Ticino7

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numero

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Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Giornale del Popolo

Tessiner Zeitung

L’appuntamento del venerdì

con Teleradio dal 9 al 15 agosto


Âť illustrazione di Adriano Crivelli


numero 33 7 agosto 2009

Agorà Cave canem. Il pericolo al guinzaglio

DI

Gastronomia Lo yogurt, un alimento speciale

Impressum

Turistario Diabolik e i pendolari

Tiratura controllata

Vitae Antonio Gianinazzi

90’606 copie

Chiusura redazionale Venerdì 31 luglio

DI

DI

ROBERTO ROVEDA DI

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ROBERTO ROVEDA

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DUCCIO CANESTRINI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

NICOLETTA BARAZZONI

Reportage Cinema. Paure dell’altro mondo

DI

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GIANCARLO FORNASIER

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Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Tendenze Mobili d’aria e colore

DI

GIORGIA RECLARI

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Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile

Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

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In copertina

Zsa Zsa Gabor in Queen of outer Space (1958) di Edward Bernds Collezione privata

Tempo di cinema

Cari lettori, sempre più spesso la nostra viene definita come l’epoca dell’immagine e non solo in relazione all’enfasi attribuita all’apparire, espressione della sovraesposizione mediatica offerta dalle televisioni e da internet, ma più in generale in riferimento al valore dato alle immagini sul piano della comunicazione, settima arte inclusa. Da appassionato di cinema mi capita naturalmente di vedere un po’ di tutto e devo ammettere che in realtà la tendenza dell’industria cinematografica occidentale pare contraddire l’assunto iniziale. Lo spunto può essere legato alla fantascienza o più genericamente al cinema di science fiction, ai cui primordi abbiamo dedicato il reportage di questo numero. Pochi giorni fa ho visto per la prima volta Batman - Il cavaliere oscuro, pellicola ineccepibile dal punto di vista della realizzazione tecnica e affidata a un cast di eccezione (Gary Oldman, Michael Caine, Morgan Freeman, Christian Bale nel ruolo del supereroe e il compianto Heath Ledger in quello di un inquietante Joker). Ma il film, come spesso accade di questi tempi, è eccessivamente lungo con lo scontro finale procrastinato all’infinito. La trama si snoda con precisione millimetrica e lo spettatore è accompagnato lungo il percorso narrativo senza intoppi e salti concettuali. Nessun dettaglio è escluso. Il fatto è che queste medesime

considerazioni potrebbero essere riferite a centinaia di pellicole di recente realizzazione. Facciamo ora un salto indietro. Torniamo a film di fantascienza come 2001: Odissea nello spazio, Fahrenheit 451 o Solaris (di Tarkovskij), opere contrassegnate da dialoghi essenziali, da una cura ossessiva per la sceneggiatura e la qualità artistica delle immagini. In esse il percorso narrativo impegnava davvero lo spettatore, che non poteva esimersi dal partecipare emotivamente e intellettualmente alla vicenda narrata e la cui intelligenza – per citare Wim Wenders, uno che di immagini ne sa qualcosa – veniva pienamente rispettata. Intendiamoci, film di eccellente qualità vengono fortunatamente prodotti anche oggi e inoltre non sempre si ha voglia di impegnarsi con grandi “capolavori”, ma la tendenza nell’industria dello spettacolo occidentale (peraltro condivisa con molta letteratura… provate a confrontare un racconto di Glauser o di Simenon con uno dei romanzi della trilogia di Stieg Larsson, per citarne uno a caso) mira a sottrarre ogni ruolo e funzione allo spettatore, relegato a fruitore passivo da ingozzare sì di immagini (o di sterili descrizioni), ma sempre più aliene, è il caso di dirlo, da ogni possibile senso. Cordialmente, Fabio Martini


Cave canem. Il pericolo al guinzaglio

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Agorà

Compagno fedele o pericoloso killer? Le aggressioni portate dai cani si susseguono a ritmo crescente, soprattutto nei confronti dei bambini. La legge recentemente approvata dal Consiglio Nazionale lascia però qualche dubbio…

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n Svizzera i cani sono poco più di mezzo milione, davvero non pochi per un paese di circa sette milioni e mezzo di abitanti. Una conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che anche qui come in tutto il mondo “Fido” è considerato il migliore amico dell’uomo e una presenza irrinunciabile in molte case. Eppure, anche nel nostro paese fatica a farsi largo un approccio diverso e più cosciente rispetto a cosa voglia dire esattamente possedere un cane, accudirlo e in particolare educarlo in modo che non possa nuocere a chi lo possiede, ad altre persone o ad altri animali. Perché un cane, anche il più buono e inoffensivo, se non viene addestrato correttamente a rispondere ai richiami del padrone può comunque manifestare reazioni inaspettate. Fino a diventare un pericolo, soprattutto per i bambini. Più di quattromila aggressioni di cane ogni anno Il problema esiste e gli ultimi dati forniti dall’Ufficio federale di veterinaria (UFV) parlano chiaro. Senza arrivare a situazioni tragiche – come quella avvenuta a Oberglatt (Cantone Zurigo) nel 2005, quando un bambino di sei anni fu sbranato da tre pitbull sfuggiti al proprietario, o quella recentissima verificatasi a Sciaffusa –, nel 2007 gli incidenti da morsi di cane sono stati nella Confederazione circa 4.300, di cui ben 2.678 ai danni di persone. Secondo altre statistiche gli incidenti sarebbero anche di più, oltre diecimila, un dato riconducibile al fatto che molti cittadini preferiscono non farsi medicare in ospedale né denunciano l’accaduto se si tratta di incidenti di poco conto o in cui si è stati morsi dal proprio cane. I dati dell’UFV evidenziano però un altro aspetto del problema. Gli incidenti coinvolgono più di 200 tipi di cane, ma se sulla media di tutte le razze si registra meno di un incidente ogni 100 cani, la percen-

