Ticino7

№ 24 del 13 giugno 2014 · con Teleradio dal 15 al 21 giu.

LE A I C SPE

C  T · RT · T Z ·  .–

I L A I D N O M 014 2

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NbYwMwMA6O2Q1Q8AAAA=</wm>

<wm>10CFXKKQ6AQBAF0RP15PfKQEsyjiAIfgxBc3_F4hCVlHjLkl7wNbd1b1sy2IzUtUakj15kCM6qUUQSrpAHTAxTcQv8PIlgANBfQ3BSdAaZPN8rR7mO8wYrXAtmcgAAAA==</wm>

R TIN A E SE

A

M

AT

Iniziare bene il mattino e la giornata è mia.

Le tue articolazioni si fanno sentire al risveglio o hai le dita dolenti per colpa di dolori articolari e artrosici acuti? Inizia la tua giornata con Voltaren Dolo forte Emulgel. Il doppio dosaggio del suo principio attivo ha un’azione anti-infiammatoria, allevia il dolore e può essere applicato due volte al giorno, al mattino e alla sera.

www.voltaren-dolo.ch Leggere il foglietto illustrativo Novartis Consumer Health Suisse SA

Abbiate cura delle vostre articolazioni e scoprite utili mezzi ausiliari visitando www.rheumaliga-shop.ch.

Voltaren Dolo forte Emulgel supporta l’impegno contro l’artrosi della Lega Svizzera contro il reumatismo.

Ticinosette n. 24 del 13 giugno 2014

Impressum Tiratura controllata 66’475 copie

Chiusura redazionale Venerdì 6 giugno

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

4 Kronos Non solo Mondiali DI NELLO MEZZANZANICA.................................................... 6 Società Rimet. Una Coppa da leggenda DI VALENTINA GERIG ...................................... 8 Media Arbitraggio. Telecamere alla porta DI MARCO JEITZINER ................................... 10 Vitae Vicky Mantegazza DI STEFANIA BRICCOLA........................................................... 12 Reportage MYSA. Il pallone della speranza TESTO E FOTO DI FRANçOIS SCHAER............. 37 Tendenze Autodifesa. Wilding, senza paura! DI LAURA DI CORCIA ............................. 44 Svaghi .................................................................................................................... 46

Agorà Brasile. Gol o autogol

DI

ROBERTO ROVEDA ........................................................

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas Publimag AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 fax 044 250 31 32 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: service@publimag.ch www.publimag.ch

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

Mondiali 2014 Illustrazione © Bruno Machado

Bellezza, gratuità, cameratismo Il pallone, nelle prossime settimane, sarà al per la squadra. Forse queste tre cose: bellezza, centro dell’attenzione globale. Fra gironi e gratuità, cameratismo si trovano riassunte in un colpi di scena, vittorie ed esclusioni, il mon- termine sportivo che non si deve mai abbandodo intero vivrà momenti di grande passione nare: dilettante, amateur”. Personalmente, e fino alla finale decisiva (RSI, fatto encomia- in riferimento all’articolo di Marco Jeitziner bile, ci permetterà fra l’altro di seguire ogni a pagina 10, sono felice che questo mondiale incontro). Il football non mi ha mai attratto veda l’introduzione di una nuova tecnologia in modo particolare, ma avendo un figlio in grado di dirimere, o almeno si spera, dubmaschio adolescente con un interesse smo- bi ed eventuali decisioni sbagliate dell’arbidato per il calcio, ho iniziato a seguire gli tro. Una garanzia che potrà forse limitare le incontri per scoprire che in realtà la squadra polemiche assicurando al contempo la piena del cuore non esiste e l’unico piacere che si correttezza della competizione. prova nell’assistere a una partita è quello Comunichiamo infine ai partecipanti al di vedere un bel gioco. Poi, però, ci sono concorso fotografico, che la foto del mese i mondiali, ed è questo l’unico caso in cui sarà pubblicata sul prossimo numero di tifosi lo si diventa davvero anche perché Ticinosette.

Buon divertimento, Fabio Martini nelle infinite sfumature del gioco della propria squadra nazionale, riconosciamo sempre qualcosa del nostro carattere, del nostro modo di essere. È un fatto incontrovertibile e in qualche modo misterioso che ogni quattro anni ci sorprende e ci emoziona, al di là degli esiti, negativi o positivi. E poi questa volta, con Papa Francesco, avremo un tifoso in più a seguire la competizione, un fatto che rallegra tutPer vincere i premi di CHF 250.–, 150.– e 100.– in buoni acquisto, ti e in qualche modo chiamate lo 0901 59 15 50 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì ci avvicina. È stato 19 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. proprio il pontefice, Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione rivolgendosi un anno entro martedì 17 giugno a: Twister Interactive AG, fa ai giocatori delle “Ticinosette - Concorso mondiali”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw nazionali italiana e arI vincitori verranno segnalati sul n. 26 del 27 giugno prossimo. gentina, a sintetizzare in modo mirabile quelIl Concorso è promosso in collaborazione con lo che dovrebbe essere lo spirito di questo sport: “Nel calcio non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione

SCOPRI I PALLONI!

Mondiali Brasile 2014

Quanti palloni sono nascosti in questo numero di Ticinosette?

Brasile… gol o autogol?

Società. Mondiali, Olimpiadi e una crescita economica seguita da una maggiore redistribuzione della ricchezza per la popolazione.

Ma anche disuguaglianze sociali, riforme mancate nel settore dell’istruzione e della sanità, infrastrutture e vie di comunicazione ancora arretrate. Questo è il Brasile di oggi, un paese che vive la frenesia del Mondiale di calcio e i timori che l’evento porti solo a grandi sprechi e a pochi vantaggi per i brasiliani di Roberto Roveda

O Agorà 4

ggi i Mondiali di calcio, tra due anni i Giochi olimpici: a suon di grandi eventi il Brasile vuole mostrare al mondo di non essere più solo un gigante dalle immense potenzialità inespresse, un paese in eterno bilico tra modernità e terzo mondo. In effetti questo stato-continente – 8 milioni di km2 di estensione e più di 200 milioni di abitanti – ha conosciuto negli ultimi decenni uno sviluppo enorme. Oggi il Brasile è una democrazia consolidata ed è la settima economia mondiale. Soprattutto le riforme e i programmi assistenziali dei governi di centrosinistra al potere dal 2002, prima con Lula Da Silva e ora con l’attuale presidente Dilma Rousseff, hanno di fatto debellato la fame che affliggeva le fasce più povere della popolazione. È stata, inoltre, istituita la bolsa familia, una rendita minima garantita alle persone bisognose a patto che queste rispettino alcune condizioni, come l’accesso regolare a servizi sanitari e scolastici.

Grandi eventi, grandi problemi Mondiali e Olimpiadi sembrano quindi la degna celebrazione di un paese in irrefrenabile ascesa. Un quadro idilliaco che stride, però, con le notizie che arrivano in questi ultimi mesi dal gigante sudamericano. Notizie che parlano insistentemente di ritardi biblici nella realizzazione degli impianti e delle infrastrutture per i Mondiali e ridimensionano l’immagine recente di un Brasile efficiente, poco “samba” e tutta concretezza. Ai ritardi si sono poi aggiunte in molte città brasiliane le manifestazioni popolari di protesta per le enormi cifre che il governo sta spendendo per la massima manifestazione calcistica: si parla di 15 miliardi di dollari, in gran parte riservati a stadi e infrastrutture destinate a essere abbandonate dopo il Mondiale. A complicare le cose, il rallentamento dell’economia che cresce a ritmi molto meno sostenuti dei primi anni duemila e le difficoltà del governo della presidente Rousseff, ritenuta la prima responsabile per gli sprechi “mondiali” e, soprattutto, incapace di dare risposte concrete ai desideri dei brasiliani di ulteriori riforme.

