Imprimatvr Biennale 2012 | Catalogue

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IMPRIMATVR BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA 2012 seconda edizione

BIENNALE D’ARTE CONTEMPORANEA



Comune di S. Martino dall’ argine

9 - 30 Giugno 2012


Comune di S. Martino dall’ argine

Comune di Bozzolo

A cura di: Tullio Casilli, Vincenzo Denti, Donato Novellini Progetto grafico di: Marco Malinverno


Alessia Zolfo Anna Donati Beatrice Madella Damiano Paroni Elisa Lebovitz Ermanno Poletti Gianluca Ferrari Gianluca Stumpo Giorgio Pignotti Giorgio Tentolini Ieva Petersone Magdalena Kwapisz Grabowska Roberta Busato Stefano Pezzotti Vanessa Belotti Walter Borghetti


Imprimatvr 2012, una scommessa vinta L´occasione di introdurre il catalogo d´arte della seconda Biennale d´arte contemporanea Imprimatvr, mi permette di offrire qualche spunto di riflessione a proposito di un tema sempre particolarmente sentito dall´Amministrazione Comunale, ovvero quello riguardante le politiche culturali; a maggior ragione se, come in questo caso, indirizzate alla valorizzazione dei giovani talenti e delle nuove espressioni artistiche. San Martino dall´Argine, grazie ad Imprimatvr e alle mostre d´arte organizzate dalla Galleria Studio 10, si sta ritagliando un importante ruolo sul territorio, non solo mantovano, proprio nell´offerta di eventi artistici di grande spessore. Questo status di piccolo epicentro culturale, oltre a renderci decisamente orgogliosi, ci pone nella condizione, sempre auspicata, di poter valorizzare il patrimonio storico e architettonico del nostro territorio, nonchè dei personaggi illustri che lo rappresentarono, riallacciandolo

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alla contemporaneità e vivificandolo attraverso nuove prospettive. La convinzione che la cultura non sia un valore astratto, ancora meno un semplice costo al quale pagare pegno per obblighi d´immagine, ci porta a pensare che l´impegno di chi si è adoperato per la buona riuscita di questa rassegna vada incoraggiato: la cultura è frutto dell´uomo, delle sue capacità, dell´operosità e, in qualche caso, anche della propensione a correre qualche rischio. La grande importanza dell´ospitalità, la capacità di creare occasioni di dialogo fra le varie discipline estetiche, la vivacità ed il dinamismo dei giovani artisti presenti in mostra, sono tutti presupposti per ritenere virtuosa la strada intrapresa. Possiamo dunque ritenere Imprimatvr una scommessa vinta. Il Sindaco Ing. Alessandro Bozzoli


La cultura del fare e l’arte di saperla portare avanti Tornare dopo il sorprendente esordio del 2010 a scrivere della Biennale d’arte contemporanea Imprimatvr è per me un lieto evento, la conferma di un dialogo sempre vivo con San Martino dall’Argine; più che mai nei confronti di iniziative come questa, nate e portate avanti con impegno, determinazione e competenza; l’arte intesa come espressione viva del territorio, non calata dall’alto, in grado di coniugare cultura, creatività e intraprendenza giovanile, rappresenta certamente un valore aggiunto alla qualità del nostro vivere comune, un segno importante di speranza in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Imprimatvr rappresenta infatti la conferma che, al di là delle criticità contingenti e dell’ottusità degli apparati burocratici, è possibile operare in autonomia grazie alla forza di un progetto originale e vincente, rispettoso della tradizione e al tempo stesso aperto alle suggestioni di un futuro ancora tutto da scrivere.

Encomiabile perciò l’intento della rassegna di aprire spazi così importanti, come quelli della chiesa Castello, alle sensibilità artistiche giovanili. Spesso purtroppo la cultura diventa facile stereotipo, vuota parola priva di connessioni con le reali istanze del territorio; nei casi peggiori anche sterile contenitore per astruse velleità inserite in logiche di potere. Ma proprio perché la libertà di espressione artistica, coniugata alle necessarie caratteristiche qualitative, possa continuare a trovare una consona visibilità, è fondamentale che l’idea riesca a prendere forma, è d’obbligo che si concretizzi diventando punto di riferimento autorevole e riconoscibile. La biennale d’arte contemporanea Imprimatvr, senza perdere alcunché della sua originaria freschezza è riuscita proprio in questo, nel difficile compito di saper coniugare la spontaneità dell’ispirazione iniziale con il rigore e la serietà di un evento prestigioso. On. Giovanni Fava

