Ticino7

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37 numero

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L’appuntamento del venerdì

Corriere del Ticino • laRegioneTicino • Tessiner Zeitung • CHF 3.- • con Teleradio dal 6 al 12 settembre

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Reportage La falconeria Agorà Farmaci e risparmio | Turistario Volare | Tendenze Consumi elettrici


numero 37 4 settembre 2009

Agorà Farmaci: i circoli virtuosi

DI

STEFANO GUERRA

Salute Alimenti. La fabbrica del naturale

Impressum Tiratura controllata 90’606 copie (73’723 dal 4.9.2009)

Chiusura redazionale Venerdì 28 agosto

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Turistario Il prossimo volo Vitae Fra Martino

DI

DI

DI IVO

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SILVESTRO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

DUCCIO CANESTRINI

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VALENTINA GERIG . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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RAFFAELLA CAROBBIO; FOTOGRAFIE DI PETER KELLER. . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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ULRICO GONZATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage La falconeria

DI

Tendenze Consumi elettrici

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Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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Annunci locali

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In copertina

Un gufo reale ospite della Falconeria di Locarno Fotografia di Peter Keller

Saluti e appuntamenti Cari lettori, come già ampiamente annunciato in un passato editoriale, a partire da questo numero, Ticinosette non è più presente quale allegato settimanale del “Giornale del Popolo”. Una decisione voluta dalla direzione dello storico quotidiano della Diocesi di Lugano sulla base di valutazioni serie e condivisibili. Come potete immaginare, commentare la conclusione di una proficua collaborazione protrattasi per molti anni non è facile e nemmeno fonte di gioia. Evitiamo dunque volutamente ulteriori considerazioni, limitandoci a ringraziare sentitamente l’editore del “GdP”, il suo direttore Claudio Mésoniat, le redazioni e tutti i collaboratori del quotidiano per il costruttivo e indispensabile confronto di cui le stesse pagine del nostro settimanale sono state più di una volta testimoni. A tutti loro facciamo i nostri migliori auguri per il nuovo assetto editoriale e per le novità apportate al giornale. Un ringraziamento va certamente anche ai lettori del “GdP”, all’attenzione con la quale hanno sfogliato Ticinosette, manifestando puntualmente la loro opinione rispetto ai temi e alle tesi da noi sostenute. Infine, un ringraziamento particolare la nostra Redazione lo rivolge all’Amministrazione del “Giornale del Popolo”, nella persona di Corrado Veschi e dei suoi preziosi collaboratori che, con estrema efficienza e professionalità (oltre che con immensa pazienza e disponibilità) ci hanno assistito in questi anni. Un lavoro invisibile ma assolutamente indispensabile. La fine della collaborazione porta, naturalmente, a una contrazione del numero di copie stampate di Ticinosette, che da oggi si attesta a 73’723. Questa cifra è il frutto di una semplice operazione di sottrazione (le circa 17’000 copie destinate al “GdP”), in attesa che la nuova

tiratura sia ufficializzata dalla WEMF-REMP (l’organo di controllo preposto della stampa svizzera). Per questa ragione nell’Impressum verranno riportati ancora per alcuni mesi entrambi i valori. Esauriti i ringraziamenti ci permettiamo di segnalarvi due particolari manifestazioni che si svolgeranno nel nostro cantone. La prima è il 3° Raduno della Mesolcina organizzato dal Club Alfa Vécc di Bellinzona, un gruppo di appassionati di “pistoni d’epoca” che festeggia quest’anno il 25esimo della propria fondazione. Un anniversario che sarà celebrato invitando tutti i membri di altri club ticinesi cultori di vecchie ruote, grandi e piccoli (e di qualsiasi marca...), per alcuni chilometri da percorrere in compagnia. L’appuntamento è dunque per domenica 6 settembre presso il Centro TCS di Rivera, da dove la carovana partirà in direzione della media Mesolcina per una giornata di passione e condivisione (informazioni scrivendo a: soci_alfa_vecc@hotmail.com). Di ben altra natura è invece Sportissima, un evento organizzato in stretta collaborazione con il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport che si svolgerà domenica 13 settembre. La manifestazione a carattere sportivo non è competitiva, completamente gratuita e aperta a tutti. Si prefigge di “promuovere il movimento, invitando i partecipanti a camminare, correre, andare in bicicletta, nuotare ecc. seguendo i propri ritmi e possibilità”. Fra i comuni coinvolti vi sono Bellinzona, Biasca, Capriasca, Ligornetto, Lugano e Taverne (per maggiori informazioni vi rimandiamo a: www.ti.ch/sportissima). Cordialmente, Giancarlo Fornasier


Farmaci: i circoli virtuosi

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A

nalizzando le principali distorsioni del mercato dei farmaci in Svizzera, qualche anno fa Josef Hunkeler aveva intravisto nell’(ab)uso di medicamenti al di fuori delle indicazioni terapeutiche autorizzate (“si utilizza un camion quando un furgone sarebbe sufficiente”) e in un consumo pro capite di farmaci “impressionante” su scala internazionale, “lo spettro di una certa sovramedicalizzazione”. Hunkeler, responsabile del dossier medicamenti alla Sorveglianza dei prezzi, si spingeva a ipotizzare che “forse è la mancanza di disciplina dei pazienti, che non consumano tutto ciò che viene loro prescritto, a impedire l’apparizione di effetti secondari più importanti per la salute pubblica”1. Ma bisogna proprio arrivare a questo punto? Solo l’indisciplina di noi consumatori potrà salvarci dalla minaccia della “sovramedicalizzazione”?

I “circoli di qualità”

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Agorà

Medicinali più efficaci e a costi inferiori. Apparentemente in contraddizione l’una con l’altro, qualità e risparmio in ambito farmacologico vanno a braccetto più spesso di quanto si pensi. Lo sanno molto bene i farmacisti e i medici che animano i “circoli di qualità”. Che cosa sono e come agiscono? Ecco un giro d’orizzonte e alcuni pareri...

