Il reporter-Reggello-dicembre-2010

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Il Giornale nel tuo Comune

Figline, Incisa, Reggello, Rignano

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Periodico d’informazione locale. Anno IV n.102 del 1 dicembre 2010. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10

oggi&DoMani figline

PRIMO PIANO

DICEMBRE 2010

Caro il mio Babbo Natale Andrea Muzzi*

C un 2011 anno nuovo, pieno piscina Di novitÀ nuova Abbandonati Dopo un 2010ildiproject grandifinancing partenze, el’anno il vecchio che arriva pianoporta faraonico, con sè altri cantieri. Macosterà l’impianto non solo un milione PAGG.10-11 PAG.4

incisa Corsi di maglia da esportazione per Le Feltraie. Che riscoprono la tradizione punto dopo punto PAG.6

sPort

La Babele del Valdarno, 50 lingue in 4 comuni

PAGG.2-3

Et voilà, il Natale è servito

luoghi Reggello

di Wiedenstritt - Nanni - Salusest

Q

le veRitÀ Di DieGo Della Valle è tornato a parlare, e ha detto la sua su tutto. Con una “minaccia” finale... PAG.36

a tutto volley “Siamo un gruppo unito dentro e fuori dal campo”. Il successo del Valdarno visto da Irene Gomiero PAG.38

ualcuno lo aspetta a gloria, qualcun altro magari non è proprio dell’umore adatto e ne farebbe volentieri a meno. Ma come si mette si mette, il Natale è uno degli appuntamenti più sentiti dell’anno. Quello che fa sì che in città arrivino circa 200mila abeti dritti dritti dal Casentino, dove è nato persino un consorzio per valorizzarli. Piante tendenzialmente condannate a una vita breve, ma che i volenterosi possono

provare a ripiantare. E poi ci sono le grandi abbuffate. Due vip nostrani, Katia Beni e Andrea Agresti, ci raccontano i loro piatti preferiti. E mentre la gran parte di Firenze si prepara a festeggiare, esiste un esercito di 20mila persone, soprattutto straniere, che ha religioni diverse e che per questo non celebra il 25. Anche se, chiedendo in giro, si scopre che alla fine i doni ce li scambiamo PAGG.14-17 un po’ tutti...

Code? Adesso c’è l’autostop organizzato PAG.7

A spasso tra rignano Ponte mediceo, la svoltafidal tribunale. le stranezze orentine E ora si può ripartire

PAG.5 PAG.12

aro Babbo Natale, quest’anno come regalo ti chiedo qualcosa di veramente grosso: portami un anno nuovo diverso da questo che sta finendo. Un anno dove i politici non siano più coinvolti in scandali sessuali. Come sono arzilli questi politici? Grazie a loro il sesso è diventato un business, lo fai solo se hai un profitto. La velina lo fa per fare carriera. Il politico per scegliere la candidata. Io, per convincere mia moglie, tutte le volte devo dirle che è per un’opera di beneficenza. Caro Babbo Natale, portaci un anno dove si torni ad investire sulla scuola. Ora c’è questa filosofia che per migliorare la scuola l’unica soluzione è tagliare. Due maestri? Se ne taglia uno! Sei banchi? Se ne tagliano tre! Due custodi invalidi al 50 per cento? Ne basta uno! Caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuovo si smetta di buttare il petrolio in mare. Oggi c’è più petrolio in mare che in terra. Tempo fa una nave ha finito il carburante ed è affondata. Dopo 5 minuti è ripartita! Ma soprattutto, caro Babbo Natale, fa’ che nell’anno nuovo Moccia non pubblichi nessun libro. Prima l’amore era un sentimento privato. Lui scriveva una lettera “Cara ti amo”. Lei rispondeva “Io no”. Tutto finiva lì. Tra loro. Oggi grazie a Moccia l’amore è scrivere sui muri. Tempo fa un mio amico ha scritto sul muro della vicina di casa “Io e te 3mt sopra il cielo”. Lei gli ha risposto: “Avviati, c’ho le vertigini!”. So di chiederti un grande regalo, ma tutto sommato, caro Babbo Natale, ce lo meritiamo! Auguri! *Comico

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Edizione del Valdarno F.no • 18.509 copie distribuite da


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Dicembre 2010

il giornale nel tuo comune

l’inchiesta. Vita da immigrati nel Valdarno

Viaggio nella valle delle 50 nazionalità La percentuale di persone giunte dai quattro angoli della Terra è più bassa rispetto alla media regionale. Con qualche eccezione Francesca Puliti

N

umeri più bassi uguale integrazione più semplice. L’equazione non è automatica, certo, ma nel Valdarno Fiorentino sembra trovare conferma. Qui la percentuale di cittadini non italiani è più bassa rispetto alla media regionale, che si aggira attorno al 10%. Una cinquantina le nazionalità presenti. Solo Figline e Incisa sfiorano tale soglia, probabilmente a causa di una maggiore offerta in termini lavorativi. Ed è qui, soprattutto a Figline, che si concentra anche il maggior numero di servizi. Ad esempio ha sede a Palazzo Pretorio lo sportello del Progetto Migranti (aperto ogni lunedì pomeriggio e venerdì mattina), dove è possibile reperire informazioni, orientamento al lavoro, sostegno linguistico e culturale. Il

Progetto nasce dalla Società della Salute dell’area fiorentina Sud Est tre anni or sono. Il concetto è quello di una rete di solidarietà in grado di fornire prima di tutto chiarimenti ai cittadini di origine straniera (ma anche alle stesse amministrazioni e alle scuole, ad esempio) e poi servizi di supporto all’integrazione. Qualche esempio? L’assistenza nelle pratiche per ottenere il permesso di soggiorno o per il ricongiungimento familiare. Ma non solo, il Progetto Migranti coordina anche un’attività di microcredito sul territorio, per permettere agli immigrati di avviare una propria attività o di ottenere prestiti personali per la cura di sé e della famiglia o per comprare i libri scolastici ai figli. Cifre piuttosto contenute, ma in grado di fare molto.

FIGLINE. C’è anche un “Giardino delle Badanti”

INCISA. Pochi “forestieri”, ma di ben 46 paesi differenti

I banchi di scuola Le religioni si incrociano più colorati sono qui a Loppiano. E non solo “L

a migliore amica di mia figlia si chiama Chiara, ha cinque anni. Frequentano insieme l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Chiara è solare e simpatica, ha i capelli neri corvini e gli occhi a mandorla. I suoi genitori vengono dalle Filippine”. E’ una testimonianza come tante, questa, che, anche nel comune di Figline narra l’ormai radicata presenza di famiglie di stranieri che, soprattutto grazie ai figli piccoli nati qui in Italia, tendono ad inserirsi sempre più nella comunità locale. Che si chiamino Chiara o Giovanni, come anche Nora, Jusef o Fatima, sono infatti i piccoli di seconda o terza generazione di immigrati a “trasformare”, per così dire le proprie famiglie da stranieri che sognano di tornare a casa, a nuovi residenti sempre più “figlinesi”. “Il Comune di Figline – spiega l’assessore alle politiche sociali, Carlo Artini – in un totale di 1.567 immigrati (dato del mese di ottobre 2010, ndr), registra infatti il maggior numero di giovani che frequentano le scuole, fra quelli del Valdarno Fiorentino, del Chianti e della Valdisieve. E la scuola è il primo passo, forse il più importante sulla strada dell’inserimento, ed è, nella maggioranza dei casi, vissuta come una conquista. Il prendere padronanza della lingua e costruire rapporti con altri giovani, diciamo indigeni, il sentirsi parte di uno stesso insieme,

è fondamentale per l’integrazione. La cultura in generale, intesa come esperienza fruibile a tutti è una delle attività più importanti che una comunità può organizzare per favorire l’inserimento dei gruppi di immigrati”. Immigrati che qui hanno raggiunto ormai la quota del 10% della popolazione totale. Almeno 65 le etnie presenti, ma la stragrande maggioranza è composta da marocchini, romeni e albanesi. E sono gruppi ormai radicati: in paese è nato da tempo il “Centro Sociale Islamico” e ogni domenica i romeni hanno la messa ortodossa celebrata dal loro “Pope”, per esempio. Per il resto, le famiglie di immigrati vivono gli stessi problemi degli italiani, in particolare quello della casa, aggravati dalla mancanza della rete di solidarietà “parentale”. Per aiutarli, ci sono due punti di riferimento sul territorio: lo sportello a Palazzo Pretorio, dove si lavora al disbrigo delle pratiche, o alle opere di ricongiungimento familiare, e soprattutto il Centro Sociale “Il Giardino”, dove, oltre a sportelli per consulenze legali e pratiche, si effettuano corsi di lingua italiana e molte attività sociali e di aggregazione. Qui è nato anche il “Giardino delle Badanti”, un’attività costruita ad hoc per le tante donne dell’est europeo che arrivano a Figline da sole e per le quali un punto di riferimento e di /P.T. aggregazione è ancora più importante. Il Reporter del Valdarno F.no raggiunge 18.509 famiglie nei Comuni di Figline, Incisa, Reggello, Rignano.

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il reporter è un periodico di 10 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 216.486 copie

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ncisa è il più piccolo dei quattro comuni valdarnesi, ma non per questo la situazione immigrazione è meno sentita. Anzi i numeri parlano di una particolare caratteristica che lo differenzia da tutti gli altri. Nelle statistiche, infatti, sono rappresentati ben 19 paesi comunitari e 27 extra UE per un totale di 637 immigrati con 46 nazionalità diverse. “Ad Incisa molti degli immigrati nelle nostre statistiche – spiega l’assessore alle politiche sociali e all’immigrazione, Tamara Ermini - fanno riferimento alla comunità di Loppiano. Abbiamo dati che mostrano quindi un alto interscambio annuale con una cifra intorno al 60/70% del totale. In tal senso non registriamo alcun problema, i presenti a Loppiano infatti sono istruiti e ben integrati”. Le nazionalità più diffuse sul territorio sono quella rumena ed albanese. “Anche chi proviene dalla Romania e dall’Albania è piuttosto ben integrato nel nostro sistema: lavorano, hanno famiglia e alcuni di loro alloggiano nelle case popolari”, continua l’assessore. “C’è qualcuno che si lamenta in tal senso, in realtà cerchiamo sempre di spiegare a tutti che dietro l’assegnazione di un alloggio popolare non c’è solo il fattore della nazionalità, ma una realtà complessa con cui si realizzano le graduatorie”. Complessivamente un risultato positivo. “Sicuramente positivo,

abbiamo anche una comunità africana perfettamente integrata e con problemi giudiziari pressoché nulli. Ci può essere un po’ di diffidenza a volte tra gli italiani e qualche straniero, ma è dovuto più alla mancata conoscenza che ad altro”, continua Tamara Ermini. “Comunque in tal senso cercheremo di intervenire a breve organizzando dei corsi di lingua italiana e soprattutto di cucina: penso che attraverso l’interscambio culinario con i piatti tipici di tutte le tradizioni culturali ci si possa conoscere più di quanto non si creda. L’obiettivo sarebbe quello di fare una bella serata in piazza per cenare assieme, incisani e non, assaggiando reciprocamente le varie pietanze nazionali”. Intanto proprio a Loppiano, il 31 ottobre, si è tenuta una riunione con i rappresentanti di tutte le religioni, in particolare cristiani e musulmani. Un’occasione importante che ha trovato la propria casa e occasione nella cittadella di Chiara Lubich, la fondatrice del Movimento dei Focolari e dell’esperienza incisana. I tanti partecipanti hanno dato vita a un coro, misto fra cristiani e musulmani, che ha aperto l’incontro interreligioso. L’Auditorium di Loppiano, arredato in stile arabo per l’occasione, ha visto poi commentare alcune pagine del Corano e del Vangelo. Un momento probabil/A.Tr. mente da cui ripartire.

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FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

RIGNANO. Nel 2005 erano poco più di 300 i cittadini non italiani, oggi sono due volte tanto

La presenza raddoppia, i servizi invece no Sono soprattutto le associazioni di volontariato a farsi carico delle iniziative volte all’integrazione, ad esempio doposcuola e corsi di informatica aperti a tutti. Oltre a eventi per conoscersi

B

en 106 residenti in più dal 1° gennaio 2009 allo scorso novembre, un balzo in avanti dal 5,7% all’attuale 7,11% della popolazione totale, una presenza quasi raddoppiata nel giro degli ultimi cinque anni (nel 2005 erano infatti 327). Oggi, con 605 abitanti su un totale di 8.500, la comunità straniera di Rignano rappresenta una realtà sociale e demografica rilevante e in rapida crescita. Albanesi e rumeni sono i gruppi più

consistenti tra gli europei e, se sommati ai marocchini, costituiscono oltre la metà del totale. Uomini e donne per la maggior parte in età lavorativa arrivati in Italia per trovare un impiego, che hanno contribuito a svecchiare l’età media della popolazione rignanese. Questo il quadro sintetico ma significativo che emerge dall’analisi dei dati elaborati dal Progetto migranti in collaborazione con gli uffici anagrafici comunali. Servizi

dedicati non ce ne sono, anche se ovviamente le politiche assistenziali sono le stesse per ogni residente nel territorio municipale. Contributo affitto, esenzione o tariffa ridotta per le mense scolastiche ed altri sostegni di questo tipo vengono in genere assegnati in base ai parametri del reddito e della dimensione del nucleo familiare. “Avendo famiglie mediamente più numerose e percependo stipendi più bassi – spiega l’assessore alle politiche sociali Giuliano Buonamici –, gli immigrati ottengono spesso posizioni favorevoli nelle graduatorie che nascono proprio per aiutare i cittadini più svantaggiati”. Rignano, come gli altri comuni dell’area, ha aderito al Progetto migranti della locale Società della salute, un servizio di orientamento e consulenza sulle problematiche riguardanti l’immigrazione, dall’ottenimento dei titoli di soggiorno, all’inserimento scolasti-

co o nel mondo del lavoro. Senza dimenticare il ruolo importante dell’associazione La Formica. Nata venti anni fa per aiutare la missione boliviana del rignanese padre Francesco Focardi, fin dall’inizio si è occupata del ritiro di mobili ed altri oggetti ingombranti poi rimessi in vendita a prezzi concorrenziali. Occasioni che da qualche anno riscuotono i favori degli stranieri. Da qui lo spunto per fare di più. È ripartito proprio il mese scorso, ad esempio, il doposcuola dell’associazione, curato da insegnanti ancora in attività ed altri in pensione che ogni pomeriggio offrono volontariamente il loro sostegno ad una ventina di studenti immigrati delle scuole elementari e medie. La Formica si occupa inoltre di corsi per l’alfabetizzazione informatica di base e di tanto in tanto organizza iniziative culturali o ricreative /A.T. di scambio e conoscenza reciproca.

REGGELLO. La comunità straniera cresce più lentamente che altrove e rappresenta solo il 5,8 della popolazione

Poche realtà industriali uguale pochi arrivi I

nferiore nel numero e più lenta nella crescita, la comunità straniera di Reggello è comunque in espansione. I dati al 1 novembre parlano di 946 residenti su una popolazione di 16.281. Una fetta pari al 5,8% del totale, cresciuta dello 0,9% negli ultimi due anni. Molti rumeni (175, da soli rappresentano più della metà dei comunitari), albanesi e marocchini (rispettivamente 152 e 141, i gruppi più numerosi tra i 615 extracomunitari). Altri provengono dall’area balcanica, ci sono poi 18 cinesi e una trentina di immigrati dal sud-est asiatico, americani, tedeschi e olandesi proprietari di chalet nella montagna reggellese e due giapponesi per una curiosa rappresentanza del Sol Levante. Pochi anziani (86 over 60, circa il 9% degli immigrati) e non molti giovanissimi

(solo 195 under 18, pari all’1,2% di quelli residenti nel territorio comunale), si tratta in larghissima parte di donne e uomini arrivati fin qua da ogni angolo del mondo per lavorare. Il 70% di loro sono infatti persone in età lavorativa, spesso impegnati in quei famosi mestieri che gli italiani non vogliono più fare: la badante, ad esempio, impiego di praticamente tutte le rumene e le polacche, o il muratore. La percentuale di stranieri a Reggello è però considerevolmente più bassa che nei comuni limitrofi. Il motivo principale? È ancora una volta la situazione occupazionale, dato che le maggiori aziende della zona si trovano tutte più a valle e sono dunque più scomode da raggiungere dalla posizione soprelevata della cittadina. In compenso, la bassa incidenza sul totale

Il motivo principale? È ancora una volta la situazione occupazionale, dato che le maggiori aziende della zona si trovano tutte a valle, difficili da raggiungere dei residenti e la mancata esplosione demografica degli stranieri hanno finora consentito una convivenza del tutto pacifica, favorito l’integrazione ed evitato l’insorgere di spiacevoli tensioni sociali. Qualche attrito

c’è stato ed altri arriveranno, ma tutto sommato Reggello può dirsi un’isola felice sotto questo aspetto. Visto il loro numero esiguo ed eterogeneo, i cittadini stranieri non hanno al momento dato vita a proprie associazioni sul territorio, preferendo semmai rivolgersi ai vari gruppi esistenti a Figline e negli altri centri del Valdarno. A fornire assistenza costante c’è poi il Progetto Migranti della Società della salute zona fiorentina sud-est, presente sul territorio con uno sportello unico attivo a Figline e nato per seguire gli immigrati nell’adempimento dell’iter burocratico necessario all’ottenimento dei titoli di soggiorno, piuttosto che nella compilazione dei documenti necessari al lavoro o per un orientamento generico /A.T. sui servizi attivi


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Dicembre 2010

il giornale nel tuo comune

FIGLINE. La realizzazione dell’impianto sportivo è prevista per l’anno prossimo

Una piscina da un milione di euro Abbandonata l’idea del project financing, il piano si

POLITICA. Prossima fermata elezioni comunali

ridimensiona. La nuova vasca sorgerà accanto alla vecchia

I “grillini” sono già in movimento

Marco Magini

S

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iscina comunale, qualcosa finalmente si è mosso. Nell’incontro che si è tenuto il 27 ottobre tra l’amministrazione comunale, l’Asd Uisp Nuoto Figline e l’utenza, sono state poste le basi per la realizzazione di una nuova piscina comunale a Figline Valdarno. La struttura attuale è vecchia di oltre trent’anni, di dimensioni ridottissime, (18 x 5 metri, con appena tre corsie e sprovvista di blocchi di partenza) nonché altamente frequentata. Oltre 1000 i “clienti” fissi. Situazione che ha fatto sorgere notevoli problemi gestionali nel corso degli anni, con la conseguenza che i ragazzi più promettenti - e più in generale tutti coloro che vogliono approcciarsi in maniera “seria” al nuoto - sono tuttora costretti a recarsi a Firenze presso la Fiorentina Nuoto. A farsi portavoce di questa esigenza comunemente sentita è stato in particolare il presidente del Asd Uisp Nuoto Figline, Pietro di Geronimo, il quale, in merito alla piscina ha parlato di “una situazione che definire precaria sarebbe un eufemismo”. La richiesta al Comune è stata quella di una nuova piscina con una vasca di almeno 25 metri, in modo tale da essere conforme ai regolamenti e poter così consentire l’organizzazione di alcuni eventi sportivi locali. Nel corso degli ultimi anni si è tentata più volte la strada dei “project financing”, ma per ben tre volte nessun privato si è concretamente dimostrato disposto a finanziare il progetto. “Quella dei project - rileva il sindaco di Figline Riccardo Nocentini - è una strada morta. Preso atto di questo, il Comune è adesso disposto a finanziare con soldi propri

la piscina comunale

La struttura attuale risale a oltre 30 anni fa. Ed è di dimensioni ridotte il progetto, che dovrà tuttavia essere notevolmente ridimensionato rispetto a quello da tre milioni di euro che si era cercato di portare avanti con l’ausilio di privati. Sarà una piscina di dimensioni più contenute, in grado di garantire non solo l’attività natatoria, ma anche percorsi benessere e strutture per la riabilitazione. Sorgerà in uno spazio adiacente a quella attuale, al fine di riutilizzare alcune strutture già presenti ‘in

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loco’. Un progetto da un milione di euro, sicuramente più compatibile con gli attuali bilanci rispetto a quello ‘faraonico’ previsto inizialmente”. E a chi imputa all’amministrazione i ritardi nella realizzazione del nuovo impianto risponde: “in questi mesi abbiamo dovuto risolvere i problemi di molti altri sport nella cittadina, adesso il nuoto è la nostra priorità”. Per quanto riguarda i termini previsti per la realizzazione della nuova struttura il sindaco garantisce che “lo studio di fattibilità ha già preso il via, ed il resoconto è atteso per i primi mesi del 2011, per la realizzazione dell’opera però dovremo aspettare il prossimo mandato, queste sono le idee che intendo portare avanti in caso di rielezione”.

iamo già in clima preelettorale a Figline. La panoramica del Reporter sui partiti che si affacceranno sulla scheda di voto parte dal gruppo “Figline in Movimento” (Fim), nato nel 2007 in maniera quasi spontanea, grazie a Internet e al passaparola fra cittadini. Come sorgono un po’ tutte le ramificazioni locali dei cosiddetti “grillini”, seguaci della linea di Beppe Grillo. Tutti giovani inesperti di politica, ma molto attenti alle tematiche dell’ambiente, del sociale, del lavoro, della solidarietà. Che dichiarano di voler perseguire con “chiarezza, coerenza e trasparenza”. In una sorta di intervista collettiva, alcuni esponenti del gruppo ci hanno presentato i principali punti programmatici che caratterizzano la loro azione politica, e intorno ai quali si svilupperà la campagna elettorale. “Ci accusano spesso di idealismo – affermano – ma quello che vogliamo e facciamo, al contrario, è calarci fra la gente e dalla gente raccogliere problemi, ed esigenze. L’attenzione all’ambiente, per cominciare. Qui – spiegano – si tocca il problema della salute pubblica, dell’inquinamento che, se non arginato creerà problemi alla nostra e a molte generazioni a venire. Ecco perché, su una questione come quella della presunta discarica a Le Borra, riteniamo di dover avere un atteggiamento intransigente: il sito non è adatto alla discarica, il rischio di inquinamento falde è altissimo e comprovato. Il Comune di Figline, che è proprietario del terreno, dovrebbe cambiarne la destinazione d’uso. E nello steso tempo ripensare alle alternative a discariche e inceneritori e incentivare la differenziazione con il porta a porta. E’ un metodo costoso? Esperienze di altri comuni dimostrano che può addirittura diventare una risorsa, basta lavorare nella giusta direzione”. Sempre in direzione di salvaguardia ambientale, sono

una delle cene sociali di

Fim

necessarie “piste ciclabili, promozione del car-sharing, o dell’uso dello scuolabus per esempio”. Sul fronte sociale si parla di dar vita a un Fondo di Solidarietà per la partecipazione al quale aziende e privati sottoscrivano piccole quote. “Il Fondo sarebbe poi utilizzato per finanziare il microcredito per la nascita di piccole attività sul territorio, da parte di soggetti economicamente più svantaggiati”. Un’altra strada da percorrere è quella della promozione dei prodotti a filiera corta, una sorta di mercato dello scambio di beni e prodotti del territorio, alimentari e non. Infine, per venire incontro alla situazione difficile

Un fondo di solidarietà per dare vita al microcredito sul territorio nel settore occupazionale, perché non impiegare i tanti giovani e cassintegrati in lavori socialmente utili? “Sarebbe un modo per ristabilire relazioni fra due fasce di popolazione che non hanno /P.T. rapporti fra loro”.

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FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

RIGNANO. Sarà un 2011 all’insegna di grandi opere per l’intero Valdarno: parola dell’assessore Cantini

Ponte mediceo, ci siamo. Per davvero Il tribunale si è finalmente espresso sulla vicenda del cedimento strutturale. Ma per intervenire la Provincia non aspetterà di incassare i danni Francesca Puliti

P

onte mediceo e circonvallazione, ci siamo. Parola di assessore Laura Cantini, nonché vicepresidente provinciale, che preannuncia una serie di importanti opere infrastrutturali fondamentali per l’intero Valdarno. Assessore partiamo dall’annosa vicenda del ponte di Rignano, a che punto siamo? Finalmente la situazione si è sbloccata. Dopo il nostro sollecito il tribunale si è espresso per stabilire le responsabilità del danno, che sono state attribuite per la maggior parte alla ditta appaltatrice dell’opera. E’ una svolta, perché finora non potevamo toccare in alcun modo il ponte, mentre adesso abbiamo il via libera per la ristrutturazione. L’ingegner Benedetti, docente dell’Università di Bologna, è già al lavoro sui progetti. Si tratta del tecnico di cui ci siamo avvalsi per la perizia di parte della Provincia, dunque una persona già a conoscenza della situazione. Chi pagherà?

Alla fine del procedimento giudiziario la Provincia incasserà il risarcimento dei danni, ma sarà lo stesso ente ad anticipare le risorse, perché per noi si tratta di una priorità. E la circonvallazione? Anche il completamento della circonvallazione è prioritaria. I fondi destinati al secondo lotto sono stati confermati nel bilancio 2011 e parte degli studi preliminari (progettazione definitiva e approfondimenti idrogeologici) sono già stati appaltati lo scorso luglio. Sicuramente ad anno nuovo partiranno le ruspe. Quando si vedrà la fine? Si tratta di un intervento da 3 milioni di euro, dunque è difficile dirlo, ma il percorso sta andando avanti. Passiamo alla variante in riva destra della Sr69, una strada che interessa la viabilità dell’intero Valdarno, quando inizieranno i lavori? Il primo lotto, da 15 milioni di euro su 36 complessivi, è già stato appaltato e i cantieri si apriran-

il ponte di

Rignano

no l’anno prossimo. Stiamo già procedendo agli espropri. Rimanendo sul territorio di Figline, è già stata fatta la gara per concludere la variante. Il terzo e ultimo lotto avrà inizio tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. E la famosa rotonda al casello autostradale?

Abbiamo già concluso la nostra che consisteva esclusivamente della progettazione. A mettere i soldi, invece, sarà Autostrade Spa, che l’ha inclusa nel “pacchetto terza corsia”. La costruzione vera e propria, però, è stata affidata ai comuni di Incisa e Reggello per accelerare sui tempi.

