Ticino7

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numero

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L’appuntamento del venerdì

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R EPORTAGE Via Alta Valle Maggia AGORÀ Carceri e carcerati SFIDE Sun Ra e l’Eternauta VITAE Gianluca Monnier

Corriere del Ticino

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numero 30 23 luglio 2010

Impressum

Agorà Carcere: condannati… a cambiare Sfide Sun Ra e l’Eternauta

DI

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GAIA GRIMANI

GIANCARLO LOCATELLI

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Tiratura controllata

Vitae Gianluca Monnier

Chiusura redazionale

Reportage Via Alta Valle Maggia. Sul filo delle valli

B. DONATI; FOTO DI R. BUZZINI .

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Editore

Astri / Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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DEMIS QUADRI

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Venerdì 16 luglio

Teleradio 7 SA, Muzzano

Direttore editoriale Peter Keller

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Oltre il loro jazz

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Società Editrice CdT SA via Industria CH - 6933 Muzzano tel. 091 960 31 31 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Il crepuscolo lungo la Via Alta Valle Maggia Fotografia di Roberto Buzzini

Cari lettori, con nostra viva sorpresa l’editoriale pubblicato sul numero 27 di Ticinosette – in cui si esprimeva una critica alla programmazione delle ultime edizioni della manifestazione Estival Jazz –, ha provocato una serie di interventi da parte di numerosi lettori, tutti sostanzialmente in sintonia con quanto scritto in quell’occasione. A coloro che sono intervenuti appare chiaro come la manifestazione luganese si sia trasformata in un’occasione per ascoltare della musica leggera ed etnica, talvolta anche di buona qualità, che comunque poco ha a che fare con il jazz e la sua tradizione.

Un lettore in particolare ha sollevato il problema della progressiva disaffezione dei giovani al jazz, attestata dalla sempre minore presenza di pubblico giovanile durante gli eventi dedicati nel Cantone a questa musica.

Personalmente non credo affatto che i “giovani” (e questa è comunque una gran bella generalizzazione) abbiano perso la capacità di apprezzare la musica “interessante”. Mi pare piuttosto che il difetto stia nell’offerta e nella capacità di rischiare da parte degli organizzatori, o realmente poco interessati al nuovo o poco disposti a mettersi in gioco nel rapporto con sponsor e finanziatori. Un ulteriore nome “a caso”, oltre a quelli a suo tempo già citati: il trio jazz americano The Bad Plus. Questi giovanotti, in attività dal 2000 e con all’attivo ben sette album, propongono un jazz originale e neanche troppo cerebrale utilizzando temi della tradizione rock, dai Nirvana ai Black Sabbath, dai Pixies a David Bowie. Ma da noi, chi li ha mai sentiti? Recentemente mi è poi capitato di leggere un

articolo dello storico britannico Eric Hobsbawm in cui racconta della sua esperienza di critico jazz, avvenuta sotto lo pseudonimo di Francis Newton, durante gli anni Cinquanta per il periodico inglese “New Statesman”. A proposito della perdita di appeal di questo genere sulle nuove generazioni Hobsbawm scrive: “Fu solo durante il mio secondo viaggio (negli Stati Uniti, ndr.), che mi resi conto della rapidità con cui lo tsunami del rock aveva spazzato via tutto. Durante buona parte dei vent’anni successivi per i giovani il jazz non è esistito o quasi, tranne che nell’ambiente universitario dove era parte della cultura alta degli adulti; come la musica classica, ma più in piccolo”. Oggi le cose, anche se molti non se ne sono accorti, sono cambiate. Per chi segue attentamente le nuove tendenze sia in ambito jazzistico sia del rock le occasioni di interazione e di scambio fra musicisti giovani e meno giovani si sono in realtà moltiplicate, soprattutto nel mondo anglosassone in cui la diffidenza fra un genere e l’altro risulta molto meno marcata rispetto a quanto accade nei paesi latini.

Proprio in questo numero pubblichiamo un articolo dedicato a Herman Poole Blount, in arte Sun Ra (1914–1993), compositore e band leader che attraverso una musica suggestiva e al limite della psichedelica seppe travalicare i limiti del jazz proponendosi come artista universale ma ben consapevole delle proprie radici culturali ed estetiche. E non sorprende che la sua arte sia stata di spunto per gruppi rock come i Gong di David Allen e i Magma di Christian Vander… La musica è una e sarebbe bene ricordarlo più spesso.

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Carcere: condannati… a cambiare

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er quale ragione una persona che ha commesso un reato viene condotta in carcere? Perché impari a riconoscere i propri errori e a rimediare alla ferita sociale che ha prodotto, riuscendo a reinserirsi socialmente dopo un periodo di “riflessione”.

