiere 2 di Firenze, in cui sono presenti numerose Misericordie: Settignano, Varlungo, Campo di Marte, Misericordia di Firenze e Fratellanza Militare. Alla Misericordia di Varlungo continua a esserci una buona presenza di giovani che aiutano nella copertura dei servizi di emergenza e in quelli sociali. Oggi queste associazioni rappresentano dei veri luoghi di aggregazione per i giovani che, soprattutto la sera, si ritrovano per parlare e stare insieme in attesa della chiamata del 118. La formazione interna di queste associazioni è portata avanti da gruppi di giovani istruttori che organizzano, almeno due volte l’anno, corsi di livello base e avanzato. Anche la Misericordia di Settignano organizza la formazione internamente. L’associazione è gestita totalmente da volontari, che organizzano la copertura dei turni nelle sei ore diurne di emergenza e per i servizi sociali. Oggi la richiesta dei servizi sociali è in aumento, a partire dall’accompagnamento a terapie e dall’aiuto ai disabili. “La cultura forte che appartiene alla città di Firenze in fatto di volontariato si fa sentire anche in questo momento e contrasta la tendenza registrata in alcune città, dove a un crescente individualismo si aggiunge la crisi in atto”, viene spiegato. Settignano risente molto del decentramento rispetto alla città e sono rimasti in pochi i “settignanesi doc”. Poco più di mille abitanti fra i quali molte persone arrivate recentemente, che partecipano poco alla vita “sociale” del paese. La Misericordia di Campo di Marte ha un ricambio di giovani molto frequente e il suo governatore, Vieri Grifanti, racconta: “Cerchiamo in tutti i modi di coinvolgere i giovani in modo che, tranne la mattina, il pomeriggio possano dedicare qualche ora del loro tempo al volontariato. Noi come Misericordia abbiamo da poco attivato la collaborazione con il Tribunale che ci manda soggetti che devono scontare lavori socialmente utili. Un appello sempre attuale è quello rivolto a tutti coloro che hanno a disposizione anche soltanto qualche ora a settimana in cui vorrebbero aiutare il prossimo: sono tante le attività in cui rendersi utili – conclude – dal centralino ai servizi sociali”.
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A cura del Consiglio di Quartiere 2 puoi trovare queste notizie e molto altro sul sito del Quartiere 2: vai su www.comune.fi.it e nella sezione “Comune” clicca su “Quartieri”
2
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CAMPO DI MARTE Servizi
I GIARDINI DEL QUARTIERE, UN VESTITO TUTTO NUOVO PER L’IMMINENTE PRIMAVERA
I vantaggi del verde pubblico decentrato Nel 1993 i 5 quartieri di Firenze assumevano la delega del verde pubblico locale, lasciando agli uffici centrali la sola gestione dei parchi monumentali. Si trattava di una scommessa ‘da far tremar le vene e i polsi’, un carico di responsabilità tale da mettere in gioco la credibilità stessa dell’istituzione-quartiere. Eppure la scommessa, nonostante l’assottigliarsi delle risorse e l’aumento notevole della superficie da curare, è stata vinta soprattutto perchè il giardiniere di quartiere si è dimostrato portatore di una memoria tecnico-professionale strettamente in-
Accanto alla manutenzione ordinaria si rendono ovviamente necessari anche degli interventi a carattere straordinario, con progetti specifici e mirati su singole aree. I principali interventi Negli ultimi tre anni con i fondi del bilancio straordinario sono stati effettuati importanti interventi: -il completamento dello skatepark di viale Paoli, che ha consentito di mettere a disposizione dei giovani uno spazio importante per la socializzazione e per l’attività fisica; - la risistemazione degli impianti sportivi in località “La Torre” (tra il torrente Mensola e l’abitato di Coverciano); - la riqualificazione del giardino del Campo di Marte; - la valorizzazione dell’Area Naturalistica Protetta di Interesse Locale (Anpil) del torrente Mensola. che ha permesso tra l’altro di attrezzare il cosiddetto ‘sentiero degli scalpellini’, in direzione dell’antico borgo di Corbignano; - la sistemazione del verde e dei percorsi ciclo-pedonali connessi allo svincolo del raccordo ‘Marco Polo’ sul lato Varlungo, con il completamento dello splendido percorso in riva destra d’Arno lungo l’asse Bellariva-Varlungo-Rovezzano-Il Girone; - il recupero del parcheggio di via Faentina che, dopo anni di abbandono, è stato affidato in gestione al comune in seguito alla convenzione con le Ferrovie dello Stato; - la riparazione della fontana di piazza della Libertà, con il ripristino dei getti. - la manutenzione straordinaria nei giardini scolastici (alberature comprese) con interventi di particolare rilievo nei giardini delle scuole Giotto, La Pira, Nuccio, Pa-
Gli alberi
Gli interventi sulle alberature acquistano sempre un rilievo speciale perchè incontrano la viva e partecipe attenzione dei cittadini, animati da una particolare sensibilità verso il patrimonio arboreo che rappresenta il segno più tangibile di presenza della natura nella dimensione urbana. Un settore reso ancora più delicato dal fatto che per lungo tempo si è continuato ad innestare delle piante che si sono rivelate ben poco compatibili con la città, specialmente dal punto di vista della sicurezza e delle esigenze di mobilità. Lo scorso anno sono stati complessivamente effettuati circa 900 interventi di potatura. 150 sono stati gli abbattimenti, eseguiti in seguito alle prescrizioni fissate dal protocollo sulla sicurezza (14 platani, per esempio, erano affetti da ‘cancro colorato’, una micidiale malattia che colpisce la vegetazione arborea). Questi abbattimenti sono comunque da ritenersi “ fisiologici” trattandosi dell’un per cento dell’intero patrimonio arboreo del quartiere. A fronte di questi abbattimenti sono
giardino Caponnetto lungarno del tempio
trecciata al territorio. I suoi interventi non sono saltuari o occasionali, a seguito di scelte calate dall’alto in base ad una logica centralistica. Lui conosce ogni cespuglio e ogni singolo angolo dei giardini dove opera e proprio per questo può scorgere tempestivamente i segni di malattia o di degrado del patrimonio vegetale, oppure ravvisare l’eventuale pericolosità di un gioco danneggiato. La continuità della sua presenza non solo garantisce la qualità del servizio ma anche incoraggia il senso di responsabilità e la collaborazione dei cittadini che trovano in lui un riferimento prezioso, una vera e propria presenza delle istituzioni. A nessuno può sfuggire quanto questo sia importante anche sul versante della sicurezza o nella prevenzione di fenomeni come il vandalismo. Il decentramento del servizio ha inoltre permesso di raggiungere alcuni obiettivi di grande rilievo: 1) la ricucitura del contesto urbano attraverso una rete di giardini che hanno creato quel tessuto connettivo spesso trascurato nei decenni di crescita convulsa della città; 2) la conservazione e l’ampliamento del patrimonio vegetale; 3) la drastica diminuzione delle aree abbandonate e degradate. Tutto questo è proseguito anche con il recente riassetto amministrativo, in un fecondo rapporto fra Quartiere e Assessorato all’Ambiente. Il patrimonio verde del Q.2 Il Campo di Marte, con una superficie totale a verde di 718.000 mq, si pone senza dubbio come una delle zone più verdi della città, potendo anche vantare negli ultimi anni un considerevole sviluppo delle alberature, con 14.400 piante presenti sul territorio. 36 le aree attrezzate, tra giardini pubblici e giardini scolastici, per un totale di 262 attrezzature ludiche. Le risorse finanziarie I problemi da affrontare sono tanti e bisogna costantemente fare i conti con le ristrettezze del bilancio che non sempre permettono di effettuare tutti gli interventi che sarebbero necessari. Ammonta a poco più di 200.000 euro lo stanziamento annuale sul bilancio ordinario per il Q.2; in questa cifra sono comprese le operazioni di manutenzione quotidiana come il taglio dell’ erba, le potature degli alberi, lo sfalcio degli arbusti e dei cespugli.
scuola Giotto in via Landucci
comunque stati piantati 87 nuovi alberi, impiegando specie diverse, più adattabili all’ambiente urbano. Non dobbiamo infine dimenticare che, in occasione dei Mondiali di Ciclismo (22-29 settembre 2013), è stata eseguita la manutenzione straordinaria delle alberature lungo il percorso iridato (piazza della Libertà, viale dei Mille, viale Paoli, viale Manfredo Fanti, viale Calatafimi, viale Righi, piazza Edison etc.) con circa 850 interventi di spollonatura e spiombatura degli alberi.
giardino di Viale Malta
scoli, Collodi. E’ inoltre imminente l’inaugurazione degli interventi effettuati quest’anno nei giardini di lungarno del Tempio, via Novelli, viale Malta e via Rocca Tedalda (v.immagini). Il verde sportivo e scolastico Negli investimenti effettuati si è cercato di privilegiare alcuni aspetti essenziali come la creazione nei giardini di aree sportive attrezzate e liberamente accessibili, anche per legittimare ancora di più il Campo di Marte come “il quartiere dello sport”. Altrettanta cura è stata posta per l’installazione di nuovi giochi e arredi, l’ampliamento delle aree permeabili e la piantagione di alberi. Per quanto riguarda le aree verdi scolastiche si è puntato soprattutto su: la sostituzione dei giochi obsoleti o danneggiati; il ripristino delle recinzioni e dei muri di confine; la realizzazione di pannellature con teli colorati; il ripristino dello smaltimento delle acque meteoriche; l’installazione di pavimentazioni in legno o tappeto in gomma colorata negli spazi ludici; la piantagione di arbusti e rampicanti.
Le scelte per l’immediato futuro Per l’immediato futuro, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, sono all’attenzione ulteriori interventi di riqualificazione e risanamento del verde pubblico locale come la sostituzione di alcune attrezzature ludiche obsolete nel parco di Villa Favard e nel giardino del Cenacolo ed il rifacimento del giardino della scuola materna ed elementare Benedetto da Rovezzano, in via del Guarlone; Il parco intitolato a Giordano Cubattoli, già area Pettini-Burresi, in via Faentina, rappresenta sempre un’assoluta priorità per il Quartiere 2. Per sopperire alla scarsità dei fondi contiamo di acquisire il contributo di qualche sponsor deciso a dare una mano alla città. Gli spazi verdi sono di tutti e solo la diffusione e la condivisione delle responsabilità possono permettere di sconfiggere fenomeni diversi ma concorrenti come il degrado, il vandalismo, la povertà delle risorse. (Si ringrazia per le informazioni ed il monitoraggio la Gestione Verde del Quartiere 2 e la Direzione Ambiente- Servizio Qualità del Verde del Comune di Firenze)
Cultura
IL CARTELLONE Eventi a Villa Arrivabene 7 marzo, ore 17, Presentazione del video di Silvia Lelli Johanna Knauf: Music to the people. Cosa succede quando una donna fonda e dirige un’orchestra. 9 marzo, ore 16,30, Poco prima di primavera, recital di poesie a cura dell’Accademia Alfieri; 3-14 marzo, Omaggio a Mario Luzi: 40 artisti per 40 poesie. Orario mostra: da lunedì a venerdì, ore 9-13,30, martedì e giovedì, aperta anche dalle 9 alle 16,30. I grandi compositori Villa Arrivabene, piazza Alberti 1/a, ore 16,30.
6 marzo, Richard Wagner; 13 marzo, Sergej Rachmaninov Noi e i giardini 27 marzo, ore 17, Villa Arrivabene, Dai giardini delle meraviglie al giardino contemporaneo, conferenza di Antonella Massa La crisi e il lavoro “Forza lavoro”, ciclo di conferenze a cura di Franca Bonichi e Salvatore Tassinari. Villa Arrivabene, p.zza Alberti, ore 17 15 marzo, Il mercato globale dal secondo dopoguerra alla crisi
del 2007, relatore Mauro Campus (Università di Firenze); 22 marzo, I diritti del lavoro per un’esistenza libera e dignitosa, relatore Beniamino Deidda (magistrato); 29 marzo, Ricadute sociali ed esistenziali per la perdita del lavoro, relatrice Annalisa Tonarelli (Università di Firenze). Il 28 marzo, ore 17, prende il via la mostra “Arte sul lavoro” di Claudio Cionini, in contemporanea con la presentazione del volume “Poesia del lavoro”, a cura della rivista Semicerchio.
Concerti al Teatro 13 8 marzo, ore 21, Nel salotto culturale di madame Treize, concerto con voci recitanti; 29 marzo, ore 21, Vocaloca, concerto del Piccolo coro Melograno (sezione adolescenti) Tutte le iniziative sono a ingresso libero INFO: Ufficio Cultura Q.2, Villa Arrivabene, piazza Alberti 1/a dal lun. al ven., 9-13, mart. e giov. anche 15-17. Tel. 055 2767854
CHIUSURA TEMPORANEA DELLA BIBLIOTECA ‘LUZI’ La biblioteca Luzi chiuderà al pubblico dal 24 marzo per consentire l’installazione dei nuovi arredi. Nel corso del mese di marzo la struttura potrà effettuare solo i servizi di prestito e di consultazione, mentre tutte le attività collaterali (presentazioni letterarie, laboratori, conferenze, incontri pubblici) verranno rinviate o spostate in altra sede (ne verrà data comunicazione sulla Rete civica del Comune). Grazie a tutti gli utenti per la pazienza che, siamo sicuri, verrà ripagata da una struttura con arredi più funzionali ed accoglienti. Biblioteca Mario Luzi, via Schiff 8, bibliotecaluzi@comune.fi.it 055.669229.
6 | Marzo 2014
#Il quartiere in pillole
Quartiere 2
Campo di Marte . Coverciano . Cure
Campo di Marte
In via De Sanctis
cassonetti, via alla “rivoluzione”
una “boutique” dedicata all’acqua
È
nato in via De Sanctis il primo “Publiacqua point”. Di che cosa si tratta? Di un punto vendita dedicato ai prodotti legati all’acqua, inaugurato il mese scorso ai civici 49/51 della strada, nei locali che, da maggio 2013, sono anche la nuova sede dell’ufficio al pubblico dell’azienda. Locali che ospitano anche un’area dedicata ai bambini, dove i genitori possono lasciare i piccoli mentre sbrigano le varie pratiche. Una vera e propria “boutique dell’acqua”, insomma, in cui trovare prodotti che possono aiutare i cittadini a prendersi cura della “propria” acqua, ma anche a gustarla al meglio. “Ai diciannove fontanelli sparsi in città, che erogano gratuitamente acqua di alta qualità, adesso si aggiunge un punto vendita dei prodotti a marchio Publiacqua e ci auguriamo che questo negozio sia frequentato”, ha commentato il vicesindaco Dario Nardella. Tanti i prodotti che si possono acquistare nel punto vendita di via De Sanctis, tra cui le bottiglie di design di Publiacqua, che possono arrivare sulla tavole dei fiorentini come oggetto di design ma anche come contenitore per l’acqua del rubinetto. Per chi ama l’acqua del fontanello sono poi disponibili i portabottiglie Publiacqua, mentre per chi fa sport o per i più piccoli ci sono le borracce da passeggio.