BILANCI. Si riducono i trasferimenti dallo Stato agli Enti locali. Sociale penalizzato, ridotto il fondo per la non autosufficienza

Mezzo milione in meno in cassa. E il Comune taglia e i soldi non arrivano è bene ottimizzare le risorse, ma con dei tagli simili sarà impossibile mantenere il livello attuale dei servizi. Questo, in parole povere, è quanto l’amministrazione comunale di Rignano ha voluto spiegare ai propri concittadini convocandoli, il mese scorso, ad una serie di incontri pubblici. Circa 250mila euro tagliati dallo Stato, altri 100mila decurtati dai trasferimenti regionali e una somma di 150mila euro ricavata da concessioni edilizie ed oneri di urbanizzazione che da quest’anno non può più essere usato per le spese correnti. Insomma, quasi mezzo milione di euro a cui rinunciare. Il 18% di un bilancio comunale da 2 milioni e 800mila euro che sparisce, 30 euro in meno per ogni cittadino. Senza contare che

il Comune deve ancora ricevere la tranche 2008 del gettito Ici, altri 54mila euro. “L’ultima finanziaria e la manovra estiva del Governo hanno messo in ginocchio le amministrazioni locali”, spiega il sindaco Gianna Magherini. “Non nascondiamo la nostra preoccupazione ed anzi abbiamo voluto condividerla con i cittadini andando ad incontrarli, spiegando loro la situazione. Da parte nostra abbiamo cercato e continueremo a ridurre i costi dell’amministrazione, ma oltre una certa soglia non si può andare e pensare di mettere mano nelle tasche dei cittadini sarebbe offensivo in tempi di crisi. A questo punto però un taglio nei servizi sarà inevitabile”. Ad accusare il colpo, come accade spesso in circostanze del genere, sarà il settore del sociale:

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nel giro di due anni non ci saranno più le risorse per il fondo di non autosufficienza, così come potrebbe esser cancellato il contributo affitti, finora sostenuto in buona parte con fondi regionali che non ci sono più. Entro la fine dell’anno c’è da fare il bilancio di previsione. I rignanesi hanno risposto bene agli incontri tenuti a novembre su tutto il territorio comunale, sia in termini di presenze che di partecipazione, e ora conoscono le difficoltà. A fine mese l’amministrazione tornerà di fronte a loro con un secondo ciclo di faccia a faccia, frazione per frazione, per presentare il nuovo documento di pianificazione economica. Solo allora sapremo con esattezza quali e quanti saranno i servizi /A.T. sacrificati sull’altare della crisi.

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Dicembre 2010

il giornale nel tuo comune

INCISA. Solo lana italiana e svizzera (ma soprattutto “indigena”) per Le Feltraie

E negli anni Duemila si riscopre il feltro Sul filo della tradizione nasce un gruppo (prima di tutto di amiche) dedito alla valorizzazione dei filati più “local” che mai. Da esportare a suon di corsi di maglia e cucito in tutto il Valdarno e oltre. Per la gioia degli allevatori del posto

Silvia Del Riccio

S

arebbe assurdo usare lana che ha fatto migliaia di chilometri per arrivare fino al nostro territorio, quando quasi tutta quella delle pecore europee viene “smaltita” o interrata. Questo il presupposto da cui partono Le Feltraie di Incisa, una filosofia che non fa una piega se si pensa alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo di una seppur piccola economia locale. Ma chi sono esattamente e

focus Genitori & figli

Qui si impara giocando

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foto di gruppo per

Le Feltraie

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esponsabilizzare, incuriosire e stimolare i bambini, in un periodo fondamentale della crescita infantile, è questo l’obiettivo di Giocalibro, laboratorio di attività interamente dedicato ai piccoli dai 5 agli 11 anni, in cui l’accesso è gratuito ed anche gli orari di entrata e uscita sono liberi. Il Giocalibro a Incisa Valdarno, realizzato in collaborazione con la cooperativa “Inchiostro”, è proprio un vero e proprio spazio gioco allestito presso la biblioteca della scuola elementare Petrarca. Non è il primo anno di attuazione, segno che il progetto ha avuto grande successo. A seguito di un’iscrizione avvenuta poco dopo l’inizio dell’anno scolastico i bambini che partecipano alle attività di laboratorio si impegnano a seguire le indicazioni di lavoro date dagli operatori con disponibilità ed attenzione; imparano ad avere cura e rispetto dei materiali che vengono utilizzati; a mantenere pulito e in ordine l’ambiente e a portare a termine i lavori che vengono iniziati; il tutto nel rispetto della propria attività e di quella degli altri. Gli operatori insegnano inoltre che i giochi e i libri presi dagli scaffali vanno usati con cura e poi rimessi al loro posto poiché beni preziosi che meritano il rispetto di tutti. Svolgono il proprio lavoro con attenzione e disponibilità, ma non possono assumersi nessuna responsabilità nei confronti dell’entrata e dell’uscita dei bambini a cui devono comunque provvedere i genitori, avvertiti al momento dell’iscrizione. Il centro resterà aperto il martedì ed il giovedì dalle 16.00 alle 18.30 ed il sabato dalle 9.30 alle 12.00 fino alla fine dell’anno scolastico, non un semplice dopo scuola, ma un luogo sereno e costruttivo dove si può crescere diver/S.D.R. tendosi.

cosa fanno? Stiamo parlando di un gruppo di “ragazze” come si definiscono loro che nel 2006 ha incontrato per caso il feltro sulla strada dell’autoproduzione, del rispetto e della tutela dell’ambiente. Nello stesso anno le ragazze hanno dato vita ad un circolo di studio nell’ambito del quale hanno raccolto, lavato e cardato la lana delle pecore dei pastori che allevano gli animali vicino alle nostre zone. Lo fanno ogni anno: raccolgono, lavano e cardano lana di pecore autoctone e che vivono in Italia e in Svizzera. Rendono felici così i pastori unendo l’utile al dilettevole, producendo lana in abbondanza. Una volta ritirata la lana, le Feltraie la lavano e la vendono per fare feltro e le imbottiture, recuperando così una delle antiche e affascinanti arti della lavorazione della materia prima. Nel 2007 il progetto si è evoluto e le ragazze hanno fatto nascere l’Associazione culturale “Le Feltraie” tramite la quale portano avanti l’attività di valorizzazione e promozione del ritorno all’uso delle lane locali in tutti suoi possibili utilizzi: dal feltro al filato. In questi anni tanti i laboratori e le iniziative a cui partecipano e durante le quali si approfondiscono le tematiche legate all’uso delle lane locali (lavorazione, feltratura, filatura, ecc.). L’esperienza con le lane e con il feltro che può richiamare sapori e profumi di tempi ormai passati, nasce dalla condivisione delle informazioni, dalla passione e dal divertimento. Il passato poi può essere perfettamente attualizzato nel momento in cui l’associazione si è dotata di un sito internet volto alla comunicazione della loro storia, filosofia di vita e dove vengono presentate le varie iniziative con l’intento chissà magari di incuriosire e affascinare altre persone. Un’ampia galleria mostra gli oggetti in lana prodotti da loro stesse, utili e molto belli: borse, decorazioni e chi più ne ha più ne metta. Scopo essenziale dell’Associazione è, oltre alla valorizzazione e alla diffusione dell’uso delle lane locali, il ripristino di tradizioni legate al rispetto dell’ambiente spesso dimenticate. I laboratori, che il gruppo tiene nel Valdarno ma anche a Firenze, sono il veicolo principale di diffusione di questa sensibilità. Ne organizzano almeno due al mese, in collaborazione con l’Associazione di Volontariato Circuito Corto che tenta il ripristino di tradizioni legate al rispetto dell’ambiente spesso dimenticate.

L’associazione cerca di fondere antiche usanze e rispetto per l’ambiente


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FIGLINE • INCISA • REGGELLO • RIGNANO

nel parcheggio dello scalo alle auto con almeno due passeggeri a bordo. In attesa del famoso ampliamento Andrea Tani

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traffico mattiniero al

Matassino

focus Installati due nuovi fontanelli pubblici

Basta plastica, l’acqua è gratis

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a guerra agli sprechi si combatte a partire dalle bottiglie di plastica. I reggellesi possono infatti dire addio alla classica confezione da sei di minerale e iniziare a rifornirsi al fontanello dell’acqua pubblica inaugurato lo scorso 30 ottobre in piazza Matteotti. Naturale o gassata, fredda o a temperatura ambiente, sempre e rigorosamente di alta qualità, l’acqua viene erogata gratuitamente ad ogni ora del giorno, coniugando in questo modo il rispetto per l’ambiente e il risparmio. Il dispositivo è stato realizzato dal Comune sulla base di un progetto elaborato e coordinato dalla Comunità montana della Montagna fiorentina, grazie anche ad un contributo della Provincia di Firenze. A questo si è presto aggiunto un altro fontanello del tutto simile, installato il mese scorso nella frazione del Matassino, in Via Giovanni III. Una scelta, spiega l’assessore all’ambiente Paolo Guerri, grazie alla quale “riusciamo a valorizzare l’acqua pubblica e riduciamo la produzione e il conseguente smaltimento delle bottiglie di plastica” e che può “rappresentare una valida soluzione di risparmio per le tasche dei citta-

dini, in un momento di crisi come quello attuale, oltre alla promozione di uno stile di vita più virtuoso e rispettoso dell’ambiente”. Già da tempo, in realtà, l’amministrazione già si era tinta di verde: in tutti gli edifici pubblici e nelle scuole del comune sono stati collocati distributori di acqua potabile, mentre gli uffici utilizzano macchine fotocopiatrici, stampanti e scanner con un’impostazione automatica centralizzata per il risparmio energetico e regolati per la stampa fronte-retro, in modo da contenere /A.T. lo spreco di carta.

on c’è cosa più stressante del traffico bloccato quando si ha fretta. Lo sanno bene i pendolari Reggello-Figline che quasi ogni mattina, arrivati al Matassino, devono districarsi tra le maglie di un ingorgo per raggiungere in tempo il posto di lavoro. Attivo da poco meno di un mese, il progetto Car pooling ReggelloFigline nasce proprio per mettere fine a questo scenario. Il concetto è semplice: siamo in tanti a percorrere la stessa strada con gli stessi orari, facciamolo insieme. Strade più libere, minori tempi di percorrenza, spese divise tra i viaggiatori, più parcheggi a valle, meno stress e meno smog. Autisti e passeggeri si contattano sul web, iscrivendosi ai gruppi dedicati su Facebook e sul sito www.youtrip. it, per decidere le modalità di viaggio e darsi appuntamento. Fatto questo si parte. L’idea è frutto della collaborazione tra Valdarno a 5 stelle, lista FiglineInMovimento, il gruppo di acquisto solidale Terra libera tutti e Youtrip.it. “Ci sarà un po’ di titubanza anche tra gli interessati, almeno all’inizio”, spiega Leonardo Pagliazzi, uno dei promotori. “Il primo obiettivo è quello di togliere dalle strade 20-30 autisti solitari abituali, il che significherebbe altrettanti posteggi liberi in più e 150 metri di coda risparmiati”. “Dai rilievi fatti prima di lanciare il progetto abbiamo accertato che al mattino la maggior parte delle auto scendono da Reggello a valle per raggiungere la stazione di Figline”. Da qui un’altra proposta, quella di riservare dei parcheggi alle auto che arrivano con almeno due passeggeri a bordo. “Una soluzione a costo zero – continua Pagliazzi – che incentiva la condivisione dell’auto e, senza danneggiare nessuno, avrebbe lo stesso effetto di un ampliamento del parcheggio”. Non è detto che l’iniziativa basti da sola a risolvere il problema del traffico, ma se per costruire nuove strade ed infrastrutture servono tempo e molti soldi, alternative immediate e vantaggiose per tutti come questa sicuramente possono dare una mano. L’unico ostacolo da superare è la forza dell’abitudine.

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Dicembre 2010

il giornale nel tuo comune

feste. Ecco le iniziative in programma per il mese di dicembre nel Valdarno Fiorentino

Il Natale si fa in quattro (comuni) Negozi aperti tutte le domeniche, mentre le strade dei centri storici si accendono di bancarelle e curiosità. Zampognari e vin brulé in piazza a Rignano, canti natalizi e giochi per bambini fino alla vigilia. A Reggello torna il mercatino del compro, baratto e vendo, mentre a Incisa arriva la Fiera. Si chiude sulle note del Coro del Maggio al Garibaldi di Figline

Paola Tozzi

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ono tempi duri per i comuni, costretti a barcamenarsi fra le tante competenze e le poche certezze economiche, queste ultime rese ancor più esigue dai tagli imposti dal Governo alle amministrazioni locali. Ma, si sa: Natale è Natale e vale la pena di fare un piccolo sforzo, per regalare ai cittadini, fin dove è possibile, luci, colori, iniziative e atmosfere festose. Ecco quindi come questo mese di dicembre si vestirà a festa, nei centri storici dei comuni del Valdarno. A Rignano ci penseranno le associazioni dei commercianti, e le varie altre che operano sul territorio, ad “accendere“ le strade del centro

Figline Valdarno Mentre continuano gli espropri per la realizzazione della variante in riva destra della Sr69, sulla stessa strada sono in arrivo altri lavori.

nelle domeniche 12 e 19 dicembre. Il 12, in piazza della Repubblica, è organizzato una pomeriggio di musica, con la partecipazione degli zampognari, il tutto accompagnato da vin brulè e caldarroste, offerte dal gruppo scout. Mercatino all’aperto e ovviamente, apertura di tutti i negozi. Domenica 19 si replica, questa volta in piazza XXV Aprile, dove l’associazione “Notte di Note” proporrà canti natalizi per bambini, giochi e animazione all’aperto, oltre alla raccolta delle letterine per Babbo Natale. Previsto anche il mercatino dei bimbi delle scuole elementari. Si concentreranno principalmente domenica 19 dicembre anche le iniziative previste nel comune di Reggello: in particolare l’edizione annuale di “Compro, baratto e vendo”, mercatino di Natale, e “Ar-

riva Babbo Natale”, anche in questo caso a raccogliere i desideri dei più piccoli; inizierà inoltre questa domenica, per terminare il 6 gennaio il concorso per il presepe più bello. Il 6 gennaio a Reggello è ancora shopping con il “Mercatino del Cappellone” e, per lo stesso giorno, a Cascia, arriva la Befana. Anticipata dalla grande Mostra-Mercato delle Auto Antiche, svoltasi lo scorso 28 novembre e organizzata dalla Pro-loco, a Incisa si svolgerà il 5 dicembre la Fiera di Natale, tradizionale appuntamento in piazza Santa Lucia. Si proseguirà poi, nelle domeniche di dicembre, con i mercatini in piazza Gramsci e in via Roma e le aperture dei negozi. “Un grosso plauso ai commercianti e alla Proloco deve essere fatto in questo caso”, secondo l’assessore comunale

alla cultura ed alle attività produttive Margherita Ghiandelli. Anche i tradizionali addobbi natalizi infatti si sono potuti effettuare grazie all’impegno e alla collaborazione di queste categorie. Come ogni anno è inoltre previsto il “Babbo Natale”, organizzato dalla CroceRossa. A Figline si comincia il 5 dicembre, con il mercato in via della Comunità Europea; a seguire, l’8 dicembre e sabato 18, si svolgerà il mercatino nel Centro Storico, che per sabato 18, organizzato dalla Proloco, sarà accompagnato dal Triocco Natalizio. Domenica 19 poi, si svolgerà il mercato straordinario di Natale, per l’intera giornata. Senza dimenticare, infine, il 23 dicembre, il consueto concerto al Teatro Garibaldi, con il tenore Leonardo Caimi e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino.

SR 69 Senso unico alternato sulla strada regionale 69 per la posa di una nuova fognatura. Il tratto interessato è quello che va dal km 1+025 al km 2+355. I lavori, a cura di Publiacqua, andranno avanti fino al 10 marzo 2011.

del cimitero. L’intervento progettuale è stato quello di realizzare una struttura conforme alla tipologia costruttiva dei loculi attigui e di quelle recentemente realizzate sul lato opposto, cercando di mantenere una distanza di rispetto dalle cappelline private.

ristrutturato. L’intervento, costato complessivamente 175mila euro, finanziati per il 60% dalla Regione, ha riguardato l’impianto di illuminazione, l’installazione di nuove tribune e la completa sostituzione della rete di recinzione. “Una risposta concreta ai tanti sportivi che lo frequentano”, dichiara soddisfatto l’assessore ai lavori pubblici Fabio Tirinnanzi.

CIMITERO DI SCAMPATA Sono terminati i lavori per la realizzazione di 20 nuovi loculi (di cui 4 sono doppi) al cimitero di Scampata, un intervento di ampliamento che adesso consente di disporre di 140 loculi più due cappelline private. A realizzare l’opera - iniziata la scorsa primavera - è stata Alfa Costruzioni srl per un importo complessivo di circa 73mila euro. Il progetto ha visto la realizzazione dei nuovi loculi per tumulazione tra il blocco già esistente e una delle cappelline private, sul lato sinistro rispetto all’entrata

Reggello Altri cantieri sulla strada regionale 69, mentre vede la conclusione l’intervento al campo sportivo di Tosi. SR69 Senso unico alternato sulla Sr69 di Valdarno anche al km 6, di competenza del Comune di Reggello. Qui sarà realizzata una nuova rotatoria: i lavori continueranno fino al 31 gennaio dell’anno prossimo. TOSI Inaugurato il 14 novembre scorso il campo sportivo di Tosi, completamente

Rignano Dal consiglio comunale alle strade della cittadina. VIA NILDE IOTTI Nilde Iotti, prima donna presidente della Camera e promotrice della Legge sul Diritto di Famiglia, avrà la sua strada a Rignano. Lo ha proposto l’assessore all’urbanistica Wais Sabatini al consiglio comunale, il 25 ottobre scorso.


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Dicembre 2010

aDDio 2010. Viaggio a ritroso tra i fatti e gli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi 12 mesi

Dal tram a Prandelli, un anno di partenze A febbraio il battesimo del Sirio, a maggio l’ultima del tecnico di Orzinuovi sulla panchina viola. E ancora: ad agosto l’abbattimento della pensilina della Stazione, a novembre la rivoluzione della sosta. Ecco il bilancio di questi 365 giorni Ivo Gagliardi

L’

anno del tram? Macché, quello dell’addio di Prandelli. Anzi no, l’anno in cui è sparita la pensilina di Toraldo di Francia da piazza Stazione. O ancora quello della rivoluzione della sosta, del piano strutturale a “volumi zero” o di Firenze “capitale” dello sport. Provate a chiedere ai fiorentini il motivo per cui ricorderanno questo 2010 ormai a fine corsa, e otterrete un mix di risposte diverse. Molto diverse. Perché sono stati tanti, e differenti tra loro, i fatti, gli eventi e le novità che il 2010 ha portato in dono a Firenze e ai suoi abitanti. Procedendo in ordine cronologico, il primo (e attesissimo) momento saliente è arrivato sulle rotaie. Era il 14 febbraio, un San Valentino molto particolare per la città: la prima corsa della prima linea del tram. Dopo anni di cantieri e polemiche, attese e discussioni, i fiorentini sono potuti finalmente salire sul Sirio, dando ufficialmente il via all’era tramvia. Un mese e mezzo dopo è iniziata un’altra era, quella di Enrico Rossi alla guida della Regione. Dopo 10 anni targati Claudio Martini, il 28 e 29 marzo l’ex assessore toscano alla sanità è stato eletto governatore, incarico che ricoprirà fino

al 2015. Per due ere che iniziano una che finisce. Era il 16 maggio quando Cesare Prandelli sedeva per l’ultima volta sulla panchina della Fiorentina. Trentottesima giornata di campionato, Bari, viola sconfitti 2-0 e fuori dall’Europa (ma questo già si sapeva): quello che nessuno ancora sapeva, nonostante le voci e le polemiche di un’annata difficile, era che dopo cinque anni il tecnico di Orzinuovi avrebbe lasciato le rive dell’Arno (pur rimanendoci a vivere) per diventare ct della Nazionale. Veste in cui è tornato a sedere sulla panchina del Franchi (7 settembre, Italia-Isole Far Oer 5-0), ma ormai non più da allenatore dei viola. Restando in ambito sportivo, le novità non sono certo mancate per Firenze nel 2010. La più gradita è arrivata a fine settembre direttamente dall’altra parte del mon-

A ottobre è iniziato l’iter del nuovo piano strutturale, che sarà a “volumi zero”

do: è stato a Melbourne che la città del giglio è stata scelta (insieme a Lucca, Montecatini Terme e Pistoia) come sede dei Mondiali di ciclismo del 2013. Un evento prestigioso, che trasformerà Firenze nella “capitale” dello sport mondiale, ma non l’unico che ha visto la città protagonista: a ottobre il capoluogo toscano ha ospitato alcune partite dei Mondiali di volley, a novembre sull’erba del Franchi è scesa per la prima volta la Nazionale italiana di rugby, contro l’Australia. Ha qualcosa a che fare con lo sport anche un’altra delle grandi novità di quest’anno che sta per finire: l’abbattimento della pensilina di Toraldo di Francia in piazza Stazione. La costruzione – per la verità mai troppo amata dai fiorentini – aveva visto la luce grazie ai fondi di Italia ‘90: venti anni dopo, ad agosto 2010, è stata demolita. E ancora: a ottobre è iniziato l’iter del nuovo piano strutturale a “volumi zero”, mentre novembre è stato il mese della rivoluzione della sosta, con la riduzione del numero delle Zcs da 14 a 5, ma non solo. Finito qui? Macché. Perché se il 2010 è ormai ai titoli di coda, dietro l’angolo c’è già il 2011, col suo bel carico di lavori e novità. Leggere la pagina qui a fianco per credere.

fOCuS Lo storico mercato prova a stare aperto tutto il giorno, mentre la Firenze by night ritrova un luogo simbolo

Spesa pomeridiana a Sant’Ambrogio. E l’anfiteatro è tornato a vivere on solo tram, non solo parcheggi. Sono stati molti altri – tra quelli che hanno avuto più visibilità e quelli passati sotto silenzio o quasi – i cambiamenti piccoli e grandi vissuti da Firenze in questo 2010. A cominciare da quello che ha interessato Sant’Ambrogio: dalla fine di ottobre (e in via sperimentale fino al prossimo giugno) lo storico mercato di piazza Ghiberti è aperto anche il pomeriggio due volte la settimana, il mercoledì e il venerdì. Ma non solo: da metà novembre anche i banchi esterni, quelli di ortofrutta e generi vari, possono stare aperti fino alle 18, in questo caso tutti i giorni della settimana. Poi c’è

il capitolo Ztl. A novembre, insieme alla rivoluzione delle Zcs, è arrivata anche quella della zona a traffico limitato: i settori sono passati da 5 a 2 (A e B) e, rispetto alla precedente, la nuova Ztl è stata ampliata per comprendere tutta l’area della stazione di Santa Maria Novella e via Tripoli. Il settore A è rimasto sostanzialmente invariato (con l’inglobamento della zona del mercato centrale di San Lorenzo fino a piazza dell’Unità e della piazza di Santa Maria Novella), mentre il B ha riunificato i vecchi settori B, C, D ed E. Nessun cambiamento, invece, per quanto riguarda gli orari di validità: dal lunedì al venerdì dalle 7.30

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alle 19.30, il sabato dalle 7.30 alle 18. Passando dalla viabilità al tempo libero, a giugno, dopo dieci anni di attesa, è tornato a vivere l’anfiteatro delle Cascine, uno dei luoghi simbolo delle notti fiorentine. La riapertura ha coinciso con il festival di musica elettronica Muv, cui sono seguiti gli spettacoli “low cost” del Maggio Musicale, il festival di danza Alambrado, il festival au Desert dedicato all’Africa e la festa giapponese Natsu Matsuri. Ma è stato solo l’inizio: l’obiettivo è infatti quello di far tornare l’anfiteatro, fin dalla prossima estate, uno spazio permanente /I.G. per gli spettacoli all’aperto.

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cosa ci aspetta. Ricominciano i lavori della tramvia. Ma le linee 2 e 3 saranno pronte in mille giorni

Un 2011 all’insegna dei cantieri e dell’arte Due corsie in meno in viale Strozzi, transenne anche a Novoli e in viale Belfiore. In compenso a giugno aprirà il Palagiustizia. E i fiorentini potranno rifarsi gli occhi a suon di mostre Francesca Puliti

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i aprirà a suon di cantieri l’anno che verrà. Dopo le feste natalizie, presumibilmente proprio dal 7 gennaio, avrà inizio una delle opere più imponenti per la città: la realizzazione delle linee 2 e 3 della tramvia. Detto con le parole del sindaco Renzi, “tecnicamente parlando, in alcuni tratti sarà un macello”. Ma il primo cittadino lancia la sfida: i lavori si concluderanno in mille giorni, circa 3 anni. Insomma, a fine 2013 dovremmo essere in grado di saltare sulla T2 e sulla T3, che ci porteranno da Peretola a San Marco e da Santa Maria Novella a Careggi. Confermati i tracciati previsti (non ci sarà il tanto contestato passaggio da piazza Duomo), i tre cantieri “monstre” occuperanno tre punti nevralgici per la circolazione cittadina: tra viale Strozzi (dove si mangeranno un paio di corsie) e viale Milton, viale Guidoni e viale Belfiore. A parziale rassicurazione della cittadinanza affetta da crisi da ingorgo, c’è da dire che i tracciati saranno suddivisi in 22 microlotti, ognuno dei quali sarà “affidato” alle cure di un consigliere comunale, sorta di referente per l’andamento dei lavori al quale anche gli stessi fiorentini potranno chieder conto e spiegazioni. Perché non si dica più che sull’operazione tramvia è saltata la cinghia di trasmissione tra Palazzo Vecchio e città. Entro l’estate 2011, inoltre, dovrebbero

entrare in azione le talpe dell’Alta velocità, anche se tuttora non è dato sapere che fine farà la Stazione Foster e i No Tav continuano a dar battaglia a suon di manifestazioni. A partire da febbraio, invece, il Comune dovrebbe adottare in pianta stabile il nuovo Piano strutturale, faticosamente partorito dopo un percorso durato anni e sconvolto nel giro di 365 giorni di mandato renziano. Dunque, niente nuove costruzioni (il mantra è quello dei volumi zero), sì ai recuperi degli edifici dismessi. Da qui comincia la nuova vita di contenitori rimasti a lungo inutilizzati, come l’ex Meccanotessile o il Panificio militare. Un’altra partita si aprirà invece sul fronte degli immobili abbandonati dalle forze armate, in cui Palazzo Vecchio vedrebbe bene alloggi popolari e servizi pubblici. Per numerosi cantieri che si aprono, uno conoscerà il lieto fine: si tratta del Palagiustizia, la mastodontica struttura realizzata a Novoli e conclusa già da 3 anni. Il Tribunale di Firenze dovrebbe traslocare entro giugno. Infine, in attesa di scoprire gli eventi culturali portanti della nuova stagione, i fiorentini potranno continuare a godersi Caravaggio e i caravaggeschi tra gli Uffizi e Pitti (fino al 9 gennaio) e le belve di Ligabue (fino al 16, sempre a Pitti), mentre a febbraio Leonardo da Vinci farà per la prima volta ingresso a casa Buonarroti.

