Ticino7

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numero

L’appuntamento del venerdì

Corriere del Ticino

laRegioneTicino

Tessiner Zeitung

CHF 3.–

con Teleradio dal 15 al 21 novembre

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Reportage Alpigiani · Agorà Medicalizzare · Media Privacy · Relazioni Sorriso


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numero 47 13 novembre 2009

Agorà Medicalizzazione. Da sani a malati

DI

STEFANO GUERRA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Media Internet e privacy. Una faccenda riservata

Impressum Tiratura controllata 89’345 copie (72’303 dal 4.9.2009)

Chiusura redazionale Venerdì 6 novembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Società Cinema. L’ossessione americana

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NICOLETTA BARAZZONI

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ROBERTO ROVEDA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Luoghi Valle Bedretto. Un curioso laghetto alpino Vitae Francesco Bianchi

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RAFFAELLA CAROBBIO

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GAIA GRIMANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor

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KURT SGHEI; FOTO DI ROBERTO BUZZINI . . . . .

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ULRICO GONZATO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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GAIA GRIMANI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reportage Agricoltura. Il segreto dell’alpe Tendenze Tecnologia. Alta infedeltà Relazioni Le magie dello specchio

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Redattore responsabile Fabio Martini

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Reza Khatir

Amministrazione via San Gottardo 50 6900 Massagno tel. 091 922 38 00 fax 091 922 38 12

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Val Carassina: la Marisa, le rocce e il formaggio Fotografia di Roberto Buzzini

Libero pensiero Egregia redazione, Da qualche settimana vedo con piacere che state pubblicando una serie di articoli dedicati alle stanze della casa. Devo farvi sicuramente i miei complimenti, perché trovo che l’idea sia molto bella è molto interessante, anche se devo ammettere che a volte le citazioni e le indicazioni che si leggono hanno bisogno di un po’ di attenzione e una certa conoscenza di cultura generale. Per esempio, quando la giornalista parla di personaggi e opere che sono del passato, molto spesso queste appartengono alla cultura dei latini e dei greci. Ma credo che in fondo sia proprio qui il bello: mi sorprende sempre vedere come le cose che abbiamo tutti i giorni intorno a noi, i luoghi e i posti dove stiamo per buona parte della giornata, erano considerati importanti da popolazioni che hanno vissuto molti secoli fa. Come nel caso dell’articolo che avete dedicato alla “Camera da letto” (Ticinosette no. 45 del 30 ottobre 2009, ndr.): si parla di Platone e poi di Freud, dell’ “Odissea” (che mi ricordo solo per averla in parte letta a scuola) e anche di come è visto il letto nella pittura e nell’arte in generale. Si capisce come la nostra società non è poi cambiata molto sotto alcuni punti i vista, e la casa è una di queste. Anche se magari oggi in cucina abbiamo il microonde e non c’è più nessuno che va a letto con una bottiglia di acqua calda d’inverno, quando i riscaldamenti nessuno sapeva ancora cosa erano. Alla fine della lettura ti guardi intorno e pensi a quante cose che hai nella tua casa sono passate di generazioni in generazioni, magari erano dei tuoi nonni e ancora oggi sono lì: per esempio, noi abbiamo ancora un tavolo in sala che avrà quasi 150 anni, perché era dei genitori dei miei nonni. Guardandolo ho pensato a quante discussioni ci

sono state attorno a quel pesante oggetto, a quanti pranzi e cene, a quante decisioni i miei genitori (che sono scomparsi da molti anni) hanno dovuto prendere quando ancora abitavamo nella vecchia casona in Valle Maggia, a Someo. Si dice spesso degli animali che se potessero parlare chissà cosa ci direbbero: io mi chiedo cosa ci direbbero invece i mobili se potessero raccontarci tutto quello che hanno visto nella loro vita. Un caro saluto, F. T. (Verscio)

Gentile lettrice, certo, oggi giorno, in piena “era Ikea” – avvezzi come siamo ai mobili usa, monta (a fatica) e, dopo qualche anno di onorato servizio, getta –, viene da chiedersi che cosa abbiano questi ultimi da raccontarci. Sicuramente poco, soprattutto se messi a confronto con gli arredi di famiglia passati di generazione in generazione e capaci di reggere ai secoli conservando un’aura davvero imperscrutabile. Ma questa è anche l’era del design a basso costo, della creazione reiterata di nuovi e impellenti bisogni, della pubblicità pervasiva… come sottrarsi al consumismo sfrenato? Impossibile. Certo è che, in questa corsa al nuovo e all’originalità a tutti costi, gli oggetti che ci circondano divengono sempre più impermanenti, incapaci ormai di rammentarci, nella loro instabilità temporale, chi siamo veramente. E, forse, in questo sembrano davvero assomigliarci sempre di più. Cordialmente, Fabio Martini


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Medicalizzazione. Da sani a malati

Agorà

Sistematico abbassamento delle soglie del “patologico” per una serie di cosiddetti “fattori di rischio”; proliferazione di test per le diagnosi precoci; elevazione a statuto di malattia di normali processi biologici, psichici ed esistenziali. Secondo Gianfranco Domenighetti sono queste le tre facce della “medicalizzazione della vita e della società”

na dinamica che tende a trasformare le persone che si ritengono soggettivamente sane in persone oggettivamente ammalate, o comunque bisognose di interventi medico-sanitari”. Di questo fenomeno culturale (in senso lato) che lui definisce “medicalizzazione della vita e della società”, Gianfranco Domenighetti ha fatto uno dei filoni principali delle sue indagini e riflessioni. A capo della Sezione sanitaria del Cantone dal 1970 al 2007, da una quindicina d’anni professore di Comunicazione, economia e politica sanitaria all’Università di Losanna e oggi anche presso quella della Svizzera Italiana, Domenighetti spiega a Ticinosette in che modo avviene la “trasformazione” dei sani in malati. “Inventando nuove malattie, per

esempio”, come denunciò anni fa l’autorevole British Medical Journal pubblicando una “Classificazione Internazionale delle Non-Malattie”, elenco di oltre 200 condizioni reputate a torto patologie (menopausa, fobia, ribellione adolescenziale, sindrome di “fatica cronica”, cellulite ecc.). “Oppure – prosegue Domenighetti – abbassando le soglie che definiscono il «patologico» per una serie di cosiddetti fattori di rischio, in particolare ipertensione, colesterolo e diabete”. Quali sono i rischi? “Studi recentissimi (e molto pubblicizzati) ci dicono, per esempio, che tutte le persone adulte, indipendentemente dal loro tasso di colesterolo o dai valori della pressione arteriosa, trarrebbero