Da sempre si dibatte sulla misura e l’intensità che le pene debbono avere per raggiungere questo scopo, e già nel 1764 Cesare Beccaria nel suo De’ delitti e delle pene affermava: “Perché una pena ottenga il suo effetto basta che il male della pena ecceda il bene che nasce dal delitto (…) Tutto il di più è dunque superfluo e perciò tirannico”.

Oggi la carcerazione in Svizzera è prevista solo per le pene che eccedono i sei mesi di detenzione, a meno che una persona non rappresenti un pericolo sociale. Quando si opta per una pena privativa della libertà, in realtà si affida l’individuo alla prigione, perché le strutture carcerarie lo aiutino a mettere in atto un cambiamento, una svolta nella propria vita. Per ottenere questo risultato è prevista una serie di misure di riabilitazione, a partire dall’operatore sociale che si affianca al detenuto già una settimana dopo il suo ingresso nel carcere giudiziario. Dopo la condanna, per ciascuno viene allestito il PES, il Piano di esecuzione della sanzione, in cui sono previsti fra l’altro gli obiettivi da raggiungere e i mezzi necessari alla realizzazione del progetto di inserimento.

La struttura carceraria in Ticino

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Agorà

Vivere in carcere, privi della propria libertà e lontani dalle persone più care è sicuramente una sofferenza, che può però essere trasformata in un’occasione per ricucire la propria vita e imprimerle una svolta: imparare un lavoro, accrescere la propria cultura, approfondire le relazioni familiari e sociali. Ecco quanto viene offerto ai detenuti nel nostro Cantone

Le persone colpevoli di un reato occupano nel Canton Ticino quattro carceri: la Farera o carcere giudiziario (con 78 posti), per i detenuti in attesa di giudizio; la Stampa o carcere penale (140 posti) destinato ai detenuti già giudicati che devono scontare una pena; lo Stampino (per circa 40 persone in regime di semilibertà); e infine

il carcere aperto di Torricella (19 posti).

Alla Farera, detenuti e detenute di regola restano isolati nelle loro celle singole o doppie, 23 ore su 24, non lavorano e non è prevista nessuna formazione. Per loro la parola riabilitazione è prematura, perché sono ancora in attesa della formulazione dell’atto di accusa. Quando quest’ultimo viene emesso dal Procuratore pubblico, si procede al trasferimento dalla Farera alla Stampa. Qui rimangono fino al processo e, se c’è una condanna, continuano a scontarvi la pena. Le donne invece, non essendoci in Ticino strutture adeguate per loro, rimangono alla Farera fino al processo; dopo il quale, a dipendenza della lunghezza della pena o del rischio di fuga, possono profittare del carcere aperto di Torricella o essere trasferite oltre Gottardo. Anche i minorenni non hanno strutture che li possano ospitare, eccetto cinque posti alla Farera in carcere preventivo e, se condannati, devono essere trasferiti in Svizzera interna. Tutto ciò rappresenta una certa discriminazione per donne e minorenni, in quanto, contrariamente agli uomini, vengono allontanati dal loro domicilio e, di conseguenza, dalla rete di relazioni affettive e da chi parla la loro lingua.

Lavoro, scuola e attività Alla Stampa la prima misura di riabilitazione consiste nel lavoro: tutti i detenuti sono tenuti a svolgere un’attività, ricevendo un compenso tra i 20 e 30 franchi al giorno, meno 8 franchi di partecipazione alle spese di esecuzione. Le attività, nel limite del possibile, vengono assegnate tenendo conto degli interessi e delle abilità dei carcerati che prestano la loro opera nei laboratori interni di falegnameria, legatoria, stamperia, cucina, lavanderia, meccanica o nella zona agricola

Il carcere: una struttura “aperta” Il carcere è una società miniaturizzata in cui sono particolarmente importanti le relazioni con il mondo esterno, famiglia e amici. Per mantenerle vive, sono concesse sette ore al mese di colloqui, oltre a contatti telefonici ed epistolari. Per coloro, poi, che hanno i parenti lontani, è anche permesso di vedere i propri cari in videoconferenza, grazie agli strumenti offerti dall’odierna tecnologia, il che compensa le rarissime visite che

queste persone ricevono. Ci sono anche momenti particolari: una volta ogni due mesi i detenuti possono invitare la famiglia per un pranzo. Viene messa a disposizione una saletta dove pranzano in compagnia dei loro cari oppure in una piccola costruzione, nel terreno dietro al penitenziario, esiste la possibilità d’incontrare per un giorno intero la famiglia, moglie e figli, o il proprio partner, per non trascurare i rapporti umani che tali relazioni implicano. Inoltre, tre volte all’anno – di solito in maggio, settembre e a Natale – ci sono dei momenti di festa comune in cui i detenuti invitano i loro conoscenti o parenti. Da 15 anni esiste, poi, un altro spazio, il Pollicino, luogo d’incontro tra detenuti e figli, con due psicoterapeuti della prima infanzia che hanno lo scopo di aiutare il carcerato a spiegare la sua condizione di detenzione.

