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№ 34 del 22 agosto 2014 · con Teleradio dal 24 al 30 ago.
iT’s my life
Timore, sfiducia e falsi idoli condizionano la nostra esistenza allontanandoci dal presente
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Ticinosette allegato settimanale N° 34 del 22.8.2014
Agorà Giovani e società. Noi siamo il presente
Vitae Joe Colombo
di
Mariella dal farra ............................................
12
nicoletta Barazzoni ..............................................................
14
Marco Jeitziner; foto di caterina Bugno ...........
39
Martina rezzonico; foto di reza Khatir .................
44
Virna BarBi...............................................................
46
Chiusura redazionale
Luoghi Ascona. Casa Serodine
Editore
Concorso foto del mese
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor
di
di di
Reportage Nella bottega di Nick
Giovedì 14 agosto
4
10
Tiratura controllata 66’475 copie
Stefania Briccola ..........................
Patrizia Mezzanzanica .....................................
Salute Diete. Adagio, senza fretta Media Sex toys. Affari per adulti
Impressum
di
di
di
Mundus Cinema. Scimmie morali
di
duccio caneStrini ..........................................
47
P. Mezzanzanica ed e. MonteSSino ......
48
Svaghi ....................................................................................................................
50
Cucinare Dalla parte del cibo (5). Insalate
di
Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs
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In copertina
È la mia vita (o credo che lo sia...) Illustrazione ©Bruno Machado
Il Festival non è finito Pubblichiamo con piacere alcune riflessioni di Nicoletta Barazzoni, collaboratrice di Ticinosette che ha seguito il recente Festival del film di Locarno. Il Festival di Locarno non ha paragoni con altre manifestazioni seppur di un certo livello. Innanzitutto perché in agosto, in cui regna la desolazione, se non ci fosse il Festival il cantone sarebbe un mortorio. Perché le scelte culturali saranno anche diversificate ma assicurano soltanto poche tipologie: o si frequentano le alte sfere della cultura per soli ricchi oppure ci si adegua alle manifestazioni più compatibili alle proprie finanze. Oppure ancora ci si preclude di vivere culturalmente il proprio paese andando a Milano o a Zurigo. Chissà perché sono sempre gli altri, gli stranieri – quelli che non sono coinvolti nelle pastoie ticinesi, e non sono mossi da invidie, gelosie o interessi occulti – a dire che questo Festival è davvero speciale perché ha un suo particolare fascino seduttivo, di prossimità e vicinanza. Un professionista fotografo ginevrino, e un giovane regista belga mi hanno esternato la loro grande ammirazione. Così lo sbrodolo ticinese d’agosto diventa opportunità per scambiarsi punti di vista, con confronti in cui le idee circolano e non ristagnano nel provincialismo. Certi ticinesi, uomini a quanto pare di specchiate virtù, seguiti da qualche mestierante insoddisfatto – tutti grandi esperti nel lamentarsi e nel criticare senza prima essersi guardati allo specchio – si confondono con stili di vita oramai superati dagli eventi. In un contrasto di idee le mentalità aperte si scontrano con l’arretratezza di quei ticinesi senza nessun peccato che scagliano pietre avvelenate. L’anno scorso
al Festival ci siamo annoiati. Ma questo poteva essere adducibile al fatto che ci trovavamo nella fase dell’introduzione, con la nuova direzione artistica di Carlo Chatrian. Quest’anno ci siamo gustati dei film amabili, con i quali le nostre emozioni hanno interagito, grazie alla geometria delle riprese e ai loro racconti. Molte opere hanno saputo articolare significati profondi, dentro immagini poetiche senza un punto di vista univoco. Poi abbiamo assistito a proiezioni insipide, senza nessun tipo di coinvolgimento emotivo. Il Festival ha garantito la libertà d’espressione artistica, creando fermento culturale come elemento di conquista sociale, che presuppone intelligenza e spessore intellettuale. Malgrado la figura di stile (non quella del linguaggio cinematografico) e la perdita di senso dopo la capitolazione di Roman Polansky, la manifestazione non è scivolata nell’ideologia. Pur accusando un colpo d’immagine ha tenuto conto della sintassi di registi, produttori e spettatori. Perché fortunatamente in questa Babele ticinese si investe per assicurarsi, a livello internazionale, una posizione privilegiata, diventando un polo di competenze in ambito cinematografico, senza linciaggi di piazza. Nel cantiere della politica in attesa c’è il Palazzo del cinema. Lugano si è dotata di una potente forza istituzionale con il LAC, l’USI e le sue quattro facoltà, il Centro di calcolo, la Facoltà di teologia e di scienze informatiche, e a breve anche il Master in medicina, per non elencare i molti nosocomi pubblici. Locarno vanta l’ex Alta scuola pedagogica... riuscirà ad annoverare anche il Palazzo del cinema con i suoi inevitabili riscontri, che spazieranno in molteplici discipline artistiche?
