Il reporter-Valdarno-marzo 2010

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Il Giornale nel tuo Comune

Figline, Incisa, Reggello, Rignano

www.coamcostruzioni.it Periodico d’informazione locale. Anno IV n.22 del 8 marzo 2010. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10

PoliTica Figline

PRIMO PIANO

MARZO 2010

Unadittatura La nuova dei neonati voce, la vostra Andrea Francini Matteo Muzzi*

N S

Lambruschini RegIONALI, AL vOtO avanti tutta Il centro Urne aperte rinasce: il 28 euna il 29nuova marzo veste per il’elezione giardini Morelli del nuovo e pergovernatore. la palazzina Ecco della chi polizia c’è in municipale lizza PAGG.20-22 PAG.4

Rignano Secondo lotto della circonvallazione, ci siamo. Entro tre anni l’opera vedrà finalmente la luce PAG.5

sPoRT Reggello

Arno, scatta l’operazione sicurezza Le notti alcoliche in città

PAGG.2-3

Società Sport

di Puliti-Serranò

C’

IL “NuOvO”anti-caos rotonda MONtOLIvO

era una volta l’aperitivo, quello sobrio, un bicchiere e qualche nocciolina. Poi invece vennero le grandi abbuffa-

Contro Non piùlepresuntuoso code quotidiane e discontinuo, dei pendolari ma leader arriva la nuova in campo viabilitàeall’uscita fuori: l’ascesa del casello centrocampista autostradale PAG.36 PAG.7

incisa Che fine ha fatto il Campus viola? Sfumato il progetto Della Valle ecco le nuove prospettive PAG.6

te, i bicchieri divennero tanti e le serate fiorentine finirono per assomigliarsi tutte, con il loro corredo di ragazzi ciondoloni per le strade, gonfi di alcol fino ai capelli. È un copione che si ripete senza sosta, incalzato dalla marea di promozioni offerte dai locali per bere tanto a poco prezzo. Risultato: sempre più ragazzi tra i 19 e i 24 anni bussano ai Servizi Alcologici Territoriali. E due ordinanze vietano l’asporto dopo le 22 e il possesso oltre la “dose” personale in centro e alle PAGG.10-11 Cascine.

IL “NUOVO” MONTOLIVO

Un popolo di pellegrini

Non più presuntuoso e discontinuo, ma leader in campo e fuori: l’ascesa del centrocampista PAGG.30-31 PAG.36

el Valdarno Fiorentino econdo uno stu- arriva una nuova voce.dell’Aci, È quella de Il Reporter, che dio ogni a partireleda oggi, racconterà dopomese, gli anziani quello che accade nei comuni di Figline, Inpersone più pericocisa, Reggello e Rignano, oltre a fornire uno lose al volante sono le neo mamme sguardo più ampio su fatti e avvenimenti di perché, dormendo poco la notte, sono tutta la provincia. Un giornale di approfonpoco reattive. Un bambino che piange dimenti e inchieste sulla realtà locale, una di notte, garantisco che manda in nuova voceviche va ad aggiungersi a quelle tilt. A non dormire vai fuori di testa: già esistenti con un obiettivo preciso: racho vistoquanto mamme che, quando la maccontare accade attorno ad ognuno di china iniziametri a singhiozzare, nel serbanoi, a pochi da casa o dall’ufficio. Un toio infilano direttamente ciuccio!! giornale che accoglierà le idee diiltutti, e dove Il dramma che i spazio. neonati un tutti potrannoètrovare In hanno un mondo, come quellodaattuale, diventato sempre più bioritmo rave party: sono capaci “virtuale”, dove discussioni si di stare svegli anche pere confronti due mesi sono spesso spostatime dietro a uno schermo di fila. Secondo la colpa è sem(che sia quello dellasetvilo bimbo del computer), pre dei genitori: la notteIl Reporter che troverete gratuitamente, non vuol –dormire, assecondatelo. Per ogni mese, io nella cassettahodella posta esempio: quando visto che– vuomio le invece focalizzare la sua attenzione sulla figlio di notte aveva gli occhi sbarrati, nostra realtà, sul territorio che ci circonda, sapete cosa ho fatto? Gli ho trovato con la convinzione che un giornale che racqualcosa fare:nostra il metronotte! conti i fatti da di casa possa essereFare utile è un non lavoro spiego ai genitori tutti i cittadini soloduro. comeVi strumento la paternità dalmapunto vista“piazza” politid’informazione, anchedicome co. Prima che nascesse mio figlio, dove riportare il confronto e il dibattito io e, e mia moglie un regime perché no, dove vivevamo poter ancheinlitigare, quandi necessario. democrazia. Lei comandava ednoi, io do Parlando velocemente di l’esperienza Il Reporter è nata a Firenze ero come de Rifondazione comunista: nel giugno del 2007: da allora il giornaleDaè costantemente all’opposizione! cresciuto,èriscuotendo gradimento quando nato mio un figlio siamo sempaspre maggiore che ha portatoalla alladittatura. nascita di sati dalla democrazia un sito internet aggiornato Infatti mio figlio, comequotidianamente certi dittatori (www.ilreporter.it), delle edizioni di italiani, ha 2 caratteristiche: è Fiesole pelato ee Impruneta (2008) e, lo scorso gennaio, di basso! Il giorno lavori forzati: fai le quella di Borgo San Lorenzo. Ora è la volta pappe, il bagnetto, ancora pappe. La del Valdarno Fiorentino: una nuova avventunotte Ti ritrovi a vedere la ra che coprifuoco! ci affascina molto, e che affronteremo tv con il tasto muto. E vi dirò: con grande impegno ma anche – è ilalcuni nostro programmi così contributo. sono anche miauspicio – convisti il vostro Aspetgliori. Giorni ho le visto senza audio tiamo infatti nonfasolo vostre lettere, ma un concerto di Pupo, è stata la Questo prima anche segnalazioni e suggerimenti. volta che mi è piaciuto! giornale vorremmo scriverlo insieme a voi. *Comico redazione@ilreporter.it

IL cAsO. In un decennio sono “fuggiti” nei comuni vicini in oltre 100mila

I fiorentini? Vanno cercati a Prato A

lzi la mano chi non ha mai pensato: “Basta, me ne vado!”. Magari ingabbiato nel traffico dei viali, con la pazienza ai minimi storici e un astio montante per la bella Firenze. C’è chi lo pensa per un istante ma non lo farebbe mai, e chi invece fa le valigie e saluta il capoluogo. Ogni anno questo battaglione di “emigranti” conta circa 9mila persone che, spinte soprattutto dall’alto costo delle case, si sposta. Senza andar troppo lontano, però: si fugge

dall’esosa città del giglio ma non ci si allontana troppo perché il lavoro resta a Firenze. La metà dei disertori (per lo più giovani tra i 20 e i 40 anni) si trasferisce nei comuni vicini oppure a Prato. Ce lo racconta uno studio Irpet che ha fotografato le nuove rotte degli “esodi metropolitani”. Tra le mete preferite ci sono Campi Bisenzio e Signa, ma va fortissimo anche Montelupo, che in un decennio ha visto la sua popolazione raddoppiare. Ma c’è anche un altra fac-

cia di questo fenomeno. È quella di chi si traferisce per scelta, e non per necessità economiche. Lo studio Irpet rivela che la metà delle famiglie che lasciano la città trasloca verso territori dove le case costano altrettanto, se non di più. Fiesole, Impruneta, Bagno a Ripoli e Vaglia sono tra le mete più gettonate. E allora vien da sé che il movente non è economico, e che chi può farlo si trasferisce alla ricerca di quiete e benessere e nulla più. Fortunelli. PAGG.16-17

Edizione del Valdarno F.no • 18.509 copie distribuite da

“Qualunque cosa tu possa fare, sogno tu possa sognare COMINCIA. L’audacia reca in se genialità, magia e forza. COMINCIA OrA” J.W. Goethe

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Marzo 2010

il giornale nel tuo comune

l’inchiesta. Ecco le priorità da realizzare entro il 2015

Arno, 270 milioni per la messa in sicurezza Francesca Puliti

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i vorranno 270 milioni per mettere in sicurezza l’Arno. Anzi, per realizzare soltanto le priorità delle priorità. Un approccio pragmatico, quello messo in atto da Gaia Checcucci, a capo dell’Autorità di Bacino dalla scorsa primavera, con l’obiettivo di accelerare su una delle opere di messa in sicurezza più urgenti nel paese. “Basti pensare – sottolinea la Checcucci - che l’Arno rappresenta la seconda emergenza nazionale dopo il Vesuvio”. La difesa del territorio fiorentino e della stessa Firenze passa inevitabilmente dal Valdarno. Quattro le casse di espansione in programma tra Figline, Reggello e Incisa, di cui due già finanziate, quelle di Pizziconi e Restone. “Dei 270 milioni necessari – chiarisce la presidente dell’Autorità di Bacino – circa un terzo sono già disponibili, messi a disposizione per metà dalla Regione e per il resto dallo Stato”. Stato con cui

è ripartito un dialogo serrato. Da maggio in poi i rappresentanti del Ministero delle infrastrutture, della Regione e della stessa Autorità di Bacino si sono seduti attorno a un tavolo pressoché ogni mese, nel tentativo di dare una regia a progetti e lavori, penalizzati da un’eccessiva frammentazione di competenze. Che sta poi alla base dei ripetuti ritardi. “Ci troviamo in una situazione paradossale per cui avremmo bisogno di più risorse per mettere in pratica tutti gli interventi necessari. Ma al tempo stesso accade che i fondi che abbiamo a disposizione non vengano del tutto assorbiti a causa dei rallentamenti in fase progettuale. Che è in carico ai singoli comuni”. L’obiettivo rimane quello di vedere concluse le prime due casse di espansione entro il 2015. Per quelle di Prulli di Sotto e Leccio la tabella di marcia è ancora tutta da definire. “Ma non faremo sconti ai comuni che ritardano” ammonisce la Checcucci.

figline. Al Matassino sorgerà anche un parco pubblico

rignano. A 18 anni dall’esondazione del torrente

Casse di espansione, Castiglionchio, 9 mesi a maggio il via ai lavori per chiudere la partita A

vranno inizio a maggio i lavori per la realizzazione della prima cassa di espansione prevista nel territorio di Figline Valdarno. Due gli invasi che sorgeranno nel territorio comunale. Il primo, quello di “Pizziconi”, è sul lato destro dell’Arno, in zona Renacci, e misura circa 135 ettari. Per una capienza di quasi 4 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua. La seconda cassa, quella di “Restone”, più o meno in corrispondenza della prima sul lato opposto del fiume, ha misure simili, circa 125 ettari, e sarà in grado di convogliare circa 5 milioni e 750 mila di metri cubi d’acqua. “Si tratta di grandissimi invasi – spiega l’Ing. Roberto Nocentini, responsabile dell’ufficio Lavori Pubblici del Comune, e Responsabile Unico del Procedimento Casse di Espansione – che non prevedono scavi nel terreno, ma grosse arginature effettuate con materiali terrosi. Per la Pizziconi si utilizzeranno circa 500 mila metri cubi di terra, che verrà ottenuta da una risagomatura del terreno, ma senza effettuare grossi scavi”. Il funzionamento delle casse è in realtà molto semplice: “Per farvi entrare l’acqua dell’Arno, quando sarà necessario alleggerire la portata del fiume – spiega Nocentini - verrà costruita ‘un’opera di presa’ sull’argine del corso d’acqua, con paratie mobili. L’acqua esonderà nella cassa, e verrà poi restituita al fiume, lentamente, gra-

zie a un’opera di scarico”. Per quanto riguarda Pizziconi siamo già in fase avanzata. “La gara è stata fatta, abbiamo già la ditta esecutrice (A.T.I., capogruppo Italscavi-Italbuild-Profacta)”. Costo complessivo dell’opera, 14 milioni di euro, importo interamente finanziato con fondi regionali e statali. “Il termine dei lavori – continua Nocentini - è previsto per aprile 2012”. Questo primo lotto comprende anche la messa in sicurezza della frazione Matassino. E’ infatti prevista nei lavori la sistemazione dell’argine del torrente Resco, fino al punto in cui sfocia nell’Arno e l’abbassamento del torrente sotto il vecchio ponte. “Inoltre, nella zona a Nord della cassa, vicino al centro abitato del Matassino, 10 ettari di terreno verranno attrezzati a parco pubblico”, annuncia Nocentini. “Saranno costruiti percorsi salute, giochi per bambini, ed un ciclodromo che potrà essere utilizzato per allenamenti dalle squadre ciclistiche di tutto il Valdarno. Vi sorgerà inoltre un anfiteatro, per spettacoli e manifestazioni – soprattutto giovanili – di vario genere”. L’opera di presa, invece, dovrebbe partire ad ottobre di quest’anno, per essere conclusa a giugno 2012. “Per la cassa Restone siamo in fase di progettazione definitiva - copnclude Nocentini - e l’inizio dei lavori previsto è a ottobre dell’anno prossi/P.T. mo”. Il Reporter del Valdarno F.no raggiunge 18.509 famiglie nei Comuni di Figline, Incisa, Reggello, Rignano.

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il Reporter è un periodico di 9 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 203.436 copie

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ici messa in sicurezza dell’Arno e a Rignano vengono in mente un paio di vicende che si trascinano da anni. Anzi da decenni. La prima si chiama ponte di San Clemente, la seconda porta il nome di Castiglionchio, il torrente che scorre a Rosano, in parte intubato. Due situazioni per le quali al momento risulta azzardato parlare di sicurezza e che non smettono di alimentare diatribe. Ma sul punto di essere risolte una volta per tutte, a partire dalla questione aperta del torrente di Castiglionchio. “Stiamo elaborando un progetto di messa in sicurezza – afferma il sindaco di Rignano Gianna Magherini – e la tabella di marcia prevede tempi molto stretti: il nostro obiettivo è vedere i cantieri aperti nel mese di agosto, in modo che le opere possano avviarsi a conclusione prima dell’arrivo delle piogge autunnali”. A diciotto anni dall’esondazione del torrente la questione potrebbe essere finalmente chiusa. Alla base dello slittamento dei lavori per così tanto tempo il solito groviglio di competenze, che spesso si accavallano in fatto di manutenzione idrogeologica. In questo caso la responsabilità spetta non solo al Comune di Rignano ma anche ai privati (abitazioni e attività industriali) che ne usufruiscono e che dovranno anche contribuire, seppur in minima parte, all’opera di messa

in sicurezza. Per risalire alla fonte del problema però è necessario tornare all’epoca dell’interramento del torrente. “La luce fu costruita troppo stretta rispetto alla portata del fiume – spiega l’assessore provinciale all’ambiente Renzo Crescioli – i lavori tra l’altro mancavano di alcune autorizzazioni, interventi legittimi convivono con interventi illegittimi. Il che ha fatto sì che la messa in sicurezza si arenasse in corsi e ricorsi in tribunale”. Ma la stessa Provincia ha messo una data di scadenza ben precisa alla questione: entro l’anno la partita deve essere conclusa, altrimenti sarà la stessa amministrazione provinciale ad intervenire, rivalendosi poi sul Comune. Ancora attese sul fronte del ponte mediceo di San Clemente. “Come Provincia – afferma la vicepresidente Laura Cantini - abbiamo affidato l’incarico della progettazione definitiva del lavoro, che servirebbe a completare l’intervento di consolidamento del ponte, all’ingegnere Benedetti che lo sta redigendo; siamo però bloccati dalla procedura del Tribunale di Firenze in seguito ad un problema che è sorto nell’esecuzione del primo lavoro. Attendiamo l’esito della perizia che dovrebbe sbloccare l’iter e darci la massima garanzia a riaprire il ponte, per quanto sarà /F.P. possibile”.

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FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

incisa. L’invaso di Leccio, che si estenderà a Pian dell’Isola, è ancora in fase di progettazione preliminare

Tempi dilatati per l’opera che salverà Firenze A rischio piena la zona dei campi sportivi e la parte del centro storico dove si trova il palazzo comunale. Ma i problemi saranno risolti grazie alle opere in programma nel Comune di Figline

E’

ancora in fase di progettazione preliminare l’unica a cassa di espansione, fra quelle previste nel Valdarno Superiore, che interessa anche se solo in piccola parte il comune di Incisa. Si tratta della cassa “Leccio”, che si estenderà in parte nel territorio del Pian dell’Isola, e quindi nel comune incisano, e che impegnerà, da stime appunto preliminari, circa 200 ettari di superficie, creando un invaso in cui si potranno

convogliare circa 6 milioni di metri cubi di acqua. “Acqua che – come spiega l’ingegner Mauro Badii, dell’ufficio Lavori Pubblici, Servizi tecnici ed ambientali del comune – eviterà così di esondare nelle zone più a valle del fiume, fino alla città di Firenze, in caso di piene straordinarie”. I tempi quindi, per la realizzazione della cassa incisana, ed anche i relativi finanziamenti, sono molto dilatati; passeranno anni prima di

arrivare all’esecuzione dei lavori. Anche se tutte le parti in causa hanno dimostrato il proprio interesse per una snella prosecuzione dell’iter burocratico, e la stessa Regione ha messo a disposizione diverse risorse, tra cui l’accesso ai fondi Cipe, soldi dello Stato destinati alle opere pubbliche nelle varie regioni. Il recente accordo di programma, inoltre, firmato dalla provincia di Firenze e relativo alle due casse che riguardano Figline - che sono così entrate in una fase di progettazione più esecutiva - è la dimostrazione della reale volontà politica di effettuare queste opere. “I maggiori problemi riguardanti il tratto dell’Arno nel comune di Incisa – spiega ancora Badii – si concentrano principalmente in due zone e saranno risolti grazie alla realizzazione delle casse a monte del nostro comune, in particolare quella di Prulli. Contestualmente dovrà

essere effettuato l’argine al fiume, in quel tratto che va dalla Casa del Popolo fino al confine con il comune di Figline, un tratto di circa 2-3 km. La mancanza di argini crea non pochi problemi nella zona dei Piani, cioè quella dei campi sportivi, dove vivono fra l’altro anche un centinaio di famiglie, che è a perenne rischio piena”. “Stesso rischio a cui è esposta anche la parte del centro storico dove è ubicato il palazzo comunale, lungo la strada provinciale 1, in via Petrarca. Qui le difficoltà - continua l’ingegnere - derivano dalla ‘problematica’ immissione del torrente delle Monache in Arno. In via Petrarca c’è tutt’ora un edificio, praticamente davanti al Municipio, dove sono affisse delle targhe in pietra, che ricordano i livelli raggiunti dall’acqua in occasione delle varie ‘piene’, da quella storica del 1966, fino a quelle più recenti degli anni ‘90”. /P.T.

reggello. Pozzi rompi-acqua per diminuire la potenza del Resco e un intervento da 400mila euro sul Chiesimone

Affluenti finalmente con le carte in regola S

ono due le casse di espansione per la messa in sicurezza dell’Arno in programma nel comune di Reggello. E sono le più grandi, 200 ettari circa a testa. Prulli di Sotto e Leccio le due aree interessate dal progetto, “per un territorio che nel 1966 - ricorda l’assessore comunale alla Protezione civile Valter Faina - a causa dell’alluvione ebbe anche delle vittime”. Per veder completato il progetto, però, bisognerà attendere ancora qualche anno. Quanto? Questo dipende da diversi fattori in gioco. Innanzitutto le risorse economiche. Dei 270 milioni ritenuti necessari per il completamento dell’intero sistema di casse di espansione nel Valdarno fiorentino, per ora ce ne sono soltanto un centinaio. Che saranno utilizzati per la realizzazione delle prime due opere, previste nel territorio di Figline. Ma i soldi non rappre-

sentano l’unico problema. Anzi, l’ostacolo più difficile da superare è probabilmente la frammentazione delle competenze in campo, divise tra Provincia, Comunità montana, Comuni. Ed è a questi ultimi che, in ogni caso, spetta la progettazione esecutiva degli interventi. Dal momento in cui saranno poi appaltati i lavori, dovranno passare altri tre o quattro anni per veder conclusa l’opera. E nel frattempo? Per il momento il Comune di Reggello ha provveduto alla messa in sicurezza di alcuni invasi e corsi d’acqua che in passato avevano provocato esondazioni e danni più e meno ingenti. A partire dal fiume Resco, il principale torrente che attraversa l’abitato. Un primo intervento si è inserito nella cosiddetta “Ex piscina”, un piccolo bacino utilizzato tra l’altro dagli elicotteri dei Vigili del fuoco per approvvigionar-

Per veder completato l’intero progetto bisognerà attendere ancora qualche anno. Quanto? Questo dipende dai diversi fattori in gioco, primo tra tutti quello economico si d’acqua in caso d’incendio. Qui sono stati realizzati alcuni pozzi “rompi-acqua” in grado di far compiere dei salti al torrente, così da diminuirne la potenza nei periodi di piena. E’ costato 250mila euro, invece, l’intervento sul

Fosso dei Bruciati, di tasca della Regione, operazione mirata a liberare l’alveo dalle carcasse di alcuni alberi carbonizzati durante un incendio la scorsa estate. Entro l’anno dovrebbero inoltre partire i lavori di manutenzione sul lago di Donnini. Nato per l’irrigazione dei campi e passato in carico al Comune di Reggello nel 1994, l’invaso necessita del rinforzo e del rialzamento della diga, nonché dell’adeguamento del canale di scolo. Il progetto esecutivo è già pronto. Conclusi, invece – e dopo la bellezza di 10 anni – gli interventi di messa in sicurezza del torrente Chiesimone, attraverso l’ampliamento dell’alveo e la sostituzione dei vecchi ponti con nuove strutture. Un’operazione massiccia, costata circa 400mila euro, che ha dato i suoi risultati. Niente più esondazioni su questo /M.B. fronte.


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il giornale nel tuo comune

FIGLINE. Accantonate le polemiche, i lavori proseguono a pieno ritmo. La conclusione in due anni

Il centro rinasce, a partire dalle Lambruschini Un milione di euro dalla Regione per la riqualificazione dei giardini

L’INTERVISTA. Il sindaco Riccardo Nocentini

lungo le mura e della palazzina della polizia municipale

“Un’opera a costo zero per i cittadini”

Paola Tozzi

N

Q

uando ci si mette di mezzo Vittorio Sgarbi, si sa, la polemica è assicurata. E l’ultima, ma non la prima, diatriba attorno alla ristrutturazione delle ex scuole Lambruschini è salita all’onore delle cronache nazionali, a mezzo stampa, radio e tv. Ma i lavori fervono e la riqualificazione, garantisce il sindaco di Figline, riguarderà un’intera parte del centro storico, grazie al conseguimento di un finanziamento regionale di un milione di euro. A breve i figlinesi vedranno risorgere, oltre alle vecchie scuole, la vicina palazzina dei vigili, in funzione di promozione turistica, e i giardini lungo le mura. Inoltre, grazie a un accordo con l’Istituto degli Innocenti, al piano terra di questo edificio potrà sorgere una nuova ludoteca di oltre 400 metri quadri, dove troveranno spazio servizi educativi e rivolti ai genitori. Eppure le polemiche non accennano a placarsi, almeno sulla vetrina mediatica. Tutto comincia nel 2007, quando il Comune di Figline partecipa a un bando regionale teso a finanziare la ristrutturazione di edifici con finalità culturale-museale. Un bando che la Giunta guidata da Riccardo Nocentini, allora appena insediata, coglie al balzo presentando un progetto di rinascita in chiave moderna dell’edificio scolastico, abbandonato da oltre 25 anni. Secondo tale disegno qui saranno trasferiti il museo della Spezieria Serristori, l’Archivio Storico e la Biblioteca comunale. Al primo piano si decide invece di collocare i nuovi uffici comunali. Un progetto complesso, giocato sul dialogo tra il vecchio e il nuovo, che prevede, oltre al restauro degli inter-

Il progetto delle ex scuole Lambruschini

ni, la realizzazione di una copertura in pietra e di una torre di sei piani. Tutto ciò per un costo complessivo di circa 5 milioni di euro, di cui 3 coperti dalla Regione. Ma è proprio sulla nuova torre che si scatenano le prime polemiche. Siamo al 2008 e Sgarbi interviene direttamente dalle colonne del Corriere della Sera, con parole a dir poco dure nei confronti del sindaco di Figline. “Polemiche gratuite, fatte – dichiarò allora Riccardo Nocentini – al solo scopo di infangare l’operato dell’amministrazione e di bloccare un’opera di grande utilità per i cittadini”. Di polemica in polemica anche le opposizioni in Consiglio comunale manifestano la propria perplessità. “Era solo questione di tempo - dichiara il gruppo

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Pdl - inutile fare gli increduli adesso, il recupero delle Lambruschini è nato male. A suo tempo proponemmo alla Giunta di trasferire i locali della politica a Palazzo Pretorio, attualmente inutilizzato. Ma si è voluto dar avvio a un’opera che ad oggi ci ha procurato solo ‘sfottò’ sulla stampa e sulle tv nazionali”. Il vero e proprio putiferio si scatena poi con l’intervento della magistratura. Tirando le fila dell’inchiesta sull’area di Castello, a Firenze, si arriva fino alle Lambruschini, il cui progetto è stato affidato al solito studio Archea, quello di cui fa parte l’architetto indagato Marco Casamonti. Archea o non Archea, la rinascita delle Lambruschini va avanti e si completerà nel giro di un paio d’anni.

on è cosa da un qualsiasi comune di poco più di 16mila abitanti finire al centro di una puntata di Matrix. E al centro delle invettive di Vittorio Sgarbi. Ma Riccardo Nocentini, sindaco di Figline, non si fa intimorire dalle luci della ribalta. Né tantomeno a chi gli dà, in diretta nazionale, di “capra”, grande classico nel repertorio ‘sgarbiano’. “Non mi sento una capra, ma un po’ un agnello sacrificale, quello sì – replica Nocentini – ci si impegna notte e giorno per riuscire a ottenere dei finanziamenti regionali di questa portata e risolvere un problema vecchio di 25 anni, per ricevere le pietre”. Ma da alcuni, solo da alcuni, ci tiene a sottolineare il sindaco. “Tra i cittadini l’opera è apprezzata”. E il famoso comitato contrario? Non l’ho mai visto. Non hanno mai chiesto un incontro e la raccolta di firme, seppur c’è stata, non so quanto successo abbia ottenuto, nessuno me le ha mai sottoposte. Sgarbi parla di “gioiello dell’architettura di fine ‘800 deturpato in chiave moderna”. Perché non si è optato per un restauro conservativo? Innanzitutto questa definizione conferma che Sgarbi non ha mai visto l’edificio. Si trattava di una struttura senza alcun valore, se non quello affettivo, dei tanti figlinesi che vi sono andati a scuola. Un immobile in disuso dagli anni ’80 che stava letteralmente cadendo a pezzi. E che, oltre ad essere inutilizzato, rappresentava un costo dal punto di vista della derattizzazione e disinfestazione annuale. Risanarlo era estremamente necessario ed è stato uno dei primi impegni che mi sono assunto, una volta eletto. Ma un restauro conservativo non sarebbe stato funzionale ai servizi che dovrà

Riccardo Nocentini

ospitare. Questo tipo di intervento ci permette di salvare la memoria, dando al tempo stesso una “nuova pelle” a un edificio storico. Perché la scelta della torre di sei piani? E’ tutt’altro che un elemento insolito nel panorama di Figline, anzi si andrà a inserire nella schiera di torri e campanili che già contraddistinguono il paesaggio. Senza sovrastarlo. La scelta deriva dalla convinzione che sia possibile innovare anche nei centri storici, nel rispetto del passato. E i costi? Il finanziamento regionale copre soltanto 3 milioni su 5.

Definire le ex scuole un gioiellino? Vuol dire non averle mai viste Si tratta di un’operazione praticamente a costo zero. I restanti 2 milioni di euro saranno finanziati dalla vendita del palazzo che al momento ospita gli uffici comunali e la biblio/F.P. teca.

