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LA RIVISTA

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LA RIVISTA

LA RIVISTA

C’è molto bisogno di "ARCHEOMODERNITAS": ciò è ormai cosa conclamata, tanto da coinvolgere anche l’inaugurazione del "Giubileo Straordinario della Misericordia 2016" con un evento visivo superbamente "archeomoderno" in cui sono state proiettati scatti più o meno recenti di grandi artisti dell’immagine fotografica collegate al salvataggio del pianeta terra, sulle parti esterne di S. Pietro in Vaticano fondendo la sublime forma architettonica del Maderno e di Michelangelo, esaltata dal cielo romano con alcune delle più sapide percezioni e provocazioni della ricerca sperimentale dello scorcio del Novecento. Così la poetica della Land Art ed il suo ambientalismo ante-litteram (che si percepisce nell’intento di non alterare contesti e situazioni esistenti procedendo a minimi interventi ecocompatibili e/o reversibili) ed anche una riedizione temporanea hic et nunc, del recupero funzionale dell’objet trouvé che impiega per nuovi fini artistici materiali già elaborati dall’uomo destinandoli a ruoli compositivi entro contesti rinnovati si sono fusi nelle immagini proiettate. Quest’ultima azione creativa del reimpiego di brani dell’opera umana e della natura non era nuova nel panorama storico artistico nel momento in cui operava Picasso, e di essa potremmo elencare innumerevoli esempi, dall’impiego di marmi e lapidi d’arte classica nella costruzione di cattedrali romaniche come a Pisa agli assemblaggi dell’architettura eclettica ottocentesca come nella villa Stibbert di Firenze, dal riuso d’una patera etrusca quale perfetta aureola bronzea in un Cristo del Verrocchio, alla pittura su pietra paesina dei manieristi. L’archeomodernità che contraddistingue l’evento vaticano è data dall’uso di soluzioni legate alla videografica computerizzata, a quello della luministica contemporanea e dal “riuso” della bellezza rinascimentale in funzione d’una creazione ineffabile che si fa patrimonio universale. Il neologismo “ARCHEOMODERNITAS” che intitola la rivista, allude al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendosi dell’esempio e dell’afflato del passato ma si connette funzionalmente e organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo all’epoca in cui tale processo si produce. In breve, tale processo è quello che ha da sempre animato l’arte in tutte le sue forme rendendo, prima o poi, protagonisti del panorama culturale quegli artisti anche i più misconosciuti nella propria epoca che hanno saputo raccogliere l’eredità preziosa dei Maestri o/e elementi essenziali dell’esistenza, coniugandoli e fondendoli con l’espressività del loro presente. In tale ottica “ARCHEOMODERNITAS” intende superare le distinzioni tra “antico” e “moderno” appuntando l’attenzione “su ineffabili fatti d’arte visiva” grazie al contributo di esperti e professionisti accreditati nel campo della ricerca storico artistica, interviste ad artisti e “addetti ai lavori”. Senza porre limiti o barriere tra epoche, in quanto le componenti di qualsiasi forma d’arte brillano degli stessi valori universali comunque afferenti l’esistenza umana, si punterà ad evidenziare gli aspetti più suggestivi delle opere visive, quel mistero ineffabile che fa di esse oggetti senza tempo, universali.

