Newsletter Sup sett 2023

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SETTEMBRE 2023 VOLUME 1 NEW

COLORI E PROFUMI DELL’INIZIO

INDICE Colori e profumi dell’inizio pagina 1 Angeli di “stoffa buona” pagina 2 Anno nuovo, nuove conoscenze pagina 3 FNC 2023, Joseph Stiglitz pagina 3 Suor Alessandra pagina 4 Festival del medioevo pagina 4 L’italiano, che lingua stupenda! pagina 5 Incontro con Gemma Calabresi pagina 6 INPS pagina 7

Ogni inizio anno scolastico porta una folata di aria nuova con i suoi profumi e i suoi colori. Sono i profumi dell’estate che si mescolano a quelli del sudore di una lezione intensamente vissuta di scienze motorie; profumi di persone conosciute in paesi lontani che si fondono con quelli del panettiere, profumo buono di casa, di fatica, di comunità, di un’aula in cui ventisette ragazzi hanno lavorato attivamente. Sono i profumi del libro appena aperto che profuma di inchiostro, di carta stampata, di novità, di studio e nuove conoscenze. Assieme ai profumi l’inizio di anno scolastico si colora di tante tinte. Sono le tinte calde, accese dalla voglia di cominciare, di affrontare avventure e sogni; ci sono le tinte luminose date dagli sguardi profondi, quelli d’intesa, quelle degli amici, del professore che ha atteso il primo giorno e quelli successivi per ristabilire un contatto con i suoi alunni, un’alleanza e guarda cercando di individuare i sogni.

Ci sono le tinte fredde di chi, a malavoglia, ritorna a scuola perché non gli sono bastati i giorni di vacanza e non è riuscito a sgomberare l’animo e la mente da fantasie, fatiche varie, da sentimenti controversi. L’inizio dell’anno è proprio bello perché ti viene incontro e lì uno scopre di essere atteso, di essere chiamato, di essere invitato a vivere in una realtà bella se si attivano i cinque sensi e ci si lascia spingere in avanti, coltivando una visione, un sogno per renderlo possibile. Questo l’augurio per tutti: saper ritrovare ogni giorno profumi e colori che facciano bene, che aiutino a sognare.

Sr Marilisa Miotti

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ANGELI DI “STOFFA BUONA” Ognuno ha un angelo custode personale che si occupa di accompagnarlo nel proprio cammino, anche nelle vie più semplici. Lunedì 2 ottobre 2023 tutti gli studenti, dai “grandi” della scuola dell’infanzia fino ai ragazzi di quinta superiore, si sono recati presso la Basilica di San Nicolò insieme ai rispettivi insegnanti per celebrare la messa di inizio anno. La partenza è avvenuta intorno alle 9.30 da scuola. Durante il tragitto di andata e ritorno, i ragazzi delle superiori hanno ricoperto il ruolo di “angeli custodi”, accompagnando i più piccoli per mano e affiancandoli anche durante la celebrazione. Tutti loro, in questo modo, hanno avuto la possibilità di mettere in gioco delle qualità balsamiche per la “relazione”, come l’empatia, la curiosità e la disposizione all’ascolto e al dialogo. La messa si è svolta in circa due ore, concludendosi con l’invito di don Marco e fra Gabriele a fare del bene nel mondo odierno.

Tale compito, pur sembrando semplice e scontato, in realtà è di estrema difficoltà nell’applicazione pratica. Proprio per questo motivo è necessario “allenarlo”, formulando in primis dei “pregiudizi positivi” verso gli altri. L’uscita si è conclusa con il ritorno a scuola alle 12.30, in cui i ragazzi delle superiori hanno riaccompagnato gli alunni delle medie, delle elementari e dell’infanzia. A fine giornata, le superiori hanno anche ricevuto in dono un lembo di stoffa, che richiama la vicenda di Don Bosco e di San Domenico Savio. Il tessuto rappresenta metaforicamente la “materia buona” da plasmare per costruire un bell’abito per il Signore. La stoffa è dunque l’elemento che serve a portare Dio e i suoi insegnamenti nella realtà e nella vita di ognuno, il mezzo con cui “contagiare” i protagonisti di una relazione.