Lei ha studiato a fondo un altro aspetto della “medicalizzazione della vita”: i test per la diagnosi precoce. “Spesso, l’anticipo delle diagnosi tra soggetti asintomatici tramite «check-up», test di diagnosi precoce e «screening» la cui efficacia è dubbia, controversa o non solidamente dimostrata, è il fattore principale della medicalizzazione della vita. Il fenomeno è alimentato anche dall’evoluzione tecnologica. Dagli Stati Uniti arriveranno presto anche da noi apparecchiature in grado di individuare tumori dello spessore di un millimetro. Rischiamo così di andare incontro a un’epidemia di diagnosi di tumori che, in buona parte dei casi, sarebbero rimasti per sempre «silenti». Poi ci sono i test predittivi genetici, che potrebbero trasformarci tutti in ammalati subito dopo la nascita. Probabilmente il marketing industriale e mediatico ha fatto sì che nel pubblico (e i latini sono i più «creduloni»...) la capacità di porre una diagnosi precoce sia ormai divenuto sinonimo di guarigione assicurata. Il che non è purtroppo sempre vero. Oggigiorno la domanda fondamentale da porsi è: vale la pena trovare un tumore prima che questo si manifesti? La risposta non è univoca: potrebbe essere anche «probabilmente no», invece che «sicuramente sì»”. Si spieghi… “Spesso i check-up, gli screening e i test diagnostici di massa su persone soggettivamente in buona salute hanno la capacità di sovrastimare l’incidenza di morbilità «inconsistenti», quelle cioè che non evolveranno mai nel corso della vita. Recentemente, uno studio condotto in diverse nazioni ha mostrato come circa la metà dei tumori al seno scoperti dalla mammografia fossero tumori che non si sarebbero mai evoluti nel corso della vita. Si parla in questo caso di sovra-diagnosi. Un altro effetto di questi test è quello di anticipare una diagnosi senza che poi vi sia un reale beneficio in termini di sopravvivenza, rovinando così preziosi anni di vita. Un’indagine sull’efficacia della Tac nella prevenzione della mortalità per tumore al polmone ha mostrato che, benché l’indagine precoce abbia anticipato oltre il 90 per cento delle diagnosi, la mortalità è risultata identica a quella del gruppo di controllo che non era stato sottoposto allo screening”. “Sempre meglio farlo che non farlo”: l’assioma quindi non regge? “Lo screening mammografico ha effetti positivi. Ma ha anche effetti negativi, generalmente non menzionati né quantificati in modo comprensibile sugli opuscoli e i dépliant che invitano le donne a sottoporvisi. Si può perciò affermare che esistono dei buoni

motivi per farlo, ma ne esistono anche di buoni per non farlo. Studi recenti hanno dimostrato che su 1000 donne dai 50 anni in su che si sottopongono ogni due anni e durante un decennio alla mammografia, il numero di quelle che avranno evitato il decesso per tumore al seno sarà compreso tra 0,5 e 2; le restanti 999,5–998 donne non avranno nell’arco dei 10 anni nessun beneficio in termini di mortalità evitata. Inoltre, sempre tra le 1000 donne citate che scelgono di sottoporsi allo screening, tra le 2 e le 10 riceveranno una diagnosi di forme pre-invasive di cancro al seno che non avrebbero causato sintomi o decessi nel corso della loro vita: queste donne saranno quindi trattate inutilmente. Tra le 10 e le 15 donne avranno una diagnosi anticipata di cancro senza che questo fatto abbia un’influenza sulla prognosi. Inoltre, circa 250 donne sperimenteranno dei falsi allarmi che per 63 di esse daranno luogo a una biopsia. Infine, 5 donne saranno falsamente rassicurate dall’esame”.

» di Stefano Guerra; illustrazione di Micha Dalcol

beneficio da un loro abbassamento. Così le soglie non esisterebbero più: tutti gli adulti dai 40/45 anni in su diventerebbero candidati a prendere per tutta la vita o una statina (ipercolesterolemia) o un farmaco antiipertensivo, anche se pochi poi ne trarrebbero beneficio. Non siamo ancora a questo punto, ma se ne parla. E poi, in un’ottica di finanziamento della sanità pubblica, se dovessimo medicalizzare tutta la popolazione adulta anche solo per questi due fattori di rischio, con ogni probabilità non avremmo più soldi per curare i veri malati. Solo per pagare la statina più costosa a tutti gli adulti in Svizzera, infatti, ci vorrebbe l’11 per cento circa della spesa attuale dell’assicurazione malattia di base. Con le conseguenze che tutti possiamo immaginare sui premi di cassa malati”.

Come ci si deve comportare, allora? “La decisione è sempre individuale. Non è facile fare un bilancio dei benefici e degli svantaggi. L’importante comunque è informarsi, e nel dubbio chiedere consiglio al proprio medico. Meglio è informarsi quando si sta bene, cioè quando non ci si trova nella necessità di dover ricorrere, magari d’urgenza, a un medico o a un ospedale (una delle fonti più affidabili in italiano è il sito www.partecipasalute.it curato dall’Istituto di ricerca Mario Negri di Milano). Nel caso della mammografia un’informazione utile ed equilibrata è quella contenuta nel recente opuscolo del Dipartimento sanità e socialità spedito a tutte le donne residenti in Ticino (è anche su www.ti.ch/dss/DSP/SezS/UffPVS/progetti/Diritti_dei_pazienti/pdf/OpuscoloMammografia.pdf)”.

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zialità. Federico Moro ha ideato, per un’azienda di Lugano, sistemi di comunicazione confidenziale come il private mail, che consente di sigillare la busta affinché soltanto il destinatario riesca ad aprirla. La Pec è l’alterego informatico della raccomandata postale e un doppione della firma digitale? “La Pec utilizza la firma digitale, ma non la sostituisce” ci dice Moro, “si avvale inoltre della marcatura temporale che è paragonabile alla data certa. Il tutto per apporre al messaggio la firma e l’ora a cui è avvenuto l’invio. Nella Pec non è il destinatario che firma la ricevuta ma è il sistema di posta elettronica che la riceve: come dire che

Daniel Solove No privacy Sperling & Kupfer, 2009 Il flusso spontaneo delle informazioni su Internet può ostacolare lo sviluppo personale e la libertà? Se non stabiliamo un equilibrio tra tutela della riservatezza e possibilità di espressione, potremmo scoprire che la libertà della rete ci rende in realtà meno liberi...