Staff Archeomodernitas Vignetta a cura di Francesco Albanese 2016

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IL PROGETTO

Il progetto ARCHEOMODERNITAS, una rivista ed una mostra d’arte, che oggi viene documentato attraverso questo catalogo, segue la prima manifestazione culturale proposta a Bari dall’Associazione Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari: il progetto Arte Acqua Ambiente I Edizione con la presentazione del docu-film del regista Pino Tordiglione “Il Bacio Azzurro”, presentato al Cinema Armenise di Bari il 26 Maggio 2015, un vero e proprio “viaggio intorno all’acqua per comunicare l’importanza di un bene prezioso da tutelare e da salvare”. Entrambi i progetti, attuati in due anni, rispondono pienamente alle finalità dell’Associazione nata dall’idea forte che l’arte è un importante mezzo per la ricerca di identità, oltre che uno strumento di riflessione sociale. L’intento è quello di promuovere l’Arte come mezzo di conoscenza e comunicazione, di incrementare le arti visive, seminando stimoli culturali in un territorio ancora oggi arido. Attraverso la realizzazione di mostre, eventi culturali, seminari, corsi di breve e lunga durata, progetti di scambio residenze di artisti appartenerti a culture diverse, vogliamo anche offrire un’opportunità di crescita culturale e professionale. Inoltre si intende sollecitare l’unione e la collaborazione di cultori di tutte le altre arti - letteratura e giornalismo, musica e teatro, cinematografia e fotografia, critica e storia dell’arte, collaborazionismo e sostenitori dell’arte - e a questo scopo si propone di realizzare sezioni aggregate per procedere in una azione comune e concordata. Intende trovare contatti con il mondo del lavoro - là dove opera la creazione e l’invenzione, dove l’equilibrio estetico e la giusta misura qualificano il prodotto - con il mondo artigiano ed industriale, per una reciproca e fruttuosa collaborazione. La formazione dei Fondatori di Ex, si sviluppa negli ambienti artistici e culturali di sperimentazione e ricerca in Italia e all’estero, dando vita ad una originale visione, attraverso l’Arte, di riconoscere, educare e comunicare le problematiche del nostro tempo, nessuno escluso. “ARCHEOMODERNITAS”, una rivista online ed una mostra d’arte con opere di Renato Nosek, Adele Plotkin, di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari e degli artisti dell’Associazione culturale “Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari”, e la presentazione ufficiale della rivista “ARCHEOMODERNITAS” pubblicata online nel sito dell’Associazione, il concetto è che l’esperienza artistica si fondi sull’inscindibile unità di teoria e prassi e si lega al ruolo che l’arte ha sempre svolto nella società antica e moderna, quello di rendere tangibile l’intangibile, rendendo percepibile, attraverso linguaggi espressivi differenti, l’ineffabile presente nell’animo umano. Con “archè” inizia la parola “Archeomodernitas”, neologismo che intitola la rivista e questa mostra, per alludere al processo che muove la ricerca artistica nell’ambito della tradizione creativa avvalendo dell’esempio e dell’afflato del passato, ma si connette funzionalmente ed organicamente al patrimonio linguistico-espressivo del panorama contemporaneo (“modernitas”) all’epoca in cui tale processo si produce: in breve, tale processo è quello che ha da sempre animato l’arte in tutte le sue forme rendendo, prima o poi, protagonisti del panorama culturale quegli artisti - anche i più misconosciuti nella propria epoca - che hanno saputo raccogliere l’eredità preziosa dei Maestri o/e elementi essenziali dell’esistenza coniugandoli e fondendoli con l’espressività del loro presente. In tal ottica “ARCHEOMODERNITAS” intende superare le distinzioni tra “antico” e “moderno” appuntando l’attenzione su ineffabili fatti d’arte visiva. Possiamo dire che la mostra ARCHEOMODERNITAS si è articolata in due settori: il rimo legato alla rivista con le opere di Renato Nosek ed Adele Plotkin ai quali il primo numero di essa dedica articoli specifici e l’altro connesso all’attività ed agli obiettivi dell’Associazione culturale “Ex studenti dell’Accademia di Belle Arti di Bari” che ha presentato lavori di docenti ed allievi delle Accademie ed opere di autori dell’Associazione. Stesso atto creativo ed anche un omaggio agli artisti, accostando e rielaborando fatti realizzati durante le varie fasi della manifestazione, della Conferenza di Allessandro Cecchi alla Tavola Rotonda, dall’allestimento della mostra all’esaltazione della bellezza del luogo espositivo in cui giungono i visitatori, sia testi che immagini relative ai singoli artisti grazie alla sezione del catalogo intitolata: “Profilo degli espositori: poetica e pensieri sparsi di tutti gli artisti in mostra”, che vuole essere un modo diverso di presentare il curriculum di ogni autore già peraltro sperimentato nel depliant della mostra (qui riprodotto). Tutto ciò crediamo che testimoni in modo adeguato l’impegno e la corale partecipazione dei soci in ogni momento dell’evento proposto. Rimangono i doverosi quanto sinceri ringraziamenti al Rettore dell’Università Aldo Moro di Bari che ha concesso sia l’uso dei suggestivi spazi per i dibattiti e per l’esposizione, sia la possibilità di accedere a crediti formativi gli studenti di alcune Facoltà intervenute, al Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Bari che assieme a docenti e studenti ha permesso la realizzazione dell’evento. Analogamente si ringraziano l’Assessore alla Cultura del Comune di Bari Silvio Maselli e alle Politiche della Città Metropolitana di Bari Vito Lacoppola che hanno sostenuto l’iniziativa.

