www.ilreporter.it il giornale del tuo quartiere
dott.
Gianluca Marini MEDICO CHIRURGO
In occasione del 20° anno di attività,sconto del 20% sulle prestazioni di conservativa per i lettori de Il Reporter che si presenteranno con la rivista
Periodico d’informazione locale. Anno VIII n.51 del 3 novembre 2014. N° reg 5579 del 17/05/2007 Tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 23957. Spedizione in a.p. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10. Distribuito da NEXIVE S.p.A.
Novembre 2014
Anno VIII Ed. 51
Firenze Quartiere 5
Distribuito da
Studio: via Spinello Aretino, 18 50134 Firenze Tel. 055 71.69.52 studio.gmarini@libero.it
Novoli Rifredi Brozzi
Formula Direct simply
L’iniziativa
✎ Editoriale
nel palazzo dove si vive a porte aperte
il segno lasciato dal tempo Matteo Francini
D
ici novembre e a Firenze pensi all’alluvione. Quanto avvenne nel 1966 è ancora impresso nella mente di tutti i fiorentini che hanno vissuto quel momento e ben conosciuto anche da coloro che all’epoca non c’erano. Un avvenimento che ha segnato la storia di Firenze e di cui tra non molto – nel 2016 – ricorreranno i cinquant’anni. La città comincia così a prepararsi in vista dell’importante anniversario.
Cene sui pianerottoli con i vicini di casa: a Rifredi è nato il “condominio solidale” ☛ pagina 3
Fiorentina
piccoli talenti crescono
C
osì diversi che si trovano a meraviglia, Babacar e Bernardeschi. Federico nato a un centinaio di chilometri da Firenze, mentre il senegalese co-
mincia la sua avventura a Thiès, a più di quattromila chilometri dal Franchi.
☛ SEgUE a pagina 18
☛ SEgUE a pagina 23
tanti auguri isolotto: la storia dei quartieri Gianni Carpini
U
n quartiere vecchio tre generazioni. È l’Isolotto delle case popolari, delle lotte sociali, del prete ribelle don Mazzi, della “città giardino” dove trovarono un tetto immigrati del sud e profughi delle ex colonie italiane, tute blu e impiegati statali, democristiani e “mangiapreti”. E se l’Isolotto spegne sessanta candeline, altri quartieri – nati anche loro fuori dalle mura – non hanno niente da invidiargli. Alcuni sono addirittura ultracentenari. Insomma, tanti auguri periferia fiorentina.
☛ SEgUE aLLE paginE 10-11
☛ pagina 20
A tu per tu con Roberto Bolle: “La mia danza aperta a tutti”
“l’altra movida” delle notti di novoli ☛ pagina 4
il lippi in difesa del suo passato Per non perdere la memoria del rione è stato creato un “centro di documentazione storica”.
☛ pagina 7
grandinata, cosa resta: fra appelli e solidarietà Nel mese in cui viene ricordata l’alluvione del 1966, Firenze porta ancora i segni del maltempo.
☛ paginE 8-9
c’erano una volta i collezionisti ☛ pagina 17
2 | Novembre 2014
Quartiere 5
#Primo piano
Novoli . Rifredi . Brozzi
La commemorazione
da brozzi a rifredi, lo stato dei cimiteri del quartiere (tra storia e lavori) Personaggi
là dove riposa don giulio facibeni
M
a ci sono personaggi famosi sepolti nel quartiere? Forse non tutti sanno che anche i cimiteri del rione accolgono alcuni nomi più o meno noti a livello fiorentino e non solo. In quello di Rifredi riposa, ad esempio, il musicista Ringo De Palma (batterista dei Litfiba e dei Cccp Fedeli alla Linea), e sempre nel cimitero di Rifredi si trova anche la tomba di don Giulio Facibeni, prete antifascista e fondatore della Madonnina del Grappa. Non si trova invece più qui la salma di Giorgio La Pira, amatissimo sindaco di Firenze, traslata nella chiesa di San Marco. M.B.
Maurizio Belli
N
ovembre è il mese della commemorazione dei defunti. Un mese in cui anche il quartiere riscopre la memoria dei suoi morti, e in cui – più che in altri periodi dell’anno – i residenti tornano a frequentare cimiteri e camposanti. Ma qual è lo stato dei cimiteri del quartiere? In che modo riescono ad accogliere le visite dei parenti? E quali sono i lavori da realizzare? Abbiamo fatto il punto sulla situazione dei cimiteri di Rifredi, Brozzi e Peretola. Il cimitero comunale di Rifredi, in via Panciatichi, è uno dei più grandi e antichi della città: risale al 1893, ed è gestito dalla locale sezione della Confraternita della Misericordia. Qua la sepoltura è riservata ai fratelli e alle sorelle della confraternita, oltre che ai fedeli delle chiese di Santo Stefano in Pane e Santa Maria Regina della Pace. Un cimitero, insomma, particolarmente radicato nel territorio del quartiere. Dove tutto sembra essere pronto per accogliere al meglio i cittadini in occasione della commemorazione dei defunti. “Il cimitero è in buone condizioni – conferma un custode – sono stati terminati anche i pochi lavori ancora attivi, e si può dire di essere arrivati a un buon punto. Restano i lavori di realizzazione degli ossarini,
che sono stati rimandati a una fase successiva al 2 novembre per non disturbare le visite dei fedeli”. Tra i momenti più importanti c’è stata la messa celebrata proprio il 2 novembre all’interno del cimitero, con tanto di “palco”. Spostandosi poi a Brozzi, qua si trova il piccolo cimitero di quello che, fino a non troppi decenni fa, era un vero e proprio borgo alle porte di Firenze. Nelle ultime settimane sono stati realizzati alcuni lavori nel cimitero vecchio (la parte più antica) e la vuotatura dei pozzetti. “Erano cantieri previsti da tempo – spiega il vecchio custode – in modo da rendere il camposanto presentabile per la grande affluenza di persone di fine ottobre-inizio novembre. Ora è tutto pronto”. Le cose non sembrano invece andare altrettanto bene in un altro dei cimiteri del quartiere, quello di Peretola, in via della Stazione delle Cascine: “Ci sarebbero alcuni lavori da realizzare – sostengono alcuni cittadini – che invece nessuno sembra volersi decidere a fare”.
Questo mese anche nel quartiere si celebra la commemorazione dei defunti
A novembre, mese in cui vengono ricordati i defunti, in tanti tornano a far visita ai camposanti
Focus
e anche qui i tempi cambiano
N
on c’è solo chi si reca nei cimiteri per ricordare i propri defunti, ma anche chi in questo settore ci lavora. E allora, dai fiori alle lapidi, dai carri funebri ai lumini, quali sono le richieste dei fiorentini? Da Ofisa, consorzio di onoranze funebri che serve tutto il territorio fiorentino, raccontano che – anche in questo settore – i tempi (e le richieste) cambiano. “Ultimamente sono molto aumentate le richieste di cremazione – spiega un addetto – anche da parte di cittadini cattolici: diciamo che ormai si può quasi parlare di una vera tendenza”. Ci sono poi anche altri servizi che vengono scelti con sempre maggior frequenza: è il caso ad esempio del “Coro degli angeli”, un accompagnamento musicale che si tiene durante tutta la cerimonia religiosa. Eppure i tempi di crisi si fanno sentire anche al momento dell’estremo saluto: “Negli ultimi tempi – fanno sapere ancora dall’Ofisa – c’è stato un abbassamento nel livello economico delle richieste: la maggior parte dei nostri clienti richiede bare di medio livello, a costi contenuti”. E invece per quanto riguarda i fiori? “I grandi classici vanno sempre – afferma Rosa, fioraia del chiosco situato fuori dal cimitero di Rifredi – su tutti rose e garofani. Alcuni clienti, però, hanno richieste più caratteristiche, e comprano piante e fiori un po’ più esotici e particolari, come ad esempio – conclude – lavanda e piccoli bonsai”. M.B.
Quartiere 5
#Primo piano
Novoli . Rifredi . Brozzi
Novembre 2014 | 3
L’idea
L’obiettivo
nel condominio “solidale”, dove si cena lungo le scale
alla “conquista” dell’intera strada
U
n’idea piccola che funziona bene può diventare un’idea grande che funziona benissimo. E allora perché accontentarsi solo di un palazzo, quando si può prendere l’intera strada? Dal “condominio solidale” alla “via solidale”: è questo il prossimo obiettivo. Senza alcuna fretta, perché certe cose richiedono calma e programmazione (e soprattutto non ci sono scadenze), si lavora per allargare la serata solidale a tutta via Giovanni dei Marignolli. Per renderela, almeno per qualche ora, una bella strada apparecchiata per cena, senza le auto in sottofondo, per abbattere le mura dei palazzi e sconfiggere la solitudine che spesso nascondono.
In via dei Marignolli è nata un’iniziativa per “unire” i vicini Andrea Tani
I
mmaginate il casolare di campagna dove tutta la famiglia viveva insieme all’inizio del secolo scorso. Poi immaginate le prime residenze popolari del dopoguerra: si cominciava a stare “impacchettati” uno sopra all’altro, ma era come essere ancora in una grande famiglia allargata. Ora fate finta che gli ultimi sessant’anni non siano trascorsi e che, con loro, non sia mai nata la diffidenza reciproca della società di massa. Potete aprire gli occhi: c’è un angolo di Firenze in cui le cose funzionano “all’antica”, dove si può stare tranquilli anche quando si lascia aperto l’uscio di casa. Non solo: una volta ogni tanto è addirittura obbligatorio farlo. Questo angolo si chiama “condominio solidale”: il nome l’hanno scelto gli stessi inquilini di un palazzo di via Giovanni dei Marignolli, nella zona di Rifredi, che hanno chiamato così la loro “festa” nata e cresciuta tra i pianerottoli. Di che cosa si tratta? Salendo le scale, invece delle solite porte chiuse, in fila una accanto all’altra per
una sera si trovano case aperte e persone che invitano a entrare, a mettersi comodi e a fare due chiacchiere. “Si chiamano ‘vicini di casa’, no?”, si chiede Massimo Serravalli, l’uomo che si è inventato l’iniziativa. “Lo dice il nome stesso, sono le persone più vicine che abbiamo. Spesso anche più di familiari e amici”. E in effetti non ha poi troppo senso conoscerle poco o addirittura per niente. “L’idea – racconta Serravalli – mi è venuta durante una riunione di condominio. Pensavo: ma perché dobbiamo stare insieme solo quando c’è da parlare di caldaie? Non potremmo inventarci qualche occasione per parlare e conoscersi veramente?”. E allora non c’era modo migliore che aprire le porte ai dirimpettai. La scorsa primavera il primo tentativo, il 22 settembre scorso il secondo appuntamento, che ha confermato la bontà dell’idea. In pratica funziona così: per una sera tutti gli inquilini abitano l’intero condominio, e non solo il proprio appartamento. E quindi si apparecchia per una cena
Un momento di una delle feste che si sono svolte nel “condominio solidale” di via dei Marignolli
“itinerante” lungo le scale del palazzo, dal piano terra all’attico, ognuno cucina qualcosa e lascia il vassoio sui pianerottoli apparecchiati, si mangia insieme, ci si racconta, e così si scopre anche che i vicini sanno fare un sacco di cose. Per esempio, quel signore anziano che abita di sotto è un mastro artigiano del legno, l’altro del secondo piano ha un vasto repertorio alla chitarra. E chi immaginava poi che alla porta accanto abitasse un bravo idraulico, oppure che si potesse contare sulla signora dell’appartamento di sopra quando serve una babysitter? Un modo un po’ all’antica di abitare, che forse inciampa sulla frenesia dei nostri tempi. Ogni tanto, però, meglio tirare il fiato e ritrovarsi tutti insieme. Per questo presto si replica.
Gli incontri
la “rivoluzione green” comincia da casa
I
l Q5 si candida a diventare l’eco-quartiere di Firenze e la rivoluzione “green” parte proprio dal condominio solidale. È semplice: il modo più concreto e alla portata di tutti per ridurre i consumi (e abbattere i costi) è iniziare da casa propria. E in un ambiente che promuove la condivisione e l’aiuto reciproco si fa alla svelta a convincere anche il proprio vicino. Così da uno si diventa due, poi tre, poi quattro e così via fino a un intero palazzo educato alle buone pratiche. Il 25 settembre scorso l’Sms di Rifredi ha voluto far conoscere il condominio solidale con un incontro aperto, il primo di un ciclo chiamato “EcoStilNovo”, che ha altre due serate in programma. Il 6 novembre si parla de “Il risparmio energetico”, una guida all’accesso agli incentivi economici, il 6 dicembre si chiude con un laboratorio per adulti e bambini su “Il riuso”, alla scoperta degli oggetti destinati al cassonetto e che invece possono essere recuperati in modo creativo. Guerra aperta all’usa e getta, insomma. L’iniziativa è promossa da Ecologisti democratici, Legambiente Firenze e Sms di Rifredi.
IL PRONTO SOCCORSO GIURIDICO Ogni venerdì dalle ore 10,00 presso i locali del Centro Dell'età Libera di via Carlo Bini 5 (tel 055 4222119) e ogni martedì dalle ore 15,30 presso i locali del Centro per L'Età Libera di Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto n.11 (tel. 055 4361076) è attivo il servizio di Pronto Soccorso Giuridico, con l'obiettivo di fornire ai cittadini, tramite operatori giuridici volontari, un primo orientamento giuridico gratutito sui problemi relativi alla convivenza civile e alle controversie che sorgono nella vita di ciascuno di noi: difficoltà matrimoniali, questioni di natura condominiale o immobiliare, locazioni, problematiche ereditarie, necessità di far fronte all'incapacità di un familiare di provvedere a se stesso. Lo scopo è fornire una prima e pronta consulenza informativa, per valutare assieme i casi in cui è opportuno rivolgersi ad un legale di fiducia. Gli utenti ideali di questo "sportello" sono le persone anziane le quali, vuoi per la difficoltà di farsi ascoltare da chi li circonda, vuoi per la mancanza di dimestichezza con le questioni legali, qui trovano un'ideale punto di appoggio: da ciò l'ubicazione del servizio presso i locali dei Centri per l'Età Libera.
