Il Giornale del tuo Quartiere
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MARZO 2010
Periodico d’informazione locale. Anno IV n.16 del 8 marzo 2010. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10
PRIMO PIaNO
PoliTica
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La dittatura dei neonati Andrea Muzzi*
S REGIONaLI, aL VOTO Urne aperte il 28 e il 29 marzo per l’elezione del nuovo governatore. Ecco chi c’è in lizza PAGG.20-22
LE “ZONE d’OMBRa” dEL Q2 Abitanti preoccupati per strade e giardini poco illuminati. Ecco la mappa PAG.3
SPorT
L’Istituto dei Ciechi finisce all’asta Le notti alcoliche in città
PAGG.4-5
Società
di Puliti-Serranò
C’
IL “NuOVO” MONTOLIVO
era una volta l’aperitivo, quello sobrio, un bicchiere e qualche nocciolina. Poi invece vennero le grandi abbuffa-
Non più presuntuoso e discontinuo, ma leader in campo e fuori: l’ascesa del centrocampista PAG.36
da BELLaRIVa a PEchINO Il giovane Niccolò Beni, atleta della Fiorentina Nuoto, rivive la sua Olimpiade PAG.38
te, i bicchieri divennero tanti e le serate fiorentine finirono per assomigliarsi tutte, con il loro corredo di ragazzi ciondoloni per le strade, gonfi di alcol fino ai capelli. È un copione che si ripete senza sosta, incalzato dalla marea di promozioni offerte dai locali per bere tanto a poco prezzo. Risultato: sempre più ragazzi tra i 19 e i 24 anni bussano ai Servizi Alcologici Territoriali. E due ordinanze vietano l’asporto dopo le 22 e il possesso oltre la “dose” personale in centro e alle PAGG.10-11 Cascine.
Un popolo di pellegrini PAGG.30-31
econdo uno studio dell’Aci, dopo gli anziani le persone più pericolose al volante sono le neo mamme perché, dormendo poco la notte, sono poco reattive. Un bambino che piange di notte, vi garantisco che manda in tilt. A non dormire vai fuori di testa: ho visto mamme che, quando la macchina inizia a singhiozzare, nel serbatoio infilano direttamente il ciuccio!! Il dramma è che i neonati hanno un bioritmo da rave party: sono capaci di stare svegli anche per due mesi di fila. Secondo me la colpa è sempre dei genitori: se il bimbo la notte non vuol dormire, assecondatelo. Per esempio: io quando ho visto che mio figlio di notte aveva gli occhi sbarrati, sapete cosa ho fatto? Gli ho trovato qualcosa da fare: il metronotte! Fare i genitori è un lavoro duro. Vi spiego la paternità dal punto di vista politico. Prima che nascesse mio figlio, io e mia moglie vivevamo in un regime di democrazia. Lei comandava ed io ero come Rifondazione comunista: costantemente all’opposizione! Da quando è nato mio figlio siamo passati dalla democrazia alla dittatura. Infatti mio figlio, come certi dittatori italiani, ha 2 caratteristiche: è pelato e basso! Il giorno lavori forzati: fai le pappe, il bagnetto, ancora pappe. La notte coprifuoco! Ti ritrovi a vedere la tv con il tasto muto. E vi dirò: alcuni programmi visti così sono anche migliori. Giorni fa ho visto senza audio un concerto di Pupo, è stata la prima volta che mi è piaciuto! *Comico
IL casO. In un decennio sono “fuggiti” nei comuni vicini in oltre 100mila
I fiorentini? Vanno cercati a Prato A
lzi la mano chi non ha mai pensato: “Basta, me ne vado!”. Magari ingabbiato nel traffico dei viali, con la pazienza ai minimi storici e un astio montante per la bella Firenze. C’è chi lo pensa per un istante ma non lo farebbe mai, e chi invece fa le valigie e saluta il capoluogo. Ogni anno questo battaglione di “emigranti” conta circa 9mila persone che, spinte soprattutto dall’alto costo delle case, si sposta. Senza andar troppo lontano, però: si fugge
dall’esosa città del giglio ma non ci si allontana troppo perché il lavoro resta a Firenze. La metà dei disertori (per lo più giovani tra i 20 e i 40 anni) si trasferisce nei comuni vicini oppure a Prato. Ce lo racconta uno studio Irpet che ha fotografato le nuove rotte degli “esodi metropolitani”. Tra le mete preferite ci sono Campi Bisenzio e Signa, ma va fortissimo anche Montelupo, che in un decennio ha visto la sua popolazione raddoppiare. Ma c’è anche un altra fac-
cia di questo fenomeno. È quella di chi si traferisce per scelta, e non per necessità economiche. Lo studio Irpet rivela che la metà delle famiglie che lasciano la città trasloca verso territori dove le case costano altrettanto, se non di più. Fiesole, Impruneta, Bagno a Ripoli e Vaglia sono tra le mete più gettonate. E allora vien da sé che il movente non è economico, e che chi può farlo si trasferisce alla ricerca di quiete e benessere e nulla più. Fortunelli. PAGG.16-17
EDIZIONE DEL QUARTIERE 2 • 43.139 COPIE DISTRIBUITE DA
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Marzo 2010
Campo di Marte • Cure • Coverciano
IL PROGETTO. L’ospedalino è pronto a rinascere con un investimento di un milione e 400mila euro
L’ex Meyer si fa condominio (popolare) scheda
Diciassette alloggi e un asilo nido nel
Uffici regionali e Rsa, per ora tutto in sospeso
futuro della palazzina di proprietà comunale.
Uffici della Regione, archivi e un progetto in ponte per la realizzazione di una Residenza sanitaria assistita per anziani, con tanto di presidio medico. Tutto in sospeso per adesso. Non è dato sapere, per ora, il destino di ciò che si sarebbe dovuto realizzare nei padiglioni lasciati vuoti dall’ospedalino Meyer, tra via Luca Giordano e via Buonvicini. Un intero isolato di proprietà per la maggior parte dell’azienda Meyer, concesso alla Regione in comodato d’uso gratuito per 5 anni. Ad essere occupata è stata l’unica palazzina di proprietà del Comune, in cui sarebbero dovuti sorgere spazi destinati agli anziani. Ma prima ancora che dall’occupazione, i cantieri sono stati messi in lista di attesa per la mancanza di fondi, al momento non previsti dall’Amministrazione. I lavori di adeguamento avviati dalla Regione, invece, sono in dirittura d’arrivo e il trasferimento di alcune direzioni sarebbe dovuto avvenire a breve.
I soldi arriveranno dal piano di vendite di immobili lanciato dal sindaco Renzi Francesca Puliti
P
alazzo Vecchio scopre le carte sull’ex Meyer: nella porzione di proprietà comunale, quella al momento occupata da circa 150 immigrati per intendersi, sorgeranno alloggi popolari e a canone calmierato. Nonché un asilo nido, per tamponare le interminabili liste d’attesa. Abbandonato il progetto targato Tea Albini, che prevedeva la realizzazione di una Rsa e di un centro anziani a disposizione del quartiere, il destino dell’ex ospedalino è scritto in funzione “social housing”. Diciassette gli appartamenti, di diversa metratura, che saranno ricavati nella vecchia struttura sanitaria, attingendo in parte da fondi regionali, in parte dalle casse comunali. Tutto ciò in vista dei cospicui incassi derivanti dalla vendita di una serie di immobili e terreni di proprietà di Palazzo Vecchio. Una lunga lista da cui fanno capolino l’immensa area Mercafir e l’ex Meccanotessile, oltre a una vasta gamma di uffici comunali distribuiti in città. Dall’asta dei gioielli di famiglia il sindaco si aspetta di ricavare un malloppo pari a circa 500 milioni di euro. Un paio di questi confluiranno anche sul vecchio Meyer. Più precisamente 1 milione e 400mila saranno destinati alla realizzazione degli appartamenti, mentre per la nascita dell’asilo è stata preventivata una spesa di circa 700mila euro. L’obiettivo è quello di raggiungere l’azzeramento delle liste di attesa entro un paio d’anni al massimo, “mantenendo alto, nello stesso tempo, il livello del servizio – spiega l’assessore all’istruzione Rosa Maria Di Giorgi – Per questo stiamo lavorando alla costruzione di tre nuovi asili: a quello nell’ex Meyer, si aggiungeranno quello nei locali che ci mette a disposizione la Regione e l’asilo aziendale del Comune. Con queste tre nuove strutture si aggiungeranno 150 posti”. Gli attuali inquilini della palazzina di via Buonvicini, però, avranno tutto il tempo di cercare una nuova dimora. L’apertura dei cantieri non è prevista prima di qualche mese, periodo necessario a completare tutte le procedure burocratiche necessarie, dal bando di gara all’appalto dei lavori. D’altra parte sin-
La palazzina occupata in via Buonvicini
daco e assessore alla casa non hanno mai nascosto la volontà di liberare la palazzina (fin dagli ormai celeberrimi 100 punti in 100 giorni) e il pugno di ferro contro le occupazioni abusive. “La strada da percorrere è una soltanto – chiarisce l’assessore Claudio Fantoni - quella della legalità. Come amministrazione cittadina abbiamo il dovere, anche morale, di dare delle risposte all’emergenza abitativa. Ma lo faremo, e lo stiamo già facendo, aumentando lo stock degli alloggi di edilizia
il reporter è un periodico di 9 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 203.436 copie
difficoltà ad opporsi ad un progetto così “social”. “Questo intervento risponde in primo luogo alla necessità di realizzare nuove case per rispondere al fabbisogno abitativo presente – ribadisce Fantoni - ma è anche dettato dalla precisa volontà e dalla scelta di procedere nella linea della riqualificazione urbana che privilegia il recupero piuttosto che la saturazione dello spazio disponibile con nuovi insediamenti”. E i residenti, in una zona già piuttosto zeppa, ringraziano per il pensiero.
qui stadio Ruspe pronte a entrare in azione in viale Maratona, la palestra viola entro settembre
Centro sportivo ai Campini, al via i lavori
P
artiranno entro pochi giorni i lavori per la realizzazione dell’ormai famoso centro sportivo viola ai campini di viale Maratona. E’ tutto (o quasi) già deciso, dalla ristrutturazione delle palazzine esistenti alle misure di quella di nuova costruzione, fino a costi e tabella di marcia. Le tappe sono serrate, concentrate in dodici mesi di cantieri. “Per settembre Prandelli potrà contare sulla palestra polifunzionale – ha recentemente dichiarato il vicepresidente Mario Cognigni – vitale per il lavoro della prima squadra e importantissima per il nostro staff atletico-sani-
Il Reporter di Campo di Marte, Cure, Coverciano raggiunge 43139 famiglie nel quartiere 2 di Firenze.
Copia in abbonamento postale
residenziale pubblica e accelerando le procedure di assegnazione”. Non la pensa allo stesso modo il Movimento di lotta per la casa, che da mesi rimprovera all’assessore di “non averci mai voluto ricevere, né di aver mai voluto avviare una benché minima discussione sul futuro delle persone che abitano qui”. “Ci sono interi nuclei familiari - protesta il leader del movimento, Lorenzo Bargellini - che sarebbero inevitabilmente divisi in caso di uno sgombero”. Eppure anche lui si trova in
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tario. E dopo, a seguire, tutto il resto nel giro di pochissimo tempo”. Mensa, sala video, sala riabilitazione, sala conferenze e perfino lavanderia e stireria. Un anno il periodo indicato per il completamento del mini-centro sportivo, a partire dalla data di inizio lavori. E due milioni circa il costo messo in preventivo. Spesa che, convenzione tra Fiorentina e Palazzo Vecchio alla mano, dovrà essere totalmente coperta della società gigliata, tant’è che i fratelli Della Valle non hanno mai fatto mistero di essere alla ricerca di uno sponsor. Sponsorizzato o meno, il cantiere pare essere
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finalmente ai nastri di partenza, dopo due anni di tira e molla sul rinnovo della convenzione e altrettanti, in precedenza, di dibattiti sul centro sportivo. Dal lontano 2006, infatti, mister Prandelli porta avanti la sua battaglia per avere una struttura come si deve, “in grado di conquistare alla squadra 6-7 punti in più in classifica”. Finalmente ci siamo. E sotto l’albero di Natale anche il ds Pantaleo Corvino troverà un regalino. “Un ufficio dotato di 20 televisori – scherza Cognigni - per monitorare calciatori in /F.P. ogni angolo del mondo”.
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il giornale del tuo quartiere
LA PROTESTA. Strade, giardini e sottopassaggi male illuminati: gli abitanti si sentono poco sicuri
Quelle zone buie che fanno preoccupare NOVITÀ/1. La macchina in azione intorno al Franchi
Strade pulite con le auto in sosta: ecco Sweepy Jet U
Uno degli scorci “bui” del quartiere: i cittadini chiedono maggiore illuminazione
Una sensazione di “pericolo” che deriva non soltanto dal timore di fare brutti incontri, ma anche dalla paura di non essere visti mentre si attraversa la strada, a piedi o in bicicletta. In cima alla lista i sottopassi di via Lungo l’Affrico, via del Gignoro e San Salvi Simele Kruklidis
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l buio fa paura, rende indifesi, più esposti al rischio. Ecco perché la sera basta un’illuminazione un po’ fioca in una tranquilla strada di quartiere per far riemergere tutte le preoccupazioni e le paure di chi si trova a passare di là. La maggior parte delle volte è solo un fatto di suggestione, ma per evitare brutte sorprese in molti si riscoprono più prudenti del solito. Così, volenti o nolenti, spesso ci ritroviamo a evitare alcune vie, ad allungare volutamente il nostro percorso o a camminare a passo sostenuto guardando in malo modo qualunque altro passante. Anche a Campo di Marte e dintorni (nonostante si tratti di zone solitamente considerate tranquille, soprattutto rispetto ad altre parti della città) esistono strade, sottopassaggi e vicoli percepiti come poco sicuri. Una sensazione di “pericolo” che deriva non soltanto dall’eventualità di trovarsi di fronte a qualche losco individuo, ma anche dalla paura di non essere visti durante gli attraversamenti stradali, a piedi o magari in bicicletta. In cima alla lista delle zone con illuminazione più scarsa troviamo i sottopassaggi di via Lungo l’Affrico, via del Gignoro e soprattutto di San Salvi. Questi luoghi, così come la sopraelevata della stazione Campo di Marte, non piacciono a molti abitanti della zona, perché oltre ad essere bui sembrano piuttosto isolati: possibile terreno fertile per i malviventi, dunque. Per la stessa ragione, punto critico del quartiere è proprio l’area di San Salvi, il cui aspetto “trascurato” e dismesso contribuisce ad incrementare il senso di disagio dei passanti. E in effetti non è neppure un caso se poco più in là, da viale Righi a via Mannelli, gli eroinomani erano soliti spacciare e drogarsi, tanto che ai lati dei marciapiedi si potevano persino scorgere le siringhe usate. Può capitare che il buio attiri il degrado. Ma questi non sono gli unici percorsi del quartiere poco apprezzati dai residenti. L’elenco prosegue infatti con
le aree verdi e le piazze, spesso sotto accusa da parte di chi, in tarda serata, porta il cane fuori a passeggio. Sul lungarno Aldo Moro, ad esempio, l’illuminazione notturna è ritenuta a malapena sufficiente; lo stesso discorso vale per piazza Alberti, piazza delle Cure, villa Bracci, per il giardino di via Pirandello e per via Rocca Tedalda, protagonista a febbraio del massacro di un fiorentino di 46 anni. Non è tutto: a ben vedere, su sessantotto zone verdi disponibili nel quartiere 2, soltanto trentanove sono dotate di un adeguato numero di lampioni; le rimanenti, di sera, sono da considerarsi “inagibili”. Di scarsa visibilità e di atmosfera tutt’altro che rassicurante peccano pure la zona Salviatino, via delle Forbici e, più a sud, via del Guarlone e ancora via della Chimera. Buia anche l’area nei pressi di San Marco Vecchio e delle stazioni periferiche, che da
Aree verdi e piazze sono sotto accusa da parte di chi la sera porta il cane a passeggio sempre hanno un’aria un po’ losca o quantomeno poco invitante. Infine, evidenti problemi di scarsa visibilità persistono anche in alcuni tratti collinari verso Fiesole e Settignano, pericolosi soprattutto per chi viaggia in motorino. Così, a conti fatti, quando si parla di illuminazione notturna, sembra nel quartiere 2 le pecche non manchino, ed è strano come quegli stessi luoghi che di giorno appaiono normali, vivibili e tranquilli, al calar della notte quasi sembrino trasformarsi. Niente di irrisolvibile, s’intende; anzi, a dire il vero, la soluzione a molti di questi problemi è semplice, chiara ed illuminante: proprio come una lampadina.
n sospiro di sollievo per Campo di Marte: con l’arrivo di “Sweepy Jet” la pulizia strade sarà possibile anche senza spostare l’auto. La società Quadrifoglio ha iniziato ad utilizzare in tutta la zona intorno allo stadio comunale Artemio Franchi, fino a viale dei Mille, le nuove macchine spazzatrici, dotate di un braccio meccanico che permette di lasciare le auto in sosta e contemporaneamente di pulire la strada. Dal primo di marzo infatti, la nuova spazzatrice è entrata in azione in occasione delle partite infrasettimanali. Quando la Fiorentina gioca in casa durante la settimana, dal lunedì al sabato, i cittadini potranno parcheggiare senza problemi perché durante la notte - se per esempio la squadra gioca il mercoledì sera la notte interessata è quella tra mercoledì e giovedì - si potrà lasciare l’auto parcheggiata anche se è giorno di pulizia, e a spazzare ci penseranno le stesse Sweepy Jet. Le strade principali interessate sono viale dei Mille, viale Volta, via Calatafimi, viale Malta, via Lungo l’Affrico, viale Fanti, via D’Annunzio, viale De Amicis, via Marconi, via di San Gervasio, via Castelfidardo, via Maroncelli. Il progetto complessivo prevede che, entro il 2010, il sistema venga esteso a tutta la settimana, indipendente dall’attività allo stadio. Ma che cos’è Sweepy Jet? La sperimentazione della pulizia delle strade con la macchina che lava le strade senza che debbano essere spostate le auto è cominciata circa sei mesi fa. Ha un serbatoio d’acqua
da 1.200 litri, e soprattutto un braccio snodabile che supera le vetture in sosta e getta acqua sia sul marciapiede che sotto i veicoli, così che lo sporco venga comunque spinto tra le spazzole. Purtroppo però Sweepy Jet nasconde alcuni limiti: il primo è la velocità (se una macchina spazzatrice comune riesce a pulire circa otto chilometri di strada all’ora, Sweepy si ferma a 800 metri l’ora, mentre l’autonomia di acqua nel serbatoio è di circa un’ora e mezzo) e il secondo è che la macchina può essere usata solo in strade sufficientemente grandi, in modo da non intralciare il transito delle auto. Ed è anche più costosa: se una normale spazzatrice costa tra 60 e 180mila euro a seconda della grandezza, Sweepy Jet può arrivare fino a
Per ora solo quando gioca la Fiorentina. Poi sarà esteso
230mila. Al momento, Quadrifoglio ne ha quattro, ed entro il 2010 ne saranno acquistate altre tre. Dopo la partenza del nuovo servizio nel quartiere 2, si continueranno a monitorare le altre strade cittadine per capire dove e come estendere ulteriormente la pulizia con Sweepy Jet, per arrivare ad una maggiore copertura nell’arco /A.D. del prossimo anno.
NOVITÀ/2 Nasce un’alternativa alle liste d’attesa
E la casa dell’educatrice diventa un asilo nido
S
i chiama “asilo domiciliare” ed è un nido tra le mura domestiche. Apre a Campo di Marte, in via del Pratellino, l’alternativa alle lunghe liste d’attesa degli asili pubblici. “La Girandola”, questo il nome della struttura, è ricavato direttamente all’interno dell’abitazione dell’educatrice, e nasce dall’esperienza ultraventennale della Cooperativa Sociale “L’Abbaino”, una delle realtà che trovano spazio all’interno di Co&So. Qui i bambini dai 12 ai 36 mesi – cinque al massimo – hanno l’opportunità di socializzare all’interno di un gruppo ristretto e in un ambiente familiare. Un luogo pensato e arredato per i più piccoli, un servizio disegnato su
misura per mamme e papà che si trovano, ogni giorno, a bilanciare il delicato sistema casa-lavoro. Sabato 20 marzo l’asilo aprirà le porte ai genitori che volessero dare un’occhiata ai locali e conoscere di persona l’educatrice. Che, nel suo lungo curriculum professionale, vanta una credenziale in più: quella di essere bilingue. L’Open Day è fissato dalle 14.30 alle 18.30. Per informazioni è possibile contattare la Cooperativa Sociale “L’Abbaino” (telefono: 055/4221036-4221268) oppure la responsabile dell’area infanzia e minori della cooperativa, la signora Paola Cecchi. E naturalmente dare una sbirciatina al sito internet /P.F. www.abbaino.it.
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Campo di Marte • Cure • Coverciano
L’INCHIESTA. Tra gli immobili prossimi alla cessione anche alcuni “gioielli” di Campo di Marte
Un pezzo di quartiere all’asta In vendita l’Istituto dei Ciechi Francesca Puliti
Via libera, quindi, alla vendita. “E’ necessaria un’autorizzazione da parte della Regione – chiarisce Paolo Pantuliano, a capo della Direzione Patrimonio – e ci sarà bisogno anche del parere della Soprintendenza, poiché l’immobile è ultracinquantenne. Ma al di là di ciò non ci sono impedimenti all’alienazione”. All’asta andranno anche le sedi della Direzione Mobilità. Ce ne sono due sparse nel quartiere, una villetta primo novecento
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uasi 30mila metri quadrati di quartiere all’asta. Una bella porzione di superficie quella che sarà messa in vendita da Palazzo Vecchio nei prossimi mesi. Nell’elenco delle alienazioni dei beni di proprietà comunale reso noto dal sindaco rientrano ben sei immobili più un terreno compresi tra le Cure e Bellariva. Una lunga lista da cui Renzi auspica di ricavare la faraonica cifra di 500 milioni di euro. Quando l’amministrazione potrà arrivare ad incassarli non è dato sapere, fatto sta che nel bilancio dell’anno a venire sono stati inseriti 190 milioni derivanti per lo più dalla vendita di alcuni “gioielli” di famiglia. Tra cui una “chicca” di Campo di Marte, l’Istituto Nazionale dei Ciechi, complesso da 20mila metri quadrati di superficie, tra edificio principale, costruzioni secondarie e giardino, che risale agli inizi degli anni ‘30. Qui ha ancora sede, oltre a una serie di uffici comunali tra cui la Direzione Istruzione e alcune strutture di Quartiere, il Convitto Vittorio Emanuele II, dedicato ai non vedenti. Dove e quando sarà trasferito al momento rimane un mistero. “E’ prematuro parlarne – dichiara la responsabile del centro – non siamo ancora stati informati di eventuali ipotesi”. Quel che è certo è che sul prestigioso complesso non pende alcun vincolo d’uso.
Nuovi scenari si aprono anche per l’autoparco e l’ex acquedotto di viale Fanti in via Marconi e una struttura più ampia (circa 2mila metri quadri di superficie) in via Giotto. Nuovi scenari si aprono poi per l’autoparco e l’area ex acquedotto di viale Fanti. Qui la passata amministrazione aveva in programma di realizzare un parcheggio pertinenziale, a uso e consumo dei residenti nel raggio di 500 metri, ma il progetto è rimasto nel cassetto e pare destinato a sfumare. In vendita anche l’ex scuola di viale De Amicis, 21, che al momento ospita uffici, associazioni e una ludoteca. Scorrendo la lista ci si imbatte anche in un edificio di proprietà comunale situato all’interno del
L’Istituto Nazionale dei Ciechi in via Nicolodi
alice Studentessa, 22 anni
Paolo Pensionato, 74 anni
liriana Studentessa, 22 anni
“E’ un punto di riferimento per i giovani”
“Tutelare il valore architettonico”
“Ma non riducete i servizi”
“Mi dispiace che venga messo in vendita l’Istituto per i non vedenti. Negli anni è diventata un vero e proprio punto di riferimento per il quartiere. Vengo spesso a studiare qui, alla biblioteca Pieraccioni, e per me questo posto è stato importante anche per il tirocinio universitario. Spero che tutte le attività vengano mantenute, seppur in altri spazi”
“Sono favorevole all’operazione, ma ci sono due aspetti fondamentali da tenere sotto controllo. Innanzitutto quello architettonico, che riguarda come verranno trasformati edifici di indubbio valore storico e artistico. In secondo luogo economico: non vorrei che si andasse incontro all’ennesima speculazione a favore dei soliti noti”
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“Mi auguro che il progetto non includa un ridimensionamento delle attività che hanno sede all’Istituto dei Ciechi e che da anni coinvolgono i giovani del quartiere. Poi certo se il piano di vendite è necessario a finanziare servizi utili ai cittadini, ben venga, ma non vorrei che tutto ciò andasse perso”
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il giornale del tuo quartiere
La storica struttura di via Nicolodi, nata per l’accoglienza e l’istruzione dei non vedenti, finisce nella lista dei beni che passeranno di mano
coSiMo studente, 21 anni
renZo Fioraio, 55 anni
“Qui anziani e bambini si incontrano”
“Che fine faranno i non vedenti?”
nel prossimo futuro, assieme ad alcuni uffici, un terreno, una ex scuola e un padiglione all’interno del parco di san salvi
“E’ un peccato che l’Istituto dei Ciechi venga venduto, credo che non esista un’altra struttura del genere a Campo di Marte. E’ molto frequentato, da una varietà di persone di diverse fasce di età. Qui anziani, bambini e studenti riescono a incontrarsi, grazie alle diverse attività che vi si svolgono, dai corsi di lingua, al teatro, alla musica”
“E i non vedenti che fine faranno? Questa è una struttura di rilevanza nazionale, accoglie da circa un secolo studenti da diverse parti d’Italia e ha sviluppato servizi all’avanguardia, a partire dalla formazione professionale. Perché non si evitano sprechi inutili prima di mettere all’asta un’istituzione del genere?”
Ecco gli interventi previsti questo mese sulle strade del quartiere (salvo altri lavori urgenti e quindi non programmati), che comporteranno provvedimenti per la sosta e la circolazione: VIA DEL CAMPOFIORE Termineranno sabato 20 marzo i lavori per il ripristino dei marciapiedi di via del Campofiore. Sono istituiti restringimenti di
La villetta della Direzione Mobilità in via Marconi, anch’essa all’asta
carreggiata, nei tratti di volta in volta interessati, da piazza Alberti parco di San Salvi, il cosiddetto padiglione 37. Si tratta di una palazzina un tempo occupata abusivamente, che da anni giace con finestre e porte murate nell’area ovest dell’ex manicomio, a metà strada tra la nuova residenza studentesca e “Villa Panico”. L’inserimento di questa struttura nell’elenco delle alienazioni rimette in gioco il destino dell’intero complesso di San Salvi, suggerendo un ripensamento
sulle dichiarazioni che volevano l’acquisto in blocco da parte del Comune. Ma sarebbe azzardato fare previsioni in tal senso. Meglio concentrarsi sulle concrete ripercussioni del piano delle vendite. Parte del ricavato sarà reinvestito sullo stesso Q2 e non si tratta di cifre di poco conto. Un milione e 400mila euro la cifra destinata all’ex Meyer, per quel che riguarda la realizzazione di alcune residenze, altri
700mila per far nascere nell’ospedalino un asilo nido. E poi la tanto sospirata manutenzione stradale: servirà un milione e mezzo per far sparire le buche da via Boccaccio, via del Mezzetta, via Mannelli, viale Volta e piazza della Libertà. E un altro milione e 700mila spianerà la strada all’opera delle opere nel quartiere: il prolungamento, con tanto di tunnel sotterraneo, del viadotto di Varlungo.
a via Quintino Sella. VIA GIOBERTI Anche in via Gioberti i lavori di ripristino dei marciapiedi si concluderanno sabato 20 marzo. Saranno quindi presenti alcuni restringimenti di carreggiata e dei divieti di sosta nei tratti della strada di volta in volta interessati dall’intervento, da piazza Alberti al numero civico 13.
