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Concreta è l’idea che non può morire
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CONCRETA È L’IDEA CHE NON PUÒ MORIRE
VOLTARE PAGINA NEL NOME DELLO SVILUPPO, DELLA SOSTENIBILITÀ E DELLA SICUREZZA. POSSIAMO FARLO, PERCHÉ IL CALCESTRUZZO OFFRE ALL’ITALIA UN’OPPORTUNITÀ DI PROGRESSO CHE STA A TUTTI NOI - PROFESSIONISTI, IMPRESE, RESPONSABILI ISTITUZIONALI - COGLIERE DEFINITIVAMENTE. PER NON FAR CROLLARE PIÙ I PONTI CHE SOSTENGONO L’AVVENIRE DEL PAESE
Perché scegliere come copertina un’immagine che oggi potrebbe rappresentare proprio quel passato di errori che vorremmo tutti lasciarci alle spalle? Esibire in primo piano un ponte - nello specifico, il Ponte Morandi di Catanzaro - un’infrastruttura che è oggetto dell’ennesima indagine giudiziaria per cattiva pratica del costruire (o, meglio, per colpevole pratica del costruire) può sembrare un ossimoro figurativo e concettuale. Invece, non lo è, a nostro parere perché i progetti delle grandi opere - questa la dolenza, l’incrinatura di un quadro d’insieme che dovrebbe produrre ben altra impressione di quella dello scandalo e dello sconcerto - vanno salvati da chi li corrompe, non da chi li concepisce idealmente, con una concretezza responsabile di intenti e raccomandazioni. Eppure qualcosa continua a non funzionare, se i controlli e le pratiche quotidiane, invece di valorizzare il calcestruzzo nella vita economica e sociale odierna, ne decreta-
no l’obsolescenza, quando non ne spingono la percezione pubblica addirittura verso una condanna etica, sotto molteplici punti di vista, più o meno giustificati e competenti.
Una resistenza che continua
La nostra disamina personale, invece, ci fa considerare basilari tre concetti che potenzialmente il calcestruzzo porta con sé nell’epoca contemporanea e che porterà anche negli anni a venire, al confronto con le sfide ambientali e tecnologiche che attendono le costruzioni moderne. I tre concetti hanno tutti in comune una S iniziale e vanno considerati in sequenza progressiva: Sviluppo, Sostenibilità, Sicurezza. Riguardo allo sviluppo, il calcestruzzo non può non essere considerato un elemento fondamentale della nostra vita, dal punto di vista privato e sociale (è il materiale principe nella realizzazione delle nostre case, quindi delle nostre città e poi delle infrastrutture che favoriscono le attività industriali, le comunicazioni e i trasporti tra i territori: stabilimenti
produttivi, strade, ponti, reti ferroviarie, porti e via, a proseguire all’infinito). Quindi il calcestruzzo è e sarà ancora protagonista del nostro orizzonte di sviluppo umano; ma deve cambiarne la cultura generale e l’utilizzo, secondo direttrici di responsabilità e di ricerca. Riprendendo alcune considerazioni attuali di Grazia Bertagnoli, ingegnere e segretario generale dell’EFCA (European Federation of Concrete Admixtures Associations) “il calcestruzzo resiste bene a compressione, male alla trazione. L’impiego di cavi pretesi sopperisce proprio alla scarsa capacità di resistere a trazione, facendo lavorare l’intera sezione, inclusa l’area sottostante l’asse neutro (…) Da un punto di vista sostenibile, l’impiego di calcestruzzo precompresso è un’ottima soluzione, considerando anche i costi, l’aumento di durabilità e del ciclo di vita della struttura”. Si tratta di un esempio generale di come il calcestruzzo debba essere considerato con attenzione e secondo un pensiero strategico e scientifico, nel varo di ogni opera strutturale. La ricerca e il progresso nella creazione di nuove formule e ricette che producono le varianti di mix design più opportune devono procedere di pari passo con il controllo continuo della produzione (Factory Production Control) at-
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tuato attraverso l’automazione, la verifica dei materiali e dell’impianto, l’aggiornamento del personale. Parliamo di un ciclo virtuoso che consente di garantire non solo le prestazioni richieste al materiale e determinate attraverso lo studio della miscela, ma anche la costanza delle stesse prestazioni nel corso del tempo. È innegabile che il progresso scientifico che riguarda il calcestruzzo si sia realizzato puntualmente nel corso dei decenni che ne hanno segnato l’impiego pervasivo. I più significativi si sono registrati nella conoscenza del materiale e del suo comportamento nel tempo; nelle sue reazioni