tuale sale a 8,5 incidenti ogni cento cani per i pitbull. Un dato che fa riflettere e che rischia di riaprire la polemica mai del tutto sopita sul fatto che esistano razze più pericolose di altre e sulla necessità di porre limitazioni o addirittura vietare l’acquisto di determinati “tipi” di cani: pitbull e rottweiler in testa, ma anche pastori tedeschi e dobermann. La nuova legislazione nazionale Nel frattempo però, il 9 di giugno scorso, il Consiglio Nazionale ha approvato la nuova legge sui cani pericolosi, con la quale non è stato introdotto nessun divieto al possesso di determinate razze né è stata compilata alcuna lista di quelle pericolose. Ha prevalso la linea di chi si è battuto contro i divieti partendo dall’assunto che è spesso impossibile valutare la pericolosità di un cane partendo semplicemente dalla razza, anche perché la maggior parte degli animali presenti nelle case sono frutto di incroci (oltre il 60% in Svizzera). Si è preferito puntare su una convivenza più armoniosa tra l’uomo e il suo migliore amico a quattro zampe. I punti forti della nuova legge sono, infatti, l’obbligo per i proprietari, pena la contravvenzione, di tenere i cani al guinzaglio nei luoghi considerati “sensibili”, come edifici pubblici, strade frequentate, trasporti pubblici, stazioni, parchi e spazi sportivi. Ogni proprietario dovrà poi stipulare un’assicurazione di responsabilità civile, con una copertura minima di un milione di franchi e sarà ritenuto responsabile di eventuali aggressioni portate dal suo animale. Sarà inoltre vietato allevare animali per renderli aggressivi, con il rischio per i contravventori di pene fino a tre anni di carcere. Le diverse giurisdizioni cantonali potranno ora adottare disposizioni più severe, perché la legge federale è considerata lo standard minimo. Ma è difficile pensare che si vada oltre, tanto più che il Canton


seggono un “quattrozampe” sanno come comportarsi nel caso il loro cane diventi aggressivo oppure sanno riconoscere i comportamenti che l’animale può avere nelle situazioni impreviste? Quanti si rendono conto che le reazioni di un cane rispetto al rumore, un movimento improvviso, a una persona in corsa o a un vestito svolazzante possono scatenare gli istinti di caccia nell’animale oppure infastidirlo o spaventarlo? Quanti tra questi proprietari hanno educato il loro cane a fermarsi al loro richiamo in ogni caso e in ogni situazione? Sono interrogativi che vengono, per esempio, ripetuti da anni dalla Società cinologica svizzera (SCS), che organizza corsi di educazione per i cani, ma soprattutto per i proprietari. Eppure, ogni volta che si va in un parco si vedono cani che si inseguono e che non rispondono ai ripetuti richiami del padrone. Come affermano gli esperti della SCS questi sono i primi passi per avere un cane incontrollabile in caso di emergenza. Forse può avere poco senso proibire alcune razze, ma vietare a degli incompetenti e a degli incoscienti di mettere in pericolo le altre persone non è solo lecito, ma anche doveroso.

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Cani pericolosi oppure padroni incoscienti? La legge rappresenta certamente un passo avanti per la Svizzera, che in materia aveva una delle normative più lassiste d’Europa (in Germania e Francia, per esempio, l’importazione e l’allevamento dei cani più pericolosi sono vietati). Lascia però aperti alcuni interrogativi. Da un lato è inutile far finta che tutti i cani siano uguali. Essere aggrediti da un dobermann o da un cane di grandi dimensioni, di razza pura oppure frutto di mille incroci, è senza dubbio diverso che essere inseguiti da un chihuahua o da un pechinese. Allo stesso tempo possedere un pittbull comporta delle precauzioni e l’acquisizione di un’esperienza specifica in materia di addestramento, nozioni che non sono necessarie per portare a spasso un barboncino. Per

rimanere in tema di pitbull, come detto spesso al centro degli incidenti più gravi, non dobbiamo mai dimenticare che si tratta di una razza creata agli inizi dell’Ottocento per i combattimenti contro i tori e che l’istinto al combattimento non si perde mai del tutto in animali come questi... Entriamo qui in un campo spesso sottovalutato e che invece la recente legislazione nazionale prende in considerazione in maniera seria: l’impreparazione e l’incoscienza dei proprietari degli animali. Acquistare un pitbull o un rottweiler come se fosse un giocattolo di peluche è come comprarsi una moto che viaggia a 300 chilometri all’ora quando fino al giorno prima si è sempre andati in bicicletta. Ovvio che nessuna legge impedisce di fare acquisti del genere. Rimane il fatto che chi li fa è un incosciente ed è pericoloso per sé e per gli altri. Vale quindi la pena di interrogarsi, più che sulla pericolosità dei cani, sulla superficialità e l’impreparazione di molte persone che li possiedono. Nella maggior parte dei casi, infatti, il problema non è a valle del guinzaglio, ma a monte. Quante tra le persone che pos-

» di Roberto Roveda

Ticino aveva già rinunciato lo scorso inverno a vietare le razze più pericolose, costringendo semplicemente i proprietari di animali di una trentina di razze a richiedere una particolare autorizzazione per il possesso, oltre a fare un corso speciale di addestramento e a superare un esame finale.