La trasmissione dei dati viene trasferita al sistema che può intercettarne il contenuto. È il paradosso di una sicurezza illusoria? “Concordo pienamente”, risponde Federico Moro, “ed è proprio per questo che nell’azienda per cui lavoro ci concentriamo su un sistema che impedisca a terzi, anche a noi fornitori del servizio, di leggere il contenuto delle e-mail. È molto più importante la riservatezza della corrispondenza, che è tutelata dai vari codici e dalle leggi, piuttosto che avere la certezza della consegna del documento. È più importante che il documento arrivi al destinatario chiuso e sigillato e non aperto e leggibile da tutti”. Questa certificazione crittografata non favorisce il reato? “Questa domanda mi permette di fare una riflessione importante. La democrazia è basata su alcuni concetti di segretezza: per esempio la segretezza del voto. Molte comunicazioni non possono essere nel segno della trasparenza. Penso, per esempio, alle comunicazione con il proprio avvoLa Posta elettronica certificata (Pec) consen- cato e all’ambito giute di inviarsi una normale e-mail, ottenendo diziario: la segretezza delle comunicazioni una sorta di ricevuta di invio e una ricevuta dei giudici e degli indi consegna. Un sistema analogo a quello quirenti, alle quali la della raccomandata postale... criminalità è interessata. La criminalità è arrivata all’ufficio postale cerca piuttosto l’anonimato e non solo del comune del destinatala riservatezza. Ci sono livelli di traspario. Potrebbe capitare che il renza che devono essere garantiti come la mittente ottenga la ricevuta tracciabilità delle comunicazioni. Devono di ritorno, ma che il destiesserci però ambiti di riservatezza nei quali natario non abbia mai letto poter parlare, agire e consultarsi senza quella mail!”. essere ascoltati o letti da terzi”.

» di Nicoletta Barazzoni

Media

protezione dei dati la Pec non basta anche se vengono sviluppati meccanismi crittografati che assicurano una comunicazione impenetrabile di messaggi e documenti inviati via e-mail. La Pec, infatti, non è un sistema di posta elettronica sicuro perché è come pensare di salire su un’auto e credere di essere al riparo da incidenti. Adempie certamente a un utilizzo burocratico e normativo, ma non di riservatezza. A richiedere la riservatezza sono le fiduciarie, le banche, le industrie, gli avvocati, i medici, le amministrazioni comunali, l’esercito e, naturalmente, i privati cittadini. Questi artefatti tecnologici dal un lato favoriscono la comunicazione immediata e dall’altro non permettono di controllare il controllore, ovvero il gestore che fornisce il servizio. Esistono tuttavia sistemi crittografici che assicurano ottimi livelli di privacy, impedendo al gestore di accedere ai messaggi. Mentre la Pec si concentra sulla certezza a valore legale dell’avvenuta consegna e dell’avvenuta spedizione, la private mail si concentra sulla confiden-

Marco Paissan La privacy è morta, viva la privacy Ponte alle Grazie, 2009 Un interessante volume che pone l’accento su un paradosso dei nostri tempi, la privacy, tanto decantata e, a parole, difesa, quanto nei fatti minacciata.

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In nome della privacy e della

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L’ossessione americana

nelle sale cinematografiche americane. E per ricevere l’imprimatur, era assolutamente necessario rispettare tre principi cardine: produrre film che non abbassassero il livello morale dello spettatore, presentare solo “corretti modelli di vita”, non mettere in ridicolo le leggi – divine, naturali e umane – né mostrare comprensione per la loro violazione. Il cinema doveva incoraggiare il rispetto per le istituzioni, civili e religiose, difendere la santità del matrimonio e della famiglia e, soprattutto, non diffondere o incentivare modelli o comportamenti negativi. Questi principi si traducevano in una serie di norme contro la volgarità, i vizi e il controllo “Hey ragazzi, non più di tre secondi, mi raccomando…!”. Humphrey Bogart e della sfera sessuale. Quindi, anche nella vita Ingrid Bergman in Casablanca (1942) di Michael Curtiz coniugale, niente grilli per la testa: letti gemelli in camera da letto, niente passionalità Hollywood… la fabbrica dei tennio, dalla fine degli anni che diventa subito lascivia. Venne inventato sogni. Raramente una defini- Venti ai tardi anni Sessanta, il famoso Three Seconds Kiss, “il bacio di tre zione ha colto maggiormente diffondere questo modello secondi”, la durata massima che doveva nel segno. Il cinema america- di vita fu una sorta di “misavere ogni scambio affettuoso e un western no dell’epoca classica è stato sione” che aveva alle spalle come Il mio corpo ti scalderà (1941) dovette una grande fabbrica, una ca- una solida ragione economiattendere cinque anni prima di ottenere il tena di montaggio, dove il ca: evitare qualsiasi scontro nullaosta a causa degli abiti succinti e del padrone controllava tutto il con il potere politico e ogni seno prorompente della protagonista, Jane processo produttivo dall’ini- boicottaggio dei film da parte Russell. Sempre in tema di sessualità, era zio alla fine. Le grandi case delle potenti organizzaziopure vietata ogni mescolanza razziale e, sodi produzioni (il padrone) ni religiose statunitensi. Per prattutto, ogni riferimento all’omosessualità, possedevano tutti gli studi questo Hollywood si diede un definita nel codice “perversione sessuale”. di produzione e tutte le sale codice di autoregolamentaPer rincarare la dose, nel 1934, Hays fece incinematografiche d’America, zione – che era in tutto e per serire delle clausole di moralità nei contratti e avevano sotto contratto di- tutto pura e semplice autodegli attori e compilò una lista di 117 artisti vi, registi, sceneggiatori fino censura – noto come “Coconsiderati “non affidabili” a causa della alle maestranze più umili. In dice Hays” (consultabile, in loro vita personale. I “non affidabili” per questa fabbrica potevi solo inglese, nel sito Internet www. Hays erano semplicemente gli omosessuali “stare dentro”, rispettando- productioncode.dhwritings.com) perché, come afferma Vito Russo nel suo Lo ne le regole. Se ne eri fuori, dal nome dell’uomo che lo schermo velato (Baldini semplicemente facevi altro, ma non cinema. Settantacinque anni or sono l’industria cine- & Castoldi, 1999): “EsHollywood produceva sogni, matografica statunitense – che aveva come sere omosessuali non sottoforma di film. Produceva obiettivo la diffusione del modello di vita era americano come la torta di mele. Persoevasione dalla realtà nel senso americano – applicava un protocollo di auto- naggi gay e riferimenti che la realtà rappresentata sullo schermo poteva essere censura: il famoso Codice Hays, introdotto all’esistenza dell’omosessualità vennero risolo quella decisa ai piani per “evitare” le voci fuori dal coro mossi dallo schermo alti delle case di produzione: per quasi cinquant’anni”. edulcorata, filtrata attraverso ideo e lo introdusse tra il 1927 La cappa del perbenismo durò sino al 1968, le lenti del mito americano e il 1930, Will Hays. Nel 1934 quando il mondo oramai proponeva altri che andava a braccetto con il codice venne irrigidito e modelli e, soprattutto, la televisione col’immagine patinata di un divenne vincolante per tutte minciò a fregarsene altamente di codici e american style of life, fatto di le case di produzione. Senza auto-censure: l’essenziale era fare audience e casa, famiglia, figli, lavoro, il nulla osta di Hays, nessun vendere spazi pubblicitari. patria, Dio. Per un quaran- film poteva essere distribuito