I circoli di qualità dimostrano che si può agire prima. Nati nel 1997 su iniziativa spontanea di alcuni farmacisti friburghesi, questi gruppi misti – uno o due farmacisti, più un numero variabile di medici – hanno promosso nei cantoni dove hanno attecchito un uso critico, più sobrio dei farmaci. Con risparmi significativi. I circoli intervengono a monte del consumo, cercando di modificare le modalità della prescrizione medica. Proprio come tenta di fare, con obiettivi opposti, l’industria farmaceutica che, anche grazie alla vulnerabilità degli organi di omologazione e controllo, riesce a imporre come novità a

carico dell’assicurazione di base (LAMal) medicamenti che il più delle volte di innovativo hanno soltanto il prezzo (più elevato… naturalmente). In dieci anni di attività i circoli di qualità hanno dato prova della loro efficacia. I bilanci evidenziano “sostanziali economie, balzo spettacolare della penetrazione dei generici, maggiore oggettività rispetto alle campagne marketing dell’industria farmaceutica, maggiore fiducia tra professionisti”. Basandosi sulla “letteratura scientifica indipendente”, i circoli hanno stabilito tra l’altro che certi ‘nuovi’ medicamenti – nonostante quanto affermato dall’industria in martellanti campagne pubblicitarie – dovevano restare delle alternative di riserva2. “L’esperienza anche qui in Ticino è assolutamente positiva, sia dal punto di vista dell’efficacia della prescrizione che da quello della sua economicità”, dice a Ticinosette Mathias Hitz, un farmacista che da tre anni anima un circolo con una quindicina di medici nel Mendrisiotto. Le cifre del resto parlano chiaro: tra il 2004 e il 2006 nel canton Friburgo e in Vallese i circoli hanno permesso di risparmiare circa 5 milioni di franchi rispetto al gruppo di confronto composto di medici non coinvolti nell’esperienza. Dal 1997 a oggi il risparmio totale accumulato in media da un medico friburghese “pioniere” – che partecipa dall’inizio ai circoli – ammonta a 230 mila franchi; in Vallese, cantone dove i gruppi esistono dal 2002, a poco meno di 100 mila franchi. Nel complesso i circoli hanno generato un risparmio di 19 milioni di franchi...3.


attualmente in una decina di cantoni. Anche per i quattro circoli ticinesi, che riuniscono 8 farmacisti e 35-40 medici: pochi per un cantone ad alta densità di camici bianchi e dove il consumo complessivo pro capite di farmaci, in termini di spesa e dosi-paziente, è “significativamente maggiore” rispetto al resto della Svizzera e all’Italia4.

Josef Hunkeler, “Le marché des médicaments”, in: Pietro Boschetti, Pierre Gobet, Josef Hunkeler, Georges Muheim, Le prix des médicaments. L’industrie pharmaceutique suisse, Editions d’en bas, 2006, pp. 107-108 1

2 O. Bugnon, C. Repond, R. Nyffeler, Les cercles de qualité médecins-pharmaciens: l’avantage des réseaux de proximité pour améliorer l’efficience de la prescription médicale, in www.pharmaciesfribourg.ch

“Cercles de qualité médecins-pharmaciens suisses: intérêt confirmé”, Revue “Prescrire”, n. 28 (297), luglio 2008, pp. 542-544

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Dario Caronzolo, Valutazione dell’utilizzo dei farmaci: confronto e differenze tra Ticino, Svizzera e Italia, lavoro di tesi, Master Net-Megs, Università della Svizzera Italiana, Lugano, 2008

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laboratorio e più trattamenti. Una critica che la Società svizzera dei farmacisti (pharmaSuisse) ha sempre respinto: “Nei cantoni dove non esistono i «medicidispensatori» che vendono loro stessi i farmaci (una figura radicata nella Svizzera orientale, ndr.) i medici non perdono nulla se prescrivono meno e più «a buon mercato». Quindi non c’è nulla da compensare”, spiega a Ticinosette Marcel Mesnil. Il segretario generale di pharmaSuisse precisa inoltre che “è vero che nei cantoni latini, dov’è presente buona parte dei gruppi, il consumo di prestazioni mediche è più elevato”, ma ciò è dovuto a “ragioni culturali che non hanno nulla a che vedere con i circoli di qualità”. “I nostri gruppi possono agire solo sulla prescrizione, e di conseguenza sul prezzo della farmacoterapia, non su altre decisioni dei medici”, ammette dal canto suo Mathias Hitz. Lo scorso gennaio pharmaSuisse e santéSuisse hanno comunque trovato un’intesa su una nuova convenzione tariffaria. Se approvata dal Consiglio federale, dovrebbe di nuovo garantire il finanziamento dei circoli. Una prospettiva incoraggiante per i 67 gruppi sparsi

» di Stefano Guerra

Un atteggiamento critico Sarebbe fuorviante, tuttavia, considerare in primo luogo il fattore costi. “I circoli – precisa Mathias Hitz – non devono per forza risparmiare, ma piuttosto promuovere un miglior rapporto qualità/ prezzo nelle prescrizioni”. I gruppi misti, inoltre, servono a creare o a consolidare un rapporto di fiducia tra farmacistianimatori e medici, e anche a suscitare un atteggiamento critico da parte di entrambi nei confronti del marketing industriale. “Attorno a un tavolo, ragionando su casi concreti, farmacisti e medici imparano a conoscersi meglio”, osserva Hitz. “I secondi, in particolare, apprezzano molto il fatto di ascoltare pareri basati sulla pratica quotidiana, diversi da quelli a cui sono abituati nei loro frequenti contatti con i rappresentanti dell’industria”. Pur sottoscrivendo il positivo bilancio dei circoli di qualità, l’organizzazione mantello degli assicuratori malattia (santéSuisse), dopo averne finanziato per anni l’attività, nel 2007 si è “tirata indietro”, ritenendo in sostanza che la “razionalizzazione” delle prescrizioni venisse compensata da più analisi di

MobiCar: non vi abbandoniamo – 24 h Assistance è inclusa.


