Il Giornale del tuo Quartiere
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Periodico d’informazione locale. Anno VI n.9 del 1 febbraio 2012. N° reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10
PRIMO PIANO
PortAFoGlio
FEBBRAIO 2012
Quei soldi da fotografare Andrea Muzzi*
L’ L’EURO, 10 ANNI DOPO Nel 2002 l’addio alla lira, ma qualche anno prima da noi era arrivato l’antenato della moneta unica PAG.14
TRA I SENZATETTO Storie, scelte e difficoltà dei clochard che si incontrano passeggiando in centro PAG.2
SPort
Santa Croce, problemi “quattro stagioni” PAG.3
La mobilità? Cambia così
l’inchiesta
di Buti - Squarcialupi
T
MISTER “FUTURO” Tra le tante incognite sul domani della Fiorentina, l’unica certezza sembra Delio Rossi PAG.28
COMPLEANNO SULL’ARNO La Canottieri Firenze ha festeggiato i suoi 125 anni di vita, tra vecchie glorie e un presente fulgido PAG.31
utto, si può dire, ebbe inizio giusto due anni fa. Il 14 febbraio 2010, con il taglio del nastro della T1, i fiorentini (ri)scoprirono il tram. Oggi, mentre la prima linea festeggia il suo compleanno, per Firenze è già tempo di pensare alla seconda e alla terza, di linee. E non sono tutti pensieri rose e fiori. Perché se, come ha dimostrato Sirio-capitolouno, una volta in marcia il tram è capace di ridurre – e notevolmente – traffico e tempi di percorrenza lungo le tratte
interessate, è anche vero che i binari devono essere sistemati, e quando si parla di lavori la situazione si complica. Soprattutto se il rischio è quello di una sovrapposizione dei cantieri per le due linee, con tutte le conseguenze per la viabilità. Ma non è questo, al momento, l’unico pensiero che turba i sonni degli automobilisti fiorentini: c’è anche il caro benzina, infatti, a preoccupare. Almeno in questo caso, però, qualche PAGG.10-11 rimedio c’è.
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euro compie solo dieci anni eppure a me sembra una vita che ci fa penare! Ci sono delle banconote che io non ho mai visto. Per esempio, chi fra di voi ha mai visto una banconota da 500 euro? Io anni fa ne ho vista una, le ho fatto una fotografia! La banconota da 500 euro è una rarità, infatti è viola perché capita di vederla con la stessa frequenza con cui la Fiorentina vince lo scudetto: una volta ogni 50 anni. La lira invece aveva delle banconote che si caratterizzavano per la loro grandezza. Vi ricordate la banconota da 10mila lire quanto era grande? Per infilarla dentro il portafogli bisognava essere almeno in tre: uno tirava il lato destro verso il centro, un altro il lato sinistro e il terzo ci saltava sopra per schiacciarla! Io con l’Euro ho avuto da subito un rapporto conflittuale. Quando c’era la lira ero abituato a dare degli spiccioli a un mendicante che faceva l’elemosina sotto casa mia. Ho continuato a farlo anche con l’euro: ora il mendicante ha comprato casa mia mentre io sto al suo posto a chiedere l’elemosina! Gli italiani non hanno mai accettato l’euro. Tant’è vero che oggi per fare la spesa ci si mette il doppio del tempo. Prima prendevi un prodotto e lo pagavi. Oggi prendi un prodotto, guardi il prezzo, fai il cambio valuta in lire e poi lo lasci sullo scaffale! Il problema dell’euro è questo: da quando è entrato in vigore tutti i prezzi sono aumentati! Se la benzina continua di questo passo presto dovremo prendere una decisione drastica: o la macchina o la benzina. Tutte e due no! Tanti auguri Euro. *Comico
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Centro Storico • Porta Romana • San Jacopino
FOCUS. Tante, e diverse, le facce e le storie che si incontrano camminando in centro
Vita da clochard nel cuore di Firenze Qualcuno, come Hans, lo fa per scelta e parla di libertà, per altri la situazione è molto più drammatica: hanno iniziato perdendo lavoro e famiglia, poi è arrivata la strada Lorenzo Mossani
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hiamateli come vi pare: clochard, barboni, senzatetto. Ma non sono tutti uguali. C’è chi diventa senzatetto per scelta e chi per disperazione dopo aver perso lavoro, famiglia ed essere stato messo da parte dagli amici. Sono tante le facce e le storie che si incontrano camminando lungo le vie del centro, nel cuore di Firenze. Vite spezzate dalla crisi, molti fiorentini, vite ai margini della società. Ma non sempre per lo stesso motivo. Un po’ di tempo fa, prima di Natale, avevamo conosciuto Hans, barbone come gli piace farsi chiamare - ma per scelta. “A me piacciono le feste – raccontava - mi mettono allegria, poi diciamo la verità: la gente riscopre quasi l’umanità in questo periodo. Tutte le persone che magari prima non ti guardavano ora ti offrono da bere, da mangiare, sembrano anche ascoltarti, strano vero?”. Ma cosa significa questo secondo lui? “Che le persone, purtroppo, hanno bisogno di ripulirsi la coscienza. È un po’ come fare la Comunione la domenica”. Hans, poi, ci aveva parlato di lui e della sua storia. “La mia è stata una scelta, amo la vita naif, tante volte hanno tentato di rinchiudermi in pseudo ospedali o in case d’accoglienza, ma sarebbe come togliermi l’anima. La vita vera, secondo me, si trova on the road. Io – aveva aggiunto - amo la letteratura e i grandi classici: ho perso il conto dei libri che leggo in un mese. Poi non dimentichiamoci di Vettel o Schumacher: amo la Formula Uno”. E qualche tempo fa Hans è finito pure sulla copertina di un disco. “È stato il mio amico Povia a volermi con sé, e poi non è la prima volta che faccio da modello: a dire la verità sono un prescelto dell’Accademia delle Belle Arti... Progetti per il futuro? Conoscere nuove persone e vivere nuove emozioni. Quando sarò veramente vecchio penserò alla casa d’accoglienza, ora non ci penso nemmeno: sto bene così”. Diversa, molto diversa, la realtà che vivono i senzatetto che abbiamo incontrato all’associazione Aurora, in via
l’interno dell’associazione
Aurora
in via de’
Macci
de’ Macci 11. “Sono rimasto prima senza lavoro, poi senza famiglia, perché mia moglie mi ha lasciato. Dopo non ce la facevo nemmeno a guardare in faccia i miei amici. Ho fallito nella vita – spiega un uomo sui quarant’anni - qui ci paghiamo la cena per dare una mano al posto dove stiamo meglio. Anche se sì, lo so, un euro è poco”. Gli fanno eco gli altri presenti: “Qui c’è una libreria, un televisore, abbiamo una vita. Purtroppo chi ci dà da mangiare è solo
come noi, un euro all’associazione dobbiamo darlo noi...”. Il clima è totalmente diverso rispetto a quello che avevamo respirato durante la nostra chiacchierata con Hans. Qui, in via de’ Macci, ci sono anche molti giovani e persone di mezza età. La responsabile, Stefania Micol, volontaria e madre di quattro figli, conferma tutto e aggiunge: “Non vogliamo soltanto dare da mangiare a queste persone, il nostro obiettivo è quello di ridare un valore a tutti loro.
Sarebbe bello – spiega - se un giorno loro stessi aiutassero quelli che hanno bisogno. Al momento ci hanno tolto anche i biglietti per lo stadio e per il teatro che in passato il Comune ci dava. Era un modo per farli sentire ancora parte della società. Le porte del Comune sono sempre più chiuse e anche noi, per aiutare, abbiamo bisogno di essere aiutati. Ma non mi arrendo – conclude Stefania – è dal 1989 che tengo duro, finché avremo un tozzo di pane sarà di tutti”.
il piano Notturna, diurna, per uomini, donne sole o con figli. In attesa di un reinserimento
A ciascuno la sua accoglienza: le realtà del quartiere
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a Caritas Diocesana, attraverso i suoi centri di accoglienza – solo notturna, residenziale o diurna, rivolti a uomini, donne sole o con bambini, minori – dislocati sul territorio e gestiti quasi tutti dall’Associazione di volontariato solidarietà Caritas-Onlus, grazie anche a convenzioni con l’amministrazione e la Asl, arriva a dare ospitalità a più di 200 persone. Quasi tutte le strutture sono di pronta accoglienza, in grado quindi di dare ospitalità per periodi di tempo limitati. Ci sono poi centri che accolgono persone con problematiche specifiche (carcere, aids, richiedenti asilo, ecc...). Una volta ricevute le segnalazioni, il responsabile dell’ufficio accoglienza fornisce
Il Reporter di Centro Storico, Porta Romana, San Jacopino raggiunge 36.099 famiglie nel quartiere 1 di Firenze. Copia in abbonamento postale
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il reporter è un periodico di 10 edizioni che mensilmente viene distribuito da in 216.486 copie
Direttore Responsabile: Matteo Francini Service editoriale e grafico: Tabloid soc.coop., Firenze (FI) scrivimi@ilreporter.it
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le informazioni necessarie e organizza l’ingresso dell’ospite nel centro, dove si procede a un colloquio preliminare, per fargli conoscere la casa e il regolamento. Durante il periodo di accoglienza gli ospiti, attraverso un lavoro di sostegno alla persona, vengono guidati nella ricerca di un lavoro e di un’abitazione autonoma. I minori vengono inseriti nel sistema scolastico, e negli ultimi anni la Caritas ha attivato un progetto di sostegno ai cammini di uscita dalle strutture di accoglienza. L’Albergo Popolare appartiene invece al Comune di Firenze ed è adibito all’accoglienza di persone in stato di indigenza di ogni nazionalità. È un vasto complesso che ingloba più edifici ri-
Stampato da Rotopress International, Loreto (AN) Periodico d’informazione locale Anno VI n.9 del 1 febbraio 2012 N°reg 5579 del 17/05/2007 tribunale di Firenze. Iscrizione al Roc 8551. Spedizione in a.p. - 45% legge 662/96 art. 2 comma 20/b. Contiene I.P. Prezzo di copertina euro 0,10€
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salenti a diverse epoche. Nel chiostro si trovano attualmente una serie di ambienti che sono stati ristrutturati nel 1994-1995 dagli stessi ospiti della struttura attraverso l’iniziativa “Le Botteghe dell’Albergo Popolare”. In quella che era invece la foresteria del convento si trovano 18 minialloggi ai quali si accede tramite graduatoria. Altrimenti le possibilità sono di accoglienza breve (63 posti per un massimo di 6 mesi), la pronta accoglienza (40 posti per 15 giorni), e l’ala speciale (22 posti). Nel quartiere 1 esiste poi la foresteria Fuligno, situata all’interno della stazione di Santa Maria Novella al binario 1, per donne /G.S. sole o con figli.
Dati non raccolti presso l’interessato Si informa che, ai sensi dell’art. 24, comma 1, lett. C, del D.Lgs 196/2003 (codice in materia di protezione dei dati personali), il consenso per il trattamento dei dati personali, non è richiesto in quanto i dati sono provenienti da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque. Nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali (art.13 del d.lg 196/2003). La informiamo che i suoi dati personali, non sensibili, sono raccolti e trattati da Web&Press s.r.l., al solo fine dell’invio presso la Sua residenza del periodico gratuito “il Reporter”. Il responsabile del trattamento è Web&Press s.r.l. Potrà in ogni caso richiedere l’eliminazione dei Suoi dati e in contemporanea la sospensione dell’invio della sua copia esercitando l’art. 7 scrivendo a Web&Press via Kassel 17 50126 Firenze.
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il giornale del tuo quartiere
IL CASO. I problemi legati alla movida non riguardano più esclusivamente la bella stagione
Le notti “maleducate” di Santa Croce
notte in piazza
Santa Croce
Lamentele dei residenti anche in pieno inverno: ogni mattina la zona sembra un “campo di battaglia”, tra sporco e bicchieri Gaia Grassi
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on esistono più stagioni “educate”. Se finora i problemi dovuti alla movida si erano concentrati principalmente tra la primavera e l’estate, da qualche tempo a questa parte le temperature rigide non sembrano essere più un deterrente, come dimostrano le molte lamentele “invernali” dei residenti della zona di piazza Santa Croce. In questa parte del centro storico si raggruppano molti locali notturni, tra via Verdi, via de’ Macci, via de’ Benci e piazza Sant’Ambrogio, dove è sempre di gran moda fermarsi per un aperitivo o per bere qualcosa in compagnia dopo cena. Ma – si lamentano i residenti - di questo tipo di intrattenimento molti ragazzi (e non solo) non sembrano farne buon uso. A cominciare dalla mezzanotte, le strade e la scalinata di Santa Croce si gremiscono di persone che, più o meno ubriache, disturbano la quiete pubblica e sporcano per terra. Anna Poneti, proprietaria di un negozio in via de’ Benci, racconta: “La mattina l’ingresso della mia attività è sporco e maleodorante. Spesso gli avventori lasciano bicchieri di plastica o di vetro incastrati tra le maglie del bandone e una volta – continua - ho anche trovato la vetrina rotta. È inutile riprendere un ragazzo sorpreso a sporcare, il problema è più generale”. Che la questione non riguardi solo i ragazzi fiorentini è opinione anche di Cristina Giachi, assessore alle politiche giovanili di Palazzo Vecchio, impegnata nel tentativo di creare una reale alternativa per i ragazzi. Ma questi sempre più “sono refrattari alle attività costruttive perché non si fidano delle istituzioni. Per troppo tempo la politica non li ha considerati - dice l’assessore - e fino a che non riusciremo a recuperare la loro fiducia
ogni iniziativa sarà un palliativo”. Una spia di questa sfiducia “è il grande interesse che invece i giovani riversano nel volontariato per i paesi del terzo mondo: c’è voglia di dare – continua Giachi - ma non per la propria città. Si stanno mettendo in discussione le radici dell’appartenenza”. Gli eccessi della notte sono spesso difficilmente arginabili. L’ordinanza dell’amministrazione che vieta la vendita di alcolici da asporto dopo le 22 non è stata sempre rispettata (alcuni minimarket sono stati chiusi dopo i controlli) e anche la presenza dei vigili non è stata risolutiva. Oberdan Armanni, presidente della commissione urbanistica del Quartiere 1, sostiene che potrebbe essere d’aiuto un corso di formazione mirato per le forze dell’ordine alle prese con questo tipo di problemi, ma al momento mancano le risorse per considerare il progetto. Resta il fatto che chi abita in zona soffre la situazione, “perché chi beve troppo invade lo spazio e la quiete pubblica - dice Armanni - e il fatto che bere sia sempre più un’abitudine rassicurante per questa gioventù è senz’altro una questione su cui si dovrebbe riflettere”. La questione riguarda tanto il gruppo quanto i singoli. Guido Lambelet lavora in un locale di via de’ Benci e abita poco distante, e ha quindi una visione sia come esercente che come residente. Racconta che più di una volta, tornando a piedi a notte fonda dopo la chiusura, passando per le contrade di piazza S. Croce - dove non ci sono bar né illuminazione - ha assistito a scene quali litigi e inseguimenti, per cui, forse “la movida non è sempre negativa. Sta agli avventori comportarsi in modo rispettoso. Assegnare la colpa solo a chi somministra bevande alcoliche non risolverà i problemi”.
il lutto Lutto per Santa Croce: è scomparsa lo scorso gennaio Ginetta Sacchetti Peruzzi. Era conosciutissima in tutto il rione (e molto oltre) per aver dato vita, insieme al marito Rino, a una serie di negozi di articoli in pelle, vestiario e non solo. Dopo aver imparato il mestiere, Ginetta aveva aperto una bottega artigiana per la lavorazione del cuoio artistico fiorentino: da lì l’inizio di una “avventura” che avrebbe portato il nome “Peruzzi” a espandersi e a essere conosciuto in tutto il rione, diventando nel tempo leader nel settore ma riuscendo sempre a mantenere una dimensione e una gestione familiare ben conosciute da tutta Santa Croce. Che ora piange, e saluta, una sua “figlia” che non c’è più.
RICORRENZE. Qualche consiglio per il 14 febbraio
E la città del giglio si fa romantica per una sera L
a festa più dolce e romantica dell’anno è dietro l’angolo e le coppie innamorate pensano a dove (e come) trascorrere il giorno in cui si celebrano San Valentino e l’amore. Inutile dire che non tutti festeggiano e, se lo fanno, non tutti allo stesso modo. Le idee sono pressoché infinite, variano a seconda dei gusti di lei o lui e all’impostazione del rapporto di coppia. Molte donne, ad esempio, brameranno una casa inondata di fiori e cuoricini, altre si sentiranno terribilmente in imbarazzo davanti a una dichiarazione d’amore in occasione della classica cena a lume di candela. I regali sono una questione spinosa e dipendono anch’essi dalle idee, ma soprattutto dal portafoglio, di entrambi i partner. Ma quali sono i luoghi più gettonati di Firenze, quelli più romantici? La culla del rinascimento è sicuramente una location perfetta per trascorrere questa giornata, che tra arte e storia può rendere tutto ancora più sentimentale e poetico. Sono numerose, infatti, le gallerie d’arte e le viste panoramiche che offrono la giusta atmosfera per vivere un momento all’insegna dell’amore. Il cuore di Firenze è sicuramente piazza Duomo, dal cui campanile si può osservare dall’alto la città. Non da meno è sicuramente piazza della Signoria. E come dimenticare della Galleria degli Uffizi dove si possono osservare opere come la Primavera e la Nascita di Venere di Botticelli? Per chi invece ama il verde e la natura sarà facile trovare luoghi come il giardino di Bobo-
li, uno dei parchi storici della città: al suo interno, tra una coccola e l’altra, sarà possibile ammirare un intero patrimonio monumentale, tra capolavori dell’architettura e della scultura. Ma il posto più incantevole di Firenze è forse piazzale Michelangelo, il celebre balcone della città, meta privilegiata di cittadini e turisti che vogliono godersi la spettacolare vista panoramica della città gigliata. San Valentino, però, è anche l’occasione per trascorrere una serata tra un bicchiere di buon vino e una canzone d’amore: sicuramente nel centro storico fiorentino non mancano i locali, come quelli alle porte di Santa Croce, dove la movida notturna è più caotica, ma per chi preferisce qualcosa di più tranquillo le enoteche nei vicoli medieva-
Arte, natura o una cenetta intima a lume di candela li sono le più indicate. Infine, per chi invece si vuol coccolare con qualcosa di più lussuoso, ci sono i romantici ristoranti sui lungarni con vista sul fiume. E dopo cena? Una “classicissima” passeggiata su Ponte Vecchio, da cui si aprono suggestive panoramiche e dove gli amanti potranno essere illuminati dalla luce della luna, che magicamente si rifletterà sulle acque /B.R. dell’Arno.
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Centro Storico • Porta Romana • San Jacopino
L’INCHIESTA. Si chiama Palomar ed è stato ideato da alcuni abitanti della zona
Arriva l’osservatorio “fai da te”: la lotta infinita di via Palazzuolo Sara Camaiora
P
alomar: si chiama così il neonato osservatorio per via Palazzuolo e strade limitrofe, ideato da alcuni abitanti della zona. In molti, tra i residenti, si erano mobilitati già da tempo per combattere i problemi della zona, grazie a un comitato apposito che negli anni ha fatto sentire la propria voce quanto a sporcizia e rumori notturni. Alcuni di loro hanno deciso ora di fare ancora di più, testimoniando gli episodi di incuria e talvolta di delinquenza che avvengono sotto i loro occhi attraverso una pagina Facebook. Palomar Palazzuolo, appunto. “Siamo un gruppetto di residenti e artigiani che desiderano risollevare le sorti della zona, pur sempre una porzione del centro storico di una città d’arte - spiegano gli ideatori dell’osservatorio - siamo stufi del degrado in ogni sua forma, specialmente dello spaccio quotidiano che avviene sotto il nostro naso a tutte le ore. Cerchiamo di diffondere le informazioni di cui veniamo in possesso, persuasi che la circolazione della verità possa cambiare in meglio le cose e sollecitare interventi adeguati”. Ma facciamo un punto di quelle che sono le problematiche principali dell’area, puntualmente raccontate da Palomar. In primo luogo la presenza di numerosi minimarket che vendono alcolici a basso prezzo, alimentando la presenza di consumatori che spesso si trasformano in ubriachi “pronti a risse o a dare di sé spettacoli non dignitosi come orinare per la strada a tutte le ore del giorno e della notte, accasciarsi come sacchi dagli occhi vuoti sui gradini delle nostre case, eccetera”, descrivono i membri di Palomar. Come ha sottolineato Ambra Mili Commessa
Nicola Benvenuti Presidente comitato via Palazzuolo
“Ne ho già viste molte, ma i controlli non mancano. La gente ha paura”
“È fondamentale creare punti di riferimento positivi. Autorità avvisate”
“Lavoro qui da poco e personalmente non sono mai stata disturbata, ma devo dire che ne ho già viste parecchie. Ci sono di continuo posti di blocco per il controllo dei documenti e passa spesso anche l’unità cinofila per controllare il traffico di droga che si concentra in parecchi punti. La gente chiama anche spesso i carabinieri perché ha paura, ci sono persone ubriache che fanno brutti spettacoli e danno davvero fastidio, anche perché qui c’è movimento, ci sono tanti negozi e tanta gente. Ma i controlli, devo dire, non mancano”
“C’è un progetto per favorire l’insediamento di nuove attività che rivitalizzino la zona, cercando di ricollegarla a via Il Prato, dove già sono stati fatti miglioramenti. Bisogna evitare la concentrazione di sacche di degrado in punti specifici, per questo è fondamentale valorizzare la strada, creare integrazione e punti di riferimento positivi. Sappiamo che ci sono situazioni isolate di spaccio ma le telecamere sono in funzione, confidiamo nelle forze dell’ordine. Sicuramente le autorità sono avvisate di tutto, il Comitato stesso si preoccupa di tenerle informate costantemente”
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il giornale del tuo quartiere proprio la pagina Facebook tempo fa, “non tutto il male sta in via Palazzuolo”, dal momento che molte volte anche il marciapiede di via Maso Finiguerra si riempie di consumatori di alcol, impegnati a “banchettare” lungo la strada. “È la consueta clientela dei locali della nostra zona: sono i frequentatori dei numerosissimi internet point e dei market di alcolici a basso prezzo. Questi uomini sfatti dalle bevute rappresentano una ben triste immagine dell’integrazione. È solo questo che Firenze è capace di offrire ai migranti?”, si chiedono alcuni residenti. E poi lo spaccio di stupefacenti che, secondo quanto precisa Palomar, avviene pressoché quotidianamente in precisi punti della strada, diventati ormai ritrovi abituali. Altra causa di fastidi, il mancato rispetto della Ztl: “Ognuno parcheggia, transita e sosta nella nostra zona come gli pare, perché siamo l’unica parte del centro storico sprovvista di porte telematiche, e pensare che ci erano state promesse lo scorso novembre”, puntualizzano ancora i promotori di Palomar, davvero convinti che una via Palazzuolo realmente “green” possa contribuire a risollevare, almeno in parte, la zona. Tutti elementi che, presi insieme, concorrono a un abbassamento notevole della qualità della vita nonché al costante deprezzamento delle case, sostengono i residenti. Potenziare i lati buoni della strada, incentivare l’ar-
tigianato, offrire luoghi di raccolta e socializzazione agli extracomunitari: è questo quanto suggerisce Palomar all’amministrazione, oltre a incentivare i controlli, che in ogni caso già ci sono grazie alla presenza costante di forze di polizia che monitorano la via. Su una maggiore valorizzazione delle peculiarità della zona - multietnica ma ancora “storica” grazie a numerosi artigiani - insistono invece i commercianti. “I problemi ci sono e sono quelli di sempre, ma ci sono anche tante attività storiche che meritano di essere valorizzate, qualcuna purtroppo ha già chiuso”, sostiene una di loro. “Tanti si lamentano dei locali, ma secondo me contribuiscono a rivitalizzare la via”, aggiunge un altro.
I problemi sono quelli di sempre, vanno valorizzate le attività storiche Propositivo il presidente del comitato Nicola Benvenuti: “Stiamo lavorando a un progetto per ricongiungere la strada a via il Prato, rivalorizzando l’intera zona”, spiega.
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Si tratta di una pagina Facebook attraverso cui testimoniare degrado e delinquenza. “La circolazione della verità potrà cambiare in meglio le cose e sollecitare interventi adeguati”. In cantiere un progetto per ricongiungere la strada a via il Prato
iniziative. L’associazione Anelli Mancanti porta avanti azioni concrete di aiuto per i migranti
Dove l’integrazione diventa realtà, tra corsi e aperitivi
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ntegrazione è una parola semplice per un concetto che non lo è altrettanto, o almeno non come dovrebbe. Troppo spesso vince l’incapacità di comunicare, l’indifferenza o, peggio ancora, il razzismo e i pregiudizi. Ma per fortuna non sempre va a finire così: ci sono alcuni luoghi dove l’integrazione non è solamente una parola ma è una realtà, che si fonde con solidarietà, comprensione e aiuto. Uno di questi si trova proprio in via Palazzuolo, ed è la sede dell’associazione Anelli Mancanti, dove dal 1997 si portano avanti azioni concrete di aiuto
spiega Salvina Di Gangi, presidente dell’associazione - il nostro intento è che questi spazi siano un punto di riferimento per le persone che vivono ai margini, perché meno emarginazione significa meno tensioni sociali”. Gli spazi del centro sono sempre a disposizione per associazioni, comunità o gruppi di persone. Ad esempio, sono stati utilizzati dall’associazione senegalese “Amici di Rufisque” per le sue riunioni, mentre in molti vengono qui a pregare, in assenza di luoghi di culto o semplicemente per vivere insieme questi momenti, come un gruppo di giovani camerunensi che si ritrovano qui a questo scopo l’ultimo venerdì di ogni mese. Tanti anche i momenti di intrattenimento, volti anche a raccogliere fondi, come la festa di San Paolino che si svolge a luglio nella piazza antistante. E poi massima apertura alle iniziative di chi frequenta il centro, per esempio cene e degustazioni etniche, come il recente aperitivo turco realizzato da /S.C. una giovane “alunna” dei corsi.