MOBILITÀ Si accorciano le distanze tra Firenze e Pisa, e si preannunciano rivoluzioni anche sul bus

Una Toscana sempre più ad alta velocità. Non solo sui binari

A

ncora più treni superveloci, rivoluzione nella gestione dei trasporti pubblici locali e piede sull’acceleratore per imprimere una svolta alla questione dolente dell’aeroporto. Si preannuncia un anno di grandi cambiamenti in ambito di mobilità a Firenze e dintorni. Mentre sul fronte Castello lo sviluppo dello scalo di Peretola sembra aver ormai preso il sopravvento sulla Cittadella viola, l’Alta velocità si addentra sempre più nella nostra regione. A settembre 2011 sbarcheranno nelle stazioni fiorentine i treni targati Montezemolo-Della Valle, primo esperimento di trasporto privato su rotaia. E che

tutti

PAZZI

rotaia. Gli Ntv del gruppo di industriali, infatti, sono destinati a fare concorrenza alla Tav delle Fs, sia in termini di velocità, che di qualità, che – ciò che più interessa all’utenza – di prezzi. Ma non è finita qui. Il presidente della Regione Enrico Rossi ha preannunciato l’avvento di una linea più rapida che colleghi Firenze e Pisa, tragitto percorribile, secondo il governatore, in meno di un’ora. Rendendo così più semplice anche la sinergia tra i due aeroporti toscani. Sempre da Palazzo Panciatichi arriva un’altra importante novità: entro l’anno prossimo le aziende che gestiscono il trasporto pubblico locale dovranno

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DA UNA SERATA A DUE ALLE SPECIALI CENE AZIENDALI

confluire sotto un unico tetto, con un taglio netto a spese e poltrone. Nel 2012, infatti, la gara di affidamento del servizio sarà tagliata per un solo gestore, incaricato di coordinare autobus e pullman in tutta la regione, contro le 31 aziende che lo fanno oggi. In un futuro non troppo lontano, inoltre, la stessa azienda dovrà prendersi carico anche dei trasporti su ferro. Tutto ciò nel tentativo di rendere più semplici gli spostamenti ai toscani, in particolar modo ai pendolari. Che però continuano ad augurarsi di non rimanere intrappolati in Fi-Pi-Li, tanto per /F.P. cominciare.

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zoom

Dicembre 2010

cuRiositÀ. Bastano pochi passi nelle vie del centro per trovarsi di fronte a “presenze” misteriose

a spasso tra i segreti di Firenze Tra le bizzarrie più conosciute ci sono i due ritratti in piazza Signoria: uno alla destra dell’ingresso di Palazzo Vecchio, l’altro sulla nuca del Perseo. A Santa Maria del fiore, invece, si può far la conoscenza della testa di una mucca, che secondo i maliziosi... Gianni Carpini

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irenze cela dei segreti dietro le sue strade e i suoi monumenti: ritratti nascosti, prìncipi indiani e leggende di fantasmi. Il nostro viaggio inizia in piazza della Signoria, luogo che custodisce due ritratti. Per scorgerli basta aguzzare la vista. Il primo, più conosciuto, si trova alla destra del portone d’ingresso di Palazzo Vecchio: si tratta di un profilo sommariamente scolpito su una delle pietre della facciata. L’origine è ancora sconosciuta, ma la tradizione lo attribuisce a Michelangelo che – voltato di spalle - avrebbe tracciato una sorta di “ritratto istantaneo”. La caccia ai segreti fiorentini continua poco lontano, sotto la Loggia dei Lanzi, dove si trova un autoritratto di Benvenuto Cellini, occultato dall’artista all’interno del suo capolavoro, il Perseo. Solo arrivando alle spalle della statua e alzando lo sguardo verso la nuca del personaggio mitologico si svela il mistero. Le stesse vie che ospitano il nostro viaggio hanno qualcosa da raccontare. Sul selciato dietro il Duomo, nei pressi di via dell’Oriuolo, è visibile una lastra rotonda di marmo che indica il punto in cui il 17 febbraio del 1600, a causa di un fulmine, cadde la grossa palla di rame dorato collocata sulla lanterna del cupolone. Grossomodo dall’altra parte di Santa Maria del Fiore, la facciata ospita una scultura insolita per una chiesa: la testa di una mucca. Secondo la versione ufficiale, l’opera onora tutti gli animali che hanno “collaborato” alla costruzione della cattedrale, ma le dicerie popolari sono più piccanti. La testa sarebbe stata collocata da un mastro carpentiere impegnato nei lavori per il Duomo, davanti all’abitazione dell’amante. In questo modo il marito, ogni volta che si fosse affacciato, avrebbe avuto dinnanzi l’animale cornuto. Racconti di fantasmi riguardano invece piazza della Santissima Annunziata e una finestra, sempre aperta. Al secondo piano del palazzo Budini-Gattai, sul lato destro della piazza osservando il cupolone, si notano delle persiane che non vengono mai chiuse. Stando alla leggenda da quella finestra si è affacciata per anni una nobildonna, che ha atteso invano il ritorno dell’amato dai campi di battaglia. Alla morte dell’innamorata, la finestra fu chiusa e - secondo il mito – gli eventi che si verificarono furono così spaventosi da convincere i parenti a lasciare almeno una persiana sempre

E un monumento ricorda il principe indiano Rajaram Chuttraputti

aperta. Meno soprannaturale, ma più terrena, è la storia del Principe indiano Rajaram Chuttraputti, da cui prende il nome la parte finale delle Cascine e il Viadotto che collega l’Isolotto con Peretola. Al nobile è stato intitolato il monumento collocato al termine del parco: il giovane morì nel 1870 all’età di 21 anni, mentre era di passaggio a Firenze. Le sue ceneri furono disperse, come vuole il rito indù, alla confluenza tra due fiumi: Arno e Mugnone.

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Genitori dietro i banchi di scuola

I

il dettaglio della nuca del

peRseo

del

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nsegnare a essere buoni genitori. E’ possibile, secondo l’Associazione Atlante Onlus Famiglia, attiva dal 2008 a Firenze per aiutare le persone nell’educazione e nella crescita dei loro figli, attraverso una “Scuola per genitori”, convegni e punti di ascolto. “I genitori sono sempre più disorientati: spesso vogliono aiutare i figli, ma non sanno come fare – spiega Giovanna Lo Sapio, presidente dell’associazione e psicologa – la nostra missione è quella di dare supporto a tutti i soggetti coinvolti nella crescita del minore, anche agli insegnanti”. Atlante Onlus offre consulenze gratuite di sette professionisti, tutti volontari: dallo psicologo al pediatra, fino al dietologo, al medico sportivo e al veterinario, per scegliere l’animale domestico più adatto. Dopo i primi appuntamenti tra gennaio e maggio, riparte adesso il progetto “Scuola per genitori”, un ciclo di incontri bimestrali in collaborazione con il Quartiere 1, in cui avere consigli e supporto da esperti. “La figura del genitore è messa in crisi dalla vita frenetica di oggi – afferma la professoressa Lo Sapio – si ha meno tempo per i figli e questi ultimi sono sottoposti a potenti stimoli che arrivano da internet e dalla tv. E’ importante quindi capire come e quando dare delle regole, come gestire il tempo libero, come instaurare un dialogo, problematica per la quale spesso ci viene richiesto aiuto”. Alla “Scuola per genitori” si affianca un punto di ascolto, organizzato sempre con il Quartiere 1: si tratta di uno sportello attivo su appuntamento per dubbi, suggerimenti o semplici informazioni. Tra le attività in programma, il convegno “Genitori adottivi: una scelta di vita”, il 3 dicembre alle 15 all’Istituto degli Innocenti. Per informazioni: www.atlantefamiglia.it; e-mail: giovanna.losapio@unifi.it.


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festività

Dicembre 2010

25 e DintoRni. Con qualche accorgimento si può provare a ripiantarli, anche se salvarli è difficile

La “doppia vita” degli alberi di Natale Arrivano soprattutto dall’alto Casentino (dove esiste da anni

Serena Wiedenstritt

un consorzio ad hoc per tutelarli) ma spesso la loro vita

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a dove viene e dove finisce un albero di Natale? E nel frattempo, mentre lo ospitiamo tutto addobbato nelle nostre case, come conviene trattarlo? La maggior parte degli alberi di Natale nostrani proviene dall’alto Casentino, dove dal 1998 esiste un consorzio per la valorizzazione dell’albero di Natale del Casentino nato, appunto, per “valo-

è condannata a finire una volta passata l’Epifania. Ecco come gestirli durante e dopo le feste. Con un occhio per l’ambiente

fAI DA TE Qualche idea originale

E per decorarli una ghirlanda di pop corn

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a quelli raffinati, e molto fragili, di cristallo lavorato a mano a quelli di legno, magari di Betlemme, da quelli fatti in casa, con le perline o con il filo di lana rossa, fino a quelli da mangiare: cioccolatini o biscotti artigianali di pasta frolla. La via più breve e tradizionale consiste nell’andare nei negozi di articoli per la casa o nei supermercati, che da fine novembre si riempiono di palle, palline, accessori e addobbi di tutti i colori, i materiali e le dimensioni. Ma, per quanto riguarda le palline, quasi tutte le soffitte ne nascondono già una serie completa, quello che manca invece è l’elemento originale. In questo caso spesso la soluzione migliore arriva dal fai da te, che è anche la ricetta per un albero low cost e per intrattenere i più piccoli nei lunghi pomeriggi di pioggia. Nasce così, ad esempio, l’albero decorato con le arance, profumato e naturale. Il procedimento consiste nel tagliare le arance a fette dello spessore di circa mezzo centimetro e disporle su vassoi leggeri di acciaio o alluminio da mettere sui termosifoni. Perché si secchino in tempo è necessario partire due settimane prima e ricordarsi giorno dopo giorno di girarle. Altrimenti si può creare un albero di pasta: bastano spirali e farfalle e una bomboletta spray per spruzzarle delle tonalità più natalizie. Sempre attingendo alla dispensa, si possono produrre delle ghirlande di pop corn. Anche qui la “ricetta” è facile: si prendono dei popcorn del giorno prima - se sono freschi si sbriciolano - e si infilano come fossero delle perle in un filo sottile inserito in un ago. Risultato? Un albero scoppiettante. Altre soluzioni di impatto sono i nastri di raso, spessi e brillanti. Stile ed eleganza dell’albero di Natale, infatti, si basano sulla scelta dei colori: tanti piccoli fiocchetti di raso di un bel colore alla fine dei rami e le palline di un’unica tonalità assicurano un albero di Natale /S.W. minimal e chic.

rizzare e tutelare una produzione spesso oggetto di cattiva informazione”. La zona, infatti, dicono dal consorzio, ospita decine di aziende produttrici che, da oltre un trentennio, svolgono attività vivaistica specializzata nella produzione dell’albero di Natale, e che ogni anno sfornano circa 150-200mila piante, sotto la vigilanza del corpo forestale dello Stato. Le aziende del consorzio utilizzano appezzamenti che un tempo ospitavano colture tradizionali delle zone montane (quali cereali o foraggere) e che dopo un periodo di disuso sono state recuperate proprio grazie alla coltivazione razionale degli alberi di Natale, “in modo da evitare quell’incuria che prelude al verificarsi di problemi idrogeologici in zone dall’equilibrio estremamente delicato come gli Appennini”, rispondono i produttori ai fautori degli alberi finti considerati più “ecologici”. Per permettere alle piante di sopravvivere anche quando diventano alberi di Natale, gli esperti consigliano pochi, semplici accorgimenti: annaffiarle spesso, mantenendo la terra umida, e tenerle in una posizione luminosa lontano da termosifoni e da altre fonti di calore. L’ideale sarebbe addobbarle all’esterno, in terrazza o in giardino, insomma in un habitat più consono, e trasferirle in casa per il minor tempo possibile. Passate le feste, invece, ci sono soluzioni più o meno ecologiche. Si può tentare di ripiantare gli alberi, per quanto sia davvero difficile regalare una seconda vita all’abete. Ad ogni modo, per chi vuole tentare è d’obbligo acquistare piante con le radici, e non tagliate. Altrimenti, l’alternativa più facile, ma comunque eco-responsabile, è il riciclaggio. In quest’ultimo caso a Firenze si impegna Quadrifoglio che, come l’anno scorso, anche quest’anno farà la raccolta degli alberi di Natale. La metodologia non cambia: i punti di raccolta attivi a cui consegnare l’abete aprono da venerdì 7 gennaio 2011 nelle sedi di via Baccio da Montelupo e lungarno Ferrucci, e nelle stazioni ecologiche di San Donnino a Firenze e via Charta 77 a Scandicci. I punti di raccolta resteranno aperti anche le mattine di domenica 9 e 16 gennaio 2011. “Grazie a questa iniziativa, lo scorso anno - dicono da Quadrifoglio - sono stati avviati alle biocelle di compostaggio circa 1.200 abeti raccolti separatamente, oltre a quelli recuperati a mano dagli addetti poiché appoggiati ai cassonetti, che hanno dato origine a 250 kg di compost di ottima qualità”. Infine, da Quadrifoglio ricordano anche che, qualora non sia possibile portare gli abeti verdi ai punti di raccolta, gli alberi possono essere inseriti (dopo averli spezzati) nel cassonetto con coperchio marrone, quello riservato all’organico.

Dal 7 gennaio Quadrifoglio aprirà i punti di raccolta


festività

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RICETTE/1

RICETTE/2

La “Iena” Andrea Agresti svela i suoi piatti preferiti

Katia Beni, attrice, rivela il suo cavallo di battaglia

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“Con il cognac fegatini più buoni”

ndrea Agresti, volto toscano reso celebre dal programma Tv “Le Iene”, racconta il suo modo di stare a tavola e la sua ricetta natalizia prediletta. Come ti definiresti a tavola? Sono molto critico nella scelta dei cibi, direi quasi fastidioso! Adoro la cucina sportiva, quella semplice e quasi insipida, pochi sughi, niente unti né fritti. Dimenticavo il mio grande amore: il crudo! Tartare, sushi, carpacci, crudité di pesce. Il Natale è ormai alle porte, cosa non manca mai sulla tua tavola imbandita? Il classico paté di crostini toscano, profumatissimo! Anzi, visto che a Natale siamo tutti più buoni, vi svelo un segreto: i fegatini a cottura ultimata vanno sfumati a fiamma viva con almeno mezzo bicchiere di Cognac. Sentirete che meraviglia! Di cosa sei più goloso? Non riesco a fare a meno di bere tè freddo al limone, anche se cerco di trattenermi. Se fossi un dolce, quale saresti? Una fetta di pane con la Nutella, uno strato bello alto per carità! Energetica, nutriente, carica di zuccheri: insomma, una bomba! Vino? Ne bevo pochissimo e rigorosamente rosso, ricco di polifenoli, è il miglior antitumorale naturale in circolazione. Cosa non manca mai nel tuo frigo? Uova per la colazione, vaschette di bresaola, yogurt. Qual è il piatto natalizio che ti piace cucinare di più in assoluto? Il nome del piatto non me lo ricordo! Si taglia la pera a pezzettini, si sbriciolano cinque noci e si mette tutto in una cio-

andRea agResti

tola con del formaggio cremoso e una bella spolverata di pepe nero. Si mescola energicamente e si adagia un cucchiaio dell’impasto realizzato su una fetta di bresaola. Et voilà i nostri fagottini nutrienti e gustosi sono pronti per esser serviti! E quello che invece ti piace mangiare di più in assoluto? Sono al limite della follia alimentare! Mangio solo quello di cui il mio organismo ha bisogno. Se mi richiede carboidrati mangio 100 grammi di pasta, ma non elaborata con sugo di carne o inondata di panna, se invece devo mangiare 2900 grammi di proteine posso mangiare della carne ai ferri, semplice e rigorosamente senza sale! Vade retro agli intingoli! Quelli li chiede la gola e io prediligo altro. Forse qualcuno di voi dirà: “Che noia!”. Ebbene, belli miei, io preferisco essere lucido dopo un pasto e occuparmi del mio corpo in modo sano invece che tendere all’allargamento addominale e al fatale abbiocco post pranzo. Ecco, ora non vi invito a cena da me, perché adesso /G.N. non ci verrebbe nessuno!

Ricette/3. Cappone e antipasti restano superstar

La tradizione non passa mai

atia Beni, attrice comica, svela i suoi gusti a tavola. In attesa di imbandirla per le feste. Come ti definiresti a tavola? Sono una buongustaia! Mi piace tutto e do grande soddisfazione a chi cucina per me. Considero lo stare a tavola uno dei momenti più belli della giornata, è un bel modo per ritrovarsi con le persone a cui si vuole bene. Il Natale è ormai alle porte, cosa non manca mai sulla tua tavola imbandita? La grigliata di carne con la “spennellata Doc”. Eccovi la ricetta: olio toscano, sale, pepe, peperoncino e rosmarino. Dopo aver emulsionato ben bene tutti gli ingredienti con l’uso di un pennello si distribuisce l’intingolo sulla carne. Il segreto? La spennellatura va fatta rigorosamente a cottura ultimata. Di cosa sei più golosa? Mi piacciono gli alimenti molto saporiti come i salumi, la cioccolata e i dolci. Insomma, tutte cose che fanno bene! Se fossi un dolce, quale saresti? Da comica quale sono non posso essere altro che una torta di riso. Prediligo quella tipica carrarina col primo strato fatto di latte alla portoghese e il secondo tutto di riso. Vino? Sì, un bel rosso che è il mio colore preferito! Non tanto forte, mi piacciono i vini dolci e leggermente frizzanti. Non sono una donna da calici robusti e grandi riserve, anche perché mi gira subito la testa! Il Fragolino resta uno dei miei preferiti. Cosa non manca mai nel tuo frigo? È sempre pieno e mi sembra sempre che manchi qualcosa! Non mancano mai burro, cioccolata, affettati d’ogni genere e poi, appena mi sembra che manchi qualche delizia, mi precipito al supermercato. In fatto

Katia Beni

di cibo non bado a spese, preferisco rinunciare al parrucchiere. Qual è il piatto che ti piace cucinare di più in assoluto? C’è una gustosa salsa per crostini che ci siamo tramandate tra comiche, io l’ho assaggiata a casa di Anna Meacci. Si prende del formaggio morbido e si mescola con un cucchiaio di pasta d’acciughe. Una volta ottenuto il composto omogeneo lo si ripone in una ciotola, si livella ben bene la superficie e vi si versa sopra una bella cascata d’olio e del peperoncino macinato fino a coprire interamente il paté. E quello che ti piace mangiare di più? Il roast beef con il melino: un taglio di carne che si trova solo da noi in Toscana. Dopo aver avviluppato la carne nel macinato di sale e aromi, la si fa rosolare per venti minuti, dopodiché potete mandarla al suo destino! Fate attenzione, però, gli amici che lo assaggeranno a casa vostra, se non sono toscani, si danneranno per tutti i giorni a venire non riuscendo a trovare il tanto agognato taglio melino, e dovranno accontentarsi della classica rosetta o dell’intra/G.N. montabile bicchiere.

LA RUBRICA DELL'AVVOCATO A CURA DI GUGLIELMO MOSSUTO Avvocato in Firenze

IL MANTENIMENTO DEI FIGLI

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n tempo il Natale era davvero una grande festa. Non erano poi tanti i giorni e le occasioni in cui si poteva mangiare a sazietà. Le donne la sera della vigilia, con tanto amore e gioia, preparavano il pranzo di Natale con i semplici prodotti della terra. I piatti tipici? Si iniziava con crostini di fegatini di pollo, milza, capperi e acciughe tritati, cappelletti ripieni di cervello, salsiccia. E poi brodo di cappone, lesso di manzo con aggiunta di zampa e lo stesso cappone con cui si era fatto il brodo. A volte c’erano anche i maccheroni con il sugo di carne, a seguire l’arrosto girato, cacio pecorino accompagnato dalle pere tritate, riposte sopra gli armadi dove erano state messe a metà novembre. I dolci erano quelli di Siena: panforte, ricciarelli, cavallucci e copate e, sulle tavole delle campagne vicino a Firenze, i “mangia e bei”. Per i vini si faceva alla “bona”. Molte volte il vino migliore veniva servito con i primi piatti poiché, anche alle mense dei più ricchi, si mangiava e si beveva al punto che il palato non era più in grado di poter apprezzare: così via via venivano bevuti vini di sempre più scarsa qualità. Il tutto terminava sempre con il verace vin santo. E oggi? Non sempre è facile

“Una salsa per crostini da comiche”

i tipici cRostini toscani

poter godere di queste antiche pietanze, molte delle quali richiedono lunghe ore di preparazione e molta dedizione, proprio perché fatte con pochi e semplici prodotti che hanno bisogno di una accurata lavorazione. Scomparsa l’attesa di pregustare un pranzo speciale, i piatti sulla tavola fiorentina rimangono all’insegna della tradizione: crostini di fegato, brodo di cappone in tazza o cappelletti in brodo, arrosto di faraona, anatra, fegatelli e tordi con insalata, oppure cappone ripieno e sformato di gobbi. E i dolci? Anche quelli sono ancora legati alla antiche abitudini del territorio fiorentino: non sarà un caso che Firenze sia stata il primo luogo al mondo dove è stata /V.G. usata la forchetta a tavola.

Sono trascorsi solo quattro anni e poco di più dalla modifica della disciplina del diritto di famiglia ed oggi più che mai alcuni auspicano un nuovo intervento del legislatore che elimini ogni incertezza sulla forma e sulla misura del mantenimento dei figli cui è obbligato il genitore non affidatario. Questa precoce esigenza di innovazione del nuovo impianto normativo è determinata con prevalenza dall’interpretazione che della natura del mantenimento danno le corti adite, per maggior parte, dai padri costretti a pagare. Mi spiego. La legge n. 54 del 2006 prevede, quale regola da seguire, il mantenimento diretto del figlio da parte di entrambi i genitori, mentre in via sussidiaria pone a carico del genitore “non collocatario” l’assegno in favore del figlio “ove sia necessario”; assegno che deve essere stabilito secondo criteri generici e di difficile determinazione (mantenimento indiretto). In parole povere significa che ciascun genitore deve provvedere ai bisogni quotidiani del proprio figlio in misura proporzional e al proprio reddito, ma se il minore è collocato presso un solo genitore, pur nel regime di affido condiviso, l’altro può essere obbligato dal giudice al versamento dell’assegno per il figlio. Questo contributo avrebbe la funzione di riequilibrare una eventuale disparità di reddito tra i genitori e la stessa conseguente proporzionalità di mantenimento. Per tale motivo deve essere determinato tenuto conto ad es. del tempo trascorso con il figlio da ciascuno, del valore economico delle cure date al figlio ecc. L’impianto della legge funzionerebbe alla perfezione se il figlio trascorresse l’esatta metà del tempo con entrambi i genitori e se gli stessi avessero un’eguale reddito. Ma purtroppo, o meglio per fortuna, la perfezione non è ancora di questo mondo e nella pratica sempre più spesso i giudici territoriali affidano i figli ad entrambi i genitori, ma li collocano presso la madre (in rare eccezioni sono collocati presso il padre) che, quindi, si assume gli oneri di cura maggiori. Ai padri, invece, viene imposto un determinato regime di visita ed il versamento dell’assegno mensile inevitabilmente determinato sulla base di quei parametri genericissimi. L’8 novembre 2010 la Cassazione ha respinto la richiesta di mantenimento diretto avanzata dal padre di una ragazzina in affidamento congiunto, collocata presso la madre, ma che aveva trascorso in maniera continuativa consistenti periodi di tempo con il padre. In questo caso il padre è stato condannato a versare un cospicuo assegno di mantenimento nonostante avesse provveduto a sostenere le spese relative ai bisogni quotidiani della minore. Da questa perdurante inadeguatezza della norma alla realtà socio-familiare, alcune volte anche drammatica, in cui vivono gli italiani medi nasce l’idea di una riforma. Preludio di una legge che rispecchi quanto meno la realtà della società moderna, che non diventi sin da subito una chimera per le sue intrinseche manchevolezze, ma che soddisfi le esigenze concrete di chi si rivolge alla giustizia per chiedere tutela. Per questi giorni di festa con grande piacere rivolgo ai miei lettori i più sinceri auguri: Buon Natale a tutti.

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usanze

Dicembre 2010

DossieR/1. Per una larga parte della comunità straniera questa data non ha alcun valore religioso

In città oltre 20mila persone non festeggiano il Natale Angelo Lenosi

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a è proprio vero che il Natale quando arriva, arriva? Secondo Renato Pozzetto, protagonista una decina d’anni fa dello spot di una nota marca di panettoni, la risposta è affermativa: il Natale quando arriva, arriva. Ma la domanda, se posta in maniera più problematica, non genera risposte poi così scontate: il Natale è la festa di tutti? Se decliniamo la festività in senso “civico” (scuole, uffici e gran parte degli esercizi commerciali chiusi) si può affermare che il Natale è festa condivisa da quasi tutti i fiorentini. Ma se lo pensiamo come festa religiosa il discorso cambia, eccome. Perché il crescente numero di stranieri residenti a Firenze ha come diretta conseguenza l’allargamento della fascia di popolazione non cristiana, cui si aggiungono i fiorentini che seguono confessioni diverse da quelle cristiane in generale e cattoliche nello specifico, e gli atei

dichiarati. Difficile quantificare con esattezza, ma sommando i vari gruppi si arriva a oltre ventimila persone per le quali la parola Natale non ha nessun significato: dai quasi settemila cinesi (tendenzialmente atei, in parte confuciani, buddisti o taoisti) agli oltre cinquemila arabi, perlopiù marocchini (musulmani), dai 1400 cingalesi (in gran parte buddisti) al migliaio di persone provenienti dall’Africa centrale (in gran parte senegalesi e quindi anch’essi di religione islamica), solo per citare le comunità più rappresentate. Cui si aggiungono, sempre per citarne le maggiori, i circa duemila componenti della comunità ebraica fiorentina, i cristiano-evangelici, i testimoni di Geova e i buddisti. Per queste persone, italiane o straniere che siano, la parola “natale” è solo un aggettivo, e non un sostantivo da scrivere con la lettera maiuscola, ricco di significati legati e alla tradizione e, soprattutto, alla religione. Perché il Natale, inteso come nascita di Gesù, è festa condivisa, seppur in modi e tempi differenti, da gran parte delle Chiese cristiane, dalla cattolica

alla valdese, dalla protestante alla ortodossa. Per le altre confessioni non c’è nessuna nascita da festeggiare. Ma come passano le festività natalizie gli uomini e le donne residenti in un Paese (almeno per tradizione) cattolico? Quali ritualità non religiose condividono con i cattolici? Come passano i due giorni di festa? La risposta, come ovvio, varia da persona a persona, da confessione a confessione, da cittadinanza a cittadinanza, da grado di integrazione a grado di integrazione. E, per finire, varia al variare della composizione del nucleo familiare: perché provate a dire a un bambino che vede i suoi amichetti sommersi dai regali che lui non ne riceverà perché, per la sua famiglia, quel giorno è un giorno qualsiasi. Magari non sotto l’albero, per certo senza presepe e canti religiosi, ma un piccolo dono ci scappa per tutti o quasi. Così come un pranzo o una cena tra parenti e amici: un’occasione per stare insieme e dimostrarsi affetto. E allora lo si chiami pure in un modo diverso da Natale, ma il senso è lo stesso: quando arriva, arriva.