ADELE PLOTKIN

Adele Plotkin

(Nasce a Newark, New Jersey il 1931 - 2013)

Conclusi gli studi alla Yale University all’età di ventiquattro anni, consegue una borsa di studio Fulbright per la pittura e si reca in Italia, a Venezia. Lì conosce Tancredi, Vedova e altri pittori veneziani. È un periodo fruttuoso di esperienze e, non certo casualmente, troverà in Emilio Vedova un potente punto di riscontro con il maestro armeno-americano Arshile Gorky. Durante questi primi anni di soggiorno in Italia, a Venezia e successivamente a Roma per un rinnovo della borsa di studio, Adele Plotkin vive da vicino il rinnovato dibattito artistico europeo. È proprio a Roma che per la prima volta in Italia, espone nel 1970 presso la galleria Schneider. Intanto Adele Plotkin è ad Ischia. Lì si definisce il legame con Carlo Ferdinando Russo, intellettuale di Lucca e figlio di Luigi Russo. Il rapporto d’intesa è straordinario, gli interessi culturali comuni. Si trasferiscono insieme a Bari e per lei inizia anche il lungo periodo di docenza (che durerà fino al 1996) presso l’Accademia di Belle Arti, inaugurando il corso di Psicologia della Forma. L’insegnamento di questa disciplina è di fondamentale importanza per gli sviluppi del linguaggio figurativo di Adele Plotkin. E’ anche fondamentale per capire le sue opere, via via più complesse (addirittura fuorvianti agli occhi di un osservatore improvvisato) e lontane dagli esordi giovanili. Il lettore si chiederà che cosa sia la Psicologia della Forma, e soprattutto, come mai l’artista americana potesse esserne coinvolta come docente. All’inizio sono state riportate le sue parole riguardo una significativa circostanza che caratterizzava le entusiasmanti lezioni a Yale. Quella in cui le lezioni di Josef Albers, in particolare il suo corso sul colore, si affiancavano allo studio di un libro «che tutti gli studenti leggevano», “Art and Visual Perception: a Psychology of the Creative Eye”, di Rudolf Arnheim (emigrato anch’egli negli Stati Uniti nel 1940). L’importanza di quel libro risiedeva nel fatto che Arnheim per primo, avesse funzionalmente applicato le leggi della psicologia della percezione visiva alla lettura dell’opera d’arte. Secondo la Gestaltpsychologie (la Psicologia della forma) infatti, qualunque fenomeno estetico si può comprendere e dunque spiegare non solo ed esclusivamente da un punto di vista semantico, vale a dire di un contenuto, ma anche soltanto attraverso le cosiddette regole sintattiche, vale a dire la sua “forma”, intesa come un insieme strutturato delle singole parti: il modo in cui gli elementi figurali interagiscono tra loro e rispetto al campo, l’equilibrio visivo, il valore spaziale del colore, la sovrapposizione fenomenica e in generale le regole di organizzazione visiva. Devo ribadire l’importanza di tutto ciò ai fini di una reale comprensione del percorso di ricerca di Adele Plotkin. Percorso che inizia nei primi anni cinquanta, a Yale. Il lettore deve anche sapere che il background cui poggiava tutta l’organizzazione didattica voluta da Albers, aveva una storia che non può esser trascurata. Quella che vedeva protagonisti lo stesso Albers, insieme a Klee, Kandinsky, Itten, in una esperienza didattica all’interno del Bauhaus degli anni venti e trenta in Germania, volta allo studio della genetica della forma. È all’interno di questo gruppo che nasce una nuova concezione dell’arte ma soprattutto una ideologia della creazione artistica.

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