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Un centro di supporto per persone in condizioni di marginalità e disagio
ai migranti, con corsi di alfabetizzazione, consulenza legale e quant’altro. L’associazione, inizialmente finalizzata pressoché esclusivamente all’insegnamento dell’italiano ai migranti e ad attività teatrali, si è trasformata negli anni in un centro di supporto e accoglienza a tutto tondo per persone in condizioni di marginalità e disagio. Il nome stesso rimanda alla volontà di creare integrazione o, meglio, “contaminazione” tra cultura diverse. Per questo, nella sede di via Palazzuolo, oltre alla possibilità per i migranti di usufruire di corsi di alfabetizzazione di italiano, grazie al costante impegno di insegnanti volontari, c’è anche modo di frequentare corsi di spagnolo, arabo e altre lingue, il tutto con una semplice tessera associativa del costo di 5 euro. Lo sportello accoglienza, inoltre, fornisce aiuto su questioni legali o nella compilazione del curriculum. “Siamo un’associazione di bassa soglia, di prima accoglienza, anche perché questo è ciò che riusciamo a fare con le nostre risorse -
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Centro Storico • Porta Romana • San Jacopino
arno. In questa stagione capita di imbattersi in sporcizia e trascuratezza lungo le sponde
Un fiume da vivere. Ma d’inverno no Il tratto peggiore sotto ponte Vespucci: cartelli, transenne e rifiuti abbandonati qua e là. “L’obiettivo è rendere gli argini sempre più fruibili, ma non va dimenticata la sicurezza” Carolina Natoli
“I
grandi fiumi sono l’immagine del tempo, crudele e impersonale. Osservati da un ponte dichiarano la loro nullità inesorabile” (Incipit di “Satura”, Eugenio Montale). Osservando l’Arno da uno qualsiasi dei suoi ponti, oggi ci si potrebbe ricrederebbe sull’aggettivo
“nullità”, grazie agli interventi effettuati per migliorare le condizioni delle sponde del fiume, e agli spazi nati nel tempo per cercare di far vivere il corso d’acqua e i suoi dintorni il più possibile ai fiorentini. Come non ricordare, poi, che aree come la spiaggetta di San Niccolò, nel periodo estivo, diventano
punti di ritrovo per ragazzi di tutte le età? Tuttavia, soprattutto durante il periodo invernale, ci sono tratti di fiume piuttosto trascurati. Stiamo parlando, nello specifico, di quella sponda d’Arno accessibile da lungarno Soderini, proprio sotto ponte Vespucci. Quello che si vede affacciandosi dal ponte sono divieti stradali e transenne abbandonate. Scendendo lungo il fiume, dove si apre la sponda in calcestruzzo, la situazione peggiora: rifiuti, sporcizia, siringhe. Viene spontaneo chiedersi come mai quest’area accessibile ai cittadini sia lasciata in questo stato d’abbandono. Domanda che abbiamo posto all’assessore provinciale all’ambiente Renzo Crescioli. Negli ultimi anni la Provincia si è impegnata molto per dare un nuovo volto alle sponde dell’Arno: come mai l’area di lungarno Soderini sembra essere abbandonata a se stessa? “L’orientamento della nostra amministrazione – spiega Crescioli - è quello di rendere il più possibile fruibile il fiume e le sue sponde. È un obiettivo a cui tengo molto, anche nella mia veste di presidente della Associazione per l’Arno, che però deve essere sempre coniugato innanzitutto
con le esigenze di sicurezza: queste richiedono che l’alveo sia sempre accessibile, per poter garantire un rapido intervento in caso di emergenze o soccorsi”. “Questo – continua l’assessore - ha comportato che la parte accessibile della sponda del lungarno Soderini, anche per la sua natura, in passato fosse stata usata come parcheggio. Abbiamo cercato di limitare questo fenomeno con dei dissuasori a scomparsa che impediscono l’accesso alle automobili. L’obiettivo della riqualificazione delle sponde, poi, richiede l’impegno delle tante e diverse amministrazioni che sul fiume hanno competenze”. Ma quali sono le proposte per far rinascere que-
sta zona? “Penso che il modo migliore per riqualificare le aree sia quello di renderle fruibili. La Provincia, quale autorità idraulica e gestore del demanio fluviale, svolge un’importante opera di manutenzione delle sponde e anche di progettazioni di infrastrutture, e dove è possibile concede a terzi le aree su cui realizzare attività compatibili con il regime fluviale. L’area in questione durante il periodo estivo viene data in concessione a chi ne fa richiesta per svolgere attività ricreativo-culturali. Tuttavia – conclude Crescioli - essendo soggetta a frequenti allagamenti, non si presta a essere sfruttata come parco durante l’intero anno”.
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Febbraio 2012
L’INCHIESTA/1. Intervista al vicesindaco, che invoca più trasparenza e individua i “nei” da risolvere
Nardella: “Le tariffe vanno riviste” il numero due di palazzo Vecchio ha le idee chiare:
Natalia Binagli
estendere i prezzi fissi per invogliare i cittadini. “Ma non
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l taxi? A Firenze è troppo caro. Non è un cittadino “qualunque” a dirlo, ma il numero due della giunta Renzi. Il vicesindaco Dario Nardella non ha dubbi: le tariffe vanno riviste. Come? Puntando sulle tratte dal costo standard, “che invogliano i cittadini a prendere il tassì e rendono più trasparenti i prezzi delle corse”. I taxi di Firenze sono troppo cari? Il costo va commisurato all’obiettivo, che per noi è aumentare l’utenza dei residenti. Per fare questo, dobbiamo intervenire sulle tariffe.
dovranno essere un alibi per aumentare i costi delle corse”. poi via alla riconversione ecologica del parco vetture
l’inDaGinE L’80% non li usa mai
Questi sconosciuti per i residenti
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il vicesindaco
dario nardella
LA RUBRICA DELL'AVVOCATO A CURA DI GUGLIELMO MOSSUTO Avvocato in Firenze
Cambia idea il giorno prima delle nozze: niente danni morali. Notevole interesse, visto la peculiarità dell’argomento, ha susci-
tato una recente sentenza della Corte di Cassazione, che prendendo spunto da un caso pratico, ha negato in maniera definitiva il risarcimento dei danni per la sposa “abbandonata” poche ore prima di salire sull’altare per il tanto desiderato “sì”.
Con la decisione in esame (sentenza n.9/2012), la Suprema Corte ha dato ragione a un promesso sposo siciliano che due giorni prima del fatidico sì aveva mandato a monte il matrimonio senza nessuna valida ragione. Contro tale autonoma decisione la ex aveva intrapreso le vie legali. In primo grado, la fidanzata aveva ottenuto la condanna dell’uomo al risarcimento di ben 9.875 euro per le spese vive sborsate per il matrimonio e per le “obbligazioni contratte” quali la fornitura delle bomboniere e la prenotazione del ristorante. Non solo. Non contenta di ciò, la stessa ricorreva in appello per vedersi risarcire i danni patiti, ottenendo in quella sede in aggiunta, anche 30mila euro come risarcimento dei danni non patrimoniali ossia per i danni morali subiti in seguito alla brusca rottura. Contro questa decisione, il promesso sposo ricorreva in Cassazione. In queste sede l’uomo chiedeva di non pagare i danni morali in quanto °il recesso dalla promessa di matrimonio non costituisce illecito dal momento che la legge vuol salvaguardare fino all’ultimo la piena libertà delle parti di decidere se contrarre o non contrarre matrimonio°. I supremi giudici gli hanno risposto che “il recesso senza giustificato motivo configura pur sempre il venir meno alla parola data e dall’affidamento creato nell’altra persona, quindi la violazione di regole di correttezza e di autoresponsabilità che non si possono considerare lecite o giuridicamente irrilevanti”. Tuttavia aggiungono che “la legge vuol salvaguardare fino all’ultimo la piena ed assoluta libertà di contrarre o non contrarre le nozze”, pertanto
anche il recesso senza giustificato motivo “non va incontro alla piena responsabilità risarcitoria” poiché “un tale regime potrebbe tradursi in una forma di indiretta pressione di chi ha promesso di sposare qualcun altro, nel senso dell’accettazione di un legame non voluto”. In altre parole dunque, secondo la Cassazione, la rottura della promessa di matrimonio, pur essendo un illecito civile, non comporta la risarcibilità dei danni normalmente previsti nel caso dei consueti illeciti (siano essi contrattuali o extracontrattuali). Il/la promesso/a spos/a che infrangerà la promessa data sarà comunque tenuto a risarcire, tanto per fare un esempio, le spese di prenotazione del locale per il ricevimento, l’acquisto dell’abito nuziale, l’eventuale mobilia o l’affitto dell’abitazione. Di fatti, qualora si dovesse imporre al nubendo il risarcimento anche dei danni morali (così come riconosciuti in appello), nel caso di diniego al matrimonio, si finirebbe per imporgli una indiretta pressione. Invece, secondo la Cassazione, ogni soggetto deve mantenere la piena libertà di scelta sino al fatidico “si”. Sul punto lo stesso codice civile stabilisce che la promessa di matrimonio non obbliga a contrarlo. Tale carattere non vincolante della promessa è volto infatti a tutelare la piena libertà matrimoniale. Gli unici effetti della rottura della promessa sono il risarcimento del danno nei limiti appena descritti. Nel caso di ripensamento del nubendo all’ultimo istante è tuttavia necessario ricorrere in Tribunale entro e non oltre un anno dalla rottura del legame, pena l’improcedibilità dell’azione. Tale mancanza di tempestività negherebbe la possibilità di riottenere, almeno in parte, i soldi spesi per organizzare l’evento, eventualità questa, che resterebbe solo una magra consolazione. Firenze, Viale dei Mille n. 82 avvocatomossuto@tin.it
avvocatomossuto@tin.it
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uoni ma salati. Al punto che quattro fiorentini su cinque non li usano mai. Sono i tassì visti dai cittadini residenti, come rivela un’indagine statistica commissionata da Palazzo Vecchio. Sul servizio c’è poco da ridire: l’86% degli utenti si dice soddisfatto dei tempi d’attesa, il 52,4% apprezza la disponibilità delle vetture al momento della chiamata ed è molto elevato l’indice di gradimento per quanto riguarda comfort dei mezzi e cortesia degli autisti. L’uso dell’auto bianca, però, a Firenze non riesce proprio a decollare: solo il 20,5% dei residenti prende il taxi. E di questi, appena il 2,1% lo utilizza abitualmente, ossia almeno una volta alla settimana. Il 7% dei cittadini lo usa una o due volte al mese, poco più dell’11% vi ricorre solo in casi eccezionali. Gli altri fiorentini, ben l’80% dell’intera popolazione residente, si può dire che non abbiano mai messo piede su un tassì: l’auto bianca è una perfetta sconosciuta per quattro cittadini su cinque, come dicevamo. Il motivo di questa “taxi-fobia” va ricercato in gran parte nel costo nelle corse: il 55,4% dei fiorentini le considera troppo onerose. Il malcontento aumenta tra le categorie professionali (medici, imprenditori): addirittura il 68% degli intervistati sostiene che il taxi costi troppo. Non solo. Il 73,2% dei cittadini assicura che, se le tariffe venissero abbassate, il taxi lo userebbe eccome, senza pensarci due volte. Ma torniamo invece a chi il taxi lo usa già: si tratta soprattutto di persone in età avanzata e con titolo di studio elevato (diploma e laurea). Le mete più gettonate, specie dagli utenti più anziani, sono quelle in prossimità dei servizi. La richiesta dei più giovani, invece, riguarda principalmente l’aeroporto e la stazione ferroviaria. La maggior parte degli utenti richiede il tassì per telefono (88,1%) e sostiene di non aver mai dovuto aspettare oltre i sei minuti per veder arrivare /N.B. l’auto.
Le abbasserete? Estenderemo le tariffe fisse, così che un cittadino già prima di chiamare il taxi sappia quanto spenderà. Basterà a invogliare i fiorentini? Sì. Uno studio del Comune dimostra che il 74% dei fiorentini userebbe il taxi se costasse meno. Su quali tratte metterete la tariffa standard? Ora sono a tariffa fissa i viaggi per gli ospedali di Careggi e Torregalli. La estenderemo a tutti gli ospedali dell’hinterland. E poi ai cimiteri, a tutte le stazioni ferroviarie, comprese Campo di Marte e Rifredi. In pratica, a tutte le destinazioni di pubblica utilità richieste dai cittadini. Lo scopo è valorizzare la natura di servizio pubblico dell’auto bianca. Quanto a Careggi, abbiamo sperimentato che la tariffa fissa non vale per il viaggio di ritorno... Non è l’unico neo. Si spendono 10 euro fissi per andare a Careggi da Santa Maria Novella, ma un’anziana che vive in piazza Edison per recarsi in ospedale dovrebbe prima raggiungere la stazione, poi da lì prendere il taxi. Non va bene. Lo stesso per l’aeroporto: la tariffa agevolata c’è già, ma vale solo per il centro. Le tariffe fisse vanno estese a tutto il territorio comunale. Poi aboliremo ogni costo aggiuntivo, escluso l’euro per il bagaglio: i turisti, se pagano, è giusto. Le tariffe fisse, per ora, non sembrano però così vantaggiose. Dalla stazione a Careggi sono 10 euro fissi, per il ritorno abbiamo speso solo 30 centesimi in più (vedi articolo a fianco). Le tariffe fisse saranno calcolate sulla distanza media dei tragitti, il loro importo dovrà essere inferiore a quello che sarebbe uscito dal tassametro. Non dovranno essere un alibi per aumentare i costi delle corse. I tassisti non ne saranno felici... Le tariffe agevolate aumenteranno l’utenza, quindi i loro guadagni. Il margine di crescita è altissimo: 330mila fiorentini non sono mai saliti su un taxi. Con le tariffe agevolate ce li porteremo. Ci sono momenti in cui i tassisti stanno alle fermate a leggere il giornale. Con le tariffe fisse, lo leggeranno meno. Poi interverremo sui consumi. Cioè? Dal 2013 predisporremo la riconversione ecologica del parco taxi: tutte le auto dovranno essere a metano, elettriche o a motore ibrido. Firenze sarà la prima città in Italia ad avere i taxi green al 100%. Le auto però dovranno comprarle i tassisti. La riconversione sarà graduale. Magari inizieremo con un ricambio del 20%. 654 taxi a Firenze: tanti o pochi? Si possono aumentare. Quanti in più? Stiamo valutando che margine di manovra ci darà l’Authority introdotta dal decreto Monti sulle liberalizzazioni. Un servizio più flessibile servirebbe nei periodi di picco, per Pitti, a Natale. Ma un aumento indiscriminato insieme al principio dell’extraterritorialità, per cui un tassista di Napoli può venire a lavorare a Firenze con tariffe diverse, insomma la deregulation, non è utile a nessuno.
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L’INCHIESTA/2. Le auto bianche alla prova sul campo, tra “stangate” e paradossi
Viaggio (caro) sui taxi fiorentini Quasi 27 euro da Soffiano, più di 16 da Coverciano, 6,50 da San Marco: chi arriva alla stazione di S. Maria novella deve mettere mano al portafogli. E il listino standard non vale sempre Natalia Binagli
N
ove euro per soli tre chilometri. Tariffe fisse per l’andata ma non per il ritorno. È un viaggio nelle stangate e nei paradossi quello de Il Reporter nel mondo dei taxi di Firenze. Una prova sul campo, a bordo di alcuni dei 654 tassì fiorentini. Per scoprire che muoversi così costa caro. E non sempre i prezzi bloccati sono sinonimo di convenienza. Partiamo dalla stazione di Santa Maria Novella, tra le mete più gettonate da chi usa i tassì fiorentini. Stefano e Alessandra arrivano carichi di bagagli. La loro vacanza inizia con un piccolo salasso: il taxi che li ha accompagnati da Soffiano gli ha scucito 26,8 euro. “La prossima volta prendiamo la tramvia”, allargano le braccia. Quanto costa oggi prendere un taxi a Firenze? Cittadini o turisti, chi scende alla stazione dà un’unica risposta: troppo. Una donna racconta di 6,50 euro spesi per il viaggio da piazza San Marco. Una cifra esagerata? “Il solito...”, dice rassegnata. Tragitto simile per un 40enne romano. Partito da Palazzo Medici Riccardi ha speso 7 euro per 4 chilometri scarsi. “A Roma – fa i calcoli – per la stessa tratta in centro avrei speso 1,50 euro
in meno”. Un’altra coppia in arrivo da Coverciano ha sborsato 16,70 euro. “Almeno gli abbiamo chiesto la ricevuta”, si consolano. Ma il bello viene a Careggi, dove una corsa di circa tre chilometri arriva a costare la bellezza di 9 euro. A farne le spese è Milena, di Campi Bisenzio, che ha accompagnato l’anziano padre in chirurgia. Per non farlo affaticare, uscita dal padiglione, ha chiamato un taxi. “Per raggiungere l’ingresso di Careggi, dove avevo l’auto – racconta - ho speso 9 euro. Saranno stati tre chilometri...”. E non è l’unica sorpresa a Careggi. Prendiamo un’auto bianca diretti alla stazione centrale: spendiamo 10,30 euro. E rileviamo due cose. Innanzitutto che per recarsi all’ospedale partendo dalla stazione esiste una tariffa fissa di 10 euro che non vale per il ritorno. Un paradosso che non si riscontra in nessun’altra tratta a tariffa standard. Si spendono infatti 20 euro dall’aeroporto a un albergo del centro e viceversa, 15 per un viaggio da piazza Repubblica a Torregalli e viceversa. Careggi è l’unica meta con un trattamento diverso tra ritorno e andata. Eppure è l’ospedale più trafficato. Inoltre, il risparmio tra tariffa fissa
e tassametro, almeno in questo caso, è irrisorio: soli 30 centesimi. “Se ci fosse stato meno traffico avrebbe speso ancora meno”, ci dice il tassista alla guida. Insinuando il dubbio che la tariffa standard non sia poi così vantaggiosa per i cittadini/utenti. Ma vediamo come funzionano le tariffe dei tassì (fissate dal Comune). A Firenze il tassametro parte da un fisso di 3,30 euro (2,80 a Roma, 3,20 a Milano, 3 a Bologna, 2,54 a Palermo, come rileva Unica Filt Cgil). Ogni chilometro vale 0,9 euro (0,92 a Roma, 1,03 a Milano, 1,15 a Bologna, 0,83 a Palermo). Ogni ora di viaggio ne vale 24 (23,70 a Roma, 26,86 Milano, 24 Bologna, 16,52 Palermo). Va molto meglio all’estero. Una corsa di 7 km con bagaglio e 5 minuti d’attesa per la chiamata - stima sempre Unica Filt Cgil - a Lisbona costa 7,98 euro, a Barcellona 10,92, a Parigi 11,18 euro. A Firenze, provare per credere, si spende di più: abbiamo sborsato 12,50 euro per percorrere 7 chilometri scarsi tra Borgo Ognissanti e via Kassel. Cifra che, se non ha niente a che vedere con i 31 euro di Zurigo o i 22 di Amsterdam, è superiore ai 12,18 euro di Milano e agli 11,22 euro di Roma.
CIFRE A CONFRONTO INIZIO CORSA FIRENZE ROMA MILANO PALERMO BOLOGNA EURO A KM FIRENZE ROMA MILANO PALERMO BOLOGNA TARIFFA ORARIA FIRENZE ROMA MILANO PALERMO BOLOGNA dati
unica filt-cgil
€3,30 €2,80 €3,20 €2,54 €3,00 €0,90 €0,92 €1,03 €0,83 €1,15 €24,00 €23,70 €26,86 €16,52 €24,00
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MUOvERSI/1. Traffico a rischio in città per la sovrapposizione dei cantieri della tramvia
Linee due e tre, corsa contro il tempo la T1 spegne la seconda candelina, mentre non mancano le incognite sugli altri tragitti: restano infatti alcuni nodi da sciogliere, con gli automobilisti preoccupati per le ripercussioni sulla circolazione. E intanto cresce il fronte del “no” Luca Squarcialupi
T
ram, partenza in “retromarcia” per la linea 2. Si preannunciano mesi difficili in città, con rischio caos sulle strade, mentre il fronte dei no-tram si compatta. Gli interventi per la bonifica bellica si sono prolungati più del dovuto e, uniti al ritardo iniziale, viste le difficoltà del consorzio di imprese che in principio si era aggiudicato l’appalto, hanno fatto saltare il cronoprogramma dei lavori più corposi, che andranno a impattare sulla viabilità. Ciò che fin dall’inizio si voleva evitare sembra concretizzarsi: la sovrapposizione di due super-cantieri, la linea due da una parte (aeroportopiazza dell’Unità, sette chilometri e mezzo per venti fermate), e la tre dall’altra (Careggi-stazione, tre chilometri e mezzo e sette fermate). Entrambi i percorsi ferrati devono essere conclusi entro dicembre 2015, pena la perdita dei finanziamenti europei. Per vedere la linea tre finita saranno necessari, secondo i piani di Palazzo Vecchio, poco meno di 1.200 giorni di lavori, pari a tre anni e qualche mese. Quindi, o si parte spediti con il terzo tracciato tramviario o si è perduti. Il problema è che, sul fronte delle opere per il secondo capitolo di Sirio, ci sono una serie di problematiche che devono essere ancora risolte, come il
collegamento con la linea uno in piazza Stazione e il passaggio all’interno di palazzo Mazzoni, da rivedere dopo le note della Soprintendenza. Così scatta l’allarme rosso tra gli automobilisti. La prima direttrice a rischio è viale Guidoni, al centro della fase uno dei lavori per il tram Peretola-stazione. Un punto critico è poi la strettoia di via di Novoli. Da qui passeranno due binari, affiancati da una corsia per le auto, oltre a marciapiedi sui due lati della strada. Ma per arrivare al risultato, il collo di bottiglia dovrà rimanere chiuso qualche mese, la prossima estate. E le code sono dietro l’angolo. Per la linea tre si parte invece dalla trafficata area Milton-Strozzi, dove sarà realizzato un sottopasso per le auto. L’altro verrà costruito tra viale Lavagnini e viale Strozzi. Intanto si ingrossano le fila dei no-tram. I vari soggetti schierati contro il progetto
Gli interventi per la bonifica bellica più lunghi del previsto
si sono ricompattati: dal comitato Salviamo Firenze all’associazione ambientalista Italia Nostra, fino a esponenti politici come Mario Razzanelli (Lega Nord) e Ornella De Zordo (Perunaltracittà), tutti pronti ad azioni di protesta, anche clamorose, come presidi e blocchi. Questo accade mentre la T1 spegne due candeline. Per lei sono in vista alcuni ritocchini. Ci sono infatti da realizzare alcune opere che rientrano nelle prescrizioni della Firenze-Scandicci, rimaste ferme da tempo. Entro l’estate, se i piani saranno rispettati, potrebbe partire la riqualificazione delle sponde dell’Arno, con la conclusione del collegamento pedonale tra piazza Paolo Uccello e lungarno del Pignone, rimasto incompiuto. Poi saranno ricollocati i resti del porto romano, saltato fuori durante i lavori per il nuovo ponte. Infine è previsto l’appalto da un milione di euro per le aree verdi tra Porta al Prato e piazza Gaddi, dove ancora oggi, accanto ai binari, sono ben evidenti i resti della vecchia carreggiata, tra aiuole dismesse e sporcizia.
più notizie su
SCEnaRi Cosa bolle in pentola per la mobilità ferrata, tra percorsi sotterranei e ferrovie da “riciclare”
Sirio si fa in quattro, anzi in sei. E Firenze viaggerà sui binari
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on ci sono solo le linee due e tre, ossia quelle per cui si è ormai arrivati alla fase dei cantieri. Nel cassetto giace un progetto più ampio, una rete di tram che in futuro potrebbe cambiare il volto della mobilità fiorentina, fondi permettendo. In primis c’è la 2 bis, ossia il prolungamento della linea aeroporto-stazione Santa Maria Novella, in direzione sud. Il passaggio davanti al Duomo verrebbe bypassato introducendo un percorso sotterraneo, che farebbe assomigliare Siro più a una metropolitana che a un tram. Il tragitto si svilupperebbe sotto il centro per circa quattro chilometri, risalendo in superficie all’altezza di lungarno
Pecori Giraldi, per poi proseguire verso viale Europa e Bagno a Ripoli. Si tratta, ben inteso, di ipotesi, ma il piano strutturale contiene al suo interno previsioni sullo sviluppo futuro del sistema di mobilità su ferro. Anche per la linea 3 potrebbe arrivare una “sorellina”: la 3.2, che servirà la zona sud-est. In questo caso la tramvia viaggerebbe dalla Fortezza sui viali attraverso piazza della Libertà, proseguendo con due rami: uno verso Rovezzano (sette chilometri che servirebbero le zone più abitate di Campo di Marte), l’altro verso Bagno a Ripoli (otto chilometri per Gavinana e Firenze Sud). C’è poi l’idea della la linea 4. Il sinda-
co Renzi, tempo fa, ha lanciato il progetto di un collegamento urbano dovrà utilizzare il binario ferroviario già esistente tra la stazione Leopolda e le Piagge: una decina di fermate, tra cui anche tappe alle Cascine, in zona viadotto dell’Indiano e a San Donnino, per coprire la zona ovest della città. E in futuro Firenze potrebbe avere anche il tram numero 5, ossia un collegamento trasversale fra le aree di Careggi, Novoli e il parco delle Cascine, oltre a una linea 6, che secondo l’idea di Palazzo Vecchio potrebbe sfruttare la ferrovia Faentina per mettere in comunicazione /L.S. Campo di Marte con il centro della Val di Mugnone.