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Campo di Marte • Cure • Coverciano
curiositÀ. Su Nonciclopedia, sito internet (parecchio) ironico, la città viene dipinta con toni inediti
Se Firenze viene presa un po’ in giro Giulia Righi
della costellazione di Orione; e per aver ospitato Galileo Galilei, idraulico dal nome curioso, autore della contestata Divina Commedia. Ma soprattutto per essere patria del fiume più pulito del mondo, l’Arno, nominato alla “River Award” di Milano sul Gange, “Best river with dead rats”. Si capisce che questi signori non le mandano a dire. Ridono beffardi di certi difettucci della città, ironizzano sui suoi limiti, veri o presunti. Vedi la voce “Firenze bai nait” (leggi “Firenze di notte”) in cui tra i divertimenti notturni della città vengono annoverate possibilità bizzarre: “Passeggiare in linea retta sul Lungarno finché le gambe reggono il peso del corpo” oppure “Entrare in un ristorante e uscire dopo aver letto i prezzi sul menù” oppure ancora “Osservare i cani e le nutrie (le dimensioni sono pressoché le stesse) sguazzare liberamente nel canale dell’Arno”. Se si sta allo scherzo, si può andare oltre e scoprire che, secondo i nonciclopediani: “A Firenze è stato inventato, dal 1759 a.C., un sistema di gestione della viabilità che evita l’uso dei costosi navigatori satellitari, il M.I.F.E.N.R.I.C. (Mettiti In Fila E Non Rompere I…bip). Qualsiasi destinazione è infatti raggiungibile dopo aver percorso obbligatoriamente tre strade fisse, in un qualsiasi ordine: l’Autostrada, i viali di Circonvallazione e il viadotto all’Indiano”. E figurarsi se in cotanto prendingiro potevano mancare stoccate linguistiche: “Il dialetto Fiorentino l’è ‘na lingua artificiale crea’a dallo scrittore Fiorentino John Ronald Reuel Tolkien, ispira’a ‘n parte ai’ fillandese e ‘n parte a’ mugugnii di’ cugino dello stesso Tolkien, John Dantis Tolkien”. Infine - ma qui per leggere ci vuole davvero una dose massiccia di (auto)ironia – ecco che si dice del popolo fiorentino. Solo un censurato estratto, che fotografa il brontolonismo tipico di certa fiorentinità: “Al fiorentino piace il lavoro. Gli piace talmente tanto che passa intere giornate a vedere come lavorano gli altri (…)”.
Basta non prendersela, e la risata è assicurata: in questa enciclopedia del nonsenso si ride delle nutrie, del dialetto, del carovita e persino della dedizione al lavoro dei fiorentini…
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rriverenti, pure offensivi a tratti. Eppure un sorriso te lo strappano. Dunque. Mettiamo di essere su internet e di incappare, anziché nell’oramai celebre Wikipedia (sorta di enciclopedia-pentolone, vangelo per frettolosi internauti) in una sua parodia. Ovvero: Nonciclopedia. Ovvero altro pentolone di saperi, questa volta ironico, satirico, caricaturale. Che ti accoglie nella home page con un “Benvenuti su Nonciclopedia, l’enciclopedia priva di qualsivoglia contenuto a cui chiunque può contribuire”. Arrivati qui, vien da sé vedere cosa dicono di noi. Della bella Firenze e del suo popolo. E ne dicono tante. Uh, quante. Per una buona percentuale si tratta di parole che in tv verrebbero bippate e che su queste pagine striderebbero un po’. Eppure c’è del ripetibile. Ad esempio. Si comincia presentando la città: “La città è famosa soprattutto per aver dato i natali a Guido Cavalcanti e a Bud Spencer, celebre pianeta
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il caso Il Sommo Poeta? “Amava comporre barzellette”
Non si salva nemmeno Dante
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nche il sommo poeta cade sotto i dardi avvelenati dei nonclipediani, gli anonimi redattori del calderone satirico: “Dante Alighieri era un fruttivendolo di modeste capacità”, esordiscono. “Nato circa l’altroieri sviluppò sin da piccolo la passione per la composizione di barzellette in versi, che, per quanto spassose e geniali, gli valsero la derisione e l’isolamento da parte dei coetanei. Non gli facilitò le cose la sua ragazza, Beatrice, la quale lo lasciò dopo un travagliato e poco chiaro rapporto. Uscito da questa triste e dura infanzia passò un ventennio della sua vita a pubblicare scadenti fumetti dopo aver preso una laurea in geologia, un modo come un altro per guadagnarsi il pane, in attesa del vero successo”. Proseguendo, sepolti da eccessi un po’ tanto volgari, si possono scovare picchi ironici d’effetto. Vedasi la descrizione della geografia del poema: “La prima parte dell’opera è ambientata nell’Inferno. I
due amici lo visitano da giù a su. Prima incontrano Caronte, un demone part-time assunto a progetto che fa gavetta prima di essere assunto come Gondoliere a Parma”. E Nonciclopedia non si risparmia neppure sulla genesi dell’opera, con buona pace dei filologi che perdoneranno la burlesca divagazione: “Durante Alighieri (per gli amici quello là), celebre canzoniere del ‘300, girava col suo cappello da giullare e una corona d’alloro per le più grandi corti d’Italia, fino a quando non cadde in un pozzo molto profondo assieme al suo amico, meno noto, Virgilio”. E sugli sviluppi narrativi, i nonciclopediani non hanno alcun dubbio: “Come potete vedere nella commedia non c’è una vera e propria trama, non ci sono sviluppi, ma Dante si limita a incontrare in continuazione gente più o meno simpatica, ma per lo più sconosciuta. Da qui la tesi che il viaggio di Dante si sia tenuto durante una riunione condo/G.R miniale”.
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il giornale del tuo quartiere
L’INIZIATIVA. In città si sta lentamente riaffermando un’antica tendenza
E le feste tornarono in piazza Lorenzo Salusest
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iscoprire il piacere di incontrarsi in piazza per scambiare due parole tra una bancarella e un’altra, tra brindisi (a cosa non importa, l’importante è festeggiare) e piccoli acquisti, nella bottega storica o nei negozi di catene commerciali, il tutto senza doversi impegnare a schivare le auto e i motorini in transito. In poche parole, ritrovare il sapore antico di Firenze, fatto di semplicità, entusiasmo e spirito imprenditoriale, favorendo allo stesso tempo il commercio in zone della città a rischio fagocitazione da parte degli outlet e della grande distribuzione. Un’iniziativa per riscoprire e consolidare l’identità cittadina mettendo in vendita prodotti da mangiare, indossare, annusare, regalare con un solo comune denominatore: consolidare il successo e la distribuzione del “made in Florence”. Nascono con questo obiettivo le feste in piazza. O meglio rinascono, perché la tendenza sta lentamente riaffermandosi in città dopo anni di iniziative sporadiche. Sagre paesane trasferite in piena città, negozi aperti e banchi di prodotti tipici, con le transenne a delimitare la zona interdetta al traffico. Siamo di fronte alla definitiva affermazione dei centri commerciali naturali, creati anni orsono e mai realmente consolidatisi? Questo è quello che sperano gli organizzatori: gli esercenti e i commercianti delle strade interessate riuniti in comitati e il Comune di Firenze, impegnato a valoriz-
zare queste nuove realtà economiche e sociali. I numeri parlano di oltre 20 centri commerciali naturali sparsi sul territorio cittadino, organizzati in maniera sempre più strutturata per poter accedere ai fondi regionali. In attesa di poter attingere alle casse pubbliche, tutte le iniziative sono realizzate grazie all’autofinanziamento dei negozianti, alla generosità di alcuni sponsor e alla sensibilità dell’amministrazione fiorentina. L’ambizione di contrastare lo strapotere economico dei grandi centri commerciali è certamente importante,
ma al di là della sfida tra i tanti David presenti a Firenze e i Golia concentrati nelle sue immediate vicinanze, quel che sembra animare lo spirito di queste iniziative è anche il desiderio di salvare uno dei tratti distintivi fiorentini, quel tessuto economico fatto di botteghe artigiane e di negozi di vicinato, quella struttura sociale fatta di rapporti interpersonali quotidiani e non anonimi tra commercianti e acquirenti. E poco importa se il pane costa 10 centesimi in più: essere salutati sentendosi chiamare per nome vale molto di più.
IL PUNTO NEL QUARTIERE Le botteghe organizzano aperture serali ed eventi
I negozi “scendono” in strada
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a riposta dei piccoli negozianti al crescente proliferare di grandi centri di distribuzione come supermercati o ipermercati è quello che viene chiamato “centro commerciale naturale”, ovvero una sorta di “coalizione” tra negozi vicini. L’idea nasce dalla volontà di preservare le identità dei piccoli esercizi e il rapporto diretto tra i venditori e i cittadini, valorizzando il territorio in cui si trovano attraverso promozioni, appuntamenti comuni e affiliazioni con tessere fedeltà per i clienti abituali. Da questa nuova tendenza, anche nel quartiere 2, sono sorte nuove realtà che però non hanno modificato l’aspetto di strade o piazze, poiché coinvolgono i negozi e le botteghe già esistenti, che si coordinano in azioni volte ad obiettivi comuni. Nel quartiere ci sono centri commerciali naturali in via Gioberti, oggi più nota come “la via delle cento botteghe” e diventata uno dei punti più ambiti per gli amanti dello shopping; a Varlungo, dove il 27 luglio dell’ormai lontano 2005 ha preso vita l’associazione Varlungo, trasformata poi due anni dopo nel comitato “Le botteghe di Varlungo”; alle Cure, che per prime hanno dato origine a “Le Cure Centro Commerciale”: un insieme di botteghe artigiane e negozi che trasformano la zona in un centro commerciale
QUALITA’ DEL SERVIZIO, CORTESIA E TRASPARENZA Serietà, qualità e assistenza completa alla clientela. Sono queste le caratteristiche di che AFFARIMMOBILIA opera da più di vent’anni in ambito fi orentino e toscano e da tredici anni in Via delle Centostelle a Campo di Marte. Affidata all’esperienza di Gino Rigghielli, Luca Barchielli, e gli altri componenti dello staff, l’agenzia di Via delle Cento Stelle ha una consoli-data struttura professionale e si avvale di un know how effi cace, in grado di soddisfare con successo qualsiasi ri-chiesta immobiliare. AFFARIMMOBILIARI è da sempre spe-cializzata in immobili di livello me-dioalto. Gli elementi distintivi restano la qualità e la serietà, oltre alla capacità di offrire ai clienti un’ampia gamma di servizi: intermediazione, consulenza pianifi cazione sull’investimento immobiliare, vendita di cantieri medio/grandi e gestione di patrimoni immobiliari. I
servizi nascono anche grazie a un gruppo variegato di professionisti e partner esterni, che vanno a ricoprire tutti i settori legati al mercato immobiliare, da quello legale a quello dell’architettura. Alla base dell’effi cienza divi è anche il AFFARIMMOBILIARI grande valore dato dalla Banca Dati Immobiliare (Bdi), aggiornata costantemente e automaticamente in modo che ogni cliente possa essere seguito puntualmente nello sviluppo delle sue esigenze e richieste specifi che. Insom-ma, un servizio serio e completo, che parte dagli annunci dei singoli immobili, sempre precisi e veritieri, per arrivare fi no al rogito. I clienti “storici” continuano a tornare in agenzia anche dopo anni, magari per aiutare i fi gli ad acquistare casa o per cercare un immobile più adatto alle loro nuove esigenze. « Nella casa di AFFARIMMOBILIARI spiegano i titolari - conta ancora la
all’aperto; il meno noto Bellariva, tra via Quintino Sella, via Lanza e le strade vicine, e infine l’associazione “Le Centostelle di San Gervasio”, nata lo scorso anno dall’unione di esercizi commerciali e liberi professionisti della zona nella via omonima che unisce piazza Antonelli a viale De Amicis. L’idea forte che sta dietro il progetto dei centri commerciali naturali è quella di portare il modello dei grandi centri commerciali in un territorio aperto, in cui i negozi riescano a relazionarsi fra loro senza perdere però la propria unicità e tradizione. Tra le iniziative più diffuse ci sono le “pedonalizzazioni”, più frequenti in via Gioberti, via Cento Stelle e via Boccaccio, in occasione delle quali i negozi si
L’obiettivo è valorizzare il territorio e la sua identità guadagnano lo spazio della strada per esporre i propri articoli, trasformando il quartiere in una festa all’aperto con aperture prolungate fino alla sera e rendendo così piacevoli da visitare anche quei luoghi che di solito non offrono altri generi di at/A.D. trattive.
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stretta di mano, che racchiude in sé il signifi cato del nostro concetto di “vita immobiliare”. Non a caso, questo è il nostro mestiere, oltre che la nostra passione, e lo svolgiamo in modo puntigliosamente professionale, riassumendo nella nostra per-
sona e nel nostro operato attenzione, competenza, lealtà e serietà». Il motto di è AFFARIMMOBILIARI “Mai come oggi i vostri affari sono i nostri affari”. Non una frase pubblicitaria, ma una filosofi a di vita e di lavoro.
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Campo di Marte • Cure • Coverciano
MESTIERI DI OGGI E DI IERI. Quello del falegname è un lavoro in crisi. Ma che non è scomparso
La “resistenza” degli artigiani del legno Nel Q2 se ne contano una decina, e spesso sorgono (quasi) uno accanto all’altro, come per sostenersi a vicenda in un momento in cui i mobili preconfezionati sembrano avere la meglio Simele Kruklidis
N
on sono scomparsi come molti pensano. E non serve rivolgersi a “Chi l’ha visto?” per trovarli. Basta solo un’occhiata attenta o magari una veloce ricerca sull’elenco: ed eccoli lì, in prima fila, i falegnami di
un tempo. Certo, ne sono rimasti davvero pochi, sia nel quartiere 2 che nel resto della città, ma rappresentano gli unici sopravvissuti alla rivoluzione in stile Ikea. E non c’è da stupirsi più di tanto. Da anni, ormai, vige infatti l’assoluta egemonia dei mobili
L’interno del laboratorio di via Luna
preconfezionati, e dunque non è una sorpresa ritrovare in crisi anche questo antico mestiere. Una storia, quella dei falegnami – un tempo numerosi in città - non nuova, perché calza a pennello a decine di attività manifatturiere e artigiane: la tradizione, la qualità e l’affidabilità di un prodotto lavorato da mani sapienti sembrano ormai ricordi lontani. E la causa non è certo da ricercare solo nello sviluppo delle grandi catene di arredamento. La verità è che i tempi sono cambiati e non sempre un bell’oggetto di legno massiccio sa rispecchiare il gusto delle nuove generazioni. Siamo nell’era dei prodotti snelli, che si puliscono facilmente e che se si graffiano non è una tragedia: è la politica dell’usa e getta, che sembra sempre più apprezzata. Così, la vecchia cassapanca della nonna continua rimanere acquattata in un angolino sperduto della casa, magari seppellita da una pila di ninnoli, quando invece potrebbe essere considerata il pezzo forte di tutta la mobilia.
Al lavoro nella falegnameria di via Manara
Ma anche per chi ancora sa apprezzare l’eterno fascino del legno, all’orizzonte dell’acquisto si intravedono fulmini e saette: i prezzi, purtroppo, spesso non sono affatto economici. Come ogni altro oggetto fatto a mano, anche i mobili - per loro natura - non rispondono al criterio della convenienza. Ed ecco che, tornando ai falegnami, è possibile capire come, tra vicissitudini varie ed eventuali, stiano affrontando un periodo non proprio felice. Nel quartiere 2 ne sono rimasti circa una decina, unici punti di riferimento per i residenti. Ce
ne sono in via Faentina, in vicolo del Barbi e in via Guglielmo Marconi; e ancora in via fratelli Bandiera, in via Tito Speri e in via Luciano Manara. Molti falegnami, poi, si possono trovare quasi uno accanto all’altro, a distanza di pochi metri. Ma la cosa più importante da menzionare è che, nonostante tutto, ci sono ancora, e che resistono nonostante la crisi. E quando saremo stanchi dei mobili in compensato da dover sostituire ogni due o tre anni, i falegnami saranno lì, pronti a scolpire nel legno un pezzo unico nel suo genere.
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PROgETTO "SWEEPY" PROgRAmmA DI INTERVENTO ANNO 2010 PRIMA FASE 21 MARZO 2010 TERZA FASE LUGLIO 2010
SECONDA FASE MAGGIO 2010 AREA INTERESSATA DALLA SOSPENSIONE DELLE ORDINANZE DI SPAZZAMENTO PER LE MANIFESTAZIONI SPORTIVE DELL’ACF FIORENTINA ALLO STADIO COMUNALE “ARTEMIO FRANCHI” SETTORI INTERESSATI DAL SERVIZIO NOTTURNO DI SPAZZAMENTO CON ORDINANZA INVARIATI NEL 2011 IL SERVIZIO SARà ESTESO AD ALTRE AREE DELLA CITTà
ELENCO STRADE PROgETTO SWEEPY JET [1 fase – dal 21 marzo 2010] a
su queste strade la macchina non dovrà più essere spostata se non quattro volte l’anno, che verranno segnalate con apposito cartello
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L’INchIEsTa/1. Dall’aperitivo all’ultima birra scolata sui gradini. Luci e ombre della movida fiorentina
Certe notti (alcoliche) a portata di paghetta Francesca Puliti
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o chiamavano aperitivo, era qualcosa da bere sgranocchiando un paio di noccioline in attesa della cena. La versione aggiornata agli anni 2000 è una grande abbuffata innaffiata da due o tre cocktail. La notte alcolica dei giovani fiorentini comincia da qui. Dai vari centri del preserata, come San Niccolò e Santo Spirito, si sposta poi principalmente in zona Santa Croce, incoronata da qualche anno fulcro della movida gigliata. E la serata comincia presto, per poter usufruire delle più svariate promozioni. A ogni giorno della settimana la sua. C’è il lunedì sera dei cinque shot a cinque euro, il martedì della seconda pinta di birra gratis, il mercoledì della dama da bere e via di questo passo fino alla domenica. I posti dove alzare il gomito con pochi euro non mancano. A volte basta munirsi di una tessera, investimento contenuto a portata di paghetta, per
accedere a Vodkalemon e Negroni a tre euro. Talvolta non c’è bisogno neanche di quella. “Se poi ci si fa amico qualche barista è fatta”, ammette candidamente una ragazza. Domani c’è scuola, ma è pur sempre venerdì sera. L’anno prossimo entrerà a pieno titolo nel circuito delle feste universitarie, per quest’anno è ancora a rischio controllo carta di identità. A verificare la data di nascita degli avventori, però, sono veramente in pochi. Più numerosi, invece, i gestori dei locali che si dimostrano fiscali sull’orario di fine bevuta. Poco male, perché anche quando pub e birrerie chiudono i battenti si trova comunque il modo di farsi una birra. Basta rivolgersi ai venditori abusivi che ne trasportano sempre una modica quantità nello zainetto. Poi va a finire che la si consuma a sedere sui gradini di qualche chiesa, infischiandosene delle condizioni meteo (figuriamoci poi di una qualsiasi ordinanza), perché l’importante è stare insieme e fare baldoria in compagnia. E possibilmente schivare la classica secchiata dal vicinato. Per chi ha qualche anno in più,
qualche soldo in più in tasca e il coprifuoco alle spalle, ci sono i club, che tengono duro fino alle cinque del mattino. Se c’è un lato positivo in tutto ciò è che quanto meno in questa fascia d’età è cresciuta la consapevolezza di un problema spesso lasciato sottotraccia. “Dal 2008 al 2009 sono aumentate le persone che si sono rivolte a noi – dichiara la dottoressa Paola Trotta, coordinatrice dei servizi Sert e Sat sul territorio fiorentino – l’incremento si è verificato non tanto tra i minori, quanto tra i 19 e i 24 anni”. I dati dell’anno scorso sono ancora in fase di elaborazione, ma i numeri del bollettino 2008 parlano chiaro: a bussare alla porta dei Servizi Alcologici Territoriali sono stati in 1.253, oltre 1000 solo nella città di Firenze, gli altri distribuiti nella cintura adiacente. Un terzo di questo battaglione, in aumento rispetto al 2007, è rappresentato da donne. “L’aumento però può essere spiegato anche dai più frequenti controlli sulle strade – continua la dottoressa Trotta – che ha innalzato il livello di attenzione. E anche un po’ di sana preoccupazione”.
Pochi controlli sull’età dei clienti, molte promozioni per bere (troppo) con pochi euro, dal lunedì alla domenica. E aumentano i ragazzi dai 19 ai 24 anni che si rivolgono ai servizi alcologici territoriali in cerca di un aiuto specializzato iVan Barista, 36 anni
GiorGio Dottorando, 28 anni
anna e STeFano Baristi, 45 e 43 anni
“C’è sempre qualcuno che alza il gomito”
“A chi non piace una birra all’aperto?”
“Il buon senso è l’arma più efficace”
“Forse la questione è un po’ troppo enfatizzata...Per esperienza personale posso dire che non ho mai avuto particolari problemi, e del resto si sa: gente che alza il gomito c’è sempre stata e sempre ci sarà. Speriamo solo che queste nuove regole entrate in vigore siano applicate in maniera uniforme”
“Io personalmente non ho mai creduto alle politiche proibizioniste. Quello dell’abuso di alcool è un problema serio, non c’è dubbio, ma credo che sarebbe più proficuo intervenire a monte, sulla riduzione del danno. E poi diciamolo, con la bella stagione a chi non piace bersi una birra all’aria aperta?”
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“È sicuramente meglio prevenire che curare. L’educazione è l’unico strumento veramente efficace per proteggere i ragazzi dall’alcolismo o dalla droga. Da parte nostra siamo sempre stati vigili sull’età della nostra clientela, siamo convinti che il buon senso sia senz’altro un’arma migliore dei divieti”
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L’INchIEsTa/2. Vietata la vendita da asporto dalle 22 alle 3 e il possesso oltre la “dose” personale
E fu così che arrivarono le ordinanze anti-sbronza Luca Serranò
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a città del vino rosso dichiara guerra all’abuso di alcol. Con le due ordinanze del mese scorso, infatti, il Comune ha circoscritto modi e tempi della vendita di bevande alcoliche nel centro di Firenze e alle Cascine. Colpendo, in particolare, quei piccoli market che fino a notte fonda offrono birre, vini e liquori al dettaglio. Niente più vendita da asporto dalle 22 alle tre del mattino (per l’articolo 650 c.p. arresto fino a tre mesi e multe superiori ai 200 euro), divieto di detenere bottiglie o lattine superiori alla “dose” personale. Le nuove regole (valide fino al 31 maggio, quando probabilmente saranno “rinnovate” da un decreto prefettizio) sono state accolte con cautela dal popolo della notte. “Il proibizionismo non è mai servito a nulla”, sibila un ragazzo visibilmente alticcio all’uscita di un frequentato locale del centro. “Chi si vuole ubriacare lo farà lo stesso”, fa eco un suo compagno. Che una fascia sempre maggiore di giovani spenda le proprie serate tra un bicchiere e l’altro, d’altra parte, è sotto gli occhi di tutti. “Perché fanno chiasso e si notano di più - replica Giorgio da dietro il banco del suo bar di via San Gallo - vedo anche tanti cinquantenni che attaccano alle dieci di mattina e vanno avanti tutto il giorno”. Un problema dai contorni sfuggenti, quello dell’abuso di sostanze alcoliche tra i ragazzi. Meglio vietare o educare al consumo responsabile? Quel che è certo è che la duplice
niccolÒ Ristoratore, 32 anni
eManUela artigiana, 25 anni
MaTTia commesso, 30 anni
“La questione esiste e va affrontata”
“Meglio allentare la presa?”
“Serviva qualche regola in più”
“In linea di principio sono senz’altro d’accordo. La questione esiste e in qualche modo va affrontata. Peccato che per noi operatori ci siano molti altri problemi: ho appena ricevuto 4mila euro di multa perché un ragazzo saliva dalla mia cantina con un panino in mano. Penso che le norme andrebbero applicate con maggior elasticità”
Scuola
ordinanza del sindaco Renzi è arrivata dopo alcuni casi limite di minorenni ricoverati per coma etilico, circostanze che hanno spinto le istituzioni cittadine a fare fronte comune. “Non è solo una questione di ordine pubblico – spiega il questore di Firenze Francesco Tagliente – ma una vera e propria emergenza sociale. Già nei mesi scorsi abbiamo effettuato controlli a tappeto nei locali, certi episodi non devono più verificarsi”. Un chiaro riferimento alle sospensioni di licenza che lo stesso Tagliente ha disposto nei confronti di alcuni pub e di una (nota) discoteca delle Cascine, rei di aver servito da bere anche agli under sedici. “Bene ha fatto il Comune a intervenire – continua – ma è tutta la città che sta reagendo. Per la prima volta istituzioni, forze di polizia e associazioni di categoria si sono mosse insieme per contrastare il fenomeno – conclude – è una sorta di laboratorio permanente senza precedenti in Italia”. I primi risultati, in effetti, sono già abbondantemente visibili. Molti locali del centro hanno cominciato a chiedere il documento d’identità prima di servire alcolici, mentre il popolo della notte fa a gara ad interpretare il testo delle due ordinanze. “La seconda non la capisco proprio”, il ritornello tra i più giovani. Il divieto di detenere confezioni di alcolici eccedenti l’uso personale (nel centro storico e alle Cascine) ha destato perplessità sopratutto tra le associazioni dei consumatori, preoccupate della labilità di un simile principio. In attesa di vedere come sarà applicata la norma, di una cosa si può comunque essere certi: le bottiglie d’acqua non andranno a ruba.
Accademica di Danza
“La politica ha sempre avuto un atteggiamento paternalistico nei confronti dei più giovani, frutto, credo, della sostanziale incapacità di comprenderli. Mi chiedo invece se non sarebbe il caso di allentare un po’ la presa: non vorrei infatti che tutti questi limiti alla fine producessero l’effetto contrario”
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tempi moderni
Marzo 2010
LO sTudIO. Una ricerca traccia il ritratto di questa preziosa risorsa dell’economia fiorentina
Gli artigiani hanno i capelli bianchi La fotografia arriva dal primo “Repertorio sui mestieri d’arte della provincia di Firenze”: i titolari delle imprese artigiane hanno generalmente tra i 49 e i 58 anni (è under 30 solo il 3 per cento). Ma a sorpresa il 60 per cento di loro utilizza la posta elettronica Annalisa Cecionesi
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li artigiani, eccellenza fiorentina, sono, a detta di molti, personaggi in via d’estinzione. Lo stereotipo ce li fa pensare coi capelli bianchi, chini sul lavoro in botteghe d’altri tempi. Un’immagine veritiera? La risposta arriva dal primo “Repertorio sui mestieri d’arte della provincia di Firenze”, realizzato dalla Fondazione di Firenze per l’Artigianato Artistico, in compartecipazione con la Camera di Commercio di Firenze. Gli artigiani artistici della provincia, individuati attraverso l’indagine, sono 1.317, concentrati per il 49 per cento nel comune di Firenze. Hanno mediamente 50 anni e non hanno eredi ma muovono i primi passi nel mondo del web. Oltre la metà delle imprese artigianali è rappresentato da ditte individuali, fino a un massimo di tre addetti. Le forme societarie, minoritarie, sono più frequenti nel settore dei minerali non metalliferi e in quello della pelle e del cuoio. Come suggerisce lo stereotipo, gli artigiani hanno i capelli grigi: il titolare dell’impresa artigiana ha generalmente un’età avanzata, tra i 49 e i 58 anni. Solo il 3 per cento ha meno di 30 anni. Le imprese però sono piuttosto giovani. Un’attività su due è di prima generazione ed è stata fondata negli ultimi venti anni. Solo il 7 per cento circa delle aziende è nato prima del 1970. A differenza di quello che si può pensare, la trasmissione ereditaria del mestiere non è predominante. L’indagine dimostra infatti che le attività tramandate di padre in figlio sono il 35 per cento del totale. Gran parte degli artigiani ha studiato a Firenze: poco meno di metà ha un diploma di maestro d’arte. Un significativo 20 per cento proviene dall’Opificio delle Pietre Dure. Fedeli alla reputazione che li vuole depositari di un mestiere tipicamente manuale, gli artigiani sembrano poco propensi a usare la tecnologia in fase produttiva. Solo il 15 per cento delle imprese fa ricorso a una combinazione di manualità e utilizzo di macchine. Ma chi si immagina questi artisti alle prese con lettere sigillate con cera lacca si sbaglia. Il computer è entrato anche nelle botteghe. Oltre il 60 per cento degli artigiani comunica attraverso la posta elettronica. Ad avere un sito internet è invece poco meno del 39 per cento. Alcuni settori però si dimostrano più affini
Tra i settori con più dimestichezza col web c’è quello della pelletteria
di altri alle nuove tecnologie. E’ il caso della pelletteria e dei cuoi artistici, degli strumenti musicali, delle decorazioni e della ceramica. C’è chi diventa artigiano del web, pronto ad aprirsi dei varchi oltre i circuiti locali, diffondendo il proprio saper fare oltre i confini della regione, e perché no, dell’Italia. Buone notizie, allora. L’artigianato, “marchio di fabbrica” del made in Florence, resiste. In bottega e sul web.