Sono cinesi, arabi, cingalesi, africani oppure semplicemente fedeli appartenenti a confessioni diverse da quelle cristiane. Per loro il 25 è un giorno come un altro, anche se, quando in casa c’è un bambino, spesso un regalino ci scappa lo stesso Paola 50 anni, buddista

Jyoty 37 anni, sikh

anDrea 27 anni, valdese

“Un’occasione per stare insieme”

“Addobbi no, ma regali ai figli sì”

“Noi lo celebriamo con sobrietà”

“Un’occasione per stare insieme, per festeggiare e celebrare gli affetti, non ricorrenze religiose. Questo lo spirito con cui vivo il 25 dicembre. Cena della vigilia in famiglia, del resto siamo di origine meridionale (dice scherzando, ndr) e il giorno dopo scambio di doni sotto l’albero. Come vuole la tradizione”

“Nel mio paese, l’India, non è raro vedere persone di diverse religioni abitare vicine. Anche per questo sono cresciuto nel rispetto di ogni credo, e nel rispetto di ogni festività, anche se spesso le trascorro lavorando nel mio ristorante indiano. Non facciamo addobbi tipici, ma i regali ai due figli, quelli sì, li facciamo”

“I valdesi non hanno particolari riti o consuetudini per il Natale e lo festeggiano con sobrietà, senza sprechi, in semplicità d’animo, come momento di preghiera della famiglia intera. Con consapevolezza di fede, cerchiamo nei momenti conviviali e con la gioia di ritrovarsi in famiglia di festeggiare non noi stessi ma Gesù che è venuto a cercarci”

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DossieR/2. Capita sempre più spesso che famiglie arrivate da lontano adottino il “costume” italiano

Ma qualcuno invece finisce per adeguarsi Lorenzo Salusest

C’

è chi lo celebra il 25 dicembre (la maggior parte delle Chiese cristiane), c’è chi lo festeggia il 7 gennaio, come la chiesa russo-ortodossa (russi e serbi), c’è chi non lo celebra proprio (tutte le religioni non cristiane), ma magari – è il caso della religione ebraica – celebra un’altra festività nel mese di dicembre. E c’è chi – la maggior parte dei fiorentini non cristiani, atei compresi – non lo celebra, ma lo festeggia, al di là dell’aspetto religioso. O meglio, per scelta o per opportunità, condivide il clima da giorno di festa. Andrea ad esempio si definisce ateo, ma per rispetto della tradizione familiare non manca al rito del pranzo in famiglia, né a quello dei regali. “Almeno non sono ipocrita come chi si scopre credente e va a Messa solo in quel giorno”, commenta con schiettezza. E a proposito di adattamenti al costume dominante, curioso il caso di un bar in zona Careggi gestito da una famiglia di cinesi: a inizio dicembre addobbano il locale per adeguarsi alla clientela italiana, pur non essendo cristiani. E il giorno di Natale – per rispetto o per scelta commerciale - tengono le saracinesche abbassate. Nonostante i cinesi – a detta di molti - compongano la comunità meno predisposta all’integrazione dal punto di vista culturale e religioso. Non celebrano il

Natale neanche i musulmani, ma gran parte di essi, soprattutto se di seconda generazione, o integrati dal punto di vista familiare o sentimentale, si sono adeguati agli usi natalizi più profani, a partire dai regali: Youssef è marocchino e vive a Firenze da diciannove anni. Ha sposato un’italiana e insieme hanno avuto un figlio: in casa l’albero non manca, così come i doni da scartare: “È lo spirito del Natale e il suo messaggio di fratellanza che festeggiamo, a prescindere dalla religione”. Per chi viene dall’India la questione è allo stesso tempo articolata ma semplice: il Paese è un piccolo mondo, multiculturale e multireligioso, e quindi i cittadini indiani sono tendenzialemente abituati a convivere con riti e festività legate a religioni diverse dalla propria. Un atteggiamento molto diffuso tra i non cristiani fiorentini: si acquisisce il lato civico (e talvolta un po’ consumistico) della festività, mantenendo distanza e rispetto nei confronti del lato religioso. Diverso ancora il caso dei fedeli della chiesa russo-ortodossa (alcune centinaia): il loro Natale cade non il 25 dicembre, ma il 7 gennaio, poiché non hanno accettato la riforma del calendario gregoriano. Il risultato? Lo spiega Elena: “La celebrazione è la mattina del 7 gennaio (presso la chiesa in zona viale Milton), poi i canti dei bambini, il pranzo in famiglia e l’apertura dei regali. Ma niente albero né presepe”. Molti punti in comune, con alcune differenze: il Natale è la festa di tutti. O quasi.

DossieR/3. Dura 8 giorni ed è una celebrazione presente nel calendario ebraico, che ricorda il trionfo della luce sull’oscurità

Bomboloni fritti, trottole e candele: ecco la Chanukkà è chi festeggia il Natale il 25 dicembre, c’è chi lo festeggia il 7 gennaio, c’è chi, anche a Firenze, non festeggia affatto. E c’è chi a dicembre festeggia, ma non il Natale: si chiama Chanukkà, dura 8 giorni, ed è una festività presente nel calendario religioso degli ebrei. Traducibile come “festa delle luci”, la Chanukkà celebra il trionfo della luce sull’oscurità - in ricordo della riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme al termine di un’occupa-

zione straniera – e prevede l’accensione di un lume ogni giorno, una candela in un candelabro a otto braccia, chiamato appunto Chanukkia. Diversamente dal Natale cristiano non cade il 25 dicembre, ma al tramonto del 24 di Kislev, terzo mese del calendario ebraico (che parte intorno all’inizio di settembre): quest’anno dalla sera del 1° al 9 dicembre. Non ha ovviamente niente a che vedere con le radici del Natale cristiano, ma in comune con esso ha la

tradizione dello scambio dei regali, la propensione allo stare insieme, sia nei momenti di solennità che in quelli di divertimento: dapprima l’accensione dei lumi nei locali della comunità ebraica di via Farini e l’intonazione di canti sacri, poi la festa con canti tradizionali e moderni, rappresentazioni teatrali (lo scorso anno fu la volta di “Gnora Luna”, una sorta di “Acqua cheta” con influenze yiddish), e un buffet con, tra le altre pietanze, lasagne di pane azzimo

e pappa al pomodoro. Sino all’alimento tipico della Chanukkà: i Sufagniot, grossi bomboloni fritti. Tra molte diversità, quindi, alcune affinità, come lo scambio dei regali, talvolta un piccolo dono per ogni sera di festa: tra questi, vuole la tradizione, il Sevivon, piccole trottole a quattro facce con cui giocare durante le feste. Anch’esse non semplice gioco, ma memoria della storia del popolo ebraico /L.S e dei suoi travagli.

RUGHE E CICATRICI?

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ECCO LA SOLUZIONE!! Per darne una definizione possiamo dire che le rughe sono modificazioni della cute (Organo di rivestimento del corpo umano) associate all'invecchiamento, derivanti da danno a livello dermico, espressione di cambiamento di orientamento dei fasci di collagene e di elastina (proteine di sostegno) in cui le fibre elastiche hanno perso la capacità di adattarsi ai movimenti muscolari. Secondo la classificazione di Kligman possiamo distinguere le rughe in: lineari, tipiche d'espressione, perpendicolari alla muscolatura del viso; rughe Glifiche, dovute al fotoinvecchiamento, accentuazione della normale pieghettatura cutanea, a decorso obliquo e perpendicolare agli altri tipi di rughe; pieghe del sonno, condizionate da una posizione prolungata del viso; pieghe naso - labiali, incisioni profonde tra il bordo esterno delle labbra e le ali del naso. Le cicatrici sono processi riparativi di una perdita di sostanza (ferite da trauma o lesioni dell'acne) che interessa il derma unitamente o meno all'ipoderma. Ci sono due tipi di reazioni tessutali nelle cicatrici una è caratterizzata da un'aumentata produzione di tessuto (collagene), come per le cicatrici ipertrofiche o cheloidi, l'altra è dovuta alla perdita di connettivo (si presentano più infossate della cute circostante). Per il trattamento delle rughe e delle cicatrici utilizziamo il LASER CO2 FRAZIONATO. « Il raggio colpisce la cute in più punti tramite un manipolo a scanner, la distanza tra i punti, la durata degli impulsi e la potenza del raggio vengono regolati per ottenere il miglior risultato con un minimo

tempo di guarigione. Appena effettuato il trattamento la cute appare arrossata e leggermente ruvida, ma, in capo a pochi giorni, ritorna normale. Il primo effetto osservabile è simile ad un lifting con riempimento, con miglioramento della compattezza della trama cutanea. All'interno della cute sono stati attivati dei processi riparativi da parte delle cellule, in particolare i fibroblasti sono stimolati a produrre nuovo collagene ed acido jaluronico che contribuiscono al rinnovamento del tessuto, effetto che perdura dai due ai sei mesi circa. All'esterno abbiamo un effetto peeling fisico che contribuisce a spianare e ad eliminare il vecchio strato corneo. I migliori risultati si ottengono per le rughe dovute al fotoinvecchiamento, un miglioramento meno durevole si ha per le rughe d'espressione mentre per le rughe profonde il risultato è meno evidente. In seguito parleremo ancora delle diverse Tipologie di trattamenti Laser, della Biostimolazione, dei Filler del Botulino e della Mesoterapia.

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AUGURI DI BUONE FESTE.

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consumi

acQua. I controlli garantiscono la qualità di quella di casa, bevuta dal 40% dei cittadini

Quelli che... del rubinetto è meglio Emiliano Benedetti

L’

acqua di Firenze com’è? I fiorentini bevono quella del rubinetto? È un’acqua buona, sicura e conveniente, garantita da migliaia di controlli all’anno. Così assicurano i tecnici di Publiacqua, che gestisce l’acquedotto fiorentino dell’Anconella e rifornisce le province di Firenze, Prato, Pisto-

L’ALTERNATIVA Sono molto gettonati

E poi c’è anche chi sceglie il fontanello

I

l fontanello installato da Publiacqua davanti all’Ipercoop di Gavinana sta riscuotendo un grande successo. Dalla mattina alla sera, chi approfittando dell’esser andato a far spesa, chi di passaggio, chi venuto di proposito perché abita nelle vicinanze, è un via vai continuo di gente che arriva con bottiglie vuote e se ne va con le stesse piene, d’acqua liscia o gassata, a seconda delle preferenze. Ma quanto ha modificato, la recente installazione, le abitudini di consumo? E come si rapporta, chi fa scorta al fontanello, con l’acqua del rubinetto, cioè acqua certificata proprio Publiacqua, l’azienda che, installatrice dell’impianto, garantisce della bontà dell’oro blu che scorre dai nostri lavabo? Siamo andati a chiederlo ai diretti interessati. “Ogni volta che vengo a fare compere faccio rifornimento d’acqua gassata – dice Sandra, 45 anni, dell’Antella – per quella naturale vado al fontanello di Ponte a Niccheri. Prima, invece, la compravo sempre”. Paolo, impiegato 48enne, va di fretta. “Non ci avevo fatto caso, dell’acqua si occupa mia moglie – spiega senza fermarsi - comunque, noi la compriamo, di quella del rubinetto non ci fidiamo”. Da dove viene tale sfiducia? “Un po’ puzza, e il sapore non mi piace”, racconta Arianna, 40 anni, commessa. “Con le tubature vecchie – aggiunge Lucrezia – chissà cosa beviamo. Quest’idea del fontanello però è ottima: anch’io prima l’acqua la compravo sempre”. Franco si dice sensibile al tema ambientale: “Per questo riempio le bottiglie qui o all’Anconella”. Ma di prenderla dalla cannella non ne vuol sapere neanche lui. A quanto pare, convincere i fiorentini a fidarsi dell’acqua di casa non sarà dunque così facile. Certamente, chi non si pone il problema è Tosca. “Ho sempre bevuto quella del rubinetto – ridacchia l’arzilla 80enne - e continuerò a farlo: sono in piena forma”.

ia e parte di quella di Arezzo, per un totale di 370mila utenze, corrispondenti a un milione e 260mila abitanti. Le analisi danno loro ragione: i valori delle varie sostanze presenti nell’acqua di rubinetto sono tutti ampiamente inferiori ai limiti di legge. Solo il 40 per cento dei residenti, però, beve regolarmente l’acqua di rubinetto. Sono molte le iniziative promozionali di Publiacqua a favore dell’acqua di casa, attraverso media, giornali e progetti vari. Tra queste, diversi concorsi a tema, tutti con l’obiettivo di promuovere l’acqua “a km zero”, come recita lo slogan della campagna Coop, impegnata a livello nazionale a sensibilizzare la cittadinanza sul tema. Del rimanente 60 per cento, il 40 beve sempre acqua minerale in bottiglia, il restante 20 si divide tra le due opzioni. Proprio su questi ultimi Publiacqua gioca la sua partita, puntando a convertirli all’acqua del rubinetto entro i prossimi tre anni. Del resto, capita che anche le analisi dell’acqua di marchi di minerali riscontrino sostanze

La stessa percentuale preferisce quella in bottiglia, il 20 per cento rimanente si divide tra le due opzioni. Qualcuno resta invece irremovibile a causa del sapore di cloro, che però si può eliminare lasciandola a “decantare” in una brocca per circa mezz’ora nocive per la salute, mentre l’acqua del rubinetto, a volte, ha il solo difetto di avere il gusto del cloro, non nocivo e facilmente eliminabile con semplici accorgimenti (come quello di versare l’acqua in una caraffa aperta almeno una mezz’ora prima dell’uso, così che il cloro evapori). A livello locale, la cooperazione tra Publiacqua e Coop è sfociata nel fontanello di Gavinana, in fondo a viale Giannotti, davanti al supermercato. Negli ultimi tempi i fontanelli stanno spuntando come “funghi”: in via di Villamagna, alle Piagge, in via dell’Agnolo, a villa Vogel, al Galluzzo, in via Aretina. Per non parlare di quelli nei comuni limitrofi: a Prato, Pistoia e in svariate località del Chianti, del Mugello e del Valdarno. Ai fontanelli si può fare rifornimento, gratuitamente, di acqua liscia e gassata: ormai è diventata una vera e propria moda. Per il futuro, si parla di realizzarne uno anche nella centralissima piazza Signoria. E poi bere l’acqua del rubinetto consente di raggiungere molteplici obiettivi. Non solo è vantaggioso a livello economico (mille litri dell’acqua che sgorga dai nostri lavandini costano circa 2 euro) ma anche a livello ambientale, sia per il risparmio delle enormi quantità di plastica utilizzate per l’imbottigliamento, sia per l’impatto sul trasporto che i tir effettuano da una parte all’altra d’Italia. E allora, non resta che attaccarci alla cannella: buona bevuta a tutti.


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politica

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palazzo vecchio. Nella partita sulle partecipate Renzi porta a casa un primo risultato. Anzi due

Ataf e Fipark finiscono in pari Per la seconda volta (e dopo 48 anni)

mento del costo del carburante, per dirne una), soldi che non erano mai stati trasferiti da Palazzo Medici agli uffici di viale dei Mille. Alla fine Bonaccorsi si è dovuto accontentare di un pagamento una tantum, sufficiente a far quadrare il bilancio 2009. Altri 800mila euro sono arrivati dalle multe fatte a bordo dei bus da gennaio a questa parte (92mila solo nei primi nove mesi dell’anno). Stessa cifra deriva dall’aumento dei ricavi, somma della maggior quantità di biglietti venduti e dell’incremento di passeggeri. Qualche altro centinaio di migliaia di euro è stato risparmiato infine contenendo il più possibile le spese dell’azienda. Ed ecco dunque ripianato il buco da quasi 4 milioni e mezzo con il quale si era presentata alla fine dell’anno scorso. Quasi un miracolo per chi ha sempre sentito parlare di Ataf come una società costantemente in rosso. Stesso risultato, pare, sarà raggiunto anche da Firenze Parcheggi, meglio nota, almeno nella scorsa era legislativa, come uno dei “carrozzoni mangiasoldi” di Palazzo Vecchio. Risultato ancor più incoraggiante nel momento in cui si parla di fusione sotto un unico tetto delle partecipate fiorentine. Operazione che potrebbe essere dunque qualcosa di ben diverso rispetto alla somma di una serie di debiti.

l’azienda di viale dei Mille non ha i conti in rosso. Stessa cosa dovrebbe accadere per i parcheggi. E ora si va verso la fusione delle 4 municipalizzate Paola Ferri

P

artecipate parte I: Ataf va in pari dopo 48 anni, per la seconda volta nella storia della sua vita. Partecipate parte II: neanche il tempo di festeggiare che Ataf dovrà praticamente essere smontata, metter via l’insegna e passare sotto un altro nome. No, non si tratta ancora una volta della disperata ipotesi di vendita, idea che il sindaco Renzi aveva ventilato questa estate. Stiamo parlando invece dell’annunciata semplificazione delle aziende municipalizzate, obiettivo taglio dei Cda e dunque gran risparmio per le casse comunali, sempre bisognose di cure. Lo aveva promesso in campagna elettorale, adesso dovremmo essere a un passo dall’attesa rivoluzione delle partecipate. Sas, Firenze Parcheggi, Silfi e Ataf potrebbero a breve confluire sotto un’unica società e un unico consiglio di amministrazione. L’azienda dei trasporti pubblici fiorentini, infatti, è socia anche delle altre tre, e qualche compito in comune i “quattro moschettieri” ce l’hanno. Dunque via con la fusione, in nome della riduzione dei costi e della cancellazione dei doppioni. Il sindaco ha incontrato lo scorso mese i presidenti delle quattro società, primo passo verso la stesura di un accordo. Quel che è certo è che all’ora x Ataf e Fipark ci arriveranno con i conti in regola, e non è una cosa da poco. Per l’azienda di viale dei Mille sono stati fondamentali i soldi arrivati dall’arbitrato con la Provincia, circa 2 milioni e mezzo di euro a fronte dei 17 che Filippo Bonaccorsi aveva inizialmente chiesto all’ente. Si tratta di una sorta di rimborso per alcuni costi che il presidente Ataf aveva addebitato appunto alla Provincia (l’adegua-

Giovani/1. Sono una trentina i gruppi toscani ispirati al governatore pugliese

In Fabbrica sì, ma per volontariato. E per Nichi Vendola U

n gruppo di giovani, in maggioranza studenti, che si mette insieme non tanto per fare politica, ma per esportare un modello di partecipazione diverso, lontano dai soliti schemi e dalle solite barricate. È nata così la Fabbrica di Nichi Vendola di Firenze, uno dei nodi di una rete che si estende in tutta Italia e oltre. Solo in Toscana ce ne sono una trentina, soprattutto lungo l’Arno e sulla costa settentrionale. Ma ne è spuntata una anche a

Castiglion della Pescaia, feudo di Monica Faenzi, l’ex candidata Pdl alla presidenza della Regione. “Non siamo mai stati un comitato elettorale – precisa Ilaria Papa, responsabile del gruppo fiorentino – la nostra attività è cominciata con l’organizzazione dei pullman per i numerosi fuorisede che volevano scendere in Puglia per votare Nichi, ma la Fabbrica vera e propria è nata dopo l’elezione, ad aprile scorso”. Il gruppo fa base alla Casa del

popolo “Il Progresso” di via Vittorio Emanuele, “ma cerchiamo di tenere le riunioni in vari luoghi della città, per mantenere vivo il contatto con i cittadini”. Quasi ogni lunedì il ritrovo è fissato alla Casa della Creatività, in pieno centro. Una quarantina le persone che partecipano alle riunioni, per la maggior parte giovani, tutti di provenienza lavorativa, sociale e territoriale diversa. “Non si tratta solo di una cosa formale – continua Ilaria –

né solo politica. Ci incontriamo per mettere insieme le nostre idee, confrontare le nostre esperienze. E’ un impegno del tutto volontario e facciamo in modo che sia anche costruttivo”. Dando vita a iniziative centrate sulle buone pratiche e sull’ambiente, per esempio. “E’ un modo per metterci alla prova – conclude – e per sperimentare un modo di partecipazione alla vita pubblica fuori dai soliti /F.P. schemi stantii della politica”.

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politica

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Giovani/pD. Patrizio Mecacci, 26 anni, eletto segretario metropolitano Giovani/pDl. Non è un partito per vecchi

E la “banda di ragazzini” diventò “Partiamo dalla scuola grande. Nel giro di un congresso per prenderci il futuro” L

Francesca Puliti

argo ai giovani. Secondo Tommaso Villa, coordinatore regionale del movimento giovanile del Pdl Giovane Italia e consigliere regionale dallo scorso marzo, non è solo un motto. “Gli spazi per i giovani in questo partito ci sono – spiega – basti vedere le ultime liste dei candidati alla Regione”. Oltre a Villa, fiorentino classe 1976, sono entrati a Palazzo Panciatichi Giovanni Donzelli, 35 anni e un mandato più qualche spicciolo a Palazzo Vecchio alle spalle, e Salvadore Bartolomei, 37 anni, da Capannori (Lucca). “Dobbiamo ringraziare la legge elettorale – continua Villa – se ci fossero state le preferenze sarebbe stato molto più difficile essere eletti per chi non poteva contare su un lungo passato politico”. Anche se i tre non erano esattamente “mister nessuno”, essendo già discre-

A

ccade un giorno che “la banda di ragazzini” diventa grande e prende in mano il Pd. E il partito e i cittadini tutti ci devono fare i conti volenti o nolenti, perché proprio uno di quei ragazzini conquista il congresso e diventa segretario metropolitano. E’ successo lo scorso ottobre: protagonista dell’ascesa Patrizio Mecacci, 26 anni, che ha strappato la carica al segretario uscente Simone Naldoni, 20 anni più di lui. Dietro, anzi intorno, all’astro nascente Mecacci gran parte dei ragazzi cresciuti nella Sinistra Giovanile fiorentina, che l’hanno sostenuto durante l’intero percorso. “Con Patrizio e gli altri amici e compagni - dice Cecilia Pezza, 24 anni, consigliera comunale - siamo cresciuti insieme, politicamente e umanamente, fin dai tempi della Sinistra Giovanile. Poi, con la nascita del Pd, il gruppo si è ulteriormente allargato. Negli ultimi tempi, man mano che il congresso si avvicinava, siamo diventati sempre più consapevoli che era venuto il momento di fare un passo in più. E abbiamo deciso di mettere la faccia per il rinnovamento del Pd”. E certo non si tratta dell’ultimo arrivato: ancora si narra del primo approccio al mondo della politica del nuovo segretario metropolitano, a 14 anni, come volontario alla Festa dell’Unità di San Casciano. In seguito, poi, l’impegno a fianco di Cesare Damiano, prima che diventasse ministro, e la carica di segretario dei Giovani Democratici, nel 2008. Fino alla segreteria metropolitana, con un disegno preciso per il Pd. “Dobbiamo stare nei luoghi che le persone vivono tutti i giorni. Questo significa occuparci dei temi concreti – spiega Mecacci

Dobbiamo stare nei luoghi che le persone vivono tutti i giorni e occuparci di temi concreti - per esempio del trasporto pubblico, lo strumento più potente che abbiamo per garantire la libertà di muoversi e la libertà di vivere in città sostenibili. Il Pd deve proporre idee e soluzioni da portare nel confronto con e nelle istituzioni, anche quelle governate da noi”. Insomma, dalle parole ai fatti, senza paura di scontrarsi, neanche con i padri. Anche se “una premessa va fatta – precisa Pezza – non abbiamo mai vissuto la candidatura di Patrizio come un modo per ‘uccidere i padri’. I punti di riferimento rimangono, ma c’è una classe diri-

patRiZio mecacci

con alcuni gioVani democRatici

gente nuova che sta crescendo dentro il partito”. Anzi, si direbbe che è già cresciuta. Tanti dei nuovi eletti a capo delle segreterie comunali, ad esempio, abbassano di gran lunga la media di età, così come molti di coloro che sono entrati a Palazzo Vecchio con l’ultima tornata elettorale. E ci sono anche tante donne: ad esempio, nella Piana di Sesto, Campi&Co, tre segreterie su quattro sono in rosa. “Il problema del Pd non è generazionale – continua la consigliera comunale – si tratta di uno scontro, o meglio di un confronto, tra idee e punti di vista differenti”. E in effetti a sostegno di Mecacci si sono schierati anche personalità arcinote come Michele Ventura, Riccardo Conti e Matteo Renzi. “Ma ci vogliono giovani per parlare ai giovani – afferma Pezza – e per affrontare i temi che ci riguardano da vicino”. Prima di tutto quello del lavoro. Attraverso proposte concrete, però, anche in questo caso. Ne è un esempio quella avanzata dal segretario dei Giovani Democratici Andrea Giorgio, a proposito di stage: detto in parole povere, ci sono 24mila ragazzi in Toscana che lavorano gratis attraverso questa formula. È ora di istituire regole certe sulla durata, sugli orari e sui diritti dei tirocinanti. E di organizzare un sistema di retribuzione. L’idea è piaciuta subito al governatore toscano Enrico Rossi. E a moltissimi “stagisti seriali” che ne hanno sentito parlare. Indipendentemente dalle bandiere politiche.