Angela Colli Lo yogurt e altri alimenti fermentati Tecniche nuove, 2004 Un libro sulla fermentazione dei cibi, per capire meglio di cosa si tratta, come gli alimenti ne vengano trasformati e come trarne il maggior beneficio possibile.

mense dell’Europa moderna: Francesco I, re di Francia nei primi decenni del Cinquecento, era uno degli uomini più potenti del continente. Gagliardo, cavaliere invitto, tombeur de femmes – una sorta di Berlusconi antelitteram, per intenderci – era però tormentato da tremendi problemi intestinali. I medici non sapevano che fare e fortuna fu che Francesco I, anche se sovrano cristianissimo, fosse alleato del sultano di tutti i Turchi, sovrano potente a sua volta e, cosa ben più importante, grande consumatore di yogurt. Conoscendo i problemi del suo illustre alleato, il sultano inviò a Parigi il suo medico personale, un dotto ebreo che in breve curò il re di Francia a forza di cucchiai di yogurt. Da quel giorno questo alimento provvidenziale non poté più mancare sulle mense più raffinate d’Europa e con il consumo, si diffuse la sua fama di “curatutto”. Anche in pieno positivismo lo yogurt mantenne a lungo la fama di panacea, tanto che fu proprio Metchnicov, lo scopritore del Lactobacillus bulgaricus, a cercare di rendere industriale la produzione di yogurt. Riuscì alla fine a convincere un ricco imprenditore ebreo, Isaac Carasso, che, nel 1919, impiantò il primo stabilimento per la produzione industriale di yogurt a Barcellona. Da lì cominciò tutta Lo yogurt gode di un successo costante: nato un’altra storia e oggi tra i pastori nomadi dell’Asia, apprezzato ogni supermercato che sulle mense regali e considerato una sorta si rispetti deve avere aldi elisir di lunga vita, è oggi il simbolo di meno un centinaio di un’alimentazione sana ed equilibrata tipi di yogurt, diversi per gusto e quantità di che nessun medico d’Europa grassi. Un bel salto, partendo da un poco di riusciva a curare. latte andato a male a un pastore dell’Asia! Che sia storia o leggenda, questa è una vicenda che vale PS: Sapete che nome diede Isaac Carasso alla la pena di raccontare, anche prima fabbrica per la produzione industriale perché, secondo alcuni, spiedi yogurt? Scelse l’appellativo del figlio: ga l’arrivo dello yogurt sulle Danone. Vi dice qualcosa?

» di Roberto Roveda

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capitoli della Genesi biblica il patriarca Abramo offre latte acido a tre angeli inviati da Dio per annunciargli la prossima gravidanza della moglie Sara (Genesi, 18,8). Gli storici dell’alimentazione pensano che a “inventare” questo alimento, buono per ogni evenienza, siano stati i Bulgari – non gli abitanti dell’odierna Bulgaria – ma i loro antenati, nomadi e pastori che nell’antichità scorrazzavano per le grandi steppe dell’Asia centrale. In onore dei progenitori, uno degli organismi responsabili della fermentazione del latte, venne chiamato Lactobacillus bulgaricus dal suo scopritore, il microbiologo russo Ilya Ilyich Mechnicov, premio Nobel per la medicina nel 1908. Non capita certo tutti i giorni di essere scoperti da un premio Nobel, così come non capita a tutti di guarire un re

Lo yogurt, un alimento speciale

Gastronomia

dovuto al caso: un anonimo pastore, nella notte dei tempi, lasciò del latte in un otre ricavato dalla pelle o dallo stomaco di qualche animale. Il contatto con i fermenti animali o anche la semplice azione del calore fece fermentare il latte, rendendolo denso e acidulo. In epoche in cui la fame rappresentava uno spettro incombente, il nostro sconosciuto pastore non si sognò minimamente di buttare via tutto e assaggiò il “nuovo nato”, trovandolo gustoso. Probabilmente venne così alla luce lo yogurt, uno degli alimenti più di moda nell’alimentazione moderna, considerato oggi più che mai un modello di cibo salutare. Una vera panacea: dietetico, sano, in grado di ristabilire la regolarità intestinale e ringiovanire le cellule. Insomma, una fonte dell’eterna giovinezza in vasetto pronta all’occorrenza nel frigorifero di casa. La cosa più interessante è che il successo dello yogurt – che in turco vuol dire “latte denso” – non conosce sosta da millenni. Viene citato nei testi sacri dell’Induismo, scritti ben prima della nascita di Cristo, ed è presente nei banchetti regali raccontati nelle novelle de Le mille e una notte, il capolavoro della letteratura araba medievale. Nei primi

Neva Ceseri Buona tavola, salute e bellezza con lo yogurt Red edizioni, 2008 Un viaggio alla scoperta dei mille usi dello yogurt, dai trattamenti di bellezza agli usi curativi, dai modi per prepararselo in casa a come utilizzarlo al meglio in cucina.