Noi siamo il presente Giovani e società. La paura è un meccanismo di difesa naturale che nei momenti di crisi rischia di prendere il sopravvento. In questo caso tutto quello che succede appare come un’offesa e gli altri sono visti come dei nemici. Il grande pericolo è che la paura entri in noi sino a distorcere la percezione della realtà. E allora non c’è gioventù, non c’è gioia, non c’è sole. Di questo abbiamo discusso con il professor Silvano Petrosino, saggista e docente di filosofia della comunicazione e di filosofia morale di Stefania Briccola; illustrazione ©Bruno Machado
S Agorà 4
ono tanti i modi con i quali la paura agisce condizionando gli individui. S’insinua il timore di non farcela o di essere inadeguati, alimentato da falsi miti e ideologie. I giovani, e non solo loro, sono influenzati dagli idoli e da modelli da inseguire. Se il mito dell’eccellenza genera mostri, il traguardo impossibile distoglie dal presente. È necessario riscoprire l’eccellenza delle cose normali e smascherare le bugie di situazioni illusorie. L’identità si costruisce nel rapporto con l’altro e il combattimento tra Giacobbe e l’angelo nella Bibbia (Genesi 32, 24-34) è l’emblema della buona battaglia di ogni individuo con l’alterità. Lo sguardo dell’uomo sulla realtà fa sì che ognuno possa scegliere tutti i giorni di fare una cosa piuttosto che un’altra. Su questi temi ci siamo confrontati con Silvano Petrosino, docente di filosofia della comunicazione e di filosofia morale alle università Cattolica di Milano e Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. È uno degli studiosi più attenti delle opere di Jacques Deridda ed Emmanuel Lévinas. I suoi temi prediletti sono la figura dell’immagine, il senso dello sguardo, l’esperienza della parola, il fenomeno della comunicazione, l’interpretazione dei tratti distintivi del logos biblico. Tra i suoi libri si ricordano La scena umana. Grazie a Derrida e Lévinas (Jaca Book, 2010) e Le fiabe non raccontano favole. Credere nell’esperienza (Il Melangolo, 2013). Professor Petrosino, oggi più che mai si avverte un clima di paura che tende a condizionare le scelte degli individui nella sfera sociale e privata. Il timore ha tanti volti e si declina con mille sfaccettature: quando la paura degenera in un atteggiamento di fondo che può condizionare la nostra esistenza? La paura è originariamente un sentimento positivo. Tutti i trattati di psicologia oltretutto lo sottolineano. In fondo la paura è un meccanismo di difesa dell’organismo che è presente anche negli animali, che avvertono il pericolo rispetto a qualcosa, e quando scatta dovrebbe portare a un aumento della tensione e dell’attenzione che mette in posizione di difesa. Non bisogna assolutamente né colpevolizzare né criminalizzare la paura. La
questione è che, a un certo livello, la paura non solo porta al panico e può bloccare completamente la persona; ma talvolta interviene nella percezione della realtà e il soggetto inizia ad avvertire tutto ciò che gli sta intorno come minaccioso e pericoloso, sino a individuare negli altri addirittura dei nemici. Questa fase in termini psicologici e psicoanalitici si chiama paranoia ed è la percezione che tutta la realtà e tutte le persone “ce l’hanno con te”. Da quale riflessione è necessario partire per liberarsi dalla gabbia della paura? Se non rifletti su queste premesse la paura piano piano arriva ad agire all’interno della percezione della realtà come atteggiamento di fondo. C’è un brano tratto dal romanzo Invidia (1927) del russo Jurij K. Olesa che rende bene questa atmosfera, quando uno dei personaggi dice più o meno questo: “Le cose non mi amano. La minestra è sempre troppo calda. L’anta dell’armadio mi viene sempre contro. Se una cosa mi cade sotto un tavolo, io poi non riesco mai a trovarla”. È l’idea che alla fine la realtà ti è nemica e non soltanto chi ti è nemico veramente. Per esempio, in un posto di lavoro può essere che il capoufficio ce l’abbia con te e il problema è che, se si cede a questo, non solo il capoufficio ce l’ha con te, ma anche il barista, la collega, tua mamma, la fidanzata… tutti. Per questo ho trovato interessante un passaggio del Libro di Isaia (capitolo 45) quando Dio ricorda che non ha creato la terra come “un’orrida regione”. Questo passaggio è importante, perché da questo punto di vista che il mondo non sia un’orrida regione è evidente, nel mito biblico si parla addirittura di un giardino… Al tempo stesso Dio sa che un giardino può essere percepito come un’orrida regione. Questo è il punto: non è sufficiente creare il giardino e avere dotato l’uomo di ragione, di sentimenti e di passioni, perché tutto questo può essere comunque percepito esattamente come una schifezza. La ragione può trasformarsi in un inutile peso che non porta a nulla, la passione può mutarsi in una distrazione che porta solo al dolore. Allora questo è l’appello di Dio: “Non cercatemi in un’orrida regione”, perché se l’uomo lo cerca in un’orrida (...) regione alla fine non può fare altro che ribellarsi.