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Gli iscritti che hanno tra i 16 e i 35 anni superano il migliaio tamente noti in città e in regione. Villa, per esempio, era stato eletto in consiglio provinciale appena l’anno prima. Donzelli aveva invece già collezionato oltre 400 atti come consigliere comunale, tra interrogazioni, mozioni e ordini del giorno. Al posto suo, in Comune, adesso siedono altre giovani leve. Emanuele Roselli, per esempio, classe 1978, e Francesco Torselli, nato nel ’76 e in politica dal ’95, ovvero da quando aveva 19 anni. Insomma, pare che il segreto sia cominciare a darsi da fare presto. Lezione fatta propria dal giovane consigliere di quartiere Guido Castelnuovo Tedesco, 22 anni di cui 5 passati da presidente del “Comitato cittadino

tommaso Villa

per la Vivibilità di Firenze”, attivo soprattutto nel quartiere 5, di cui è consigliere, ma non solo. L’inizio di tutto, invece, è stata l’elezione all’interno della Consulta provinciale degli Studenti di Firenze. Ma è proprio nel mondo della scuola e dell’università che si annida uno dei principali ostacoli alla partecipazione giovanile, secondo Villa. “Molti hanno paura di uscire allo scoperto ed essere etichettati dai professori”. I giovani attivi, però, sono comunque moltissimi, assicura il consigliere regionale. “Gli iscritti tra i 16 e i 35 anni a Firenze superano il migliaio”. E le priorità del mondo giovanile quali sono? “Innanzitutto la riforma della scuola e dell’università – dice Villa – tema a noi molto vicino, ma anche la cultura in linea più generale. Abbiamo la fortuna di avere un ministro toscano, Bondi, sfruttiamola per ottenere la legge speciale per Firenze”. Una proposta che già Matteo Renzi ha avanzato plurime volte. “In realtà l’idea è nata dalle fila del Pdl qualche anno fa – conclude Villa – ma il sindaco è stato abbastanza intelligente da capire che si tratta di qualcosa di utile per la città e l’ha fatta propria. Su questo non possiamo che essere /F.P. d’accordo”.

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tempi moderni

Dicembre 2010

WeB. Tanti i singoli cittadini, i condomini dello stesso palazzo o i comitati che ne curano uno

Quartiere che vai, blog che trovi TELECOMANDO

Gianni Carpini

L

di comunicazione elettronica è sempre più gettonata per segnalare i problemi, ma anche le iniziative, legati al proprio rione. Da via Gioberti a Sorgane e a San Jacopino, passando per l’ormai famoso sito di via del Pesciolino, su internet la voce dei fiorentini ha trovato un nuovo megafono

mite cantierisolidali.blogspot. com. Molto attivo è il comitato di San Salvi, che da anni affida a firenzecomitatosansalvi. blogspot.com riflessioni e proposte sull’ex ospedale psichiatrico. Non ci sono solo blog di rione, ma esistono addirittura quelli che fanno riferimento a un isolato. Uno dei più conosciuti è pesciolino.wordpress. com, curato dal condominio di via del Pesciolino: 11 palazzi contigui, 122 famiglie, per un sito che è diventato un punto di riferimento per l’intero quartiere delle Piagge. Dall’altra parte dell’Arno gli inquilini delle abitazioni ad affitto calmierato di San Lorenzo a Greve, vicino al centro commerciale di viale Nenni, attraverso il web (sanlorenzoagreve.wordpress.com) raccontano le condizioni in cui versa l’edificio, lamentando muffa, infiltrazioni d’acqua piovana e impianti non montati a regola d’arte. Accanto ai diari online legati ai comitati, ci sono quelli realizzati da semplici cittadini. Sorgane.blogspot.com esiste da 6 anni ed è un’iniziativa personale, come ci tiene a far sapere il blogger che si cela dietro lo pseudonimo di Sorganiano. Stesso discorso vale per nonsolosanjacopino.blogspot.com, una sorta di giornalino elettronico del rione, che riporta notizie, eventi e problematiche sulla vivibilità della zona. La lista è comunque destinata ad allungarsi. Per fare un blog non sono necessarie grandi risorse, bastano solo un po’ di tempo e spirito di iniziativa. Sono sufficienti delle conoscenze informatiche di base, mentre molti siti offrono spazi gratuiti.

Spopolano le trasmissioni on-line

Quelli che la tv se la fanno dentro casa

L

a moda del momento è la televisione on-line: mentre le emittenti convenzionali iniziano a trasmettere in diretta su internet, fioriscono le web tv, canali visibili soltanto sulla rete. A Firenze associazioni, istituzioni e imprenditori si sono lanciati in questa nuova avventura. Dopo varie traversie in radio e nella televisione in chiaro, il seguitissimo “G”, al secolo Gianni Greco, ha inaugurato videofirenze.tv. Al grido di “Firenze rizzati!”, la storica voce del Sondazzo conduce ogni sera alle 21.30, dal lunedì al venerdì, “Tele G”. I mezzi sono pochi, lo studio è improvvisato e la regia è amatoriale, ma il pezzo forte della trasmissione è lo stesso “G”, che non risparmia proprio nessuno nei suoi lunghi monologhi. Dalla trasmissione, in diretta da un locale del centro, passano ospiti probabili e meno probabili: chiunque può partecipare personalmente al programma. Per chi non digerisse l’ironia fuori regola del “G”, ci sono invece televisioni più convenzionali. Un esempio è florence.tv, finanziata dalla Provincia e fondata ai tempi in cui l’istituzione gigliata era guidata da Matteo Renzi. La web tv propone approfondimenti su turismo, ambiente, istruzione, economia e viabilità. Sempre da Firenze va in onda la prima televisione online in Europa gestita da ragazzi con disabilità intellettive e sensoriali. Si chiama Sipario tv ed è un progetto finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Il palinsesto è composto da un tg sui generis, meteo, ricette e interviste a vip cittadini, come l’arcivescovo Giuseppe Betori e il presidente della Provincia Andrea Barducci. Uscendo infine dal territorio comunale, da un circolo Arci di Sesto Fiorentino trasmette sesto.tv, emittente curata da un’associazione, che racconta la piana fiorentina tra attualità, economia, /G.C. cultura e sport.

...un’idea per in vendita nelle migliori librerie

Questa modernissima forma

e chiacchiere di quartiere si spostano dalla piazza reale a quella virtuale. Se fino a pochi anni fa lo scambio di idee tra gli abitanti dei rioni avveniva nelle strade e nei parchi pubblici, adesso il confronto si trasferisce su internet. Firenze vanta un gran numero di “blog di rione”, diari online dedicati a un angolo particolare della città. Da via Gioberti a Sorgane, dalle Piagge a San Jacopino, sono una decina i “siti fai da te” dedicati alla vita del quartiere. Esistono anche quelli di condominio. Alcuni fanno capo a comitati di cittadini, altri sono iniziative personali. Gli argomenti sono molteplici: vanno dalla segnalazione di inefficienze e disagi al racconto della storia del rione, fino ai temi di ogni giorno. Uno degli ultimi arrivati è il blog creato lo scorso luglio dal Comitato degli abitanti di via Gioberti, per denunciare le problematiche della zona. “Dopo una nottata insonne, passata ad ascoltare la dolce sinfonia degli allarmi dei negozi, mi convinco che sia giunta l’ora di fare qualcosa! Bisogna rompere questo muro di silenzio”, recita blogviagioberti.blogspot.com nel suo primo post (così vengono chiamati in gergo gli “articoli” di un blog). Analoga avventura è quella iniziata nel 2008 dal comitato dei cittadini di via Palazzuolo, che ha realizzato il sito viapalazzuolo.blogspot. com per avviare un dibattito pubblico sul degrado dell’area. Altre organizzazioni usano la rete per la loro attività: il laboratorio politico nato dalla comunità fiorentina delle Piagge diffonde la sua voce online, tra-

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mestieri

Dicembre 2010

TEMPI MODERNI. In via Vittorio Emanuele è aperto da settembre uno studio legale particolare

L’avvocato? Ora si trova in “bottega” Per entrare basta suonare il campanello: potrebbe sembrare un’agenzia di viaggi, ma fa parte di un network diffuso in tutta Italia. “C’è sempre qualcuno disposto ad ascoltare i problemi” Elena Guidieri

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otrebbe essere la porta vetrata di un’agenzia immobiliare o di un’agenzia di viaggi. La luce entra dalle veneziane e pervade il piccolo studio arredato in stile Ikea, semplice e dai colori morbidi. Matteo Pescatori e Antonio Ossi sono due giovani avvocati pronti all’accoglienza. Siamo in via Vittorio Emanuele 182/b, e qui per avere una consulenza legale non servono appuntamenti con la segretaria né lunghi tempi di attesa: basta suonare il campanello. I due giovani avvocati hanno scelto qualcosa di più della tradizionale avvocatura: hanno scelto di credere in un progetto in espansione, un network di studi legali diffusi in tutta Italia. Si tratta della rete Al, Assistenza Legale, inizialmente siglata Alt – Assistenza Legale per Tutti – ma poi frenata dall’Ordine di Brescia che ha riconosciuto nel nome una forma di concorrenza sleale. Nata a Milano alcuni anni fa, la rete si è velocemente estesa a quindici città italiane, con ottanta avvocati suddivisi in diciassette studi. A settembre 2010 l’apertura di quello fiorentino. “Chi viene qui trova sempre un avvocato a disposizione a cui esporre il proprio problema - spiega Antonio Ossi - il primo colloquio è gratuito, e serve a valutare la possibilità di risolvere la questione legalmente e a stilare un preventivo”. “In caso di importi rilevanti – continua Ossi - permettiamo il pagamento rateale”. “Avere una rete di riferimento serve a condividere esperienze professionali con gli altri avvocati e a confrontarsi in caso di necessità. Inoltre – sottolinea Matteo Pescatori – permette di offrire una tutela su tutto il territorio nazionale”. Particolare non di poca rilevanza per le grandi aziende, che spesso hanno sedi dislocate in diverse zone del paese. Consulenza legale a privati e imprese, quindi. Finora sono state molte le persone che, per curiosità o necessità, hanno suonato il campanello dello studio Al, e già due imprese della zona hanno pensato di appoggiarsi ai due giovani avvocati “di strada”. Quella di Ossi e Pescatori, così come degli altri avvocati sparsi in tutta Italia, è un’attività apprezzata e già conosciuta all’estero. La rete Al ha ricevuto due riconoscimenti internazionali, tra cui una buona posizione nella classifica del Financial Times per le innovazioni introdotte nell’assistenza legale. Il target di riferimento è ampio e il radicamento della rete nelle altre città – Roma, Milano, Udine, Verona, Parma, Piacenza, Potenza, Perugia, Livorno, Teramo, etc. - dovrebbe rappresentare una garanzia per il successo sul territorio fiorentino. “Per ora nessun problema con l’Ordine - fanno sapere gli avvocati - speriamo di poter continuare a lavorare senza ostacoli”.


focus

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cuRiositÀ. Su Facebook sono nate pagine a sostegno di vip, parole e usanze di casa nostra

Vita da fan, dal “bischero” ai Litfiba Giuditta Boeti

F

irenze, terra di quartieri, fazioni e forti passioni, non perde occasione per riunirsi e palpitare intorno a un culto condiviso. In città fioriscono club, mentre su internet nascono di continuo gruppi di sostegno a favore dei soggetti più disparati. Come dire: ognuno scelga un beniamino e ne diventi fan-atico sostenitore. Perché nell’era di Facebook anche il mestiere del sostenitore è diventato meno impegnativo. E così la rete è diventata un proliferare di pagine dedicate a cantanti, attori, campioni sportivi, serie televisive, cibo, locali, film e quanto più di originale possa passare per la mente. Si sono guadagnati un fan club con oltre 40mila sostenitori gli intramontabili “Amici miei”. Vale dire il Mascetti, il Perozzi, il Sassaroli, il Necchi e il Melandri, le loro zingarate e le supercazzole pronunciate persino in punto di morte. Ma la fiorentinità la fa da padrona su tantissime pagine internet. C’è chi ha creato il fanclub “Firenze l’è piccina, e l’è anche casa mia” dove i 20mila fan celebrano ed esaltano le bellezze della città del giglio, crogiolandosi anche nel pronunciare le parole “tutt’attaccahe e capissi lo stesso”. E poi ci sono i quasi 23mila fan del gruppo “Icchè?”, la cui missione è l’introduzione di questo termine dialettale “n’i vochabolario italiano per poi esportallo in tutto il mondo”. Ci sono anche i supporter fiorentini dell’acqua del rubinetto che aderiscono al fan club “dell’acqua del sindaco”, lasciando foto e messaggi contro lo spreco idrico. E ancora ci sono 25mila fan del gruppo “Oh bischero”, dove si spiega che “l’origine di questo termine non è chiara, anche se l’ambiente è chiaramente quello toscano, da Firenze fino alla Maremma”. Il fan club che raccoglie il maggior

numero di supporter non può che essere quello della Fiorentina calcio, con oltre 60mila fan che incitano la squadra, si confrontano sulle partite e sognano insieme lo scudetto. Ma c’è anche un’altra fiorentina osannata dal pubblico ed è la bistecca, che raccoglie oltre 80mila fan, amanti della “ciccia” famosa in tutto il mondo. Come da tradizione ci sono anche fan sfegatati che sostengono i cantanti o i gruppi musicali preferiti. Sommando tutti i fan club dei Litfiba, storica band fiorentina, si contano oltre 100mila sostenitori. Quasi 50 mila adesioni, invece, a sostegno e incoraggiamento della fiorentinissima Irene Grandi, con video, foto e interventi della cantautrice. Altra stella della musica ad essersi guadagnata un vivissimo fan club è Diana Winter. Nome apparentemente inglese, lei è italianissima, anzi fiorentina doc. Classe ‘85, ha già all’attivo diverse collaborazioni straniere del calibro di Toots Thielemans e italiane, con il duetto con Giorgia nella tournée dello scorso anno. Passando dalla rete alle ruote, come non citare il “Vespa Club Firenze”, che raccoglie tutti gli appassionati della mitica due ruote Piaggio. Proprio il fan club fiorentino ha organizzato, sotto l’egida del Vespa Club Italia, il raduno nazionale “Cimento invernale del Vespista”. E ancora Firenze è la capitale del “Mini club”, che comunque conta distaccamenti e soci in molte regioni italiane. Dal 2004 organizza raduni e incontri per gli appassionati del gioiellino Bmw. Non a caso, il più grande raduno italiano di auto Mini (in due giorni) si svolge ogni anno a Firenze, con giro del centro storico, gare e gimkane di abilità.

Hanno tantissimi supporter la fiorentina (la squadra, ma anche la bistecca), il gigliatissimo termine “Icchè?” e la stessa città, che “l’è piccina e l’è anche casa mia”, recita il nome di un gruppo. E poi ci sono i cantanti, come la storica band di Pelù e Renzulli o Irene Grandi

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sociale

Dicembre 2010

l’inchiesta/1. Il Comune proverà a chiedere a Grandi Stazioni di lasciare aperta Smn anche di notte

Freddo, torna l’emergenza per i senzatetto fOCuS

Verranno messi a disposizione circa

Crescono gli “insospettabili”

Banco Alimentare, richieste in aumento

200 posti letto oltre a quelli “ordinari”. Con una

L

novità: chi si trattiene per più di 15 giorni dovrà pagare un euro per ogni notte ulteriore Giuditta Boeti

U

n letto su cui dormire, un tetto sulla testa per ripararsi dalle intemperie e del cibo caldo per fronteggiare il gelo o più semplicemente per non morire assiderati dal freddo. Per molti è la più ovvia normalità, ma per 530 persone a Firenze è solo una speranza. Ed è proprio per far fronte alle situazioni difficili che ogni anno scatta il piano di accoglienza durante la cosiddetta “emergenza freddo”, per chi una casa non ce l’ha e cerca riparo e calore in strutture di assistenza. Con una novità: quest’anno chi si tratterà più di 15 giorni dovrà pagare un contributo simbolico di un euro per ogni notte in più. “I posti a disposizione per l’emergenza freddo sono maggiori rispetto allo scorso anno - spiega l’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi - contiamo un totale di circa 200 posti letto che vanno ad aggiungersi a quelli che offriamo normalmente. Il Comune – aggiunge – offre ai senza fissa dimora, oltre che un tetto contro le intemperie, anche colazione e cena calde. Il contributo vuole essere una forma di responsabilizzazione nei confronti degli ospiti, e i fondi raccolti verranno investiti in progetti di reinserimento”. I pasti del mattino e della sera si aggiungono al pranzo che la Caritas offre già quotidianamente alle persone bisognose. In totale, ogni giorno, vengono erogati oltre 2.500 pasti. A Firenze è forte la rete di solidarietà, fatta di cooperative, associazioni, fondazioni che si occupano dei senza fissa dimora e che gestiscono l’accoglienza per conto del Comune che ha appaltato loro il servizio. Uomini, donne (a volte con bambini) senza una casa e spes-

so senza neanche più la speranza. Le loro storie si somigliano tutte: normalità precarie distrutte da un lavoro perduto, una rottura familiare, la morte di una persona cara, un tradimento, una malattia, che si intersecano tra loro in modo infinitamente diverso ma infinitamente affine. E così non è strano vedere che ad aver bisogno di aiuti essenziali per la sopravvivenza non sono solo “storici clochard” o scontrosi senzatetto, ma persone comuni che, per una ragione o per l’altra, a un certo punto della propria vita si sono ritrovati senza più una fonte di reddito. I posti letto spesso non sono sufficienti a soddisfare le richieste, e allora gli “esclusi” dalle liste si mettono in coda con la speranza che si liberi un posto all’interno dei dormitori. Anche se “c’è

una parte di senza fissa dimora – dice l’assessore Saccardi – che preferisce non rivolgersi alle strutture dell’emergenza freddo perché restii a entrare nel circuito dei servizi sociali”. L’anno scorso Ornella De Zordo, capogruppo di “perUnaltracittà”, aveva proposto all’amministrazione comunale di tenere aperte le stazioni ferroviarie nei giorni con temperature particolarmente rigide, per evitare che i senzatetto dormissero al freddo e in mezzo alla strada, in sudici sacchi a pelo o tra gelidi cartoni. “Già lo scorso inverno – spiega l’assessore Saccardi – avevo scritto a Grandi Stazioni per l’apertura di Santa Maria Novella durante la notte, ma mi aveva risposto che questa operazione non era possibile”. E quest’anno? “Ci riproverò”, conclude.

a povertà è dietro l’angolo. Proprio accanto a noi, solo nel comune di Firenze, oltre 24mila persone sono costrette a chiedere un aiuto alimentare. Di queste, almeno la metà è costituita da cittadini italiani, e il dato cresce di anno in anno in modo sconcertante. Lo ripetono quasi all’unanimità le associazioni che si impegnano quotidianamente nella distribuzione di beni alimentari alle persone in difficoltà. Sul territorio fiorentino ce ne sono 124 tra parrocchie, enti caritativi e associazioni laiche. Un esercito di volontari che periodicamente fa la spola tra Firenze e Calenzano per fare scorta di cibo al Banco Alimentare della Toscana – uno dei 17 nodi della rete nazionale della Fondazione Banco Alimentare - dove vengono raccolte le eccedenze del mercato e le donazioni della giornata nazionale della colletta alimentare. I nuovi poveri sono tra noi: magari i vicini di casa o gli amici di una vita. Spesso si vergognano di farlo sapere. “Cresce il numero degli insospettabili - dicono dalla Misericordia di Firenze – e fanno fatica ad accettare questa situazione.” Vanno alla Caritas di via Faentina piuttosto che chiedere aiuto alla propria parrocchia, oppure chiedono di non ricevere il pacco alimentare a casa per non farsi vedere dai vicini. Solo alla parrocchia Regina della Pace di Ponte di Mezzo, dove c’è la più alta concentrazione di case popolari, sono cento le famiglie in difficoltà, il 70 per cento italiani. All’associazione laica Ancoraggio, invece, gli assistiti sono per lo più immigrati, 25 famiglie con bambini, anche piccoli, che vivono in condizioni disperate, spesso senza un reddito. Talvolta ci si scontra con l’ostacolo delle diverse abitudini alimentari, che devono essere rispettate: anche un omogeneizzato alla carne può rappresentare un problema. In generale, sono molte le associazioni costrette a rimpolpare il pacco con alimenti acquistati di proprio pugno, per fronteggiare una domanda che cresce di giorno in giorno, a un /I.T. ritmo che sembra inarrestabile.


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l’inchiesta/2. Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 70 per cento degli accessi

E all’Albergo Popolare sempre più italiani A lanciare l’allarme è il direttore della struttura, che spiega come l’utenza stia cambiando e sia sempre più composta da connazionali, over 50 e con storie pesanti alle spalle Giulia Righi

C

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ome stanno le cose, qui, lo racconta un muro. Lo dice una frase pennellata nella “stanza dei bottoni”. “Questa casa è, e ha da essere, tetto sicuro per chi non ne ha”. Questo è, l’Albergo Popolare di Firenze. Con il suo passato da convento e un secolo di storia, l’ultimo, al servizio dell’accoglienza. Ci entri e te lo aspetti tutto rotto, segnato dalle rughe del disagio, malconcio. E invece ha piuttosto il che dell’ospedale di tanto tempo fa, con i suoi corridoi lunghi attraversati da cent’anni di persone e le stanzette sobrie tutte letti e comodini. E questa è la casa di un sacco di italiani, il numero civico di tante persone che hanno perso la rotta. Italiani, sì. Di solito sopra la cinquantina. Persone che arrivano qui portandosi addosso i cocci di una vita distrutta, appannata dall’alcol, sbranata da storie familiari senza lieto fine, sfinita da soldi che non c’erano e se c’erano erano spesi male. “Nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 70 per cento di accessi: tutte facce nuove”. Lo spiega il direttore di questi 8mila metri quadrati, Luca Angelini. Che non ha neppure lui l’aria ingrigita dei grandi capi ma piutttosto il piglio di chi sa che per mandare avanti la baracca è bene starci dentro ai problemi. Viverseli. Dev’essere l’unico modo per gestire i grandi numeri del disagio che vorticano intorno alla struttura, che solo nell’anno in corso ha avuto poco meno di mille accessi. Gente che va, gente che viene. Il servizio di pronta accoglienza funziona a rotazione: si sta qui 15 giorni, poi occorre uno stop di dieci e via così. C’è anche chi ci vive fisso, però: 25 residenti. Poi ci sono i mini-alloggi per altre 22 persone, e altri 21 posti per l’accoglienza lunga. Più venti posti per l’emergenza

freddo. Tutti per uomini, dell’accoglienza al femminile si occupano altre strutture. Ah, tra gli ospiti ci sono anche due trans. Problemi di convivenza, con loro? “No, forse all’inizio, ora direi che è tutto sotto controllo”. C’è anche colore, là dentro. Quello dei laboratori manuali, di quelli di teatro, di quelli artistici. E odore di candele, quelle che un gruppetto di ospiti sta preparando come strenne natalizie. Poi ancora, via dai numeri, fai due passi per i corridoi della struttura e incontri un popolo intero che saluta il suo direttore. Pacchetto completo, pregi e difetti. Ad esempio c’è Dario (nome di fantasia) che ha la fissa per le biciclette e fosse per lui ne allucchetterebbe a decine nelle rastrelliere di fronte all’ingresso. Ma così non si fa e si becca la sua strigliata. Per inciso: un tempo Dario era un professo-

Il servizio di “pronta accoglienza” è a rotazione, dopo 2 settimane gli ospiti devono fare uno stop re, poi la vita ha fatto crac e ora la sua casa è questa. Di storie fotocopia alla sua purtroppo ce ne sono a bizzeffe, là dentro. Italiani, stranieri, è lo stesso. Non sarà un caso che sulla scrivania di Angelini convivano in tutta quiete una Bibbia e un Corano. Sorride mentre li guarda: “Ecco, questo me lo sto studiando, è utile. Quando qualche ospite musulmano mi rientra ubriaco la sera almeno gli cito subito la sura in cui gli si prescrive di non farlo”.


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società

Dicembre 2010

Donne con i pantaloni. Sono sempre di più a scegliere di fare “cose da maschi”

Il lavoro duro? Un gioco da ragazze Alla guida del camion o dell’autobus, non temono né il traffico né la lontananza da casa. E c’è chi si arruola o parte volontaria con l’Esercito. Senza per questo dimenticare la famiglia Francesca Puliti

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uando ha mandato all’aria una convivenza ed è salita sul camion, suo padre, anche lui camionista, le ha detto che era pazza. Ma Alessia, 32 anni, ha tenuto duro e quel camion lo guida da 5 anni in lungo e in largo per l’Italia e la Francia. “Le mie amiche mi invidiano – racconta Alessia, che abita a Piombino – perché sono sempre a giro, mentre loro sono inchiodate a una scrivania per la maggior parte del tempo”. Mai che le sia venuto in mente che come mestiere potrebbe essere pericoloso. “Basta sapersi fare i fatti propri”. Ma di notte cerca di non guidare mai. “Si guadagna benino, anche se questa vita te la puoi permettere finché vivi da sola con due pesci rossi come me – aggiunge Alessia – quando metterò la testa a posto e avrò una famiglia scenderò a terra. Ma tanto ho già deciso che sposerò un camionista”. E di scelta ce n’è parecchia, perché a fare questo mestiere in Italia ci sono pochissime donne. “L’anno scorso al pranzo che avevamo organizzato come ritrovo eravamo una cinquantina”. Più o meno la stessa cifra (55) delle autiste alla guida dei mezzi Ataf a Firenze, piccolissima percentuale a fronte di un totale di 960 conducenti. Le vedi districarsi nel traffico, piercing al naso e borsa con i teschi appesa al seggiolino, come e meglio dei colleghi maschi. Dall’altra parte della “barricata”, ovvero al distributore di benzina, c’è Tatiana, 34 anni, di Firenze. “Fare la benzinaia non è il massimo – racconta – ma meglio che lavorare al nero da qualche parte…D’inverno è dura, prima o poi vorrei tornare a servire caffè e cappuccino al bar, ma nel mentre ci si accontenta”. Le fa eco Patrizia, che fa il pieno alle auto da 26 anni. “Non era il sogno della mia vita, ma mi trovo bene”. E mentre racconta, tempo 10 minuti, serve più

di dieci clienti. A fare un mestiere tradizionalmente considerato da uomo non sono in molte, ma neanche più un piccolo manipolo di pioniere come un tempo. Le più intraprendenti sono proprio le più giovani. Come Martina, 20 anni, studentessa di filosofia, che però nel mentre ha seguito il corso per “addetti alla sorveglianza nei luoghi pubblici in occasione di manifestazioni sportive o di spettacolo”: in altre parole, quelli che un tempo si chiamavano “buttafuori”. “E’ un’ottima opportunità di lavoro”, dice, e di questi tempi meglio lasciarsi aperte tutte le porte. “Anche se in realtà ‘da grande’ mi piacerebbe lavorare con i bambini”, aggiunge. Chi invece ha a che fare da anni con un mondo prettamente maschile è

C’è anche una studentessa di 20 anni tra gli allievi del corso per buttafuori Francesca Arru, o meglio Sorella Arru, volontaria dal 1987 per la Croce Rossa. Dalla Bosnia al Kosovo fino a Nassyria, il Capitano Arru è sempre stata al fianco dell’Esercito, ma in un corpo ausiliario, quello della Cri, in cui le gonne hanno fatto il loro ingresso quasi un secolo prima rispetto alle Forze Armate. Qui sono arrivate solo 10 anni fa e rappresentano adesso il 7% circa dell’Esercito. “Conciliare i tempi di vita con un impegno del genere non è semplice – spiega Sorella Arru – devi esser pronta a partire entro 6, 12, 24 o 48 ore”. Ma la determinazione e la passione aiutano.

tatiana,

pRoFessione BenZinaia

IN CAMPO Rhinogirls, da Sesto Fiorentino con furore

Quando il rugby porta la gonna

U

na ventina di donne con i parastinchi e le imbottiture sulle spalle. Ecco cosa succede quando la passione per lo sport contagia le compagne dei giocatori di rugby. E’ così che sono nate le Rhinogirls di Sesto Fiorentino, una delle due sole squadre di rugby al femminile della Toscana (l’altra è a Livorno). “Tutto è cominciato 10 anni fa – racconta il capitano Claudia Materassi, in squadra da 4 stagioni – quando i ragazzi hanno cominciato ad allenare le fidanzate. Poi, attraverso il passaparola, si è costituita una vera e propria squadra”. E’ successo appunto 4 anni fa, quando è arrivato anche un vero allenatore, Lorenzo Cirri, che veniva dall’esperienza dei Cavalieri di Prato, attualmente in Eccellenza. Ma come si avvicina una giovane donzella a uno sport pieno di contrasti e botte? “Per quanto mi riguarda, una volta sono andata a vedere una partita di rugby e mi è piaciuto così tanto che ho deciso di provare”. E poi “le botte sì, si prendono, ma non sono necessariamente così forti”. Sfatiamo il pregiudizio di un gruppo di maschiacci, trasandate e irruente. “Ci dovreste vedere quando arriviamo da lavoro – continua Claudia – tutte truccate e vestite a modino”. Oppure basterebbe vederle nel calendario che

le

RHinogiRls

in aZione

hanno confezionato per il 2011 per finanziare le attività della squadra. Una ventina le tesserate, dai 16 ai 40 anni, tutte residenti nell’area compresa tra Firenze, Sesto e Prato. L’anno scorso hanno disputato la Serie A2, “con l’obiettivo di arrivare tutte integre a fine stagione”. Target centrato, anche se con una sola vittoria in tasca “che però ci ha dato tanta soddisfazione”. Quest’anno le Rhinogirls sono tornate alla Coppa Italia ed è stato come ricominciare da capo. “Sì, perché si sono avvicinate tantissime ragazze nuove”. Ma insomma, il rugby è uno sport da donne? “Certo che lo è”, risponde soddisfatta Claudia. E non possiamo /F.P. che crederle.