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CHI E’ SA Il rapporto tra l’opera e lo spazio espositivo non si risolve con un' equazione, è l’intimo rapporto tra contenitore e contenuto che immancabilmente contamina entrambe, amplificando la forza comunicativa dell’opera ed esaltando lo spazio che l’opera contiene. Spesso lo spazio espositivo è un non luogo, asettico e vuoto, lo spazio d' imprimatvr è ipertrofia massimalista barocca, spazio impossibile per isolare l’opera degli artisti che dovranno rapportarsi con un contenitore difficilmente gestibile soverchiante e irriverente nei confronti della contemporaneità dall’alto della storia che lo anima. Dunque che fare, sfidare il passato carico di sacralità della chiesa Castello o cercare una intima complicità con essa? I protagonisti di Imprimatvr sono nell’età dell’oro, alcuni affrontano con l’impertinenza della giovinezza il mestiere dell’artista, altri con la leggerezza del dilettante ci deliziano delle loro intuizioni, altri ancora

fanno delle contraddizioni della loro età la forza stessa delle loro operare, altri ancora, rifiutando i codici stilistici tradizionali, li sovvertono creandone di nuovi, che verranno ben presto rinnegati forse da loro stessi; eppure in tutto questo caos una ricerca è individuabile, chiunque operi nella comunicazione artistica contemporanea racconta la sua verità. Dunque, quale posto migliore di questo, dove tutti raccontano la loro storia stringendo in pugno la verità di cui sono portatori… potremmo godere anche noi della luce folle che brilla nei loro occhi?

Vincenzo Denti

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Concept-Us. Imprimatvr è una Biennale d’arte contemporanea creata nel 2010 con il preciso intento di promuovere l’arte giovanile in tutte le sue forme. Imprimatvr è un concorso artistico che vede la partecipazione di sedici artisti selezionati attraverso tre criteri di monitoraggio: le accademie d’arte, le espressioni creative del territorio e la ricerca di nuovi talenti nel panorama europeo. I due premi in palio sono dedicati rispettivamente alla memoria di Don Ferrante Aporti, istitutore degli asili d’infanzia in Italia, e al pittore Aldo Marini, nato a San Martino dall’Argine e sul quale è in corso un’operazione di riscoperta e valorizzazione del percorso artistico novecentesco. Imprimatvr è una struttura organizzativa dinamica, un concetto, un marchio originale, uno spazio aperto all’Arte svincolato dai corporativismi di settore. Per tutti questi motivi la filosofia che ha ispirato e ispira tuttora il Premio non è quella che presiede altre meritevoli iniziative similari; perché anche se dopo tre anni di attività non è più una novità, Imprimatvr porta comunque in sé il Nuovo e lo propone come concetto fondante di arricchimento culturale.

Gli organizzatori: Vincenzo Denti, Donato Novellini, Cedrik Pasetti, Alessio Renoldi

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LE OPERE

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Alessia Zolfo


Artista di natura, inizia a dipingere dall’ età di 10 anni. Dopo il conseguimento della maturità scientifica e la frequenza al corso di laurea in Lettere all’ Università di Roma, si diploma in “Pittura e tecniche dell’ incisione” all’ Accademia di Belle Arti di Frosinone. Il suo percorso artistico la porta ad essere uno dei più raffinati interpreti , dal messaggio immediato, capace di imporsi sul tema del divario tra astratto e figurativo. La sua produzione la conduce, nel segno universale dell’ arte, ad esprimersi con opere comprensibili dal grande pubblico. Eccezionalmente garbata e spontanea , si propone con tecniche d’ esecuzione che traggono origine da materiali poveri che lei trasforma in autentici capolavori di estremo equilibrio formocromatico. Costruisce soggetti ,dall’ impronta signorile , ispirandosi ad eventi della vita comune e a spunti letterari collocati nella memoria di tempi lontani. I suoi polittici , come le singole composizioni , hanno tutte le carte in regola per essere ospitati in collezioni di nicchia.

Tullio Casilli


Alessia Zolfo Favola minima

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Alessia Zolfo Omissis

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Anna Donati


La ricerca di Anna Donati passa attraverso la pittura e l'incisione e ha una forte connotazione introspettiva, è necessità di trovare la forma appropriata per esprimere significati personali, attraverso un'indagine sulla figura umana e sui luoghi, fisici e psichici, in cui essa si muove. Attraverso l'utilizzo di punti di vista e prospettive marginali vengono alterati gli schemi mentali e visivi della relazione tra spazio osservato e spazio dell'osservatore procurando una sorta di straniamento, che rallenta od altera il processo percettivo, infrange le barriere convenzionali tra rappresentazione astratta e realista rivelandone i potenziali.