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ANNO NUOVO,

FNEC 2023

NUOVE CONOSCENZE Con l’avvio dell’anno scolastico 2023/2024 è stato rinnovato il collegio docenti. Alcuni ragazzi della classe 5^ LES hanno deciso, con l’aiuto della professoressa Michelle Crippa, di intervistare proprio una nuova docente arrivata quest’anno nella grande famiglia dell’IMA: la professoressa Letizia Losa. Di seguito l’intervista: 1. Come si chiama e che materia insegna? “Sono Letizia Losa e insegno matematica e fisica in prima AFM e quarta LES, soltanto fisica in terza LES e informatica in seconda AFM”. 2. È la sua prima esperienza di insegnamento? “Sì, questa è la mia prima esperienza come insegnante, in quanto precedentemente ho lavorato nell’ambito della ricerca presso la Nostra Famiglia di Bosisio Parini”. 3. Cosa si aspetta da quest’anno scolastico? “Mi aspetto che, oltre ad insegnare, imparerò tanto anche attraverso il rapporto con gli altri docenti e quello sul campo, con i ragazzi. Spero di veder crescere i miei alunni, vedere un loro miglioramento e interesse verso la materia che, giorno dopo giorno, approfondiremo insieme”. 4. Aveva timori prima di iniziare in questa scuola? “Sì, avevo molto timore sia nell’inserirmi all’interno del corpo docenti che durante le prime ore con l’approccio alla classe”. 5. Com’è stata l’accoglienza? “È stata molto positiva, i docenti erano disponibili e l’ambiente è sensibile e attento a tutti, ragazzi e docenti. In questi primi giorni ho però notato una differenza nell’aula scolastica: con le classi più piccole viene naturale la conoscenza e l’instaurazione della fiducia, mentre con i più grandi, grazie all’aiuto del tempo, è possibile costruire il tutto”.

Non è da tutti poter incontrare e interagire con la Segretaria del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale del Vaticano e con diverse e illustri personalità del mondo accademico e civile in soli quattro giorni; ma è ciò che è accaduto ai ragazzi di 4 AFM. Essi, infatti, dal 28 settembre al 1 ottobre, hanno avuto la possibilità di partecipare attivamente al Festival dell’Economia Civile a Firenze. Nel corso del Festival, i ragazzi con alcuni studenti universitari hanno preso parte a momenti di lavoro riguardanti i temi della responsabilità e della generatività sociale. In collaborazione con i giovani di YoungCaritas Pescara, hanno anche vestito i panni di cronisti televisivi, intervistando i relatori che si sono susseguiti sul palco. In questo modo hanno avuto l’occasione di parlare con i due premi Nobel, Joseph Stiglitz e Sharin Ebadi. Quest’ultimo sta continuando tutt’ora a lottare per dare voce alle donne e agli uomini iraniani oppressi dal regime. Aver partecipato al Festival ha permesso ai ragazzi di capire che esistono molte esperienze in atto e che, molti imprenditori, ma anche persone comuni come loro, stanno agendo per cambiare il modo di fare economia. Al centro di questo sistema vi sono quindi l’uomo e temi come la gratuità e la reciprocità. Gli studenti sono stati molto colpiti in particolare dalle parole di incoraggiamento che Suor Alessandra Smerilli ha condiviso con loro: “Dovete prepararvi bene, perché dovete rendere ragione del motivo per cui è necessario cambiare il paradigma economico in atto”. Con questo monito, i ragazzi sono stati spronati a impegnarsi al massimo per iniziare, anche con semplici azioni quotidiane, a cambiare il loro modo di essere cittadini e consumatori.

Don't give up easily Giving up is something anyone can do and one of the easiest things to do. You should never give up on what you are aiming for, because only you believe in what you are doing.