Insomma, per usare una metafora calcistica, i Mondiali da fiore all’occhiello sembrano a oggi un clamoroso autogol per il paese, come ci conferma Carlo Cauti, giornalista italo-brasiliano che vive a San Paolo dove lavora per il

magazine Veja (veja.abril.com.br): Per i brasiliani i Mondiali rappresentano una grande occasione, però ora la popolazione si sta rendendo sempre di più conto che si è pensato solo a costruire stadi faraonici, magari in città come Manaus e Brasilia che non hanno neppure squadre nella serie A e che non sanno cosa farsene di questi impianti. Si è fatto poco per realizzare quelle infrastrutture e quelle vie di comunicazione soprattutto per la mobilità urbana – uno dei grandi problemi del paese – che erano state promesse. Non si è fatto nulla per migliorare la rete internet, altra carenza brasiliana. Soprattutto si sono spesi miliardi di dollari per gli stadi mentre l’istruzione e il sistema sanitario rimangono da paese del Terzo Mondo, soprattutto nel Brasile interno. E questo genera indignazione perché i Mondiali sono stati presentati come l’occasione per portare un miglioramento generale nelle condizioni di vita della popolazione cosa che non sta avvenendo. Da qui la rabbia popolare, accresciuta dal fatto che stanno emergendo svariati episodi di corruzione ed è sempre più evidente la collusione tra i grandi costruttori brasiliani e i partiti al governo, soprattutto il Partido dos Trabalhadores (Partito dei Lavoratori) della presidente Rousseff. Per esempio, la costruzione degli stadi è stata affidata a grandi imprese brasiliane che, in pratica, sono le principali finanziatrici delle campagne elettorali dei partiti politici.

Le manifestazioni degli ultimi mesi sono frutto di questa indignazione o di un disagio sociale meno contingente, più “strutturale”? È necessario distinguere. Molte manifestazioni sono il segnale che la società brasiliana sta diventando “adulta”, ha maggiore coscienza politica e dei propri diritti. E quindi la popolazione protesta quando le cose non vanno. Poi c’è il grosso problema della guerriglia urbana, dell’estrema violenza concentrata nelle sacche di povertà, soprattutto le favelas dei grandi centri urbani, che si può scatenare molto facilmente e trasformare le strade delle città in zone di guerra. Per esempio, tempo fa è bastato un giorno di sciopero della polizia militare a Recife per dare il via a saccheggi, devastazioni, rapine a mano armata in serie. A questi problemi la risposta della polizia è solo repressiva, spesso, anzi, brutale. Segno che la società brasiliana è ancora attraversata da tensioni profonde, con un’anima oscura ancora latente che è stata poco scalfita dalle recenti riforme.

L’agglomerato urbano della città di San Paolo (wallpaperup.com)

Proprio le riforme attuate dal presidente Lula durante i suoi due mandati presidenziali (2002–2010) hanno goduto di molto favore in Europa. Hanno inciso concretamente sulla società brasiliana?

Le diseguaglianze si sono ridotte, è stata eliminata la piaga della fame che esisteva fino a dieci anni fa in un paese che è la “fattoria” del mondo e la redistribuzione delle ricchezze è certamente migliorata. Molto rimane però da fare, soprattutto nelle favelas delle città dove poco è cambiato. Chi vive in queste zone, spesso controllate dai narcotrafficanti, non ha accesso all’istruzione, non può usufruire di un sistema sanitario decente.

Continua a vivere ai margini della società. Così come esistono situazioni di marginalità e sottosviluppo in aree periferiche del Brasile, nelle zone agricole.

L’eterna questione del latifondismo e delle grandi proprietà terriere?

Bisogna fare attenzione: è vero che in Brasile la riforma agraria non è stata realizzata completamente e le terre non sono state ridistribuite in modo equo. Vi sono quindi grandi concentrazioni terriere, fattorie gigantesche soprattutto per gli standard europei – qui, però, la scala è diversa, il Brasile è enorme, un vero continente – però queste fazendas non sono latifondi.

Sono aziende agricole spesso efficienti, tanto che l’agricoltura è il settore che continua a essere trainante nel paese. È vero comunque che fuori dalle aree urbane si concentrano zone di arretratezza. Soprattutto nel Brasile del nord-est, vi sono ancora regioni governate come feudi da dinastie locali. Per esempio, c’è uno stato che si chiama Maranhão ed è all’estremo nord del Brasile, tra il nord-est e la foresta amazzonica, che è governato da quarantotto anni dalla stessa famiglia, la famiglia Sarney.

Scardinare queste sacche di arretratezza non è facile, nonostante le riforme recenti.

Insomma, sperperi e sprechi “mondiali” a parte, i problemi del Brasile sono ancora enormi, come enormi però sono le sue potenzialità. Viene da chiedersi se il paese riuscirà nei prossimi anni a crescere ancora, nonostante i tanti problemi…

A mio parere il paese è in moto e la sua crescita è inarrestabile, per quanti errori possano commettere i governanti. Vedo un

futuro positivo per il Brasile, anche se bisogna attendere per capire fino a che punto, a che ritmo e a che condizioni.

Sarà un successo pieno, quello brasiliano, oppure solo a metà e ristretto ad alcuni strati della popolazione?

Se pensiamo all’economia del Brasile del 2007 il trend era davvero di tipo “cinese” con una crescita annua di quasi il 7,5%. Oggi la crescita del PIL è di circa il 2% all’anno e molte responsabilità per questo rallentamento sono dovute alle scelte sbagliate del governo. Dall’eccesso di interventi nell’economia, alla regolamentazione ostensiva del mercato, all’eccesso di spesa pubblica fino a scelte al limite del populismo, come la riforma del settore elettrico, il governo sta facendo un passo falso dopo l’altro. Viceversa, si sente il bisogno di maggiore liberalizzazione e di interventi che vengano incontro alle esigenze del Brasile di oggi. Negli ultimi dieci anni il paese è cresciuto grazie al consumo delle famiglie, incentivato e stimolato dai programmi di distribuzione di reddito, che hanno portato milioni di persone a diventare consumatori da emarginati che erano. Il mercato interno ne ha beneficiato enormemente, ma non è stato compiuto il passo successivo. Non sono stati fatti investimenti nelle opere infrastrutturali necessarie per accompagnare questo aumento di consumi, che avrebbero dato al paese un miglioramento dell’efficienza e della produttivtá generale.

Non sono stati fatti investimenti per modernizzare il Brasile che, per esempio, ha una rete stradale e ferroviaria assolutamente insufficiente per un territorio di queste dimensioni. Soprattutto, non si è investito nel campo dell’istruzione, per la formazione di manodopera e professionisti che potessero fornire quelle competenze umane di cui il Brasile ha estremo bisogno per continuare a crescere in maniera sostenuta e sostenibile. Grandi errori, quindi. Ovviamente il mercato sta agendo di conseguenza, per cercare di ovviare a queste mancanze. Per esempio, si importano più lavoratori qualificati dall’estero, si creano delle scuole e delle università private, ma ci sarebbe bisogno di un cambio di marcia. Non a caso, la presidente Rousseff è la candidata favorita, eppure è in atto un lento ma costante logoramento della sua popolaritá, a vantaggio delle opposizioni. Vedremo cosa accadrà fino a novembre, quando ci saranno le elezioni presidenziali.

Le elezioni, appunto. Chiunque le vinca, quali provvedimenti dovrebbe prendere immediatamente. Di quali cose ha bisogno subito il Brasile?

Istruzione, istruzione e ancora istruzione. In questi anni si è molto ridotto l’analfabetismo, ma altissimo è l’analfabetismo funzionale, quello nel quale rientrano le persone che formalmente sanno leggere e scrivere, ma nella pratica non riescono a comprendere un testo complesso o a elaborare un testo scritto.

Ci vuole quindi un’istruzione di qualità, anche perché se c’è una buona istruzione tutto il resto viene da sé: maggiore consapevolezza dei propri diritti, meno violenza, più attenzione alla salute e maggiore produttività generale. Il Brasile ha bisogno di scuole e di università di qualità per migliorare il proprio futuro.