Ciò consente ai figli, anche piccoli, di prendere coscienza di una situazione che talvolta è negata e nascosta o coperta di bugie, e quindi di accettarla, vivendola serenamente. Questo spazio è anche un’occasione speciale per insegnare al papà, che fino ad allora ha trascurato questo aspetto della propria vita, cosa vuol dire essere “padre”. Tutto ciò che serve per un futuro diverso e migliore.

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non ci sono celle ma camere, e non ci sono sbarre alle finestre. Però ciò non significa che la persona che vi abita possa allontanarsi quando vuole, ma solo a determinate condizioni. Si tratta di mettere alla prova il carcerato per poi arrivare alla liberazione, passando anche attraverso la condizionale o altre forme di esecuzione, come per esempio l’alloggio esterno o la partecipazione al progetto pilota, che prevede la possibilità del controllo elettronico, grazie al quale si può stare a casa, essendo però monitorati. Con la liberazione condizionale, infine, ogni individuo viene sottomesso per un certo periodo al Patronato che aveva cominciato a occuparsi di lui dalla prima settimana alla Farera.

» di Gaia Grimani

all’esterno, dove sbrigano piccoli lavoretti. Oltre ai laboratori è presente una struttura scolastica, chiamata “In-Oltre” che offre una vera e propria formazione con docenti della scuola pubblica che entrano in prigione per insegnare. Ci sono corsi di cultura generale, italiano, inglese, matematica, francese, educazione visiva, educazione fisica, e dei moduli tipo “Creo un’azienda”, adatti anche agli stranieri che devono essere rimpatriati nel loro paese, dove, con le competenze acquisite, possono dar vita a iniziative imprenditoriali. È stato istituito anche un programma di conferenze con relatori che vengono dall’esterno. Seguire corsi e attività equivale a lavorare e può sostituirne l’impegno, soprattutto in carenza di posti di lavoro.

Giunti a metà della pena da scontare, solitamente è possibile essere trasferiti nella sezione aperta del carcere, lo Stampino, da dove il detenuto esce dalla struttura durante il giorno per recarsi al lavoro, a condizione di disporre di un contratto: per esempio, può prestare la sua opera in un’azienda agricola con cui è stata stipulata una convenzione o può lavorare con la squadra esterna per fare pulizia dei boschi, riordinare magazzini e altre attività. Nella struttura aperta

Sun Ra e l’Eternauta Il genio di Sun Ra e le lucide follie narrative di Héctor G. Oesterheld, l’interpretazione visionaria di un grande jazzista e la forza premonitrice di un fumetto culto.

Per riflettere sulla “voglia di rischiare” che la contemporaneità pare avere proprio dimenticato…

Tra il 1957 e il 1959 Héctor G. Oesterheld, scrittore, e Franci-

Sfide

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sco Solano Lopez, illustratore, pubblicarono su un settimanale argentino l’Eternauta - Il vagabondo dell’infinito, un fumetto divenuto un cult per gli appassionati di fantascienza di tutto il mondo, ma non solo. Grazie a un respiro epico e a una forza premonitrice con ogni probabilità mai eguagliata da nessun altra opera a fumetti, l’Eternauta narra dell’invasione del pianeta Terra da parte degli extraterrestri e della strenua difesa della civiltà e della pace da parte di un piccolo gruppo di uomini. Juan Galvez, il protagonista sarà condannato per l’eternità alla ricerca della moglie e della figlia, rapiti dagli alieni.

L’Eternauta è il racconto di un viaggio nelle pieghe dell’animo umano o, come è stato scritto, un viaggio “attraverso la notte dell’uomo”. Anche la musica del Novecento ha avuto il suo “eternauta”… Herman Poole Blount, in arte Sun Ra – il “sole” in inglese e in egiziano – ha fatto il possibile per confondere il mondo del jazz riguardo alle sue origini.

Più volte ha dichiarato di provenire da Saturno o da Marte, di far parte della natura degli angeli e di essere di passaggio fra i mondi. Quello che intendiamo suggerire qui è che l’apparato scenografico e le dichiarazioni filosofiche di Sun Ra, spesso unico argomento quando si parla di lui, non devono confondere su quello che è veramente stato questo personaggio per la storia del jazz: un instancabile sperimentatore e un profondo conoscitore della tradizione, un esploratore di nuovi territori, un pioniere nell’uso degli strumenti elettronici e un maestro di disciplina e libertà.