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SUOR ALESSANDRA

È da poco terminato il Festival Nazionale dell’Economia Civile, un evento che si ricollega idealmente alla grande tradizione culturale italiana, che vuole pertanto riscoprire e attualizzare i valori alla base dell’Economia Civile. Sua Santità Papa Francesco ha inviato un messaggio alla comunità del Festival e tale messaggio è stato poi rielaborato da Suor Alessandra Smerilli, figlia di Maria Ausiliatrice e titolare di un dottorato di ricerca in Economia Politica presso l'Università “La Spazienza” di Roma. Lei afferma di credere in un’economia civile che vada oltre i profitti e che sappia raggiungere la mente e, soprattutto, il cuore delle persone. Le sue parole danno speranza e fanno onore a tutta la gioventù, poiché vengono definiti “più semplici della comunità adulta nell’affrontare le situazioni” e poiché “non si pongono generalmente il problema di chi debba emergere e sanno naturalmente condividere”.

FESTIVAL DEL MEDIOEVO All’incontro del 20 settembre scorso sul tema “Esiste un capitalismo con l’anima?”, tenutosi presso la Casa dell’economia a Lecco, nel contesto della seconda edizione del Festival del Medioevo;hanno assistito alcuni studenti e prof dell’Istituto Maria Ausiliatrice. Il protagonista della serata, che ha visto un folto pubblico, è stato l’economista Luigino Bruni: docente di Economia politica alla Lumsa di Roma, fondatore della Scuola di economia civile e direttore scientifico di The Economy of Francesco. Bruni ha ricordato il profondo legame tra francescanesimo e nascita del capitalismo: «Quello che si determina nel Medioevo, con l’avvento degli ordini mendicanti come i francescani e i domenicani, è una vera e propria rivoluzione. In precedenza, Benedetto, con il suo “Ora et labora”, aveva creato un’unità pratica fra il credere e il fare, dando una dignità al lavoro: una novità assoluta rispetto alla cultura classica, nella quale chi studiava non lavorava e viceversa.

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Benedetto crea così le premesse per un’economia dignitosa, lecita e buona. Dall’altro lato, Francesco, scegliendo di non avere beni di nessun tipo (e vietando ai suoi che perfino la comunità dei frati e il convento possiedano alcunché), determina una profonda rottura rispetto al primo monachesimo. Quando nel 1322 l’ordine francescano è costretto dal Papa a creare dei conventi, sceglie di collocarli nelle città: è qui che si crea un’alleanza tra mendicanti e mercanti». È una rivoluzione che Dante stesso non capisce, tanto è vero che nessun commerciante è collocato nel Paradiso e che l’Alighieri ha parole di fuoco per la «gente nova e i sùbiti guadagni». Al contrario Boccaccio apprezza questa novità, perché comprende che l’attività dei mercanti è necessaria allo sviluppo della città. In ogni caso, i francescani, per primi, rompono con la visione che sino ad allora faceva coincidere irrimediabilmente profitto e usura: «I francescani distinguono tra profitto lecito e profitto illecito, introducendo il concetto di giusta misura. Non a caso a loro si deve l’invenzione dei Monti di pietà nelle città e dei Monti frumentari nelle campagne. In questa visione il profitto è finalizzato a finanziare un prestito a favore dei più poveri». Questa visione innovativa sancisce una profonda differenza tra capitalismo meridiano e capitalismo calvinista, che prosegue anche oggi: «Nella cultura dell’Europa centrale e meridionale è presente anche nel capitalismo una vocazione comunitaria che nel calvinismo non esiste, perché profondamente individualista». A portare la propria esperienza sul rapporto tra etica e profitto sono stati tre imprenditori del territorio.Il primo è stato Angelo Cortesi, fondatore della CO.EL. Srl, azienda metalmeccanica di Monte Marenzo, premiato quale “ambasciatore dell’economia civile” nel 2019 a Firenze, ha testimoniato il percorso della propria società, oggi certificata benefit. «Sono convinto che chi fa l’imprenditore debba far crescere la propria azienda e il territorio in cui vive. Ha una responsabilità verso il fare impresa in modo etico. Noi lo abbiamo fatto: abbiamo, ad esempio, smesso di produrre molle per il settore delle armi e rotto un rapporto trentennale con una banca che ci proponeva i pericolosi derivati; inoltre, lavoriamo con imprese che condividono i nostri valori, utilizziamo tempi di pagamento corretti ed equi, siamo impegnati nel promuovere i valori dell’economia circolare. E ciò ha determinato un miglior clima aziendale, una miglior reputazione e una minore conflittualità con i nostri stakeholder». A seguito Mario Goretti, AD di Agomir, ha proposto una chiave lettura basata sulla responsabilità e l’impegno del territorio, dichiarando: «La passione per il territorio è il vero motore del nostro fare e le radici sono l’elemento che sta alla base della mia scelta personale imprenditoriale. Io sono stato richiamato ad un impegno nell’azienda di famiglia proprio da queste radici. Se guardiamo il territorio in cui viviamo e facciamo impresa scopriamo che c’è tanta bellezza da valorizzare». Per ultimo è intervenuto Marco Canzi, presidente di Acinque, multiutility del nord-ovest della Lombardia, che afferma: «Nel nostro stesso modello societario e di governance è presente con evidenza il nostro essere espressione dei territori in cui operiamo. Siamo un’azienda con 900 dipendenti, che deve fare profitto; tuttavia il nostro essere partecipati dagli enti locali territoriali ci porta a conoscere le esigenze e i bisogni dei territori e a sostenerne la crescita, investendo in servizi e infrastrutture per il loro sviluppo. Lavorare con e per il territorio è il nostro metodo, per costruire un vero capitalismo di comunità».