» di Roberto Roveda

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G. Alonge e G. Carluccio Il cinema americano classico Laterza, 2006 I divi, i film, la macchina produttiva e l’ideologia di Hollywood negli anni in cui era la “fabbrica dei sogni” e dominava il Codice Hays.

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cava, dalla quale si estraeva una particolare qualità di pietra ollare con cui erano costruite le stufe, che d’inverno garantivano il tepore nelle case della valle: pigna è, per l’appunto, il nome dialettale di quel particolare tipo di stufa. Attorno alla metà dell’Ottocento, il naturalista Luigi Lavizzari* descrive l’uso di questa pietra che, a seconda della qualità e del luogo di estrazione, è indicata per la produzione di laveggi (le tipiche pentole di pietra ollare lavorate al tornio) oppure, appunto, per la costruzione delle stufe: “Esiste pure una qualità d’ollare, o serpentina, la quale è di grana grossa e di spezzatura più scagliosa e più fragile. Viene d’ordinario tagliata in grosse lastre per servire alla costruzione di stufe di lunghissima durata”. L’autore ricorda per esempio la pigna dell’ospizio di All’Acqua che “porta la data del 1691”. In effetti, la particolare tipologia

Giuseppe Brenna Guida delle Alpi ticinesi - volume 1 CAS, 1993 Strumento indispensabile per chi desidera conoscere dettagliatamente gli itinerari escursionistici e alpinistici del cantone. La guida presenta anche informazioni sulla geologia, i toponimi e la storia delle nostre montagne.

pigna del canton Ticino si trova a Ossasco e risale nientemeno che al 1581! Ma ritorniamo alla cava: lassù, grazie a un duro lavoro dei cavatori, i massi erano estratti e squadrati, quindi forati in modo che fosse possibile inserire un bastone per facilitare il trasporto verso il fondovalle – mi è stato raccontato che spesso ciò avveniva dopo le prime nevicate: poiché, solo allora, era possibile trascinare i blocchi di pietra con le slitte –. La popolazione saliva alla “cava delle pigne” dai villaggi della Valle Bedretto per procurarsi i blocchi di pietra che, una volta giunti al piano, gli artigiani locali trasformavano nelle stufe a legna tradizionali. Infine, venivano collocate nella stüa, l’unico locale riscaldato e, per questo motivo, cuore della casa. Ancora oggi, chi sale alla cava ha la possibilità di scoprire le tracce del faticoso e meticoloso lavoro dei cavatori: fino a qualche anno fa – e, con un po’ di fortuna, forse ancora oggi – lassù si trovavano ancora un paio di blocchi di pietra pronti per essere trasformati in una pigna. Sembrano attendere pazientemente, da lunghissimo tempo ma invano, qualcuno che li voglia trasportare a valle per riscaldare le nome atipico e ormai prossime fredde giornate invernali.

Cava delle pigne. Un lago dal un toponimo che la dice lunga su attività, abitudini e tradizioni di una delle più suggestive ma difficili valli ticinesi: la Valle Bedretto di pietra ollare dalla quale si ricavavano le pigne tradizionali della Valle Bedretto resiste a temperature che possono raggiungere i 1200 gradi, basti pensare che la più antica

» di Raffaella Carobbio

Luoghi

in Valle Bedretto, più precisamente ad All’Acqua, là dove parte il sentiero per la capanna di Piansecco. Era una di quelle giornate di settembre in cui il sole brilla ma non scalda, e lascia spesso il posto alle nuvole (o forse sono le nuvole che s’impongono e gli sottraggono spazio…). Insomma, una giornata per molti aspetti ancora estiva ma assediata da un autunno che freme. Mi è allora tornata alla mente un’escursione di qualche anno prima al “lago delle pigne”. Dalla capanna di Piansecco, infatti, inizia il sentiero che in circa un’ora di cammino porta fino a questo laghetto alpino, a quota 2278 metri. È un luogo molto suggestivo: l’acqua del lago cambia tinta con un ventaglio di tonalità dal verde al turchese, al blu intenso al grigio. In questo specchio d’acqua si riflette l’immagine delle vette che lo circondano come, per esempio, l’imponente massa del Poncione di Maniò che lo sovrasta. Ricordo che il suo nome mi aveva assai incuriosito: che cosa stava a significare “lago delle pigne”? A che cosa si riferiva? Il toponimo, ultima traccia anche in questo caso di una memoria antica, richiama pratiche che si sono perse perché ormai inattuali. Ma veniamo al dunque: il nome del lago rimanda alla vicina

Ely Riva Gli occhi delle montagne Salvioni, 2000 Volume fotografico dedicato ai laghi alpini ticinesi e della Mesolcina. Il libro – al momento esaurito – è consultabile presso qualsiasi biblioteca. Dello stesso editore segnaliamo anche Leventina e Bedretto di Marco Volken.

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Qualche tempo fa mi trovavo

Un curioso laghetto alpino

Il laghetto di Cava delle pigne (fotografia di Raffaella Carobbio)

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Nota Istruzione populare sulle principali rocce ossia sulle pietre e terre comuni del canton Ticino e loro uso nelle arti (Lugano, 1849). In questo saggio il naturalista e padre del Museo cantonale di storia naturale divulgava (in maniera accessibile) le conoscenze scientifiche riguardanti le pietre e le rocce del Ticino.