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uoMini con la GRanata. In principio fu un 50enne di Pietrasanta, oggi in Italia sono 5mila

Mollo tutto e faccio il casalingo Dai 25 ai 55 anni, sono tanti i “lui” che preferiscono le faccende di casa alle attività professionali. Sempre più richiesti anche i colf e i baby sitter Paola Ferri

C

i è voluta una mattinata di intense discussioni con l’impiegata dell’Ufficio anagrafe, con il di lei superiore e qualche sorrisetto di sufficienza. Ma alla fine Fiorenzo Bresciani è uscito dall’ufficio con su scritto sulla propria carta d’identità “professione: casalingo”. E pensare che bastava cambiare una vocale per abbattere un muro. Da allora – correva l’anno 2003 – Bresciani ha messo su anche un’associazione per cercare di sensibilizzare il mondo maschile a collaborare maggiormente con la propria partner e ad essere più presente in famiglia. L’Associazione Uomini Casalinghi ha sede legale a Pietrasanta, dove abita il fondatore, ma conta oltre 5.300 iscritti in tutta Italia e qualche centinaio in giro per il mondo. Galeotto fu il sito internet (www.uominicasalinghi.it) che attirò fin da subito l’attenzione dei media. “Sono stato intervistato più volte dalla Bbc, dalla Cnn, da qualche canale russo e perfino da una tv messicana”, racconta Bresciani, reduce dal primo congresso nazionale dei casalinghi, che si è tenuto lo scorso ottobre a Sanremo. “Abbiamo anche eletto il primo mister casalingo – aggiunge il presidente dell’associa-

zione – è un ragazzo di Altopascio”. Già, perché gli iscritti vanno dai 25 ai 55 anni e hanno svolto (o magari svolgono ancora) ogni tipo di professione. Prima di diventare casalingo a tempo pieno, Bresciani aveva un’attività commerciale, ma si annoiava. Ora, invece, è tutt’altro che un casalingo disperato. “Teniamo corsi di economia domestica in tutto il Paese”, racconta. E proprio di economia si tratta, perché non ci sono solo le lezioni pratiche su come fare il bucato e stirare le camicie, ma anche i consigli su come fare i mestieri di casa in modo “naturale” spendendo meno. “Ad esempio – spiega il primo casalingo d’Italia - con aceto e bicarbonato si può pulire quasi tutto”. Che l’altra metà del cielo sia eccellente nei lavoretti domestici lo dimostrano anche le ricerche scientifiche (l’ultima è datata Londra, ottobre 2010). Purché si applichi. E non è un caso se anche a Firenze i colf, al maschile, sono sempre più richiesti. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini di origine straniera, prevalentemente giovani, moderni Mrs Doubtfire che non si spaventano di fronte a una montagna di panni da lavare o una decina di piatti selvaggiamente impilati nell’acquaio. Aumentano

FioRenZo BResciani

e altRi casalingHi

anche coloro che, soprattutto tra gli extracomunitari, si propongono come badanti. Ma ci sono anche i baby sitter. Gli iscritti all’apposito albo del Comune di Firenze non sono numerosi (nel corso degli anni ne sono transitati 4) ma sono professio-

nalmente accreditati: hanno seguito tutti il corso di formazione e spesso vantano già delle discrete credenziali. Tra cui quella di non innescare nessun meccanismo di gelosia nelle mamme che devono abbandonarli a casa da soli con i propri mariti.

LA NOVITÀ Nasce a Prato un palazzo per ex mariti in difficoltà, mentre a Firenze parte il servizio di assistenza

Sedotti ma non abbandonati, un condominio solidale per divorziati

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enza una donna e magari anche senza un lavoro. Oppure con lo stipendio dimezzato da alimenti e spese per il divorzio. Nasce a Prato il condominio solidale riservato ai mariti, o meglio agli ex mariti, che dopo la separazione si trovano in serie difficoltà economiche. Per la Toscana si tratta della prima esperienza del genere, ma strutture simili sono già state realizzate in diverse città del Nord Italia, come Milano e Torino. Il progetto, lanciato dal Comune di Prato, è stato presentato lo scorso novembre, ma pare che la strut-

tura adibita ai “mariti single” sia già stata individuata. A Firenze, invece, è attivo già da alcuni mesi in via sperimentale il Servizio post-divorzio. Dalla consulenza legale alla psicoterapia individuale e di coppia per cercare di rimettere insieme i cocci, dalla mediazione familiare al supporto in fase di affidamento dei figli, quando non c’è più niente da salvare. Il servizio è organizzato dall’associazione Co.Me.Te. con il sostegno della Regione e, una volta superato il test fiorentino, si appresta a essere esportato in altre aree della Toscana.

Nel giro di dieci anni, infatti, il numero dei divorzi nella nostra regione è praticamente raddoppiato, arrivando a quota 35 su 100 matrimoni. Gli ultimi dati Istat disponibili si riferiscono al 2008, anno in cui sono state registrate 5.889 separazioni, circa 250 in più rispetto al 2005, mentre i divorzi sono passati da 3.311 a 4.164, sempre nel giro degli stessi tre anni. Per accedere al Servizio post-divorzio basta mandare una mail a servizipostdivorzio@yahoo.it, oppure rivolgersi ai servizi /P.F. pubblici del Comune di Firenze.

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festeggiamenti

Dicembre 2010

san silvestRo/1. Il centro di Firenze offre soluzioni per tutti i gusti. Lanciato un bando

Piazze in festa per il capodanno in città Rock e pop alla Stazione, folk in Santissima Annunziata, musica jazz in piazza della Repubblica. Sperando solo che il tempo sia clemente Ludovica V. Zarrilli

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er il prossimo Capodanno, dopo il diluvio del 31 dicembre 2009, quello che importa è che il meteo sia più clemente. Il tormentone su cosa fare per la notte di San Silvestro è già partito e, dopo lo sfortunato esordio dell’anno passato, il Comune ha messo a punto un nuovo piano per la notte più attesa. Pop o rock in piazza della Stazione, jazz di qualità in piazza della Repubblica, musica folk e popolare in Santissima Annunziata. Questo il canovaccio del Capodanno 2010 che il Comune sta organizzando e che costituisce il tema di un bando pubblico per la selezione dei soggetti organizzatori, sulla scia di quanto avvenuto per l’Estate fiorentina o la Notte Bianca. Entro pochi giorni, quindi, saranno selezionati i vincitori e saranno svelati tutti i particolari e gli artisti coinvolti. “Abbiamo privilegiato - ha spiegato l’assessore alla cultura Giuliano da Empoli - la formula del bando pubblico, così da dare la massima trasparenza e ‘tracciabilità’ all’evento, una formula già sperimentata nei mesi scorsi per gli spettacoli dell’Estate e per quelli della Notte Bianca del 30 aprile, che hanno riscosso una partecipazione inaspettata”. Il Comune, si legge nel bando, “mette a disposizione tre luoghi fortemente evocativi della storia e del carattere della città ove realizzare le manifestazioni. Queste dovranno essere gratuite e non dovranno comportare alcun costo per l’amministrazione”. Nel 2009, come madrina d’eccezione per l’evento fu scelta la fiorentinissima Irene Grandi, mentre la band d’onore, sulla scia dei primi viaggi in 37 minuti tra Firenze e Bologna, furono i Negrita. Sorprese per questa edizione? L’assessore da Empoli e il sindaco Renzi ci stanno lavorando, e non sono esclusi colpi di scena. “Firenze - ha continuato da Empoli - è un gioiello e come tale deve essere

‘offerta’ a chi vuole fare spettacoli o cultura in città. Non credo che gli organizzatori che hanno intenzione di partecipare al bando avranno difficoltà a trovare sponsor capaci di credere e investire nel progetto. Anche lo scorso anno, del resto, gli sponsor furono molti. E la ricaduta d’immagine sarà inestimabile”. E proprio l’apporto di sponsor privati, come per la scorsa edizione, sarà fondamentale: l’amministrazione deve infatti già fare i conti con la crisi globale e il drastico taglio dei fondi da parte del governo.

san silvestRo/2. Dalla cena medievale alla mezzanotte sul treno d’epoca

Veglione alternativo? Non c’è che da scegliere C

appa, spada e botti di capodanno. Per chi è stanco delle solite feste, o troppo freddoloso per passare una nottata intera in piazza passando di concerto in concerto, le alternative non mancano, basta solo cercare un po’. Anzi, attenzione a non perdersi nella rete, tra offerte last minute per festeggiare sotto la Tour Eiffel o al riparo di un igloo, con una cioccolata calda tra le mani al posto della classica flute di spumante. Rimanendo con i piedi per terra, e in terra toscana, si può optare per un cenone in salsa medievale, con tanto di menu d’epoca, spettacoli e musica in tema, all’Antico Spedale del Bigallo a Bagno a Ripoli. Oppure optare per una delle cene con delitto che, sotto le feste, nascono come funghi in ogni angolo o casolare della Toscana. Funziona così: tra una portata e l’altra una compagnia teatrale mette in scena un giallo a episodi, coinvolgendo camerieri e personale vario e, a fine pasto, ogni tavolo, trasformato in squadra, dovrà cercare di risolvere l’enigma di chi è l’assassino. E in genere si può anche pernottare “sul luogo del delitto”. Per i nostalgici di Happy

Days, invece, c’è il capodanno anni ’50 di Riccione: basta munirsi di gonna a ruota e cerchietto per i capelli o giubbottino di pelle su maglietta bianca ed essere disposti a spendere qualcosa in più per la trasferta. Un altro tipo di nostalgici potrebbe altresì apprezzare il veglione on the road, anzi no, sui binari, a bordo di un treno d’epoca. Ne parte uno da Lecco la sera del 31 dicembre, direzione Mantova, ma non è il solo. Gli stressati all’eterna ricerca di pace, invece, potrebbero sostituire al veglione un po’ di sana meditazione: yoga, massaggi e riposo per corpo e spirito al seguito di maestri di discipline orientali. Umbria e Marche sono in questo caso le regioni più gettonate. Ma anche in casa propria si può organizzare qualcosa di originale. Un esempio? La cena cinematografica. Niente a che vedere con dvd e gelato davanti alla tv, bensì con piatti e portate ispirate alle più note pellicole: dalle lumachine che sfuggivano a Pretty Woman-Julia Roberts alla torta Sacher alla Moretti, tutto dipende da chi avete a cena, se un cast hollywoodiano o in stile /F.P. Boldi-De Sica.



liBRi sotto l’alBeRo. Qualche suggerimento su cosa scegliere nel mare magnum degli scaffali

Cosa regalare? Istruzioni per l’uso I più desiderati sono i primi in classifica, come l’ultima fatica di umberto Eco,

la GuiDa

o gli evergreen Andrea Camilleri e Niccolò Ammaniti. Ma se si cerca qualcosa

Centouno consigli utili per fiorentini curiosi

di più vicino alla città del giglio si scopre il romanzo di Michele Giuttari, ambientato a firenze, o “Rock and gol”, raccolta di pensieri dedicati ai tifosi della squadra viola Ludovica V. Zarrilli

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nutile cercare a tutti i costi il regalo più originale, la strenna inaspettata, l’idea per fare colpo su chi scarta il pacchetto. Non c’è niente da fare, mettendo un libro sotto l’albero non si sbaglia quasi mai; e se il romanzo non è proprio quello che si voleva leggere, o il catalogo è quello di una mostra già visitata, poco importa, perchè in libreria un volume in più non guasta mai (e poi si fa sempre in tempo a riciclarlo). Se non si ha la più pallida idea dei gusti di chi riceverà il cadeaux, conviene sempre dare un’occhiata alle classifiche dei libri più venduti, quelli di cui si parla di più e di cui il destinatario conoscerà sicuramente almeno il titolo. I libri in pole position sono diversi e trattano gli argomenti più disparati. Tra i più apprezzati c’è “Il cimitero di Praga” (Bompiani) che vede il semiologo e scrittore Umberto Eco (già autore di best seller come Il nome della rosa o Il pendolo di Focault) tornare sulla strada della narrativa dopo aver dedicato gli ultimi anni alla saggistica. Segue a ruota un cult del libro da regalare: “Il sorriso di Angelica” (Sellerio), ultima fatica del prolifico Andrea Camilleri, padre del commissario Montalbano, che nonostante gli anni continua a sfornare nuove avventure e ad appassionare migliaia di lettori. Fresco di stampa anche “Le rose nere di Firenze” di Michele Giuttari, nome noto alla cronaca perchè dal 1995 al 2003, periodo in cui erano in corso le indagini sul mostro di Firenze era il comandante della squadra mobile. Dal 1999 si dedicata alla scrittura di storie noir dando alle stampe diversi libri dove traspare sempre l’ombra del mostro. E’ già in cima all’elenco dei volumi più venduti “Io e te”, l’ultima (breve) fatica di Niccolò Ammaniti, che dopo aver pubblicato, meno di un anno fa “Che la festa cominci”, adesso propone un romanzo breve che ha già le carte

in regola per diventare un successo editoriale. “Xy” di Sandro Veronesi è un altro frammento di narrativa contemporanea adatto ad essere depositato, con tanto di fiocco multicolor, sotto l’albero di Natale. La storia non è di quelle allegre e leggere, per intendersi, ma se si vuole far dono di un buon libro senza andare a scomodare nomi troppo grossi della narrativa internazionale, potrebbe essere un’ottima soluzione. I tifosi della Fiorentina (anche chi di solito non ama leggere) riceveranno volentieri “Rock and gol” di Benedetto Ferrara: il giornalista della redazione

fiorentina de La Repubblica concentra in questo libretto il meglio del suo blog con delle pillole farcite di rock and roll da veri intenditori. Per chi invece vuole sorridere dell’attualità italiana anche dopo il pranzo natalizio è perfetto “La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri” di Beppe Severgnini, un viaggio nelle spiritose e intelligenti elucubrazioni di un giornalista che ha analizzato il dominio ventennale del presidente del consiglio. E poi, dulcis in fundo, per chi davvero non vuole sbagliare, il consiglio è scegliere un classico. Con quello non si fa mai brutta figura.

il DiaRio. Intervista a Paolo Cocchi in occasione dell’uscita della sua ultima opera

Il Novecento di un partigiano. Spiegato ai figli I

l diario del padre partigiano e funzionario del Pci è lo spunto per un viaggio tra la memoria del Novecento e la sua percezione. Paolo Cocchi, ex sindaco di Barberino del Mugello, già assessore toscano alla cultura, ha svuotato la valigia dei ricordi di famiglia per raccontare ai giovani figli, attraverso le vicende del padre Siro, le vicende del secolo trascorso. “Diario di un diario” (Sarnus, Firenze) è una breve ma intensa testimonianza. “Il Novecento non è stato solo un inferno, almeno non per come l’ho vissuto io. – spiega Paolo Cocchi - Dietro speranze e utopie si sono celati anche drammi ed errori. Nel libro c’è un po’ l’idea che i conti col passato debbano ancora essere fatti”. Lei ha sempre fatto politica, non pensa che i valori che vuole affermare nel suo libro siano parecchio distanti dal modo di fare politica oggi, anche nella sinistra? Ho fatto molta politica certo, ma non sono mai stato “funzionario”. Mio padre invece lo era e questo mi ha dato una forte vicinanza al mondo dei comunisti. La mia adesione alla politica non è mai stata però “totale”, la militanza, anche nei momenti più coinvolgenti, ha sempre lasciato un “resto”. Penso che molte delle cose per cui

ci siamo impegnati fossero semplicemente sbagliate, ma la storia di una vita, anche della più semplice, racchiude sempre una “lezione”. Il libro è anche un contributo al dibattito sul conflitto generazionale e sui rottamatori? Viviamo in una “gerontocrazia giovanilistica” che stravolge il senso del rapporto tra generazioni e lo rende schizofrenico. I “rottamatori” pongono l’accento sull’anomalia di una classe dirigente che non vuole morire mai. Ma dovrebbero prospettare anche un impiego dei vecchi, una loro utilizzazione. Negli altri paesi i leader sono giovani ma, in quelle nazioni, si è anche produttivi per un periodo molto più lungo. In Italia la politica è interpretata e percepita come “comando”, “potenza” e non come servizio utile per fare cose. Per questo, in genere, si rimane abbarbicati alla poltrona, talvolta a sprezzo del ridicolo, è ciò produce la “rottamazione”. Il passato e il presente di Firenze? Firenze dovrebbe ammettere di essere una “piccola” città con un grande passato. E comportarsi di conseguenza dismettendo i panni della retorica e indossando quelli /C.B. delle competenze, del merito e della concretezza.

N

on si sa mai abbastanza di una città, nemmeno se ci si nasce o ci si passa quel tanto di tempo che basta per sentirsi ormai “d’adozione”. E, questo, Valentina Rossi sembra averlo capito benissimo. Il suo libro “101 cose da fare a Firenze almeno una volta nella vita” (Newton Compton Editori, 288 pagg, 14,90 euro) non è esattamente una guida per turisti; piuttosto, un “vademecum” che pare fatto a posta per quei fiorentini “che danno un po’ per scontata la città, nonostante ne conoscano a menadito la storia” ma anche per chi, come lei – 38 anni, venti dei quali trascorsi a Firenze – è ancora capace di lasciarsi stupire dalla propria città, dai sui angoli più autentici. Alcuni dei 101 luoghi che l’autrice consiglia, infatti, anche per lei sono stati una sorpresa; “come il numero 60, la Sartoria Teatrale Fiorentina di Piazza del Duomo che, da centocinquant’anni, custodisce i costumi di scena delle più grandi opere teatrali e dei film che hanno fatto la storia del cinema”, spiega Valentina. Altri, invece, sono delle sue autentiche passioni. E, infatti, leggendo il suo libro, pare quasi di vederla gironzolare tra i banchi del mercato di Santo Spirito durante la Fierucolina o sporgersi dalla Torre della Castagna, in Piazza San Martino. 288 pagine di informazioni e dritte condite da interessanti note storiche – scovate navigando su internet e “uscendo di casa e facendo due chiacchiere con la gente” – che l’autrice è riuscita a trasformare in una guida agile e divertente, da tenere sempre a portata di mano. E dire che è iniziato tutto per caso. “Mi sono accorta che, tra le tante guide turistiche della collana Newton & Compton 101, ne mancava una: quella dedicata a Firenze. Così, ho contattato la casa editrice e ho proposto di scriverla, ma non pensavo minimamente che la mia richiesta sarebbe stata accettata”, commenta. Valentina, infatti, non è una scrittrice di professione. Eppure è forse la persona più adatta a descrivere la città in maniera non banale. Perché la conosce a fondo – ci vive stabilmente da quando ha lasciato Trento per studiare architettura – ma, soprattutto, perché per lei è una continua fonte di ispirazione, oltre che di studio (attualmente svolge un dottorato presso l’Università di Firenze). “101 cose” è il suo primo libro ma, potete scommetterci, /S.C. certamente non sarà l’ultimo.


cultura

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il peRsonaGGio. Poggipollini, storico chitarrista di Liga, sbarca a Prato per presentare il suo album

Capitan Fede: la vita tra palco e realtà Francesca Puliti

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uarantadue anni, fisico da ragazzino e mille e uno progetti in ponte. Il pubblico degli stadi lo conosce come Capitan Fede, storica chitarra del Liga, ma per i fan più fedeli è semplicemente Federico Poggipollini e non è solo chitarra, ma anche voce, autore dei testi e – da poco – attore, nel film Bar Sport, tratto dall’omonimo libro di Stefano Benni. Oltreché neopapà. Il 14 gennaio Poggipollini sarà al Keller Platz di Prato per promuovere il nuovo disco, Caos Cosmico Extra. Un periodo di grandi novità. Sì, è un periodo pieno di emozioni, non mi annoio di certo. Spero di tener botta, di andare avanti con lucidità, sono pieno di energia. Che personaggio sei in Bar Sport? Sono lo zingaro che guida l’autobus, colui che si accolla l’impresa di portare un intero bar in trasferta da Bologna a Firenze e perde la strada finendo in Svizzera. E’ un personaggio folle e ironico, mi è piaciuto molto interpretarlo. Per farlo ho dovuto anche imparare a suonare un po’ di violino. Avevi già recitato nel film di Ligabue Da zero a dieci, è un’esperienza che vuoi ripetere? Mi piacerebbe molto, fare l’attore non è solo una questione di immagine, c’è tanto lavoro dietro. Ma mi sono trovato bene con il regista Massimo Martelli e non mi imbarazzo dietro le telecamere.

E sul palco sì? No, a dir la verità neanche sul palco, ma sono gli unici due contesti della mia vita in cui non mi succede. Meglio sul palco con il Liga o da solo? Sono due esperienze completamente diverse, con Ligabue sono solo una chitarra, nell’altro caso esprimo un mio progetto. Ma non rinuncerei a nessuna delle due, insieme mi danno la totalità della

Dai Litfiba di El Diablo al suo disco, passando per i sold out di Ligabue

musica e lo stimolo a fare sempre cose diverse. Perché altrimenti cadere nella routine è un attimo. Invece in questo modo tra un tour e l’altro non sto mai fermo, porto avanti studi differenti e i miei dischi. Oppure scrivo canzoni per altri cantanti, ne ho scritta una anche per Bar Sport, ma finché il film non è montato non dico una parola di più. Hai iniziato con i Litfiba, com’è andata a finire? Ero giovanissimo, proprio all’inizio della mia carriera. Ho suonato con loro per tre anni, durante i

FedeRico poggipollini

quali abitavo a Firenze, in via Corridoni. E’ stata un’esperienza molto importante per me, anche perché sono arrivato nel momento in cui i Litfiba erano all’apice del successo, con El Diablo e Terremoto. Abbiamo fatto delle tournée incredibili.

Ma alla fine i Litfiba sono sempre stati solo Piero e Ghigo. Li sento ancora. E presto vorrei tornare a suonare a Firenze, magari riempire il Pala Mandela con il mio gruppo. E’ un sogno, ma potrebbe anche succedere.

DvD sotto l’alBeRo. Gli sketch di Andrea Muzzi per l’iniziativa di Unicoop

Battute e gag per fare del bene C

on una risata spesso si può fare del bene, non solo perché una battuta scanzonata può far dimenticare per un po’ i problemi di tutti i giorni. E’ il caso di Andrea Muzzi, celebre comico toscano e testimonial dell’inizitiva di Unicoop Firenze “Il cuore si scioglie”, che si adopera per aiutare i bambini in difficoltà disseminati per il mondo. Muzzi, che di mestiere fa il comito e l’intrattenitore, ha messo a disposizione alcune delle registrazioni del suo show televisivo Telebidone (in onda su Rete 37), per realizzare un simpatico dvd da mettere sotto l’albero tra i regali di Natale. L’obiettivo? Contibuire ad aiutare i bambini che vivono in

condizioni drammatiche, perchè parte del ricavato dalla vendita del dvd andrà ad incrementare il cospicuo gruzzolo che puntualmente Il cuore si scioglie va a donare a chi ne ha più necessità. “Sono orgoglioso di entrare a far parte di questo progetto, ero già testimonial dell’inizitiva e adesso, con il dvd, la collaborazione si amplia”, ha spiegato il comico. “Spesso mi capita di essere giù di morale perchè uno spettacolo non è riuscito come volevo o perchè il lavoro non è proprio come mi aspetterei, beh, sembrerà banale, ma ascoltando le storie di alcuni di questi bambini viene voglia di cambiare atteggiamento nei confronti della

vita. Quante volte è più grande di me un bambino che a soli sette anni va a lavorare per far sopravvivere i suoi fratellini?”. All’interno del dvd (che verrà distribuito a partire dai primi giorni di dicembre in tutti i centri Coop), chi lo comprerà potrà trovare alcune pillole tratte dagli ultimi due anni di messa in onda. “Da Le ultime notizie - spiega il comico - che è un tg satirico nel quale vengono interrotte tutte le trasmissioni per dare un finto scoop, fino a un’interpretazione del capolavoro del cinema ‘Indovina chi viene a cena’ dove l’intruso non è un ragazzo di colore ma io, juventino ad una /L.V.Z. tavolata di ultras fiorentini”.