L‘ITALIANO,

CHE LINGUA

STUPENDA! “Una lingua stupenda. Biografia dell’italiano”. Un semplice titolo non solo con uno, ma ben due errori. Ecco come ha esordito il professore Giuseppe Patota durante l’incontro sulle origini della lingua italiana. Due errori: l’aggettivo “stupenda” e il sostantivo “biografia”. Il primo termine è da considerare “sbagliato” perché è un’opinione troppo soggettiva, ben lontana dall’essere un giudizio critico universalmente accettato. Il secondo, invece, si tratta più di una sorta di leggerezza, perché il sostantivo “biografia” viene solitamente utilizzato per le per persone, per organismi viventi. Forse però, se ci si riflette adeguatamente, la domanda che sorge spontanea è: “Siamo proprio sicuri che la lingua non sia un organismo vivente?”. In effetti è qualcosa che nasce, si forma, si sviluppa, si modifica e, in alcuni casi, è inevitabilmente destinata a morire. La classe 2^ LiSS, venerdì 22 settembre 2023, si è recata al Politecnico per il Festival Treccani della lingua italiana. Tutto è iniziato con una “sfida” lanciata dalla loro docente di italiano Michelle Crippa, che ha proposto ai ragazzi di ripercorrere le origini della nostra lingua. Lo stupore era il fil rouge del Festival. Ciò che ci rende umani comincia proprio dalla meraviglia. Non esiste filosofo, artista o scienziato che abbia fatto qualche scoperta senza essersene prima stupito. Aristotele nella Metafisica ci dice che dalla meraviglia nasce la filosofia, che per lui comprende le scienze naturali come l’indagine sull’origine delle cose. Secoli dopo, il fisico Albert Einstein ribadiva che il senso della meraviglia è l’origine della vera arte e della vera scienza, a cui dobbiamo propendere necessariamente per avere una vita ricca.

Spesso le nostre vite sono troppo invase dalla routine, dai problemi da risolvere, dalle cattive influenze dei social network e si mettono inevitabilmente “in pausa”, isolandoci sempre di più e facendoci dimenticare di conseguenza la bellezza e la speranza. Il filosofo Leibniz dice che, l’essere umano diventerebbe una monade senza porte ne finestre, che non può e non riesce ad aprirsi e a comunicare con gli altri. Proprio per “spaccare” le mura della nostra prigione, è necessario regredire e ri-conoscere la meraviglia presente in ogni ambito della vita, a partire proprio da una delle cose che diversifica maggiormente l’uomo dall’animale: la lingua, la parola. Ed ecco allora che ci viene in aiuto la nostra lingua, l’italiano. Una parola costruita, artificiosa, densa, ricca di eccezioni e, anche per questo, eccezionale. La sfida non è stata solamente accolta dai ragazzi, che hanno seguito con curiosità e interesse l’incontro, ma è stata soprattutto sorgente di stupore per approfondire maggiormente le origini di una lingua oggettivamente stupenda.