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» testimonianza raccolta da Gaia Grimani; fotografia di Igor Ponti

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una mentalità molto più aperta nei confronti di ragazzi che hanno fatto una scelta assai impegnativa da ogni punto di vista e che per questo vanno sostenuti. La scuola fa quello che può. Il tutor e la direzione della scuola, prima dell’inizio dell’anno, si incontrano per vedere d’inserire i talenti in classi che abbiano un orario a loro favorevole oppure si affrontano dei casi speciali: l’anno scorso abbiamo proposto a una ragazza di fare due ore del suo orario insieme a un’altra classe affinché potesse andare a Milano a seguire le lezioni di violino con una famosa docente russa. Gli studenti sono di solito Docente di italiano al Liceo di Mendrisio, molto soddisfatti del rapporto è stato arbitro internazionale di calcio e personale che si stabilisce con il tutor che si occupa dei loro ora è osservatore arbitrale per l’UEFA progressi. in giro per il mondo. Nella scuola svolge Devo dire che questi ragazzi con passione l’attività di tutor dei talenti sono generalmente dei talenti in tutti i sensi: nello sport sportivi e artistici come nella musica, ma anche titolo sperimentale da un’idea nel rendimento scolastico e hanno una cordell’Ufficio di educazione firettezza, trasparenza e franchezza veramente sica scolastica ed è stata poi eccezionali. Per me è assai gratificante avere ratificata dal Dipartimento un impegno di questo genere. Naturalmente dell’educazione. In ogni sede le iniziative a sostegno di tali allievi possono liceale il tutor è una persona migliorare: per esempio, i talenti artistici che funge da antenna, a cui gli dovrebbero poter avere, nelle ore di musica, allievi possono fare riferimenin cui i compagni fanno delle cose che loro to per gestire le loro difficoltà. già conoscono, un locale in cui andare a Per appartenere a questo proesercitarsi, come gli sportivi potrebbero forse, gramma, gli studenti devoogni tanto, svolgere un’attività differenziano rispondere a criteri molto ta all’interno di qualche lezione, con un elevati. Al Liceo di Mendrisio coinvolgimento particolare, mettendo così quest’anno i talenti sono 17, a profitto le loro capacità. di cui 13 sportivi e 4 artistici. Coinvolgere gli studenti è per un insegnante Il progetto mi piace, anche se una cosa fondamentale e la scuola ha bisonon va dimenticato che quegno di docenti che sappiano essere vicini ai sti ragazzi sono innanzi tutto ragazzi. L’insegnante è una porta accostata, studenti liceali, che il Diparche, se opportunamente spinta, si deve timento dell’Educazione ha aprire per ascoltare le esigenze degli allievi. trovato il modo di aiutare, per Nella mia attività ho sempre cercato di dare quanto è possibile, a gestire i un sostegno morale e psicologico quando è loro impegni. Nelle situazioni necessario, il che non esclude la valutazione più difficili i talenti possono professionale equa, anche negativa. L’inseessere esentati parzialmente gnamento è stato per me un lavoro che mi o totalmente dall’educazioha dato molta gioia e l’ho esercitato con pasne fisica, mentre il recupero sione. Non amo parlare di pensionamento, eventuale delle lezioni perse, anche se di anno in anno mi ci avvicino: se lo devono assumere gelascerei la scuola solo quando mi rendessi neralmente a loro spese, o conto di non aver più niente da dare. Dopo far intervenire l’Associazione la famiglia, ritengo l’insegnamento quanto sportiva cui appartengono. di più importante esista nella mia vita. E, La cosa più importante però come disse Primo Levi, amare il proprio è che nasca negli insegnanti lavoro è la migliore approssimazione alla una maggiore sensibilità e felicità sulla Terra.

Francesco Bianchi

Vitae

ono nato e cresciuto a Chiasso in una bella villetta con giardino. L’infanzia è stata spensierata e ho cominciato a fare l’arbitro molto presto, a 14/15 anni, alle partite fra ginnasiali di cui ancora oggi tengo un piccolo libretto con tutti i resoconti. La carriera ufficiale di arbitro è nata come una passionaccia a 17 anni, con gli juniores: ero un giocatore di calcio piuttosto scarso e quando sbagliavo, me la prendevo con chi dirigeva la partita: quindi l’unica soluzione era di diventare arbitro io stesso. Ho attraversato momenti belli e brutti – ma prevalgono i primi – però arbitro da più di 40 anni con la stessa gioia del primo giorno. Perché lo faccio? Soprattutto per passione, se non c’è quella, non s’inizia neppure. Ritengo di essere stato un buon direttore di gara: sono arrivato a essere arbitro internazionale e ho diretto tantissime partite di Serie A, ricavandone grandi soddisfazioni. Quelle più belle, però, le ho avute da quando sono osservatore dell’UEFA con il compito di analizzare e valutare le prestazioni degli arbitri. Quest’attività è stimolante perché, oltre alle partite eccezionali cui hai modo di assistere, giri il mondo, continui a fare esperienza, visiti luoghi bellissimi e puoi abbinare le esigenze culturali a quelle sportive. Sono stato in tanti paesi che è difficile nominarli tutti: alcuni mi sono rimasti particolarmente nel cuore. L’ultimo, l’Islanda; la Spagna, dove sono di casa; la Romania, della quale ho sperimentato la tremenda povertà alla caduta della dittatura; la Polonia, con il ricordo indelebile e tremendo di Auschwitz. Un altro ruolo che svolgo da quattro anni con passione è quello di tutor dei talenti sportivi e artistici al Liceo di Mendrisio, dove insegno. Quest’attività, in un primo tempo riservata ai soli talenti sportivi, in seguito allargata ai talenti artistici, è nata a

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Agricoltura di montagna - Alta Valle di Blenio