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MUOvERSI/2. Dopo i recenti aumenti è scattata la caccia al prezzo più basso
Benzina, tutti in fila per risparmiare in molti si sobbarcano qualche chilometro in più pur di fare il pieno alle pompe “no logo”, quelle esterne al circuito delle multinazionali. in Toscana sono una ventina, tutte regolarmente prese d’assalto Valentina Buti
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isparmiare sulla benzina? È possibile. Basta scovare il distributore giusto e si può spendere fino a 15 centesimi in meno al litro. È il piccolo miracolo delle pompe bianche “no logo”: esterne al circuito delle grandi multinazionali del petrolio, gestiscono direttamente la distribuzione del carburante così da offrire spesso prezzi più bassi rispetto ai colleghi “di marca”. Qualche numero per fare alcuni esempi. Nel giorno della nostra rilevazione, lunedì 23 gennaio, il giornale online Staffetta Quotidiana calcola che a livello nazionale un litro di benzina costi 1,759 euro, un litro di diesel 1,726. In Toscana la stangata è ancor più dolorosa, per l’accise da 5 centesimi al litro introdotta dalla Regione e destinata agli alluvionati di Elba e Lunigiana. Per un litro di benzina, così, si spende fino a 1,847 euro, per uno di gasolio 1,776 (dati da Prezzibenzina.it). Facendo un giro tra i “no logo” presenti in provincia di Firenze, si scopre che al Delfini Carburanti di Lastra a Signa un litro di benzina costa 1,694 euro, uno di gasolio 1,609: rispettivamente, si spendono 6 e 12 centesimi in meno al litro rispetto alla media nazionale, 15 e 16 centesimi rispetto a quella toscana. Alla Oil Fin di Sesto Fiorentino la benzina è a 1,718 euro, il diesel a
1,628. Al distributore Murgia di via Senese si spende invece 1,739 euro per un litro di benzina e 1,639 per il gasolio. Prezzi in linea con quelli offerti dall’indipendente Aquila di San Casciano, dal “discount” del Carrefour di Calenzano e dal Ludoli in via del Bronzino, all’Isolotto. Di questi “bengodi” per gli automobilisti in Toscana se ne contano una ventina su oltre 1.600 impianti, quotidianamente presi d’assalto dagli automobilisti. A quello di Sesto arrivano da tutta l’area metropolitana, da Firenze e anche da Prato. A volte c’è una fila così lunga “che qualcuno si mette a bisticciare per il posto”, racconta sorridendo il proprietario. Code infinite anche al Delfini di Lastra, lievitate con gli ultimi aumenti sui carburanti. “Gli automobilisti si stanno ingegnando per risparmiare, confrontano i prezzi su internet, preferiscono fare qualche chilometro di più ma venire da noi, dove il risparmio si tocca con mano”, spiega Emanuele, il proprietario. Ma perché i prezzi dei “no logo” sono così bassi? I gestori diretti si riforniscono da soli (la raffineria più vicina è a Livorno) e da soli mandano avanti il distributore, che è sempre e soltanto self service. Minori le spese di gestione, quindi, così come quelle per la promozione. E maggiore il vantaggio per i clienti.
alTERnaTiVE Le strategie dei nostri lettori per salvaguardare il portafoglio: c’è anche chi punta sull’olio di colza
In bici, in treno o... a piedi. Mille e un modo per sopravvivere ai rincari
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hi attacca al chiodo le chiavi dell’auto e inforca la bici. Chi preferisce il treno (ma poi spesso rimane deluso tra ritardi e disservizi). Chi alla fine va a piedi, che un po’ di movimento non fa mai male. Abbiamo chiesto ai lettori del nostro giornale e a quelli de Il Reporter. it quali sono le loro strategie per sopravvivere al carobenzina. Ecco a voi le risposte. Barbara O. “la macchina ha deciso di lasciarla in garage”, e ha così eliminato il pasticciaccio-rincari alla radice. Fernando M. d’ora in avanti “uscirà sempre a piedi”, o al limite, se si tratta di
un viaggio più lungo, si dirotterà “sui mezzi pubblici”. Qualcuno alla macchina non sa proprio rinunciare, ma per tutelare il portafogli sceglie il carburante alternativo, “olio di colza” come prima scelta, “biocarburanti” se il primo non “rende abbastanza”. Ma c’è anche chi sceglie il meno conosciuto car sharing. La Provincia di Firenze, per favorire la condivisione dell’auto, ha dato vita a un progetto ad hoc che dà un po’ di sollievo alle tasche, fa respirare l’ambiente e incentiva pure la socialità (questo il sito: www.provincia.fi.it/mobilita/progetti-speciali/car-
sharing/). “Se mi aumentano la benzina del 3%, uso la macchina il 3% in meno, e se ci riesco pure di più”, spiega Carlos. Raffaele D. M. punta tutto sulle sue gambe, “che fa anche bene alla salute”. Mirella Z., invece, preferirebbe il treno. “Ma negli ultimi mesi, i continui ritardi” l’hanno spinta a tornare al “costosissimo” volante. Per risparmiare, in tanti vanno poi a caccia dei distributori “no logo” (di quelli fiorentini vi forniamo una mappa nell’articolo sopra): novelli Indiana Jones alla ricerca /N.B. della benzina scontata.
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internet
Febbraio 2012
ON LINE. Su www.ilreporter.it aggiornamenti (e immagini) sulla tragedia della nave naufragata
Al Giglio un mese dopo, tutte le novità TEMPO LIBERO, INIZIATIVE ED EVENTI SU
i piÙ lETTi DEl MESE 1. Dalla massoneria alle banche, le teorie del complotto sulla nave naufragata 2. Facebook: la pagina pro Schettino. “Il comandante? Persona eccezionale” 3. Oliviero Toscani colpisce ancora, con il “penecalendario” 4. Maturità, uscite le materie per la seconda prova scritta 5. Benzina, treni e pedaggi: scattano gli aumenti
i ViDEo piÙ ViSTi 1. Schettino diventa un cartoon, a Taiwan 2. Schettino, da De André al David Letterman Show, follie del web
LA STAGIONE VIOLA IN TEMPO REALE SU
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È
passato un mese dalla tragica sera di venerdì 13 gennaio, quando una nave da crociera, la Costa Concordia, è naufragata dopo un impatto con gli scogli nelle vicinanze dell’isola del Giglio. Da allora, da quel giorno, se ne sono dette di tutte e di più su una sciagura che ha colpito, come mai in passato, il mare e la popolazione toscana. Al centro delle cronache (e delle accuse) è finito lui, il comandante Francesco Schettino, mentre l’isola del Giglio è stata letteralmente invasa da soccorritori, giornalisti e semplici curiosi che volevano vedere dal vivo quell’incredibile immagine vista e rivista in tv, l’enorme nave adagiata su un fianco a poca distanza dal porto dell’isola, che mai prima d’ora si era ritrovata a fare i conti con tanta popolarità. Una tragedia che ha commosso il Giglio, la Toscana e con loro il mondo intero, costata la vita a decine di persone, ognuna con la propria, tragica storia. Ma sono state forse le immagini a colpire maggiormente l’opinione pubblica dell’intero globo, l’immagine di un gigante dei mari disteso vicino (troppo vicino) a un’isola
3. I sommozzatori nella parte della nave sommersa dall’acqua
la
costa concordia
dopo l’incidente
piccola, piccolissima, le immagini dei soccorsi che sono arrivati da ovunque potessero arrivare (dall’acqua, dal cielo), quelle delle facce di chi è riuscito a salvarsi e di chi invece ha aiutato qualcuno a farlo. Sul nostro portale, www.ilreporter.it, si possono rivivere, attraverso video e fotografie, quelle drammatiche ore, i giorni dei
(foto
dei
vigili
del fuoco)
soccorsi che sono seguiti, le polemiche e le provocazioni che sono scaturite da una vicenda che per molti versi resta, e resterà, incomprensibile. Fotografie e video per non dimenticare una tragedia che ha fatto balzare uno dei paradisi della Toscana sulle prime pagine e sulle principali edizioni di giornali e telegiornali di tutto il pia-
Gelateria Yogurteria Artigianale Mandorla e Limone 2
4. Concordia, riprendono le ricerche. Nuova sospensione nella notte 5. A bordo della nave naufragata
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1. Su Facebook la tragedia diventa satira. E il protagonista è ancora Schettino 2. De Falco: boom su Twitter. E a sorpresa arriva anche la t-shirt 3. L’anno fallico di Toscani e la ricetta anti-crisi di Rocco Siffredi 4. Pitti ha aperto i battenti. Tra code, stravaganze e tacchi altissimi 5. Molesta tre studentesse in una notte, è caccia all’uomo
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neta, per non dimenticare nemmeno coloro che hanno lavorato senza sosta per tentare di arginare le conseguenze di un dramma dalle conseguenze comunque disastrose. Ma non è finita qua. Perché ora, un mese dopo quella tremenda notte, restano molti gli aspetti che faranno parlare ancora a lungo della Concordia e della sciagurata rotta del 13 gennaio, a partire dall’inchiesta per accertare le cause che hanno portato a un simile disastro, per capire quali e di chi siano state le colpe. Per capire, insomma, come tutto questo sia potuto accadere in una notte di mare calmo e festa sulla nave. Ma resta anche da lavorare per evitare che una sciagura umana si trasformi in un disastro ambientale. Su www.ilreporter.it continueremo a seguire la vicenda. In attesa che, su quanto accaduto, possa veramente essere messa la parola fine.
SEGUICI SU:
SALUTE INFLUENZA, ARRIvA IL PICCO
È
arrivata più tardi del solito, ma è arrivata. L’influenza sta mettendo a letto migliaia di italiani, e quest’anno il picco massimo – complice il freddo che si è fatto attendere – è previsto proprio per la metà di questo mese. Come sempre, i più colpiti saranno i bambini, mentre gli anziani e i soggetti con patologie croniche sono coloro per cui è maggiore il rischio di andare incontro a complicanze. Tra le categorie considerate “a rischio” - quelle per cui era consigliato il vaccino - ci sono gli ultra 65enni, le donne al secondo e terzo mese di gravidanza, gli operatori sanitari e gli addetti ai servizi pubblici essenziali. Ma – vaccino a parte – come mettersi (il più possibile) al riparo da questo male di stagione? Sul nostro sito qualche semplice regola per cercare di mettere, una volta tanto, ko il virus. E non viceversa.
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salvadanaio
Febbraio 2012
LE NOSTRE TASCHE/1. Il 28 febbraio 2002 la moneta comune diventò la sola in circolazione
Dieci anni di euro. Ma qui arrivò prima iERi E oGGi
nel 1997 ebbe luogo una sperimentazione
Qualche raffronto con la lira
Quando la benzina era sotto quota uno
in due comuni toscani: l’antenato della valuta
I
unica circolò a Fiesole e pontassieve per sei mesi. Ecco come andò Gianni Carpini
A
ll’inizio fu il convertitore tascabile: gli italiani si trovarono a fare i conti, nel senso letterale del termine, con un tasso di cambio che certo non aiutava nei calcoli, complici anche quei “maledetti” decimali: 1.936,27 lire erano (e sono ancora) pari a un euro. Un decennio fa, il 28 febbraio 2002, dopo due mesi di convivenza forzata con il vecchio conio, la moneta comune diventò la sola in circolazione in dodici paesi europei, ai quali - nel corso del tempo - se ne sono aggiunti altri cinque. Ma già qualche anno prima del debutto ufficiale, alle porte di Firenze alcuni cittadini toccarono con mano una bozza della futura valuta. I precursori furono i comuni di Fiesole e Pontassieve, primi in Italia a sperimentarla, nei negozi come negli uffici pubblici. E così, per sei mesi a cavallo tra il 1997 e il 1998, l’euro parlò con accento fiorentino. Dal primo ottobre 1997 al 31 marzo 1998, per comprare il pane, fare la spesa al mercato o per effettuare pagamenti alla posta, i cittadini dei due comuni dell’hinterland fiorentino poterono utilizzare i contanti Ue, o meglio una versione ad hoc, fatta stampare appositamente alla Zecca e al Poligrafico dello Stato. Le due cittadine ottennero dalla Banca d’ Italia il conio di un miliardo di lire in valuta europea, in tre diversi tagli: due monete da cinquanta centesimi e da un euro oltre a un buono-banconota pari a tre euro (nella foto), per un cambio convenzionale fissato in 2.000 lire a fronte di ogni
i
“precursori”
dell’euro
euro. Un’iniziativa decisa dai rispettivi sindaci con l’obiettivo di far conoscere alla popolazione il denaro “griffato” Unione Europea, in vista del grande passaggio, avvenuto poi nel 2002. In pratica, i cittadini ebbero la possibilità di cambiare le lire agli sportelli delle banche presenti sul territorio, per poi spendere i soldi nella stragrande maggioranza dei negozi, oltre che negli uffici pubblici e nelle poste, fino al 31 marzo 1998. In tanti ritirarono la nuova moneta, incuriositi dalla novità, meno invece la usarono concretamente nella vita quotidiana. Dopo una ventina di giorni dalla partenza della sperimentazione, l’80 per cento dei cittadini, secondo un sondaggio
svolto allora dalla società fiorentina Eurema, risultò non aver mai utilizzato la valuta europea, pur conoscendo il progetto. Il 30 giugno 1998 fu l’ultima data per riconvertire gli euro non spesi nella cara e vecchia divisa tricolore. Oggi, nell’era post-lira, le monetine da 50 centesimi e un euro targate Fiesole e Pontassieve sembrano una “brutta copia” di quelle attualmente in circolazione. Molte sono finite nelle mani dei collezionisti: su Ebay gli appassionati sono disposti a tirare fuori più di venti euro per una banconota da tre. Certo, non un capitale, ma pur sempre qualcosa in più rispetto alle 6.000 lire investite quindici anni or sono.
l pensionamento di Montessori, Bellini e Volta (“inquilini”, rispettivamente, delle banconote da mille, cinquemila e diecimila lire) ha provocato non pochi problemi alle tasche degli italiani. Il passaggio alla nuova valuta produsse non poche proteste (oltre a vari aumenti). In dieci anni, secondo un’indagine del Codacons, le famiglie hanno accusato una perdita del potere d’acquisto di quasi il 40%. Ma andiamo a vedere come si sono modificate le cifre nel corso del tempo. Un biglietto dell’Ataf, nel 2001, costava 2.000 lire. Con il passaggio alla moneta unica l’azienda decise di rimetterci qualcosa, fissando il valore del nuovo ticket a un euro (pari a 1.936 lire e spicci). Per chiamare da una cabina telefonica, attrezzature ormai in via di estinzione, col vecchio conio servivano 200 lire, tramutatesi nell’era euro in 10 centesimi. Da dieci anni a questa parte, invece, il biglietto per entrare agli Uffizi è rimasto tale e quale: nel 2002 costava 6,50 euro, stessa cifra che bisogna tirare fuori oggi per ammirare i suoi capolavori. In questo caso il rincaro scattò per effetto dell’euro: nel 2001 per l’entrata nella galleria si spendevano 12.000 lire, un anno dopo 500 in più (12.585 lire, pari a 6,50 euro, appunto). Sul fronte sportivo, nella stagione 2000–2001 per un abbonamento in curva Fiesole al Franchi erano necessarie 400.000 lire. Nell’era di Delio Rossi e Jovetic, per lo stesso settore, i supporter della Fiorentina hanno sborsato poco meno: 205 euro (prezzo intero). È tra gli alimentari che la moneta unica ci ha messo di più lo zampino. Secondo le rilevazioni del Codacons, poco prima dell’entrata in circolazione della moneta unica un chilo di pane costava in media 1,80 euro, contro i 2,85 euro odierni. Infine c’è lei, la signora per eccellenza dei salassi: la benzina. Il primo gennaio 2002 un litro di verde, prendendo in considerazione il prezzo medio in Italia, era poco /G.C. sotto quota un euro (0,999).
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LE NOSTRE TASCHE/2. Viaggio tra le dichiarazioni dei redditi degli abitanti della provincia
I “Paperoni” nostrani? Sul colle etrusco nella cittadina alle porte di Firenze le entrate medie più alte. poi, in “classifica”, si trovano il capoluogo, Bagno a Ripoli e Vaglia. Certaldo fanalino di coda Francesca Puliti
F
irenze come Cortina? A fare i conti in tasca ai fiorentini, alla luce dei recenti controlli straordinari della Finanza nella località più cool della montagna nazionale (ma anche ad Albano Terme, a Roma, ecc.), ci abbiamo pensato noi. Per scoprire che i fiorentini non sono tra i più ricchi, stando almeno alle dichiarazioni dei redditi. Secondo le stime ricavate dal Ministero delle Finanze sulle dichiarazioni presentate nel 2009 (ovvero gli ultimi dati disponibili), il reddito medio in Toscana si aggira attorno a 22.500 euro l’anno. Ma se la provincia di Firenze supera la soglia di ben duemila euro, al suo interno le differenze ci sono e si fanno sentire. Ad aggiudicarsi la palma di comune più florido è Fiesole, con un reddito medio di 29.254 euro a testa, cifra di tutto rispetto anche se in notevole calo rispetto agli anni precedenti, quando la media superava abbondantemente i 30mila. La città di Firenze è seconda in classifica, con 27.500 euro di media, in lieve aumento rispetto agli anni precedenti (nonostante che, all’opposto, vi sia stato un decremento nel numero di dichiarazioni presentate). Su 222.651 denunce dei redditi,
2.500 circa hanno dichiarato meno di mille euro annui, altrettanti tra mille e duemila, circa seimila sono equamente distribuite tra duemila e seimila euro, mentre in 2.600 hanno dichiarato cifre fino a 7.500 euro. La schiera più nutrita è quella che incassa tra 7.500 e 50mila euro annui, laddove le fasce intermedie sono a loro volta più folte. Lo scaglione più popoloso in assoluto è quello che guadagna tra 15 e 26mila euro l’anno, mentre dai 30mila in su gli scalini diventano meno affollati. Sono solo 6.300 le persone che dichiarano un reddito superiore a 50mila euro annui, mentre inaspettatamente sono di più (6.700 circa) quelle che dichiarano tra 70 e 100mila. Sopra questa soglia restano in 5.200. Subito dietro Firenze, nella classifica della ricchezza, c’è Bagno a Ripoli, con una media di 27.300 euro l’anno. Segue il comune di Vaglia - con 26.500 euro - che non a caso vorrebbe fondersi con la ricca Fiesole. Quinta posizione per Impruneta, la più fiorente del Chianti (26mila euro circa), mentre il comune più ricco del Valdarno è Rignano, che stacca di quasi duemila euro Reggello, Figline e Incisa. Superano la media toscana Sesto Fiorentino e Scandicci, mentre gli
altri comuni della provincia si aggirano attorno ai 20-21mila euro a testa. Al di sotto si trovano solo Castelfiorentino, Cerreto Guidi, Gambassi Terme, Marradi e Firenzuola. Più il fanalino di coda: Certaldo, la cui media dichiarata è addirittura sotto la
soglia dei 19mila euro. Cifre vere? Chi lo sa. Resta il fatto che dal recupero dell’evasione fiscale la Regione Toscana si aspetta di incassare quest’anno circa 150 milioni di euro, contro gli oltre cento ripescati già l’anno scorso.
ConTRolli Nel 2010 scoperti imponibili non denunciati per 3,8 miliardi solo nel Granducato, più del doppio del 2009
Cresce il lavoro per la Finanza, tra evasori totali e finti poveri
I
più poveri della Toscana? I grossetani. Così almeno risulta dalle denunce dei redditi presentate nel 2009. Penultimi in classifica gli aretini, con un reddito medio provinciale di poco superiore a 20mila euro annui. Una cifra ritenuta però “improbabile” dagli esperti del settore, considerata l’alta concentrazione nella zona di piccoli e medi imprenditori, nonostante la perdurante crisi. Non molto diversa la situazione di Prato, mentre perfino una provincia così altamente colpita dalla disoccupazione come Massa Carrara riesce a fare meglio. Dati che sembrano dirla lunga sul tasso di evasione ed
elusione fiscale che interessa la nostra regione. Secondo le cifre elaborate dalla stessa Regione Toscana per calcolare gli effetti dell’aumento dell’addizionale Irpef, sono meno del 2,5% i contribuenti che dichiarano al fisco più di 75mila euro l’anno. Da solo, questo battaglione di 51.768 contribuenti vale 6 miliardi e 200 milioni di imponibile, ovvero quasi il 13% dei redditi dichiarati da tutti i toscani. I super ricchi, da 390mila euro in su, sono 859, mentre una ventina di dichiarazioni si attestano sui 2 milioni e mezzo. Il toscano più ricco, invece, nel 2009 ha dichiarato 10 milioni e passa. Per contro,
nel corso del 2010 (mentre scriviamo i dati del 2011 non sono ancora disponibili), le Fiamme Gialle hanno scoperto redditi imponibili non dichiarati per 3,8 miliardi di euro solo in Toscana, più del doppio rispetto all’anno precedente. Una cifra stratosferica a cui hanno contribuito quasi 600 evasori totali e 530 evasori di “grossa taglia”. Smascherati inoltre 610 finti poveri che avevano prodotto autocertificazioni false per accedere ad agevolazioni di Comuni, scuole e università. I casi più numerosi sono stati scoperti a Firenze, Livorno, Pisa e /F.P. Arezzo.
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politica
Febbraio 2012
L’INTERvISTA. Caterina Biti nominata assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio
“La mia sfida per una città sostenibile” Con il suo arrivo la giunta si è tinta ancor più di rosa, ma il colore che lei ha in mente per il futuro è il verde. “partirò dai giardini. prima dei divieti serve cambiare la mentalità delle persone” Valentina Buti
T
rentacinque anni, veterinaria, Caterina Biti è il nuovo assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio. Con il suo arrivo e l’addio dell’assessore alla cultura Giuliano Da Empoli, che guiderà l’associazione Big Bang in vista di una futura candidatura a premier del sindaco, la squadra di Renzi si tinge di rosa: cinque assessori donne e tre uomini, tutti targati Pd. Biti, renziana di ferro, è stata eletta nel 2009 nella lista Facce Nuove, prima di aderire ai Democratici. Da mesi era stata indicata da Renzi come il successore di Eugenio Giani alla presidenza del consiglio comunale: scelta che aveva provocato più di un malumore in casa Pd. Acqua passata per Biti che, testa bassa e pedalare, ha già in mente il piano per “fare di Firenze la città della sostenibilità”. Assessore, da dove partirà? Dalle aree verdi. Condivido il progetto del sindaco di realizzare un giardino a 10 minuti dalla casa di ogni cittadino. Il piano strutturale a “volumi zero” va in questa direzione. Altro obiettivo il “Patto dei sindaci”, che prevede l’abbattimento del 20% delle emissioni di Co2 entro il 2020. Metterà il pedaggio per le auto che vogliono entrare in centro, come a Milano? Sono molto scettica sull’Ecopass. Il pedaggio è una misura tampone, non risolve il problema smog sul lungo periodo. Prendiamo Amburgo: è una città industriale con 4 milioni di abitanti, l’allarme da Pm10 è quotidiano. Al posto dell’Ecopass ha deciso di puntare su mezzi pubblici a idrogeno, aree verdi, bike sharing. E tra pochi anni sarà a emissioni zero. Per Firenze vorrei lo stesso: serve incentivare l’uso di bus e
caterina biti
mezzi elettrici non inquinanti, impiantare alberi che riducano le emissioni. Intanto, però, il 2012 si è aperto con una raffica di sforamenti di Pm10. Come abbatterle? Con le misure a gradini previste dalla Regione: inviteremo i cittadini a lasciare l’auto a casa e ad abbassare i termosifoni dopo i 15 sforamenti dei livelli di guardia, bloccheremo il traffico dopo i 35 sforamenti. Ma il piano antismog più efficace è quello che parte dalle scuole, insegnando ai bambini i principi della sostenibilità. Capitolo Cascine: come se le immagina tra dieci anni? Il parco ha bisogno di una svolta, va curato di più per renderlo fruibile. Il sindaco ci tiene molto. Ma non dimentichiamo il parco dell’Argingrosso, anche quello va restituito alla città. E l’Arno? La sicurezza del fiume compete all’Autorità di bacino, ma chi si occupa di ambiente a Firenze non può non dargli un’occhiata. Mi preoccupa il rischio idrico dovuto alla siccità. Anche qui l’amministrazione deve educare i cittadini alla lotta agli sprechi. Assessorato o presidenza del Consiglio: sinceramente, cosa preferiva? Dimettermi da consigliere è stato triste. Ma sulla presidenza ci eravamo arenati. Così ho scelto l’assessorato: la delega all’ambiente è stimolante.