Antonio Santelli


Anna Donati Dipende dal punto di vista n째8 40 x 60 stampa digitale su carta fotografica 2011

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Anna Donati Dipende dal punto di vista n째11-12-13-14 40 x 60 stampa digitale su carta fotografica 2011

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Beatrice Madella


Il lavoro di Beatrice, consistente in autoritratti in 15 secondi, parte dall’indagine sul “Vedere”. Lo definisce consueto quanto “l’Esistere”, fattore imprescindibile della percezione, entità plasmante il reale nonché attestazione di esistenza. Il “Vedere” è nella forza descrittiva della Luce e del suo contrario: l’Oscurità. Nel loro mutuo, continuo interagire si manifesta il mondo; la prima rivela un tutto contenuto nella seconda; le possibilità di immagini sono illimitate. La Fotografia, figlia di questo conflitto incruento, ne interpreta la tensione restituendoci realtà di ogni tipo; intimo complice il Tempo. L’Autrice aggiunge: “Il buio rappresenta, per una mente al lavoro, una situazione di brodo primordiale, un amalgama di realtà solamente potenziali dal quale ogni individuo può trarre infinite creazioni. In fotografia il buio è un bacino di potenziali immagini latenti” dentro il quale ognuno può attingere liberando nuove visioni. Parte, dunque, da un approccio conoscitivo e meticoloso sull’ambiguità del reale e arriva a motivarne una forma di esistenza con il solo gesto creativo, seppur spinto alla sperimentazione estrema. Tale azione è tra le più difficoltose anche in termini operativi: la ricerca su un’ipotetica reinterpretazione del proprio corpo con pose di 15 secondi in “Light painting”. Si tratta di una forma di “autoritratto in autoscatto” plasmato nell’oscurità dalla luce emanata dal gesto stesso della protagonista in lunga posa. È una sorta di intima performance scandita nel tempo di un’esposizione, nel gesto di dipingere con la luce, nel calcolo di un improbabile, immediato risultato: una visionaria, multiforme presenza emersa dall'oscurità. L’ Autrice si appropria del tempo per forgiare essa stessa con la luce una nuova, autentica immagine di Sé. Leonardo Degl’ Innocenti


Beatrice Madella Invol 2 40 x 60 stampa digitale su carta fotografica 2011

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Beatrice Madella Pietra 40 x 60 stampa digitale su carta fotografica 2011

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Damiano Paroni


L’attenzione principale nella mia ricerca è rivolta all’interazione dell’opera con il luogo in cui viene esposta. Ogni lavoro viene inteso come una risposta, estetica e concettuale, allo spazio che lo accoglie. In questa occasione si parte da una delle tombe presenti nel pavimento della chiesa per estetizzarla, assumendola a parte integrale dell’installazione. Nello specifico viene creata l’ombra del personaggio a cui la tomba è dedicata, descrivendolo in piedi, esattamente su di essa. Il soggetto non è visibile ma la sua ombra è tangibile, stagliandosi sul pavimento e poi sulla parete dell’altare ci mostra cosa egli stia facendo in quel momento. Il personaggio sta indicando una cosa: un quadro, nero, posto sopra l’altare. Come l’ombra che lo indica, è anch’esso privo di un’immagine ma comunque concretamente presente. Questa tensione tra i due elementi attraversa stilisticamente e concettualmente lo spazio. Il minimalismo nichilista dell’installazione si confronta con le architetture barocche dell’altare, mentre il bagaglio storico del luogo si misura con la fissità atemporale dell’evento di cui lo spettatore è partecipe e testimone. Come nei passati eventi espositivi, anche questo intervento rimarrà un episodio unico che non verrà mai più ripetuto in occasioni future. I prossimi luoghi avranno infatti diverse dinamiche spaziali e culturali che imporranno quindi altrettante risposte da parte dell’artista. La seconda opera è una interpretazione della via crucis. Le 14 fasi del cammino sono riprese anche se la l'iconografia è completamente azzerata in virtù di una pura indagine spaziale. La scansione ad intervalli regolari delle tele viene rotta sulla parte destra per ricreare una tensione e lasciare aperto il gioco interpretativo dello spettatore. Vivendo di questa rottura l'opera può essere collocata in qualsiasi punto all'interno dello spazio.