Il segreto dell’alpe Inizio settembre, mi pare. Dormo sodo. Sull’alpe le mucche, le mammelle gonfie, attendono pazienti il loro turno alla mungitrice. Un bel modo per cominciare? Non lo so. Dormo ancora, adesso in piedi, aspettando il caffè in cucina, mentre lassù Fausto e Kemal col pick-up – attenti alle buche – scendono la valle verso casa, al caseificio, con i recipienti colmi di latte. Il sole sorge. Farà bello. C’è da esserne contenti a mille e ottocento metri sopra il mare e con un datore di lavoro che si chiama Natura

di Kurt Sghei; fotografie di Roberto Buzzini


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also piano, la Carassina. Vero paradiso. Bella oggettivamente, da cartolina. Placida vallata che se ne va, quasi diritta, alla base dell’Adula, di spalle al Sosto. Poco dopo le gallerie della paura (che le mucche transumano a corsetta, mi dicono, e mi pare di vederle: 100 mucche correre in galleria, muggendo come alci) la diga, quella grande e nota (il Luzzone) e poi l’altra, nanetta, che intrattiene con dolcezza un torrentello che ormai è un lago, viola, turchese, verde e verde marcio, ricco di trota (e di mostri marini, in villeggiatura). Subito dopo l’imbocco della valle, i porcelli, signori

nel loro recinto. L’immensa pietra verticale, la testa dov’è sita la bocca della cantina, attaccata la casa, dove intanto, la Marisa – la figlia del Fausto – traffica in cucina, preparando la colazione. Al piano di sopra i bambini ronfano beati, e solo così dimentichi – ancora per poco – che tra una settimana si torna giù in valle; l’estate sta finendo, e riparte la scuola, purtroppo e per fortuna, come sempre. In famiglia Forti dei nostri scarponcini regolamentari, Roberto e io, invadiamo la valle che sono le otto. Fa frescolino. Per il Fausto e il Kemal la giornata ha


a sinistra: generazioni, e schizzi di latte, a confronto. Fausto in posa plastica e Martina colta in presa diretta in basso: sul calar della sera, alla mungitrice, piĂš di settanta vacche attendono il loro turno. Un lavoraccio, ma di quelli irrinunciabili e portatori di tesori nella pagina precedente: turisti, vacche e cowboy: “momenti di trafficoâ€? in Val Carassina


sopra e di lato: burro, ricotta, formagella e formaggio. Marisa e Kemal all’opera con argano, lira e cazzora in basso: un autentico caveau svizzero, ricavato in una caverna nella roccia a destra: il Sosto e la sosta. In siesta dopo pranzo, pascta veigia e bicchiere di rosso: la giornata conta giĂ nove ore. Urge un caffè...


già quasi quattro ore di attivo. Il latte di stamane riposa con quello munto la sera. Tra un’oretta dovrà compiere la trasformazione. Tredici forme. Qualche settimana fa erano di più. Questione di cicli del latte, di tette. Siamo in cucina, invitati a fare colazione con la famiglia; salame, formaggio, pane burro e marmellata, miele, caffè e, naturalmente, il latte (680 litri a disposizione, ci scappa un macchiato) si parla del più e del meno, di quanto hanno rotto con ‘sto festival del film, del Mattia, che mo’ fa il panettiere (quant’è piccolo il Ticino?) e altre cosucce spacca ghiaccio, anche se qui dai Martinelli non c'è traccia di ghiaccio. Ospitalità come un giaccone col cappuccio di pelo, una formaggella incartata nella tasca, una tazzona di caffè in mano. Fuori, e dentro di metafora, si sta benissimo. Faccio la conoscenza dei bambini, li conto, sono tre. Sembrano dodici da come si muovono e chiacchierano e interrogano: la Lia, il Teo e il Giò. I figli della Marisa. Tipi svegli. Ma ecco il quarto, mi squadra tipo: “E-ti?”. E tu? Noè, si chiama. È un genio, ne ha tutta l’aria. Non che gli altri tre siano da meno (il nonno ne è parecchio orgoglioso): quest’estate – mi raccontano – hanno rifilato sassi ai turisti in cambio di moneta sonante. Oppure, sentite questa: commerciavano in angurie di legno. Non legni a forma di anguria, ma angurie di legno, a forma di legno. Roba che ci caschi. Specie se prima il Fausto ti fa assaggiare il suo Carassina, delizioso a ogni età, accompagnato da un vino bianco, secco e fresco, perfetto nel suo bicchierino di plastica... poi diventa difficile, non fermarsi un momento a chiacchierare (o starsene zitti), e vedere le cose da quel punto di vista leggermente discosto dal sentiero, sotto la sosta o sulla terrazza, rimirarsi a destra il Sosto, tutto nudo, e a sinistra, spaventarsi un secondo, non riuscendolo più a trovare, fra le nubi che l’avvolgono e lo rendono ancora più

enorme e inquietante, l’Adula. Qualcosa riecheggia, di tutto questo, nel gusto di quel pezzo di formaggio. È naturale e straordinario. Una faccenda magica Le fasi del formaggio, dal caglio alla forma, sono parecchie, articolate e molto scrupolosamente eseguite, ma – come mi spiega Kemal – il grosso è lavare: un lavoro lindo, è un lavoro ben fatto. Si tratta di cibo. Da sottolineare come i regolamenti e i materiali imposti, votati all’igiene moderna (uniformità contro tipicità, un vero peccato, spesso) siano finiti per rivelarsi quantomeno, a livello di materiali soprattutto, meno performanti o magari, in definitiva, meno igienici. Tant’è, e mica per niente, onde evitare di soffocare con goffaggini da burocrazia cieca gli alpi più remoti e poveri, sono state concesse deroghe (specie dopo la rivolta dei contadini bernesi, autentica lobby trattore munita). Morale: non fare i saputelli con chi ha un’esperienza assai più pratica e silenziosa che si snoda su qualche millennio di sapienza diretta. Produrre formaggio, in sé, specie a guardare, sembra facile. Pare che a un certo punto uno si trovi davanti tredici forme, così, quasi un miracolo! E in parte la faccenda è magica per davvero (almeno per chi, come me, non conosce la chimica), ma credo che a motivo del mio stupore ci sia l’incapacità di ragazzotto nato negli anni Ottanta (dunque piuttosto sprovveduto circa le cose che non sono artificiali) di non riuscire più a comprendere il concetto di valore separato da quello di prezzo. Di fronte all’epifania di una forma di formaggio che solo qualche ora prima era erba di montagna, beh, insomma, uno non ci è mica abituato a considerare le cose della vita come naturali e, pertanto, miracolose ■


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Alta infedeltà Da autentico profano quale sono, scrivere di alta fedeltà può rappresentare una faccenda delicata, specialmente nel settore hi-end…