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L’inizio della nostra storia è

Libri


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Diabolik e i pendolari Il turismo come male necessario? Forse sì, purché mantenga il suo carattere di ricerca di cose nuove e di avventura. Altrimenti non resta che delegare il compito a un fumetto, leggiucchiato fra una stazione e l’altra, nel quotidiano “viaggio” verso il luogo di lavoro

Sulla parete di un gabinetto pubblico un giorno ho letto: Dio è morto, firmato Nietzsche; qualcuno aveva aggiunto, sotto: Nietzsche è morto, firmato Dio. A chi dunque l’ultima parola? No, il viaggio non è morto. Il viaggio è come un omino Michelin, l’omino di gomma “sempre in piedi” della pubblicità di una volta, quando Ciccio Ingrassia diceva a Franco Franchi: “nonostante le botte hai sempre una bella cera”. Era lo sketch (non si diceva ancora spot) pubblicitario di una marca di cera per pavimenti. La cera Gray, grazie alla quale i mariti che tornavano stremati dal lavoro finivano gambe all’aria. Il viaggio soffre di turismo, come lo sviluppo soffre di espansionismo. Come l’identità soffre di etnocentrismo. Come l’esplorazione soffre di imperialismo. Lungi dal considerare gli ismi un peggiorativo assoluto (altrimenti non farei giornalismo) propongo di considerare per un istante il turismo alla stregua di un male necessario. Così come gli antichi greci consideravano Pandora, la prima donna: kalòn kakòn, un bel male. Non si può fare a meno di viaggiare. Accade ovunque e costantemente, viaggiamo anche quando non ci pensiamo o non riteniamo di farlo. Il viaggio è una formidabile metafora esistenziale: siamo transitori, i filosofi dicono transeunti, vivendo scopriamo nuovi luoghi, poi passiamo all’aldilà. Nel 1962 le sorelle Angela e Luciana Giussani inventarono il personaggio di Diabolik. Per loro stessa ammissione, lo crearono “per offrire ai pendolari della stazione Nord di Milano un’avventura piena di colpi di scena da leggere in treno”. Nasce così quell’uomo in calzamaglia con lo sguardo di ghiaccio e un coltello in mano, che da 47 anni si aggira nelle edicole italiane. Gli album di Diabolik venduti fino a oggi hanno superato i 150 milioni di copie e sono stati tradotti in sette

lingue. Passa il tempo, ma il fascino di questo personaggio non cessa; anzi, aumenta e non soltanto tra i pendolari che sognano improbabili trasgressioni. Nel fumetto italiano degli anni Sessanta non esisteva un criminale vincente, perché il protagonista doveva coincidere con la figura del giustiziere. Ma, detto tra noi, che giustizia ci può essere in un dacci oggi il nostro treno quotidiano? Meglio l’avventura, il fascino del proibito, un bel crimine che finalmente paga, altro che andata e ritorno con l’abbonamento. Inoltre il fumetto di Diabolik, grazie all’innovativo formato 12 per 17 centimetri, era anche facile da nascondere, in un baleno poteva sparire nella tasca della giacca. Risultato: come dicono i francesi, grand succès. Esattamente cinquecento anni fa il viaggiatore bolognese Lodovico de Varthema descriveva il suo Itinerario nello Egypto, nella Surria, nella Arabia deserta et felice, nella Persia, nella India et nella Etiopia. Osservatore attento e narratore brillante, de Varthema ci ha lasciato testimonianze minuziose del suo girovagare. Ma prima ancora dei dettagli, colpiscono le sue motivazioni, la sua sete d’avventura. Che il grande esploratore manifesta nel prologo dell’opera iniziando con “il desiderio”, uno splendido sostantivo che sbaraglia ogni obiezione. “Il desiderio me incitò. Et perché tutti li altri paesi dalli nostri sono stati dilucidati, per questo nel mio animo io deliberai vedere paesi dalli nostri meno frequentati. Donde da Venezia noi con lo favore delli venti spandendo le vele ad quelli, et invocato el divino adiuto, al mare ce fidammo. Et essendo in Alexandria, città dello Egypto arrivato, io de cose nuove come de acque fresche un sitibundo desideroso perveni”. Questa sete di cose nuove è la medicina per guarire il viaggio dalle sue malattie. Ognuno se la toglie come può, ma guai non averla.

Turistario

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» di Duccio Canestrini; nell’immagine “Diabolik” (di M. Bava, 1968)

Il viaggio è malato. Qualche esagerato dice che è defunto.


» testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni; fotografia di Igor Ponti