IN PILLoLE IL PRECEDENTE
Il primo e unico progetto di Repertorio delle botteghe dell’artigianato artistico risale al 1958. Si trattava di un censimento degli artigiani toscani, pubblicato in quattro lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo). L’indagine odierna trae ispirazione da quel progetto proponendo una mappatura aggiornata.
L’INDAGINE
NON SEI SOLO...
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chiedi aiuto ad un professionista RUBRICA DI PSICOLOGIA A CURA DELLA DR.SSA DEBORA GILARDI Approccio cognitivo - Comportamentale Master in Disturbi dell'Alimentazione e Obesità Iscrizione all'albo degli Psicologi della Toscana al N.° 4388
TACHICARDIA, sudorazione, sensazione di formicolio, dolore al petto... Tutto vi porterebbe a pensare che stia descrivendo i sintomi di un infarto... A questo punto vorrei aggiungere sensazioni di sbandamento, di svenimento, di testa leggera, brividi o vampate di calore, paura di perdere il controllo, di impazzire e di morire... La persona che in un periodo di tempo circoscritto, spesso a insorgenza improvvisa, si ritrova a provare alcuni di questi sintomi, accompagnati da una intensa paura, terrore o senso di catastrofe imminente, si trova a sperimentare un "attacco di panico". Il ricordo che lascia il primo attacco è molto vivido e ricco di dettagli, la sensazione di disagio è percepibile al solo pensiero...ma la cosa che più spaventa è che si possa presentare nuovamente, in modo inaspettato e magari in situazioni in cui sarebbe difficile cercare aiuto e ricevere soccorso (ad esempio in auto, in ascensore, in un luogo affollato). E così si iniziano
a mettere in atto tutta una serie di "precauzioni", evitando di fare certe azioni o facendole solo se accompagnati da una persona fidata, utilizzando farmaci che possano rassicurare e diminuire l'ansia, ma allora poi è necessario averli sempre con sé - "non si sa mai!" - cercando in tutto e per tutto di scongiurare la possibilità che l'attacco possa ripresentarsi. Eppure a volte si ripresenta. Molti stimoli, in questo caso, possono col passare del tempo essere in grado di scatenare un altro attacco, poiché, siano essi sensazioni corporee o eventi esterni, sono sempre interpretati dalla persona in maniera catastrofica ed erronea. Il circolo vizioso del disturbo di panico si fa strada, causando notevole disagio alla persona che lo sperimenta, ma è possibile interromperlo. Attraverso l'utilizzo di opportune strategie cognitive e comportamentali, la persona è aiutata dallo psicologo ad affrontare il problema e a riprendere funzionalmente il corso della propria vita.
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L’indagine, a cura di Franco Vichi, direttore della Fondazione di Firenze per l’Artigianato Artistico, è raccolta in un volume e in un cd ed è suddivisa in due parti. La prima traccia un ritratto delle imprese artigiane della provincia di Firenze, cercando di delineare il “profilo” dell’artigiano d’arte odierno. Nella seconda parte sono invece descritte nel dettaglio le 1.317 aziende artigiane individuate.
IL METODO
Da un elenco iniziale di oltre 6mila aziende appartenenti all’Albo delle Imprese Artigiane è stata fatta una prima scrematura, eliminando ad esempio le produzioni di livello industriale. Si è arrivati così a un totale di 2.500 aziende, ulteriormente ridotte dopo una verifica telefonica, rivolta a capire se si trattasse di imprese della sfera propriamente “artistica”. Tra le discriminanti utilizzate rientrano l’ideazione, i materiali utilizzati, nonché la produzione di manufatti unici, in piccole serie.
LE IMPRESE
Il mondo dell’artigianato è assai vasto e lo dimostrano i settori individuati dal Repertorio. Vi rientrano l’abbigliamento e le calzature, i ricami, la pelle e i cuoi artistici, la tappezzeria, la carta, la ceramica, il legno e i mobili, le lavorazioni in pietra e in vetro, gli strumenti musicali e il restauro. Escluse invece dall’indagine le lavorazioni che hanno poco a che fare con l’arte: i servizi alla persona, come i barbieri, o le attività legate ai generi alimentari.
Farmacie città di Firenze
I Farmacisti per lo screening
Come prevenire i tumori del Colon retto: perChé fare il test Lo screening mediante ricerca del sangue occulto fecale ha dimostrato di essere efficace nel salvare molte vite attraverso la diagnosi precoce del tumore dell’intestino (colon-retto). Programmi organizzati di screening si stanno diffondendo in tutta Italia ed anche nel territorio dell’Azienda Sanitaria dove la Società della Salute di Firenze promuove questa campagna di prevenzione in collaborazione con le Farmacie pubbliche e private di Firenze ed il supporto organizzativo/ tecnico dell’Istituto di Studio e Prevenzione Oncologica (ISPO), per invitare i residenti di età compresa tra i 50 i 70 anni ad aderire per salvaguardare la propria salute. Nella nostra regione i tumori del colon retto sono al terzo posto come frequenza per gli uomini (dopo il tumore al polmone e quello della prostata) sia per le donne (dopo tumore alla mammella) ed è per questo che sono in atto da tempo campagne tese a informare i cittadini sull’utilità dello screening. Lo sviluppo del tumore del colon retto è in quasi tutti i casi preceduto dalla comparsa di forme benigne (polipi adenomatosi o adenomi) alcuni dei quali possono nel corso di alcuni anni trasformarsi in tumore vero e
proprio. Fortunatamente una quota considerevole di casi di tumore è potenzialmente prevedibile attraverso un semplice esame che può diminuire il rischio di ammalarsi. L’iniziativa sostenuta dalla Società della Salute di Firenze coinvolge circa 100.000 cittadini, donne e uomini, di età compresa tra i 50 e i 70 anni, residenti nel Comune: è completamente gratuito e va ripetuto ogni 2 anni. E’ basato su un semplice test per la ricerca del sangue non visibile nelle feci da eseguire a casa utilizzando una provetta per il prelievo che verrà poi analizzato in tempi brevi dall’ ISPO. Il referto verrà restituito all’utente per posta dopo alcuni giorni con eventuali consigli di controllo. Gratuiti saranno inoltre gli eventuali e successivi interventi di diagnosi e cura previsti all’interno del programma. Per effettuare lo screening non occorre prescrizione medica, basta recarsi con la lettera di invito ricevuta a casa presso una Farmacia di Firenze per ricevere il materiale necessario ad effettuare il test. Il Farmacista consegnerà il kit solo ed esclusivamente a coloro che si presenteranno con la suddetta lettera di invito.
L’Intervista a... Avv. Stefania Saccardi Assessore Politiche socio san. Comune di Firenze Presidente SdS Firenze Dr. Pierluigi Tosi Direttore Sanitario Azienda Sanitaria di Firenze Dr. Marco Nocentini Mungai Presidente Associazione Titolari di Farmacia Provincia di Firenze Dr.ssa Carolina Cuzzoni Direttore Sanitario di ISPO. Dr.ssa Grazia Grazzini di ISPO, Responsabile Organizzativo del programma A marzo 2010 partirà nella città il Progetto “Farmacie Città di Firenze - I Farmacisti per lo screening”. Di che cosa si tratta? Dr.ssa Carolina Cuzzoni. E’ un’iniziativa nell’ambito del programma di screening per i tumori colorettali in corso nel territorio della ASL 10 di Firenze. Il nostro Istituto, infatti, coordina il programma di screening per conto della Azienda Sanitaria Fiorentina. In particolare questo progetto, in collaborazione con A.FA.M e Associazione Titolari di Farmacia Provincia di Firenze, la ASL 10 e la Società della Salute di Firenze, coinvolge i farmacisti della città di Firenze che collaboreranno nella distribuzione del materiale necessario per eseguire il test. La campagna di screening partirà con il prossimo mese di aprile e sarà effettuata a scaglioni, iniziando dai residenti nel centro storico. In pratica, tutti i residenti di Firenze tra i 50 e i 70 anni di età riceveranno, in periodi successivi, una lettera che spiega in cosa consiste lo screening, e li invita a ritirare il materiale per fare il test presso qualsiasi farmacia della città.. Siamo certi che questa nuova modalità renderà migliore il servizio per i nostri utenti. Chi non aderisce al primo invito, riceverà per posta anche una seconda lettera di sollecito.
Istruzioni per fare l’esame occulto 1. Le è stato consegnato un kit composto da un flaconcino ed una busta di plastica. E’ necessario innanzitutto raccogliere un campione di feci. Le suggeriamo di utilizzare un contenitore pulito e asciutto oppure di stendere della carta igienica sul fondo del water
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2. Apra il flacone ruotando il tappo 3. Inserisca la punta del bastoncino in 3-4 punti delle feci, in maniera che solo una piccola quantità di feci rimanga attaccata all’estremità del bastoncino 4. Metta di nuovo il bastoncino nel flacone e chiuda il tappo con una leggera pressione 5. Metta il flacone nell’apposita bustina e lo conservi in frigorifero. Lo riconsegni al più presto seguendo le indicazioni che le sono state date quando è venuto a ritirare il flaconcino. Si ricordi: Prima di fare l’esame non è necessario che segua nessuna dieta particolare. Il prelievo delle feci non deve essere effettuato in fase mestruale. Se avesse bisogno di chiarimenti, chiami il numero 840000622 ATTeNZIONe NON rICONSeGNAre LA PrOVeTTA SeNZA MATerIALe FeCALe
Qual è il test in questione? Dr.ssa Grazia Grazzini. Si tratta della ricerca del sangue occulto fecale, un esame molto semplice che le persone possono eseguire tranquillamente a casa propria. Il test serve a svelare l’eventuale presenza di sangue non visibile ad occhio nudo nelle feci, fenomeno che può essere dovuto a cause banali, quali le emorroidi o le ragadi, ma che può essere anche il primo segno di un piccolo tumore o di un polipo dell’intestino che in qualche caso può precedere lo sviluppo di un vero e proprio tumore. Ormai esistono prove certe che l’esecuzione periodica di questo test può salvare molte vite. La persona invitata cosa dovrà fare? Chi vuole aderire a questo invito potrà recarsi con la propria lettera in una delle farmacie fiorentine. Il farmacista consegnerà al cittadino la provetta e un foglio di istruzioni. L’utente potrà poi depositare il campione in diverse sedi dislocate nella città dove sono stati predisposti appositi contenitori refrigerati (le sedi sono elencati nel foglio istruzioni). E’ inoltre attivo un servizio di CALL CeNTer NUMerO 840-000-622 per ogni altra ulteriore informazione di cui il cittadino avesse bisogno. Le persone che faranno l’esame con esito negativo riceveranno una risposta per posta entro 2-3 settimane. Su 100 persone che faranno questo test solo 4 o 5 avranno un esito positivo per presenza di sangue nelle feci. Queste persone saranno invitate a ulteriori accertamenti per chiarire la causa del sanguinamento. Quindi, “Il farmacista per lo screening” è lo slogan di questa iniziativa? Dr. Nocentini Mungai. Sì, crediamo che il coinvolgimento dei Farmacisti sia determinante. Infatti i Farmacisti, anche per la loro capillare distribuzione sul territorio, possono essere tra i protagonisti di un sistema di prevenzione realmente centrato sulle esigenze dei
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cittadini. Dr. Tosi. L’Azienda Sanitaria di Firenze ha portato avanti in questi anni le attività di screening per i tumori della cervice, mammella e colon retto previsti dalla Regione Toscana con lo scopo di estendere sul territorio la partecipazione dei cittadini aventi diritto a iniziative importanti di prevenzione che possono salvare la vita o migliorarla notevolmente. Fondamentale infatti è cogliere una malattia pre-tumorale o tumorale nelle sue prime fasi di sviluppo in quanto questo garantisce una terapia tempestiva. I tumori del colon retto spesso non danno alcun disturbo per anni, quindi lo screening va effettuato anche se non si ha alcun sintomo. Questa campagna permetterà di raggiungere nel 2010 la diffusione dell’invito allo screening al 100% dei cittadini che ne hanno diritto. Avv. Saccardi. La Società della Salute di Firenze, in linea con le indicazioni legislative e con gli indirizzi previsti dal Servizio sanitario regionale, ha previsto nel Piano Integrato di Salute 2008-2010 diverse strategie per mettere in grado i cittadini di Firenze di aumentare l’informazione sui corretti stili di vita, di controllare la propria salute e di migliorarla, di percorrere percorsi appropriati e di qualità rispetto agli interventi di prevenzione e cura. Questo impegno che unisce la SdS di Firenze, l’Azienda Sanitaria di Firenze, le Farmacie pubbliche e private, l’ISPO si inserisce nella logica di stabilire concrete iniziative che amplifichino l’azione preventiva promossa dal servizio pubblico aumentando la partecipazione dei cittadini alle attività di screening tramite le strutture presenti nel territorio. La diffusione del tumore con la complessità biologica e clinica che implica, pone agli organismi preposti alla erogazione di servizi sanitari il tema del controllo della malattia oncologica fra le priorità riguardo al mantenimento e la tutela della salute. Informazione a cura della Società della Salute
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ambiente
Marzo 2010
dOssIER/1. Tre medici spiegano i pericoli sanitari dovuti alla presenza di questo materiale
“Le rimozioni fai-da-te sono pericolose” Due le malattie legate al minerale: la asbestosi (rarissimi i casi in
Riccardo Bianchi
città) e il mesotelioma, tumore che può colpire chi ne ha inalato
L
le fibre. L’area fiorentina sembra essere relativamente al sicuro, anche se, specie nella Piana, sono molte le coperture in eternit
a pericolosità dell’amianto è ormai risaputa. Le numerose inchieste aperte sulle morti che ha provocato hanno fatto storia. Le grandi aziende dove si lavorava, come la Eternit di Casale Monferrato, hanno avuto centinaia di morti tra i propri operai. Ma sul territorio fiorentino fabbriche di questo tipo non esistevano. Una
L’EsEMPIo Il nuovo impianto
Rischi addio Benvenuto sole
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IL DENTISTA RISPONDE
QUESTO MESE: i mini impianti risolvono alcuni casi A cura del Dott. Giuseppe Garrubba di queste protesi, in particolare Da qualche anno a questa parte è quelle delle arcate inferiori con poco caduto uno degli ultimi limiti per osso, possono, a volte muoversi. Il l'applicazione degli impianti: il poco paziente ovviava a questo problema osso. con paste collanti o cuscinetti. Oggi Questo mese, a completamento si inseriscono due o quattro di quedella serie di rubriche che trattano sti mini impianti che essendo piccol'argomento, vi parlerò dei mini li si possono applicare in ossi atrofiimpianti. Come dice il nome, si tratta di piccole viti, da inserire dove c'è poco osso. Gli ci ormai ridotti anche a cinque o sei millimetri di impianti, sono una tipologia di protesi nata per spessore. Queste viti vengono poi sfruttate come sostituire i denti mancanti con capsule e ponti, come ancoraggi avvitando al loro interno una sfera preforgià vi ho spiegato in altri articoli. Successivamente mata in metallo (attacco maschio) che viene poi fatta si è pensato che potevano aiutare anche nella stabi- incastrare con una parte femmina in teflon da applilità della protesi mobile completa. Per capirci, quan- care nella protesi (esistono anche soluzioni a calado in una bocca non ci sono più denti residui si mita). L'incastro delle due parti ancora saldamente la sostituiscono con una protesi mobile completa. Tale protesi agli impianti e permette un facile inserimenprotesi non ha ancoraggi e quindi la to e disinserimento. Tutto questo sua stabilità è data dalla suzione: migliora molto la stabilità. inserendola esce da sotto tutta l'aria Da sempre continua la lotta fra le che, quando la protesi è precisa, non avversità della natura e l'uomo. Non rientra, creando così l'effetto ventosa è possibile vincere, ma cerchiamo che ne determina l'aderenza alla di ridurre il divario. mucosa. Per quanto realizzate con tutti gli accorgimenti possibili, alcune protesi completa ancorata Salute a tutti. a mini impianti.
DOTT. GIUSEPPE GARRUBBA Via Lungo L’Affrico, 42 - Firenze - Tel. 055 660225 Dal lunedì al venerdì 9.00 - 12.30 • 15.00 - 20.00 Il sabato 9.00 - 12.30 www.curailtuosorriso.it
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uone nuove per la copertura di un grande fabbricato di proprietà di Toscana Energia, completamente bonificato e trasformato da una vecchia, malridotta e pericolosa copertura in eternit in un nuovo e super tecnologico impianto fotovoltaico. 470mila euro, tanto ci è voluto per trasformare la pericolosa copertura di eternit in una centrale fotovoltaica da 70mila Kwh all’anno. E anche se il fabbricato ha un’esposizione non proprio ideale, il problema è stato bypassato utilizzando pannelli in silicio amorfo, un materiale che, pur avendo un rendimento inferiore rispetto ai moduli cristallini, garantisce una produzione minima adeguata anche in condizioni atmosferiche non favorevoli e riesce a sfruttare i periodi a minore intensità luminosa, come alba e tramonto. 1550 metri quadrati bonificati e sostituiti con i nuovi pannelli che da quest’anno in avanti consentiranno di produrre energia che permetterà di risparmiare circa l’equivalente di 1,5 tonnellate di petrolio, e di non immettere nell’aria 53,6 tonnellate di anidride carbonica (ovvero l’equivalente ecologico di 77 nuovi alberi piantati), producendo una quantità di energia pari a quella che basterebbe per soddisfare il fabbisogno di 27 famiglie. La grande novità, che invita ad un graduale iter di bonifica delle aree a rischio in cui sono presenti tracce di amianto, è stata presentata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi che ha inaugurato l’impianto lo scorso 25 febbraio. I 584 pannelli installati sono il fiore all’occhiello di un lavoro che porta a Firenze un ottimo esempio di come la città si dovrebbe rapportare all’energia, lasciando più spazio all’ecologia e alla sostenibilità e accantonando materiali pericolosi. /C.G.
fortuna, come confermano i dati. Se si pensa che a Monfalcone, in Friuli, cittadina di 28mila abitanti, negli ultimi vent’anni ci sono stati 260 casi di mesotelioma, il tumore provocato dal minerale, i 179 della provincia fiorentina sono ben altra cosa. Nonostante il commercio di manufatti in amianto sia vietato dal ‘92, la legge non vieta di tenere quelli esistenti, a patto che siano in buono stato. E a Firenze ce ne sono eccome. Le malattie che questo materiale produce sono due. La asbestosi, che si sviluppa anche dopo decine di anni in chi ha lavorato con il materiale, e il mesotelioma, per chi ne è stato a contatto, inalandone le fibre. Se la prima non può più spaventare, la seconda è un pericolo ancora attuale. “I casi di asbestosi sono pochissimi a Firenze, stanno scomparendo - spiega il dottor Giuseppe Petrioli, direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl 10 - erano casi mortali, si bloccavano i polmoni. Ma ormai parliamo solo di qualche ex operaio di trent’anni fa, che o ha lavorato nelle officine di Ataf e Ferrovie dello Stato, oppure era emigrato al nord”. L’amianto è il cancerogeno più potente che si conosca, perché le fibre si possono sprigionare nell’aria. “Più è friabile e più è dannoso - spiega il dottor Andrea Galanti, che si occupa di prevenzione nei luoghi di lavoro per fortuna nell’edilizia è spesso presente come eternit, quindi compatto e coperto dal cemento. Però l’eternit copre gran parte dei capannoni industriali, specie nella Piana”. La legge aiuta i lavoratori, obbligando il datore di lavoro a controllare la sicurezza dell’ambiente. Ma si sa che sono meno al sicuro dei tecnici specializzati che rimuovono l’amianto, coperti da tute adatte. I pericoli non sono comunque elevati, esclusi casi ben determinati, soprattutto nelle abitazioni, dove le persone passano più tempo e in spazi più ristretti. “Un tubo di eternit non è dannoso se è in buono stato. Ma se un muratore lo rompe, le fibre si diffondono in tutta la casa - ricorda il dottor Luciano Tiracorrendo, specialista in igiene pubblica - se poi questi manufatti vengono polverizzati con trapani o flessibili, il problema si fa veramente serio”. Per questo è consigliabile che le valutazioni e le rimozioni di tali oggetti siano realizzate da ditte specializzate, anche se è possibile toglierli da soli. “Esiste un kit, reperibile all’Asl o al Quadrifoglio - racconta Petrioli - ma va bene solo per le piccole cose”. Anche perché per smaltire una tettoia di eternit non si può assolutamente buttarla nel cassonetto.
Più è friabile più è dannoso, per questo è meglio affidarsi a ditte
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dOssIER/2. Avviato un censimento per tener d’occhio le situazioni a rischio e ridurre gli illeciti
Foto dal cielo per monitorare l’amianto Riccardo Bianchi
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on ci sono zone veramente a rischio amianto in città. L’unica, forse, è il Teatro del Comunale, dove da tempo i tecnici specializzati stanno lavorando per rimuoverlo. Di piccoli manufatti prodotti con il minerale, però, è piena anche Firenze. L’eternit era talmente resistente che si è diffuso ovunque e per produrre gli oggetti più svariati, dai pannelli coprimuro ai cassonetti. Ma il suo vero utilizzo sono state le coperture: ce n’erano di tutti i tipi, dai tetti degli stabilimenti alle tettoie dei capanni in giardino. E in gran parte sono ancora lì. Proprio per questo il Comune ha predisposto un censimento di tutte queste coperture. Il progetto è guidato dall’architetto Stefano Cerchiarini, della direzione Ambiente, affiancato da una squadra di tre esperti. Per portarlo a termine utilizzeranno le foto aeree della Regione Toscana e le carte con la destinazione d’uso
LA MAPPA DEI SORVEGLIATI SPECIALI dei vari edifici. “Controlliamo due tipi di strutture: quelle dove il pericolo di trovare amianto è più alto, come le stazioni o le tettoie, e quelle dove è bene controllare che non ve sia, come gli ospedali, le scuole o i complessi sportivi”, racconta Cerchiarini. Sul computer si alternano le 310 foto con le relative mappe. Si notano i diversi colori che segnalano le varie strutture da tenere sotto attenzione. Sono tante, 14mila, ma erano 30mila alla partenza. Il primo passo è capire dalle immagini di che coperture si tratta. Il mouse punta su una fabbrica. “Esclusa, ha il tetto rosso, l’amianto è sempre grigio”, sentenzia l’architetto. Accanto ci sono due piccole tettoie: “Ecco, questa è di amianto. È ondulata e grigia scura. Questa no, è grigia ma è chiara, è metallica”. Ma dove gli alberi o l’ombra coprono la visuale, l’unica soluzione è il sopralluogo “o nuove foto digitali, più precise”.Ma anche più costo-
Firenze non ha zone “rosse”, tranne (forse) il teatro comunale, dove si lavora per rimuovere i residui. In corso una mappatura delle strutture da controllare
CENSIMENTO Rottamaio Campeggio, villaggio turistico Stalla, Fienile, Allevamento Centrale elettrica, sottostazione elettrica, cabina elettrica Stazione ferroviaria, casello, fermata Tettoia, pensilina, lucernario Volume industriale-commerciale, capannone Complesso sociale Complesso sportivo Complesso scolastico Complesso ospedaliero
Q1 0 1 25 18
Q2 0 1 3 112
Q3 0 0 29 84
Q4 2 0 28 99
Q5 3 0 6 177
TOT 5 2 91 490
15 795 360 0 19 3 0
2 1951 901 15 30 34 6
0 1647 229 2 44 25 1
0 1628 685 2 32 37 2
2 3027 2022 4 43 52 15
19 9048 4197 23 168 151 24
TOTALE
1236 3055 2061 2515 5351 14218
Le prime sette righe sono le strutture che potrebbero contenere amianto. I complessi, invece, sono gli edifici che saranno controllati per sicurezza, perché molto frequentati. I numeri si riferiscono ai palazzi che il gruppo dell’architetto Cerchiarini controllerà, non a quelli che contengono necessariamente amianto. I grandi conglomerati, come le stazioni, Careggi e San Salvi, sono considerati come un’unità, nonostante abbiano più strutture.
se. “Servirà un anno per lavorare sulle immagini e tutto il 2011 per i controlli, laddove ci saranno dubbi”. Alla fine, però, sarà più facile per le autorità assicurarsi che nessuno smaltisca abusivamente una tettoia o la lasci degradare. Oltre alle coperture, ci sono molti altri
manufatti in eternit presenti nelle case dei fiorentini, dai caminetti ai tubi. Un’infinità, difficile da togliere. “La delibera del ‘97 della Regione Toscana, che ne regola la manutenzione, è vaga - sostiene Marco Maselli, dell’ufficio Igiene Pubblica del Comune - dà dei va-
lori a seconda dell’età del manufatto e del suo stato di degrado, ma quest’ultimo non è facile da definire, non è oggettivo”. Perciò non sono rari i casi in cui una richiesta di mettere in sicurezza un cassonetto interno finisce dritta davanti al Tar. “E l’esito non è scontato”.
IL casO. Una copertura e la paura dei vicini di casa
L’eternit sul tetto che “scotta”
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osa succede se un tetto di eternit fa capolino da una fabbrica di lumiere alla prima periferia di Firenze disturbando la quiete del vicinato? Succede che il vicinato si agita e comincia a far sentire la sua voce. “Possibile che ci sia sempre bisogno del morto per dimostrare che una cosa è dannosa?”, sbotta Gloria Vivoli, aspirante infermiera, che sta tentando, insieme ad altri cittadini della zona, di convincere la proprietaria a smantellare il tetto in questione. Il “morto”, per fortuna non c’è stato, almeno per adesso, e la signora Florence Casey Fantin, padrona del tetto che si allunga nella sua proprietà e che confina con molti altri spazi verdi dell’isolato tra via Rusciano e via Giovanni Maria Cecchi, assicura di tenere sotto controllo costantemente la copertura in questione. “E’ ovvio, anch’io ci tengo a eliminarlo, sono io la prima a viverci quotidianamente a contatto, ma i costi per lo smaltimento sono molto alti e dovrei accollarmeli da sola, quindi quello che per il momento posso fare, e faccio volentieri, è tenerlo sotto controllo costantemente”. Gli incaricati degli uffici di Igiene Pubblica si occupano del monitoraggio delle situazioni a rischio ed è con loro che la signora Fantin
si interfaccia per il controllo del suo tetto. “Sono stata proprio oggi (venerdì 5 marzo, ndr) a consegnare della documentazione in via Casini, agli uffici d’igiene pubblica, e solo pochi giorni fa sono venuti dei tecnici a controllare, ci sono documenti che lo provano. Poi, siamo i primi a fare attenzione a non danneggiarlo, a non camminarci sopra perché rischierebbe di rompersi e rompendosi, emanerebbe particelle cancerogene di amianto nell’aria”. Ma i cittadini non si lasciano convincere tanto facilmente, vorrebbe avere a disposizione almeno i documenti che provano l’effettiva manutenzione e preferirebbero vedere il prima possibile l’eternit smaterializzarsi. “Ho scritto anche una lettera per la raccolta delle firme tra i vicini - continua Gloria - mi sono rivolta a chiunque, dall’Arpat, all’Asl, al Comune di Firenze, ma mi hanno risposto che lo smantellamento è a carico dei privati”. Il risultato è che un problema tra vicini si trasforma in una lotta dove nessuno riesce a dare all’altro risposte soddisfacenti. “Io vedo muschio, tegole spezzate, come faccio a credere che sia tutto a posto?”, dice Gloria. “E’ tutto ok”, controbatte la proprietà. Chi la dura /L.Z. la vince.
