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ILTEMPIODIDON OSCO

Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004) art. 1 comma 1 NO/TO

ANNO 68째 - MENSILE - n.

6 GIUGNO 2014

Pietro e Paolo, maestri di sapienza, padri della fede, come fiaccole risplendono al popolo di Dio (dalla Liturgia)


SOMMARIO

IL TEMPIO DI DON BOSCO

3 Don Egidio Deiana Prudenti e misericordiosi

MENSILE 6/2014 - Anno 68

4 a cura di Don Emilio Zeni Ascoltiamo Papa Francesco

DIRETTORE E REDATTORE Emilio Zeni RESPONSABILE Valerio Bocci ABBONAMENTI Flavio Accornero PROGETTO GRAFICO Luigi Zonta FOTO Sandro Bertocchi - Agnese Gasparotto Pierino Gilardi - Guerrino Pera Giuseppe Ruaro Ufficio Accoglienza COLLABORATORI Gianni Asti Natale Cerrato - Giorgio Chatrian Giovanna Colonna Silvia Falcione - Roberta Fora Enrico M. Greco - Luciano Pelissero Paolo Risso - Claudio Russo Lorenzo Vialetto STAMPA Higraf - Mappano (To) TELEFONO 011.98.77.111 - 011.98.77.162 Fax 011.98.77.236 ABBONAMENTO ANNUO € 10,00 VERSAMENTI C.C.P. 00110148 intestato a: Tempio di Don Bosco 14022 Castelnuovo Don Bosco (AT) Sped. in abb. postale Reg. al n. 498 del Trib. di Torino il 14-11-1949

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

Antica icona dei santi Pietro e Paolo abbracciati nell’unità della fede e del martirio.

BASILICA Dl DON BOSCO ORARIO SS. MESSE (ora legale) Festivo: 8 - 9,30 - 11 / 17 - 18,15 Feriale: 7 - 8 - 11 / 17 Domenica e Feste: S. Rosario ore 16,30 SANTUARIETTO Centro Eucaristico Mariano Adorazione ore 9,30 - 11,30 / 15,30 - 17,30 da lunedì a venerdì ORARIO MUSEI Museo Missionario Tel. 011/98.77.229 - Fax 011/98.77.240 Dal 1° novembre al 31 marzo: da martedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-17 domenica e festivi: ore 10,30-12,30 - 14,30-17,30 Dal 1° aprile al 31 ottobre: da martedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-18 domenica e festivi: ore 10,30-12,30 - 14-18 Chiusura: tutti i lunedì, 1° gennaio, Pasqua, 25 e 26 dicembre Museo Vita Contadina Dal 1° novembre al 31 marzo: da lunedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-17 domenica e festivi: ore 9,30-12 - 14-17 Dal 1° aprile al 31 ottobre: da lunedì a sabato: ore 10-12 - 14,30-18 domenica e festivi: 9,30-12 - 14-18 INFORMAZIONI Ufficio Accoglienza: Tel. 011.98.77.162 - 011.98.77.111 Fax 011.98.77.236 Ristorante Mamma Margherita Tel. 011.99.27.158 - 011.99.27.185 Per offerte C.C.P. 00110148 intestato a: Tempio di Don Bosco 14022 Castelnuovo Don Bosco (AT) Istituto Bernardi Semeria Banca CR Asti - fil. Castelnuovo Don Bosco BIC CASRIT22 C. Iban IT62M0608547380000000020109 Banco Posta Tempio Don Bosco IT37A0760110300000000110148 Internet http://www.colledonbosco.it E-mail: info@colledonbosco.it Direttore-Rettore: direttore@colledonbosco.it Scuola Grafica: segreteria.colle@cnosfap-net Rivista: redazionetdb@colledonbosco.it

6 Don Giovanni Asti I buoni amici portano a Dio 8 Giovanna Colonna Sopportare pazientemente le persone moleste 10 Bruno Sighel La devozione al Sacro Cuore di Gesù 12 Pregare è parlare con Dio 14 Silvia Falcione L’allegria e la festa nel sistema preventivo di Don Bosco 16 Chiara Bocca L’Angelo custode, mio grande amico 18 Claudio Russo Il “credo” spiegato da Don Bosco 19 Diego Occhiena Mamma Margherita ti vogliamo bene/16 20 Pensieri di nonno Enzo 21 Luciano Pelissero Cronaca


Prudenti e misericordiosi Qualche tempo fa, leggendo il modo ironico e tendenzioso con cui venivano presentate alcune situazioni che riguardavano persone verso cui nutro stima, mi sono sentito decisamente urtato. Non erano la prima volta. E non capita solo a me. È esperienza abbastanza diffusa. Di fronte a certa cattiveria di parole e gesti, sovente ci si sente provocati e mortificati in sensibilità e con­vinzioni personali. L’atteggiamento interiore a volte sollecita reazioni forti, tentati dal desiderio di vedere l’arrogante prepotente distrutto nel suo ghigno beffardo. È una reazione umana, che non lascia esenti nessuno. Poi subentrano la rifles­sione e il buon senso e la reazione aggressiva si trasforma in compassione e quindi in prudente misericordia. Consapevoli che per tutti, nessuno escluso, arriverà il tempo del faccia a faccia con Dio: e lì sei tu, la tua coscienza, la tua storia, an­che la più nascosta, e la Misericordia Divina. Auguriamoci che sia abbondante. Per ciascuno di noi. Oggi non mancano davvero situazioni che provocano e urtano. Soprattutto sul versante etico, morale, religioso. Situazioni che coinvol­gono i valori e le radici cristiane, il Vangelo. In­terventi e pro-

poste che riguardano la famiglia, il mondo giovanile, la politica, la solidarietà, il bene comune, i deboli, gli emarginati. Ci si trova di fronte a delle assurdità che fan prudere le mani. Siamo nel mese di giugno, nella devozione popolare cristiana dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Nella nostra esperienza ecclesiale e sale­siana è anche il mese della Consolata (patrona della diocesi di Torino), di San Giuseppe Cafasso (guida spirituale e materiale di don Bosco), di San Luigi Gonzaga (modello di vita cristiana giovanile seguito da don Bosco). E inoltre è pure un mese ricco di Santi popolari (S. Antonio, San Giovanni Battista, Santi Pietro e Paolo...). Ab­biamo insomma una serie di testimonianze che ci spingono ad affrontare certe situazioni a volte pe­santi e urtanti con le armi vincenti della prudenza e della misericordia. Ci aiutano alcune esperienze stesse di don Bosco. Nel 1878 don Bosco si trova a Roma. Il 26 gennaio tiene la conferenza ai Cooperatori della città. Non sono tempi facili per la Chiesa, per le istituzioni religiose, anche per le opere di carità. I contrasti con le istituzioni civili, con una cultura dominante massonica, radicaleggiante, libertaria e anticlericale e anticristiana. Don Bosco è se­reno, fiducioso come il suo solito. In tanti gli pre­annunciano ostacoli e difficoltà: la sua opera per la gioventù povera e abbandonata avrebbe susci­tato reazioni e opposizione. Ecco l’orientamento di don Bosco: “In mezzo a tanta negatività di situazioni è necessario unire la semplicità della colomba con il più alto grado di prudenza del serpente. Per quanto ci riguarda noi useremo questa prudenza, mirando a salvare le anime, so­stenendo i principi buoni e rispettando le per­sone” (MB XIII, 618) E questo stile lo metteva in pratica ovunque. Quando comunicava con chi aveva opinione diversa dalla sua, non ribatteva con foga, ma ascoltava con bontà, dimostrava at­tenzione positiva al parere altrui, lasciava l’impressione che tra don Bosco e lui non ci fosse discordia. All’atto pratico il Santo seguiva quanto consentiva di operare per il bene delle persone e la carità. “Bisogna prendere le persone e le cose come sono, cercando di portarli al bene, come è possibile”. E così esortava: “Dovunque andate, cercate la gloria di Dio e la salute delle anime... Lodate tutto il bene che trovate. Fate tutto il bene che potete. Evitate lo spirito di critica (spesso dettata da invidia e gelosia e inutile), e sarete ben visti da tutti”. Grazie, don Bosco, per questi consigli. Ci fanno bene e ci indicano la strategia vincente di Gesù. Sana e santa vita a tutti. In benedizione. Don Egidio Deiana Rettore della Basilica di Don Bosco


papa Francesco

ASCOLTIAMO

a cura di Don Emilio Zeni

Il diavolo parla quasi fosse un maestro spirituale.

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IL DIAVOLO C’È ANCHE NEL XXI SECOLO. IMPARIAMO DA GESÙ A COMBATTERLO

Prendendo spunto dal vangelo (Gv 11,31-42) Papa Francesco ricorda che “la vita di Gesù è stata una lotta per vincere il principe di questo mondo, a vincere il demonio”. Una lotta, ha detto, che deve affrontare ogni cristiano. Il demonio, ha sottolineato, “ha tentato Gesù tante volte, e Gesù ha sentito nella sua vita le tentazioni” come “anche le persecuzioni”. Se “vogliamo seguirlo”, “dobbiamo conoscere bene questa verità”, perché “anche noi siamo tentati, anche noi siamo oggetto dell’attacco del demonio, perché lo spirito del Male non vuole la nostra santità, non vuole la testimonianza cristiana, non vuole che noi siamo discepoli di Gesù.” “La tentazione del demonio, ha osservato il Papa, ha tre caratteristiche e noi dobbiamo conoscerle per non cadere nelle trappole. La tentazione incomincia lievemente, ma poi cresce: sempre cresce. Secondo, cresce e contagia un altro, si trasmette ad un altro, cerca di essere comunitaria. E alla fine, per tranquillizzare l’anima, si giustifica. Cresce, contagia e sigiustifica”. Dapprima “sembra quasi una seduzione”: il diavolo dice a Gesù di buttarsi dal Tempio e così «tutti diranno: “Ecco il Messia!”». Ha fatto così anche con Adamo ed Eva: “È la seduzione”. Il diavolo , “parla quasi come se fosse un maestro spirituale”. E se la seduzione “ viene respinta”, allora “gira e cerca alcuni compagni e con questa banda, torna”. Dunque “cresce anche coinvolgendo altri, coinvolge” i suoi nemici. E quello che “sembrava un filo d’acqua tranquillo – ha ammonito Francesco – diviene una marea”. La tentazione “cresce, e contagia. E alla fine, si giustifica”. Infatti, quando Gesù predica nella Sinagoga, subito i suoi nemici lo sminuiscono, dicendo: “Ma, questo è il figlio di Giuseppe, il falegname, il figlio di Maria! È mai andato all’università! Ma con che autorità parla? Non ha studiato!”.