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lamenta della sporcizia dei treni, lui ribatte che è vero... ma ammette che il treno sul quale ha dormito la notte precedente era molto pulito. In nome della mia allergia ai pregiudizi, ho subito pensato a un lungo viaggio su un “treno notte” ma, quasi a leggermi nella mente, ecco che il ragazzo precisa che il treno era fermo in un deposito e il guardiano, molto gentile, aveva chiuso un occhio sulla sua presenza. La bontà della natura… Esaurite le lamentele ferroviarie, il discorso si sposta sulla “coca”… e qui la mia allergia ai pregiudizi non riesce a fare

L’industria dell’alimentazione è riuscita a farci credere che una prodotto è buono in quanto naturale. Un assioma che corrisponde al vero oppure un’ottimo slogan pubblicitario...? nulla. Non penso neppure per un istante alla popolare bevanda gassata. Non si trova più la “coca” di una volta, buona e naturale, si lamenta il ragazzo: oramai solo “porcate chimiche”... Salgono altre persone e i due smettono di parlare a voce alta, lasciandomi il modo di meditare sulla

frase conclusiva di quell’appassionato dialogo. Per il ragazzo la “coca” era buona in quanto naturale e naturale in quanto buona: i due concetti si confondono. Surreale, se riferito alla “coca”, ma perfettamente sensato – o almeno così ci sembra – se riferito al gelato. Ma allora, l’utilizzo di ingredienti naturali è una garanzia sufficiente? Ovviamente no: la natura – qualsiasi cosa si voglia intendere con questo termine… – non è la amorevole madre, sempre pronta a prendersi cura dei propri figli, che siamo portati a immaginare forse ricordando le fiabe ascoltate durante l’infanzia. Eppure, pur tenendo presente le insidie del la natura, ogni volta che sentiamo la parola “naturale” subito ci rassereniamo: finalmente qualcosa di non pericoloso, di salutare, di buono! È ciò che alcuni anni fa pensarono molte persone quando, negli Stati Uniti, arrivò sul mercato la patata biodinamica. Questa particolare varietà (la cultivar Lenape), ottenuta attraverso naturalissimi incroci tra varietà altrettanto naturali di piante di patate, non aveva bisogno di sostanze chimiche per crescere sana e forte, poiché in grado di resistere naturalmente agli attacchi di funghi e insetti. Tutto naturale, tutto sano. Purtroppo non è una favola a lieto fine: diverse persone accusarono malori e alcune dovettero essere ricoverate in ospedale. Diagnosi: avvelenamento da solanina, un alcaloide altamente tossico e resistente alla cottura. La solanina è prodotta naturalmente dalla pianta per difendersi da funghi e insetti, e la resistenza della varietà Lenape è legata al fatto che la patata produce molta più solanina delle altre varietà. Da notare che la tossina

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si trova in Piemonte: chissà se la trasportano “come una volta” sino a valle o utilizzano dei moderni camion... Gustato l’ottimo gelato, mi incammino verso la stazione ferroviaria e salgo sul treno. Lo spazio di alcuni minuti e sulla mia stessa carrozza salgono due ragazzi. Lei si

La fabbrica del naturale

Salute

Alcuni giorni fa, passeggiando per le vie di una città del nord Italia, accaldato mi fermo per commettere un piccolo peccato di gola. La gelateria che mi ha “rapito” si vanta di produrre “il gelato come una volta”... Una volta, sì, ma quando? Vent’anni fa? Quaranta? Cento? E allora per raffreddare il gelato si servono ancora dei blocchi di ghiaccio provenienti dalle Alpi, come una volta! Leggendo i grossi tabelloni posti dietro il bancone scopro invece che vengono utilizzati solo ingredienti naturali: latte di alta qualità, uova “biologiche”, acqua di montagna. Una montagna che


è presente in tutta la patata, mentre i prodotti chimici utilizzati dall’uomo rimangono solo in superficie. Naturale = innocuo? Come detto, la patata Lenape non si è rivelata una favola a lieto fine, ma una morale è ugualmente possibile trarla: non tutto quello che è naturale è innocuo o buono, e i controlli sugli alimenti andrebbero sempre effettuati, a prescindere dalla loro origine. In base ad alcune regolamentazioni – solo recentemente si sta, con fatica, arrivando a una uniformità di leggi e regolamenti – in agricoltura biologica è permesso l’utilizzo di anticrittogamici a base di rame, tra cui la famosa Poltiglia bordolese il cui ingrediente principale è il tossico solfato di rame. Questi prodotti sono ammessi in quanto il rame è un elemento naturale e non chimico, eppure il suo accumulo nel terreno, soprattutto se questo è acido, può avere effetti anche molto gravi. Il marchio “biosuisse” prevede (giustamente) il non utilizzo di prodotti a base di solfato di rame e pone forti limiti per quelli a base del solo rame. Un altro esempio molto interessante è il latte crudo, ossia il latte che non ha subito alcun trattamento, contrariamente al latte fresco, che viene pastorizzato. Secondo alcune persone questo latte è più sano e più buono in quanto più naturale. Sulla bontà non intendo discutere, ma sulla salubrità occorre andarci molto cauti. Per fortuna non siamo più nell’Ottocento, quando il latte non pastorizzato era una delle cause dell’elevato tasso di mortalità infantile. Occorre comunque tenere presente che il latte crudo è più delicato del latte pastorizzato e andrebbe consumato con cautela e buon senso, cosa che non tutti fanno perché “tanto è naturale”. Curiosamente, secondo altre persone il latte crudo non è più naturale del latte fresco o di quello a lunga conservazione: tutti quanti sono

alimenti innaturali e quindi nocivi. Solo il latte materno, e ovviamente solo nei primi mesi di vita, è un alimento naturale: tutti gli altri tipi di latte, in quanto innaturali, sono pericolosi e vanno banditi dall’alimentazione. Per la serie: c’è sempre qualcuno più naturale di te… Gusto e sicurezza La realtà è che ragionare nei termini di naturale e artificiale, biologico e chimico è illogico e irrazionale. Gli alimenti vanno valutati nei termini di gusto e di sicurezza. Se un prodotto non presenta rischi per la salute ed è buono non ha senso non mangiarlo, quale che sia la sua origine. Se invece ha un cattivo sapore o può rappresentare un rischio per la nostra salute, allora è giusto toglierlo dalla tavola, anche se è naturale. Purtroppo non avviene così, e nel decidere che cosa mangiare e che cosa no – e soprattutto nel decidere, tramite leggi e regolamenti, che cosa gli altri devono mangiare e che cosa no – ci lasciamo guidare da categorie che si rivelano inadatte se non addirittura prive di senso. Studi antropologici sul cibo mostrano come le scelte alimentari delle popolazioni cosiddette primitive siano guidate da categorie come vicino/lontano, puro/impuro, umano/animale, maschile/ femminile. Alcune popolazioni, soprattutto nordiche, non mangiano carne di cavallo in quanto questo animale è un fedele compagno dell’uomo; ci sono piatti che possono essere cucinati solo dalle donne e altri solo dagli uomini; in alcune regioni i funghi sono cibo per animali e non per uomini, e così via. Questi tabù alimentari, è evidente, non riguardano unicamente gli altri, “le barbare popolazioni delle terre lontane nello spazio e nel tempo”, ma anche noi, uomini civilizzati o che ci consideriamo tali.