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FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

rignano. Entro tre anni l’opera sarà completa. E il traffico in paese finalmente alleggerito

Circonvallazione, al via il secondo lotto Messa da parte la querelle sui ripetuti rinvii, la Provincia ha messo a bilancio altri 3 milioni di euro per finanziare la realizzazione della strada attesa da oltre 20 anni Francesca Puliti

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i vorranno quasi 3 milioni di euro e almeno altri tre anni, ma la circonvallazione di Rignano sarà conclusa, è una certezza. Dopo anni di tira e molla, di lavori affidati e poi bloccati, di cantieri infiniti e di finanziamenti finiti, la vicenda sembra avviarsi verso il lieto fine. Le risorse per la realizzazione dell’opera sono state inserite nel Piano Triennale degli Investimenti della Provincia di Firenze 2010-2012. E si tratta di una discreta somma: soltanto per portare a termine il primo lotto saranno necessari circa 308mila euro, mentre per completare il secondo l’amministrazione dovrà sborsare 2 milioni e 940mila euro. Non esattamente noccioline. Il che spiega almeno in parte l’accidentato percorso che i consiglieri provinciali Andrea Calò e Lorenzo Verdi (Prc, Pdci, Spc) hanno dovuto affrontare per fare in modo che l’opera fosse totalmente finanziata entro i prossimi tre anni. Nella prima presentazione degli interventi in programma per

il triennio 2010-2012, infatti, risultava sì il proseguimento della circonvallazione di Rignano, “ma mancava qualsiasi impegno serio e puntuale per la conclusione dei lavori – sottolinea Calò – ed era sparito circa un milione di euro dal conteggio delle risorse messe a disposizione”. A forza di interrogazioni e conferenze stampa la questione non è mai passata in secondo piano, tant’è che a dicembre scorso il Consiglio provinciale ha approvato una mozione che recupera le risorse “scomparse” e impegna Presidente e Giunta ad accelerare sul completamento dei lavori. “Sarebbe l’ora – dichiara Andrea Calò, consigliere provinciale Prc – visto che attendiamo quest’opera da più di vent’anni”. Correva l’anno 1988 quando vennero predisposti i primi documenti per la realizzazione di una strada in grado di alleggerire il traffico non solo nel paese ma in tutta la zona. Ma il progetto si arena nei rivoli della burocrazia e incontra altri intoppi pratici: l’opera viene cominciata e poi abbandonata

Il primo lotto della circonvallazione all’altezza di Poggio Cherici

a più riprese. Fino alla scorsa Giunta provinciale, guidata da Matteo Renzi, che definisce tutta la storia “una delle pagine più brutte dell’amministrazione”. E fa ripartire le ruspe. Giunge così pressoché a termine il primo lotto della tanto attesa circonvallazione la scorsa primavera. Do-

podiché siamo punto e accapo, il progetto pare arrancare nuovamente, dilazionato in 4/5 anni, a un passo dalla conclusione del primo lotto, con il secondo già in fase di progettazione. Poi arriva la stretta sui tempi: entro il 2012 Rignano avrà la tanto sospirata circonvallazione.

l’intervista. Il sindaco Gianna Magherini fa il punto sulla rivoluzione della viabilità, tra tempi e spese

“Un’opportunità di sviluppo per l’intero Valdarno” “H

o un po’ paura a dire che ce l’abbiamo fatta, ma siamo sulla buona strada”. Non si azzarda a cantar vittoria il sindaco di Rignano Gianna Magherini, a proposito della conclusione della circonvallazione della provinciale 89 del Bombone, ma ha fiducia nel buon proseguimento della vicenda. Sindaco, a che punto è il primo lotto dei lavori? E’ praticamente finito, mancano soltanto piccole opere accessorie come la piantumazione e la semina delle scarpate. Ma temo che invecchi prima che sia portata a termine la seconda parte della strada. Il primo tratto, da solo, serve a poco. L’unica utilità che può avere è quella di collegare l’area dell’ex cementificio Bruschi, identificata come possibile zona di espansione urbanistica per

Rignano. Ma non assolve alla sua funzione principale, quella di alleggerire il traffico in paese e fornire una valida alternativa ai mezzi pesanti, il cui transito è stato interdetto all’interno della zona abitata. Qui siamo in una zona ricca di industrie, ma se non vogliamo che chiudano i battenti o si trasferiscano altrove dobbiamo offrire loro un’infrastruttura adeguata. Per questo sono anni, ormai più di 20, che ci battiamo per la circonvallazione. Quando dovrebbero partire i cantieri per il secondo lotto? Non prima dell’anno nuovo. La fase preliminare è appena iniziata e consiste nelle indagini geognostiche per analizzare il terreno. Questa fase dovrebbe impegnare

gran parte del 2010, dopodiché si potrà dare il via alle ruspe. La progettazione è già stata affidata ed è in corso d’opera. Quanto costerà alle casse del Comune? Il Comune di Rignano sull’Arno ha già pagato in passato la sua quota percentuale, sia per quanto riguarda il primo che il secondo lotto. Il problema è che nel frattempo i costi sono lievitati, ma per conoscere la spesa complessiva con esattezza sarà necessario come minimo attendere la fine della fase progettuale del secondo lotto. A quel punto valuteremo se sarà il caso di contribuire ancora, quel che è certo è che si tratta di un’opera fondamentale per la viabilità e la vivibilità del paese. E /F.P. per lo sviluppo dell’intera area del Valdarno.

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Marzo 2010

il giornale nel tuo comune

INCISA. A un passo dall’approvazione, il progetto del centro sportivo è scomparso. Ma non dai piani del Comune

C’era una volta il Campus viola Risale ormai a quattro

Paola Tozzi

anni fa la firma

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he fine ha fatto il tanto dibattuto Campus viola a Incisa? Sfumato, rimandato o morto sul nascere? Per certo, ben lungi dall’essere realizzato. Eppure il progetto ha tenuto impegnate le amministrazioni comunale, provinciale e regionale da una parte, e la società viola dei Della Valle dall’altra, fin dall’ormai lontano anno 2003. Fino ad appa-

della convenzione con la Fiorentina per il recupero della fattoria di Loppiano, con tanto di campi da calcio, attrezzature

l’intervista

e un residence

Il sindaco Giovannoni

da cinquanta camere.

“Carte in regola da parte nostra”

Mancava solo il piano

“E

attuativo a firma Della Valle. Ma tutto si è risolto in un nulla di fatto. Lasciando a piedi anche il piano di miglioramento agricolo compreso nel “pacchetto”. Ecco

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ra un’ottima occasione di sviluppo per il comune di Incisa, ma il territorio non si svende a qualunque costo, bisogna comunque entrarci con il dovuto rispetto”. Parla al passato, oramai, il sindaco di Incisa Fabrizio Giovannoni, in merito alla realizzazione del Centro Sportivo della Fiorentina. E c’è amarezza nelle sue parole, ma anche consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per realizzare un’opera che avrebbe portato prestigio e visibilità, oltre che ricadute in termini economici ed occupazionali. Contavate molto su questo progetto? Il Piano di Miglioramento Agricolo ed Ambientale previsto inizialmente all’interno del “pacchetto” garantiva uno sviluppo, anche qualitativo, importante per le produzioni locali di vino ed olio. Non ci scordiamo che qui siamo alle porte del Chianti. Gli Enti Locali interessati alla questione si sono impegnati ed hanno da tempo esaurito quelle che erano le loro competenze. Regione, Provincia e Comune hanno fatto tutti gli atti preliminari necessari alla realizzazione del Campus, prima fra tutte la variante al piano strutturale regionale, che è operativa. Lo stesso dicasi per la variante al Piano di Miglioramento Agricolo ed Ambientale, prevista, come dicevo, dagli accordi preliminari. Cosa è mancato, quindi? L’atto definitivo da parte della fiorentina. Purtroppo attendiamo ancora il progetto concreto, che la Fiorentina non ha mai presentato, e che ci avrebbe permesso di effettuare un nuovo regolamento urbanistico, con tutte le norme su come effettuare il centro sportivo. Forse la società Fiorentina cercava delle “sicurezze”, chiamiamole così, in merito allo sviluppo della struttura dal punto di vista turistico, unica parte del progetto che per loro avrebbe costituito un introito, e non solo un costo come tutto il resto del progetto. Sicurezze che noi non eravamo in grado di dare /P.T. a priori.

rire a un passo dalla realizzazione. La zona del territorio comunale individuata per la costruzione del Centro Fiorentina è, come è noto, quella intorno alla tenuta L’Entrata, zona Loppiano. Una fattoria che la società viola acquistò allo scopo da privati. La tenuta si estende per 130 ettari, al centro dei quali si trova una villa, in parte restaurata, con annesso fienile. Nella tenuta si producono vino ed olio. Il progetto prevedeva il recupero di tutti i terreni agricoli ad uso produttivo, più il restauro della villa, che doveva diventare un relais con almeno 50 camere. La struttura sportiva, adibita ad allenamenti e ritiri, avrebbe dovuto estendersi su 7500 metri quadrati, e doveva comprendere 4 campi da calcio a misura regolamentare, in erba, due campi da calcetto, palestra, piscina, oltre a bar, reception, self-service, negozi di gadget e prodotti gastronomici locali. Senza dimenticare parcheggi per auto e pullman. Il primo passo “concreto” tra le parti è datato novembre 2003. Allora il Comune di Incisa si impegnava ad approvare in Consiglio comunale la variante urbanistica, dietro la presentazione di un progetto da parte della società Fiorentina. La società gigliata, in cambio, avrebbe finanziato il risanamento delle piazze del paese ed i rimodernamento del vecchio campo sportivo, eventualmente da utilizzare le per partite delle squadre giovanili. Furono presto superate anche le obiezioni presentate da Legambiente, sulle modalità di irrigazione dei campi di calcio, e dal Prc provinciale, sulla deturpazione delle aree boschive adiacenti, anche perché la stessa popolazione incisana ha sempre manifestato un parere molto favorevole alla costruzione del centro. Si partì quindi con le prime varianti. Del 2005 è la convenzionepiano strutturale e nello stesso anno la variante strutturale regionale diventa operativa. Nel 2006 si attiva la convenzione per il recupero della fattoria. A questo punto mancava solo il Pianto Attuativo da parte della Fiorentina, con relativa e conseguente variante al regolamento urbanistico comunale. Ma è proprio quest’ultimo documento – in pratica il progetto vero e proprio del centro – che non è stato mai presentato da parte della Fiorentina dei Della Valle. E questa mancanza ha di fatto bloccato tutto. Tecnicamente tutto è pronto, almeno da parte degli enti locali si sono approntate, ed in tempi utili, tutte le misure necessarie. Ma la Fiorentina sembra aver perso interesse per il progetto. E nessuno ha ancora capito il perché.

La società gigliata avrebbe finanziato il risanamento delle piazze


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FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

REGGELLO. Si avviano a conclusione i lavori di restauro della “casa del Roppa”, in località Cascia

Una biblioteca a tutta tecnologia focus

Andrea Tani

Contro le code quotidiane all’uscita autostradale

Pannelli solari sul tetto e sala

Arriva la rotatoria anti-caos

multimediale per conferenze e

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spettacoli. E nel seminterrato è stata ricavata anche una sala prove per musicisti in erba. Ancora allo studio la soluzione per valorizzare l’antico pozzo rinvenuto durante i lavori

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Il cantiere della nuova biblioteca

ncora qualche mese di attesa e Reggello avrà la sua nuova biblioteca. Sono entrati nella fase conclusiva i lavori di restauro della “casa del Roppa”, in località Cascia, dopo un intervento costato 1,8 milioni di euro, di cui 450.000 a carico del Comune e gli altri 1.350.000 finanziati da un bando della Regione Toscana per il recupero di beni culturali. Mancano la sistemazione definitiva e gli arredi, ma già è possibile immaginarsi l’aspetto finale della biblioteca. Entrando, ci si troverà di fronte ad un’ampia sala multimediale che potrà ospitare incontri, conferenze, proiezioni, spettacoli musicali ed ogni genere di attività culturali e ricreative. Sempre al piano terra sarà allestita l’emeroteca, un’area dedicata alla lettura di giornali, riviste e pubblicazioni periodiche. Poco più in là, i piccoli lettori avranno una stanza tutta per loro, con testi scelti e giochi per l’infanzia. Non mancheranno naturalmente gli spazi per gli studenti, con tutto il piano superiore adibito a sala per lo studio e la lettura con diversi computer collegati ad internet a disposizione di tutti. Nel seminterrato è stata invece ricavata una sala prove insono-

rizzata per musicisti giovani e meno giovani, accanto alla quale verranno trasferiti l’archivio della Biblioteca e l’archivio storico del Comune. Il tutto all’insegna del contenimento dei consumi, grazie ai pannelli solari e fotovoltaici che contribuiranno al fabbisogno energetico della biblioteca. Ci si continua intanto ad interrogare sulla destinazione da dare al pozzo di epoca altomedievale venuto alla luce durante i lavori: una cavità profonda otto metri di un metro di diametro databile fra l’VIII e l’XI secolo dopo Cristo, secondo le indicazioni iniziale della Società archeologica del Centro Italia che ha svolto la prima indagine stratigrafica del sito. “Secondo quanto ci è stato riferito dalla Sopraintendenza – spiega l’assessore ai lavori pubblici Fabio Tirinnanzi – è il terzo pozzo risalente all’alto medioevo per dimensione in Toscana e quello con la struttura meglio conservata”. Si tratta, per il sindaco Sergio Benedetti, di un “patrimonio storico-culturale che vorremmo valorizzare e rendere fruibile a tutti. Stiamo studiando una soluzione per lasciare il pozzo nell’edificio della biblioteca, magari nell’ambito di un piccolo giardino, per renderlo visibile ed apprezzabile”.

opo il cambio di nome, potrebbe arrivare la nuova rotatoria. L’uscita Incisa-Reggello (a cui è stato apposto solo di recente il nome del comune in cui si trova) rimane preda del traffico. Eppure si tratta del percorso obbligato per raggiungere uno qualunque dei centri abitati del Valdarno fiorentino, per chi arriva da Firenze. Eppure, nonostante la mole di auto che ogni giorno solcano queste strade, lo svincolo che dopo il breve raccordo immette sulla viabilità ordinaria è servito da un semplice incrocio. Niente è stato ancora fatto per alleggerire il traffico e limitare la pericolosità dell’intersezione. Le code continuano ad allungarsi negli orari di punta e con loro i minuti rubati al tempo libero dei valdarnesi di ritorno da una giornata di lavoro. Di qui la proposta, avanzata dai sindaci del Valdarno e portata fino in Consiglio provinciale dal consigliere Pd Piero Giunti: una rotatoria in corrispondenza dello svincolo, sulla SS 69, soluzione molto meno pericolosa e in grado di garantire una circolazione fluida. “E’ una proposta che condividiamo – gli fa eco l’assessore alle infrastrutture, nonché vicepresidente della Provincia Laura

Cantini - e siamo pronti a coordinare un tavolo per renderla operativa. La Provincia non può, da sola, decidere su questo in quanto si tratta di un’opera da realizzare su una strada regionale. Non solo, sulla proposta occorre un coinvolgimento anche della Società Autostrade. C’è un assenso tecnico al lavoro da svolgere, sarà mio compito sollecitare l’opera e porla come priorità per superare questi rallentamenti che creano disagi alla viabilità vicino allo svincolo autostradale”. Il primo incontro tra i sindaci valdarnesi e i tecnici provinciali si è già tenuto, primo passo verso una circolazione /M.B. più fluida.

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A SERVIZIO DELLA PERSONA PER UNA ECONOMIA DI COMUNIONE La società cooperativa poliambulatorio Risana, costituita il 26 febbraio 2008 da 9 soci fondatori, ha iniziato ad operare dal 1 luglio 2008 ed ha inaugurato i nuovi locali di attività presso il Polo Lionello il 24 ottobre 2009. 1 soci ritengono fondamentale recuperare una visione della medicina basata sul rispetto e sul valore della dignità della vita umana e coniugarla con il progresso tecnologico e scientifico per una professionalità che punti all’eccellenza e riporti la persona al centro dell’interesse dell’arte medica. La struttura sanitaria privata si pone sul

territorio nell’atteggiamento di rispondere a necessità rilevate oggettivamente in materia di servizi sanitari e socio-sanitari con la precisa intenzione di reinvestire gli eventuali margini di profitto in porgetti di solidarietà, attività formative, incremento della “azienda” per sempre meglio incontrare le esigenze della popolazione. Attualmente, come Poliambulatorio Risana si offrono cure odontoiatriche, dalla prevenzione, alle riabilitazioni complesse, implantologia e ortodonzia, anche con tecniche invisibili.

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il giornale nel tuo comune

Figline

Incisa

Reggello

Rignano

LA NOVITA’ NASCE PIAZZA DELLA FATTORIA E’ nata una nuova piazza nel centro di Figline, si tratta di piazza della Fattoria. Presa recentemente in carico dal Comune, è qui che presto traslocherà la sede della Polizia Municipale, al piano terra di un vecchio immobile un tempo adibito appunto a Fattoria. Un primo passo per rendere viva la zona, dove l’amministrazione pensa di trasferire diverse attività. Sulla piazza, infatti, si affacciano alcuni fondi di proprietà del Comune, che potrebbero ospitare altre funzioni pubbliche. “Sarà una sede moderna e funzionale dotata di tutte le tecnologie disponibili che consentiranno il collegamento e il controllo dell’intero fondovalle valdarnese. Addirittura – dichiara l’assessore a lavori pubblici e urbanistica Valerio Fagioli – per la prima volta il comando dei vigili urbani comprenderà anche una ‘camera di sicurezza’ e un apposito locale per ospitare l’armeria e i vari monitor per le tante telecamere installate nei punti strategici”. La piazza è e resterà soltanto pedonale, il che non guasta alla vivibilità e alla vivacità del luogo.

Arte Chiesa del Vivaio, nuovi restauri Riprendono questo mese i lavori del laboratorio di restauro di Incisa Valdarno, nel chiostro della Chiesa del Vivaio. Gli studenti si cimenteranno con tre quadri di grandi dimensioni, sotto la supervisione dei professori Gabriella Forcucci e Paola Mariotti. Nel frattempo, a Palazzo Ridolfi, prosegue il restauro dei nove dipinti del Vivaio, la cui conclusione è prevista entro l’anno. ENERGIA 16 lampioni intelligenti alla Costerella Arrivano i lampioni intelligenti sulla strada della Costarella. Non solo lampade a tecnologia led, studiata per garantire la massima efficienza con il massimo del risparmio. Ogni lampione gode di una sua autonomia e può essere regolato per fare più o meno luce a seconda dell’orario della giornata o della posizione. Per ora ne sono arrivati sedici, ma in futuro a questo parcolampioni potrebbero aggiungersene altri. Bilancio permettendo. Se l’installazione è infatti piuttosto “salata”, il risparmio si misura in un 40% di spesa in meno all’anno. “Le lampade – precisa l’assessore ai lavori pubblici Gianfranco Mazzotta – durano una decina d’anni e consentono, tramite un apposito telecomando, una regolazione sul posto e per ogni lampione, delle ore di accensione e dell’entità del flusso luminoso emesso”.

RIFIUTI AL VIA LA RACCOLTA PORTA A PORTA La raccolta differenziata porta a porta sbarca anche nella frazione di Vaggio. Il servizio sarà attivo a partire da questo mese, con diverse modalità a seconda del tipo dei rifiuti. Carta e cartone, organico, non differenziato e multi materiale e addirittura pannolini e pannoloni, queste le categorie stabilite, ognuna con un suo colore specifico. Tutti raccolti una volta la settimana, tranne l’organico (tre volte) e i pannolini (quattro), direttamente sotto casa. La decisione di estendere tale servizio a Vaggio è maturata dopo gli ottimi risultati ottenuti a Matassino, dove è stato superato l’80% di raccolta differenziata. infanzia incontri per Grandi e piccini Ripartono le iniziative intitolate “I Tesori dell’arcobaleno”, un’insieme di iniziative ed incontri che si propongono di facilitare il ruolo del genitore e di rispondere ai bisogni ed ai diritti dei più piccoli. “I Tesori dell’Arcobaleno” - dichiara l’Assessore alla Pubblica Istruzione, del Comune di Reggello, Cristiano Benucci che da diversi anni viene promossa dal Comune, ha quest’anno una veste nuova, con proposte articolate e di qualità, che si realizzeranno nei due asili nido comunali di Prulli e Pietrapiana, oltre ad incontri con i genitori dei bambini dei nidi e della scuola dell’Infanzia, su temi specifici”. Il Futuro dei bambini e delle bambine è nel presente”. Tutte le iniziative, si svolgeranno il sabato mattina, dalle ore 9.30 alle 12.00, e constano di tre percorsi formativi: “Un sabato di storie e un libro tutto mio”, per bambini dai 12 mesi ai 4 anni; “Musica in fasce”, per bambini dai 12 mesi ai 4 anni, accompagnati dai genitori; e infine cinque incontri dedicati a “Il massaggio del bambino”, per bambini da 1 a 8 mesi, accompagnati dai genitori. Oltre a questi percorsi, si svolgeranno anche tre incontri tematici, gratuiti, con i genitori dei bambini dei Nidi e della Scuola dell’Infanzia, il primo in calendario, “Posso giocare anch’io? Giochi fra genitori e figli”, si svolgerà il 23 marzo prossimo presso la scuola L. da Vinci di Reggello. Tutti gli interessati possono rivolgersi ai Servizi Educativi Culturali del Comune.

SERVIZI TELEFONO AMICO PER GLI STRANIERI Filo diretto con gli stranieri presenti sul territorio rignanese, ma anche sugli italiani che volessero saperne di più su opportunità, leggi e quant’altro, a partire da come mettere in regola personale di origini extracomunitarie. E’ attivo dal 15 febbraio Linea Amica Immigrazione, servizio di informazione e supporto multilingue ai cittadini stranieri ed italiani sui temi dell’immigrazione, in particolare sul lavoro domestico. Il servizio è disponibile telefonando ai numeri di Linea Amica (803 001 da telefono fisso, 06 828881 da cellulare) dalle ore 9.00 alle 18.00, dal lunedì al venerdì. Dall’altra parte della cornetta gli operatori rispondono in inglese, francese e spagnolo. ROSANO LA DIFFERENZIATA SI AMPLIA Comincia da Rosano il servizio di raccolta differenziata porta a porta, destinato ad estendersi dal capoluogo alle frazioni circostanti. La decisione di partire inizialmente da questa località, in cui il servizio approderà a maggio, è stata dettata principalmente da elementi d’urbanizzazione che rendono favorevole l’organizzazione degli interventi. L’idea fondante del progetto prevede una serie di passaggi da mettere in atto gradualmente, a partire da Rosano, per estendere il servizio su tutto il territorio comunale. Le vie interessate sono: Via Giorgio La Pira, Via Giovanni Michelucci, Via I Maggio, Via di Castellonchio e Via Fabiani. Sono 305 le famiglie coinvolte in questa prima fase, per una popolazione complessiva di circa 800 persone, e 28 attività commerciali. L’obiettivo è quello di arrivare al 55% di differenziata, come previsto dagli obiettivi europei e regionali. Attualmente Rignano si attesta al 43%, con un trend di aumento pari al 4% annuo, nonostante al momento il ritiro domiciliare sia effettuato solo nel capoluogo. E le tariffe? Come ogni servizio, anche questo ha un costo, pari a circa un milione di euro, il che significa un aumento della spesa pari all’1,9%, ovvero circa 2 euro a famiglia. Costo riassorbito dalle minori spese per il conferimento dei rifiuti in discarica.

Un unico massiccio intervento in programma per il mese prossimo. PIAN DI RONA Dureranno 40 giorni i lavori per la sistemazione della strada di Pian di Rona. Il costo dell’operazione, che partirà dopo Pasqua, ammonta a 240mila euro. Durante l’intervento la strada sarà chiusa al traffico.

E’ stato schiacciato il tasto “pausa”, per il momento, sulla manutenzione stradale. I lavori riprenderanno ad aprile, con il bel tempo. E con l’approvazione del nuovo bilancio, da cui dipendono i nuovi stanziamenti. CIMITERO DI VIA DELLA PIEVE Si concluderà nel giro di qualche giorno la sostituzione degli elementi in rame che erano stati trafugati a primavera.

Abbattimento delle barriere architettoniche e nuovo look per lo stadio STADIO COMUNALE E’ fissato per metà mese l’avvio dei lavori di ristrutturazione dello Stadio Comunale, principalmente per quel che riguarda gli impianti e le tribune e per l’adeguamento della struttura alla normativa dei professionisti. Il completamento dell’opera dovrebbe avvenire nell’arco di tre mesi circa. VIA AMENDOLA Abbattimento delle barriere architettoniche in via Amendola, i lavori proseguiranno fino al 26 di marzo con il restringimento della carreggiata di un metro dal lato degli edifici. L’intervento prevede la sostituzione dell’alberata e la realizzazione di un nuovo marciapiede in sostituzione di quello esistente. Lo sviluppo delle piante di pino ha causato la completa deformazione del marciapiede impedendone di fatto la transitabilità specialmente per anziani, disabili e carrozzine; inoltre le piante di pino presentano tuttora inclinazioni insoddisfacenti da un punto di vista estetico, penalizzano l’impianto di illuminazione ma soprattutto rappresentano un pericolo di crollo incombente sull’area. I pini saranno rimpiazzati con piante di Carpino Bianco, allineate a quelle già esistenti.

Dureranno tre o quattro mesi, condizioni meteo permettendo, i lavori cominciati nel mese di marzo, un unico lotto da 200mila euro di investimenti. località massa Si comincia con la sistemazione del parcheggio tra via Pasolini e la SR69, per poi passare all’intervento che riguarda l’incrocio stesso. Al via anche il rifacimento del fondo stradale per un tratto di 70-80 metri nella strada comunale S.Vito. I cantieri arriveranno fino al cimitero, con la riasfaltatura dell’intera via. Lo stesso cimitero sarà interessato da alcuni interventi, per la regimazione delle acque superficiali. In via di ultimazione le nuove cappelle. VIA PETRARCA Marciapiede nuovo in via Petrarca, fino a piazza Repubblica. In arrivo nuove lastre di pietra per dare nuovo decoro alla strada. LUNGARNO MATTEOTTI Buche su marciapiedi e strada a posto entro l’estate.



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primo piano

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L’INchIestA/1. Dall’aperitivo all’ultima birra scolata sui gradini. Luci e ombre della movida fiorentina

Certe notti (alcoliche) a portata di paghetta Francesca Puliti

L

o chiamavano aperitivo, era qualcosa da bere sgranocchiando un paio di noccioline in attesa della cena. La versione aggiornata agli anni 2000 è una grande abbuffata innaffiata da due o tre cocktail. La notte alcolica dei giovani fiorentini comincia da qui. Dai vari centri del preserata, come San Niccolò e Santo Spirito, si sposta poi principalmente in zona Santa Croce, incoronata da qualche anno fulcro della movida gigliata. E la serata comincia presto, per poter usufruire delle più svariate promozioni. A ogni giorno della settimana la sua. C’è il lunedì sera dei cinque shot a cinque euro, il martedì della seconda pinta di birra gratis, il mercoledì della dama da bere e via di questo passo fino alla domenica. I posti dove alzare il gomito con pochi euro non mancano. A volte basta munirsi di una tessera, investimento contenuto a portata di paghetta, per

accedere a Vodkalemon e Negroni a tre euro. Talvolta non c’è bisogno neanche di quella. “Se poi ci si fa amico qualche barista è fatta”, ammette candidamente una ragazza. Domani c’è scuola, ma è pur sempre venerdì sera. L’anno prossimo entrerà a pieno titolo nel circuito delle feste universitarie, per quest’anno è ancora a rischio controllo carta di identità. A verificare la data di nascita degli avventori, però, sono veramente in pochi. Più numerosi, invece, i gestori dei locali che si dimostrano fiscali sull’orario di fine bevuta. Poco male, perché anche quando pub e birrerie chiudono i battenti si trova comunque il modo di farsi una birra. Basta rivolgersi ai venditori abusivi che ne trasportano sempre una modica quantità nello zainetto. Poi va a finire che la si consuma a sedere sui gradini di qualche chiesa, infischiandosene delle condizioni meteo (figuriamoci poi di una qualsiasi ordinanza), perché l’importante è stare insieme e fare baldoria in compagnia. E possibilmente schivare la classica secchiata dal vicinato. Per chi ha qualche anno in più,

qualche soldo in più in tasca e il coprifuoco alle spalle, ci sono i club, che tengono duro fino alle cinque del mattino. Se c’è un lato positivo in tutto ciò è che quanto meno in questa fascia d’età è cresciuta la consapevolezza di un problema spesso lasciato sottotraccia. “Dal 2008 al 2009 sono aumentate le persone che si sono rivolte a noi – dichiara la dottoressa Paola Trotta, coordinatrice dei servizi Sert e Sat sul territorio fiorentino – l’incremento si è verificato non tanto tra i minori, quanto tra i 19 e i 24 anni”. I dati dell’anno scorso sono ancora in fase di elaborazione, ma i numeri del bollettino 2008 parlano chiaro: a bussare alla porta dei Servizi Alcologici Territoriali sono stati in 1.253, oltre 1000 solo nella città di Firenze, gli altri distribuiti nella cintura adiacente. Un terzo di questo battaglione, in aumento rispetto al 2007, è rappresentato da donne. “L’aumento però può essere spiegato anche dai più frequenti controlli sulle strade – continua la dottoressa Trotta – che ha innalzato il livello di attenzione. E anche un po’ di sana preoccupazione”.