Agorà 5

Non solo Mondiali C’era un volta il calcio fatto con passione e di passione. C’è ancora, nel cuore di ogni autentico tifoso che, pur volendo vincere, sa però accettare la sconfitta di Nello Mezzanzanica

Kronos 6

Giorgos Samaras (wallpho.com)

È quasi giunto il momento. Cominciano i Mondiali di calcio. Per chi è tifoso come me, l’evento per eccellenza: il più bello, il più coreografico, il più appassionante. Il mondo intero si sta preparando, sia i paesi che parteciperanno, sia quelli che – purtroppo per loro – dovranno assistervi da spettatori. Il giro di soldi, ovviamente, è impressionante.

Si parla di quindici miliardi di dollari per la sola organizzazione. E già dilagano le polemiche.

Ma non è di costi o presunti sprechi e neppure delle gare che voglio parlare. Certo, ci saranno le solite favorite: Brasile, Argentina, Spagna, Germania, Italia… ci saranno le outsider – e tra queste metto anche la Svizzera che con giocatori come Inler e Behrami si farà sicuramente onore – e ci saranno le squadre per le quali arrivare in Brasile è già un grande risultato.

Tutte, dalle più forti alle più deboli, scenderanno in campo con un solo obiettivo: vincere. Cercare quel successo che, nella mia ormai trentennale esperienza di calciatore prima e allenatore poi (seppur di una piccola squadra di-

lettantistica), ho provato centinaia di volte e ti fa toccare il cielo con un dito, ti fa sentire superman, ti tiene sveglio la notte a ricordare ogni momento, ogni singola sfumatura di emozione che hai provato.

Ma non c’è solo la vittoria a renderti felice. Quello è il fortunato epilogo di qualcosa che è cominciato molto prima di arrivare sul campo, qualcosa di cui vivi, di cui ti nutri, che non puoi pensare di smettere di amare neppure un secondo, nonostante gli scandali, la corruzione, il doping, la violenza e tutte le brutture che riempiono le pagine dei giornali e che sai perfettamente esistere.

Questione di anima Vado a pescare nei ricordi per cercare di spiegare cosa sia per me il calcio, quello con la C maiuscola. Mio padre è stato il medico di una piccola società dell’hinterland milanese. Quando poteva, mi portava con sé al seguito della squadra e a me, bambino, sembrava di seguire il Real Madrid. Se mi concentro sento ancora nelle narici

nisti che del calcio hanno fatto la storia. Perché che tu sia in terza categoria o in serie A, a parte il conto in banca, le cose non cambiano, le emozioni sono le stesse, il profumo dell’erba appena tagliata è lo stesso, l’adrenalina che scorre nel sangue è la stessa, la felicità di un gol è la stessa, così come lo è la delusione di una sconfitta. Se ami il calcio gli dai l’anima. E lui te la restituisce più ricca.

Un congedo In questi giorni spopola su YouTube il filmato in cui Samaras, calciatore e capitano del Celtic di Glasgow, dopo sei anni e mezzo di militanza lascia la squadra, e a fine dell’ultimo impegno di campionato si avvicina agli spalti, prende teneramente in braccio un ragazzino affetto dalla sindrome di Down con al collo la sua sciarpa del club, e lo porta tra i giocatori a festeggiare lo scudetto conquistato.

Ecco, è per persone come queste, per gesti come questi, per la gioia che ti dà vedere un passaggio perfetto, una pennellata in rete, la magia di un dribbling impossibile, per le lacrime che ti trovi a versare a cinque, a venti come a cinquant’anni, che il calcio è meraviglioso.

E non importa se piangi perché hai vinto o perché hai perso. Ci sono sconfitte che ti rendono migliore, che ti caricano, che ti insegnano a ricominciare con più umiltà e con più amore. Spero che i mondiali ci regalino queste emozioni: un grande calcio fatto da grandi calciatori.

E, perché no, anche qualche lacrima. Possibilmente di gioia. In bocca al lupo, a tutti.

Un credito di CHF 10’000.– a un tasso annuo effettivo tra il 9.9% e il 13.9% (fascia di oscillazione dei tassi) rimborsabile in 12 rate mensili comporta un costo complessivo compreso tra CHF 521.– e CHF 723.20. Il tasso d’interesse dipende dalla solvibilità del cliente. Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDIT-now è un marchio di prodotto di BANK-now SA, Horgen.

il profumo dell’olio canforato (non penso neanche più si usi, oggi) con i quali i giocatori si facevano massaggiare i muscoli prima della partita. Entravo nello stanzone dello spogliatoio ed era come varcare la soglia di un mondo di fiabe. Mi sedevo in un cantuccio e osservavo i calciatori: ragazzi che lavoravano tutto il giorno come operai, commessi, magazzinieri, muratori. Per tre sere la settimana, alle sette, regolari come orologi svizzeri, si trovavano ad allenarsi. Tutti a correre dietro un pallone e dannarsi l’anima per spedirlo in rete. Poi, la domenica pomeriggio, la partita! Il fascino del rituale: l’arbitro, il guardalinee, le squadre schierate, l’applauso del pubblico, la monetina tirata in aria a metà campo.

Non credo guadagnassero un bel niente, forse una cena ogni tanto in pizzeria, non giocavano neppure benissimo ma ai miei occhi diventavano gli idoli del momento: Rivera, Mazzola, Riva o Bulgarelli (ebbene sì, sono un vecchio tifoso del Bologna, ahimè!). Non c’era volta in cui non ricevessi una carezza, un abbraccio, una parola dolce, e penso che anche loro, davanti a me, si sentissero un po’ dei campioni.

Prima di entrare in campo si caricavano a vicenda, saltellavano sul posto per scaldarsi i muscoli, facevano qualche torsione del busto, scherzavano per allentare la tensione e poi fuori, sotto il sole a picco, o sotto la pioggia, o a 5 sottozero, con la nebbia che si tagliava a fettine. Fuori! A cercare di vincere. A correre, a sudare, a cadere e rialzarsi, con dentro la stessa determinazione dei grandi professio-

Da oggi a domani senza lavoro: posso assicurare il mio credito contro un evento del genere?

Sì, con la nostra garanzia del credito.  In caso di incapacità al guadagno o disoccupazione  Assunzione delle rate mensili  0800 40 40 42 oppure credit-now.ch

Una soluzione si trova sempre

Coppa da leggenda Nelle prossime settimane sapremo tutto, o quasi, dei Mondiali di calcio 2014. Ma avete mai sentito parlare della Coppa Rimet? E quali sono le curiosità e le leggende dell’unico altro Mondiale brasiliano datato 1950? di Valentina Gerig

Società 8

Ci siamo quasi. Sta per iniziare la ventesima edizione si tratta di partire per il Brasile, i dirigenti e la squadra dedi un evento che gli amanti del calcio aspettano con cidono di imbarcarsi in nave; niente aereo, troppe le ore trepidazione, mentre gli spettatori più tiepidi fingono di di volo, troppi brutti ricordi. disinteressarsene salvo poi ammettere che l’atmosfera che La scelta cade sulla nave Sises, partenza da Napoli, arrivo si crea durante i Mondiali beh, ha qualcosa di magico che a San Paolo dopo quindici giorni di traversata. Qui inizia difficilmente lascia indifferenti. “È il calcio, bellezza”, direb- la “tragicommedia” di questa spedizione via mare: i racbe un Humphrey Bogart in calzoncini. L’attuale Coppa del conti di calciatori e giornalisti di allora parlano di palloni caduti nell’Oceano durante il viaggio, mondo FIFA in oro massiccio, con i due caldo, nausea, pochissimi allenamenti atleti stilizzati che esultano sorreggendo e “distrazioni” sulla nave. La spedizione il mondo, esiste dal 1970. Prima va male: la squadra viene battuta 3-2 da c’era la Coppa Rimet. Prendeva il una Svezia poco pericolosa e niente può nome dal francese Jules Rimet, a cui si la successiva vittoria per 2-0 contro il deve l’idea, realizzata nel 1930, di orgaParaguay. Per l’Italia il Mondiale è finito nizzare il primo Campionato mondiale e stavolta i giocatori non hanno dubbi. di calcio. Travagliata storia quella della Vogliono essere il prima possibile a casa Coppa Rimet: si racconta che durante e scelgono l’aereo per il ritorno. la Seconda guerra mondiale, quando il Campionato venne interrotto, l’ingeIl “Maracanazo” gnere Ottorino Barassi, vice presidente Il Mondiale del 1950 è anche ricordato FIFA, dovette tenerla nascosta in una per il “Maracanazo”. In Brasile tutti scatola di scarpe sotto il letto per evitare sanno cosa sia. Se il Maracanã di Rio de che cadesse in mano alle truppe naziste.