All’Sms di Rifredi è partito un ciclo di incontri chiamato “EcoStilNovo”
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4 | Novembre 2014
Quartiere 5
#Zoom
Novoli . Rifredi . Brozzi
Nightlife
Lo spazio
certe notti di novoli: la movida nel quartiere
il cinema manzoni cinque anni dopo
Al calar del sole alcune zone si animano, in altre nascono problemi Maurizio Belli
M
ovida e Firenze, un binomio – specialmente negli ultimi mesi – sempre più “bollente”. Da Santo Spirito a via de’ Benci, passando per piazza Santa Maria Novella, sono state tante ultimamente le discussioni tra i residenti e gli avventori dei locali, tra il diritto a dormire dei primi e la volontà di divertirsi dei secondi, con il Comune che si è messo al lavoro per trovare una soluzione che potesse accontentare tutti. Eppure c’è una zona di Firenze dove
Lo Strizzi Garden, ormai diventato un punto di ritrovo “fisso”, è uno dei luoghi della movida del Q5
nightlife e cittadini sembrano andare (abbastanza) d’accordo. Parliamo proprio del quartiere 5: quella di Novoli è un’area densamente abitata da residenti giovani, vuoi per la presenza del polo universitario delle Scienze Sociali, frequentato da centinaia di studenti, vuoi perché gli affitti, qua, costano meno che in centro. E il quartiere non ha poco da offrire ai suoi giovani abitanti in cerca di divertimento notturno: il nostro tour parte dallo Strizzi Garden, ormai diventato un punto di ritrovo “tradi-
zionale”. Sono tanti i giovani che fanno tappa qua: “È un locale facilmente raggiungibile – spiega Stefano, studente – e, a differenza del centro, c’è spazio per parcheggiare la macchina”. Qualche screzio con i residenti, qualche anno fa, c’è stato, ma adesso sembra tutto risolto: “È una zona tranquilla – conferma il signor Giuliano – anzi, la presenza di un pub ravviva un po’ la situazione nelle ore notturne”. Poco lontano, in piazza Dalmazia, si trova un’altra “tappa obbligata” della movida made in Novoli, il “Cafè de Paris”. “Prima della sua apertura piazza Dalmazia era un po’ abbandonata a se stessa durante la notte – spiega Barbara, una residente – da quando c’è questo locale i tipi ‘loschi’ che si vedevano in giro si sono allontanati, c’è più controllo sociale”. Spostandosi in una zona più periferica, però, le cose cambiano un po’: è il caso di via Baracca, dove a volte la nightlife ha avuto ripercussioni negative sulla vita dei residenti. Qua, la sera, è capitato che la movida potesse trasformarsi in risse e casi di ubriachezza molesta, con i residenti che hanno dovuto segnalare alcuni episodi di degrado. “Questa non è una zona tranquilla – afferma Piero, un residente – ci sono stati risse e casi di ubriachezza. Il problema è sempre il solito: servirebbero più controlli da parte delle forze dell’ordine”. Situazione delicata anche nella vicina piazza Puccini, dove qualche settimana fa si è scatenata una maxi-rissa con feriti e ricoverati all’ospedale. “Qua la notte diventa meta di prostitute e ubriachi – dicono alcune signore residenti nella zona – ci vorrebbe più attenzione”.
Fannì Beconcini
E
L’ex cinema Manzoni, tra via Mariti e via del Ponte di Mezzo
ra il 2009 quando, dopo l’estate, i fiorentini si accorsero che un’altra delle storiche sale cinematografiche cittadine, il Manzoni, non esisteva più. Da allora sono passati più di cinque anni, ma il grande edificio di oltre 1.500 metri quadrati che si trova all’angolo tra via Mariti e via del Ponte di Mezzo è sempre lì, vuoto e inutilizzato. Dal momento della sua chiusura ad oggi si sono susseguiti momenti di stallo e silenzio a voci su possibili scenari: trasformazione in supermercato, parcheggio a due piani, ristrutturazione, nuova destinazione d’uso, demolizione, acquisto da parte di gruppi esteri e via dicendo. Ipotesi poi (almeno per il momento) rimaste tali, anche per l’esistenza di vincoli urbanistici sull’edificio. Per il quale non è mai stato manifestato interesse per la realizzazione di spazi a vocazione pubblica o servizi al cittadino. Pur non essendoci vincoli di destinazione d’uso come in altri casi di esercizi cinematografici convertiti in attività commerciali, “la mancanza di parcheggi e l’impossibilità di farli interrati ci ha sempre bloccati, nonostante la nostra struttura non avesse gli stessi limiti d’uso del vecchio Gambrinus di piazza della Repubblica, per fare un esempio”, spiega la proprietaria Monica Manzo, che recentemente è tornata a chiedere un cambio di destinazione d’uso per i 1.500 metri quadrati dello spazio. Il nuovo regolamento urbanistico, da approvare entro l’anno, sembra offrire una nuova possibilità e la proprietà ha presentato un dossier di osservazioni e proposte. L’idea sarebbe quella di creare uno spazio commerciale per piccoli e medi negozi. Sulla dotazione dei parcheggi il Comune non scende nei dettagli, limitandosi a ricordare che la legge regionale non è più in vigore, per cui un nuovo progetto da parte della proprietà sul vecchio Manzoni sarebbe valutato con attenzione. Una volta approvato il piano urbanistico e chiarite le “regole” qualcosa potrebbe smuoversi: non resta che attendere.
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6 | Novembre 2014
#Il quartiere in pillole
L’area
Quartiere 5
Novoli . Rifredi . Brozzi
Segnalazioni
l’isia prenderà “casa” all’ex meccanotessile
Intanto durante gli scavi sono stati trovati metalli pesanti Ivo Gagliardi
i vigili incontrano i cittadini nei borghi
P
residi dei vigili urbani nei borghi storici del quartiere, per raccogliere segnalazioni e richieste dei cittadini e migliorare così la vita in città. È la nuova possibilità di incontro e confronto con gli abitanti messa in campo da Quartiere 5 e polizia municipale: tutti i mercoledì, a rotazione, sarà attivo nei borghi storici un presidio dei vigili urbani, a cui i cittadini potranno rivolgersi per segnalazioni, proposte, reclami e richieste. Le questioni segnalate dai residenti verranno poi condivise con il Quartiere, per cercare di dare una risposta ai cittadini. Questo mese, dopo l’appuntamento del 5 novembre a Quaracchi (in via della Saggina), il presidio dei vigili sarà presente il 12 a Brozzi (in piazza I° Maggio), il 19 a Peretola (in piazza di Peretola) e il 26 novembre a Castello (nel parcheggio della chiesa di San Pio X al Sodo). L’appuntamento si terrà sempre con lo stesso orario, la mattina dalle 8 alle 12.
La riorganizzazione
S
arà l’ex Meccanotessile la nuova “casa” dell’Isia. L’istituto superiore per le industrie artistiche si trasferirà definitivamente in via Alderotti, ma solo dopo la ristrutturazione della porzione dell’immobile individuata dal Comune, nel padiglione principale. “Non si risponde solo a un’esigenza dell’istituto, ma si qualificano anche l’ex Meccanotessile e il quartiere”, ha spiegato la vicesindaca Cristina Giachi. Intanto nell’area è iniziata la realizzazione del nuovo giardino, con una serie di operazioni preliminari tra cui la bonifica dagli ordigni inesplosi, dal momento che la zona era stata interessata da intensi bombardamenti aerei. Il terreno scavato è stato accumulato ai margini dell’area di cantiere per “studiarlo”, ed è stato effettuato anche un campiona-
sportelli anagrafici, novità per il servizio
È mento del fondo dello scavo: sia nel terreno scavato che in quello presente sul fondo, in una zona vicina all’edificio – viene spiegato – sono state rilevate concentrazioni di metalli pesanti che non sono adatte alla realizzazione di giardini. Di conseguenza, il Comune procederà all’esecuzione di altre analisi in collaborazione con l’Arpat per mettere a punto un piano di bonifica funzionale
Una parte dell’ex Meccanotessile
alla rimozione o alla messa in sicurezza dei materiali sul fondo dello scavo e allo smaltimento e sostituzione di quello destinato alla realizzazione dei prati. Una fase obbligatoria prima di iniziare i lavori veri e propri di realizzazione del giardino.
scattata la riorganizzazione degli sportelli anagrafici nei quartieri. Sono attivi dallo scorso 13 ottobre i nuovi servizi per quanto riguarda gli orari e la riorganizzazione degli sportelli anagrafici (Pad), che tornano in tutti i quartieri di Firenze. Una nuova modalità di servizio, su prenotazione, è stata attivata per il momento nelle sedi di piazza Santa Croce e via Tagliamento: i cittadini che devono richiedere certificati anagrafici, carta di identità, atti notori e credenziali per i servizi on line possono prenotare un appuntamento chiamando il numero 055.2768359 dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12. Un servizio che – fanno sapere da Palazzo Vecchio – nel 2015 verrà esteso anche alle altre sedi cittadine. Un’altra novità riguarda poi il potenziamento, in tutti i quartieri, del servizio domiciliare, esteso a tutti i cittadini con gravi difficoltà motorie o comunque con un’età superiore agli ottant’anni. Il servizio – viene spiegato – riguarda non solo tutti i tipi di certificazione, ma anche il rilascio della carta di identità e della tessera elettorale. “Dopo un paio di mesi – ha spiegato la presidente della prima commissione consiliare “Affari generali, organizzazione, bilancio e tributi” Cecilia Del Re – verrà valutato se i nuovi sportelli anagrafici riscontrano interesse presso i cittadini. Era uno dei punti del programma del sindaco Nardella sviluppare i servizi all’interno dei quartieri”.
L’iniziativa
quella “ginnastica” per non dimenticare
A Trascorri qualche ora spensierata alla sala da ballo
a nuova onchiglia per ballare e fare nuove amicizie Si balla il Sabato dalle 21,00 e la Domenica dalle 15,30 presso CIRCOLO ANDREONI via A.D’Orso n 8 tel 055602636
nche la memoria può fare “ginnastica”. La direzione servizi sociali del Comune di Firenze organizza così, in collaborazione con l’associazione italiana malati di Alzheimer (Aima), alcuni incontri di “ginnastica della memoria” nei centri anziani della città. Alla base dell’iniziativa c’è l’idea che la memoria possa essere, almeno in parte, preservata dall’usura del tempo grazie all’esercizio continuo, con una sorta di ginnastica che aiuta, a qualsiasi età, a tenere ben saldo il filo della propria vita. Nel quartiere 5 ci si può dedicare a questa speciale “ginnastica” al centro anziani “La Mimosa”: questo mese gli appuntamenti sono in programma il 5, 12, 19 e 26, dalle 10 alle 12. Per informazioni è possibile contattare il centro anziani “La Mimosa” al numero 055.4361076.
Pulizia
una giornata vissuta da “angeli” G
li “angeli” in festa. Sono state centinaia le persone scese in strada lo scorso mese in ogni quartiere di Firenze con ramazze, sacchi, palette e pennelli per ripulire angoli della città, in occasione della festa degli Angeli del Bello. Istituzioni, associazioni, singoli cittadini e studenti hanno partecipato all’iniziativa, che si è svolta contemporaneamente in tutta la città. Nel quartiere 5 al centro delle pulizie sono stati i giardini di via dei Vespucci, dove gli “angeli” si sono occupati della cura del verde, della raccolta delle carte, della sistemazione dei giochi per bambini e della pulitura dei cartelli. Volontari in azione anche al giardino Lippi. “È bello vedere tante persone che in tutti i quartieri si sono mobilitate per prendersi cura di Firenze – ha detto il sindaco Dario Nardella, che ha partecipato all’iniziativa – ringrazio i volontari e la fondazione degli Angeli del Bello per l’ottimo lavoro che stanno svolgendo. È nostra intenzione continuare sulla strada della mobilitazione dei fiorentini attraverso il volontariato perché ognuno si prenda cura di un pezzo di città”. La giornata di festa si è poi conclusa con una cena di beneficenza organizzata per sostenere la Fondazione, cui hanno preso parte oltre quattrocento persone che hanno raccolto l’appello decidendo di contribuire alle attività e ai progetti degli Angeli del Bello.
Quartiere 5
#Luoghi & persone
Novoli . Rifredi . Brozzi
Novembre 2014 | 7
Curiosità
Il rione
e il lippi vuol salvare la sua memoria Nato un centro di documentazione storica per conservare il passato di questo “paese in città” Deborah Macchiavelli
Il rione Lippi in una foto d’epoca: per conservare la memoria del luogo nel 2013 è nato il “centro di documentazione storica”
I
n principio fu la villa LippiRucellai. Un complesso del ‘400 immerso nella piana fiorentina che da Rifredi arriva fino a Sesto. Solo nel 1940 in questo piccolo borgo alla periferia nord-ovest di Firenze venne edificato il primo nucleo di case. Ma è negli anni ‘50 che il Lippi si espande, diventando un vero e proprio rione: una spinta propulsiva avviata dal complesso del Nuovo Pignone, che da Ponte alla Vittoria veniva trasferito in questa zona industriale. Interrotto dalla ferrovia che lo protegge nel suo isolamento, incastonato tra la chiesa e il circolo Arci come vuole la tradizione italiana, il rione mantiene ancora oggi lo status di “paese in città”. Se non un quartiere blasonato, un posto allegro e vivace, come sottolineano i suoi abitanti. La posizione geografica e l’omogeneità sociale, con la popolazione costituita perlopiù da operai e piccoli impiegati, hanno favorito lo sviluppo di una comunità unita. Mancava qualcosa,
però: una narrazione attiva intorno al rione, un elemento che ne raccogliesse e preservasse la memoria. Proprio con questi intenti nasce nel 2013 il “centro di documentazione storica” del rione Lippi. “Il centro ha una funzione precisa: salvare la memoria e la storia del Lippi, che non è una pe-
riferia anonima ma un luogo che ha un’anima che deve essere tirata fuori – spiega Marco Taddei, uno dei suoi fondatori – un modo per riportare col cuore e con la mente le persone al rione, rivolto anche e soprattutto a chi non ci abita più”. Perché chi arriva al Lippi non passa mai per caso. “La cosa
bella del rione è che, ad esempio nei momenti conviviali al circolo, si possono incontrare le diverse generazioni che si conoscono tra loro: questo significa ‘paese in città’ – racconta Maurizio Jaksetic, presidente del circolo – la scuola elementare e il giardino diventano fucine di incontri, attività e
idee. Mentre altri rioni periferici si trovano in zone a più alta viabilità, in via Fanfani, via Rigutini o via Pescetti ci si viene perché si vuole, e ciò consente di avere frequentatori affezionatissimi». Affezionati soprattutto al giardino, che negli anni ‘70 venne occupato per impedire che fosse sostituito da due palazzi. “Soprattutto per quelli della mia generazione, quello non è solo un parco, ma un figliolo”, assicura Jaksetic. E se l’emblema del rione resta il giardino, il circolo e la chiesa sono le sue “piazze”, dove l’antitesi Don Camillo-Peppone è ormai lontana anni luce. “Talvolta, quando dico di essere il parroco del Lippi, molti non sanno nemmeno dove si trovi... – dice don Francesco Ruah – qui non esistono la parrocchia, il circolo o il giardino, ma solo il rione, dove tutti i luoghi diventano un tutt’uno. La forza del rione è proprio questa”.
quando l’arte lascia il segno: il nome deriva da un affresco
L’
arte si è fermata al Lippi. È proprio a un suggestivo affresco che il quartiere deve il suo nome. L’opera, oggi conservata nella chiesa di Santa Maria Mater Dei in via Fanfani, raffigura la Madonna del latte circondata da angeli e santi (nella foto). Secondo un’epigrafe del 1716, l’affresco sarebbe attribuito al pittore fiorentino Paolo Uccello (1397-1475), anche se molto probabilmente fu l’artista della scuola giottesca Pietro Nelli, vissuto tra il XIV e il XV secolo, a realizzarla. L’immagine sacra, conosciuta al tempo come la “Madonna dei Signori Lippi”, era collocata all’interno dell’oratorio nel complesso rurale dell’omonima villa. Verso la fine dell’Ottocento l’appellativo passò poi a indicare il piccolo borgo che la accoglieva, ovvero “il Lippi”.