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tendenze
Marzo 2010
ZOOM/1. L’Irpet ha fotografato le nuove rotte degli “esodi metropolitani”: spesso il movente è economico
Sempre più fiorentini in fuga (verso Prato) L’INtERVIsta
In un decennio (1997/2008) sono usciti
Daniele Vignoli, ricercatore
“Intanto la città si fa sempre più anziana”
dal capoluogo circa 108mila residenti e ogni
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anno fanno questa scelta quasi in 9mila. La metà di loro si sposta nei comuni limitrofi Greta Braschi
I
l costo delle case è esagerato? Il traffico e le orde di turisti sono esasperanti? E io trasloco fuori Firenze. È l’esilio (quasi) forzato di un gran numero di fiorentini. Lo conferma il Rapporto sul territorio 2010 dell’Irpet (Istituto regionale programmazione economica Toscana). Nell’arco di un decennio, dal 1997 al 2008, sono usciti da Firenze circa 108mila residenti. Ogni anno, in media, lasciano la città quasi 9mila fiorentini, il 2,4 per cento della popolazione. Sono per lo più giovani e adulti dai 20 ai 40 anni. Dove si rifugiano? Circa metà di loro sceglie uno dei comuni alle porte di Firenze e il capoluogo più vicino, Prato. A spingerli verso questi lidi sono per lo più i valori immobiliari allettanti. Sono in prevalenza giovani, non laureati, spesso stranieri, famiglie di recente formazione in cerca della prima casa, strozzati dal costo delle abitazioni e dell’affitto. Nell’arco del decennio 1998/2008 la spesa per l’affitto a Firenze è arrivata ad assorbire un quarto del reddito familiare. Un destino analogo attende coloro che decidono di acquistare un’abitazione. “Le famiglie – scrivono i ricercatori dell’Irpet – si sono spesso accollate mutui pluriennali, rinunciando mediamente al 20 per cento del proprio reddito per periodi che spesso superano i 15 anni”. Quando arriva il momento di metter su famiglia o di conquistare la propria indipendenza non resta allora che emigrare nell’hinterland. Il costo delle abitazioni infatti diminuisce col crescere della distanza dal cen-
tro urbano. Le mete preferite? Ai primi posti svettano Signa e Campi Bisenzio, le cui popolazioni sono cresciute più del 20 per cento dal 1998 al 2008, grazie anche all’apporto della componente straniera. Mentre a Montelupo, nello stesso periodo, il numero delle famiglie residenti è raddoppiato. “Un’attrazione – spiega l’Irpet - da mettere sicuramente in relazione con i prezzi delle abitazioni notevolmente più bassi rispetto al capoluogo regionale: nelle aree semicentrali si va dai 2mila euro al mq di Campi Bisenzio ai 2mila 500 di Montelupo, contro i 4mila 500 di Firenze (Fonte: Il Consulente Immobiliare-Sole 24Ore)”. Si abbandona Firenze ma non si va troppo lontano. Gran
parte dei “migranti” metropolitani preferisce stabilirsi nei comuni vicini, sebbene quelli più distanti offrano prezzi abitativi ancora più bassi. In ballo sono infatti altre spese, quelle per il trasporto. Il posto di lavoro resta a Firenze e magari anche i nonni, ai quali lasciare i figli durante la giornata lavorativa. Crescono così le fila dei pendolari, quotidianamente a far la spola tra la casa e l’ufficio. Un adeguato sistema di infrastrutture e una più alta qualità ambientale compensano l’andirivieni forzato. Ma il risparmio ha comunque un costo: il tempo passato (in prevalenza) in macchina, a dar man forte a due presenze indesiderate come il traffico e l’inquinamento.
ue chiacchiere con Daniele Vignoli, ricercatore di Demografia presso l’Università di Firenze. Concorda con lo scenario presentato nel Rapporto sul Territorio Irpet 2010? Sì, lo scenario tratteggiato mi sembra in linea con numerose ricerche condotte congiuntamente dal dipartimento di Statistica di Firenze e dall’Ufficio di Statistica del Comune di Firenze. Da un punto di vista demografico, la popolazione fiorentina sta invecchiando molto rapidamente. Si contano oggi più di due anziani per ogni bambino. L’apporto degli stranieri, sebbene importante, risulta ancora numericamente esiguo. Come cambierà la città nei prossimi decenni? La risposta più facile è che le tendenze in corso lasciano supporre un futuro demografico fiorentino con pochi giovani e molti anziani. Tuttavia non sarei troppo pessimista. Si notano infatti segnali di una rinnovata vitalità demografica legata ad un lieve, ma importante, recupero di fecondità. Le migrazioni rappresenteranno la variabile che più potrà modificare il futuro demografico di Firenze, sia in termini di popolazione totale, che di struttura per sesso ed età. Se ci immaginiamo una popolazione che non si rinchiuderà all’interno delle proprie mura potremmo anche attraversare una nuova e più favorevole fase demografica. A quali trasformazioni sociali assisteremo? A fronte di una presenza, in valori assoluti e in termini relativi, sempre più marcata di persone in età matura e anziana, ci saranno mutamenti molto veloci nella scena professionale, sociale, politica ed economica. Saranno necessari adeguamenti di mentalità e comportamenti, e ripensamenti sui compiti e i ruoli tipici delle fasi della vita. I concetti stessi di “bambino”, “giovane”, “adulto”, anziano” andranno forse ripensati alla luce dell’allungamento della vita media e, più in generale, delle trasformazioni /A.C demografiche in corso.
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tendenze
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ZOOM/2. L’altra faccia della medaglia: chi può cambia residenza per lasciarsi alle spalle il caos
E i ricchi si rintanano nelle campagne Annalisa Cecionesi
I giovani emigrano da Firenze per risparmiare, gli adulti
A
benestanti scappano invece alla ricerca di quiete e benessere.
spingere i fiorentini fuori città non è solo il portafoglio che piange. Si abbandona Firenze anche per sfuggire al caos urbano e migliorare la propria qualità di vita. È l’esodo dei “benestanti”. Come dimostra il Rapporto sul territorio 2010 dell’Irpet, la metà circa delle famiglie che lasciano la città trasloca verso territori con costi delle case analoghi a quelli del capoluogo toscano, e in alcuni casi superiori. L’ipotesi più calzante per spiegare questo esodo sembra essere la ricerca di un maggior livello di benessere. La fuga da Firenze ha così due facce. Accanto ai giovani che scappano per esigenze di risparmio, ci sono gli adulti che desiderano lasciarsi alle spalle i difetti della città per abbracciare la quiete della campagna. Questi ultimi hanno un’età mediamente più matura, sono per lo più nuclei familiari con figli, con una persona di riferimento quarantenne e un titolo di studio elevato. Caratteristiche che fanno ipotizzare di trovarsi di fronte a famiglie benestanti. Tra di loro ci sono meno stranieri rispetto a coloro che inseguono il risparmio. “Una parte importante dei flussi in uscita dall’area centrale – spiegano i ricercatori dell’Irpet – trasloca nella prima cintura alla ricerca di una maggiore qualità dell’ambiente naturale e costruito, delle tipologie edilizie, nonché dei servizi, tutti aspetti
tra le mete più gettonate Fiesole, Bagno a Ripoli e Impruneta
che probabilmente risultano critici nell’area urbana centrale”. Tra le mete più gettonate troviamo Fiesole, Bagno a Ripoli, Impruneta e Vaglia, comuni pregiati con costi abitativi in linea con quelli fiorentini, se non superiori. Ma ad attirare gli ex fiorentini sono anche paesi più distanti dal capoluogo toscano, con valori immobiliari più bassi. In questo caso la qualità della vita più soddisfacente è pagata con tempi di pendolarismo più ampi. Si va dal Chianti al Mugello, passando per la Val di Pesa. Tra le destinazioni scelte troviamo Greve in Chianti, San Casciano, Borgo San Lorenzo, Scarperia. Le colline toscane si stanno urbanizzando ma il rischio di cementificazione selvaggia sembra scongiurato. Il Rapporto dell’Irpet, infatti, è rassicurante. I flussi diretti verso nuove aree hanno determinato impatti relativamente contenuti sull’urbanizzazione. Non si è assistito a espansioni incontrollate e opere di edilizia scadente (se non, in parte, nella piana ad ovest di Firenze), così come all’impoverimento nell’offerta di servizi, tipico dei quartieri dormitorio. Di fronte a questa fuga da Firenze, viene da chiedersi chi rimane nella città del Rinascimento. Solo monumenti e turisti? Pare di no. Tra la fine del 2007 e la fine del 2008, dopo anni di contrazione della popolazione, si assiste a un’inversione di tendenza, con un aumento di 1.265 unità. Il merito è per lo più degli stranieri, unici a compensare (in parte) l’abbandono dei fiorentini.
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sOLIdaRIETÀ. Prosegue l’impegno de Il Reporter a fianco della Fondazione Francesca Rava Onlus
haiti ha ancora bisogno di noi
Un piccolo haitiano ospite dell’ospedale pediatrico N.P.H. Saint Damien della Fondazione Rava
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aiti, due mesi dopo. Spente le luci della ribalta l’emergenza continua. Soltanto ora, superato lo shock, è possibile mettere a fuoco la tragedia in tutta la sua interezza. E rimboccarsi le maniche per ripartire, mettendo da parte la commozione, la disperazione, il dolore. A partire dalla ricostruzione delle scuole. La Fondazione Francesca Rava – NHP Onlus, attiva nell’isola da 22 anni, si è già mossa per rimettere in piedi le 17 scuole di strada, che prima del sisma hanno dato cibo, acqua e cure mediche, oltre all’istruzione, a 6mila bambini dai 2 ai 16 anni, provenienti dai quartieri più disagiati. Molte sono state danneggiate o distrutte lo scorso gennaio, lasciando 300 insegnanti senza casa né lavoro e i bimbi senza un punto di riferimento fondamentale. Ma la Fondazione non si è fermata, utilizzando quelle rimaste in piedi come base d’appoggio per la distribuzione di viveri e per i servizi sanitari. Un altro passo per “aiutare gli haitiani ad aiutarsi da sé” è il ripristino delle aree danneggiate a Francisville, la “Città dei mestieri” messa su dalla Fondazione con l’intento di fornire una formazione professionale a centinaia di ragazzi. Al momento il capannone ospita una serie di laboratori artigianali, tra cui un’officina meccanica e una panetteria, attrezzata con macchinari italiani. E panettieri di casa nostra, arrivati a sforna-
a due mesi dal violento terremoto che ha sconvolto l’isola l’emergenza continua. Il primo passo per “aiutare gli haitiani ad aiutarsi da sé” è fornire loro gli strumenti per imparare un mestiere. E i panettieri di casa nostra sono già al lavoro sul posto
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re fino a 10mila panini al giorno durante l’emergenza. Ad alimentare la ricostruzione invece ci penserà la fabbrica di mattoni, che trova spazio anch’essa all’interno della cittadella. Il progetto è destinato ad ampliarsi entro l’anno, con l’avvio dei lavori di costruzione di una scuola professionale in grado di fornire a 500 studenti gli strumenti per imparare un mestiere. Il che non è poco, considerando che il 70% della popolazione di Haiti non ha un lavoro. Senza contare il fatto che, a luci spente, l’isola dovrà fare i conti con un’emergenza che andrà avanti per un’intera generazione di bambini e ragazzi mutilati. E’ un lungo elenco quello della ricostruzione, ma tra le diverse voci ognuno può trovare il modo di dare il proprio contributo. Ci vorrà un milione e mezzo di euro per mettere nuovamente in funzione il centro di riabilitazione per i bambini disabili a Petionville andato distrutto. Altrettanto sarà necessario per dar vita a un nuovo orfanatrofio. Ma sono sufficienti 10mila euro per tirare su una casetta con i mattoni prodotti a Francisville. Basta molto meno per frugarsi nella coscienza e scegliere come e in che misura dare una mano. Niente andrà perduto.
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HAITI HAITI UN AIUTO
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politica
Marzo 2010
REGIONaLI/1. Monica Faenzi, candidata alla presidenza per Pdl e Lega Nord
“Un’impresa possibile”
L’
entusiasmo è quello di chi affronta un’impresa impossibile: conquistare la fiducia della maggioranza dei toscani. Sorride ai cittadini a cui stringe ogni giorno la mano, sorride dai manifesti che tappezzano la città: “Il Coraggio di cambiare”, quello di Monica Faenzi, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione. Ex assessore al Comune di Grosseto, attuale sindaco di Castiglione della Pescaia, deputata dal 2008, la sua candidatura è giunta a sorpresa per tutti, anche per lei. Se vincerà queste elezioni, dovrà venire a vivere a Firenze. Le piace l’idea? A Castiglione rimarrebbero gli affetti, ma al contempo sarei veramente felice di vi-
vere a Firenze, tra i fiorentini. Firenze è il capoluogo di questa regione: sembra scontato, ma guardandosi indietro non è così. Avrei anche modo di vedere l’operato del sindaco Renzi, del quale condivido il decisionismo, caratteristica più affine al centrodestra che al centrosinistra, ma non il merito di alcuni suoi provvedimenti. Ha già un’idea sulle priorità fiorentine a livello regionale? Uno dei primi interventi che intendo promuovere è lo sviluppo dell’aeroporto. La nuova pista è di vitale importanza per la ripresa economica e turistica del capoluogo. Noi dobbiamo batterci per un turismo di qualità e di lunga permanenza sul nostro territorio. Ritiene che l’immigrazione sia un problema presente in città? Basta camminare la sera per le strade del
centro per avere una risposta. L’immigrazione è un fenomeno che va governato, e credo che lo si possa fare regolando i flussi e istituendo un Centro per il riconoscimento e per l’espulsione di coloro che non hanno i requisiti per rimanere. Il mio avversario ne confonde invece la finalità, trasformandoli in centri di avviamento al lavoro per gli irregolari. Bisognerebbe ricordargli che ci sono tanti toscani a cui viene negato questo sacrosanto diritto. La Toscana è un fortino inespugnabile, oppure nutre speranze di vittoria? Anche Castiglione era un baluardo della sinistra, ma l’ho espugnato conquistando la fiducia di persone non certo vicine al centrodestra, ma evidentemente stufe di chi li aveva governate sino ad allora. Con lo stesso spirito affronto queste elezioni regionali. Niente è impossibile se ci si crede.
Monica Faenzi
FRaNcEscO BOsI. Udc
aLFONsO dE VIRGILIIs. Lista Bonino-Pannella
“Infrastrutture moderne al primo posto”
“Ripartiamo dai giovani con il microcredito”
I
fiorentini se lo ricorderanno nei panni di consigliere comunale, carica che ha ricoperto dal 1975 al 1990. Dopo quell’esperienza il deputato Francesco Bosi, candidato alla presidenza per l’Udc, è stato due volte sottosegretario alla difesa con il governo Berlusconi ed è diventato sindaco di Rio Marina. Infrastrutture, economia e lavoro. Quali sono i primi punti da mettere in agenda? Un sistema infrastrutturale moderno è il presupposto indispensabile allo sviluppo economico di un territorio. Autostrade, aeroporti, termovalorizzatori, centrali elettriche, consentono alle imprese, agli investitori, di garantirsi le condizioni di competitività necessarie. Tutto ciò deve essere ar- Francesco Bosi ricchito da incentivi, in questo periodo di recessione che colpisce le imprese, ma anche le famiglie, i giovani e i lavoratori. Immigrazione, problema o risorsa? E’ insieme una risorsa, talvolta insostituibile, ed un problema. Gli immigrati sono innanzitutto persone e come tali debbono essere trattati con una politica seria d’integrazione. Nello stesso tempo non possono esserci incertezze sul rispetto della legge e delle regole di convivenza civile. Ecco perché siamo a favore dei Cie per consentire alle forze dell’ordine d’individuare ed identificare i clandestini ed eventualmente espellere quanti giungono da noi per delinquere. Come rilanciare il turismo? La promozione turistica deve essere necessariamente rilanciata con più professionalità e mezzi. Certo è che accanto a questa occorre in Toscana fare sistema anche nel turismo mentre talvolta appare chiaro che ciascuna località è lasciata libera di fare concorrenza all’altra senza che ciò sia di reale utilità. Chi sceglie la Toscana fa i propri conti rispetto alle offerte interne ed internazionali. Abbassare i prezzi è essenziale a cominciare dai trasporti.
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oto imprenditore e ideatore del Premio Internazionale Galileo, prestigioso riconoscimento conferito di anno in anno a personalità di spicco in ambito culturale, è Alfonso De Virgiliis il candidato dei radicali per la Lista Bonino-Pannella. Immigrazione e Cie, favorevole o contrario? Contrario. Non ci dobbiamo dimenticare che l’immigrato è un uomo. Anche i nostri antenati sono stati migranti e allo stesso modo chi arriva da noi ha diritto di essere trattato come un uomo. Quindi un deciso no ai ghetti, promuoviamo invece un’azione costante di integrazione, diretta a favorire l’inserimento degli immigrati nel tessuto lavorativo, al di là del mestiere Alfonso De Virgiliis di badante. Economia, da dove ripartire? Dai giovani. Propongo un’alleanza tra istituti di credito, istituzioni pubbliche e private per creare un fondo di microcredito, gestito ovviamente non da forze politiche, per favorire le attività dei giovani, per dare loro modo di liberare la creatività e lo spirito imprenditoriale. Si attiverebbe così un circolo virtuoso, in grado di dare vita a nuovi posti di lavoro. Che gioverebbe non solo ai giovani, ma all’intera economia toscana. Parlando di infrastrutture, qual è il primo punto all’ordine del giorno? Innanzitutto le ferrovie. Abbiamo dei collegamenti disastrosi su cui è assolutamente necessario lavorare. E poi c’è la questione degli aeroporti. Non è possibile che quello di Firenze e quello di Pisa siano gestiti come se si trovassero in due regioni diverse, dobbiamo creare una sinergia. Cominciando con il ridurre a mezz’ora la distanza tra le due città.
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Filippo Serri
politica
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REGIONaLI/2. Enrico Rossi, candidato alla presidenza per Pd, Idv, Sel, Rc-Pdci
“Il futuro parte oggi” Paola Ferri
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atti quadrare i conti della sanità toscana, Enrico Rossi si appresta adesso a fare i conti con l’elettorato. Candidato alla presidenza per Pd, Sinistra Ecologia Libertà, Italia dei Valori, Rifondazione-Comunisti italiani, Rossi esce da un’esperienza decennale come assessore regionale alla Salute. Nato filosofo (si è laureato in Filosofia a 24 anni), approda alla politica nel 1985, quando diventa vicesindaco di Pontedera, di cui in seguito assume la carica di primo cittadino. Dopo 10 anni da assessore al Diritto alla salute lascia la sanità con i conti in ordine. Cosa c’è ancora da fare? Sono soddisfatto perché la sanità toscana funziona bene. Secondo l’Istat, in Tosca-
na è in continua diminuzione la mortalità prematura, quella che avviene prima dei 65 anni. L’infarto, ad esempio, ha una mortalità di oltre il 10% inferiore rispetto alle altre regioni. Naturalmente si può sempre migliorare: sull’aumento delle cure a domicilio come sul problema del dolore nei pronto soccorso e sulle azioni contro le malattie rare. Lavoro e giovani, come riconciliare i due universi? Ci sono 40mila toscani in cassa integrazione che nel corso del 2010 perderanno questa tutela sociale. La prima cosa da fare è prolungare gli ammortizzatori sociali e continuare a sostenere le imprese. Ma la crisi impone, più che una resistenza, un nuovo patto: i lavoratori e le imprese devono tornare ad essere i protagonisti di un progetto collettivo. Per questo, perché ci sta a cuore
il futuro che parte oggi, abbiamo preparato un pacchetto di proposte a favore dei giovani. Ne cito due: il fondo per i precari under 35 che vogliono investire in formazione; un prestito d’onore fino a 50mila euro per studenti meritevoli, da restituire in10 anni. Da dove cominciare per far ripartire l’economia toscana? Il punto di svolta è arrivare a decisioni più rapide. Per esempio individuando alcune aree da dedicare a nuovi insediamenti industriali, dove le aziende che si vogliono trasferire qui possano farlo più velocemente. Per esempio creando un ufficio regionale che monitori il mondo delle multinazionali, per prevenire le crisi industriali nonché condividere e affinare le strategie di sviluppo. Infine, si può e si deve semplificare la macchina amministrativa regionale, riducendo dell’1% la sua spesa corrente.
TuTTI aLLE uRNE IL 28 E IL 29 MaRZO
ILaRIO PaLMIsaNI. Forza Nuova
QuaNdO
“Garantire casa e lavoro a tutti i toscani”
Domenica 28 e lunedì 29 marzo si vota per l’elezione del presidente della Regione Toscana e per il rinnovo del Consiglio regionale. I seggi saranno aperti la domenica dalle 8 alle 22 e il lunedì dalle 7 alle 15. L’elettore dovrà presentarsi munito di documento di identità e tessera elettorale. Chiunque non abbia la tessera o l’abbia smarrita può richiederla all’ufficio elettorale del proprio comune di residenza.
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onsigliere comunale a Rignano, Ilario Palmisani, 40 anni, è candidato alla presidenza della Regione per Forza Nuova. Che ne pensa dei Centri di identificazione ed espulsione? Sono assolutamente favorevole. Come Forza Nuova non parliamo di immigrazione clandestina, ma di immigrazione in blocco. L’unica soluzione è il rimpatrio per tutti. Al momento sembra irrealizzabile, ma basterebbe la volontà di farlo. Per questo ci vuole ricambio politico. A proposito di economia, da dove cominciare per far ripartire la Toscana? Ilario Palmisani Proprio da questo. Non possiamo permetterci un’immigrazione massiccia, nemmeno a livello sanitario, non solo a livello di posti di lavoro. E’ vero che anche i nostri avi sono stati migranti in America, in Germania e così via, ma là c’era un effettivo bisogno di noi, di manodopera. Adesso, in Italia e in Toscana, questo bisogno non c’è. Ed è una sciocchezza dire che ci sono alcuni mestieri che gli italiani non vogliono più fare, perché in un momento come questo pur di lavorare con onestà e dignità farebbero qualsiasi tipo di lavoro. Come sostenere le famiglie in un momento come questo? Partendo dal garantire a tutti un tetto sopra la testa. Il problema abitativo è diventato allarmante. Pensiamo alla situazione di Firenze, quante giovani coppie possono permettersi di spendere 2-300mila euro per comprare una casa? Dovremmo garantire a tutti di essere proprietari della propria abitazione, attraverso mutui abbordabili. Quello della casa è un grande ostacolo per quanti vorrebbero mettere su una famiglia.
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dOVE Ognuno dovrà recarsi al seggio dove è solito votare. La lista completa è disponibile sul sito internet della Regione e su quello dei comuni toscani.
cOME Si vota su un’unica scheda. Tracciando una x su una lista si esprime un voto sia per quella lista che per il candidato presidente ad essa collegato. Facendo una croce solo sul nome del candidato presidente il voto andrà soltanto al governatore, ma non si voterà per alcuna lista. E’ possibile anche dare un voto disgiunto, cioè scegliere un candidato presidente e una lista diversa da quella a lui collegata. Basta fare due croci diverse, una sul simbolo della lista e una sul nome del candidato. Non si possono invece esprimere preferenze per i candidati al consiglio regionale. I seggi saranno attribuiti seguendo l’ordine in lista.
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politica
Marzo 2010
REGIONaLI/3. Ecco il “bozzetto” del futuro Consiglio. Eccetto qualche possibile sorpresa
Quelli che l’elezione ce l’hanno (quasi) in pugno
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iste chiuse, consiglio fatto. In mancanza delle preferenze e in presenza di un notevole distacco tra le due principali alleanze che si contendono lo scettro della Toscana, si può già tracciare la mappa del futuro consiglio regionale. Che a questo giro conterà “solo” 55 seggi, per merito del taglio alle poltrone deciso durante l’ultima legislatura. Ecco allora come saranno distribuiti. Trentatré gli scranni che saranno occupati dalla maggioranza, di cui almeno 24 dovrebbero andare al Pd. Oltre ai candidati del listino bloccato (Andrea Manciulli, Caterina Bini, Daniela Lastri, Alberto Monaci e il socialista Pieraldo Ciucchi), pressoché certa l’elezione dei primi sei in “classifica” a Firenze: Alessia Ballini, Paolo Bambagioni, Vittorio Bugli, Nicola Danti, Eugenio Giani, Gianluca Parrini. “Non vivo di politica – dichiara Bambagioni – conosco da vicino il mondo del lavoro e credo che sia proprio da qui che dobbiamo partire, dal sostegno a chi produce reddito, per far ripartire la Toscana”. In caso scattasse anche un settimo seggio, in pole position c’è Simone Naldoni, segretario provinciale. Due eletti per uno dovrebbero toccare a Livorno, Lucca, Siena e Pisa, mentre Grosseto, Prato, Pistoia e Massa Carrara dovrebbero portare al mulino un consigliere a testa. Tre seggi in vista per Federazione di Sinistra (Pdci, Prc) e Idv, di cui uno con tutta probabilità toccherà in dote a Cristina Scaletti, attualmente assessore all’ambiente a Pa-
Paolo Bambagioni
Marco Carraresi
Mario Razzanelli
lazzo Vecchio, mentre Sel potrebbe rimanere tagliata fuori e recuperare un posto in giunta per la capolista a Firenze Alessia Petraglia. Ventidue, invece, le poltrone pronte ad accogliere le opposizioni, a partire da 17 consiglieri Pdl. Tanto per cominciare quelli del listino, Alessandro Antichi, Stefania Fuscagni, Marco Taradash, Salvatore Bartolomei e Stefano Mugnai, per proseguire poi con i 3 eletti in terreno fiorentino Nicola Nascosti, Paolo Marcheschi e Tommaso Villa. Le altre province condurranno un altro consigliere a testa a Palazzo Panciatichi, tra cui Alberto Magnolfi, attuale capogruppo azzurro, e Giovanni Donzelli, catapultato in cima alla lista pisana direttamente dai banchi dell’opposizione in Comune. Per la Lega si siederanno in Sala del Gonfalone Antonio Gambetta e Gianluca Lazzeri. Ma è a Firenze che potrebbero rivelarsi le maggiori sorprese in campo Lega, in barba ai sondaggi. Ci crede Mario Razzanelli, candidato in terza posizione “Siamo l’unico partito non coinvolto nelle indagini della magistratura – afferma – l’unico che ha diritto di parlare di questione morale. E i cittadini hanno voglia di voltare pagina”. Tre consiglieri, infine, dovrebbero spettare all’Udc, tra cui Marco Carraresi, già capogruppo in Regione. “Siamo il solo partito fuori dal coro – dichiara – basti pensare alla battaglia che abbiamo condotto in solitaria per il ripristino delle preferenze. Per questo mi aspetto un risultato in forte crescita”. Il bozzetto del prossimo consiglio è pronto, ai cittadini il compito di completare o ridipingere il quadro.
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Laura Lenzi
E AL N IO ESS TE F N RO E P ME N TA TA IO AZ PLE TUI M M RA OR INF CO G
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ciak
Marzo 2010
LA NOVITÀ. Chiuso dal 2006, lo spazio di via dell’Ulivo è ormai (quasi) pronto a riaprire
Alfieri, nasce la sala senza barriere IL PROGETTO
Serena Wiedenstritt
Una “casa” per rilanciare il cinema
L’
Alfieri ai blocchi di partenza. Dopo la chiusura del cinema nel 2006 per ristrutturazione, la prossima primavera, al massimo la prossima estate, segnerà la rinascita della sala di via dell’Ulivo. Lo storico spazio che ha ospitato studenti di tutte le generazioni per i suoi cineforum e appassionati di cinema d’essai di tutta Firenze è praticamente pronto. A due passi da piazza Santa Croce, il quartiere troverà il suo punto di riferimento, e non solo di cinema si tratterà, assicura l’amministrazione. Nel giro di pochi mesi ancora sarà così realizzato il sogno di tanti cinefili fiorentini e degli amanti della cultura, quello già prospettato poco meno di un anno fa dall’allora assessore alla cultura Eugenio Giani. Con un investimento di 700mila euro, il futuro dell’Alfieri era dipinto come quello di un grande spazio aperto con tavolini, un bar in cui poter mangiare, una grande platea e un palcoscenico tutto nuovo. Il termine dei lavori era indicato per la fine di gennaio, data in cui l’amministrazione avrebbe restituito alla città “un pezzo di storia del cinema ma anche un luogo nuovo dove ritrovarsi anche per vedere altri spettacoli, ascoltare musica, mangiare qualcosa”. Così il centro avrebbe avuto, e avrà solo con un po’ di ritardo, il suo spazio per i festival, la sua struttura polifunzionale, adatta anche a spettacoli e concerti, e realizzata come uno spazio aperto con una terrazza rialzata sulla platea con tavolini e sedie, per un totale di 250 posti. Un cinema a misura d’uomo, insomma, come l’Alfieri è sempre stato. La struttura sarà inoltre meglio organizzata e più pratica con camerini con docce e bagni e l’allargamento dell’entrata per permettere l’accesso di strumenti musicali anche ingombranti – il jazz dovrebbe infatti trovare ospitalità nel nuovo cinema-teatro. Con la fine dei lavori sarà a posto anche l’impianto elettrico, quello fonico e quello antincendio che, per la sicurezza di artisti e spettatori, è stato completamente rifatto. Completa il restyling la collocazione di nuovi punti luce. Il 1° marzo, a lavori quasi terminati, è arrivato anche il via libera del consiglio comunale (precedentemente l’ok era stato dato dalla Commissione cultura) al progetto di adeguamento per persone con disabilità della vista e dell’udito, in seguito alla mozione proposta da Sinistra Ecologia Libertà. Il nuovo Alfieri sarà dotato anche degli adeguamenti tecnologici necessari a introdurre tecniche digitali e tecnologia Dts e alla preparazione dei film predisponendo la sottotitolazione e l’audiocommento. Insomma, sarà una sala atta a programmare stabilmente film accessibili sia a persone normodotate che a persone con disabilità della vista e
Il cinema Alfieri in via dell’Ulivo
dell’udito, la prima sala senza barriere di Firenze, sull’esempio di quanto già fatto in altre città italiane e europee. E all’Europa la sala si ispirerà anche in termini di multiculturalità e multilinguismo: la programmazione, infatti, darà ampio spazio a film in lingua originale, inglese e non solo. C’è ancora qualche neo, come la mancanza di schermo e proiettori. Pare infatti che l’Alfieri abbia sì rinunciato alle vecchie poltroncine e al vecchio schermo, ma al momento sia rimasto spoglio, un contenitore vuoto inutilizzabile finché l’amministrazione non reperirà nuovi fondi da investire per l’arredo. Circa 40mila euro la cifra stimata per riempire l’Alfieri con il minimo indispensabile. Quando l’impresa consegnerà la chiavi si aprirà la partita per dare veramente nuova vita alla trentennale sala fiorentina. Ma l’amministrazione fa sapere che i fondi, sebbene ancora non in bilancio, saranno reperiti al più presto.