Partita la distribuzione delle chiavette
L’iniziativa
Ivo Gagliardi
tutti in pizzeria per i cani senza casa
È
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quadrifoglio.org
U
na cena a favore del Parco degli Animali. È l’iniziativa che si è tenuta lo scorso 13 febbraio alla pizzeria Casamatta di via Aretina, per illustrare e promuovere le attività del Parco degli Animali del Comune di Firenze. Una parte della cifra incassata in quell’occasione è destinata all’acquisto di cucce termiche per i cani ospiti della struttura. L’evento, che oltre alla cena prevedeva anche balli con musica degli anni ‘60, ‘70 e ‘80, ha rappresentato anche l’occasione per far conoscere ancor di più il Parco degli Animali e i cani ospitati al suo interno, cercando di “stimolare” nuove adozioni. La missione principale del Parco, infatti, con la sua funzione di canile-rifugio, resta quella di creare le condizioni perché i cani ospitati riducano il più possibile la loro permanenza al suo interno e trovino un’adeguata collocazione in famiglie pronte ad accoglierli.
SI RINGRAZIA L’EDITORE PER LO SPAZIO CONCESSO
scattata la “rivoluzione” dei cassonetti a Campo di Marte, dove presto arriveranno i contenitori con la “chiavetta”. Dalla metà dello scorso mese è cominciata la consegna a domicilio del materiale informativo e delle chiavette magnetiche che permetteranno di utilizzare al meglio i nuovi contenitori per la raccolta dei rifiuti che saranno posizionati a Campo di Marte. Sono dieci gli informatori incaricati da Quadrifoglio che, nel giro di un mese, consegneranno a tutti gli utenti delle strade interessate l’opuscolo informativo, e che faranno firmare una ricevuta di ritiro della chiavetta magnetica, indispensabile per aprire le calotte poste sui contenitori della frazione non differenziata. La distribuzione è gratuita e – sottolinea Quadrifoglio – niente è dovuto agli informatori, che saranno dotati di pettorina e tesserino di riconoscimento. Coloro che risulteranno assenti durante la fase di consegna troveranno nella cassetta delle lettere un messaggio di “non trovato”, con le istruzioni per ricevere o ritirare personalmente il materiale in altra occasione. Gli utenti che riceveranno opuscoli e chiavette sono oltre diecimila, residenti a Campo di Marte, da piazza delle Cure a viale De Amicis. Al termine della fase di distribuzione, quando tutti gli abitanti saranno dotati della chiavetta, inizierà l’attività di sostituzione dei contenitori, con la rimozione dei vecchi cassonetti e campane (attualmente sono 872 contenitori in 361 postazioni) e l’arrivo delle nuove batterie “up loader” (740 contenitori in 148 postazioni, che permetteranno di recuperare oltre duecento posti auto).
Per i genitori
scuola, una “app” per gestire i servizi
U
Vuoi saperne di più su come ricordare la LAV nel tuo testamento? Richiedi la nostra mini guida: e-mail lasciti@lav.it - tel. 06 4461325.
www.lav.it
na app (gratuita) per gestire tutti i servizi degli alunni iscritti alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado del Comune di Firenze. Si tratta di “ScuolaMobile”, che può essere scaricata gratuitamente da Apple Store e Google Play. Il servizio è rivolto ai genitori intestatari dei bollettini di pagamento e, per utilizzarlo, sarà necessario disporre delle credenziali dei servizi on line del Comune. Con “ScuolaMobile” – viene spiegato – è possibile comunicare anzitutto la tipologia di pasto per i propri figli (normale, in bianco o nessun pasto), eventualmente anche per i giorni successivi (grazie alla funzione “calendario”), e visualizzare il menù del giorno. Ma sarà possibile anche chiedere l’attivazione o la disattivazione dei servizi scolastici offerti dall’amministrazione comunale come scuolabus, pre e post scuola (visualizzando quelli attivi con le relative tariffe), controllare alcune scadenze come ad esempio i bollettini mensa, o esprimere un giudizio sul servizio dando valutazioni ed eventuali suggerimenti. “I genitori potranno dialogare direttamente con la scuola – ha spiegato l’assessora all’educazione Cristina Giachi – e non più soltanto attraverso messaggi affidati ai figli perché, a loro volta, li consegnino ai loro insegnanti. E potranno anche informarsi sul menù della mensa in anticipo, per poter organizzare con più facilità il pasto serale. Il servizio, naturalmente, sarà accessibile solo a quanti si sono accreditati e consentirà di gestire tutti i servizi di supporto alla scuola offerti dal Comune”. “ScuolaMobile – ha concluso Giachi – è integrata col nuovo sistema di rilevazione delle presenze attualmente già in uso in tutte le scuole del Comune, collegato a tutti i centri cottura che forniscono le scuole e grazie al quale si è potuto rendere molto più efficiente il servizio di refezione”.
Quartiere 2
Campo di Marte . Coverciano . Cure
#Mestieri
Marzo 2014 | 7
Ieri e oggi
Focus
LA VIA GIOBERTI DI DANTE IL FRIGGITORE
PIATTO TIPICO E CIBO DI STRADA, LA TRADIZIONE DEL ROVENTINO
Era uno dei “ragazzi del ‘99” partiti per la prima guerra mondiale: al ritorno aprì qua la sua bottega I
l roventino è un piatto della tradizione popolare, che oggi deve però fare i conti con le disposizioni sanitarie che ne hanno limitato la diffusione. Piatto tipico dei contadini della campagna fiorentina, era anche un cibo di strada preparato nelle friggitorie del centro cittadino. Deve il suo nome al fatto che veniva cucinato in una padella di ferro ben arroventata, ed è chiamato anche migliaccio: si tratta di una frittella di sangue di maiale unita a farina e spezie, da mangiarsi calda, anzi rovente.
Fannì Beconcini
C’
era una volta a Firenze. C’era una volta una friggitoria e c’era una volta un friggitore. C’era una volta una bottega dove si andava per mangiare bene e a buon prezzo e per stare in compagnia. Dante Rossi era uno di quei “ragazzi del ‘99” che, giovanissimi, presero parte alla prima guerra mondiale, decorato in battaglia e insignito dell’ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto. Combatté in trincea sul Col di Lana, vicino al Piave e, una volta tornato dal fronte, aprì una friggitoria a Firenze, esattamente in via Gioberti all’angolo con via Cimabue. Tra il primo e il secondo dopoguerra la bottega divenne un’istituzione nel quartiere, e da allora Dante è stato semplicemente “il friggitore di via Gioberti”, personaggio conosciuto e professionista apprezzato. Per decenni la friggitoria è stata un punto di riferimento per tutti gli abitanti del rione: in primo luo-
go per gli gnocchi di polenta, i coccoli, i roventini – tipico piatto fiorentino – e per i fritti così squisiti che l’attività per svariati anni è stata anche segnalata sulla guida Michelin. Ma la friggitoria è rimasta nei ricordi di molti fiorentini soprattutto perché è stata per anni un luogo di ritrovo, un posto accogliente e familiare in cui fare quattro chiacchiere, mangiare un panino e bere qualcosa. “Il nonno era conosciuto e amato da tutti nella zona”, racconta oggi il nipote Claudio Parigi, che in occasione del centenario dell’inizio della prima guerra mondiale ha voluto omaggiare la memoria del nonno raccontando a Il Reporter la sua storia: “Dante era anche un grande tifoso della Fiorentina, per cui il lunedì la gente del rione si riuniva in friggitoria per commentare le partite, bere un bicchiere, fare uno spuntino... ci si incontrava nella piazzetta di fronte alla bottega e si conversava, quel posto
F.B.
Dante e la moglie Bruna in bottega, in una foto degli anni ‘50. La friggitoria di via Gioberti ha chiuso i battenti dopo l’alluvione del 1966
era un luogo di aggregazione oltre a essere una bottega storica del quartiere rinomata in tutta la città”. La friggitoria è rimasta attiva fino all’alluvione del novembre 1966. Poi non ha più ri-
aperto: “Lo stabile era fatiscente e fu vittima di un’esplosione a causa del materiale infiammabile presente in una delle botteghe vicine – spiega Parigi – dopo l’alluvione chiuse tutto”. Oggi
al posto della friggitoria e delle altre botteghe di un tempo – un carbonaio e un negozio di materiali chimici – c’è un centro commerciale, ma lo slargo ha mantenuto la sua fisionomia di
piazzetta e in molti, tra i non più giovanissimi, non hanno ancora dimenticato Dante il friggitore di polenta né i suoi prelibati panini col roventino.
8 | Marzo 2014
#L’inchiesta
I dati
lavoro, numeri in chiaroscuro in toscana
Ci sono alcuni segnali di ripresa, ma restano ancora molte difficoltà Elisabetta Pini
I
l Pil italiano torna a crescere e si intravedono timidi segnali di ripresa. Questo, almeno, traspare dai dati Istat relativi agli ultimi mesi dell’anno passato. E anche in Toscana sembra che qualcosa si stia muovendo positivamente. Secondo il più recente rapporto di Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali) Toscana, relativo all’ultimo trimestre 2013, per la prima volta dopo quattordici trimestri si è verificata una crescita occupazionale nel manifatturiero a livello regionale. “Ci sono segnali positivi che lasciano intravedere una possibile inversione di rotta in questo 2014 – spiega Daniele Quiriconi della segreteria regionale Cgil – è presto però per parlare di ripre-
sa. Si può dire che si è arrestata la caduta, difficile capire quando riusciremo a recuperare i livelli ‘ante-crisi’: prima che questi segnali abbiano ripercussioni positive sull’occupazione c’è purtroppo da attendere”. L’anno scorso ha intanto fatto segnare un record negativo, ovvero quello delle ore di cassa integrazione, le più alte di sempre: 55.599.716 ore contro le 53.851.323 del 2012 (+3,2%). E, conteggiando anche le richieste di cassa non accolte, si arriva a un totale di oltre 62 milioni di ore (+15,1%). A livello provinciale i risultati peggiori si registrano a Pisa (+30,1%), Siena (+28,04%) e Firenze (+12,35%). Dati in linea con quelli nazionali, che hanno visto superare un miliardo e settan-
8,6%
il tasso di disoccupazione in Toscana (2013)
tacinque milioni di ore nel complesso. Qualche segnale positivo arriva dal rapporto Irpet, istituto regionale per la programmazione economica toscana, sul 2013, secondo cui la Toscana risulterebbe seconda, per tenuta rispetto alla crisi, solo al Trentino Alto Adige. Il Pil regionale, nel 2013, si attesta su -4,3% (a fronte di una media italiana di -5,9). Gli investimenti, pur sempre in calo, si fermano a -4,2 (in Italia -13,1). Più dinamico il valore dell’export: +16,6%, a fronte di un +2,6 % italiano. Ma il dato ritenuto più soddisfacente è la presenza di un nucleo di aziende competitive che, in controtendenza alla crisi, hanno registrato aumenti di fatturato, investimenti ed esportazioni: circa 3.300, il 5,3% di
quelle presenti nel settore manifatturiero, con un numero di addetti pari a circa cinquantamila. Certo è che il tasso di disoccupazione resta elevato, attestandosi all’8,6%: fra il 2008 e il 2013 il numero degli occupati in Toscana si è ridotto di 36mila unità. Di questi occupati in meno, dodicimila avevano un contratto a tempo indeterminato, quattordicimila erano lavoratori autonomi. In forte aumento, infine, le forme di contratto non regolari, in particolare il part-time involontario, che riguardano nella maggior parte dei casi giovani sotto i trent’anni.
36mila occupati in meno tra 2008 e 2013 In provincia di Firenze
commercio ed edilizia tra i settori più in affanno F
ocalizzandosi su Firenze e consultando dati Istat, Banca d’Italia e Prometeia, si può notare che già nel 2012, rispetto al 2011, si era verificato un calo generale in ogni settore. La produzione industriale ha decelerato bruscamente, da +8,2% a -0,4%, mentre il terziario ha dimostrato maggior capacità di tenuta anche se con un peggioramento tra 2011 e 2012, passando da +1,2% a -2,6%. Ha dimostrato di reggere anche la cooperativa dei servizi toscana, con un +3,7% di occupazione e un +4% di fatturato. Meno positivo il risultato dell’agricoltura, che è passata da un +5,9% a un -3%.
Dati preoccupanti sono quelli che si leggono nel rapporto sul mercato del lavoro della Provincia di Firenze relativo al primo semestre del 2013, i peggiori dal 2005, primo anno in cui si sono elaborate queste rilevazioni. In provincia di Firenze, nel periodo gennaio-settembre 2013, 222 aziende hanno evidenziato una condizione di crisi, per un totale di circa 1.747 unità espulse dal lavoro. I centri più colpiti sono stati Firenze (cento aziende in difficoltà) e Sesto Fiorentino (49). I settori in cui si registrano le maggiori difficoltà sono quelli di commercio (39) e costruzioni-edilizia-
impiantistica (33). Nei primi sei mesi del 2013 i rapporti di lavoro comunicati dalle imprese della provincia fiorentina (con l’esclusione del circondario Empolese Valdelsa) sono stati 91.971, registrando una diminuzione del 7,89%: tutti i centri hanno un saldo negativo compreso tra il -3% di Figline Valdarno e il -10,5% di San Casciano. E.P.
#L’inchiesta
Marzo 2014 | 9
La testimonianza
“Io, 30enne, troppo vecchia o troppo giovane” Giovanna, disoccupata fiorentina: “Prima mi mancava l’esperienza, adesso non ho più l’età giusta” Gianni Carpini
“N
on ho più l’età”. Se a dirlo è una trentenne che lavora da quando ne aveva diciotto, c’è qualcosa che non quadra. Troppo “vecchia” per un contratto di apprendistato, troppo “giovane” per essere già stata in maternità. Giovanna ha compiuto trent’anni alla fine dell’anno scorso. Nel giro di pochi mesi si è trovata (di nuovo) senza un posto. Scollinata la soglia dei ventinove anni – spiega – le possibilità di trovare un lavoro si assottigliano. “Appena uscita da Ragioneria leggevo annunci paradossali: ‘cercasi neodiplomata con esperienza’. Come fa una ragazza che ha appena concluso gli studi ad averne? – si chiede – ora che invece ho esperienza non ho più l’età giusta”. Così, sa che dovrà accontentasi. “Certo, mi piacerebbe fare quello per cui ho studiato, ma va bene anche un’occupazione più umile”. Pochi sogni e piedi ben piantati per terra, insomma. “Da ragazzina puoi cercare un’occupazione particolare, stai ancora con i genitori, non hai l’affitto da pagare o la spesa da fare. Ora è diverso”. Ogni giorno manda in media cinque curriculum, controlla i siti internet di annunci, bussa alle porte di aziende, ha perso il conto di tutte le agenzie di lavoro cui è iscritta. Mentre parliamo le squilla il cellulare. È il padre, che le chiede se ha già mandato il curriculum a un’azienda dove forse c’è una possibilità. “Ho chiesto a tutti, parenti e amici – si scusa appena riattacca – ma per ora niente”. Fino ad oggi Giovanna ha saltato da un posto all’altro, per lo più come impiegata amministrativa. Piccoli lavoretti, un anno e mezzo in una società a cui si era affezionata, un breve periodo in una grande casa di moda. Il contratto più lungo è durato quattro anni e mezzo. Poi, nel 2012, la piccola azienda fiorentina per cui lavorava l’ha lasciata a casa. Lei non l’ha presa bene. “Ero arrabbiata – ricorda – la crisi è stata una scusa per licenziarmi, l’azienda andava più che bene”. In momenti difficili è facile cadere nel baratro. “Non mi muovevo più da casa, ero in confusione – racconta – i colloqui andavano sempre male”. Nel 2013 uno spiraglio di luce, viene assunta in una piccola società come contabile. Il contratto è durato una manciata di mesi. Con la fine di dicembre, non è stato rinnovato. Ora attende che le sia pagato il primo periodo di disoccupazione. “So che ci vorrà del tempo”, dice rassegnata. E intanto è di nuovo senza lavoro. “Ci sono già passata – conclude – ho capito che è importantissimo non lasciarsi andare, tenersi occupati, dai corsi di formazione alle semplici attività quotidiane”.