SonDaGGi Scivolone nella classifica dei sindaci più amati, mentre in molti lo vedrebbero bene nella corsa alla premiership nazionale
Renzi giù dal podio, ma i fiorentini lo vorrebbero alle primarie
M
SANA ALIMENTAZIONE
atteo Renzi scende dal podio dei sindaci più amati d’Italia, ma in compenso il 62 per cento dei fiorentini lo vorrebbe alle primarie. È il risultato di due recenti sondaggi. A rivelare il “capitombolo” dell’indice di gradimento del sindaco è il Governance Poll 2011, commissionato dal Sole 24 Ore ed effettuato dall’Istituto Ipr Marketing. L’anno passato Renzi si era aggiudicato il primo posto tra gli amministratori d’Italia con un consenso del 67%. Oggi si ferma solo al 53%, con uno scivolone nelle retrovie della classifica che lo porta
alla 51esima posizione. “Preferisco perdere un voto ma fare le cose. Sono pagato per questo, non per chiacchierare”, minimizza il sindaco. Ma l’opposizione intanto attacca: “Il rottamatore è rottamato dai fiorentini”, punta il dito il Pdl. Sarà. Ma l’altro sondaggio, voluto dalle Officine Democratiche del Pd ed effettuato da Mass Media Opinion con 800 interviste ai fiorentini, non sembra dargli ragione. Quanto al grado di notorietà, il sindaco ha ottenuto il 93% dei consensi, mentre il suo operato, nei primi due anni di legislatura, è giudicato efficace
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dal 71% degli intervistati. Non solo: il 62% dei fiorentini vedrebbe bene il sindaco correre alle primarie per la premiership nazionale. Qualche nota dolente, però, arriva per la squadra della giunta e per il Partito Democratico. Il vicesindaco Dario Nardella è conosciuto solo dal 40% dei cittadini ascoltati. Gli altri assessori non vanno oltre il 30% (raggiunto dall’assessore alla mobilità Massimo Mattei). Quanto al Pd, tra gli intervistati di centrosinistra l’81% ha voglia di rinnovamento e dichiara /N.B. di volere una nuova generazione di politici.
politica
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TRASPORTI/1. La conclusione dell’iter prevista tra 7-8 mesi
TRASPORTI/2. In attesa di novità sul fronte pista
Pubblicato il bando, ora Ataf Peretola, più passeggeri viaggia verso la privatizzazione e nuovi voli (low cost) I
Antonio Passanese
L
o aveva promesso: “Vendo Ataf”. E, nonostante gli scioperi e le proteste, lo ha fatto. O meglio, lo sta facendo. Matteo Renzi non se l’è sentita, in un momento così grave per l’economia, di far pagare ai fiorentini anche le perdite dell’azienda di trasporto pubblico della città. E così, grazie al voto del Pd, Lega, Fli, Udc e di due consiglieri dell’Idv, ha dato il via alla “rottamazione” di Ataf, esclusi i tram e Firenze Parcheggi. Il bando è stato già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Le aziende interessate avranno 35 giorni di tempo per partecipare alla gara, mentre la conclusione dell’iter – con l’aggiudicazione al vincitore – è prevista fra 7-8 mesi. “Non siamo alla ricerca di un partner finanziario, ma di un soggetto industriale forte ed esperto nel trasporto pubblico su gomma – sottolinea il presidente di Ataf Filippo Bonaccorsi – per questo abbiamo inserito nel bando dei paletti ben precisi. Chi vorrà qualificarsi per partecipare dovrà avere i seguenti requisiti minimi: 270 milioni di euro di fatturato globale e 240 di fatturato specifico nell’ultimo triennio, almeno 400 bus, almeno 40 milioni di chilometri fatti nell’ultimo triennio, 20 milioni di capitale sociale interamente versato”. Dopo la fase di qualifica, che servirà all’azienda di trasporto pubblico di Firenze per selezionare le aziende da invitare alla gara, partiranno le lettere di invito (dove sarà contenuto anche il prezzo base d’asta, determinato da perizie giurate). “A coloro che inviteremo, chiederemo non solo un’offerta economica – ha aggiunto Bonaccorsi – ma anche tecnica: un requisito importante per la determinazione del punteggio, e quindi per la scelta dell’acquirente, sarà la capacità di investimento per l’acquisto di mezzi nuovi. In questo modo escludiamo da subito eventuali soggetti solo finanziari, restringendo il campo unicamente ad aziende attive nel settore del trasporto pubblico su gomma”. L’operazione “privatizzazione” di Ataf, però, ha causato mal di pancia in ordine sparso: il capogruppo Fds-Verdi, Monica Sgherri, ha già preannunciato un’interrogazione. “Se, come
sembra – dice – per la validità della deliberazione sulla privatizzazione di una parte di Ataf era necessario, secondo i patti parasociali, che si esprimessero a favore i possessori del 90% di quote, mentre il Comune di Firenze ne detiene l’82%, allora siamo di fronte a una forzatura inaccettabile rispetto alla quale è necessario che anche la Regione si attivi per ottenere chiarezza’’. Secondo Sgherri “ciò che è accaduto avrà certo risvolti non secondari in merito alla futura azienda unica per il trasporto pubblico locale su gomma e allo svolgimento della gara unica regionale”. Per la consigliera comunale, infine, “la Regione deve agire per fare la massima chiarezza e non essere invece attore passivo”. E, a stretto giro di posta – come richiesto da Sgherri – la giunta Rossi si è espressa sulla privatizzazione di Ataf. “Se il Comune di Firenze ha deciso di privatizzare Ataf non c’è nulla di sconvolgente – ha fatto sapere Luca Ceccobao, assessore regionale ai trasporti – altro discorso è la gestione dei servizi, perché Ataf dovrà partecipare, da sola o con altri, alla gara regionale per il trasporto pubblico”. E se già questo non bastasse, Ceccobao ha aggiunto: “Ogni Comune è libero di decidere come vuole gestire i propri servizi”.
IL LUTTO il 19 gennaio scorso è prematuramente scomparsa maira neri, moglie del presidente della Provincia di firenze andrea barducci. Si è spenta a soli 57 anni. Da tempo soffriva di una grave forma di leucemia, che ha combattuto fino all’ultimo con grande tenacia e coraggio. La redazione de il Reporter si stringe al presidente ed esprime le più sincere e sentite condoglianze a lui e alle figlie Giulia e Lavinia.
n attesa di capire, e di sapere, cosa riserverà il futuro all’aeroporto di Firenze – tra piste parallele o oblique – Vueling atterra a Peretola e, dal 25 marzo, effettuerà collegamenti con Barcellona, Madrid e Parigi. Prosegue dunque l’espansione della compagnia low cost spagnola in Italia, e già sono scattati gli sconti e le offerte promozionali. La tratta Firenze-Barcellona sarà operativa tutti i giorni, con un’offerta di quasi 90mila posti. Il collegamento FirenzeMadrid sarà invece attivo tre giorni a settimana (martedì, giovedì e sabato), con un’offerta di 39mila posti per il 2012. Infine, i voli settimanali per Parigi Orly saranno quattro (lunedì, mercoledì, venerdì e sabato) per un totale di oltre 50mila posti a disposizione dei passeggeri. Gli amanti dei viaggi
Vespucci tornato ai livelli registrati prima della crisi del 2009 low cost, dunque, non sembrano avere di che preoccuparsi troppo, anche se faranno bene ad affrettarsi, visto che - non si sa mai - in tanti potrebbero cogliere al volo l’occasione, per usare un gioco di parole. Intanto, cresce il traffico passeggeri allo scalo fiorentino: complessivamente, il 2011 ha fatto registrare 1.906.099 passeggeri, in aumento di quasi il dieci per cento rispetto all’anno precedente. A dicembre, in particolare, la crescita dei voli internazionali ha registrato un + 8 per cento, grazie alla performance positiva di Alitalia, Lufthansa e Air France. Positivo anche l’andamento di Austrian, con l’introduzione del collegamento
diretto per Vienna, e di Air Berlin che, da maggio 2011, ha attivato la rotta per Dusseldorf. Per quanto riguarda il traffico nazionale, si segnala il risultato positivo di Alitalia grazie ai voli per Roma e Catania. Per la compagnia di bandiera si tratta di un ottimo risultato che vede su Firenze un incremento di traffico dell’82 per cento rispetto a dicembre 2010. Nel complesso, il 2011 ha visto una crescita dei passeggeri del 9,7 per cento rispetto al 2010, consentendo al Vespucci di tornare ai livelli registrati prima della crisi del 2009. A questo incremento non è seguita una corrispettiva crescita del numero dei voli (comunque positivo del 3,8 per cento), a conferma di un maggiore riempimento degli aerei e della maggiore capacità dei velivoli utilizzati dalle linee aeree. Il risultato del 2011 è stato ottenuto nonostante gli oltre 774 voli dirottati o cancellati, principalmente a causa dei noti fenomeni meteorologici, e della flessione di Meridiana Fly negli ultimi tre mesi dell’anno. Questi risultati hanno fatto sì che l’Amerigo Vespucci si collocasse al 42esimo posto, su 143, nella classifica dei principali /A.P. scali europei.
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al volante
Febbraio 2012
IL PUNTO. Dati confortanti in Toscana. In un anno sottratti ben 162.061 punti dalle patenti
Meno incidenti e vittime della strada Benedetta Strappi
Sono stati ventidue, nel 2011, i casi di sinistri con fuga e omissione di soccorso.
L’
Ritirate quasi tremila licenze di guida. nel mirino soprattutto l’alta velocità
anno nuovo, a Firenze, si è drammaticamente aperto con un incidente stradale. Il 2 gennaio ha perso la vita un giovane che aveva avuto un gravissimo incidente in moto in viale Redi la notte di San Silvestro, di ritorno dai festeggiamenti, e i suoi vent’anni sono finiti così, in modo atroce. E questo succedeva negli stessi giorni in cui venivano divulgati i dati relativi agli incidenti (e in generale all’attività della polizia stradale) avvenuti in Toscana nel 2011. Con un dato confortante: rispetto al 2010 c’è stata una flessione degli incidenti stradali del 13 per cento circa (dato toscano), concentrata specialmente in autostrada, dove la diminuzione è stata del 21,4 per cento. Nel dettaglio, gli incidenti con lesioni sono passati da 1.915 a 1.763, con una diminuzione rispetto al 2010 di circa l’8 per cento. E se il numero di incidenti mortali è rimasto purtroppo invariato, è invece sceso quello delle vittime, inferiore del 14 per cento rispetto all’anno precedente. In tutto, sulle strade toscane, ci sono stati 4.583 incidenti (2.084 in autostrada e 2.499 sulla viabilità ordinaria). Di questi 42 hanno avuto esito mortale (12 in autostrada e 30 in altre strade) con 42 vittime (12 in autostrada e 30 in altre strade). In quei 1.763 incidenti stradali con lesioni i feriti sono stati 2.631, 886 dei quali in autostrada. I casi in cui negli incidenti sono stati coinvolti veicoli commerciali con massa superiore alle 3 tonnellate e mezzo sono 538: in 25 casi si è trattato di autobus. Ma la polizia è intervenuta anche in altri 2.778 “eventi infortunistici” in cui, per fortuna, ci sono stati solo danni a cose. In 22 casi, poi, la
polizia si è occupata di incidenti con fuga e omissione di soccorso: di questi 20 hanno avuto come teatro le strade della cosiddetta viabilità ordinaria. Ma il dossier 2011 fotografa anche il capitolo infrazioni e multe: lo scorso anno sono stati sottratti ben 162.061 punti dalle patenti toscane. Complessivamente, le infrazioni contestate in Toscana sono state 110.547 e le patenti ritirate 2.997. Prevedibilmente, la maggior parte delle violazioni ha avuto a che fare con il superamento dei limiti di velocità (24.248, rilevate con autovelox o telelaser). Altre 4.584 multe sono invece state fatte per il mancato uso delle cinture e 2.689 perché altrettanti toscani utilizzavano il cellulare mentre si trovavano alla guida. E poi c’è il capitolo alcol e sostanze stupefacenti. Lo scorso anno sono state sottoposte a controllo alcolemico 82.738 persone. Da questi test è emerso che si trovavano alla guida in stato di ebbrezza 1.578 persone, e sono stati sequestrati (e destinati alla successiva confisca) 142 veicoli. Sono state 86, invece, le persone fermate alla guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
IL COMMENTO. Parla Stefano Guarnieri. Intanto l’attività dell’associazione va avanti
“Ma nelle grandi città le tragedie continuano”
S
tefano Guarnieri, presidente dell’associazione Lorenzo Guarnieri, da tempo in prima linea per l’introduzione del reato di omicidio stradale, commenta questi dati in modo deciso: “I dati presentati dalla polizia stradale rappresentano un dato solo parziale di quello che sta succedendo nella nostra regione: dobbiamo infatti tener presente che la polizia stradale non rileva gli incidenti nelle grandi città, che ormai sono i luoghi con la maggiore incidentalità”. Ancora, continua Guarnieri, “la sen-
sazione è che l’incidentalità non sia diminuita in Toscana e che ci sia ogni mese una tragedia nelle nostre strade come quella della nave Concordia. Si fa ancora troppo poco e non c’è consapevolezza che questa è una battaglia importante che va giocata insieme con tutte le forze, mentre ognuno va per la sua strada. Purtroppo – aggiunge - il mese di gennaio a Firenze è cominciato molto male con tre mortali di cui due sono stati legati all’alcol, a dimostrazione di quanto sia importante il problema della guida
in stato di ebrezza o sotto l’effetto di droghe”. E proprio perché eventi del genere possano diminuire, l’associazione porta avanti il suo lavoro: non ha ridotto gli sforzi per l’introduzione del reato di omicidio stradale e il progetto David è partito con la parte di comunicazione e con la campagna per l’omicidio stradale. Sono stati stanziati fondi per l’onda verde semaforica che partirà a breve, con l’obiettivo di ridurre la velocità media nei viali di circonvallazione /B.S. soprattutto nelle ore notturne.
Informazione a cura della Società della Salute
MANGIARE SANO E TOSCANO IN TEMPO DI CRISI Da alcuni anni è iniziato un periodo di crisi economica che si è andato via via aggravando comportando modifiche in molte abitudini in tutti i settori di spesa compreso quello dei consumi alimentari. L’Italia, paese di origine della dieta mediterranea riconosciuta come modello virtuoso di salute e Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco dal 2010 ha di fatto abbandonando questo modello alimentare. La riduzione della spesa per l’alimentazione può dar luogo a scelte economicamente convenienti che non lo sono però da un punto di vista nutrizionale: alimenti confezionati a basso costo, magari ricchi di grassi saturi a scapito di alimenti freschi ricchi di vitamine, sali minerali, ma più costosi. Tale situazione può portare, sia adulti che bambini, a condizioni di sovrappeso e/o di obesità con possibile sviluppo di malattie ad esse collegate (es. diabete, pressione alta, infarto, ictus...). Oggi occorre quindi riesaminare
l’alimentazione nella sua globalità, riportando in primo piano lo storico denominatore comune della pratica alimentare conviviale, semplice, misurata, economica, basata sull’uso di frutta e verdura di stagione, più buone, più ricche di principi nutritivi e più a buon mercato. E’ quindi opportuno riscoprire l’alimentazione naturale, collegata alle produzioni del territorio (vedi Piramide Alimentare Toscana PAT) per proteggere la propria salute.
senti gli alimenti da consumare più frequentemente. Mano a mano che si sale sono rappresentati alimenti che, per le loro caratteristiche nutrizionali, devono essere consumati con minore frequenza (carni rosse, salumi e dolci ).
CosA fAre Per sTAre meglio: - attività fisica senza troppa fatica. E’sufficiente una passaggiata di buon passo, di 30 minuti, tutti i giorni, per migliorare il proprio benessere fisico e psichico; andare a piedi o in bicicletta al lavoro o a fare la spesa; - bere molta acqua, almeno 1 o 2 litri al giorno. L’acqua del rubinetto costa poco, è sana e controllata; - il vino, se consumato, può essere assunto durante i pasti in modica quantità: al massimo un bicchiere al giorno per le donne e due per gli uomini; - fra i condimenti va privilegiato l’olio extravergine di oliva, da consumare crudo, comunque in quantità La piramide va letta a partire dal moderata (massimo 3 cucchiai da gradino più basso, dove sono pre- minestra al giorno);
- il pesce, che tradizionalmente compare poco sulle tavole toscane, va valorizzato maggiormente; in particolare il pesce” povero”, ovvero il sano ed economico pesce azzurro. Per sAPerNe Di Più Da anni l’Azienda Sanitaria di Firenze e la Società della Salute di Firenze sono impegnate a promuovere modelli nutrizionali per favorire scelte alimentari corrette per la salute con incontri informativi con la popolazione e con un Centro dedicato. Infatti è possibile rivolgersi al “Centro di Counseling Nutrizionale” presso l’Ospedale di Santa Maria Annunziata per avere informazioni, consulenze e per apprendere i modi con i quali qualsiasi persona può migliorare il proprio benessere a tavola ed il rapporto con il cibo. L’attività del Centro si rivolge a soggetti adulti sani che vogliono mantenersi in buona salute ed a soggetti con fattori di rischio personali (aumento del colesterolo, trigliceridi, pressione etcc..) o familiari.
Gli incontri avvengono sia in piccoli gruppi di persone (massimo 10, 12 ) che individuali. Per informazioni telefoniche chiamare al numero 055 6936794 il mercoledì ore 9,30-12,00; negli altri giorni è in funzione allo stesso numero una segreteria telefonica a cui lasciare un messaggio per essere richiamati. Dr.ssa Gianna Ciampi Dr.ssa Barbara Niccoli Dipartimento della Prevenzione Azienda Sanitaria di Firenze
Sede operativa: Viale della Giovine Italia n. 1/1 Firenze • Segreteria tel. 055 2616202 - fax 055 2616259 • e-mail: direttore@sds.firenze.it • www.sds.firenze.it
al volante
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IL CASO/1. Tante le segnalazioni: “Strada troppo stretta”. Problemi anche per i marciapiedi
Code e smog, la dura vita di via Faentina Una residente: “Il tratto peggiore dal civico 300 a via Confalonieri: le auto che viaggiano in direzioni opposte si sfiorano”. Ancora più difficile il passaggio di bus e mezzi pesanti Barbara Fanini
S
tretta, a tratti strettissima, quotidianamente assediata da traffico, smog e incidenti. Si potrebbe riassumere così la situazione di via Faentina, la lunga strada che collega la zona delle Cure a Pian del Mugnone e alle Caldine fin oltre il Mugello, e che ancora oggi costituisce un’arteria fondamentale per una parte della viabilità fiorentina. “Il tratto peggiore – spiega Alessia, una giovane residente – è quello che va dal numero civico 300 fino a via Confalonieri, dove la strada si restringe ancora di più: le auto che viaggiano in direzioni opposte sembrano sfiorarsi, e quando si incrociano due mezzi pesanti c’è davvero da aver paura, perché spesso salgono con le ruote sui marciapiedi. E i pedoni devono camminare rasenti i muri per non essere investiti”. Già, perché se è vero che la strada è strettissima, i marciapiedi certo non sono più “accoglienti”: all’altezza del civico 276 il punto più insidioso. Qui la carreggiata è larga appena quattro metri, mentre i marciapiedi misurano 60 centimetri da
traffico in via
Faentina
un lato e 90 dall’altro. Guai, dunque, a pensare di far due passi con carrozzina o passeggino al seguito: lo spazio non c’è. Neanche a farlo apposta, poi, i tratti più pericolosi di via Faentina sembrano coincidere anche con i più “vitali” e frequentati: proprio lì dove l’asfalto è meno generoso, infatti, si alternano una scuola elementare, un circolo sportivo, una chiesa, una sede della Misericordia e un ambulatorio medico. E poi negozi, bar, farmacia. “Da qui – prosegue Alessia – passano autobus dell’Ataf e della Sita, pulmini scolastici, camion,
corrieri, ambulanze. Basta fermarsi un minuto per far scendere i bambini dall’auto, o per accompagnare un malato, che dietro si è già formata una coda interminabile di auto, con tanto di clacson inferociti”. Difficile, se non impossibile, trovare soluzioni che limitino i disagi derivanti da questa strettoia. “Si potrebbe ad esempio pensare di deviare il percorso degli autobus – spiega Francesca Nannelli, presidente della commissione servizi al territorio del Quartiere 2 – quantomeno per ridurre l’incrocio di mezzi pesanti. Ma ne conseguireb-
IL CASO/2 Era nato per la stazione Salviati, ma da quando è stata soppressa non è più illuminato
Buio e sporco, il “parcheggione” ora fa paura
N
on solo caos, smog e asfalto dissestato: c’è anche un altro problema che affligge i giorni (e le notti) di chi abita in via Faentina. Poco oltre la bella villa Salviati, accanto alla stazione ferroviaria – attualmente non attiva - che porta il suo nome, si estende infatti una grande area parcheggio che, ormai da diversi anni, sembra diventata terra di nessuno: sporca, mal frequentata, senza illuminazione né controlli. I posti al suo interno, oltre che dalle auto di qualche “coraggioso” residente (che, del resto, difficilmente riuscirebbe a parcheggiare altrove), sono stabilmente occupati da decine di camper, spesso organizzati in veri e propri “accampamenti”. “Fino a qualche mese fa – spiega Sara Breschi, che vive nella zona da otto anni – si poteva ancora vedere il lungo filo con i panni stesi che avevano attaccato da una parte all’altra della rete che divide il parcheggio dalla linea ferroviaria. E poi ovunque – prosegue – si trovano bottiglie, siringhe, lacci emostatici, materassi, preservativi e, a volte, persino carcasse di motorini bruciati. Quando lascio l’auto qui, anche di giorno, mi guardo sempre attorno. E la sera, che è tutto buio, c’è davvero da aver paura”. Il problema della mancata illuminazione è presto spiegato: l’intera area di sosta era stata costruita accanto alla piccola stazione
Salviati allo scopo di favorire lo scambio auto-treno. E oggi che quella fermata è soppressa le Ferrovie (ancora proprietarie dell’area) hanno sospeso ogni servizio, luce compresa. Tra un’auto e l’altra, col favore del buio – denunciano i residenti, avviene di tutto: spaccio, furti, danni alle auto. “Quando, fino a 3 o 4 anni fa, la sosta era a pagamento – continua Sara – la situazione era decisamente migliore: ora come ora, sinceramente, preferirei pagare e sentirmi un po’ più tranquilla”. Più volte i residenti hanno segnalato il problema al Quartiere, presentando anche una petizione con tanto di firme. Ma trovare una soluzione immediata, a quanto pare, non è semplice. “Noi della commissione territorio del Quartiere 2 – spiega Francesca Nannelli – d’accordo con l’assessore competente, abbiamo da tempo intavolato un dialogo con le Ferrovie perché cedano l’area in gestione a Firenze Parcheggi. Mettere d’accordo due entità simili non è facilissimo, ma ci stiamo lavorando, e continueremo a farlo finché non arriveremo a restituire decoro e funzionalità al parcheggio”. E chissà che un domani, con l’area “ex Salviati” rimessa a nuovo, non venga ripristinata anche l’attività della piccola stazione ferroviaria: una bella boccata d’ossigeno per il traffico /B.F. di via Faentina.
sporcizia nel parcheggio
be un danno davvero notevole per gli utenti”. Del resto, nei rari momenti in cui la strada è sgombra, la situazione sembra addirittura peggiore: “Appena vedono un po’ di strada libera davanti a sé – si lamenta un’anziana che vive poco oltre la “terribile” strettoia – corrono tutti come pazzi. Bisognerebbe installare qualche autovelox o dei dossi artificiali almeno in prossimità delle strisce pedonali. Molti sembrano aver dimenticato che qui, anni fa, ci fu un incidente mortale: il rischio che capiti nuovamente è altissimo”.