Intanto un altro progetto intende far grande la Firenze cinematografica. La Casa del Cinema pare essere in dirittura di arrivo, grazie all’interessamento di Regione Toscana e Mediateca. Non sarà l’Alfieri, ma un’altra storica sala del centro, quella dell’Odeon in piazza Strozzi, che diventerà così uno spazio per sostenere, rilanciare, reinventare il cinema. Temporaneamente, perché la sede definitiva dovrebbe essere il Teatro della Compagnia di via Cavour, ma fra qualche anno. L’operazione non peserà sul bilancio del Comune di Firenze, che farà comunque parte di un tavolo permanente congiunto con la Regione per monitorarne lo sviluppo. Per l’amministrazione, infatti, la Casa del Cinema è un’opportunità importante per porre un freno allo “stillicidio” dei cinema del centro a favore dei multisala. La qualità sarà al centro della programmazione con servizi, come bar e ristorante, offerte e programmi diversi per ore e fasce di pubblico.
LA PROPOSTA Presentata una mozione, ma non tutti i commercianti sembrano essere d’accordo
Negozi aperti la notte in centro, via alla discussione
P
resto potrebbe diventare una realtà quella che molti cittadini fiorentini (e non solo) si augurano da anni: secondo il consigliere comunale del Pd Andrea Pugliese, infatti, sarebbe opportuno e necessario rivedere le norme riguardanti l’apertura degli esercizi pubblici in orario notturno, soprattutto nel centro storico. La pedonalizzazione del Duomo sembra far rinascere la voglia di guardarsi intorno, nemmeno in libreria si spengono le luci, in Borgo San Frediano si ascolta musica e si spilucca e poco più avanti, in via dei Serragli, si può trovare un’intima location che offre libri, ristoranti
e mostre in tarda serata. Perfino la biblioteca delle Oblate apre alle volte la notte. Sono i nuovi stili di vita, i ritmi imposti dal lavoro quotidiano, le case sempre più piccole degli abitanti, spesso single, delle città, che fanno sì che la richiesta (di cibo ma non solo) non abbia o quasi più orari. Esistono categorie di persone, dai lavoratori notturni (oggi sempre più numerosi) ai giovani, agli studenti e ai turisti, che non disdegnerebbero affatto l’apertura 24 ore su 24 di punti di ristoro. La mozione presentata poco tempo fa dal consigliere Pugliese al sindaco e alla giunta di Firenze chiede in primo piano il
prolungamento dell’orario notturno delle attività commerciali, ma i negozianti del centro storico come bar, pasticcerie, supermarket e negozi d’abbigliamento sembrano non essere pienamente d’accordo con questa proposta. Secondo molti commercianti, infatti, questo sarebbe un tentativo già fallito in partenza, tenendo conto anche della crisi e del clima. Per diversi di loro il lavoro notturno è inoltre considerato un fattore di rischio per la salute. Saracinesche chiuse o aperte per le notti del centro storico fiorentino? Non ci resta che attendere i provvedi/B.R. menti comunali.
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curiosità
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artigiani. In via dei Leoni c’è una bottega dove la musica è protagonista
Nel regno della liutaia venuta da Chicago Jamie Marie Lazzara, nata negli Usa, ha aperto il suo laboratorio nel 1987. “Lavoro secondo le regole della tradizione: ogni strumento che realizzo è completamente fatto a mano” Gaia Grassi
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ra le rarità che ospita il centro storico fiorentino si può annoverare anche una preziosissima bottega di liutai in via dei Leoni 4 rosso. Jamie Marie Lazzara ne è la proprietaria, nonché l’artigiana, e la strada che l’ha portata a svolgere questo
mestiere è articolata e affascinante. Jamie è nata a Chicago e, sin da piccola, ha sentito una grande passione per la musica – suona il violino dall’età di 8 anni - per la scultura e la pittura, così molto presto ha cominciato a chiedersi come rendere anche pratica l’attività di musici-
Jamie Marie Lazzara nella sua bottega
sta. Per questo motivo è andata a Cremona, dove ha preso contatti con la scuola di liutai più famosa del mondo. E’ venuta a Firenze per perfezionare il suo italiano, dove in due anni ha preso il diploma alla scuola d’arte. Tornata a Cremona nel 1985, ha conseguito il diploma di liutaia. Nel 1987 ha avviato la sua attività, tanto originale e antica che ha fruttato alla sua bottega il titolo di esercizio storico dopo solo 11 anni. In effetti il suo piccolo negozio sembra il laboratorio di un mago estrapolato da un’epoca remota. “Io lavoro secondo le regole della tradizione – racconta Jamie - ogni strumento che realizzo è completamente fatto a mano e non utilizzo nessuna macchina. L’unica cosa che acquisto sono le corde”. Il suo lavoro è molto lungo e impegnativo, basti pensare che per creare qualsiasi strumento musicale ci vogliono almeno tre mesi. Si comincia, come racconta Jamie, dalla cassa armonica, la cui forma e grandezza non dipende solo dall’utilizzo che se ne deve fare, ma anche dal rapporto con la fisicità
Alcuni strumenti realizzati nel laboratorio
della persona. E poi si passa alle fasce laterali e via via sino all’impugnatura. Se parliamo di un violino si arriva ad utilizzare almeno una settantina di pezzi. Sì, perché non sono solo violini gli strumenti che realizza Jamie, ma anche violini da tasca, viole, violoncelli, chitarre manouche, viola da gamba, viola d’amore e cetre – famoso strumento che suonava il “nostro” Leonardo da Vinci e che sa suonare anche Jamie. Proprio la capacità di suonare la cetra ha dato a Jamie la possibilità di fare qualche breve ma interessante tour in Europa, per esempio in Svezia, dove la registrazione dei
suoi brani è stata ripresa e utilizzata per accompagnare una mostra proprio su Leonardo da Vinci, che ha avuto luogo al Victoria and Albert Museum di Londra. Infatti, anche se il suo lavoro la impegna moltissimo, Jamie trova qualche volta il tempo per evolvere il suo mestiere in nuove direzioni. Nella sua bottega si possono trovare anche strumenti impreziositi da intarsi che riportano scene dalle “Metamorfosi” di Ovidio oppure alcuni strumenti, come la lira da braccio che Jamie ha costruito per sé, sul cui retro di cassa sporge una suggestiva figura antropomorfa.
economia
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L’INTERVIsTa. Parla Claudio Terrazzi, amministratore della storica tipografia Lito Terrazzi
“Mai smettere di investire in tecnologia” Benedetta Strappi
È
uno di quei mondi che i non addetti ai lavori conoscono ben poco. L’intero processo che sta a monte di un libro o di una rivista si compie nell’ombra. In quella dei grandi stabilimenti dove si stampano pagine su pagine e nascono prodotti editoriali finiti. Succede ad esempio alle Cascine del Riccio, dove ha la sua casa la Lito Terrazzi, storica tipografia nata nel 1967. Per i primi dieci anni la sede fu quella di via Caracciolo, poi l’azienda cominciò a crescere e allora si trasferì nello stabilimento che ancora oggi la ospita. È qui che nascono libri, cataloghi e riviste che poi se ne vanno in giro per l’Italia, l’Europa e spesso pure oltreoceano. Claudio Terrazzi, figlio del fondatore, Roberto Terrazzi, ne è l’amministratore. Il vostro è un mestiere che non molti conoscono... cosa si fa esattamente nella vostra azienda? Stampiamo libri di pregio, cataloghi e riviste dal 1967. Ci siamo specializzati in questa come vocazione principale e negli anni ci siamo costruiti una clientela locale, nazionale, europea e anche in America. Anni che, del resto, sono tanti… Come nasce la vostra tipografia? La ha fondata mio padre, Roberto Terrazzi. E del resto veniamo da una famiglia “d’arte”, che dal 1917 è nel campo grafico. Nel 1967 mio padre ha aperto un’azienda di stampa a ciclo completo, che negli anni è cresciuta fino a diventare quello che è oggi, ovvero una realtà che si occupa dell’intero processo di stampa, dal lavoro di fotolito, alla stampa, alla confezione in legatoria.
Claudio Terrazzi
E ai tempi di crisi come avete reagito? Si sa che il settore editoriale non gode propriamente di ottima salute… Anche noi abbiamo sentito il periodo di crisi, certamente. In un settore come il nostro l’unico modo per andare avanti è investire continuamente in tecnologia, anche nei momenti non semplici. È l’unica ricetta per sopravvivere. Anche nel 2002, nel periodo che seguì l’attentato alle Torri Gemelle e da cui cominciò la crisi economica, abbiamo investito oltre 4 milioni di euro in macchinari e se non lo avessimo fatto oggi avremmo senz’altro chiuso. Investire in tecnologia equivale a ridurre i costi di lavorazione e migliorare la qualità del lavoro. E forse c’è anche un altro ingrediente salvifico. Quale? Per rimanere competitivi è importante anche creare partnership. Collaborare con più aziende facendo gruppo, fare insieme ad altre realtà quello che prima si faceva da soli, superando il pregiudizio per cui ognuno guarda al suo “orto”. E poi occorre reinventarsi continuamente, cercare sempre
soluzioni nuove per crescere, in un mercato che invece fisiologicamente tende ad a andare al ribasso. Che legame avete con il territorio? Cascine del Riccio è una frazione così piccola e i vostri libri invece viaggiano alla volta dell’Europa e oltre… Con il territorio c’è un legame forte, senz’altro: siamo qui da 43 anni, l’azienda con il suo lavoro contribuisce a dare lavoro ad oltre 60 persone. Ed è sempre rimasta in piedi sulle proprie gambe, anche nei momenti bui non abbiamo mai usufruito degli ammortizzatori sociali, e questo dimostra la nostra attenzione nei confronti del sociale. E a concorrenza come siete messi? Mio padre cominciò a lavorare con l’estero nel 1982: per quei tempi era una conquista, fu un precursore. Quindi ci siamo abituati presto a fare i conti con una concorrenza di ampio respiro, che spesso gode di aiuti pubblici che qui invece non abbiamo. L’importante è cercare sempre di anticipare i tempi.
correva l’anno 1967 e in via caracciolo nasceva quest’azienda, che negli anni è cresciuta e che ora, nel suo quartier generale delle cascine del Riccio, produce libri di pregio, cataloghi e riviste che poi vengono distribuiti in giro per l’Europa. E persino oltreoceano 930736
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il caso
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dEGRadO. Alla scoperta di luoghi ed opere troppo spesso vittime dell’incuria
Diamo voce ai tabernacoli fiorentini Fotografare le nicchie più malridotte e gli altri esempi di abbandono: questo l’appello che Il Reporter rivolge ai suoi lettori. Le immagini più rappresentative verranno poi pubblicate. Per sensibilizzare gli animi Ludovica V. Zarrilli e Ginevra Donnici
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imenticati è la parola giusta. Camminando a passo svelto per il centro, soprattutto durante le fredde e uggiose giornate invernali, spesso capita di scordarsi di loro. Ma adesso che le giornate si sono allungate e il sole torna a illuminarli, sarebbe bene degnarli della nostra attenzione. Sono i tabernacoli, disseminati agli angoli della città, spesso resi preziosi da dipinti, affreschi e sculture di pregio, che artisti (più o
meno noti) hanno lasciato in eredità alle strade e ai passanti meno frettolosi. Sono tanti, se ne contano una ventina tra quelli più grandi, e un numero molto più elevato di quelli più piccoli e magari meno famosi. Spesso sono le stesse istituzioni a non tenere granché in considerazione la loro esistenza, abbandonandoli al degrado, con i vandali di turno che li prendono di mira e con l’inesorabile passare del tempo che non risparmia pietra serena, pigmenti,
Via Ghibellina angolo via Isola delle Stinche
legno e quant’altro. La loro vulnerabilità è data, come è facile intuire, dalle continue esposizioni, oltre che alle cattive intenzioni di qualcuno, al tempo e alle intemperie. Così come succede per i palazzi, anche i tabernacoli soffrono per lo sgretolamento della pietra forte con cui molti sono realizzati. Stesso discorso vale per le sculture in legno contenute in alcune edicole, che hanno come acerrimi nemici l’umidità e i tarli, che riescono a “intrufolarsi” fin dentro e sono voraci divoratori di alcuni tipi di legno, soprattutto quelli antichi e nostrali. Per non parlare delle pitture: sia che siano eseguite su tele o tavole, sia che si tratti di affreschi, avrebbero bisogno di una manutenzione costante per conservarne il fascino e i tratti intatti. In altre occasioni basterebbe pulire un po’ il vetro dietro il quale le opere sono custodite, nella stragrande maggioranza delle occasioni i suddetti vetri sono sporchi al punto da non riuscire a vedere il disegno sottostante. Altro grande nemico è lo smog, che contribuisce al lento e inesorabile deterioramento dei materiali. Noi del Reporter abbiamo fatto un giro per le strade del centro e abbiamo trovato alcuni bellissimi tabernacoli in pessime condizioni. Sporchi, maltenuti, spaccati, deteriorati e chi più ne ha più ne metta, come si trattasse di oggetti di poco valore. Non ci è sembrato un gran bel vedere e abbiamo deciso di smuovere gli animi più sensibili all’arte ma anche al decoro e alla presentabilità di una città complessa e meravigliosa come Firenze. Così, se ai lettori di queste
Borgo San Frediano angolo via di Cestello
pagine capiterà di imbattersi in qualche tabernacolo o edicola malmessa (ma ovviamente non solo), si sentano liberi di fotografarlo e noi saremo ben lieti di pubblicare le foto (da inviare a redazione@ilreporter.it). Siamo fermamente convinti che siano
molti i cittadini a cui stanno a cuore la “salute e il benessere” della città, per questo mettiamo a disposizione le pagine del giornale per riuscire a smuovere un po’ di coscienze e a far rivivere gli angoli più suggestivi e meno popolari di Firenze.
Via dei Cimatori angolo via dei Cerchi
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qua & là
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La cuRIOsITÀ/1. Il capoluogo toscano conta tantissimi patti e fratellanze con altri comuni
Ventun gemelle per la città del giglio La prima “alleanza” è del 1954 con Ville de Reims, vicina a Parigi, mentre tra i gemellaggi più recenti c’è quello con l’estone tallinn e con arequipa, in Perù Simele Kruklidis più tranquille e pacate. Interessante sarà invece il futuro gemellaggio con la Svezia, in nome della “green economy”, dello sviluppo dell’aeroporto di Peretola e degli scambi fra le due università. Ma queste unioni possono essere anche puro motivo di festa: difatti, per celebrare le nostre sorelle straniere non mancano il Festival del Gemellaggio e il “Premio Firenze” arrivato oramai alla XXVII edizione. Tante piccole occasioni per conoscere e farsi conoscere, per raccontare e ascoltare. Ma soprattutto per condividere.
Tallin (Estonia)
La cuRIOsITÀ/2. In America sono diversi i posti battezzati “copiandoci” il nome
Firenze è unica? Macché, ce ne sono diciotto N
Florence, Alabama
on è poi così unica come pensavamo, la nostra Firenze. Anzi, ce ne sono almeno altre diciassette, tutte concentrate in America. Ma per essere precisi è di “Florence” che stiamo parlando, ovvero la versione d’oltreoceano della nostra città, cosa che di per sé suona davvero strana. Se infatti è già abbastanza insolito trovare un proprio omonimo, desta ancora maggiore sorpresa trovare sulla cartina geografica un toponimo: è infatti così che si chiama un luogo che ha lo stesso nome di un altro. E poco importa se è per caso o per uno spudorato tentativo di imitazione: resta il fatto che dal freddo Canada alle coste del Texas l’eco fiorentina è arrivata proprio ovunque: in Mississippi, per esempio, in Arizona, nel Kentucky e in Oregon, e ancora in Wisconsin, nella contea di Oneida e persino in California. Uno tra i primi toponimi fu assegnato nel 1818 a una piccola cittadina della Contea di Lauderdale, in Alabama: l’idea venne in mente all’ispettore italiano Ferdinando Sannoner,
che coniò seduta stante il termine “Florence”. In realtà, esiste un’altra declinazione meno nota del nome, si tratta di “Florentia” e indica un comune di soli ventiquattro abitanti nel dipartimento di Giura, est della Francia. Un’insolita abitudine, questa dei toponimi, che tra l’altro non ha interessato soltanto la nostra città: anche Roma e Venezia, per citarne altre due, conoscono decine di doppioni sparsi dovunque nel mondo. Gemellanze di nome ma non di fatto: tutte le toponime chiamate all’appello non hanno infatti alcun rapporto tra loro. Anzi, il più delle volte probabilmente si ignorano in toto. E infine, per concludere in bellezza, c’è un’altra particolarità: Firenze non si è limitata a “conquistare” solo altri Paesi del globo, ma si è spinta fino allo spazio, dando il proprio nome a un asteroide di 4,9 km scoperto nel 1981 e a un cratere meteoritico su Venere. Sempre meglio però diffidare dalle imitazioni: la Firenze vera, quella origi/S.K. nale, è la nostra.
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aese che vai, gemella che trovi. Con gli occhi a mandorla o la pelle color cioccolato, sembra che da Nord a Sud, dall’Oceano Indiano al Brasile, Firenze abbia trovato decine di splendide sorelle nel mondo. Per l’esattezza ventuno: ma se contiamo anche i patti di fratellanza e di amicizia, le nostre affiliate salgono a trentasei. Un elenco straordinariamente vario, che affonda le sue radici nella storia. Il primo patto di cui abbiamo traccia risale al lontano 3 luglio 1954, quando venne firmato l’accordo con Ville de Reims, cittadina francese non troppo lontana da Parigi: amore di lunga data, questo, visto che continua a generare incontri e attività culturali. Tra le unioni più recenti, stilate nel 2009, troviamo invece quella con Tallinn, paese estone, e con Arequipa, situata in Perù. Sempre dello stesso anno anche il famoso patto con Mauthausen, in ricordo della deportazione dei prigionieri toscani nei lager nazisti. Sono tante le ragioni che spingono a trovare nuovi legami e alleanze con Paesi lontani, ma in ogni caso si tratta sempre di un’iniziativa genuina e proficua, a patto che non resti solo sulla carta. Quindi, messe da parte le visite istituzionali, è bene capire in che cosa consistano queste fratellanze. Per usare termini “tecnici” possiamo dire che un gemellaggio altro non è che la collaborazione tra due città, con l’obiettivo di intensificare i rapporti culturali, politici ed economici: è una via aperta all’incontro tra popoli, identità e storie diverse. Per fare ricorso a testimonianze concrete, invece, possiamo menzionare alcuni gemellaggi che, più di altri, hanno prodotto risultati buoni o quantomeno significativi. Nel 2001, ad esempio, Firenze si è gemellata con Tirana ed ha contribuito a risanare la piazza principale della capitale albanese utilizzando alberi e piante prelevati dai propri vivai. Fruttuoso anche il patto con i tifosi del Liverpool, che ha permesso di giocare partite di calcio
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ITINERaRI/1. Mille anni dopo Sigerico, arcivescovo di Canterbury, ecco le tappe dei viandanti di oggi
Turisti con l’anima tra le colline toscane sono migliaia coloro che, ogni anno, attraversano la via Francigena alla (ri)scoperta dei luoghi di culto disseminati tra Pontremoli e siena. sfidando ghiaccio e neve per raggiungere Monte senario Francesca Puliti
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orreva l’anno 990 quando Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse la Toscana da cima a fondo di ritorno da Roma, dove era stato ricevuto dal Papa. Le sue 79 tappe andarono a comporre la cosiddetta “Via Francigena”, 1.600 chilometri dalla Capitale all’Inghilterra, di cui un terzo disegnato sulla nostra regione. Da Pontremoli passando per Lucca e Siena fino ai confini con il Lazio, sono migliaia i pellegrini che ancora oggi ricalcano le orme di Sigerico, addentrandosi tra eremi e piccoli oratori in terre toscane. E la scelta è più che mai vasta. Il più celebre santuario di casa nostra è probabilmente la Madonna delle Grazie di Montenero, nei pressi di Livorno, che ha visto crescere notevolmente il flusso di turismo religioso a partire dall’anno del Giubileo. Ma anche il più vicino Monte Senario ha il suo bello stuolo di visitatori. “L’anno scorso ne abbiamo contati circa 21mila – racconta il custode – provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, soprattutto svizzeri, francesi e tedeschi. Ma anche dalla stessa Toscana”. Ci sono i fedelissimi che sfidano le condizioni meteo e si arrampicano fin quassù anche con la neve e i gruppi più folkloristici di appassionati di auto o moto d’epoca, che abbinano il raduno a una tappa più spirituale. E magari gastronomica, considerando le specialità che da più di un secolo i monaci producono qui sulle colline tra Bivigliano e Pratolino, alcune anche dalle proprietà terapeutiche. Altra meta nota a livello nazionale e internazionale è il santuario della Verna, in provincia di Arezzo, dove si ritirava San Francesco, oppure, per rimanere nei paraggi di Firenze,
la Basilica di Santa Maria all’Impruneta, dove si conserva l’icona della Vergine dipinta – si racconta – nientemeno che da San Luca. Ma anche la stessa città non scherza in fatto di pellegrinaggi e sono tanti i luoghi disposti ad accogliere i viandanti. Basti pensare che si contano ben diciotto pensionati di vario genere gestiti dalla Diocesi. E chi l’avrebbe mai sospettato che il convento di San Marco, vissuto dagli stessi fiorentini come un’entità misteriosa e piuttosto inaccessibile, potesse aprire i battenti a qualche ospite? Pochi, pochissimi i posti a disposizione e solo per uomini che siano stati introdotti da un religioso e si prestino a un’autentica vita
E c’è chi abbina al raduno di auto o moto d’epoca una sosta più spirituale monastica. Piccoli gruppi o pellegrini solitari sono ben accetti anche al Monastero Benedettino di Settignano, per catapultarsi qualche secolo addietro e partecipare alle attività di agricoltura e legatoria di libri. Dotate di ogni comfort, compreso il bagno in camera, invece, le stanze messe a disposizione dalle monache dell’abbazia di Rosano. Qui ai visitatori vengono serviti anche i pasti e, a richiesta, lezioni di restauro di pergamene e volumi antichi. Per tornare a casa arricchiti, oltre che nello spirito, nelle capacità manuali.
IL tREND Prenotazioni in aumento per le strutture ecclesiastiche
B&B? No, meglio il convento L’offerta non manca, e il conto è meno salato di quello di un hotel, anche se si tratta di edifici ricchi di storia e fascino
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e è vero che in tempi di crisi si presta più attenzione alla qualità di ciò che acquistiamo, è ancor più vero quando programmiamo una vacanza. Così va a finire che a fronte di un generale calo dei visitatori in città (per l’anno scorso si parla addirittura del 25% in meno rispetto al 2008), cresce il numero di coloro che al semplice turismo preferiscono un turismo puro e semplice. Scegliendo di passare qualche giorno in strutture religiose, anziché in un qualunque hotel del centro. Il ventaglio dell’offerta è quasi altrettanto ampio e il conto è anche un po’ meno salato. Anche se si tratta di edifici ricchi di storia, fascino e a volte neanche così spartani come ci si potrebbe aspettare da un monastero o da un convento. Ad esempio Villa La Stella, struttura missionaria alle pendici di Fiesole, vanta un trattamento da hotel quattro stelle, ma in un ambiente decisamente più familiare. “Le persone che vengono da noi cercano un’atmosfera più intima – spiega il direttore della struttura, Roberto Rotondo – un ritmo di vita più rilassato e la possibilità di passare qualche tempo in preghiera”. Da sfatare anche la convinzione che si tratti solo di gruppi parrocchiali o di persone di una certa età. “Arrivano anche giovani coppie o famiglie con bambini”. In Austria, certo, sono più organizzati. Vicino a Vienna un gruppo di suore ha addirittura avviato una Spa, dove ci si reca principalmente per ritrovare la forma, anziché la fede. Ma anche da noi il sasso è stato lanciato e c’è da aspettarsi che il flusso dei turisti “con l’anima” incrementi strada facendo. O /F.P. meglio pellegrinaggio dopo pellegrinaggio. 1049497
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ITINERaRI/2. Sempre più abitanti della città del Giglio partono alla volta di santuari e luoghi sacri
E i fiorentini si riscoprono pellegrini Nel 2009 sono stati quasi 10mila. In tutto il mondo i “tour” religiosi muovono 300 milioni di persone. E per gli addetti ai lavori è un settore in crescita Matteo Francini
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erra Santa, Lourdes, Assisi. Non passano certo inosservati, a chi passeggia intorno al Duomo, i cartelli di un’agenzia che promuove viaggi dalle destinazioni particolari. Anche l’agenzia, del resto, è particolare: organizza sì tour in tutto il mondo, ma è diocesana e specializzata in itinerari religiosi. Ma sbaglia chi pensa che a entrare al suo interno siano pochi intimi. Perché i viaggi religiosi, o pellegrinaggi che dir si voglia, sembrano incassare il gradimento di un numero sempre crescente di persone, fiorentini in testa. I dati parlano chiaro: ogni anno, nel mondo sono circa 300 milioni i “viaggiatori dello spirito”, 40 milioni solo in Italia. E c’è subito anche un altro luogo comune da sfatare: quello dell’età. A intraprendere questi viaggi non sono solo anziani: oltre il 30% dei pellegrini del terzo millennio ha tra i 20 e i 40 anni. Insomma, un settore, quello del turismo religioso, che non solo non sembra conoscere crisi, ma che appare addirittura in crescita, tanto da essere stato inserito come area tematica all’importante Borsa Internazionale del Turi-
smo tenutasi a Rho a fine febbraio. E Firenze? Non sembra essere da meno. “Lo scorso anno i pellegrini partiti dalla nostra città alla volta di santuari di tutto il mondo sono stati tra i 6 e i 10mila”, spiega monsignor Alberto Alberti, direttore dell’ufficio pellegrinaggi, tempo libero, turismo e sport della Diocesi fiorentina, e dunque grande esperto in materia. E migliaia sono anche coloro che, dalla città del Giglio, si preparano ad andare ad ammirare la Sacra Sindone, esposta a Torino dal prossimo 10 aprile. “Questo è l’unico settore che regge o che, addirittura, è in crescita – conferma Mario Lapini, responsabile di Turishav, l’agenzia diocesana – per le agenzie ‘normali’ la possibilità di organizzare viaggi su internet è stata una bella botta. I nostri sono itinerari organizzati, che vengono affrontati con uno spirito diverso, e per lo più da persone adulte”. “Turismo è un termine a volte contraddittorio – spiega monsignor Alberti – noi distinguiamo tra pellegrinaggi, itinerari religioso-culturali e itinerari turistici tout court. I primi rappresentano un aspetto importante dell’odierna evangeliz-
zazione: chi si iscrive sa che è l’occasione per fare un’esperienza religiosa, e il programma è finalizzato a questo. Mentre i secondi, pur avendo una o più mete religiose, sono anche orientati alla conoscenza storica ed artistica dei luoghi attraversati”. Chi non ama il termine “turismo religioso” è Mario Coda Nunziante, presidente della sede toscana dell’Unitalsi (l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali), che
organizza pellegrinaggi rivolti soprattutto a disabili, anziani e malati: “Preferisco parlare di percorsi di fede”, puntualizza. E poi conferma: “In Toscana la richiesta di spiritualità è molto viva. Personalmente non ho mai partecipato a pellegrinaggi in cui ci sia stato un miracolo ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, ma – conclude – profonde conversioni di vita sono la normalità. E sono spettacolari quanto quelle fisiche”.