FioRentina. Diego Della Valle è tornato a parlare. E lo ha fatto su tutto, in un lungo monologo

“Dovrete sopportarci ancora a lungo” Cristina Guerri

Quasi due ore per fare la cronistoria della sua avventura viola. “Quando siamo arrivati non c’era niente, abbiamo investito tra i 150 e i 170 milioni”. Poi sulla Cittadella: “Mio fratello ha detto che il discorso è chiuso e io lo ribadisco”

A

diego della Valle

ttorno al suo ritorno si era creata un’attesa spasmodica. Poi, quando l’ex patron della Fiorentina Diego Della Valle ha fatto il suo ritorno a Firenze, quell’attesa si è trasformata in un grande sospiro di sollievo. Quasi due ore di monologo per fare la cronistoria della sua Fiorentina, acquistata nell’anno 2002. “Era un pomeriggio piovoso, io e mio fratello rimanemmo meravigliati nel constatare che nessun imprenditore fiorentino avesse presentato un’offerta per quella Fiorentina”, racconta. Otto anni, quelli dei Della Valle, ricchi di investimenti. “Quando l’abbiamo acquistata non c’era niente. Ci siamo messi alla ricerca dei trofei e del nome che non ci volevano restituire. Abbiamo giocato in stadi che non erano da Fiorentina, con il Franchi sempre pieno, con un tifo incredibile. Roba da film, da applausi. E siamo arrivati all’oggi. A una società su cui abbiamo investito tra i 150 e i 170 milioni di euro. Con il bilancio che è tra i migliori d’Europa. Con un settore giovanile che ha solo 8 anni e che compete e vince contro altri che hanno 40 anni di lavoro”. Impossibile, per l’ex patron, non toccare l’argomento Cittadella. “Era un’idea per costruire qualcosa che potesse permettere alla Fiorentina di avere entrate aggiuntive e puntare allo scudetto, visto che al momento gli introiti, soprattutto quelli televisivi, sono immensamente diversi tra i club. Per essere trasparenti avremmo fatto una Fondazione con un nostro investimento iniziale di un miliardo di euro. In futuro avremmo ripreso solo quanto investito, il resto

sarebbe andato alla Fiorentina e quello che sarebbe arrivato in più lo avremmo destinato alle opere sociali per la città. Solo che parlare con il mondo della politica non è facile. Noi in realtà avevamo chiesto solo se a Firenze c’era un posto dove farla. Poi è cominciata la bagarre, siamo finiti in mezzo a un tritacarne e ci siamo sentiti quasi in imbarazzo. Siamo stati anche utilizzati come testa d’ariete da chi voleva portare la Fiorentina fuori città. Noi non porteremo mai via questa società da Firenze. Mio fratello ha detto che il discorso è chiuso e io lo ribadisco. Siamo noi che facciamo un passo indietro anche perché capisco che ci siano cose più importanti da fare in quell’area, come l’aeroporto, che è una grande occasione per rilanciare il turismo di questa città che non è più quella di trent’anni fa. Vedremo se avremo altre idee per la Fiorentina”. Della Valle ha poi parlato del momento non positivo che la squadra ha attraversato in questa prima parte di stagione. “A Natale faremo le nostre valutazioni per quanto riguarda il mercato. Ho visto che Corvino è stato messo un po’ sotto pressione. Non scordiamoci però che è la stessa persona che ha costruito la squadra che lo scorso anno ha fatto così bene in Champions”. Per poi chiudere con un concetto chiave: “Se c’è qualcuno di Firenze, una cordata di 4-5 imprenditori, all’altezza della Fiorentina, noi siamo anche disposti a farci da parte. Anche se non ci piacerebbe. Magari potremmo chiedere che una percentuale sia data ai tifosi. Comunque ho l’impressione che dovrete sopportarci ancora a lungo”.


sport

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il Bilancio. Si chiude un anno non facile per la squadra gigliata e i suoi tifosi

Da Ovrebo agli infortuni, addio 2010 Cristina Guerri

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ta per chiudersi l’anno 2010 targato Fiorentina. Un vero e proprio “annus horribilis”, forse il più negativo da quando i Della Valle sono al vertice della società. Risultati in chiaroscu-

ro, squalifiche, infortuni, ma anche ingiustizie (leggi Ovrebo). Andiamo con ordine. Era il 28 gennaio, al termine di Fiorentina-Bari, quando Adrian Mutu viene trovato positivo al controllo antidoping. Il rumeno, sospeso subito in via cautelativa, in seguito viene trovato positivo alla stessa sostanza (subutramina) anche

La squalifica di Mutu, l’esclusione dall’Europa, l’addio di Prandelli e l’arrivo di Mihajlovic tra i momenti cruciali

nelle analisi effettuate dopo la partita del 20 gennaio contro la Lazio in Coppa Italia. Una squalifica, quella di nove mesi inflittagli dal comitato Nazionale antidoping, che taglierà le gambe alla Fiorentina. Capitolo Ovrebo. Si giocava l’andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Bayern Monaco. Ad arbitrare la partita, quella sera del 17 febbraio, c’era un tale Tom Henning Ovrebo. Quell’arbitro, i tifosi viola non se lo dimenticheranno tanto facilmente. Perché fu lui, di fatto, a eliminare la Fiorentina dalla competizione, non vedendo (con la complicità del guardalinee Dag-Roger Nebben) un fuorigioco di due metri di Klose, attaccante del Bayern. Che segnò la rete della vittoria. Nella gara di ritorno la Fiorentina disputò un’ottima prestazione, ma non servì a niente: ai quarti di finale ci andò la squadra tedesca (che arrivò in finale, persa poi contro l’Inter). L’eliminazione dalla Champions coincide con l’inizio della fase calante della Fiorentina in campionato. I viola chiuderanno la stagione di Serie A con 17 sconfitte, classificandosi solo all’undicesimo posto in classifica. Niente Champions, niente Europa League. Intanto, il 30 marzo, Diego Della Valle di dimette dalla carica di patron a causa del clima di disapprovazione nei confronti della società. Il 3 giugno Cesare Prandelli lascia (dopo cinque anni) la guida della panchina viola per quella della Nazionale italiana. Corvino al suo posto

sceglie Sinisa Mihajlovic. Il tecnico serbo non sarà però tanto fortunato. Il 3 agosto perde infatti Stevan Jovetic dopo uno scontro di gioco con il compagno di squadra Bolatti. Per il giovane attaccante montenegrino la stagione finisce ancor prima di

iniziare. Quello di Jo-Jo sarà solo il primo di una lunga lista di infortunati (tra i più importanti quelli di D’Agostino, Montolivo, Felipe, Frey e Mutu). Infortuni che condizioneranno questa prima parte di stagione. A livello di risultati e prestazioni.

fOCuS Da agosto in poi non sono mancati i guai

Jovetic & co, quanti ko

C

hissà se Sinisa Mihajlovic, durante le vacanze di Natale, porterà tutta la squadra a Medjugorje, a far visita alla Madonna. Lo aveva proposto a inizio stagione, quando la lista degli indisponibili in casa viola cominciava a farsi pesante. “Ogni settimana perdiamo qualche pezzo”, diceva il tecnico viola a proposito dei tanti infortunati. Da Jovetic a Mutu, passando per Vargas, Babacar, Ljajic, Natali, D’Agostino, Pasqual, ancora Vargas, Gulan, Gilardino, De Silvestri, Bolatti, Zanetti, Vargas per la terza volta, Felipe, Avramov e Boruc, Montolivo e Frey. Quello del montenegrino è sicuramente il ko più pesante: lesione al legamento crociato anteriore e al legamento collaterale esterno del ginocchio. Stagione nemmeno iniziata la sua. Sale sul podio dei “top infortunati” anche Frey. Che per colpa di una rovesciata in allenamento

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ha riportato una distorsione del ginocchio con sollecitazione del legamento crociato anteriore. Per il francese, come per Jo-Jo, la stagione è praticamente finita. C’è poi Riccardo Montolivo e l’operazione alla caviglia per rimuovere un frammento osseo, causa di tutti i suoi dolori. Per non parlare poi di Juan Vargas e dei continui risentimenti all’adduttore, che l’hanno costretto a lavorare a ritmo ridotto per quasi tutta la prima parte di stagione. O di Felipe, che il 20 ottobre, durante un’amichevole col Fiesole Caldine, si procura una brutta distorsione al ginocchio con sollecitazione del legamento collaterale mediale. Chiude il discorso Adrian Mutu. Costretto a uscire anzitempo prima della fine del primo tempo in occasione di Fiorentina-Cesena, il Fenomeno riporta una lesione di primo grado della /C.G. giunzione miotendinea.

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Dicembre 2010

sport nel Valdarno

FIGLINE. La parola a Irene Gomiero, giovanissima schiacciatrice del Valdarno Volley

“Il mio sogno? L’A2. E restare qui” Lorenzo Mossani

Avvio di campionato con il botto per le pallavoliste allenate da Barbara Biagi.

P

Il segreto del successo? “Siamo unite dentro e fuori dal campo. Fosse per me

er molte persone è la sorpresa del campionato, per molti, per gli addetti ai lavori è solamente il frutto di un lavoro che possiamo definire finalmente “progetto”. Progetto che per una volta potrebbe cambiare in maniera definitiva il rapporto istituzioni-volley. Il Valdarno Volley è una società di professionisti che milita in B1 e forse questo cambiamento è sotto gli occhi di tutti: le conduzioni familiari delle società hanno portato solamente realtà effimere destinate a dissolversi in pochi campionati. “Sarà la realtà principale per tutti noi” commentò il sindaco di Figline Riccardo Nocentini alla presentazione della squadra. Ora, dalle parole bisogna passare ai fatti. Il “fenomeno” Volley Valdarno sta attraversando un momento magico: vittorie, bel gioco e tanto pubblico alle partite. Spalti gremiti e persone attaccate al vetro della palestra per vedere questo fantastico gruppo. Forse ci sarebbe bisogno di un nuovo impianto per permettere a tutti di seguire la realtà sportive più belle del Valdarno. “Sarebbe un sogno – dichiara la schiacciatrice Irene Gomiero un nuovo impianto permetterebbe ai nostro tifosi di starci ancora più vicini”. Qual è il segreto di questo inizio di campionato? Nessun segreto. Prima di tutto guardiamo a fine girone d’andata la nostra posizione in classifica, abbiamo fatto bene ma stare in vetta tutto il campionato non sarà facile. Vi sentite un po’ i riflettori puntati in faccia: siete tra le favorite… Ad inizio stagione non si sentiva parlare del Valdarno Volley come una delle possibile candidate alla promozione. San Mariano, Falconara e San Casciano erano le società più gettonate. Poi cos’è cambiato?

rimarrei a vita in questa squadra”. Magari con un impianto sportivo nuovo

Irene Gomiero

Abbiamo iniziato solamente a vincere, a far capire che siamo una squadra compatta e unita, dentro e fuori dal campo: forse è questo il nostro segreto. Spiegati meglio… C’è una tale sintonia in tutto il gruppo che è difficile spiegarlo a parole. Quando siamo in palestra Barbara Biagi ci dà gli input per crescere. E’ un’allenatrice che quando parla ti guarda negli occhi. Noi la stimiamo perché, oltre ad essere preparata tecnicamente, è una persona diretta: se c’è qualcosa che non va te lo dice in faccia senza girare intorno al problema. Quando siamo fuori, invece, siamo semplicemente un gruppo di amiche. Sei stata Nazionale Pre-Juniores, hai solo vent’anni, qual è il tuo sogno? Semplicemente rimanere a Figline. Fosse per me rimarrei a vita in questa squadra, e l’ho già detto alla società. Cosa ti ha colpito del progetto del club? La voglia di arrivare in A2 in due o tre anni è un bello stimolo. Non nascondo che siamo il cocktail giusto tra giovani ed esperte: siamo padrone del nostro destino. Mi piacerebbe conquistare questo obiettivo con tutte queste compagne e con la nostra allenatrice, secondo me adatta anche per l’A2. Il 19 dicembre c’è il derby contro San Casciano, voglia di far capire chi comanda nella provincia di Firenze? Il Bisonte è una grande squadra, ma non sento il derby. Credo solamente che in quella partita ci sia bisogno dei tre punti: lo ritengo uno scontro diretto.


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sport nel Valdarno

Dicembre 2010

LA STORIA. Simone Casati, rignanese doc e calciatore amatoriale da quando era bambino

“Oh capitano, mio capitano Renzi” Andrea Trapani

zioni nel Valdarno, mi ha portato a vivere a Santa Brigida l’esperienza che forse è stata l’apice della mia carriera calcistica”, afferma Casati. “Lì ho fatto 38 gol in due stagioni e soprattutto conservo il ricordo del gol più bello mai realizzato. Fu quello che significò la salvezza contro le Sieci, eravamo in 9 contro 11” . Le esperienze proseguono come gli aneddoti: si passa dall’esperienza a Dicomano fino a quella attuale al Chianti Nord ricordando i campionati a Greve in Chianti, il ritorno a Santa Brigida per toccare anche le Sieci e Rufina. Una storia praticamente senza fine e con la passione legata ai vari ricordi. “La passione è tutto, probabilmente non metterò mai le scarpette al chiodo”, afferma. E per essere sicuro di non farlo, oltre ad essere protagonista sui rettangoli di gioco, allena a Rignano anche i bambini di 6 e 7 anni ai primi calci. “L’ho fatto dal 2003 al 2007 e sono tornato a farlo pure quest’anno. Con loro è puro divertimento, devono vivere lo sport e il calcio come tale senza pensare ai risultati. Come faccio io stesso a 34 anni: ancora oggi quando segno ho le stesse soddisfazioni di quando ero piccolo, esulto come un pazzo sempre e comunque”. Il divertimento è tutto, parola di Casati.

S

imone Casati, rignanese, classe 1976, assicuratore e calciatore. Non un professionista, ma di più. Un amante del pallone, uno di quei tanti giocatori per passione mossi non dai soldi ma da quella voglia di correre ogni domenica dentro uno stadio che nasce quando si è bambini. Una voglia che a volte non smette mai. Prima studente, poi lavoratore: Casati è uno dei tanti esempi di chi ama il calcio per davvero. L’inizio fu, come per molti giovani, a 10 anni nella squadra del paese. Le prime tappe giovanili scorrono veloci fino all’esordio nella squadra il cui capitano era l’attuale Sindaco di Firenze, Matteo Renzi. “Eh sì, Matteo era il capitano della squadra Allievi. Lo fu fino a quando non decise di fare il corso per arbitri. Poi - dice sorridendo – abbiamo preso evidentemente due strade diverse. Io ho continuato a studiare e soprattutto a divertirmi dietro al pallone. Sono andato ad Incisa a fare gli Juniores, poi sono tornato a Rignano dove ho esordito in prima squadra nell’anno del ritorno in Promozione”. L’anno in cui, in amichevole, una coriacea Rignanese mise alle corde la Fiorentina di Ranieri, Batistuta e Rui Costa. “Giocai pure io quella partita, alla fine perdemmo ma passammo in vantaggio. Mi ricordo l’essere stato di fronte a Toldo”. La carriera continua e Casati inizia a vestire le maglie, come apprezzato centravanti, delle tante società che sono protagoniste nel nostre calcio dilettantistico. Due anni nell’Olimpia Palazzolo, poi Molin del Piano, Loro Ciuffenna e la Tro.Ce.Do. nell’anno dei 54 punti con mister Guarino. “Un lungo percorso che, dopo tante soddisfa-

CALCIO/1. Lo stadio, recentemente rinnovato, ha ospitato la Nazionale under 20

E gli azzurrini sbarcano al Del Buffa

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iornata storica per Figline Valdarno lo scorso mercoledì 17 novembre. Un’occasione che ha permesso allo stadio comunale di accogliere per la prima volta, per una gara ufficiale, le maglie azzurre della Nazionale in terra valdarnese. Le innovazioni, resasi necessarie dopo la parentesi della locale squadra gialloblu tra i professionisti, hanno trovato la loro prima importante apparizione dopo la sfortunata disavventura societaria che ha riportato il calcio figlinese tra i dilettanti. Dopo l’inaugurazione per la fine dei lavori dello scorso ottobre è arrivata così l’opportunità di far conoscere l’impianto al

grande pubblico. All’interno della decima edizione del Torneo “Quattro Nazioni”, infatti, la gara tra la nazionale italiana e quella tedesca si è svolta al rinnovato stadio “Del Buffa”. Gli azzurrini dell’Under 20, come ogni anno, sono impegnati nella manifestazione in cui le promesse di Austria, Germania, Italia e Svizzera si affrontano nel corso della stagione calcistica. La rappresentativa giovanile da Francesco Rocca, che ha conquistato i quarti di finale nell’ultimo mondiale 2009 in Egitto, ha mancato la qualificazione per il successivo dell’anno prossimo in /V.L. Colombia.


sport nel Valdarno

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danza. Guia Maza ha portato un po’ di Argentina in riva d’Arno

Una passione chiamata tango Andrea Trapani

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a passione per il ballo non ha confini. Anche in Toscana è molto forte, negli ultimi anni è cresciuto sempre più l’interesse nei confronti del tango. Il ballo argentino per eccellenza, tutelato anche tra i beni Unesco, è intanto sbarcato in grande stile anche nel territorio valdarnese. Merito di ciò l’impegno di “Valdarno Tango” e di Guia Maza, 34enne italo argentina, che ci racconta come è nato il tutto. “Innanzitutto grazie alla passione – ci spiega – che ho sempre coltivato assieme alle mie origini. Sono nata in Italia, ma ho vissuto in Argentina per alcuni anni: là è sbocciato l’amore per il ballo. Dopo Buenos Aires sono tornata in queste zone due anni fa, per l’esattezza a Cavriglia, e ho pensato di portare anche qua la possibilità di ballare il tango”. Un successo sempre crescente. “Sì, tanto che dopo che mi sono trasferita a Rignano l’ho esportato in nuovi luoghi. E’ stata l’occasione per ripetere l’esperienza allargando al contempo il numero di persone che si sono avvicinate al ballo. Un gruppo omogeneo che vede protagonisti giovani dai 20 anni fino ad adulti cinquantenni ed oltre”. Valdarno Tango è quindi un gruppo che si lega a varie associazioni e al territorio. “Esatto, siamo un gruppo di persone partito con un’esperienza condivisa che riguardava pochi appassionati che è aumentato sempre di più di

BASKET GIOCHI SPORTIVI STUDENTESCHI, PREMIATO L’ISIS VASARI Si sono svolte le premiazioni dei Giochi sportivi studenteschi edizione 2009/2010. La manifestazione, organizzata dal Coni Firenze e dall’Ufficio scolastico provinciale, ha visto in oltre tre mesi circa 12.000 studenti cimentarsi in varie discipline sportive. Durante la cerimonia sono stati consegnati premi e riconoscimenti a 38 istituti di scuole medie inferiori e superiori della provincia di Firenze che si sono classificati nei primi tre posti di ogni disciplina, tra cui la squadra di Basket Allievi dell’ISIS Vasari di Figline Valdarno che ha vinto il titolo assoluto nella propria categoria. CALCIO/3 COPPA ITALIA, LA RIGNANESE TRA LE PRIME 8 Prestigioso risultato raggiunto dalla squadra biancoverde di Rignano nella “Coppa Italia” riservata all’Eccellenza. La Rignanese, dopo aver battuto la Castelnuovese in 180 minuti pieni di emozioni, è entrata nei quarti di finale assieme a squadre di lunga tradizione come il Pisa Sporting Club, la Pistoiese, la Sansovino e l’Urbino Taccola. Nella doppia sfida del 10 e 24 novembre l’avversaria è stata l’Albinia.

numero superando quota cinquanta. Ora lavoriamo su San Giovanni Valdarno, Figline, Rignano e Incisa”, dice soddisfatta Guia Maza. Proprio ad Incisa, ogni due domeniche, c’è quello che può essere considerato l’evento clou dei corsi organizzati nelle varie sedi: nei locali della Casa del Popolo, infatti, viene organizzata una serata di ballo in cui arrivano ballerini da Firenze, Siena ed Arezzo. “E’ la serata in cui si uniscono le varie esperienze – spiega – ed abbiamo non solo ballerini ma anche cantanti che talvolta arrivano anche dall’estero”. Che futuro si prevede?

CALCIO/2. Arriva Banchelli e i gialloblu salgono in Aston

Il Figline si tinge di viola

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l Figline torna a colorarsi di viola e… ripartire in quarta. Si potrebbe riassumere così il frizzante mese di novembre per la nuova squadra gialloblu. Due le novità di rilievo in queste settimane: la prima è l’arrivo in Valdarno di Giacomo Banchelli, la seconda la presenza di un nuovo sponsor di prestigio. Partiamo dal centravanti che, a stagione in corso, punta a diventare il faro dell’undici valdarnese che sgomita per tornare grande nel difficile campionato di Eccellenza. Alle spalle di Banchelli un palmartes niente male: ha debuttato a soli 16 anni in Serie A con la maglia della Fiorentina prima di indossare, sempre nella massima serie, anche quelle di Cagliari ed Atalanta. Un “globetrotter” del calcio italiano che, dopo la bellezza di 17 casacche diverse, veste per la prima volta quella dei rinati GialloBlu. Novità anche sulla maglia figlinese, il logo Aston Martin – la nota casa automobilistica britannica – è andato infatti ad arricchire le vestigia della società. Un accordo importante che permette al direttore sportivo Emiliano Marianelli di guardare con maggiore fiducia al prossimo anno dopo un 2010 che non ha dato le

pillole

soddisfazioni sperate. In tal senso comunque, oltre al nuovo accordo e all’arrivo di Banchelli, c’è da segnalare anche l’inserimento in rosa del difensore Simone Olivieri. Intanto, lontano dai risultati sportivi, gli sportivi di Figline hanno manifestato nelle scorse settimane il proprio cordoglio e vicinanza all’ex tecnico Moreno Torricelli colpito da un grave lutto familiare, la morte della moglie Barbara. Per chi volesse ancora contribuire, la famiglia dell’ex calciatore ha fatto sapere che si può ricordare Barbara con una donazione all’A.I.L con causale progetto L.U.C.E - A.I.L /V.L. Firenze.

“La prospettiva è quello di uno scopo sociale, ossia creare una comunità di ballerini. Il tango è di per sé un ballo molto appassionante e porta ad avere molti appassionati”. A questo punto non manca che conoscere come mettersi in contatto con Valdarno Tango. “Gli appuntamenti di Incisa sono ripartiti il 14 novembre, mentre i corsi a Rignano (Circolo Arci) e presso Figline Danza sono già attivi”. Per gli interessati è a disposizione il sito internet http://valdarnotango.blogspot. com dove è possibile avere tutte le informazioni necessarie per iniziare a ballare.

CALCIO/4 ECCELLENZA, LA GRIGLIA CHE VALE LA SERIE D La Lega Nazionale Dilettanti, nei giorni scorsi, ha reso nota la tabella degli spareggi nazionali tra le seconde classificate nel campionato di Eccellenza dove ben due delle compagini valdarnesi, Figline e Rignanese, sono impegnate. Il primo turno ha visto l’abbinamento della seconda del girone B con la seconda del girone A del Lazio. In caso di vittoria trasferta in Abruzzo o ancora nel Lazio. TRADIZIONE IL CACIO DI SANTO STEFANO Torna il lancio del formaggio a Torri, la frazione di Rignano sull’Arno che ospita dal 2004 la manifestazione. L’appuntamento è per il 26 dicembre, il giorno di Santo Stefano in cui storicamente la popolazione si riuniva per festeggiare lanciando delle forme di Toscanello lungo la strada di collegamento a Sarnese. Questa pratica pian piano era andata in disuso ma, grazie al lavoro e all’impegno della locale associazione, è ripartita l’antica tradizione.