8 | Novembre 2014
#L’inchiesta
Maltempo/1
super grandinata, i segni rimasti in città
Diversi danni in seguito all’evento del 19 settembre scorso. Per alcuni luoghi conseguenze ancora lunghe
Focus
gli appelli lanciati agli abitanti
“N
on sarà più lo stesso”. “È la prima volta che il giardino dei Semplici viene colpito così duramente”. Parole di Giovanni Pratesi e Guido Chelazzi, direttore e presidente del museo di Storia Naturale, sull’impatto terribile della grandinata del 19 settembre sull’orto botanico. Sono stati tra i primi a rivolgere un appello alla cittadinanza per essere aiutati a ripristinare con urgenza il patrimonio arboreo qui custodito. E la solidarietà non è mancata. Ad esempio uno splendido esemplare di Wollemia nobilis – una delle piante più rare al mondo – è stato donato dal vivaio di Andreas Psenner di Bolzano, per andare a sostituire quello dell’orto botanico, rimasto praticamente “decapitato”. Per dare il proprio contributo alla rinascita dello storico giardino è possibile effettuare un bonifico bancario intestato all’Università degli Studi di Firenze (Iban IT88A0200802837000041126939) con la causale “Per Orto Botanico”. Ma a chiedere un aiuto alla città sono stati anche i monaci dell’abbazia di San Miniato al Monte, i cui “scarni bilanci” – come loro stessi hanno scritto – non consentirebbero di affrontare le ingenti spese necessarie per far fronte alle pesanti conseguenze del maltempo. Chi ha a cuore il futuro della splendida abbazia può inviare un contributo tramite bonifico bancario al conto intestato all’Abbazia di San Miniato al Monte, via delle Porte Sante 34, 50125 Firenze (codice Iban G0616002813100000003360 - causale: “Restauriamo San Miniato”). Mentre la direttrice della Biblioteca Nazionale Centrale, Maria Letizia Sebastiani, ha lanciato un appello singolare: “Dona un euro alla Biblioteca Nazionale”, un modo per raccogliere un piccolo ma significativo contributo da utenti, semplici visitatori e da tutta la cittadinanza (vedi anche articolo alla pagina a fianco). È stato inoltre aperto appositamente un conto di solidarietà: codice Iban IT08W0200802837000103403187, conto solidarietà intestato a Circolo dipendenti Bncf M. L. King. Il conto è intestato al circolo dei dipendenti della biblioteca, che si è fatto tramite dell’iniziativa e che girerà con una donazione alla Nazionale le somme raccolte.
L’orto botanico è stato uno dei luoghi in cui le conseguenze dell’eccezionale evento si sono fatte maggiormente sentire
Sara Camaiora
N
ovembre è il mese in cui Firenze ricorda la grande alluvione, quella che nel 1966 mise in ginocchio la città. Quell’ondata enorme di fango che colpì edifici e opere d’arte, causando vittime e danni, è ancora ben impressa nella mente dei fiorentini. Che lo scorso settembre, per la precisione venerdì 19, hanno vissuto un altro evento anomalo legato al maltempo, la super grandinata che in pochi minuti ha “imbiancato” la città. Niente di paragonabile, ovviamente, con quanto avvenne quarantotto anni fa, ma anche in questa occasione i danni (in alcuni casi ingenti) non sono mancati. E ora, due mesi dopo, la città si porta ancora addosso qualche segno. Conseguenze ci sono state sia per edifici appartenenti al patrimonio artistico che non, e sono stati realizzati interventi di somma urgenza per quasi novecentomila euro. Tra gli edifici colpiti ci sono stati anche quelli scolastici: una delle situazioni più gravi è stata quella della Don Milani, nel quartiere 4, dove una parte del tetto è stata divelta dalla furia della grandine. Per le strade cittadine sono stati necessari interventi straordinari di pulizia e ripristino delle caditoie, mentre i danni più ingenti hanno riguardato il patrimonio arboreo. E ancora, nelle biblioteche cittadine si sono verificate alcune infiltrazioni, mentre fortemente danneggiata è stata la biblioteca Nazionale Centrale: danni che hanno riguardato la struttura e non (fortunatamente) il patrimonio custodito al suo interno. Chissà invece quando potremo rivedere in tutta la sua bellezza l’orto botanico, dove vento e acqua hanno divelto e rovinato varie piante. In frantumi anche le vetrate di alcune serre, ed è stato colpito il tetto di uno degli edifici di via Micheli che si affacciano sul giardino dei Semplici, su cui si è appoggiata una delle piante cadute. Danni anche a una ventina di sepolcri monumentali nel prestigioso cimitero degli inglesi, per la caduta di cinque grossi alberi all’interno dello spazio. Vetrate rotte, infiltrazio-
ni e finestre cedute agli Uffizi, ma per fortuna nessun danno alle opere d’arte. Sono sotto restauro a causa della grandine due importanti opere dell’Angelico conservate al museo di San Marco, dove danneggiati sono stati alcuni ambienti e l’antico cedro del Libano nel chiostro di Sant’Antonino. La furia della grandine non ha lasciato indenne neanche il giardino di Boboli, particolarmente colpito nella sua parte meridionale, comprendente il prato dei Castagni, il viale dei Cipressi, l’isola e il prato delle Colonne. Sono state poi distrutte le vetrate delle
finestre monumentali della facciata romanica della basilica e delle bifore neogotiche del Palazzo dei Vescovi dell’Abbazia di San Miniato al Monte, non da molto oggetto di un restauro.
Alcuni degli alberi colpiti dalla violenta grandinata di settembre: tanti i danni causati in città dall’ondata di maltempo
#L’inchiesta Verso l’anniversario
l’alluvione mezzo secolo dopo: firenze si prepara
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O
ltre duemila, da tutta Italia e non solo. Sono gli Angeli del fango che, nel 2006, si riunirono in Palazzo Vecchio in occasione dei quarant’anni dall’alluvione che sommerse Firenze e a cui loro risposero con uno sforzo enorme per far rialzare la testa alla culla del Rinascimento così duramente colpita. Quei giovani degli anni ’60 si ritrovarono in città per un evento che è stato il fulcro delle commemorazioni quarant’anni dopo quel tragico evento. Commemorazioni che presto torneranno, perché nel 2016 gli anni passati dalla tremenda alluvione saranno cinquanta. E se è ancora presto per conoscere tutto quello che verrà messo in campo per questa ricorrenza, le istituzioni, la Soprintendenza, la Prefettura e l’Università hanno già iniziato a predisporre un comitato per lavorare in sinergia in vista di questo obiettivo. Non mancherà, inoltre, l’impegno dell’associazione Firenze Promuove, che ha già curato gli eventi per il trentennale e che, in occasione del quarantennale, ha coordinato la creazione di un comitato ufficiale che predisponesse tutte le iniziative. “Ci sono tante ipotesi importanti in campo, bisognerà vedere quali progetti si potranno realizzare – anticipa Franco Mariani, presidente dell’associazione – sicuramente ci sarà una messa in Duomo celebrata dall’arcivescovo Betori, che fu in prima persona un angelo del fango. Anche altri tre vescovi sono stati angeli del fango: un progetto potrebbe essere quello di riunirli tutti e quattro insieme in questa occasione”. Il mezzo secolo dall’alluvione sarà un momento di ricordo e commemorazione, ma anche un’occasione per diffondere ed educare alla prevenzione, come sottolinea la
direttrice della Biblioteca Nazionale Maria Letizia Sebastiani. “Ricorderemo il direttore Emanuele Casamassima e i suoi insegnamenti, l’importanza della prevenzione e di un piano adeguato per saper rispondere ai rischi, che anche nell’evento di settembre ci è stato di fondamentale aiuto. Realizzeremo eventi in collaborazione con la comunità ebraica – annuncia – per parlare anche dei danni alla sinagoga e al suo patrimonio, che furono moltissimi”.
Maltempo/2
Web
e alla nazionale torna la “gara” di solidarietà
bncf.firenze.sbn.it Tel. 055.249191
In tanti hanno aiutato la storica biblioteca. Proprio come nel 1966 Sara Camaiora
T
anta solidarietà. C’era stata nel 1966, e c’è stata anche dopo la grandinata del 19 settembre scorso nei confronti della Biblioteca Nazionale Centrale. Due eventi atmosferici straordinari, seppur di diversa portata, anche per la prestigiosa biblioteca: quello di quarantotto anni fa causò svariate perdite all’immenso e inestimabile patrimonio librario, sommergendo quasi un milione di unità bibliografiche ospitate nel seminterrato, al piano terreno e al piano rialzato dell’edificio, mentre quello più recente ha colpito la struttura, procurando danni alla facciata dell’ala nuova che dà su via Magliabechi, alla sala cataloghi, ai lucernai e alle piante del cortile, rendendo urgente lo spostamento del materiale che si trovava
nelle aree colpite, che non potrà essere ricollocato finché non saranno ultimati i lavori di risistemazione. “Per fortuna è scattato immediatamente il piano d’emergenza che ha consentito, grazie all’efficienza del nostro personale, che ringrazio, di riuscire a salvare pienamente il patrimonio librario e di far evacuare velocemente gli utenti senza panico”, racconta la direttrice Maria Letizia Sebastiani. È stata proprio lei a lanciare, nei giorni immediatamente successivi alla violenta grandinata, la raccolta “Dona un euro per la Biblioteca Nazionale”, da svolgere in occasione di aperture particolari e visite alla struttura. Ed è sempre lei a raccontare come, fin da subito, siano stati dimostrati grande affetto e partecipazione. “La nostra direzione generale ha
messo subito in campo 480mila euro per interventi di somma urgenza, ma sono sempre stata convinta che lo Stato debba sì immediatamente intervenire in casi come questo, ma che un sostegno alla cultura possa arrivare anche dalla cittadinanza, perché la cultura è di tutti e per tutti – spiega la direttrice – un euro è il costo di un caffè, una cifra spesso irrisoria per una singola persona ma che, se condivisa da molti, può diventare un contributo importante. Abbiamo ricevuto l’adesione di tante scuole – aggiunge – ed è stato bello veder arrivare gruppi di ragazzi con i loro sacchetti pieni di euro, soddisfatti di dare un aiuto”. Nei prossimi mesi la biblioteca realizzerà, il sabato, visite guidate a tema, che saranno anche nuove occasioni per i visitatori per
Tanta solidarietà da parte dei cittadini per la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze dopo il maltempo dello scorso 19 settembre
poter dare un contributo ai lavori di risistemazione dei locali. “Devo dire che abbiamo avuto richieste di partecipazione da tutto il mondo, da realtà piccole e grandi: tutti si sono sentiti coinvolti nel voler aiutare la prima biblioteca dello stato italiano”, conclude Sebastiani.
10 | Novembre 2014
#Ieri & oggi Il ricordo
Firenze e i suoi quartieri/1
La “città satellite” nata dal nulla: l’Isolotto compie sessant’anni
Alle tre del pomeriggio del 6 novembre 1954 il sindaco La Pira e il cardinale Dalla Costa consegnavano le chiavi dei primi alloggi
U
n quartiere vecchio tre generazioni. È l’Isolotto delle case popolari, delle lotte sociali, del prete ribelle don Mazzi che girò l’altare verso i fedeli ben prima del Concilio Vaticano II, della “città giardino” dove trovarono un tetto immigrati del sud e profughi delle ex colonie italiane, tute blu e impiegati statali, democristiani e “mangiapreti”. Alle tre del pomeriggio del 6 novembre 1954, esattamente sessant’anni fa, nasceva la “città satellite”: oltre settecento famiglie – che nove mesi dopo sarebbero diventate mille – stringevano in mano le chiavi dei primi alloggi, consegnati dal sindaco Giorgio La Pira e dal cardinale Elia Dalla Costa. Un quartiere, l’Isolotto, nato dal nulla a tre chilometri dal centro: una città nella città, ideata per essere autonoma nel verde e nei servizi. Il nucleo originario, costruito dal 1952 al 1961, conta 1.475 appartamenti e quarantatré negozi. In tutto centocinquanta edifici, villette a schiera e palazzi a torre. Su molti dei quali sono ancora visibili le mattonelle di Ina-Casa, che portò avanti il primo piano di edilizia popolare nella Firenze del Novecento. Dietro al progetto i migliori architetti del tempo, tra cui Giovanni Michelucci. La “città satellite” originaria si sviluppava su ottocento metri di lunghezza: al centro la grande piazza dell’Isolotto, intorno micro-isolati, tagliati in due da viali alberati. A sessant’anni di distanza chi è nato all’Isolotto “vecchio” fa orgogliosamente notare la differenza tra la propria casa e i “giganti di cemento” spuntati alla fine degli anni Settanta. Per non perdere la memoria storica della “città giardino”, il Quartiere 4, impegnato in un programma di festeggiamenti fino alla prossima primavera, ha in cantiere anche alcune “passeggiate isolottiane” condotte da architetti.
L’esperto
L’architetto Bugatti: “Tutto pianificato in un unico disegno”
A
ntonio Bugatti, presidente dell’ordine degli Architetti di Firenze nel biennio 2009-2010 e attuale consigliere, è un esperto di interventi di edilizia pubblica. Ha curato anche alcuni recuperi delle case “storiche” dell’Isolotto. Perché l’Isolotto vecchio è un buon esempio del passato? Perché è un quartiere progettato organicamente, partendo dall’idea della città giardino di matrice anglosassone. Tutto è stato pianificato in un unico disegno: viabilità, strade, piazza, servizi, negozi. Un’idea di ieri valida ancora oggi? È ancora attuale per le espansioni urbanistiche. Tuttavia a Firenze più che sull’espansione oggi si punta al recupero di spazi senza consumo di suolo. Se un tempo c’era la città giardino, oggi i giardini entrano in città: il regolamento urbanistico toglie volumi
alle attività dismesse per creare aree verdi. Cosa è, invece, che non va? La città si è sviluppata intorno al nucleo originario in maniera disarticolata. Tra gli anni Settanta e Ottanta le periferie fiorentine sono cresciute in modo incontrollato. Come è successo tra via Canova e l’Argingrosso: sono state costruite solo case senza servizi. L’Isolotto ha sofferto perché progettato per una dimensione urbana che non è stata rispettata dalla pianificazione successiva. Presto piazza dell’Isolotto sarà riqualificata... Ho partecipato a molte assemblee pubbliche per il concorso di idee promosso dal Comune. Tra i cittadini c’è un forte spirito di conservazione delle caratteristiche principali della piazza: molti vogliono mantenerne la riconoscibilità.