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Febbraio 2012
il ricordo
DALMAZIA. Due mesi dopo l’attentato in cui furono uccisi Mor Diop e Samb Modou
Fiori e disegni tra i banchi. “Ma la storia di questa piazza è cambiata per sempre” Antonio Rettura
A
due mesi dalla strage dei senegalesi, una vicenda che ha colpito profondamente Firenze e l’Italia intera, in piazza Dalmazia – teatro del duplice omicidio - è ancora vivo l’eco di quei momenti tragici. Il 13 dicembre 2011 è un giorno rimasto impresso nei racconti delle persone che frequentano la piazza, nei volti degli ambulanti senegalesi ancora segnati dal dolore, nei cartelli e nei fiori posati sul luogo dove Mor Diop e Samb Modou vennero barbaramente uccisi dall’estremista xenofobo Gianluca Casseri. “Quello che è successo ha cambiato per sempre la storia di questa piazza”, dice Lorenzo, un residente del quartiere. “Ciò che mi auguro – prosegue – è che da un fatto così tragico questo luogo possa diventare per tutti un simbolo di antirazzismo e fratellanza”. I negozianti e gli ambulanti ricordano quel giorno ancora con incredulità: “Pensavo fossero dei petardi sparati dai ragazzini, ma poi ho visto dei senegalesi fuggire terrorizzati. Non scorderò mai quelle grida disperate”. Piazza Dalmazia, esteriormente, sembra essere tornata uguale a prima, ma la differenza è nei racconti, nelle parole, nella memoria collettiva delle persone che – all’improvviso - hanno vissuto da vicino un evento tragico che da un lato addolora, ma dall’altro fa sentire più uniti. Nella solita zona del mercato sono tornati gli ambulanti stranieri che, nei giorni successivi alla strage, avevano deciso di non frequentare la piazza, in segno di lutto ma anche per il timore che il fatto si potesse ripetere. C’è chi vende occhiali da sole su un banchino di cartone, chi su un lenzuolo ha messo in mostra alcuni giocattoli, un altro ha appeso degli orecchini su un ombrello aperto. La loro presenza è discreta, attendono in piedi, silenziosi, l’arrivo di qualcuno interessato alle loro cose. Fra gli ambulanti senegalesi c’è ancora paura, come ci racconta Elhadji: “Non ci sentiamo sicuri – spiega - abbiamo il timore che possa succedere qualcosa di simile”. Ma allo stesso tem-
vita quotidiana al mercato
po il giovane ambulante tiene a sottolineare come, dopo l’attentato, la comunità senegalese e i fiorentini siano più vicini: “Sento più solidarietà, in molti si fermano a parlare con noi, veniamo guardati con meno diffidenza”. Due mesi dopo l’attentato piazza Dalmazia è divenuta una sorta di luogo della memoria. Nel piccolo angolo di verde che si affaccia sul tratto di strada in cui si trovavano i senegalesi al momento dell’agguato è stata posta una targa: “Per Mor Diop
e Samb Modou, uccisi da mano razzista e fascista”. Ci sono ancora numerosi biglietti poggiati sull’erba, la maggior parte sono scritti da bambini. Sui fogli sono raccontate con i pennarelli storie di speranza, colorate, raffiguranti persone diverse che si tengono per mano. La piazza e il suo mercato brulicano chiassosi, eppure sono in molti coloro che, passando, si soffermano in silenzio per qualche istante sul luogo della strage. “Ogni volta che vengo al mercato passo di
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il ricordo I venditori stranieri sono tornati al loro posto. Un’anziana: “Provo vergogna” qui”, racconta Angela, una pensionata. E, prima di riprendere il cammino con le buste della spesa in mano, aggiunge: “Poveri ragazzi, provo tanto dispiacere e anche un po’ di vergogna”. Palazzo Vecchio ha annunciato che sul luogo della strage sarà posizionato un monumento commemorativo, il cui soggetto verrà deciso dagli studenti delle
21 scuole fiorentine attraverso un concorso. L’idea di coinvolgere le scuole in un percorso che educhi al rispetto per combattere razzismo e xenofobia è nata da una proposta del rappresentante della comunità senegalese Assan Kebe e dall’imam di Firenze Elzir Izzedin. La statua in piazza Dalmazia sarà sia un monumento alla memoria di Mor Diop e Samb Modou che un simbolo dell’antirazzismo, per una società multiculturale basata sul rispetto e l’integrazione.
guarda le foto su
Il mercato brulica chiassoso, ma sono in molti coloro che, con le buste della spesa in mano, si soffermano in silenzio sul luogo della strage. Un ambulante senegalese: “C’è il timore che possa succedere di nuovo, ma ora c’è più solidarietà” targa e fiori in ricordo di
Mor Diop
e
Samb Modou
Elhadji Fall Ambulante, 24 anni
Giulia Studentessa, 24 anni
Gabriele Nincheri Giornalaio, 40 anni
“I fiorentini ci dimostrano affetto”
“La reazione della città mi ha colpito”
“Spero che nessuno dimentichi”
“Molti ambulanti senegalesi adesso hanno paura quando lavorano in strada. Chi ha compiuto questa strage non era un pazzo, ma una persona con una ideologia razzista, che ha scelto con precisione le vittime da colpire. Ci sentiamo ancora insicuri, ma i fiorentini ci stanno dimostrando grande affetto”
“La reazione della città mi ha colpito positivamente: dopo l’attentato ho visto tanta gente esprimere rabbia e indignazione per quello che è accaduto. Mi ha confortato il fatto che tante persone abbiano vinto l’indifferenza, partecipando al dolore della comunità senegalese e dicendo no al razzismo”
“Vedo tanta gente fermarsi sul luogo dell’agguato per lasciare un fiore. Spero che dopo questa grande mobilitazione non ci si dimentichi di quello che è accaduto. Purtroppo a livello concreto non si fa niente per regolarizzare questi ragazzi stranieri che lavorano. Forse perché a qualcuno fa comodo così”
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zoom
Febbraio 2012
REPORTAGE. Viaggio nella frazione tra Firenze e Scandicci, fra maxicondomini, smog e rumore
A Pontignale, dove la vita è di confine zoom. Sotto il ponte della T1 “inquilini” non autorizzati
Accampamento abusivo con vista sulla tramvia Q
l’incrocio tra via
Stilicone
e via di
Pontignale
Strade tutte toppe e buche, intere vie lasciate al buio, sosta selvaggia e parchi insufficienti. “Ci sentiamo abbandonati”, denunciano i residenti di questa “isola sperduta” tra l’Autosole, la Fi-Pi-Li e un’area industriale, in cui abitano 1.500 persone Gianni Carpini
Q
ui, anche il navigatore satellitare perde la bussola. Un rebus trovare un indirizzo, se non si è pratici di Pontignale, frazione di confine tra Firenze e Scandicci, alle spalle del carcere di Sollicciano e a poca distanza dalla nuova entrata sull’Autosole. Da una parte ci sono i megacondomini, dall’altra terratetto ed ex coloniche, per un totale di circa 1.500 anime. In mezzo due arterie di asfalto: la Firenze– Pisa–Livorno e la A1, che proprio in questo luogo si intersecano. Il rumore di tir e macchine che sfrecciano, nonostante le barriere fonoassorbenti, è la colonna sonora che fa una costante compagnia ai residenti. E lo smog è una preoccupazione quotidiana per si affaccia dalla finestra di casa sul traffico autostradale. “Ci sentiamo dimenticati e isolati – si lamentano alcuni abitanti della zona – non ci sembra neppure di appartenere al quartiere 4”. Altri, addirittura, propongono la “secessione” e il passaggio sotto la giurisdizione di Scandicci. Negli ultimi anni qui sono spuntati nuovi palazzoni da sette e otto piani, sono state costruite strade, piantati alti lampioni, ma l’urbanizzazione è rimasta a metà. Su via del Pantano, linea di confine tra i due comuni, la carreggiata è tutta rattoppi e buche. In via di Pontignale i marciapiedi sono senza asfalto, invasi dalla vegetazione, e manca pure il segnale di strada senza sfondo. Intere vie, un tempo poco battute, sono lasciate al buio. A dispetto delle richieste dei residenti, via della Dogaia, uno dei tragitti utilizzati per arrivare fino a Badia a Settimo e San Colombano, è priva di impianti di illuminazione pubblica e di strisce pedonali. Nessun lampione nemmeno sotto il ponte della Fi-Pi-Li, vicino all’incrocio tra via Flavio Stilicone e via di Pontignale, dove il parcheggio selvaggio, soprattutto di notte, regna sovrano, con i veicoli che invadono il breve marciapiede. “L’incrocio è pericoloso – protesta Pasquale, un abitante della zona – per svoltare le macchine sono costrette a entrare in mezzo di strada. La situazione peggiora a causa delle vetture lasciate in sosta vietata – prosegue – le auto
provenienti dai due sensi sono obbligate a scambiarsi in modo alternato, mentre i pedoni sono costretti a camminare nel mezzo della carreggiata. E dei vigili urbani non c’è traccia”. L’unico mezzo pubblico che collega questa “isola sperduta” al resto della città è la linea 26. “Gli autobus andrebbero potenziati – dice la signora Carla, che da vent’anni vive a Pontignale – passano troppo di rado. E dopo le 22 il servizio è solo su chiamata”. Per chi non ha la macchina, da queste parti, il bus è una necessità. I negozi sono lontani, le scuole pure. L’ufficio postale più vicino è a due chilometri. A Pontignale esistono solo una farmacia, un bar tabacchi, un ristorante e un hotel. E poi c’è la questione del verde pubblico. Se dal lato di Scandicci si trova un piccolo giardinetto con qualche gioco per bambini, su Firenze, invece, una manciata di panchine compaiono all’inizio di via Stilicone, in mezzo a un giardinetto mal recintato, lontano dalle abitazioni, con un ce-
ualche tenda rossa, un piumone. Un ricovero per la notte ricavato alla meno peggio tra sporcizia e umidità. E poi ci sono le vibrazioni. Quelle della tramvia che sfreccia ogni giorno sulle loro teste. Incessante. Storie di marginalità a poca distanza dal nuovissimo ponte sull’Arno del tram. Pochi metri sotto. Basta scendere alla fermata Paolo Uccello, fare due passi e guardare giù all’inizio della passerella sul fiume, in direzione di ponte della Vittoria. Là dove era previsto un collegamento pedonale è rimasta una lingua di cemento armato, che si conclude nel nulla. Una struttura abbozzata che, secondo l’idea iniziale, avrebbe permesso di raggiungere lungarno del Pignone passando lungo la sponda del fiume. Da anni tutto è fermo. Lo scheletro di calcestruzzo è rimasto lì, inaccessibile e chiuso da un parapetto. Col passare del tempo, però, si è trasformato in una casa improvvisata, una tettoia sotto cui si è rifugiato chi dimora non ha. Nello spazio compreso tra la base del ponte e la striscia di cemento è nato un accampamento abusivo. Teli rossi e un piumone sono stati legati alle barre d’acciaio arrugginite, per offrire riparo dalle intemperie e dagli sguardi dei passanti. Tutto intorno rifiuti e bottiglie vuote. Vive così, all’ombra del ponte della tramvia, un gruppo di invisibili. Durante il giorno non si notano, ma gli oggetti lasciati sul posto testimoniano la loro presenza. Alcuni abitanti della zona hanno segnalato la comparsa dei teli
I negozi sono lontani, come scuole e poste. E c’è chi propone la “secessione” stino dell’immondizia e null’altro. Palazzo Vecchio, durante un’agguerrita assemblea dei “100 luoghi” lo scorso settembre, aveva promesso un’area ludica per bambini, ma altalene e scivoli ancora non si vedono. Anche il nuovo supermercato, attesissimo dai residenti, per ora resta un miraggio. La struttura dovrebbe sorgere sul territorio comunale di Scandicci. “Dovrebbe”, appunto, perché i permessi ci sono, ma sul fronte dei lavori tutto tace.
guarda le foto su l’accampamento abusivo
fin dalla scorsa estate, altri hanno visto muoversi qualche persona dietro le tende. Mentre Sirio compie due anni (il battesimo ufficiale avvenne il 14 febbraio 2010), le carcasse dei cantieri per la linea uno restano incompiute, come nel caso di piazza Paolo Uccello, diventando dimora di chi vive ai margini della società. Sull’altro lato, quello che guarda la passerella dell’Isolotto, lo scorso luglio è stata inaugurata una pista ciclabile. Il collegamento con lungarno del Pignone, invece, è ancora tronco. Nel cassetto giace da tempo un piano per riqualificare le sponde del fiume, sia sulla riva destra che su quella sinistra, e per ricollocare i resti archeologici del porto Granducale, venuti alla luce durante gli scavi per la tramvia.
Qua era previsto un collegamento per lungarno del Pignone I reperti restano al momento chiusi in un magazzino comunale, in attesa di essere ricollocati in un’area vicina a ponte della Vittoria, dove – secondo il progetto – saranno resi accessibili e valorizzati. Il costo si aggira intorno agli otto milioni di euro. La situazione potrebbe sbloccarsi entro la prossima estate, ma per la conclusione dei cantieri ci vorrà almeno un anno /G.C. e mezzo.
speciale salute
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DIAGNOSI. Emicrania e cefalea, “fenomeni” diversi spesso confusi
Mal di testa, conoscerlo per curarlo Giulia Righi
Consumo di antidepressivi, Toscana prima in Italia
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er descriverlo non c’è bisogno di tante parole, purtroppo: il mal di testa lo conosciamo tutti, e tutti quanti ci abbiamo fatto i conti. Sotto questa etichetta, in realtà, passano due “fenomeni” diversi: l’emicrania, che è una patologia vera e propria, e la cefalea, che tecnicamente è invece solo un sintomo. L’emicrania interessa il 20% delle donne e l’8% degli uomini e ha una componente genetica ben definita, con un’alterazione di alcuni geni molto antica. “Altre malattie caratterizzate dal sintomo cefalea sono quella tensiva e, più rara, quella a grappolo”, spiega il professor Pierangelo Geppetti, direttore del Centro Cefalee di Careggi. Nel primo caso si tratta di un dolore di tipo oppressivo (senza quel senso di pulsazione e senza nausea, propri invece dell’emicrania) che magari si trascina per giorni: “Si tratta di un dolore più sfumato – spiega il professore – che può ridursi quando si fanno cose ‘interessanti’, che richiamano la nostra attenzione”. Molto diverso è il caso della cefalea a grappolo, più rara e dolorosa, con attacchi che hanno la durata media di un’ora, si presentano anche due o tre volte nello stesso giorno e coinvolgono l’occhio, che lacrima, e il naso, che “si chiude” dallo stesso lato dove si manifesta la cefalea. Il centro cefalee di Careggi si occupa di tutto questo e anche di una patologia peggiore ancora: “Curiamo anche quell’1,5 per cento di popolazione affetta da emicrania cronica –Q1 spiega Geppetti – si tratta di
L’ALLARME. Preoccupa la salute mentale
pazienti, molti provenienti da altre regioni, la cui vita è profondamente invalidata da questa forma, che conduce anche a un abuso di farmaci”. Già, ma quali sono le terapie? Nel caso della cefalea di tipo tensivo vecchi e nuovi antidepressivi possono essere molto utili. Per l’emicrania e la cefalea a grappolo ci sono le cure sintomatiche (essenzialmente a base di antidolorifici, sia FANS che i più moderni triptani) e quelle di profilassi, utili per cercare di prevenire gli attacchi (a base di betabloccanti, calcio antagonisti e certi antiepilettici). Ma, come in tante altre patologie, gioca un ruolo fondamentale anche lo stile di vita: “Sappiamo che lo stress e le fasi successive allo stress hanno un ruolo
importante – spiega il professore – ad esempio: un bambino in età scolare che normalmente soffre di tre attacchi di emicrania al mese, durante le vacanze estive magari ne ha solo uno”. Conta poi molto anche l’alimentazione, con quattro alleati principali del mal di testa: “Gli alcolici, il cioccolato (specie se fondente) il cibo cinese (perché contiene molto glutammato) e certi formaggi piccanti possono favorire e peggiorare l’emicrania”. Il consiglio? “Quando gli episodi si ripetono più di un paio di volte al mese è bene arrivare a una diagnosi, con il medico di famiglia o con uno specialista, perché magari a quel punto, oltre alla terapia sintomatica, può essere utile anche una profilassi”.
a brutta notizia: la Toscana è la regione d’Italia in cui si registra il maggior consumo di antidepressivi. Quella un po’ meno brutta: sono diminuiti i ricoveri per motivi di salute mentale, anche se parallelamente sono cresciuti i trattamenti in regime di day hospital, aumentati del 9 per cento dal 2002 a oggi (dal 17,9% del 2002 al 26,9% del 2010). Sono questi alcuni dei dati emersi da una ricerca condotta dall’Agenzia regionale di sanità sullo stato complessivo della salute mentale toscana, presentato nelle scorse settimane in un convegno. Dalla ricerca è emerso che anche le patologie che spingono al ricovero sono cambiate: il disturbo schizofrenico, un tempo causa principale, pare aver lasciato il posto ad altre malattie come il disturbo bipolare (psicosi maniaco-depressiva, che rappresenta la principale patologia di ricovero per entrambi i sessi) e i disturbi d’ansia. Resta però il dato, importante, sul consumo di antidepressivi, superiore alla media italiana del 50 per cento e cresciuto di quasi il cento per cento dal 2001 al 2010, con differenze anche sensibili nelle diverse Asl. Picchi più alti, ad esempio, nell’area nord-ovest della regione, a Massa, Lucca e Viareggio. In generale sono calati invece i suicidi, che nei venti anni di monitoraggio (1998-2008) risultano ridotti di circa il 4 per cento, con una incidenza di sette casi su 100mila abitanti (dato 2008). Dal 1988 al 2008 in Toscana i suicidi sono calati da 314 nel 1988 (238 nei maschi e 76 nelle femmine) a 263 nel 2008 (205 nei maschi, 58 nelle femmine). Anche in questo caso ci sono differenze tra zona e zona, e quella più esposta in questo senso è l’area sud-est della Toscana: l’Amiata, le montagne pistoiesi e quelle del Casentino risultano i luoghi in cui l’incidenza è maggiore. “Le stime sui dati epidemiologici internazionali e sui trend temporali evidenziano un quadro non ottimistico e su cui i ricercatori sono abbastanza concordi: nei prossimi decenni la depressione rappresenterà la prima causa di perdita di anni di vita in salute. In altre parole, la depressione sarà il problema sanitario e sociale più importante, superando anche i problemi causati da infarti cardiaci e incidenti stradali – osserva Francesco Cipriani, direttore dell’Ars – per questo Ars segue con attenzione tutti i dati sul disagio psicologico nella nostra regione. Oggi anche con un occhio più attento all’impatto causato dall’attuale grave crisi economica, che incide sulla salute in generale, ma /G.R. soprattutto su quella mentale”.
errata corrige
Sullo “speciale salute” del mese scorso, nell’articolo intitolato “Il colloquio con lo psicologo ora si fa anche in farmacia”, avevamo pubblicato un numero telefonico errato per prenotare un appuntamento gratuito per poter usufruire del servizio. Il numero corretto è: 392.6104349. Ci scusiamo per l’inesattezza, comunque non dipesa da un nostro errore.
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dossier
Febbraio 2012
L’EMERGENZA/1. Spesso nascosto, l’universo delle prigioni urla ora le sue difficoltà
Carceri, il grido d’allarme dal mondo dietro le sbarre Giulia Righi
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elle carceri gira un mondo a sé, che vive di altri ritmi e il sole lo vede solo così come filtra tra sbarra e sbarra. Ogni tanto quel mondo lo si sente urlare, perché gli istituti penitenziari si macchiano di cattive notizie. Due, su tutte: i suicidi e il cronico sovraffollamento delle strutture. E Sollicciano, in questo senso, si trascina dietro due tristi primati: è primo nella classifica nazionale dei tentativi di suicidio, che lo scorso anno sono stati 38, e risulta essere tra gli istituti penitenziari più (stra)colmi d’Italia, con 1.033 detenuti rispetto ai 497 posti disponibili (dati Uil, dicembre 2011). “Scusate la brutalità: un suino ha diritto in allevamento a 6,2 metri quadri a capo, noi ne abbiamo 2,6”, hanno scritto nei giorni di Natale i detenuti in una lettera indirizzata al consiglio comunale di Firenze. Una situazione pesantissi-
ma, insomma, che nelle prime settimane dell’anno appena cominciato ha assunto le tinte fosche dell’emergenza. Solo nei primi giorni di gennaio, infatti, ci sono stati due lutti: si è tolto la vita un ventinovenne lucchese recluso a Solliccianino (ovvero la struttura del plesso carcerario dedicata alla custodia attenuata) mentre pochi giorni prima Davide, un fiorentino di trent’anni, si era impiccato in un bagno di Sollicciano. Ma anche nel carcere minorile Meucci di via degli Orti Oricellari l’anno si è aperto in modo preoccupante, con un incendio (doloso) e alcuni tafferugli che hanno coinvolto una quindicina di ragazzi ospiti della struttura. A questi episodi fanno seguito, puntualmente, le grida d’allarme dei sindacati di polizia penitenziaria: “La Toscana – ha ricordato il Sappe all’indomani dell’incendio al Meucci – è una delle regioni italiane ‘fuori legge’ dal punto di vista penitenziario. A fronte di una capienza regolamentare pari a 3.186 posti letto, oggi le carceri regionali ospitano circa 4.300 detenuti,
dei quali circa il 50 per cento stranieri. Dato altrettanto grave è proprio quello relativo al personale di polizia penitenziaria in servizio in Toscana: mancano ben 800 unità”. A completare il quadro c’è un’emergenza nell’emergenza, sulla quale ha posto l’accento il garante per i diritti dei detenuti del comune di Firenze Franco Corleone: “In Toscana i detenuti tossicodipendenti sono 1.500 su un totale di 4.500, e inoltre sono troppi quelli in carcerazione preventiva. Affrontare e risolvere questi due aspetti vorrebbe dire non stare più qui a parlare di sovraffollamento”. Una speranza, adesso, arriva anche dagli avvicendamenti governativi: il nuovo ministro della Giustizia, Paola Severino, ha annunciato diversi provvedimenti in questo senso. E intanto i detenuti di Sollicciano hanno rivolto un appello al sindaco Renzi: “Gli chiediamo di tornare di nuovo con il consiglio comunale a Sollicciano e di impegnarsi a portare all’attenzione del nuovo ministro le nostre proposte di cambiamento”.
Dal critico quadro a livello nazionale non si distacca Sollicciano, che anzi fa registrare due tristi primati: quello del numero dei tentativi di suicidio e quello del sovraffollamento. E il 2012 è cominciato nel peggiore dei modi
il DoCUMEnTo La situazione della struttura fiorentina fotografata dal Partito Democratico dopo un sopralluogo
“Infiltrazioni d’acqua, nessuna privacy e senza acqua calda”
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a vigilia di Natale una delegazione del Pd metropolitano fiorentino ha fatto visita a Sollicciano. A questa ricognizione ha fatto seguito un documento, stilato dal Forum politiche sociali e giustizia del Partito democratico, che fotografa da vicino la situazione della struttura e che porta la firma di Massimiliano Annetta, Antonio Pala e Cecilia Pezza: “La prima piaga del carcere fiorentino sono i cedimenti strutturali si legge - cioè le infiltrazioni di acqua piovana che rendono umide e usurate le mura delle celle e che bagnano i materassi
dove i detenuti dormono. Ogni cella misura 12 metri quadrati, comprensivi di water e lavandino bene in vista (non c’è alcuna privacy). Sono state concepite a suo tempo per ospitare uno/ due detenuti e invece ne ospitano almeno tre, quando non addirittura quattro. Le sezioni, eccetto il nido e il settore dove sono ospitati i transessuali, contengono mediamente oltre 66 detenuti quando dovrebbero ospitarne un terzo. Ogni sezione dispone di sole 5 docce e da mesi non arriva più acqua calda”. Manca la carta igienica, mancano le posate di plastica “di cui
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ogni detenuto deve dotarsi a sue spese (e non tutti i detenuti hanno il denaro per acquistarle)”. Ma chi sono i reclusi di Sollicciano? “La popolazione carceraria, diversamente da quanto progettato inizialmente – si legge ancora nel documento – non è composta da grandi delinquenti. Sono perlopiù imputati di reati minori”. E se ai detenuti va male, anche la situazione del personale non è rosea: il documento evidenzia che, a fronte di una dotazione operativa di 692 unità, “si può contare su una /B.S. effettiva operatività di meno di 400 operatori”.
dossier
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L’EMERGENZA/2. In molti si aspettano risposte dal governo. Ma anche dialogo e riforme
Decreti e progetti, si cercano soluzioni Benedetta Strappi
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a situazione, insomma, non è nemmeno vagamente delle più rosee, con le celle che scoppiano e gli agenti di polizia carceraria che non bastano. Ma quali possono essere le soluzioni? Tanto, in questo senso, è rimesso alle scelte ministeriali e adesso, ad avvicendamento governativo avvenuto, si auspica da più parti che le cose possano cambiare. Il neoministro Severino, ad esempio, ha annunciato un decreto “svuota carceri” che preveda la possibilità di scontare gli ultimi 18 mesi di pena ai domiciliari (con il decreto Alfano i mesi erano dodici, invece): “Una proposta che si traduce in un circolo vizioso perché i detenuti, affinché la misura sia effettiva, devono fornire un domicilio certo, ma nella maggior parte dei casi non è possibile: i detenuti extracomunitari sono domiciliati presso le carceri stesse”, si legge nel documento del Forum politiche sociali e giustizia del Pd redatto all’indomani della visita a Sollicciano. Da parte sua, Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti del Comune di Firenze, sulle impellenze non ha dubbi e lo ha ribadito in più circostanze: “Servono scelte politiche, del Governo, dell’amministrazione penitenziaria e, assieme, di Regione, Provincia e Comune di Firenze. C’è bisogno che il consiglio comunale si impegni, non a rincorrere l’emergenza, ma a disegnare una riforma, sempre più urgente, del carcere e che si apra un tavolo Stato-Regioni per affrontare questo problema: bisogna
investire sulle persone e non nella costruzione di nuove carceri”. L’assessore comunale alle politiche sociali, Stefania Saccardi, pone invece l’accento su due priorità: la situazione del carcere a custodia attenuata Gozzini (Solliccianino, per intendersi) e quella di un’altra particolare struttura di Sollicciano. “Serve una riflessione seria anche sul Gozzini che ormai ha perso la sua originaria vocazione per diventare un carcere ordinario come quello di altre province della Toscana: sono presenti circa cento detenuti. Siamo disponibili ad avviare un percorso serio di ripensamento su diverse questioni che riguardano varie criticità del carcere di Sollicciano. Tra queste anche il destino della ‘casa di cura e custodia’, per la quale è stata decisa la chiusura da molto tempo e in cui invece continuano ad aumentare gli ‘ospiti’, e l’osservazione psichiatrica”. Intanto, a livello regionale, sono stati avviati due progetti. Nel primo caso si tratta di un’indagine tra le detenute di Sollicciano per prevenire i suicidi e indagare le situazioni psicologiche che possono indurli, con una ricerca della durata di un anno. La seconda iniziativa riguarda invece un finanziamento di 670mila euro, arrivato dalla Regione per individuare percorsi alternativi al carcere per i detenuti con problemi di dipendenza da alcol e droga. Il progetto coinvolge tutte le realtà che a vario titolo hanno rapporto con i detenuti, dagli operatori del Sert agli agenti e al personale del tribunale di sorveglianza. Il tutto puntando il più possibile sull’iniziativa dei detenuti, che saranno chiamati, per primi, a presentare un loro progetto di recupero.
la noViTÀ Dopo una lunghissima gestazione il tribunale è stato inaugurato. Prosegue il trasloco di uffici e personale
E Palagiustizia fu: tagliato il nastro del “gigante” di Novoli
È
altissimo: se la gioca con la cupola del Brunelleschi e la torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio. Il palazzo di giustizia di Novoli, dopo una lunghissima gestazione (la posa della prima pietra risale al ‘99, il primo atto urbanistico addirittura al ‘95), è stato finalmente inaugurato e adesso guarda Firenze dall’alto dei suoi 76 metri. L’inaugurazione è avvenuta nelle scorse settimane, alla presenza del ministro della Giustizia Paola Severino e di tutte le autorità coinvolte a diverso titolo in questa grande novità. La struttura si spalma su un’area di
135mila metri quadrati, con un volume di 520mila metri cubi articolato in 15 corpi di fabbrica. Al ministero della Giustizia, che ha finanziato l’opera, è costato 138 milioni di euro, ai quali si aggiungono ulteriori 5,6 milioni destinati al sistema di sicurezza e agli arredi, mentre è stato il Comune a occuparsi della sistemazione esterna (le due piazze, il controviale di viale Guidoni con verde e arredo urbano e l’area sosta a disposizione delle auto di servizio degli uffici). Il palazzo ospita tra l’altro un asilo nido da 36 posti, destinati ai figli dei dipendenti degli
uffici giudiziari. E gli uffici si stanno popolando, gradualmente, proprio in queste settimane: il trasloco è cominciato e proseguirà fino a che il palazzo non sarà a regime. E così Novoli si è conquistata un altro tassello per diventare uno dei centri nevralgici della città, ed è stato fatto un altro passo, come ha detto il sindaco Renzi “per far diventare centrale la periferia”. Resta la sfida, adesso, del reimpiego delle strutture che prima ospitavano gli uffici giudiziari, come San Firenze, San Marti/B.S. no e la Corte d’Appello.