agli agenti esterni più aggressivi. In secondo luogo, l’evoluzione del materiale, con l’impiego di additivi che limitano il ricorso all’acqua per ottenere la giusta lavorabilità, hanno diminuito il grado di porosità del materiale, incrementandone la durevolezza e corroborandone, ancora, la resistenza agli agenti esterni. È inoltre cresciuta la capacità dei produttori di adeguare le formulazioni dei calcestruzzi alle specifiche richieste progettuali, realizzando calcestruzzi “su misura”. L’evoluzione della tecnica progettuale, che mette a frutto la miglior conoscenza del materiale e delle sue rinnovate potenzialità nella realizzazione di opere ancora più resistenti e durature (grazie anche all’avvento del BIM – Building Information Modelling, l’approccio che rappresenta in digitale il costruito e le sue caratteristiche fisiche e funzionali preliminari alla realizzazione, prima che esso sia realizzato e lungo tutto il ciclo di vita, consentendo anche di prevederne il comportamento nel tempo). Va considerata anche l’evoluzione della capacità di messa in opera del calcestruzzo, dove le conoscenze e le tecniche progettuali si concretizzano in un manufatto realizzato a regola d’arte capace di resistere nel tempo richiedendo nella gran parte dei casi soltanto una manutenzione ordinaria. Tutte queste considerazioni oggi non possono più essere contraddette dalla pratica accidiosa - quando non criminale, nelle conseguenze più estreme - del “cattivo costruire”. Pena, lo sviluppo interrotto di una cultura scientifica - quella del calcestruzzo - che può risolversi nello sviluppo interrotto del Paese, sotto uno degli aspetti più essenziali, quello delle infrastrutture e dell’evoluzione urbana.
Progetto per l’Ambiente
Allo Sviluppo segue la necessità primaria del nostro presente e del futuro che ci attende, quella della Sostenibilità. Una relazione recente della GCCA (Global Cement and Concrete Association) denominata GNR (Getting the Numbers Right), attraverso la raccolta dati su diverse voci dell’industria del cemento (produzione, emissione di CO2, consumo energetico e di calore, consumo componenti minerali), rileva che dal 1990 al 2018 nel comparto della produzione di cemento si è realizzata una riduzione del 19.2% in CO2 per tonnellate di materiale prodotto, un incremento del 9.5% di combustibile alternativo e un efficientamento energetico generalizzato con la riduzione del 18% del consumo di energia. In questo caso, parliamo di un componente cardine del calcestruzzo. Guardando alla sostenibilità di impiego e di resa nel tempo del calcestruzzo, va sottolineata la durabilità di un materiale che ha la capacità di preservare nel tempo le prestazioni iniziali, in relazione all’ambiente in cui si trova (un concetto cardine dell’edilizia sostenibile), con requisiti di manutenzione molto più ridotti rispetto all’acciaio e al legno. “Al concetto di durabilità, si collega anche il DfD (Design for Dis-assembly), che rappresenta un nuovo approccio alla progettazione e un importante contributo all’ambiente - rileva ancora Grazia Bertagnoli, in un intervento ulteriore a favore della tesi di sostenibilità del calcestruzzo - La filosofia del costruire per disassemblaggio permette un facile riutilizzo di elementi quali colonne, pareti, travi e lastre, reimpiegate nell’ampliamento di edi-
fici esistenti o di nuove strutture. Questo tipo di progettazione permette di smontare anziché demolire, riducendo così l’uso di materie prime e di rifiuti”. Andando a ritroso, aggiungiamo che l’impiego di una percentuale di aggregati riciclati, richiesta anche nei nuovi Criteri Minimi Ambientali per l’edilizia per le nuove generazioni di calcestruzzi green, arriva addirittura al 50% per calcestruzzi leggeri e di riempimento (mentre un massimo del 5% riguarda, necessariamente, i calcestruzzi strutturali). La versatilità del calcestruzzo è tale che il progettista strutturale è oggi in grado di ottimizzare il materiale impiegato, riducendone l’impatto in termini di CO2, e limitando il consumo di acqua nella stessa miscela. Nell’alveo dell’economia circolare, quindi, proprio a seguito del riutilizzo di aggregati riciclati e di combustibili alternativi per la produzione di clinker, considerando la resilienza rispetto all’aggressione dei fenomeni naturali, il calcestruzzo conferma una portata sempre rivoluzionaria, anche agli albori di una società e di un’economia sostenibile.