3 CURIOSITÀ
Gianni Carpini
3 DATE
Foto: Archivio Comunità di Base Isolotto 6 NOVEMBRE 1954 Vengono consegnati i primi 750 alloggi. Gli altri 255 appartamenti del primo lotto sono assegnati il 24 luglio 1955. 19 MARZO 1963 Nasce la prima scuola in muratura alla Montagnola. Nel 1969 i cittadini presidiano la collinetta contro la creazione di un night club. Tre anni dopo, lì viene inaugurato un asilo. 4 DICEMBRE 1968 Il parroco don Enzo Mazzi è rimosso dall’incarico. Il “prete ribelle” fonda la Comunità di base: al via le messe in piazza dell’Isolotto. IMMONDEZZAIO Prima dei lavori l’Isolotto era la discarica della città: i rifiuti furono ricoperti con materiale di riporto. “AMICI MIEI” Uno scantinato dei palazzi a torre affacciati su piazza dell’Isolotto è stato usato per le riprese del film di Monicelli: era la casa del conte Mascetti. PASSERELLA Prima di quella in cemento (1962), il barcaiolo Renato Pieri costruì un ponticello in legno e corde: 20 lire per attraversare l’Arno, 30 in motorino.
“Qua le strade non avevano nome”
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a sessant’anni vive nel “baco” dell’Isolotto. “E non lo cambierei per nulla al mondo”, assicura Enzo. Lui che varcò la soglia della palazzina a tre piani di via del Biancospino quando era bimbo. Della cerimonia ufficiale ha un ricordo sfocato: “Avevo quattro anni e due giorni – racconta – c’erano bandiere tricolori e biancogigliate, un palco, tanta gente”. Nel 1954 Enzo, insieme a babbo, mamma, fratello e sorella, partì dal Valdarno aretino a bordo di un camion stipato di oggetti. Arrivò in una delle prime abitazioni del villaggio Ina-casa: un condominio dalla forma irregolare – i residenti lo chiamano ancora “baco” – realizzato ai piedi della Montagnola, a est del nucleo storico. A poca distanza c’è invece il “serpente”, un condominio dall’andamento sinuoso affacciato su piazza dei Tigli che, secondo le testimonianze dei “vecchi”, è il capostipite di queste costruzioni. “Allora le vie non avevano nome, erano numerate – spiega Enzo – poi hanno preso una denominazione in base alle piante e ai fiori che si trovavano nella zona”. Il percorso lungo cui crescevano alberi di magnolia è diventato via delle Magnolie, alla presenza dei biancospini si deve il nome della strada omonima. Una delle poche eccezioni è viale dei Bambini, quattrocento metri di corso alberato circondato da vicoli e case basse, che porta fino a piazza dell’Isolotto e ai suoi “grattacieli”. “Chiamavamo così quelle case perché erano le più alte, le uniche a sette piani, con l’ascensore”, racconta con un sorriso. Enzo è cresciuto all’Isolotto mentre il quartiere cresceva con lui. Qua ha fatto le elementari. Andava alle baracche verdi, le prime scuole create “in costruzioni di legno riscaldate con una stufa e due bagni alla turca”. E qua ha avuto anche il suo primo lavoro: appena diciottenne era un operaio della Fiaba, “la ‘fabbrica italiana accessori borse e affini’ – precisa – creata accanto alla chiesa lì dove doveva esserci il circolo del prete, ma don Mazzi decise diversamente”. Nella sua mente conserva l’immagine di un quartiere dove i piccoli giocavano per strada perché passavano al massimo due auto al giorno. Non tutte le vie erano asfaltate, se pioveva si creava un gran pantano, solo l’autobus numero nove portava in centro. Ammette: “A sessant’anni si inizia a vedere il passato con nostalgia”. Poi riflette. “Però che bella cosa premere un bottone e accendere il termosifone: quando ero ragazzo in casa esisteva solo il camino. Alla sera – conclude – i vicini chiedevano la brace per metterla nello scaldaletto: eravamo una delle poche famiglie a potersi permettere una cucina economica a legna”.
#Ieri & oggi
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New entry
Firenze e i suoi quartieri/2
Leopolda e san donato sono gli ultimi arrivati
viaggio nel passato dei rioni fiorentini
I
n principio fu l’Isolotto, poi arrivarono Sorgane (e la sua nave) negli anni Sessanta e Le Piagge, con i mega-condomini a forma di imbarcazione, quasi vent’anni dopo dopo. Nel biennio ’60-’80 i palazzoni di cemento si moltiplicarono e Firenze, da nord a sud, da est a ovest, con la nascita dal nulla di tante micro-città. Andando a spulciare l’albero genealogico fiorentino, gli ultimi “fiocchi azzurri” tra i quartieri residenziali sono due. Il primo è l’isolato nato alle spalle dell’ex stazione Leopolda, sei ettari con un hotel a quattro stelle e abitazioni all’interno di palazzi eleganti. Nonostante il complesso abbia compiuto sei anni, i residenti aspettano ancora che i cantieri per creare giardini e strade siano conclusi. L’altro quartiere, nato lì dove prima esisteva l’immensa area industriale Fiat da trentadue ettari, è quello di San Donato, a Novoli. Il primo tassello, il polo universitario delle scienze sociali, ha undici anni di vita. Nel corso del tempo si sono poi aggiunti altri pezzi a questa cittadella: case, parco (2008), multiplex (2011) e Palagiustizia (2012). All’appello manca ancora una superficie grande 57mila metri quadrati da riqualificare.
Brozzi ha spento 205 candeline, il Galluzzo va per le seicento. E Campo di Marte vanta due “padri” Gianni Carpini
La Certosa “svetta” sul Galluzzo, uno dei rioni fiorentini a poter vantare una lunga storia alle proprie spalle
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anti auguri periferia fiorentina. Se l’Isolotto spegne sessanta candeline, altri quartieri – nati anche loro fuori dalle mura – non hanno niente da invidiargli. Alcuni sono addirittura ultracentenari. Brozzi, ad esempio, ha spento 205 candeline. Legnaia è poco più anziana, Campo di Marte è della stessa generazione, mentre il Galluzzo – al confronto dei precedenti – è un “vecchietto” che il prossimo anno festeggerà un’età tonda tonda. Il trio Brozzi-Legnaia-Galluzzo, pur trattandosi di zone diverse e lontane fra loro, è accomunato da un destino analogo: sono tre ex comuni autonomi che, col passare del tempo, sono stati smembrati e “mangiati” dalle città vicine. Partiamo dal più anziano. Dopo essere nato come piccolo borgo duecentesco, il Galluzzo diventa un territorio con un proprio governo (ai tempi c’era il podestà) dal 1415, spiegano gli storici. Tra pochi mesi festeggerà
quindi seicento anni. Per la cronaca: il paese, a due passi dalla Certosa, diviene comune autonomo nel 1881 e rimane tale fino al 1931, quando una parte della sua area viene inglobata da Firenze, mentre il resto è diviso tra gli altri “vicini di casa” Scandicci
e Bagno a Ripoli. Legnaia, a due passi dall’Isolotto, ha più del triplo dell’età della “città giardino”: 206 anni. Nel 1808 è dichiarato comune autonomo con un territorio amministrativo di quarantatré chilometri quadrati: perde questo status nel 1865 e oggi il ri-
one si estende appena lungo settecento metri di strada. Dall’altra parte dell’Arno, i brozzesi vanno particolarmente fieri della storia del loro borgo: una bella targa, posizionata nel cuore del rione, ricorda che l’edificio principale affacciato su piazza Primo mag-
gio è stato in passato sede del municipio. Brozzi diventò un comune nel 1809 e rimase tale fino al 1928. Il primo sindaco fu tale Filippo Papini, ricco abitante del luogo. Vicende diverse, invece, per Campo di Marte, che compare per la prima volta sulle mappe della città, con una forma ben definita, 202 anni fa, nel 1812. Può vantare due “babbi”: il padre “naturale” è l’architetto fiorentino Luigi de Cambray Digny, che qui realizza i primi edifici per l’addestramento dell’esercito toscano dopo l’occupazione francese (quasi un secolo dopo la zona ospiterà il polo sportivo fiorentino). Il papà “adottivo” è invece Giuseppe Poggi, che si prende cura del quartiere nella seconda metà del Novecento per i lavori di Firenze Capitale, creando una zona dedicata alle parate militari. Tutto il resto è storia recente.
12 | Novembre 2014
#Focus Il rapporto
Il 25 novembre
sempre più richieste d’aiuto. e aumentano le italiane che si rivolgono ai centri
una giornata contro la violenza sulle donne
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el periodo che va dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2013, in Toscana sono state ventotto le vittime di femminicidio. Nello stesso periodo, 8.218 donne si sono rivolte ai venti centri anti-violenza toscani. Sono i numeri del quinto rapporto sulla violenza di genere in Toscana, che segnala una crescita delle richieste d’aiuto da luglio 2012 a luglio 2013, quando il numero di donne che si sono rivolte ai centri è aumentato del 22,9 per cento rispetto all’anno precedente. L’aumento – viene spiegato – è determinato da un incremento del numero di donne italiane, principalmente appartenenti alla classe media, che vi si sono rivolte.
Serena Wiedenstritt
I
l 25 novembre si celebra in tutto il mondo la giornata contro la violenza sulle donne. Una battaglia che a Firenze viene combattuta ogni giorno da alcune realtà, come Nosotras, associazione di donne migranti e italiane che hanno deciso di affrontare insieme diversi momenti di difficoltà, condividendo modi e soluzioni e cercando di trovare nuove spinte verso il domani. Nosotras nasce nel 1998: “Veniamo interpellate per le giornate dedicate alla donna, l’8 marzo e il 25 novembre, ma svolgiamo un lavoro costante e quotidiano rivolto all’ascolto delle problematiche femminili – spiegano dall’associazione – i nostri sportelli di Firenze, Empoli, Scandicci, Signa e Lastra a Signa sono luoghi di primo ascolto delle donne, da qui le orientiamo verso i centri specializzati, se sono vittime di tratta, violenze domestiche o mobbing sul lavoro. Le indirizziamo quin-
S.W.
di al tessuto associazionistico o professionale presente sul territorio toscano e in grado di dar loro risposte certe”. Un fronte particolarmente caldo per Nosotras è quello della prevenzione delle mutilazioni genitali femminili, a cui l’associazione ha dedicato una linea telefonica specifica (il numero è 055.2696715 ed è attivo ogni martedì e venerdì in orario di ufficio). “Quest’anno saremo, come sempre, attive su più fronti per ribadire il no alla violenza sulle donne – continuano dall’associazione – e lo faremo con mezzi che sono vicini all’universo femminile. Per esempio, nel caso delle mutilazioni genitali, il numero verde nazionale risponde alla polizia di stato e spaventa le donne che potrebbero utilizzarlo. Il nostro è invece un servizio piccolo ma capace di raccogliere le paure e le incertezze di tante donne che vogliono capire e uscire dal dubbio”. Un’altra associazione da sempre
impegnata in città a fianco dei più deboli, donne e minori, è Artemisia. Tanti i progetti che vengono portati avanti, fra cui quello sperimentale “Accoglienza integrata di emergenze”, che intende rispondere alla necessità di ospitalità immediata per le donne e i nuclei madre-bambini che si trovano in pericolo per situazioni di violenza. Il servizio è attivo con una reperibilità telefonica 24h/7, e le donne possono trovare accoglienza in due case rifugio a indirizzo segreto. Parallelamente va avanti anche il progetto “L’asilo che non c’è”, un asilo che non ha indirizzo ma che ha come sede la casa rifugio, dove i bambini possono restare mentre le mamme vanno a lavorare. Sempre per i piccoli, ma per quelli in età scolare, Artemisia porta avanti incontri di formazione per prevenire l’insorgenza di fenomeni di violenza.
Il personaggio
L’impegno di Daniela Morozzi: “utilizzo la mia visibilità” D
aniela Morozzi, fiorentinissima, è Vittoria di “Distretto di polizia”, ma è soprattutto una persona che si impegna, giorno dopo giorno, nelle battaglie in cui crede. Fra queste, quella contro la violenza sulle donne: “Il mio impegno nasce dalla politica, a fianco delle donne metto a disposizione la mia visibilità e quello che so fare. Diciamo che cerco di trasformare la mia visibilità in credibilità”, spiega Daniela. Nasce così “Articolo femminile”, recital concerto tratto da articoli su storie di donne, di ingiustizie e di soprusi, interpretato insieme a Stefano Cantini, seguito da Mangiare bere dormire, storie di badanti e badati, un viaggio attraverso la quotidianità delle collaboratrici familiari che assistono gli anziani, in cui è affiancata da Leonardo Brizzi. Ma l’impegno di Daniela Morozzi non si ferma sul palcoscenico: “Sono convinta della necessità di riconoscere l’identità femminile, di combattere gli stereotipi di genere, dal linguaggio
ai dati di fatto. Questo non vuol dire marcare la differenza rispetto all’universo maschile, con cui invece credo sia importante lavorare per arrivare a un punto di incontro. Purtroppo a volte ho l’impressione che invece di andare avanti si torni indietro: ma è normale che nel 2014 si debba ancora difendere la 194?”, si chiede l’attrice, impegnata, tra le altre cose, nella promozione della conoscenza delle attività dei consultori fra le giovanissime. Progetti in corso? “Mi piace citare Liberetutte, centro anti-violenza di Montecatini dove si cerca di affrontare ed elaborare il trauma della violenza e gli effetti che questa produce sia sulla donna vittima, sia sui figli che assistono agli atti violenti. Ci lavora un gruppo di donne bravissime, davvero capaci di comprendere lo stato d’animo di chi subisce qualsiasi tipo di violenza”, conclude Morozzi. Per informazioni: www.liberetutte.org.