Pochi controlli sull’età dei clienti, molte promozioni per bere (troppo) con pochi euro, dal lunedì alla domenica. E aumentano i ragazzi dai 19 ai 24 anni che si rivolgono ai servizi Alcologici territoriali in cerca di un aiuto specializzato iVan Barista, 36 anni

gioRgio Dottorando, 28 anni

anna e sTeFano Baristi, 45 e 43 anni

“C’è sempre qualcuno che alza il gomito”

“A chi non piace una birra all’aperto?”

“Il buon senso è l’arma più efficace”

“Forse la questione è un po’ troppo enfatizzata...Per esperienza personale posso dire che non ho mai avuto particolari problemi, e del resto si sa: gente che alza il gomito c’è sempre stata e sempre ci sarà. Speriamo solo che queste nuove regole entrate in vigore siano applicate in maniera uniforme”

“Io personalmente non ho mai creduto alle politiche proibizioniste. Quello dell’abuso di alcool è un problema serio, non c’è dubbio, ma credo che sarebbe più proficuo intervenire a monte, sulla riduzione del danno. E poi diciamolo, con la bella stagione a chi non piace bersi una birra all’aria aperta?”

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“È sicuramente meglio prevenire che curare. L’educazione è l’unico strumento veramente efficace per proteggere i ragazzi dall’alcolismo o dalla droga. Da parte nostra siamo sempre stati vigili sull’età della nostra clientela, siamo convinti che il buon senso sia senz’altro un’arma migliore dei divieti”

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primo piano

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L’INchIestA/2. Vietata la vendita da asporto dalle 22 alle 3 e il possesso oltre la “dose” personale

E fu così che arrivarono le ordinanze anti-sbronza Luca Serranò

L

a città del vino rosso dichiara guerra all’abuso di alcol. Con le due ordinanze del mese scorso, infatti, il Comune ha circoscritto modi e tempi della vendita di bevande alcoliche nel centro di Firenze e alle Cascine. Colpendo, in particolare, quei piccoli market che fino a notte fonda offrono birre, vini e liquori al dettaglio. Niente più vendita da asporto dalle 22 alle tre del mattino (per l’articolo 650 c.p. arresto fino a tre mesi e multe superiori ai 200 euro), divieto di detenere bottiglie o lattine superiori alla “dose” personale. Le nuove regole (valide fino al 31 maggio, quando probabilmente saranno “rinnovate” da un decreto prefettizio) sono state accolte con cautela dal popolo della notte. “Il proibizionismo non è mai servito a nulla”, sibila un ragazzo visibilmente alticcio all’uscita di un frequentato locale del centro. “Chi si vuole ubriacare lo farà lo stesso”, fa eco un suo compagno. Che una fascia sempre maggiore di giovani spenda le proprie serate tra un bicchiere e l’altro, d’altra parte, è sotto gli occhi di tutti. “Perché fanno chiasso e si notano di più - replica Giorgio da dietro il banco del suo bar di via San Gallo - vedo anche tanti cinquantenni che attaccano alle dieci di mattina e vanno avanti tutto il giorno”. Un problema dai contorni sfuggenti, quello dell’abuso di sostanze alcoliche tra i ragazzi. Meglio vietare o educare al consumo responsabile? Quel che è certo è che la duplice

niccolÒ Ristoratore, 32 anni

eManUela Artigiana, 25 anni

MaTTia Commesso, 30 anni

“La questione esiste e va affrontata”

“Meglio allentare la presa?”

“Serviva qualche regola in più”

“In linea di principio sono senz’altro d’accordo. La questione esiste e in qualche modo va affrontata. Peccato che per noi operatori ci siano molti altri problemi: ho appena ricevuto 4mila euro di multa perché un ragazzo saliva dalla mia cantina con un panino in mano. Penso che le norme andrebbero applicate con maggior elasticità”

“La politica ha sempre avuto un atteggiamento paternalistico nei confronti dei più giovani, frutto, credo, della sostanziale incapacità di comprenderli. Mi chiedo invece se non sarebbe il caso di allentare un po’ la presa: non vorrei infatti che tutti questi limiti alla fine producessero l’effetto contrario”

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ordinanza del sindaco Renzi è arrivata dopo alcuni casi limite di minorenni ricoverati per coma etilico, circostanze che hanno spinto le istituzioni cittadine a fare fronte comune. “Non è solo una questione di ordine pubblico – spiega il questore di Firenze Francesco Tagliente – ma una vera e propria emergenza sociale. Già nei mesi scorsi abbiamo effettuato controlli a tappeto nei locali, certi episodi non devono più verificarsi”. Un chiaro riferimento alle sospensioni di licenza che lo stesso Tagliente ha disposto nei confronti di alcuni pub e di una (nota) discoteca delle Cascine, rei di aver servito da bere anche agli under sedici. “Bene ha fatto il Comune a intervenire – continua – ma è tutta la città che sta reagendo. Per la prima volta istituzioni, forze di polizia e associazioni di categoria si sono mosse insieme per contrastare il fenomeno – conclude – è una sorta di laboratorio permanente senza precedenti in Italia”. I primi risultati, in effetti, sono già abbondantemente visibili. Molti locali del centro hanno cominciato a chiedere il documento d’identità prima di servire alcolici, mentre il popolo della notte fa a gara ad interpretare il testo delle due ordinanze. “La seconda non la capisco proprio”, il ritornello tra i più giovani. Il divieto di detenere confezioni di alcolici eccedenti l’uso personale (nel centro storico e alle Cascine) ha destato perplessità sopratutto tra le associazioni dei consumatori, preoccupate della labilità di un simile principio. In attesa di vedere come sarà applicata la norma, di una cosa si può comunque essere certi: le bottiglie d’acqua non andranno a ruba.

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“Credo che qualche regola in più servisse davvero. Bene ha fatto il Comune a intervenire. Certo, vietare è sempre una sconfitta per tutti, ma in fondo, a pensarci bene, si tratta solo di evitare alcune situazioni limite. Le Cascine e piazza Indipendenza ad esempio devono tornare a disposizione di tutti”

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tempi moderni

Marzo 2010

LO studIO. Una ricerca traccia il ritratto di questa preziosa risorsa dell’economia fiorentina

gli artigiani hanno i capelli bianchi La fotografia arriva dal primo “Repertorio sui mestieri d’arte della provincia di Firenze”: i titolari delle imprese artigiane hanno generalmente tra i 49 e i 58 anni (è under 30 solo il 3 per cento). Ma a sorpresa il 60 per cento di loro utilizza la posta elettronica Annalisa Cecionesi

G

li artigiani, eccellenza fiorentina, sono, a detta di molti, personaggi in via d’estinzione. Lo stereotipo ce li fa pensare coi capelli bianchi, chini sul lavoro in botteghe d’altri tempi. Un’immagine veritiera? La risposta arriva dal primo “Repertorio sui mestieri d’arte della provincia di Firenze”, realizzato dalla Fondazione di Firenze per l’Artigianato Artistico, in compartecipazione con la Camera di Commercio di Firenze. Gli artigiani artistici della provincia, individuati attraverso l’indagine, sono 1.317, concentrati per il 49 per cento nel comune di Firenze. Hanno mediamente 50 anni e non hanno eredi ma muovono i primi passi nel mondo del web. Oltre la metà delle imprese artigianali è rappresentato da ditte individuali, fino a un massimo di tre addetti. Le forme societarie, minoritarie, sono più frequenti nel settore dei minerali non metalliferi e in quello della pelle e del cuoio. Come suggerisce lo stereotipo, gli artigiani hanno i capelli grigi: il titolare dell’impresa artigiana ha generalmente un’età avanzata, tra i 49 e i 58 anni. Solo il 3 per cento ha meno di 30 anni. Le imprese però sono piuttosto giovani. Un’attività su due è di prima generazione ed è stata fondata negli ultimi venti anni. Solo il 7 per cento circa delle aziende è nato prima del 1970. A differenza di quello che si può pensare, la trasmissione ereditaria del mestiere non è predominante. L’indagine dimostra infatti che le attività tramandate di padre in figlio sono il 35 per cento del totale. Gran parte degli artigiani ha studiato a Firenze: poco meno di metà ha un diploma di maestro d’arte. Un significativo 20 per cento proviene dall’Opificio delle Pietre Dure. Fedeli alla reputazione che li vuole depositari di un mestiere tipicamente manuale, gli artigiani sembrano poco propensi a usare la tecnologia in fase produttiva. Solo il 15 per cento delle imprese fa ricorso a una combinazione di manualità e utilizzo di macchine. Ma chi si immagina questi artisti alle prese con lettere sigillate con cera lacca si sbaglia. Il computer è entrato anche nelle botteghe. Oltre il 60 per cento degli artigiani comunica attraverso la posta elettronica. Ad avere un sito internet è invece poco meno del 39 per cento. Alcuni settori però si dimostrano più affini

Tra i settori con più dimestichezza col web c’è quello della pelletteria

di altri alle nuove tecnologie. E’ il caso della pelletteria e dei cuoi artistici, degli strumenti musicali, delle decorazioni e della ceramica. C’è chi diventa artigiano del web, pronto ad aprirsi dei varchi oltre i circuiti locali, diffondendo il proprio saper fare oltre i confini della regione, e perché no, dell’Italia. Buone notizie, allora. L’artigianato, “marchio di fabbrica” del made in Florence, resiste. In bottega e sul web.

in PiLLoLE IL PRECEDENTE

Il primo e unico progetto di Repertorio delle botteghe dell’artigianato artistico risale al 1958. Si trattava di un censimento degli artigiani toscani, pubblicato in quattro lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo). L’indagine odierna trae ispirazione da quel progetto proponendo una mappatura aggiornata.

L’INDAGINE

NON SEI SOLO...

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chiedi aiuto ad un professionista RUBRICA DI PSICOLOGIA A CURA DELLA DR.SSA DEBORA GILARDI Approccio cognitivo - Comportamentale Master in Disturbi dell'Alimentazione e Obesità Iscrizione all'albo degli Psicologi della Toscana al N.° 4388

TACHICARDIA, sudorazione, sensazione di formicolio, dolore al petto... Tutto vi porterebbe a pensare che stia descrivendo i sintomi di un infarto... A questo punto vorrei aggiungere sensazioni di sbandamento, di svenimento, di testa leggera, brividi o vampate di calore, paura di perdere il controllo, di impazzire e di morire... La persona che in un periodo di tempo circoscritto, spesso a insorgenza improvvisa, si ritrova a provare alcuni di questi sintomi, accompagnati da una intensa paura, terrore o senso di catastrofe imminente, si trova a sperimentare un "attacco di panico". Il ricordo che lascia il primo attacco è molto vivido e ricco di dettagli, la sensazione di disagio è percepibile al solo pensiero...ma la cosa che più spaventa è che si possa presentare nuovamente, in modo inaspettato e magari in situazioni in cui sarebbe difficile cercare aiuto e ricevere soccorso (ad esempio in auto, in ascensore, in un luogo affollato). E così si iniziano

a mettere in atto tutta una serie di "precauzioni", evitando di fare certe azioni o facendole solo se accompagnati da una persona fidata, utilizzando farmaci che possano rassicurare e diminuire l'ansia, ma allora poi è necessario averli sempre con sé - "non si sa mai!" - cercando in tutto e per tutto di scongiurare la possibilità che l'attacco possa ripresentarsi. Eppure a volte si ripresenta. Molti stimoli, in questo caso, possono col passare del tempo essere in grado di scatenare un altro attacco, poiché, siano essi sensazioni corporee o eventi esterni, sono sempre interpretati dalla persona in maniera catastrofica ed erronea. Il circolo vizioso del disturbo di panico si fa strada, causando notevole disagio alla persona che lo sperimenta, ma è possibile interromperlo. Attraverso l'utilizzo di opportune strategie cognitive e comportamentali, la persona è aiutata dallo psicologo ad affrontare il problema e a riprendere funzionalmente il corso della propria vita.

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L’indagine, a cura di Franco Vichi, direttore della Fondazione di Firenze per l’Artigianato Artistico, è raccolta in un volume e in un cd ed è suddivisa in due parti. La prima traccia un ritratto delle imprese artigiane della provincia di Firenze, cercando di delineare il “profilo” dell’artigiano d’arte odierno. Nella seconda parte sono invece descritte nel dettaglio le 1.317 aziende artigiane individuate.

IL METODO

Da un elenco iniziale di oltre 6mila aziende appartenenti all’Albo delle Imprese Artigiane è stata fatta una prima scrematura, eliminando ad esempio le produzioni di livello industriale. Si è arrivati così a un totale di 2.500 aziende, ulteriormente ridotte dopo una verifica telefonica, rivolta a capire se si trattasse di imprese della sfera propriamente “artistica”. Tra le discriminanti utilizzate rientrano l’ideazione, i materiali utilizzati, nonché la produzione di manufatti unici, in piccole serie.

LE IMPRESE

Il mondo dell’artigianato è assai vasto e lo dimostrano i settori individuati dal Repertorio. Vi rientrano l’abbigliamento e le calzature, i ricami, la pelle e i cuoi artistici, la tappezzeria, la carta, la ceramica, il legno e i mobili, le lavorazioni in pietra e in vetro, gli strumenti musicali e il restauro. Escluse invece dall’indagine le lavorazioni che hanno poco a che fare con l’arte: i servizi alla persona, come i barbieri, o le attività legate ai generi alimentari.


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ambiente

Marzo 2010

dOssIeR/1. Tre medici spiegano i pericoli sanitari dovuti alla presenza di questo materiale

“Le rimozioni fai-da-te sono pericolose” Due le malattie legate al minerale: la asbestosi (rarissimi i casi in

Riccardo Bianchi

città) e il mesotelioma, tumore che può colpire chi ne ha inalato

L

le fibre. L’area fiorentina sembra essere relativamente al sicuro, anche se, specie nella Piana, sono molte le coperture in eternit

a pericolosità dell’amianto è ormai risaputa. Le numerose inchieste aperte sulle morti che ha provocato hanno fatto storia. Le grandi aziende dove si lavorava, come la Eternit di Casale Monferrato, hanno avuto centinaia di morti tra i propri operai. Ma sul territorio fiorentino fabbriche di questo tipo non esistevano. Una

L’EsEMPio Il nuovo impianto

Rischi addio Benvenuto sole

B

IL DENTISTA RISPONDE

QUESTO MESE: i mini impianti risolvono alcuni casi A cura del Dott. Giuseppe Garrubba di queste protesi, in particolare Da qualche anno a questa parte è quelle delle arcate inferiori con poco caduto uno degli ultimi limiti per osso, possono, a volte muoversi. Il l'applicazione degli impianti: il poco paziente ovviava a questo problema osso. con paste collanti o cuscinetti. Oggi Questo mese, a completamento si inseriscono due o quattro di quedella serie di rubriche che trattano sti mini impianti che essendo piccol'argomento, vi parlerò dei mini li si possono applicare in ossi atrofiimpianti. Come dice il nome, si tratta di piccole viti, da inserire dove c'è poco osso. Gli ci ormai ridotti anche a cinque o sei millimetri di impianti, sono una tipologia di protesi nata per spessore. Queste viti vengono poi sfruttate come sostituire i denti mancanti con capsule e ponti, come ancoraggi avvitando al loro interno una sfera preforgià vi ho spiegato in altri articoli. Successivamente mata in metallo (attacco maschio) che viene poi fatta si è pensato che potevano aiutare anche nella stabi- incastrare con una parte femmina in teflon da applilità della protesi mobile completa. Per capirci, quan- care nella protesi (esistono anche soluzioni a calado in una bocca non ci sono più denti residui si mita). L'incastro delle due parti ancora saldamente la sostituiscono con una protesi mobile completa. Tale protesi agli impianti e permette un facile inserimenprotesi non ha ancoraggi e quindi la to e disinserimento. Tutto questo sua stabilità è data dalla suzione: migliora molto la stabilità. inserendola esce da sotto tutta l'aria Da sempre continua la lotta fra le che, quando la protesi è precisa, non avversità della natura e l'uomo. Non rientra, creando così l'effetto ventosa è possibile vincere, ma cerchiamo che ne determina l'aderenza alla di ridurre il divario. mucosa. Per quanto realizzate con tutti gli accorgimenti possibili, alcune protesi completa ancorata Salute a tutti. a mini impianti.

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uone nuove per la copertura di un grande fabbricato di proprietà di Toscana Energia, completamente bonificato e trasformato da una vecchia, malridotta e pericolosa copertura in eternit in un nuovo e super tecnologico impianto fotovoltaico. 470mila euro, tanto ci è voluto per trasformare la pericolosa copertura di eternit in una centrale fotovoltaica da 70mila Kwh all’anno. E anche se il fabbricato ha un’esposizione non proprio ideale, il problema è stato bypassato utilizzando pannelli in silicio amorfo, un materiale che, pur avendo un rendimento inferiore rispetto ai moduli cristallini, garantisce una produzione minima adeguata anche in condizioni atmosferiche non favorevoli e riesce a sfruttare i periodi a minore intensità luminosa, come alba e tramonto. 1550 metri quadrati bonificati e sostituiti con i nuovi pannelli che da quest’anno in avanti consentiranno di produrre energia che permetterà di risparmiare circa l’equivalente di 1,5 tonnellate di petrolio, e di non immettere nell’aria 53,6 tonnellate di anidride carbonica (ovvero l’equivalente ecologico di 77 nuovi alberi piantati), producendo una quantità di energia pari a quella che basterebbe per soddisfare il fabbisogno di 27 famiglie. La grande novità, che invita ad un graduale iter di bonifica delle aree a rischio in cui sono presenti tracce di amianto, è stata presentata dal sindaco di Firenze Matteo Renzi che ha inaugurato l’impianto lo scorso 25 febbraio. I 584 pannelli installati sono il fiore all’occhiello di un lavoro che porta a Firenze un ottimo esempio di come la città si dovrebbe rapportare all’energia, lasciando più spazio all’ecologia e alla sostenibilità e accantonando materiali pericolosi. /C.G.

fortuna, come confermano i dati. Se si pensa che a Monfalcone, in Friuli, cittadina di 28mila abitanti, negli ultimi vent’anni ci sono stati 260 casi di mesotelioma, il tumore provocato dal minerale, i 179 della provincia fiorentina sono ben altra cosa. Nonostante il commercio di manufatti in amianto sia vietato dal ‘92, la legge non vieta di tenere quelli esistenti, a patto che siano in buono stato. E a Firenze ce ne sono eccome. Le malattie che questo materiale produce sono due. La asbestosi, che si sviluppa anche dopo decine di anni in chi ha lavorato con il materiale, e il mesotelioma, per chi ne è stato a contatto, inalandone le fibre. Se la prima non può più spaventare, la seconda è un pericolo ancora attuale. “I casi di asbestosi sono pochissimi a Firenze, stanno scomparendo - spiega il dottor Giuseppe Petrioli, direttore del dipartimento prevenzione dell’Asl 10 - erano casi mortali, si bloccavano i polmoni. Ma ormai parliamo solo di qualche ex operaio di trent’anni fa, che o ha lavorato nelle officine di Ataf e Ferrovie dello Stato, oppure era emigrato al nord”. L’amianto è il cancerogeno più potente che si conosca, perché le fibre si possono sprigionare nell’aria. “Più è friabile e più è dannoso - spiega il dottor Andrea Galanti, che si occupa di prevenzione nei luoghi di lavoro per fortuna nell’edilizia è spesso presente come eternit, quindi compatto e coperto dal cemento. Però l’eternit copre gran parte dei capannoni industriali, specie nella Piana”. La legge aiuta i lavoratori, obbligando il datore di lavoro a controllare la sicurezza dell’ambiente. Ma si sa che sono meno al sicuro dei tecnici specializzati che rimuovono l’amianto, coperti da tute adatte. I pericoli non sono comunque elevati, esclusi casi ben determinati, soprattutto nelle abitazioni, dove le persone passano più tempo e in spazi più ristretti. “Un tubo di eternit non è dannoso se è in buono stato. Ma se un muratore lo rompe, le fibre si diffondono in tutta la casa - ricorda il dottor Luciano Tiracorrendo, specialista in igiene pubblica - se poi questi manufatti vengono polverizzati con trapani o flessibili, il problema si fa veramente serio”. Per questo è consigliabile che le valutazioni e le rimozioni di tali oggetti siano realizzate da ditte specializzate, anche se è possibile toglierli da soli. “Esiste un kit, reperibile all’Asl o al Quadrifoglio - racconta Petrioli - ma va bene solo per le piccole cose”. Anche perché per smaltire una tettoia di eternit non si può assolutamente buttarla nel cassonetto.

Più è friabile più è dannoso, per questo è meglio affidarsi a ditte


ambiente

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dOssIeR/2. Avviato un censimento per tener d’occhio le situazioni a rischio e ridurre gli illeciti

Foto dal cielo per monitorare l’amianto Riccardo Bianchi

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on ci sono zone veramente a rischio amianto in città. L’unica, forse, è il Teatro del Comunale, dove da tempo i tecnici specializzati stanno lavorando per rimuoverlo. Di piccoli manufatti prodotti con il minerale, però, è piena anche Firenze. L’eternit era talmente resistente che si è diffuso ovunque e per produrre gli oggetti più svariati, dai pannelli coprimuro ai cassonetti. Ma il suo vero utilizzo sono state le coperture: ce n’erano di tutti i tipi, dai tetti degli stabilimenti alle tettoie dei capanni in giardino. E in gran parte sono ancora lì. Proprio per questo il Comune ha predisposto un censimento di tutte queste coperture. Il progetto è guidato dall’architetto Stefano Cerchiarini, della direzione Ambiente, affiancato da una squadra di tre esperti. Per portarlo a termine utilizzeranno le foto aeree della Regione Toscana e le carte con la destinazione d’uso

LA MAPPA DEI SORVEGLIATI SPECIALI dei vari edifici. “Controlliamo due tipi di strutture: quelle dove il pericolo di trovare amianto è più alto, come le stazioni o le tettoie, e quelle dove è bene controllare che non ve sia, come gli ospedali, le scuole o i complessi sportivi”, racconta Cerchiarini. Sul computer si alternano le 310 foto con le relative mappe. Si notano i diversi colori che segnalano le varie strutture da tenere sotto attenzione. Sono tante, 14mila, ma erano 30mila alla partenza. Il primo passo è capire dalle immagini di che coperture si tratta. Il mouse punta su una fabbrica. “Esclusa, ha il tetto rosso, l’amianto è sempre grigio”, sentenzia l’architetto. Accanto ci sono due piccole tettoie: “Ecco, questa è di amianto. È ondulata e grigia scura. Questa no, è grigia ma è chiara, è metallica”. Ma dove gli alberi o l’ombra coprono la visuale, l’unica soluzione è il sopralluogo “o nuove foto digitali, più precise”.Ma anche più costo-

Firenze non ha zone “rosse”, tranne (forse) il teatro Comunale, dove si lavora per rimuovere i residui. in corso una mappatura delle strutture da controllare

CENSIMENTO Rottamaio Campeggio, villaggio turistico Stalla, Fienile, Allevamento Centrale elettrica, sottostazione elettrica, cabina elettrica Stazione ferroviaria, casello, fermata Tettoia, pensilina, lucernario Volume industriale-commerciale, capannone Complesso sociale Complesso sportivo Complesso scolastico Complesso ospedaliero

Q1 0 1 25 18

Q2 0 1 3 112

Q3 0 0 29 84

Q4 2 0 28 99

Q5 3 0 6 177

TOT 5 2 91 490

15 795 360 0 19 3 0

2 1951 901 15 30 34 6

0 1647 229 2 44 25 1

0 1628 685 2 32 37 2

2 3027 2022 4 43 52 15

19 9048 4197 23 168 151 24

TOTALE

1236 3055 2061 2515 5351 14218

Le prime sette righe sono le strutture che potrebbero contenere amianto. I complessi, invece, sono gli edifici che saranno controllati per sicurezza, perché molto frequentati. I numeri si riferiscono ai palazzi che il gruppo dell’architetto Cerchiarini controllerà, non a quelli che contengono necessariamente amianto. I grandi conglomerati, come le stazioni, Careggi e San Salvi, sono considerati come un’unità, nonostante abbiano più strutture.

se. “Servirà un anno per lavorare sulle immagini e tutto il 2011 per i controlli, laddove ci saranno dubbi”. Alla fine, però, sarà più facile per le autorità assicurarsi che nessuno smaltisca abusivamente una tettoia o la lasci degradare. Oltre alle coperture, ci sono molti altri

manufatti in eternit presenti nelle case dei fiorentini, dai caminetti ai tubi. Un’infinità, difficile da togliere. “La delibera del ‘97 della Regione Toscana, che ne regola la manutenzione, è vaga - sostiene Marco Maselli, dell’ufficio Igiene Pubblica del Comune - dà dei va-

lori a seconda dell’età del manufatto e del suo stato di degrado, ma quest’ultimo non è facile da definire, non è oggettivo”. Perciò non sono rari i casi in cui una richiesta di mettere in sicurezza un cassonetto interno finisce dritta davanti al Tar. “E l’esito non è scontato”.

IL cAsO. Una copertura e la paura dei vicini di casa

L’eternit sul tetto che “scotta”

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osa succede se un tetto di eternit fa capolino da una fabbrica di lumiere alla prima periferia di Firenze disturbando la quiete del vicinato? Succede che il vicinato si agita e comincia a far sentire la sua voce. “Possibile che ci sia sempre bisogno del morto per dimostrare che una cosa è dannosa?”, sbotta Gloria Vivoli, aspirante infermiera, che sta tentando, insieme ad altri cittadini della zona, di convincere la proprietaria a smantellare il tetto in questione. Il “morto”, per fortuna non c’è stato, almeno per adesso, e la signora Florence Casey Fantin, padrona del tetto che si allunga nella sua proprietà e che confina con molti altri spazi verdi dell’isolato tra via Rusciano e via Giovanni Maria Cecchi, assicura di tenere sotto controllo costantemente la copertura in questione. “E’ ovvio, anch’io ci tengo a eliminarlo, sono io la prima a viverci quotidianamente a contatto, ma i costi per lo smaltimento sono molto alti e dovrei accollarmeli da sola, quindi quello che per il momento posso fare, e faccio volentieri, è tenerlo sotto controllo costantemente”. Gli incaricati degli uffici di Igiene Pubblica si occupano del monitoraggio delle situazioni a rischio ed è con loro che la signora Fantin

si interfaccia per il controllo del suo tetto. “Sono stata proprio oggi (venerdì 5 marzo, ndr) a consegnare della documentazione in via Casini, agli uffici d’igiene pubblica, e solo pochi giorni fa sono venuti dei tecnici a controllare, ci sono documenti che lo provano. Poi, siamo i primi a fare attenzione a non danneggiarlo, a non camminarci sopra perché rischierebbe di rompersi e rompendosi, emanerebbe particelle cancerogene di amianto nell’aria”. Ma i cittadini non si lasciano convincere tanto facilmente, vorrebbe avere a disposizione almeno i documenti che provano l’effettiva manutenzione e preferirebbero vedere il prima possibile l’eternit smaterializzarsi. “Ho scritto anche una lettera per la raccolta delle firme tra i vicini - continua Gloria - mi sono rivolta a chiunque, dall’Arpat, all’Asl, al Comune di Firenze, ma mi hanno risposto che lo smantellamento è a carico dei privati”. Il risultato è che un problema tra vicini si trasforma in una lotta dove nessuno riesce a dare all’altro risposte soddisfacenti. “Io vedo muschio, tegole spezzate, come faccio a credere che sia tutto a posto?”, dice Gloria. “E’ tutto ok”, controbatte la proprietà. Chi la dura /L.Z. la vince.