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Agorà 8 Il tema è quello dello sguardo dell’uomo sulla realtà… Ho preso l’esempio della Bibbia perché rivela un aspetto strutturale. Dio ha fatto la sua parte nella narrazione biblica. Poi c’è la risposta dell’uomo. Il grande pericolo è che la paura dell’uomo, essere mortale che fa esperienza del limite, della malattia e della morte, entri talmente dentro di noi da arrivare a determinare la percezione della realtà, tanto che non c’è gioventù, non c’è sole, non c’è mare. Non bisogna cedere a questo meccanismo. Ogni giorno, ogni mattina, una persona può scegliere di fare una cosa o l’altra. Quali sono i pericoli maggiori che i giovani incontrano nella ricerca, o meglio, nella costruzione di se stessi? A proposito della situazione attuale io penso che i giovani, ma non solo, rischiano il peggio quando tutti continuano a dire loro frasi del tipo “sei pronto?”, “sei sicuro?”, “hai scelto la facoltà giusta?”. Oppure “te ne basta una?”, “guarda che devi andare all’estero”... Quest’ansia continua è pericolosa. È un classico della società capitalistica che crea dei miti – per esempio un personaggio noto dello spettacolo –, ai quali ci si rapporta e verso i quali ci si sente inevitabilmente inadeguati. L’esasperazione di concetti come l’eccellenza porta a conseguenze folli. E una società giunta a questi livelli crea sensi di colpa e genera frustrazioni. Ci sarà un modo per liberarsi da questa ansia di essere “al top” da tutti i punti vista? Bisogna convincersi che è tutto finito. C’è un sistema che dice che il tuo cellulare è superatissimo perché ce ne è un altro che
ti mette in contatto con Marte... e non importa se i tuoi amici invece abitano tutti in Ticino. Dall’ansia di essere “al top” ci si libera secondo un criterio di verità e non secondo questa idea di menzogna. Non è assolutamente vero che il top manager è eccellente. Non è assolutamente vero che bisogna guadagnare 20mila franchi al mese per vivere bene: si può vivere benissimo guadagnandone meno. È comprensibile che i ragazzi oggi siano in difficoltà perché non trovano occupazione; ma l’ideale secondo il quale se tu non hai almeno un appartamento a Parigi, uno a New York e uno yacht allora non sei nessuno è finto, non è vero. Inoltre, esiste tutta una serie di lavori e di professioni, considerate secondo questi fantasmi come “scarti” che invece rappresentano delle enormi opportunità. Prendiamo l’esempio delle maestre delle scuole elementari, che magari si lamentano delle troppe riunioni, ma nella stragrande maggioranza dicono di essere felici della loro professione. In termini generali è dunque necessario smascherare l’ideologia dell’eccellenza e sapere riconoscere l’eccellenza delle cose normali. Forse è l’aurea mediocritas cara ad Orazio, l’ideale della giusta moderazione ed equilibrio, che si traduce nel tenersi lontano dagli eccessi e che invita l’uomo ad appagarsi di quanto gli offre la vita comune, evitando ogni ambizione esagerata... Quando inizio le lezioni del mio corso all’università dico sempre ai ragazzi che miriamo a un punteggio minimo tra il 18 e il 20, il nostro ideale è raggiungere il 20. Certo, bisogna cogliere l’ironia di questa affermazione, ma è più giusto... L’ideale del massimo
“(...) la ricerca di un tesoro futuro ti distrae dal tesoro che è la vita stessa ed è il presente. Conseguire due lauree, avere un corpo da modella, un seno perfetto, i muscoli e gli addominali scolpiti non è gratuito. Tutto questo ha un costo. È la ricerca dell’idolo che distrugge l’uomo”
dei voti non ti uccide se tutto va bene: se sei carina, se hai il ragazzo, se hai una famiglia alle spalle, se sei in buona salute. Appena sorge un piccolo problema, questa ambizione diventa esplosiva e a dir poco distruttiva: penso alla ragazza che non trova il compagno, allo studente che è davvero solo perché la madre è in esaurimento nervoso, a quello che ha problemi di dipendenza… Allora diciamo che il mito dell’eccellenza genera mostri. Torniamo al discorso della scena umana: la vita è una commedia che non si deve mai trasformare in una tragedia. Si parla tanto di morte di Dio, ma poco dell’oblio dell’uomo. Da quale paura ci si deve liberare per “reggere la scena”? Il problema è sempre lo stesso, che poi è anche una certa riflessione sul concetto di utopia: la ricerca di un tesoro futuro ti distrae dal tesoro che è la vita stessa ed è il presente. Conseguire due lauree, avere un corpo da modella, un seno perfetto, i muscoli e gli addominali scolpiti non è gratuito. Tutto questo ha un costo. È la ricerca dell’idolo