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Lettere e segnalazioni: tutto su www.ilreporter.it Lettere, segnalazioni, proposte, ma anche veri e propri articoli scritti dai lettori. Tutto questo ed altro ancora sul portale www.ilreporter. it. Tutte le lettere che non trovano spazio in queste pagine saranno pubblicate sul sito. E poi spazio ai commenti e alle vostre opinioni Via di BelgioioSo e il PaSSaggio degli aUToBUS Spett.le redazione de Il Reporter, vi invio una comunicazione firmata dalle persone residenti in via di Belgioioso in Firenze. Come potete vedere sono diverse le motivazioni che ci spingono ad opporci al posizionamento della fermata nella Ns. via ed anche all’incremento di traffico di autobus nella stessa. Motivi di sicurezza che se richiesto possiamo documentare con video..... evitiamo di ritrovarci con un incidente prima di intervenire. Motivi di inquinamento acustico e atmosferico dovuti ad una incomprensibile concentrazione di passaggi di linee in una sola via. Come si può vedere siamo pochi abitanti che devono sopportare il passaggio di molti autobus. Richiediamo lo spostamento del passaggio di linee in vie dove riteniamo si produca un impatto negativo inferiore sulla qualità della vita degli abitanti. Riteniamo che una fermata debba essere posizionata vicino a chi ne usufruisce, quindi vicino a concentrazioni di abitanti come i grandi condomini e non davanti ad una casa unifamiliare ed in una via con poche abitazioni e al massimo di due piani. Pensiamo che i Ns. amministratori locali a parole vantino il dialogo come forza della Ns. società: è questo che chiediamo ad Ataf, un dialogo che ci permetta di soddisfare le esigenze di tutti: in via di Belgioioso, circa a metà, è stata posizionata una nuova fermata di autobus Ataf, adiacente al passo carrabile a servizio dell’autorimessa degli abitanti al n.6 e dell’adiacente passo carrabile a servizio di una strada privata con numerosi utilizzatori, residenti ai numeri da 8 a 12. Tutto ciò provoca dei problemi di manovra a coloro che nel rientrare nei loro parcheggi devono sorpassare l’au-

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Dicembre 2010

tobus, in sosta alla fermata, o aspettare che riparta, con relativo aumento del traffico nella strada; inoltre la fermata copre la visuale alle auto che uscendo dai passi carrabili si trovano in difficoltà aumentando il rischio nell’immissione nella strada. Questo breve tratto di strada già sopportava un consistente passaggio di autobus che dal viale Ojetti, girando in via di Belgioioso, incrociano delle strisce pedonali ed invadono la corsia di marcia proveniente in senso opposto, con rischio per le auto che sopraggiungono. Molte volte infatti chi percorre la via per immettersi in viale Ojetti deve fermarsi e lasciare che l’autobus completi l’immissione in via di Belgioioso, altrimenti lo scontro frontale è inevitabile. Adesso, con ulteriori linee che transitano, il rischio di incidenti è ancora maggiore. Si deve anche considerare, che la fermata di un autobus, ed il relativo passaggio di linee, situata in una strada breve come la via Belgioioso, comporta che al momento dell’immissione nella via, l’autobus acceleri e subito dopo alcuni secondi compia una frenata decisa (con relativo stridio di freni) alla fermata; alla ripartenza una rumorosa accelerazione e di nuovo, trascorsi un paio di secondi, una nuova frenata (con ancora stridio di freni) per lo stop all’immissione in Piazza Fardella; tutto ciò provoca un notevole disagio di rumore per gli abitanti ed un incremento di inquinamento atmosferico. Non ultimo si deve riflettere sul fatto che la linea 17b adesso transita da via Lungo l’Affrico e gira in una stradina di collegamento con il viale Ojetti, per immettersi subito dopo nella via Belgioioso, anche tale percorso è a parere degli scriventi causa di pericolosità, per la manovra che l’autobus compie nell’immissione nello stesso viale Ojetti. Vorremmo anche far presente il fatto che via Belgioioso è una strada secondaria, poco conosciuta, e scomoda da raggiungere per le persone. Sarebbe preferibile una fermata in Piazza Fardella nella parte destra dove si trova una zona rettilinea che potrebbe andar bene per una fermata, certamente più comoda e un riferimento più conosciuto da raggiungere sia dalla scuola che dai cittadini della zona ed anche dai turisti dell’Ostello della Gioventù. Chiediamo inoltre di poter prendere in considerazione il passaggio di almeno una linea da via D. G. Verità, dove i problemi di rumore ed inquinamento sarebbero molto meno avvertiti dalle abitazioni, essendo interne alla strada e dalla parte opposta essendoci il giardino della scuola. Inoltre potrebbe essere utile una fermata vicino al distributore. I sottoscritti con la presente intendono richiedere: - la soppressione della fermata in via C. di Belgioioso; - la revisione delle linee che attualmente transitano in via Belgioioso. Grazie per l’attenzione e porgo distinti saluti. Giacomo Giannelli ed i residenti in via Belgioioso

elogio della TraMVia... Ho letto la lettera, firmata senza nome, riportata nella rubrica “Dico la mia” del mese di novembre “Tramvia e traffico in San Jacopino” e credo si commenti da sola, ciò in quanto il lettore afferma che il traffico nella sua zona, dopo l’entrata in funzione della tramvia, non risulterebbe ridotto. Infatti mi domando come un mezzo che collega una zona del tutto diversa e distante da quella indicata dal lettore possa contribuire ad alleggerire il traffico in San Jacopino. Per quanto attiene infine l’utilità del mezzo, invito il citato lettore a domandare un parere a coloro che abitano nelle zone servite dalla tramvia e circa l’affluenza, escluso l’orario di minor intensità del flusso dei viaggiatori, quando peraltro le corse permangono molto frequenti, le vetture risultano ben utilizzate. Per quanto mi riguarda, io utilizzo regolarmente la tramvia che, contrariamente a quanto accadeva con il bus, mi consente di raggiungere il centro in tempi brevi e certi. Cordialmente, G. Degl’Innocenti ...ed elogio dei MoTorini Gentile redazione del Reporter, scrivo dopo aver letto l’interessante articolo intitolato “I motorini? Hanno pure un sindacato” di Annalisa Cecionesi sul Reporter di novembre. Io, che ormai ho quasi sessanta primavere sulle spalle, sono uno delle migliaia di fiorentini che si sposta solo con il motorino. Lo uso tutti i giorni per andare e tornare da lavorare (attraversando quasi tutta la città, perché abito a Gavinana e lavoro a Novoli) e per fare tutti gli altri spostamenti che devo fare, per lavoro e per piacere. Qui devo spezzare una lancia a favore di chi si muove in motorino: pensate a come sarebbero intasate le strade se tutti quelli che usano lo scooter prendessero invece l’auto. Sarebbero impercorribili, con il traffico insostenibile. Anche perché, andando a lavorare, mi capita di vedere che nella stragrande maggioranza delle macchine c’è una persona sola a bordo. Penso che così non si può andare avanti, ci vuole un cambio di mentalità: perché queste persone, a parte ovviamente gli anziani e quelle che hanno problemi, non usano l’autobus o la tramvia? Perché non provano anche loro ad andare in motorino, o se devono fare poca strada, in bicicletta? Mi fa rabbia, tutte le mattine, vedere le strade e i viali intasati da macchine che hanno una sola persona a bordo, che magari usano l’auto per fare pochi metri. Io penso che i politici devono rendersi conto di quanto i motorini sono importanti per non bloccare tutta Firenze, anche perché molti fiorentini lo hanno già capito, sanno che questo ormai è l’unico mezzo privato con cui è possibile spostarsi in città (se andate in altre città d’Italia e d’Europa vi renderete conto che non ci sono altre città che hanno lo stesso numero di motorini di Firenze, chissà perché). Insomma, i po-

litici devono capire che a Firenze i motorini sono importanti e vanno protetti. Le cose scritte nell’articolo di Annalisa Cecionesi sono giuste, io che mi muovo tutti i giorni in motorino sono d’accordo, servono asfalto nuovo e parcheggi, anche perché spesso i parcheggi per motorini sono occupati dalle macchine senza che si veda mai una multa, mentre magari un motorino che non trova spazio nel parcheggio perché c’erano le macchine e viene messo un po’ più avanti la multa se la prende. Infine sono d’accordo col signore che vi aveva scritto una lettera un po’ di tempo fa, che diceva che secondo lui le corsie preferenziali dovrebbero essere aperte anche ai motorini; anche io la penso così, sarebbe un sistema per liberare ancora di più le strade dal traffico, e senza intralciare gli autobus, perché i motorini non fanno code e non intralciano le strade. Volevo dire solo questo: più attenzione dei politici per i motorini!! Vorrei vedere che confusione ci sarebbe a Firenze senza di loro!! Grazie per l’attenzione e continuate così, il vostro è davvero un giornale ben fatto! Michele MUlTe dal BUS SUlle PreFerenZiali, “CoMe Vedere il PerMeSSo inValidi?” Gentilissimo Direttore, leggendo con attenzione l’articolo a firma Francesca Puliti, ho preso visione delle dichiarazioni del sig. Filippo Bonaccorsi il quale indicando che l’autista, una volta vista la presenza di un auto nella corsia preferenziale davanti a lor schiacciando un bottone farà di fatto scattare la multa di euro 80 e, trascrivo testualmente, aggiunge “Saremo al sicuro da eventuali ricorsi”. Si è mai posto “qualcuno” il problema che il permesso invalidi si trova normalmente sul cruscotto anteriore posizionato in modo da essere visto dagli agenti di polizia municipale e in quella posizione si trova anche il legittimo telepass? Non crede che una sanzione pecuniaria possa essere sicuramente contestata visto che l’autista sicuramente vede un “intralcio” davanti, ma un intralcio con autorizzazione? Le richiedo, gentilmente, sperando di non rubarLe del tempo, una risposta, anche perché purtroppo io mi potrei trovare in quelle condizioni avendo in famiglia un portatore di handicap al 100% e vivo nel centro storico di Firenze. Cordialmente la saluto ringraziandola per la Sua eventuale disponibilità a fornirmi una risposta. Maurizio Fornari Gentile signor Maurizio, la questione che lei pone nella sua lettera è senz’altro giusta. Penso – anzi sono sicuro - che questa, come altre possibili eccezioni, sia stata presa in considerazione da Ataf, ma pubblico volentieri la sua lettera in modo che chi di dovere possa prendere atto della preoccupa-


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43 zione sua e di chi si trova nella sua stessa condizione. M.F.

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Viale dei BaMBini, il PUnTo di ViSTa di CHi Ha Un Cane

Spettabile Redazione, leggendo l’articolo sul Viale dei Bambini pubblicato ne “Il Reporter Q4 n.88 del 2 novembre 2010”: “Viale dei Bambini, proteste dei “grandi”” a pag. 3, chiedo che per una volta venga affrontato il problema non solo dal punto di vista degli anziani, non solo delle mamme che portano i bambini a giocare, ma anche da quello di coloro che hanno la fortuna di avere un amico a quattro zampe in casa, punto di vista spesso non affrontato e, soprattutto, non richiesto, come si evince dall’articolo pubblicato, poiché troppo “scomodo” per il quartiere. Nell’articolo mamma Letizia afferma che vi è un’enorme area per cani, e Renzo Pampaloni, presidente della commissione Assetto del Territorio del Quartiere, asserisce che l’area è aperta da agosto dalle 8.00 alle 22.00. Partendo dal presupposto che il concetto di “enorme” è un concetto puramente relativo, vorrei ricordare che l’area cani sorge su una superficie di non più di 150 mq dove, neanche un anno fa, non vi era assolutamente niente: era uno spazio totalmente inutilizzato poiché sotto il sole d’estate, vicino alla strada e lontano dai giochi per bambini. Inoltre, nonostante i cani, come tutti gli esseri viventi, abbiano necessità di effettuare i loro bisogni anche la sera dopo cena, e che noi padroni, dovendo andare a lavorare, dobbiamo uscire di casa anche prima delle 8.00 del mattino, vorrei ricordare al presidente che l’orario di apertura è dalle ore 8.00 alle ore 20.00. La signora Giuseppina afferma invece che avrebbe preferito un’area riservata ad anziani e bambini: sicuramente non sbaglio affermando che all’inizio del Viale dei Bambini, venendo da Piazza dell’Isolotto, passato il campino della Parrocchia, sulla destra, vi sono le vecchie “baracche verdi” che ospitano tutto il giorno gli anziani e permettono loro di ballare, di giocare a carte sui tavoli disponibili, forniscono un bagno in caso di necessità ed un caffè da gustare in compagnia. Proprio lì davanti, da poco ristrutturato, il parco per i bambini. Nonostante questo, un parco per bambini non andrebbe bene alle persone che abitano nei palazzi accanto all’area cani: i bambini urlano, piangono, ridono, parlano a tutte le ore, un po’ come i cani!!! Per non parlare delle chiacchiere delle mamme!!! Sono poi puramente d’accordo per il problema della pavimentazione, dei troppi bisogni dei cani lasciati ovunque, della necessità di evitare l’ingresso dei motorini e delle auto all’interno del Viale, ma cerchiamo di concentrare l’attenzione sulle vere necessità invece di accusare senza conoscere. Grazie per l’attenzione, cordiali saluti, Emanuela Marini

Cara Emanuela, la zona cui lei si riferisce, quella intorno a viale dei Bambini, nel quartiere 4, non è l’unica dove, nel corso del tempo, si sono registrate frizioni e incomprensioni tra chi ha un cane e chi non lo ha. Spesso, semplicemente, perché gli stessi spazi vengono guardati e considerati da due punti di vista differenti, senza lo sforzo necessario di mettersi, seppur per un attimo, nei panni di chi ha necessità diverse dalle proprie. Il nostro giornale, anche in passato, si è spesso (e molto volentieri) occupato della vita degli amici a quattro zampe e dei loro padroni, dando frequentemente voce – come in questo caso – alle richieste di chi parla anche a nome del proprio animale. Che ha esigenze, bisogni e anche diritti spesso sconosciuti a chi invece non possiede un cane. È giusto, e doveroso, che in città, in ogni zona della città, senza dover spostarsi per chilometri, vi siano spazi dedicati ai cani, e che questi spazi tengano conto delle esigenze degli animali. Ed è giusto, da parte dei loro proprietari, richiederli laddove ancora non sono presenti, o far sentire la propria voce quando queste aree non sono pensate in modo corretto e funzionale: solo chi ha un cane, chi lo porta fuori tutti i giorni, può conoscere quello che serve, quello che non va e quello che deve essere migliorato, e ha tutto il diritto di chiederlo a chi di dovere. Spazi, orari, dislocazione e sistemazione delle aree per cani: sono questi, e altri, gli elementi da tenere in considerazione quando si predispone uno spazio per questa funzione, da rivedere e correggere qualora ve ne sia la necessità. C’è poi un altro discorso da fare, completamente differente, che è quello dello sporco per strada. Discorso legato esclusivamente all’educazione e al senso civico dei padroni (o meglio alla loro mancanza): spesso – e sbagliando – i cani vengono visti da qualcuno di cattivo occhio proprio da chi si trova, ogni giorno, a dover fare continui “slalom” sul marciapiede per non pestare i bisogni lasciati qua e là, ma è evidente che i colpevoli in questo caso sono soltanto i proprietari, e non certo gli animali. E anche questo, l’educazione dei padroni, è un elemento fondamentale per la convivenza in città tra persone e animali. Così come lo è un ultimo aspetto: il rispetto. Senza cui (e non solo in questo caso) tutto diventa molto, molto più complicato. Rispetto delle strade e di tutti gli abitanti da parte di chi ha un cane, ma anche rispetto da parte di tutti gli abitanti per gli animali e le loro esigenze: così, e soltanto così, questa questione smetterà di essere ciò che non è, ovvero un problema. Perché la città è grande abbastanza per tutti. Matteo Francini

Via i CaSSoneTTi della CarTa in CenTro: “Bene, Ma...” Vi scrivo perché ho un problema. Abito in via Palazzuolo ormai da molti anni, e a parte tutte cose e i problemi che tutti conoscono già di questa strada (i negozi e gli internet point gestiti da stranieri, la confusione soprattutto la notte) da un po’ di tempo c’è una novità. Il Quadrifoglio ha tolto in tutte le vie vicine i cassonetti della carta, e un po’ di tempo fa a casa ci era arrivato un foglio dove si annunciava questo cambiamento e si diceva che la carta e il cartone vanno messi fuori dal portone una volta alla settimana e che passano loro a prenderli. Sono stato molto contento di questo cambiamento, mi sembra molto meglio, non bisogna più arrivare fino ai cassonetti a portare tutta la carta, che quando è tanta è pesante, e ci sono meno cassonetti in giro, che oltre a essere brutti fanno anche sporco, perché la gente va dietro a farci i loro bisogni. Insomma, così è molto più comodo, e devo dire che funziona, perché quando si mettono i sacchetti con la carta fuori dalla porta all’ora giusta poi vengono subito a prenderli. L’altro giorno, però, camminando in via Il Prato ho visto che accanto ai cassonetti rimasti, quelli normali, c’erano un mucchio di scatole di cartone. Allora ci ho fatto caso, e ho visto che questo succede spesso; la carta, soprattutto scatole di cartone, vengono lasciate accanto ai cassonetti normali forse da chi non sa che c’è un giorno apposta per la raccolta della carta. O forse sono i ristoranti e i bar della zona che lasciano le scatole vuote accanto ai cassonetti, visto che quasi tutte le scatole sono di confezioni di bottiglie? Ma la raccolta porta a porta funziona anche per i ristoranti o loro possono mettere i loro rifiuti di carta accanto ai cassonetti? Sennò sarebbe inutile che li hanno tolti, perché così il paesaggio è più brutto di prima. Il Quadrifoglio non potrebbe controllare? Un abitante di via Palazzuolo la “SCoMParSa” della Targa di largo BUrZio Sono un abitante di Via S. Biagio a Petriolo e quotidianamente passando in Via Piemonte angolo Via del Camposanto vedo tutta l’area compresa fra Via Piemonte e Via della Stazione delle Cascine coperta di erbacce. Nella zona era stato realizzato da parte dell’autorità comunale un vialetto-circuito, delle recinzioni per orti e recentemente due vasche dove l’acqua defluisce in continuazione da una all’altra sostenendo delle spese non indifferenti. Il largo che è stato creato era stato intitolato al compaesano “Giorgio Burzio”, la targa è scomparsa!!! Ma il nuovo piano regolatore che prevedeva l’inizio di una nuova strada di scorrimento verso il centro cittadino che fine ha fatto? Alfredo Manetti

la “lUnga aTTeSa” di PiaZZa delle CUre Buongiorno, visto che siete l’unico giornale che parla dei problemi veri che ci sono nel quartiere, e visto che molte persone vi scrivono per dirvi i problemi delle loro strade, ho deciso di scrivervi anche io, anche se ormai ho perso le speranze che un giorno si possa risolvere il problema che sto per dirvi. Tutte le mattina, per andare a lavoro, faccio in macchina via Faentina, e tutte le mattine è sempre la solita musica. Ci sono code lunghissime che a volte partono anche dal Lapo, e uno deve partire di casa un’ora prima per arrivare a lavoro in tempo. Il problema c’è da tanto tempo, ma ancora nessuno l’ha risolto. È piazza delle Cure, che messa così ormai non va più bene. Tante volte ho letto, anche sul Reporter, di nuovi progetti, ma poi non se ne parla più e piazza delle Cure resta sempre uguale. Per me, ma anche per molte altre persone che conosco e che la pensano come me, i problemi principali sono due: le strisce subito prima della piazza e le macchine parcheggiate in doppia fila. La prima cosa sono le strisce: le persone che attraversano bloccano tutto il traffico, e si creano rallentamenti e code in tutta via Faentina. Per carità, io non dico che le persone non devono attraversare, però le strisce andrebbero messe da un’altra parte, non proprio in fondo a via Faentina, che già è rallentata dai semafori e da tutte le macchine che ci passano. Dovrebbero essere spostate da un’altra parte, o sennò andrebbe fatto o un sottopassaggio o una passerella per fare attraversare la gente. Sarebbe anche più sicuro, perché a volte le macchine e i motorini superano l’autobus fermo alla fermata proprio prima delle strisce, ed è pericoloso. Io non so se il sottopassaggio (che c’è già, magari si potrebbe allungarlo) o la passerella si possano fare, ma sicuramente ci si dovrebbe pensare. E poi ci sono le macchine parcheggiate in doppia e tripla fila in piazza delle Cure: lo so che la mattina c’è il mercato e che la gente si ferma due minuti per comprare la frutta, però così non si può andare avanti. A volte ci sono anche i vigili, ma la situazione non cambia molto. A me piace molto il mercato di piazza delle Cure, ci vado anche io a comprare la frutta e la verdura, ma andrebbe sistemato tutto in modo diverso, e soprattutto andrebbe fato un parcheggio per i clienti. Il mercato avrebbe più clienti, e le macchine non parcheggerebbero in doppia fila facendo tutte quelle code. Perché non viene fatto nulla? Altre piazze hanno avuto i cambiamenti che servivano, ora si dovrebbe fare qualcosa per piazza delle Cure, che aspetta da molto tempo. Grazie per pubblicare le lettere dei cittadini, è importante perché così c’è la possibilità di parlare dei problemi delle persone. Cordiali saluti, Renato R.


segnalazioni a redazione@ilreporter.it

Figline Concerto di Natale 23 dicembre Teatro Garibaldi Appuntamento con il tradizionale concerto di Natale, per l’antivigilia, al Teatro Garibaldi. Quest’anno il protagonista sarà il tenore Leonardo Caini, con il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. Per il terzo anno consecutivo la stagione concertistica del Garibaldi ha fatto registrare il massimo numero di abbonamenti sottoscritti (204). Per informazioni sui biglietti è possibile recarsi alla biglietteria del Teatro (piazza Serristori) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Prezzi a concerto: 12 euro poltrona numerata di platea (ridotto 9 euro), 9 euro per il posto nel palco numerato (ridotto 7 euro). Medioevo per immagini 18 dicembre Ridotto del Garibaldi Prosegue il ciclo di conferenze Medioevo per Immagini, che porta ogni mese a Figline illustri personaggi del mondo dell’arte e della cultura. Sabato 18 dicembre sarà la volta di Giuliano Pinto (ore 16.30), professore di Storia medievale all’Università di Firenze, che illustrerà i grandi cantieri edilizi ai tempi di Dante e Boccaccio. Reggello Bigazzi e l’oro verde 4 e 11 dicembre Luoghi vari Torna protagonista l’olio di Reggello. Dopo l’anteprima della 38esima edizione della Rassegna

dell’olio extravergine d’oliva che si è tenuta a Firenze, in piazza Santa Croce il mese scorso, l’oro verde rincasa nel Valdarno per una serie di altri appuntamenti. Fra i vari appuntamenti in programma, il convegno sul tema “Olio e Salute – Dieta Mediterranea”, che si svolgerà a Reggello il 4 dicembre e vedrà la partecipazione di Beppe Bigazzi e del Consiglio dei Ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Reggello oltre ad esperti nutrizionisti. La Rassegna si conclude, con un ritorno a Firenze, l’11 dicembre, per una serata a base “dell’Oro verde di Reggello” al Teatro del Sale, dove si esibirà la Filarmonica “Giuseppe Verdi” e l’Associazione Musicale “Giovanni da Cascia” . Rignano Cena in mantella 31 dicembre Fattoria di Castiglionchio Veglione in salsa medievale alla Fattoria di Castiglionchio, il 31 dicembre. L’inizio del nuovo anno si attenderà in mantella e abiti in tema, sul tavolo pietanze ispirate ai cibi dell’epoca, per gustare a pieno i sapori del Medioevo. Info: tel. 055 8303169; info@ castiglionchio.it. Spettacoli Ben 10 live 4 e 5 dicembre Mandela Forum Ecco arrivare Ben10 sui palcoscenici europei in un entusiasmante live show ispirato alle serie televisive di Cartoon Network su “Ben 10”, personaggio di culto e eroe che ha scatenato tra

i giovanissimi di tutto il mondo la Ben 10 mania! Il pubblico sarà catapultato e coinvolto in uno spettacolo adrenalinico, ricco di emozioni, effetti speciali, acrobazie mozzafiato, battaglie e musiche avvincenti, e potrà incontrare dal vivo proprio Ben 10 che regalerà un’avventura elettrizzante. Concerti

dell’equipaggio si sono tristemente accorti che il prezioso carico, costituito interamente da energia musicale, si è completamente esaurito. Lentamente, i Voca People stanno imparando a conoscere gli strani abitanti, le bizzarre abitudini e la bella musica del Pianeta Terra. Solo con l’aiuto del pubblico potranno infatti ricaricare musicalmente la loro navicella, e quindi ripartire.

Fabri Fibra 11 dicembre Saschall

Malika Ayane 21 dicembre Teatro Verdi

Fabri Fibra torna al suo pubblico a 2 anni di distanza dall’ultimo “Bugiardo Tour”: la tournée, arrivata dopo il successo degli album “Tradimento” e “Bugiardo” (entrambi schizzati ai vertici delle classifiche), con quasi 70 concerti in tutta la penisola, ha registrato ovunque il sold-out. Un vero e proprio trionfo per questo artista, che ha così coronato un percorso che l’ha imposto come il rapper italiano più amato (e al tempo stesso “odiato”) dal pubblico.

“Grovigli Special Tour Edition”, anticipato dal nuovo singolo “Thoughts and clouds” (in radio dall’8 ottobre scorso), coinvolge e appassiona. Otto i brani in versione live, tra cui “Sospesa”, “Come Foglie”, “Feeling Better” e “Ricomincio da qui” a cui si aggiungono i contenuti speciali ed inediti del backstage dello spettacolo tenuto a Roma. Ad affiancare Malika Ayane nel tour una band con la quale la cantante ha ormai raggiunto una grande alchimia: Giulia Monti al violoncello, Stefano Brandoni alla chitarra, Marco Mariniello al basso, Carlo Gaudiello alle tastiere, Phil Mer alla batteria, Chris Costa e Marco Guerzoni ai cori.

Voca People 15 dicembre Saschall I Voca People arrivano dal pianeta Voca con un incredibile spettacolo teatrale che combina suoni vocali, cantato a cappella e la moderna arte del beatbox, che imita i suoni di una intera orchestra. Lo spettacolo è un’esperienza indimenticabile che miscela una maestria musicale superiore ad una buona e sana dose di umorismo. La navicella spaziale dei Voca People é recentemente atterrata sullo sconosciuto Pianeta Terra, e solo allora i componenti

la mostra

Uffizi, Figline. Masaccio sbarca a Palazzo Pretorio I

l Masaccio torna a casa. E porta con sé alcuni tra i più grandi maestri dell’arte pittorica fiorentina del ‘200. Palazzo Pretorio si trasforma in una piccola Galleria degli Uffizi e ospita, fino al 16 gennaio, 22 opere provenienti da varie chiese del territorio, da collezionisti privati e dagli Uffizi stessi. Con “Arte a Figline. Dal Maestro della Maddalena a Masaccio” è possibile abbracciare con un solo sguardo gli esemplari più significativi delle forme artistiche, in particolare pittura e scultura, sviluppatesi proprio a Figline e dintorni tra la seconda metà del Duecento e la prima del Quattrocento. Dal Maestro della Maddalena al Maestro di Varlungo, uno dei primissimi seguaci di Giotto. Tra le opere esposte spicca il San Cristoforo di Bicci di Lorenzo, la

Madonna col Bambino di Lorenzo Ghiberti, il Trittico di San Giovenale di Masaccio. Oltre alle opere esposte in Palazzo Pretorio sarà possibile ammirare anche la “Madonna in trono col Bambino, angeli e i SS. Elisabetta d’Ungheria e Ludovico di Tolosa” del Maestro di Figline, presso la Collegiata di Santa Maria, in piazza Marsilio Ficino e gli affreschi tre-quattrocenteschi della Sala del Capitolo e del transetto e gli affreschi di Francesco d’Antonio nella controfacciata della Chiesa di San Francesco. Insomma un esempio di “cultura diffusa”, come ha definito questa mostra il presidente della Provincia Andrea Barducci. E l’occasione per riscoprire la bellezza che questo territorio ha prodotto e diffuso. Per di più, con ingres/F.P. so libero.

Randy Crawford e Joe Sample trio 22 dicembre Teatro Verdi Torna la coppia romantica del Soul Jazz. La voce di Randy e il piano di Joe si fondono in un nuovo capitolo di un sodalizio quanto mai azzeccato e dal risultato coinvolgente. Randy Crawford iniziò la sua carriera cantando nei club, da

Cincinnati a Saint-Tropez, ma diventò famosa nella metà degli anni settanta a New York, dove ebbe occasione di cantare con jazzisti del calibro di George Benson e Cannonball Adderley e di frequentare artisti come Bootsy Collins, Johnny Bristol, Quincy Jones, Al Jarreau. Mostre Ruggito. Antonio Ligabue Fino al 16 gennaio Galleria d’arte moderna Palazzo Pitti Una mostra incentrata sulla tematica degli animali, in particolare belve colte in scene di lotta e aggressioni - la Vedova nera, il Leopardo, Gatto selvatico con nibbio, Tigre assalita dal serpente – e numerosi autoritratti in cui Ligabue mostra il proprio volto in tutti gli aspetti del dolore fi sico e psichico: 80 opere esposte, veri capolavori di intensa forza espressiva e di prorompente energia cromatica. Giulia Napoleone Fino al 9 gennaio Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi La luce, i suoi effetti ottici, la traccia lasciata da alcune foglie sulla lastra, moduli geometrici reiterati, microstrutture molecolari, i peli del manto del proprio cavallo che diventano spirali, o l’infinitamente grande della sfera celeste. Sono questi i motivi dell’arte di Giulia Napoleone (Pescara 1936), che ha donato al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi un nucleo significativo di proprie opere, realizzate in un arco temporale trentennale, compreso tra il 1963 e il 2003.


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