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tendenze

Marzo 2010

ZOOM/1. L’Irpet ha fotografato le nuove rotte degli “esodi metropolitani”: spesso il movente è economico

Sempre più fiorentini in fuga (verso Prato) L’intERVistA

in un decennio (1997/2008) sono usciti

Daniele Vignoli, ricercatore

“Intanto la città si fa sempre più anziana”

dal capoluogo circa 108mila residenti e ogni

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anno fanno questa scelta quasi in 9mila. La metà di loro si sposta nei comuni limitrofi Greta Braschi

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tro urbano. Le mete preferite? Ai primi posti svettano Signa e Campi Bisenzio, le cui popolazioni sono cresciute più del 20 per cento dal 1998 al 2008, grazie anche all’apporto della componente straniera. Mentre a Montelupo, nello stesso periodo, il numero delle famiglie residenti è raddoppiato. “Un’attrazione – spiega l’Irpet - da mettere sicuramente in relazione con i prezzi delle abitazioni notevolmente più bassi rispetto al capoluogo regionale: nelle aree semicentrali si va dai 2mila euro al mq di Campi Bisenzio ai 2mila 500 di Montelupo, contro i 4mila 500 di Firenze (Fonte: Il Consulente Immobiliare-Sole 24Ore)”. Si abbandona Firenze ma non si va troppo lontano. Gran

parte dei “migranti” metropolitani preferisce stabilirsi nei comuni vicini, sebbene quelli più distanti offrano prezzi abitativi ancora più bassi. In ballo sono infatti altre spese, quelle per il trasporto. Il posto di lavoro resta a Firenze e magari anche i nonni, ai quali lasciare i figli durante la giornata lavorativa. Crescono così le fila dei pendolari, quotidianamente a far la spola tra la casa e l’ufficio. Un adeguato sistema di infrastrutture e una più alta qualità ambientale compensano l’andirivieni forzato. Ma il risparmio ha comunque un costo: il tempo passato (in prevalenza) in macchina, a dar man forte a due presenze indesiderate come il traffico e l’inquinamento.

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l costo delle case è esagerato? Il traffico e le orde di turisti sono esasperanti? E io trasloco fuori Firenze. È l’esilio (quasi) forzato di un gran numero di fiorentini. Lo conferma il Rapporto sul territorio 2010 dell’Irpet (Istituto regionale programmazione economica Toscana). Nell’arco di un decennio, dal 1997 al 2008, sono usciti da Firenze circa 108mila residenti. Ogni anno, in media, lasciano la città quasi 9mila fiorentini, il 2,4 per cento della popolazione. Sono per lo più giovani e adulti dai 20 ai 40 anni. Dove si rifugiano? Circa metà di loro sceglie uno dei comuni alle porte di Firenze e il capoluogo più vicino, Prato. A spingerli verso questi lidi sono per lo più i valori immobiliari allettanti. Sono in prevalenza giovani, non laureati, spesso stranieri, famiglie di recente formazione in cerca della prima casa, strozzati dal costo delle abitazioni e dell’affitto. Nell’arco del decennio 1998/2008 la spesa per l’affitto a Firenze è arrivata ad assorbire un quarto del reddito familiare. Un destino analogo attende coloro che decidono di acquistare un’abitazione. “Le famiglie – scrivono i ricercatori dell’Irpet – si sono spesso accollate mutui pluriennali, rinunciando mediamente al 20 per cento del proprio reddito per periodi che spesso superano i 15 anni”. Quando arriva il momento di metter su famiglia o di conquistare la propria indipendenza non resta allora che emigrare nell’hinterland. Il costo delle abitazioni infatti diminuisce col crescere della distanza dal cen-

ue chiacchiere con Daniele Vignoli, ricercatore di Demografia presso l’Università di Firenze. Concorda con lo scenario presentato nel Rapporto sul Territorio Irpet 2010? Sì, lo scenario tratteggiato mi sembra in linea con numerose ricerche condotte congiuntamente dal dipartimento di Statistica di Firenze e dall’Ufficio di Statistica del Comune di Firenze. Da un punto di vista demografico, la popolazione fiorentina sta invecchiando molto rapidamente. Si contano oggi più di due anziani per ogni bambino. L’apporto degli stranieri, sebbene importante, risulta ancora numericamente esiguo. Come cambierà la città nei prossimi decenni? La risposta più facile è che le tendenze in corso lasciano supporre un futuro demografico fiorentino con pochi giovani e molti anziani. Tuttavia non sarei troppo pessimista. Si notano infatti segnali di una rinnovata vitalità demografica legata ad un lieve, ma importante, recupero di fecondità. Le migrazioni rappresenteranno la variabile che più potrà modificare il futuro demografico di Firenze, sia in termini di popolazione totale, che di struttura per sesso ed età. Se ci immaginiamo una popolazione che non si rinchiuderà all’interno delle proprie mura potremmo anche attraversare una nuova e più favorevole fase demografica. A quali trasformazioni sociali assisteremo? A fronte di una presenza, in valori assoluti e in termini relativi, sempre più marcata di persone in età matura e anziana, ci saranno mutamenti molto veloci nella scena professionale, sociale, politica ed economica. Saranno necessari adeguamenti di mentalità e comportamenti, e ripensamenti sui compiti e i ruoli tipici delle fasi della vita. I concetti stessi di “bambino”, “giovane”, “adulto”, anziano” andranno forse ripensati alla luce dell’allungamento della vita media e, più in generale, delle trasformazioni /A.C demografiche in corso.


tendenze

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ZOOM/2. L’altra faccia della medaglia: chi può cambia residenza per lasciarsi alle spalle il caos

e i ricchi si rintanano nelle campagne Annalisa Cecionesi

i giovani emigrano da Firenze per risparmiare, gli adulti

A

benestanti scappano invece alla ricerca di quiete e benessere.

spingere i fiorentini fuori città non è solo il portafoglio che piange. Si abbandona Firenze anche per sfuggire al caos urbano e migliorare la propria qualità di vita. È l’esodo dei “benestanti”. Come dimostra il Rapporto sul territorio 2010 dell’Irpet, la metà circa delle famiglie che lasciano la città trasloca verso territori con costi delle case analoghi a quelli del capoluogo toscano, e in alcuni casi superiori. L’ipotesi più calzante per spiegare questo esodo sembra essere la ricerca di un maggior livello di benessere. La fuga da Firenze ha così due facce. Accanto ai giovani che scappano per esigenze di risparmio, ci sono gli adulti che desiderano lasciarsi alle spalle i difetti della città per abbracciare la quiete della campagna. Questi ultimi hanno un’età mediamente più matura, sono per lo più nuclei familiari con figli, con una persona di riferimento quarantenne e un titolo di studio elevato. Caratteristiche che fanno ipotizzare di trovarsi di fronte a famiglie benestanti. Tra di loro ci sono meno stranieri rispetto a coloro che inseguono il risparmio. “Una parte importante dei flussi in uscita dall’area centrale – spiegano i ricercatori dell’Irpet – trasloca nella prima cintura alla ricerca di una maggiore qualità dell’ambiente naturale e costruito, delle tipologie edilizie, nonché dei servizi, tutti aspetti

FIGLINE - MONTEVARCHI

tra le mete più gettonate Fiesole, Bagno a Ripoli e impruneta

che probabilmente risultano critici nell’area urbana centrale”. Tra le mete più gettonate troviamo Fiesole, Bagno a Ripoli, Impruneta e Vaglia, comuni pregiati con costi abitativi in linea con quelli fiorentini, se non superiori. Ma ad attirare gli ex fiorentini sono anche paesi più distanti dal capoluogo toscano, con valori immobiliari più bassi. In questo caso la qualità della vita più soddisfacente è pagata con tempi di pendolarismo più ampi. Si va dal Chianti al Mugello, passando per la Val di Pesa. Tra le destinazioni scelte troviamo Greve in Chianti, San Casciano, Borgo San Lorenzo, Scarperia. Le colline toscane si stanno urbanizzando ma il rischio di cementificazione selvaggia sembra scongiurato. Il Rapporto dell’Irpet, infatti, è rassicurante. I flussi diretti verso nuove aree hanno determinato impatti relativamente contenuti sull’urbanizzazione. Non si è assistito a espansioni incontrollate e opere di edilizia scadente (se non, in parte, nella piana ad ovest di Firenze), così come all’impoverimento nell’offerta di servizi, tipico dei quartieri dormitorio. Di fronte a questa fuga da Firenze, viene da chiedersi chi rimane nella città del Rinascimento. Solo monumenti e turisti? Pare di no. Tra la fine del 2007 e la fine del 2008, dopo anni di contrazione della popolazione, si assiste a un’inversione di tendenza, con un aumento di 1.265 unità. Il merito è per lo più degli stranieri, unici a compensare (in parte) l’abbandono dei fiorentini.

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speciale

Marzo 2010

sOLIdARIetÀ. Prosegue l’impegno de Il Reporter a fianco della Fondazione Francesca Rava Onlus

haiti ha ancora bisogno di noi

Un piccolo haitiano ospite dell’ospedale pediatrico N.P.H. Saint Damien della Fondazione Rava

H

aiti, due mesi dopo. Spente le luci della ribalta l’emergenza continua. Soltanto ora, superato lo shock, è possibile mettere a fuoco la tragedia in tutta la sua interezza. E rimboccarsi le maniche per ripartire, mettendo da parte la commozione, la disperazione, il dolore. A partire dalla ricostruzione delle scuole. La Fondazione Francesca Rava – NHP Onlus, attiva nell’isola da 22 anni, si è già mossa per rimettere in piedi le 17 scuole di strada, che prima del sisma hanno dato cibo, acqua e cure mediche, oltre all’istruzione, a 6mila bambini dai 2 ai 16 anni, provenienti dai quartieri più disagiati. Molte sono state danneggiate o distrutte lo scorso gennaio, lasciando 300 insegnanti senza casa né lavoro e i bimbi senza un punto di riferimento fondamentale. Ma la Fondazione non si è fermata, utilizzando quelle rimaste in piedi come base d’appoggio per la distribuzione di viveri e per i servizi sanitari. Un altro passo per “aiutare gli haitiani ad aiutarsi da sé” è il ripristino delle aree danneggiate a Francisville, la “Città dei mestieri” messa su dalla Fondazione con l’intento di fornire una formazione professionale a centinaia di ragazzi. Al momento il capannone ospita una serie di laboratori artigianali, tra cui un’officina meccanica e una panetteria, attrezzata con macchinari italiani. E panettieri di casa nostra, arrivati a sforna-

A due mesi dal violento terremoto che ha sconvolto l’isola l’emergenza continua. il primo passo per “aiutare gli haitiani ad aiutarsi da sé” è fornire loro gli strumenti per imparare un mestiere. E i panettieri di casa nostra sono già al lavoro sul posto

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re fino a 10mila panini al giorno durante l’emergenza. Ad alimentare la ricostruzione invece ci penserà la fabbrica di mattoni, che trova spazio anch’essa all’interno della cittadella. Il progetto è destinato ad ampliarsi entro l’anno, con l’avvio dei lavori di costruzione di una scuola professionale in grado di fornire a 500 studenti gli strumenti per imparare un mestiere. Il che non è poco, considerando che il 70% della popolazione di Haiti non ha un lavoro. Senza contare il fatto che, a luci spente, l’isola dovrà fare i conti con un’emergenza che andrà avanti per un’intera generazione di bambini e ragazzi mutilati. E’ un lungo elenco quello della ricostruzione, ma tra le diverse voci ognuno può trovare il modo di dare il proprio contributo. Ci vorrà un milione e mezzo di euro per mettere nuovamente in funzione il centro di riabilitazione per i bambini disabili a Petionville andato distrutto. Altrettanto sarà necessario per dar vita a un nuovo orfanatrofio. Ma sono sufficienti 10mila euro per tirare su una casetta con i mattoni prodotti a Francisville. Basta molto meno per frugarsi nella coscienza e scegliere come e in che misura dare una mano. Niente andrà perduto.


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politica

Marzo 2010

RegIONALI/1. Monica Faenzi, candidata alla presidenza per Pdl e Lega Nord

“Un’impresa possibile” Filippo Serri

L’

entusiasmo è quello di chi affronta un’impresa impossibile: conquistare la fiducia della maggioranza dei toscani. Sorride ai cittadini a cui stringe ogni giorno la mano, sorride dai manifesti che tappezzano la città: “Il Coraggio di cambiare”, quello di Monica Faenzi, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione. Ex assessore al Comune di Grosseto, attuale sindaco di Castiglione della Pescaia, deputata dal 2008, la sua candidatura è giunta a sorpresa per tutti, anche per lei. Se vincerà queste elezioni, dovrà venire a vivere a Firenze. Le piace l’idea? A Castiglione rimarrebbero gli affetti, ma al contempo sarei veramente felice di vi-

vere a Firenze, tra i fiorentini. Firenze è il capoluogo di questa regione: sembra scontato, ma guardandosi indietro non è così. Avrei anche modo di vedere l’operato del sindaco Renzi, del quale condivido il decisionismo, caratteristica più affine al centrodestra che al centrosinistra, ma non il merito di alcuni suoi provvedimenti. Ha già un’idea sulle priorità fiorentine a livello regionale? Uno dei primi interventi che intendo promuovere è lo sviluppo dell’aeroporto. La nuova pista è di vitale importanza per la ripresa economica e turistica del capoluogo. Noi dobbiamo batterci per un turismo di qualità e di lunga permanenza sul nostro territorio. Ritiene che l’immigrazione sia un problema presente in città? Basta camminare la sera per le strade del

centro per avere una risposta. L’immigrazione è un fenomeno che va governato, e credo che lo si possa fare regolando i flussi e istituendo un Centro per il riconoscimento e per l’espulsione di coloro che non hanno i requisiti per rimanere. Il mio avversario ne confonde invece la finalità, trasformandoli in centri di avviamento al lavoro per gli irregolari. Bisognerebbe ricordargli che ci sono tanti toscani a cui viene negato questo sacrosanto diritto. La Toscana è un fortino inespugnabile, oppure nutre speranze di vittoria? Anche Castiglione era un baluardo della sinistra, ma l’ho espugnato conquistando la fiducia di persone non certo vicine al centrodestra, ma evidentemente stufe di chi li aveva governate sino ad allora. Con lo stesso spirito affronto queste elezioni regionali. Niente è impossibile se ci si crede.

Monica Faenzi

fRANcescO bOsI. Udc

ALfONsO de vIRgILIIs. Lista Bonino-Pannella

“Infrastrutture moderne al primo posto”

“Ripartiamo dai giovani con il microcredito”

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fiorentini se lo ricorderanno nei panni di consigliere comunale, carica che ha ricoperto dal 1975 al 1990. Dopo quell’esperienza il deputato Francesco Bosi, candidato alla presidenza per l’Udc, è stato due volte sottosegretario alla difesa con il governo Berlusconi ed è diventato sindaco di Rio Marina. Infrastrutture, economia e lavoro. Quali sono i primi punti da mettere in agenda? Un sistema infrastrutturale moderno è il presupposto indispensabile allo sviluppo economico di un territorio. Autostrade, aeroporti, termovalorizzatori, centrali elettriche, consentono alle imprese, agli investitori, di garantirsi le condizioni di competitività necessarie. Tutto ciò deve essere ar- Francesco Bosi ricchito da incentivi, in questo periodo di recessione che colpisce le imprese, ma anche le famiglie, i giovani e i lavoratori. Immigrazione, problema o risorsa? E’ insieme una risorsa, talvolta insostituibile, ed un problema. Gli immigrati sono innanzitutto persone e come tali debbono essere trattati con una politica seria d’integrazione. Nello stesso tempo non possono esserci incertezze sul rispetto della legge e delle regole di convivenza civile. Ecco perché siamo a favore dei Cie per consentire alle forze dell’ordine d’individuare ed identificare i clandestini ed eventualmente espellere quanti giungono da noi per delinquere. Come rilanciare il turismo? La promozione turistica deve essere necessariamente rilanciata con più professionalità e mezzi. Certo è che accanto a questa occorre in Toscana fare sistema anche nel turismo mentre talvolta appare chiaro che ciascuna località è lasciata libera di fare concorrenza all’altra senza che ciò sia di reale utilità. Chi sceglie la Toscana fa i propri conti rispetto alle offerte interne ed internazionali. Abbassare i prezzi è essenziale a cominciare dai trasporti.

N

oto imprenditore e ideatore del Premio Internazionale Galileo, prestigioso riconoscimento conferito di anno in anno a personalità di spicco in ambito culturale, è Alfonso De Virgiliis il candidato dei radicali per la Lista Bonino-Pannella. Immigrazione e Cie, favorevole o contrario? Contrario. Non ci dobbiamo dimenticare che l’immigrato è un uomo. Anche i nostri antenati sono stati migranti e allo stesso modo chi arriva da noi ha diritto di essere trattato come un uomo. Quindi un deciso no ai ghetti, promuoviamo invece un’azione costante di integrazione, diretta a favorire l’inserimento degli immigrati nel tessuto lavorativo, al di là del mestiere Alfonso De Virgiliis di badante. Economia, da dove ripartire? Dai giovani. Propongo un’alleanza tra istituti di credito, istituzioni pubbliche e private per creare un fondo di microcredito, gestito ovviamente non da forze politiche, per favorire le attività dei giovani, per dare loro modo di liberare la creatività e lo spirito imprenditoriale. Si attiverebbe così un circolo virtuoso, in grado di dare vita a nuovi posti di lavoro. Che gioverebbe non solo ai giovani, ma all’intera economia toscana. Parlando di infrastrutture, qual è il primo punto all’ordine del giorno? Innanzitutto le ferrovie. Abbiamo dei collegamenti disastrosi su cui è assolutamente necessario lavorare. E poi c’è la questione degli aeroporti. Non è possibile che quello di Firenze e quello di Pisa siano gestiti come se si trovassero in due regioni diverse, dobbiamo creare una sinergia. Cominciando con il ridurre a mezz’ora la distanza tra le due città.


politica

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RegIONALI/2. Enrico Rossi, candidato alla presidenza per Pd, Idv, Sel, Rc-Pdci

“Il futuro parte oggi” Paola Ferri

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atti quadrare i conti della sanità toscana, Enrico Rossi si appresta adesso a fare i conti con l’elettorato. Candidato alla presidenza per Pd, Sinistra Ecologia Libertà, Italia dei Valori, Rifondazione-Comunisti italiani, Rossi esce da un’esperienza decennale come assessore regionale alla Salute. Nato filosofo (si è laureato in Filosofia a 24 anni), approda alla politica nel 1985, quando diventa vicesindaco di Pontedera, di cui in seguito assume la carica di primo cittadino. Dopo 10 anni da assessore al Diritto alla salute lascia la sanità con i conti in ordine. Cosa c’è ancora da fare? Sono soddisfatto perché la sanità toscana funziona bene. Secondo l’Istat, in Tosca-

na è in continua diminuzione la mortalità prematura, quella che avviene prima dei 65 anni. L’infarto, ad esempio, ha una mortalità di oltre il 10% inferiore rispetto alle altre regioni. Naturalmente si può sempre migliorare: sull’aumento delle cure a domicilio come sul problema del dolore nei pronto soccorso e sulle azioni contro le malattie rare. Lavoro e giovani, come riconciliare i due universi? Ci sono 40mila toscani in cassa integrazione che nel corso del 2010 perderanno questa tutela sociale. La prima cosa da fare è prolungare gli ammortizzatori sociali e continuare a sostenere le imprese. Ma la crisi impone, più che una resistenza, un nuovo patto: i lavoratori e le imprese devono tornare ad essere i protagonisti di un progetto collettivo. Per questo, perché ci sta a cuore

il futuro che parte oggi, abbiamo preparato un pacchetto di proposte a favore dei giovani. Ne cito due: il fondo per i precari under 35 che vogliono investire in formazione; un prestito d’onore fino a 50mila euro per studenti meritevoli, da restituire in10 anni. Da dove cominciare per far ripartire l’economia toscana? Il punto di svolta è arrivare a decisioni più rapide. Per esempio individuando alcune aree da dedicare a nuovi insediamenti industriali, dove le aziende che si vogliono trasferire qui possano farlo più velocemente. Per esempio creando un ufficio regionale che monitori il mondo delle multinazionali, per prevenire le crisi industriali nonché condividere e affinare le strategie di sviluppo. Infine, si può e si deve semplificare la macchina amministrativa regionale, riducendo dell’1% la sua spesa corrente.

tuttI ALLe uRNe IL 28 e IL 29 MARZO

ILARIO PALMIsANI. Forza Nuova

QuANdO

“Garantire casa e lavoro a tutti i toscani”

Domenica 28 e lunedì 29 marzo si vota per l’elezione del presidente della Regione Toscana e per il rinnovo del Consiglio regionale. I seggi saranno aperti la domenica dalle 8 alle 22 e il lunedì dalle 7 alle 15. L’elettore dovrà presentarsi munito di documento di identità e tessera elettorale. Chiunque non abbia la tessera o l’abbia smarrita può richiederla all’ufficio elettorale del proprio comune di residenza.

C

onsigliere comunale a Rignano, Ilario Palmisani, 40 anni, è candidato alla presidenza della Regione per Forza Nuova. Che ne pensa dei Centri di identificazione ed espulsione? Sono assolutamente favorevole. Come Forza Nuova non parliamo di immigrazione clandestina, ma di immigrazione in blocco. L’unica soluzione è il rimpatrio per tutti. Al momento sembra irrealizzabile, ma basterebbe la volontà di farlo. Per questo ci vuole ricambio politico. A proposito di economia, da dove cominciare per far ripartire la Toscana? Ilario Palmisani Proprio da questo. Non possiamo permetterci un’immigrazione massiccia, nemmeno a livello sanitario, non solo a livello di posti di lavoro. E’ vero che anche i nostri avi sono stati migranti in America, in Germania e così via, ma là c’era un effettivo bisogno di noi, di manodopera. Adesso, in Italia e in Toscana, questo bisogno non c’è. Ed è una sciocchezza dire che ci sono alcuni mestieri che gli italiani non vogliono più fare, perché in un momento come questo pur di lavorare con onestà e dignità farebbero qualsiasi tipo di lavoro. Come sostenere le famiglie in un momento come questo? Partendo dal garantire a tutti un tetto sopra la testa. Il problema abitativo è diventato allarmante. Pensiamo alla situazione di Firenze, quante giovani coppie possono permettersi di spendere 2-300mila euro per comprare una casa? Dovremmo garantire a tutti di essere proprietari della propria abitazione, attraverso mutui abbordabili. Quello della casa è un grande ostacolo per quanti vorrebbero mettere su una famiglia.

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cOMe Si vota su un’unica scheda. Tracciando una x su una lista si esprime un voto sia per quella lista che per il candidato presidente ad essa collegato. Facendo una croce solo sul nome del candidato presidente il voto andrà soltanto al governatore, ma non si voterà per alcuna lista. E’ possibile anche dare un voto disgiunto, cioè scegliere un candidato presidente e una lista diversa da quella a lui collegata. Basta fare due croci diverse, una sul simbolo della lista e una sul nome del candidato. Non si possono invece esprimere preferenze per i candidati al consiglio regionale. I seggi saranno attribuiti seguendo l’ordine in lista.

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politica

Marzo 2010

RegIONALI/3. Ecco il “bozzetto” del futuro Consiglio. Eccetto qualche possibile sorpresa

Quelli che l’elezione ce l’hanno (quasi) in pugno

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iste chiuse, consiglio fatto. In mancanza delle preferenze e in presenza di un notevole distacco tra le due principali alleanze che si contendono lo scettro della Toscana, si può già tracciare la mappa del futuro consiglio regionale. Che a questo giro conterà “solo” 55 seggi, per merito del taglio alle poltrone deciso durante l’ultima legislatura. Ecco allora come saranno distribuiti. Trentatré gli scranni che saranno occupati dalla maggioranza, di cui almeno 24 dovrebbero andare al Pd. Oltre ai candidati del listino bloccato (Andrea Manciulli, Caterina Bini, Daniela Lastri, Alberto Monaci e il socialista Pieraldo Ciucchi), pressoché certa l’elezione dei primi sei in “classifica” a Firenze: Alessia Ballini, Paolo Bambagioni, Vittorio Bugli, Nicola Danti, Eugenio Giani, Gianluca Parrini. “Non vivo di politica – dichiara Bambagioni – conosco da vicino il mondo del lavoro e credo che sia proprio da qui che dobbiamo partire, dal sostegno a chi produce reddito, per far ripartire la Toscana”. In caso scattasse anche un settimo seggio, in pole position c’è Simone Naldoni, segretario provinciale. Due eletti per uno dovrebbero toccare a Livorno, Lucca, Siena e Pisa, mentre Grosseto, Prato, Pistoia e Massa Carrara dovrebbero portare al mulino un consigliere a testa. Tre seggi in vista per Federazione di Sinistra (Pdci, Prc) e Idv, di cui uno con tutta probabilità toccherà in dote a Cristina Scaletti, attualmente assessore all’ambiente a Pa-

Paolo Bambagioni

Marco Carraresi

Mario Razzanelli

lazzo Vecchio, mentre Sel potrebbe rimanere tagliata fuori e recuperare un posto in giunta per la capolista a Firenze Alessia Petraglia. Ventidue, invece, le poltrone pronte ad accogliere le opposizioni, a partire da 17 consiglieri Pdl. Tanto per cominciare quelli del listino, Alessandro Antichi, Stefania Fuscagni, Marco Taradash, Salvatore Bartolomei e Stefano Mugnai, per proseguire poi con i 3 eletti in terreno fiorentino Nicola Nascosti, Paolo Marcheschi e Tommaso Villa. Le altre province condurranno un altro consigliere a testa a Palazzo Panciatichi, tra cui Alberto Magnolfi, attuale capogruppo azzurro, e Giovanni Donzelli, catapultato in cima alla lista pisana direttamente dai banchi dell’opposizione in Comune. Per la Lega si siederanno in Sala del Gonfalone Antonio Gambetta e Gianluca Lazzeri. Ma è a Firenze che potrebbero rivelarsi le maggiori sorprese in campo Lega, in barba ai sondaggi. Ci crede Mario Razzanelli, candidato in terza posizione “Siamo l’unico partito non coinvolto nelle indagini della magistratura – afferma – l’unico che ha diritto di parlare di questione morale. E i cittadini hanno voglia di voltare pagina”. Tre consiglieri, infine, dovrebbero spettare all’Udc, tra cui Marco Carraresi, già capogruppo in Regione. “Siamo il solo partito fuori dal coro – dichiara – basti pensare alla battaglia che abbiamo condotto in solitaria per il ripristino delle preferenze. Per questo mi aspetto un risultato in forte crescita”. Il bozzetto del prossimo consiglio è pronto, ai cittadini il compito di completare o ridipingere il quadro.

992414

Laura Lenzi

E AL N IO ESS TE F N RO E P ME N TA TA IO AZ PLE TUI M M RA OR INF CO G



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ciak

Marzo 2010

LA NOVITÀ. Chiuso dal 2006, lo spazio di via dell’Ulivo è ormai (quasi) pronto a riaprire

Alfieri, nasce la sala senza barriere IL PROGETTO

Serena Wiedenstritt

Una “casa” per rilanciare il cinema

L’

Alfieri ai blocchi di partenza. Dopo la chiusura del cinema nel 2006 per ristrutturazione, la prossima primavera, al massimo la prossima estate, segnerà la rinascita della sala di via dell’Ulivo. Lo storico spazio che ha ospitato studenti di tutte le generazioni per i suoi cineforum e appassionati di cinema d’essai di tutta Firenze è praticamente pronto. A due passi da piazza Santa Croce, il quartiere troverà il suo punto di riferimento, e non solo di cinema si tratterà, assicura l’amministrazione. Nel giro di pochi mesi ancora sarà così realizzato il sogno di tanti cinefili fiorentini e degli amanti della cultura, quello già prospettato poco meno di un anno fa dall’allora assessore alla cultura Eugenio Giani. Con un investimento di 700mila euro, il futuro dell’Alfieri era dipinto come quello di un grande spazio aperto con tavolini, un bar in cui poter mangiare, una grande platea e un palcoscenico tutto nuovo. Il termine dei lavori era indicato per la fine di gennaio, data in cui l’amministrazione avrebbe restituito alla città “un pezzo di storia del cinema ma anche un luogo nuovo dove ritrovarsi anche per vedere altri spettacoli, ascoltare musica, mangiare qualcosa”. Così il centro avrebbe avuto, e avrà solo con un po’ di ritardo, il suo spazio per i festival, la sua struttura polifunzionale, adatta anche a spettacoli e concerti, e realizzata come uno spazio aperto con una terrazza rialzata sulla platea con tavolini e sedie, per un totale di 250 posti. Un cinema a misura d’uomo, insomma, come l’Alfieri è sempre stato. La struttura sarà inoltre meglio organizzata e più pratica con camerini con docce e bagni e l’allargamento dell’entrata per permettere l’accesso di strumenti musicali anche ingombranti – il jazz dovrebbe infatti trovare ospitalità nel nuovo cinema-teatro. Con la fine dei lavori sarà a posto anche l’impianto elettrico, quello fonico e quello antincendio che, per la sicurezza di artisti e spettatori, è stato completamente rifatto. Completa il restyling la collocazione di nuovi punti luce. Il 1° marzo, a lavori quasi terminati, è arrivato anche il via libera del consiglio comunale (precedentemente l’ok era stato dato dalla Commissione cultura) al progetto di adeguamento per persone con disabilità della vista e dell’udito, in seguito alla mozione proposta da Sinistra Ecologia Libertà. Il nuovo Alfieri sarà dotato anche degli adeguamenti tecnologici necessari a introdurre tecniche digitali e tecnologia Dts e alla preparazione dei film predisponendo la sottotitolazione e l’audiocommento. Insomma, sarà una sala atta a programmare stabilmente film accessibili sia a persone normodotate che a persone con disabilità della vista e

Il cinema Alfieri in via dell’Ulivo

dell’udito, la prima sala senza barriere di Firenze, sull’esempio di quanto già fatto in altre città italiane e europee. E all’Europa la sala si ispirerà anche in termini di multiculturalità e multilinguismo: la programmazione, infatti, darà ampio spazio a film in lingua originale, inglese e non solo. C’è ancora qualche neo, come la mancanza di schermo e proiettori. Pare infatti che l’Alfieri abbia sì rinunciato alle vecchie poltroncine e al vecchio schermo, ma al momento sia rimasto spoglio, un contenitore vuoto inutilizzabile finché l’amministrazione non reperirà nuovi fondi da investire per l’arredo. Circa 40mila euro la cifra stimata per riempire l’Alfieri con il minimo indispensabile. Quando l’impresa consegnerà la chiavi si aprirà la partita per dare veramente nuova vita alla trentennale sala fiorentina. Ma l’amministrazione fa sapere che i fondi, sebbene ancora non in bilancio, saranno reperiti al più presto.