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il caso
Febbraio 2012
REPORTAGE. Viaggio tra i servizi igienici della città: fino a un euro per un’improvvisa necessità
Odissea per un bagno pubblico Gianni Carpini
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l piano pipì? Fa acqua da tutte le parti. Espletare i bisogni fisiologici può costare caro a Firenze, fino a un euro, sempre se si ha la fortuna di individuare un bagno pubblico, pulito e funzionante, nelle vicinanze. In città ne esistono 32. La maggior parte sono nel centro storico, dodici in zone più periferiche. Quasi tutti sono a pagamento, per un costo medio di 60 centesimi. At-
ZooM Le regole in vigore
Nei bar solo se sei cliente
O
prendi il caffè o niente bagno. Ad oggi la regola che vige a Firenze è questa: le toilette di bar, ristoranti e pub sono riservate ai soli clienti. Sta al buon cuore del gestore metterle a disposizione di chi ne ha bisogno, ma non è obbligatorio. Nel 2008 l’allora amministrazione Domenici provò a scardinare questo stato di cose, introducendo il “diritto alla pipì” e mettendo nero su bianco in due regolamenti comunali il dovere per gli esercenti di aprire a tutti, indistintamente, i servizi igienici delle strutture. Di fatto le norme spalancavano i battenti dei wc degli esercizi pubblici a frotte di turisti. Un tentativo che naufragò un anno e mezzo dopo, con il pronunciamento del Tar della Toscana. Il diktat di Palazzo Vecchio mandò infatti su tutte le furie la Fipe Confcommercio, che presentò ricorso. Nel marzo 2010 il tribunale amministrativo diede ragione all’associazione di categoria, bocciò la linea Domenici e contestò al Comune di aver scaricato sui privati alcune funzioni riservate invece agli enti pubblici. Il Tar cancellò in un sol colpo le nuove norme, mentre la giunta Renzi, che si era insediata nel frattempo, rinunciò a far appello al Consiglio di Stato. Tutto come prima, dunque. Il bagno è riservato ai clienti e per la pipì bisogna pagare pegno. Ma di chiedere direttamente un contributo economico i commercianti non ci pensano neppure: “Sarebbe come trasformarci in bagni pubblici – spiegano dalla Fipe Confcommercio di Firenze – abbiamo realizzato un’indagine tra i nostri associati e fatto varie assemblee: solo una minoranza è disponibile a far usare le toilette dietro pagamento”. Intanto, sul fronte pubblico, il sindaco Renzi ha dato mandato agli uffici tecnici di individuare nuove zone dove installare servizi autopulenti. L’incognita resta sempre la solita, in tempi di ristrettezze: la disponibilità economica nelle casse di Palazzo Vecchio.
tenzione, però, a rintracciare la mappa esatta: quella nell’open data della rete civica non è aggiornata. Per conoscere la collocazione esatta bisogna andare a spulciare sul portale web, sotto la sezione città-turismo. La ricerca della toilette può però riservare spiacevoli sorprese. È il caso della Fortezza da Basso, dove i gabinetti, ricavati in una casetta alle spalle della fontana dei cigni, dopo la recente ristrutturazione sono di nuovo chiusi a causa dei frequenti atti vandalici. Al loro posto sono attivi due wc chimici, ma la carta igienica è un optional. Situazione analoga in piazza del Grano, davanti all’uscita degli Uffizi: l’ex Capitol è ancora vuoto e così niente bagni pubblici. La maglia nera per la “pipì d’oro” va ai servizi nella stazione di Santa Maria Novella e a quelli in piazza del Duomo. In entrambi i casi bisogna sborsare un euro. Discorso diverso per le toilette di Firenze Parcheggi. Dopo la lunga caccia al “tesoro” per i meandri dei posteggi multipiano, al Parterre come in piazza Ghiberti, ecco la beffa. A protezione dei bagni è stato installato un tastierino numerico: la porta si spalanca solo se vengono digitate le ci-
il bagno in piazza delle
Murate:
pipÌ a
50
cure,
spesso fuori uso
cent, Ma la Macchinetta non dÀ resto
fortezza,
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gabinetti chiusi: il sostituto È un
parterre,
sebach
Wc protetti da un codice nuMerico
Quasi tutti sono a pagamento, alcuni sono chiusi a causa di atti vandalici o perché fuori uso, per altri serve un codice numerico. E ancora, apparecchi che non danno il resto e wc attivi “part time”: trovare una toilette può rivelarsi un’ardua impresa fre magiche, quelle del biglietto per la sosta. Il protocollo d’intesa siglato tra Firenze Parcheggi e Comune nel 2009 non ha avuto ulteriori sviluppi. Quindi, niente ticket, niente bisognino. Alle Murate, invece, il wc è tecnologico (la cabina si auto-igienizza dopo ogni uso), ma la macchinetta per il pagamento no: è possibile inserire monete da 2 cent a un euro, peccato che l’apparecchio non dia resto. La somma eccedente resta come “mancia”. Altri due servizi autopulenti si trovano in piazza Dalmazia e alle Cure (20 centesimi), ma quest’ultimo, attivo dopo un lungo iter burocratico, è spesso fuori uso, segnalano gli ambulanti del mercato. Alle Cascine la pipì è a tempo: ogni sette giorni, in occasione del mercato. I bagni pubblici vicino ai binari della tramvia sono infatti aperti solo il martedì dalle 7 alle 14 (60 centesimi). Per trovarne un altro attivo tutta la settimana è necessario arrivare a piazzale Kennedy. Non va meglio sul lungarno Pecori Giraldi, dove ogni giorno fanno tappa pullman carichi di turisti: i wc chimici, passata la bella stagione e chiuso il vicino chiosco, sono inaccessibili. In questo contesto si salvano pochi esempi virtuosi. All’interno del giardino di borgo Allegri, ad esempio, i due bagni gratuiti sono gestiti da volontari. Lindi e puliti anche i servizi al centro di piazza d’Azeglio, dove a prendersi cura di lavelli e wc sono le persone individuate dalle Ronde della Carità.
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LAVORO
IL PERSONAGGIO. Non possono che affidarsi a Rossi le speranze di “rinascita” della Fiorentina
Le mani di Delio sul futuro viola il tecnico ha cominciato a prendere le misure a gruppo, città e ambiente. E tra dubbi e punti interrogativi sul domani societario l’unica certezza sembra essere lui. Che è disposto a fare tutto, tranne che mollare
delio rossi
Tommaso Loreto
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elio Rossi, ogni volta che si presenta in conferenza stampa, sembra entrare un po’ in scena. Sarà anche per quello che di formazione diventa sempre difficile parlare, ma non di tutto il resto. Metafore incluse. Il tecnico sembra davvero aver cominciato a prendere le misure al suo gruppo, ma non solo. All’ambiente, alle dinamiche, ai processi. Della società come della città, della stampa come della sua squadra. Ed è anche e soprattutto per questo motivo che non si tira di certo indietro di fronte alle domande. Più volte Delio ha chiaramente fatto trasparire alcune delle sue logiche di comportamento e di guida. Che poi altro non sono che quelle regole che il gruppo deve seguire e rispettare. Rossi non fa sconti, in sintesi, a nessuno. Rilancia chiunque senza guardare la carta d’identità, ma solo a fronte delle giuste risposte che arrivano dal campo. Da
Salifu a Camporese, da Ljajic a Felipe, Rossi non nega l’opportunità a nessuno di potersi ritagliare angoli di rivincite. Ma, al tempo stesso, non consente a nessuno di portare avanti personalismi che possano nuocere al bene collettivo. In tal senso, le risposte sull’ennesimo caso che era piovuto su Cerci sono state emblematiche, e mostrano una posizione a tratti persino ferrea, severa per non dire rigida. L’allenatore, in altri termini, non ha giustamente voglia di seguire questioni che col campo non hanno niente a che fare. È nelle mani di Rossi, perciò, comunque la si guardi, la Fiorentina di oggi. La stessa che, almeno nel suo spogliatoio, solo in parte pare aver accettato positivamente il cambio di guardia con la precedente gestione Mihajlovic. Una gestione, per inciso, ben più orientata a una mentalità da “ex calciatore”, come del resto era il serbo, piuttosto che alla guida di un navigato allenatore. Non si spiegherebbe altrimenti il capitombolo rumoroso contro il Lecce, per fare un esempio, cui seguì una pesante contestazione dei tifosi a metà gennaio. Quella Fiorentina che mai come oggi
sembra aver bisogno di reinventarsi e rinascere, ora non può che affidarsi a Rossi. Sulle ceneri di una seconda stagione che ormai sembra voltare a una media classifica ben lungi dai sogni di riscossa europei, giusto i giovani possono rappresentare un traguardo perseguibile. Nelle incertezze che costellano il presente, in altri termini, resta poco da fare, se non affidarsi a quel pizzico di gioco che Rossi è riuscito a far vedere dopo un anno e mezzo di buio, e ai giovani lanciati in prima squadra. Nel mare magnum di voci e rumors che hanno accompagnato il mercato di gennaio, del resto, si è spesso parlato anche di quel che potrà essere il futuro, imminente, societario. Corvino, su tutti, resta di fatto in bilico. Con un contratto in scadenza sul cui rinnovo è stato detto, da tutti, tutto e il contrario di tutto. Motivo per credere, ancora di più, che la garanzia imminente sulla Fiorentina, oggi, sia la mano di Rossi. Il quale potrà anche essere rimasto spiazzato dagli scenari trovati a Firenze, ma che al tempo stesso tutto sembra aver voglia di fare, fuorché mollare.
sport
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AMARCORD. Si avvicina la sfida con gli azzurri di Mazzarri. Storia di una partita particolare
Quando col Napoli era Baggio-Maradona Tanti i motivi che rendono speciale questa gara. in campo lo spettacolo non è mai mancato, soprattutto quando si incrociavano i due numeri 10 Lorenzo Mossani
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iciannove febbraio 2012. Fiorentina-Napoli non è una partita qualunque. Tralasciando le voci che vogliono Bigon come sostituto di Pantaleo Corvino, non è una gara normale perché, proprio contro il Napoli, la Fiorentina di Mihajlovic disputò all’andata una delle più belle partite della gestione del tecnico serbo. E infine perché il Napoli è la squadra più affrontata dalla Fiorentina in incontri ufficiali. Il bilancio è di 54 vittorie dei viola, 44 pareggi e 46 successi dei campani. Le due formazioni, dal grande passato calcistico, hanno sempre espresso un ottimo calcio quando si sono affrontate. Non sempre il fattore campo ha inciso: da ricordare il Napoli-Fiorentina 2 a 5 della stagione ‘93/’94, ma anche una partita del passato prossimo viola ancora glorioso: in panchina c’era Cesare Prandelli, la Fiorentina volava, il Napoli del neo allenatore Mazzarri iniziò a farlo. A Firenze finì 0-1, con gol dell’ex Maggio. Fu un grande spettacolo al Franchi, tra due squadre ricche di grinta e classe. A decidere fu, nel finale, la rete di Maggio, dopo che gli uomini di Mazzarri (espulso per proteste) avevano preso il sopravvento in termini di occasioni. Frey, il migliore dei viola, parò un rigore a Quagliarella. Altri tempi: questo Fiorentina-Napoli sarà molto più sofferto per i tifosi viola. Tra tutti gli incontri disputati, indimenticabile è quello del 17 settembre 1989, quando Roberto Baggio realizzò un gol inutile al San Paolo, ma talmente bello da entrare negli annali del calcio. Maradona partì dalla panchina, Baggio titolare. La Fiorentina di Giorgi dominò il primo tempo. Baggio trascinò la Fiorentina. Il divin codino prese palla a centrocampo e la trascinò fino in porta: un gol impossibile da descrivere, la difesa ubriacata. Di Chiara sfiorò addirittura lo 0-3. Maradona si tolse la tuta. Scese in campo nel secondo tempo e per la Fiorentina non ci fu niente da fare, nonostante il rigore sbagliato dallo stesso
Maradona al 3’. Renica dimezzò le distanze, al 34’ Careca realizzò il pari. Poi il 3 a 2 partenopeo su assist dello stesso argentino. Maradona non era molto soddisfatto a fine partita, per il rigore sbagliato: “Io andavo a piedi, loro a mille all’ora, io poi ho sbagliato un rigore, meglio dire Maradona ha sbagliato un rigore”. Baggio, invece, al 90° commentò la sua rete, poi gli applausi di Paolo Valenti - tifoso viola - al futuro pallone d’oro, il tutto senza mai guardare l’obiettivo della cinepresa. Nella vita era un timido, in campo un Dio.
roberto baggio
L’ACQUISTO. Due figli e uno strano soprannome: ecco chi è il nuovo centravanti
Amauri, il “Calimero” con l’Italia nel destino H
abemus centravanti. E con questi chiari di luna non è poco. Non un bomber di razza, ma un giocatore “specializzato” nel far salire la squadra, adatto al gioco di Rossi, con Jo-Jo che potrebbe usufruire degli spazi aperti e dalle sponde dell’ex juventino: queste le specialità di casa Amauri. Il vuoto lasciato da Gilardino è stato colmato con lui, un recente passato nella Torino bianconera dove però, in questa stagione, ha collezionato soltanto tribune in serie, dopo essere finito ai margini della squadra per le scelte diverse fatte dall’allenatore Conte. Ma questo, appunto, è il passato: ora, per lui, si apre un nuovo capitolo. Ed ecco qualche curiosità sul nuovo centravanti viola. Il suo nome, in Brasile, è pronunciato Amaurì, soprannome che significa Calimero, ma in Italia è chiamato anche e soprattutto Amàuri. È sposato con Cynthia Cosini Valaderes, connazionale conosciuta a Napoli, da cui ha avuto due figli, Cindy e Hugo Leonardo, nati entrambi in Italia: la prima nel 2003, il secondo nel 2006. Il 12 aprile
2010, grazie alla moglie di origini italiane, ha acquisito il passaporto e la cittadinanza italiana. Molto importante, per la sua vita professionale e non, è stato il suo procuratore Vittorio Grimaldi. È finanziatore dell’Istituto per l’infanzia abbandonata del Brasile. La sua stagione migliore è stata quella del 2007/2008, al Palermo: 35 presenze 15 gol. È stato l’erede di Toni nel cuore dei tifosi siciliani, ora è chiamato a ripetere l’impresa in maglia viola. Come è doveroso aspettarsi lo stesso trattamento riservato alla Fiorentina nella passata stagione: il 31 gennaio 2011, nell’ultimo giorno di calciomercato, viene ufficializzato il suo prestito al Parma squadra che lo aveva tesserato dieci anni prima - fino al termine della stagione. Scelta la maglia numero 11 (la setssa che ha chiesto appena arrivato a Firenze) realizzò, infatti, il suo primo gol alla seconda presenza, datata 6 febbraio 2011, nel pareggio casalingo per 1-1 contro la Fiorentina, segnando un gol di rovesciata di rara /L.M. bellezza.
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sport
Febbraio 2012
IL TITOLO. Moltissimi eventi e gare in programma. Testimonial da “brividi”, da Jovetic a Bundu
Firenze diventa capitale dello sport Lorenzo Mossani
appuntamenti in calendario c’è anche la cerimonia inaugurale di Firenze Città europea dello sport 2012, che si svolgerà proprio al Mandela Forum il 13 febbraio. “Sarà una serata all’insegna dello sport e della solidarietà – ha spiegato Nardella – che aprirà ufficialmente questo anno particolarmente importante per la nostra città, che avrà puntati i riflettori dell’Europa. L’incasso, al netto delle spese, sarà interamente devoluto per sostenere l’attività di Trisomia 21. Pertanto invito il mondo dello sport fiorentino a partecipare numeroso a questo appuntamento”. Questi gli eventi sportivi previsti al Mandela Forum nel corso del 2012: Florence Extreme Enduro Indoor (21-22 gennaio), gare indoor di atletica leggera (11-22 febbraio), gara regionale di arrampicata (11 febbraio), Gran Prix Pattinaggio-World Roller Skating (25-26 febbraio), campionato italiano di ginnastica serie A (23-24 marzo), cerimonia inaugurale delle Piaggeliadi (31 marzo), World League di volley (18-20 maggio), le gare interne del campionato di basket della Brandini-Claag, gli “stati generali dello sport” (novembre-dicembre) e il trofeo Busi e Ginestrini di judo (dicembre). Ma non solo: si potrebbero infatti aggiungere ancora altri grandi eventi.
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irenze si trasforma nella capitale dello sport. Un anno di eventi, convegni, tornei, gare e appuntamenti: in questo 2012 il capoluogo toscano sarà “Città europea dello sport” e il 30 novembre il vicesindaco e assessore allo sport Dario Nardella sarà a Bruxelles dove, al Parlamento Europeo, riceverà ufficialmente il titolo e la bandiera. I testimonial sono da “brividi fiorentini”: Stevan Jovetic, Leonard Bundu, Susanna Cicali, Fabrizio Caselli, Andrea Benelli, Audry Alloh, Niccolò Campriani, Niccolò Beni e Leonardo Sottani. Stelle dello sport fiorentino che da molti anni illuminano con le loro gesta la nostra città. Il pugile Bundu, il campione del mondo di carabina Niccolò Campriani (classe ‘87), hanno quasi più fama all’estero che in patria. Discorso a parte per il gioiellino JoJo, diventato sempre più la bandiera di questa Fiorentina. “Per Firenze – ha sottolineato il vicesindaco Dario Nardella – questo titolo che ci è stato assegnato è particolarmente significativo, perché rappresenta un riconoscimento alle nostre politiche per lo sport. Il 2012 sarà un anno molto significativo perché avremo puntati i riflettori di tutta Europa”. Uno dei palcoscenici più importanti sarà il Mandela Forum. Lo spettacolo si è aperto con la novità assoluta delle moto enduro in gennaio, per chiudere il prossimo dicembre con il judo. In mezzo, un gran numero di eventi – la World League di pallavolo maschile per il momento è il clou – che vedono più che mai il Mandela Forum come luogo di riferimento per lo sport fiorentino. Fra gli
PALLANUOTO. Obiettivi diversi per Menarini Fiorentina Waterpolo, Ngm e Rari Nantes
Stagione verso l’epilogo: via al rush finale
R
ush finale per la stagione della pallanuoto. Le Olimpiadi di Londra, che vedono già qualificato il nostro Settebello campione del mondo, costringono a un ritmo serrato i vari campionati. In campo femminile si spera sempre nella Menarini Fiorentina Waterpolo di Gianni De Magistris. Le biancazzurre hanno tutte le carte in regola per entrare nel lotto delle quattro che poi si confronteranno per il titolo nella Final Four. Da tenere d’occhio la sfida in trasferta a Padova e quella a Bellariva con l’Imperia. Saranno queste due gare a segnare la stagione. La squadra da battere è la Pro Recco di Riccardo Tempestini. Il tecnico
fiorentino punta dritto al tricolore ma dovrà guardarsi dall’Orizzonte Catania e, appunto, da Menarini Fiorentina Waterpolo, Imperia e Padova, che inseguono. Per l’NGM Firenze Pallanuoto, ormai salva, l’opportunità di crescere col rientro di Francesca Biancardi per essere protagonista il prossimo anno. In campo maschile Leonardo Sottani ha fatto fare nuovamente tutta la preparazione alla Rari Nantes Florentia subito dopo Natale. Ci si aspetta un finale di stagione concreto con qualificazione ai playoff scudetto per cercare, ma è molto difficile, una qualificazione in /Sim.Spa. Europa.
PALLA OvALE. Un anno ricco di novità
Un americano per i Guelfi U n nuovo stadio e un nuovo tecnico per i Guelfi Firenze di football americano. A poche settimane dal debutto, la squadra col giglio bianco e viola presenta importanti novità. Intanto il nuovo campo da gioco: a San Bartolo a Cintoia. Un impianto che sarà utilizzato anche dal rugby e che verrà inaugurato, ufficialmente, con una partita della Nazionale italiana di football americano, in programma questa estate. Sarà la prima volta degli azzurri corazzati della palla ovale in città. In più, dopo aver vinto due titoli italiani (nel 2003 e nel 2005) e collezionato cinque secondi posti, i Guelfi (che giocheranno ancora in A2) cercheranno quest’anno di puntare, definitivamente, alla promozione. E per farlo hanno chiamato dall’Arizona Jeff Scurran, 64 anni, un nome conosciuto da tutti coloro che praticano il football negli Stati Uniti. L’amore di Scurran per l’Italia è cosa nota. Il coach ha già allenato in Europa e ha effettuato due “clinic” per la federazione italiana. Era a disposizione e, nonostante le 6-7 richieste avute un po’ da tutto il continente ha scelto Firenze, consapevole che il livello del football
italiano è superiore rispetto ad altri campionati europei. Tra l’altro, Scurran è anche un grande appassionato di storia, e quindi Firenze non può che essere la città ideale per lui. La preparazione è già in corso. Il campionato è a venti squadre e la prima giornata si giocherà nel weekend del 1011 marzo, con soste per eventuali recuperi il 25 marzo, l’8 aprile (Pasqua) e il 13 maggio. Playoff a partire dal 17 giugno, data in cui sono in programma i quarti di finale, e finalissima per il titolo il primo luglio. I Guefi Firenze debutteranno a Venezia contro gli /Sim.Spa. Islanders.
sport nel quartiere
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LA CERIMONIA. La Canottieri Firenze ha festeggiato a Palazzo Vecchio il suo compleanno
Centoventicinque candeline spente in Arno Carlo Marrone
L’iniziativa, che si è svolta nel Salone dei Cinquecento, è stata l’occasione
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per veder sfilare e riabbracciare alcuni dei grandi ex della società.
entoventicinque anni a fil d’Arno e sentirsi ancora “giovincelli”. Il compleanno della Canottieri Firenze è stato festeggiato lo scorso 14 gennaio nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e quella è stata anche la possibilità per veder sfilare e riabbracciare alcuni dei grandi ex della squadra fiorentina. Alla presenza del gonfalone di Firenze e delle massime autorità civili e sportive, sono state ripercorse le tappe principali della lunga storia della Canottieri Firenze: protagonisti dell’excursus i tanti campioni che hanno indossato la divisa biancorossa. I più fotografati sono stati gli azzurri olimpici: Maurizio Clerici, che insieme allo scomparso Alvaro Bianchi fu semifinalista nel “due senza” ai giochi di Melbourne 1956, e poi Filippo Soffici, che fu capovoga del “quattro di coppia” medaglia di bronzo a Barcellona 1992. Accanto a loro il ventitreenne Francesco Fossi, che rappresenterà Firenze e la Canottieri sull’imbarcazione dei “quattro senza” ai prossimi giochi di Londra. Pur essendosi svolta la cerimonia a inizio 2012, il compleanno numero centoventicinque della società fiorentina ricorreva lo scorso primo ottobre. Ma il 2011 sarà ricordato anche per i bei traguardi sportivi collezionati: “Un’accoppiata così straordinaria di risultati credo sia la prima volta che accada nella storia di queste due graduatorie per il nostro circolo, perciò dobbiamo essere più che contenti del risultato ottenuto, ma allo stesso tempo mantenere la consapevolezza di essere tra le prime forze del canottaggio in Italia, e che perciò occor-
Ma anche per celebrare i risultati di un 2011 vissuto ad altissimi livelli rerà sudare il doppio per mantenersi a questi livelli”: queste le parole di Luigi De Lucia, direttore tecnico della società Canottieri, che commentano le classifiche della Coppa Montù e del Trofeo D’Aloja, le due graduatorie a punti nazionali riservate alle società remiere e che si riferiscono rispettivamente all’attività dai Ragazzi ai Master (Montù) e a quella più prettamente giovanile di Allievi e Cadetti (D’Aloja). Due classifiche in cui il club remiero biancorosso ha brillato ai massimi livelli. In Coppa Montù, che vede andare a punti la bellezza di 193 club, la Canottieri giunge quarta. Nel Trofeo D’Aloja il risultato è ancor più gustoso: gli Allievi e Cadetti della “Firenze” ottengono la seconda piazza dietro alla sola Moto Guzzi, storica società lombarda. Risultati che il dt De Lucia condivide con i suoi più stretti collaboratori e soprattutto con i suoi atleti, in grado, nel corso del 2011, di portare a casa tra i tanti successi ben undici titoli italiani, due ori e un bronzo iridato Junior, quattro ori Europei Junior, undici titoli regionali e nove ori, due argenti e un bronzo al Festival dei Giovani (la principale manifestazione nazionale per i giovanissimi Allievi e Cadetti). Una sconfinata mole di successi che merita di essere premiata a sua volta: per festeggiare una maestosa stagione, la Canottieri Firenze non poteva che scegliere una maestosa location, come quella del Salone de’ Cinquecento.