Riportiamo di seguito alcune considerazioni tratte da una vecchia intervista di Mario Luzzi in Uomini e avanguardie jazz, volume pubblicato nel “lontano” 1980 dall’editore Gammalibri e che bene illustrano l’estrema lucidità e consapevolezza di Sun Ra in fatto di musica.

A proposito di suono “Persino la forma della stanza in cui suoni può mutare il significato di ciò che fai, perché ne modifica il suono e cioè l’aspetto più importante della forma musicale”.

Il primato della musica su quello del musicista “Non sempre noi sappiamo ciò che stiamo per fare: esso nasce da noi, ma poi assume una forma tra le nostre mani, e non sempre quella forma è quella che noi ci aspettavamo di raggiungere prima di lavorarci sopra. (…) Fare il leader di un gruppo vuol dire anche saper cogliere queste informazioni inaspettate. (…) Basta saper rinunciare a un certo scopo”.

A proposito dell’importanza del nuovo, del nuovamente vivo “Non c’è alcun bisogno che le note di una melodia debbano per forza essere dove tutti si sono abituati a trovarle. (…)

Ma non si creda che la mia musica difetti di precisione: assolutamente; senza una precisa struttura, entro la quale rapprendere il materiale usato, si va verso il caso”.

Sulla conoscenza della tradizione e all’apertura verso l’altro “Purtroppo, oggi, sia molta gente sia gli stessi musicisti soffrono di una grande ignoranza: non sanno chi sia Bessie Smith, non conoscono i grandi del jazz, non possiedono i loro dischi, non sanno niente di niente. (…) Vi è troppa ignoranza, oggi, troppi ghetti. La gente si rinchiude nel proprio ghetto musicale senza conoscere altro”.

Qualche anno or sono, nel 2002, a Torino venne organizzata una mostra dedicata a Héctor G. Oesterheld, inserito purtroppo già nel 1977 in quel lungo elenco dei desaparecidos così come le sue quattro figlie – due delle quali incinta –, intitolata “Donde està Oesterheld”.

Fatte le debite proporzioni con un avvenimento così tragicamente drammatico, verrebbe forse voglia di affermare “Donde està Sun Ra”. Dove sono oggi la sua voglia di rischiare, il coraggio di sbagliare, l’immaginazione e il desiderio di scoprire nuovi mondi che così tanto hanno accompagnato le grandi scoperte non solo del jazz ma della storia di tutta l’Arte, musica compresa…?

Consigli per l’ascolto Jazz in Silhouette (1959). Opera fondamentale per capire le origini musicali di Sun Ra e la sua Arkestra. Originariamente pubblicato dall’etichetta Saturn dello stesso Sun Ra, questo lavoro è stato recentemente ristampato dalla Evidence Records.

» di Giancarlo Locatelli

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» testimonianza raccolta da Demis Quadri; fotografia di Igor Ponti

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guardia svizzera e a Roma viveva anche mia madre, che però era umbra. Ci ho vissuto fino ai due anni di età, per cui non ho ricordi di quel periodo. Ma c’era sempre quella scritta sui documenti che diceva: “Nato a Roma”. Poi, nel 2006 ho fatto il concorso per diventare membro dell’Istituto Svizzero di Roma e sono stato accettato. È stato un ritorno alle origini.