LE DEstINaZIoNI In Toscana le mete preferite sono Montenero e la Verna, in Italia Assisi e Loreto. Ma il 2010 sarà all’insegna della Spagna
Dalla Terra Santa a Lourdes, tutti i percorsi dei “viaggiatori della fede”
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a quali sono le mete preferite dai pellegrini fiorentini? In primis la Terra Santa, poi le “classiche” Lourdes e Fatima, il Sinai, Giordania e Polonia, seguite dalle più inattese Malta e Cipro. Restando in Italia, le destinazioni più gettonate sono i santuari di Assisi, Loreto, Boccadirio e San Giovanni Rotondo, mentre in Toscana quelli di Montenero e la Verna. Ma non mancano nemmeno le “novità”, vista la grande richiesta dei fedeli di casa nostra: “Quest’anno la nostra agenzia organizza viaggi in Turchia, sui passi di San Paolo”, annuncia Lapini di Turishav. Niente da fare, invece, per quanto riguarda Medjugorje: “Ancora la Chiesa non si è pronunciata ufficial-
mente: se e quando lo farà, ci andremo”. Oltre alle mete tradizionali, quest’anno sarà la Spagna una delle destinazioni più gettonate, grazie alla celebrazione dell’Anno Santo 2010 a Santiago di Compostela e a Caravaca de la Cruz (famosa per la presenza di una croce che si dice abbia poteri miracolosi). Ma se gli esperti del settore non hanno dubbi sul fatto che, anche nel 2010, il comparto del turismo religioso sarà caratterizzato dal segno più, in riva all’Arno non tutti sembrano pensarla così. “Qualche anno fa organizzavamo pellegrinaggi, ma per il momento abbiamo smesso, per star dietro al mercato”, dice il titolare dell’agenzia Buckingham Travel. “Le richieste per questo
tipo di itinerari, in effetti, son molto poche”, concordano dall’agenzia Certosa Viaggi. Così, sono molte le agenzie che hanno pian piano “abbandonato” il settore, se non per organizzare qualche sporadico pellegrinaggio, ma solo su richiesta delle parrocchie. Diversa è la posizione di Primavera Viaggi: “La Terra Santa è una delle nostre destinazioni preferite, ma non si tratta di pellegrinaggi – spiega il titolare Marcello Mariotti – chi intraprende questi viaggi lo fa per motivi culturali, a cui può aggiungersi anche un interesse religioso. Negli ultimi anni l’atmosfera in quelle zone è più tranquilla, e questo /M.F. ha consentito una ripresa del turismo”.
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provincia
Marzo 2010
L’IdEa. La Provincia ha lanciato una campagna che rivisita il motto della Rivoluzione francese
Diversi e quindi uguali, stop alle discriminazioni Ginevra Donnici
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Un manifesto della campagna (foto Leonardo Bianchi)
Il messaggio è semplice e più che mai attuale: la differenza è un valore da riaffermare. Nasce così lo slogan “Libertè, Fraternitè, Differenza”, che campeggia su manifesti e pannelli sui bus. Barducci: “siamo impegnati pesantemente nel sostegno al reddito, ma abbiamo voluto investire anche in questo”
i vuole un bel coraggio a modificare il motto della rivoluzione francese. Ma la Provincia di Firenze lo ha trovato, nell’urgenza culturale ed etica di riaffermare, con tutta la forza possibile, il valore della “differenza”. Nasce da questa volontà la campagna di comunicazione “Libertè, Fraternitè, Differenza”, raffigurata dal giglio fiorentino posto sul berretto frigio della rivoluzione francese, simbolo universale di libertà. È questa la creatività scelta dall’amministrazione di Palazzo Medici Riccardi per la sua battaglia contro le discriminazioni. “Purtroppo c’è una emergenza in più che siamo chiamati a fronteggiare, non meno dannosa della crisi economica e non meno insidiosa dell’emergenza ambientale – spiega il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci – non possiamo sottovalutare gli episodi preoccupanti avvenuti nel nostro Paese, compresi alcuni accaduti nel territorio fiorentino. Ecco perché la Provincia, pur impegnata pesantemente nelle operazioni di sostegno al reddito di quanti hanno perso il lavoro, ha deciso di investire delle risorse in questa iniziativa di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un tema che comporta alti rischi, soprattutto, in tempi di profonda crisi economica e di disagio sociale”. È questa dunque la chiave di lettura della campagna di comunicazione lanciata per sensibilizzare l’opinione pubblica contro ogni forma di discriminazione sociale. Già da un mese sono apparsi sui muri della città grandi manifesti con il berretto frigio “alla fiorentina”. L’immagine simbolo della rivoluzione francese e il motto “rivisto e corretto” viaggiano anche sugli autobus delle linee cittadine. “Appare addirittura paradossale – aggiunge il presidente della Provincia – dover sostenere dei concetti che sono espressi nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Vale la pena ricordare che l’articolo 21 vieta ‘qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali’”. “Libertè, Fraternitè, Differenza” è una campagna articolata in molteplici iniziative finalizzate alla promozione di una cultura della tolleranza e del rispetto della diversità. “La differenza – dice Andrea Barducci – è un valore. La curiosità, l’interesse e l’amore nei confronti di ogni tipo di differenza sono il vero antidoto ad ogni forma di discriminazione. Non bisogna dimenticare che quello della migrazione non è un semplice fenomeno contingente – conclude il presidente – ma una costante nella storia, a partire dalle vicende del nostro popolo”. Da qui lo slogan provocatorio scelto dalla Provincia, per far riflettere sullo spirito di democrazia che deve scandire le azioni quotidiane e sul valore della tolleranza necessario per appartenere a un Paese libero e civile.
Focus Il bando è per le superiori
Nelle scuole lanciato un concorso a tema
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ll’interno dell’articolata campagna contro le discriminazioni, Palazzo Medici Riccardi ha promosso nelle scuole superiori un concorso dal titolo “La mia scuola non fa la differenza”. Il bando è aperto alle classi degli istituti superiori della provincia di Firenze che vorranno aderire al progetto “Libertè, Fraternitè, Differenza”, sostenuto dall’amministrazione provinciale con l’obiettivo di indagare e approfondire il tema delle pari opportunità e della promozione del valore della differenza e dei diritti. “Il concorso – spiega l’assessore provinciale all’istruzione Giovanni Di Fede – coinvolge in modo diretto gli studenti, proponendo un approfondimento sulle radici culturali e storiche dell’accoglienza e della ricchezza della diversità. Si tratta di un’iniziativa che non trasmette in modo passivo nozioni e conoscenze, ma vuole coinvolgere i giovani attraverso un’attività pratica e creativa”. Il bando, infatti, prevede la realizzazione di elaborati in forma di fotografia e video, scrittura creativa (anche composizioni letterarie, in prosa o poesia) e disegno artistico, con lo scopo ultimo di sviluppare i valori della tolleranza e del rispetto. “Un’iniziativa – precisa l’assessore Di Fede – nella quale crediamo moltissimo perché oggi, in una società democratica matura, è necessario garantire pari diritti e pari opportunità a tutti. Condannando in modo deciso gli abusi e le violenze che si consumano a danno dei più deboli”. In particolare, i materiali presentati per partecipare al bando dovranno riguardare le tematiche relative alle disuguaglianze sociali, alle disparità nel mondo del lavoro, al fenomeno dell’immigrazione e a quello dell’accoglienza. Un’opportunità per i ragazzi per rinforzare, con estro e creatività, la lotta /G.D. contro le discriminazioni.
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IL PERsONaGGIO. A colloquio con Emiliano Gucci, che si racconta a un mese dall’uscita del suo libro
L’umanità: la vita tra vizi e virtù un’intervista intensa, nella quale lo scrittore fiorentino racconta se stesso e la
La MOsTRa
letteratura, il suo rapporto con il mercato, con le grandi librerie e con quelle più piccole
L’Angelico: dagli Uffizi fino a Pontassieve
e sofferenti. Il tutto condito da una buona dose di cinismo smorzata da un pensiero positivo, perché per rimanere a galla bisogna credere “nell’anima del futuro” Ciro Becchimanzi
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l suo libro, le librerie grandi, quelle piccole e un mercato che sembra togliere il respiro a tutto ciò che non è commerciale. Emiliano Gucci si racconta in questa intervista, spiegando a Il Reporter il suo punto di vista sugli uomini, su un mondo spietato e di come il genere umano stia navigando diritto verso l’estinzione. “Se c’è un futuro, dovrà pure avere un’anima”. Emiliano Gucci lo dice a proposito del mercato del libro, ma la speranza è che questo desiderio possa diventare una realtà anche per Firenze e per la vita di tutti noi. Con Gucci abbiamo parlato del suo ultimo romanzo, “L’umanità” (Elliot Edizioni, pp. 150, euro 14) da poco in libreria. L’Umanità racconta di un uomo smarrito che cerca di uscire da quel tunnel grande come una bocca nera che lo ha inghiottito tanto tempo fa, carambolando tra esistenze in apparenza insignificanti, marginali, minime. Una debolezza che si appoggia ad altre debolezze, un respiro corto che entra in un respiro universale e forse ritrova il ritmo giusto, il battito interiore, una verità. Una storia che “prende”, dall’inizio alla fine. Quarto romanzo. Il filo rosso sembra non spezzarsi: la violenza del quotidiano e della città emerge anche ne L’Umanità. E’ davvero così violenta la tua terra? Non lo so. Perlomeno questo romanzo non ce lo può raccontare obiettivamente. Qua è lo sguardo del protagonista a leggere la miseria d’intorno, a restituircela ancora più spietata. È tutto filtrato dal buio della sua coscienza, come se lui vedesse nero anche dove c’è colore. Piove sempre, tanto da pensare che a volte quella pioggia sia dentro la sua testa. Cosa ti fa indignare di più, l’indifferenza o l’ingiustizia di alcune condizioni umane? Penso siano figlie dello stesso germe. Mi fa indignare l’uomo, il percorso che l’ha portato a questa condizione. La definitiva rinuncia
La copertina del libro
alla vera libertà, che equivale all’estinzione. Tu lavori in una libreria a Firenze… Cosa pensi delle chiusure delle piccole e storiche librerie in città? Un dato incontrovertibile del mercato o un fenomeno che si potrà combattere in qualche modo? Penso male. Le grandi catene offrono cataloghi sempre più omologati. Per avere un libro particolare o un’informazione diversa, fuori dal coro, c’è da barcamenarsi, frugare su in-
ternet o in certe sparute isole di resistenza. Per me è il mercato a essere sbagliato, nella sua essenza, le conseguenze invece sono logiche. Detto ciò, la parte più romantica di me pensa che certi luoghi torneranno, così come i negozi di dischi. E dico dischi fisici, di plastica inquinante, con tanto di custodia e copertina, non evanescenti file piatti, senza calore. Se c’è un futuro, dovrà pure avere un’anima…
La NOVITÀ. Aperto di recente il cafè dello spazio Ex3, gestito da un gruppo di giovani
Il drink si sorseggia tra le opere d’arte P
er il momento si chiama ExTre Contemporary Artcafè, ma è tutto un work in progress e con buone probabilità tra qualche mese cambierà nome, diventando più semplicemente Art Cafè. E’ il neonato locale allestito all’interno del centro per l’arte contemporanea Ex3, tra il viale Giannotti e il viale Europa, attaccato al centro Commerciale Coop di Gavinana. A vincere la scommessa e prenderlo in gestione sono stati i ragazzi del bar Argentina (via della mattonaia, 67) freschi e baldanzosi che da un paio d’anni a questa parte hanno trasformato un angolo anonimo dei viali in un punto di riferimento per i ragazzi di tutta la città. “E’ troppo presto per fare dei bilanci - dice Fabio Bastianelli - ma noi siamo fiduciosi. Nei prossimi mesi dovrebbe accadere quello che tutti si augurano, ovvero che il cafè si arricchisca di sedute, tavolini, e di una vetrina con riviste specializzate in arte e design”. Ma il lavoro è già in fieri e le serate stanno funzionando. Il locale, aperto dal mercoledì alla domenica dalle 11 del mattino, fa orari diversificati a seconda dell’offerta by night. Mercoledì e giovedì chiude i battenti alle 19, il venerdì e il sabato alle 2
e la domenica alle 21. L’aperitivo del venerdì è tutto a base di sushi (by sushi mania) e accompagnato da un dj set, “Suonano dei nostri amici”, spiega Dario. Mentre il sabato sera spazio a generi musicali diversi, in consolle ci sarà sempre un dj ma offrirà agli avventori sound diversi, mixati dal vivo in ogni occasione. Chi farà visita al cafè potrà anche visitare le mostre in corso. Adesso per esempio, ra iempire gli spazi ampi dell’Ex3 ci pensano i lavori site specific di Eva Marisaldi (artista di fama che già esposto le sue opere in galleria italiane e straniere), che con il suo “Grigiononlineare” occupa l’ingresso con una installazione “di benvenuto” per poi accompagnare i visitatori alla scoperta del pavimento della sala centrale, dove prende vita un percorso che viaggia sul sottile filo che separa lo stream of consciousness dal diagramma d flusso. Mentre nei corridoi tutto intorno ci sono i lavori di Taiyo Onorato e Nico Krebs, artisti svizzeri al loro debutto in Italia con “Tutto incluso”, un percorso che inneggia all’illusione ottica e alla distanza che separa quello che sembra ma non è da quello che è ma non sembra. /L.V.Z.
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l Rinascimento è sbarcato a Pontassieve. Le opere di alcuni dei suoi protagonisti, raccolte nella mostra intitolata “Beato Angelico a Pontassieve. Dipinti e sculture del Rinascimento fiorentino”, sono esposte nella Sala delle Colonne del Palazzo Municipale di Pontassieve fino al 27 giugno 2010 (con i seguenti orari: dal martedì alla domenica 9.30-12.30 e 15.00-19.30; venerdì 15.00-19.30). Sono diciotto opere, provenienti da importanti collezioni toscane, realizzate dal Beato Angelico e dai maggiori pittori e scultori fiorentini del suo tempo: Filippo Lippi, Paolo Uccello, Zanobi Strozzi, Pesellino, Lorenzo Ghiberti, Domenico di Michelino e Benozzo Bozzoli. Ne parliamo con Alessandro Sarti, assessore alla cultura del comune di Pontassieve. Come nasce questo progetto? La mostra, curata da Ada Labriola, si inserisce nel progetto “Città degli Uffizi”, ideato da Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, volto a riscoprire il legame tra Firenze, con le sue opere d’arte, e i comuni “minori”, attraverso eventi di alto livello. Dopo le passate esperienze a Figline e Bagno a Ripoli, è ora la volta di Pontassieve. Perché proprio Pontassieve? L’amministrazione comunale sta portando avanti un progetto di promozione dell’arte iniziato quattro anni fa, col recupero della sala delle Colonne. La mostra attuale rappresenta un ritorno importante, seppur temporaneo: quello della Madonna con il Bambino del Beato Angelico, proveniente dalla chiesa di San Michele Arcangelo di Pontassieve ed esposta alla Galleria degli Uffizi. Quale ruolo possono giocare i centri minori in termini di cultura? Gli eventi culturali promossi nel “contado” di un tempo, territorio artisticamente assai fertile, permettono di riportare le opere al loro contesto originario. Inoltre sono occasioni di coinvolgimento del tessuto sociale e associativo del territorio, nell’ottica dell’arte come volano turistico. Programmi per il futuro? Pontassieve ospiterà le opere di Alessandro Reggioli, giovane artista fiorentino, e Silvano Campeggi, noto cartellonista e ritrattista dei divi di Hol/A.C. lywood.
L’assessore Alessandro Sarti
cultura
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IL BILaNcIO. Si è chiusa anche quest’anno con il segno più la manifestazione che porta il ballo in città
Cinque candeline per Danza in Fiera Annalisa Cecionesi
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a da poco spento cinque candeline, tra un balletto classico, una break dance e un cha cha cha e con un confortante +25% nelle presenze. E’ la manifestazione “Danzainfiera”, ospitata per il quinto anno consecutivo alla Fortezza da Basso dal 25 al 28 febbraio scorsi. L’edizione appena passata sarà ricordata come quella dei record: 65mila metri quadrati di spazi, sette palchi, due nuovi padiglioni, centinaia di scuole e compagnie provenienti dall’Italia e dal mondo e altrettanti espositori. “Uno degli appuntamenti più qualificati del panorama fieristico fiorentino, perfetta sintesi tra cultura, sport ed economia”, come l’ha definita Dario Nardella, vice sindaco con delega allo sport. Gli appassionati del ballo, dai dilettanti ai professionisti, hanno potuto assistere a spettacoli di ogni genere, dal tango argentino, col maestro Miguel Angel Zotto, al “Made in Cuba Festival”, novità di quest’anno, che sul palco della Fortezza ha portato due notti di feste scatenate a ritmo caraibico. Per finire con lo straordinario galà di chiusura affidato a étoiles e ballerini provenienti dalle compagnie di danza dei maggiori teatri italiani (tra cui il nostro Maggio Musicale Fiorentino). La più attesa è stata Eleonora Abbagnato, accompagnata da Benjamin Pech, étoile dell’Opéra di Parigi, presentata dal
Teatro Petruzzelli di Bari in un passo a due tratto da “La Dama delle Camelie”. Occhi puntati anche sulle competizioni, come sempre seguite con grande entusiasmo. A cominciare dalla danza sportiva, con i Campionati Italiani Assoluti organizzati da Anmb e Idc. Per proseguire con la tappa italiana del Just Debout, “battaglia” a colpi di coreografie Hip Hop, e con la sesta edizione di Expression, uno dei più importanti concorsi di
Ritmi cubani, balletti classici, hip hop e incontri con le star
danza a livello europeo, organizzato da Ida. Ma a “Danzainfiera” non si va solo per guardar ballare. I più audaci hanno avuto l’occasione di buttarsi in pista guidati da insegnanti professionisti, che hanno tenuto lezioni gratuite di ogni genere e stile di ballo, anche i più curiosi. Tra questi la Bellysamba, combinazione di danza orientale e brasiliana, la Hula, originale ballo delle isole polinesiane, o le “sexy” lezioni di Pole Dance. Gli aspiranti ballerini hanno potuto inoltre mettersi
Un momento della kermesse (foto: MassiFly)
in gioco in casting e audizioni, come quella per entrare nel corpo di ballo del Balletto Bolshoi di Mosca. Per la gioia dei fan sono intervenuti anche personaggi del piccolo schermo: alcuni dei ragazzi di “Amici” e i protagonisti di “Ballando
con le stelle”, Simone di Pasquale e Natalia Titova. Ma a danzare non erano solo gli adulti. Gli under 14 si sono scatenati nello “Smuthie Village” tra giochi, esibizioni, balli e incontri con volti noti della tv.
NOVOLI. In via caduti di Cefalonia lo store dove trovare cd per gli appassionati di rock
Il negozio di dischi che sfida la crisi N
Un angolo del Black Candy Store
on si può certo dire che non siano stati coraggiosi, perché oggi, nell’era del digitale e della musica scaricata dalla rete, chi ha la forza e l’incoscienza di alzare il bandone e inaugurare un negozio di dischi è un vero temerario. Il coraggioso in questione è Leonardo Giacomelli, deus ex machina dell’etichetta indipendente Black Candy, che ha lanciato alcune delle voci e delle musiche più interessanti degli ultimi anni (per esempio i The Hacienda). Insieme a Giacomelli, dietro il Black Candy Store di via Caduti di Cefalonia, nel centro nevralgico di Novoli, tra gli studenti, i commercianti e l’imprenditoria che
si fa spazio, lasciando sempre meno campo al quartiere degradato e poco accogliente che fino ad oggi l’ha fatta da padrone, ci sono Le Nozze di Figaro, promoter di alcuni degli appuntamenti musicali più importanti della città. Il segreto per un’operazione del genere è crederci e specializzarsi, perché oggi non ha più senso avere un po’ di tutto e per tutti i gusti. Il Black Candy Store è un posto dove fermarsi a fare quattro chiacchiere per decidere cosa si vuole far suonare al proprio lettore cd, per ascoltare i racconti di chi gira l’Europa in tour con gli emergenti del rock indipendente. Sugli scaffali, tutti rigorosamente vintage, alternati
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a comode poltroncine che invitano a sedersi e prendersi il tempo per scegliere, ci sono etichette come Dischord, Arts&Crafts, Rough Trade, oltre alle italiane, con particolare attenzione alle realtà fiorentine. Spazio anche per i dvd, ma solo se introvabili altrove. E dulcis in fundo, tra un cd e 45 giri, sugli scaffali trovano posto anche quei romanzi dove il rock gioca un ruolo importante, come la prosa asciutta di Nick Hornby e del nostrano Niccolò Ammaniti. Ultimo punto a favore dello store: La politica di prezzi. Tra i titoli in vendita, non compare un disco nuovo che superi i 15 euro, /L.V.Z. mentre per l’usato si va da 7 a 10.
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L’ascEsa. In Champions si è trovato ad affrontare il suo idolo Gerrard. E da allora è cresciuto
E il giovane Montolivo diventò “grande” Non è più il giocatore dalle prestazioni altalenanti, presuntuoso in campo e fuori: ora ha trovato ruolo e spirito giusti, tanto da meritarsi la fascia di capitano. “cercherò di trasmettere ai nuovi la convinzione del passato”
Riccardo Montolivo
Cristina Guerri
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è chi aveva definito Fiorentina-Liverpool l’ultimo treno per Riccardo Montolivo. Perché dopo cinque anni e tante, forse troppe, parole spese nei suoi confronti, era giusto che fosse il campo a dire chi è il vero Montolivo. E da quella partita, infatti, è cominciata l’ascesa del centrocampista nato a Caravaggio. Davanti - per sua stessa ammissione - al suo idolo di sempre, Steven Gerrard, Riccardo riuscì - complice l’aiuto dei compagni - a contenere la mediana inglese tanto da rendere vano ogni tentativo offensivo. Da lì, dicevamo, la scossa, la maturazione dell’ormai non più giovanissimo Montolivo, assai diverso da quello che avevamo conosciuto fino a qualche tempo fa. Quello presuntuoso in campo, ma soprattutto fuori. Quello dalle prestazioni altalenanti. Adesso ha trovato la sua posizione ideale in mezzo al terreno di gioco, ma anche quello spirito
di sacrificio e quella determinazione da vero leader. Tanto che lo spogliatoio viola, chiamato a nominare il nuovo capitano dopo la partenza di Dario Dainelli, ha individuato in lui il suo sostituto (alla presenza di Andrea Della Valle, 23 preferenze per Montolivo, 22 per Donadel. Grandi “sconfitti” Adrian Mutu e Sebastien Frey, che alla vigilia sembravano candidati estremamente accreditati). “Seba l’ha presa bene - aveva dichiarato qualche giorno dopo la votazione - anche lui ha espresso la sua opinione come tutta la squadra. Eravamo quattro o cinque candidati e la volontà della squadra va rispettata. Le partenze di Jorgensen e Dainelli sono state importanti come lo furono quelle di Toni, Ujfalusi e Liverani, ma la Fiorentina ha dimostrato di saper sopperire ricompattandosi e migliorando. Proprio con Seba, Gamberini, Donadel, con i più vecchi insomma, cercherò di trasmettere ai nuovi la forza e la convinzione del passato”. Ora lo vediamo parlare in campo, interagire con l’arbitro, spronare i compagni. Porta con rispetto e autorità quella fascia che mai avrebbe pesato di indossare solo fino a qualche mese fa. Il suo
rapporto con la Fiorentina e Firenze sembra destinato ad andare avanti nel tempo. “Il mio unico pensiero è rimanere con questa maglia e vincere qualcosa. Il rapporto è bellissimo con tutti e non mi fanno arrabbiare le critiche, anzi sono uno stimolo per crescere di più. I nostri tifosi sono eccezionali, a Liverpool si sentivano più loro degli inglesi, e dopo qualche risultato non troppo positivo ci sono stati comunque vicini”, spiega. Adesso ha ritrovato anche la maglia della Nazionale, e dopo Gilardino, già indicato dal commissario tecnico Marcello Lippi come sicuro partente per la spedizione azzurra in Sudafrica, dove quest’estate si giocano i Mondiali, potrebbe essere lui il secondo “violazzurro” inserito nella lista. “E’ ovvio - aveva detto al termine dell’amichevole Italia-Camerun, disputata all’inizio di marzo - che mi auguro di far parte della spedizione azzurra, ma credo che prima di tutto conti quello che ognuno di noi farà con il proprio club”. Uno stimolo in più, insomma, per il centrocampista. E ai tifosi non resta che augurarsi un gran finale di stagione da parte di Riccardo da Caravaggio.
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INCONTRO CON IL PROF. PIERALDO INAUDI GINECOLOGO, LAUREATO E SPECIALIZZATO all'Università di Siena, dottore in medicina all’Università di Losanna, il Prof. Pieraldo Inaudi tra i pionieri della riproduzione umana in Italia, vanta una carriera di alto profilo, svolta fra Italia e Svizzera, ricca di incarichi di responsabilità, di importanti consulenze come quella fornita al Centro di Medicina della Riproduzione dell'Ospedale di Bergamo, di rilevanti pubblicazioni scientifiche, relazioni congressuali e di corsi di aggiornamento. Il professore, dirige il centro "Siena Fertility" a Monteriggioni oltre ad offrire la sua esperienza nello studio fiorentino di via Lorenzo il Magnifico. A lui chiediamo quali sono le più recenti evoluzioni nella diagnosi e cura dell'infertilità. "La riproduzione umana è uno degli ambiti medici che negli ultimi decenni ha conosciuto le maggiori evoluzioni tecnologiche. Grazie a queste innovazioni gli esami si sono semplificati e la diagnosi è diventata più precisa grazie alle ecografie transvaginali, specie nei casi di endometriosi, cisti ovariche e ovaio policistico. Anche dal punto di vista terapeutico lo strumentario si è fatto più ricco ed efficace: oggi possiamo scegliere il migliore spermatozoo da iniettare nel migliore ovocita come effettuare analisi genetiche sull'embrione per prevenire malattie ereditarie". LA SINDROME dell'ovaio policistico (PCOS) è un disordine ormonale e metabolico che interessa circa il 15% delle donne in età fertile e oltre l'80% delle donne con irregolarità mestruale. Donne con PCOS possono avere cicli mestruali irregolari, aumento dei peli, del peso, acne e problemi di infertilità. Ma anche un aumento di aborti spontanei, di rischio di diabete di tipo 2 e di problemi cardiovascolari. Molte hanno ovaie aumentate di volume con diverse piccole cisti, visibili all'ecografia. Per fare una diagnosi è necessaria una visita, una ecografia ed esami del sangue. Le donne con PCOS sono spesso sovrappeso. Un buon stile di vita migliora la frequenza dell'ovulazione e la fertilità. Tuttavia, non sempre la riduzione del peso avviene con facilità anche mangiando poco; ciò è frequentemente dovuto ad una resistenza alla azione dell'insulina con conseguente difficoltà a bruciare gli zuccheri. Il trattamento con farmaci che aumentano la sensibilità all'insulina, può portare ad un'ovulazione più regolare. Se la fertilità non è l'obiettivo immediato, le terapie ormonali sono solitamente efficaci per correggere temporaneamente il problema legato alla PCOS. La pillola anticoncezionale viene prescritta di solito per ridurre l'effetto degli androgeni regolarizzando le mestruazioni ed evitando al tempo stesso la gravidanza. Se la fertilità è l'obiettivo immediato, l'ovulazione può essere spesso indotta con farmaci specifici. In caso di stimolazione dell'ovulazione (anche nella fecondazione in vitro) grande attenzione deve essere posta alle dosi dei farmaci, che devono essere le più basse possibili, data la elevata sensibilità delle ovaie ai farmaci stessi. Peraltro, l'ampia esperienza sviluppata consente oggi di trattare la PCOS con metodi molto efficaci e con ottimi risultati già con la semplice induzione dell'ovulazione con o senza inseminazione intrauterina, se le tube e lo sperma risultano normali. Sempre nella PCOS, in caso di fecondazione in vitro per tube chiuse, fattore maschile o per ripetuti aborti, le possibilità di gravidanza sono sicuramente uguali o migliori di quelle che ha una coppia senza alcun problema anche per la possibilità di valutare la qualità degli ovociti e degli embrioni effettuando quindi il transfer di embrioni di qualità ottimale.