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PETTI DI POLLO CON CONTORNO DI PATATE E BANANE PER 4 PERSONE

1 banana* , 1 scalogno, 2 – 3 cucchiaini di curry rosso in pasta, 2 dl di latte di cocco, 2 dl di brodo vegetale, 500 g di patate, 4 petti di pollo, 1 cucchiaio di olio di colza, 2 cucchiai di miele*, 2 cucchiai di salsa di soia, 2 – 3 cucchiai di succo di limetta, sale, pepe nero* macinato grosso 1

Dimezzate la banana con la buccia. Mettetene da parte una metà, sbucciate e affettate l’altra. Pelate e tritate lo scalogno.

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Senza aggiungere grassi, fate rosolare brevemente le rondelle di banana, lo scalogno e la pasta al curry. Bagnate con latte di cocco e brodo vegetale, coprite e fate cuocere per 5 minuti.

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Pelate le patate e tagliatele a pezzi di 1 cm. Aggiungetele alla salsa di cocco e fatele cuocere.

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Salate e pepate i petti di pollo. Fate arrostire nell’olio di colza per 4 – 6 minuti su entrambi i lati. Mischiate miele e salsa di soia e spennellate i petti di pollo a fine cottura. Togliete la padella dal fuoco, copritela con un foglio di alu e lasciate riposare per 10 minuti.

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Pelate e affettate l’altra metà della banana e aggiungetela alle patate, assieme al succo di limetta. Riscaldate ancora bene e insaporite con sale e pepe.

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Prima di servire, tagliate i petti di pollo a fettine; ponetele sulle patate e bagnatele con il fondo di cottura del pollo.

* da commercio equo

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di Ivo Silvestro ill. di M. Mendicino

Un’idea della famosa cuoca Florina Manz

Altre ricette e un grande concorso sul sito:

www.maxhavelaar.ch


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Il prossimo volo Volare. Antico sogno dell’umanità. Dal mito di Icaro alle anime alate degli egizi, dal biblico carro di Elia che decolla verso i cieli alle ascensioni mistiche degli sciamani mongoli. Volare è meraviglioso, ma non sempre innocuo...

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degli aerei, il cui traffico è indubbiamente in aumento. I voli low cost non costano poco... Il prezzo del biglietto è sì basso, ma il costo ecologico è alto. L’aviazione civile in Europa riceve circa 42 milioni di dollari l’anno fra sovvenzioni dirette e indirette. Non sarà una cifra enorme, ma non si vede il perché: le compagnie di volo non sono mica la Croce Rossa! Di più: mentre la benzina è pesantemente tassata, il cherosene per gli aerei è esentasse ovunque nel mondo. Il movimento inglese Plane Stupid, fondato nel 2005, si sta battendo contro la costruzione di nuovi aeroporti, contestandone la necessità. Ma prevale il “benaltrismo”, vale a dire il sistematico spostamento dell’attenzione su “ben altri” problemi. Anche il riscaldamento inquina moltissimo, per non dire della produzione di elettricità in quantità industriale. E l’uva sudafricana nei nostri supermercati? E i fertilizzanti sintetici, e le scarpe da ginnastica fatte in Vietnam? Tutto vero. Ma a forza di “ben altro” non si va avanti. Sicché, ora mi chiedo se sia giusto andare in India o no. A me l’India piace moltissimo, ogni volta è come entrare dentro un film. Me lo chiedo davanti a un paio di sandali di plastica (non voglio sapere dove sono stati fatti), perfetti per risalire a piedi il torrente che ho dietro casa. Si chiama turismo di prossimità, stupendo. Non si vola, ma si sguazza, recuperando la vocazione anfibia dell’umanità. L’antropologo Irenäeus Eibl-Eibesfeldt ha scritto che il cervello dell’homo sapiens che sta ai comandi di un cacciabombardiere F-16 non è mai cambiato dai tempi del paleolitico. E, in effetti, voliamo bruciando ancora combustibili fossili. Volare è eccitante e insostenibile. Un po’ come la guerra, un po’ come la vita, un po’ come homo sapiens. Siamo qui, brutte bestie, per fare danni. Dopo di noi, sotto di noi, il Diluvio.

» di Duccio Canestrini; immagine tratta da www.tinmantintoys.com

Turistario

Perché no? Perché non dare un passaggio in elicottero a quell’anziano papua, nudo e tatuato, che chiedeva di essere trasportato dall’altra parte dell’isola. La spedizione botanica aveva terminato il suo lavoro e ora si apprestava a rientrare a Port Moresby, capoluogo della Nuova Guinea. Attraverso un interprete il vecchietto disse al pilota che era pronto, doveva soltanto prendere una cosa. La “cosa” era una grossa pietra del peso di circa trenta chili, che l’uomo intendeva lasciar cadere dall’elicottero sulle capanne del villaggio nemico… Nell’era del turismo di massa volare è diventato impattante sulla salute di quelli che stanno sotto. All’inizio di questa estate l’autorevole rivista britannica “The Ecologist” si è chiesta: come possiamo definire i viaggi innecessari? Ohibò. L’idea stessa di necessità associata a un viaggio di piacere è di per sé provocatoria. Riflettiamo… Quanto è necessario volare a Londra per un convegno, se l’azienda per cui lavori è dotata di tecnologia informatica per teleconferenze? E incontrare a Hong Kong un collega con cui sei regolarmente in corrispondenza via posta elettronica? È proprio irrinunciabile lo shopping prenatalizio a New York? Veramente non puoi passare un giorno o una notte in treno per andare a trovare figli, nipoti, genitori che vivono lontano? E le vacanze, queste nostre benedette e sempre più brevi vacanze, quanto costano in termini di produzione di gas serra? È stato calcolato che un volo Zurigo–Miami inquina come un anno di automobile. L’inquinamento quotidiano di un aeroporto come Malpensa equivale a quello prodotto da trecentomila automobili. Ogni anno i voli aerei generano quattrocento milioni di tonnellate di anidride carbonica. Secondo le stime del California Institute of Technology il dieci per cento dell’effetto serra è provocato dalle emissioni