Arrivando mi sono detto che la città era mia e potevo fare quello che volevo. In questo modo sono avvenute cose particolari. Per esempio, ho reindossato i panni di mio padre facendo una performance intitolata L’ultima guardia, dove tenevo un microfono al posto dell’alaImmerso quotidianamente nel mondo barda e un’antenna parabolica dell’informazione televisiva, con i suoi come scudo, ma con addosso lavori artistici svela un universo dove l’uniforme della Guardia Svizzera. L’idea era che, una voltutto è immagine, nel quale non esiste ta scomparso il mondo, non più nulla al di fuori dello schermo. E resta che fare la guardia all’immagine residua. In seguito ho dove la tecnologia si eleva a religione fatto una performance video in cui non c’era nulla e dove si piazza San Pietro, L’ultima messa in onda, il cui doveva creare da zero la protitolo è legato al mondo dell’informazione e grammazione. Ho iniziato in della comunicazione di massa. Con un’altra questo modo a usare il video, parabolica giravo su me stesso alla ricerca di trovandolo perfetto per me. un messaggio che nessuna antenna potrà mai Intanto scrivevo poesie, testi, captare. Ma soprattutto a Roma, dall’incontro che poi immaginavo appecon l’artista Andrée Julikà Tavares, nel 2007 è si alle pareti. Testi che parlanata mia figlia, Ava. vano di televisione, testi che Adesso lavoro con la mia compagna e, anche se immaginavano persone piesembriamo diametralmente opposti, ci troviagate come antenne in attesa mo molto bene. Parapluie, il nome del nostro di un messaggio. Sin dall’adocollettivo, è una metafora – quella dell’omlescenza avevo in qualche brello che ci protegge – alla quale siamo molmodo capito che l’obiettivo to legati. In qualche modo anche l’immagine era “quella cosa” che luccica in è un grande ombrello, qualcosa che si pone mezzo al soggiorno. Ho iniziatra noi e ciò che il mondo ci trasmette. E poi to a combinare testi e immagici sono l’ombrello di E.T., l’ombrello di Mary ni e il mio primo lavoro come Poppins eccetera eccetera. Nel nostro lavoro artista, nel 1998, è stato un’afusiamo i materiali più diversi: per esempio, fissione sui manifesti pubblila prima volta che abbiamo esposto insieme citari a Chiasso, con versi di col nome parapluie, a Monte Carasso, c’erano poesia trasformati in slogan. un’istallazione video e fotografica, un’istallaAllo stesso tempo ho creato zione a muro costituita da confezioni di collant il mio primo video, dal titolo e di calze anni Cinquanta e Sessanta cucite Pixel, un montaggio di testi e con filo rosso, e poi un’istallazione a terra, una immagini di repertorio – come statua fatta con due scarpe da donna ed erba quella dello sbarco sulla Luna vera. Di recente abbiamo presentato un nostro – che anche se non mi apparlavoro anche al Museo Cantonale d’Arte – Che tenevano generazionalmente c’è di nuovo? Uno sguardo sulla scena artistica erano mie come bagaglio stoemergente in Ticino, mostra tenutasi a Lugano, rico. E da lì ho continuato su marzo–maggio 2010, ndr. –; ma in futuro ci questa strada. piacerebbe avere la possibilità di spostarci…

Un luogo molto importanAnche se è difficile dire dove, magari in un te per me è stato Roma, dove posto caldo e in cui sia possibile respirare e sono nato: mio padre era una vivere una vita “cittadina”…

Gianluca Monnier

Vitae

i considero un artista e per vivere faccio il giornalista in televisione.

Quella che per molti potrebbe essere una grande passione, io la considero semplicemente il mio lavoro. I due mondi sono comunque assolutamente collegati, perché ciò che mi interessa indagare nell’arte è proprio il rapporto tra noi e la realtà, tra noi e l’informazione, tra noi e i mezzi che creano questa informazione.

Il mio percorso è stato piuttosto articolato. Dopo le scuole medie ho fatto l’apprendista in banca, senza sapere bene come mai fossi arrivato lì, e nel frattempo ho scritto un libro grazie al quale, in pratica, ho distrutto una fotocopiatrice. Durante il liceo si è rivelata una grande passione per la letteratura, che mi ha portato a frequentare per un anno l’università a Milano. Volevo studiare lettere moderne, ma mi sono reso ben presto conto che il mondo accademico mi andava stretto: la Filologia romanza proprio non faceva per me. Intanto leggevo i grandi scrittori americani, i postmodernisti, i minimalisti.

In quel momento ho capito che arte e cultura si intersecano con scienza e tecnologia, e che il tipo di facoltà che avevo visto – con la sua impostazione classica, gli esami, il latino e così via – non combaciava con questa mia idea. Così, dopo un anno ho mollato: appena presa la decisione camminavo a un metro da terra, mi sentivo veramente leggerissimo...

A quel punto mi sono detto: “Cosa puoi fare? Sai scrivere, sai raccontare. Fai il giornalista!”. Poco tempo dopo ho trovato lavoro presso la redazione di un giornale. Lì ho appreso il mestiere, perché eravamo quattro gatti e bisognava fare un po’ di tutto. In pratica mi occupavo di un’intera pagina, quella dedicata al Cantone. Dopo tre mesi sono stato contattato per partecipare alla nascita di una nuova emittente televisiva, Teleticino. Così sono stato catapultato in quel mondo, in una situazione in

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La Via Alta Valle Maggia

Sul filo delle valli testo di Bruno Donati; fotografie di Roberto Buzzini

Alla fine del mese verrà inaugurato un nuovo percorso alpino: si sviluppa sul crinale che separa la Valle Maggia dalla Valle Verzasca e, in cinque-sei giorni, permette di spostarsi da Locarno (Cardada) fino a Fusio. Si passa così dai 200 metri del Lago Maggiore al limite dei 3.000 metri del gruppo del Campo Tencia. È un lungo cammino che si snoda tra cielo e terra, con un ampio orizzonte da cui è possibile dominare solchi vallivi e catene montuose: uno scenario che permette di abbracciare la Pianura Padana fino alla vetta del Monte Rosa