#Politica
Novembre 2014 | 13
Istituzioni
PROVINCIA ADDIO, ARRIVA LA CITTÀ METROPOLITANA Dario Nardella “super sindaco” alla guida di 42 comuni Valentina Buti
A
ddio Provincia, ecco la città metropolitana. Il debutto del nuovo organismo nato con la “rivoluzione” istituzionale della riforma Delrio si è avuto il 15 ottobre scorso, con la prima riunione dell’assemblea metropolitana. 18 i consiglieri, tutti amministratori del territorio, tra cui molti sindaci, a stragrande maggioranza Pd. La novità rispetto al passato è che non sono stati eletti dai cittadini, ma dai rappresentanti delle amministrazioni locali. Inoltre non percepiscono indennità, con conseguenti risparmi per le casse pubbliche. A
presiedere il nuovo organismo, che diventerà operativo dal 1° gennaio 2015, è Dario Nardella, sindaco del capoluogo e d’ora in poi “super sindaco” metropolitano, alla guida di 42 comuni e quasi un milione di abitanti che popolano un territorio vasto ed eterogeneo, da Marradi a Lastra a Signa. Come vice avrà la sindaca di Empoli Brenda Barnini. “Un momento storico – lo definisce Nardella – che mette fine a un’attesa lunga 15 anni. Le città metropolitane sono la lepre d’Italia, il 40 per cento della ricchezza del Paese passa da queste aree, dove vive il 38 per cento degli italia-
ni. Sarà per merito loro se usciremo dalla crisi”. Per quanto riguarda Firenze, Nardella stima che la nuova città metropolitana, con lo sblocco delle opere pubbliche che la interessano da vicino – dalla tramvia alla nuova pista di Peretola – sia in grado di creare da sola 20mila nuovi posti di lavoro nei prossimi 5 anni. “Visto il potenziale delle città metropolitane – conclude – è essenziale che il governo ora fornisca gli strumenti economici necessari per renderle operative al cento per cento”. Il nuovo organismo dovrà ora stendere lo statuto che ne definirà le competenze.
LE DATE
15 ottobre 2014
prima riunione del consiglio metropolitano
1° gennaio 2015
entra a pieno regime la città metropolitana I NUMERI
42 comuni 1 milione di abitanti L'ASSEMBLEA
18 consiglieri metropolitani
14 Pd, 1 Forza Italia, 1 M5S, 1 Città metropolitana Territori Beni comuni, 1 liste civiche Città metropolitana
L’intervista
Bettarini: “Una grande occasione da cogliere” Giovanni Bettarini, assessore di Palazzo Vecchio con delega alla città metropolitana, qual è la priorità per quella di Firenze? La città metropolitana è una grande occasione da cogliere. Non solo per i risparmi che comporta con l'abolizione degli stipendi di presidente, assessori e consiglieri. Nasce con l'obiettivo di coniugare innovazione, semplificazione e crescita. Per questo, tra le prime misure che metteremo in campo ci sarà la creazione di uno sportello unico per le attività produttive a cui possano rivolgersi tutti coloro che vogliono aprire un'azienda, dall'Alto Mugello a Scandicci. Il punto di partenza su cui stiamo lavorando è il Suap del Comune di Firenze. Non è ancora chiaro quali competenze avrà la città metropolitana. Lavoro e formazione le vorrebbe la Regione. Cosa farete? Siamo convinti che quelle deleghe siano a misura di città metropolitana. Nelle scorse settimane abbiamo incontrato il Consiglio delle aziende di Firenze, che riunisce una ventina di grandi imprese e multinazionali che investono e producono lavoro nell'area metropolitana. Si parla di realtà importanti come Gucci, Ferragamo, Menarini, General Electric, che in totale valgono 220 miliardi di euro l'anno. La richiesta che ci hanno fatto è di avere un solo referente nella pubblica amministrazione sul territorio. È nostra intenzione muoverci in questa direzione. Un territorio vasto e con molte sfaccettature: ce la farete a tenerlo unito? Nessuno sarà lasciato per strada. La sfida sarà combinare le potenzialità di ciascun comune, valorizzandole al meglio. Partiamo da una buona base, in verità, perché è dimostrato che la nostra città metropolitana è quella che sta andando meglio in Italia sul fronte dell'occupazione, dell'export e della capacità produttiva. Capitolo tasse, aumenteranno con la città metropolitana? Una cosa è certa: i cittadini non ne pagheranno di più. Ma va fatta chiarezza sul bilancio della Provincia, vanno verificati i fondi che arriveranno dal governo centrale. Servono strumenti economici adeguati per far funzionare la città metropolitana.
14 | Novembre 2014
#La città che cambia Tramvia
Avanti coi cantieri: doppi turni anti-ritardi Valentina Buti
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urni doppi nei cantieri per recuperare i novanta giorni di ritardo accumulati dalla primavera scorsa nella realizzazione delle linee 2 e 3 del tram che collegheranno rispettivamente piazza dell'Unità all'aeroporto di Peretola e la stazione (via Alamanni) all'ospedale di Careggi. È l'accordo raggiunto tra Palazzo Vecchio e le ditte incaricate dei lavori. L'obiettivo è quello di “rimettersi in pari” entro il prossimo giugno, per rispettare la fatidica scadenza dei “mille giorni” di lavori in corso in città annunciata dal Comune. Lo slittamento, dovuto in parte a “motivi tecnici” come le lungaggini legate alle procedure dei subappalti, ma anche – hanno lamentato le ditte – alla lentezza delle ordinanze con cui è stato dato il via libera ai lavori, sarà recuperato mettendo all'opera squadre doppie di operai, specie nei cantieri più complessi. In tema di cantieri, dopo l'apertura nel mese di ottobre di quelli in piazza Leopoldo, piazza Vieusseux e via di Novoli – una delle “zone rosse” in città, dove la viabilità sarà rivoluzionata per 270 giorni – a fine novembre, con un mese di ritardo sulla tabella di marcia iniziale, dovrebbe essere realizzato il ponte Bailey sul Mugnone all'altezza di via Leone X e via Crispi, che sosti-
tuirà quello dello Statuto che verrà chiuso. Una prima verifica del cronoprogramma è poi prevista il 14 novembre, con un nuovo incontro tra imprese e Comune. L'obiettivo è scongiurare il rischio di una nuova “linea 1”: il ricordo dei disagi provocati dalla posa a singhiozzo dei primi binari del tram è ancora vivo in cittadini e commercianti. E proprio per venire incontro ai negozi coinvolti dai cantieri il Comune sta mettendo a punto una serie di provvedimenti ad hoc, a partire dallo sconto sulla Tari. Lo sgravio dovrebbe interessare un migliaio di esercizi, e sarà modulato in base al grado di criticità dei cantieri, mappati zona per zona. Non saranno lasciati soli nemmeno i commessi e i lavoratori, per i quali Palazzo Vecchio, insieme alla Regione, metterà in campo – se necessario – la cassa integrazione in deroga (fino a un massimo di cinque mensilità nell'arco del 2015 per ciascun lavoratore). Via libera anche al microcredito per i lavoratori senza ammortizzatori sociali, che potranno ottenere un prestito di tremila euro da restituire con interessi che saranno pagati dalla Regione. Le aziende con più di cinquanta dipendenti operative nel settore commerciale potranno invece fare ricorso alla cassa integrazione straordinaria.
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#La città che cambia Viabilità
Novembre 2014 | 15
Come ti raggiungo l’ufficio: le “strategie” contro le code
Serena Wiedenstritt
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ar sharing, carpooling, autobus o bicicletta. I fiorentini alle prese con i grandi cantieri della tramvia (vedi pagina a fianco), in attesa di potersi spostare sui binari cittadini, per non restare imbottigliati nel traffico si lanciano in “esperimenti” di mobilità alternativa. Il che significa condividere la propria auto con il collega d'ufficio che abita nello stesso quartiere, piuttosto che lanciarsi in “prodezze” del tipo bici più treno. Aumenta il numero dei fiorentini che, dopo i primi giorni di code, ha deciso di lasciare la macchina in garage come il sindaco Nardella ha auspicato più volte, mentre alcune aziende stanno valutando soluzioni come quella di permettere, almeno alcuni giorni alla settimana, ai dipendenti di svolgere il proprio lavoro da casa. Ora che anche il patron di
Virgin, Richard Branson, ha sdoganato il “lavoro agile” con alcune recenti dichiarazioni in cui proponeva di abolire del tutto orario di lavoro e conteggio dei giorni di ferie, anche alcune aziende fiorentine hanno varato forme di lavoro più snelle grazie alle infrastrutture digitali. Del resto, lo scorso anno a Milano il 6 febbraio la giornata del lavoro agile aveva raccolto l'adesione di un centinaio tra aziende private, enti pubblici e studi professionali, segno dei tempi che cambiano, tramvia o non tramvia. E se tirano un sospiro di sollievo le tante persone che hanno stabilito il proprio ufficio in casa, per le altre parte la sfida alla ricerca della soluzione più economica, soprattutto in termini di tempo, per raggiungere i rispettivi posti di lavoro. La bici va per la maggiore, ed è anche uno dei mezzi su cui
punta più il Comune, che qualche settimana fa ha improvvisato una gita su due ruote sotto la pioggia per il centro di Firenze per presentare il progetto “2x4”, che promuove il trasporto sostenibile, con una funzione anche sociale. In pratica, tutte le officine della rete Gestioncar, oltre alle auto, avranno in dotazione bici “di cortesia”, da offrire gratuitamente ai clienti per il tempo di fermo auto necessario alla riparazione. Le biciclette, recuperate dai detenuti del carcere di Sollicciano che ha aderito al progetto “Piedelibero” promosso dalla cooperativa sociale Ulisse, provengono dai depositi comunali. Non tutti, però, possono abbandonare i mezzi a motore: per chi deve fare un percorso più lungo di quello che si può coprire in sella alle due ruote, la condivisione del viaggio è
Le mosse
Appuntamento all’angolo... C una delle soluzioni che vanno per la maggiore. A Firenze il cosiddetto “ride sharing” piace: lo confermano le statistiche di BlaBlaCar, la piattaforma on line che mette in contatto automobilisti con posti liberi a bordo delle proprie auto con persone in cerca di un passaggio che viaggiano verso la stessa destinazione. Il capoluogo toscano è sesto in Italia fra le città più cliccate da chi cerca/offre passaggi su un’auto condivisa. Un'abitudine che, spostamenti “importanti” a parte, sta entrando a far parte sempre più del quotidiano dei fiorentini.
ondividere il viaggio o condividere l’auto? Sono tanti i colleghi che vivono nello stesso quartiere che la mattina si danno appuntamento “all’angolo” per attraversare insieme la città alla volta dell’ufficio. Numerosi, ultimamente, anche gli studenti che hanno scoperto che per raggiungere il polo universitario si può prendere una macchina sola, basta cercare di concordare l’orario della sveglia.
...E boom del car sharing M
a sono sempre più anche gli appassionati del car sharing. Per chi la mattina parte da casa con una serie di “missioni” da svolgere prima di entrare al lavoro, come portare il bambino all’asilo e fermarsi a fare la spesa, far coincidere tempi e orari non è così scontato. Ed è forse anche per questo che a Firenze, in cinque mesi, il nuovo servizio “Car2go” ha registrato circa diecimila iscritti e centomila noleggi. La sua formula si distingue per il flusso libero: libero accesso alle Ztl, parcheggio gratis, benzina e assicurazione incluse nella tariffa al minuto, ma soprattutto la possibilità di fermarsi dove si vuole, lasciare la macchina – il parco vetture comprende solo Smart, decisamente più comode da “piazzare” – e muoversi di nuovo a piedi fin quando non se ne ha ancora bisogno.
Per lo studio, la cura, l’assistenza e l’informazione sui tumori cerebrali infantili
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#Attualità
Novembre 2014 | 17
Curiosità
arte, monete e francobolli, la “crisi” dei collezionisti Difficoltà economiche e non solo: sempre meno appassionati in città Sara Camaiora
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i collezionisti che riempiono intere stanze di cimeli o quadri preziosissimi, probabilmente ce ne sono sempre meno. Difficile incontrare, se non nella finzione cinematografica, battitori d’asta dal fiuto infallibile e dalla passione incontenibile, come il Virgil Oldman protagonista de “La migliore offerta” del regista Giuseppe Tornatore. Ma certo non manca, anche a Firenze, chi ancora ha il piacere di accumulare oggetti più o meno di pregio. Crisi permettendo, ovviamente: proprio per le difficoltà del momento, alcuni dei più tipici oggetti da collezione risultano ora “fuori budget” per molte persone, finendo così per essere meno in auge. A riscuotere sempre un discreto successo sono invece i mercatini in cui reperire materiale (meglio se a poco prezzo) come fumetti o altri oggetti da collezione. Ma partiamo proprio dal mondo dell’arte. Pochi ma buoni: si potrebbero definire così i collezionisti di opere d’arte pregiatissime, stando almeno a quanto testimoniano da una nota casa d’aste fiorentina. “La crisi ha colpito un livello medio di collezionismo, i collezionisti di opere preziose erano e restano di nicchia, ma ci sono – viene fatto presente – ovviamente i tempi cambiano e le figure dei collezionisti del passato ormai non ci sono più”. Così come non ci sono più gli appassionati di francobolli di una volta. Il circolo filatelico fiorentino, nato nel 1923, ha visto negli ultimi tempi una drastica diminuzione dei suoi associati, pur continuando a portare avanti svariate iniziative ed esposizioni. “Siamo passati da 253 soci ai venticinque attuali e diciamo che siamo tutti un po’ avanti con gli anni, almeno dai cinquanta in su: un po’ sicuramente a causa delle minori disponibilità economiche, un po’ anche perché con la rete è molto più semplice reperire e acquistare ogni tipo di materiale, perciò riunirsi in un’associazione per tanti giovani è superfluo – spiega il
presidente Alessandro Tomasi – ci incontriamo il giovedì e la domenica in piazza San Pancrazio, nella sede dell’unione nazionale ufficiali in congedo che ci ospita dallo scorso anno, consentendoci di risparmiare l’affitto. Realizziamo però ancora molte iniziative di interesse culturale, collaborando con le istituzioni e mettendo insieme il materiale per
mostre legate a particolari commemorazioni”. Sempre meno diffusa anche la numismatica. “La clientela di una volta non c’è più, ma come si fa con questa crisi... lavoriamo per lo più con persone anziane, ma è sempre più un problema comprare”, lamentano da un celebre negozio di monete antiche e moderne.