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Abbiamo letto per voi

Ligaìno, Pregassona, a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. A recarcisi ora non è difficile immaginare l’impalcatura che copre parte della facciata della casa e i due uomini pronti a sacrificare l’amata madonnina pur di costruire il balcone che guarda verso l’Africa “dove vivono cammelli, coccodrilli, leoni, elefanti, e le iene notturne mangiano i nasi di chi si addormenta all’aper-

to”. Protagonista e narratore di questo racconto lo stesso Pedrozzi, abile nel condurci in un universo di confini. Quelli geografici e temporali, valicati senza grossa difficoltà nella lettura delle sue parole che, a prescindere da nomi e luoghi, a tutti appartengono. Perché narrano di “riti di passaggio”, della maturazione di un ragazzo all’interno di una piccola ma variegata comunità costituita da personaggi “particolari”, “contro” o “bighotti”, e di una civiltà ancora rurale e per questo (forse) più riconoscibile. Confini, come quello interiore che divide il bambino dal ragazzo, la sua sessualità che invade e muta il suo corpo e quello dell’universo femminile, improvvisamente vivo. Ma il confine più

labile (e forte) è quello della memoria e dei ricordi – come avvisa l’autore – che si rincorrono tra fantasia e realtà, finzione e verità. Un diabolico crocevia dove un prete combatte contro le pulsioni amorose, mentre una terra che profuma ancora di antico assiste al “progresso”. Le vicende sono narrate attraverso una scrittura diretta e asciutta, dipinte con immagini e odori: come quello “del fieno che sta essiccando”… e che ancora oggi, nel sentirlo, ti fermi per scovarne la fonte tanto pare lontano, perduto. Scrive Franco Zambelloni nella prefazione: “Nei percorsi della memoria il ricordo si ravviva con la fantasia, s’intreccia con l’immaginazione: ogni fatto, ogni volto, appartengono a

COSCIENZA ECOLOGICA ALL’INSEGNA DELLA SICUREZZA.

Raffaele Pedrozzi Fatti evanescenti SalvioniNarrativa, 2009

» di Giancarlo Fornasier

“Tanto religiose le due zie, la Marta e la Vera, quanto atei lo zio ed il nonno. Non meraviglia perciò (...) che il balcone avrebbe tagliato a metà altezza l’edicola di stucco che stava sopra la porta d’entrata e la bella statuetta della madonna che ci stava dentro. «E la madonna?». «La madonna la facciamo sparire!»”.

una realtà evanescente, che appare e scompare, sospesa tra verità e sogno”. Fatti evanescenti... che smetteranno di respirare solo quando anche gli ultimi testimoni non potranno più raccontare.

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» testimonianza raccolta da Valentina Gerig; fotografia di Igor Ponti

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il maestro responsabile, che aveva il compito di scavare e valutare come mi comportavo nella comunità. Un’esperienza importante e utile. La scoperta del sociale è avvenuta nel ’93. A Madonna del Sasso avevo spesso a che fare con persone che suonavano alla porta del convento per chiedere aiuto. Ero sorpreso nel vedere situazioni che credevo superate. Ciò che mi ha portato a un maggiore impegno è stato il ruolo di responsabile del convento di Lugano e della Mensa dei poveri, con compiti di amministratore e di interlocutore con le persone bisognose. Certo, ho vissuto anche situazioni L’infanzia, la scuola, la scelta di diven- negative, ma sono stati ultetare frate. Una vita di incontri, con gli riori stimoli a instaurare un altri e con se stesso, per scoprire di voler rapporto di fiducia. essere un fratello... ma senza dimentica- Oggi vivo la mia vita come un grosso impegno e una grande re che ognuno ha la propria strada sollecitazione, in particolare nel ruolo di direttore di SOS telli ci scambiavamo i vestiti Ticino. Subiscono anche attacchi personali e avevamo un legame molto ma spesso, quando si mette fuori la propria profondo, che esiste ancora faccia, si ricevono carezze e schiaffi. Le storie adesso. Attraverso Francesco difficili che incontro non sono vicende su cui di Assisi ho ricostruito, in un posso rivendicare un diritto particolare, io do certo senso, le tracce della mia solo un contributo. Ho imparato a vivere la intuizione di fondo. parte della mia vita personale come qualcosa Conseguita la maturità liceache mi è stato dato, ma mi appartiene solo le, iniziai gli studi a Friburgo. fino a un certo punto. Così, anche con le perUna volta tornato in Ticino sone in difficoltà spesso instauro un rapporto ho fatto i miei mesi di prova. molto intenso, ma l’incontro deve essere una Il noviziato, ovvero la formatappa che permetta loro di camminare da zione specifica, è invece avvesole. Io spingo molto, a volte anche in modo nuta a Soletta. Un’esperienza burbero, affinché vadano per la loro strada. nuova e dove, nell’89, ho Anche quando si sviluppano delle amicizie, fatto i primi voti. In seguito mi sento come un fratello, mi metto accanto sono tornato a Friburgo per a loro. Ritengo che qualsiasi intervento mio completare i miei studi in deve permettere di riacquisire, se è andata teologia che avevo interrotto persa, la dignità personale. Ho sempre senal secondo anno. Può semtito il bisogno di rendermi utile agli altri ma brare banale, ma nel periodo senza volermi assumere un ruolo particolare, di prova la scoperta maggiore istituzionale. Questo spiega maggiormente è stato constatare che i frati la mia rinuncia a diventare prete, anche se erano persone in carne e ossa, c’è sempre chi spera, all’interno e all’esterno come chiunque altro. Questo della comunità, che cambi idea... Per me è stato molto importante per però è una decisione chiara e definitiva. la mia scelta di vita. Come prete si esercita il sacerdozio, è un Il periodo trascorso a Soletta ruolo istituzionale ben preciso che avrebbe è stato il più duro, sia per la il sopravvento su quello umano. Io ho già il situazione culturale diversa mio lavoro, non vorrei rinunciare a quello sia per il confronto più diretto che oggi già faccio. e profondo con me stesso e le Se farei ancora il frate potendo tornare mie aspettative. Dovevo renindietro? Penso proprio di sì, particolari dermi conto dei miei limiti e ripensamenti non ne ho mai avuti. Ma mi delle mie contraddizioni. Avepiacerebbe tornare indietro con la consapevo un colloquio regolare con volezza che ho raggiunto adesso.