Damiano Paroni


Damiano Paroni Senza titolo

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Damiano Paroni Via crucis

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Elisa Lebovitz


Verrebbe voglia di entrare nel quadro, tentazione fanciullesca di infrangerne la magia, illusione ed incantesimo, se non fosse per il timore di non sapere poi come uscirne. Nelle opere di Elisa Lebovitz, l’esotismo turistico o l’affabulazione del fantastico come via di fuga dalla realtà, sono solo apparenti interpretazioni, risposte parziali per accidentali visioni. Certo l’amore per il Giappone, così evidente nella sintesi estetica, appare in tutta la sua forza attraverso una serie di richiami stilistici ben calibrati. La frenesia moderna del contesto metropolitano contrapposta alla delicatezza di certe suggestioni panteistiche, eredità dell’ancestrale influenza shintoista; il concetto di maschera, così paradossalmente trasfigurato dall’elitarismo del teatro Nò alla popolarità dell’imaginario Manga; Hiroshima mon amour vs Daitan 3, e le contraddizioni potrebbero susseguirsi all’infinito Frammenti sparsi di una sapienza lontana, di una disciplina interiore ma anche di una contemporaneità senza più luoghi d’origine, trapasso violento dalla tradizione dei fiori di ciliegio alla post modernità dei treni volanti. Elisa Lebovitz sceglie, attraverso la perfezione dell’esecuzione tecnica, di oltrepassare senza indugio una didascalica presa d’atto delle contraddizioni citate; è infatti con grazia che l’elemento alieno prende posto nel rassicurante teatro realista. L’espressione visionaria e straniante del vivido colore fumettistico, da un lato, sensoriale, estremizza lo stacco logico pur senza rendere anemico sfondo il resto dell’opera; dall’altro, introspettivo, ricompone il dualismo secondo una nuova poetica, idioma sconosciuto compreso dagli occhi, decodificato nell’anima, quale riassunto enigmatico di quotidiane vite parallele. Come se, tra i rumori di quel traffico lontano, si riconoscesse distinto, quello del silenzio. Donato Novellini


Elisa Lebovitz Tokyo

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Elisa Lebovitz Metro

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Ermanno Poletti


Ermanno Poletti dopo il diploma all’Istituto Statale d’Arte di Guidizzolo si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera dove si diploma in scultura e consegue le abilitazioni di discipline plastiche e di disegno e storia dell’arte. Dal 2004 diventa assistente del Prof. Bruno Gandola prima all’Accademia di Belle Arti di Brera titolare del corso di tecniche murarie e dei materiali e poi all’Università degli Studi di Milano al corso di restauro dei beni culturali. Attualmente vive e lavora in provincia di Mantova dove insegna discipline plastiche al Liceo Artisitico Giulio Romano. La partecipazione ad un premio è per un artista esporsi alla visibilità di tutti. Cioè che è creazione emerge alla visibilità, e quando si pensa ad un opera artistica si pensa ad una creazione di forma, di colore dettato da un animo sensibile al proprio vivere e quindi all’ambiente nel suo totale insieme. Ermanno Poletti presenta opere ricche di forza, di un’energia vitale che è come quella della natura giovane, che infonde speranza e che guarda con felicità al futuro. Sono opere nuove, uniche, nelle quali si legge una conoscenza antica. Sono steli che somigliano a fiancate di portali di chiese benedettine, nei quali gli alberi, come quelli della vite e della conoscenza salgono parallelamente alle forme del mondo tecnologico industriale. A tratti sembra che le sfere siano la trasformazione della stessa natura in elementi di bronzo, come germinazioni giganti immobili. Vi è nell’opera un ritmo musicale, come di tasti di saxofono che danno l’impressione che ancora vi sia un suono, delle foglie del vento, che esce tra una fessura e l’altra della grande stele. Vi è l’affermarsi di una natura che sta superando il freddo inverno e combatte tra cementi, ingranaggi, e segmenti che vogliono inglobare e fossilizzare la vita. Vi è tutto il significato dell’anima di un giovane che si sente soffocato entro realtà tecnologiche a volte troppo invasive e che velocemente vogliono assorbire anche i valori di cui l’uomo ha più bisogno, come uomo/albero, per vivere. Floriana Spalla