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educazione. Certo che il presidente Obama ha smentito questa ignoranza, abbattendo gli stereotipi e molte facili interpretazioni. La rivalsa della popolazione nera ha aperto molte porte alle nuove generazioni. Si inizia ad accettare la differenza anche se sento che verso l’africano e chi ha la pelle scura si continua a puntare il dito senza riflettere. Forse per placare l’astio ci vorrebbe un Papa nero? Roma ha la sua città, le sue leggi e i suoi statuti. L’Africa è un grande bacino d’utenza per la religione cattolica. Non c’è dunque la necessità di avere una rappresentanza di colore a livelli di alto pontificato. Ha dedicato la sua vita professionale ad Gli africani che spacciano soaccudire gli anziani. Sportivo e atletico, no vittime di una rete che ha ramificazioni con la politica lotta contro una grave malattia e i pre- e i gruppi di potere. Questi giudizi legati al colore della sua pelle africani arrivano da condizioni terrificanti e disperagevano, alludendo al colore te. Certo non giustifica nulla, ma stando della mia pelle. Ma molti non qui assimilano le nostre abitudini. Vedono sanno che, anche se ho la belle macchine, belle donne, bei vestiti. È pelle nera, se mi espongo al sufficiente adescarli che loro abboccano. sole mi brucio e mi viene l’eriBesso pulita? Mi sembra un insulto. Besso tema solare come a qualsiasi pulita da cosa? Dall’immondizia? O dai neri altra persona. La differenza che la frequentano? In questi ultimi due sta nella pigmentazione che anni ho iniziato ad avere problemi legati molti non accettano: o per alla caccia all’uomo nero. Quest’anno sono ignoranza o per paura del stato fermato almeno dieci volte. Mi sono diverso. Ho da sempre notato sentito insultare da agenti della polizia che che i racconti contengono facevano del sarcasmo gratuito deridendotanti simboli legati al nero: mi: “ah, si vede che sei un Gianinazzi...“. l’uomo nero, la pecora nera, Perquisizioni plateali e sceneggiate patetiche tutti simboli negativi. Il nero con un contingente di 10 agenti e 3 fermati. lo si abbina al male. Chi nasce Volevano farci sembrare i seguaci di Escobar. nero è svantaggiato per una Certo nessuno ha scritto in faccia sono un questione di cultura legata bravo ragazzo o sono un criminale. Il colore a uno schema mentale assai della mia pelle non lo cambierei anche se rigido. Il paradosso sta nel 35 anni in questo paese mi hanno plagiato. fatto che chi non tollera le Molto del mio istinto innato l’ho represso. persone di colore va però ad Mi sono adeguato anche se il mio spirito è abbronzarsi ai Caraibi. Non rimasto felice, vivace e aperto. Gli amici mi saprei dire se sia un fatto definiscono un camaleonte a prescindere di razza o di colore. Anche dal colore della mia pelle. Sarà colpa del in Africa il nero è razzista mio segno zodiacale, i gemelli. Mi sento nei confronti del bianco. Per triste perché ho ceduto alla mia natura. Sono non sopportare una persona meno guerriero e combattivo. Seguo meno bisogna prima conoscerla. il ritmo della musica. A volte mi chiedo se Qui le persone vanno pronon sia la mia difficoltà a vivere una storia prio a pelle. Non cercano d’amore non corrisposta a condizionarmi. l’approccio: ah, è nero quindi Morir d’amore non mi dispiacerebbe... sapuzza, spaccia oppure è un rebbe una morte piacevole alla quale non mi delinquente, o un analfabesottrarrei. Ma continuo a dare il meglio di ta. Sporco negro? Ringrazio me, pur non riuscendo a scorgere il volto del sempre chi mi insulta perché mio domani. Vivo il presente senza obiettivi mi aiuta a differenziare la mia a lungo termine.

Antonio Gianinazzi

Vitae

rovengo dalla Costa d’Avorio ma sono nato in Colombia. Abito in Ticino perché sono stato adottato, mi hanno portato qui all’età di due anni. Oggi ne ho 37. Non ho mai rinnegato le mie origini anche perché per poterle rinnegare devi averle prima riconosciute. Al di là del colore della mia pelle non le conosco fino in fondo. Il mio imprinting l’ho sviluppato in un orfanotrofio nei primi 2 anni di vita. A volte mi arrivano dei segnali, dei profumi, degli odori o delle immagini che mi riportano a quei momenti ma non riesco a collegarli tra loro. Quando sono arrivato in Ticino la prima cosa che ho fatto, dopo aver visto la neve, è stato di metterla in un sacchetto. Riflettendo sull’adozione, nell’età adulta, ho iniziato ad avere dei problemi, dei ripensamenti e dei pensieri negativi. Mi sono chiesto se l’adozione sia stata la soluzione ai miei problemi. Oggi vivo l’abbandono dei miei genitori biologici come un trauma difficilmente colmabile. La sofferenza dovuta alla mia biografia sta uscendo, manifestandosi con la malattia con cui devo convivere. Ho la sarcoidosi, una patologia che colpisce il sistema linfatico. Prende gli organi come i polmoni o il cuore, oltre a creare problemi di pressione intracranica. È una malattia degenerativa che può portare anche alla morte. Nel sistema linfatico c’è la vita. Ho forse deciso inconsciamente di non vivere? È probabile che il mio io interiore stia vivendo una ribellione e un rifiuto. Forse se tornassi alle mie origini potrei scoprire altri pezzi che mi aiuterebbero a capire. Cercare mia madre e mio padre? Non ho indizi e per questo si resta sospesi nel dubbio, per sempre... forse aspettando di incontrare una sorella o un fratello di sangue mai conosciuti. Crescendo ho iniziato ad avvertire astio nelle prime battute offensive che i miei coetanei mi rivol-