Fra Martino

Vitae

ella vita sono determinanti gli incontri. Sono nato 43 anni fa, in una famiglia contadina, terzo di sei figli. Ho sempre sentito un forte legame con la realtà della terra, eravamo circondati da campi e animali: una realtà molto circoscritta, c’era la famiglia, il paese, la scuola e la parrocchia... fino a quando ho frequentato la scuola dell’obbligo. Il primo grande cambiamento, che coincide anche con un incontro, risale al terzo anno delle Maggiori e al passaggio al Ginnasio, nel collegio di Lucino, a Breganzona, che allora era ancora un seminario minore. Volevo continuare gli studi in vista di diventare prete. La decisione di andare in collegio fu mia, una sorpresa anche per i miei genitori. La prima intuizione “ecclesiastica” l’ho avuta proprio nel passaggio tra la prima e la seconda maggiore. Ricordo che una prozia mi aveva chiesto che cosa volessi fare da grande e io risposi: o il cuoco o il prete. In famiglia non era affatto prassi, mio padre aveva una zia suora ma io non avevo nessuna esperienza diretta. Un elemento determinante è stato l’incontro con un prete che allora era l’insegnante di religione alle Maggiori. Mi propose di approfondire la mia idea e così abbiamo fatto. Nel 1987 però ho abbandonato il proposito di diventare prete, abbracciando la scelta del frate. Avevo 21 anni. Il pensiero di diventare frate era nato prima, ancora liceale, durante un soggiorno in Umbria sui luoghi francescani. Un viaggio e degli incontri determinanti. Al di là del colloquio coi frati, con cui sono sempre rimasto in contatto, mi folgorò la figura di San Francesco e il legame profondo tra geografia e biografia. Per capire la complessità di una persona bisogna conoscere anche i luoghi in cui ha vissuto e operato. Per certi versi è stato anche un rileggere la mia vita, non di stenti ma di sacrifici e di forte condivisione. Tra fra-

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#a falconeria di Raffaella Carobbio

fotografie di Peter Keller

L’antica arte della falconeria, dalle steppe centrasiatiche, attraverso la Via della seta, le invasioni barbariche, la passione e l "opera di un $rande imperatore, Federico

II,

è $iunta fino a i nostri $iorni. %n"arte che ancora vive, anche nel canton Ticino...


apita, a volte, guardando in alto verso il cielo, di scorgere un falco o una poiana oppure, con un po’ di fortuna, un’aquila. Capita così di sognare di librarsi come loro nell’aria e, sorvolando il mondo della nostra quotidiana esistenza, di catturarlo dall’alto. I rapaci hanno abitato l’immaginario dell’uomo sin da epoche antichissime. Basti pensare ad Horo, divinità della tradizione egizia, che veniva raffigurato come un falco (o come un uomo con la testa di falco) oppure alla civetta, animale quest'ultimo considerato sacro ad Atena tanto che ancora oggi è rimasto simbolo ed emblema della capitale greca. Ma la relazione tra umani e rapaci, pur avendo radici antichissime, non si risolve nelle rappresentazioni mitologiche. Sin dalla notte dei tempi, infatti, l’uomo iniziò a servirsi di aquile e falchi per cacciare: si tratta di una tecnica venatoria che ben si concilia con la vita nomade che caratterizzava gli antichi popoli di pastori e proprio per questo la falconeria si sviluppa quasi parallelamente in diversi paesi. Se da un lato esistono testimonianze che ci giungono dalla Cina, risalenti a più di quattromila anni fa – già allora si usava donare falchi ai prin-

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cipi, anche se non è certo che l’animale venisse effettivamente usato per cacciare –, dall’altro in Mesopotamia è stato rinvenuto tra le vestigia dell’antica città di Dur-Sharrukin (l'odierna Khorsabad in Iraq) un bassorilievo risalente al 1700 a.C. e considerato dagli studiosi come la prima raffigurazione di un falconiere con il suo rapace. Pare che i primi ad addestrare le aquile alla caccia siano stati i Berkuci, cavalieri-falconieri mongoli e anche in Arabia le popolazioni nomadi, prima ancora dell’avvento dell’Islam, praticassero la falconeria. Dalle steppe della Mongolia e dalla Cina questa pratica venatoria si mosse verso Ovest, seguendo le carovane di mercanti che si spostavano lungo la “Via della seta”. In Occidente la caccia col falcone arrivò relativamente più tardi, con le invasioni barbariche dell’epoca altomedievale e l’espansione dell’Islam. Le prime testimonianze storiche al riguardo si possono far risalire solo al V secolo d.C. e nei sette secoli successivi in Europa la falconeria conobbe un grande successo: essa venne ampiamente praticata sia in Inghilterra che in Germania dove, fra i suoi più illustri cultori, poteva annoverare anche Federico I Barbarossa (1123 ca.–1190), re di Germania, imperatore del Sacro romano impero e re d'Italia.

sopra Ancora oggi alcuni rapaci sono un emblema nazionale; è il caso dell’aquila americana dalla testa bianca per gli Stati Uniti. Abile pescatore, questo rapace si nutre di pesce ed è in grado di catturare prede di sette volte il suo peso a destra L’aquila è tornata dal falconiere. Tra uomo e rapace, nel tempo, si stabilisce una profonda simbiosi nella pagina precedente Il falconiere Pio Nesa accoglie l'arrivo di uno splendido esemplare di aquila americana negli spazi della Falconeria a Locarno