Janeiro è l’imponente stadio inaugurato Passata indenne dalla tragedia della proprio quell’anno, la deformazione guerra, nel 1966 venne invece rubata da del suo nome si rifà a una partita epica. un museo in Inghilterra. Scattarono inSiamo alla finale del Campionato mondagini confuse e senza esito, e dopo sette diale: l’Uruguay può vantarsi di aver giorni la svolta: un cagnolino di nome vinto e ospitato il primo Mondiale del Pickles, a spasso con il suo padrone, la 1930 e deve affrontare proprio lo spedito ritrovò avvolta in un giornale sotto una La Coppa Rimet (wikipedia.org) Brasile nell’attesissima finale. La Selecão, siepe di un giardino nella periferia a sud di Londra. Il cane divenne un eroe e la FIFA meditò di anzi, l’intero paese è certo di vincere. La partita sembra una realizzare una copia della Coppa da usare nelle occasioni mera formalità: la festa è già pronta, si vendono le magliette ufficiali. Le disavventure della Rimet non finiscono qui. che inneggiano alla vittoria, i caroselli imperversano nelle La povera Coppa subì un secondo furto, nel 1983, quando strade del paese. ormai era un oggetto da museo. Una banda di malviventi Jules Rimet, diventato presidente della FIFA, racconterà in riuscì a sottrarla dalla sede della Confederazione brasiliana seguito: “Tutto era previsto, tranne la vittoria dell’Uruguay”. di calcio e la fuse in lingotti d’oro ricavandone, si narra, Invece accade l’impensabile, la squadra “celeste” pareggia 15.500 dollari. Sulla Coppa Rimet sono circolate negli anni e va in vantaggio a undici minuti dalla fine. L’Uruguay migliaia di teorie. Resta la sua storia avventurosa, misteriosa è campione del Mondo. Al fischio finale il silenzio nello e piuttosto sfortunata. stadio strapieno è irreale, i tifosi tornano a casa piangendo a testa bassa, nel paese ci sono scene di vera e propria diBrasile 1950: quella volta in nave sperazione. Anche la premiazione è surreale. È il dramma Oltre all’edizione di quest’anno, i Mondiali si sono svolti di un popolo. in Brasile un’altra volta. Siamo nel 1950. Per la nazionale Ora che sta per iniziare il Mondiale, c’è chi ha pensato a un italiana di calcio è un anno particolare: è ancora vivo il ter- possibile Maracanazo bis. Ma i brutti ricordi non contano. ribile ricordo della tragedia aerea della squadra del Torino La vittoria va conquistata sul campo. Il calcio è un gioco. a Superga. Un evento che ha scosso tutto il paese. Quando Per moltissimi, il gioco più bello del mondo.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NTQzMQYAZJ5bNw8AAAA=</wm>

<wm>10CFXLIQ7DQAxE0RN5NR7b600No7AooCpfUhX3_qhJWcBn7-97RcO_dTte27MU6i4W2t0qlmjMrjWsN1KRhaDxNA8MTzWO5bYIiQQwLyMIoU0M8S5uMyzb9_35AVomprd1AAAA</wm>

Grandmas fine china Cura professionale per una maggiore freschezza. re-used for anecessità special dioccasion.

E una minore stiratura.

Professional know-how used for afterwards.

L‘asciugatrice a pompa di calore IronAid di Electrolux tratta il vostro bucato con particolare delicatezza – nessuna meraviglia

quindi che abbia ricevuto la certificazione «Woolmark Gold». L‘innovativa tecnica del vapore integrata elimina le pieghe e dona

freschezza al bucato – rendendo spesso superflua la stiratura. Per saperne di più consultate il sito www.electrolux.ch

L‘asciugatrice a pompa di calore IronAid di Electrolux. Scoprite le possibilità.

Telecamere alla porta Per la prima volta nella storia dei Mondiali di calcio una speciale tecnologia verificherà la validità dei gol. Un aiuto in più per l’arbitro, da sempre giudice supremo, o una minaccia alla sua autorità? La parola a un professionista e a due giornalisti sportivi di Marco Jeitziner

Media 10

Il tedesco Felix Brych, uno degli arbitri del prossimo Mondiale Brasile 2014 (washingtonpost.com)

Qualcuno ricorderà le interminabili sceneggiate televisive sui “goal fantasma” e i conseguenti interminabili “movioloni” resi celebri dal popolare conduttore italiano Aldo Biscardi. Ebbene, da quest’anno è probabile che ci saranno molti meno “processi” al pallone. Infatti, ai prossimi Campionati del mondo di calcio in Brasile, verranno installate per la prima volta quattordici telecamere, sette per porta, che decreteranno la validità o meno del goal in modo inequivocabile. Esagerazione? Necessità? Che ne pensano gli arbitri, da sempre indiscussi ma anche fallibili giudici di gara? Ne parliamo con Carlo Bertolini, ex arbitro internazionale, oggi capo dei fischietti d’élite rossocrociati, e con due giornalisti sportivi, Marzio Mellini (LaRegioneTicino) e Enrico Carpani (RSI).

La fallibilità dell’arbitro Delle reti non valide ma convalidate da un arbitro se ne parla da un bel po’. Appassionati e addetti ai lavori ricor-

deranno, per esempio, la non-rete concessa nella finale dei Mondiali del 1966 tra Germania e Inghilterra. Poi ci sono state le “reti fantasma” nel 2003, quelle ai Mondiali del 2010 in Sud Africa tra Germania e Inghilterra, e poi ancora a Euro 2012 tra Ucraina e Inghilterra e via dicendo. Com’è possibile? Lo abbiamo chiesto a Carlo Bertolini, capo dei fischietti d’élite svizzeri. “L’arbitro è chiamato a decidere sulla base delle proprie constatazioni. Tenendo presente che questi prende in media 160-180 decisioni per partita, e che innumerevoli sono le contestazioni dei giocatori, degli allenatori e del pubblico, risulta evidente che l’obiettivo «zero errori» risulta irrealistico e questo perlopiù se messo sotto l’attenta e precisa analisi delle immagini televisive. Un certo numero di errori va, volenti o nolenti, messo in cantiere e la speranza di noi tutti è quella che l’eventuale errore non risulti poi essere decisivo!”.

Eppure è capitato, con infinite polemiche da una parte o dall’altra. Finora la moviola in campo è stata un tabù per tutta una serie di ragioni pratiche e di tempi di gioco. Da

quasi un ventennio, invece, i direttori di gara indossano un radio ricevitore sonoro che, attivato dai guardialinee, permette loro di sapere, anche quando sono di spalle ai colleghi, se la palla è uscita dal terreno di gioco1. “Il suo scopo è di richiamare, nel più breve spazio temporale possibile, l’attenzione dell’arbitro, perlopiù nel caso di segnalazioni di fuorigioco”, commenta Bertolini. Personalmente, continua, “sono favorevole a tutto ciò che ci permette in maniera inequivocabile di prendere la decisione giusta”.