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TENDENZE. Il capoluogo toscano visto (e cantato) da una prospettiva diversa
La mia Firenze suona... hip hop Si fanno le ossa per le strade e narrano frammenti di vita vissuta tra periferie
IL vOLUME
e degrado. Sono i novelli menestrelli fiorentini, che invece di esaltare l’arno
A spasso per la città con Eugenio Giani
d’argento e le tante meraviglie del posto raccontano di nuovi e vecchi disagi, di sbronze colossali e di una metropoli più cupa di quanto si potrebbe immaginare Ludovica V. Zarrilli
S
ono molte le canzoni che vedono Firenze protagonista, dall’aria del Gianni Schicchi O mio babbino caro a Firenze l’è piccina di Leonardo Pieraccioni, passando per i Litfiba, Pupo, Marasco e molti altri. Ne abbiamo parlato su Il Reporter appena un paio di mesi fa, ma avevamo dimenticato di inserire nell’elenco un genere che si sta diffondendo a macchia d’olio. Da un po’ di tempo a questa parte, infatti, si sta diffondendo sempre più la tendenza a scrivere testi hip hop che parlano della città del giglio. È così che scompaiono le atmosfere da Arno d’argento sognante e romantico, cancellate letteralmente dai pezzi, per lasciare spazio alle immagini di periferia che raccontano di disagio e degrado, storie rubate a notti di sbronze, stralci di vita per la strada e fotografie di palazzoni anonimi pieni di umanità che ha voglia di dire la sua, di spiegare come cambia Firenze, semplicemente girando un angolo. Ne sanno qualcosa La primiera, Filtro e Mr Smoke, Tullo Soldja, Lapo Raggiro, giovani fiorentini che fanno i rapper di professione e che, nelle loro rime amare, ci mettono tutto il carattere e la forza della loro vita un po’ borderline e un po’ no, fatta di ragazzate e riflessioni, di canzoni che sono quasi delle istantanee di alcuni pezzi di Firenze. “Questa è la realtà”, così si intitola la canzone recentemente pubblicata dal duo Filtro-Mr Smoke, che attraversa le strade gigliate in macchina e a piedi, partendo nientepopodimenoche dalle case minime di via Rocca Tedalda (che appaiono ben visibili nel video pubblicato sul sito di condivisione You Tube), edilizia pubblica che nel corso degli ultimi trent’anni si è
la
priMiera (da
sinistra:
charlie daKilo
e
tiezzo)
guadagnata una cattiva fama (riscattandosi poi negli ultimi tempi) a causa delle frequentazioni della zona. I testi sono duri e sinceri, almeno all’apparenza, e strizzano l’occhio a quelle atmosfere da Bronx di qualche tempo fa, in una sorta di ricerca di riscatto e di legittimazione da parte di chi ha poco e “se ne fotte degli altri”. Più o meno stesso approccio quello de La Primiera, duo rap che si è già guadagnato una discreta fama sul territorio fiorentino. Risale ormai a qualche mese fa l’uscita del brano “Estate a Firenze” – tra i protagonisti del quale figurava anche Rolando, peruviano venditore abusivo di birre, conosciuto dal popolo giovane che trascorre le sue notti tra Santa Croce e Santo Spirito – nel quale la coppia di rapper accompagna l’ascoltatore, tappa dopo
tappa, nelle serate – tutte uguali a se stesse – passate trascinandosi tra una piazza e l’altra, in cerca di un po’ d’alcol senza nient’altro di meglio da fare. La denuncia è l’argomento principe di ogni testo, denuncia che colpisce Firenze al cuore (a volte in modo un po’ ingiustificato) puntando il dito contro una città immobile dove non c’è niente da fare. Sempre aggressivo ma più romantico Lapo Raggiro che, nella sua “Firenze, la notte”, rappa con fare da duro. “Qui troppa gente ha fatto scempio di quello che sei e se non fossi così bella giuro che non resterei”, canta. Perché Firenze è un po’ così, non è tanto diversa da quella dell’Arno d’argento. Oggi, al contrario di ieri, si canta lamentandosi, ma si fa sempre fatica ad andar via.
L’APPUNTAMENTO. Torna la rassegna organizzata dal conservatorio a Villa Favard
Quando la musica si sposa con i libri M
usica “suonata”? Sì, ma non solo. La musica passa anche dai racconti e dalla storia, ed è per questo che il conservatorio Cherubini rinnova anche quest’anno – per il quinto consecutivo - l’appuntamento con la rassegna “Vetrina di libri”, dedicata alla presentazione di testi di alto interesse musicale. Quest’anno la rassegna gode del patrocinio e della collaborazione dell’Università degli studi di Firenze – Corso di laurea in Musicologia e Beni Musicali, e gli studenti universitari potranno acquisire crediti dalla frequenza agli appuntamenti. Grande il numero di personalità di primo piano del mondo della musica e della musicologia. Il 25 febbraio è la volta del testo “All’ombra delle piramidi” di Elsa Martinelli, che illustra la vita e l’opera di Eriberto Scarlino, compositore, insegnante del Cherubini e direttore del conservatorio di Alessandria d’Egitto. L’evento sarà presentato dall’illustre musicologa Fiamma Nicolodi. Presenza importante nel panorama della musica contemporanea Giancarlo Cardini che, insieme a Paolo Carradori, ripercorrono le attualità musicali nel libro-intervista “Giancarlo Cardini: la musica, il Novecento” il 24 marzo. Il 21 aprile il pianista Michele
Campanella presenta, con la conduzione di Riccardo Risaliti, noto musicista fiorentino, il suo libro “Il mio Liszt”: presentazione che sarà seguita da un breve intervento concertistico di Campanella stesso. Appuntamenti particolari, seppur diversi, per non dimenticare, il 17 marzo, giornata del Tricolore. Il 26 maggio il conservatorio ripropone la nuova edizione del discusso e fondamentale testo di Charles Rosen “Le forme sonata”. In autunno, il 29 settembre appuntamento con “Il suono rivelato” di Giangiacomo Miari, presentato da Giuseppe Fricelli, rispettivamente ex docente e docente del Cherubini, e un excursus nella musica antica con il volume di Elena Modena “Strumenti musicali antichi a raccolta” il 20 ottobre, presentato da Alfonso Fedi, clavicembalista di fama internazionale e docente del Cherubini. Ogni appuntamento è accompagnato da brevi concerti a cura delle classi di strumento, musica da camera, musica vocale da camera, composizione, musica antica del conservatorio e da una banda ospite. Tutti gli appuntamenti sono in programma a Villa Favard, in via di Rocca Tedalda, alle 17. Ingresso libe/B.B. ro fino a esaurimento posti. Info: www.conservatorio.firenze.it.
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a il politico e presiede il Coni provinciale, ma la sua vera passione è Firenze. La sua storia, la sua cultura e i suoi personaggi, innanzitutto. Parliamo di Eugenio Giani, presidente del consiglio comunale e consigliere regionale, ma questa volta lo facciamo scrivendo del suo ultimo libro: “Firenze giorno per giorno”. Edito da Sarnus (pagg. 432, euro 17), il volume si presenta come un vero e proprio scrigno della memoria, un viaggio attraverso il calendario (da Capodanno a San Silvestro) che raccoglie un’appassionata ricerca storica di episodi e personaggi, piccoli e grandi, che hanno fatto la storia della città. Dalla nascita di Lorenzo il Magnifico ai giorni dell’alluvione, dalle grandi battaglie al primo scudetto della Fiorentina, dal martirio di San Miniato alla Congiura dei Pazzi, Giani ci accoglie nella sua macchina del tempo e ci mostra una Firenze a tratti inedita, fatta di celebrità, tradizioni e uomini e donne che hanno intrecciato le loro vite con il destino della città. Un almanacco tutto da sfogliare, ritrovando ricordi scolastici o meravigliandosi per episodi sconosciuti. Un intreccio di fatti e personaggi diversi nel tempo (dal 250 D.C. al 14 febbraio 2010, giorno dell’inaugurazione della tramvia) e nel peso che hanno avuto sulla storia e sull’immaginario della città. Un lavoro certosino, anche se per brevi istantanee, corredato da immagini ricercate e da una ricca bibliografia, “Firenze giorno per giorno” è senza dubbio un libro che piacerà ai fiorentini e a chi, come l’autore, porta Firenze nel cuore. “Eugenio Giani – scrive il sindaco Matteo Renzi nella presentazione del volume – riesce a trasmettere esattamente il senso e l’orgoglio di ciò che siamo: un popolo unito, capace di genio straordinario che non è singolo ma nasce dalla comunità e si nutre della splendida grandezza che si respira tutti i giorni per le strade, i mercati e i palazzi di Firenze”. Gli fa eco lo stesso Giani: “Spero che il libro stimoli curiosità, desiderio di approfondimento, comunque interesse per Firenze, magari risvegliando orgoglio e senso di identità e offrendo alle nuove generazioni stimoli per conoscerla e amarla /C.B. di più”.
cultura
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IL PERSONAGGIO. Appena uscito l’ultimo lavoro di Francesco D’Isa: un racconto illustrato
I disegni di un cervello in fuga a Berlino Ludovica V. Zarrilli
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a cominciato a disegnare da giovanissimo e ha trasformato la sua passione in una professione a 18 anni. L’artista in questione si chiama Francesco D’Isa, nato nella città del giglio nel 1980 di casa a Berlino già da diversi anni, ed ha recentemente dato alle stampe “I.” (Edizioni Nottetempo, 320 pagg.) racconto illustrato che ha per protagonista un personaggio alla ricerca “della sua identità in una serie di tavole illustrate, nelle quali si può identificare con questo e con quello, avere ogni età e ogni genere, essere qui e ovunque, prendere figura e ricredersi e fa il disegnatore”. Eclettico e molto originale, D’Isa ha già lavorato a molti progetti, l’uno più provocatorio dell’altro, ma la particolarità di I. sta nell’aver usato immagini di pubblico dominio o sotto licenza Creative Commons, che ha poi rielaborato e assemblato dando un senso, una logica tutta personale alla storia che andava a comporre. Ma da dove viene l’ispirazione? “Non ho punti di riferimento particolari - spiega Francesco - qualunque cosa mi abbia colpito è per me una sorta di riferimento. L’ Art Nouveau lo è senz’altro, forse perché dopo più di cent’ anni si respira la stessa aria di ‘fine del mondo’ di allora”.
Apocalittici e profondi, i suoi disegni vengono realizzati con le tecniche più diverse, sperimentando di volta in volta concept nuovi. “Lavoro sia con tecniche tradizionali che in digitale - continua - inizio con uno schizzo a lapis, proseguo con la china e poi lavoro ulteriormente con la tavoletta grafica e i software di disegno. A volte parto anche solo da un disegno creato direttamente sullo schermo con la penna grafica”. Diverse le mostre e le presentazioni che il giovane artista ha già all’attivo in Germania e in Svizzera, ma dall’Italia, e dalla sua Firenze, Francesco è andato via come nella più classica storia da cervello in fuga. “Se un artista decide di imparare una lingua (difficile), abbandonare una città bellissima come Firenze, fare a meno dei contatti sviluppati in una vita, starsene di inverno a -20°, la risposta non può essere che o sono un completo idiota, o sì, è più facile”, spiega Francesco che Essenzialmente, come mi fece notare un amico (artista), a Berlino se sei un artista, sei un artista, nessuno ti chiede: ‘sì, ma cosa fai davvero?’. Tutto quello che un atteggiamento mentale come questo denota rende più facile un percorso difficilissimo come quello dell’artista”. Come dargli torto. Info su www.gizart.com.
la storia di un artista che, nonostante l’amore per la sua terra d’origine, ha deciso di lasciarla per emigrare in Germania, in cerca di ispirazione e di un luogo dove esprimersi al meglio: ecco il risultato
FOTO/1. A Seravezza, in Versilia, in programma esposizioni, workshop e incontri
Le guerre di Cagnoni a Palazzo Mediceo È
l’evento clou di questa edizione di Seravezza Fotografia, manifestazione in programma fino al 9 aprile che accoglie in Versilia una curata selezione di esposizioni, workshop e incontri dedicati agli amanti della fotografia. L’appuntamento da non perdere di quest’anno è un’esposizione che porta la firma di uno dei maestri dell’immagine contemporanea, toscano di nascita ma cittadino del mondo, testimone di alcuni dei più intensi eventi degli ultimi decenni. Si tratta di Romano Cagnoni, che con “Memorie sovvertite - Upside down memories” porta al Palazzo Mediceo di Seravezza una
raccolta di oltre cento fotografie che comprendono le immagini di cinquant’anni di guerre di cui Cagnoni è stato testimone, dal Biafra al Vietnam, dalla ex Jugoslavia fino alla Cecenia, ma anche i suoi ultimi lavori dedicati alla Versilia, sua terra d’origine. Una serie di grandi immagini a colori, vere e proprie “Memorie sovvertite” che raccontano il degrado dell’ambiente e della natura. “Ho voluto rappresentare la mia terra in un modo che definirei surrealista – ha spiegato Cagnoni – perché ho avvertito un senso di smarrimento. Dove prima c’erano dei campi oggi ci sono solo strutture architettoniche
banali e da lì è partita la mia ricerca usando solo la macchina fotografica, senza in nessun modo alterare le immagini con il ritocco digitale”. La manifestazione versiliana prevede anche tre mostre nelle Scuderie Granducali adiacenti al Palazzo Mediceo. In programma anche una serie di altre piccole esposizioni che vedono protagonisti Enrico Genovesi, Livio Senigalliesi, Enrico Cei, Stefano Morelli e il giovane Francesco Vignozzi, oltre a workshop, incontri e corsi di fotografia con durata (e prezzi) variabili ai quali si può accedere liberamente. Info su /L.V.Z. www.terremedicee.it.
FOTO/2. Fino al 14 aprile l’allestimento che abbina agli scatti di Fiorella Ilario i reperti etruschi della collezione permanente
Il mistero del velo in mostra al museo archeologico R
imarrà aperta fino al 14 aprile la mostra fotografica “Et In Arcadia Ego - L’eterno ritorno di Ninfa”, interamente dedicata al ruolo della donna, raccontata in 33 scatti esclusivi realizzati in Turchia dalla fotografa Fiorella Ilario. Alle immagini saranno affiancati alcuni pezzi selezionati del Museo Archeologico di Firenze, destinati a descrivere un parallelismo con la figura femminile nell’antichità attraverso un filo rosso che unisce le varie opere - antiche e moderne - collegato al significato del “velo” e dello “svelarsi”. Tra i pezzi più rappresentativi il sarcofago in alabastro detto “del Bottarone” e un’altra urna funeraria, anch’essa in alabastro, del II secolo a. C., raffigurante una coppia di sposi e proveniente da Monteriggioni. Entrambe le opere, del periodo etrusco, che ritraggono figure femminili velate o ritratte nel gesto di togliersi il velo, animano parte del confronto tra antico e moderno a cui si ispira l’intera esposizione. La mostra affonda le sue radici nel progetto realizzato dall’autrice alla
una delle foto in Mostra
Galleria degli Uffizi nel 2009, con una foto scattata davanti alla “Primavera” del Botticelli, ma è l’iscrizione latina “Et in arcadia ego”, apparsa in celebri dipinti antichi - tuttavia rimasta nei secoli oscura e mai concordemente interpretata - a dare il titolo al lavoro di Fiorella Ilario, col quale mettere a confronto da un lato un aspetto dell’attuale condizione femminile, indagata con una serie di scatti realizzati a Istanbul, dall’altro gesti e consuetudini delle donne antiche, così come descritti dai pezzi archeologici esposti nel percorso. Le immagini di Fiorella Ilario seguono inoltre una traccia segnata dallo studio di George Didi Huberman intitolato “Ninfa Moderna - Saggio sul panneggio caduto”, dedicato a una rappresentazione femminile impenetrabile e misteriosa, che dal richiamo di un mondo passato di bellezza perduta si ripropone oggi in una nuova forma di sopravvivenza dell’antichità, descritta dal motivo del corpo e del panneggio, attraverso le sue /B.B. metamorfosi contemporanee.
segnalazioni a redazione@ilreporter.it
CARNEvALE. Il debutto della tradizionale maschera fiorentina avvenne in Borgo Ognissanti
L’ex teatro dove “nacque” Stenterello Gianni Carpini
suo nome, secondo la tradizione, al nomignolo con cui era chiamato fin dall’infanzia lo stesso ideatore, il fiorentino Luigi Del Buono. Orologiaio in piazza del Duomo, con la passione per il palcoscenico, Del Buono lasciò definitivamente la bottega nel 1782 per dedicarsi interamente alla carriera artistica. Nove anni dopo fondò la propria compagnia e arrivò al successo portando alla ribalta la celebre maschera fiorentina. La nascita ufficiale di Stenterello viene fatta risalire agli anni tra il 1798 e il 1800, proprio nel teatro di Borgognissanti, dove spopolavano le rappresentazioni capitanate dall’esile personaggio. Secondo quanto racconta Raffaele Landini, attore del vernacolo fiorentino tra i più vicini a Del Buono, per il carattere di Stenterello il commediografo prese spunto da un personaggio reale: un mendicante che si trovava spesso sotto un tabernacolo di via della Scala. Secoli dopo, una lapide al numero 4 di Borgo Ognissanti ricorda il “popolare personaggio fiorentino burlone scanzonato e arguto, rimasto nella memoria cittadina”. Poco più avanti, nel corridoio che porta al chiostro del Ghirlandaio, si trova la tomba di Luigi Del Buono.
A
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dispetto dei moderni eroi non possiede superpoteri, l’unica arma che può sfoderare è una pungente ironia. Niente muscoli, ma un fisico gracile e asciutto. Nessuna bat-caverna, bensì una casa in Borgo Ognissanti. Stenterello, storica maschera fiorentina, l’unica “made in Firenze” del carnevale, negli ultimi anni sembra aver perso il suo fascino tra i più piccoli anche a causa dell’agguerrita concorrenza dei moderni idoli di cartoon e fumetti. Ma il passato di colui che “pare cresciuto a stento” affonda le radici in uno dei rioni storici di Firenze. Il personaggio, simbolo del popolano di bassa estrazione che combatte le avversità e le ingiustizie a suon di scherzi e battute appuntite, comparve per la prima volta alla fine del Settecento sul palco del teatro dell’Accademia dei Solletici, meglio conosciuto come teatro di Borgognissanti. Sorgeva al civico 4, lì dove dal 1895 è nata una chiesa evangelica battista, ancora in attività. Gracile e mingherlino, come il suo creatore, Stenterello deve il
la lapide che ricorda la nascita di
stenterello
al civico numero 4, dove oggi sorge una chiesa evangelica, un tempo spopolavano le recite capitanate dal gracile personaggio, ideato dal commediografo luigi Del Buono
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ARTE Dal vivo Francesco Baccini 8 febbraio
Teatro Puccini
Francesco Baccini è genovese e assomiglia a Tenco. Quando canta le canzoni al piano, soprattutto quelle lente, accenna a una smorfia involontaria che viene direttamente da casa Tenco. C’è una cosa di cui ci si accorge immediatamente: Baccini canta le canzoni di Tenco come se stesse nel suo salotto di casa, salotto che non comprende solo il palco, ma anche la platea; questo accade perché il suo approccio è rispettoso ma confidenziale, come se Tenco stesso fosse seduto in un angolo, incuriosito. Lo spettacolo è scritto dallo stesso Baccini e da Marzio Angiolani, arrangiato e suonato splendidamente alla chitarra classica da Armando Corsi, con scenografie di Marco Nereo Rotelli, con Filippo Pedol al contrabbasso, Luca Falomi alle chitarre, Luca Volonté sassofoni e percussioni e Marco Fadda alla batteria. Alla direzione musicale Raffaele Abbate e alle luci e alla regia Pepi Morgia (è questo l’ultimo lavoro firmato da Pepi prima della sua prematura scomparsa). Entics 9 febbraio
viper Theatre Pizzetto, camicia a quadri e faccia pulita: Entics è un ragazzo semplice, ma deciso, preparato e ben consapevole degli obiettivi che desidera realizzare: “I miei testi si rivolgono ai ragazzi come me, quelli che amano la vita vera, a cui interessa la realtà, a cui piace coltivare le amicizie reali. Ci sono tanti giovani che si lasciano schiacciare da Internet, dai Social Network, e a quali interessa solo apparire. Ne parlo in ‘Click’, singolo che ha anticipato il disco Soundboy”. Soundboy, ultimo disco di inediti, nasce dalla collaborazione con Fabri Fibra: all’album collaborano anche Marracash, BoomDaBash, Ensi, Guè Pequeno e Jake La Furia. “Essere stato supportato da nomi inportanti della scena rap mi ha dato la spinta a dare il
meglio di me. Sono grato a Fibra per questa opportunità. Io e lui abbiamo lavorato molto in studio per rendere più comprensibile il mio linguaggio e trasformalo da slang a parole più semplici, proprio far in modo di diffondere la musica il più possibile. Di certo, è proprio questo il mio più grande obiettivo: spiegare ciò che faccio io, portare in giro i miei brani e coinvolgere più ragazzi possibili in questo. Meno internet e più rapporti face to face”.
menti poderosi, di schitarrate vellutate: eccoli i Ronin di Bruno Dorella. Ormai giunti alla loro sesta uscita discografica (contando anche il loro primissimo e bellissimo mini CD d’esordio), presentano al Glue il loro nuovo disco “Fenice” (uscito a fine gennaio per Santeria/Audioglobe) in una delle numerose tappe del loro tour europeo.
Roberto Cacciapaglia 23 febbraio
Glue - Alternative concept space
Teatro Puccini
Un nuovo tour che fa seguito alla pubblicazione del primo live di Roberto Cacciapaglia. Rispettoso della magia della comunicazione reciproca, nasce il primo lavoro dal vivo dell’artista: ‘Live From Milan’ (etichetta Glance/Sony) un dvd ed un doppio cd dal 15 novembre nei negozi. Fotografia di tutti i percorsi effettuati da Cacciapaglia, sino alla chicca di un inedito piano solo attorniato da coreografie. Il tutto senza tradire la concezione musicale dell’artista. Un lavoro così concepito spiega nella pratica quanto il potere del suono che lui studia da anni non sia mera astrazione, bensì dato dei sensi cui giungere con lavoro e rispetto. Insomma, fa condividere a chi guarda il suo lavoro, il risultato concreto della sua arte dal vivo. Ronin + Walking the cow 21 febbraio
Glue - alternative concept space
A teatro La lezione 22 febbraio
“Il teatro è rivelazione di cose mostruose”, così scriveva lo stesso Eugene Ionesco per descrivere il suo Teatro dell’Assurdo proprio al debutto de “La Lezione” nel 1951 a Parigi. Ed è proprio in questo testo, così apparentemente allegro e disinvolto, che si avrà, con un tocco quasi impercettibile, un drastico passaggio dalla comicità e dall’allegria della prima parte, al dramma del finale. Un testo che lascia il segno. Un senso di angoscia che riecheggia a lungo nel cuore dello spettatore. Angoscia e divertimento. Strana accoppiata certamente, ma è proprio così che lo spettatore lascerà la sala. Con una emozione mista. Proprio come la vita. Il libro cuore e altre storie Dal 16 al 25 febbraio
Teatro di Rifredi
Un’irresistibile Lucia Poli, che cambia personaggi e look prendendo a prestito da Stefano Benni i testi di strepitosi, gustosissimi assoli, accompagna un fine drammaturgo come Angelo Savelli in questo tributo allo sbeffeggiatissimo Cuore di De Amicis, riletto con ironia sarcastica e ammiccante e con goduriosa ferocia satirica ma anche, in fondo, con sottile nostalgia. Una perlustrazione disincantata e divertente tra banchi e cattedre della scuola italiana di ieri e di oggi; una delle produzioni più importanti nate in occasione dei 150° anniversario dell’Unità d’Italia che sarebbe doveroso far vedere a studenti e professori. Riccardo III Dal 10 al 12 febbraio
Teatro Lumière Poeti malinconici della worldmusic, o di un patchanka sfavillante di emozioni cupe, combriccola elegante di contaminazioni ritmiche, di arrangia-
Uno Shakespeare veramente inedito, “Riccardo III” vedrà protagonista Daniela Morozzi, accanto a Leonardo Brizzi e a un’orchestra di adolescenti per uno spettacolo che non ha nien-
te da invisiare alle produzioni più blasonate. Attraverso il furore 17 febbraio
Al museo Alinari
Gli scatti di Duffy: da Lennon a Poitier
Teatro Everest
Attraverso il furore intreccia tre sermoni del predicatore domenicano Meister Eckhart con tre brevi quadri scritti dal drammaturgo Armando Pirozzi, incentrati sul dialogo tra due personaggi, un uomo e una donna. Marcello Sambati leggerà i tre sermoni di Meister Eckhart, mentre Valentina Curatoli e Diego Sepe interpreteranno i personaggi delle tre storie. Lo spettacolo è ispirato dai Sermoni Tedeschi di Meister Eckhart, ma non ne vuole essere un commento o una traduzione scenica. È la descrizione dell’incontro tra personaggi colti nel momento del confronto, imprevedibile e paradossale, con questa voce così forte, il tentativo di porsi in ascolto di una parola ancora in grado di sconvolgere profondamente. Benportante sposerebbe affettuosa 19 febbraio
Teatro Everest
Una trama che farebbe pensare ad una commedia seria, a tratti drammatica, invece la bravura dell’ autore fa emergere una commedia comica e una vena brillante anche nei personaggi più negativi. Quell’ironia toscana tipica delle commedie di Caglieri che ci permette di non prenderci mai troppo sul serio.
