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ANNI VENTI IN ITALIA – MOSTRA “L’ETÀ DELL’INCERTEZZA

ANNI VENTI IN ITALIA – MOSTRA “L’ETÀ DELL’INCERTEZZA” GENOVA, PALAZZO DUCALE, 5.10.2019 -1.03.2020

Le mostre possono essere definite di volta in volta belle, documentate, antologiche, innovative. Ma l’esposizione inaugurata nell’ultimo scorcio di novembre a Genova, in un Palazzo Ducale che sotto la guida di Serena Bertolucci sta mantenendo la promessa di offrire alla città ben ottanta eventi, merita soprattutto la menzione di una assoluta originalità. Curata da due veri talenti come Matteo Fochessati e Gianni Franzone, ha il pregio di appaiare a nomi storici ed universalmente noti quali quelli di Carrà, Casorati, De Chirico, Depero, Arturo Martini, Alberto Savinio, Severini e Sironi, anche l’opera di Artisti meno noti al grande pubblico, Ottone Rosai, Cagnaccio di S.Pietro, Leonardo Dudreville, Anselmo Bucci fra gli altri.Perché l’intento non è, come sottolinea uno dei curatori, costruire un’antologica riferita agli anni cruciali compresi fra la Grande Guerra e la crisi economica del 29, bensì mettere in luce attraverso le testimonianze artistiche “la complessità storica, politica, sociale e culturale del decennio e ...l’impatto che i suoi precipui caratteri esercitarono sulle ricerche estetiche del tempo, in particolare sulla produzione pittorica e plastica”. E le oltre 100 opere in mostra proprio di questa complessità rendono ragione, attraverso la varietà di lnguaggi artistici, talvolta così distanti fra loro da essere percepiti come un’intima contradditorietà. Come una grande sinfonia dedicata a quei difficili Anni, curata perfino nell’aspetto grafico dei sottotoli in stile, ognuna delle 11 Stanze è preceduta da un’epigrafe rappresentativa dell’esprit du temps. Dal Prologo, dominato dalla figura, alle Attese, dove il Tempo viene interpretato come aspirazione verso l’eternità di visioni enigmatiche, fino a Metropoli, con il disagio delle grandi città trasformate dalle nuove applicazioni tecnologiche. E poi il trauma della guerra, dove maggiormente si coglie l’opposizione fra i cantori dell’eroismo e la tristezza del ritorno dei militari dopo la vittoria mutilata. Non

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poteva mancare l’oggi tanto decantato Deco di questi Anni che si meritarono fra gli altri l’appellativo di ruggenti , con l’imitazione della vita frenetica e cosmopolita delle capitali d’oltreoceano e il desiderio di evasione e divertimento. Di particolare impatto la chiusura con la Stanza dell’Epilogo , dove sono in mostra due sculture a misura d’uomo, una in bronzo e l’altra in pietra, del grande Arturo Martini: “La pisana”, figura dormiente di donna proveniente dalla collezione che fu del conte Ottolenghi e della consorte Herta von Wedekind, nella Villa che impreziosisce la cittadina termale di Acqui Terme, e “La lupa ferita”, un bronzo muliebre di insinuante provocazione ed erotismo. Due figure femminili in contrasto, a testimonianza del fatto che gli Anni Venti furono fra l’altro grandi incubatori di rinnovamento nei miti culturali.

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