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GEMMA CALABRESI È stata una serata che i partecipanti non dimenticheranno facilmente. L’iniziativa delle Acli provinciali di Lecco, ha visto portare in città la testimonianza di Gemma Capra Calabresi. Presentata come una donna cristiana, è stata in grado di perdonare gli assassini di suo marito, il commissario Luigi Calabresi, ammazzato il 17 maggio 1972. A più di uno dei presenti, sono venute le lacrime agli occhi, ascoltando il racconto di Gemma. “Sembrava una mattina come tutte le altre” ha spiegato, rievocando i momenti che più di tutti hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita. “Avevamo bevuto il caffè insieme, poi Gigi era uscito, mentre io facevo colazione con i bambini. A un certo punto l’ho visto tornare indietro, aveva sostituito la cravatta rosa di seta con una bianca di lana. Mi ha chiesto come stava e io gli ho detto che stava bene, così come con l’altra cravatta precedente. Lui mi ha risposto: “Sì, ma questa è il simbolo della mia purezza”. Quelle parole sono state fondamentali per noi. Sono state il suo testamento.

Del resto, come si fa a restare impassibili davanti alla tragedia di una donna che, all’età di 25 anni, rimane vedova di colpo, con due figli piccoli e uno ancora in grembo? E come si fa a non commuoversi ascoltando il racconto appassionato del lungo e faticoso cammino che ha portato Gemma dalla sete di vendetta alla grazia del perdono? “Ciò che sembrava impossibile è diventato possibile”, ha ripetuto Gemma, ogni volta meravigliata che sia accaduto davvero. Parafrasando il titolo del suo libro “La crepa e la luce” (uscito nel 2022 da Mondadori), possiamo dire che da una fessura nel muro dell’ostilità, verso l’altro, è entrata la sorpresa del cambiamento, della voglia di girare pagina. Un libro intriso di dolore, ma anche di una incrollabile speranza, basata su due pilastri: la fede in Cristo e l’amore per la famiglia. Il libro che Gemma ha scritto, punta per così dire, a saldare un debito. “Ho scritto queste pagine perché volevo restituire il supporto che ho ricevuto negli anni, da parte di persone sconosciute. Persone che mi hanno scritto, che mi hanno fermata per strada per esprimermi il loro sostegno. Grazie a questi semplici gesti, non mi sono mai sentita sola”. Dice: “Ho scritto un libro su come si può tornare ad amare la vita, dopo un dolore lacerante; sul come credere negli altri dopo la calunnia e il tradimento, sul come cambiare idea, su chi fino ad un momento prima vedevi come il male assoluto. Dopo tanti anni, ho pensato di condividere con i lettori il mio cammino verso il perdono: “la scelta più importante della mia vita”. All’inizio di quel cammino, durato la bellezza di mezzo secolo, c’è un prete che tiene la mano alla giovane sposa che ha appena perso il marito:

“Mentre ero lì sul divano con don Sandro, il mio parroco, ho percepito una sensazione di pace e di forza. Ho sentito che ce l’avrei fatta. Poi gli ho chiesto di recitare un’Ave Maria per la famiglia dell’assassino. Ebbene, quelle parole non potevano essere farina del mio sacco. Qualcuno stava testimoniando attraverso di me e mi stava indicando la strada. Quella mattina io ho ricevuto da Dio il dono della fede, che è cosa diversa dalla religione”.