PROF. PIERALDO INAUDI
OSTETRICO - GINECOLOGO MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE
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sport
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IL casO/1. Un mese fa il primo striscione contro il tecnico. I supporter uniti: “Il mister non si tocca”
Amore finito? Macché. I tifosi con Prandelli Cristina Guerri
“G
iornalista giù le mani da Prandelli”, firmato Parterre di Curva Fiesole. Recitava così uno striscione affisso circa un mese fa fuori dai cancelli del Franchi. Poi un altro messaggio: “Prandelli vattene, il ciclo è finito”. Non era mai accaduto prima. E probabilmente si trattava di una mano isolata. Ma il fatto stesso che sia
stato appeso uno striscione contro il tecnico viola ha fatto molto scalpore. “Rimane un episodio isolato. Tutta la tifoseria viola sta dalla parte di Cesare Prandelli”, tuonava Stefano Sartoni, presidente del Collettivo Autonomo Viola. “Chi l’ha scritto non può essere un tifoso della Fiorentina”, rincarava Andrea Della Valle. La risposta l’ha data ancora una volta il tifo, attraverso l’ennesimo striscione: “A te che sei il mio grande mister. A te che hai preso la mia viola e ne hai fatto molto di più”. Il pri-
mo striscione contro Prandelli dall’inizio (cinque anni fa) della sua avventura gigliata ha fatto comunque discutere la città. Ma cosa ne pensano di Prandelli, oggi (ad alcune settimane di distanza dall’apparizione dello striscione “incriminato”), i supporter viola? Per scoprirlo non c’è posto migliore del bar Marisa. “Prandelli via? Macché scherziamo per davvero! - esclama Franco, abbonato in Fiesole da 19 stagioni - in tutti questi anni non avevo mai visto una curva, una città, completamente dalla parte del mister: qualcosa di bono l’ha fatto, e se vogliamo vincere qualcosa deve rimanere per forza”. Dello stesso parere è la signora Iva, 70 anni e due grandi passioni: la Fiorentina e il tecnico di Orzinuovi. “Questo messaggio è per Diego. Si deve rendere conto che se manda via Cesare io e un vengo più allo stadio. Il mister è bello e bravo e non si tocca!”. “A me non interessa mica se l’è bello - replica Lorenzo - l’importante è che entrambe le parti siano chiare, perché a Firenze ci piace così. La società deve presentare un progetto vero a Prandelli, sennò è chiaro che chieda di andar via. Alla fine sono sicuro che resterà, ma nel caso in cui accadesse il contrario metto la mano sul fuoco che non andrà alla Juve. Non ha l’animo gobbo, il mister”. “Il sostituto? - si chiede Pippo – mi garba e parecchio Allegri, anche se non riesco
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a immaginarmi la panchina senza Prandelli. Però come tutti i grandi amori... e finiscano”. “Posso assicurare - dice la giovane Giada - che se non rinnovano il contratto al mister e al direttore, i Della Valle perdono una cliente”. “Voi
giornalai - conclude Frank - la dovete finire con queste chiacchiere da barre. Prandelli ha girato mezza Europa sui giornali. Lo date in Inghilterra, in Germania, alla Juve e in Nazionale. Ma come si fa a lavorare così?”.
IL caso/2 Tiene banco la questione del contratto
Intanto la città attende il rinnovo
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a premiata ditta CorvinoPrandelli sta forse vivendo il momento più delicato dalla sua nascita, datata ormai cinque anni fa. Tante soddisfazioni in questi anni: dalla vittoria storica a Torino contro la Juventus (2-3 del 2 marzo 2008) alla finale di coppa Uefa sfumata per un calcio di rigore sbagliato. Quest’anno, nonostante alcune vittorie storiche (vedi quella col Liverpool allo stadio di Anfield Road), si respira nell’aria un clima diverso. I due, in scadenza di contratto a giugno 2011, non hanno ancora firmato il prolungamento, e tutta la città è in attesa del loro rinnovo. “Prandelli e Corvino sono parte integrante del progetto Fiorentina”; e ancora: “Se dipende da noi, Prandelli resta. Mi occupo di problemi che esistono. Se qualcuno ha messo in giro queste voci che ce lo venga a dire a noi”:
così tuonava, qualche tempo fa, il patron della Fiorentina Diego Della Valle. Mentre il diretto interessato, invece, rimandava tutto alla primavera. E in questa situazione di stallo sono state affibbiate al tecnico di Orzinuovi le destinazioni più impensabili. Per la stampa torinese il tecnico sarà il nuovo allenatore della Juventus. Altri invece sono pronti a mettere la mano sul fuoco su un accordo già preso con Abete per la guida della Nazionale dopo i Mondiali. Ma non solo. C’è chi, andando a ripescare alcune vecchie dichiarazioni di Prandelli (“Se un giorno lascerò la Fiorentina lo farò per provare l’esperienza estera”), lo vede come prossima guida del Liverpool. La verità? Quella si saprà solo in primavera, quando Firenze si augura che la Prandelli-story prenderà la piega giusta. /C.G. Quella del rinnovo.
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sport nel quartiere
Marzo 2010
IN ACQUA. A tu per tu con Niccolò Beni (classe 1986), “reduce” dalle Olimpiadi del 2008
Da Bellariva a Pechino… tutta a nuoto Carlo Marrone
Il giovane campione parla con il sorriso sulle labbra della sua passione per questo
P
sport. “Ho iniziato a 6 anni. Spesso il mio coach mi cacciava suggerendomi
er chi riesce a malapena a stare a galla, il verbo “nuotare” suona strano, mette a disagio, perché fa venire in mente l’odore del cloro e automaticamente fa salire anche un po’ d’ansia. Una sensazione quasi claustrofobica che svanisce non appena si ha la possibilità di parlare con un giovane campione del calibro di Niccolò Beni (classe 1986), che con un grande sorriso spiega la sua passione per questo sport e lo rende affascinante anche per gli “amanti” della terraferma. Un grande nuotatore fiorentino che racconta l’orgoglio (e i sacrifici) per aver gareggiato alle Olimpiadi di Pechino 2008 (sognando quelle del 2012). Quando ha iniziato a nuotare? Ho iniziato all’età di 6 anni con la Rari Nantes (sorride Niccolò, ndr): spesso non finivo gli allenamenti perché il mio coach di allora mi cacciava, suggerendomi di andare a giocare a pallone. A giudicare dai risultati, sembra di capire che non si è dato per vinto... No. Ho continuato a nuotare e qualche anno dopo sono passato alla Fiorentina Nuoto, dove sono tuttora. Qualche tappa della sua carriera? Nel 2003 sono stato convocato per la prima volta in Azzurro, nel 2007 sono stato campione italiano 200 farfalla estivi; nel 2008 campione italiano 200 farfalla primaverili e le Olimpiadi Pechino. Cosa significa partecipare alle Olimpiadi? Innanzitutto per me è stata una sorpresa, perché avevo fatto dei buoni risultati ma non mi aspettavo la convocazione. Poi è stata una grande soddisfazione, perché fin da quando sei piccolo le vedi in tv, le sogni, è la massima aspirazione di
di andare a giocare a pallone...”. Ma ha tenuto duro e i risultati sono arrivati
Niccolò Beni
ogni nuotatore. Cosa si prova in quei momenti? Si prova la tensione delle grandi occasioni (è sognante Niccolò, ndr), è una scarica di adrenalina, perché ti trovi a nuotare di fronte a un grande pubblico che dà una carica incredibile. Un bel ricordo che è diventato anche un tatuaggio? Beh, sì... subito dopo mi sono voluto tatuare i cinque cerchi, perché questa esperienza non me la potrà levare mai nessuno e me la voglio ricordare per tutta la vita. Come si arriva a risultati così importanti? Con tanti sacrifici! In media mi sottopongo a una doppia sessione di allenamenti giornalieri, nei quali alterno 5 ore in acqua e una di potenziamento in palestra. Domanda “provocatoria”: ma non ci si annoia ad andare su e giù per la vasca? È una domanda che mi fanno in molti (mentre risponde Niccolò se la ride, ndr): in realtà nel nuoto arrivi a un certo punto nel quale o smetti o continui e punti ad alti livelli, perché hai la fortuna di raggiungere qualche risultato e sei animato da un forte passione. La vasca e il cronometro diventano una sfida con te stesso! Farfalla o delfino? Per me sono uguali! Sono i miei stili preferiti, perché sono quelli in cui riesco a dare il meglio. Speranze per il futuro? Continuare a fare bene e nuotare, nuotare, nuotare!
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IL saLuTO. L’ex Ct Alfredo Martini ricorda il suo successore
Addio “Ballero”, ciclismo in lutto Simone Spadaro
INIZIaTIVE. In corso il progetto “Un futuro di ricordi”
Le bocce tra nonni e nipoti (sognando le Olimpiadi)
“L
e bocce, un futuro di ricordi”: è questo il nome del progetto, finanziato dalla Regione Toscana, rivolto agli alunni della classe quarta e quinta della scuola primaria, col contributo delle 75 società bocciofile aderenti alla Federazione italiana bocce – Comitato regionale toscano. “Si propone di promuovere la cultura delle bocce tra i giovani”, spiega il presidente del comitato regionale Toscana della Federbocce Giancarlo Gosti. “Desideriamo far conoscere questa disciplina ai più giovani e partiamo proprio dai bambini delle scuole elementari, che avranno come ‘tutor’ un nonno. A ogni gruppetto di ragazzi – aggiunge Gosti – abbiamo assegnato un nonno che può essere veramente il nonno di un bambino oppure uno dei nostri giocatori master, che avrà il compito di raccontare a cosa giocava,
L
a morte del fiorentino Franco Ballerini ha sconvolto il mondo del ciclismo. Monsieur Roubaix, come veniva chiamato quando ancora correva, avendo disputato ben tredici volte la mitica Parigi-Roubaix vincendola due volte, nel 1995 e nel 1998, dopo che già nel 1993 si era visto soffiare la vittoria in volata dal francese Gilbert Duclos-Lassalleochi, è stato ricordato da tutti gli sportivi italiani. Dall’agosto del 2001, pochi mesi dopo l’abbandono delle competizioni, aveva guidato la Nazionale professionisti succedendo ad Alfredo Martini e ad Antonio Fusi, portandola alla vittoria del titolo mondiale a Zolder con Mario Cipollini (2002), a Salisburgo (2006) e a Stoccarda (2007) con Paolo Bettini e a Varese (2008) con Alessandro Ballan, e del titolo olimpico ad Atene con Paolo Bettini (2004). E proprio con il suo predecessore Martini, Ballerini aveva instaurato un rapporto bellissimo. Come fossero padre e figlio. L’ottantanovenne Alfredo Martini non ha mancato di ricordarlo, ufficialmente, ad Arezzo, in occasione della Festa del ciclismo 2010, alla quale doveva partecipare lo stesso Ballerini e dove è stato ricordato con le suggestive immagini, a mani alzate, sul traguardo della Parigi-Roubaix. Nei momenti difficili il ciclismo italiano si rivolge sempre ad Alfredo Martini e anche in quell’occasione, a una settimana dalla tragica morte del
sport
Marzo 2010
Franco Ballerini
“Ballero”, è stato il presidente onorario della Federazione ciclistica a regalare le emozioni più belle. “La prima cosa che Franco avrebbe detto sarebbe stata che non si devono intristire i tanti ragazzi che sono qui – ha esordito Martini – perché quello che è certo è che Ballerini ci ha lasciato nel momento più bello della sua vita, quando poteva godersi i suoi tanti successi prima da ciclista e poi da commissario tecnico e costruirne altri, ed anche nel momento nel quale ci serviva di più per salvare questo ciclismo. Io so però che il ciclismo si salverà da solo, anche onorando la memoria di Fran-
co Ballerini, e sconfiggerà le persone che stanno attorno ai corridori che oggi lo stanno minacciando, che sono i veri responsabili prima ancora dei corridori. Quando ho l’occasione di parlare davanti a giovani e giovanissimi ciclisti sento forte in me la speranza in un ciclismo migliore, quello del quale con Franco parlavamo sempre”. A Ballerini è già stata intitolata un’installazione a San Miniato Basso e anche la Tirreno Adriatico 2010 è dedicata al grande commissario tecnico, che esordì a Firenze e che ha lasciato un vuoto immenso in tutto il mondo sportivo italiano.
L’intento è far conoscere questa disciplina ai più giovani e come, quando aveva l’età dei bambini. Non solo: il nonno racconterà come aspettava l’arrivo delle tappe del Giro d’Italia, come ascoltava le partite di calcio alla radio, quali erano i passatempi quando era piccolo. I ragazzi – continua - sono chiamati a trascrivere su un diario i racconti del nonno e, al termine del progetto, il 27 marzo, avremo una festa conclusiva al centro tecnico
Bambini giocano a bocce
di Coverciano con tutti i bambini delle classi che hanno aderito al programma. Il diario più bello farà vincere un premio a tutta la classe. Presso il museo del calcio allestiremo dei campi e svolgeremo il torneo finale di bocce e poi una sana merenda, come quelle che si mangiavano una volta: pane e olio e pane e marmellata”. In Toscana sono oltre 3.300 i tesserati. “Registriamo circa 22mila presenze annue – spiega Gosti – e nel periodo invernale si gioca ogni fine settimana con numeri altissimi che molti ancora non conoscono”. Unico rammarico, il mancato riconoscimento come sport olimpico. “Ma ci stiamo lavorando. Le bocce sono presenti ai Giochi del Mediterraneo e l’obiettivo – conclude Gosti – è quello di portare le bocce come sport dimostrativo a Rio de Janeiro nel 2016. Poi, soprattutto se sarà l’Italia a ospitare l’edizione del 2020, far debuttare le bocce come sport olimpico /Sim.Spa. in quell’occasione”.
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aTLETIca. Nata in Costa d’Avorio, Audrey Alloh è italiana dal 2005. E ormai un vanto per la città
La pantera fiorentina corre verso il futuro Lorenzo Mossani
Studio Economia e gestione dei servizi turistici, in questa sessione ho dato quattro esami, se uno ha in testa un obiettivo nulla è impossibile. E’ difficile portare avanti la carriera sportiva e contemporaneamente studiare, ma ho iniziato ad applicarmi tante volte dopo cena, senza tralasciare dei fine settimana di svago e divertimento. Cosa si ricorda di Pechino? L’emozione di indossare la maglia azzurra in uno stadio pieno, i miei parenti in Costa d’Avorio che mi guardavano, le avversarie più forti del mondo e la possibilità di passare al professionismo: l’atletica è la mia vita e lo sarà per molto tempo. Sogni per il futuro? Recentemente ho migliorato il mio personale indoor con 6.89 nei 55 metri, ora voglio migliorare nei cento per correre agli Europei. Cosa non vorrebbe mai farsi mancare? La fede per il Signore, gli Hillson, un gruppo australiano che nessuno conosce (ride, ndr) e il bellissimo rapporto che ho con mia madre e con il mio allenatore. Cosa ha di speciale Paolo Fiorenza? Paolo riesce sempre a tirare fuori il massimo da ogni atleta: è veramente un grande allenatore, sono stata fortunata a incontrarlo.
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udrey Alloh: una pantera dallo sguardo dolcissimo che corre a Firenze. Nata ad Abidjan, in Costa d’Avorio, nel 1987, Audrey si è trasferita in Italia da piccola. Ora è una delle velociste più forti d’Italia e un vanto per Firenze. E’ diventata cittadina italiana nel 2005: poco dopo era già in Nazionale. Ha difeso i nostri colori a Pechino nella staffetta femminile 4x100: la sua specialità sono i cento metri. Ormai la sua “fiorentinità” traspare anche dal leggero accento e dall’ironia pungente tipica del sarcasmo dei “toscanacci”. Audrey Alloh è una campionessa in pista e una campionessa di umiltà nella vita quotidiana, come dimostrano il suo impegno nel sociale e nella Chiesa Evangelica Apostolica. Ora è una professionista a 360° e gareggia per le Fiamme Azzurre, anche se si allena con il suo allenatore-amico: il grande Paolo Fiorenza. A Pechino la tanto sospirata medaglia non è arrivata, ma Audrey continua a migliorarsi, e alla sua età è ancora lecito (se non doveroso) sognare, specialmente dopo l’oro alle Universiadi del 2009. Il prossimo impegno per la figlia del vento saranno gli Europei. Il 2009 non è stato un anno facile. Con che spirito è tornata ad allenarsi? Sicuramente con entusiasmo, non mi sono lasciata abbattere. Ho cercato di migliorare la tecnica di corsa e i tempi sono scesi immediatamente. Come ci si allena a Firenze? Mi alleno allo stadio Ridolfi, è una struttura moderna ed efficiente, non mi manca nulla. Anche d’inverno, quando fa freddo, le strutture all’interno sono all’avanguardia. Lei è anche studentessa. Riesce a conciliare i suoi impegni?
L’assOcIaZIONE. Composta da donne operate al seno, l’obiettivo è aiutare e sensibilizzare
Florence Dragon Lady, il coraggio scende in acqua
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anno compiuto quattro anni e li hanno festeggiati quest’anno nel magnifico panorama che è la sede della Canottieri comunali Firenze, in lungarno Ferrucci 4, sul ponte da Verrazzano. L’associazione Florence Dragon Lady, un gruppo di donne operate al seno che è legata alla Lega italiana contro i tumori, “casa madre” di tutte le associazioni che hanno come unico obiettivo svolgere attività e raccogliere fondi per la ricerca di nuove frontiere mediche che possano portare alla cura di ogni forma di tumori, ha raccolto lo scorso 14 febbraio, giorno della nascita dell’associazione, un successo di colori, gente, suoni e risate. Molto chiari e assolutamente determinati gli
obiettivi: organizzare altre squadre di “donne in rosa” per dare la possibilità alle donne operate al seno di praticare uno sport utile e portare un messaggio di speranza, oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica ed essere un punto di riferimento per tutte le famiglie toccate da questo problema. Da segnalare che negli ultimi giorni hanno aderito al progetto delle Florence Dragon Lady associazioni sempre legate al Dragon Boat di Venezia e Cagliari, oltre che di Torino, con contatti avviati anche con i gruppi di Dragon Boat di Parma e Terni. Il 2010 sarà un anno importante per le Florence Dragon Lady, impegnate in un’avventura /L.M. sportiva in Canada e Francia.
caNOTTIERI FIRENZE. Parlano le “promesse”
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lcuni sono già arrivati, altri ci raggiungono in tenuta da allenamento, arrossati dal sudore e dalla fatica. A vederli così sono ragazzi come tanti altri, ma quando iniziano a parlare si capisce subito che hanno una marcia in più. Sono Bernardo Nannini, Pietro Zileri, Beatrice Arcangiolini, Edoardo Gattai e Andrea Marcaccini, atleti di punta della storica società Canottieri Firenze, tutti giovanissimi – hanno tra i 15 e i 19 anni - ma già campioni medagliati. Con loro Luigi De Lucia, direttore tecnico e allenatore dei giovani atleti: “Sono ragazzi diversi tra loro, ma con qualcosa che li accomuna: la determinazione, la voglia di arrivare in alto e lo spirito di sacrificio. La forza di volontà che dimostrano negli allenamenti li contraddistingue anche nella vita privata e nello studio”. “Ho iniziato a vogare spinto dalla curiosità – spiega Bernardo - una mia amica praticava questo sport e mi sono subito appassionato. Proven-
go dal tennis ma non ero mai riuscito a provare che ho trovato nel canottaggio: il brivido della gara e lo spirito di squadra”. Anche Pietro è un ex tennista deluso che si è avvicinato al canottaggio grazie al padre, già campione europeo. “Abbiamo creato una bella squadra e continuiamo a frequentarci fuori dalla palestra anche adesso che gareggiamo in categorie diverse”. Beatrice, l’unica ragazza presente, che ha cominciato convinta da un’amica, è entrata subito nella squadra agonistica e sta raggiungendo in breve tempo traguardi importanti. Così come Edoardo, che mira dritto ai mondiali under 23 di luglio, e Andrea, quasi un caso eccezionale, che tra il 2007 e il 2009 ha vinto i mondiali juniores come timoniere e il campionato italiano Ragazzi da atleta. Il loro sogno è quello di vestire un giorno la maglia azzurra. Nel frattempo il prossimo impegno sarà l’atteso meeting di /L.M. Piediluco.
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VIA DELL’AGNOLO, LE RISPOSTE CONTRO IL DEGRADO Egregio Direttore, sul numero scorso di Reporter è stata pubblicata una lettera dal titolo “Lo spettacolo di via dell’Agnolo” nella quale una giovane domiciliata sul nostro territorio lamentava la situazione di difficoltà sociale che si raccoglie nelle strade attorno a via dell’Agnolo, a pochi passi dalla sede del Consiglio di Quartiere 1. A tale proposito Le scrivo per informarLa che abbiamo provveduto a comunicare alle forze dell’ordine, con le quali collaboriamo giornalmente, la segnalazione in questione, ottenendo da loro l’assicurazione di un tempestivo intervento. Siamo naturalmente a conoscenza di questa, come di altre, situazioni presenti sul nostro territorio, nelle quali sacche di microcriminalità, degrado sociale, tossicodipendenza e spaccio faticano spesso ad essere rimosse. L’intervento delle forze dell’ordine è la risposta più immediata che possiamo fornire, anche se potrebbe non essere quella definitiva: per sanare certe situazioni difficili, infatti, occorre un lavoro lento, faticoso, ma efficace che stiamo portando avanti da tempo e che siamo certi darà i suoi risultati. Un lavoro che comporta anche l’aiuto e la partecipazione di tutti i cittadini. Ringrazio la Sua lettrice per la segnalazione che ci ha fornito e Lei per averla pubblicata. Il Collegio di Presidenza del Q1 Sono del tutto d’accordo sul fatto che, in casi come questo, l’intervento delle forze dell’ordine (per quanto sempre prezioso e necessario) debba poi essere seguito da un costante lavoro da parte delle istituzioni (ma non solo) per prevenire e risolvere certe situazioni, e la conferma che, da parte vostra, lo state portando avanti non può che essere una buona notizia per tutti gli abitanti della zona. Ma sono ancor più d’accordo sul fatto che, nella lotta al degrado e alla microcriminalità, l’aiuto e la partecipazione di tutti i cittadini sia di fondamentale importanza, e per questo motivo da promuovere con ogni mezzo, per far sì che ciascun abitante senta di essere, come dovrebbe, una risorsa importante per la propria città, attraverso i suoi comportamenti, la sua voce e le sue segnalazioni. M.F.