Ermanno Poletti Stele, superare la porta gesso patinato 42x 210x25

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Ermanno Poletti Soglia (particolare) gesso patinato 100 x 200 x100 2012

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Gianluca Ferrari


L’installazione di Gianluca Ferrari, appositamente studiata come intervento d’interazione con l’ambiente Museale, è parte di un progetto più articolato adattato ad un contesto sitespecific. L’idea dell’artista, osservando la disposizione simmetrica delle lapidi presenti sulla pavimentazione della Chiesa, si sviluppa su due livelli di creazione. Inizialmente si percepisce un atto di ‘copertura’, il gesto di occultamento delle lastre di marmo attraverso il posizionamento di pannelli perfettamente combacianti; in seconda fase si potrà notare come le strutture così disposte, grazie ad un’iconografia minimalista, restituiscano, attraverso la stampa fotografica, una serie di sottintesi, sintetizzati attraverso parole chiave a supporto e declinati ad una particolare forma di dialogo fra sovrastante e sottostante; ‘il doppio’ di un sigillo marmoreo teoricamente inteso come definitivo, segni nello spazio che si fanno re-interpretazione della componente architettonica meno appariscente, attraverso nuovi parametri di riconoscibilità, proposta di una visuale inedita e rigorosa. Tutto ciò mentre in superficie l’enigmatico interfacciarsi di profili umani presiede, su sfondo monocromatico, uno speculare dialogo orizzontale, diretto e comunicativo. ‘Face to face’ sviluppa una perpendicolarità dell’azione creativa, incrociando due diversi livelli di reciprocità, direzioni opposte colte nell’atto puntuale d’intersecarsi.

Guglielmo de Vecchi


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Gianluca Ferrari

Gianluca Ferrari

FACE TO FACE Pannello 1 2012

FACE TO FACE Pannello 2 2012


Gianluca Ferrari

Gianluca Ferrari

FACE TO FACE Pannello 3 2012

FACE TO FACE Pannello 4 2012

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Gianluca Stumpo


Dopo la maturità artistica si laurea in Pittura all’ Accademia Clementina di Bologna sotto la guida di Davide Benati. Artista iperrealista esprime, con determinata convinzione, i contrasti del vivere quotidiano. La sua calda e armonica gamma cromatica interpreta alla perfezione l’ esaltazione di singolari scene di vita metropolitana. Artista chiuso ai progressismi convenzionali , rappresenta uno dei pochi baluardi capaci di opporsi a chi fa della pittura inesistente uno scudo per nascondere i propri limiti. Influenzato dagli interni di Edgar Degas esprime con esaltante signorilità l’equilibrio degli spazi nei quali si muovono miseria e benessere della vita di ogni giorno. La presentazione del barbone “ Rich” , in contemplazione di un’ opulenta vetrina , così come l’elegante stanza soffusa di calda luce con la signora “realizzata” e affacciata a una finestra spalancata , testimoniano che la vita, nella sua complessità, non è che una realtà in cerca di soddisfazioni e desideri da realizzare.

Tullio Casilli


Gianluca Stumpo Rich Acrilico su tela 125 x 90

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Gianluca Stumpo The room Acrilico su tela 90 x 125

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Giorgio Pignotti


Artista spiccatamente figurativo , dal garbo risoluto e severo, è capace di esprimere tramite una grafica di taglio duro e graffiante la sofferenza interiore dei soggetti più complessi della Società. Acuto interprete della satira, con punte di inconsueto rigore, è in grado di estrapolare con estrema trasparenza ed assoluto rispetto, il sentimento che si cela all’interno degli individui che rappresenta. A sostegno della voluta inflessibilità dialettica , evita ogni forma di sfarzo cromatico per rendere al meglio il travaglio interiore dei suoi soggetti trasformandoli in anonimi eroi di un’ epoca attuale e priva di riferimenti. Inizia la sua attività espositiva partecipando alla Rassegna internazionale “Salvi” di Sassoferrato (An) nel 2003. Partecipa con successo a numerose quotate collettive tra le quali l’ ultima Biennale di Venezia . Ordina la sua ultima personale “Visioni illecite” a san Benedetto del Tronto nel 2010.