Sì dalla FIFA, no dalla UEFA La novità si chiama Goal Line Technology (GLT), o tecnologia sulla linea di porta. I test effettuati nel dicembre 2012 in Giappone e alla Coppa delle Confederazioni nell’estate 2013, pare abbiano dato risultati entusiasmanti. Ora tocca ai Mondiali 2014: lo ha deciso nell’ottobre del 2013 la Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (FIFA)2. Siamo sicuri che scorrerà ancora parecchio inchiostro in merito, ma ci chiediamo: siamo a una svolta? E perché soltanto ora nel calcio, quando in altri sport (per esempio, il tennis) lo si fa da tempo? “Forse perché soltanto il calcio poteva permetterselo, nonostante quegli errori storici che seppur pesantissimi non ne hanno evidentemente minato né la credibilità né tantomeno il fascino”, commenta Enrico Carpani, responsabile dell’informazione sportiva RSI. Per Marzio Mellini, capo servizio a LaRegioneTicino, il vero motivo è “l’ostruzionismo della FIFA e di Sepp Blatter (lo svizzero presidente della FIFA, ndr.), tradizionalmente contrari all’uso della tecnologia in una disciplina che vorrebbero mantenere legata a regole e schemi ormai un po’ superati. In nome di una convinzione anch’essa superata”. Se da parte dell’Unione europea delle federazioni calcistiche (UEFA) c’è ancora un certo ostracismo all’utilizzo della tecnologia in campo, tanto che il suo presidente Michel Platini ha affermato che “onestamente preferisco investire più soldi nel settore giovanile e nelle infrastrutture che nella tecnologia”3, dopo il “gol fantasma” del 2010 lo stesso Blatter invece ha dichiarato che “se fossi stato ancora presidente della FIFA per i mondiali 2014, avrei evitato il ripetersi di episodi simili. E oggi abbiamo due sistemi esatti per evitare queste situazioni”4.

Telecamere infallibili?

I due sistemi a cui alludeva Blatter sono l’inglese Hawk-Eye Innovations, di proprietà della Sony e basato sul riconoscimento ottico con le telecamere (già in uso nel tennis e nel cricket). Il secondo elaborato dal Fraunhofer-Institut für Integrierte Schaltungen (IIS), è chiamato GoalRef e sfrutta dei microchip inseriti all’interno del pallone. Ma all’allettante appalto lanciato dalla FIFA parteciparono altre due aziende tedesche: Cairos Technologies Ag (sfrutta dei campi magnetici) e GoalControl GmbH (14 telecamere ad alta velocità). Alla fine quest’ultima ha vinto la gara. In pratica, ogni porta è dotata di sette occhi elettronici, capaci di ricostruire l’immagine del pallone in tre dimensioni, con uno scarto di precisione di cinque millimetri. Inoltre, ci sarà una regia e l’arbitro avrà uno speciale orologio che lo avvertirà della rete. “Con questa novità si chiede una risposta chiara e netta: la palla, interamente, ha superato la linea di porta tra i pali e sotto la traversa?”, spiega Bertolini. Il sistema GoalControl, simile a Hawk-Eye, è apparso più semplice

e meno costoso, anche se si stimano 200.000 euro per la sua installazione in ogni stadio brasiliano e 3.000 euro a partita per la sua operatività5. “La nostra innovazione (…) consiste nell’utilizzo di porte, palloni e reti standard e quindi non servono modifiche” ha detto il fondatore dell’azienda Dirk Broichhausen6. Eppure c’è già chi nutre dei dubbi. Il giornalista scientifico britannico Nic Fleming sostiene che vi sarebbero comunque dei margini di errore. Da un lato, si chiede, perché la FIFA “rifiuta di pubblicare i risultati dei test” effettuati? Dall’altro la manipolazione delle immagini, oggi come oggi, è sempre dietro l’angolo e secondo Fleming “l’introduzione della tecnologia sulla linea di porta rischia di perpetrare un inganno di massa ai telespettatori”7.

Perfetta convinzione Ma per l’arbitro, da sempre unico e imprescindibile giudice di gara le cui decisioni, giuste o sbagliate, non sono mai state cambiate, GoalControl sarà più un alleato o più un intralcio alla sua autorità? È noto, per esempio, lo scetticismo del ticinese Massimo Busacca, designatore arbitrale per la FIFA. “È giusto che Busacca difenda il territorio degli arbitri dei quali è il capo, tuttavia il calcio non si può più permettere che certi risultati siano falsati da sviste facilmente evitabili ai giorni nostri”, sostiene Mellini. L’operato dell’arbitro, aggiunge, “non viene declassato, bensì assistito in decisioni che, a volte, sfuggono al suo giudizio. Laddove arriva lui, non ci sono discussioni e il suo giudizio va accettato. Quando però non «vede» è opportuno che qualcuno (o qualcosa) gli giunga in soccorso”. Anche per Carpani, che preferisce non commentare l’affidabilità della novità, “l’arbitro non sarà sminuito dalla tecnologia, soltanto se saprà dimostrare di farne buon uso: altrimenti, appunto, il rischio di farsene travolgere o quanto meno condizionare potrebbe essere reale”. E che ne pensa la categoria dei fischietti? “In generale, l’opinione degli arbitri che operano nell’ambito del calcio professionistico è quella di una maggiore apertura alle nuove tecnologie, sempre che queste possano fare chiarezza e facilitare il compito, e non di certo creare nuove e ulteriori discussioni senza poter giungere a una perfetta convinzione”, dice Bertolini.

Insomma, vedremo, ma qualche considerazione sorge spontanea. La prima è che le “reti fantasma” sono rarissime, eppure si vuole lo stesso maggiore sicurezza: gli interessi calcistici trascendono l’esito di una partita, ora anche la fiducia nell’essere umano? La seconda – più generica – è che ci pare una scelta coerente con l’odierna e schizofrenica “società del controllo” dove tutto è monitorato: ormai anche nello sport, inteso come gioco in senso lato, al posto della spontaneità e della spensieratezza prevalgono sempre più regole e autorevolezza?

note 1 “Corriere della Sera” (14.6.1996).

2 “GoalControl confirmé fournisseur de la technologie sur la ligne de but pour Brésil 2014” (Fifa, ottobre 2013).

3 “Ney York Times” (2.4.2013).

4 corrieredellosport.it 5 “The Star” (2.4.2013).

6 Ibid. 5.

7 nature.com/news/tell-fans-definitive-calls-are-an-impossible-goal-1.13075

Media 11

L

Vitae 12

a passione per gli animali mi accompagna da quando ero bambina. A casa abbiamo sempre avuto un cane e per un certo periodo anche una scimmietta. La portavo in giro per Lugano e ho addirittura preso una multa sul bus perché avrei dovuto farle il biglietto.

Poi ho avuto un siberian husky tutto mio. Mi sono innamorata di questa razza a St. Moritz dove ho visto passeggiare esemplari stupendi. Sono cani giocherelloni che soffrono il freddo come gli altri. Yashi si divertiva nella neve, ma poi voleva entrare in casa.

Ogni tanto erano dolori perché scappava e tornava quando gli pareva. L’istinto predatorio degli husky nei confronti dei piccoli animali non è una leggenda. Ogni volta che c’era un gatto in giro tremavo. Poi Yashi è morto e non ho preso un altro cane che non ho più il tempo di accudire. Ora ho tre gatti.

Di uno di loro, Chups, ho tatuato l’impronta della zampa sul mio braccio.

Mi fido più degli animali che delle persone. Lo so che è brutto da dire, ma, a parte i pochi amici sinceri, la gente se può ti frega in ogni modo. Un giorno darò una casa agli animali abbandonati, ma non so ancora quando sarà… Sono nata e cresciuta a Lugano e ho scelto di lavorare dove ci sono le mie radici. Non so stare lontano dal lago… la vista dell’acqua mi rilassa. Giro il mondo anche se ho il terrore di volare e quando torno a casa mi rendo conto di vivere in un paradiso. Lugano è una piccola Rio de Janeiro, un gioiello incastonato tra le montagne con un lago a misura d’uomo. Se potessi cambierei un po’ la mentalità dei luganesi, che vorrei più partecipi alla vita della città e meno facili alle critiche. Poi metterei tanti bei ristoranti sul lago, magari su una piattaforma galleggiante.

Si cresce con le esperienze della vita che alla fine ti formano. A un certo punto mi sono detta va bene la timidezza e quant’altro, ma bisogna rimboccarsi le maniche. La nostra generazione è un po’ fragile rispetto a quelle precedenti.