Una via inconsueta Quando si lasciano alle spalle le Prealpi per inoltrarsi nel mondo alpino, le valli si restringono e si approfondiscono, i rilievi si inaspriscono, le dorsali si elevano slanciate a separare importanti solchi vallivi e selvaggi intagli laterali. In questo ambiente le montagne tendono a isolare le comunità, rendendo più difficili i contatti tra le valli limitrofe, possibili solo transitando attraverso i pochi valichi e superando disagevoli bocchette. In passato, gli spostamenti avvenivano generalmente lungo il fondovalle e la millenaria attività pastorale praticata sulle nostre montagne costringeva uomini e animali a risalire e a ridiscendere continuamente i versanti lungo i sentieri della transumanza. Solo in rari casi e su brevi tratti erano possibili spostamenti trasversali ad alta quota. La Via Alta Valle Maggia approfitta soltanto in parte di questa antica rete di sentieri, per il resto è stata tracciata sugli impervi terreni brucati dalle capre e tra le rocce popolate dai camosci. Una via inconsueta, dunque, superflua per l’economia del passato, ma assai attraente e avvincente per l’escursionista e l'appassionato di oggi.

Le sorprese del percorso Passo dopo passo la Via Alta esige fatica, richiede tenacia e costa sudore. Sette-otto ore al giorno di marcia sul filo della montagna o in un continuo saliscendi, lontani da strade, da rumori e da paesaggi costruiti, dalla cacofonia – spesso insulsa – della civiltà dei consumi e dei mass media. Ci si trova su un’isola sonorizzata solo dai fruscii della natura e dallo scorrere delle acque, in una realtà simile a un’oasi di tranquillità e in uno stato che infonde serenità all'animo. Il viaggio è tutt’altro che monotono.

Si snoda su creste non eccessivamente affilate, risale cenge che venivano brucate dal bestiame, attraversa intricate frane costituite da grandi massi irregolari, corre su corone che tagliano le pareti. All’escursionista si offre così tutta una successione di paesaggi: in basso lo sguardo si attarda su alcuni villaggi lontani e su brevi tratti dei fondovalle, in alto svettano le cime e si stagliano le creste contro cielo. L’orizzonte si allarga spesso a 360 gradi e i confini si attenuano nella foschia delle giornate estive. È una visione ogni volta diversa, è un viaggio sempre nuovo, emozioni forti che non si ripetono mai.

Rocce e acque Mano a mano che il percorso si sviluppa in altitudine affiora e risalta con forza l’elemento costitutivo della montagna e di tutta la crosta terrestre: la roccia.

L’erosione e la scarsità di copertura vegetale tendono infatti a mettere a nudo la pietra viva che si presenta

sotto: l’imponente spartiacque tra la Valle Maggia e la Verzasca visto da Scimarmòta in apertura: la cascina della Piodína, sull’alpe Tomeo. La Via Alta è ben segnalata, ma il percorso risulta faticoso e impegnativo…

sopra: stagno (laiòta) a Pianconí in valle di Prato sotto: la cresta frastagliata tra la valle di Pertusio e la valle Redorta con sullo sfondo il Triangolino e il Monte Zucchero

re. La Via Alta è inoltre costellata dalla presenza di ben nove laghi alpini, luoghi che offrono l'occasione per piacevoli soste e ulteriori momenti di ristoro.

alla nostra visuale in forme assai diverse e variate: vertiginose pareti si susseguono ad ammassi caotici. Ci si sposta in questo scenario insolito, apparentemente freddo, spoglio e improduttivo, ma in realtà suggestivo e invitante, il cui fascino è dovuto alla ineguagliabile forza creativa che solo la natura possiede.

L'intero ambiente è animato dal passaggio delle acque che scorrono verso il fondovalle, bagnando i pascoli e intagliando le rocce: una forza apparentemente tranquilla e amica che si scatena durante i temporali per poi acquietarsi di nuovo. Nel corso del cammino si attraversano infatti i bacini idrografici di numerosi torrenti lungo i quali ci si può dissetare e rinfresca-