che distrugge l’uomo. Il divieto di fare idoli nella Bibbia non è mai la difesa del primato di Dio, ma un monito rispetto a qualcosa che ti distrugge. Di fronte a un idolo si ha un momento di godimento e di riposo. Finalmente hai comprato la Ferrari e allora fai il giro del quartiere con l’auto dei tuoi sogni e vivi un momento di gloria, ma poi l’idolo ti distrugge. La questione è che la scena umana è una commedia che non deve mai trasformarsi né in farsa né in tragedia. Un aspetto della cultura popolare del tardo capitalismo è quello della dilatazione della trasmissione “Zelig”; tutti ridono e scherzano, ci si prende in giro in continuazione. In TV è un continuo fare battute. Non c’è nessun argomento serio, sia che tu parli di sesso, di Dio, della morte, del dolore o della politica. Questa è la farsa, poi c’è l’aspetto opposto, la tragedia: per far sì che la scena umana e che l’uomo in scena non giungano né alla farsa né alla tragedia è necessaria una grande serietà. Che non è la seriosità, ma piuttosto una grande attenzione al presente, alle cose che uno vive, come una bella giornata e gli affetti. Penso all’ultima canzone del cantautore Vasco Rossi che dice : “Quando mi viene in mente che non esiste niente / Solo del fumo, niente di vero / Niente dura niente, dura e questo lo sai / Però tu non ti arrenderai”. Ora, questa affermazione è sbagliata, perché non è vero che non esiste niente. Ci sono tua mamma che ti ha generato, la persona che sta soffrendo adesso in ospedale, l’operaio sfruttato, il tuo innamorato. Tu puoi dire che tutta questa esistenza non ha alcun fine, ma questo non significa che oggi e adesso non ci sia “nulla”. Allora il problema è che tu per guardare là non guardi più qui. Bisogna dire ai giovani, ma non solo, che forse non
avranno preso una seconda laurea all’università, però hanno letto un libro, si sono appassionati a un autore, si emozionano nell’ascoltare una musica. Questo non è “niente”: questo è qualcosa, anzi è moltissimo! Il tema dell’identità è uno dei suoi cavalli di battaglia e in particolare il paradosso che vede la persona trovare se stessa rimandando a un elemento altro. In questa prospettiva quale lettura possiamo dare dell’episodio biblico della lotta di Giacobbe con l’angelo nel “Libro della Genesi”? L’identità del soggetto non è l’identità dell’individuo. Tutto ciò che esiste è unico. La mela è quella e ha una sua identità. Invece l’identità del soggetto, dell’uomo, è strana perché si costituisce sempre in rapporto con un’alterità. C’è una frase meravigliosa di Lévinas che sostiene che la coscienza non è un ritorno su di sé, ma è un continuo rinvio ad altro da sé. Questa è l’identità del soggetto. Io dico che ciò che mi distingue dalla mela non è il fatto che sono intelligente o razionale, è che io faccio esperienza dell’altro. L’identità non è mai un punto, una chiusura, un cerchio, ma è sempre un’apertura. Questa alterità, per esempio, può essere nella forma degli antenati: io sono qui, ma il mio essere qui è legato agli antenati che ho avuto. Penso a un’amica ora settantenne che da ragazza ha avuto un grande amore che poi è scomparso e lei non si è più sposata. Quando parliamo di questo avverto che la sua identità è inscindibile da quel ragazzo che aveva amato... ma si potrebbero fare migliaia di altri esempi. A quel punto alla domanda “tu chi sei?”, uno risponde “non lo so, ma io sono i miei sogni, i miei pensieri, ma anche le mie relazioni, mia mamma e mio fratello, o la sorellina deceduta”. Questo è l’umano. Ora, la cosa interessante dell’episodio biblico citato è che l’angelo dopo una notte di lotta con Giacobbe, cioè dopo una vita, a un certo momento dice che deve andare. E allora Giacobbe lo supplica di dirgli almeno il suo nome. Un altro elemento che indica come questa alterità sia qualcosa che tu non controlli e non domini. E l’angelo risponde che non gli dirà il suo nome, ma che cambierà quello di Giacobbe, perché ha combattuto e ha vinto. Ora, la cosa formidabile è capire in che senso questa si possa chiamare vittoria, dato che l’angelo dice che lascerà un segno a Giacobbe perché se ne possa sempre ricordare. Allora uno pensa a un regalo, a una scatola di cioccolatini, a una torta. Invece l’angelo, come segno, sloga l’anca di Giacobbe... Anche qui è l’opposto dell’eccellenza. Giacobbe combattendo ha vinto in quanto uomo. L’uomo è colui che combatte con questa alterità, che pensa, che soffre e ne gode e non bada solo al suo piacere. Bisogna vincere come uomini. Poi non cambia nulla; nel senso che non diventi famoso e non hai guadagnato tanti soldi.