La tentazione, ha detto, “ha coinvolto tutti, contro Gesù”, giustificando la loro incredulità perché, come figlio di un falegname, Gesù non aveva e autorità… «Pensiamo ad una chiacchiera, per esempio: io ho un po’ di invidia per quella persona; prima ho l’invidia solo dentro, poi bisogna condividerla e vado da un’altra persona e dico: “Ma tu hai visto quella persona?”,e cerca di contagiare un altro e un altro. È il meccanismo delle chiacchiere. È una tentazione quotidiana. Incomincia così, soavemente, come il filo d’acqua. Cresce per contagio e alla fine anche si giustifica». Stiamo attenti, ha detto ancora il Pontefice, “perché se non fermiamo a tempo quel filo d’acqua, diventerà una marea” fino a giustificare il male, perché il principe di questo mondo – il diavolo – non vuole la nostra santità, non vuole che noi seguiamo Cristo. Qualcuno di voi, forse, non so, può dire: “Ma, Padre, che antico è lei: parlare del diavolo nel secolo XXI!”. Ma,


guardate che il diavolo c’è, anche nel secolo XXI. E non dobbiamo essere ingenui, eh? Dobbiamo imparare dal Vangelo come si fa la lotta contro di lui. (Omelia in Santa Marta, 11 Aprile 2014)

NON SI SEGUE GESÙ PER VANITÀ, POTERE, SOLDI

Prendendo lo spunto dal Vangelo del giorno, in cui si narra che la gente lo cerca solo perché si era saziata dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, il Papa invita a porsi la domanda se seguiamo il Signore per amore o per qualche vantaggio personale. “Noi siamo tutti peccatori – ha osservato – e c’è sempre qualcosa che deve

essere purificato per seguire Gesù, per amore”. “Gesù accenna a tre atteggiamenti che non sono buoni nel seguire Lui o nel cercare Dio. Il primo è la vanità”. In particolare, si riferisce a quei “dirigenti” che fanno l’elemosina o digiunano per farsi vedere... A questi dirigenti piaceva – per dire la parola giusta – pavoneggiarsi e si comportavano come veri pavoni! E Gesù dice: ‘No, no: questo non va. Non va. La vanità non fa bene’. E alcune volte, anche noi facciamo cose cercando di farci vedere un po’, cercando la vanità. È pericolosa, la vanità, perché ci fa scivolare subito sull’orgoglio, la superbia e poi tutto e finito lì...”. “L’altra cosa che Gesù rimprovera a quelli che lo seguono – afferma – è il potere”: “Alcuni seguono Gesù, un po’ inconsciamente, ma cercano il potere. Il caso più chiaro è di Giovanni e Giacomo, i figli di Zebedeo, che chiedevano a Gesù la grazia di essere primo ministro e viceprimo ministro, quando sarebbe venuto il Regno. E nella Chiesa ci sono arrampicatori... tanti, che usano la Chiesa per... Ma non venire in Chiesa ad arrampicarti! E Gesù rimprovera questi arrampicatori che cercano il potere”. “Soltanto quando viene lo Spirito Santo – ha osservato il Papa – i discepoli sono cambiati. Ma il peccato nella nostra vita cristiana rimane e ci farà bene farci la domanda: io, come seguo Gesù? Per Lui soltanto, anche fino alla Croce, o cerco il potere e uso la Chiesa un po’, la comunità cristiana, la parrocchia, la diocesi per avere un po’ di potere?”. “La terza cosa che ci allontana dalla rettitudine delle intenzioni – sottolinea – sono i soldi”: “Quelli che seguono Gesù per i soldi, con i soldi, cercando di approfittare economicamente della parrocchia, della diocesi, della comunità cristiana, dell’ospedale, del collegio... Pensiamo alla prima comunità cristiana, che ha avuto questa tentazione: Simone, Anania e Saffira... (cf Atti degli Apostoli 5,1ss) Questa tentazione c’è stata fin dall’inizio...” “Chiediamo al Signore la grazia – ha concluso il Papa – che ci dia lo Spirito Santo per andare dietro a Lui con rettitudine di intenzione: soltanto Lui. Senza vanità, senza voglia di potere e senza voglia dei soldi”. (Omelia in Santa Marta, 5 Maggio 2014)

Lo Spirito Santo ci aiuti a seguire Cristo Gesù con rettitudine di intenzioni, solo Lui.

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I BUONI AMICI PORTANO A DIO Don Gianni Asti, sdb

Facevo del bene a chi potevo, del male a nessuno, cercavo di avermi come amico.

Dovetti fare i conti anche con alcuni compagni cattivi.

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«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici...» (Gv 15,13). Sono le parole di Gesù che esaltano una delle espressioni più belle dell’amore, che è quella dell’amicizia, a cui i giovani sono particolarmente sensibili Nell’educazione alla fede dei giovani, un ruolo primario lo hanno i genitori, gli educatori, ma una parte importante, specialmente nella adolescenza e nella giovinezza, l’hanno gli amici. In particolare nei gruppi parrocchiali, nei movimenti ecclesiali si incontrano adolescenti che vivono insieme, in un clima di vera amicizia, momenti di preghiera, di formazione cristiana e di servizio ai più piccoli o ai poveri. Giovanni Bosco sentiva già da ragazzo il senso dell’amicizia, vivendo una relazione speciale con i suoi coetanei. Ecco come la ricordava nelle sue Memorie: «Ero piccolo, piccolo, ma cercavo di capire le inclinazioni dei miei compagni. Ognuno mi voleva come suo amico e come giudice nelle contese... Facevo del bene a chi potevo e del male a nessuno. Cercavano di avermi come amico perchè nel caso dei bisticci nel gioco, li difendevo. Infatti di statura ero piccolo, ma avevo una forza ed un coraggio che mettevano timore anche ai grandi». Mamma Margherita, lo seguiva con discrezione, lasciandogli quella libertà che meritava; lo educava nella scelta degli amici, questo spiega il suo comportamento, a 15 anni, con i suoi coetanei nella scuola di Castelnuovo. Ricordava nelle sue Memorie: «In quel primo anno dovetti anche fare i conti con alcuni compagni cattivi. Tentarono di portarmi a giocare in tempo di scuola, trovai la scusa che non avevo soldi. Mi suggerirono come procurarmeli: rubare al padrone o a mia madre. Uno per convincermi mi disse sfacciato: È tempo che ti svegli. Impara a vivere in questo mondo... Ricordo che gli diedi questa risposta: Non capisco le vostre parole. Sembra che mi vogliate convincere a diventare un ladro. Ma il settimo comandamento di Dio dice: non rubare. Chi diventa un ladro fa cattiva fine. D’altra parte mia madre mi vuole bene. Se chiedo denaro per cose buone, me lo dà. Le ho sempre obbedito, e non comincerò certamente adesso a disobbedirle. Se i vostri amici rubano, sono delinquenti. Se non ru-

bano, ma consigliano gli altri a rubare sono mascalzoni. In seguito a queste risposte mi guadagnai la fiducia dei genitori... in breve tempo tornò a formarsi intorno a me un bel gruppo di amici». Tre categorie di amici La stessa esperienza Giovanni la rivive a Chieri, dove a 16 anni dimostra una maturità sempre maggiore nella scelta degli amici: «Nelle prime quattro classi dovetti imparare a mie spese a trattare con i compagni. Li avevo divisi mentalmente in tre categorie: buoni, indifferenti e cattivi. I cattivi, appena conosciuti li evitavo... Gli indifferenti li avvicinavo se ce n’era bisogno... I buoni cercavo di farmeli amici, li trattavo con familiarità... Dovetti tuttavia lottare per non diventare schiavetto di nessuno...». Come vorremmo che i nostri adolescenti aprissero gli occhi, distinguendo i veri amici da coloro che si manifestano subito come cattivi compagni che li spingono a rubare per procurarsi denaro facile per i loro divertimenti o per le prime droghe leggere. Una società un po’ speciale Ben presto Giovanni riesce a cambiare i suoi compagni aiutandoli negli studi: «Mi procurai in questa maniera la riconoscenza e l’affetto dei miei compagni. Cominciarono a venire a cercarmi durante il tempo libero per il compito, poi per ascoltare i miei racconti, e poi anche senza nessun motivo, come i ragazzi di Morialdo e di Castelnuovo. Formammo una specie di gruppo, e lo battezzammo Società dell’Allegria. Il nome fu indovinato, perché ognuno aveva l’impegno di organizzare giochi, tenere conversazioni, leggere libri che contribuissero all’allegria di tutti. Era vietato tutto ciò che produceva malinconia, specialmente la disobbedienza alla legge del Signore. Chi bestemmiava, pronunciava il nome di Dio senza rispetto, faceva discorsi cattivi, doveva andarsene dalla Società». Come è urgente che i nostri giovani migliori, inventino per i loro coetanei occasioni di incontro e di sereno divertimento. Continua ancora don Bosco, nella descrizione del gruppo dei suoi amici: «Mi trovai così alla testa di un gran nu-