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Tullio Casilli


Giorgio Pignotti Transition 01 Olio su tela 157 x 119 2011

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Giorgio Pignotti T02

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Giorgio Tentolini


Unknown sono fogli di carta ritagliati e sovrapposti, a voler ridurre l’evento al suo primo livello di contenuti, lo spunto figurativo di partenza è “l’uomo che cammina”, o meglio la sua labile traccia disincarnata in una percezione distante, emotivamente neutra e quasi distratta. Ma è proprio in quel punto, dove l’immagine sta per scomparire, azzerata nel grigiore di fondo di una memoria ormai satura o travolta dal flusso vorticoso di infinite sollecitazioni visive, che Tentolini compie il suo salvataggio in extremis, riconferendo quasi artigianalmente stabilità a quell’ombra, secondo un percorso inverso che conduce alla sua interiorizzazione, cioè a ritrovarla sedimentata in un riposto angolo della memoria. Si tratta dello sviluppo di una ricerca che Tentolini persegue coerentemente ormai da diversi anni attraverso installazioni, proiezioni luminose, complesse stratigrafie di volti e di corpi realizzate su freddi supporti trasparenti o impresse su più caldi materiali tradizionali come il legno e la carta. Al di là dei differenti livelli di lettura cui si prestano i suoi lavori, un primo sicuro effetto sullo spettatore è quello di un singolare ampliamento della percezione oltre i confini del visibile e del sensibile, dove l’ultima traccia del corpo si rivela la soglia di una misteriosa cartografia dell’anima.

Walter Rosa


Giorgio Tentolini Unknow

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Giorgio Tentolini Unknow

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Ieva Petersone


Artista originale e dalle idee decisamente chiare propone ambienti inanimati dove a parlare non è la presenza del genere umano ma la sua assenza. Gli oggetti del vivere quotidiano occupano uno spazio regolato dalle rigide leggi della prospettiva e da una sequenza di colore, tra l’ aggressivo e lo sfumato, capace di equilibrare l’ evidente assenza della vita animata. Straordinariamente abile nel calamitare l’ attenzione sulle linee essenziali delle sue opere, propone pirotecnici giochi di colore in grado di trasmettere calore e fiducia anche in ambienti asettici. Si laurea all’ Accademia di Belle Arti di Riga e perfeziona la sua formazione artistica a seguito di una borsa di studio presso l’ Università di Oporto all’interno della facoltà di Belle Arti della città portoghese. Partecipa, nel 2008, al progetto “Il più grande coro del mondo” ordinato nella sede dell’ Unesco a Parigi mentre ha tenuto la sua ultima personale alla galleria 1. Stavs di Riga. Vive e lavora tra Riga e Milano.

Tullio Casilli


Ieva Petersone La situazione Olio su tela cm 80 x 80 2011

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Ieva Petersone VanDerRohe Barcelona Olio su tela Cm 80 x 80 (4 tele_cm 40x 40)

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Magdalena Kwapisz-Grabowska


Si laurea in Pittura nel 1999 all’ Accademia "Jan Matejko" di Cracovia , il più prestigioso polo artistico della Polonia. Partecipa a numerose rassegne in Polonia, Germania, USA ed Inghilterra e vince , nel 2010, il Chelsea International Fine Art Competition di New York. Artista estremamente elegante, si dissocia ben presto dai rigidi schemi figurativi pur dimostrandone le reali capacità interpretative e coglie, da subito, la necessità di confrontarsi con i grandi grafici del ‘900. Capace di esprimersi con singolare maestria , in termini apparentemente spogli, presenta soggetti semplici ma in grado di comunicare con straordinaria immediatezza. Magdalena Kwapisz interpreta, nel migliore dei modi, il grigiore che prelude lo scoppio di un temporale anticipandone, con qualche sapiente tocco cromatico , i bagliori dei lampi e il fragore dei tuoni. In questa chiave neo figurativa esprime le sue grandi doti grafiche le quali , alla luce della sua essenzialità , temono ben pochi rivali tra gli artisti contemporanei. Vive e lavora a Berlino; espone per la prima volta in Italia .

Tullio Casilli


Magdalena Kwapisz-Grabowska Gym (6) Cm 80 x 100

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Magdalena Kwapisz-Grabowska Gym (3) Cm 50 x 50