Cosa fare in attesa di un posto? Una guida per gli “under” Volontario per il servizio civile
Tirocinio sì, ma retribuito
E io mi metto in proprio
È
N
S
un’opzione sempre più scelta dagli under 30. Mentre attendono di trovare un lavoro, dedicano un anno al servizio civile volontario: partecipano a progetti che aiutano la collettività (ad esempio protezione civile, associazioni, cultura) e ricevono un rimborso spese di 433 euro al mese. Ai progetti del servizio civile nazionale (serviziocivile.gov.it) si aggiungono quelli del servizio civile regionale, per i giovani tra 18 e 30 anni. Il nuovo bando regionale arriverà alla fine del 2014: intanto, sono più di quattromila i giovani toscani che, dal 2011 a oggi, hanno scelto la strada del servizio civile regionale.
iente occupazione? Meglio non restare con le mani in mano e imparare un mestiere sul campo. In Toscana i tirocini previsti fuori dal percorso di studi universitari e dal periodo di praticantato devono essere retribuiti con almeno 500 euro. Attenzione, non si tratta di uno stipendio, ma di un rimborso spese. Per chi ha tra i 18 e i 30 anni la Regione finanzia, tramite il progetto “Giovani Sì”, 300 dei 500 euro obbligatori (cofinanziamento valido anche per chi retribuisce i tirocini curricolari e i praticantati). Sono stati oltre diecimila, in tutta la regione, i tirocini ammessi al rimborso tra giugno 2011 e agosto 2013.
e non trovo un lavoro, lo creo. Per trasformare un’idea di business in realtà, meglio chiedere una mano. Il progetto “Giovani Sì” dà un aiuto “tagliando” gli interessi sui prestiti concessi dalle banche ai giovani imprenditori tra i 18 e i 40 anni e, senza limite di età, alle imprenditrici. Per trovare invece un “nido” dove far crescere la propria baby-impresa esistono gli incubatori, strutture che offrono consulenze, spazi di lavoro, contatti e possibilità di far rete con altre giovani realtà. Si va dall’incubatore del Comune:
incubatorefirenze.org
a quello universitario: iuf.csavri.org
fino ai privati come:
nanabianca.it e florence.impacthub.net
OPPORTUNITÀ E FORMAZIONE IN 5 SITI WEB prenet.provincia.fi.it Candidarsi in un click
Le offerte di lavoro dei centri per l’impiego. È possibile inserire il proprio curriculum e candidarsi on line per un posto.
progettotrio.it
Corsi gratuiti on line
Il sistema di web learning della Regione Toscana offre tanti corsi: dalle lingue all’informatica, anche con certificazioni riconosciute sul mercato.
informolavoro.it Per migliorare il curriculum
Il sito della Provincia che racchiude tutte le info per chi cerca un’occupazione o vuole migliorare il curriculum con un corso di formazione.
giovanisi.it
Dai contributi per l’affitto agli stage
È il portale del progetto “Giovani Sì” della Regione Toscana per sostenere l’autonomia dei giovani, con incentivi per le aziende e opportunità per under 30 e under 35.
linkedin.com
Il social network anti-disoccupazione
Sempre più aziende si affidano ai social per trovare candidati. Linkedin è quello più conosciuto a livello internazionale e si sta affermando anche dalle nostre parti.
10 | Marzo 2014
#Focus
Lo stato dell’arte/1
Uffizi, il cantiere che non dorme mai L’ampliamento va avanti passo dopo passo, senza che le visite si siano fermate un giorno Ludovica V. Zarrilli
Un operaio al lavoro nel museo fiorentino. Dall’inizio dei lavori ad oggi la superficie espositiva è aumentata di oltre tremila metri quadri
V
ent’anni. Tanti ce ne vollero per costruire la Galleria degli Uffizi, tra il 1560 e il 1580, quando Francesco I de’ Medici chiese al Vasari di progettare un edificio per gli “uffici” delle magistrature fiorentine. Ma questa è storia. Quello che interessa a Il Reporter è l’attualità della galleria, facendo il punto sul cantiere dei Nuovi Uffizi, che sembra ormai parte integrante dello skyline che circonda la fabbrica vasariana. Ma cos’è quel cantiere? Magari non tutti lo sanno. Ecco accontentati i meno informati: i lavori in corso dal 2006 riguardano ampliamento e adeguamento di una bella fetta degli spazi della galleria fiorentina. Basti pensare, per dare un’idea dell’entità dell’intervento, che al termine dei lavori lo spazio espositivo passerà dai 5.400 metri quadrati del passato ai circa dodicimila del futuro prossimo, che consentiranno a opere mai viste o non adeguatamente valo-
Web
nuoviuffizi.it polomuseale.firenze.it
rizzate di guadagnare visibilità. Ad onor del vero lo spazio sta già aumentando, perché via via che nuovi settori vengono recuperati e allestiti (parte di essi si trova al primo piano del complesso, dove un tempo si trovavano i documenti dell’Archivio di sta-
to) vengono anche resi fruibili al pubblico. Il corpus dei lavori è diviso in due lotti: il primo, quello attualmente in corso, prevede il recupero di nuovi spazi espositivi al piano primo e al piano terra, l’adeguamento della rete impiantistica, il potenziamento dei
sistemi di sicurezza, l’incremento dei servizi e dei laboratori e la revisione degli spazi per il personale. Il secondo, invece, prevede la realizzazione di una sezione dedicata alla statuaria al piano terra, l’inserimento di nuovi locali per il ristoro al posto delle Ex
Reali Poste e l’adeguamento del Corridoio Vasariano alle norme di sicurezza. Il costo complessivo dell’operazione, allo stato attuale, dovrebbe aggirarsi intorno agli 80 milioni di euro, di cui circa 30 sono già stati appaltati e altri 8 sono in arrivo (non ancora fisicamente a disposizione ma stanziati grazie al cosiddetto Decreto cultura approvato la scorsa estate dal consiglio dei ministri), mentre 42 mancano ancora all’appello. “Non è così semplice quantificare con precisione – spiega la soprintendente ai beni
architettonici Alessandra Marino, responsabile del progetto – perché nel corso delle operazioni di normale amministrazione, se normale amministrazione può essere chiamato un intervento del genere, ci si può imbattere in emergenze a cui far fronte, come la recente scoperta di una necropoli romana sotto la biblioteca magliabechiana, il cui scavo è costato circa 200mila euro non preventivati”. E in effetti nessuno pensava che ci si sarebbe potuti imbattere in un ritrovamento del genere, anche se già in passato, qua e là, erano emersi reperti coevi. “Così come non è semplice prevedere quanto tempo ancora ci vorrà – continua – dipende non tanto dalla velocità con cui avanzano i lavori, quanto dalla frequenza con cui riceviamo i finanziamenti”. Insomma, di interrogativi ancora ce ne sono, ma per vedere il bicchiere mezzo pieno basta pensare che il primo lotto dovrebbe essere concluso entro il 2015 e che, ad oggi, la galleria vanta un ampliamento di quasi tremila metri quadrati, con una lunga serie di nuovi spazi a disposizione dei visitatori. “Inoltre bisogna ricordare che fino ad oggi, nonostante un cantiere di così vaste dimensioni, il museo non ha chiuso un solo giorno per i lavori”. Venti anni ci sono voluti per costruirli, ce ne vorranno altrettanti per completare i Nuovi Uffizi? Ai futuri visitatori l’ardua sentenza.
Lo stato dell’arte/2
archeologico, un museo “in progress”
Conto alla rovescia per i lavori al piano terra. “La fine? Nel 2015”
L
e code interminabili per vedere da vicino il David (in questi casi toccare con mano non è proprio permesso) sembrano lontane mille miglia, eppure il museo archeologico nazionale di Firenze dista appena poche centinaia di metri dalla Galleria dell’Accademia e, cosa che in troppo pochi sembrano sapere, conserva la più importante collezione etrusca del mondo. Qualcuno penserà “che noia l’archeologia, ferma a migliaia di anni fa”. E invece no, tutt’altro. Il museo fiorentino è in fermento, ora più che mai, con i lavori di rifacimento di tutto il piano terra che
stanno dando un nuovo volto al complesso affacciato su piazza Santissima Annunziata, “senza chiudere un giorno le porte della collezione, permettendo così ai visitatori di continuare ad accedere al museo”, spiega la direttrice Carlotta Cianferoni. La fine della prima tranche di lavori è prevista per i primi mesi del 2015, quando finalmente “potremo dire terminata la parte di interventi che riguarda l’ingresso, la reception, il bookshop, l’area riservata alle mostre temporanee e la scala per salire al piano superiore”, continua la direttrice. Una ristrutturazione corpo-
sa, che continuerà poi, in un secondo tempo, anche nelle sale che accolgono la collezione permanente, dove sono custoditi pezzi iconici come l’Arringatore, la Chimera d’Arezzo e le bellissime mummie del museo egizio. “I progetti sono già stati presentati agli organi competenti e aspettano di essere finanziati, ma la parte più urgente era quella che è in via di completamento”. Finalmente la sezione adibita alle mostre temporanee avrà il suo impianto di riscaldamento (cosa che fino ad oggi mancava) e ci sarà uno spazio appositamente dedicato alle conferenze e agli incontri con il pubblico. “Da un paio di mesi a questa parte abbiamo anche alcuni nuovi custodi, assunti grazie a un concorso ad hoc– continua Cianferoni, che per anni aveva denunciato il problema della penuria di personale di custodia – che danno informazioni all’ingresso, sono a disposizione nelle sale e che, nelle belle giornate, tengono aperto il giardino, che d’ora in avanti sarà sempre più fruibile dal pubblico”. Per la bella stagione sono in programma visite guidate con un giardiniere esperto che, tra una lapide e l’altra, accompagnerà i visitatori alla scoperta delle essenze che inebriavano l’aria dei villaggi dell’Etruria. L.V.Z.
Una delle sale del museo archeologico nazionale, dove è conservata la più importante collezione di reperti etruschi al mondo
Piazza Ss. Annunziata, 9b
Apertura: mar-ven 8.30-19 sab-lun 8.30-14 Tel. 055.23575
#Focus
Marzo 2014 | 11
La mappa/1
La mappa/2
Arte in città, Oltre al david c’è di più Viaggio nei luoghi meno frequentati di Firenze, alla scoperta di capolavori a volte dimenticati
se la cultura È gratis: guida alle opere da gustare senza spendere un euro
Enrica Cinaschi
S
e si pronunciano Firenze e arte nella stessa frase si pensa automaticamente agli Uffizi o alla Galleria dell’Accademia. Forse al Bargello, al massimo a Palazzo Pitti, con le sue belle vetrate affacciate sul giardino di Boboli. Ma l’arte nella città del giglio è “solo” questo? Senza nulla togliere (ci mancherebbe altro) alle meraviglie che tutto il mondo ci invidia, Firenze offre anche altri piccoli gioielli o, meglio, capolavori (è bene chiamarli col loro nome) che, essendo esclusi dai classici itinerari del turismo di massa, spesso vengono dimenticati anche da chi ci vive a due passi. Proviamo allora a buttare giù un piccolo itinerario, per rinfrescare la memoria ai lettori de Il Reporter e magari far venire voglia a qualcuno di visitare alcuni dei luoghi più eccezionali della città. Bypassando l’Accademia, il primo step potrebbe essere il museo di San Marco, forse uno dei meno visitati della città. È qui che sono custoditi alcuni dei più bei lavori del Beato Angelico, che a lungo visse all’interno del convento attiguo alla basilica, oggi adibito a percorso espositivo. Procedendo verso il centro si può fare tappa a Palazzo Medici Riccardi, che non ha niente da invidiare a Palazzo Pitti o Palazzo Strozzi, e che si fa ancor più interessante se si visita la cappella dei Magi, con i bellissimi affreschi di Benozzo Gozzoli. Aperto solo a metà perché in attesa della fine dei lavori di ampliamento, l’Ospedale degli Innocenti di piazza Santissima Annunziata è un viaggio tra le opere realizzate da quegli artisti che, nel corso del tempo, si sono occupati di “render bello” il luogo deputato all’accoglienza dei piccoli orfani, mentre si salta dal Rinascimento alla contemporaneità se si sceglie il Marino Marini, allestito nella chiesa sconsacrata di San Pancrazio (nella piazza omonima), che ospita i lavori dello scultore pistoiese in un ambiente silenzioso e metafisico, reso ancor più speciale dalle mostre d’arte contemporanea allestite nelle cripta. Tra i più delicati e intimi musei fiorentini c’è certamente Palazzo Davanzati (nella piazza che porta il suo nome), con l’atmosfera che riporta indietro nel tempo, a com’era la vita nelle case fiorentine del Trecento. Stessa sensazione che si prova al museo
C
Le giornate Fai di primavera
quei Tesori a porte aperte U
n’occasione unica per visitare luoghi della città spesso chiusi al pubblico sono le giornate Fai (Fondo ambiente italiano) di primavera, che il 23 e 24 marzo aprono le porte di una moltitudine di luoghi sparsi per tutto il bel paese. A Firenze i gioiellini visitabili (con tanto di visite guidate) sono numerosi, a partire dalla Cappella Rucellai in via della Spada, dove si può ammirare la riproduzione del Santo Sepolcro. E ancora l’Istituto di scienze aeronautiche e militari (viale dell’Aeronautica 14), edificio razionalista costruito nel 1937 che offre alcuni interessanti ambienti, solitamente frequentati solo dagli iscritti alla scuola militare. E poi il Palazzo Portinari Salviati (in via de’ Bonizzi), dove tra un soffitto e l’altro la fanno da padrona allegorie mitologiche e favole affrescate, oltre a un ciclo di affreschi di Alessandro Allori visibile nella piccola cappel-
la dell’edificio. Chi non è mai stato a Villa Corsini a Sesto Fiorentino non può perdere l’occasione per vedere dal vivo questo gioiello, uno dei pochi esempi di barocco fiorentino, con il bel giardino che la circonda (nella foto), il cui orario di visite è quasi sempre limitatissimo a causa della penuria di custodi. E vale la pena fare un passaggio anche a Villa la
Quiete (via di Boldrone 2), ai piedi di Monte Morello, altro luogo “segreto” da segnare in agenda. Ma, a parte i tesori appena citati, di occasioni ghiotte ce ne sono diverse e chi volesse consultare la lista dei luoghi aperti in occasione delle due giornate Fai può visitare il sito www.giornatefai.it. Di certo non rimarrà deluso.