L'incontro con una civiltà antica La pastorizia sulle nostre montagne è ben più antica rispetto a quanto attestato dai più antichi documenti scritti; i rilevamenti archeologici ne hanno chiarito l’origine preistorica. La Via Alta Valle Maggia attraversa le zone più alte degli alpeggi: nei corti di cima, nei pascoli per vacche, nelle cenge frequentate solo dalle capre. Su questi percorsi, quasi cancellati dall’abbandono, ora posano i piedi gli escursionisti che tastano così direttamente il peso di fatiche lontane e il significato del bisogno basato sulle poche e scarse risorse che questi luoghi erano in grado di offrire. Si incontrano antichi passaggi su roccia, tracce di recinti per il bestiame, vani scavati sottoroccia, minuscole e umili cascine costruite per lavorare il latte e per ospitare uomini e ragazzi durante la notte. In quasi tutti i luoghi che si trovano lungo il cammino l’economia alpestre è ormai inesistente, un fenomeno che ha favorito l’inselvatichimento dell’ambiente e il deperimento delle costruzioni. Nei cinque luoghi proposti per il pernottamento le capanne sono state ricavate da vecchie cascine che hanno così recuperato una nuova funzione, in grado di rianimare alpeggi e valli dimenticate.

Per informazioni è possibile consultare il sito www.vallemaggia.ch oppure il portale dell'Ente turistico di Valle Maggia, www.guidevallemaggia.ch

Opel Astra Enjoy – ne vale la pena: più che mai.

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www.opel.ch Esempio di prezzo per acquisto in contanti: Opel Astra Enjoy 1.6 ECOTEC®, 85 kW/115 CV, 5 porte, manuale 5 marce, prezzo base con pacchetto regalo 75 anni CHF 31’640.–; vantaggio cliente CHF 4’190.–; nuovo prezzo di vendita CHF 27’450.–; emissioni di CO2 149 g/km, consumo ø 6,4 l/100 km, categoria d’efficienza energetica B. Le emissioni medie di CO2 di tutte le auto nuove di ogni marca in Svizzera sono di 188 g/km.

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Gian Antonio Stella, editorialista di punta del “Corriere della Sera”, si è in qualche modo “specializzato” da anni nell’analisi dei vizi e delle miserie che attraversano la società odierna, in particolare nella vicina penisola. Lo ha fatto in veri bestseller come La casta (2007), dedicato ai privilegi della classe dirigente italiana, e in libri denuncia sul tema dell’immigrazione come L’orda (2002) e Odissee (2004).

Tutti volumi in cui emerge il metodo del giornalista di razza, abituato a raccogliere dati e notizie per poi fornire al lettore il quadro il più completo possibile sull’argomento.

Quello di Stella è un giornalismo d’inchiesta che cede però, a volte, all'autocompiacimento nella narrazione, perdendo a tratti di incisività.

Non sfugge a quanto detto finora la sua ultima fatica, dall’eloquente titolo Negri fro-

» illustrazione di Adriano Crivelli

Letture ci giudei & co. Lo accompagna un sottotitolo meno d’impatto, ma assai significativo per comprendere il reale contenuto del libro: L’eterna guerra contro l’altro. Gian Antonio Stella, infatti, in circa 330 pagine cariche di fatti, nomi, citazioni ed esempi, ci introduce in un universo che è intorno a noi, e spesso anche dentro di noi: quello del razzismo, della xenofobia, dell’odio pregiudiziale verso il diverso.

Il giornalista parte dall’idea di fondo secondo cui ogni uomo si sente – lui e pochi altri molto simili a lui – al centro della Terra. Come suggerisce la citazione in dialetto veneziano che apre il volume, i vecchi del quartiere di Rialto a Venezia affermano con assoluta certezza che “al centro del mondo ghe semo noialtri, i venessiani de Venessia”. Non credo serva alcuna traduzione per comprendere come per i

rialtesi già a pochi chilometri si trovi “gente” meno al centro del mondo, e quindi certamente “diversa”. Il passo che conduce a “inferiore” è, purtroppo, molto breve… È quindi la concezione della propria centralità, della propria posizione privilegiata, della propria esclusività, secondo l’autore, ad aprire la strada – a qualunque latitudine – alla diffidenza e al pregiudizio. Le anticamere dell’odio più violento e spietato. Se l’altro è diverso e inferiore, lo si può sterminare, a parole e nei fatti, senza rimorsi. Del resto Internet è piena di siti che incitano all'odio razziale: arabi odiano ebrei, ebrei odiano arabi, neonazisti negano la Shoah e inneggiano a Hitler ecc. Paradigmatico è il capitolo intitolato “L’insopportabile puzza dell’altro”, dove si racconta come per gli europei i cinesi e gli africani

Gi Gian Antonio Ant io Stella Stell Negri froci giudei & co.

L'eterna guerra contro l'altro Rizzoli, 2009 puzzino, considerazione che sia cinesi sia africani, però, pensano non solo degli europei, ma anche gli uni degli altri. La realtà è che tutti emaniamo un odore personale: il problema è che crediamo che il nostro sia profumo. Quello degli altri puzza...