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Roberta Busato


La ricerca artistica di Roberta Busato si muove con grande efficacia verso una particolare forma di analisi dell’elemento umano. Attraverso un paziente lavoro di destrutturazione, ricomposizione e rielaborazione, dettagli e particolari fisici ben precisi vengono riproposti, attraverso due tecniche diverse, in una nuova forma, esteticamente decontestualizzata quanto radicalmente traslata, nella sua essenza, in un altrove introspettivo, in un labirinto simulato carico di richiami e spunti di riflessione. La sensazione di staticità si corrompe attraverso un gioco di percezioni incerte, un tremore intuito s’insinua alla lettura, ma qualcosa sfugge. L’azione analitica e l’atto di osservare sono le premesse ad una particolare forma di trasfigurazione, colloquio fra la natura intima ed univoca dell’essere umano e la sua tracciabilità esteriore. Come in una sorta di rappresentazione evocativa si viene a creare un’apparente contrapposizione speculare: interiorità ed esteriorità, comunicazione sussurrata fra segni di riconoscimento sfasati, gioco di matrici alterate per una nuova topologia umana; per l’incontro, sottilmente inquietante, fra l’elemento riconoscibile ed il suo doppio mai manifestato, fermo immagine di un passaggio verso l’ignoto, oppure frammento alieno, specchio dove è riflesso un altro.

Donato Novellini


Roberta Busato Analogalmente

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Roberta Busato Igiene orale

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Stefano Pezzotti


La sensazione che si prova di fronte ad un’opera di Stefano è di profondo smarrimento perché i codici stilistici ci raccontano di un’arte che ben poco ha di galleria d’arte, sembra di guardar fuori dalla finestra che incornicia solo in parte il muro di una periferia metropolitana. Questo perché non solo la tecnica utilizzata ma anche la tipologia della comunicazione non sembra coinvolgere astrusi concettualismi tipici di molta arte contemporanea, vengono dal basso dalla meno nobile ma forse più lucida e odierna forma di narrazione iconica, la street art. Le ninfee care agli studiosi d’arte diventano un misto di photoshop e stencil, un icona contemporanea viene ulteriormente consacrata dalla bomboletta di un imbrattatore di muri. Certo sono provocazioni irriverenti che denotano però un lucido e sottile utilizzo delle immagini che decontestualizzate o meglio ricontestualizzate, si accrescono di una forza inaspettata.

Antonio Santelli


Stefano Pezzotti Ninfee 120 x 70 olio e spray su tela 2011

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Stefano Pezzotti Tribute to Steve Jobs 100 x 70 olio e spray su tela 2011

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Vanessa Belotti


“Michele è in crisi” e “Marmotte” sono due gruppi scultorei che nascono da una riflessione sulla contemporaneità, con un linguaggio che mescola ironia e tragedia. Sono, infatti, rappresentati personaggi storici della tradizione Disney, i quali hanno fatto da accompagnamento rassicurante alla mia infanzia che qui sono rapportati con il mondo reale, le difficoltà della crisi economica che colpisce anche la grande star (topolino) e l'alienazione giovanile fatta di videogiochi ed obesità. Oltre al rapporto con la realtà che ormai li distacca totalmente dall'immaginario rassicurante che avevano in origine c'è anche il rapporto con i nuovi stereotipi e modelli nati dalla tradizione animata statunitense, infatti, si può notare come alcuni dettagli (come la tv o la birra e la ciambella) siano presi dalla serie i Simpson. Il rapporto fra i modelli animati che interagiscono negli ambienti opposti vuole sottolineare come i modelli le abitudini ed i contenuti siano radicalmente diversi quindi cambiati(Disney-Simpson). Queste riflessioni non vogliono essere una critica del resto, le cose cambiano, si evolvono e nessuno sa se in meglio o in peggio, è semplicemente una rappresentazione della realtà, di com’eravamo, di come siamo senza la pretesa di sapere come saremo.

Stefano Franzotti


Vanessa Belotti Marmotta

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Vanessa Belotti Michele

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Walter Borghetti


Per fare un albero ci vuole un tavolo. Le opere fotografiche di Walter Borghetti si palesano paradossalmente così, come sorrette da una logica bizzarra, e davanti alla colossale impostura della rappresentazione sfidano l’oggettività con una mossa imprevista, e pur tuttavia ben decodificabile nello stile. Ma è una trappola cedere subito tutta l’attenzione all’estetica perché le immagini, scene ricoperte di bianco e nero – o più raramente di colori - potenzialmente reali, sature di vissuto interiore, non cercano minimamente di trastullare l’occhio, non simulano semplicemente allegorie astratte, nemmeno suggeriscono pesantezze didattiche o facili moralismi. Forse accadute prima dell’atto e sognate prima del sonno, le risposte tardano a giungere, mentre permane la curiosità. Tutto è sotto controllo. Nel vecchio tinello, tv caffettiera e pattumiera, come nella quiete della campagna; tutto è oltremodo fuori controllo. Nelle sordide allegorie che conosciamo bene, perché provenienti da un patrimonio mnemonico collettivo e condiviso, nella concreta maestosità di edifici fatiscenti, nei gesti minuti di una normalità inesistente: pubblicitaria per editto di massificazione, neo-realista per logica conseguenza. Richiami pasoliniani nelle grottesche posture di maschere qualunque, periferie sconfinate ovunque e somatizzate in una serie di automatismi, lager moderni di modelli fallaci; poi, tra pertugi e spioncini, la recita immobile, come paralisi senza morale di una cerimonia in cartongesso, e da un riflesso perduto nell’angolo sbagliato tutta l’obiettività del caso; poi certo, sempre grande affanno nel seguire ritmi e dettami alienanti della contemporaneità ma, nel preciso istante in cui ci si rende conto che il moderno è divenuto il nuovo vecchio, qualcuno scatta una foto. Donato Novellini