Focus
ma il “low cost” resiste ancora
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umetti, vecchie radio ma anche tappi e sottobicchieri da birra. C’è un mondo di collezionisti “low cost” in città che si appassiona agli oggetti più disparati, dai più comuni a quelli più originali. Artigianato e antiquariato, del resto, sono molto diffusi in tutta la Toscana, e non mancano occasioni per trovare manufatti di ogni tipo e prezzo. Lo sa bene l’associazione collezionisti fiorentini, nata nel 2010 proprio con lo scopo di valorizzare la cultura dell’inventiva artigianale, con eventi ad hoc come mostre o incontri per favorire scambio e collezionismo. “È un settore che vede un interesse trasversale, ai mercatini incontriamo famiglie intere ognuna concentrata su cose differenti – racconta Patrizia Poggiolini, la presidente dell’associazione – sono poche le persone che si possono permettere antiquariato prezioso, ma tante invece sono interessate a oggetti ‘storici’ più economici: vanno molto, ad esempio, vecchie radio a valvole, giradischi e grammofoni, ma anche libri e prodotti Richard Ginori”. Attira grandi e piccini anche il mondo di fumetti e figurine. “Tendenzialmente abbiamo una clientela giovane, ma è difficile categorizzare: i fumetti sono ‘generazionali’, ognuno è portato ad acquistare quelli del suo periodo – spiegano da un negozio che acquista e scambia figurine, fumetti, libri e carte da gioco – sicuramente ci sono più lettori che veri e propri collezionisti, ma sono in tanti ad attendere pazientemente il numero del fumetto preferito per metterlo da parte”. E non è difficile nemmeno trovare chi ancora scambia le figurine. “Gli album dei calciatori vanno sempre per la maggiore”, viene confermato. Ha la sua sede centrale e il suo presidente a Firenze anche un’associazione di collezionisti molto particolare, nata nel 1980, “Il barattolo”, dedicata a tutto ciò che riguarda la birra, dai bicchieri alle bottiglie e molto altro ancora. “I nostri soci sono duecento, a Firenze una ventina – dice il presidente Silvano Caneschi – abbiamo una rivista bimestrale e ci riuniamo periodicamente per scambiarci oggetti. Si tratta di materiale che si può recuperare senza spendere cifre enormi, a volte basta un viaggio in una città, una tappa in una birreria storica ed ecco che si trovano un sottobicchiere da collezione o una bottiglia particolare”.
18 | Novembre 2014
#Fiorentina Il calendario
Promesse/2
aspettando la juventus
l’ascesa del “piccolo” bangu
U
n novembre insidioso per i viola in campionato. Dopo la trasferta di Genova contro la Sampdoria di Sinisa Mihajlovic, domenica 9 a Firenze arriva il Napoli: la mente di tutti non può non tornare al 3 maggio scorso, quando all’Olimpico di Roma i viola furono sconfitti proprio dai partenopei nella finale di Coppa Italia, in una serata ricordata però soprattutto per quello che avvenne fuori dal campo. Dopo la sosta per lasciare spazio alle nazionali, il 23 novembre si riparte da Verona, contro quella che ormai non è più una sorpresa, ma una certezza, della serie A italiana. Da stare attenti, ovviamente, soprattutto all’eterno Toni, ex di turno. Il mese di campionato si conclude domenica 30 con la seconda trasferta consecutiva per la Fiorentina, questa volta sul campo del Cagliari. Montella contro Zeman: probabilmente nessuno si annoierà. Poi sarà già dicembre, che partirà col botto: la prima partita del mese è in programma al Franchi contro la Juventus. Una sfida che ricorda forse qualcosa? Lorenzo Mossani
Promesse/1
baba & berna, non chiamatele riserve I due giovani attaccanti alla conquista di Firenze Irene Delfino
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osì diversi che si trovano a meraviglia, Baba e Berna. Federico nato a un centinaio di chilometri da Firenze, nella Carrara dai marmi bianchissimi, mentre il senegalese comincia la sua avventura a Thiès, a più di quattromila chilometri dal Franchi. Diversi anche i loro percorsi per diventare “calciatori veri”: più lineare quello dell’estroso mancino, che a quattro anni viene accompagnato nei campetti dell’Atletica Carrarese. Due anni dopo è già nel club
empolese del Ponzano e a nove anni arriva a Firenze, tra le fila dei Pulcini. Gli osservatori viola avevano notato le grandi doti di quel bimbo che correva spensierato dietro al pallone. Pallone che non voleva mai smettere di rincorrere, di calciare, neanche a casa, dove per sua stessa ammissione ha spaccato bicchieri e perfino muri. Spensierato come il calcio della Fiorentina di Montella, che non a caso ha creduto in Bernardeschi mentre alcuni osservatori lo consideravano troppo gracile per il
grande calcio. Il fisico imponente non è invece mai mancato a Babacar: in tanti lo ricordano al suo esordio in serie A, a 16 anni, con la maglia viola addosso a un fisico da ventenne. Ma Khouma è nato solo un anno prima di Berna, nel marzo 1993. Complicato l’arrivo in viola del “ragazzo dai mezzi illimitati”, come lo definì Prandelli. Mezzi tecnici che sfuggirono a due osservatori della Fiorentina, che lo scartarono ai provini. Ma un intermediario africano non si perse d’animo e decise di proporlo
proprio a Corvino. L’ex ds, quando si trovò di fronte il quindicenne attaccante in forza alla squadra senegalese del Ries, non ci pensò due volte ad acquistarlo per 35mila euro. La strada sembra in discesa per il più giovane giocatore della Fiorentina ad aver segnato un gol tra i professionisti, ma nella stagione targata Mihajlovic per il vice-Gila cominciano i problemi. Per farlo maturare, nel gennaio 2012 la Fiorentina gli fa preparare la valigia destinazione Spagna, Racing de Santander. Continua il giro di prestiti alla ricerca del vero Baba, la prima punta moderna, faro al centro dell’attacco ma al tempo stesso mobile e tecnicamente dotato. Passa prima da Padova, poi da Modena dove, grazie al lavoro di Novellino, la scorsa stagione trascina a suon di gol (venti, per la precisione) gli emiliani ai play off. Come Berna, il fantasista in prestito al Crotone. Le ex promesse tornano all’ovile, ora sono due attaccanti veri con un’intesa perfetta. E non chiamatele riserve.
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Periodico d’informazione locale. Anno VIII n.51 del 3 novembre 2014. N° reg 5579 del 17/05/2007 Tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 23957. Spedizione in a.p. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10. Distribuito da NEXIVE S.p.A.
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Bergamo c’è chi ricorda ancora il “caso” di Andy. Così si fa chiamare Luzayadio Bangu, il talentuoso centrocampista congolese classe ‘97 finito al centro di un caso diplomatico con l’Atalanta quattro anni fa. Quando il tredicenne Bangu militava nelle fila dei giovani atalantini, l’ex ds Corvino lo portò a Firenze. Alla corte di mister Guidi, suo attuale allenatore in Primavera, vinse lo scudetto nei Giovanissimi. Poi il passaggio negli Allievi e, a soli quindici anni, il salto in Primavera. Il resto è storia recente, come la convocazione in Bielorussia con Pasqual e compagni. Segno che Montella non perde di vista il “piccolo” Bangu. Piccolo di età e pure fisicamente, con i suoi 170 centimetri per 57 chili, ma veloce, con ottime doti tecniche e il “vizio” di vedere bene la porta avversaria. Può giocare centrocampista centrale, mezz’ala o trequartista: insomma, un jolly prezioso, in tutti i sensi. Visto che il suo cartellino, in costante ascesa, si attesterebbe sugli 800mila euro, il valore più alto tra i baby viola. Qualche mese fa sono stati avvistati due osservatori dello United allo stadio delle Due Strade. Obiettivo: portarlo in Inghilterra prima che il suo valore salisse troppo. Ma il colpo questa volta non è riuscito. I.D.
Dopo le insidiose sfide di questo mese, a dicembre al Franchi arriverà la Juventus: la scorsa stagione finì 4-2 per i viola, al termine di una indimenticabile rimonta
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Il Reporter del Q5 raggiunge le famiglie del quartiere 5 di Firenze.
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#Sport
Novembre 2014 | 19
Il torneo femminile
A tu per tu
lo squash fiorentino ha trovato una stella
Classe 2001, Marco è già una promessa di questa disciplina
il “sei nazioni” in città
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opo il test match Italia-Australia allo stadio Artemio Franchi nel 2012, il grande rugby tornerà a Firenze per una gara del Sei Nazioni femminile. Una vera novità per la palla ovale. Il consiglio federale della Fir ha scelto il campo Mario Lodigiani (ex Padovani), proprio di fronte allo stadio Franchi, per la sfida tra le azzurre del rugby e l’Irlanda. La scelta di Firenze è anche un omaggio al ct Marco De Rossi, che si divide tra la responsabilità della Nazionale in rosa e l’Aeroporto di Firenze Rugby in serie A. L’appuntamento è domenica 8 febbraio 2015. L’organizzazione dell’evento è stata affidata ad Aeroporto Firenze Rugby. “Questa investitura da parte della Fir è per noi un motivo di grande orgoglio e soddisfazione – commenta il presidente di Aeroporto Firenze Rugby Giacomo Lucibello – ci faremo trovare pronti per ripagare la fiducia che è stata posta nella nostra società e per garantire alla città le migliori condizioni per godere di un evento del genere”.
Palla ovale “in rosa” protagonista in città: al campo Lodigiani si sfidano Italia e Irlanda
Sim.Spa.
Basket
obiettivo ripartenza
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Carlo Marrone
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orse non tutti sanno cosa è lo squash, e che nel quartiere esiste una delle (poche) palestre fiorentine dove si può praticare questa disciplina, la City Club 99. Ed è proprio qua che si allena un campioncino di questo sport, Marco Barsotti, classe 2001. Ma andiamo con ordine. Lo squash nasce a Londra nel 1830, ed è tuttora molto più conosciuto e diffuso nei paesi anglosassoni. Si gioca in un ambiente chiuso di circa sei metri per nove, con una racchetta simile a quella da tennis ma molto più leggera e fine e con una pallina di gomma del diametro di circa quattro centimetri. Il gioco consiste nel colpire la pallina facendola rimbalzare sulla parete, alternandosi con l’avversario. Si ottiene il punto quando l’avversario non riesce a colpire la palla prima del secondo rimbalzo. Si tratta insomma di uno sport estremamente impegnativo dal punto di vista fisico, classificato tra l’altro come una delle attività agonistiche più sane dalla rivista Forbes nel 2003. Marco, come ti sei appassionato a uno sport così particolare? È stato grazie a mio fratello Lorenzo: giocava già prima di me e io lo seguivo nei vari tornei che ha fatto in giro per tutta l’Italia. Mi sono subito sentito a mio agio nell’ambiente e ho deciso di provare anch’io, appassionan-
W eb squashfirenze.it
domi immediatamente. Lo trovo uno sport molto divertente, ma non sono da sottovalutare la componente agonistica e lo stress mentale. Bisogna riuscire a mantenere la concentrazione per tutto il tempo dell’incontro, non basta buttare una pallina contro un muro. Quali sono stati, finora, i tuoi risultati sportivi? Nella stagione 2013/14 sono riuscito a vincere due tornei nazionali nella categoria esordienti, il primo a Riccione e il secondo a Bari, e nella stagione precedente avevo già collezionato un secondo e un terzo posto. A fine giugno sono stato inserito nella lista degli atleti di interesse nazionale della Figs (Federazione Italiana Gioco Squash): è una lista di ventidue atleti, maschi e femmine tra i 13 e i 19 anni, che la federazione ritiene particolarmente promettenti. Così giovane hai già ottenuto ottimi risultati: quali sono i tuoi desideri agonistici per il futuro? Da giugno, avendo compiuto 13 anni, sono passato nella catego-
Classe 2001, Marco è una delle promesse fiorentine dello squash, sport che viene portato avanti alla palestra City Club 99
ria U15, quindi ho davanti a me una stagione difficile in quanto sarò tra i più piccoli. Il mio primo desiderio è quello di riuscire a tenere testa ai miei nuovi avversari. Poi chissà, è ancora tutto da vedere. In effetti sei ancora molto giovane: a proposito, è faticoso conciliare lo sport con la vita di tutti i giorni, scuola, amicizie e famiglia? No, perché generalmente mi alleno non più di tre volte alla settimana per un’ora, e abito vicino alla palestra, quindi la mia passione non mi porta via troppo tempo. Che dire, in bocca al lupo Marco. E chissà che la sua storia non incuriosisca qualche altro ragazzo, contribuendo così a incrementare la lista degli appassionati di questa disciplina ancora troppo poco conosciuta.
irenze ha lasciato i grandi palcoscenici del basket nel 1993. Da allora varie resurrezioni, tentativi di riportare la palla a spicchi vicina alla serie A, ma questo autunno ha visto sparire anche la serie B con l’Affrico Firenze. L’allenatore Riccardo Paludi per tutta l’estate si è speso con i pochi giocatori a disposizione ma, in realtà, ha dovuto gestire una situazione difficile con vari nodi da risolvere nei confronti di giocatori e del tecnico della scorsa stagione. È quindi il basket femminile, in serie B con la Florence (che ha festeggiato proprio quest’anno i quarant’anni di attività), la massima espressione della pallacanestro a Firenze. In campo maschile rimangono, in serie C, la Enic Pino Dragons e l’Olimpia Legnaia. Un po’ poco per una città che ha sempre cercato di avere una squadra di vertice nella pallacanestro. E ora il basket è in cerca di una nuova identità in riva all’Arno. Magari ripartendo dai giovani, e provando a scalare le classifiche dalle serie inferiori.
Riccardo Paludi ha dovuto gestire una situazione difficile. E ora il basket fiorentino è in cerca di una nuova identità
Sim.Spa.
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20 | Novembre 2014
#Cultura Agenda
L’intervista
Roberto bolle: “io, firenze e quel dvd”
Il ballerino torna in città con uno spettacolo a fine novembre. E intanto si racconta a Il Reporter Vanessa Bambi
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olo un caos dentro di sé può generare una stella danzante, diceva Nietzsche. Di caos, a vederlo, ce n’è ben poco, ma se parliamo di stella è di tutto rispetto: Roberto Bolle. Applaudito in tutto il mondo per la sua bravura unita a un’estetica che può competere con il David di Michelangelo, la star della danza classica italiana torna a Firenze il 24 novembre al Nelson Mandela Forum. Il Gala da lui stesso ideato e interpretato – “Bolle and Friends from American Ballet Theatre” – sta compiendo una lunga tournée, e tra le tappe prescelte c’è anche la città del giglio. Che lo vedrà in scena insieme ai più grandi ballerini del momento, provenienti dalle migliori compagnie di danza: dalla Scala di Milano all’American Ballet Theatre di NY. Nell’attesa, il danzatore racconta a Il Reporter il suo “dietro le quinte”. Che effetto le fa tornare Firenze dopo cinque anni?