Mia madre mi raccontava che un tempo andava a trovare i suoi parenti a Chiasso a piedi partendo da Lugano. Oggi sembra una pazzia. Devo solo ringraziare i miei genitori che mi hanno cresciuta nell’umiltà. Da piccola sognavo i

jeans dell’Emporio Armani e ho dovuto aspettare fino all’età di sedici anni per poterli avere. Ho sempre frequentato i miei compagni di scuola e non sono mai andata a cercare la Lugano bene. I miei amici sono quelli di sempre. Loro mi prendono per come sono dentro e non fuori.

Mio padre è un mito con il quale non mi confronto.

Lui ha fatto la sua strada e io sto facendo la mia. È stato un pioniere nel portare l’hockey professionistico in Svizzera. Oggi le squadre si equivalgono e i risultati non sono evidenti come in passato. Nello sport la competizione è vissuta sotto i riflettori, mentre in azienda meno.

Sarei un’ipocrita se dicessi che ”l’importante è partecipare”. Bisogna aspirare al massimo risultato. Oggi è fondamentale creare il gruppo e nelle scelte ascolto il mio istinto. A scuola ero una schiappa forse perché avevo in mente altro, ma se facevo una gara di sci, non volevo arrivare seconda.

Alla fine mi sono formata da sola. Parlo cinque lingue tra cui il tedesco che ho imparato frequentando la federazione nazionale di hockey. Credo molto nell’esperienza fatta sul campo e nelle battaglie vinte insieme agli altri. Non mi capita mai di dire “io sono il presidente”.

Tutti sono importanti in una squadra. Non mi piace essere chiamata “presidente”; io per tutti sono solo “la Vicky”.

Vado spesso controcorrente. Non inseguo le firme, i marchi e la moda, ma uno stile personale che deve essere semplice come sono io. Non mi piace l’arroganza. Il rispetto è la base di tutto. Forse per questo riesco a fare delle squadre che funzionano anche se l’unanimità non la ottiene nemmeno il Papa. Sento molto il sostegno dei tifosi e delle donne che mi scrivono. Mi ritrovo spesso in ambienti maschili e non mi sento penalizzata in quanto donna. Non sono femminista né maschilista. Sono per il rispetto. Fare il presidente dell’Hockey Club Lugano era il mio sogno e oggi è una sfida che mi arricchisce ogni giorno. Perché alla fine, sono nata per lo sport.

VICkY MANTEGAzzA

Personaggio noto in Ticino per il suo ruolo di presidente dell’Hockey Club Lugano, si racconta a Ticinosette rivelando le sue passioni e l’amore sconfinato per lo sport

testimonianza raccolta da Stefania Briccola fotografia ©Flavia Leuenberger

Il pallone della speranza testo e fotografie ©François Schaer/Phovea

Mathare è uno degli slum più vasti e popolati del continente africano. Uno spazio in cui vivono in condizioni di estrema povertà e a stretto contatto mezzo milione di persone.

In questo difficile contesto, da quasi trent’anni opera una ONG singolare, che ha fatto dello sport, in particolare del calcio, uno strumento di crescita e riscatto per moltissimi giovani

H

o sentito parlare con entusiasmo della baraccopoli di Mathare per la prima volta dal professor Michael Hopkins che, a sua volta, aveva conosciuto a Ginevra il direttore di una particolare ONG – il nome di questa organizzazione è MYSA (Mathare Youth Sports Association) – che ha sede a Nairobi, capitale del Kenia.

Durante una delle sue visite a Ginevra, Hopkins mi parlò appassionatamente del lavoro e delle attività svolte da MYSA all’interno di quello che è probabilmente uno dei più vasti slum dell’Africa centrale. Una storia diversa da quella delle solite ONG, che è scaturita dall’idea di utilizzare lo sport del calcio come occasione per risollevare la vita di molti bambini e ragazzi abbandonati. Un percorso di successo sorto all’interno di uno dei contesti più poveri e difficili del continente africano.

Visto dal web, lo slum di Mathare non sembra poi così grande. All’inizio, ci si aspetta di dover affrontare gli esiti dei massacri interetnici seguiti agli eventi del 2007, o l’impatto di una capitale palpitante con il suo ritmo di frenesia e inquinamento, o una città sofferente afflitta dalla cancrena della violenza quotidiana.

In effetti, Mathare è un po’ tutto questo, anche se l’esistenza di MYSA è la prova tangibile che la disperazione non rappresenta affatto una condizione inevitabile. Il primo contatto è avvenuto attraverso il sito del MYSA (mysakenya.org). Poi è nata l’idea del viaggio e tutto è cominciato.

Il team del MYSA mi ha aiutato a organizzare la logistica consentendo a questo muzungu (potremmo tradurlo con “pallidone”) di realizzare il reportage fotografico.

A poche settimane di distanza dal calcio d’inizio della Coppa del Mondo in Brasile sono dunque partito per il Kenya con la borsa piena di materiale fotografico e il corpo zeppo di vaccinazioni. L’idea che mi stava muovendo era quella di mostrare l’altro lato del calcio, quello più difficile e meno conosciuto. Il tutto, in due intense settimane di lavoro.

Il calcio d’inizio A dare il via a questa straordinaria esperienza è stato Bob Munro, ben 29 anni fa quando lavorava per le Nazioni Unite. La sua energia e la sua volontà hanno fatto il resto fino alla creazione di uno staff di specialisti che oggi gestiscono con passione l’organizzazione. Al momento, nello specifico ambito dello sport e dello sviluppo, MYSA è tra le associazioni più importanti del mondo, un modello che ha portato alla creazione di oltre 300 organizzazioni simili in tutto il pianeta.

in apertura: una veduta dello slum di Mathare a sinistra: due ragazzini giocano a calcio con una bottiglia di plastica

(...)

Tutto ruota intorno al calcio. Nel 1987, all’inizio della sua storia, MYSA aveva cinque squadre. L’anno successivo erano già ventiquattro, dando il via a una sorta di crescita esponenziale. Oggi sono ben 1800 i team composti da ragazzi e ragazze che si affrontano sui campi sportivi, alcuni molto rudimentali, vicino a Mathare.

Da tutto questo lavoro è sorta una squadra di calcio professionista, il Mathare FC, che ha vinto il Kenya Premier League nel 2008, e molti dei giocatori provenienti da queste squadre hanno ottenuto la celebrità prima attraverso la squadra nazionale del Kenya, e in seguito giocando in molti top club di tutta Europa.

Paradossi e altro Durante la mia prima visita alla baraccopoli di Mathare, ho scoperto un universo di talenti nascosti il cui impegno e la cui tenacia contrastano fortemente con le immagini che le persone di solito hanno di questa parte dell’Africa: i piccoli commercianti che smerciano vestiti di seconda mano, i baracchini che espongono cibo, i poveri bar e gli spazi dove si può vedere la English Premier League al prezzo di un paio di scellini.

Da un punto di vista geografico, Mathare è semplicemente un grande vallata attraversata da un fiume. Più ci si avvicina al corso d’acqua, più le

condizioni di vita sembrano degradare. La casa di Alfonce, un giovane calciatore di 12 anni che è già stato in Norvegia per giocare nella Coppa di Norvegia annuale per i giovani, è costituita da uno spazio di 2,5 metri per 3. Dentro la sua baracca due letti e un piccolo forno, niente acqua né elettricità.

Mi sono imbattuto in Alfonce mentre girovagavo tra i diversi luoghi in cui le tante squadre di MYSA con ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 16 anni giocano e si allenano. Timido fuori dal campo di calcio, Alfonce si trasforma non appena viene dato il fischio d’inizio. Il ragazzo diventa allora un uomo, deciso e capace di farsi valere. Il calcio qui a Mathare è incredibilmente atletico, soprattutto i ragazzi. Le ragazze hanno un approccio più tranquillo ma rivelano una padronanza incredibile nel giostrare la palla. Spesso giocano a piedi nudi, anche se le scarpe ci sono, e alla fine di ogni incontro le due squadre si incontrano, formano un cerchio e si abbracciano. Nulla a che fare con il distacco che contrassegna i comportamenti fra team rivali nei cosiddetti paesi avanzati.