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PAURE DELL'ALTRO MONDO

NEI GIORNI DELL’APPUNTAMENTO CULTURALE PRINCIPE DEL CANTONE, IL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI LOCARNO, DEDICHIAMO UN DOVEROSO TRIBUTO ALLA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA FANTASCIENTIFICA DEGLI ANNI CINQUANTA PUBBLICANDO ALCUNE STRAORDINARIE LOCANDINE CHE BENE RIASSUMONO L’ICONOGRAFIA E LE FOBIE CHE PERMEARONO QUELLE PELLICOLE E QUEL PERIODO. PAURE INCONSCE, MOSTRI, ALIENI, POTERI SOVRAUMANI: LA FIERA DELLA DIVERSITÀ TROVAVA NELLA PRODUZIONE DI QUEL DECENNIO IL TERRENO IDEALE PER LANCIARE MESSAGGI CAPACI DI ATTECCHIRE IN UNA SOCIETÀ FACILMENTE IMPRESSIONABILE E CHE BEN SI RICORDAVA – A POCHI ANNI DALLA FINE DELLA GUERRA – DEL NEMICO. CHE FOSSE IL ROBOT VENUTO DALLO SPAZIO SIDERALE OPPURE “VIOLENTE” IDEOLOGIE POLITICHE PRONTE A MINACCIARE LA LIBERTÀ E IL BENESSERE OCCIDENTALE...

di Giancarlo Fornasier; concetto originale di Reza Khatir e Roberto Dresti manifesti provenienti da collezione privata


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egli anni Cinquanta il genere fantascientifico, spinto dalla science fiction – la letteratura di fantascienza dei vari Heinlein, Asimov, Simak ecc. – diventa di grande interesse per l’industria cinematografica americana in profonda crisi. Tra i motivi che decretano la definitiva nascita del cinema di fantascienza, l’elemento emotivo è fondamentale: in un decennio che mirava alla conquista spaziale e alle cui spalle incombeva la tragedia delle atomiche di Hiroshima e Nagasaki, le scoperte scientifiche si susseguono incessanti mostrando anche i loro lati meno “pacifici”. Si genera nella società il dubbio che il progresso non sia che il risultato di una misteriosa forza pronta a distruggere l’intera umanità. Il genere fantascientifico inizia a prosperare, trasformandosi in uno strumento in grado di visualizzare, elaborare e scongiurare quei profondi timori. Non a caso le pellicole narrano spesso delle catastrofiche conseguenze frutto dell'applicazione maldestra della tecnologia, ma anche dell’abilità dell’uomo – l'eroe made in USA – nel riprendere il controllo degli eventi e del suo destino.

Tra politica e psicologia In piena Guerra Fredda – la contrapposizione di blocchi politici e militari per il controllo del pianeta che sfocia nella corsa agli armamenti – tutti sono coscienti di quali e quanto siano potenti le forze di distruzione a disposizione. E non solo sulla Terra ma anche nello spazio sconosciuto a cui USA e URSS sono tanto interessate. A questo contesto “cultural-politico” vanno aggiunti almeno altri tre elementi. Il primo è la nascita e lo sviluppo di formati cinematografici spettacolari come il Cinemascope e il Technicolor, che si diffondono e diventano l’arma vincente degli studios americani per combattere il boom della televisione (che aveva portato alla chiusura di molte sale cinematografiche). Una tecnologia adottata anche dai produttori indipendenti che, facilitati nel raccogliere mezzi finanziari in un mercato sempre pronto a nuove sfide, invadono le sale con produzioni sempre più spettacolari. Il secondo elemento è certamente la nascita dei teenager, una nuova classe sociale, nonché i maggiori consumatori in assoluto del prodotto cinematografico. Non per nulla i protagonisti delle stesse pellicole sono spes-

Forbidden Planet (1956) di Fred M. Wilcox Un incrociatore spaziale raggiunge il quarto pianeta della stella Altair alla ricerca di coloni sbarcati anni prima e dei quali non si hanno più notizie. Il comandante e i suoi uomini trovano un solo superstite, che vive sul pianeta con la figlia e Robbie, un robot… in copertina Queen of outer Space (1958) di Edward Bernds Al seguito di strani raggi provenienti dallo spazio una spedizione terrestre scende su Venere, governato da una perfida regina che ha inviato tutti gli uomini su un altro pianeta. Gli astronauti vengono fatti prigionieri e accusati di essere delle spie. Scoprono che la regina vuole distruggere la Terra…


so dei giovani (su tutti The Blob - Fluido mortale, film del 1958 di Irvin Yeaworth Jr. con un giovane Steve McQueen). La stessa diffusione massiccia dei drive-in – i cinema all’aperto muniti di grandi schermi – coincide con l’esplosione dalla seconda metà degli anni Cinquanta proprio del genere fantascientifico. E, infine, dobbiamo considerare le numerose testimonianze di avvistamenti di oggetti volanti non identificati, fenomeno esploso a partite dal 1947 in seguito all’Incidente di Roswell nel quale (pare) furono ritrovati alcuni alieni caduti sulla Terra… La paranoia dell’invasione sovietica si somma così alle misteriose creature venute dallo spazio: il clima maccartista dell’epoca – la caccia ai presunti comunisti “infiltrati” – porta ad associare gli UFO ai russi invasori e le macchine volanti diventano per l’occidente navicelle-spia. Un cocktail “psico-socialpolitico” infarcito di paure inconsce spettacolarizzate dagli effetti speciali, pronto per essere consumato. La finzione e la realtà È opinione comune tra i critici considerare come il primo capolavoro della fantascienza moderna