Agorà 9
Adagio, senza fretta Il sovrappeso e l’obesità sono i grandi mali modernità. Evitare i chili di troppo è dunque importante per una buona salute fisica e mentale. Senza esagerare, naturalmente... di Patrizia Mezzanzanica
Salute 10
La piramide alimentare. Nella parte inferiore i cibi di cui si consiglia un alto consumo, sopra quelli da tenere “sotto controllo”
“Se una donna è bella, le devi dire che è intelligente. Se è intelligente, le devi dire che è bella. Nel caso, dille che è dimagrita e non sbagli”. Così scrive Selene Maggistro, autrice della “Fidanzata psicopatica”, uno dei personaggi più amati e seguiti della rete. Ironia a parte, la questione della linea è più che mai d’attualità e non è certo un’esclusiva femminile. Sia gli studi dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sia quelli dall’Ufficio federale di statistica svizzero (UST) registrano, infatti, una percentuale di uomini in sovrappeso (od obesi) maggiore rispetto alle donne. Correre ai ripari… Il disagio di un corpo appesantito e non performante si fa sentire soprattutto d’estate quando, alle difficoltà
quotidiane e ai rischi generalmente connessi ai chili di troppo, si aggiunge il fattore estetico. Correre ai ripari non è semplice, anche perché una dieta sana ed equilibrata necessita di tempo e di costanza. È un’inversione di tendenza nel proprio stile di vita la cui unica garanzia di successo è una reale presa di coscienza del proprio disordine alimentare. Per perdere peso basterebbe ridurre la quantità dei cibi che ingeriamo per gola, più che per bisogno, e rifarsi alla piramide alimentare (nell’immagine). Le raccomandazioni sono semplici: bibite senza zucchero e caffeina in quantità, frutta e verdura di svariati colori cinque volte al giorno, cereali integrali, legumi o patate ad ogni pasto principale, latte, latticini, carne, pesce e uova, in alternanza, una
volta al giorno, oli e materie grasse con moderazione. Detto questo, per chi, invece, pur di far colpo è disposto a mettersi a regime serrato, ecco alcune diete “veloci” e di provata efficacia, anche se non sempre “salutari”. Converrebbe quindi seguirle con moderazione e per limitati periodi di tempo. La dieta Pritikin A regime prevalentemente vegetariano, la dieta Pritikin (dal nome del suo ideatore, Nathan) favorisce il consumo di carboidrati complessi come pane, riso e pasta integrali, frutta e verdura freschi escludendo gli alimenti d’origine animale quali carne, pesce, uova o formaggi grassi. Anche qualsiasi genere di condimento è bandito, così come il sale. Ricca di carboidrati, decisamente povera di proteine (specialmente quelle animali) e assolutamente priva di grassi, il regime alimentare di Pritikin è consigliato per chi ha problemi cardiovascolari, ragione per cui è stata creata, ma può arrecare problemi nutrizionali. I rischi maggiori sono quelli dell’innalzamento della glicemia con conseguente massiccia secrezione di insulina, inefficienza dell’attività enzimatica e anabolismo muscolare. La dieta Dukan L’ideatore, Pierre Dukan, basa la sua teoria sul rigidissimo controllo di carboidrati e sull’esclusivo impiego di alimenti proteici. Divisa in quattro fasi, prevede un periodo di “attacco” in cui si possono consumare solo proteine definite
“magre” – ma da cui per esempio è bandito il maiale che in realtà ha lo stesso contenuto di grassi di un bovino – e uno stadio successivo in cui vengono inserite alcune verdure. L’alternanza delle due fasi va rispettata finché non si raggiunge il peso desiderato. Il “consolidamento” comporta il ritorno a una alimentazione normale, anche se con molte limitazioni, che continuerà con un’alimentazione più varia ma pur sempre molto povera. Si sostiene che, seguendo queste indicazioni, sia possibile mangiare a volontà, ma la limitazione di frutta e verdura è, secondo tutte le indicazioni salutistiche conosciute oggi, già di per sé dannosa. Senza contare che il dimagrimento è ottenuto solo a discapito dei tessuti muscolari e dei liquidi, non del grasso corporeo... La dieta volumetrica Barbara Rolls e Robert Barnett sono gli ideatori di questa dieta che si basa fondamentalmente sulla capacità saziante di alcuni alimenti rispetto ad altri. A parità di calorie un ricco minestrone o una bella insalata di frutta sono più appaganti di un piccolo dolce. I cibi naturalmente ricchi di acqua e fibre come frutta, verdura e latticini daranno quindi una maggiore sensazione di sazietà rispetto ad altri più “golosi” e decisamente più calorici. In questo modo l’indice glicemico è tenuto sotto controllo ma gli svantaggi di consumare esclusivamente carboidrati (o esclusivamente proteine) può influenzare il corretto funzionamento di reni e fegato.