Da parte mia ho cercato un angolo ombreggiato in modo da avere la luce giusta per ritrarre i giocatori delle diverse squadre. Mi hanno anche invitato a una partita della nazionale Under 20 del Kenya, nonché a un incontro dei giocatori professionisti di Mathare United in una bellissima città dormitorio (...)

a sinistra: ragazze in allenamento su uno dei campi di Mysa sotto: ragazzi dello slum che si allenano ai tiri in porta

di Nairobi, nota come Machakos. Negli spogliatoi, ho ripreso la prima squadra di Mathare FC, i giocatori concentrati, i muscoli tesi, i corpi sudati.

Azione a tutto campo Lungi dal concentrarsi solo sullo sport, MYSA estende la sua cerchia di influenza all’istruzione e alla formazione culturale dei ragazzi. L’organizzazione mantiene stretti legami con le scuole comunitarie nello slum. Sorprendentemente, queste scuole offrono migliori condizioni di apprendistato rispetto alle scuole di stato, in cui non è raro vedere classi composte da cento alunni.

Una mattina, ho avuto il piacere di assistere alle attività di pulizia di un quartiere in una delle sedici aree dello slum in cui MYSA è attivo. Armati di carriole, secchi e stracci, i giovani, molti di loro indossando le divise da calcio, rapidamente hanno riempito decine di carriole con spazzatura e rifiuti. Fra loro ho anche intravisto uno dei giocatori che qualche giorno prima avevo fotografato nello spogliatoio della squadra del Mathare Kenya Premier League.

Ho poi visitato il quartier generale della ONG dove sono situati gli uffici amministrativi, una grande palestra, un reparto multimediale dedicato ai video e alla fotografia, un campo da calcio regolamentare, nonché un campo in erba artificiale che è stata donata dalla FIFA nell’ambito del programma Football

for Hope. Non solo impianti sportivi, ma anche un dispensario medico che offre consultazioni e seminari in tutta l’area, in particolare per la prevenzione di malattie infettive come epatite e AIDS. Spazio di libertà Ho anche trascorso del tempo nelle quattro biblioteche create da MYSA. Uno spazio di libertà e crescita in cui i bambini hanno accesso ai libri e la possibilità di studiare in tranquillità, una condizione praticamente impossibile negli spazi angusti e affollati, e spesso violenti, che loro chiamano casa. Vengono poi organizzati con regolarità laboratori per stimolare i ragazzi a esprimersi liberamente sia verbalmente sia attraverso la danza, il teatro e la musica.

Se MYSA non esistesse, forse non sarebbe sorto il desiderio di fotografare Mathare e viaggiare a mie spese dalla Svizzera. Credo di essere una persona diversa dopo aver vissuto e testimoniato la generosità, il modo di vivere di un grande gruppo di persone in uno dei quartieri più poveri della Terra. Certo, il calcio è spesso associato, soprattutto nei nostri paesi, alla corruzione e alla violenza. A Mathare ho scoperto un nuovo modo di vivere questo sport e io mi sento umile e riconoscente verso tutti coloro che incontrato laggiù, e naturalmente verso MYSA e il suo formidabile staff, che da cui ho ricevuto questa indimenticabile lezione.

François Schaer Nato nel 1967, François Schaer è un fotografo svizzero attualmente membro dell’agenzia fotografica Phovea. Fino al 2007, anno in cui si trasferisce più stabilmente a Ginevra, soggiorna in Messico, Inghilterra, Francia, Laos, Italia e Bruxelles, paesi dove ha realizzato numerosi reportages e una lunga serie di ritratti.

I suoi lavori sono regolarmente pubblicati ed esposti in Svizzera e all’estero. francoisschaer.com

da sinistra a destra: una ragazza di una delle squadre di MYSA dopo una partita; un giocatore del Mathare United e due suoi colleghi in un momento di riposo negli spogliatoi. sotto: un’azione in campo durante una partita

! WILDING "

SENZA PAURA! Tendenze p. 44 – 45 | di Laura di Corcia

Un parcheggio buio, una figura che si avvicina, un viso che non incute fiducia, e improvvisamente ci si sente sole, in pericolo. Molto spesso le paure non corrispondono alla realtà, ma non sono mai del tutto infondate, visto che talvolta le cose vanno proprio come più si temeva. E che siano le donne quelle che con maggior frequenza sono oggetto di violenza è un dato di fatto. Come difendersi dunque?

Come dotarsi di una capacità di difesa dai malintenzionati? Forse il wilding è la risposta giusta…

Che cosa fare se si ha la sfortuna di imbattersi in un malintenzionato? Il wilding, nuovo sistema di autodifesa basato su criteri quali l’autostima e la motivazione, può rappresentare una risposta. Ideato da Mario Furlan, esperto in arti marziali, fondatore dei City Angels1 e quindi con una ventennale esperienza nelle strade più pericolose d’Italia, il wilding è rivolto a tutti coloro che sentono la necessità di sentirsi più sicuri e di sapersi difendere, anche se col tempo si è capito che è particolarmente indicato per le donne e per i più deboli (ragazzi gracili, anziani, portatori di handicap). Secondo questa nuova filosofia, nata anche dall’esperienza di Furlan nel campo della motivazione personale, la violenza fisica è quasi sempre il risultato di una violenza precedente, di tipo psicologico. Per questo, esistono molti accorgimenti che permettono di evitare lo scontro diretto con l’aggressore: questo è il punto più interessante di questa tecnica, che si concentra soprattutto sui momenti che precedono il contatto violento, che va evitato a tutti i costi. “La prima cosa è la prevenzione” ha specificato l’istruttore intervistato da “SetteSera”, autore anche del libro Donne, basta paura (Sperling & Kupfer, 2009). “Controllare l’ambiente circostante. Stai camminando la sera in una zona buia? Guarda quel che

succede intorno a te. Osserva se c’è qualcuno che ti sta guardando o addirittura pedinando. Se te ne rendi conto, puoi scappare o telefonare alla polizia.

Il malintenzionato cosa cerca? Una vittima distratta e dimessa”. Anche il portamento è importante: le persone che camminano curve, con lo sguardo basso, lanciano un messaggio di debolezza che esalta i molestatori.

Occorre invece prendere posizione in modo netto, camminando con la testa alta e la schiena dritta.

Qualora il malintenzionato fosse già troppo vicino, come reagire?

“Meglio non mostrarsi troppo fragili e vulnerabili ma nemmeno eccessivamente aggressivi”, continua Furlan.

“Mostrare che non si ha voglia di grane, ma si è pronti a reagire”. Se si fosse costretti a colpire, bisogna puntare a zone come gli occhi, la gola, il naso, con il palmo e non col pugno, per evitare il rischio di rompersi le nocche. “Ma in quel caso, vuol dire che qualcosa nella prevenzione non ha funzionato. La maggior parte delle donne vengono aggredite da persone conosciute”. Attente quindi a chi dà segnali di non rispetto del nostro spazio già in mezzo agli altri: una volta soli, le cose potrebbero prendere una brutta piega.

Donne e abusi Il wilding, in buona sostanza, si presenta come una disciplina non solo del fisico, ma anche della mente. Il suo scopo è proprio quello di risvegliare un istinto naturale, inciso nei nostri geni ma spesso coperto da uno strato spesso di sovrastrutture e limitazioni, quello che ci fa sentire sicuri di noi stessi e pronti a usare la nostra aggressività per reagire di fronte al pericolo. Utilissimo per le donne, quindi, e non solo in situazioni extra-domestiche: in questi ultimi anni, infatti, i media hanno giustamente messo in rilievo un vero e proprio abominio, ovvero l’aumento dei casi di femminicidio, che avvengono fra le pareti di casa,

un luogo in cui, in teoria, si dovrebbe poter stare tranquille. Ma non è così: il wilding, migliorando la propria autostima e la fiducia nelle proprie risorse, aiuta le donne a liberarsi dell’aggressore e a proteggersi psicologicamente da ogni forma di violenza. Essendo un metodo semplice, accessibile e veloce da apprendere, si adatta praticamente a tutte le donne. Se vivessimo in un mondo corretto, senza abusi, queste tecniche non sarebbero necessarie. Ma, purtroppo, la realtà è quello che è: meglio attrezzarsi, quindi, imparando a reagire di fronte al pericolo.

note 1 Volontari di strada d’emergenza al servizio del cittadino.