Lungo il suo percorso di fede, ha narrato Gemma, non sono mancati i segni da parte di Dio. “Fanno parte della nostra vita. Dobbiamo saperli vedere e leggere. Tra i tanti segni ne ricordo uno, avvenuto durante il processo. Ho visto uno degli imputati recarsi in fondo alla sala per salutare il figlio. L’ha abbracciato e baciato con tenerezza. Ho pensato che quell’uomo non fosse solo un assassino, ma anche un buon padre”. Ecco il segreto per arrivare al perdono: cominciare a guardare l’altro senza inchiodarlo al suo errore. “Che diritto ho io di relegare un individuo all’atto peggiore che ha commesso? Piano piano ho ridato ai terroristi la loro dignità di persona, la loro umanità, la loro vita, con tutte quelle sfaccettature. Esattamente il contrario di quello che loro facevano quando sceglievano un obiettivo: “lo disumanizzavano” Rivolgendosi ai tanti studenti, soprattutto a quelli dell’Istituto Maria Ausiliatrice e del Liceo Leopardi, Gemma ha concluso: “Giovani, non siate gregge. Non andate dietro a chi grida più forte. Prima di esprimere un giudizio cercate di capire, pensate.

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Negli anni ’70, purtroppo, tanti gridavano e pochi pensavano” Infine, il ricordo commosso di un incontro reso possibile dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, scomparso da poco: quello fra la vedova Calabresi e la vedova Pinelli, moglie dell’anarchico ucciso durante le indagini dopo l’attentato di Piazza Fontana. Un omicidio a lungo e ingiustamente attribuito dalla propaganda politica di sinistra, proprio al commissario Calabresi. “Era il maggio 2009 e Napolitano voleva dare al paese un forte segno di pacificazione rispetto agli anni di piombo. Quando sono entrata al Quirinale, la vedova dell’anarchico Giuseppe Pinelli era già lì. Ci siamo guardate negli occhi e ci siamo abbracciate. Io ho detto: Finalmente e lei ha risposto: peccato non averlo fatto prima. Purtroppo una certa stampa, una certa politica e una certa ideologia ci hanno visto a lungo come nemiche contrapposte. Porto nel cuore quell’incontro con tanta gioia” Ancora una volta, l’impossibile è diventato possibile.


I N P S

Mercoledì 27 settembre, i ragazzi di 5 AFM sono andati alla camera di commercio di Lecco per assistere ad un incontro, assieme ad altre classi delle scuole Parini e Fiocchi, con un consulente del lavoro. L’incontro era finalizzato ad approfondire le loro conoscenze riguardo l’INPS, l’INAIL e le varie associazioni che si occupano dell'assistenza sul lavoro. Durante questo incontro, organizzato per celebrare il 125esimo anno dalla nascita della “Previdenza Sociale”. Gli alunni hanno appreso l’importanza dell'assistenza sul lavoro, oltre ad aver approfondito le pensioni in Italia. Così hanno scoperto che la loro nascita è stata fatta con l’intento di sostenere economicamente le persone anziane o in difficoltà. Questi aiuti si sono poi sviluppati, fino a fondare gli organi che oggi conosciamo. Mettere la persona in primo piano è fondamentale, stessa cosa vale per l'assistenza sul lavoro, che dovrebbe essere disponibile e obbligatoria in qualsiasi ambito. L' incontro si è concluso con una “tavola rotonda”, dove è stata data la possibilità di capire come e in che ambito lavorano le associazioni di welfare; si tratta di una nozione importante che servirà sicuramente per il loro futuro lavorativo. Il direttore provinciale dell’INPS di Lecco, durante un’intervista, ha sottolineato gli elementi in comune tra previdenza e scuola al fine di consolidare rapporti tra generazioni; i giovani devono essere consapevoli del sistema di welfare che è stato costruito. È stato infine spiegato quanto sia fondamentale che il datore di lavoro, i dipendenti e le istituzioni, abbiano un continuo dialogo per ottenere una buona intesa lavorativa ed evitare attriti nei rapporti. Gli incontri continueranno anche nei prossimi mesi, per formare una consapevolezza nei ragazzi, in modo tale che possano essere lavoratori migliori.

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