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Capita aprendo la propria posta elettronica di trovare la newsletter di un sito che offre prodotti a prezzi scontati. Può anche succedere che, scorrendo velocemente le offerte di viaggi, accessori, cene e tablet, l’occhio si soffermi su un annuncio che pubblicizza strani oggetti colorati di forma inconsueta. E può accadere che quegli oggetti siano definiti come “sex toys”, e che vengano presentati come irrinunciabili complementi alla propria attività sessuale, in quanto capaci di renderla più “consapevole”, “complice” e “interessante”.
Media 12
La cofondatrice di quest’ultimo, Charlotte Sempler, spiega: “Il grande sesso è un po’ come una borsetta firmata, è un trattamento di lusso. […] Tostapane e bollitori sono stati ridisegnati mille volte in questi anni, i sex toys no, e ci sembrava arrivata l’ora che qualcuno lo facesse”3. Come dire che il mercato ha scoperto una nuova area di vendita: se fino a ora il sesso era usato per far comprare delle cose (l’auto, la birra, la colla al silicone ecc.) adesso, complice la congiuntura e la progressiva saturazione dei consumi, il sesso si vende in sé, non nel senso del meretricio ma del “porno merchandising di alto livello”4 a target prevalentemente femminile.
Piacere da vedere Non è raro osservare nelle vetrine dei negozi di abbigliamento intimo articoli caratterizzati da una connoTutto si può “comprare” tazione sempre più esplicitamenIl progressivo sdoganamento degli te feticista (collarini, maschere, stilemi di genere ”hardcore” coguêpière), trend che sembra investituisce quindi un’operazione di stire anche l’ambito delle calzature marketing finalizzata a predisporre da donna (con plateau e tacchi che il potenziale consumatore in un’otrappresentano ormai un oggettivo tica favorevole all’acquisto: una attentato all’incolumità personale) procedura abituale in un mercato e addirittura dei jeans (ormai quasi basato sulla costruzione dei bisoesclusivamente elasticizzati, o cogni, non fosse che in questo caso munque aderentissimi, lacerati ad il “segmento” coinvolge una delle arte per scoprire porzioni di pelle sfere più intime e personali dell’insempre più estese, abbassati sino a dividuo. A prescindere da che cosa mostrare la biancheria intima). piaccia fare e come, la commerciaLa copertina originale di The Velvet Underground Per quanto riguarda i beni immalizzazione del sesso rischia infatti (1963), noto saggio di Michael Leigh sulle devianze teriali, è forse opportuno ricordare di alterare la natura più autentica sessuali degli americani (ronnydeschepper.com) come la serie Cinquanta sfumature del piacere, che è intrinsecamente (rispettivamente, di grigio, nero e “gratuito”, rendendolo al contrario rosso) abbia venduto “oltre 70 milioni di copie in tutto il performativo, brandizzabile, produttivo. mondo”1, mentre il primo libro della trilogia risulta essere Così, presso il centralissimo negozio di Covent Garden, il bestseller divenuto più velocemente da quando si è a Londra, “Coco de Mer” propone al modico prezzo di iniziato a tenere il conto2. Sul versante cinematografico, il novantacinque sterline corsi di “sculacciata” (spanking), controverso regista Lars Von Trier ha presentato al recente insieme ad altre analoghe “formazioni” che promettono di fetival di Berlino Nymphomaniac vol. 1 che, definito da aumentare il grado di “confidenza in camera da letto” aiualcune testate giornalistiche come un “porno d’autore”, tando i partecipanti a “entrare in maniera sicura nel mondo ha suscitato qualche perplessità ma anche un generale del BDSM”5. Tutto ciò non ha evidentemente niente a che apprezzamento da parte della critica colta. fare con l’educazione sessuale, materia che ha per oggetto Tornando ai sex toys, assistiamo negli ultimi anni al non il rapporto bensì il rapportarsi agli altri. Le lezioni di proliferare di negozi specializzati nella vendita di articoli “Miss Max Absolut” o di “Master Dominic”, al contrario, “porno-chic”, come per esempio “Coco de Mer” e “Myla”. sembrano considerare la relazione alla stregua di un setting