» di Roberto Roveda

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Astri gemelli

cancro

Grazie agli ottimi transiti di Marte e Venere la vostra vita sentimentale subirà un improvviso “sprint”. Novità in arrivo il 28 luglio favorite dall’ingresso di Mercurio nell’amico segno della Vergine.

Grazie alla Luna favorevole nei giorni 26 e 27 luglio, i nati nella seconda e terza decade potranno affrontare con serenità le novità in arrivo. Inizio di una lunga fase positiva per i nati nella prima decade.

Abbandonate alle vostre spalle le antiche paure. Concentratevi su voi stessi, imparate ad amarvi nella totalità del vostro essere. Si conferma una lunga fase di rivoluzioni in atto per i nati nella prima decade.

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Malumori tra il 26 e il 27 luglio provocati dall’opposizione di Mercurio con la Luna. Attenti alle parole in libera uscita, soprattutto con partner e collaboratori. Marcata tendenza a trasmettere messaggi inconsci.

Incontri sentimentali con persone più giovani a partire dal 28 luglio favoriti dall’ingresso di Mercurio nel segno.

Fase sentimentale particolarmente vivace per i nati nella seconda e terza decade.

Con Saturno, Plutone, Giove e Urano angolari le grandi scelte di vita non potranno esser più rimandate. Svolte rivoluzionarie e allo stesso tempo antiche in arrivo. Novità professionali per i creativi della terza decade.

Luglio si conclude positivamente grazie a Marte e Venere. Unico “neo” per i nati negli ultimi giorni: devono imparare a tenere freno la lingua.

Non siate permalosi. Positivi il 29 e il 30 luglio.

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Il periodo grazie a Marte e Mercurio si presenta adatto per risolvere una competizione professionale. Momento decisivo per i nati nella prima decade che hanno deciso di intraprendere una “nuova vita”.

Svolte improvvise di vita. Rotture nelle situazioni di incompatibilità.

Novità in arrivo intorno al 28 luglio favorite dall’ingresso di Mercurio nel segno della Vergine. Momento decisivo per i nati nella prima decade.

Tra il 26 e il 27 luglio la Luna transiterà nel vostro segno. Il passaggio mensile di solito porta un’improvvisa stanchezza qualora ci si trovasse in situazioni particolari. Divertitevi con le persone a voi più care.

Tenete a freno gelosia e lingua.

Spendete tutte le vostre energie seguendo le vie dell’eros. Incontrollabili le giornate tra il 29 e il 30 luglio. Vita sentimentale in moderato subbuglio.

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Orizzontali 1. Lo sono i pranzi pantagruelici • 9. Pari in guida • 10. Strada cittadina • 11. Un graduato • 12. Mettersi alla prova • 15.

Arrabbiate • 16. Fondamenta • 17. Una prova scritta dello scolaro • 19. Uruguay e Zambia • 20. Bevanda che si filtra • 21. Aureole • 22. Nanni, noto regista • 24. Profondi, intimi • 25. Due nullità • 26. Tirare... un urlo • 29. Vasto continente • 30. Le pigioni del collegio • 32. Cattive • 33. Affermazione • 34. Il Ticino sulle targhe • 35. Fa la forza! • 38. Insenature, rade • 41. Zuccherato • 42. In mezzo al mare • 43.

Satira • 45. La fune di Tarzan • 47. L’alieno di Spielberg • 49. Paventare • 51. Topo... ginevrino • 53. Arti pennuti • 54. È vicino a Bellinzona.

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gare • 18. Albero tropicale • 23. Vi sosta la caronava • 24.

Due romani • 27. Mezza casa • 28. Misura di capacità • 31.

Grosso pesce • 33. Sopra • 36.

Atomo • 37. Vocali in frecce • 39. Un satellite di Urano • 40. Una... detto a Zurigo • 44.

Quasi unica • 46. Uncini da pesca • 48. Andate in poesia • 50. Articolo romanesco • 52.

Andata e ritorno.

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Verticali 1. Un film di Charlie Chaplin • 2. Sentire • 3.

Non mancano nel panettone • 4. Riga • 5. Cuor di mulatto • 6. Oscura • 7. Tutti esclusi • 8. Puntura • 13. Si alzano con il canto del gallo • 14. Abro-

» a cura di Elisabetta

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Grazie ai transiti di Luna e Mercurio potrà nascere un’improvvisa attrazione per una persona giovane e anticonformista. Per i nati nella prima decade il periodo si conferma come momento di grandi opportunità.

La soluzione verrà pubblicata sul numero 32

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