Uomini sulla Luna (1950), pellicola scientificodocumentaristica di Irving Pichel che anticipa la conquista del nostro satellite naturale. In verità lo stesso tema era già stato all’origine quasi cinquant’anni prima di Viaggio nella Luna (1902) di Georges Méliès, da considerare il primo film di fantascienza della storia. Alla pellicola di Pichel seguirono Ultimatum alla Terra di Robert Wise e La cosa da un altro mondo di Christian Nyby e Howard Hawks (entrambi del 1951), capolavori che lanciarono definitivamente il genere. La storia, quella “vera”, farà il resto: nel 1957 i sovietici mettono in orbita il primo satellite artificiale (lo Sputnik) e poi la cagnetta Laika (Sputnik 2)... Quarant’anni or sono sarà la bandiera stelle e strisce a violare il suolo lunare. Che poi, ancora oggi, qualcuno sostenga che lì l’uomo non si è mai visto – tema cavalcato nell’ottimo Capricorn One, pellicola del 1978 di Peter Hyams dove il pianeta in questione è però Marte – è forse solo l’ennesima dimostrazione di quanto la fantascienza si sia impadronita di noi. Tanto da riuscire a farci navigare (almeno con la fantasia) tra mondi interiori e lontani… a volte solo apparentemente misteriosi

Tarantula (1955) di Jack Arnold Uno scienziato sviluppa un siero per aumentare le dimensioni degli animali. Ma due assistenti provano il siero su loro stessi: uno dei due, sfigurato, aggredisce lo scienziato, gli inietta la sostanza e muore nell’incendio del laboratorio, durante il quale fugge un ragno... sulla prima di reportage Target Earth (1954) di Sherman A. Rose Un esercito di robot sceso sulla Terra e proveniente dal pianeta Venere, sta uccidendo tutti gli abitanti di una città con delle potenti armi a raggi. Un gruppo di sopravvissuti si organizza e fronteggia gli automi, ma senza risultato. Fino a quando uno scienziato scopre che le onde ultrasoniche...


Project Moonbase (1953) di Richard Talmadge Gli Stati Uniti stanno seriamente considerando di costruire una base sulla Luna. Inviano una navicella spaziale in missione esplorativa con a bordo una donna e due uomini. Ma uno di questi si rivela essere una spia proveniente da una paese straniero...

The Mole People (1956) di Virgil Vogel Una spedizione di archeologi si mette sulle tracce di una misteriosa civiltà vissuta 5.000 anni prima nell’Asia centrale, in una catena montuosa. Non trovano nulla ma, proprio mentre si apprestano ad andarsene, compaiono alcuni uomini talpa...


Phantom from Space (1953) di W. Lee Wilder Uno strano oggetto fa la sua comparsa sul territorio americano e poi scompare. Seguono enigmatici avvistamenti di un uomo che indossa una strana tuta. La polizia segue il misterioso individuo in una fabbrica ma trova solo tuta e scafandro...

Frankenstein meets Space Monster (1965) di Robert Gaffney L’astronave extraterrestre di una principessa aliena arriva sulla Terra. Vuole fare razzia di donne al fine di ripopolare il suo pianeta appena uscito da una guerra atomica che ne ha decimato la popolazione femminile. Ma un androide... Una pellicola uscita nel 1965 ma che ricalca nella trama e nei temi i film anni Cinquanta.

Bibliografia di riferimento Storia del cinema di fantascienza di Giovanni Mongini (Fanucci, 1976) Il grande cinema di fantascienza: aspettando il monolito nero (1902– 1967) di R. Chiavini, G.F. Pizzo e M. Tetro (Gremese, 2003)


Erano i tempi in cui si stava con gli occhi all’insù, quando uomini-eroi volteggiavano fra le stelle e stavano per posare (esattamente quarant’anni fa) il primo piede sulla Luna; gli anni in cui si credeva che nel 2000 avremmo abitato case simili ad astronavi, con tanto di oblò e letti sospesi…

Mobili d’aria e colore

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a erano anche gli anni in cui i giovani rompevano con le soffocanti tradizioni borghesi e mettevano in soffitta le pesanti e massicce cassettiere della nonna. I mobili delle nuove generazioni dovevano rispecchiare la fuga dalla terra verso il cielo delle nuove utopie, la leggerezza e la libertà. Dovevano essere mobili di sola aria e colore, che rifuggivano gli spigoli e gli angoli retti – orpelli di un passato troppo rigoroso – per affermare l’apertura all’irregolarità e alle forme curve. E le nuove tecnologie degli anni degli astronauti hanno permesso di realizzarli. Sono nati i così i gonfiabili, simbolo dell’arredamento nomade, leggero, colorato ed economico della generazione pop che stava emergendo. Alcuni sono diventati vere icone degli anni Sessanta e Settanta, come la storica poltrona Blow, disegnata nel 1967 da De Pas, D’Urbino, Lomazzi e Scolari per Zanotta. Realizzata in pvc, con saldature ottenute elettronicamente ad alta frequenza, è adatta ad interni ed esterni (resiste da –5 °C a + 50 °C). Tra i primi a cimentarsi con passione nel nuovo design c’è anche Quasar Khanh, un eccentrico ingegnere civile, inventore e designer nato ad Hanoi ma cresciuto e laureato a Parigi, che disegna vari pezzi d’arredamento gonfiabile, tra cui nel 1969 la celebre e sinuosa chaise longue Relax, riedita quest’anno in occasione del quarantesimo. Khanh è stato inoltre il primo a inventare la divisione della struttura in camere differenziate, in modo da aumentarne la resistenza (una tecnica ripresa oggi da tutti i materassini). In una società liquida, instabile e in perenne movimento come la nostra i gonfiabili non hanno perso tutta la loro carica di attualità: pur affievolitosi il significato utopico degli anni Sessanta, rispondono ancora oggi alla nostra voglia di gioco, leggerezza e mobilità. C’è bisogno di un divano in più per ospiti numerosi? Si può optare per Blofield di Moroni Gomma, in stile Chesterfield, tradizionale solo in apparenza. Oppure per le serate in compagnia in giardino ci sono i “ravioli d’aria” della serie Via Lattea di Mario Bellini per Meritalia, vari pezzi d’arredamento gonfiabili illuminati internamente da led colorati. L’allegria e la leggerezza raggiungono però anche la cucina e il soggiorno, con il portafrutta gonfiabile Hollowware firmato dal designer e creatore di gioielli danese Kim Buck, oppure gli ironici oggetti da tavola (zuccheriera, posacenere, portauovo) dell’innovativo gruppo di giovani designer inglesi Inflate. Sono tutti pezzi di design che non si è obbligati a esibire sempre, ma compaiono e scompaiono all’occorrenza e… in un soffio.