Una delle sale del Museo Bardini, allestito in quello che fu, nell’Ottocento, lo showroom del celebre antiquario fiorentino Stefano Bardini
Horne (in via dei Benci), collezione donata allo stato italiano dall’architetto e storico dell’arte inglese Herbert Percy Horne. Altro luogo dal fascino speciale è poi la Specola (via Romana), sezione di zoologia del museo di storia naturale con una collezione di esemplari imbalsamati da far impallidire chiunque. Troppo spesso dimenticata è la Cappella Brancacci, con gli affreschi di Masaccio, accanto alla chiesa di Santa Maria del Carmine. Dulcis in fundo, due luoghi dal fascino esotico: il Museo Stibbert, con il suo bellissimo parco, e il Museo Bardini, che conserva parte della splendida collezione del “principe degli antiquari fiorentini”.
ultura e arte vanno necessariamente pagate a caro prezzo? Nossignori, niente di più falso. Basta guardarsi un po’ intorno per scoprire che sono numerosi i luoghi che possono essere visitati senza mettere mano al portafoglio e senza per forza dover scomodare iniziative come “la domenica del fiorentino” o luoghi ormai arcinoti come Boboli. Si entra gratis, ad esempio, al Museo di Orsanmichele il lunedì dalle 10 alle 17. Il “grattacielo fiorentino” offre uno sguardo inedito sulla città oltre agli originali delle sculture esposte nelle nicchie esterne. Ingresso libero anche nella Sala del Perugino, museo dei record: si tratta infatti del più piccolo (una sala appena) e del più giovane (è stato “battezzato” museo da appena un paio d’anni) tra i musei fiorentini, visitabile il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 17.30 e accessibile dall’ingresso del liceo Michelangelo, in via della Colonna. Se si prenota con un po’ di anticipo si può godere anche della bellissima Casa Martelli (in via Zannetti), pagando solo la prenotazione di tre euro e usufruendo della possibilità di visitare con tranquillità le bellissime stanze della residenza a due passi da piazza Duomo. Emozionante e (troppo) poco conosciuto il Cenacolo di San Salvi, affrescato da Andrea Del Sarto, così come il Chiostro dello Scalzo (via Cavour). Un altro luogo accessibile a costo zero, con l’atmosfera di una vera abitazione, è la casa museo Rodolfo Siviero, che sul lungarno Serristori ospita la grande collezione (da fondi oro e statue policrome del Quattrocento a lavori di Giorgio De Chirico) del personaggio conosciuto come lo “007 dell’arte”. Infine una chicca per gli appassionati di arte antica, ovvero il museo della Pagliazza, scavo archeologico contenente interessanti resti romani situato all’interno dell’hotel Brunelleschi, in piazza Santa Elisabetta, liberamente accessibile al pubblico. E.C.
12 | Marzo 2014
#Territorio
Istituzioni
Nel resto d’Italia
quale futuro per i quartieri? un ruolo per gli enti “vicini”
zone a milano, municipi a roma
Si discute sulla loro funzione: gli attuali presidenti avanzano proposte e “ricette”
1990
Sara Camaiora
S
ono gli organismi di governo del territorio più vicini ai cittadini, che a loro si rivolgono per le problematiche quotidiane. Stiamo parlando dei Quartieri, che a Firenze sono nati ufficialmente nel 1976: inizialmente erano quattordici, poi dal 1990 sono diventati gli attuali cinque. Si tratta di articolazioni dell’amministrazione senza personalità giuridica: come previsto dallo Statuto del Comune, gestiscono i servizi di base e alla persona. Inoltre, secondo una delibera attuativa, svolgono funzioni delegate in materia di lavori pubblici (manutenzione immobili), per immobili a uso non abitativo, assistenza sociale, servizi scolastici. Ogni quartiere ha un presidente e un numero di consiglieri pari alla metà di quelli previsti per il consiglio comunale, oltre a un collegio di presidenza. Il ddl Delrio, che prevede lo svuotamento delle Province e la nascita delle città metropolitane, non fornisce indicazioni certe sul futuro di questi enti, ma si parla comunque di un decentramento delle funzioni nei grandi centri. Abbiamo chiesto agli attuali presidenti quale può essere il ruolo dei quartieri in questo contesto. “I quartieri sono uno strumento fondamentale nel decentramento, garantiscono partecipazione, un dialogo costante con i cittadini e una visione territoriale com-
il passaggio da 14 a 5 La storia Villa Vogel, sede del Quartiere 4
plessiva più ampia, necessaria per risolvere i problemi”, fa presente Nicola Benvenuti, presidente del Q1. “Poche deleghe ma chiare: gestire i servizi di prossimità, coinvolgere i cittadini nelle decisioni centrali. I quartieri sono nati per questo e andando sempre più verso un decentramento ritengo che debbano essere messi ancora più in grado di svolgere queste funzioni”, è l’opinione di Gianluca Paolucci, presidente del Q2. “Nel riorganizzare la filiera istituzionale, bisogna ragionare in un’ottica complessiva: ben venga la Grande Firenze, ma per garantire efficienti servizi di prossimità serve uno sviluppo dei quartieri”, spiega Andrea Ceccarelli, presidente del Q3. “Penso che ai Quartieri debba essere data la possibilità di agire direttamente sui problemi immediati”, commenta Giuseppe D’Eugenio, presidente del Q4. “È sbagliato alimentare con-
trapposizioni tra organi centrali e di decentramento, un buon governo esiste se c’è un buon radicamento delle istituzioni e viceversa – dice Federico Gianassi, presidente del Q5 – ai Quartieri spetta il compito di gestire i servizi di vicinato, non certo le politiche su larga scala, cui però possono dare un contributo in termini di partecipazione: credo che sia giusto valorizzare queste funzioni e specificarle meglio”.
1976
la nascita dei quartieri a Firenze
l’anno dell’alluvione le prime forme di auto-organizzazione da parte dei cittadini
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one, municipi, circoscrizioni, quartieri. Cambiano i nomi e, a volte, anche funzioni e servizi offerti, ma rappresentano comunque il “grado zero” dell’istituzione, quella più piccola e più vicina ai cittadini. Agiscono sempre sui servizi di base, ma con alcune differenze, a seconda di quello che è stato delegato loro dal Comune tramite delibere attuative. Un caso a sé è quello dei municipi romani, che sono dotati di competenze molto maggiori rispetto agli enti analoghi delle altre città: ad esempio si occupano anche di sviluppo economico ed edilizia. Diversa è anche la loro struttura interna: c’è un presidente e una giunta con quattro assessori nominati dal presidente stesso. Fino a marzo dello scorso anno i municipi erano diciannove, poi sono passati a quindici con l’accorpamento dei municipi I e XVII, II e III, VI e VII e IX e X. Il Comune di Milano è invece suddiviso in zone di decentramento, dove è attivo un consiglio di Zona. Per accelerare un processo di decentramento delle funzioni amministrative, in vista della futura città metropolitana, l’amministrazione comunale milanese ha deciso di coinvolgere i consigli di Zona in iniziative riguardanti anche settori di cui prima non si occupavano, come servizi sociali, sport, cultura e molto altro. A Torino, invece, per quartieri si intendono le suddivisioni interne delle circoscrizioni, che sono invece l’ente di riferimento: sono dieci e in ognuna di queste ci sono tre o quattro quartieri. A Bologna, come a Firenze, le circoscrizioni di decentramento si chiamano quartieri: sono nove, come da revisione statutaria del 1985.
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fficialmente nascono dieci anni dopo, ma già nel 1966, l’anno dell’alluvione, ci furono le prime forme di autoorganizzazione dei cittadini, assimilabili ai futuri quartieri. Successivamente queste forme proseguirono la loro attività, una specie di comitati allargati ubicati in varie zone della città, in rioni che vantavano una forte identità territoriale. Erano gli anni intorno al ‘68 e non mancavano certo fermento politico e voglia di aggregazione: tra i “movimenti di quartiere” più attivi c’erano quelli di via Bronzino, nato attorno alla parrocchia di Monticelli, e Peretola, mentre molti altri sorsero intorno a case del popolo e circoli sportivi. Fu così che pian piano si arrivò a una formalizzazione di questi enti, i più vicini alla vita dei cittadini.
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#Territorio
Marzo 2014 | 13
Il piano
UNA NUOVA VITA PER I VECCHI EDIFICI: SPICCHI DI FIRENZE SI TRASFORMANO COSÌ
Via libera al regolamento urbanistico, che si baserà soprattutto su interventi di ristrutturazione e rigenerazione Natalia Binagli
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n’università per stranieri al posto del vecchio tribunale in San Firenze. Case e negozi nelle ex Poste di via Pietrapiana. Il teatro Comunale di corso Italia diventa un albergo. Grandi fette di città, dal centro alla periferia, sono pronte a cambiare faccia con il nuovo regolamento urbanistico. Una delle ultime eredità di grande portata della giunta Renzi, destinata a trasformare 73 aree diverse per circa 750mila metri quadrati. Il tutto, come prevede il piano strutturale del 2009, senza aggiungere un metro cubo di cemento in più (o quasi). Il piano si baserà per lo più su interventi di
ristrutturazione e rigenerazione che saranno comunque una bella boccata d’ossigeno per l’edilizia sul territorio. Sulla carta, hanno spiegato il sindaco e l’assessore all’urbanistica Titta Meucci, il Ruc potrebbe attrarre investimenti per un miliardo e mezzo di euro, creando diecimila posti di lavoro nel quinquennio e portando sessanta milioni di oneri di urbanizzazione nelle casse comunali. Dopo il via libera della giunta delle scorse settimane, il Ruc dovrebbe essere adottato entro fine mese dal consiglio comunale, per poi essere approvato in via definitiva in autunno, compito che quindi toccherà al successore di Renzi. Tra gli spic-
chi di città da trasformare, l’ex Telecom di via Masaccio (nella foto), edificio oggi abbandonato, destinato a ospitare un albergo, ma anche residenze e attività commerciali. Spazio a case e negozi anche nella vecchia fabbrica Cerdec, in zona Castello. Avanti tutta anche con i piani di recupero della Manifattura Tabacchi e dell’ex Gover, oltre che con la trasformazione della Mercafir. Tra i progetti ai nastri, oltre duecento sono stati avanzati dai proprietari di aree grandi oltre duemila metri quadrati, interpellati dal Comune con un bando. Uno dei tasselli del “percorso di partecipazione” rivendicato con soddisfazione da Meucci, e basato su
focus nei quartieri, un sondaggio on line e convegni. Se “volumi zero” è la parola d’ordine, piccole deroghe sono concesse per gli edifici incongrui, ossia costruiti in mezzo a qualche corte, che saranno demoliti e ricostruiti altrove secondo il principio della perequazione. Ciò consentirà di realizzare nuovi spazi verdi e parcheggi nella fascia di città compresa tra i viali, “liberata” da vecchi opifici e laboratori artigiani che traslocheranno in periferia con un bonus del 20-30% sui volumi. Stesso “premio” in caso di riqualificazione energetica degli edifici e per la rigenerazione dei capannoni industriali. Ma il piano fa attenzione anche all’housing sociale: per gli interventi edilizi sopra ai duemila metri quadrati, scatta l’obbligo di destinarne il 20 per cento alla residenza convenzionata. Così da rispondere anche all’emergenza abitativa.
Eunomia Master
Torna la scuola per il “buon governo” I
grandi nomi dell’economia e della politica italiana si danno appuntamento a Eunomia Master. La scuola per il “buon governo”, organizzata dall’omonima associazione fiorentina diretta da Dario Nardella, è iniziata il 28 febbraio scorso a Villa Morghen, a Settignano, dove proseguirà fino a sabato 5 aprile con un’edizione, la nona, all’insegna dell’Europa e con molti big in calendario. Tra gli altri, sono attesi a Eunomia Master Cécile Kyenge e Marco Rizzo, Maria Chiara Carrozza, Andrea Orlando ed Elsa Fornero, Paolo Scaroni e Massimo Livi Bacci.
Dario Nardella, direttore di Eunomia Master e vicesindaco di Firenze
Amministrative
VERSO IL VOTO PER IL DOPO RENZI
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a città si prepara alle urne di maggio per scegliere il successore di Matteo Renzi. Da sindaco aspirante al secondo mandato a premier, nel giro di poche ore il vortice della politica nazionale ha stravolto il futuro di Renzi e, soprattutto, quello di Firenze. “Andate avanti come se niente fosse, senza sprecare un minuto da qui alle amministrative”, ha detto un emozionato Renzi congedandosi dalla città durante il suo ultimo consiglio comunale. Un messaggio rivolto a consiglieri e assessori, che intanto salutano un altro pezzo della giunta. Si tratta di Stefania Saccardi, chiamata a ricoprire il ruolo di assessore regionale al welfare e di vicepresidente della Toscana. Fino alle elezioni amministrative di maggio a guidare il Comune sarà Dario Nardella, nominato vicesindaco reggente e aspirante successore di Renzi. N.C.
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14 | Marzo 2014
#Storia
Il ricordo
GLI ULTIMI EX INTERNATI NEI LAGER NAZISTI
Da trecento, rimasti in tre. “Abbiamo chiuso l’associazione, ma siamo ancora pronti a portare la nostra testimonianza” Matilde Bernini
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rano quasi trecento, sono rimasti in tre. A Firenze l’associazione degli ex internati nei lager nazisti, acronimo Anei, è stata chiusa a fine 2012 per il numero troppo ristretto dei suoi soci, inversamente proporzionale all’età degli stessi: tutti ultra novantenni. Ma non più tardi dello scorso 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria 2014, i tre sono stati insigniti delle medaglie d’onore, insieme a venti figli e nipoti di altrettanti oppositori del nazismo che pagarono il loro rifiuto di collaborare con i tedeschi con la deportazione nei lager di mezza Europa. “Siamo stati l’alba della Resistenza – ricorda Dino Vittori, classe 1920, da sempre uno dei più attivi esponenti dell’Anei fiorentina – ci siamo opposti al nazismo prima addirittura che fosse organizzata la resistenza dei partigiani. L’8 settembre 1943, dopo tante pressioni dei nazisti, fummo quelli che dissero di no.
Sulle orme dei nonni I tedeschi insistettero ancora: o collaboravamo o ci avrebbero mandato nei lager. Decidemmo per i lager”. Due anni in Jugoslavia, vicino Mostar, cui seguì il trasferimento a Varsavia. Poi, via via che la liberazione dei territori avanzava e i tedeschi si ritiravano, Vittori è stato spostato in Germania, vicino ad Amburgo. È stato lì che finalmente arrivarono gli inglesi e Dino fu liberato. Libero di tornare a casa. Era il 5 maggio 1945. Ma Dino il coraggio di ricordare e raccontare la sua storia, unica ma in certi frangenti molto simile a quella degli alti internati, non lo trova subito: “Come associazione ci siamo formati negli anni Settanta. C’è voluto del tempo per riuscire a elaborare il dolore di quell’esperienza e a condividerlo, ma era un nostro dovere, quello di dire cosa ha rappresentato il nazismo, perché certe cose non accadano più. E trenta anni dopo abbiamo chiuso l’associazione, ma non terminato l’attività: sia-
“IL CORAGGIO DEL NO” IN UNA MOSTRA
E mo ancora attivissimi e pronti a portare la nostra testimonianza, solo che a differenza di altre realtà, come l’Anpi, che associa anche giovani, noi abbiamo deciso di non accettare altre adesioni, e naturalmente con il passare del tempo sono passati anche gli internati”. Intanto, a ricordare la storia degli ex internati, c’è anche un cippo commemorativo che si trova, non a caso, nel piazzale Caduti nei Lager, accanto alla Fortezza da Basso. Collocato il 28 gennaio 2008, sempre in occasione della Giornata della Me-
CAMBIARE LA CALDAIA, UN VANTAGGIO PER L’AMBIENTE …E PER IL PORTAFOGLIO !!! Il Comune di Firenze promuove una campagna per la sostituzione dei vecchi impianti di riscaldamento con modelli molto meno inquinanti e a più alto rendimento energetico.