Il ballerino torna a Firenze il 24 novembre, per una performance sul palco del Mandela Forum
Web
mandelaforum.it Facebook: Roberto-Bolle-Official-Page
Sono molto felice, è un luogo che amo molto, dove vivono molti amici carissimi. Cinque anni fa abbiamo portato il nostro spettacolo all’interno dello splendido giardino di Boboli. Le serate furono talmente belle che divennero un dvd di successo, che spesso io stesso amo riguardare. Che ricordi, o aneddoti, ha a riguardo? Ricordo bene il pubblico, entusiasta e caloroso, e ricordo gli sguardi ammirati dei miei “friends” (amici in inglese, ndr) stranieri, incantati dalla città. Il suo piatto fiorentino preferito? La pappa al pomodoro e le zuppe della tradizione. Roberto Bolle e il suo corpo statuario: anche lei ha un tallone d’Achille? Noi ballerini viviamo un rapporto conflittuale con il corpo. Lo spingiamo oltre i limiti quotidianamente e questo non senza dolore e fatica. Non possiamo permetterci talloni d’Achille, lo
sforzo è teso all’armonia e alla perfezione, per quanto è possibile. Trova che la danza classica sia una disciplina “per tutti”? Certo che lo è. È un’arte universale che parla direttamente al cuore delle persone ed è in grado di emozionare chiunque senza distinzione di età, sesso, provenienza geografica o sociale. Per questo mi batto per portare la danza classica a un pubblico più ampio possibile e i risultati sono stati esaltanti. Mi hanno dato ragione. Alessandra Ferri, sua partner storica, è tornata in scena. Ci sarà un ritorno insieme, magari qui a Firenze? Alessandra è una donna e un’artista eccezionale, cui ho la fortuna di essere legato da una profondissima amicizia, oltre che da un magnifico cammino professionale comune. Non ne abbiamo parlato finora, ma non lo escludo. Sarebbe una grande emozione.
Verso Natale
La mostra
Il libro/1
Il libro/2
Flo, l’albero e la fiaba speciale
il fascino del filet diventa arte negli scatti evocativi di Lucia baldini
Calamini, i cervelli (quasi) in fuga e la famiglia ai tempi della crisi
Andar per piazze Con gli artusi, alla scoperta del capoluogo
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ul lungarno Corsini (al civico 30-34r) il Natale arriva con un po’ d’anticipo, per l’esattezza il 29 novembre, quando una serata aperta al pubblico darà ufficialmente inizio alle feste. E non ci sarebbe niente di straordinario se da Flo concept store non si facesse altro che una bella vetrina a tema. In realtà la sorpresa che si troveranno davanti gli ospiti della serata è molto più speciale. Il team al femminile del negozio dà spazio all’installazione realizzata da un’artista e stavolta ha voluto puntare su Tuttascena, gruppo di scenografi teatrali che hanno pensato alla realizzazione di un Grande albero. Un Grande albero che non entra in negozio (ci sta solo una parte del tronco), con la base presumibilmente nel seminterrato e il resto che svetta (ma solo idealmente) attraversando l’intero palazzo. Un Natale il cui cuore pulsante è rappresentato proprio da quell’albero enorme. E a fare da corollario al curioso oggetto, una storia inedita, scritta per l’occasione da Francesco Renzoni e illustrata da Margherita Citran. Un volumetto tenero, che racchiude un messaggio importante e che potrà essere acquistato in negozio a partire dal 29. Una fiaba dolce, per grandi e piccini, da regalare e regalarsi (e che potrà inoltre essere ascoltata sul sito del concept store grazie al QR code presente sulla copertina).
l tipico filet di Quarrata (Pistoia) sbarca a Firenze, al piano nobile di Palazzo Medici Riccardi grazie agli scatti di Lucia Baldini, che nella sua mostra “Visioni di storia e di moda” (fino al 27 novembre) dà una lettura contemporanea di oggetti storici, proponendone un’interpretazione attuale. Per questo tutti i vestiti e gli accessori sono stati indossati da quattro ragazze, colte dall’occhio artistico ed evocativo di Lucia, fotografa di fama internazionale e attenta osservatrice degli stati d’animo e dei movimenti. Il risultato è affascinante: fotografie che raccontano emozioni, paesaggi, ricordi e speranze.
ttuale più che mai il tema affrontato nell’ultimo libro del fiorentino Cosimo Calamini, scrittore (ma anche autore e sceggiatore cinematografico per documentari e serie tv) che ha lasciato Firenze per la capitale, ma che ha ancora l’Arno nel cuore. Ha appena pubblicato per Garzanti Il mare lontano da noi (238 pag, 16,40 euro), un romanzo – il terzo – che racconta la storia di una famiglia normale in un momento cruciale della vita: dopo aver aspettato anni, alla protagonista viene offerto il sospirato posto da ricercatrice negli Usa, come nella migliore tradizione dei cervelli in fuga. Partire o restare?
dedicato a piazza Santa Croce il terzo volume della collana “Le piazze di Firenze” (Editore Giorgio Libri) scritto da due conoscitori della città del giglio come Luciano e Ricciardo Artusi. “Briciole di storia, aneddoti, misteri, feste, gusti e proverbi”, recita il sottotitolo, che ben chiarisce di cosa si tratta. Un volume che permette (come i due precedenti, dedicati a piazza della Repubblica e piazza Santissima Annunziata) di scoprire fatti, vicende, dettagli e curiosità poco conosciuti riguardanti alcuni dei luoghi più “calpestati” di Firenze. Uno sguardo per conoscere un po’ più a fondo il cuore della città.
Enogastronomia, musica e solidarietà: gli eventi del mese più “caldo” dell’anno
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ovembre, mese triste e grigio? Forse per via del clima, ma non certo per l’offerta culturale, che è più “calda” che mai. Comincia il 10 e va avanti fino alla fine del mese la Biennale enogastronomica fiorentina, kermesse arrivata alla quinta edizione, nata per valorizzare la cucina tradizionale fiorentina e i suoi prodotti tipici. Ventuno giorni da trascorrere tra locali, ristoranti, piazze e palazzi storici con un fittissimo programma di eventi dedicati alla buona tavola, con spettacoli, itinerari del gusto, mercati, degustazioni e cene (www.biennaleenogastronomica.it). Un calendario che non dimentica nemmeno la solidarietà, con un appuntamento benefico organizzato dalla Caritas Firenze, che vedrà i ragazzi dell’istituto alberghiero Buontalenti impegnati nella realizzazione di un pranzo speciale per gli ospiti della mensa di piazza Santissima Annunziata. A proposito di “fare del bene”, da segnare in calendario l’evento a Palazzo Borghese (via Ghibellina) nel weekend dal 21 al 23, giornate durante le quali è in programma lo Shopping solidale delle grandi firme organizzato dalla Fondazione Ant, che devolve il ricavato della vendita di capi firmati e accessori donati per l’occasione dai brand della moda in favore dei malati di tumore. Stesso fine settimana ma location diversa per un altro mercatino di beneficenza, quello organizzato puntualmente dalla Croce Rossa, che all’Obihall propone Aspettando Natale, una tre giorni di shopping il cui ricavato verrà devoluto alle persone bisognose dell’area fiorentina. E se per tutto il mese, il giovedì, il venerdì e il sabato (a partire dalle 22.30) al Plaz di piazza dei Ciompi si suona musica dal vivo in compagnia di ospiti internazionali, il 30 novembre, in occasione della Firenze Marathon, al Teatro Verdi c’è Ciak, si canta, proiezione di un film muto a sorpresa con “pubblico cantante” organizzata dall’Orchestra regionale della Toscana. Per non rimanere mai a corto di idee. B.B.
#Cultura
Novembre 2014 | 21
Grande schermo
dieci festival per Cinquanta giorni, in giro per il mondo con il cinema d’autore Enrica Cinaschi
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ovembre non è novembre, a Firenze, senza la “Cinquanta giorni di cinema internazionale”, maxi rassegnacontenitore che racchiude una (lunga) serie di festival nati e cresciuti a Firenze, ma che vanno ad attingere nelle maglie della produzione indipendente di svariati Paesi sparsi per il globo. Iniziata il 29 ottobre con un’anteprima del Festival dei popoli (che quest’anno spegne 55 candeline) e proseguita con France Odeon, festival del cinema francese contemporaneo che l’ha traghettata fino al 2 novembre, è stato poi il tempo di Immagini e Suoni del Mondo. Festival del Film Etnomusicale e del Festival Internazionale di Cinema & Donne, fino all’11.
Poi tocca allo Schermo dell’arte, cinque giorni (12-16 novembre) di pellicole dedicate all’arte a tutto tondo, seguite dal cinema in arrivo dall’Europa dell’est con Balkan Florence Express (17-20 novembre) e da quello dedicato al mondo gay and lesbian, con il Florence Queer Festival (21-27 novembre). Seguiranno il Festival dei Popoli. Festival Internazionale del Film Documentario (28 novembre-5 dicembre), le atmosfere asiatiche del River to River Florence Indian Film Festival (6-12 dicembre), gli sguardi rarefatti de Una Finestra sul Nord, rassegna di cinema finlandese (12-14 dicembre) e, per chiudere in bellezza, il premio Nice Città di Firenze (14 dicembre). Una carrellata quasi inesauribile, che regala agli spettatori prime visio-
ni e chicche da non perdere. Dal 2007 (anno di nascita) ad oggi la “50 Giorni” propone a Firenze una stagione di cinema di qualità. Il cartellone è composto da dieci festival internazionali che hanno sede in città, festival che hanno una forte sinergia e una stretta e proficua collaborazione grazie a un unico cartellone, alla condivisione della stessa sede e al supporto dello staff dell’area cinema di Fondazione Sistema Toscana. Le 60.600 presenze raggiunte nell’edizione 2013 confermano che la “50 Giorni” è un appuntamento amato da spettatori, cinefili, professionisti o semplicemente dalle persone incuriosite dalla ricca proposta di film inediti e spesso fuori dai circuiti commerciali. Non resta che comprare i popcorn.
Web
50giornidicinema.it Tel. 055.214068 Fb: 50giornidicinema
Uno dei frame presi in prestito dalle pellicole in programmazione al cinema Odeon
L’appuntamento
giovani architetti di tutta europa, unitevi
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irenze capitale dell’architettura “giovane”. A fine mese, centinaia di architetti under 35 in arrivo da tutta Europa si danno appuntamento in città per mettere a confronto idee ed esperienze in occasione del festival “New Generations: Futurology”, in programma dal 26 al 29 novembre alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella. Organizzata dall’associazione culturale New Generations, dall’Ordine e dalla Fondazione degli architetti di Firenze, l’iniziativa prevede workshop, laboratori e dibattiti (il 26 e 27 su prenotazione, gli altri aperti a tutti), per fare il punto sul futuro della professione e sugli strumenti con cui rispondere alla crisi. Decine gli studi internazionali pronti a raccontarsi con videointerviste proiettate durante le cosiddette “Pecha Kucha night”. Quella in calendario a Firenze è la seconda edizione di New Generations, dopo la prima ospitata lo scorso autunno a Milano. Un evento che chiamerà a raccolta architetti “in erba” provenienti da Italia, Spagna, Olanda, Belgio, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Francia, Polonia, Portogallo, Romania e Turchia.