B
rian Duffy, classe 1933, fotografo per eccellenza della Swingin London, lo stesso che un bel giorno di fine anni ‘70 decise di prendere tutto il suo archivio di immagini e dargli fuoco in giardino, chissà poi perché. Una selezione straordinaria delle foto cult scattate da Duffy arrivano a Firenze per una retrospettiva al Mnaf, fino al 25 marzo, dopo essere state esposte a Londra. Il meglio dei suoi anni più floridi di attività (o meglio, di quel che ne è rimasto) racchiusi nelle immagini scattate per i più importanti magazine di moda del mondo (alcune delle quali scattate a Firenze) ma anche per testate come l’Observer, il Times e il Daily Telegraph. Davanti al suo obiettivo sono passati moltissimi nomi noti: oltre a Bowie ci sono stati Lennon e Paul McCartney, Frankie Miller, Marianne Faithfull, Blondie e poi i Black Sabbath e The Shadows, The Hollies e Jane Birkin, oltre a divi di Hollywood come Michael Caine e Sidney Poitier e la leggenda della beat /B.B. generation William Burroughs.
LA KERMESSE Alla Fortezza
Ballo e shopping a Danza in Fiera 2012
Lo scandalo Medici Gonzaga 11, 12, 17, 19, 24, 25, 26 febbraio e 2, 3, 4 marzo
Teatro di Cestello
Dopo non aver consumato il matrimonio con Margherita Farnese, Vincenzo Gonzaga per impalmare Eleonora De Medici, dovette dimostrare tutta la sua virilità alla famiglia della Granduchessa fiorentina. L’esosa richiesta partì dalla matrigna di Eleonora, Bianca Cappello, che voleva così accrescere l’importanza della sua influenza presso le regali Corti Italiane. Nonostante la vana opposizione dei Gonzaga e forti di una dote di 300.000 scudi d’oro che Francesco De Medici e consorte dettero alla figlia , Vincenzo dovette mostrare così nel 1584 la sua “potentia et attitudine al matrimonio” dando vita , al tempo , al chiaccheratissimo “Scandalo Medici-Gonzaga”.
P
er il 2012, Danza in Fiera presenta un programma variegato, con tante nuove idee che non mancheranno di stupire il pubblico, in un vortice di spettacoli, rassegne, lezioni aperte al pubblico, incontri con vip della danza e mille opportunità di “dance shopping” fra gli stand. Tra le novità principali, The Vintage Show, uno spettacolo dedicato alla fantastiche danze swing, diffuse fra gli anni ‘20 e ‘50. Coinvolgenti, in modo diverso, anche i due nuovi show: l’Halli Balli e il Gran Ballo dell’800, con le atmosfere sontuose del Gattopardo e Via col vento. Spazio anche alla contaminazione fra generi, con le discipline degli sport Freestyle - calcio, basket, frisbee e altri ancora - dove danza e gesti atletici trovano un punto di contatto. Per tutti quelli che vogliono mettersi alla prova o perfezionarsi, DIF12 propone decine di lezioni gratuite a /B.B. tutti i livelli, di ogni genere e stile.
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DiSabiLi E mobiLità, “no a oGni tiPo Di DiSCRiminazionE” Egregio Direttore, io sottoscritto Marcello Bandini, in qualità di Presidente Provinciale ANIEP - Associazione Nazionale per la Promozione e la Difesa dei Diritti Civili e Sociali degli Handicappati, mi sento in dovere di porre l’attenzione su quanto pubblicato dal Suo giornale nella lettera “INVALIDI, PARCHEGGI E CONTROLLI NEL CENTRO STORICO”. Quanto in essa auspicato, e mi riferisco specificatamente a “trovo discutibile il permesso per il centro storico: se uno si può permettere lo shopping in centro (invalido o no), penso che possa anche permettersi di arrivarci in taxi”. Solo il pensare una cosa simile è inqualificabile, ma poi addirittura avere la faccia tosta di scriverla e addirittura trovarsela pubblicata è segno di inciviltà e mi limito per educazione a questo. I disabili non sono cittadini di serie B e pertanto non devono avere problemi di mobilità ed anzi devono essere aiutati a superare i propri handicap per poter avere una vita sociale e di relazione senza alcuna limitazione. Il servizio taxi non è una soluzione idonea per una serie infinita di ragioni prima fra tutte il costo economico e la penuria di macchine idonee a trasportare persone che non possono, in nessun caso, scendere dalla sedia a rotelle. Che relazione esiste fra lo shopping e la possibilità di prendere il taxi? E’ un confronto del tutto fuori luogo perché in centro storico si va per lo più per ammirare la bellezze architettoniche e gli scorci panoramici di cui la nostra bella città è ricca. Quanto sopra evidenziato, se applicato, come si legge nell’articolo di cui trattasi, violerebbe: la Costituzione Italiana; la Convenzione ONU sui disabili; il Codice della Strada; la legge quadro su l’handicap. Nel riconfermare l’impegno socio-culturale di questa Associazione ANIEP a favore delle persone più svantaggiate, diciamo no ad ogni tipo discriminazione e sì al diritto di vivere per tutti. Distintamente. Marcello Bandini Presidente provinciale Aniep
lettere
Febbraio 2012
Gentile presidente, pubblico con molto piacere il suo intervento con cui concordo pienamente, e non posso che sottolineare e ribadire un “no” convinto alle discriminazioni nei confronti dei disabili e di tutte le persone con difficoltà e necessità particolari, così come trovo più che mai doveroso, e auspicabile, che questi soggetti vengano “aiutati a superare i propri handicap per poter avere una vita sociale e di relazione senza alcuna limitazione”, proprio come da lei richiesto. La lettera cui lei si riferisce, pubblicata sull’ultimo numero de Il Reporter, rientrava in un dibattito che ormai da qualche mese coinvolge i lettori del nostro mensile, ovvero quello sui “furbetti dei contrassegni”: da parte nostra, nel pubblicarla, nessuna volontà di mettere in discussione i sacrosanti diritti delle persone invalide, al cui fianco – dalle pagine di questo giornale – abbiamo anzi combattuto più d’una battaglia (ad esempio contro il malcostume di parcheggiare le auto in prossimità degli “scivoli” sui marciapiedi, rendendo così impossibile la vita di chi si sposta sulla sedia a rotelle, ma anche con il “viaggio” nel centro di Firenze fatto qualche mese fa in compagnia di un non vedente, per mettere in luce le troppe difficoltà ancora esistenti): il nostro era soltanto un ulteriore tentativo di tenere alta l’attenzione su un tema – quello appunto dei cosiddetti “furbetti del contrassegno” - che, ripeto quanto già detto altre volte in passato, danneggia per primi gli stessi disabili. Che, pubblicando la lettera in questione, non volevamo nel modo più assoluto ledere, e a cui – le assicuro – continueremo a dar voce sul nostro giornale, nel tentativo di fare di Firenze una città in cui per tutti, ma davvero per tutti, sia più facile – e bello – vivere. MF biCiCLEttE: “LuCi SÌ, ma anCHE PiÙ SPazi E SiCuREzza” Gentile redazione, vi ringraziamo per aver sollevato, tramite la lettera del sig. Grazzini che avete pubblicato su Il Reporter di Gennaio, il problema delle biciclette che circolano senza luci. L’Associazione Città Ciclabile di Firenze concorda pienamente sull’importanza che tutte le biciclette ne siano dotate. Nella sua risposta Matteo Francini ha accennato anche alla disputa continua fra ciclisti e non ciclisti, a nostro avviso originata dal fatto che tutto o quasi lo spazio nelle strade è stato occupato da un’alluvione di mezzi a motore, lasciando solo le briciole a chi si muove in bici in strade sempre più pericolose, dove prevale la legge del più forte, del più grosso: i due poveri ciclisti morti investiti a distanza di neanche un mese alla fine dell’anno scorso ne sono drammatica testimonianza. Le piste ciclabili attualmente sono poche e con una manutenzione assolutamente carente, i ciclisti rivendicano quindi più spazio e più attenzione per la propria sicurezza. Questo spazio per creare qualche pezzo di pista ciclabile (non esiste purtroppo ancora una rete) viene a volte ricavato sacrificando qualche posto auto, e quindi scontentando gli automobilisti, oppure usando alcuni marciapiedi, originando così una “guerra fra poveri”, pedoni-ciclisti. Come si può uscire dalla disputa continua? Pensiamo che prima di tutto va constatato che nella situazione attuale con 200.000 auto e altrettanti motorini non solo si sono in-
tasate tutte le strade, e quindi è sempre più difficoltoso muoversi, ma anche si è minata pesantemente la salute sia per l’inquinamento che tutta questa marea di mezzi a motore comporta sia per il diffondersi di uno stile di vita sedentario, di cui fa parte anche il muoversi facendosi trasportare, con altre conseguenza negative sulla salute causate dalla sedentarietà. Andrebbero quindi fatti ponti d’oro ai 30.000 “eroici” ciclisti cittadini che oltre a scongiurare l’ingorgo perpetuo che si verificherebbe se anche loro si muovessero a motore, rendono meno drammatica la situazione dell’inquinamento atmosferico ed acustico nella nostra città, rispettando così la salute di tutti, e in più si mantengono in forma e non aggravano così il bilancio delle spese sanitarie. Da quando è nata 15 anni fa la nostra associazione ha invano richiesto alle varie Amministrazioni cittadine che si sono succedute un progetto generale di rete ciclabile, redistribuendo lo spazio nelle strade cittadine, e un piano di attuazione sulla base di specifiche priorità, il che implica più risorse da mettere in bilancio, e questa richiesta torniamo ad avanzare anche all’attuale Amministrazione. Siamo convinti che condizioni di maggior sicurezza convincerebbero tanti cittadini ad usare la bici ogni giorno, visto che per gli spostamenti a breve e media distanza è perfetta ed è anche economica. In più offre la possibilità di godersi questa splendida città rispettandone la conformazione fatta principalmente di monumenti in marmo o in pietra, anche loro pesantemente minacciati dall’inquinamento. Grazie per l’attenzione cordiali saluti, Carla Lucatti Associazione Città Ciclabile Onlus “La tRamvia, i Danni PER i nEGozi E La mozionE boCCiata” Abbiamo apprezzato la qualità del servizio dedicato alla linea tramviaria che si accinge a festeggiare il secondo compleanno, soprattutto per la scelta di dare la parola agli operatori economici che, a nostro avviso sono stati fortemente penalizzati, non solo dalle lungaggini dei lavori, ma, ad opera finita, anche dalla flessione di infrastrutture di servizio quali i parcheggi che, limitando l’accesso dell’utenza agli esercizi commerciali, fanno tuttora registrare un decremento delle vendite. E’ noto che abbiamo riserve critiche “ab origine” circa l’utilità della tramvia nell’economia dell’attuale assetto viario fiorentino, ma la nostra posizione, della cui lungimiranza ci ha dato atto anche l’assessore alla mobilità Mattei nel corso di un consiglio di Quartiere aperto, è ormai, dinanzi all’opera a regime, quella di cercar di concorrere, anche con i nostri suggerimenti, ad attenuare le palesi criticità. Noi pensiamo che un’opposizione degna di rispetto non possa limitarsi ad enfatizzare la critica, ma debba anche e soprattutto distinguersi nel formulare la proposta. Tuttavia, proprio con riferimento ad un aspetto ben messo in luce dal servizio di Reporter, ci preme sottolineare con rammarico che una nostra mozione, presentata congiuntamente al collega Bencivenni della Lista Spini per Firenze, e tendente a stimolare l’accesso a sgravi tariffari comunali che compensassero, almeno parzialmente, i
danni occorsi agli operatori commerciali, è stata bocciata dalla maggioranza del Consiglio di Quartiere, che l’ha ritenuta viziata di corporativismo, come se, anziché i paladini di un disagio reale che non ha appartenenze partitiche ma colpisce trasversalmente lo stato di operatore economico il cui esercizio insiste sul tracciato tramviario, fossimo i portatori di interessi particolari non degni di considerazione in termini di pubblica utilità; noi non amiamo i pregiudizi e quando il merito di una proposta pare bocciato per l’appartenenza dei proponenti non può che subentrare la delusione per un modo troppo ideologico di gestire la cosa pubblica. Distinti saluti Daniele Bagnai Capogruppo Popolo della libertà Quartiere 4 “iL fuRto DELLE PiEtRE antiCHE DaL maRCiaPiEDE Di via boCCaCCio” Ho appreso dagli abitanti delle delle Cure un continuo furto delle antiche pietre del marciapiede in via Boccaccio, nella parte alta che conduce a S. Domenico. Non credo sia difficile mettere subito una “telecamera amica”, visto quante già messe ovunque, poiché nella zona esiste un impianto elettrico. Oltre al danno il furto delle pietre crea rischi ai cittadini, spesso anziani, che usano il marciapiede per la loro camminata quotidiana. Invio la segnalazione su richiesta dei medesimi. Anna Paola Buratti E noi la pubblichiamo, così che chi di dovere possa controllare quanto da lei segnalato e – nel caso in cui venga ritenuto opportuno prendere provvedimenti. MF autobuS, “LE miE PRoPoStE PER miGLioRaRE iL SERvizio” Spettabile Redazione, le lettere riguardanti il trasporto pubblico fiorentino sono sempre numerose su Il Reporter e sull’argomento vorrei scrivere anch’io alcuni spunti di riflessione che mi auguro suscitino la risposta di qualche responsabile della Direzione Mobilità del Comune di Firenze. Da anni i problemi che disincentivano l’uso degli autobus sono gli stessi: scarsa puntualità, strade intasate, poche corsie preferenziali, qualche comportamento scorretto dei conducenti, borseggiatori, fermate ostruite dalle auto private ecc. Bene - anzi, male - cosa viene fatto per ovviare a questi disagi? Niente, a giudicare dai risultati. Perché non si attivano sinergie con altre componenti dell’amministrazione cittadina (leggi Polizia Municipale, ad esempio)? I vigili dovrebbero dare la priorità al buon funzionamento del trasporto pubblico liberando corsie, fermate e capolinea dalle auto e dai furgoni privati. Ma dovrebbero anche essere i garanti degli utenti controllando la condotta degli autisti Ataf, come se fossero automobilisti; quindi occhi aperti e sanzioni a chi guida col cellulare in mano o a chi genera inutile inquinamento acustico ed ambientale sostando a motore acceso al capolinea. Invece la loro attività principale è quella di controllare le auto parcheggiate nelle varie ZCS men-
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invia la tua segnalazione alla nostra redazione redazione@ilreporter.it Cani, PaDRoni E Lo SPoRCo LunGo LE StRaDE Buongiorno Sono un affezionato lettore del vs. giornale che trovo sempre puntuale ed esaustivo nell’affrontare le problematiche inerenti il ns. quartiere. Ho letto con molto interesse l’articolo in Primo Piano relativo all’oggetto del numero di Gennaio 2012. Non sto qui a soffermarmi su quanto mi trovi completamente in accordo nel condannare l’insano uso dei petardi utilizzati sia fuori ma anche nel periodo di capodanno, e non solo per quanto riguarda la sicurezza di animali che altro non desiderano che darci compagnia e serenità. Mi è però ghiotta l’occasione per rimarcare ancora una volta il cattivo comportamento e l’assoluta maleducazione di molti possessori di cani in particolare, che non si riguardano affatto dal ricoprire i ns. marciapiedi di escrementi degli animali stessi, determinando disagi e rischi per la salute dei cittadini tutti e per il decoro della ns. zona. Vi prego, dato che siete un punto di riferimento del ns. quartiere, affrontare con completezza nei vs. articoli anche questo argomento. Ringraziandovi per la vs. cortese attenzione, porgo distinti saluti. Vincenzo Fantozzi
Caro Vincenzo, cani e padroni – si usa dire – sono l’uno lo specchio dell’altro. A volte questo è vero, molte altre no. E non è vero quando i padroni lasciano strade e marciapiedi sporchi, o quando permettono che il proprio cucciolo faccia i suoi bisognini là dove capita, il che vuol dire anche proprio davanti ai portoni delle abitazioni. Non è vero perché i cani, che mai vorrebbero fare qualcosa che rischi di danneggiare il proprio padrone, non si meritano di ricevere il trattamento contrario, ovvero che il padrone faccia qualcosa che possa danneggiarli. E lasciare lo sporco sui marciapiedi porta proprio a questo: a un danno per i cani, che in strada sono guardati talvolta con occhio torvo da chi magari, poco prima, aveva pestato un non gradito bisognino. Ed è inutile aggiungere che di questo gli animali non hanno nessuna colpa. Sul nostro giornale molte volte, in passato, abbiamo affrontato questa questione – forse di poco conto rispetto ad altre, ma importante come “termometro” del grado di educazione e civiltà dei cittadini – per sottolineare come il rispetto per gli altri e per la propria città passi, anzi inizi, proprio dai piccoli gesti. Come pulire strade e giardini dopo il passaggio del proprio animale. Colgo l’occasione fornita dalla sua lettera per ripetere quanto già detto più volte: pigrizia e maleducazione non possono – e non devono – avere la meglio su senso civico e rispetto. Ne va della qualità della vita di tutti. Non bisogna però confondere o collegare mai, in nessun caso, le negligenze dei padroni con le necessità e i diritti dei cani. Per cui i “botti” rappresentano un vero e proprio trauma, che in qualche occasione ha avuto conseguenze drammatiche anche a Firenze. E per cui vanno prese le opportune contromisure, perché un determinato periodo dell’anno non rischi di trasformarsi in un vero incubo per gli amici a quattro zampe. Insomma, la parola d’ordine – anche in questo caso – deve essere rispetto. Rispetto per tutti: per i cani, per i padroni e per quella città in grado di accogliere tranquillamente, senza il minimo problema, gli uni e gli altri. Matteo Francini m.francini@ilreporter.it
tre intorno a loro i ciclomotori viaggiano contromano e le auto sono guidate da maniaci della telefonia mobile! Sui problemi legati ai ritardi delle corse, a loro volta generati dal traffico insistente su alcuni tratti dei percorsi dei bus, i responsabili della Mobilità potrebbero fare senz’altro di più. Si utilizzino strade alternative vicine ma meno affollate, si creino capolinea intermedi per raggiungere prima quegli utenti che stanno aspettando un mezzo imbottigliato, si potenzi la flotta con mezzi più piccoli ed agili e si riducano le fermate (non è possibile vedere due fermate separate da 20 secondi di tragitto a 30 km/h!) a tutto vantaggio dell’incremento della velocità media dei percorsi. Cordiali saluti Cristiano Balderi Magnini San fREDiano E La ztL, iL Dibattito Continua Nell’articolo apparso su Reporter di gen-
naio 2012 riferito a San Frediano dal titolo “La ricetta del rione, meno traffico, più vita” il vicepresidente di una fantomatica associazione che dovrebbe rappresentare i residenti (ma è più probabile che rappresenti piccoli interessi di bottega) sostiene la curiosa e contraddittoria teoria per la quale spostando la porta telematica di accesso alla ZTL da dopo l’angolo di Piazza de’ Nerli dove si trova ora a dopo l’angolo di Piazza del Carmine (permettendo quindi l’ingresso di tutti i veicoli nella stessa piazza) “si potrebbe arginare il degrado che si sta diffondendo nella zona”. Se ne dovrebbe dedurre quindi che aumentando il volume di traffico si risolverebbero i problemi del quartiere? Certi che l’Amministrazione comunale non prenda neanche minimamente in considerazione le proposta di questa associazione io e numerosi residenti dell’Oltrarno teniamo a precisare che non solo non ci sentiamo rappresentati da nessuna asso-
ciazione che sostenga la riduzione dell’attuale perimetro della ZTL ma che anzi ne auspichiamo un aumento di perimetro e di orario! Cordiali saluti Claudio Nucci Piazza DELLE CuRE E GLi “intRaLCi” Sui maRCiaPiEDi Buon giorno a tutta la redazione de Il Reporter Firenze Quartiere 2, ringrazio voi per lo spazio di esprimere la mia opinione: stiamo tutti insieme cercando di rendere la nostra bellissima Firenze più curata e rispettata da parte di tutti noi. Tutti sono i benvenuti a Firenze però chi non la rispetta a mio parere non lo è. Quotidianamente anche qui in piazza delle Cure a Firenze purtroppo ci sono persone che danneggiano con il loro comportamento la nostra civile convivenza. Il marciapiede deve essere lasciato libero per il transito delle persone, c’è chi necessita di più spazio per muoversi, mi riferisco a chi purtroppo non può alzarsi da una sedia a rotelle o a chi ha i bambini in una carrozzina o passeggino, non vogliamo che debbano camminare in mezzo alla carreggiata rischiando di farsi male a causa del fatto che sul marciapiede ci siano venditori ambulanti abusivi con la loro mercanzia, biciclette o auto parcheggiate. Ringrazio chi viene a Firenze e si comporta in maniera civile e rispettosa, sono tante queste persone e ci tengo a precisarlo. Con l’augurio di migliorare la situazione, saluto cordialmente. Marina Quadalti “mEzzi PubbLiCi PER anDaRE aL LavoRo, ma CoSÌ...” Buongiorno, sono un abbonato Ataf annuale che ha scelto di lasciare l’auto a casa per andare al lavoro ma anche per fare le commissioni della vita quotidiana. Abito sulla via Bolognese - Pian di San Bartolo – servita (male) dalla linea 25 Ataf, servizio attualmente ridotto, ci sono solo 3 corse in ogni ora per raggiungere Firenze i giorni feriali e soltanto due nei festivi. L’unica salvezza era poter usufruire del servizio della Autolinee Mugello Valdisieve, ma la mattina del 28/12/2011 ho trovato un bel cartello dove la società stessa diceva che a far data dal 31/12/2011 l’integrazione tariffaria non era più contemplata e pertanto gli utenti Ataf non potevano più utilizzare dette linee. Ho chiamato il numero verde Ataf per avere conferma della notizia, in quanto sul sito non era pubblicato niente, e loro mi hanno risposto che aspettavano, non so cosa, ma che la notizia era veritiera in quanto rispettava una decisione della provincia presa nel mese di aprile 2011. Adesso ho visto che si possono prendere i mezzi Autolinee Mugello Valdisieve ma solo con il biglietto singolo Ataf oppure con l’abbonamento mensile, gli altri titoli di viaggio non valgono. Il tutto è una vera vergogna dal momento che io ho sborsato in anticipo il mio abbonamento annuale e quello di mia figlia annuale studenti, certo sono stata fortunata perché ho potuto usufruire delle agevolazioni degli abbonamenti Working Pass, non mi sogno neppure di convertirlo e darvi ulteriori soldi, si parla tanto di uso del mezzo pubblico per recarsi al lavoro, a scuola e
quant’altro ma così facendo avete tolto ogni voglia. Vorrei proprio sapere quanti consiglieri comunali (anche se il Sindaco Renzi aveva regalato loro un abbonamento), provinciali e regionali e loro familiari prendono regolarmente l’autobus per andare al lavoro, a scuola, ecc... Certo con le auto blu è più comodo. Lettera firmata DoPPio SEnSo PER LE biCiCLEttE, L’ESEmPio Di bonn
Salve, leggo con piacere i vostri approfondimenti dedicati ai ciclisti a Firenze. Sarò schematica e propongo una lista di alcuni interventi che a mio avviso andrebbero fatti a Firenze per migliorare le vita dei ciclisti: 1) separare nettamente il percorso ciclabile da quello pedonale (troppo spesso i pedoni invadono la pista e a nulla serve scampanellare!) 2) rendere fluidi i percorsi ciclabili senza costringere i ciclisti a scendere dalla bici (troppo spesso la pista finisce all’improvviso con un blocco di cemento, macchina parcheggiata o deviazione che costringe ad attraversare incroci aspettando 4 semafori) 3) rendere le strade del centro a senso unico percorribili in entrambi i sensi di marcia - solo per le biciclette si intende! - ed indicarlo con apposita segnaletica (l’ho visto fare a Bonn in Germania: per le auto all’inizio della strada su entrambi i lati un cartello che ritrae una bici e due frecce chiariscono la possibilità di incontrare bici che arrivano nel senso opposto. Per le bici che imboccano la strada in senso opposto un cartello che ritrae una bici e sotto scritto “frei” (=libero). Prevedo che qualcuno obietterà che a Firenze non si può fare perché le strade sono strette: vedere foto allegata dove è chiaro che la strada in questione è molto stretta!) Cordiali saluti Katherine Infantino LEGnaia E DintoRni, “iLLuminazionE SCaRSiSSima, È PERiCoLoSo” Scrivo questa mail a voi perché magari riuscite smuovere qualcosa e cambiare la situazione di questo quartiere. Sorvolo sulla sporcizia di Legnaia, zona Niccolini, via Legnaia perché ormai è scandaloso, ma vorrei segnalare un’altra cosa. La poca, scarsissima, illuminazione delle strade dopo le 18 intorno alla scuola Ghiberti, via Scandicci, via Rosselli, Maso di Banco, A. da Pontedera, A. di Bonaiuto. È davvero pericolosissimo perché non si vede assolutamente nulla e guidare diventa rischioso. Mi sembrava giusto segnalare tutto ciò. Grazie per l’attenzione Francesca
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