mero di giovani. Nella Società dell’Allegria c’erano giovani splendidi... Durante quelle riunioni alternavamo giochi allegri, conversazioni su argomenti cristiani, lettura di buoni libri, preghiere. Ci davamo a vicenda buoni consigli, ci aiutavamo a correggere i difetti personali. Senza saperlo, mettevamo in pratica quelle grandi parole di Pitagora: “Se non hai un amico che ti corregga, paga un nemico che ti renda questo servizio”». Per gli adolescenti normalmente è più facile aprirsi agli amici, confidando loro le prime esperienze affettive, che con i genitori, verso i quali spesso subentra un silenzio e uno strano rispetto umano, che impedisce di comunicare anche le esperienze spirituali più profonde. Chi trova un amico, trova un tesoro Giovanni Bosco sperimentò la validità di questo proverbio, a vent’anni, vivendo una amicizia tutta spirituale con Luigi Comollo, di un anno più giovane di lui: «Quel ragazzo meraviglioso fu una grande fortuna per me. Sapeva scegliere il momento più adatto per avvisarmi, farmi una correzione, dirmi una parola di incoraggiamento. Faceva tutto con tanta gentilezza e carità che provavo piacere ad essere richiamato da lui. Eravamo molto amici. Tentavo di imitarlo, ma ero cento chilometri indietro. Tuttavia, se non sono stato rovinato dai compagni più dissipati, se ho perseverato seriamente nella mia vocazione, lo debbo a lui. In una sola cosa non ho nemmeno tentato di imitarlo: nella mortificazione... Mi sembrava impossibile che riuscisse a tanto. Più che un amico, era un ideale per me, un modello altissimo di virtù, uno stimolo continuo a scuotere la pigrizia per essere un poco come lui». Il vero amico conduce a Dio L’amicizia non conosce barriere o pregiudizi anche religiosi. Così l’ha vissuta Giovanni Bosco con un giovane ebreo: «Mentre abitavo presso Giovanni Pianta,

divenni amico di un ragazzo ebreo di nome Giona. Aveva diciott’anni, un volto bellissimo, cantava con una voce vellutata e dolce. Giocava molto bene a bigliardo. Ci eravamo conosciuti nel negozio del libraio Elia. Ogni volta che passava di là, per prima cosa domandava notizie di me. Ci volevamo molto bene. La sua amicizia per me aveva manifestazioni quasi incredibili. Ogni momento libero veniva a trascorrerlo nella mia stanza. Passavamo il tempo a suonare il piano, a cantare, a leggere, a raccontare. Gli piaceva specialmente ascoltare i miei mille racconti». Giovanni si servirà di questa bella amicizia per aiutare Giona a incontrare Gesù: «...Da quel giorno cominciò ad affezionarsi alla religione cattolica. Quando veniva al caffè, dopo una partita a bigliardo mi cercava per discutere. Approfondivamo insieme le risposte del catechismo e i problemi della religione. In pochi mesi imparò il segno della Croce, il Padre nostro, l’Ave Maria, il Credo e le verità fondamentali della fede. Era molto contento. Si notava di giorno in giorno che diventava migliore nella conversazione e nel comportamento». Conosciamo il seguito di questa storia. Giovanni lo preparò a diventare cattolico, ricevendo il battesimo, anche se poi il giovane dovette staccarsi con dolore dal suoi parenti che ostacolavano la sua scelta. Il peccato divide gli amici e allontana da Dio Se gli ideali spirituali uniscono gli amici, il peccato e lo scandalo, dato e ricevuto, li dividono e portano all’infelicità e alla morte spirituale. Emblematico il racconto che don Bosco fa di un ragazzo sedicenne che aveva frequentato l’Oratorio ed era in fin di vita, consumato dalla tubercolosi. Chiamato al suo capezzale, Don Bosco lo confessò e poi rimase un po’ con lui. Il ragazzo, intanto, chiese ai genitori di vedere un suo compagno che abitava nella sua stessa casa, per salutarlo per l’ultima volta Quando lo vide lo salutò ma lo rimproverò aspramente per averlo condotto su una strada cattiva che gli fece perdere la Grazia di Dio e la salute... Don Bosco, dopo aver suggerito parole di perdono per l’amico lo fece allontanare dalla vista del malato che assistette fino alla fine. Il sentimento bello dell’amicizia, che di sua natura viene da Dio e porta a Dio, non deve mai essere tradito. ❑

Mettevamo in pratica, senza saperlo, le parole di Pitagora: se non hai un amico che ti corregga, paga un nemico che ti renda questo servizio.

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Il vicino di casa pettegolo. L’automobilista impaziente. Il collega scontroso e antipatico. Il conoscente importuno e adulatore.

Giovanna Colonna

È il nostro quotidiano dove siamo chiamati a dare testimonianza di carità e non di malcelata sopportazione.

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Un vivaio di persone moleste, che fatichiamo a considerare fratelli, a cui non potremo mai porgere l’altra guancia! O donare il nostro mantello, o soccorrere lungo la via. Perchè essere generosi, caritatevoli, pazienti, quando gli altri non lo sono con noi? Anzi, fanno di tutto per complicarci la vita, per crearci problemi, per renderci infelici. Chi non conosce una persona presuntuosa? Ha sempre ragione, o comunque non ha mai torto, gli altri sbagliano, gli altri hanno opinioni errate, sopratutto nei suoi confronti, non capiscono... i presuntuosi non riconoscono l’errore, e non chiedono mai “scusa”... Chi non conosce una persona permalosa? Le correzioni sono sgradite, e inutili; i richiami sbeffeggiati e il rimprovero ingiusto. La persona permalosa si ritiene perfetta quindi esonerata dalle ammonizioni, anche se cariche di fraterna carità, di buona volontà a migliorare e crescere insieme. Chi non conosce una persona invadente, dispensatrice di consigli inutili, di esperienze inverosimili, di successi nascosti a tutti per falsa modestia: conosce tutti, capisce tutto, sa fare tutto, ovviamente molto bene. Chi non conosce colui che vuole togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello e non vede la propria trave ben conficcata negli occhi e nel cuore?

Spazientemente OPPORTARE le persone moleste

Ecco, ci siamo, ci troviamo tra le persone moleste, con la critica facile, il giudizio definitivo, la sentenza inappellabile. Questo è il nostro quotidiano, dove noi cristiani siamo chiamati a dare testimonianza di amore e non di ipocrisia, di carità e non di malcelata sopportazione, di accoglienza e non di fredda educazione che induce a girare al largo da certi individui. Sicuramente non saranno i nostri migliori amici, ma sono coloro con cui condividiamo l’eredità del Regno, quindi siamo invitati per missione a sopportare con pazienza le persone moleste; possono essere la zia inacidita dalla solitudine, il nonno burbero per i malanni che lo inchiodano ad una sedia di giorno e ad un letto di notte senza la possibilità di uscire da una stanza che non è più la sua, la sorella abbandonata dal marito che non riesce a vivere ed educare un


figlio portatore di handicap. Le situazioni sono tante, gli ambiti assai vari, le cause spesso meschine, oppure dolorose: noi cristiani dobbiamo cercare il cuore della persona permalosa e coltivarlo come una pianta con molte spine, ma che fiorisce nella stagione propizia. La persona molesta a volte è tale perché critica, anche aspramente, il nostro modo di vivere e di pensare: spesso mette in risalto le nostre debolezze, porta alla ribalta le nostre vigliaccherie e noi ci mettiamo sulla difensiva, in guardia contro questo nemico importuno. È la vecchia vedova che ci disturba di notte, quando abbiamo terminato la giornata, sistemate tutte le nostre cose, i nostri affanni e le nostre preoccupazioni e ci lasciamo abbracciare dal sonno ristoratore e pacificatore: all’improvviso giunge la richiesta, inaspettata e priva di senso, per noi. L’insistenza ci logora e ci impedisce di tornare alla nostra quotidiana normalità: estenuante, come una nenia monotona, ronza nella testa come una mosca fastidiosa, che cerchiamo di scacciare ma immancabilmente torna, ancora più noiosa e fastidiosa. Proviamo a chiudere le imposte, a serrare meglio le tende, a tappare le orecchie, ma ormai siamo svegli e anche un po’ arrabbiati: cosa fare? Non riusciamo a liberarce-

ne e quindi cediamo alle richieste insistenti, scendiamo dal letto, apriamo la porta, diamo alla povera vedova un po’ di farina e poi torniamo a dormire e cerchiamo di dimenticare l’accaduto, fastidioso, antipatico, seccante. Abbiamo amato la povera vedova? No, certamente, ma la sua insistenza ha scalfito la nostra comoda sistemazione e ci ha resi meno egoisti. Abbiamo condiviso qualcosa con la povera vedova? No, ma per pochissimo tempo ci siamo caricati dei suoi bisogni e li abbiamo risolti. Abbiamo accolto la povera vedova? No, anzi, abbiamo cercato il modo per allontanarla in fretta, però abbiamo aperto la nostra porta chiusa e l’abbiamo guardata, le abbiamo parlato, le abbiamo regalato qualcosa di nostro che poteva essere superfluo o in eccedenza. Cercheremo la povera vedova nei prossimi giorni? Sicuramente no, però se tornerà ci troverà più disponibili e meglio disposti ad amarla, ad ascoltarla, a condividere la nostra vita con la sua. Sopportare pazientemente le persone moleste significa anche sopportare la nostra coscienza, che a volte graffia il nostro cuore e la nostra mente per ricordarci di non essere molesti con il Padre, insistenti per delle richieste puerili, egoiste e meschine che ci allontanano dalla Parola e ci fanno cadere nelle tentazioni più comuni, di figli ingiustamente sfiduciati e demoralizzati. L’accoglienza delle preghiere è compito dello Spirito, il ringraziamento e la riconoscenza è compito dei figli. ❑

Dobbiamo cercare il cuore della persona, e coltivarlo come una pianta che fiorisce nella stagione propizia.

Accogliere la preghiera è compito dello Spirito, il ringraziamento è compito dei figli.