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a anni sperimentiamo sulla nostra pelle le conseguenze del ‘cambiamento climatico’ e ormai sappiamo tutti che questo dipende dalle emissioni di anidride carbonica. Il riscaldamento domestico dei grandi insediamenti urbani rappresenta una delle cause fondamentali dell’inquinamento atmosferico alla base dell’ “effetto serra” e dei suoi drammatici effetti. E noi cosa possiamo farci? Una delle scelte pratiche che possiamo attuare per dare un contributo reale in questo senso, senza mortificare la nostra qualità della vita e senza rinunciare al comfort di una casa piacevolmente calda e accogliente, è quella di sostituire la nostra vecchia caldaia con un nuovo impianto, in grado di ottimizzare il rendimento energetico e di contenere drasticamente le emissioni inquinanti. Quali sono le caldaie di ultima generazione che danno maggiore affidamento? Caldaie a pre-miscelazione. Sono dotate di un particolare bruciatore che reporter_art2.indd 1
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Dino Vittori, classe 1920, uno dei più attivi esponenti dell’Anei fiorentina, al “Giardino dei Giusti”
moria, è dedicato al ricordo “dei fiorentini e degli italiani che per la pace e la patria, dopo l’8 settembre ‘43, come primo anelito di libertà, rifiutarono la collaborazione coi nazisti e lasciarono la loro vita nei lager”, come recita l’incisione.
se da un lato c’è un’associazione che ha chiuso per mancanza di soci, per essere arrivata alla “naturale conclusione” di un ciclo, come spiega Dino Vittori (leggi l’altro articolo in questa pagina), dall’altra ci sono le nuove generazioni, che seguendo le orme dei nonni decidono di scavare in uno dei capitoli più bui della nostra storia. È quello che è successo con la mostra “Il coraggio del no”, che si è tenuta a Impruneta in occasione della scorsa Giornata della Memoria e che ora punta a ottenere nuovi spazi e nuova visibilità. Per esprimere l’altissimo valore di libertà del “no” che pronunciarono gli oltre seicentomila militari italiani che si rifiutarono di aderire al nazifascismo e che pagarono questa scelta con la
Per gli interventi di riqualificazione energetica la detrazione ammonta al 65% delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2014 per le singole unità immobiliari e fino al 30 giugno 2015 se l’intervento è effettuato sulle parti comuni degli edifici condominiali o se riguarda tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio. E’ ritenuto un intervento di riqualificazione energetica l’installazione di una caldaia a condensazione con valvole termostatiche. Dal 1° gennaio 2015 la detrazione fiscale per la sostituzione della caldaia negli appartamenti passerà al 50%. Per gli interventi di ristrutturazione edilizia la detrazione ammonta al 50% delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2014. La detrazione fiscale del 50% si applica anche nel caso della sostituzione di una caldaia con una nuova di tipo tradizionale (tipo C alta efficienza) o nel caso di pompe di calore. Per consentire ai cittadini condizioni favorevoli di acquisto, installazione e manutenzione, il Comune di Firenze ha firmato un protocollo di intesa con le associazioni di categoria professionale del settore. Per l’accesso a forme vantaggiose di finanziamento, attraverso intese con istituti bancari, presto potranno esserci delle novità. Per maggiori informazioni e per seguire gli aggiornamenti visitate la nostra pagina web.
prigionia e, in molti casi, con la vita, i due organizzatori e artefici della mostra, Yuri e Ilaria, nipoti di due internati, hanno deciso di esporre il materiale da loro raccolto ripercorrendo le tragiche esperienze dei loro coraggiosi nonni. Così, la mostra ha raccontato la storia di Elio, catturato a Milano e prigioniero prima in Polonia e poi in Germania, attraverso le foto scattate dal nipote sui luoghi di quella dolorosissima esperienza, e quella di Mariano, catturato in Grecia con il suo reggimento, internato nel lager di Sandbostel e poi trasferito a Kiel, attraverso la ricerca e gli studi della nipote. M.B.
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Firmatari del protocollo
13/02/14 09:39
#Appuntamenti
Marzo 2014 | 15
L’evento
tutti in sella, torna il festival della bicicletta
In programma iniziative, escursioni e convegni. La location? Le Cascine Luca Squarcialupi
Il testimonial della prima edizione di Bicifi è stato Davide Cassani, oggi ct della nazionale di ciclismo. Grandi nomi del mondo delle due ruote sono attesi anche quest’anno
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Web bicifi.it
Facebook bicifi
La corsa
da firenze al mugello, in migliaia alla “granfondo” D al cuore verde di Firenze fino ai paesaggi mozzafiato del Mugello. Oltre cento chilometri tutti sui pedali. Come ogni festival della bicicletta che si rispetti, anche Bicifi ha la sua corsa riservata al ciclismo amatoriale: la Granfondo Firenze De Rosa, che partirà la mattina di domenica 30 marzo dalle Cascine percorrendo le strade di Gino Bartali e Gastone Nencini. Un evento che nel 2013, per la sua prima edizione, ha richiamato 2.500 persone da tutta Italia e dall’estero. E anche quest’anno è previsto l’arrivo a Firenze di migliaia di appassionati in sella ai loro “bolidi”. Due i tracciati: la granfondo, lunga 140 chilometri, e la mediofondo di 90 chilometri. La partenza è nel parco delle Cascine, per proseguire lungo le strade del centro storico fiorentino. La comitiva si dirigerà poi verso Fiesole e arriverà nel distretto cicloturistico del Mugello. Qui, di fronte all’autodromo, i due percorsi si divideranno: quello più duro arriverà fino al passo della Futa e a quello del Giogo. Il gran finale è invece per tutti, con l’arrivo in via Salviati, la salita simbolo del circuito iridato dei Mondiali di ciclismo 2013. Dopo tanta fatica, l’immancabile pasta party, un superpranzo per tutti i partecipanti alle Cascine a base di prodotti tipici toscani. Le iscrizioni per la Granfondo Firenze De Rosa sono aperte.
web granfondofirenze.it
Facebook GranfondoFirenze
utti in sella, si pedala. Dalle city bike ai gioiellini da corsa (quelli realizzati “su misura” possono arrivare a costare anche oltre quindicimila euro), dalle pedalate in compagnia alle performance acrobatiche sulle bmx, fino alle iniziative per i baby ciclisti: dal 28 al 30 marzo torna, per il secondo anno, “Bicifi – Florence Bike Festival”, evento tutto dedicato al mondo delle due ruote. Quelle ecologiche, è ovvio. La prima novità di quest’anno è la location: il festival sarà ospitato nel polmone verde di Firenze, le Cascine. Dal piazzale del Re fino alle Pavoniere, il ciclo-evento proporrà iniziative, animazione per bambini, performance ed escursioni in bicicletta, ma anche convegni, incontri e presentazioni di libri. Intanto, sempre più fiorentini hanno rispolverato il caro vecchio sellino. Complice la crisi e l’arrivo dei campioni del mondiale in Toscana, l’anno scorso i ciclisti hanno sorpassato i “cugini” automobilisti: nel 2013 in città sono state vendute più biciclette (quasi ottomila) che auto (6.500 quelle immatricolate), per un parco mezzi ciclabile pari a trentamila unità. Un segnale che qualcosa sta cambiando sul fronte della mobilità sostenibile. Per riscoprire il piacere di pedalare, durante il weekend di Bicifi sarà possibile partecipare a ciclopedalate fino al parco
dei Renai e verso il centro cittadino. La mattina di domenica 30 marzo sarà dedicata alla Granfondo Firenze De Rosa (vedi articolo a fianco), gara dedicata agli appassionati che arriverà fino ai passi della Futa e del Giogo. Proprio il Mugello, territorio che ha creato il distretto cicloturistico più grande d’Italia, sarà l’ospite d’onore di questa edizione del festival, con uno spazio riservato alle eccellenze gastronomiche locali. Le ultime novità per spostarsi in bici nelle grandi città (come lo “scatto fisso” e la pedalata assistita), insieme alle attrezzature all’ultimo grido per il ciclismo amatoriale, saranno le protagoniste dell’expo, un piccolo villaggio commerciale dove trovare tutto quello che serve per pedalare in sicurezza e nel tempo libero. Spazio anche all’indoor cycling, la disciplina chiamata comunemente spinning, alle performance acrobatiche (bmx, trail, dirt) e ai laboratori per bambini. Ci saranno pure le biciclette che hanno fatto storia: a Firenze arriverà il Giro d’Italia d’epoca. I suoi corridori si sfideranno al velodromo delle Cascine, l’unico impianto del genere esistente in Toscana, le cui origini risalgono alla fine dell’Ottocento. Bicifi è patrocinato da Regione Toscana, Provincia e Comune di Firenze.
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16 | Marzo 2014
#Cultura
L’intervista
Focus
“IN SCENA è SEMPRE COME LA PRIMA VOLTA”
Il teatro sociale alle murate: fari puntati sulla Bielorussia
L’attrice turca Serra Yilmaz torna col suo “harem” sul palco di Rifredi per il decimo anno consecutivo A Ludovica V. Zarrilli
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ei a Firenze è di casa. Ama passeggiare per la città e viaggiare in auto verso il Mugello, attraversando le colline e guardandosi intorno, come a perdersi nel paesaggio. Gli occhi dell’attrice turca Serra Yilmaz rapiscono avidi pezzi di storia, portandoli via con sé, trasformandoli in parte integrante di una cultura, la sua, fatta di contaminazioni e intelligente arricchimento. Per il decimo anno consecutivo l’attrice-musa di Ferzan Ozpetek sarà sul palconscenico del teatro di Rifredi con “L’ultimo harem” (dal 13 al 30 marzo), spettacolo ispirato alle Mille e una notte, ai racconti di Nazli Eray e ai saggi di Ayse Saracgil e Fatema Mernissi, scritto e diretto da Angelo Savelli e interpretato dall’attrice turca insieme a Valentina Chico e Riccardo Naldini. Sono passati dieci anni dalla prima de L’ultimo harem. Cosa si prova a portare in scena uno spettacolo così a lungo? Ci si
può annoiare o è un’avventura sempre nuova? Sono una che non si annoia mai. La vita è brevissima e ci sono così tante cose da fare, libri da leggere, musiche da ascoltare, film da vedere, persone da scoprire e amare. Non c’è tempo per la noia, figuriamoci sul palco! Ogni sera è un’emozione nuova. È come fare l’amore con lo stesso uomo da tanto, se c’è amore è sempre come la prima volta. Quanto è cambiata da dieci anni a questa parte? Sono cambiata moltissimo, come attrice e come donna. Grazie al cielo, aggiungerei. Tutti cambiamo nel corso degli anni, siamo diversi ogni giorno che passa. Lei ha un rapporto speciale con l’Italia. E con Firenze? Ci sono luoghi della città a cui è particolarmente affezionata? Per lungo tempo Firenze e i suoi dintorni hanno rappresentato per me l’Italia intera, quindi ho un legame molto stretto con la città. Mi piace girare per il cen-
Un ritratto di Serra Yilmaz durante una delle repliche dell’Ultimo harem, che da dieci anni registra sempre il tutto esaurito
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tro, ma anche sulle colline. Ha una città o un luogo del cuore? Ne ho diversi. Istanbul di certo, perché è la mia città, ma anche Firenze e Parigi, dove ho passato molto tempo. C’è un ruolo, al cinema o in teatro, che le piacerebbe interpretare? Mi sarebbe piaciuto molto interpretare il personaggio di Renee Michel nel film tratto dal romanzo “L’eleganza del riccio”, ma ormai la pellicola è già stata prodotta. Ne ho anche parlato con la regista e la produttrice, ma l’ho fatto una volta uscito il film (ride). Progetti “italiani”? Penso che continuerò a recitare nell’Ultimo harem fino a quando ci sarà pubblico voglioso di assistere allo spettacolo. E poi sto lavorando con Angelo Savelli per mettere in scena qualcosa di nuovo insieme, ma è ancora tutto da vedere: siamo alla ricerca di un progetto che ci seduca.
Leonard Bundu
Il festival
La realtà
La mostra
I pugni del campione in un click
Al Verdi con i big delle sette note, per scoprire la musica di domani
“dire fare recitare”: spettacoli per raccogliere fondi per chi ne ha bisogno
i “segni del mondo” di massimo turlinelli in una personale fino a fine mese
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A
È
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l campione di boxe Leonard Bundu troneggia negli scatti di David Andre Weiss. È lui il protagonista di Punch, la mostra che fino al 31 marzo occupa gli spazi di Ganzo, la scuola-ristorante di via dei Macci (il civico è l’85 rosso). David Andre Weiss ha seguito le ultime imprese del campione fiorentino, originario della Sierra Leone, documentando i suoi successi a Roma e a Londra, rispettivamente ad aprile e dicembre 2013, che lo hanno confermato campione europeo dei pesi welter, titolo ottenuto nel 2011. Weiss ha abilmente catturato l’intensità dei momenti pubblici e privati del viaggio intrapreso insieme a Bundu, un’antologia dei quali è in mostra da Gan-
zo. Intensità e tensione sono le parole chiave per immergersi in questa mostra, la terza di David Andre Weiss dedicata a Leonard Bundu. Weiss, insegnante della Florence University of the Arts e direttore di Diva (Digital Imaging and Visual Arts) è un fotografo americano di stanza a Firenze. Diplomato all’Università di Chicago, ha lavorato a lungo negli Usa prima di sbarcare nel Belpaese: al momento, oltre al progetto su Bundu, sta lavorando a Pizzo Free a Palermo e Children in Chernobyl.