Intanto un altro progetto intende far grande la Firenze cinematografica. La Casa del Cinema pare essere in dirittura di arrivo, grazie all’interessamento di Regione Toscana e Mediateca. Non sarà l’Alfieri, ma un’altra storica sala del centro, quella dell’Odeon in piazza Strozzi, che diventerà così uno spazio per sostenere, rilanciare, reinventare il cinema. Temporaneamente, perché la sede definitiva dovrebbe essere il Teatro della Compagnia di via Cavour, ma fra qualche anno. L’operazione non peserà sul bilancio del Comune di Firenze, che farà comunque parte di un tavolo permanente congiunto con la Regione per monitorarne lo sviluppo. Per l’amministrazione, infatti, la Casa del Cinema è un’opportunità importante per porre un freno allo “stillicidio” dei cinema del centro a favore dei multisala. La qualità sarà al centro della programmazione con servizi, come bar e ristorante, offerte e programmi diversi per ore e fasce di pubblico.

LA PROPOSTA Presentata una mozione, ma non tutti i commercianti sembrano essere d’accordo

Negozi aperti la notte in centro, via alla discussione

P

resto potrebbe diventare una realtà quella che molti cittadini fiorentini (e non solo) si augurano da anni: secondo il consigliere comunale del Pd Andrea Pugliese, infatti, sarebbe opportuno e necessario rivedere le norme riguardanti l’apertura degli esercizi pubblici in orario notturno, soprattutto nel centro storico. La pedonalizzazione del Duomo sembra far rinascere la voglia di guardarsi intorno, nemmeno in libreria si spengono le luci, in Borgo San Frediano si ascolta musica e si spilucca e poco più avanti, in via dei Serragli, si può trovare un’intima location che offre libri, ristoranti

e mostre in tarda serata. Perfino la biblioteca delle Oblate apre alle volte la notte. Sono i nuovi stili di vita, i ritmi imposti dal lavoro quotidiano, le case sempre più piccole degli abitanti, spesso single, delle città, che fanno sì che la richiesta (di cibo ma non solo) non abbia o quasi più orari. Esistono categorie di persone, dai lavoratori notturni (oggi sempre più numerosi) ai giovani, agli studenti e ai turisti, che non disdegnerebbero affatto l’apertura 24 ore su 24 di punti di ristoro. La mozione presentata poco tempo fa dal consigliere Pugliese al sindaco e alla giunta di Firenze chiede in primo piano il

prolungamento dell’orario notturno delle attività commerciali, ma i negozianti del centro storico come bar, pasticcerie, supermarket e negozi d’abbigliamento sembrano non essere pienamente d’accordo con questa proposta. Secondo molti commercianti, infatti, questo sarebbe un tentativo già fallito in partenza, tenendo conto anche della crisi e del clima. Per diversi di loro il lavoro notturno è inoltre considerato un fattore di rischio per la salute. Saracinesche chiuse o aperte per le notti del centro storico fiorentino? Non ci resta che attendere i provvedi/B.R. menti comunali.


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curiosità

Marzo 2010

artigiani. In via dei Leoni c’è una bottega dove la musica è protagonista

Nel regno della liutaia venuta da Chicago Jamie Marie Lazzara, nata negli Usa, ha aperto il suo laboratorio nel 1987. “Lavoro secondo le regole della tradizione: ogni strumento che realizzo è completamente fatto a mano” Gaia Grassi

T

ra le rarità che ospita il centro storico fiorentino si può annoverare anche una preziosissima bottega di liutai in via dei Leoni 4 rosso. Jamie Marie Lazzara ne è la proprietaria, nonché l’artigiana, e la strada che l’ha portata a svolgere questo

mestiere è articolata e affascinante. Jamie è nata a Chicago e, sin da piccola, ha sentito una grande passione per la musica – suona il violino dall’età di 8 anni - per la scultura e la pittura, così molto presto ha cominciato a chiedersi come rendere anche pratica l’attività di musici-

Jamie Marie Lazzara nella sua bottega

sta. Per questo motivo è andata a Cremona, dove ha preso contatti con la scuola di liutai più famosa del mondo. E’ venuta a Firenze per perfezionare il suo italiano, dove in due anni ha preso il diploma alla scuola d’arte. Tornata a Cremona nel 1985, ha conseguito il diploma di liutaia. Nel 1987 ha avviato la sua attività, tanto originale e antica che ha fruttato alla sua bottega il titolo di esercizio storico dopo solo 11 anni. In effetti il suo piccolo negozio sembra il laboratorio di un mago estrapolato da un’epoca remota. “Io lavoro secondo le regole della tradizione – racconta Jamie - ogni strumento che realizzo è completamente fatto a mano e non utilizzo nessuna macchina. L’unica cosa che acquisto sono le corde”. Il suo lavoro è molto lungo e impegnativo, basti pensare che per creare qualsiasi strumento musicale ci vogliono almeno tre mesi. Si comincia, come racconta Jamie, dalla cassa armonica, la cui forma e grandezza non dipende solo dall’utilizzo che se ne deve fare, ma anche dal rapporto con la fisicità

Alcuni strumenti realizzati nel laboratorio

della persona. E poi si passa alle fasce laterali e via via sino all’impugnatura. Se parliamo di un violino si arriva ad utilizzare almeno una settantina di pezzi. Sì, perché non sono solo violini gli strumenti che realizza Jamie, ma anche violini da tasca, viole, violoncelli, chitarre manouche, viola da gamba, viola d’amore e cetre – famoso strumento che suonava il “nostro” Leonardo da Vinci e che sa suonare anche Jamie. Proprio la capacità di suonare la cetra ha dato a Jamie la possibilità di fare qualche breve ma interessante tour in Europa, per esempio in Svezia, dove la registrazione dei

suoi brani è stata ripresa e utilizzata per accompagnare una mostra proprio su Leonardo da Vinci, che ha avuto luogo al Victoria and Albert Museum di Londra. Infatti, anche se il suo lavoro la impegna moltissimo, Jamie trova qualche volta il tempo per evolvere il suo mestiere in nuove direzioni. Nella sua bottega si possono trovare anche strumenti impreziositi da intarsi che riportano scene dalle “Metamorfosi” di Ovidio oppure alcuni strumenti, come la lira da braccio che Jamie ha costruito per sé, sul cui retro di cassa sporge una suggestiva figura antropomorfa.


economia

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L’INteRvIstA. Parla Claudio Terrazzi, amministratore della storica tipografia Lito Terrazzi

“mai smettere di investire in tecnologia” Benedetta Strappi

È

uno di quei mondi che i non addetti ai lavori conoscono ben poco. L’intero processo che sta a monte di un libro o di una rivista si compie nell’ombra. In quella dei grandi stabilimenti dove si stampano pagine su pagine e nascono prodotti editoriali finiti. Succede ad esempio alle Cascine del Riccio, dove ha la sua casa la Lito Terrazzi, storica tipografia nata nel 1967. Per i primi dieci anni la sede fu quella di via Caracciolo, poi l’azienda cominciò a crescere e allora si trasferì nello stabilimento che ancora oggi la ospita. È qui che nascono libri, cataloghi e riviste che poi se ne vanno in giro per l’Italia, l’Europa e spesso pure oltreoceano. Claudio Terrazzi, figlio del fondatore, Roberto Terrazzi, ne è l’amministratore. Il vostro è un mestiere che non molti conoscono... cosa si fa esattamente nella vostra azienda? Stampiamo libri di pregio, cataloghi e riviste dal 1967. Ci siamo specializzati in questa come vocazione principale e negli anni ci siamo costruiti una clientela locale, nazionale, europea e anche in America. Anni che, del resto, sono tanti… Come nasce la vostra tipografia? La ha fondata mio padre, Roberto Terrazzi. E del resto veniamo da una famiglia “d’arte”, che dal 1917 è nel campo grafico. Nel 1967 mio padre ha aperto un’azienda di stampa a ciclo completo, che negli anni è cresciuta fino a diventare quello che è oggi, ovvero una realtà che si occupa dell’intero processo di stampa, dal lavoro di fotolito, alla stampa, alla confezione in legatoria.

Claudio Terrazzi

E ai tempi di crisi come avete reagito? Si sa che il settore editoriale non gode propriamente di ottima salute… Anche noi abbiamo sentito il periodo di crisi, certamente. In un settore come il nostro l’unico modo per andare avanti è investire continuamente in tecnologia, anche nei momenti non semplici. È l’unica ricetta per sopravvivere. Anche nel 2002, nel periodo che seguì l’attentato alle Torri Gemelle e da cui cominciò la crisi economica, abbiamo investito oltre 4 milioni di euro in macchinari e se non lo avessimo fatto oggi avremmo senz’altro chiuso. Investire in tecnologia equivale a ridurre i costi di lavorazione e migliorare la qualità del lavoro. E forse c’è anche un altro ingrediente salvifico. Quale? Per rimanere competitivi è importante anche creare partnership. Collaborare con più aziende facendo gruppo, fare insieme ad altre realtà quello che prima si faceva da soli, superando il pregiudizio per cui ognuno guarda al suo “orto”. E poi occorre reinventarsi continuamente, cercare sempre

soluzioni nuove per crescere, in un mercato che invece fisiologicamente tende ad a andare al ribasso. Che legame avete con il territorio? Cascine del Riccio è una frazione così piccola e i vostri libri invece viaggiano alla volta dell’Europa e oltre… Con il territorio c’è un legame forte, senz’altro: siamo qui da 43 anni, l’azienda con il suo lavoro contribuisce a dare lavoro ad oltre 60 persone. Ed è sempre rimasta in piedi sulle proprie gambe, anche nei momenti bui non abbiamo mai usufruito degli ammortizzatori sociali, e questo dimostra la nostra attenzione nei confronti del sociale. E a concorrenza come siete messi? Mio padre cominciò a lavorare con l’estero nel 1982: per quei tempi era una conquista, fu un precursore. Quindi ci siamo abituati presto a fare i conti con una concorrenza di ampio respiro, che spesso gode di aiuti pubblici che qui invece non abbiamo. L’importante è cercare sempre di anticipare i tempi.

Correva l’anno 1967 e in via Caracciolo nasceva quest’azienda, che negli anni è cresciuta e che ora, nel suo quartier generale delle Cascine del Riccio, produce libri di pregio, cataloghi e riviste che poi vengono distribuiti in giro per l’Europa. E persino oltreoceano 930736


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il caso

Marzo 2010

degRAdO. Alla scoperta di luoghi ed opere troppo spesso vittime dell’incuria

Diamo voce ai tabernacoli fiorentini Fotografare le nicchie più malridotte e gli altri esempi di abbandono: questo l’appello che Il Reporter rivolge ai suoi lettori. Le immagini più rappresentative verranno poi pubblicate. Per sensibilizzare gli animi Ludovica V. Zarrilli e Ginevra Donnici

D

imenticati è la parola giusta. Camminando a passo svelto per il centro, soprattutto durante le fredde e uggiose giornate invernali, spesso capita di scordarsi di loro. Ma adesso che le giornate si sono allungate e il sole torna a illuminarli, sarebbe bene degnarli della nostra attenzione. Sono i tabernacoli, disseminati agli angoli della città, spesso resi preziosi da dipinti, affreschi e sculture di pregio, che artisti (più o

meno noti) hanno lasciato in eredità alle strade e ai passanti meno frettolosi. Sono tanti, se ne contano una ventina tra quelli più grandi, e un numero molto più elevato di quelli più piccoli e magari meno famosi. Spesso sono le stesse istituzioni a non tenere granché in considerazione la loro esistenza, abbandonandoli al degrado, con i vandali di turno che li prendono di mira e con l’inesorabile passare del tempo che non risparmia pietra serena, pigmenti,

Via Ghibellina angolo via Isola delle Stinche

legno e quant’altro. La loro vulnerabilità è data, come è facile intuire, dalle continue esposizioni, oltre che alle cattive intenzioni di qualcuno, al tempo e alle intemperie. Così come succede per i palazzi, anche i tabernacoli soffrono per lo sgretolamento della pietra forte con cui molti sono realizzati. Stesso discorso vale per le sculture in legno contenute in alcune edicole, che hanno come acerrimi nemici l’umidità e i tarli, che riescono a “intrufolarsi” fin dentro e sono voraci divoratori di alcuni tipi di legno, soprattutto quelli antichi e nostrali. Per non parlare delle pitture: sia che siano eseguite su tele o tavole, sia che si tratti di affreschi, avrebbero bisogno di una manutenzione costante per conservarne il fascino e i tratti intatti. In altre occasioni basterebbe pulire un po’ il vetro dietro il quale le opere sono custodite, nella stragrande maggioranza delle occasioni i suddetti vetri sono sporchi al punto da non riuscire a vedere il disegno sottostante. Altro grande nemico è lo smog, che contribuisce al lento e inesorabile deterioramento dei materiali. Noi del Reporter abbiamo fatto un giro per le strade del centro e abbiamo trovato alcuni bellissimi tabernacoli in pessime condizioni. Sporchi, maltenuti, spaccati, deteriorati e chi più ne ha più ne metta, come si trattasse di oggetti di poco valore. Non ci è sembrato un gran bel vedere e abbiamo deciso di smuovere gli animi più sensibili all’arte ma anche al decoro e alla presentabilità di una città complessa e meravigliosa come Firenze. Così, se ai lettori di queste

Borgo San Frediano angolo via di Cestello

pagine capiterà di imbattersi in qualche tabernacolo o edicola malmessa (ma ovviamente non solo), si sentano liberi di fotografarlo e noi saremo ben lieti di pubblicare le foto (da inviare a redazione@ilreporter.it). Siamo fermamente convinti che siano

molti i cittadini a cui stanno a cuore la “salute e il benessere” della città, per questo mettiamo a disposizione le pagine del giornale per riuscire a smuovere un po’ di coscienze e a far rivivere gli angoli più suggestivi e meno popolari di Firenze.

Via dei Cimatori angolo via dei Cerchi

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qua & là

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LA cuRIOsItÀ/1. Il capoluogo toscano conta tantissimi patti e fratellanze con altri comuni

Ventun gemelle per la città del giglio La prima “alleanza” è del 1954 con Ville de Reims, vicina a Parigi, mentre tra i gemellaggi più recenti c’è quello con l’estone tallinn e con Arequipa, in Perù Simele Kruklidis più tranquille e pacate. Interessante sarà invece il futuro gemellaggio con la Svezia, in nome della “green economy”, dello sviluppo dell’aeroporto di Peretola e degli scambi fra le due università. Ma queste unioni possono essere anche puro motivo di festa: difatti, per celebrare le nostre sorelle straniere non mancano il Festival del Gemellaggio e il “Premio Firenze” arrivato oramai alla XXVII edizione. Tante piccole occasioni per conoscere e farsi conoscere, per raccontare e ascoltare. Ma soprattutto per condividere.

Tallin (Estonia)

LA cuRIOsItÀ/2. In America sono diversi i posti battezzati “copiandoci” il nome

Firenze è unica? macché, ce ne sono diciotto N

Florence, Alabama

on è poi così unica come pensavamo, la nostra Firenze. Anzi, ce ne sono almeno altre diciassette, tutte concentrate in America. Ma per essere precisi è di “Florence” che stiamo parlando, ovvero la versione d’oltreoceano della nostra città, cosa che di per sé suona davvero strana. Se infatti è già abbastanza insolito trovare un proprio omonimo, desta ancora maggiore sorpresa trovare sulla cartina geografica un toponimo: è infatti così che si chiama un luogo che ha lo stesso nome di un altro. E poco importa se è per caso o per uno spudorato tentativo di imitazione: resta il fatto che dal freddo Canada alle coste del Texas l’eco fiorentina è arrivata proprio ovunque: in Mississippi, per esempio, in Arizona, nel Kentucky e in Oregon, e ancora in Wisconsin, nella contea di Oneida e persino in California. Uno tra i primi toponimi fu assegnato nel 1818 a una piccola cittadina della Contea di Lauderdale, in Alabama: l’idea venne in mente all’ispettore italiano Ferdinando Sannoner,

che coniò seduta stante il termine “Florence”. In realtà, esiste un’altra declinazione meno nota del nome, si tratta di “Florentia” e indica un comune di soli ventiquattro abitanti nel dipartimento di Giura, est della Francia. Un’insolita abitudine, questa dei toponimi, che tra l’altro non ha interessato soltanto la nostra città: anche Roma e Venezia, per citarne altre due, conoscono decine di doppioni sparsi dovunque nel mondo. Gemellanze di nome ma non di fatto: tutte le toponime chiamate all’appello non hanno infatti alcun rapporto tra loro. Anzi, il più delle volte probabilmente si ignorano in toto. E infine, per concludere in bellezza, c’è un’altra particolarità: Firenze non si è limitata a “conquistare” solo altri Paesi del globo, ma si è spinta fino allo spazio, dando il proprio nome a un asteroide di 4,9 km scoperto nel 1981 e a un cratere meteoritico su Venere. Sempre meglio però diffidare dalle imitazioni: la Firenze vera, quella origi/S.K. nale, è la nostra.

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aese che vai, gemella che trovi. Con gli occhi a mandorla o la pelle color cioccolato, sembra che da Nord a Sud, dall’Oceano Indiano al Brasile, Firenze abbia trovato decine di splendide sorelle nel mondo. Per l’esattezza ventuno: ma se contiamo anche i patti di fratellanza e di amicizia, le nostre affiliate salgono a trentasei. Un elenco straordinariamente vario, che affonda le sue radici nella storia. Il primo patto di cui abbiamo traccia risale al lontano 3 luglio 1954, quando venne firmato l’accordo con Ville de Reims, cittadina francese non troppo lontana da Parigi: amore di lunga data, questo, visto che continua a generare incontri e attività culturali. Tra le unioni più recenti, stilate nel 2009, troviamo invece quella con Tallinn, paese estone, e con Arequipa, situata in Perù. Sempre dello stesso anno anche il famoso patto con Mauthausen, in ricordo della deportazione dei prigionieri toscani nei lager nazisti. Sono tante le ragioni che spingono a trovare nuovi legami e alleanze con Paesi lontani, ma in ogni caso si tratta sempre di un’iniziativa genuina e proficua, a patto che non resti solo sulla carta. Quindi, messe da parte le visite istituzionali, è bene capire in che cosa consistano queste fratellanze. Per usare termini “tecnici” possiamo dire che un gemellaggio altro non è che la collaborazione tra due città, con l’obiettivo di intensificare i rapporti culturali, politici ed economici: è una via aperta all’incontro tra popoli, identità e storie diverse. Per fare ricorso a testimonianze concrete, invece, possiamo menzionare alcuni gemellaggi che, più di altri, hanno prodotto risultati buoni o quantomeno significativi. Nel 2001, ad esempio, Firenze si è gemellata con Tirana ed ha contribuito a risanare la piazza principale della capitale albanese utilizzando alberi e piante prelevati dai propri vivai. Fruttuoso anche il patto con i tifosi del Liverpool, che ha permesso di giocare partite di calcio


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società

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ItINeRARI/1. Mille anni dopo Sigerico, arcivescovo di Canterbury, ecco le tappe dei viandanti di oggi

Turisti con l’anima tra le colline toscane sono migliaia coloro che, ogni anno, attraversano la via Francigena alla (ri)scoperta dei luoghi di culto disseminati tra Pontremoli e siena. sfidando ghiaccio e neve per raggiungere Monte senario Francesca Puliti

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orreva l’anno 990 quando Sigerico, arcivescovo di Canterbury, percorse la Toscana da cima a fondo di ritorno da Roma, dove era stato ricevuto dal Papa. Le sue 79 tappe andarono a comporre la cosiddetta “Via Francigena”, 1.600 chilometri dalla Capitale all’Inghilterra, di cui un terzo disegnato sulla nostra regione. Da Pontremoli passando per Lucca e Siena fino ai confini con il Lazio, sono migliaia i pellegrini che ancora oggi ricalcano le orme di Sigerico, addentrandosi tra eremi e piccoli oratori in terre toscane. E la scelta è più che mai vasta. Il più celebre santuario di casa nostra è probabilmente la Madonna delle Grazie di Montenero, nei pressi di Livorno, che ha visto crescere notevolmente il flusso di turismo religioso a partire dall’anno del Giubileo. Ma anche il più vicino Monte Senario ha il suo bello stuolo di visitatori. “L’anno scorso ne abbiamo contati circa 21mila – racconta il custode – provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, soprattutto svizzeri, francesi e tedeschi. Ma anche dalla stessa Toscana”. Ci sono i fedelissimi che sfidano le condizioni meteo e si arrampicano fin quassù anche con la neve e i gruppi più folkloristici di appassionati di auto o moto d’epoca, che abbinano il raduno a una tappa più spirituale. E magari gastronomica, considerando le specialità che da più di un secolo i monaci producono qui sulle colline tra Bivigliano e Pratolino, alcune anche dalle proprietà terapeutiche. Altra meta nota a livello nazionale e internazionale è il santuario della Verna, in provincia di Arezzo, dove si ritirava San Francesco, oppure, per rimanere nei paraggi di Firenze,

la Basilica di Santa Maria all’Impruneta, dove si conserva l’icona della Vergine dipinta – si racconta – nientemeno che da San Luca. Ma anche la stessa città non scherza in fatto di pellegrinaggi e sono tanti i luoghi disposti ad accogliere i viandanti. Basti pensare che si contano ben diciotto pensionati di vario genere gestiti dalla Diocesi. E chi l’avrebbe mai sospettato che il convento di San Marco, vissuto dagli stessi fiorentini come un’entità misteriosa e piuttosto inaccessibile, potesse aprire i battenti a qualche ospite? Pochi, pochissimi i posti a disposizione e solo per uomini che siano stati introdotti da un religioso e si prestino a un’autentica vita

E c’è chi abbina al raduno di auto o moto d’epoca una sosta più spirituale monastica. Piccoli gruppi o pellegrini solitari sono ben accetti anche al Monastero Benedettino di Settignano, per catapultarsi qualche secolo addietro e partecipare alle attività di agricoltura e legatoria di libri. Dotate di ogni comfort, compreso il bagno in camera, invece, le stanze messe a disposizione dalle monache dell’abbazia di Rosano. Qui ai visitatori vengono serviti anche i pasti e, a richiesta, lezioni di restauro di pergamene e volumi antichi. Per tornare a casa arricchiti, oltre che nello spirito, nelle capacità manuali.

iL tREnD Prenotazioni in aumento per le strutture ecclesiastiche

B&B? No, meglio il convento L’offerta non manca, e il conto è meno salato di quello di un hotel, anche se si tratta di edifici ricchi di storia e fascino

S

e è vero che in tempi di crisi si presta più attenzione alla qualità di ciò che acquistiamo, è ancor più vero quando programmiamo una vacanza. Così va a finire che a fronte di un generale calo dei visitatori in città (per l’anno scorso si parla addirittura del 25% in meno rispetto al 2008), cresce il numero di coloro che al semplice turismo preferiscono un turismo puro e semplice. Scegliendo di passare qualche giorno in strutture religiose, anziché in un qualunque hotel del centro. Il ventaglio dell’offerta è quasi altrettanto ampio e il conto è anche un po’ meno salato. Anche se si tratta di edifici ricchi di storia, fascino e a volte neanche così spartani come ci si potrebbe aspettare da un monastero o da un convento. Ad esempio Villa La Stella, struttura missionaria alle pendici di Fiesole, vanta un trattamento da hotel quattro stelle, ma in un ambiente decisamente più familiare. “Le persone che vengono da noi cercano un’atmosfera più intima – spiega il direttore della struttura, Roberto Rotondo – un ritmo di vita più rilassato e la possibilità di passare qualche tempo in preghiera”. Da sfatare anche la convinzione che si tratti solo di gruppi parrocchiali o di persone di una certa età. “Arrivano anche giovani coppie o famiglie con bambini”. In Austria, certo, sono più organizzati. Vicino a Vienna un gruppo di suore ha addirittura avviato una Spa, dove ci si reca principalmente per ritrovare la forma, anziché la fede. Ma anche da noi il sasso è stato lanciato e c’è da aspettarsi che il flusso dei turisti “con l’anima” incrementi strada facendo. O /F.P. meglio pellegrinaggio dopo pellegrinaggio. 1049497


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ItINeRARI/2. Sempre più abitanti della città del Giglio partono alla volta di santuari e luoghi sacri

E i fiorentini si riscoprono pellegrini nel 2009 sono stati quasi 10mila. in tutto il mondo i “tour” religiosi muovono 300 milioni di persone. E per gli addetti ai lavori è un settore in crescita Matteo Francini

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erra Santa, Lourdes, Assisi. Non passano certo inosservati, a chi passeggia intorno al Duomo, i cartelli di un’agenzia che promuove viaggi dalle destinazioni particolari. Anche l’agenzia, del resto, è particolare: organizza sì tour in tutto il mondo, ma è diocesana e specializzata in itinerari religiosi. Ma sbaglia chi pensa che a entrare al suo interno siano pochi intimi. Perché i viaggi religiosi, o pellegrinaggi che dir si voglia, sembrano incassare il gradimento di un numero sempre crescente di persone, fiorentini in testa. I dati parlano chiaro: ogni anno, nel mondo sono circa 300 milioni i “viaggiatori dello spirito”, 40 milioni solo in Italia. E c’è subito anche un altro luogo comune da sfatare: quello dell’età. A intraprendere questi viaggi non sono solo anziani: oltre il 30% dei pellegrini del terzo millennio ha tra i 20 e i 40 anni. Insomma, un settore, quello del turismo religioso, che non solo non sembra conoscere crisi, ma che appare addirittura in crescita, tanto da essere stato inserito come area tematica all’importante Borsa Internazionale del Turi-

smo tenutasi a Rho a fine febbraio. E Firenze? Non sembra essere da meno. “Lo scorso anno i pellegrini partiti dalla nostra città alla volta di santuari di tutto il mondo sono stati tra i 6 e i 10mila”, spiega monsignor Alberto Alberti, direttore dell’ufficio pellegrinaggi, tempo libero, turismo e sport della Diocesi fiorentina, e dunque grande esperto in materia. E migliaia sono anche coloro che, dalla città del Giglio, si preparano ad andare ad ammirare la Sacra Sindone, esposta a Torino dal prossimo 10 aprile. “Questo è l’unico settore che regge o che, addirittura, è in crescita – conferma Mario Lapini, responsabile di Turishav, l’agenzia diocesana – per le agenzie ‘normali’ la possibilità di organizzare viaggi su internet è stata una bella botta. I nostri sono itinerari organizzati, che vengono affrontati con uno spirito diverso, e per lo più da persone adulte”. “Turismo è un termine a volte contraddittorio – spiega monsignor Alberti – noi distinguiamo tra pellegrinaggi, itinerari religioso-culturali e itinerari turistici tout court. I primi rappresentano un aspetto importante dell’odierna evangeliz-

zazione: chi si iscrive sa che è l’occasione per fare un’esperienza religiosa, e il programma è finalizzato a questo. Mentre i secondi, pur avendo una o più mete religiose, sono anche orientati alla conoscenza storica ed artistica dei luoghi attraversati”. Chi non ama il termine “turismo religioso” è Mario Coda Nunziante, presidente della sede toscana dell’Unitalsi (l’Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali), che

organizza pellegrinaggi rivolti soprattutto a disabili, anziani e malati: “Preferisco parlare di percorsi di fede”, puntualizza. E poi conferma: “In Toscana la richiesta di spiritualità è molto viva. Personalmente non ho mai partecipato a pellegrinaggi in cui ci sia stato un miracolo ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, ma – conclude – profonde conversioni di vita sono la normalità. E sono spettacolari quanto quelle fisiche”.