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la devozione al Sac Bruno Sighel

Una delle devozioni più diffuse tra il popolo cristiano è la devozione al sacro Cuore di Gesù. È stata rivestita dalla Chiesa di una dignità tutta particolare e si situa al centro della rivelazione cristiana. Cenni di storia I primi impulsi alla devozione del 13 Sacro Cuore di Gesù provengono dalla mistica tedesca del tardo medioevo, in modo particolare da Matilde di Magdeburgo (1207-1282), Matilde di Hackenborn (12411299), Gertrude di Helfta (ca. 1256-1302) e il beato Enrico Suso (1295-1366). Tuttavia la grande fioritura della devozione si ebbe nel corso del XVII secolo, soprattutto per le rivelazioni private della Suora della Visitazione Margherita Maria Alacoque (16471690), a partire del 27 dicembre 1673, nel monastero di Paray le Monial, propagate da Claude La Colombière (1641-1682) e dai suoi confratelli gesuiti, indicati dallo stesso Gesù come coloro che dovevano diffonderne la devozione. Essi si dedicarono con instancabile zelo a far conoscere “le imperscrutabili ricchezze” del Cuore di Cristo, sfidando opposizioni e incomprensioni di ogni genere derivanti dal contesto religioso del secolo XVII. La devozione al Sacro Cuore nella Bibbia e nel Magistero della Chiesa

È lo stesso Gesù che presenta il suo Cuore come fonte di ristoro e pace.

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La devozione al Sacro Cuore ha un fondamento schiettamente biblico. Importanti risultano tre encicliche: Annum Sacrum di Leone XIII, Miserentissimus Redemptor di Pio XI. Ma il documento guida in materia è l’enciclica di Pio XII, Haurietis aquas (Attingerete alle acque) del 15 maggio 1956. «Questa devozione, scrive Pio XII, superate numerose difficoltà teologiche e liturgiche, si è diffusa rapidamente fra tutte le categorie del popolo cristiano, mentre la Chiesa la ha elevata alla dignità liturgica di “solennità” (solennità del Sacro Cuore – estesa a tutta la Chiesa – da parte di Pio IX il 23 agosto 1856 n.d.r.). In effetti essa rappresenta il centro della spiritualità cristiana e la chiave di comprensione insieme più semplice e più profonda di tutta quanta la storia della salvezza».

Pio XII sottolinea che l’origine della devozione è nella Scrittura. «È lo stesso Gesù che per primo presenta il suo Cuore come fonte di ristoro e di pace: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,28-30). «Nel Vangelo di san Giovanni si legge come venne trafitto il Cuore di Cristo, l’uscita da esso del sangue e dell’acqua e il particolarissimo significato simbolico che il quarto evangelista attribuisce al fatto (cf Gv 19,33-37). Anche nell’Apocalisse Gesù è presentato come un Agnello “ucciso”, cioè “trafitto” (cfr. Apoc 5,6; 1,7)». Certamente le apparizioni a santa Margherita Maria conservano un’importanza eccezionale. In esse sono particolarmente famose «le dodici promesse». Come nella Bibbia, Dio lega il suo intervento a delle «promesse». Se l’Alleanza in Gesù Cristo si è fatta definitiva, essa è tuttavia ancora aperta nella storia, perché continuamente offerta alla libertà dell’uomo, finché dura il tempo in cui si può meritare. E «Dio è fedele» (1 Cor 10,13). In esse è posta anche la pratica dei nove primi venerdì del mese. Le promesse furono esaminate severamente e meticolosamente; poi approvate dalla Sacra Congregazione dei Riti e confermate da Leone XII nel 1827. Le promesse 1. Darò loro (alle persone devote del mio Cuore) tutte le grazie necessarie al loro stato. 2. Metterò la pace nelle loro famiglie. 3. Le consolerò in tutte le loro afflizioni. 4. Sarò il loro rifugio in vita e soprattutto nella loro morte. 5. Benedirò le loro imprese. 6. I peccatori troveranno misericordia. 7. I tiepidi diventeranno ferventi. 8. I ferventi saliranno presto a grande perfezione. 9. Benedirò il luogo dove l’immagine del mio Cuore sarà esposta e onorata. 10. Darò loro le grazie di toccare i cuori più duri. 11. Le persone che propagano questa de-


cro Cuore vozione avranno il loro nome scritto nel mio Cuore e non sarà mai cancellato. 12. Io prometto nell’eccesso grande di misericordia del mio Cuore che a tutti coloro che si comunicheranno il primo venerdì del mese, per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale e non morranno in mia disgrazia né senza ricevere i sacramenti e il mio Cuore sarà per essi un asilo sicuro negli ultimi momenti. La devozione al Sacro Cuore del Card. Carlo Maria Martini Riportiamo una breve sintesi di un intervento dell’illustre porporato, proprio in merito a questa devozione (cf 30 Giorni, 7.08.2006). «Uno dei meriti dell’enciclica Haurietis aquas era proprio di aiutare a porre tutti elementi della devozione al Sacro Cuore, nel loro contesto biblico e di metterne in risalto il significato profondo, cioè l’amore di Dio, che dall’eternità ama il mondo e ha dato per esso il suo Figlio (Gv 3, 16; cfr. Rm 8, 32, ecc.). Così il culto del Cuore di Gesù è cresciuto in me col passare del tempo... È diventato, per me e per tanti altri nella Chiesa, una devozione verso l’intimo della persona di Gesù... Il cuore viene considerato biblicamente come il centro della persona e il luogo delle sue decisioni. È così che vedo come questa devozione ci aiuta ancora oggi a contemplare ciò che è essenziale nella vita cristiana, cioè la carità. L’enciclica Haurietis aquas segnò un momento decisivo di questo cammino. Penso che un momento fondamentale è stato quello del Concilio Vaticano II, nella sua costituzione Dei Verbum. Essa ha esortato l’intero popolo di Dio a una familiarità orante con le Scritture. Di qui anche le diverse “devozioni” ricevono approfondimento e nutrimento solido. Il punto di arrivo di questi anni lo potremmo vedere nella enciclica di papa Benedetto XVI Deus caritas est. Egli scrive: “Nella storia d’amore che la Bibbia ci racconta, Dio ci viene incontro, cerca di conquistarci, fino all’Ultima Cena, fino al Cuore trafitto sulla croce, fino alle apparizioni del Risorto...”; e conclude dicendo:

“Allora cresce l’abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia (cfr. Sal 73 [72], 2328)”. Si tratta perciò di leggere con sempre maggiore intelligenza spirituale le Sacre Scritture, tenendo desta l’attenzione a ciò che sta alla radice di tutta la storia di salvezza, cioè l’amore di Dio per l’umanità e il comandamento dell’amore del prossimo, sintesi di tutta la Legge e dei Profeti (cfr. Mt 7,12). Un altro merito dell’enciclica Haurietis aquas consisteva nel sottolineare l’importanza dell’umanità di Gesù. In questo riprendeva le riflessioni dei Padri della Chiesa sul mistero dell’’Incarnazione, insistendo sul fatto che il cuore di Gesù “dovette indubbiamente palpitare d’amore e d’ogni altro affetto sensibile” (cfr. nn. 21-28). Perciò l’enciclica aiuta a difendersi da un falso misticismo che tenderebbe a superare l’umanità di Cristo per avvicinarsi in maniera in qualche modo diretta al mistero ineffabile di Dio... L’umanità di Gesù rimane un passaggio ineliminabile per comprendere il mistero di Dio. Non si tratta quindi di venerare soltanto il Cuore di Gesù come simbolo concreto dell’amore di Dio per noi, ma di contemplare la pienezza cosmica della figura di Cristo: “Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui… perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza” (Col 1, 17.19). La devozione al Sacro Cuore ci ricorda anche come Gesù abbia donato sé stesso “con tutto il cuore”, cioè volentieri e con entusiasmo. Ci viene dunque detto che il bene va fatto con gioia, perché “vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20, 35) e “Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9, 7). Ciò tuttavia non deriva da un semplice proposito umano ma è una grazia che Cristo stesso ci ottiene, è un dono dello Spirito Santo che rende facile ogni cosa e ci sostiene nel cammino quotidiano, anche nelle prove e nelle difficoltà» ❑

Benedetto XVI e il Card. Carlo Maria Martini.

Alla radice di tutta la storia della salvezza c’è l’amore di Dio per l’umanità.

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(MB 14,304)

Il demonio si adopera sempre per impedire la preghiera. (MB 9,997) Gesù, Giuseppe, Maria aiutatemi a salvare l’anima mia. Questi sono i tre nomi più terribili per il demonio. (MB 6,8)

L’orazione è come un’arma che dobbiamo sempre aver pronta per difenderci nel momento del pericolo. (MB 13,803)

In ogni occorrenza di bisogni, senza perderci in lamentele o cure inutili, si deve ricorrere in primo luogo a Dio. (MB 3,613)

Parlar con Dio Don Bosco scrittore: 1884

Non abbattiamoci d’animo nei pericoli e nelle difficoltà; preghiamo con fiducia e Dio darà il suo aiuto promesso a chi lavora per la sua causa.

Io non lascio mai di fare un’opera che so essere buona e da farsi, per quanto siano numerose e grandi le difficoltà che mi si presentano... prima di incominciare quell’impresa, dico un’Ave Maria; prego... Io pongo tutto ciò che è in me, il resto lo lascio al Signore. (MB 6,670)


re o

La preghiera è la sola potenza sulla quale dobbiamo fare assegnamento. (MB 3,110) La preghiera ottiene tutto quello che è necessario. (MB 15,465)

Quando pregate, pensate a quel che fate. Pregando, parlate con Dio: parlare vuol dire pronunziare bene le parole in modo da essere intesi; con lo stesso tono di voce col quale parlereste ad un amico a voi caro. (MB 8,10)

Chi prega vince sicuramente ogni tentazione; chi non prega, è in prossimo pericolo di cadere. (MB 13,803)

Vi ripeterò che recitiate le giaculatorie in ogni pericolo, in ogni tentazione, in ogni bisogno e sempre: che domandiate a Maria Ausiliatrice anche la grazia di poterla invocare. Ed io vi prometto che il demonio farà banca rotta. (MB 13,411)

Il vero frutto delle nostre preghiere è la perseveranza per la via del Paradiso. (MB 11,609)

È meglio non pregare che pregare malamente. (MB 4,747)


Silvia Falcione

Giovannino giocoliere. Anrico Pilone al Colle Don Bosco

“Il diavolo ha paura della gente allegra”. Questa frase di Don Bosco ha un sapore medievale, ma se la leggiamo alla luce della storia del novecento può assumerne uno totalmente diverso. Pensate se la gente che ascoltava i discorsi di Hitler, di Mussolini o di Stalin, invece che prenderli seriamente e calarsi in una visione grigia e nera della vita, dominata da sentimenti negativi come la rabbia e l’odio, si fosse messa a ridere e a ballare, ... come sarebbe finita? Direte che è un esempio assurdo. A volte ricorrere al paradosso ci fa però capire la profondità di una linea di pensiero. Provo con un altro esempio tratto questa volta dalla psicologia del novecento. Gli stati di depressione e di malessere psicologico dovuti ad ansia e stress che sono in grande aumento nel nostro tempo, anche tra i più giovani, conducono le persone ad uno stato di tristezza e infelicità da cui spesso è difficile uscire. Gli studi del nuovo indirizzo della psicologia positiva hanno dimostrato come ridere e divertirsi aiutino tantissimo a prevenire e a difendersi dalla depressione e dalla malattia e facilitino anche la guarigione. Sono comportamenti che riducono la tensione e aiutano le difese immunitarie. Insomma il male fisico e psicologico sembra che si Festa all’Oratorio di Chisinau (Moldavia).