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Marzo 2010
VIALE CALATAFIMI, IL MARCIAPIEDE “DI NESSUNO” Gentile direttore, innanzitutto vorrei esprimerLe i miei ringraziamenti per il Suo giornale, che mi permette di sapere le novità del mio quartiere. Vorrei poi scusarmi se disturbo Lei, ma ho provato diverse strade per segnalare e chiedere aiuto per risolvere il problema che mi permetto di esporLe, purtroppo da nessuna ho ricevuto né risposta né aiuto. Abito in Viale Calatafimi 60. Un bel palazzo di pietra che ha la sfortuna di trovarsi proprio sull’angolo di Viale Righi. Di conseguenza per i “servizi” tipo pulizia della strada, dei marciapiedi, delle aiuole è un continuo rimbalzo di competenza. Il risultato è che il nostro marciapiede, uno slargo a semi-cerchio con una aiuola che lo protegge dal traffico, non è mai pulito. L’aiuola viene tagliata se qualcuno di noi condomini ha la fortuna di trovarsi lì nel momento in cui tagliano le aiuole dell’uno o dell’altro viale, chiedendo “il favore” che talvolta abbiamo ottenuto (per grazia ricevuta), ma evidentemente non abbiamo potuto insistere troppo e gli scarti di questi tagli sono tutti depositati nel fogliame dell’aiuola stessa, quindi residui di potature varie, residui di spazzatura, residui del tempo che passa, tutto questo, facendo una caccia al tesoro, si trova camuffato, ma mica tanto, in questa bella e larga aiuola. Inoltre la pulizia della strada non appartiene, dicono né lì né là, quindi il nostro marciapiede è diventato il parcheggio di tutti i motorini confinanti con i due angoli. Con tutto il disagio di chi, come me, abita nel semi-interrato, e riceve, sera e mattina, tutti gli scarichi dei motorini (direi anche motoroni) che arrivano o partono la mattina facendo prima qualche bella sgassata di messa in moto. Aprire la finestra della mia camera è impossibile, per il cattivo odore e a causa degli insetti che hanno nidificato nell’aiuola. Il ratto che ha fatto capolino dalle sbarre della mia finestra mi ha poi convinta che questa deve sempre rimanere chiusa, peggio per me se non posso cambiare aria. Chi ci può aiutare? A chi mi devo rivolgere per avere non solo comprensione, ma un aiuto concreto per risolvere questa situazione? Grazie Signor Direttore per avermi letta e grazie dell’aiuto che spero almeno Lei mi potrà dare. Rita Bruno-Peero Gentile signora Rita, pubblichiamo volentieri la sua lettera in modo che - come già successo molte volte in passato, quando altri lettori hanno voluto portare alla luce, attraverso il nostro giornale, disagi o problematiche con cui erano costretti a convivere - possa essere letta da chi di dovere, e nella speranza che la situazione che ci ha descritto possa trovare una soluzione. Ci tenga aggiornati sugli sviluppi. M.F. IL LAVORO DEL CONTADINO E L’AMORE PER LA TERRA Caro direttore, il bell’articolo di Alberto Ottanelli “Una vita al ritmo (lento) della natura” su Antonio Banducci (dell’azienda agricola “La Talea” di via della Torre, a due passi dal centro tecnico di Coverciano) mi ha riportato al passato; anni ‘50. Conoscevo sua madre (se n’è andata 10 anni fa. A novembre scorso
le ho portato un fiore nel cimitero di Castiglioncello). Sì, la conoscevo bene Margherita. S’andava alle elementari (stessa classe) all’Armando Diaz di Ponte a Mensola e si faceva a gara a chi prendeva il miglior voto nei temi. La maestra Grillini sosteneva che io meritavo di più perché ero la scolara povera (case popolari di via Manni) dove di libri in casa nemmeno l’ombra. A Margherita invece (bel casolare vicino a “La Capponcina”, famiglia acculturata, ecc...) la maestra dava qualche mezzo punto in meno. Mi sa che questo a Margherita mai è andato troppo giù, ma mai ha reclamato. Aveva un carattere pacifico. Guardando il suo voto sorrideva; mi sorrideva! Lo stesso sorriso di Antonio, stesso ovale del viso. Il sangue non è acqua. Bravo Antonio per la tua scelta di fare il contadino, lavoro faticoso quanto prezioso. Anche mio zio (fratello minore di mia madre) morto due anni fa, mai s’era voluto allontanare troppo dalla terra. L’amava! Negli anni ‘50 era sceso in città (dal Mugello) però viveva di poca coltivazione di fiori, ricercava nei boschi la mortella (chiedeva il permesso in Maremma ai proprietari, che gli rispondevano: “La prenda pure, nessuno viene a cercarla. Troppo faticoso”). Nella stagione raccoglieva castagne e funghi. Aveva un piccolo bosco suo. Diceva che là, nel suo bosco, i porcini erano i migliori del mondo e che solo lassù si sentiva libero. La stessa parola detta da Antonio. A Margherita, che non vidi crescere (dopo le elementari ci separammo, troppe diversità sociali, ma Antonio mi ha promesso una sua foto da adulta) e a zio... “Sia lieve la terra”, e a noi il coraggio di vivere senza chi amiamo e il coraggio di conservare al meglio la nostra terra, per noi e per quelli che dopo verranno. Lottando in primis contro armi, guerre ed orrori umani vari (come già non ci fossero quelli naturali, vedi Haiti). A proposito: chi ha tempo e voglia può visitare fino al 5 aprile (tutti i pomeriggi fuorché il lunedì) la mostra del fotografo americano James Nachtwey allestita al Palazzo Mediceo di Seravezza (pochi km alle “spalle” di Forte dei Marmi). Il coraggioso (è stato ferito) James corre per il mondo a immortalare inferni. Quelli veri! Non come quello immaginario del nostro concittadino Dante. Uscendo dalla mostra, indescrivibile l’orrore degli scatti, sembra impossibile ritrovare tanta bellezza: il prato ben curato dov’è il Palazzo Mediceo, le Alpi Apuane più distanti, gialle mimose quasi fiorite, alberi di aranci, serenità, pace. Per ora siamo fortunati; al momento viviamo nella “parte vivibile del mondo”. Ma c’è sempre da “stare in campana”. Ci può voler poco a cambiare tutto. Mi hanno detto che, per fortuna, molte scolaresche visitano la mostra, e gli occhi dei ragazzi sono attenti. Affatto indifferenti. È una buona notizia. Buon lavoro a voi tutti e, naturalmente, ad Antonio e a chi con lui collabora. Anna IMPRUNETA, “SCARSA ATTENZIONE” PER VIA FALCIANI Gentile Redazione, sono un cittadino dell’Impruneta, abito in via dei Falciani al n° 34. Purtroppo sono a segnalarVi lo stato di scarsa attenzione che questo quartiere sta ricevendo ormai da tempo, da parte dell’Amministrazione comunale. La nostra via, nella sua parte
finale, in forte pendenza ed attualmente senza sbocco (verrà prossimamente aperta verso una zona di recente costruzione) è abbandonata per quanto riguarda la manutenzione stradale e per l’illuminazione. Nonostante le ripetute segnalazioni al Comune, e-mail ecc., purtroppo non notiamo alcun tipo di intervento: la strada rimane piena di buche, l’illuminazione manca rendendo così pericoloso il transito pedonale. Dopo le segnalazioni la luce è stata ripristinata ma purtroppo la cosa non dura ed ora siamo di nuovo al buio da circa 20 giorni. Questo per non dirVi i disagi di questa situazione quando è nevicato e la strada era ghiacciata. Esistono zone di serie B??? Le nostre tasse non valgono le altre??? Grazie per la cortese attenzione, Marco Breschi LA SALUTE DI ARNO E FOSSO MACINANTE
Spett.le Reporter, sono un pensionato ottantacinquenne, abito nei pressi di via F. Baracca, mi piace girare con la bicicletta alle Cascine e possibilmente faccio alcune fotografie che richiamano la mia curiosità. Dato che ci sono problemi per le buche da ricoprire e di altri lavori urgenti, io vi rimetto le fotografie da me scattate sullo stato di estrema gravità dello sbarramento (non dico diga) del nostro fiume Arno. Dalle fotografie potete constatare che il detto versa in condizioni pietose per le infiltrazioni che si sono propagate al suo interno. Se lo sbarramento (Dio non voglia) dovesse cedere il disastro sarebbe grande, la massa d’acqua che si riverserebbe fino a Marina di Pisa sarebbe un disastro. Per curiosità, gradirei sapere inoltre che fine farà il Fosso Macinante, visto che è stato prosciugato. Ricevo con piacere Il Reporter e porgo infiniti saluti. Adalberto Poggioni PARCHEGGI E BOX, “LA MIA PROPOSTA” Questa città piena di vecchi edifici oggi si trova piena di auto parcheggiate, problema aggravato dallo sgombero settimanale per pulizia strade. Nel mio piccolo “dico la mia” suggerisco di aumentare il possesso di box auto; lo spunto l’ho preso dal parcheggio di piazza Alberti, nel cui sottosuolo hanno ricavato i box venduti con la clausola di possesso di 99 anni perché suolo Comunale non alienabile. Parlando della mia zona, ovviamente, anche perché sono vostro concittadino solo da 4 anni, ho notato che tra via Aretina e gli alloggi popolari si potrebbero ricavare delle strisce di circa 6 metri ove il Comune potrebbe dare in comodato per 99 anni, o anche meno, ai cittadini, dietro compenso, annuo/quinquennale/decennale....., detto terreno su cui poggiare dei box prefabbricati tutti uguali, belli, funzionali ed economici, come ad esempio quelli di legno impregnato oppure metallici zinca-
lettere
43 su 24, forse abbiamo le idee più chiare di chi ci viene solo per mezza giornata! Lettera firmata
invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it NUOVA PULIZIA STRADE, LA “SORTE” DELLE VIE ESCLUSE Gentile Redazione, leggo sempre con interesse il Vostro periodico e Vi scrivo al riguardo del nuovo metodo di pulizia delle strade che, entro l’anno in corso, permetterà agli abitanti del 50% di Firenze di non spostare più l’auto (eccetto una volta al mese) in occasione della predetta pulizia. Mi domando però cosa è previsto per l’altro 50% di strade dove non è possibile utilizzare il nuovo sistema. I residenti in quelle vie potranno avere qualche beneficio o saranno sempre costretti a spostare la propria auto ogni volta che hanno la pulizia? Potranno almeno sperare che tale operazione verrà fatta più di rado e non settimanalmente? Ringrazio per l’attenzione e saluto cordialmente. Alessandro
Caro Alessandro, come la sua lettera e tutte le altre arrivate in redazione sulla questione ci confermano, quello del lavaggio delle strade è uno degli argomenti che maggiormente interessano i fiorentini, in questo periodo di novità ma non solo. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti. Chi, tra coloro che hanno la patente da almeno qualche anno, non si è trovato a dover fare i conti con le difficoltà sempre maggiori nel trovare un posto per la propria auto nei giorni di pulizia delle strade, chi non si è trovato costretto (o quasi) a decidere di non utilizzare la propria vettura il giorno precedente al lavaggio (in alcuni casi, e in alcune zone, anche quello prima), per la paura di non trovare più uno spazio dove parcheggiarla se non a distanza di chilometri (è non è un modo di dire)? Anche per questo motivo, l’annuncio dell’entrata in funzione di Sweepy Jet, ovvero della macchina capace di lavare le strade senza la necessità di spostare le auto parcheggiate, è stato accolto in città come una “liberazione”. E senz’altro rappresenta un passo avanti nei servizi offerti ai cittadini. Quello che però non dobbiamo dimenticare è che si tratta di una metodo che sta muovendo i suoi primi passi, e che quindi avrà bisogno di tempo e di miglioramenti prima di poter agire al meglio. Ma quello che ritengo importante (e qui vengo alla sua domanda) è che finalmente sia stato deciso di affrontare una questione che si era ormai trasformata in una fonte continua di preoccupazione, se non di disagio, per i fiorentini. Una questione su cui l’amministrazione dovrà continuare a porre attenzione, cercando magari qualche altra soluzione per le strade dove la nuova macchina non potrà arrivare (che potrà essere, dove possibile, una riduzione della frequenza del lavaggio o un cambiamento degli orari in accordo con i cittadini, per esempio, pur senza dimenticare l’ovvia importanza, per la salute e non solo, di avere vie pulite). Per il momento - dallo scorso primo marzo - chi lascia la propria auto in sosta vietata nelle strade interessate dal lavaggio (e non raggiunte da Sweepy Jet) riceverà “solo” una multa, e non si vedrà più portare via la vettura, né la troverà con le ganasce. Una decisione che può essere vista come un altro segno di attenzione sull’argomento, un nuovo atteggiamento nei confronti dei cittadini. In attesa, magari, di altre novità. Ma, ribadisco, quello che più di ogni altra cosa (soluzione già prese o da prendere, difficoltà da risolvere, meccanismi da migliorare, ecc.) è importante è una nuova attenzione verso i servizi per la città e i suoi abitanti, possano essere la pulizia delle strade o altro. Matteo Francini
ti. Tutto questo perché noi pensionati non possiamo acquistare box ai prezzi vigenti a Firenze e perché l’ offerta è veramente esigua per quanto detto all’inizio. Sperando in bene, colgo l’occasione per ringraziare codesta spettabile Direzione per l’ottimo operato e porgo per l’ occasione distinti saluti. Giuseppe Di Cosmo IL “DESTINO” DI VIA DI RIFREDI Gentile redazione, Via di Rifredi è una strada (poche decine di metri) che collega Via Carlo Bini con Piazza Dalmazia. In questa zona è la strada a cui tocca di tutto: un mercatino rionale che non è a norma, la loggia del mercato che da oltre un anno e mezzo (quasi due, ormai) è diventata il dormitorio per una dozzina di rom (che ci fanno di tutto e la mattina dopo ci vendono verdura e frutta!) con tanto di materassi e anche reti di letti e che chiedono l’elemosina dalle 15.00 a mezzanotte, approfittando del parcheg-
gio di chi viene a fare shopping, al cinema, ai locali e domani, chissà, anche la tramvia! Di tutto, di più! Possibile che si ascolti sempre la voce dei negozianti e mai, dico MAI quella dei residenti? Insieme ad altre persone abbiamo contattato anche il Quartiere 5, facendo presente la situazione di massimo degrado e di oggettiva difficoltà per noi che ci viviamo: ci hanno detto che è previsto (quando non si sa) un riassetto della zona e di avere pazienza. Quanto dovremo ancora aspettare? Pare che alcuni negozianti abbiano suggerito di chiudere la copertura del mercato con una cancellata: NON SERVIRA’ A NULLA, se non a buttare via ancora tanti dei nostri soldi! Dall’altra parte della ferrovia c’è una grande cancello, che aveva un lucchetto: è stato divelto completamente ed un padiglione dell’area ex-Macelli è diventato un dormitorio! Possibile che quando qualcuno viene a vedere la situazione si fermi a parlare con i negozianti e mai con noi residenti? Vedendo cosa succede 24 ore
CONTROLLI E BIGLIETTI SULL’AUTOBUS Approvo incondizionatamente quanto scritto a pag. 27 del Reporter di febbraio sulle regole nuove che salgono sull’autobus, cioè maggiori controlli e maggiore severità per chi non paga il biglietto. L’Ataf, però, dovrebbe obbligare gli autisti a dotarsi sempre di un congruo numero di biglietti: molto spesso, anche in momenti e luoghi dove era impossibile l’acquisto a terra (giorni festivi, capolinea estremamente periferici), mi sono sentito rispondere che non ne avevano. Forse perché non se li erano procurati. Se i controlli verranno estesi anche alla notte, questo non sarà più accettabile. Cordiali saluti. Mario Cerri “IL RAPPORTO TRA VIGILI E CITTADINI A FIESOLE” Alla redazione di “Reporter”, martedì nove febbraio u.s. tornando a Compiobbi da Firenze, all’altezza di Rovezzano ho guardato l’ora (erano le 17,40) poiché dovevo essere a casa alle ore 18,00. Ho pensato così di fermarmi in tempo per ritirare un certificato, già pronto, dal mio medico curante, al Girone. Alle 18,05 ero già a Compiobbi all’appuntamento ma ahimè, mi accorgevo che uno sgualcito bigliettino rosa, sotto il tergicristallo della mia vecchia “Punto”, reclamava di essere controllato. Purtroppo, per me, alle ore 17,53, nei dieci minuti di stop in un parcheggio al “Girone”, invisibili vigili avevano alleggerito la mia inflazionatissima pensione di ben 38 euro. La mia responsabilità era di avere sostato, pochi minuti senza disco orario, in un divieto di nuova istituzione che non conoscevo e che in ogni modo non è ben segnalato. Ho pagato la multa ma non credo debba anche fare un plauso a questi vigili per il tipo di premura che essi hanno avuto nel caso specifico (andai, vidi e multai). Dispiace piuttosto constatare che dall’atteggiamento di questi tutori dell’ordine locale traspare una loro difficoltà nel rapporto con i cittadini, privo di quella necessaria sensibilità, cortesia e lealtà che deve informare questa professione. Atteggiamento che non giova certo ad avvicinare i cittadini ad una categoria, pur benemerita, ma non sempre ben vista, quale quella dei vigili urbani. Saluti, Bruno S. LA LAPIDE DI VIALE RIGHI Nel viale Augusto Righi, sulla facciata del numero 53, fu messa una lapide di marmo che indica la pianta di alcuni resti di epoca (credo) romana ritrovati in zona. Purtroppo si legge solo l’intestazione, ai disegni e agli altri dettagli è andata via completamente la vernice e sono quindi illeggibili. Non si potrebbe provvedere? Grazie. Lettera firmata NEOMAMME, CARENZE E UNA NUOVA REALTÀ Gentile Redazione, scrivo questa lettera perché possa arrivare a tutte le famiglie fiorentine che il vostro giornale, ottimamente realizzato,
raggiunge. Io collaboro, come insegnante di massaggio infantile e counselor, con l’Associazione Dopo il Parto, da poco tempo nata a Firenze, in Viale dei Mille 90, e che cerca, con i suoi numerosi servizi, rivolti alle neomamme ed ai neopapà, ed alle famiglie in generale, di sopperire a quelle carenze riscontrate a livello pubblico in questo ambito, che sia la presidente che noi collaboratrici, tutte mamme, abbiamo avuto modo di riscontrare personalmente. In associazione si svolgono seminari e corsi inerenti la sfera della gravidanza, della genitorialità, la crescita, lo svezzamento e l’educazione dei neonati e dei bambini, noi collaboratori siamo tutti professionisti del settore, qualificati ed abilitati, e tutte le iniziative hanno dei costi davvero competitivi, per venire incontro a tutte le famiglie e le loro esigenze; l’ambiente è piacevole e ben attrezzato per accogliere i genitori ed i loro piccoli, rispondendo ad ogni necessità del caso. Spero pubblichiate questa mia lettera, anche perché vorrebbe essere una sorpresa per la fondatrice e presidente dell’associazione, dottoressa Valentina Maltagliati, che, di cuore, si prodiga per l’associazione, per gli utenti e per far sentire a casa propria tutti noi colleghi. Per chi desiderasse informazioni, può visitare il nostro sito web, all’indirizzo www.dopoilparto.it, dove potrà trovare tutte le nostre iniziative ed i vari recapiti. Vi ringrazio per la cortese attenzione, spero in un vostro riscontro. Cordiali saluti. Dottoressa Silvia Carcasci Associazione Dopo il Parto ENRICO VIVOLI E LA SUA ESPERIENZA ALL’A.S. IZUMO Spet.le Reporter, riguardo all’articolo di Carlo Marrone “Un nazionale a Rifredi: Enrico Vivoli”, vogliamo aggiungere alcune precisazioni a compimento e con preghiera di pubblicazione. Dal 1996 al 2006, il sig. Enrico Vivoli è stato tesserato come atleta agonista per l’A.S. Izumo e si è allenato, fino al 2002 e minimo tre volte la settimana, con il nostro gruppo agonisti diretto dal Maestro Demetrio Donati, personaggio storico del karate italiano. Nel periodo 1996-2002, Vivoli ha vinto due titoli italiani battendo in finale, nel secondo caso, un altro atleta dell’Izumo e ha partecipato a due campionati Europei e due campionati mondiali. Del gruppo di allora faceva parte anche l’attuale Maestro dei nostri agonisti, Andrea Mascaro, che nel 1999, in Germania, si laureò vicecampione del mondo. La nostra associazione esiste da oltre quaranta anni e con il karate è sempre stata fra le prime società italiane sia per numero di praticanti che per risultati agonistici. Al momento, del gruppo agonisti fanno parte: Giada Tinucci, recente campione del mondo in Messico; Silvia Notari, vice-campione del mondo nel 2005 in Brasile, medaglia di bronzo ai campionati del mondo di Valencia 2007 e medaglia d’argento agli Europei di Liegi 2008. Quanto sopra ci premeva precisare per dovere di verità e completezza di informazione. Distinti saluti Associazione sportiva Izumo Il presidente Franco De Stefanis
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
Spettacoli Paolo conte 22 e 23 marzo
Teatro comunale Dopo una lunga assenza Paolo Conte torna a proporre un suo concerto a Firenze. E’ al Teatro Comunale il 22 marzo con uno spettacolo che prevede l’esecuzione di tutti i suoi maggiori successi. In questo periodo infatti non è prevista l’uscita di nessun nuovo lavoro discografico. La produzione più recente rimane l’album Psiche, pubblicato nel settembre del 2008 su etichetta Platinum, il primo disco di Conte ad essere distribuito contemporaneamente in tutto il mondo da Universal. cirque du soleil dal 24 al 28 marzo
Mandela forum Saltimbanco porta lo spettatore in un viaggio allegorico e acrobatico dentro il cuore della città. Dall’italiano “saltare in banco”, Saltimbanco esplora l’esperienza della città in tutte le sue svariate forme: le persone che ci vivono, le loro caratteristiche ed apparenze, le famiglie e i gruppi, la fretta e il trambusto della strada e l’altezza smisurata dei grattacieli. Saltimbanco è uno spettacolo tipico del Cirque du Soleil ispirato alla struttura urbana della metropoli e ai suoi pittoreschi abitanti. Decisamente barocco nel suo vocabolario visivo, l’eclettico cast dello show trascina lo spettatore all’interno di un mondo immaginario e fantastico, una città ideale in cui la diversità è motivo di speranza. Il debutto mondiale di Saltimbanco ebbe luogo a Montreal il 23 aprile 1992, con un cast di 36 artisti. Nel corso del tour di 14 anni sotto il tendone, lo spettacolo ha fatto tappa in 75 città di cinque continenti, per un totale di oltre 4.000 esibizioni davanti ad oltre 9.5 milioni di spettatori in tutto il mondo. Nel 2007 Saltimbanco è stato riconfigurato per essere portato all’interno dei palazzetti. In un periodo di 21 settimane lo show è stato riadattato per la dimensione di queste strutture: il palco su cui
si esibiscono gli artisti è stato rialzato, e il suono e le luci sono stati arrangiati per il nuovo ambiente. Biglietti da 70 a 45 euro. Mango 30 Marzo
Teatro Verdi A settembre è uscito il doppio live ‘’Gli amori son finestre’’. 25 brani e 2 inediti. La prossima primavera parte il nuovo tour. ‘’Contro tutti i pronostici’’ è il brano che ha anticipato l’uscita del doppio cd. L’altro inedito, il secondo singolo promozionale, si intitola ‘’E poi di nuovo la notte’’. Mai come questa volta, a detta dello stesso Mango, ci si è imbattuti in due brani energici di grande impatto e di eguale caratura. Se il secondo inedito è stato composto dallo stesso Mango, il primo singolo è una creazione dei Rei Momo, la band campana che l’artista sta producendo. Biglietti da 40 a 17,50 euro.
A teatro La strada Fino al 21 marzo
Teatro della Pergola “In una rivista di tanti anni fa ho letto che negli anni 40 Fellini – ha detto il regista dello spettacolo, Massimo Venturiello - in giro per l’Italia, una notte, vedendo una coppia di zingari, che nel più assoluto silenzio se ne andava in una strada di campagna col proprio carretto (l’uomo tirandolo con una fune e la donna spingendolo da dietro) cominciò a seguirli, a distanza, senza nemmeno sapere perché. Il silenzio tra i due regnava sovrano. Accesero un fuoco, la donna cucinò qualcosa, poi mangiarono e subito dopo ripartirono, il tutto senza proferire una sola parola. Fu proprio quel silenzio che diede l’input al regista per la realizzazione di quel grande capolavoro che è “La Strada”. Non si sa come dal 23 al 29 marzo
Teatro della Pergola Questo spettacolo, che non è una parodia di Pirandello (anche se i comici di Rivista, le canzonette popolari e gli sketch sono
quanto di meno gli è familiare); al contrario è un omaggio estremo a Pirandello, perché infila una sua trama (quella di Non si sa come, appunto) in un contesto sociale che gli è lontanissimo, quello della comicità popolare. Con l’obiettivo di dimostrare che le tematiche pirandelliane resistono anche oltre i propri confini drammaturgici, storici e sociali. A dar corpo a questo omaggio-miracolo, nessun attore poteva essere più adatto di Sebastiano Lo Monaco che all’adeguamento all’oggi di Pirandello ha dedicato tanti dei suoi spettacoli di grande successo. Stavolta, Sebastiano Lo Monaco si mette alla prova in un altro modo: cantando, ballando, recitando il repertorio dei comici, pur nel pieno e sostanziale rispetto dello spirito, anzi della filosofia di Pirandello. ci abbiamo provato, (ma gli elefanti non c’entrano) 18 marzo
Teatro Puccini Personaggi dalla comicità coinvolgente nell’interpretazione di Anna Montinari, per uno spettacolo che non ha niente di scontato e traccia uno specchio preciso della società del Terzo Millennio. da giovidì a giovidì 26 e 27 marzo
Teatro Puccini Un riassunto spassoso di tutti i personaggi presentati a Zelig dal comico Marco Marzocca, in una girandola di risate che scaccia i cattivi pensieri e dà il benvenuto al buonumore.
Le mostre Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte dal 20 febbraio al 24 aprile 2010
cccs strozzina – Palazzo strozzi Organizzata in collaborazione con la Kunsthalle di Amburgo, l’esposizione mette a confronto il lavoro di Gerhard Richter, uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, con quello di
L’INIZIaTIVa
A cena con l’assassino Tra cibi e trucchi radiofonici L
a caccia all’assassino si snoda fra le varie portate di una cena, fino alla scoperta finale del colpevole da parte dei commensali. È la formula delle “Cene con delitto” proposta dalla Compagnia delle Seggiole in numerosi ristoranti di Firenze e dintorni: un evento gastronomico/teatrale, che unisce la degustazione di una cena alla lettura di “radiogialli”. Al centro della scena uno degli autori più conosciuti del genere, Ellery Queen; l’investigatore per diletto, distratto e pasticcione quanto geniale, che soleva concludere le proprie disamine con il rituale intrigante “dunque ora che avete ascoltato tutte le testimonianze degli indagati, conoscete i riscontri della polizia e le indagini dell’ispettore Queen, mio padre, avete tutti i dati per indovinare il colpevole”.Come avveniva negli anni ’40, gli attori leggono il radiogiallo dando voce ai personaggi, e presentano così lo scenario
del delitto. Anche i tempi sono radiofonici e non superano mai i 20 minuti, in modo da tener viva l’attenzione dei commensali senza compromettere la degustazione della cena. Il pubblico è invitato a risolvere il caso, scrivendo possibili soluzioni che poi verranno condivise al microfono, finché la lettura dell’ultima pagina del radiogiallo svela definitivamente il nome dell’assassino. “La serata prosegue poi con un altro spettacolo nello spettacolo, che è un secondo omaggio alla radio in cui si svelano i trucchi di un mestiere fino agli anni ’80 fondamentale per ogni produzione radiofonica, televisiva e cinematografica”. E il pubblico scopre che il trotto di un cavallo si riproduce sbattendo a tempo i gusci di due noci di cocco, o che lo scoppiettio del fuoco si ricrea strusciando foglie essiccate di pannocchia a un contenitore di plastica per uova. www.radiogialli.it /Giulia Brestolani
sette artisti contemporanei, legati da una profonda sfiducia nei confronti dell’immagine come veicolo di verità. Il tema dell’esposizione è la dissoluzione dell’immagine, e si pone come ideale continuazione di Realtà Manipolate, che ha esplorato la relazione esistente tra la realtà e la sua rappresentazione mediante la fotografia e il video. Gerhard Richter, uno dei pionieri nel portare all’estremo la dissoluzione sia della figura che della tecnica pittorica stessa, dipinge sopra fotografie originali o usa una particolare tecnica di pittura sfocata. de chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus. uno sguardo nell’invisibile Fino al 18 luglio 2010
Palazzo strozzi Il centro gravitazionale dell’esposizione è costituito da un nucleo di capolavori del periodo metafisico di Giorgio de Chirico (1909-1919). Traduzione pittorica della sensibilità e della particolare concezione della vita maturata dall’artista attraverso la lettura di Nietzsche, la poetica metafisica viene riconosciuta come l’espressione dello stato d’animo di un intero secolo. Alienazione e solitudine. Senso di abbandono, isolamento, inquietudine e disperazione: De Chirico approda alla raffigurazione avant lettre del “grande silenzio” generato dal primo conflitto bellico. Le porcellane di Betty Woodmann Fino al 10 aprile
Museo delle porcellane Palazzo Pitti Tra le prestigiose porcellane conservate alla Palazzina del Cavaliere trovano una appropriata collocazione le creazioni colte e fantasiose di Betty Woodman, in vetrine appositamente integrate con l’allestimento del Museo. Le insolite porcellane di Sèvres realizzate dall’artista, sconvolgono l’idea tradizionale di “corredo da tavola apprezzato” con le loro forme imprevedibili e l’intensità e brillantezza dei colori, senza tralasciare il bon ton ormai consolidato dei prestigiosi serviti amati dai regnanti.
L’arma per l’arte Fino al 6 aprile
Galleria Palatina sala Bianca La mostra, ospitata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, è dedicata in particolare all’arte sacra e quindi a dipinti e oggetti trafugati in chiese, complessi conventuali, talvolta anche in Musei, ma in tutti i casi di soggetto sacro o di uso liturgico. Si tende quindi a mettere in evidenza come i luoghi di culto siano stati e siano per tante ragioni esposti al rischio di furti o danneggiamenti e come nel tempo i Carabinieri, specializzati nel settore, abbiano posto le loro forze e competenze a servizio della Chiesa e del suo enorme patrimonio artistico. Visite gratuite alla collezione contini Bonacossi Fino al 31 marzo
Ritrovo: sotto il loggiato degli uffizi Visite gratis alla collezione Contini Bonacossi per tutto il mese di Marzo. Un’eccezionale opportunità di ammirare i capolavori di questa straordinaria raccolta resa possibile dalla collaborazione degli assistenti alla vigilanza della Galleria degli Uffizi e dalla disponibilità degli Amici degli Uffizi. La Collezione di Alessandro Contini Bonacossi è una tra le più importanti raccolte collezioni d’arte del Novecento. Lo Stato ne ha potuto acquisire una parte nel 1969, che è stata destinata alla Galleria degli Uffizi. Si tratta di circa una cinquantina di opere esposte in alcuni ambienti adibiti appositamente e situati tra Via Lambertesca e Chiasso dei Baroncelli dove si possono ammirare mobili, ceramiche, sculture e capolavori della pittura europea dal Trecento al Settecento con dipinti di Andrea del Castagno, Giovanni Bellini, Girolamo Savoldo, El Greco e Zurbaran. Info: 055/284034 oppure 055/213560 Pregio e bellezza. Intagli e cammei dei Medici dal 25 marzo al 27 giugno
Museo degli argenti Palazzo Pitti Inserita nel calendario delle mostre del 2010, un anno ad arte, la
mostra dedicata ai cammei è uno sguardo affascinante sul processo di riscoperta dell’antico che caratterizzò il Rinascimento. A partire dalla prima metà del XV secolo cammei e intagli furono ricercati con fervore da papi, principi e cardinali, scatenando in alcuni casi aspri conflitti tra estimatori, pronti a spendere cifre molto elevate pur di aggiudicarsi il pezzo desiderato.
La festa colorised spring Party 20 Marzo
BaRcELO’ Il giovane brand fiorentino Colorised festeggia l´arrivo della primavera presentando al pubblico la collezione primavera-estate 2010 Ki-mono. Nel week end del solstizio di primavera il brand sarà ospite del locale fiorentino Barceló per presentare ufficialmente al pubblico la sua prima collezione di t-shirt disegnata da Camilla Bresci e inaugurare la stagione con un’esplosione di colori. Alle 19 un bicchiere di prosecco accoglierà tutti i partecipanti con il gustoso aperitivo preparato dallo staff Barceló. Si comincerà subito con Dj Set con DJ Max Expo, il tutto reso ancora più divertente dall’installazione video e set fotografico per farsi immortalare in pose colorate e divertenti ed entrare a far parte delle “Colorised people”. SALONE IMMOBILIARE: SEGNALI SI RIPRESA La quinta Edizione del Salone Immobiliare si è chiusa anche quest’anno con successo, nonostante i tempi di crisi, registrando 13.000 presenze. Massiccia, in fiera è stata soprattutto la visita di coppie e famiglie che, arrivando al Saschall, con un grande risparmio di tempo e di risorse hanno potuto valutare tante offerte diverse e, contemporaneamente, prendere contatti con costruttori, vagliare ristrutturazioni con le imprese e comparare, con le banche presenti in fiera, la scelta del mutuo migliore. Fra le novità di questa edizione c’ è stato l’arrivo di molti compratori russi selezionati grazie al “matchmaking italia russia”.
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