nel quale il singolo possa dare prova delle competenze acquisite. A rischio di risultare un po’ tranchant, questo processo di omologazione centrata sull’individuo appare come una vera e propria diseducazione al piacere: una liberalizzazione pilotata da interessi commerciali di fatto antitetici all’erotismo. Regna la confusione (sopra e sotto le lenzuola) Il problema è che, in assenza di una vera educazione sessuale – che in questo particolare momento storico sarebbe davvero utile, non solo in età evolutiva ma anche presso gli adulti – le persone più vulnerabili, in primis i minori, rischiano di scambiare ciò che viene proposto dal mercato del sesso come sesso tout court. L’estrema facilità con la quale è attualmente possibile accedere a materiale pornografico (sono molti i siti di libera condivisione di video hardcore per il quale non è prevista nessuna sottoscrizione…) è suscettibile di generare nei più giovani un grande equivoco potenzialmente deleterio: quello in base al quale il piacere non scaturisce dalla comunicazione intima con l’altro ma da un esercizio di coordinazione ginnica fra corpi atletici, anzi pneumatici, per citare Brave New World6. Senza volere semplificare né ridurre tematiche così complesse a logiche lineari, e per ciò stesso fuorvianti, è però opportuno constatare come l’abbassamento della soglia critica di tolleranza al genere pornografico giochi un ruolo significativo tanto nelle sindromi di “dipendenza sessuale”,
o sex addiction, quanto nella messa in atto di quell’ampia gamma di comportamenti che rientrano sotto la definizione di “molestie sessuali”. Reati, questi ultimi, che spesso poggiano su una comprensione distorta o comunque fallace delle regole dell’attrazione, ma conforme alla rappresentazione del sesso che il mercato trova utile fornirci.
per saperne di più Il termine “sexploitation” indica in origine una categoria di film a basso costo diffusi negli anni sessanta in America “il cui scopo principale era l’esibizione di situazioni sessuali non esplicite e di nudità gratuite” (Wikipedia). Russ Meyer è forse il rappresentante più noto di questo sotto-genere, successivamente rivalutato da registi come Quentin Tarantino e Robert Rodriguez nell’ambito dell’estetica “pulp”. Per un approfondimento del tema in oggetto, si segnala invece Pop Porn. Critica dell’immaginario porno, curato da M. Bonazzi e F. Cappa (editore Et Al., 2010). Una drammatica ed efficace interpretazione della personalità sex addicted è quella fornita da Michael Fassbender in Shame, film del 2011 diretto da Steve McQueen. note 1 http://it.wikipedia.org/wiki/Cinquanta_sfumature_di_grigio 2 http://www.dailymail.co.uk/news/article-2160862/Fifty-ShadesOf-Grey-book-outstrips-Harry-Potter-fastest-selling-paperback-time. html#ixzz1y9SHlzQU 4 Citato in Porno impero di Alexxx Mannucci (eBook), pag. 320. 5 http://www.coco-de-mer.com/products/spanking-skills-with-missmax-absolute/ 6 Brave New World (Il mondo nuovo) è una classica distopia fantascientifica pubblicata da Aldous Huxley nel 1932.