Fino al 31 marzo Ganzo - via de’ Macci 85r Lun-sab dalle 11.30 alle 22 ganzoflorence.it
lay It! Torna il festival dedicato alla musica di oggi e di domani. Terza edizione per la rassegna realizzata dall’Orchestra della Toscana e diretta da Giorgio Battistelli, che da mercoledì 26 fino a sabato 29 marzo apre una finestra sul meglio della musica contemporanea in Italia. Per quattro giornate il Teatro Verdi (www.orchestradellatoscana.it, ingresso 5 euro) sarà animato da incontri, approfondimenti, dibattiti, premiazioni e concerti che mostreranno la ricchezza di una scena variegata e in continuo fermento. In tantissimi daranno il proprio contributo, tra prime assolute e prime nazionali, con musicisti del calibro di Francesco Dillon, Alda Caiello, Mario Marzi, Lorna Windsor. Inoltre verrà consegnato il premio alla carriera ad Azio Corghi, compositore piemontese già collaboratore del premio Nobel Josè Saramago. C.G.
iutare con il teatro. È questo il mantra dell’associazione Dire fare recitare, giovane realtà (è nata nel febbraio del 2013) che si propone di mettere in scena spettacoli e pièce teatrali con il solo scopo di raccogliere fondi per chi ne ha bisogno. L’associazione riunisce un gruppo di teatranti provenienti da precedenti esperienze amatoriali e non, alcuni dei quali appartenenti alla compagnia Cenacolo dei giovani del teatro di Cestello. L’obiettivo? Promuovere e diffondere la cultura e l’arte del teatro realizzando spettacoli per sostenere chi ha più bisogno e meno voce per farsi sentire. Con questo scopo gli attori dell’associazione sperimentano la messa in scena dei copioni dal taglio brillante e spesso dissacrante di tre autori fiorentini: Maurizio Faggi, Stefania Mancini e Andrea Pandolfi. Per info sugli spettacoli: direfarerecitare@virgilio.it. C.G.
dovere del pittore essere completamente preso dalla natura e usare tutta la sua intelligenza per esprimere il sentimento, in modo che la sua opera sia intelligibile agli altri, scriveva più di un secolo fa Vincent Van Gogh. Fedele alla stessa convinzione, l’artista contemporaneo Massimo Turlinelli (le cui opere sono in mostra fino al 31 marzo all’hotel Cellai, in via 27 Aprile, nella personale “Segni del mio mondo”) fa del disegno rigoroso l’architettura di tutto il suo lavoro. E non è un caso se Turlinelli, che niente improvvisa, attinge i s-oggetti preziosi delle sue opere direttamente dalla natura. L’opera di Turlinelli (nato a Fermo e residente a Firenze) si caratterizza per l’uso della matita policroma. Attualmente i suoi lavori si sono allontanati dal concetto di figurativo, anche se non dimentica una base formale pur fortemente trasfigurata. B.B.
ccendere fari su realtà dimenticate è la loro specialità. Loro sono “The global theatre project”, progetto teatrale nato a Firenze dallo spirito intraprendente dell’attrice e direttrice artistica Bari Hochwald (nella foto), e sviluppatosi a metà strada tra la città del giglio e la California, dove la Hochwald risiede quando non è a Firenze. Il prossimo appuntamento è in programma il 25 marzo alle 21 alle Murate (Sala delle Vetrate), si intitola Belarusian dream theatre e ha come obiettivo quello di catalizzare l’attenzione sui diritti umani in Bielorussia. Come il Global theatre riuscirà in questo intento è presto detto. “Il 25 marzo – spiega Bari – coincide con la Giornata della Libertà bielorussa. In questo giorno sedici teatri di tutto il mondo, dal Canada all’Australia, passando per la Bielorussia stessa, metteranno simultaneamente in scena i testi teatrali vincitori di un concorso internazionale indetto per brevi scritti dedicati alla situazione in Bielorussia”. The Global Theatre Project realizza la serata di Firenze creando un filo diretto con Los Angeles, dove si svolgerà una serata gemella al Boston Court Performing Arts Center. Firenze sarà l’unica città italiana coinvolta in questo progetto. Lo spettacolo non prevede palcoscenico né sceneggiatura: gli attori, professionisti internazionali, leggeranno i propri testi mescolandosi al pubblico, creando una performance emotivamente coinvolgente. “Prima dell’evento si terranno incontri e proiezioni di film sulla Bielorussia in vari locali del centro. Siamo inoltre in cerca di persone interessate a partecipare in qualità di comparse”, conclude Bari Hochwald. Per informazioni: info@theglobaltheatreproject.org. L.V.Z.
#Cultura La mappa
“Firenzeshire”, Viaggio nei luoghi amati dagli inglesi del grand tour
Marzo 2014 | 17
La curiosità
San Patrizio, Tutti a scuola di danze irlandesi
B
allare all’irlandese non vuol dire semplicemente “zompettare”. Dietro a queste danze ci sono una lunga tradizione, una disciplina sportiva e perfino una commissione dublinese che certifica i maestri, con tanto di “patentino” internazionale. Anche Firenze ha la sua scuola: si chiama Gens d’Ys - Accademia di danze irlandesi, ed è legata a una rete nazionale con nove sedi nello Stivale, con il patrocinio dell’ambasciata d’Irlanda. Le lezioni si svolgono all’Isolotto, nella palestra dell’ex scuola Barsanti di via Assisi. Gli studenti sono una settantina: c’è un gruppetto di ragazzini tra i 10 e i 12 anni, un team di ventenni, ma lo “zoccolo duro” è costituito da adulti. Nonostante questo, presto nascerà un corso per baby danzatori. Si parte dal livello di base, per poi specializzarsi negli anni successivi. “La danza solista – spiega Mirko Peluso, responsabile della sede fiorentina e insegnante certificato – si svolge sulle mezze punte e prevede posture precise. Si usano esclusivamente piedi e gambe”. G.C.
Enrica Cinaschi
potranno non passare una serata nella bella St. Mark’s church, in via Maggio, chiesa anglicana dove prende vita un fitto programma culturale che offre, oltre a messe cantate, occasioni a base di opera e concerti di classica. Poco distante c’è la misconosciuta Casa Guidi, dove a ridosso della metà dell’800 vissero (e coronarono il loro tormentato sogno d’amore) la poetessa inglese Elisabeth Barrett Browning e il marito Robert. Pochi sanno che oggi la casa è stata trasformata in un museo ed è visitabile su appuntamento. E dove potrebbe essere sepolta la Browning se non nel Cimitero degli Inglesi? Bellissimo in primavera, quando tra le lapidi fioriscono gli iris, conserva i resti di molti degli intellettuali che amarono la città
del giglio. E, a proposito di sepolture, la basilica di Santa Croce non ha rivali, tant’è che ospita persino “le mortali spoglie” di Florence Nightingale, infermiera britannica considerata la fondatrice dell’assistenza infermieristica (nel 1853 partì alla volta della Crimea per aiutare i soldati feriti). E se si ha fame di cultura inglese, il luogo “principe” resta il British institute, che conserva gelosamente alcuni degli archivi delle più importanti personalità legate a doppio filo con l’Italia. Oppure Villa La Pietra, gioiello di proprietà dello storico e collezionista d’arte Harold Acton che alla sua morte lasciò tutto alla University of New York. La villa, sulla via Bolognese, si può visitare previa prenotazione il venerdì pomeriggio.
Web gensdys.it
Un momento di uno spettacolo della scuola di danze irlandesi di Firenze
P.Iva 07407600969
A
l tempo dei viaggi low cost, il Grand Tour sembra lontano mille miglia, con i suoi ritmi lenti e le pause per la riflessione. Ma se è vero che oggi quei viaggi sarebbero impensabili, ritagliati come sono tra l’orario d’arrivo e di partenza di un aereo a basso costo da incastrare in un weekend, è anche vero che a Firenze esistono ancora dei luoghi che conservano intatto il sapore ottocentesco e romantico dei viaggi intrapresi dagli inglesi alla volta della città del giglio. Sì, perché loro, più di chiunque altro, hanno lasciato traccia della permanenza in città, mantenendo ancora oggi bellissimi avamposti da non lasciarsi sfuggire. Gli amanti della buona musica e dell’opera, ad esempio, non
18 | Marzo 2014
#Fiorentina
Il calendario
un mese di grandi sfide
I
l 3 maggio, giorno della finale di Coppa Italia, è una data segnata in rosso (anzi, in viola) sul calendario ormai da qualche settimana, da quando, battendo l’Udinese, la Fiorentina si è qualificata per l’ultimo atto della competizione. L’ultima vittoria risale alla gestione Mancini, stagione 2000-2001, con rete decisiva di Nuno Gomes in finale contro il Parma. A esultare in tribuna c’era Cecchi Gori. Ricordi che sanno (quasi) di foto in bianco e nero. Così come di bianconero si tinge questo marzo per i viola. E il ricordo non può che andare all’indimenticabile gara di andata in campionato, il 4-2 in rimonta che ha fatto impazzire Firenze, con Giuseppe Rossi protagonista assoluto. Ora che però Pepito non c’è, toccherà a Montella metterci del suo. Il marzo viola continua poi con il posticipo contro il Chievo, prima delle due partitissime contro Napoli e Milan, quest’ultima nel turno infrasettimanale. Il mese finisce poi a Genova, contro la Sampdoria dell’ex Mihajlovic. Ma il sogno no, quello deve continuare. Lorenzo Mossani
Vincenzo Montella questo mese dovrà chiedere il massimo alla sua Fiorentina, impegnata in una serie di partitissime
La promessa
il sogno a tinte viola del ragazzo di figline
Il 18enne Leonardo Capezzi fra Primavera e prima squadra Irene Delfino
“C
osa posso volere di più che giocare nella F i ore nt i n a ? ”. Da bambino Leonardo Capezzi aspettava i suoi idoli al rientro dalle trasferte vittoriose. Il 7 novembre scorso le parti si sono invertite, perché c’era anche lui su quel pullman che tornava fra gli applausi al Franchi dalla trasferta romena. Una notte indimenticabile per il diciottenne della Primavera, che ha fatto il suo esordio in Europa League a Cluj, sul campo del Pandurii.
“A un certo punto Montella mi ha detto: scaldati. Ho capito che avrei giocato”. Con i viola sotto per 1 a 0, al 35° minuto del secondo tempo arriva il cambio: fuori Roncaglia e dentro il giovane centrocampista. Passano solo sei minuti dalla sostituzione che Matos spinge in rete il gol del momentaneo pareggio. La rete dà fiducia alla Fiorentina, che tenta l’assedio negli ultimi minuti di gara. Agguantando il sorpasso al secondo minuto di recupero, con un diagonale destro di Borja Vale-
ro. “Aquilani, scherzosamente, mi ha fatto questa battuta: sei entrato tu, hai cambiato il volto alla partita, abbiamo vinto. Bravo”, racconta Capezzi. Il ragazzo di Figline Valdarno con i piedi buoni e la testa sulla spalle, che a nove anni inizia a tirare i primi calci al pallone nella Sangiovannese, ma che sotto la maglia tiene quella viola. Nel 2008 viene notato e scelto dagli osservatori della Fiorentina. Il primo, piccolo passo è compiuto. Con la casacca gigliata continua la trafila delle giovanili
fino alla Primavera guidata da Leonardo Semplici. Oltre alla maglia viola veste anche quella azzurra: il 4 febbraio 2011 arriva la prima chiamata dall’Italia under 16. Debutto impreziosito da una punizione a giro, che vale il secondo gol per gli azzurrini. Leonardo continua la sua scalata, collezionando presenze con l’under 17 e l’under 18, e qualche mese fa scende in campo anche con l’under 19. Inevitabili, di questi tempi, le prime sirene inglesi, ma il ragazzo di Figline si tappa le orecchie. Vuol crescere nella sua Fiorentina. E con il senno di poi fa la scelta giusta. Visto che Montella comincia a tenerlo d’occhio. Lo porta in ritiro a Moena nel 2012, poi lo convoca con la prima squadra. Il regista fa così la spola fra i baby e i big, imparando dai “grandi” e trascinando i “piccoli” in semifinale al torneo di Viareggio, in finale di Coppa Italia e a vivere il sogno scudetto, a portata di mano per i ragazzi di mister Semplici. Ma il vero sogno di Leo è il debutto in serie A, al Franchi, fra i suoi tifosi, imitando la carriera del suo idolo De Rossi. Ma a tinte viola.
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Periodico d’informazione locale. Anno VIII n.12 del 3 Marzo 2014. N° reg 5579 del 17/05/2007 Tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 23957. Spedizione in a.p. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10. Distribuito da TNT Post Italia S.p.A.
Big & baby
una coppa italia per due
B
ig e baby viola, una coppa (Italia) per due. I ragazzi di Montella e quelli di Semplici volano in finale ai danni dei bianconeri. La Juventus Primavera, travolta per 5 a 0 tra Torino e Firenze. Con doppietta di Gondo all’andata e reti di Gulin, Capezzi e Fazzi, maturati in 24 rintocchi, allo stadio delle Due Strade. Dalle tribune gli ultrà viola intonano il coro “il pallone è quello bianco...”, mentre la Fiorentina rischia di umiliare ancor più i giovani juventini, andando più volte vicina all’ennesimo centro. Dopo il fischio finale, in campo comincia la festa, con tanto di inno di Narciso Parigi. Cantato a squarciagola anche dai trentamila del Franchi che, dopo tredici anni, vedono la loro squadra di nuovo in finale di Coppa Italia. Questa volta ai danni dei bianconeri dell’Udinese. La prima finale dell’era Della Valle. In tribuna a soffrire come i giocatori in campo, che hanno lottato fino all’ultimo, interminabile, minuto di recupero. Sorretti da trentamila voci, trentamila cuori viola, da una città intera, che non vedeva l’ora di andare a Roma. Nel 2001 Rui Costa alzò la coppa al Franchi. Allora non c’era la finale unica, ma si giocavano andata e ritorno, come nel torneo Primavera. Aspettando il 3 maggio, allora, il 26 marzo tutti al Buozzi, a fare il tifo per i nostri ragazzi. I.D.
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#Sport
Marzo 2014 | 19
In pedana
Basket
UN CORSO DI SPADA PER CHI NON VEDE
enegan, finale da brividi
L’iniziativa è dell’Accademia Schermistica Fiorentina
S
arà difficile ottenere la salvezza nell’Adecco Silver League per l’Enegan Firenze. La squadra di Attilio Caja, rivoluzionata in corsa e molto diversa rispetto a quella che aveva iniziato il campionato, dovrà non solo fare punti, ma guardarsi anche dai risultati che faranno le altre “pericolanti”. Scontata la retrocessione di Bari, con i fiorentini cercano di evitare di scendere di categoria Torrevento, Recanati, Reggio Calabria, Chieti e Ravenna. Sarebbe un vero peccato se la squadra fiorentina non centrasse l’obiettivo, in un’annata in cui al Mandela Forum ha giocato anche la Montepaschi Siena. Si erano anche rincorse voci di partenariato tra le due realtà, che però sono sempre state smentite. C’è comunque ancora molto entusiasmo per il rilancio del basket a Firenze, e la salvezza dell’Enegan potrebbe concretizzare anche il sogno di rivedere presto la serie A. La città, insomma, si augura che il progetto per la pallacanestro in città si faccia sempre più concreto. Sim.Spa.
Salvezza difficile per gli uomini di Attilio Caja: la squadra attuale è molto diversa rispetto a quella che aveva iniziato il campionato
Baseball
via alla nuova stagione
L
Carlo Marrone
E
ssere disabili significa spesso essere limitati, non tanto dalla disabilità stessa quanto da un mondo “fuori misura”, un mondo di barriere architettoniche e mentali. Per questo ogni iniziativa atta ad abbattere queste barriere, e a creare una possibilità in più, è importante. Come quella in cui si sta impegnando l’Accademia Schermistica Fiorentina: un corso di scherma per non vedenti, paraplegici e tetraplegici. Organizzato con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e con la collaborazione del Gruppo sportivo dell’Unità spinale di Firenze e di altre strutture, il corso si tiene due volte alla settimana nella palestra a fianco della Costoli. “In realtà le iscrizioni sono aperte da tre anni, ma la grande novità di quest’anno riguarda i non vedenti, con un campionato italiano specifico. In futuro, poi, ci piacerebbe creare anche un campionato misto, magari a squadre”, spiega Lucio Nugnes, direttore tecnico dell’Accademia. Come nasce questa bella iniziativa? L’idea, ormai, risale a più di trent’anni fa. Mi trovavo a Pisa per assistere a una partita di calcio tra non vedenti. L’abilità di quei giocatori mi stupì e colpì moltissimo, e ipotizzai che si potesse attivare anche un corso di scherma. Mi presero in giro, così
W eb accademia-schermisticafiorentina.it Tel. 055.677068
mi bendai e capii che si poteva fare. Certo, non è stato immediato, ma con il tempo ce l’abbiamo fatta. Quali accorgimenti utilizzate per rendere la scherma accessibile a chi non può vedere? Dato che i non vedenti si affidano molto al tatto, ci siamo concentrati su questo. Abbiamo applicato sulla pedana una striscia in rilievo, alla quale possono fare riferimento per spostarsi nello spazio. Inoltre molta importanza è data ai legamenti, ovvero al contatto fra le armi avversarie. Tramite questo contatto gli allievi capiscono come muoversi. Quanti iscritti disabili avete al momento? Dieci, di cui quattro non vedenti. Ci sono anche bambini? Per il momento no, anche perché vogliamo poter offrire sempre il massimo agli iscritti e non siamo ancora attrezzati. Comunque l’età è molto varia, ci sono due ventenni e il nostro socio non vedente più anziano supera i settanta anni. Se la cava alla grande, anche perché è molto alto e quindi facilitato nella spada.