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22 | Novembre 2014
#Rubriche
A zonzo per Firenze BRICIOLE DI STORIA, FRA ANEDDOTI, LEGGENDE E MISTERI
ALL’ARCO DI SAN PIERINO [Volta di San Piero]
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a Volta di San Piero, meglio conosciuta come arco di San Pierino, è un passaggio coperto realizzato in conci di pietra forte a vista, tra piazza San Pier Maggiore e via dell’Oriuolo. Il pittoresco luogo è ancora ricordato per le caratteristiche botteghe di una volta che vedevano: il buzzurro, oggi locuzione sinonimo di persona maleducata, ma che in origine indicava il venditore di castagne e suoi derivati. Infatti, le peculiari golosità prodotte dal buzzurro erano le ballotte, cioè le castagne bollite con un rametto di finocchio selvatico o con foglie di alloro, oppure le bruciate arrostite sulla brace, nonché fumanti castagnacci e la pattona che altro non era che polenta di farina di castagne. Il pizzicagnolo dalla cantonata opposta, smerciava la profumata mortadella, onore e vanto del locale, formaggi e salumi, pasta di vari tipi disposta in una grande scaffalatura a cassetti di vetro, visto che si vendeva sfusa, nonché stoccafisso, aringhe e salacchini disposti a raggiera in panciuti barilotti a doghe sempre in bella vista ai lati dell’ingresso. La fiaschetteria, o meglio la “mescita”, dove anche una breve sosta per la degustazione di un “raso” di ottimo vino toscano versato dal vinaio in bicchieri di vetro riempiti fino all’orlo, aveva effetto benefico: distendeva i nervi e rallegrava gli animi e ben disponeva per il ritorno al lavoro o alla famiglia. Alla friggitoria di fronte si gustavano sommommoli di riso, polpettine di patate e gli gnocchi di farina gialla, i cosiddetti “canarini”, fritti nello strutto con l’aggiunta di alcuni semi di finocchio, oppure i roventini di sangue di maiale cotti in piccole padelle e poi spruzzati di parmigiano grattato, ottimi per consumare uno spuntino “alla lesta” che non è né una colazione né una merenda ma solo un ritocchino a “battiscarpa”, cioè da consumarsi senza indugi. Nella trattoria, oltre a scambiare quattro chiacchiere, si degustavano pasta e fagioli, riso e cavolo sul brodo di trippa e lampredotto, la ribollita, la zuppa Certosina, ossi buchi o baccalà, altrimenti gobbi in umido, serviti in bianche scodelle su un foglio di carta gialla steso sul piano di marmo dei tavolini come se fosse una tovaglia! Già da molti anni questi caratteristici e popolari esercizi sono scomparsi dalla scena della Firenze contemporanea, lasciando solo il ricordo nei più anziani, con il profumo di quelle piccole botteghe e delle ironiche battutine spesso “salate”, che sbertucciavano mamme o parenti prossimi, ma che
facevano parte del pittoresco ambiente della vissuta e affumicata volta. Al centro della fiancata Nord dell’antico voltone, fra l’imposta di due centine d’arco in bozze di pietra, quasi nascosta in una nicchia spontanea ricavata nella parete, si trova una piccola formella in ceramica bianca e celeste di tipologia Robbina. Il soggetto mostra la dolce immagine della Madonna in adorazione del Bambino che le porge il piccolo braccio sinistro, di commovente significato, affettuoso ed emblematico, fra una pianta di candidi gigli che nel linguaggio dei fiori rappresentano la purezza, due testine di cherubini alate e all’apice, le braccia del Padre Eterno in atto di posare la corona sulla testa di Maria. Un moderno corpo illuminante sovrasta la modesta e disadorna immagine devozionale, priva però di tabernacolo. A pochi passi da questa, sulla facciata del cinquecentesco palazzo di via dell’Oriuolo n° 1, già di proprietà degli Albizi, un piccolo quanto elegante tabernacolo che precede l’arco è da quasi due secoli, completamente vuoto. A questo punto è proprio il caso di dire: Chi ha il sacco non ha la farina e chi ha la farina non ha il sacco! Ennio Guarnieri nella sua opera I tabernacoli di Firenze così descrive la suddetta, vacua edicola: Era privo dell’immagine anche quando Guido Carocci compilava l’elenco dei tabernacoli fiorentini. Nonostante la forte corrosione della pietra serena, le linee eleganti del disegno secentesco sono ancora perfettamente leggibili. Ha il frontone arcuato con una targa nel timpano, due lesene laterali che iniziano con volute e il davanzale aggettante che poggia su mensole, fra le quali si trova il tipico cartiglio barocco. La parte centrale è una semplice cornice modanata e centinata. Il presente racconto è tratto dall’ultimo libro Piazza di Santa Croce, il III degli otto volumi della collana Le Piazze di Firenze. LUCIANO E RICCIARDO ARTUSI Web artusi.net
Il Pungiglione
la grande sconfitta in diretta tv (e in hd)
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erdere nello sport è doloroso, ma perdere nel calcio lo è molto di più! L’8 luglio 2014 milioni di brasiliani sono davanti alla tv per assistere alla semifinale Brasile-Germania. Il Brasile è sempre stata la patria dei grandi giocatori: Pelè, Zico, Ronaldo. I brasiliani sono entusiasti, le donne ballano in perizoma, gli uomini suonano le maracas e cantano “Hey meu amigo Charlie Brown”. Al termine dei 90 minuti il risultato è di 7-1. Per la Germania. Le donne al posto del perizoma si mettono le mutande contenitive delle nonne, gli uomini invece delle maracas suonano l’organetto tipo dolce Remì e causa depressione invece di Meu amigo Charlie Brown cantano “Hey meu amigo Prozac”! Prima di questa sconfitta i brasiliani vedevano le partite in vecchi televisori con il tubo catodico, con il segnale che andava e veniva. La partita la vedevano a tratti. Per l’occasione hanno invece speso montagne di soldi per una mega tv a led. In questo modo la figuraccia l’hanno vista benissimo. Infatti lo slogan della tv brasiliana diceva: “Vivi la tua figura di m... in HD”. Per i brasiliani questa sconfitta è stata un vero trauma, addirittura il Cristo Redentore, che da secoli li vigila dalla montagna del Corcovado, per la disperazione s’è buttato di sotto: “Ci si vedeeeeeeeeeeeee!”. Ancora oggi i brasiliani non se ne fanno una ragione. Al ristorante brasiliano giorni fa ho ordinato una birra, il cameriere ha cominciato a piangere. ANDREA MUZZI Comico, attore, regista e cabarettista
Web: andreamuzzi.it
Lettere
Novembre 2014 | 23
Fate sentire la vostra voce: inviate segnalazioni, problemi o proposte a redazione@ilreporter.it IL TRAFFICO IN VIA SAN PIERO A QUARACCHI
Gentile Redazione, Vi scrivo in relazione all’articolo di Via di Cammori, per segnalare lo stesso problema in Via San Piero a Quaracchi. Nel mese di Giugno ho aperto una segnalazione tramite il servizio segui la buca del comune di Firenze, lamentandomi sul fatto che le macchine attraversano il ponte di via San Piero a velocità sostenuta, senza rispettare il semaforo rosso e la segnaletica esistente “divieto di acceso mezzi pesanti”. Nella segnalazione chiedevo di ripristinare la segnaletica stradale semaforica comprese le strisce di attraversamento ed un intervento per limitare la velocità delle stesse. Il ponte viene utilizzato spesso dai pedoni, diventa difficile attraversare la strada sulle strisce, tutte le mattine si creano ingorghi allucinanti con gente che si attacca al clacson e che arriva anche alle mani pur di passare, si verificano spesso incidenti “vedi ultimo bicicletta con auto”. Risultato della segnalazione.... inesistente, nell’ultimo mio sollecito mi è stato dato un numero della mobilità del Comune al quale non risponde nessuno. Trovo scandaloso che un piccolo borgo di Firenze debba sostenere un traffico da viali di circonvallazione, non passa mai nessuno a controllare la zona.... mi fermo qui!!!!!!!!! Saluti Francesco
PARCO DI SAN DONATO, DUE SEGNALAZIONI
Il nuovo parco “San Donato” a Novoli è degno di elogi per il bel disegno con varietà di temi (il laghetto con cascatelle, la collinetta, i vasti prati, i diversi accessi, le essenze varie e idonee, ecc.) e pertanto è riqualificante per il Quartiere. Vi sono però, a parere mio e di altri abitanti della zona, due nei: uno che ne sminuisce l’uso per il tipo di panchine scelte, un altro che squalifica la rete viaria interna. 1° - Le panchine in pietra, quasi di certo adottate per una erronea scelta di adeguamento alla tradizione “toscana”, sono scomodissime per gli anziani, che desiderano riposare comodi come in quelle ben modellate, in legno ma anche in metallo. Ne esistono ottime versioni in tutta Firenze, con bel disegno che non dovrebbe turbare l’aspetto generale del parco. 2° - La finitura a ghiaietto fine bianco della viabilità interna. Il ghiaietto, appena messo, rende molto piacevole alla vista la rete stradale, ma in poco tempo il dilavamento da pioggia, oltre al calpestio e al passaggio numeroso di biciclette, lo trasporta a valle lasciando vistose carenze e una immagine di sciatteria. In sintesi: scelta disastrosa e costosa per la voce “manutenzione”, mentre un ghiaietto fine incementato (come numerosi esistono, per es. alle Cascine) sarebbe molto più resistente e più economico per la sua maggior durata. Confermando comunque la bellezza di questa nuova opera, si ritiene in molti che la eliminazione dei due punti negativi su descritti, operazione oggi certamente di difficile possibilità ma forse programmabile, renderebbe il parco perfetto. Fulvio Rovèro
VOLONTARIATO, “TANTE LE ASSOCIAZIONI CHE OPERANO NEL SILENZIO”
Abbiamo letto l’articolo su “il Reporter” di settembre 2014, riguardante il volontariato nel Q5 e dobbiamo esprimere la nostra gratitudine per aver sottolineato come il volontariato è presente attivamente nel tessuto del Quartiere. È sempre buona cosa mettere in evidenza le prestazioni volontarie in aiuto alle persone più bisognose e, oggi, purtroppo, queste necessità
sono sempre più numerose e pressanti. Nello stesso tempo riteniamo opportuno far presente che il volontariato del Q5 non si conclude con le “tre sorelle” citate nell’articolo. Vi sono nel Quartiere tantissime associazioni di volontariato (ben oltre 50) che svolgono attività gratuite, che operano nel sociale, sanitario, nella cultura, nello sport, ecc. Noi, come Misericordia, siamo presenti nella zona Petriolo, Quaracchi, La Sala, Brozzi e Le Piagge, e operiamo nel campo del sociale (centro diurno per anziani, servizi di trasferimento per visite mediche, esami, trasporto disabili, sportello aiuto anziani, ecc.) e nel sanitario (studi medici specialistici con prezzi calmierati, ambulanza per servizi di 1° soccorso) e operiamo anche in collaborazione col Q5 e con il Comune di Firenze. Tutti i nostri servizi vengono svolti da volontari che non hanno alcun riconoscimento economico e tutti i servizi sono gratuiti. Come noi tante altre associazioni operano nel silenzio, con umiltà e serenità d’animo. Ringraziamo per la cortese attenzione e porgiamo fraterni saluti, Desolina Asti Governatore della Misericordia San Martino
UNA PROPOSTA PER LE DUE STRADE
Con l’installazione del nuovo consiglio di Quartiere e di conseguenza del suo presidente, tra le tante iniziative, apprendiamo delle visite settimanali (due) che verranno fatte al Galluzzo, per avere un contatto con la popolazione e apprendere le difficoltà del Galluzzo. Da proporre sarebbe anche l’avvicinamento di qualche servizio importante, poiché essendo la sede molto lontana, le persone anziane come il sottoscritto (82 anni) si trovano in difficoltà. La proposta che una volta al mese, il presidente di Quartiere, fosse presente anche alle Due Strade, quartiere dimenticato dalle istituzioni, sarebbe veramente importante. Ci speriamo veramente. Nerio Guidi
“LO SPORCO SUI MARCIAPIEDI DELLE CURE”
Spettabile Reporter del Q2, vorrei segnalare lo sporco che c’è lungo i marciapiedi del quartiere delle “Cure”. Tanti marciapiedi sono pieni di bisogni dei cani, tanto che a volte anche camminare sui marciapiedi diventa difficile. E vi lascio immaginare anche l’odore. Ma non sarebbe possibile che qualcuno venisse a controllare? Lo potrebbero fare i vigili che vengono a fare le multe alle macchine, o i vigili che quasi ogni mattina stanno in piazza delle Cure per controllare il traffico potrebbero fare anche un giro nelle strade vicine per vedere la situazione. Così potrebbero sorprendere “in flagrante” i padroni che lasciano fare i loro bisogni ai cani senza pulire il marciapiede: almeno qualcuno capirebbe come comportarsi la prossima volta! Penso che i vigili abbiano cose più importanti da controllare, ma vista la quantità dello sporco che c’è lungo le strade mi permetto di chiedere che facciano attenzione anche a questo problema. Grazie per l’attenzione, Simone
FURTI DI BICICLETTE, QUALI SOLUZIONI?
Gentile direttore, vorrei sottoporre alla sua attenzione una questione che mi sta molto a cuore: sinceramente non credo (e non voglio credere) che a oggi non sia ancora stata trovata una soluzione, o quantomeno una strada percorribile per arginare - non dico, si noti, debellare - l’indecente problema dei furti di biciclette in città. Stamattina mi sono recata al lavoro in bicicletta - è
più ecologico, più economico, più veloce, più salutare, anche più bello - e ho lasciato la mia bicicletta agganciata a un palo nella zona di via Gioberti (so che è un problema anche la sosta selvaggia delle biciclette, ma se si trovano tutte le rastrelliere piene..).. sono uscita dal lavoro dopo sei ore - dico sei ore di una giornata splendida, con tanta gente in giro - e la mia bicicletta era magicamente sparita. Volatilizzata. Al suo posto un’altra bicicletta, con un lucchetto molto meno resistente del mio, in “lega di cemento”, se una lega di cemento può esistere. Il punto non è tanto - o non solo - che è stata rubata la mia bicicletta, il punto è che a quasi tutte le persone che conosco e che abitano a Firenze sono state rubate almeno un paio di biciclette. Allora io mi chiedo, ed è qui che le chiedo accaloratamente di rispondermi, come sia possibile che nessuno riesca mai a vedere, sorprendere, fermare, questi ladri. È mai stato fatto, anche solo in via sperimentale, un pattugliamento delle strade per vedere con quali modalità, tempistiche, logistica avvengono i furti? Si conoscono i responsabili, le loro caratteristiche, la loro organizzazione, il loro modo di agire? Se è troppo difficile intervenire sul furto, mi chiedo... ma dove vanno a finire le biciclette rubate? È mai stato fatto qualcosa per interrompere, cancellare il commercio clandestino delle nostre biciclette? Lo so che sono solo biciclette, ma per chi come me con la bici va al lavoro, ci porta a spasso la bambina, ci va a fare qualche girata distensivo/sportiva, la bicicletta diventa molto più di un semplice oggetto di un certo valore. Grazie per l’attenzione Alessia F.
IL REPORTER RISPONDE Cara Alessia, quello dei furti delle biciclette è un problema tanto “antico” quanto complesso da risolvere, un problema che interessa e ha interessato da vicino tanti (troppi) fiorentini, che hanno visto sparire il proprio mezzo dalla sera alla mattina o, come nel caso da lei segnalato, addirittura in pieno giorno. Un problema per il quale in molti chiedono che venga trovata una soluzione, ma che non di rado finisce poi per essere sottovalutato anche dalle stesse vittime, che spesso sono le prime a non denunciare il furto subito. E questo è uno sbaglio che non deve essere commesso: come sottolineato più volte dalle forze dell’ordine, i furti delle bici devono essere sempre segnalati, anche per permettere di conoscere le reali dimensioni del fenomeno e poter intervenire quindi con maggior efficacia. Altra cosa che i cittadini non devono fare è quella di acquistare biciclette dalla provenienza “sospetta”: meglio rivolgersi sempre a negozi di fiducia anche per vendere o comprare mezzi di seconda mano, per non rischiare di incentivare (ovviamente senza volerlo) il commercio delle biciclette rubate. Fin qui quello che possono fare i cittadini in prima persona, gesti più importanti di quanto spesso si pensi per dare il proprio contributo alla soluzione del problema. A questo devono poi chiaramente aggiungersi i necessari controlli e il lavoro di chi di dovere per cercare di contrastare questo odioso fenomeno. Quanto alle soluzioni “a monte” da lei reclamate, periodicamente vengono proposte idee e nuove trovate contro i furti delle biciclette: la speranza è che qualcuna di queste possa dimostrarsi finalmente (e realmente) efficace, per far dormire sonni più tranquilli ai ciclisti fiorentini. MATTEO FRANCINI m.francini@ilreporter.it
Editoriale dalla prima
Lo fa con una serie di appuntamenti che saranno messi in campo per ricordare quelle tragiche giornate e per ringraziare (ancora una volta) gli “angeli” che accorsero in riva all’Arno per dare una mano. Ma nel frattempo Firenze continua a fare i conti con il maltempo, portandosi ancora addosso qualche segno della “super grandinata” dello scorso settembre che ha colpito (oltre a molti alberi) anche alcuni “gioielli” del capoluogo, per i quali sono stati lanciati appelli ai cittadini. Tornando agli anniversari, se per quello dell’alluvione si dovranno attendere ancora un paio d’anni, già questo mese in città è tempo di festeggiamenti. In particolare all’Isolotto, che spegne sessanta candeline: era il 6 novembre del 1954 quando il sindaco La Pira e il cardinale Dalla Costa consegnavano le chiavi dei primi alloggi della “città satellite”, nata dal nulla ma destinata a rivestire un ruolo importante (e per certi versi unico) nella storia di Firenze. Ma l’Isolotto non è il solo quartiere a potersi fermare un attimo per guardare indietro: è lunga (e sfaccettata) la storia dei rioni che oggi compongono la città. Una storia che si perde nei secoli, per ripercorrere la quale Il Reporter pubblica su questo numero un “viaggio” alla scoperta delle origini di Firenze e dei suoi abitanti. Che anche questo mese – tornando ai giorni nostri – dovranno fare i conti con i cantieri delle linee 2 e 3 della tramvia: mentre i lavori vanno avanti (e vengono studiate misure per azzerare i ritardi da una parte e per venire incontro a commercianti e lavoratori dall’altra), i fiorentini si organizzano per non restare imbottigliati nel traffico, con una serie di “esperimenti” di mobilità alternativa. Ad esempio c’è chi l’auto la lascia in garage e chi invece la condivide, ma non solo: ecco allora qualche spunto per “sopravvivere” in città ai tempi dei maxi-cantieri. MATTEO FRANCINI
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