LE DEstinAZioni In Toscana le mete preferite sono Montenero e la Verna, in Italia Assisi e Loreto. Ma il 2010 sarà all’insegna della Spagna

Dalla Terra Santa a Lourdes, tutti i percorsi dei “viaggiatori della fede”

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a quali sono le mete preferite dai pellegrini fiorentini? In primis la Terra Santa, poi le “classiche” Lourdes e Fatima, il Sinai, Giordania e Polonia, seguite dalle più inattese Malta e Cipro. Restando in Italia, le destinazioni più gettonate sono i santuari di Assisi, Loreto, Boccadirio e San Giovanni Rotondo, mentre in Toscana quelli di Montenero e la Verna. Ma non mancano nemmeno le “novità”, vista la grande richiesta dei fedeli di casa nostra: “Quest’anno la nostra agenzia organizza viaggi in Turchia, sui passi di San Paolo”, annuncia Lapini di Turishav. Niente da fare, invece, per quanto riguarda Medjugorje: “Ancora la Chiesa non si è pronunciata ufficial-

mente: se e quando lo farà, ci andremo”. Oltre alle mete tradizionali, quest’anno sarà la Spagna una delle destinazioni più gettonate, grazie alla celebrazione dell’Anno Santo 2010 a Santiago di Compostela e a Caravaca de la Cruz (famosa per la presenza di una croce che si dice abbia poteri miracolosi). Ma se gli esperti del settore non hanno dubbi sul fatto che, anche nel 2010, il comparto del turismo religioso sarà caratterizzato dal segno più, in riva all’Arno non tutti sembrano pensarla così. “Qualche anno fa organizzavamo pellegrinaggi, ma per il momento abbiamo smesso, per star dietro al mercato”, dice il titolare dell’agenzia Buckingham Travel. “Le richieste per questo

tipo di itinerari, in effetti, son molto poche”, concordano dall’agenzia Certosa Viaggi. Così, sono molte le agenzie che hanno pian piano “abbandonato” il settore, se non per organizzare qualche sporadico pellegrinaggio, ma solo su richiesta delle parrocchie. Diversa è la posizione di Primavera Viaggi: “La Terra Santa è una delle nostre destinazioni preferite, ma non si tratta di pellegrinaggi – spiega il titolare Marcello Mariotti – chi intraprende questi viaggi lo fa per motivi culturali, a cui può aggiungersi anche un interesse religioso. Negli ultimi anni l’atmosfera in quelle zone è più tranquilla, e questo /M.F. ha consentito una ripresa del turismo”.

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provincia

Marzo 2010

L’IdeA. La Provincia ha lanciato una campagna che rivisita il motto della Rivoluzione francese

Diversi e quindi uguali, stop alle discriminazioni Ginevra Donnici

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Un manifesto della campagna (foto Leonardo Bianchi)

il messaggio è semplice e più che mai attuale: la differenza è un valore da riaffermare. nasce così lo slogan “Libertè, Fraternitè, Differenza”, che campeggia su manifesti e pannelli sui bus. Barducci: “siamo impegnati pesantemente nel sostegno al reddito, ma abbiamo voluto investire anche in questo”

i vuole un bel coraggio a modificare il motto della rivoluzione francese. Ma la Provincia di Firenze lo ha trovato, nell’urgenza culturale ed etica di riaffermare, con tutta la forza possibile, il valore della “differenza”. Nasce da questa volontà la campagna di comunicazione “Libertè, Fraternitè, Differenza”, raffigurata dal giglio fiorentino posto sul berretto frigio della rivoluzione francese, simbolo universale di libertà. È questa la creatività scelta dall’amministrazione di Palazzo Medici Riccardi per la sua battaglia contro le discriminazioni. “Purtroppo c’è una emergenza in più che siamo chiamati a fronteggiare, non meno dannosa della crisi economica e non meno insidiosa dell’emergenza ambientale – spiega il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci – non possiamo sottovalutare gli episodi preoccupanti avvenuti nel nostro Paese, compresi alcuni accaduti nel territorio fiorentino. Ecco perché la Provincia, pur impegnata pesantemente nelle operazioni di sostegno al reddito di quanti hanno perso il lavoro, ha deciso di investire delle risorse in questa iniziativa di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su un tema che comporta alti rischi, soprattutto, in tempi di profonda crisi economica e di disagio sociale”. È questa dunque la chiave di lettura della campagna di comunicazione lanciata per sensibilizzare l’opinione pubblica contro ogni forma di discriminazione sociale. Già da un mese sono apparsi sui muri della città grandi manifesti con il berretto frigio “alla fiorentina”. L’immagine simbolo della rivoluzione francese e il motto “rivisto e corretto” viaggiano anche sugli autobus delle linee cittadine. “Appare addirittura paradossale – aggiunge il presidente della Provincia – dover sostenere dei concetti che sono espressi nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Vale la pena ricordare che l’articolo 21 vieta ‘qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali’”. “Libertè, Fraternitè, Differenza” è una campagna articolata in molteplici iniziative finalizzate alla promozione di una cultura della tolleranza e del rispetto della diversità. “La differenza – dice Andrea Barducci – è un valore. La curiosità, l’interesse e l’amore nei confronti di ogni tipo di differenza sono il vero antidoto ad ogni forma di discriminazione. Non bisogna dimenticare che quello della migrazione non è un semplice fenomeno contingente – conclude il presidente – ma una costante nella storia, a partire dalle vicende del nostro popolo”. Da qui lo slogan provocatorio scelto dalla Provincia, per far riflettere sullo spirito di democrazia che deve scandire le azioni quotidiane e sul valore della tolleranza necessario per appartenere a un Paese libero e civile.

FoCUs Il bando è per le superiori

Nelle scuole lanciato un concorso a tema

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ll’interno dell’articolata campagna contro le discriminazioni, Palazzo Medici Riccardi ha promosso nelle scuole superiori un concorso dal titolo “La mia scuola non fa la differenza”. Il bando è aperto alle classi degli istituti superiori della provincia di Firenze che vorranno aderire al progetto “Libertè, Fraternitè, Differenza”, sostenuto dall’amministrazione provinciale con l’obiettivo di indagare e approfondire il tema delle pari opportunità e della promozione del valore della differenza e dei diritti. “Il concorso – spiega l’assessore provinciale all’istruzione Giovanni Di Fede – coinvolge in modo diretto gli studenti, proponendo un approfondimento sulle radici culturali e storiche dell’accoglienza e della ricchezza della diversità. Si tratta di un’iniziativa che non trasmette in modo passivo nozioni e conoscenze, ma vuole coinvolgere i giovani attraverso un’attività pratica e creativa”. Il bando, infatti, prevede la realizzazione di elaborati in forma di fotografia e video, scrittura creativa (anche composizioni letterarie, in prosa o poesia) e disegno artistico, con lo scopo ultimo di sviluppare i valori della tolleranza e del rispetto. “Un’iniziativa – precisa l’assessore Di Fede – nella quale crediamo moltissimo perché oggi, in una società democratica matura, è necessario garantire pari diritti e pari opportunità a tutti. Condannando in modo deciso gli abusi e le violenze che si consumano a danno dei più deboli”. In particolare, i materiali presentati per partecipare al bando dovranno riguardare le tematiche relative alle disuguaglianze sociali, alle disparità nel mondo del lavoro, al fenomeno dell’immigrazione e a quello dell’accoglienza. Un’opportunità per i ragazzi per rinforzare, con estro e creatività, la lotta /G.D. contro le discriminazioni.

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IL PeRsONAggIO. A colloquio con Emiliano Gucci, che si racconta a un mese dall’uscita del suo libro

L’umanità: la vita tra vizi e virtù Un’intervista intensa, nella quale lo scrittore fiorentino racconta se stesso e la

LA MOstRA

letteratura, il suo rapporto con il mercato, con le grandi librerie e con quelle più piccole

L’Angelico: dagli Uffizi fino a Pontassieve

e sofferenti. il tutto condito da una buona dose di cinismo smorzata da un pensiero positivo, perché per rimanere a galla bisogna credere “nell’anima del futuro” Ciro Becchimanzi

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l suo libro, le librerie grandi, quelle piccole e un mercato che sembra togliere il respiro a tutto ciò che non è commerciale. Emiliano Gucci si racconta in questa intervista, spiegando a Il Reporter il suo punto di vista sugli uomini, su un mondo spietato e di come il genere umano stia navigando diritto verso l’estinzione. “Se c’è un futuro, dovrà pure avere un’anima”. Emiliano Gucci lo dice a proposito del mercato del libro, ma la speranza è che questo desiderio possa diventare una realtà anche per Firenze e per la vita di tutti noi. Con Gucci abbiamo parlato del suo ultimo romanzo, “L’umanità” (Elliot Edizioni, pp. 150, euro 14) da poco in libreria. L’Umanità racconta di un uomo smarrito che cerca di uscire da quel tunnel grande come una bocca nera che lo ha inghiottito tanto tempo fa, carambolando tra esistenze in apparenza insignificanti, marginali, minime. Una debolezza che si appoggia ad altre debolezze, un respiro corto che entra in un respiro universale e forse ritrova il ritmo giusto, il battito interiore, una verità. Una storia che “prende”, dall’inizio alla fine. Quarto romanzo. Il filo rosso sembra non spezzarsi: la violenza del quotidiano e della città emerge anche ne L’Umanità. E’ davvero così violenta la tua terra? Non lo so. Perlomeno questo romanzo non ce lo può raccontare obiettivamente. Qua è lo sguardo del protagonista a leggere la miseria d’intorno, a restituircela ancora più spietata. È tutto filtrato dal buio della sua coscienza, come se lui vedesse nero anche dove c’è colore. Piove sempre, tanto da pensare che a volte quella pioggia sia dentro la sua testa. Cosa ti fa indignare di più, l’indifferenza o l’ingiustizia di alcune condizioni umane? Penso siano figlie dello stesso germe. Mi fa indignare l’uomo, il percorso che l’ha portato a questa condizione. La definitiva rinuncia

La copertina del libro

alla vera libertà, che equivale all’estinzione. Tu lavori in una libreria a Firenze… Cosa pensi delle chiusure delle piccole e storiche librerie in città? Un dato incontrovertibile del mercato o un fenomeno che si potrà combattere in qualche modo? Penso male. Le grandi catene offrono cataloghi sempre più omologati. Per avere un libro particolare o un’informazione diversa, fuori dal coro, c’è da barcamenarsi, frugare su in-

ternet o in certe sparute isole di resistenza. Per me è il mercato a essere sbagliato, nella sua essenza, le conseguenze invece sono logiche. Detto ciò, la parte più romantica di me pensa che certi luoghi torneranno, così come i negozi di dischi. E dico dischi fisici, di plastica inquinante, con tanto di custodia e copertina, non evanescenti file piatti, senza calore. Se c’è un futuro, dovrà pure avere un’anima…

LA NOvItÀ. Aperto di recente il cafè dello spazio Ex3, gestito da un gruppo di giovani

Il drink si sorseggia tra le opere d’arte P

er il momento si chiama ExTre Contemporary Artcafè, ma è tutto un work in progress e con buone probabilità tra qualche mese cambierà nome, diventando più semplicemente Art Cafè. E’ il neonato locale allestito all’interno del centro per l’arte contemporanea Ex3, tra il viale Giannotti e il viale Europa, attaccato al centro Commerciale Coop di Gavinana. A vincere la scommessa e prenderlo in gestione sono stati i ragazzi del bar Argentina (via della mattonaia, 67) freschi e baldanzosi che da un paio d’anni a questa parte hanno trasformato un angolo anonimo dei viali in un punto di riferimento per i ragazzi di tutta la città. “E’ troppo presto per fare dei bilanci - dice Fabio Bastianelli - ma noi siamo fiduciosi. Nei prossimi mesi dovrebbe accadere quello che tutti si augurano, ovvero che il cafè si arricchisca di sedute, tavolini, e di una vetrina con riviste specializzate in arte e design”. Ma il lavoro è già in fieri e le serate stanno funzionando. Il locale, aperto dal mercoledì alla domenica dalle 11 del mattino, fa orari diversificati a seconda dell’offerta by night. Mercoledì e giovedì chiude i battenti alle 19, il venerdì e il sabato alle 2

e la domenica alle 21. L’aperitivo del venerdì è tutto a base di sushi (by sushi mania) e accompagnato da un dj set, “Suonano dei nostri amici”, spiega Dario. Mentre il sabato sera spazio a generi musicali diversi, in consolle ci sarà sempre un dj ma offrirà agli avventori sound diversi, mixati dal vivo in ogni occasione. Chi farà visita al cafè potrà anche visitare le mostre in corso. Adesso per esempio, ra iempire gli spazi ampi dell’Ex3 ci pensano i lavori site specific di Eva Marisaldi (artista di fama che già esposto le sue opere in galleria italiane e straniere), che con il suo “Grigiononlineare” occupa l’ingresso con una installazione “di benvenuto” per poi accompagnare i visitatori alla scoperta del pavimento della sala centrale, dove prende vita un percorso che viaggia sul sottile filo che separa lo stream of consciousness dal diagramma d flusso. Mentre nei corridoi tutto intorno ci sono i lavori di Taiyo Onorato e Nico Krebs, artisti svizzeri al loro debutto in Italia con “Tutto incluso”, un percorso che inneggia all’illusione ottica e alla distanza che separa quello che sembra ma non è da quello che è ma non sembra. /L.V.Z.

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l Rinascimento è sbarcato a Pontassieve. Le opere di alcuni dei suoi protagonisti, raccolte nella mostra intitolata “Beato Angelico a Pontassieve. Dipinti e sculture del Rinascimento fiorentino”, sono esposte nella Sala delle Colonne del Palazzo Municipale di Pontassieve fino al 27 giugno 2010 (con i seguenti orari: dal martedì alla domenica 9.30-12.30 e 15.00-19.30; venerdì 15.00-19.30). Sono diciotto opere, provenienti da importanti collezioni toscane, realizzate dal Beato Angelico e dai maggiori pittori e scultori fiorentini del suo tempo: Filippo Lippi, Paolo Uccello, Zanobi Strozzi, Pesellino, Lorenzo Ghiberti, Domenico di Michelino e Benozzo Bozzoli. Ne parliamo con Alessandro Sarti, assessore alla cultura del comune di Pontassieve. Come nasce questo progetto? La mostra, curata da Ada Labriola, si inserisce nel progetto “Città degli Uffizi”, ideato da Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi, volto a riscoprire il legame tra Firenze, con le sue opere d’arte, e i comuni “minori”, attraverso eventi di alto livello. Dopo le passate esperienze a Figline e Bagno a Ripoli, è ora la volta di Pontassieve. Perché proprio Pontassieve? L’amministrazione comunale sta portando avanti un progetto di promozione dell’arte iniziato quattro anni fa, col recupero della sala delle Colonne. La mostra attuale rappresenta un ritorno importante, seppur temporaneo: quello della Madonna con il Bambino del Beato Angelico, proveniente dalla chiesa di San Michele Arcangelo di Pontassieve ed esposta alla Galleria degli Uffizi. Quale ruolo possono giocare i centri minori in termini di cultura? Gli eventi culturali promossi nel “contado” di un tempo, territorio artisticamente assai fertile, permettono di riportare le opere al loro contesto originario. Inoltre sono occasioni di coinvolgimento del tessuto sociale e associativo del territorio, nell’ottica dell’arte come volano turistico. Programmi per il futuro? Pontassieve ospiterà le opere di Alessandro Reggioli, giovane artista fiorentino, e Silvano Campeggi, noto cartellonista e ritrattista dei divi di Hol/A.C. lywood.

L’assessore Alessandro Sarti


cultura

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IL bILANcIO. Si è chiusa anche quest’anno con il segno più la manifestazione che porta il ballo in città

Cinque candeline per Danza in Fiera Annalisa Cecionesi

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a da poco spento cinque candeline, tra un balletto classico, una break dance e un cha cha cha e con un confortante +25% nelle presenze. E’ la manifestazione “Danzainfiera”, ospitata per il quinto anno consecutivo alla Fortezza da Basso dal 25 al 28 febbraio scorsi. L’edizione appena passata sarà ricordata come quella dei record: 65mila metri quadrati di spazi, sette palchi, due nuovi padiglioni, centinaia di scuole e compagnie provenienti dall’Italia e dal mondo e altrettanti espositori. “Uno degli appuntamenti più qualificati del panorama fieristico fiorentino, perfetta sintesi tra cultura, sport ed economia”, come l’ha definita Dario Nardella, vice sindaco con delega allo sport. Gli appassionati del ballo, dai dilettanti ai professionisti, hanno potuto assistere a spettacoli di ogni genere, dal tango argentino, col maestro Miguel Angel Zotto, al “Made in Cuba Festival”, novità di quest’anno, che sul palco della Fortezza ha portato due notti di feste scatenate a ritmo caraibico. Per finire con lo straordinario galà di chiusura affidato a étoiles e ballerini provenienti dalle compagnie di danza dei maggiori teatri italiani (tra cui il nostro Maggio Musicale Fiorentino). La più attesa è stata Eleonora Abbagnato, accompagnata da Benjamin Pech, étoile dell’Opéra di Parigi, presentata dal

Teatro Petruzzelli di Bari in un passo a due tratto da “La Dama delle Camelie”. Occhi puntati anche sulle competizioni, come sempre seguite con grande entusiasmo. A cominciare dalla danza sportiva, con i Campionati Italiani Assoluti organizzati da Anmb e Idc. Per proseguire con la tappa italiana del Just Debout, “battaglia” a colpi di coreografie Hip Hop, e con la sesta edizione di Expression, uno dei più importanti concorsi di

Ritmi cubani, balletti classici, hip hop e incontri con le star

danza a livello europeo, organizzato da Ida. Ma a “Danzainfiera” non si va solo per guardar ballare. I più audaci hanno avuto l’occasione di buttarsi in pista guidati da insegnanti professionisti, che hanno tenuto lezioni gratuite di ogni genere e stile di ballo, anche i più curiosi. Tra questi la Bellysamba, combinazione di danza orientale e brasiliana, la Hula, originale ballo delle isole polinesiane, o le “sexy” lezioni di Pole Dance. Gli aspiranti ballerini hanno potuto inoltre mettersi

Un momento della kermesse (foto: MassiFly)

in gioco in casting e audizioni, come quella per entrare nel corpo di ballo del Balletto Bolshoi di Mosca. Per la gioia dei fan sono intervenuti anche personaggi del piccolo schermo: alcuni dei ragazzi di “Amici” e i protagonisti di “Ballando

con le stelle”, Simone di Pasquale e Natalia Titova. Ma a danzare non erano solo gli adulti. Gli under 14 si sono scatenati nello “Smuthie Village” tra giochi, esibizioni, balli e incontri con volti noti della tv.

NOvOLI. In via caduti di Cefalonia lo store dove trovare cd per gli appassionati di rock

Il negozio di dischi che sfida la crisi N

Un angolo del Black Candy Store

on si può certo dire che non siano stati coraggiosi, perché oggi, nell’era del digitale e della musica scaricata dalla rete, chi ha la forza e l’incoscienza di alzare il bandone e inaugurare un negozio di dischi è un vero temerario. Il coraggioso in questione è Leonardo Giacomelli, deus ex machina dell’etichetta indipendente Black Candy, che ha lanciato alcune delle voci e delle musiche più interessanti degli ultimi anni (per esempio i The Hacienda). Insieme a Giacomelli, dietro il Black Candy Store di via Caduti di Cefalonia, nel centro nevralgico di Novoli, tra gli studenti, i commercianti e l’imprenditoria che

si fa spazio, lasciando sempre meno campo al quartiere degradato e poco accogliente che fino ad oggi l’ha fatta da padrone, ci sono Le Nozze di Figaro, promoter di alcuni degli appuntamenti musicali più importanti della città. Il segreto per un’operazione del genere è crederci e specializzarsi, perché oggi non ha più senso avere un po’ di tutto e per tutti i gusti. Il Black Candy Store è un posto dove fermarsi a fare quattro chiacchiere per decidere cosa si vuole far suonare al proprio lettore cd, per ascoltare i racconti di chi gira l’Europa in tour con gli emergenti del rock indipendente. Sugli scaffali, tutti rigorosamente vintage, alternati

a comode poltroncine che invitano a sedersi e prendersi il tempo per scegliere, ci sono etichette come Dischord, Arts&Crafts, Rough Trade, oltre alle italiane, con particolare attenzione alle realtà fiorentine. Spazio anche per i dvd, ma solo se introvabili altrove. E dulcis in fundo, tra un cd e 45 giri, sugli scaffali trovano posto anche quei romanzi dove il rock gioca un ruolo importante, come la prosa asciutta di Nick Hornby e del nostrano Niccolò Ammaniti. Ultimo punto a favore dello store: La politica di prezzi. Tra i titoli in vendita, non compare un disco nuovo che superi i 15 euro, /L.V.Z. mentre per l’usato si va da 7 a 10.

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L’AscesA. In Champions si è trovato ad affrontare il suo idolo Gerrard. E da allora è cresciuto

E il giovane montolivo diventò “grande” non è più il giocatore dalle prestazioni altalenanti, presuntuoso in campo e fuori: ora ha trovato ruolo e spirito giusti, tanto da meritarsi la fascia di capitano. “Cercherò di trasmettere ai nuovi la convinzione del passato”

Riccardo Montolivo

Cristina Guerri

C’

è chi aveva definito Fiorentina-Liverpool l’ultimo treno per Riccardo Montolivo. Perché dopo cinque anni e tante, forse troppe, parole spese nei suoi confronti, era giusto che fosse il campo a dire chi è il vero Montolivo. E da quella partita, infatti, è cominciata l’ascesa del centrocampista nato a Caravaggio. Davanti - per sua stessa ammissione - al suo idolo di sempre, Steven Gerrard, Riccardo riuscì - complice l’aiuto dei compagni - a contenere la mediana inglese tanto da rendere vano ogni tentativo offensivo. Da lì, dicevamo, la scossa, la maturazione dell’ormai non più giovanissimo Montolivo, assai diverso da quello che avevamo conosciuto fino a qualche tempo fa. Quello presuntuoso in campo, ma soprattutto fuori. Quello dalle prestazioni altalenanti. Adesso ha trovato la sua posizione ideale in mezzo al terreno di gioco, ma anche quello spirito

di sacrificio e quella determinazione da vero leader. Tanto che lo spogliatoio viola, chiamato a nominare il nuovo capitano dopo la partenza di Dario Dainelli, ha individuato in lui il suo sostituto (alla presenza di Andrea Della Valle, 23 preferenze per Montolivo, 22 per Donadel. Grandi “sconfitti” Adrian Mutu e Sebastien Frey, che alla vigilia sembravano candidati estremamente accreditati). “Seba l’ha presa bene - aveva dichiarato qualche giorno dopo la votazione - anche lui ha espresso la sua opinione come tutta la squadra. Eravamo quattro o cinque candidati e la volontà della squadra va rispettata. Le partenze di Jorgensen e Dainelli sono state importanti come lo furono quelle di Toni, Ujfalusi e Liverani, ma la Fiorentina ha dimostrato di saper sopperire ricompattandosi e migliorando. Proprio con Seba, Gamberini, Donadel, con i più vecchi insomma, cercherò di trasmettere ai nuovi la forza e la convinzione del passato”. Ora lo vediamo parlare in campo, interagire con l’arbitro, spronare i compagni. Porta con rispetto e autorità quella fascia che mai avrebbe pesato di indossare solo fino a qualche mese fa. Il suo

rapporto con la Fiorentina e Firenze sembra destinato ad andare avanti nel tempo. “Il mio unico pensiero è rimanere con questa maglia e vincere qualcosa. Il rapporto è bellissimo con tutti e non mi fanno arrabbiare le critiche, anzi sono uno stimolo per crescere di più. I nostri tifosi sono eccezionali, a Liverpool si sentivano più loro degli inglesi, e dopo qualche risultato non troppo positivo ci sono stati comunque vicini”, spiega. Adesso ha ritrovato anche la maglia della Nazionale, e dopo Gilardino, già indicato dal commissario tecnico Marcello Lippi come sicuro partente per la spedizione azzurra in Sudafrica, dove quest’estate si giocano i Mondiali, potrebbe essere lui il secondo “violazzurro” inserito nella lista. “E’ ovvio - aveva detto al termine dell’amichevole Italia-Camerun, disputata all’inizio di marzo - che mi auguro di far parte della spedizione azzurra, ma credo che prima di tutto conti quello che ognuno di noi farà con il proprio club”. Uno stimolo in più, insomma, per il centrocampista. E ai tifosi non resta che augurarsi un gran finale di stagione da parte di Riccardo da Caravaggio.

AVANZATE TECNOLOGIE E CURE PERSONALIZZATE L'infertilità è un problema sempre più diffuso, soprattutto a causa delle maternità rinviate nel tempo. Ma anche le soluzioni sono sempre più efficaci, rapide e sicure.

INCONTRO CON IL PROF. PIERALDO INAUDI GINECOLOGO, LAUREATO E SPECIALIZZATO all'Università di Siena, dottore in medicina all’Università di Losanna, il Prof. Pieraldo Inaudi tra i pionieri della riproduzione umana in Italia, vanta una carriera di alto profilo, svolta fra Italia e Svizzera, ricca di incarichi di responsabilità, di importanti consulenze come quella fornita al Centro di Medicina della Riproduzione dell'Ospedale di Bergamo, di rilevanti pubblicazioni scientifiche, relazioni congressuali e di corsi di aggiornamento. Il professore, dirige il centro "Siena Fertility" a Monteriggioni oltre ad offrire la sua esperienza nello studio fiorentino di via Lorenzo il Magnifico. A lui chiediamo quali sono le più recenti evoluzioni nella diagnosi e cura dell'infertilità. "La riproduzione umana è uno degli ambiti medici che negli ultimi decenni ha conosciuto le maggiori evoluzioni tecnologiche. Grazie a queste innovazioni gli esami si sono semplificati e la diagnosi è diventata più precisa grazie alle ecografie transvaginali, specie nei casi di endometriosi, cisti ovariche e ovaio policistico. Anche dal punto di vista terapeutico lo strumentario si è fatto più ricco ed efficace: oggi possiamo scegliere il migliore spermatozoo da iniettare nel migliore ovocita come effettuare analisi genetiche sull'embrione per prevenire malattie ereditarie". LA SINDROME dell'ovaio policistico (PCOS) è un disordine ormonale e metabolico che interessa circa il 15% delle donne in età fertile e oltre l'80% delle donne con irregolarità mestruale. Donne con PCOS possono avere cicli mestruali irregolari, aumento dei peli, del peso, acne e problemi di infertilità. Ma anche un aumento di aborti spontanei, di rischio di diabete di tipo 2 e di problemi cardiovascolari. Molte hanno ovaie aumentate di volume con diverse piccole cisti, visibili all'ecografia. Per fare una diagnosi è necessaria una visita, una ecografia ed esami del sangue. Le donne con PCOS sono spesso sovrappeso. Un buon stile di vita migliora la frequenza dell'ovulazione e la fertilità. Tuttavia, non sempre la riduzione del peso avviene con facilità anche mangiando poco; ciò è frequentemente dovuto ad una resistenza alla azione dell'insulina con conseguente difficoltà a bruciare gli zuccheri. Il trattamento con farmaci che aumentano la sensibilità all'insulina, può portare ad un'ovulazione più regolare. Se la fertilità non è l'obiettivo immediato, le terapie ormonali sono solitamente efficaci per correggere temporaneamente il problema legato alla PCOS. La pillola anticoncezionale viene prescritta di solito per ridurre l'effetto degli androgeni regolarizzando le mestruazioni ed evitando al tempo stesso la gravidanza. Se la fertilità è l'obiettivo immediato, l'ovulazione può essere spesso indotta con farmaci specifici. In caso di stimolazione dell'ovulazione (anche nella fecondazione in vitro) grande attenzione deve essere posta alle dosi dei farmaci, che devono essere le più basse possibili, data la elevata sensibilità delle ovaie ai farmaci stessi. Peraltro, l'ampia esperienza sviluppata consente oggi di trattare la PCOS con metodi molto efficaci e con ottimi risultati già con la semplice induzione dell'ovulazione con o senza inseminazione intrauterina, se le tube e lo sperma risultano normali. Sempre nella PCOS, in caso di fecondazione in vitro per tube chiuse, fattore maschile o per ripetuti aborti, le possibilità di gravidanza sono sicuramente uguali o migliori di quelle che ha una coppia senza alcun problema anche per la possibilità di valutare la qualità degli ovociti e degli embrioni effettuando quindi il transfer di embrioni di qualità ottimale.