La domanda della settimana

Ritenete che lo sport del calcio, a livello mediatico, abbia troppa rilevanza rispetto ad altre discipline sportive?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 19 giugno. I risultati appariranno sul numero 26 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che il futuro LAC (Lugano Arte e Cultura) rappresenterà un volano per l’economia e il turismo della regione?” avete risposto:

SI

22%

NO

78%

Svaghi 46

Astri ariete Profondi cambiamenti per i nati tra la seconda e la terza decade. Date spazio alla creatività. Agite in armonia con i desideri. Vincete per voi stessi.

toro Grazie a Mercurio avrete la possibilità di potenziare le vostre finanze. Una tempesta passionale per il solstizio d’estate. Conflitti in famiglia.

gemelli Se tra il 15 e il 21 saprete ricorrere a sagacia e creatività, raggiungerete buoni risultati. Sbalzi umorali tra il 18 e il 19. Promozioni e guadagni.

cancro Tra il 18 e il 19 giugno molti di voi si troveranno al centro di un’importante configurazione astrale. Seguite l’intuito. Rottura dei vecchi schemi.

leone Momento ottimo per affrontare un viaggio d’affari o per dare forza a una propria idea. Risoluzione di una vertenza legale. Cambiamenti familiari.

vergine Viaggio di piacere in compagnia del partner. Incontri con persone straniere. Espansione della coscienza verso nuovi modi di concepire l’esistenza.

bilancia Successo per i nati a fine segno. Arriva una notizia che stavate aspettando da tempo. Con Giove angolare tendete a perdere la vostra diplomazia.

scorpione Svolta epocale: matrimonio, acquisto di una casa, un lavoro a tempo indeterminato. Sempre passionalmente gelosi i nati dell’ultima semidecade.

sagittario Possibili discussioni e incomprensioni con il partner. Cercate di mettervi nei panni dell’altro. Momento felice per i nati nella seconda decade.

capricorno Conflittualità latenti tra amor sacro e amor profano. Improvvisi cambiamenti di rotta provocati anche dall’angolarità con Marte.

acquario Approfittate del transito lunare del 16/17 per compiere qualcosa di importante. Possessivi a causa del transito di Venere in Toro.

pesci Conquiste professionali. Matrimonio, concepimento di un figlio, colpi di fulmine e via discorrendo. Approfittate di questo momento.

Gioca e vinci con Ticinosette

1

2

3

4

5

10

6

7

8

La soluzione verrà pubblicata sul numero 26

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 19 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 17 giu. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

9

11 2

12

14

13

16

15 18

17

19

21

20 7

22

23 8

24

25

26 1

27

28

29

30

31

32 4

33

35

34 37

36

Orizzontali 1. Eccedere con gli alcolici • 10. Un colore del croupier • 11. Ha le pale • 12. Il nome di Pacino • 13. Il dio sbuffante • 15. Ungheria e Norvegia • 16.

Macchine per il calcestruzzo • 19. La spazzola per la striglia • 20. Segnale d’arresto • 22. Il Cellamare • 23.

Si contrappone a ipo • 24. L’inizio del dramma • 26.

Esistenza • 27. Costoso • 29. Sfilano a Carnevale • 30.

Parte d’intestino • 32. Uno detto a Zurigo • 33. Dittongo in giada • 34. Chicchi vegetali • 35. Il Calcio del chimico • 36. L’ampollina in tavola • 37. Rosaria nel cuore • 38. Uruguay e Germania • 39. Vernice, smalto • 41.

Natale a Ginevra • 43. Elegante per il francese • 45. La nota Hunziker • 47. Pene senza pari • 48. Furori, rabbie • 49. Fiaccarono Annibale • 50. La Silvia vestale.

Verticali 1. Una delle canzoni presentate da Ron al recente festival di Sanremo • 2. L’ha composto Ravel • 3.

Mezza riga • 4. Giaggiolo • 5. Burla • 6. Pianta tropicale • 7. Marina nel cuore • 8. Più che magra • 9. Il nome di Fleming • 14. Equivale a circa 30 grammi • 17. Distesa acquitrinosa artica • 18. Sequestrare • 21. Rimorchiare • 23. La nota Zanicchi • 25. Roberto, regista • 28.

Messo, banditore • 29. Le isolette note per le anguille • 31. Precede la notte • 37. Toni, olimpionico austriaco • 40. Interpreta “Stregata dalla luna” • 42. Blasfemi • 44. Pari in scale • 46. La prima donna.

5

38

40

39

41

42

43

Soluzioni n. 22

44

6

1

45

S

10

46

O

12

L

14

U

47

17

48

Z

20

I

22

O

49

50

E

30

E

32

S

La parola chiave è: 2

37

T

3

4

5

6

O R

7

8

40

R

M

51

A

F

L O

A

P

S

S

T

O

A

R

R E

O L

U

R

R

O 31

A

21

7

N G

I E

O

T

V

E

N

S

I

41

45

O

49

E A

C

26

Z

A

T

O L

35

E L

42

A

48

24

T

A

L

N

O

R

E O

I

I

39

9

I

N

T

I

P

D

44

T

C

16

O

R

8

13

A

F

L

N

E R

19

E

T

6

I

38

I

A

N

34

I

N

E

E

33

52

R

29

I

L

I

I T

A

5

R

A

A

S

A 15

I 43

47

I

23 25

28

E S

O

O

4

11

18

A N

F

I

I

E 46

3

G

N 27

3

1

2

36

D

I

A

N

O

M

G

A

I

I

L

O

O 50

N

G

O

La soluzione del Concorso apparso il 30 maggio è: PAPAVERO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Sara Bianchi via Stramonte 1 6853 Ligornetto Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

In palio: 2 buoni del valore di CHF 50.– l’uno per l’acquisto di biglietti per eventi FFS Le Ferrovie federali svizzere offrono 2 buoni del valore di CHF 50.– l’uno per l’acquisto di biglietti per eventi da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch

La stazione FFS: il punto di prevendita di biglietti per eventi.

I biglietti per concerti, party, eventi sportivi e numerose altre manifestazioni sono disponibili presso circa 200 punti di prevendita nelle stazioni FFS. L’assortimento comprende tutte le manifestazioni di Ticketcorner e biglietteria.ch. Nelle maggiori stazioni FFS i punti di prevendita sono aperti anche nel fine settimana. Per raggiungere in tutta rapidità e comodità la sede dell’evento, vi consigliamo di prendere il treno. Ulteriori informazioni sono a disposizione su ffs.ch/events.

Buon divertimento!

Svaghi 47

SIMPLY CLEVER

VE LO SIETE MERITATI <wm>10CAsNsjY0sDQ30jUwMDY3NAQA2SGorQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLuw6DMBRDvyiR78O5hDsiNtShYs-COvf_p6ZsSLZ8huPjSFbc3fbXub9T0EMLYCGS7KwaTXKxVlUhCYJzfZVGM40uj0eZUgAYf6eAM2MCpdBHd1ncvH6vzw8gily9eAAAAA==</wm>

www.skoda.ch oppure su

ŠKODA Superb Il comfort si può misurare Chi fa le cose per bene, può concedersi qualcosa in più. La ŠKODA Superb è fatta per persone esigenti, che sanno abbinare gli aspetti più confortevoli a quelli più intelligenti! Questa vettura concilia in maniera impeccabile una spaziosità decisamente generosa con la più ampia libertà per le gambe della sua categoria. Gli interni vi offrono comfort e comodità allo stato puro, il tutto impreziosito dal rapporto qualità-prezzo più premiato della Svizzera. ŠKODA Superb: ogni dettaglio è al posto giusto.

Passate dal vostro partner ŠKODA per fare un giro di prova e… distendervi a più non posso.

rz_04_30_skd_14_011_inserat_superb_210x295_ticinosette_i.indd 1

05.05.14 16:25