Imperatore-falconiere o falconiere-imperatore? Un giovane sovrano s’appassionò alla falconeria. Attento osservatore e fine letterato ne studiò, ne esaminò e ne approfondì tutti gli aspetti sistematizzandoli nelle pagine di un trattato. Così, dunque, scrive l’imperatore Federico II di Svevia, autore del De arte venandi cum avibus (“Sull'arte di cacciare con gli uccelli”, scritto tra il 1240 e il 1250): “Chi voglia imparare l’arte della caccia con gli uccelli per essere in grado di nutrirli, custodirli, addomesticarli, portarli, insegnare loro a cacciare altri uccelli mandandoli a caccia e, se necessario, curarli, occorre che unisca, alle qualità che verranno indicate, la scienza (le conoscenze teoriche e pratiche) contenute in questa opera. Quando avrà appreso tutto in modo sufficiente, più degnamente e a giusto titolo potrà fregiarsi dell’appellativo di falconiere”. Questa vastissima opera è non solo una guida alla pratica della falconeria e alla cura dei rapaci ma anche una preziosa e ricchissima fonte di informazioni riguardo alla vita degli uccelli. Le osservazioni di Federico sulle migrazioni sono state superate solo dagli studi dell’etologo e filosofo austriaco Konrad Lorenz (1903–1989) considerato il creatore della moderna Etologia scientifica e della Ricerca comparata sul comportamento. Ma nel Medioevo la relazione tra rapaci ed esseri umani andava ben oltre la pratica della caccia; non a tutti era permesso possedere un rapace e fra falchi, astori e aquile esisteva una precisa gerarchia che rispecchiava simbolicamente la struttura piramidale della società feudale. Per esempio, solo l’imperatore poteva far volare il bellissimo girfalco, mentre il falco pellegrino accompagnava il principe, il falco sacro il cavaliere e alla regina e alle dame di corte spettava lo smeriglio. Così, la “Novella XC” tratta dal Novellino – una raccolta di novelle toscane risalente probabilmente all'ultimo ventennio del Duecento – mette in scena tanto la passione di Federico per la falconeria quanto, allegoricamente, la sua intransigenza politica: “Lo ‘mperadore Federico andava una volta a falcone, ed avevane uno molto sovrano, che l’avea caro più d’una cittade. Lasciollo a una grua. Quella montò alta: il falcone si mise alto molto sopra di lei. Videsi sotto un’aguglia giovane: percossela a terra e tanto la tenne che l’uccise. Lo ‘mperadore corse, credendo che fosse una grua: trov’ò com’era. Allora con ira chiamò il giustiziere e comandò ch’al falcone fosse tagliato il capo, perché avea morto lo suo signore”. Il messaggio è scevro di fraintendimenti: nessuno, nemmeno un alto dignitario (falcone) può impunemente attentare all’impero (la giovane aquila). … e oggi? Cavalieri a caccia con il proprio falco, castelli, imperatori… Se ci pensiamo oggi questa antica arte sembra appartenere a un mondo fiabesco, lontanissimo, quasi irreale. Ma è davvero così?


La caccia con il falco è ancora praticata sia in Asia centrale sia nel mondo arabo, ma anche in Europa: per esempio, nelle già citate Inghilterra e Germania esistono apposite bandite di caccia., come pure in Francia. I falconieri professionisti svolgono, oggi, un interessante e quanto mai sconosciuto ruolo didattico: attraverso le rappresentazioni di volo dei rapaci, infatti, è possibile avvicinarsi a questi splendidi animali e imparare a meglio conoscerli. Unica di questo genere, in Svizzera, è la Falconeria a Locarno: qui, Pio Nesa e i suoi collaboratori offrono la possibilità di osservare in modo molto ravvicinato il volo di falchi e aquile, come pure di gufi, di civette, di grifoni e degli altri rapaci che popolano la falconeria. Un lavoro estremamente complesso quello del falconiere. Egli, infatti, non solo fa volare i rapaci durante lo spettacolo ma li accudisce e li addestra al volo. Questo implica una profonda conoscenza degli animali e delle loro esigenze. Solo in questo modo si crea quel rapporto simbiotico che riconduce sempre il falco dal falconiere. Oltre a presentare le caratteristiche dei rapaci che prendono parte allo spettacolo, durante le rappresentazioni il falconiere narra la storia della sua arte e ne illustra la complessa tecnica. È giusto ricordare che le attuali applicazioni della falconeria non si limitano a questo: falco e falconiere sono, per esempio, un ottimo

deterrente naturale per gli uccelli che, avvicinandosi troppo alle piste aeroportuali, creano grande pericolo nelle fasi di decollo e di atterraggio degli stessi aerei. Spesso, poi, i falconieri hanno collaborato e collaborano a progetti di tutela e reinserimento di specie in via o pericolo d'estinzione: è il caso del falco pellegrino, quasi scomparso negli anni Sessanta a causa dell’abuso di pesticidi. Sono sono alcuni esempi che dimostrano come la minaccia a questi straordinari animali viene da attività che ben poco hanno a che fare con il loro addestramento in cattività ■

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in queste pagine Alla Falconeria di Pio Nesa si possono osservare diverse specie di rapaci da molto, molto vicino... Nell'immagine in basso a sinistra, il falconiere mentre fa roteare il logoro (una finta preda), mentre un nobile girfalco tenta di catturarlo. Il cavallo, il falco (e il cane) costituivano in passato una triade di indispensabili aiutanti per il falconerie nella caccia


[ 40 ] Pagina realizzata per un basso impatto ambientale

Consumi elettrici Parliamo così spesso degli incredibili prodotti che la tecnologia offre. Con meno frequenza, invece, del rovescio della medaglia: quanto consumano… Per comprendere l’impatto che il generale utilizzo dell’elettronica ha avuto sulla nostra società è sufficiente constatare come dal 1960 a oggi il consumo pro capite di energia elettrica in Svizzera sia salito da 3342 kWh a 8132 kWh (2007). Una notevole impennata, non c’è che dire... Eppure, con due piccoli accorgimenti è possibile risparmiare almeno il 20% dell’energia che consumiamo a casa. Immaginate, il 20% in meno sulla bolletta! La maggiore responsabile dei consumi elettrici domestici è proprio l’illuminazione: quindi, cambiare le vostre lampadine incandescenti con lampadine fluorescenti (quelle a basso consumo) direi che è un buon inizio. Le lampadine fluorescenti solitamente consumano, a pari luminosità, meno di un quinto dell’energia rispetto una lampadina incandescente, quindi una “classica” da 100 Watt può essere sostituita con una fluorescente di circa 20 Watt. È comunque importante scegliere attentamente le lampadine in base al loro posizionamento: infatti, alcune si accendono lentamente (un minuto circa) consumando poca energia, mentre altre si accendono istantaneamente consumandone però di più. Bene, ecco come risparmiare circa il 10% (mediamente