Walter Borghetti

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keep your street clean every day


Walter Borghetti Reality Show

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Imprimatvr ringrazia: Gianni Fava, Gianfranco Ferlisi, Claudio Cerritelli, Alessandro Zambelli, Guglielmo Tonini, Fabio

Marini, Francesco Denti, Deborah Aguggeri, Giovanni Cattabiani, Ferruccio Pecchioni, Giulia Santi, Afro Somenzari, Anna Compagnoni, Cinzia Pedrazzoli, Laura Negri, Alessia Cattafesta, Riccardo Ronda, Mauro Gandolfi, Marco Malinverno, Pietro Tonini, Tullio Casilli.


Imprimout E’ stato bello imparare che, con l’arte, è sempre una questione riguardante la capacità di riuscire a stimolare legami comunicativi, emozionali, intellettivi. Apprendere, attraverso la sensibilità sensoriale unita all’analisi più oggettiva dei riferimenti culturali, a tradurre l’espressione estetica, la creatività divenuta forma tangibile, la tecnica applicata senza i doveri di uno scopo utilitarista, segreta logica dalle innumerevoli combinazioni – tra le quali pure l’illogicità – manifestazione realizzata dell’idea. Come a voler spiegare la differenza che passa fra artista e artigiano, sottile confine definito da qualcosa di difficilmente inquadrabile: genialità? Indole? Attitudine? Forse non è cosa da precisare ma da riconoscere al volo. Soddisfazioni, a volte inquietanti, e stupore; infatti non tutti i quadri stanno bene dietro il divano, in salotto. E non tutti, sbagliando, sono disposti a demolire il salotto per far posto al quadro, opera che starà bene di per sé, spesso indisponibile a far d’arredo. Poi, cosa può unire artisti di varia formazione, linguaggi apparentemente inconciliabili calati in luogo sacro? Gioventù senza paura rinchiusa in chiesa, nell’eco soffusa di richiami metafisici, fra statue, stucchi ed affreschi tutto il fascino dell’eterodossia. Sarebbe così superficiale limitarsi alla semplice presa visione, chiedere conto di un filo conduttore o chiudere il discorso affermando “niente”. Niente è già molto, ma non abbastanza per dire tutto. Impossibile sintesi infatti, la libertà d’espressione lasciata agli artisti non consente di riassumere, inquadrare o generalizzare, perciò occorre andare fuori tema rimandando alle singole critiche per un approfondimento specifico. Ne usciamo così: Imprimout, cambiamo i fiori, resta pur sempre un bel giardino, curato con amore da tutti per la seconda volta. Donato Novellini


INDICE 5

Gli artisti

6

Imprimatvr 2012, una scommessa vinta Alessandro Bozzoli

7

La cultura del fare e l’arte di saperla portare avanti Giovanni Fava

8

Chi è sà Vincenzo Denti

9

Concept-Us

Vincenzo Denti, Donato Novellini, Cedrik Pasetti, Alessio Renoldi


11

LE OPERE

12

Alessia Zolfo

44

Giorgio Pignotti

76

16

Anna Donati

48

Giorgio Tentolini

77

20

Beatrice Madella

52

Ieva Petersone

24

Damiano Paroni

56

Magdalena Kwapisz Grabowska

28

Elisa Lebovitz

60

Roberta Busato

32

Ermanno Poletti

64

Stefano Pezzotti

36

Gianluca Ferrari

68

Vanessa Belotti

40

Gianluca Stumpo

72

Walter Borghetti

Ringraziamenti Imprimout

Donato Novellini



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