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Astri gemelli

cancro

Amore e vacanze alla grande per i nati nella seconda e terza decade. Grazie all’approssimarsi del trigono tra Urano e Venere novità nella vostra vita sentimentale. Privilegiate gli incontri con le persone creative.

I nati in giugno si sentiranno proiettati verso la conquista di tutto ciò che è più piacevole, anche se questo dovesse comportare qualche spesa aggiuntiva. Importanti realizzazioni per i nati nella terza decade.

Grazie al transito di Venere, amore alla grande per i nati nella seconda e terza decade. La vita sentimentale nel corso di questa fase potrà comunque svolgersi in maniera del tutto inaspettata. Scelte improvvise.

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Tra il 12 e il 14 agosto la Luna si troverà nel segno del Toro. Questo aspetto da un lato avrà il potere di aumentare il vostro desiderio e la vostra passionalità, ma dall’altro, potrebbe rendervi gelosi e/o permalosi.

I nati nel segno saranno sollecitati nel proprio orgoglio dalla quadratura tra Marte e Saturno. Se “stuzzicati”, a causa del transito di Urano, potrebbero manifestare all’improvviso delle reazioni inaspettate.

Ferragosto vivace favorito da una ottima Luna. Estate costellata da continue nuove amicizie. Possibili incontri con persone originali e anticonformiste. Forma fisica eccellente per i nati nella seconda decade.

Eros intenso e bollente per i nati nella seconda e terza decade. Grazie all’ottimo transito di Venere e ai transiti di Marte, Giove e Nettuno questo ferragosto si presenta trasgressivo, alimentato da crescenti curiosità e fantasia.

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I nati nella terza decade dovranno fare di tutto per trovarsi al centro di una situazione rilassante. Se dovete prendere una decisione, fatelo in fretta, ma poi riposatevi. Avrete tempo di riflettere più serenamente.

Grazie alle le influenze trasgressiv trasgressive portate da una magica Venere in Cancro, potrete vivere un “Ferragosto” al di fuori delle regole. Controllate la vostra alimentazione… evitate di strafare.

Possibile cotta estiva per i nati nella terza decade. In seguito novità in arrivo portate dai transiti di Marte e Luna nel segno dei Gemelli. Puntate sullo sviluppo di nuove iniziative e contatti.

Ferragosto super per chi saprà abbandonarsi ai piaceri dell’amore. Con Venere grandi vantaggi per i nati nella seconda decade. Qualche turbolenza per i nati nella terza decade: attenti agli scatti di rabbia.

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Orizzontali 1. Riservate, scorbutiche • 10. Albero delle Conifere • 11. Si, detto a Londra (Y=I) • 12. Pomata • 13. Vendita all’incanto • 14. Infiammazione cutanea • 15. Divisa... a metà • 16. Parola francese • 17. Ha scritto “Pietre viventi” • 19. La scienza dell’ego • 20. Pari in Doriana • 21. Più che carine • 22. In mezzo al coro • 24. Carezza affettata • 26. Le iniz. di Cerusico • 28. Il primo dispari • 29. Astri senza pari • 30. Bacino lacustre • 31. Il dio del mare profondo • 33. Città del Vaticano e Portogallo • 34. Un bolide di Formula 1 • 36. Gas nobile incolore • 38. Fa buon sangue • 41. Chiude la preghiera • 42. Il nome di Teocoli • 43. Tiro centrale • 44. Grossa arteria • 45. Traliccio • 47. Raganella arborea • 48. Ippolito, scrittore • 50. Dittongo in Coira • 51. Vanitoso.

• 7. Ridestarsi • 8. Partita a tennis • 9. Giusta, precisa • 13. È ai piedi del Gottardo • 15. Città svizzera • 17. Il nome di Marley • 18. Nulla • 23. Lo assume l’attore • 25. Precettore antico • 27. Piccoli cervidi • 32. Vivono nel Vecchio Continente • 35. Alno • 37. Competizione • 39. Si empiono di grano • 40. Il vil metallo • 46. Antenato • 49. Italia e Romania.

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Verticali 1. Noto romanzo di Camilleri • 2. Anestesia • 3. Confina con l’Austria e la Svizzera • 4. Le cerca il poeta • 5. Starnazza • 6. Cuor di povero

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» a cura di Elisabetta

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 35

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Grazie al transito di Marte imminenti e possibili viaggi. I nati nella seconda decade si sentiranno stimolati a macinar fior di chilometri pur di andare a trovare un amico. Novità lavorative favorite dal transito di Mercurio.

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