Fra le attività portate avanti dall’Accademia Schermistica Fiorentina c’è anche un corso per non vedenti, paraplegici e tetraplegici
A livello di integrazione è un’esperienza di grande valore? Sicuramente. Tra i nostri soci, vedenti e non, si è instaurato da subito un bellissimo rapporto, assolutamente paritario. Spesso e volentieri i vedenti si bendano e sfidano i nostri allievi non vedenti: sono esperienze davvero belle. Collaborate con l’Unione Italiana Ciechi? Sì, ma in modo totalmente disinteressato. Promuovono la nostra iniziativa in modo completamente libero. Perché una simile attività non può, e non deve, passare inosservata. È una barriera in più che crolla, una porta in più che si apre. Forse poca cosa se confrontata con le tante difficoltà quotidiane, con le barriere ancora da abbattere, ma l’oceano è fatto di gocce.
a Fiorentina Baseball, dopo la meritata promozione, ritorna a partecipare al campionato di serie B dove, assegnata al girone Nord, affronterà due squadre di Bologna (Bcm e Nuova Pianorese), il Junior Parma, il Poviglio (RE), il Brescia e il Cagliari. Alla guida il manager Marco Duimovich, mentre il presidente Lauria ha dato il via alla campagna acquisti: arriveranno da Livorno Francesco Miliani e Federico Bottai, due giovani interni classe ‘93, che si sono messi in luce nel campionato di serie C, oltre al giovane Alessio Sinforici (‘96), talento del Cosmos San Casciano, che rinforzerà il monte di lancio. Ritorna il trentaquattrenne Francesco Di Mattia, proveniente da Nettuno, l’anno scorso nelle fila del Grosseto Ibl, e confermato David Sonnacchi, ricevitore/prima base. Un altro acquisto importante è Flavio Rinaldi, ricevitore e forte battitore proveniente dall’Urbe Roma. Infine, il lanciatore Valerio Rodà. Per la gestione del monte di lancio ci sarà Antonio Figueroa. La Fiorentina inizierà la stagione il 23 marzo in Coppa Italia, mentre il campionato partirà il 6 aprile. Sim.Spa.
La Fiorentina Baseball sarà impegnata quest’anno nel campionato di serie B, che scatta ad aprile. Prima è in programma la Coppa Italia
Senza appuntamento via Federico d'Antiochia 21 (di fianco all'ipercoop Gavinana) info 327.28.97.058
NUOVA APERTURA Piazza Ferrucci, 3 info 333.40.22.251
20 | Marzo 2014
#Rubriche
A zonzo per Firenze BRICIOLE DI STORIA, FRA ANEDDOTI, LEGGENDE E MISTERI
IL MISTERO DELLA BATTAGLIA NAVALE
D
efinito da Dante il “mio bel San Giovanni” in cui egli fu battezzato, il Battistero è il primo importante edificio architettonico della nostra città. Sul lato prospiciente il Palazzo Arcivescovile, fuoriesce dal perimetro dell’ottagonale immobile decorato nel 1294 a motivi geometrici con marmo verde e bianco, l’abside rettangolare detta “scarsella”. Per quel decorosissimo rivestimento esterno di marmi “che prima erano di macigno” fu deputata l’Arte di Calimala la quale, nell’occasione, fece togliere i monumenti et arche di marmo che vi erano dintorno, le quali erano tutte o la maggior parte de’ Gentiluomini di Firenze… A fianco della scarsella dalla parte di Via Roma, si può notare nella parte basamentale di quel lato, a circa un metro dal piano stradale, incastonato nel rivestimento marmoreo eseguito tra l’XI e il XIII secolo, un consunto bassorilievo del V secolo, poco o per niente noto ai fiorentini e comunemente appellato la Battaglia navale. Tale denominazione la si rileva anche nel V tomo di Notizie Istoriche delle Chiese Fiorentine del Richa, quando a tal proposito alla metà del 1700 egli così scrive: …a fior di terra poi dalla banda del Bigallo evvi pure da osservare un basso rilievo in marmo lungo due braccia rappresentante un combattimento navale, né io mi posso indurre a credere che in tanta abbondanza di marmi, questo sia stato quivi messo per ripieno, ma più tosto direi che fosse il dinanzi d’un Sepolcro spettante ad illustre Famiglia Fiorentina che nella traslazione soprannarrata de’ tanti avelli, ottenesse dall’Arte che in questo luogo fosse murato… Però tale titolo di qualificazione, come vedremo non è per niente esatto e tutto dissimile dall’immagine riprodotta nel reperto.
Si tratta molto probabilmente di un antico ritrovamento rinvenuto in zona ed inserito durante l’esecuzione del rivestimento del sacro edificio. Verosimilmente il reperto, nonostante la perdita di gran parte dell’opera, potrebbe provenire da un frontale di sarcofago paleocristiano, quando l’economia era ancora legata all’agricoltura. Poi, con il passare dei lustri, durante i quali la tomba può aver accolto altri defunti con i loro corredi funebri, abbandonata la sua originale funzione, come altre volte verificato, l’avello fu probabilmente impiegato in città quale vasca di fontana o abbeveratoio del bestiame: la deduzione prende attendibilità osservando sulla parte destra del frontone, una rotonda apertura, poi ben chiusa forse quando si decise di collocare il bassorilievo nel rivestimento del Battistero, incastonandolo fra i marmi bianchi della Lunigiana e quelli verdi di Prato. Il foro non era altro che il “troppo pieno” della vasca o dell’abbeveratoio, il quale consentiva la fuoruscita dell’acqua mantenendone il livello alla dovuta altezza, senza la
tracimazione dall’orlo. Sul singolare reperto si notano anche evidenti tracce di una patinatura nerastra, probabilmente apposta nel Quattrocento quando si aggiunsero al Battistero le tre porte di Andrea Pisano (quella sud) e le altre due di Lorenzo Ghiberti, al fine di far sembrare similmente il bassorilievo una scultura bronzea e non di marmo. Tale tinteggiatura, oggi quasi del tutto scomparsa, ha comunque contribuito a difendere il reperto dalle ingiurie corrosive del tempo. Dopo questa dissertazione, passiamo a verificare e svelare (se possibile) il soggetto del bassorilievo definito, come già detto, la Battaglia navale. L’antica testimonianza archeologica presenta un marmo molto eroso e rotto in due pezzi poi ricollegati insieme, ma forse non in una esatta successione dell’immagine. Si suppone che fra i due pezzi ci fosse un altro, seppur breve frammento, andato perduto con tutto il resto del sarcofago. In realtà la scena che si osserva ora, pare voglia rappresentare due momenti di vita dell’uomo commerciante e nello stesso tempo agricoltore: quindi vita mercantile e vita artigianale dedita all’agricoltura. Pertanto, a nostro modesto avviso, è da escludere a priori che la rappresentazione raffiguri una qualsivoglia “battaglia” sia essa terrestre o navale, in quanto non si notano armi impiegate dai presunti guerrieri in lotta, privi di elmi e scudi, anche se a sinistra (relativamente al primo troncone), vediamo una sola nave romana a vele ammainate e legate al pennone, ormeggiata a riva. Il consunto frontone, comunque è significativo per le notizie che ci fornisce: dall’imbarcazione discende un uomo con la schiena curva perché porta sulle spalle un contenitore, mentre un
altro in eguale atteggiamento sale a bordo. La scena sembra quella di un normale attracco di una nave, con il relativo carico e scarico della mercanzia. Nell’altro frammento, quasi al centro della scena, si nota il momento agreste della vendemmia con la pigiatura dell’uva in un grande tino. Tale lavoro è effettuato con i piedi nudi da due persone, nel classico moto di pressione alternativo delle gambe, immerse negli acini al fine di ottenere il mosto e quindi vino, mentre un terzo agricoltore scarica da una cesta che porta sulla schiena la sua raccolta di grappoli nel tino: sintesi ambientale di un comportamento di vita singola e sociale aderente alla semplicità dei tempi. Sgombrato il campo da presunte “battaglie” viene da domandarsi perché un reperto così antico sia stato incastonato nel Battistero dedicato a San Giovanni Battista. Poiché “niente viene a caso”, è lecito ipotizzare! Azzardiamo così un’altra supposizione, prendendo in esame separatamente i due tronconi del bassorilievo: nel primo, quello relativo alla “nave”, dobbiamo sapere che un’imbarcazione in genere, ha sempre simboleggiato la Chiesa quale traghettatrice delle anime beate in Paradiso, inoltre raffigura espressamente anche il commercio, caro all’attività dell’Arte Maggiore dei Mercatanti di Calimala molto esperta nel traffico via mare, ed alla quale era affidata l’amministrazione dell’Opera di San Giovanni. Infatti, sovrastante la porta nord dell’ottagonale costruzione, si nota ancora l’aquila con il torsello; stemma dell’Arte. Nel secondo pezzo, sapendo che la religione cattolica ha sempre rappresentato con il vino, il sangue di Cristo, simbolo del frutto della terra trasformato in vino dal lavoro
dell’uomo, presente nell’eucaristia, ben si accosta all’edificio sacro che fu anche cattedrale della città fino al 1128. Pertanto entrambi i frammenti avrebbero un’intrinseca correlazione con l’austerità religiosa del Battistero e non ultima, la volontà di unire un così antico ritrovamento risalente forse al primo nucleo di Firenze romana, per vantarne la diretta discendenza, come del resto ne dà immagine Dante (Commedia, Inferno C. XV, vv. 76-78): …in cui riviva la sementa santa di que’ Roman’ che vi rimaser quando fu fatto il nido di malizia tanta. Cercando ora di fondere la raffigurazione del bassorilievo in un solo significato, come in origine avrà voluto certamente rappresentare, si può pensare al sepolcro di un ricco “vinattiere”, cioè di un importante produttore e commerciante di una illustre famiglia fiorentina che produceva ed esportava il vino, forse addirittura un personaggio “noto” del momento. Per cui concludendo, se volessimo dare un plausibile e significativo nome all’antico bassorilievo, lo si può denominare d’ora in avanti il “Vinattiere” e non più la “Battaglia navale”. L’articolo è uno dei quaranta aneddoti su Piazza del Duomo, tratto dalla nostra pubblicazione “A Occhio e Croce”, edita da Firenze Leonardo Edizioni. LUCIANO E RICCIARDO ARTUSI Web artusi.net
Il Pungiglione
il lavoro in italia? un problema preistorico
I
n Italia il lavoro è come la forfora: un problema irrisolvibile! Lavoro significa disoccupazione, precariato, tagli allo stipendio. Quanto mi piacerebbe che un giorno il Tg aprisse con un’edizione straordinaria: “Oggi il signor Rossi, senza nessuna raccomandazione, è stato assunto a tempo indeterminato. Non solo, a fine mese riscuoterà pure lo stipendio!”. Una notizia così da noi sarebbe una ventata di novità! Il governo, per sconfiggere la disoccupazione, ha deciso di dare incentivi agli imprenditori che assumeranno donne o giovani. Il problema è che la maggior parte dei disoccupati in Italia sono uomini e di 40 anni! Un mio amico disoccupato ha già iniziato a farsi una cura di ormoni: male che vada troverà lavoro alle Cascine! Un altro amico disoccupato, invece, ha investito direttamente sul botulino! In Italia il lavoro è sempre stato un problema. Ai tempi del Paleozoico l’attività principale dell’uomo era fare il cacciatore: per farlo bastava farsi una lancia e cercare una bestia da uccidere. In tutte le parti del mondo funzionava così, tranne che da noi. In Italia per fare il cacciatore dovevi prima farti rilasciare la licenza, poi avere la tessera d’iscrizione all’Arci caccia & pesca e infine l’assicurazione per il cane. Ai tempi del Paleozoico ci mettevi dieci anni ad ottenere tutti questi documenti! E se ci riuscivi non potevi nemmeno esultare, nel frattempo eri già morto di fame! Si vede che il lavoro non è proprio nel nostro Dna! ANDREA MUZZI Comico, attore, regista e cabarettista
Web
andreamuzzi.it
Lettere
Marzo 2014 | 21
Fate sentire la vostra voce: inviate segnalazioni, problemi o proposte a redazione@ilreporter.it IL “NUOVO” VIALE DE AMICIS E IL PARCHEGGIO DELLE AUTO
Salve, volevo solo far presente che i viali De Amicis e Lungo l’Affrico hanno avuto un nuovo lifting bello, funzionale e pulito. Un grazie a tutti coloro che hanno prestato servizio per rendere migliore una delle tante zone di Firenze. Dato che noi cittadini non sappiamo apprezzare tutto ciò, anzi ci facciamo in quattro per deturpare, e non siamo capaci di essere responsabili, perché durante manifestazioni sportive, musicali e quant’altro dobbiamo parcheggiare sulla pista ciclabile appena fatta (anzi ancora da terminare), sulle aiuole, su marciapiedi, strisce pedonali, posti riservati a motocicli e passi carrabili? Se viene fatto presente alle autorità competenti rispondono che non hanno mezzi a disposizione e che c’è la partita, quindi tutto deve essere tollerato. Ma vi sembra un buon motivo? Grazie per aver letto il mio sfogo. S.M.M.
di dovere corsi serali impartendo ai patentati lezioni di educazione civica, pena il ritiro della patente, certamente in questa realtà è pura utopia. Grazie per l’attenzione e porgo cordiali saluti. Severino B.