Alta fedeltà: un settore di mercato animato da individui esigentissimi, che massaggiano i loro timpani con musica rinascimentale, in stanze acusticamente perfette, utilizzando raffinatissime strumentazioni per la riproduzione sonora… insomma, lo stato dell’arte Del resto, quando mi capita l’occasione, apprezzo la profondità e la purezza del suono di quei costosissimi impianti da sogno. Ma occupiamoci di scoprire come comprendere (da profani) questo universo dell’acustica a domicilio. Con il termine hi-fi (high fidelity), o Alta fedeltà, si indicano quei prodotti che, dalla fine degli anni Settanta, hanno la pretesa di riprodurre il suono non solo in modo comprensibile ma con il massimo della fedeltà possibile, un gotha a cui oggi quasi tutti gli apparecchi presenti sul mercato aspirano di appartenere. Ma a partire dagli anni Novanta i produttori hanno scoperto che la nicchia di chi voleva qualcosa in più era sufficientemente ampia da sostenere un nuovo standard, molto più difficile da raggiungere tecnicamente e decisamente più raffinato: quello del Hi-end (high end). In quest’ambito, il suono stereofonico è reso con una fedeltà incredibile e la

scelta e la tecnologia applicata ai componenti in grado di esprimere questa dimensione acustica, ha qualcosa di religioso. In altre parole, un settore senza compromessi, in cui la ricerca artigianale trova una sua dimensione propria nella realizzazione di amplificatori, casse acustiche e componenti in grado di restituire le più sottili sfumature che i supporti audio possono esprimere. Fra questi, il primo che ci viene in mente è proprio il cd, un ottimo supporto che riproduce il suono a 44 khz (44.000 campioni di suono al secondo) con una profondità di 16 bit (65.536 possibili suoni). Il meglio del meglio? Non è detto... Spesso, infatti, si dibatte se la qualità del suono prodotta da un cd sia da preferire all’obsoleto disco in vinile, ed eccovi la risposta che aspettavate: nel confronto fra i due a spuntarla sembra essere proprio il disco in vinile! Poiché è il supporto analogico di massimo rendimento porta scavati nei suoi solchi le curve delle onde sonore che sperimentiamo nella realtà, e se letto con un giradischi di grande qualità e amplificato dai componenti quasi magici hi-end ci propone una ricchezza timbrica che il cd, limitato dalla sua natura digitale, non sarà mai in grado di proporci. Esi-

stono delle scorciatoie: i lettori hi-end di cd convertono il suono digitale in suono analogico e sono in grado di spremere il massimo dal supporto, fermo restando che la differenza rimane sensibile agli orecchi più allenati. Ovviamente il disco ha un aspetto rituale dovuto alla fisicità delle informazioni che contiene: lo si tratta con delicatezza e deve restare sempre estremamente pulito, e anche così ogni tanto ci si ritrova con qualche click qua e la. Coscienti dei limiti del suono digitale, nuovi standard si fanno avanti: i cd Super Audio, dvd audio e i file digitali più avanzati lavorano a 192 khz e a 24 bit (16.777.216 suoni e 192.000 campioni al secondo) avvicinandosi molto alla sensazione che produce un disco in vinile, ma con la pulizia del suono digitale. Infine, vi indico un prodotto: il “TEAC Reference 600”, una interessante combinazione di lettore cd e amplificatore che può essere considerato un primo passo verso l’hi-end con in più tutto, ma proprio tutto, quello che la magia digitale può offrire oggi (wi-fi, lettura di file ecc..). Sviluppato dal team di guru hiend della TEAC, lo si può acquistare con un paio di migliaia di franchi, un prezzo tutto sommato ragionevole! ■


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Le magie dello specchio A un sorriso difficilmente sappiamo resistere: imparando a sorridere a noi stessi e agli altri possiamo migliorare notevolmente non solo la qualità della nostra vita ma anche la visione interiore ed esteriore di noi stessi, abbandonando paure, disarmonie e ostilità. Con questo scritto inauguriamo una nuova rubrica dedicata all’approfondimento delle relazioni con il prossimo

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» di Gaia Grimani

Relazioni

sottovalutiamo l’importanza del sorriso che ha un domani. Suggeriamo un ottimo esercizio per imparare a sorvalore altissimo nel combattere le nostre paure. Se vi sentite ridere e incidere positivamente sulla nostra vita: chiudiamoci mancare di coraggio o di fiducia, sorridete a voi stessi e vi in una stanza, con lo specchio di cui si parlava e guardiamoci, ritemprerete; sorridete all’incontro con ogni persona, con sorridendo. Sorridiamo alla nostra immagine e cominciamo ogni vivente e in questo modo lo incontrerete davvero; chi vi a parlarle, parliamole “come viene viene”, parliamole delle vede sorridere, vi si avvicinerà tanto più amichevole, quan- disarmonie di cui soffriamo, delle ostilità che ci addolorano, to più aperto e sincero sarà delle paure che ci affliggono. il vostro cuore e quindi il Parliamole e lasciamola parvostro sorriso; sorridetevi lare, lasciamola sfogare. quando siete soli, sorridenA un certo punto ci sentidovi vi migliorate “dentro” remo liberati e, dall’intimo e così migliorate tutto fuori; (dalla psiche), ci verrà l’indiil sorriso vi libera dalle vostre cazione giusta, il suggerimenangustie, vi apre, vi eleva e to opportuno, l’intuizione vi raffina. illuminante. La ricetta dello Ma le antiche, le lunghe specchio merita d’essere speamarezze disabituano al sorrimentata: insegna anche a riso e lo rendono perfino non identificarci troppo col faticoso ai muscoli del volto. nostro corpo, a sorridergli e E poi davanti agli altri, c’è il a sorriderne. sorriso di circostanza che, Dal sorriso la simpatia e l’emappena torni solo, diventa patia, la partecipazione, la smorfia. Poi v’è il sorriso da meraviglia nel guardare l’unidentifricio dell’attore e del verso massimo e minimo, la politico, il sorriso dei vili e capacità di penetrare in altri, dei servili, il sorriso di Giuda il prossimo davvero prossie il sorriso di Mefistofele. mo. Tutti gli uomini d’ogni Insomma, il sorriso non è tempo e luogo sorridono facile. C’è però un modo per spontaneamente. Dunque esercitarsi e trovarlo. Bisogna nel pensare a un incontro, mettersi davanti allo speca un lavoro, a un progetto, chio e, anzitutto, accettare a un’ostilità, a un affare, a la propria faccia, accettare Democritus (1628) di Hendrick Terbrugghen, olio su tela, Rijksmuseum, un socio, a un parente, a un il proprio corpo e sorridere Amsterdam concorrente, a un nemico, a loro benevolmente. Ognuno un “odiatore”, a un condoha dentro un’immagine di sé e insieme una forza che tende mino… a chiunque sia vicino alla vostra vita, sorridetegli. ad avverare quell’immagine; abbellendola nello specchio, l’ab- Sorridetegli dentro di voi, a sua insaputa, sorridetegli cordialbellite anche sul vostro viso. Così la vostra bellezza, la vostra mente in ogni caso: il vostro sorriso, pur da lontano, pur in salute, la vostra forza divengono i bersagli verso i quali si dirige segreto, spanderà la sua irradiazione silenziosa su tutto, e tutto infallibilmente l’avvenire da voi teleguidato. Per essere accet- vi si concilierà, specie i nemici. Sperimentate questa ricetta e tati, accettatevi; per essere capiti, capitevi; per essere stimati, ne avrete continue conferme. Da prima il sorriso vi sarà forse stimatevi; accettandovi, acquistate agilità e duttilità, divenite difficile, ma poi diverrà spontaneo e radioso. amichevoli e amati. Dunque davanti allo specchio abbellitevi Il sorriso autentico non solo è terapeutico. Ben di più: è one sorridetevi, siete un artista che effigia il proprio ritratto di nipossente.