PROF. PIERALDO INAUDI

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sport

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IL cAsO/1. Un mese fa il primo striscione contro il tecnico. I supporter uniti: “Il mister non si tocca”

Amore finito? macché. I tifosi con Prandelli Cristina Guerri

“G

iornalista giù le mani da Prandelli”, firmato Parterre di Curva Fiesole. Recitava così uno striscione affisso circa un mese fa fuori dai cancelli del Franchi. Poi un altro messaggio: “Prandelli vattene, il ciclo è finito”. Non era mai accaduto prima. E probabilmente si trattava di una mano isolata. Ma il fatto stesso che sia

stato appeso uno striscione contro il tecnico viola ha fatto molto scalpore. “Rimane un episodio isolato. Tutta la tifoseria viola sta dalla parte di Cesare Prandelli”, tuonava Stefano Sartoni, presidente del Collettivo Autonomo Viola. “Chi l’ha scritto non può essere un tifoso della Fiorentina”, rincarava Andrea Della Valle. La risposta l’ha data ancora una volta il tifo, attraverso l’ennesimo striscione: “A te che sei il mio grande mister. A te che hai preso la mia viola e ne hai fatto molto di più”. Il pri-

mo striscione contro Prandelli dall’inizio (cinque anni fa) della sua avventura gigliata ha fatto comunque discutere la città. Ma cosa ne pensano di Prandelli, oggi (ad alcune settimane di distanza dall’apparizione dello striscione “incriminato”), i supporter viola? Per scoprirlo non c’è posto migliore del bar Marisa. “Prandelli via? Macché scherziamo per davvero! - esclama Franco, abbonato in Fiesole da 19 stagioni - in tutti questi anni non avevo mai visto una curva, una città, completamente dalla parte del mister: qualcosa di bono l’ha fatto, e se vogliamo vincere qualcosa deve rimanere per forza”. Dello stesso parere è la signora Iva, 70 anni e due grandi passioni: la Fiorentina e il tecnico di Orzinuovi. “Questo messaggio è per Diego. Si deve rendere conto che se manda via Cesare io e un vengo più allo stadio. Il mister è bello e bravo e non si tocca!”. “A me non interessa mica se l’è bello - replica Lorenzo - l’importante è che entrambe le parti siano chiare, perché a Firenze ci piace così. La società deve presentare un progetto vero a Prandelli, sennò è chiaro che chieda di andar via. Alla fine sono sicuro che resterà, ma nel caso in cui accadesse il contrario metto la mano sul fuoco che non andrà alla Juve. Non ha l’animo gobbo, il mister”. “Il sostituto? - si chiede Pippo – mi garba e parecchio Allegri, anche se non riesco

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a immaginarmi la panchina senza Prandelli. Però come tutti i grandi amori... e finiscano”. “Posso assicurare - dice la giovane Giada - che se non rinnovano il contratto al mister e al direttore, i Della Valle perdono una cliente”. “Voi

giornalai - conclude Frank - la dovete finire con queste chiacchiere da barre. Prandelli ha girato mezza Europa sui giornali. Lo date in Inghilterra, in Germania, alla Juve e in Nazionale. Ma come si fa a lavorare così?”.

iL CAso/2 Tiene banco la questione del contratto

Intanto la città attende il rinnovo

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a premiata ditta CorvinoPrandelli sta forse vivendo il momento più delicato dalla sua nascita, datata ormai cinque anni fa. Tante soddisfazioni in questi anni: dalla vittoria storica a Torino contro la Juventus (2-3 del 2 marzo 2008) alla finale di coppa Uefa sfumata per un calcio di rigore sbagliato. Quest’anno, nonostante alcune vittorie storiche (vedi quella col Liverpool allo stadio di Anfield Road), si respira nell’aria un clima diverso. I due, in scadenza di contratto a giugno 2011, non hanno ancora firmato il prolungamento, e tutta la città è in attesa del loro rinnovo. “Prandelli e Corvino sono parte integrante del progetto Fiorentina”; e ancora: “Se dipende da noi, Prandelli resta. Mi occupo di problemi che esistono. Se qualcuno ha messo in giro queste voci che ce lo venga a dire a noi”:

così tuonava, qualche tempo fa, il patron della Fiorentina Diego Della Valle. Mentre il diretto interessato, invece, rimandava tutto alla primavera. E in questa situazione di stallo sono state affibbiate al tecnico di Orzinuovi le destinazioni più impensabili. Per la stampa torinese il tecnico sarà il nuovo allenatore della Juventus. Altri invece sono pronti a mettere la mano sul fuoco su un accordo già preso con Abete per la guida della Nazionale dopo i Mondiali. Ma non solo. C’è chi, andando a ripescare alcune vecchie dichiarazioni di Prandelli (“Se un giorno lascerò la Fiorentina lo farò per provare l’esperienza estera”), lo vede come prossima guida del Liverpool. La verità? Quella si saprà solo in primavera, quando Firenze si augura che la Prandelli-story prenderà la piega giusta. /C.G. Quella del rinnovo.

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sport

Febbraio 2010

CALCIO. Obiettivo salvezza per i gialloblu, muniti di tre nuovi acquisti classe ‘88-’90

Figline, buona la Prima (Divisione) Andrea Trapani

L’impatto con un girone difficile, i derby con Arezzo e Viareggio. Il direttore

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generale Brunero Poggesi traccia un primo bilancio di una stagione da ricordare.

ualunque sarà il risultato non si potrà non ricordare il campionato di quest’anno per la Figline calcistica. Il 2009 ha regalato la gioia più grande, la promozione in Prima Divisione inseguita negli ultimi anni con una splendida cavalcata. Bisogna partire da qui, dal segno nella storia gialloblu che il primo campionato nella “terza serie” lascerà indelebilmente. Un campionato importante che porta la squadra valdarnese nell’elite del grande calcio. Un risultato che è di tutto rispetto considerando soprattutto la storia recente: era il 2006 quando il Figline, dopo alcuni anni in Eccellenza, riesce a vincere il campionato ed arrivare in Serie D. Qui inizia un’ascesa inarrestabile. Il primo anno di permanenza regala un secondo posto dietro al Viareggio e un’amara sconfitta nei Play-Off contro il Forcoli. La delusione però viene superata velocemente. Nella stagione 2007-08 la squadra riesce ad ottenere la promozione in Serie C2 con tre giornate di anticipo e lo scorso giugno alla “prima” da professionisti, nel rinnovato campionato di Lega Pro Seconda Divisione, arriva una bellissima promozione coronata, il 4 giugno scorso, con la conquista della Supercoppa di Lega di Seconda Divisione superando per 3-0 in casa il Cosenza. Parte così il campionato di quest’anno, un girone difficile in cui i valdarnesi hanno dovuto prendere le misure. Le avversarie sono di rango, in primis Novara e Cremonese, nonché agguerrite: non sono mancati i derby. E’ stata la volta dell’esordio contro l’Arezzo, mentre il destino ha regalato – dopo le sfide in D e in Seconda Divisione – nuovamente

Non solo per squadra e tifosi, ma per tutta la cittadinanza figlinese

Il Direttore Generale Brunero Poggesi con le tre nuove leve del Figline

il duello con il Viareggio per la classica del calcio toscano di quest’ultimo lustro. Obiettivo per questa stagione è la permanenza in categoria: mister Torricelli lo sa bene e, dopo qualche errore di gioventù di un gruppo nuovo in questa categoria, sta prendendo le misure per chiudere la stagione al meglio. Proprio in chiusura di calcio mercato, i gialloblu - grazie al lavoro del nuovo Direttore Sportivo Raffaele Auriemma e con l’appoggio del Presidente, del Team Manager, Claudio Rossetti, e del Direttore Generale, Brunero Poggesi - hanno acquistato tre nuovi giovani calciatori: Alessandro Spuntarelli, centrocampista classe ‘90 proveniente dalle giovanili della Lazio, Salvatore Moring, difensore esterno destro classe ‘89 proveniente dal Barletta, e Nicolas Villafane, classe ‘88 esterno sinistro alto che giocava nella squadra B del Boca Juniors in Argentina. E’ Brunero Poggesi a sintetizzare al meglio il valore dell’ultimo calciomercato invernale affermando che l’arrivo di questi ragazzi “serve anche per dare lustro alla città di Figline e all’ Amministrazione Comunale che tanto si è adoperata e si adopera tutt’ora per far sì che la squadra possa condurre il campionato in tutta tranquillità”. Figline è anche questo. Una comunità a fianco dei suoi giocatori, l’atmosfera del “Del Buffa” lo dimostra ogni partita. Come la correttezza e la pazienza dei tifosi che, primi assoluti in Italia, hanno sperimentato la Tessera del Tifoso.

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sport

Febbraio 2010

PODISMO e ciclismo. Nasce la Polisportiva “Avis Zero Positivo”. Per mantenersi in forma e donare il sangue

Rignano di corsa per la solidarietà Valerio Longhi

lisportiva – dice Fabio – è perfetta per le mie esigenze. Oltre alla mia duplice passione per la corsa e il ciclismo, riesco anche ad ottimizzare la preparazione per il triathlon che, come è noto, è articolato su tre prove di nuoto, ciclismo e corsa che si svolgono in immediata successione”. Carlo Caserini, ciclista, illustra nel suo ruolo di segretario le prossime iniziative: “La Polisportiva prosegue l’impegno nell’organizzazione della ‘Coppa Avis Donatori Sangue’, la consueta gara di ciclismo amatoriale che ormai è giunta alla sesta edizione. Il percorso valorizza, come ogni anno,

I

l 2010 ha visto la nascita la nascita della Polisportiva “Avis Zero Positivo”. Frutto della ventennale esperienza ciclistica del “Gruppo Sportivo Avis Rignano sull’Arno”, attivo fin dalla primavera del 1988, la Polisportiva conclude il processo di trasformazione della società rignanese per comprendere, oltre alle due ruote, anche gli appassionati della corsa. Obiettivo diventare un punto di riferimento sempre più importante per la cittadinanza. Lo conferma anche il presidente, Roberto Trapani: “La Polisportiva è nata poche settimane fa, ma operiamo da oltre due decenni. Il nostro scopo è immutato, ossia rimane quello di continuare a promuovere e sviluppare le attività sportive dilettantische dei nostri soci, oltre che nel ciclismo, anche nel campo del podismo. Le adesioni dimostrano un grande apprezzamento per questa nostra scelta: ad oggi, infatti, abbiamo già 10 podisti che si sommano ai 14 soci ciclisti”. “L’occasione ci ha permesso – continua il presidente - anche di cambiare denominazione al gruppo dando così un maggior risalto ai fini dell’Avis che, oltre a supportare la nostra attività, ha come scopo principale quello di sensibilizzare i cittadini a donare il sangue. La disponibilità di sangue è un patrimonio collettivo di solidarietà da cui ognuno può attingere nei momenti di necessità”. Tra i soci da segnalare l’esperienza di Fabio Rossi, recente partecipante della Maratona di New York oltre che di numerose manifestazioni internazionali di triathlon. “La nuova Po-

le nostre strade: partiamo da Rignano per poi effettuare un circuito circolare da ripetere quattro volte, che tocca le località di San Clemente, Leccio, Incisa e Burchio”. “Quest’anno – conclude Caserini - la nostra manifestazione è anche la prima prova del Campionato Provinciale UISP, quindi il nostro obiettivo è quello di fare del nostro meglio in una giornata di festa non solo per i partecipanti ma per tutto il paese”. La sede della Polisportiva è in via Garibaldi 9 a Rignano sull’Arno dove è possibile anche chiedere informazioni e diventare soci.

PROMOZIONE. Ideal Club, Resco e Rignanese: stesso girone, destini diversi

Una stagione a suon di derby per le valdarnesi

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a stagione in corso ha regalato agli appassionati di calcio la bellezza di tre derby. Ideal Club Incisa, Resco Reggello e Rignanese sono state, infatti inserite, nel Girone B del Campionato di Promozione. Le tre società non sono nuove a questa esperienza: già in passato hanno vissuto l’esperienza di condividere gioie e dolori nello stesso raggruppamento della stessa serie. Diverse sembrano essere solo le storie di questa stagione. La squadra biancoverde di Rignano, infatti, sembra essere in controtendenza rispetto al recente passato che, dopo due stagioni in Eccellenza, aveva avuto come contrappasso una dolorosa doppia retro-

cessione fino alla Prima Categoria. Quest’anno però le luci della ribalta sembrano illuminare il cammino del Rignanese che, seppur sia tuttora in pieno svolgimento il campionato, ha mostrato le maggiori possibilità di raggiungere la parte alta della classifica. La sorte intanto ha deciso di chiudere in anticipo la rivalità tra le tre squadre: il 28 febbraio si è giocato Incisa - Rignanese, mentre il 7 marzo si chiude il calendario dei derby del Valdarno con Reggello – Ideal Club. L’unico appuntamento resta quello con la chiusura del campionato, fissato per il 2 maggio. Per il prossimo derby l’appuntamento /V.L. è alla prossima stagione.

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L’INIZIATIVA. Costituito il Comitato bocciofilo Valdarno-Chianti

Tutti pazzi per le bocce

pillole CALCIO/1 PIOGGIA DI DERBY ANCHE IN SECONDA Anche la Seconda Categoria quest’anno è ricca di derby. Particolarmente affascinante il calendario che vede sfidarsi fra di sé le tre formazioni legate al Comune di Reggello: infatti sono state inserite nello stesso raggruppamento Il Varco, la Polisportiva San Clemente e Vaggio. Il girone che, comprende in larga maggioranza formazioni della provincia di Arezzo, vede le tre squadre valdarnesi protagoniste di un campionato dopo l’obiettivo primario è la permanenza in categoria. PISCINA NUOTO LIBERO A RIGNANO Per tutti coloro che vogliono nuotare da soli, durante la stagione indoor - da settembre a luglio - ci sono, negli orari previsti, corsie a disposizione e personale qualificato atto alla sicurezza e al controllo all’interno della piscina di Rignano sull’Arno. L’impianto natatorio nel 2007 è stato oggetto di un intervento di completa ristrutturazione e messa a norma, ed è composto da una piscina di mt. 25 x 6. Per informazioni è a disposizione il sito www.aquatica2004.it.

Andrea Trapani

T

ra gli sport che meno di altri catturano l’attenzione dei mass-media ma che spesso ricoprono un ruolo importante nel tessuto sociale in cui si praticano ci sono sicuramente le bocce: è uno tra gli sport più antichi, tanto che se ne sono trovate tracce in Turchia risalenti al 7.000 A.C., ed era uno dei principali passatempi dei soldati romani. Furono proprio i Romani che, nel corso della loro colonizzazione del Mediterraneo, lo diffusero in tutto l’impero. Dopo alterne fasi di popolarità, nel 1896 si tenne ad Atene la prima “Olimpiade delle bocce” e da allora il gioco è entrato a far parte della scena sportiva internazionale. Poi, nel 1991, è stato introdotto nei Giochi mondiali delle Special Olympics. Questa disciplina, per la sua longevità

agonistica, si può praticare per tutta la vita, oltre ad avere una particolare valenza sociale, come ha sottolineato il presidente del Circolo Aics dei Ciliegi, Ivano Rubegni, nel secondo anniversario della nuova pista per le bocce della frazione reggellese. Un piccolo impianto che però ha una grande capacità di attrarre un’eterogeneità di sportivi, uniti da una comune passione e da tanta voglia di competere lealmente gli uni con gli altri, divertendosi. Per poter esercitare la loro passione e svolgere l’attività agonistica, gli “atleti” del circolo si sono consorziati con altri appassionati ed hanno costituito il Comitato bocciofilo Valdarno-Chianti: ne fanno parte le associazioni di Ponterosso e Matassino (Figline Valdarno), Pestello (Montevarchi), Faella (Piandiscò), Castelfranco di Sopra, San Giovanni Valdarno, Terranuova Bracciolini, Mercatale Valdarno, Gaiole, Lecchi, S. Marcellino e, naturalmente, Ciliegi.

PALLAVOLO. Figline e Incisa in un’unica squadra

o sport al femminile splende tra Incisa e Figline grazie all’esperienza del Valdarno Volley, la cui formazione maggiore milita nel campionato di Serie B1. Un risultato importante che è il frutto dell’unione di due realtà che hanno fatto la storia della pallavolo nei rispettivi capoluoghi. Il Volley Club Figline nasce nel 1990, ma cresce subito insieme ai primi risultati. Vengono vinti i campionati di 3°, 2° e 1° Divisione, quindi la Serie D senza mai perdere un incontro. Dal 1997 al 1998 arriva la Serie C Regionale, disputando già dal primo anno i Play-Off. La permanenza nella serie dura fino alla stagione 2004-2005 quando, dopo un campionato esaltante, viene ottenuto il passaggio al Campionato Nazionale di Serie B. Il percorso nel Campionato di Serie B vede la prima esperienza col raggiungimento dell’obiettivo salvezza con ben quattro giornate di anticipo, centrando il traguardo prefissato ad inizio stagione. Parallelamente corre la storia anche ad Incisa. Correva l’anno 1963 quando nel capoluogo comparve la prima squadra di pallavolo, l’associazione che diede vita a questa squadra venne denominata “Pro Incisa”. Da quell’anno la società crebbe fino a raggiungere con la squadra maschile la Serie C1 arrivando a disputare anche i Play-Off per il passaggio in Serie B. In

CALCIO/2 IMPIANTI NUOVI A TOSI E MATASSINO Buone notizie per gli sportivi del Comune di Reggello. La Regione Toscana ha destinato 50mila euro per la ristrutturazione dell’impianto sportivo di Tosi. Il finanziamento si aggiunge agli altri 180mila euro già destinati all’adeguamento e al miglioramento funzionale, con l’installazione delle tribune, del campo sportivo della frazione. Assieme a questo intervento è prevista anche la riqualificazione del centro sportivo di Matassino con il rifacimento completo dell’impianto di illuminazione. A Tosi, inoltre, è prevista anche la sostituzione della rete di recinzione con una metallica a maglia e la sostituzione di tutti i pali. Nell’impianto di Matassino verrà posto un manto di erba sintetica di ultima generazione.

...quelli di... scommettiamo che..!!!

Il Volley femminile raddoppia

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BASKET i commenti post-partita? SUL FORUM ONLINE E’ attivo da alcune settimane il forum dedicato a tutti gli appassionati di basket. L’iniziativa è della Don Bosco Basket che ha attivato sul proprio sito ufficiale, www.basketdonbosco.com, la possibilità di commentare l’attività della società e delle varie squadre a partire dai risultati dei 13 team iscritti nei vari campionati fino ai complimenti per i giovanissimi amanti della pallacanestro.

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seguito la squadre assunse la denominazione di “G.S. Pallavolo Incisa” per diventare nel 1985 “Petrarca Volley” iniziando a svolgere attività anche nel comune di Reggello. Altri dieci anni ed arriva una nuova denominazione: l’ “A.P.V. Associazione Pallavolo Valdarno” che si espande fino a Rignano. Tutto questo però adesso appartiene al passato. Finiti i campionati della stagione 2008/09, “Volley Club” e A.P.V. danno vita ad una nuova forte realtà nel mondo della pallavolo italiano. Quel Valdarno Volley che, oltre alla prima squadra nella prestigiosa B1, altre dieci squadre nelle varie categorie, riferimento per tutti i valdarnesi aman/A.T. ti dello sport.

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VIA DELL’AGNOLO, LE RISPOSTE CONTRO IL DEGRADO Egregio Direttore, sul numero scorso di Reporter è stata pubblicata una lettera dal titolo “Lo spettacolo di via dell’Agnolo” nella quale una giovane domiciliata sul nostro territorio lamentava la situazione di difficoltà sociale che si raccoglie nelle strade attorno a via dell’Agnolo, a pochi passi dalla sede del Consiglio di Quartiere 1. A tale proposito Le scrivo per informarLa che abbiamo provveduto a comunicare alle forze dell’ordine, con le quali collaboriamo giornalmente, la segnalazione in questione, ottenendo da loro l’assicurazione di un tempestivo intervento. Siamo naturalmente a conoscenza di questa, come di altre, situazioni presenti sul nostro territorio, nelle quali sacche di microcriminalità, degrado sociale, tossicodipendenza e spaccio faticano spesso ad essere rimosse. L’intervento delle forze dell’ordine è la risposta più immediata che possiamo fornire, anche se potrebbe non essere quella definitiva: per sanare certe situazioni difficili, infatti, occorre un lavoro lento, faticoso, ma efficace che stiamo portando avanti da tempo e che siamo certi darà i suoi risultati. Un lavoro che comporta anche l’aiuto e la partecipazione di tutti i cittadini. Ringrazio la Sua lettrice per la segnalazione che ci ha fornito e Lei per averla pubblicata. Il Collegio di Presidenza del Q1 Sono del tutto d’accordo sul fatto che, in casi come questo, l’intervento delle forze dell’ordine (per quanto sempre prezioso e necessario) debba poi essere seguito da un costante lavoro da parte delle istituzioni (ma non solo) per prevenire e risolvere certe situazioni, e la conferma che, da parte vostra, lo state portando avanti non può che essere una buona notizia per tutti gli abitanti della zona. Ma sono ancor più d’accordo sul fatto che, nella lotta al degrado e alla microcriminalità, l’aiuto e la partecipazione di tutti i cittadini sia di fondamentale importanza, e per questo motivo da promuovere con ogni mezzo, per far sì che ciascun abitante senta di essere, come dovrebbe, una risorsa importante per la propria città, attraverso i suoi comportamenti, la sua voce e le sue segnalazioni. M.F.

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Marzo 2010

VIALE CALATAFIMI, IL MARCIAPIEDE “DI NESSUNO” Gentile direttore, innanzitutto vorrei esprimerLe i miei ringraziamenti per il Suo giornale, che mi permette di sapere le novità del mio quartiere. Vorrei poi scusarmi se disturbo Lei, ma ho provato diverse strade per segnalare e chiedere aiuto per risolvere il problema che mi permetto di esporLe, purtroppo da nessuna ho ricevuto né risposta né aiuto. Abito in Viale Calatafimi 60. Un bel palazzo di pietra che ha la sfortuna di trovarsi proprio sull’angolo di Viale Righi. Di conseguenza per i “servizi” tipo pulizia della strada, dei marciapiedi, delle aiuole è un continuo rimbalzo di competenza. Il risultato è che il nostro marciapiede, uno slargo a semi-cerchio con una aiuola che lo protegge dal traffico, non è mai pulito. L’aiuola viene tagliata se qualcuno di noi condomini ha la fortuna di trovarsi lì nel momento in cui tagliano le aiuole dell’uno o dell’altro viale, chiedendo “il favore” che talvolta abbiamo ottenuto (per grazia ricevuta), ma evidentemente non abbiamo potuto insistere troppo e gli scarti di questi tagli sono tutti depositati nel fogliame dell’aiuola stessa, quindi residui di potature varie, residui di spazzatura, residui del tempo che passa, tutto questo, facendo una caccia al tesoro, si trova camuffato, ma mica tanto, in questa bella e larga aiuola. Inoltre la pulizia della strada non appartiene, dicono né lì né là, quindi il nostro marciapiede è diventato il parcheggio di tutti i motorini confinanti con i due angoli. Con tutto il disagio di chi, come me, abita nel semi-interrato, e riceve, sera e mattina, tutti gli scarichi dei motorini (direi anche motoroni) che arrivano o partono la mattina facendo prima qualche bella sgassata di messa in moto. Aprire la finestra della mia camera è impossibile, per il cattivo odore e a causa degli insetti che hanno nidificato nell’aiuola. Il ratto che ha fatto capolino dalle sbarre della mia finestra mi ha poi convinta che questa deve sempre rimanere chiusa, peggio per me se non posso cambiare aria. Chi ci può aiutare? A chi mi devo rivolgere per avere non solo comprensione, ma un aiuto concreto per risolvere questa situazione? Grazie Signor Direttore per avermi letta e grazie dell’aiuto che spero almeno Lei mi potrà dare. Rita Bruno-Peero Gentile signora Rita, pubblichiamo volentieri la sua lettera in modo che - come già successo molte volte in passato, quando altri lettori hanno voluto portare alla luce, attraverso il nostro giornale, disagi o problematiche con cui erano costretti a convivere - possa essere letta da chi di dovere, e nella speranza che la situazione che ci ha descritto possa trovare una soluzione. Ci tenga aggiornati sugli sviluppi. M.F. IL LAVORO DEL CONTADINO E L’AMORE PER LA TERRA Caro direttore, il bell’articolo di Alberto Ottanelli “Una vita al ritmo (lento) della natura” su Antonio Banducci (dell’azienda agricola “La Talea” di via della Torre, a due passi dal centro tecnico di Coverciano) mi ha riportato al passato; anni ‘50. Conoscevo sua madre (se n’è andata 10 anni fa. A novembre scorso

le ho portato un fiore nel cimitero di Castiglioncello). Sì, la conoscevo bene Margherita. S’andava alle elementari (stessa classe) all’Armando Diaz di Ponte a Mensola e si faceva a gara a chi prendeva il miglior voto nei temi. La maestra Grillini sosteneva che io meritavo di più perché ero la scolara povera (case popolari di via Manni) dove di libri in casa nemmeno l’ombra. A Margherita invece (bel casolare vicino a “La Capponcina”, famiglia acculturata, ecc...) la maestra dava qualche mezzo punto in meno. Mi sa che questo a Margherita mai è andato troppo giù, ma mai ha reclamato. Aveva un carattere pacifico. Guardando il suo voto sorrideva; mi sorrideva! Lo stesso sorriso di Antonio, stesso ovale del viso. Il sangue non è acqua. Bravo Antonio per la tua scelta di fare il contadino, lavoro faticoso quanto prezioso. Anche mio zio (fratello minore di mia madre) morto due anni fa, mai s’era voluto allontanare troppo dalla terra. L’amava! Negli anni ‘50 era sceso in città (dal Mugello) però viveva di poca coltivazione di fiori, ricercava nei boschi la mortella (chiedeva il permesso in Maremma ai proprietari, che gli rispondevano: “La prenda pure, nessuno viene a cercarla. Troppo faticoso”). Nella stagione raccoglieva castagne e funghi. Aveva un piccolo bosco suo. Diceva che là, nel suo bosco, i porcini erano i migliori del mondo e che solo lassù si sentiva libero. La stessa parola detta da Antonio. A Margherita, che non vidi crescere (dopo le elementari ci separammo, troppe diversità sociali, ma Antonio mi ha promesso una sua foto da adulta) e a zio... “Sia lieve la terra”, e a noi il coraggio di vivere senza chi amiamo e il coraggio di conservare al meglio la nostra terra, per noi e per quelli che dopo verranno. Lottando in primis contro armi, guerre ed orrori umani vari (come già non ci fossero quelli naturali, vedi Haiti). A proposito: chi ha tempo e voglia può visitare fino al 5 aprile (tutti i pomeriggi fuorché il lunedì) la mostra del fotografo americano James Nachtwey allestita al Palazzo Mediceo di Seravezza (pochi km alle “spalle” di Forte dei Marmi). Il coraggioso (è stato ferito) James corre per il mondo a immortalare inferni. Quelli veri! Non come quello immaginario del nostro concittadino Dante. Uscendo dalla mostra, indescrivibile l’orrore degli scatti, sembra impossibile ritrovare tanta bellezza: il prato ben curato dov’è il Palazzo Mediceo, le Alpi Apuane più distanti, gialle mimose quasi fiorite, alberi di aranci, serenità, pace. Per ora siamo fortunati; al momento viviamo nella “parte vivibile del mondo”. Ma c’è sempre da “stare in campana”. Ci può voler poco a cambiare tutto. Mi hanno detto che, per fortuna, molte scolaresche visitano la mostra, e gli occhi dei ragazzi sono attenti. Affatto indifferenti. È una buona notizia. Buon lavoro a voi tutti e, naturalmente, ad Antonio e a chi con lui collabora. Anna IMPRUNETA, “SCARSA ATTENZIONE” PER VIA FALCIANI Gentile Redazione, sono un cittadino dell’Impruneta, abito in via dei Falciani al n° 34. Purtroppo sono a segnalarVi lo stato di scarsa attenzione che questo quartiere sta ricevendo ormai da tempo, da parte dell’Amministrazione comunale. La nostra via, nella sua parte

finale, in forte pendenza ed attualmente senza sbocco (verrà prossimamente aperta verso una zona di recente costruzione) è abbandonata per quanto riguarda la manutenzione stradale e per l’illuminazione. Nonostante le ripetute segnalazioni al Comune, e-mail ecc., purtroppo non notiamo alcun tipo di intervento: la strada rimane piena di buche, l’illuminazione manca rendendo così pericoloso il transito pedonale. Dopo le segnalazioni la luce è stata ripristinata ma purtroppo la cosa non dura ed ora siamo di nuovo al buio da circa 20 giorni. Questo per non dirVi i disagi di questa situazione quando è nevicato e la strada era ghiacciata. Esistono zone di serie B??? Le nostre tasse non valgono le altre??? Grazie per la cortese attenzione, Marco Breschi LA SALUTE DI ARNO E FOSSO MACINANTE