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l’allegria

e la festa NEL SISTEMA PREVENTIVO

combatta bene proprio con l’allegria, tanto che le figure dei clown-animatori sono state introdotte negli ospedali soprattutto nei reparti pediatrici oncologici, dove i bambini hanno più bisogno di allegria per reagire al male che li consuma e all’ambiente deprimente. Allora il nostro santo non aveva tutti i torti quando diceva che il male si combatte stando allegri. L’allegria è quindi indubbiamente un elemento molto importante nell’educazione dei bambini e degli adolescenti. Essere allegri e divertirsi significa star bene insieme, socializzare al meglio, guardando gli altri in una luce positiva. Tutti sappiamo che la dimensione del divertimento e della festa è l’aspetto sempre presente nell’oratorio salesiano e anche nella scuola. Quali sono i suoi principali elementi? Il gioco. Nel cortile si gioca, non da soli, ma prevalentemente in gruppo, con giochi fisici, motori e ben regolamentati. Questo tipo di gioco favorisce l’esercizio fisico, impiega positivamente le energie giovanili, favorisce la socializzazione, insegna il rispetto delle regole e il rispetto reciproco, è una palestra per l’atteggiamento democratico che comprende la capacità di discutere, di contrattare, di giungere ad un accordo, di mettersi dal punto di vista dell’altro, di vincere e di perdere. I ragazzi non sono mai da soli. l’educatore


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l’attività mentale, sviluppa le endorfine proprio come l’allegria. La musica è un modo positivo di stare insieme, quando si fa coro e si fa orchestra bisogna ascoltare gli altri, accordarsi con gli altri, dare ciascuno il proprio contributo per un fine comune che migliorerà l’esperienza di tutti. La musica è vitale e socializzante. Fare musica insieme è un’attività cooperativa e non competitiva che insegna il comportamento cooperativo. Inoltre la musica guarisce come dimostra l’utilizzo della musico-terapia per la cura di molti malesseri soprattutto psicologici.

a

Dal Film Don Bosco di L. Castellani.

è la guida del gioco, colui che sa tanti giochi, che sa giocare meglio di tutti, è leader positivo e non autoritario. È giovane anche lui. Nel cortile salesiano si pratica da sempre la peer-education, ovvero l’educazione da giovane a giovane, i più grandi verso i più piccoli. Il gioco è divertimento e festa, ma è anche palestra di vita e costruisce e migliora a poco a poco le abilità sociali dei ragazzi, quelle che saranno loro così utili nella vita da adulti. Soprattutto giocando non ci si annoia e la noia è pericolosa perchè conduce a provare esperienze che non sempre risultano positive. “Gli educatori amino ciò che piace ai giovani e i giovani ameranno ciò che piace agli educatori” (Don Bosco). Un educatore che sa far giocare, otterrà più facilmente che i ragazzi facciano poi i compiti o compiano quei doveri che non scatenano proprio l’entusiasmo giovanile. Se i ragazzi si vedono amati “in quelle cose che naturalmente a loro piacciono col partecipare alle loro inclinazioni, imparano a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente a loro piacciono poco, quali sono la disciplina, lo studio...”. La musica. Cantare, suonare, la banda, il coro, fare musica d’insieme, accompagna l’attività ludica dei ragazzi di Don Bosco. Non c’è festa senza musica in tutte le culture umane e la musica attiva il buonumore, potenzia

La festa. Tutte le culture umane hanno inventato la festa come momento di socializzazione positiva della comunità e l’hanno ritualizzata dandole un fine da tutti conosciuto e condiviso. La festa è un momento preciso, che si attende e si prepara con molte attività nelle quali i talenti di ciascuno vengono impiegati per il piacere comune di tutti. Preparare una festa è un momento fortemente educativo. Insegna l’attesa, insegna a differire la gratificazione, insegna la condivisione e la solidarietà con gli altri. La festa può comprendere tanti momenti: il gioco, la musica, il canto, il rito, lo sport e anche un certo grado di sana competizione. Sviluppa la creatività e il pensiero divergente, è speso uno strumento per volgere al positivo situazioni negative, detto in altro modo per volgere il male in bene. La festa è luogo di allegria e aiuta a essere felici anche quei ragazzi e quegli adulti che per condizione e storia personale non avrebbero nessun motivo per esserlo, in questo senso è terapeutica. Quella di Don Bosco è certamente anche una pedagogia della festa basata sui valori cristiani. La fede cristiana è infatti caratterizzata da tante feste e ha per centro la festa della Resurrezione che è la festa della vita per eccellenza perchè Dio ci desidera felici, tanto felici da regalarci la vita dopo la morte e un luogo di gioia e di festa che si chiama Paradiso. Don Bosco diceva spesso che ci aspetta tutti là preparando un posto a tutti quanti i suoi figli. Quale pensiero di un Padre potrebbe essere più affettuoso? ❑

La banda musicale con Don Bosco. Foto 1870

La fede cristiana è caratterizzata da tante feste e ha per centro la festa della Risurrezione che è la festa della vita.

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l’angelo custode IL MIO GRANDE AMICO Chiara Bocca

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Tra poesia e verità Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla Pietà celeste. Amen! In un Tempo senza fine, nel Paese dell’Amore, c’è un Regno immenso ed un Re potente e buono, giusto e misericordioso circondato dalla sua corte. Il suo Regno è esteso come l’oceano, infinito come il cielo, al di là di fiumi e di praterie, oltre cime scoscese e sabbie infuocate. Il buon Re ha molti sudditi da Lui creati a Sua immagine e somiglianza, da Lui amati con amore di Padre. Egli tutti conosce, tutti ama, tutti capisce e tutti perdona, soprattutto se la Figlia Sua prediletta, Carità suprema e Gioia perfetta, intercede per loro. Ma il Suo Regno è veramente troppo esteso e da solo proprio tutto non può fare; in effetti i suoi ministri sono molto impegnati. I Serafini, i più vicini a Lui, ardenti ed oranti, alimentano continuamente il Fuoco dell’Amore. I Cherubini, ricchi di scienza e di intelligenza, adorano incessantemente il buon Re. Le Dominazioni, forti e potenti, si occupano delle città, dei paesi e delle nazioni. Le Virtù sono sempre impegnate nel dimostrare la Fortezza nell’ affrontare i compiti divini. Le Potestà coordinano i piani proposti dal Re per un’esecuzione eccellente del Regno. Il Re ha altri buoni ministri: i Principati attivi e super ubbidienti; gli Arcangeli, rapidi ed indispensabili ambasciatori: l’Arcangelo Gabriele è il messaggero di lieti annunci; l’Arcangelo Raffaele è soprannominato affettuosamente “la medicina di Dio” ed

è, oggi come ieri, veramente molto indaffarato; l’Arcangelo Michele ha vinto un giorno lontano l’antico serpente: “Chi come Dio?”, ma il suo compito non è mai finito, anzi diventa sempre più stressante ed impegnativo nella continua lotta senza fine contro il Principe delle Tenebre. I ministri del Re sono dunque molto indaffarati, ma i Suoi figli sono tanti, numerosi quanti i granellini di sabbia sulle sponde del mare e il buon Signore non ne vuole perdere neanche uno, ma se possibile, averli con sé alla fine del Tempo quando” la nuova Gerusalemme scenderà dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.” Ed allora Egli chiama gli Angeli e decide di affidare ogni uomo ad un Angelo. Egli sarà il suo Angelo Custode dalla nascita alla morte, sarà sua guida per illuminarlo, per perfezionarlo nel suo viaggio terreno. L’Angelo Custode non può certamente influire sulla volontà dell’uomo a cui Dio stesso lascia il libero arbitrio, ma può consigliare e dare suggerimenti. È l’intermediario tra Dio ed il suo protetto e possiamo immaginare quanti voli avrà fatto il nostro Angelo da Dio alla creatura a Lui affidata e poi dalla terra al Cielo per nuovi suggerimenti o semplicemente per condividere con il Signore una sofferta vittoria sul Maligno. Alla nascita di ogni uomo, Dio sceglie l’Angelo adatto, pronto a prenderlo tra le sue ali candide come la neve, soffici e profumate come i fiori del campo. Duro è il lavoro dell’ Angelo Custode perché la vita è spesso angoscia e paura, tormento e pianto, odio e gelosia. Anche quando l’uomo è un buon cristiano, tante sono le cadute, numerosi e ripetuti i peccati commessi, troppe le mancanze di carità e le scelte sbagliate che danneggiano sé stesso e il prossimo.