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La soluzione verrà pubblicata sul numero 49

Giochi

Orizzontali 1. Malfatti, incompiuti • 10. Nativi indocinesi • 11. Tipico burattino siciliano • 12. Negazione bifronte • 14. Occhiello • 15. Oscura • 16. Soffiava dall’Olimpo • 17. Uncino da pesca • 18. Richiamo pubblicitario • 20. A volte è confesso • 21. Escursionisti Esteri • 22. Furiose • 24. Vi è anche quella del Luzzone • 26. Ce la mette... chi dà il massimo • 28. Nord-Ovest • 29. Il nome di Jones • 30. L’ama Zivago • 32. Abbisogna di occhiali • 34. Stato asiatico • 35. Prep. semplice • 36. Ripida • 38. Ha la cruna • 40. Segue la sera • 42. Campicello coltivato • 44. Governatore bizantino • 46. Cuor di cane • 47. Il Vallese sulle targhe • 48. Arnese del boscaiolo • 51. Il nome di Fleming • 52. Giallo pallido.

fine di Belfagor • 15. Le iniz. della Magnani • 17. La scienza del corpo umano • 19. Andata e Ritorno • 23. Si dà agli amici • 25. Il riparo della sentinella • 27. Son ghiotti di formaggio • 31. Uccello acquatico • 33. Personaggio dell’Otello • 37. Fulva • 39. Pesce prelibato • 41. Si dice consegnando • 43. La sigla del Tritolo • 45. Accusativo in breve • 49. Art. romanesco • 50. I confini di Arogno.

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Verticali 1. Noto romanzo di Kawabata • 2. Monumenti sepolcrali • 3. Razza, etnia • 4. La scienza che studia il comportamento animale • 5. Mezza riga • 6. Il lontano West • 7. I confini di Essen • 8. Lo pseudonimo di Iacopo Robusti • 9. Fa battere il cuore • 13. La

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Astri a cura di Elisabetta

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Tra il 18 e il 19 novembre la Luna sarà di transito nella vostra nona casa solare. Approfittatene per allargare i vostri orizzonti interiori. Nuove progettualità professionali per i nati nella prima decade.

Nella seconda metà di novembre inizieranno a farsi sentire gli effetti di Saturno sulla vostra vita professionale. Considerate questo periodo come propedeutico a una futura fase di debutto.

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Intorno al 17 novembre, Mercurio in opposizione. Questo transito potrebbe procurarvi una serie di fraintendimenti con il partner. Provate a non lasciare nulla d’irrisolto. Evitate sms o email: possibili quivoci.

Nuove opportunità professionali a partire dal 17 novembre. Grazie all’ingresso di Mercurio in Sagittario i vostri interessi si indirizzeranno verso un paese estero, o verso una città diversa da quella in cui abitate.

Passare a Sunrise, mantenere il numero e ricevere un fantastico cellulare? Ovviamente. Passate nel Sunrise center più vicino e richiedete la consulenza dei nostri collaboratori. Potete effettuare il passaggio a Sunrise anche chiamando il numero gratis 0800 707 707 o direttamente su sunrise.ch

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vergine

Buone notizie in arrivo, a partire dal 17 novembre. I problemi non vi spaventano. E così per ogni cosa riuscite a trovare la giusta soluzione. Il controllo sulla vostra vita quotidiana si fa sempre più strutturato.

Il transito di Mercurio tenderà a risvegliare alcune problematiche esistenti con la vostra famiglia di origine. Dovete assolutamente chiarirvi mettendo in luce le vostre reali intenzioni. Vita sentimentale in crescita.

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Con l’ingresso di Mercurio inizia una nuova fase di relazioni sociali con persone nuove. Durante questo periodo riscontrerete una maggior facilità a parlare in pubblico. Siete degli interlocutori di talento.

Mercurio transita nella vostra seconda casa solare. Grazie a questo nuovo ingresso saprete comportarvi con maggiore diplomazia, nonostante le spinte avverse del Marte in quadratura. Praticate un’attività sportiva.

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capricorno orno

Il transito di Mercurio potrà rivelarsi assai proficuo per chi è impegnato in una carriera di studi o di tipo universitario, ma anche per chi si cimenta in un’attività giornalistica. Sviluppo negli affari.

Tra il 15 e il 17 novembre la Luna si troverà nel segno dello Scorpione. Amore e guerra in una volta sola. Marte e Venere tendono a scatenarsi in una improvvisa passione. Grossi sbalzi umorali in arrivo.

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pesci

Mercurio nella vostra undicesima casa: riceverete notizie riguardo a una collaborazione con persone che vivono in altre città. La vostra mente tenderà a farsi più acuta, vivace, pronta a esperienze di ogni tipo.

Possibili discordie professionali segnate dall’ingresso del 17 novembre di Mercurio nella vostra decima casa solare. Atmosfere vivacemente passionali. Amore a gonfie vele per i nati nella seconda decade.

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Crianza Scala Dei, 75 cl

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*Merlot del Ticino DOC Mendrisio, 75 cl

*Cabernet Sauvignon California Beringer Stone Cellars, 75 cl

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