Tendenze

si arriva anche al 17%) del consumo elettrico di casa! Sappiate però che ci sono almeno altri due silenziosi “vampiri elettrici” che si nascondono nelle nostre ca-

se: parliamo del Pc, il lettore Dvd, lo stereo e la Tv... spenti. Eh sì, perché lo stand-by, al contrario dello spegnimento totale brucia nell’arco di un anno un’enorme quantità di corrente elettrica e, continuando a “succhiare” instancabilmente, finisce per “prosciugare” anche il vostro

portafoglio. In questo modo in Svizzera si gettano 2 miliardi di kWh ogni anno! Guardate voi... Ma tranquilli, tra non molto giungeranno sul mercato stand-by a consumo zero... dobbiamo “solo” attendere pochi anni. Il secondo gruppo di vampiri sono gli alimentatori – le scatolette nere che nutrono di elettricità i nostri piccoli apparecchi – che, in modo passivo, bruciano energia quando telefonini, radio, videogiochi e caricabatterie non sono in funzione. La soluzione? Sul mercato sono disponibili interruttori a cavo da applicare alle prese e che permettono di staccare dalla rete domestica gli apparecchi. Abituarsi a farlo quando non si è in casa o durante la notte vi farà risparmiare almeno un altro 10% sulla bolletta... Ricordiamoci di questi piccoli ma indispensabili accorgimenti. Un ultimo consiglio: al momento dell’acquisto scegliete apparecchi che abbiano un buon compromesso tra prestazioni e consumo, così facendo potrete migliorare la vostra personale efficienza energetica. Aiutando il vostro portafoglio e, soprattutto, l’ambiente!

di Ulrico Gonzato


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Le nostre hit del mese.

a cura di Elisabetta

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Sarete favoriti dal transito lunare, ma, a causa del transito marziano nella vostra quarta casa solare, i nati nella prima decade dovranno risolvere alcune questioni con la famiglia di origine. Cercate di non stressarvi troppo.

Verso il 10 di settembre sarete portati a compiere a una serie di spese rivolte all’abbellimento dei vostro habitat abituale. Massima attenzione ai limiti del budget. Accelerazione delle attività quotidiane per i nati in aprile.

gemelli

cancro

Le vostre condizioni economiche non rappresentano lo specchio del vostro valore. Possibile fuoriuscita di risorse economiche riconducibile all’acquisto o alla manutenzione di un mezzo di locomozione.

Cercate di spendere le energie mosse dal transito marziano con una maggiore attività fisica. Scrollatevi di dosso eventuali eccessi energetici. Sfogatevi con intelligenza, soprattutto in qualcosa di creativo.

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Cercate di finalizzare le energie di Marte, di transito nella vostra dodicesima casa solare, magari adoperandovi nell’aiutare il prossimo. Incrementate le vostre ricerche nell’ambito del mondo esoterico.

Durante il mese di settembre, e soprattutto in questa fase intermedia, i vostri desideri andranno subordinati alle necessità quotidiane. Senza chiarezza d’intenti nelle relazioni possibili alcune difficoltà di comprensione.

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Se intorno al 7 di settembre vi sentirete un po’ giù di tono non fateci caso. Si tratta della cosiddetta Luna storta. Vita sentimentale in ascesa per i nati della seconda decade. Possibili nuovi incontri tra l’11 e il 12 settembre.

Tra l’8 e il 10 di settembre, in concomitanza dell’opposizione lunare, potreste tornare a vivere una relazione sentimentale come se steste rivivendo un’antica cotta della vostra prima adolescenza. Controllate la vostra permalosità.

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Momento particolarmente vivace sotto il profilo sentimentale grazie ai buoni transiti di Venere, Giove e Luna. Possibile concepimento. I nati della terza decade devono liberarsi delle zavorre di cui da tempo sono afflitti.

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Verso il 9 settembre, in concomitanza del transito lunare in Toro, attenti a non esagerare con un’alimentazione distratta, troppo sensibile alle cosiddette “delicatessen”. Incontri d’affari per i nati della prima decade.

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Âť illustrazione di Adriano Crivelli


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Orizzontali 1. Svanire • 10. Luogo tranquillo e solitario • 11. Puòessere salato - 12. Il re dei cigni • 14. Il nome di Girardelli • 15. Scalo navale • 16. Cuor di cane • 17. Art. spagnolo • 18. Gola centrale • 19. Gas luminoso • 20. Il nome di King Cole • 22. Il vil metallo • 24. Il dio egizio del sole • 26. I confini di Palagnedra • 28. Il tesoro dello Stato • 31. Stop! • 33. Assicurazione Invalidità • 34. Ha scritto “La cantatrice calva” • 35. Deterge • 37. Un graduato • 38. L’onda nello stadio • 39. Croce Rossa • 40. Mora • 42. Atto illecito • 44. L’Olmi regista • 46. C’è anche quella ritmica •49. La lingua di Cicerone • 50. Cons. in cuore • 51. Delfino di fiume • 52. Giaggiolo.

plice • 23. Quartiere cittadino • 25. Fu il primo eresiarca • 26. Mantelli militari • 27. Cervide nordico • 29. Rigagnolo • 30. Atomo • 32. Stupidotto • 36. Familiari • 39. Parte di dollaro • 41. La casa dell’ape • 42. Hanno lame affilate • 43. Copricapo accademico • 45. Uomo inglese • 47. Il nome di Fleming • 48. Arte latina.

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Verticali 1. Un rettile... con la coda rumorosa • 2. Un’immigrata latino-americana • 3. Il bel Sharif • 4. Assai • 5. AvantiCristo • 6. Il nome di Prodi • 7. Incapace • 8. Cons. in ruotare • 9. Periodo preistorico • 13. Il dio dei venti • 21. Prep. sem-

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