(Ri)sollevarsi dal passato
Arriviamo al terzo concetto, quello della Sicurezza (che è, se vogliamo, un’altra forma di Sostenibilità, applicata alla salute pubblica e alla preservazione delle nostre vite contro eventi d’emergenza e di calamità più o meno naturali). L’evoluzione della conoscenza e della tecnica produttiva del calcestruzzo sono rispecchiate, a livello normativo, nella norma tecnica europea EN 206 (dal 2001 riferimento fondamentale per la scelta e la produzione del calcestruzzo), recepita in Italia e completata attraverso la norma tecnica complementare UNI 11104, richiamata dalla normativa italiana cogente a partire dal 2008. La EN 206 ha avuto il merito di introdurre una novità significativa nella fase progettuale, il requisito della durabilità, oggi alla base anche delle norme nazionali cogenti sulle costruzioni. Mentre le opere in passato si progettavano solo in funzione dei carichi attesi, oggi è richiesto che siano pensate, progettate e realizzate in funzione di una loro attesa di durata di esercizio e delle condizioni ambientali specifiche (quindi degli agenti aggressivi ai quali saranno sottoposte). “Questa novità fondamentale richiede che la natura dei materiali e la loro messa in opera tengano conto anche della capacità dei calcestruzzi di resistere all’aggressione degli agenti esterni per un lungo periodo di tempo - ribadisce Federbeton in una lunga nota pubblicata già due anni orsono - Oggi, questa possibilità è garantita per tempi ancor più lunghi rispetto al passato, grazie a nuove tecniche e a nuovi materiali. Su questo aspetto sono concentrati la ricerca e lo sviluppo di tutta la filiera del cemento e del calcestruzzo”. Dalla ricerca, è doveroso passare alle buone pratiche. Perché se il calcestruzzo è intrinsecamente durabile in virtù delle sue caratteristiche meccaniche e fisiche, la scelta del calcestruzzo idoneo a garantire durabilità e limitare le esigenze di manutenzione è la pietra d’angolo della futura sicurezza, nella fase preliminare alla messa in opera. “Alla luce dei grandi passi in avanti realizzati dal settore, è possibile oggi raggiungere valori di resistenza tali da rendere il calcestruzzo il materiale ideale anche per strutture particolarmente complesse dal punto di vista delle prestazioni meccaniche quali gli edifici di notevole altezza o i ponti di grande luce”, rilevano ancora, idealmente, le considerazioni di Federbeton. Dopo Genova, dopo la profonda e drammatica riflessione economica indotta dalla pandemia da Covid-19, dopo le speranze indotte dall’attuale governo Draghi e dal varo del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), sapremo risollevare i nostri ponti dall’ossimoro delle immagini? Noi speriamo di sì, perché la bellezza del futuro risiede, ancora e sempre, in un patto di incrollabile fiducia reciproca tra popoli, opere e costruttori responsabili.