VIA PACINOTTI, “CINQUE SEMAFORI PER TORNARE A CASA”
LE PISTE DEL QUARTIERE 4 E IL COMPORTAMENTO DI AUTO E BICI
Gentile redazione, ho letto con molta attenzione la lettera pubblicata su “Il Reporter” di questo gennaio dal sig. A. Ilari, che verte sulla problematica della pista ciclabile del Q4 il cui contenuto condivido parzialmente per la ragione che espongo per ciò che segue: anch’io sono un ciclista e risiedo in zona, uso quotidianamente le piste in questione. Però, c’è un però da chiarire sulla ciclabile. Le suddette non sono agevoli e omogenee nel suo insieme perché esse per lunghi tratti sono alternate con i marciapiedi, nelle ore serali ci si trova in difficoltà per la scarsa luce ad identificarle. Poi, automobilisti maleducati con poco rispetto per il sociale, sostano senza riguardi e sicuri di rimanere impuniti da qualsiasi penalizzazione, non si è visto mai un foglio rosa sul loro parabrezza, vale pure questo per i veicoli a due ruote in sosta, senza contare i passanti che l’alternano con il marciapiede. Per tanto il povero ciclista è impedito di conseguenza di usufruire totalmente del percorso su di esse, costretto suo malgrado a servirsi molto spesso della strada a suo rischio e pericolo e in caso d’incidente con un veicolo a motore rischia oltre la multa anche eventuali danni contro terzi. Quindi, se il ciclista è costretto per questo stato di cose a fare manovre errate, per forza di cose non è totalmente colpa sua. Le piste come sono tutt’ora non sono concepite ad opera d’arte, non sono per niente in armonia con le vie Massa e Modigliani che sono arterie lineari ed eleganti nel suo insieme architettonico, quando sono state ideate dette piste non è stato tenuto conto di questo. Antiestetiche, con quei ferracci come divisorio e pericolosi come i cordoli che però quest’ultimi, in compenso, non sono antiestetici, spesso qualche veicolo “piomba” su quei “ferracci” che sono scarsamente dotati di segnaletica. Non importa, secondo me, trasferirsi ad Amsterdam o nella più vicina Ferrara come scrive il sig. Ilari, per confrontarsi con le loro ciclabili, basterebbe lavorare con criterio. Si fa per dire: organizzare da chi
Abito in un piccolo condominio, siamo in quattro, in via Pacinotti a cinquanta metri dal cinema Fiamma ed abbiamo un cortile interno dove parcheggiare, a turni di due, le nostre macchine. Orbene, venendo da via Mannelli, ed arrivati a Ponte al Pino, per entrare in casa con la macchina, dobbiamo girare a destra verso via Campo d’Arrigo, al semaforo dopo 100 m. (primo) girare a sinistra ed al semaforo di Viale dei Mille per altri 100 m. (secondo) attraversare il viale, percorrere un tratto di Via Marconi (200 m.), girare a sinistra verso Viale Volta, percorrerlo per 200 metri, fermarsi al semaforo di Via Pacinotti angolo con Viale Volta (terzo) andare avanti un pochino (100 m.), girare a sinistra per 50 m. e fermarsi al semaforo dell’Ataf (quarto) entrare in Viale dei Mille e fermarsi al semaforo di via Pacinotti dopo 100 m. all’edicola (quinto) e finalmente girare a destra in Via Pacinotti, fare 100 metri verso Ponte al Pino ed entrare in casa. Totale cinque semafori per percorrere circa 850 metri nel traffico. No comment. Basterebbe che a noi quattro residenti dessero l’autorizzazione di andare a dritto da Ponte al Pino in Via Pacinotti sulla corsia dei bus (percorsa regolarmente da invalidi veri, finti e quant’altro), fare 100 metri ed entrare in casa. Risparmio di traffico, benzina e tempo. Spero nella comprensione della Viabilità del Comune. Saluti, Mauro
VIA POLIZIANO E LA SOSTA DEI CAMPER
Ma vi sembra normale che un camper stazioni da più di un anno in via Poliziano senza essere mai mosso né spostato nemmeno per la mensile pulizia delle strade? Il degrado di una strada tanto utilizzata e trafficata, dove giornalmente i motorini sfrecciano sulla pista ciclabile per evitare la coda al semaforo, rischiando di investire chi la percorre in bicicletta o si accinge ad attraversare la strada, e dove i parcheggi auto, già scarsi vista la costruzione della pista ciclabile su un intero lato della strada, vengono occupati per anni interi, come nel caso del camper. Ma i camper non dovrebbero essere riposti in appositi parcheggi? Ma lo sporco che si raccoglie sotto e che non può essere tolto nemmeno quella volta il mese della pulizia stradale non contribuisce ad aumentare il degrado di quella che era una bella strada della nostra bella città? Ma i vigili urbani sono scomparsi, gli addetti alla pulizia stradale si limitano a girargli intorno e tutto resta inesorabilmente come è dando ragione, in questo modo, a chi non rispetta le regole e si comporta in modo non rispettoso nei confronti degli altri cittadini. Grazie per l’attenzione, una abitante di via Poliziano
“IL MIO APPELLO AI CICLISTI: FATEVI VEDERE QUANDO È BUIO” Dopo aver rischiato ieri, per l’ennesima volta, di investire un ciclista senza luci, mi decido a fare questo appello. Mi spiego: tempo fa leggevo un bell’articolo sulle biciclette che illustrava il progetto “For Cyclist”. Ecco, io apprezzo moltissimo questi incoraggiamenti che arrivano da più parti per l’incremento dell’uso della bicicletta, pur non potendo io più usarla. Odio l’auto e il suo inquinamento, ma tant’è, ormai ci sono, le dobbiamo/vogliamo usare e soprattutto... dobbiamo convivere, automobilisti e ciclisti. Detto questo vengo alla mia richiesta, anzi, implorazione. Chiedo vivamente ai nostri ciclisti di fornire le loro bici di luci, anteriori e posteriori, queste ultime specialmente! Troppo spesso noi automobilisti ci troviamo davanti, all’improvviso, soprattutto ovviamente la sera, le biciclette, completamente invisibili, ed è proprio fortuna, loro e nostra, se riusciamo a scansarle. Auspicherei anche che chi di dovere facesse rispettare questo che ritengo debba essere un obbligo, se non da codice della strada (ma credo lo sia), perlomeno di civiltà per la sicurezza di tutti. Tutti abbiamo comportamenti da correggere, ma questo è rimesso alla coscienza individuale. Ai ciclisti chiedo un impegno maggiore: le luci! Fatevi vedere quando è buio! Lettera firmata
IL REPORTER RISPONDE Caro lettore, la sua lettera (ma anche quella del signor Severino che pubblichiamo in questa stessa pagina) ci dà lo spunto per tornare a parlare del comportamento di ciclisti e automobilisti, tema evidentemente fra i più cari al nostro pubblico. Spesso, troppo spesso, gli uni tendono ad attaccare gli altri “a priori” per la condotta tenuta alla guida e viceversa. E questa è la prima “usanza” da sradicare: perché le strade siano sicure per tutti è infatti necessario che tutti, in qualsiasi modo si spostino, adottino ogni misura possibile per minimizzare i rischi per se stessi e per gli altri. Collaborazione e non contrapposizione, insomma. Non dimenticando mai il mezzo su cui si sta viaggiando e la sua potenziale pericolosità, perché è chiaro che i danni che si possono provocare a bordo di un’automobile sono diversi rispetto a quelli che si possono fare in bicicletta. Detto questo, il suo appello (o, per usare le sue parole, implorazione) ai ciclisti di farsi vedere di notte dotando le biciclette delle necessarie luci è assolutamente condivisibile, ed è fondamentale che tutti coloro che si spostano sulle due ruote si mettano in condizione di vedere ed essere visti, sempre, cosa che troppo spesso, purtroppo, ancora oggi non avviene. Accorgimenti minimi di sicurezza (in primis per se stessi) forse sottovalutati, ma su cui invece ci deve essere la massima attenzione. D’altro canto è vero anche che sempre troppo spesso i ciclisti sono obbligati a “condividere” la sede stradale con le auto per la mancanza, in certe parti della città, di piste ciclabili, o per l’impossibilità di utilizzarle a causa di sosta selvaggia o altri comportamenti scorretti. Serve la massima responsabilità da parte di tutti, insomma, perché le strade fiorentine possano diventare sempre più sicure. Con qualunque mezzo si scelga di percorrerle. MATTEO FRANCINI m.francini@ilreporter.it
Editoriale
dalla prima
Tra le tante questioni su cui l’attenzione non dovrà mancare, a Firenze come in sede nazionale, c’è quella del lavoro. Tema cui questo mese dedichiamo ampio spazio sul nostro giornale, e non a caso. Mentre in città nascono o proseguono la loro attività spazi dedicati al “coworking”, ovvero spazi in cui si condividono ambiente di lavoro, idee ed esperienze, provando anche a fare sinergia, i numeri sull’attuale situazione sono contrastanti. Per qualche spiraglio che sembra aprirsi, per i primi, timidi segnali di ripresa che cominciano a intravedersi, ci sono sempre alcuni dati, preoccupanti, a tenerci con i piedi ben piantati per terra e a ricordarci che i tempi duri non sono finiti, affatto. Vietato abbassare la guardia, insomma. Ma oltre ai numeri ci sono anche (e soprattutto) le storie, i racconti, le testimonianze. Ci sono, insomma, le vite delle persone. Questo mese abbiamo voluto raccontare la storia di Giovanna, una fiorentina come tante. Trentenne, un passato da precaria e un presente da disoccupata. Le giornate trascorse in cerca di un lavoro, di un qualsiasi lavoro, inviando curriculum e consultando i siti specializzati, sperando che prima o poi un’opportunità si presenti anche per lei. Lei che a trent’anni appena compiuti si sente già troppo “vecchia” per un mondo, come quello del lavoro, dove il concetto di “età giusta” si fa sempre più sottile e sfuggente. Ne sanno qualcosa i tanti giovani che non riescono a trovare una prima occupazione, ne sanno qualcosa i quarantenni e cinquantenni che l’occupazione l’hanno persa e per cui avere nuove chance diventa sempre più difficile. Insomma, sul mondo del lavoro l’attenzione deve restare alta, altissima. A livello locale come a livello nazionale. Per dare una risposta alle tante Giovanne che non chiedono altro che una possibilità. MATTEO FRANCINI
22 | Marzo 2014
#Salute
La realtà
Stili di vita
un “esercito” di volontari mal di primavera, negli ospedali della città come metterlo ko L’associazione Avo esiste dal 1980: due corsi di formazione ogni anno Matilde Bernini
A
nziani o bambini, brevi o lungodegenti. A tutti i pazienti ricoverati in ospedale fa piacere ricevere una visita, scambiare due chiacchiere, ricevere un augurio di pronta guarigione. Nasce per questo motivo Avo, associazione volontari ospedalieri, che a Firenze opera dal 1980. Oltre trent’anni passati nei diversi ospedali della città, seguendo una deontologia ben precisa, camice bianco e
sorriso sempre pronto. Essere volontari Avo non è uno scherzo, come spiegano dall’associazione, e richiede l’osservanza di regole importanti, come l’impegno una volta a settimana in reparto e una certa partecipazione alla vita associativa. Vita che ha alcune scadenze importanti: i nuovi volontari, infatti, entrano due volte l’anno, quando a marzo e a ottobre si tengono i corsi di formazione. Il prossimo, il 64esimo, è in programma
L’ospedale pediatrico Meyer è una delle strutture cittadine in cui operano i volontari dell’Avo
Web
RUBRICA :
avofirenze.it Tel. 055.2344567
La dentista risponde
questo mese. Sono corsi tenuti da alcuni professionisti della salute, come medici e psicologi, che introducono i nuovi arrivati al “ruolo” del volontario Avo, e da rappresentanti dell’associazione. Le tematiche spaziano dal problema delle infezioni alla motivazione e all’ascolto, dalla struttura organizzativa dell’ospedale nell’area fiorentina al rapporto empatico che il volontario stabilisce con degenti e operatori. Come si legge anche nello statuto dell’associazione, infatti, “i volontari non possono e non devono sostituire nessuno, ma i medici, gli infermieri, i malati, gli ospiti e il personale delle Rsa sanno di potervi fare sempre affidamento”. Segue un periodo di tirocinio di un anno, che si esegue affiancando un volontario esperto, al termine del quale, dopo la cerimonia di consegna del “distintivo”, si può andare in ospedale da soli. Così, un “esercito” importante di donne e uomini dalla maggiore età ai settanta anni ogni giorno va in ospedale, senza essere malato, indossa il camice e inizia il giro dei reparti piuttosto che, nelle strutture più complesse, dedicarsi al servizio di accoglienza e informazioni. Careggi, Cto, Palagi, Meyer, Ponte a Niccheri, Santa Maria Nuova e Torregalli sono gli ospedali dove i volontari operano, cui si aggiungono otto Rsa, fra cui Montedomini. E per chi invece non se la sente di fare servizio in ospedale, è comunque possibile contribuire all’attività dei volontari ospedalieri sostenendo l’associazione attraverso il 5 per mille della dichiarazione dei redditi o con le bomboniere Avo.
C
omplice un inverno dalle temperature miti, quest’anno la primavera potrebbe arrivare quasi inosservata, in punta dei piedi, ma porterà con sé il dono che da sempre la caratterizza: giornate più lunghe e luminose. Fino a pochi secoli fa l’uomo era totalmente dipendente dal ritmo della natura e delle stagioni: oggi, grazie all’illuminazione artificiale, i nostri ritmi rimangono piuttosto costanti nell’arco dell’anno e non percepiamo, apparentemente, questa vera e propria rivoluzione che ogni anno si ripete. Ma il nostro organismo sì. Il nostro fisico e il nostro equilibrio non sono ingannati dalla luce artificiale e la stagione in arrivo, seppur a fin di bene, li mette a dura prova. “Questo passaggio ci impegna dal punto di vista fisico e psicologico – spiega Niccolò Berzi, medico fiorentino – i sintomi più comuni di quello che ormai è comunemente chiamato ‘mal di primavera’ sono svogliatezza, stanchezza, difficoltà di concentrazione, irritabilità, fino ad arrivare a cefalea, insonnia, alterazioni del tono dell’umore. Sintomi banali, che non necessiterebbero di interventi medici o farmacologici, a parte casi particolari come quelli degli asmatici e degli allergici, che spesso è opportuno seguano una terapia costante in questi periodi”. Rispetto al passato, la capacità di adattamento alla nuova stagione è resa più lenta e difficile da stili di vita errati, stress continuo e ritmi eccessivamente forzati: sono questi i punti sui quali possiamo agire per arrivare preparati alla primavera prima e all’estate poi. Ma come? “I consigli sono pochi e sarebbero buoni anche per il resto dell’anno: alimentazione leggera e bilanciata, con consumo di frutta e verdura, riduzione dei grassi e dei cibi eccessivamente elaborati e difficoltosi per la digestione, aumentare l’apporto di liquidi, bevendo alcuni bicchieri d’acqua anche fuori dai pasti, che devono essere ben equilibrati nella giornata (colazione, pranzo, merenda e cena), ricordando che il ‘pasto unico’ è un errore. E ancora, garantire un adeguato riposo dell’organismo, evitare eccessivi impegni lavorativi e personali, cercando di ritagliare del tempo per se stessi (cosa sempre più difficoltosa), e soprattutto praticare attività fisica in modo costante o, dopo la pausa invernale, ricominciare progressivamente”, conclude Berzi. M.B.
Cara signora, è già la terza lettera che ricevo a pro-
dott.
Gianluca Marini MEDICO CHIRURGO
posito di questo argomento. Quindi ne approfitto per rispondere anche a Fran-
In occasione del 20° anno di attività,sconto del 20% sulle prestazioni di conservativa per i lettori de Il Reporter che si presenteranno con la rivista
cesca e a Gianna. E’ vero il dentista oggi si preoccupa, giustamente, del sorriso e non solo dei denti. Io nel mio studio mi avvalgo della collaborazio-
Il dentista mi ha proposto di ritoccarmi le labbra facendo un po’ di riempimento con acido ialuronico. Mi posso fidare ò è meglio che mi rivolga a qualche professionista presso un centro specializzato. Angela
ne di una bravissima dermatologa che si occupa non solo di migliorare, per esempio come nel suo caso con acido ialuronico il sorriso, ma anche di valutare le necessità estetiche della paziente. Che vuole…. Ormai l’estetica vuole la sua parte.
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