Spett.le Reporter, sono un pensionato ottantacinquenne, abito nei pressi di via F. Baracca, mi piace girare con la bicicletta alle Cascine e possibilmente faccio alcune fotografie che richiamano la mia curiosità. Dato che ci sono problemi per le buche da ricoprire e di altri lavori urgenti, io vi rimetto le fotografie da me scattate sullo stato di estrema gravità dello sbarramento (non dico diga) del nostro fiume Arno. Dalle fotografie potete constatare che il detto versa in condizioni pietose per le infiltrazioni che si sono propagate al suo interno. Se lo sbarramento (Dio non voglia) dovesse cedere il disastro sarebbe grande, la massa d’acqua che si riverserebbe fino a Marina di Pisa sarebbe un disastro. Per curiosità, gradirei sapere inoltre che fine farà il Fosso Macinante, visto che è stato prosciugato. Ricevo con piacere Il Reporter e porgo infiniti saluti. Adalberto Poggioni PARCHEGGI E BOX, “LA MIA PROPOSTA” Questa città piena di vecchi edifici oggi si trova piena di auto parcheggiate, problema aggravato dallo sgombero settimanale per pulizia strade. Nel mio piccolo “dico la mia” suggerisco di aumentare il possesso di box auto; lo spunto l’ho preso dal parcheggio di piazza Alberti, nel cui sottosuolo hanno ricavato i box venduti con la clausola di possesso di 99 anni perché suolo Comunale non alienabile. Parlando della mia zona, ovviamente, anche perché sono vostro concittadino solo da 4 anni, ho notato che tra via Aretina e gli alloggi popolari si potrebbero ricavare delle strisce di circa 6 metri ove il Comune potrebbe dare in comodato per 99 anni, o anche meno, ai cittadini, dietro compenso, annuo/quinquennale/decennale....., detto terreno su cui poggiare dei box prefabbricati tutti uguali, belli, funzionali ed economici, come ad esempio quelli di legno impregnato oppure metallici zinca-


lettere

43 su 24, forse abbiamo le idee più chiare di chi ci viene solo per mezza giornata! Lettera firmata

invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it NUOVA PULIZIA STRADE, LA “SORTE” DELLE VIE ESCLUSE Gentile Redazione, leggo sempre con interesse il Vostro periodico e Vi scrivo al riguardo del nuovo metodo di pulizia delle strade che, entro l’anno in corso, permetterà agli abitanti del 50% di Firenze di non spostare più l’auto (eccetto una volta al mese) in occasione della predetta pulizia. Mi domando però cosa è previsto per l’altro 50% di strade dove non è possibile utilizzare il nuovo sistema. I residenti in quelle vie potranno avere qualche beneficio o saranno sempre costretti a spostare la propria auto ogni volta che hanno la pulizia? Potranno almeno sperare che tale operazione verrà fatta più di rado e non settimanalmente? Ringrazio per l’attenzione e saluto cordialmente. Alessandro

Caro Alessandro, come la sua lettera e tutte le altre arrivate in redazione sulla questione ci confermano, quello del lavaggio delle strade è uno degli argomenti che maggiormente interessano i fiorentini, in questo periodo di novità ma non solo. E d’altronde non potrebbe essere altrimenti. Chi, tra coloro che hanno la patente da almeno qualche anno, non si è trovato a dover fare i conti con le difficoltà sempre maggiori nel trovare un posto per la propria auto nei giorni di pulizia delle strade, chi non si è trovato costretto (o quasi) a decidere di non utilizzare la propria vettura il giorno precedente al lavaggio (in alcuni casi, e in alcune zone, anche quello prima), per la paura di non trovare più uno spazio dove parcheggiarla se non a distanza di chilometri (è non è un modo di dire)? Anche per questo motivo, l’annuncio dell’entrata in funzione di Sweepy Jet, ovvero della macchina capace di lavare le strade senza la necessità di spostare le auto parcheggiate, è stato accolto in città come una “liberazione”. E senz’altro rappresenta un passo avanti nei servizi offerti ai cittadini. Quello che però non dobbiamo dimenticare è che si tratta di una metodo che sta muovendo i suoi primi passi, e che quindi avrà bisogno di tempo e di miglioramenti prima di poter agire al meglio. Ma quello che ritengo importante (e qui vengo alla sua domanda) è che finalmente sia stato deciso di affrontare una questione che si era ormai trasformata in una fonte continua di preoccupazione, se non di disagio, per i fiorentini. Una questione su cui l’amministrazione dovrà continuare a porre attenzione, cercando magari qualche altra soluzione per le strade dove la nuova macchina non potrà arrivare (che potrà essere, dove possibile, una riduzione della frequenza del lavaggio o un cambiamento degli orari in accordo con i cittadini, per esempio, pur senza dimenticare l’ovvia importanza, per la salute e non solo, di avere vie pulite). Per il momento - dallo scorso primo marzo - chi lascia la propria auto in sosta vietata nelle strade interessate dal lavaggio (e non raggiunte da Sweepy Jet) riceverà “solo” una multa, e non si vedrà più portare via la vettura, né la troverà con le ganasce. Una decisione che può essere vista come un altro segno di attenzione sull’argomento, un nuovo atteggiamento nei confronti dei cittadini. In attesa, magari, di altre novità. Ma, ribadisco, quello che più di ogni altra cosa (soluzione già prese o da prendere, difficoltà da risolvere, meccanismi da migliorare, ecc.) è importante è una nuova attenzione verso i servizi per la città e i suoi abitanti, possano essere la pulizia delle strade o altro. Matteo Francini

ti. Tutto questo perché noi pensionati non possiamo acquistare box ai prezzi vigenti a Firenze e perché l’ offerta è veramente esigua per quanto detto all’inizio. Sperando in bene, colgo l’occasione per ringraziare codesta spettabile Direzione per l’ottimo operato e porgo per l’ occasione distinti saluti. Giuseppe Di Cosmo IL “DESTINO” DI VIA DI RIFREDI Gentile redazione, Via di Rifredi è una strada (poche decine di metri) che collega Via Carlo Bini con Piazza Dalmazia. In questa zona è la strada a cui tocca di tutto: un mercatino rionale che non è a norma, la loggia del mercato che da oltre un anno e mezzo (quasi due, ormai) è diventata il dormitorio per una dozzina di rom (che ci fanno di tutto e la mattina dopo ci vendono verdura e frutta!) con tanto di materassi e anche reti di letti e che chiedono l’elemosina dalle 15.00 a mezzanotte, approfittando del parcheg-

gio di chi viene a fare shopping, al cinema, ai locali e domani, chissà, anche la tramvia! Di tutto, di più! Possibile che si ascolti sempre la voce dei negozianti e mai, dico MAI quella dei residenti? Insieme ad altre persone abbiamo contattato anche il Quartiere 5, facendo presente la situazione di massimo degrado e di oggettiva difficoltà per noi che ci viviamo: ci hanno detto che è previsto (quando non si sa) un riassetto della zona e di avere pazienza. Quanto dovremo ancora aspettare? Pare che alcuni negozianti abbiano suggerito di chiudere la copertura del mercato con una cancellata: NON SERVIRA’ A NULLA, se non a buttare via ancora tanti dei nostri soldi! Dall’altra parte della ferrovia c’è una grande cancello, che aveva un lucchetto: è stato divelto completamente ed un padiglione dell’area ex-Macelli è diventato un dormitorio! Possibile che quando qualcuno viene a vedere la situazione si fermi a parlare con i negozianti e mai con noi residenti? Vedendo cosa succede 24 ore

CONTROLLI E BIGLIETTI SULL’AUTOBUS Approvo incondizionatamente quanto scritto a pag. 27 del Reporter di febbraio sulle regole nuove che salgono sull’autobus, cioè maggiori controlli e maggiore severità per chi non paga il biglietto. L’Ataf, però, dovrebbe obbligare gli autisti a dotarsi sempre di un congruo numero di biglietti: molto spesso, anche in momenti e luoghi dove era impossibile l’acquisto a terra (giorni festivi, capolinea estremamente periferici), mi sono sentito rispondere che non ne avevano. Forse perché non se li erano procurati. Se i controlli verranno estesi anche alla notte, questo non sarà più accettabile. Cordiali saluti. Mario Cerri “IL RAPPORTO TRA VIGILI E CITTADINI A FIESOLE” Alla redazione di “Reporter”, martedì nove febbraio u.s. tornando a Compiobbi da Firenze, all’altezza di Rovezzano ho guardato l’ora (erano le 17,40) poiché dovevo essere a casa alle ore 18,00. Ho pensato così di fermarmi in tempo per ritirare un certificato, già pronto, dal mio medico curante, al Girone. Alle 18,05 ero già a Compiobbi all’appuntamento ma ahimè, mi accorgevo che uno sgualcito bigliettino rosa, sotto il tergicristallo della mia vecchia “Punto”, reclamava di essere controllato. Purtroppo, per me, alle ore 17,53, nei dieci minuti di stop in un parcheggio al “Girone”, invisibili vigili avevano alleggerito la mia inflazionatissima pensione di ben 38 euro. La mia responsabilità era di avere sostato, pochi minuti senza disco orario, in un divieto di nuova istituzione che non conoscevo e che in ogni modo non è ben segnalato. Ho pagato la multa ma non credo debba anche fare un plauso a questi vigili per il tipo di premura che essi hanno avuto nel caso specifico (andai, vidi e multai). Dispiace piuttosto constatare che dall’atteggiamento di questi tutori dell’ordine locale traspare una loro difficoltà nel rapporto con i cittadini, privo di quella necessaria sensibilità, cortesia e lealtà che deve informare questa professione. Atteggiamento che non giova certo ad avvicinare i cittadini ad una categoria, pur benemerita, ma non sempre ben vista, quale quella dei vigili urbani. Saluti, Bruno S. LA LAPIDE DI VIALE RIGHI Nel viale Augusto Righi, sulla facciata del numero 53, fu messa una lapide di marmo che indica la pianta di alcuni resti di epoca (credo) romana ritrovati in zona. Purtroppo si legge solo l’intestazione, ai disegni e agli altri dettagli è andata via completamente la vernice e sono quindi illeggibili. Non si potrebbe provvedere? Grazie. Lettera firmata NEOMAMME, CARENZE E UNA NUOVA REALTà Gentile Redazione, scrivo questa lettera perché possa arrivare a tutte le famiglie fiorentine che il vostro giornale, ottimamente realizzato,

raggiunge. Io collaboro, come insegnante di massaggio infantile e counselor, con l’Associazione Dopo il Parto, da poco tempo nata a Firenze, in Viale dei Mille 90, e che cerca, con i suoi numerosi servizi, rivolti alle neomamme ed ai neopapà, ed alle famiglie in generale, di sopperire a quelle carenze riscontrate a livello pubblico in questo ambito, che sia la presidente che noi collaboratrici, tutte mamme, abbiamo avuto modo di riscontrare personalmente. In associazione si svolgono seminari e corsi inerenti la sfera della gravidanza, della genitorialità, la crescita, lo svezzamento e l’educazione dei neonati e dei bambini, noi collaboratori siamo tutti professionisti del settore, qualificati ed abilitati, e tutte le iniziative hanno dei costi davvero competitivi, per venire incontro a tutte le famiglie e le loro esigenze; l’ambiente è piacevole e ben attrezzato per accogliere i genitori ed i loro piccoli, rispondendo ad ogni necessità del caso. Spero pubblichiate questa mia lettera, anche perché vorrebbe essere una sorpresa per la fondatrice e presidente dell’associazione, dottoressa Valentina Maltagliati, che, di cuore, si prodiga per l’associazione, per gli utenti e per far sentire a casa propria tutti noi colleghi. Per chi desiderasse informazioni, può visitare il nostro sito web, all’indirizzo www.dopoilparto.it, dove potrà trovare tutte le nostre iniziative ed i vari recapiti. Vi ringrazio per la cortese attenzione, spero in un vostro riscontro. Cordiali saluti. Dottoressa Silvia Carcasci Associazione Dopo il Parto ENRICO VIVOLI E LA SUA ESPERIENZA ALL’A.S. IZUMO Spet.le Reporter, riguardo all’articolo di Carlo Marrone “Un nazionale a Rifredi: Enrico Vivoli”, vogliamo aggiungere alcune precisazioni a compimento e con preghiera di pubblicazione. Dal 1996 al 2006, il sig. Enrico Vivoli è stato tesserato come atleta agonista per l’A.S. Izumo e si è allenato, fino al 2002 e minimo tre volte la settimana, con il nostro gruppo agonisti diretto dal Maestro Demetrio Donati, personaggio storico del karate italiano. Nel periodo 1996-2002, Vivoli ha vinto due titoli italiani battendo in finale, nel secondo caso, un altro atleta dell’Izumo e ha partecipato a due campionati Europei e due campionati mondiali. Del gruppo di allora faceva parte anche l’attuale Maestro dei nostri agonisti, Andrea Mascaro, che nel 1999, in Germania, si laureò vicecampione del mondo. La nostra associazione esiste da oltre quaranta anni e con il karate è sempre stata fra le prime società italiane sia per numero di praticanti che per risultati agonistici. Al momento, del gruppo agonisti fanno parte: Giada Tinucci, recente campione del mondo in Messico; Silvia Notari, vice-campione del mondo nel 2005 in Brasile, medaglia di bronzo ai campionati del mondo di Valencia 2007 e medaglia d’argento agli Europei di Liegi 2008. Quanto sopra ci premeva precisare per dovere di verità e completezza di informazione. Distinti saluti Associazione sportiva Izumo Il presidente Franco De Stefanis


segnalazioni a redazione@ilreporter.it

Figline Concerto di Pasqua 2 aprile Teatro Comunale Garibaldi Sarà Juanjo Mena, uno dei direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione, a dirigere l’Orchestra della Toscana in occasione del Concerto di Pasqua (ore 21). In programma le sinfonie di Schumann e Schubert.

Incisa Musica per beneficenza 10 aprile Chiesa di via Amendola Torna l’appuntamento annuale con il Concerto di beneficenza organizzato dall’Associazione Carmen Campori in collaborazione con Noi per loro. Il Coro della Scuola Cantorum, diretto dal maestro Raffaele Puccianti, eseguirà musiche di Mozart, Schubert e Beethoven. Con i proventi dell’iniziativa saranno finanziate alcune attività in Africa, che l’associazione porta avanti da anni. Grazie alle passate edizioni è stato già possibile realizzare diversi pozzi d’acqua e comprare una ventina di mucche e una barca da pesca.

Reggello Omaggio ad Alda Merini 10 aprile Palazzo Comunale, Sala del Consiglio Musica e recitazione si fondono con la poesia, per ripercorrere l’itinerario umano, oltreché letterario, della poetessa Alda Merini, nello spettacolo a cura del Gruppo Teatrale della Pieve e Associazione Musicale “Giovanni da Cascia”. L’appuntamento è alle 21.30. Per informazioni rivolgersi ai Servizi Educativi, Culturali e del Territorio, tel. 055/8669273-229.

Rignano Sagra delle frittelle Ogni weekend fino al 28 marzo Circolo Sms di San Donato in Collina Torna ogni sabato e domenica, fino alla fine del mese, la rinomata Sagra delle frittelle di San Donato in Collina. Rino-

mata non a caso: le frittelle sono preparate rigorosamente secondo la tradizionale ricetta e accompagnate da ottimo vinsanto. Sabato pomeriggio dalle ore 15 e domenica tutto il giorno l’appuntamento è allo stand del Circolo. Apertura straordinaria per venerdì 19 Marzo, in occasione di San Giuseppe.

Spettacoli Paolo Conte 22 e 23 marzo Teatro Comunale Dopo una lunga assenza Paolo Conte torna a proporre un suo concerto a Firenze. E’ al Teatro Comunale il 22 marzo con uno spettacolo che prevede l’esecuzione di tutti i suoi maggiori successi. In questo periodo infatti non è prevista l’uscita di nessun nuovo lavoro discografico. La produzione più recente rimane l’album Psiche, pubblicato nel settembre del 2008 su etichetta Platinum, il primo disco di Conte ad essere distribuito contemporaneamente in tutto il mondo da Universal. Cirque du soleil Dal 24 al 28 marzo Mandela forum Saltimbanco porta lo spettatore in un viaggio allegorico e acrobatico dentro il cuore della città. Dall’italiano “saltare in banco”, Saltimbanco esplora l’esperienza della città in tutte le sue svariate forme: le persone che ci vivono, le loro caratteristiche ed apparenze, le famiglie e i gruppi, la fretta e il trambusto della strada e l’altezza smisurata dei grattacieli. Saltimbanco è uno spettacolo tipico del Cirque du Soleil ispirato alla struttura urbana della metropoli e ai suoi pittoreschi abitanti. Decisamente barocco nel suo vocabolario visivo, l’eclettico cast dello show trascina lo spettatore all’interno di un mondo immaginario e fantastico, una città ideale in cui la diversità è motivo di speranza. Il debutto mondiale di Saltimbanco ebbe luogo a Montreal il 23 aprile 1992, con un cast di 36 artisti. Nel corso del tour di 14 anni sotto il tendone, lo spettacolo ha fatto tappa in 75 città di cinque continenti, per un totale di oltre 4.000 esibizioni davanti ad oltre 9.5 milioni di spettatori in tutto

il mondo. Nel 2007 Saltimbanco è stato riconfigurato per essere portato all’interno dei palazzetti. In un periodo di 21 settimane lo show è stato riadattato per la dimensione di queste strutture: il palco su cui si esibiscono gli artisti è stato rialzato, e il suono e le luci sono stati arrangiati per il nuovo ambiente. Biglietti da 70 a 45 euro. Mango 30 Marzo Teatro Verdi A settembre è uscito il doppio live ‘’Gli amori son finestre’’. 25 brani e 2 inediti. La prossima primavera parte il nuovo tour. ‘’Contro tutti i pronostici’’ è il brano che ha anticipato l’uscita del doppio cd. L’altro inedito, il secondo singolo promozionale, si intitola ‘’E poi di nuovo la notte’’. Mai come questa volta, a detta dello stesso Mango, ci si è imbattuti in due brani energici di grande impatto e di eguale caratura. Se il secondo inedito è stato composto dallo stesso Mango, il primo singolo è una creazione dei Rei Momo, la band campana che l’artista sta producendo. Biglietti da 40 a 17,50 euro.

A teatro Ci abbiamo provato, (ma gli elefanti non c’entrano) 18 marzo Teatro Puccini Personaggi dalla comicità coinvolgente nell’interpretazione di Anna Montinari, per uno spettacolo che non ha niente di scontato e traccia uno specchio preciso della società del Terzo Millennio. La strada Fino al 21 marzo Teatro della Pergola “In una rivista di tanti anni fa ho letto che negli anni 40 Fellini – ha detto il regista dello spettacolo, Massimo Venturiello - in giro per l’Italia, una notte, vedendo una coppia di zingari, che nel più assoluto silenzio se ne andava in una strada di campagna col proprio carretto (l’uomo tirandolo con una fune e la donna spingendolo da dietro) cominciò a seguirli, a distanza, senza nemmeno sapere perché.

Il silenzio tra i due regnava sovrano. Accesero un fuoco, la donna cucinò qualcosa, poi mangiarono e subito dopo ripartirono, il tutto senza proferire una sola parola. Fu proprio quel silenzio che diede l’input al regista per la realizzazione di quel grande capolavoro che è “La Strada”. Non si sa come Dal 23 al 29 marzo Teatro della Pergola Questo spettacolo, che non è una parodia di Pirandello (anche se i comici di Rivista, le canzonette popolari e gli sketch sono quanto di meno gli è familiare); al contrario è un omaggio estremo a Pirandello, perché infila una sua trama (quella di Non si sa come, appunto) in un contesto sociale che gli è lontanissimo, quello della comicità popolare. Con l’obiettivo di dimostrare che le tematiche pirandelliane resistono anche oltre i propri confini drammaturgici, storici e sociali. A dar corpo a questo omaggio-miracolo, nessun attore poteva essere più adatto di Sebastiano Lo Monaco che all’adeguamento all’oggi di Pirandello ha dedicato tanti dei suoi spettacoli di grande successo. Stavolta, Sebastiano Lo Monaco si mette alla prova in un altro modo: cantando, ballando, recitando il repertorio dei comici, pur nel pieno e sostanziale rispetto dello spirito, anzi della filosofia di Pirandello. Da giovidì a giovidì 26 e 27 marzo Teatro Puccini Un riassunto spassoso di tutti i personaggi presentati a Zelig dal comico Marco Marzocca, in una girandola di risate che scaccia i cattivi pensieri e dà il benvenuto al buonumore.

Le mostre Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte Dal 20 febbraio al 24 aprile 2010 CCCS Strozzina – Palazzo Strozzi Organizzata in collaborazione con la Kunsthalle di Amburgo, l’esposizione mette a confronto

il lavoro di Gerhard Richter, uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, con quello di sette artisti contemporanei, legati da una profonda sfiducia nei confronti dell’immagine come veicolo di verità. Il tema dell’esposizione è la dissoluzione dell’immagine, e si pone come ideale continuazione di Realtà Manipolate, che ha esplorato la relazione esistente tra la realtà e la sua rappresentazione mediante la fotografia e il video. Gerhard Richter, uno dei pionieri nel portare all’estremo la dissoluzione sia della figura che della tecnica pittorica stessa, dipinge sopra fotografie originali o usa una particolare tecnica di pittura sfocata. De Chirico, Max Ernst, Magritte, Balthus. Uno sguardo nell’invisibile Fino al 18 luglio 2010 Palazzo Strozzi Il centro gravitazionale dell’esposizione è costituito da un nucleo di capolavori del periodo metafisico di Giorgio de Chirico (19091919). Traduzione pittorica della sensibilità e della particolare concezione della vita maturata dall’artista attraverso la lettura di Nietzsche, la poetica metafisica viene riconosciuta come l’espressione dello stato d’animo di un intero secolo. Alienazione e solitudine. Senso di abbandono, isolamento, inquietudine e disperazione: De Chirico approda alla raffigurazione avant lettre del “grande silenzio” generato dal primo conflitto bellico. Visite gratuite alla collezione Contini Bonacossi Fino al 31 marzo Ritrovo: sotto il loggiato degli Uffizi Visite gratis alla collezione Contini Bonacossi per tutto il mese di Marzo. Un’eccezionale opportunità di ammirare i capolavori di questa straordinaria raccolta resa possibile dalla collaborazione degli assistenti alla vigilanza della Galleria degli Uffizi e dalla disponibilità degli Amici degli Uffizi. La Collezione di Alessandro Contini Bonacossi è una tra le più importanti raccolte collezioni d’arte del Novecento. Lo Stato ne ha potuto acquisire una parte

nel 1969, che è stata destinata alla Galleria degli Uffizi. Si tratta di circa una cinquantina di opere esposte in alcuni ambienti adibiti appositamente e situati tra Via Lambertesca e Chiasso dei Baroncelli dove si possono ammirare mobili, ceramiche, sculture e capolavori della pittura europea dal Trecento al Settecento con dipinti di Andrea del Castagno, Giovanni Bellini, Girolamo Savoldo, El Greco e Zurbaran. Info: 055/284034 oppure 055/213560 L’arma per l’arte Fino al 6 aprile Galleria Palatina Sala Bianca La mostra, ospitata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, è dedicata in particolare all’arte sacra e quindi a dipinti e oggetti trafugati in chiese, complessi conventuali, talvolta anche in Musei, ma in tutti i casi di soggetto sacro o di uso liturgico. Si tende quindi a mettere in evidenza come i luoghi di culto siano stati e siano per tante ragioni esposti al rischio di furti o danneggiamenti e come nel tempo i Carabinieri, specializzati nel settore, abbiano posto le loro forze e competenze a servizio della Chiesa e del suo enorme patrimonio artistico.

La festa Colorised Spring Party 20 Marzo BARCELO’ Il giovane brand fiorentino Colorised festeggia l´arrivo della primavera presentando al pubblico la collezione primavera-estate 2010 Ki-mono. Nel week end del solstizio di primavera il brand sarà ospite del locale fiorentino Barceló per presentare ufficialmente al pubblico la sua prima collezione di t-shirt disegnata da Camilla Bresci e inaugurare la stagione con un’esplosione di colori. Alle 19 un bicchiere di prosecco accoglierà tutti i partecipanti con il gustoso aperitivo preparato dallo staff Barceló. Si comincerà subito con Dj Set con DJ Max Expo, il tutto reso ancora più divertente dall’installazione video e set fotografico per farsi immortalare in pose colorate e divertenti ed entrare a far parte delle “Colorised people”.

l’iniziativa

Alla scoperta delle bellezze di Figline. Dalla ludoteca L

aboratori creativi per bambini e genitori, educazione al patrimonio storico-artistico, all’uso consapevole di internet e tanto altro ancora. Si chiama la Bottega dei ragazzi di Figline la nuova ludoteca, che inaugurerà il 20 marzo negli spazi della scuola elementare “Aronne Cavicchi”, grazie alla collaborazione tra il Comune di Figline e l’Istituto degli Innocenti di Firenze. Il servizio ludoteca si rivolge ai bimbi delle elementari e, per questo primo anno, sarà attivo il sabato mattina, fino al 26 giugno. Durante la settimana, invece, tre giorni saranno dedicati al progetto “My Figline”, nato con lo scopo di coniugare il web 2.0 con la scoperta dei beni artistici e storici del territorio. Molta l’attenzione posta sui nuovi strumenti di comunicazione, per imparare a usarli in tutte le loro potenzialità senza perdersi o abusarne. A questo scopo è stato pensato il progetto Trool “Tutti i ragazzi ora on line”: bambini e ragazzi potranno pubblicare il materiale scaricato dai siti consultati o prodotto da loro stessi, mettere on line i contenuti delle loro esperienze e delle loro ricer-

che ed operare in un’ottica di community web. Ed entrare così in contatto con altri coetanei della città e di tutta la Toscana. Il progetto prevede cinque incontri di due ore ciascuno e coinvolgerà 14 classi del territorio. Sarà necessario attendere fino al prossimo anno scolastico, invece, per poter usufruire delle attività extrascolastiche pomeridiane. E tra tre anni la ludoteca farà i bagagli per trasferirsi nella nuova sede, in via Fabbrini. La struttura è di proprietà dell’Istituto degli Innocenti e sarà lo stesso Istituto a provvedere alla ristrutturazione. Oltre ai servizi dedicati a genitori e figli, l’immobile ospiterà alcuni appartamenti a canone calmierato. “Con questo servizio – ha spiegato l’assessore alle Pari opportunità Anna La Cognata - intendiamo dare una risposta concreta alle donne in merito alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, un contributo alla famiglia ed un significativo supporto educativo, mettendo a disposizione spazi e attività che serviranno ai ragazzi come ulteriore momento di aggregazione ed /F.P. apprendimento”.


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Marzo 2010

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