Ma l’Angelo è sempre lì per consigliare, per suggerire, “per raddrizzare la via storta”! Alla sera, piccolina, ancora nella culla, mamma mi diceva sempre: “Sogna il tuo Angelo Custode; deponi sulle Sue ali le tue preghiere, prega perché ti sia sempre vicino, perché ti custodisca e chiedigli quello che vuoi: Egli ti ascolterà!” Allora io dicevo: “Caro Angelo Custode, dona la salute ai miei genitori, ai nonni e a tutti quelli che mi vogliono bene; ringrazia per me il Signore per questa giornata, fammi più buona, aiutami ad essere una vera cristiana, ma ti prego, non abbandonarmi mai!” Nella sua umile ma immensa saggezza, la nonna parlava dell’ Angelo Custode come se fosse stato lì, reale, vivo, creatura come noi, nella grande cucina vicino alla stufa rovente su cui bolliva il buon minestrone di verdure, seduto anche Lui intorno al desco familiare; L’Angelo era nel giardino tra le nascenti piantine di pomodori che una birichina si divertiva a strappare; era vicino a noi per strada o a scuola. “Chiara, ricordati che l’Angelo sa tutto, vede tutto, tutto capisce, a Lui nulla puoi nascondere, perché è come se fosse Dio. È Dio stesso che lo ha messo al tuo fianco per proteggerti, ma tu devi ascoltarlo ed ubbidir gli, sempre! La bimba sentiva vere queste parole, ma non capiva come poter ascoltare una creatura non visibile, che non aveva voce umana e tante erano le domande, ma la risposta era una sola, sempre la stessa: “Ascolta con il cuore! Prega, chiedi aiuto, ubbidisci!” E l’ho fatto! Il mio Angelo Custode è divenuto il grande Amico della mia vita, è il Fratello a cui confido le mie paure e le mie gioie, il saggio e severo Maestro che mi sgrida e che mi consiglia. È Colui che invoco quando “non ne posso più” e quando il fardello da portare è troppo pesante per le mie spalle. È Colui che mando dal Signore per chiedere aiuto e conforto per questo o per quello e che deve farlo anche velocemente, perché altrimenti che Angelo

sarebbe, con tutte quelle belle, grandi ali bianche! A cosa gli servirebbero allora se non a volare veloce e poi ritornare dalla sua Chiara? E mi arrabbio anche con il mio Angelo quando sembra un po’ troppo tranquillo, all’apparenza indifferente, con la brutta sensazione di essere da Lui abbandonata. In realtà non è Lui che mi abbandona, ma sono io che, troppo presa dagli affari di questo mondo, non sento più la Voce di Dio! Credo veramente che il mio Angelo Custode si sia domandato spesso che male avesse mai fatto per meritarsi una Chiara come me! Quante volte sarà andato dal buon Dio a lamentarsi per la mia testardaggine, per gli scoppi di ira e di furia più veloci del lampo e più forti del tuono! Quante volte le sue ali si saranno afflosciate a terra, stanche per corrermi dietro e per impedirmi di finire in un burrone o di scivolare in una scarpata. Ma è sempre ritornato vicino a me, sento la Sua presenza, percepisco la Sua voce e i Suoi consigli: è Parola bisbigliata dolcemente al cuore, è la bellezza di un fiore che si apre al Sole della Vita, è l’amore di una mamma che mi ha insegnato ad amare il mio Angelo, è la guida di un Padre spirituale che mi aiuta nella lotta quotidiana, la cui mano si leva nella benedizione donandomi la carezza di Dio. Ringraziamo dunque Dio, Signore del Tempo e della Vita! Benediciamo Dio, Padre amorevole che con immensa pietà ha affidato ogni sua creatura ad un Angelo Custode. Preghiamo il nostro Angelo, affinché ci protegga nella nostra vita terrena, bella e dolorosa, unica, irripetibile. A Lui chiediamo di accompagnarci, portati sulle Sue ali, nel Regno dell’Amore divino, là dove siede Maria, Regina degli Angeli. E poi Dio, Signore di un Regno immenso, dirà al Suo Angelo prostrato dinanzi a Lui, ancora un po’ stanco per la missione appena terminata: “Ecco, Angelo buono, vedi laggiù, una nuova creatura sta per iniziare il suo viaggio! Va’, corri, vola e proteggila con le Tue ali fino alla fine. E sulle Tue ali solleva la sua anima alla Gloria della Risurrezione! Amen!

Sento la sua presenza, percepisco la sua voce, i suoi consigli: è Parola bisbigliata dolcemente al cuore.

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il “CREDO”spiegato da Don BOSCO

Claudio Russo

La copertina del libro da cui è tratto l’articolo.

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«Dopo il Pater noster e l’Ave Maria nelle nostre preghiere recitiamo il Simbolo degli Apostoli detto comunemente Credo. (…) La parola simbolo ha due significati. In primo luogo significa una riunione di più cose; in secondo luogo significa insegna per mezzo della quale una cosa si può distinguere da un’altra. Da ciò tu puoi già vedere come il nome di simbolo convenga appunto al Credo. Di fatto il Credo è la riunione o il compendio delle principali verità della nostra santa religione; ed è anche un’insegna per cui noi possiamo distinguere i cristiani, ossia i credenti, da quelli che non credono alla religione di Gesù Cristo. Si dice poi degli Apostoli perché il Credo fu certo nella sostanza, se non nelle singole parole, composto dagli stessi Apostoli. I più antichi scrittori ci parlano di questo simbolo e ce lo danno d’istituzione apostolica. (…) Nella recita del Credo noi richiamiamo alla memoria la grandezza e la potenza di Dio, il quale trasse dal nulla il cielo e la terra; richiamiamo alla mente l’idea della grande bontà e misericordia del figlio di Dio, il quale per aprirci le porte del cielo, chiuse per il peccato di Adamo, discese dal seno del divino Padre, e per mezzo di un miracolo inaudito si fece uomo nascendo da una vergine. Sebbene egli avesse potuto salvare il mondo col versare una sola goccia del suo sangue, nondimeno volle offrire tutti i tormenti e la morte per mani-

festarci sempre più il suo grande amore. Ma a che avrebbe giovato la sua passione e morte se con un nuovo miracolo non avesse dimostrato al mondo che egli era veramente figlio di Dio? Ed ecco che ad onta dei crudeli suoi nemici il terzo giorno, come aveva predetto, risorse glorioso e trionfante; e dopo avere in ogni punto di fede ammaestrato e confermato i suoi apostoli, ritornò al seno del suo divin Padre, dove ci promise di prepararci un luogo. Da quel regno di gloria, ove siede alla destra dell’Eterno Padre, scenderà di nuovo su questa terra alla fine dei secoli con maestà grande, e giudicherà tutti gli uomini del mondo radunati nella gran valle di Giosafat. Quali sentimenti di fede, di speranza e di amore non si destano nel nostro cuore alla considerazione di queste verità! Ma non basta credere in Dio Padre e nel suo Figlio divino, dobbiamo anche credere nello Spirito Santo, che da loro procede; dobbiamo credere la santa Chiesa Cattolica, e crederla come stabilita da Gesù Cristo a nostra maestra e giudice nelle cose di fede; dobbiamo credere che in questa Chiesa vi è la partecipazione delle opere buone, vale a dire che di tutto il bene che fa ciascun fedele partecipano tutti gli altri, sebbene abitino negli ultimi confini della terra; dobbiamo credere che Gesù Cristo ha dato alla sua Chiesa la podestà di rimettere i peccati per mezzo dei sacramenti; dobbiamo credere che alla fine del mondo tutti gli uomini, per la potenza di Dio, dovranno risorgere dai loro sepolcri, ripigliare i loro corpi, quantunque ridotti in polvere e dispersi sulla faccia della terra: finalmente che dopo questa vita vi è una vita che più non finisce, felice per i buoni, e piena di ogni sciagura per i malvagi. (…) Mio caro cristiano, procura di fissare alquanto la tua mente su questi articoli della nostra fede quando hai occasione di recitare il simbolo degli Apostoli. (…) Teniamoci caro il tesoro della fede; stimiamoci altamente fortunati di credere tutte queste verità». ❑ L’articolo è tratto dal libro Don Bosco, insegnaci a pregare, edito dalla Elledici.


argherita M tivogliamo bene/16 mamma

Il biografo racconta… «…Giovanni aveva in sè quel sentimento di sicurezza nell’agire, pel quale l’uomo sentesi naturalmente portato a sovrastare e che è necessario in chi è destinato a presiedere alle moltitudini, ma che si può con tanta facilità trasnaturare in superbia; e Margherita non esitò a reprimerne i piccoli capricci fin dal principio, quando egli non poteva ancor essere capace di responsabilità morale. Quando però lo vedrà primeggiare fra i compagni per scopo di fare il bene, osserverà in silenzio i suoi andamenti, non contrarierà le sue piccole imprese, e non solo lo lascierà libero di agire a suo piacimento, ma gli procaccerà ancora i mezzi necessari, anche a costo di sue privazioni...» (G. B. Lemoyne - MB 1,42). Mamma Margherita, mamma sapiente Da questo racconto in particolare e da altri che il biografo scrive, possiamo intuire come il carattere di Giovannino fosse tutt’altro che quello di un ragazzo paziente, mite, tranquillo e dolce. Don Bosco raggiungerà questo risultato solo a prezzo di grandi sforzi e penitenze personali, confidando nell’aiuto del Signore, grazie alle correzioni di sua madre prima e dei consigli spirituali dei suoi confessori poi. Dei due figli di mamma Margherita il più mite, docile, gentile, affettuoso era sicuramente Giuseppe: con il suo modo di fare sapeva farsi volere bene da tutti e così rimase fino alla fine della sua vita. Giovanni invece era di temperamento più “focoso”: lo ricorda lui stesso nelle sue Memorie dell’Oratorio confessando che provava “grande ripugnanza ad ubbidire, a sottomettersi” e più avanti rincara la dose aggiungendo:

“io da tutti i compagni, anche maggiori di età e di statura, ero temuto per il mio coraggio e per la mia forza gagliarda”. Nello stesso sogno dei nove anni interviene per far tacere i piccoli bestemmiatori a “colpi di pugni”. Insomma mamma Margherita ebbe il suo bel da fare per correggere gli eccessi di Giovannino, ma da madre ricca di sapienza divina quale era, riuscì a giungere al cuore di suo figlio utilizzando volta a volta la delicatezza materna e la fermezza. Dalle labbra materne Don Bosco imparerà quanto sia importante l’amore a Dio, a Gesù, alla Madonna; come si debba fuggire il male e praticare il bene, quale sia la potenza dei castighi eterni per chi commette peccati, ma anche quanto sia bella la speranza del paradiso e molte altre cose ancora che don Bosco poi ripeterà ai suoi giovani. Con queste correzioni amorevoli, mamma Margherita seppe indirizzare i primi passi di Giovanni verso la strada della virtù: un cammino in salita ma che alla fine sboccerà nella santità di Don Bosco. La mamma però, aveva anche nel cuore il racconto di quel famoso primo sogno che Giovanni aveva fatto: e in quel sogno emergeva anche la sua sensibilità, la sua “ostinazione” e il suo zelo ardente nel difendere i diritti di Dio e dei poveri. Mamma Margherita conosceva bene quel tratto del suo carattere che, più avanti, lo stesso Don Cafasso riassunse così: “vuol fare a suo modo; eppure bisogna lasciarlo fare; anche quando un progetto sarebbe da sconsigliare, a don Bosco riesce”. Ed allora ecco mamma Margherita che lascia il figlio libero di agire appena intravede nei suoi propositi il desiderio di fare del bene e di giovare alle anime, lo incoraggia ma a scanso di equivoci lo ammonisce dicendogli: “aggiustati come vuoi e come sai, ma non chiedermi soldi perché non ne ho!”. Giovanni non ha esitazioni: “lasciate a me il pensiero di questo; saprò io a cavarmi dall’impiccio”, e così fu.

Diego Occhiena e Amici Museo Mamma Margherita

Mamma Margherita ci insegna… “Insegna al fanciullo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà.” (Proverbi 22,6) Così come il Sacramento del Battesimo imprime nell’anima il “carattere” spirituale e ci eleva a figli di Dio rimettendo tutti i peccati, così l’educazione cristiana dovrebbe essere una scuola che forma dei figli per il Signore. Mamma Margherita ci ricorda che l’educazione e la correzione dei figli serve a prepararli per vivere davanti a Dio e non secondo la logica del mondo. Occorrono poche regole chiare e semplici fin da piccoli, saper dire “no” al momento opportuno, far capire che le cose si conquistano con sforzo e che ogni azione ha le sue conseguenze.

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pensieri di

È sera! Volge il gentil pensiero al meritato riposo. Osservo dalla collina che domina le Langhe, il cielo che s’imbrunisce, Vedo lontano apparire come diamanti le luci delle stelle: come sono belle, trapuntano ridenti il mistero del cielo, come un grande mosaico di un artista dal buon cuore: son di guida ai naviganti, fan sognar gli amanti, son la creazione del Signore, che tutte le persone, grandi e piccini, le osservano ammirati. Ricordo i giorni passati con chi non è più, ma si trova lassù! Una gran pace mi scende nel cuore, penso al giorno che fu, penso al domani che verrà! Col cuor sereno, assaporo il riposo. Nel sogno della notte, va il pensiero mio per prati e lidi sconosciuti. Al risveglio, penso a Dio, invoco il suo aiuto, poi mi accingo all’opra che muta mi attende. Penso al mondo ingrato,che sprezzando il creato, ne deturpa l’ aspetto, con guerre che portano rovine e lutti incuranti delle cose che Dio fece per tutti. Ma il cuor del malvagio, crudele e spietato, prevaricando il debole, s’impone opprimendo! Con questi pensieri m’avvio al lavoro, cerco di farlo con decoro, penso doverlo al Signore, per rispetto al suo amore! Passan gli anni, passati son gi affanni, tante cose ho imparato da Colui che mi ha pensato. La mano del Signore sta sempre sul mio cuore, riconoscente e lieto, poiché mi ha colmato di tanto amore: sposa, figli ed amici, seppur di terre lontane, che hanno fatto i miei giorni felici. Intento all’opera mia, con cuore tanto grato adoro ancor Colui che tutto ci ha donato. Quant’è buon Dio! In Lui si ferma il pensier mio: ti ringrazio, Signore Iddio!

nonno Enzo


CRONACA DI LUCIANO APRILE Martedì 1. In questo ultimo periodo del tempo quaresimale sono numerosissimi gruppi. Ricordiamo i più consistenti come numero di persone. Pernottano oggi alla Casa Giovani un gruppo di Udine con don Manolo. Al santuarietto di Maria Ausiliatrice hanno la celebrazione della Parola un gruppo proveniente da Valencia (Spagna). Visitano anche gli allievi della scuola salesiana di Caserta. Giovedì 3. Pernottano in Istituto 130 ragazzi cresimandi di Lione (Francia). In giornata giungono i ragazzi provenienti da Palermo. Sabato 5. Sono presenti i ragazzi della parrocchia di Pozzo Strada di Torino con don Enrico. L’istituto delle FMA di Milano con oltre 350 ragazzi/e; le FMA di Cinisello Balsamo (Mi) con oltre 100 ragazzi. Domenica 6. La parrocchia N. Signora di Fatima di Vigevano; il gruppo dei ragazzi e genitori della parrocchia di S. Raffaele Cimena e Castagneto Po(TO) con don Alessandro; la Parrocchia di Pioltello (MI); il gruppo di Azione Cattolica di Alba (CN); la Parrocchia Santi Giovanni e Martino di Ciriè (TO); la parrocchia di Pieve di Concesio (BS), paese natale del Venerabile Papa Paolo VI. Il Trio Gps di Bruxelles (Belgio). Lunedì 7. Pernottano un gruppo di collaboratori dei Salesiani di Brno (Repubblica Ceca); in visita un gruppo da Lione (Francia) Martedì 9. L’Istituto delle FMA “Virginia Agnelli” di Torino giunge con i giovani del CFP. Mercoledì 10. Visita e preghiera della scuola elementare “Elsa Morante” di S. Mauro Torinese; da Roma giungono un gruppo di FMA che seguono un corso di formazione permanente. La scuola media di Castello di Godego (TV). Domenica 13. Domenica delle Palme, moltissimi i fedeli presenti alle Ss. Messe. Diamo così inizio alla Settimana Santa che ci introduce nella celebrazione dei principali misteri della nostra fede. Mercoledì 16. Le FMA di Torino Lucento con la scuola dell’infanzia: circa 110 bambini con le loro maestre. Giovedì 17. Giovedì Santo: commemoriamo l’istituzione del Sacramento dell’Eucaristia e del Sacerdozio Ordinato; unica celebrazione in Coena Domini alle ore 18; molti i fedeli presenti; al termine della celebrazione, la Ss. Eucaristia viene processionalmente portata all’Altare della Riposizione per l’adorazione; qui rimarrà sino all’Azione Liturgica del Venerdì Santo.

Venerdì 18. Venerdì Santo. Per antica tradizione della Chiesa in questo giorno non si celebra l’Eucaristia, unica celebrazione è l’Azione Liturgica della Passione di N.S. Gesù Cristo, che quest’anno è presieduta dal nostro Ispettore, don Stefano Martoglio, da poco tornato dal Capitolo Generale, dove è stato eletto Superiore Regionale dell’Europa Mediterranea. Alle 21 si svolge nella basilica inferiore la Via Crucis presieduta da don Patrick Lunda su testi preparati dal Rettore, don Egidio Deiana. Sabato 19. Tutta la Chiesa sosta in silenzio davanti a Gesù Crocifisso. Molti fedeli si accostano ancora al sacramento della Riconciliazione e sostano in adorazione davanti alla croce posta ai piedi dell’altare. Alle ore 21 ha inizio la solenne Veglia Pasquale, madre di tutte le veglie, che ci conduce al gioioso annuncio della risurrezione. Domenica 20. Pasqua di Risurrezione, tutte le Ss. Messe sono molto frequentate , continuo anche il flusso ai confessionali. Lunedì 21. Seguiamo l’orario festivo delle Ss. Messe; il tempo piovoso non consente i tipici pic-nic di questa giornata, ma ugualmente numerosi i fedeli presenti alle Ss. Messe. In settimana giungono parecchi ospiti sia per il pernottamento che per la sola giornata. Abbiamo così il gruppo di Riddes (Svizzera); l’oratorio S. Luigi di Gottolengo (BS); l’oratorio di Rosta (TO); la parrocchia S. Martino di Cazzago (BS); la parrocchia di S. Martino di Tirano (SO); la parrocchia di S. Lorenzo di Lodi; gli allievi di Landser (Francia); il gruppo di Uggiate Trevano (CO); l’oratorio salesiano di Chiari (BS); la parrocchia S. Maria Ausiliatrice di Roma; un gruppo di giovani dalla Polonia, che sono di passaggio per andare alla canonizzazione di Papa Giovanni Paolo II°, loro compatriota; si unisce a loro anche il nostro don Tomasz. Il gruppo di S. Raffaele Cimena (TO); un gruppo di Francesi con Padre Belley; un gruppo di giovani da Gallarate (Mi); il gruppo di Famille Missionarie di Notre Dame di St-Pierre-de-Colombier (Francia); la parrocchia Sacro Cuore di Roncola di Treviolo (BG); la comunità Pastorale Maria Regina delle famiglie di Mornago (VA); la parrocchia S. Giovanni Bosco di Pesaro. Venerdì 25. Come da tradizione, alle ore 11 ricordiamo nella celebrazione Eucaristica gli anniversari di matrimonio; sono iscritte oltre 100 coppie, dai 2 ai 65 anni di Matrimonio. Sabato 26. Sono presenti i giovani da Breda di Piave (TV), e dalla parrocchia di S. Giovanni Battista (BS). Numerosi altri pellegrini e visitatori.

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La “famiglia GORGERINO” nella tradizionale festa annuale al Colle Don Bosco.

Domenica 27. A Roma Papa Francesco proclama santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Siamo spiritualmente uniti a tutti i fedeli presenti in piazza S. Pietro. Qui viene data la possibilità di vedere la diretta sul grande schermo del nostro salone teatro, sotto l’attenta regia di Beppe Ruaro. Alle 10 celebra la S. Messa don Roberto Gorgerino, per tutti i parenti della Fam. Gorgerino che ormai da tradizione si ritrovano insieme al Colle: sono numerosi e molto uniti, per la gioia della Sig.ra Carla, mamma di don Roberto, che organizza il tutto. Intorno alle 10,15 giunge il gruppo ciclistico Nizza Monferrato (AT) per la benedizione impartita da don Giuseppe Lanza. Lunedì 28. Per tre giorni sono al Colle 100 giovani allievi della scuola salesiana di Udine con don Fabrizio. Un gruppo di 28 Polacchi sostano fino al 2 maggio. Martedì 29. Giunge un altro gruppo di Polacchi volontari dell’Ispettoria Salesiana di Varsavia, pernottano fino al 2 maggio. Celebriamo oggi la festa liturgica di S. Caterina da Siena, patrona d’Italia; la liturgia ne illumina la grandezza e fortezza d’animo. Da Romano di Lombardia (BG) viene a festeggiare il suo 90° compleanno la la signora Resmini Santina Paiocchi, accompagnata dal figlio Virgilio, la nuora Margherita e la nipote Alice, la figlia Marisa ed il genero Angelo: è un piacere rivederla, perché quando arriva al Colle dal “suo” don Bosco non sente più nessun male ed è piena di entusiasmo giovanile, le diamo l’appuntamento per il prossimo anno, al 91º compleanno. MAGGIO.

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Giovedì 1. Dopo giorni piovosi, oggi si apre una giornata assolata e tiepida che permette ai ragazzi del catechismo e loro genitori della diocesi di Asti, oltre 1000 persone, di svolgere la loro ormai tradizionale giornata di festa al Colle, bene organizzata; è presente con loro per tutta la giornata il Vescovo di Asti,

Mons. Francesco Ravinale, che conclude l’incontro con una solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica superiore. Abbiamo anche il gruppo della parrocchia Santi Pietro e Paolo di Rovello Porro (CO); il gruppo di cresimandi e adulti di Cervasca (CN); la comunità filippina di Monza (MB) ed un gruppo della diocesi di Piacenza. Venerdì 2. Arrivo del gruppo francese della parrocchia Saint-Jacques des Etas-Units di Lione. Sabato 3. Giungono i ragazzi della parrocchia S. Leonardo di Canelli (At); i giovani del CFP di Fossano (CN); il gruppo vedove della Valle d’Aosta, con il diacono Raimondo Ramon; il gruppo dell’oratorio di S. Cardano al Campo (VA) e l’oratorio di Travagliato (BS). In serata alle ore 21, presso la casetta di S. Domenico Savio di Mondonio (At) si celebra la S. Messa solenne nel cortile attiguo e poi si svolge la tradizionale processione con le fiaccole sino al pilone di S. Domenico Savio con la partecipazione di numerosi fedeli anche di altri comuni. Domenica 4. Molti i gruppi presenti: per il loro convegno regionale giungono oltre 400 persone del gruppo del “Monastero Invisibile” per le vocazioni guidati da don Giampaolo Cassano:alle ore 10,45partecipano alla S. Messa presieduta dal Card. Severino Poletto. Nel pomeriggio si ritrovano nella Basilica Superiore per l’ora di adorazione Eucaristica presieduta dal Vescovo di Saluzzo (CN), Mons. Giuseppe Guerrini. Giungono per il ritiro in preparazione alla Cresima i ragazzi e genitori di Ciriè (TO); altro gruppo di ragazzi del catechismo giunge da Concorezzo (Mi); un gruppo di adulti della terza età giunge da Azeglio (TO); una quarantina di persone giunge da Gallo (CN). Al Santuarietto di Maria Ausiliatrice celebrano il 25° ann. di Matrimonio i genitori di Sofia Querin, grande atleta appartenente al gruppo dei Nazareni. Da oggi sino a venerdì 9 pernottano presso la Casa Giovani un gruppo di Salesiani e laici di Quito (Ecuador). Lunedì 5. Visitano i luoghi di d. Bosco i ragazzi del primo anno del CFP di Casale Monferrato (AL); un gruppo di Padri Carmelitani della chiesa di S. Teresa di Torino: celebrano la S.Messa al Santuarietto. Da oggi sino al 9 pernottano in Istituto i giovani della Scuola Salesiana di Mestre (VE). Martedì 6. Celebriamo oggi la Festa liturgica di S. Domenico Savio, molti sono i fedeli presenti alle Ss. Messe , si fermano a venerare l’urna con la reliquia insigne presso il suo altare. Giungono i giovani dal CFP di Vigliano Biellese con don Giorgio Chatrian e dalla scuola media di Cumiana (TO). Durante la settimana abbiamo gruppi da Vercelli con più di 150 ragazzi; da Robbio (PV); da Milano istituto d.Bosco con don Fiorenzo Bedendo; da Bologna con don Luca; da Alassio (IM) con don Gino Bruno. La parrocchia S. Maria di Loreto di Chivasso (TO) con i Padri Cappuccini; le parrocchie S. Maria Maddalena e S. Luigi Gonza-


BENVENUTO G R A Z I E

ga di Chieri; la parrocchia S. Maria Assunta di Cantalupa (TO) con don Luciano; un gruppo di ragazzi della Prima Comunione e loro genitori di Cellarengo (AT); un gruppo di francofoni con don Alain Thièbaut. Domenica 11. Un gruppo di famiglie dell’istituto Sacro Cuore di via Mazzarello in Torino in visita ai luoghi delle origini di don Bosco; così pure il gruppo della parrocchia di S. Maurizio Canavese (TO) ed i gruppo di Chatillon (AO); nel pomeriggio giungono ancora i gruppi del Mato Grosso di Torino per l’annuale camminata da Torino al Colle e poi l’oratorio S. Domenico savio di Cavenago d’Adda (Lodi). A San Giovanni di Riva presso Chieri, solenne celebrazione e festa in onore di S. Domenico Savio, presso la sua Casa Natìa. Presiede l’Eucaristia, nell’ampio cortile interno alla Casa di Accoglienza, Mons. Iacobone Pasquale, del Consiglio Pontificio per la Cultura in Vaticano. Numerosissimi i presenti per tutta la giornata. Lunedì 12. Visitano gli allievi della scuola S. Michele di Torino delle missionarie della Consolata ed un gruppo di educatori Fiamminghi del Belgio. In questi giorni si svolge presso il nostro Istituto anche il concorso nazionale del CNOSFAP del settore ristorazione, area culturale, area matematica. Mercoledì 14. Da oggi sono presenti al Colle oltre 500 Francesi e Belgi per il “Campo Bosco”: rimarranno fino a sabato14. Oggi visitano e pregano qui al Colle il Decanato Vigentino di Milano; l’unità pastorale

Grantola, Bosco e Montegrino (VA); la parrocchia di Jerago - Besnate ed Orago (VA). Giovedì 15. Inizia oggi la novena in preparazione alla solennità di Maria Ausiliatrice: mentre le campane ce lo ricordano diffondendo la dolce melodia “ Ausiliatrice Vergine bella” prima delle Ss. Messe d’orario; la S. Messa delle ore 17 è preceduta sempre dalla preghiera del S. Rosario. In questo periodo si sta svolgendo la visita pastorale del nostro Arcivescovo a questa Unità Pastorale 60: proprio in questa giornata visita le scuole della nostra parrocchia compreso il nostro CFP del Colle e a sera incontra presso il nostro Istituto i religiosi e le religiose presenti su questa Unità Pastorale. Venerdì 16. In mattinata don Pantaleone Rizziero conduce i ragazzi della prima media dell’Istituto salesiano di Chiari (BS). Sabato 17. Sono numerosi anche oggi i gruppi: il gruppo “amici del sabato” dell’oratorio della Crocetta di Torino; un gruppo di catechisti dal Trentino; i cresimandi di Tricerro (VC); il gruppo anziani della Cassa di Risparmio di Torino; la parrocchia S. Margherita di Torino; la parrocchia di Moretta (CN); i ragazzi del catechismo e genitori della parrocchia S. Maria della Stella di Druento (TO) con il parroco don Dante Ginestrone. Durante la mattinata il nostro direttore con alcuni confratelli partecipano a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, alla solenne concelebrazione Eucaristica per l’inizio del suo mandato come nostro nuovo Ispettore (Superiore dei Salesiani di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania), don Enrico Stasi.

Don Stefano Martoglio Dal Capitolo Generale dei Salesiani ha ricevuto il mandato di Consigliere regionale per la Regione Meditteranea. Mentre gli facciamo gli auguri assicurandogli la sincera preghiera, lo ringraziamo per il suo generoso, attivo, umano servizio come Ispettore del Piemonte-Valle D’Aosta e Lituania.

Don Enrico Stasi Subentra a Don Stefano come Ispettore. Sappiamo di averlo “rubarlo” all’Istituto Agnelli dove era Direttore stimato e benvoluto. A Lui l’augurio sincero dei nostri lettori accompagnato dalla preghiera.

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Agenda

17 giugno, martedì Inizio Estate Ragazzi al Colle Don Bosco 20 giugno, venerdì Solennità della Consolata Patrona della Diocesi di Torino A Torino, ore 20,30, processione per le vie della città.

Foto di Beppe Ruaro

27 giugno, venerdì Solennità liturgica del Sacratissimo Cuore di Gesù 29 giugno, domenica Solennità dei Santi Pietro e Paolo 4 luglio, venerdì Chiusura di Estate Ragazzi

IMPORTANTE

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GRAZIE a coloro che in varie maniere sostengo-

no la vita e le iniziative del Tempio di Don Bosco, favoriscono la stampa e la diffusione di questo periodico, condividono con noi la costante attenzione per le missioni, per le varie urgenze di carità che da più parti e con frequenza chiedono solidarietà. Ogni ultima domenica del mese le cinque Ss. Messe di orario sono celebrate per i benefattori, vivi e defunti.

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