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o un forte legame con la cultura e la musica americana a cui mi dedico. Vivo e credo nel classico “sogno americano” che rappresenta l’approccio alla vita e alla musica che più mi rappresenta. Nell’esprimere emozioni attraverso la musica è fondamentale possedere una certa sensibilità per saper ascoltare e lasciarsi andare seguendo il flusso dettato dalla musica stessa. Bisogna dedicarsi allo sviluppo di una propria “voce” sullo strumento grazie alla tecnica, che non deve mai essere fine a se stessa. Se si pensa alla musica in termini di lavoro, cogliere le opportunità che si presentano lungo il percorso, è essenziale. Il talento rimane comunque l’ingrediente fondamentale. Ho sempre cercato di essere la stessa persona sia sul palco sia nella vita, non promuovo “un’immagine artistica” fine a se stessa. Come musicista devi esporti con onestà e dedizione, e se c’è valore in quello che fai qualcuno ne sarà contagiato. La fortuna vuole la sua parte, ma ho sempre sostenuto che il talento è la chiave nel creare interesse nel pubblico e nei media. Con questo non voglio negare che esiste una grande fetta di mercato che si dedica al puro commercio con altri criteri di giudizio... Costantemente mi dedico e lavoro per crescere musicalmente e puntare a essere un ottimo chitarrista, proponendo la musica che amo e sento. È naturale fare anche qualche compromesso, ma sempre scegliendo con consapevolezza e senza lasciare che ciò in cui credi si snaturi. Sta a noi saper accettare o rifiutare le proposte e quello che la vita offre. La vita è piena di opportunità e non c’è limite a ciò che si può fare, è solo una questione di scelte. Bisogna capire cosa è veramente importante, cosa si deve fare per realizzarlo e se si è nel luogo giusto, insomma ci devono essere una serie di concatenazioni. Bisogna assolutamente credere e continuare nel proprio intento e se c’è talento la concorrenza è solo un ostacolo marginale. La persona che più mi ha arricchito sia sul piano musicale sia umano è sicuramente Terry Evans, con cui collaboro tuttora. Nutro molto rispetto per Terry, è per me un “padre musicale”, mi sento molto vicino al suo modo di pensare e al suo approccio alla musica e alla vita. Il blues e la mu-
sica americana mi hanno catturato sin da bambino senza che io sapessi cosa fossero e con gli anni siamo diventati una cosa sola. Ritengo di aver dato il massimo pur senza escludere qualche errore di percorso, ma non mi rimprovero niente. Sono contento di aver sempre dato ascolto all’istinto, credendo nelle mie scelte e cercando di evolvere. Testa, cuore, pancia o mani per suonare, che cosa è più importante? Per me sicuramente non la testa che illude e porta fuori strada, non il cuore che uccide in partenza… direi invece la pancia che arriva dritta al punto, nel bene e nel male, personalmente la considero più vicina all’anima. Le mani chiaramente si riferiscono alla tecnica, che curo molto pur suonando una musica considerata da alcuni “poco tecnica”, anche se è un giudizio infondato nei confronti del blues. Se sbaglio tecnicamente il feeling viene meno e me la prendo molto, sono parecchio autocritico, puntiglioso e pretendo molto da me e dagli altri musicisti. La musica mi accompagna costantemente e mi rappresenta come individuo, mi appartiene profondamente e quindi la rispetto. Oggi con anni di esperienza mi sento forte, ma non mi considero di certo arrivato. Ho ancora molti traguardi davanti a me che instancabilmente voglio raggiungere, e obbiettivi da realizzare sempre più ambiziosi. Gli Stati Uniti continuano a essere una tappa annuale grazie ai tour con Terry Evans, durante i quali mi sento veramente a casa, potrei vivere costantemente in giro per il mondo, sono i periodi che mi arricchiscono e soddisfano maggiormente come musicista e come persona. Sono attorniato da musicisti che vivono e sentono la musica allo stesso modo, con la stessa passione e dedizione. L’obiettivo alla fine è sempre quello di giungere alla prossima data del tour e dare il meglio, ogni sera in una città diversa, in un hotel diverso e di fronte a un pubblico sempre diverso. A fare da collante e a guidarmi ci sono il blues e la musica come scelte di vita, che rappresentano il mio equilibrio naturale.
jOE COLOmBO
Vitae 14
Tra i più noti chitarristi ticinesi, ha una spiccata sensibilità artistico-musicale. La vita? Una fonte inesauribile di opportunità che sta a noi saper cogliere o rifiutare
testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni fotografia ©Flavia Leuenberger
Le sue corde nella bottega di nick di Marco Jeitziner; fotografie ŠCaterina Bugno
“Se qualcosa è semplice da riparare, è semplice da costruire” Clarence Leonidas Fender (1909–1991)
(...)
L
uogo e creazione che fanno una famiglia, che ora qui son la signora chitarra, il signor basso, elettrico acustico potente delicato, zio amplificatore e i cuginetti pedalini che riverbereranno e distorceranno un suono, quel suono, il tuo. Immaginatela, la chitarra, panciuta o leggera, lucida o ruvida, e le sue curve; il manico di basso e i suoi tasti e le sue spesse corde. Ora ecco il liutaio, l’artigiano dell’acero e del nichel, qui soprattutto “il riparatore”, che ci mette occhi e mani come fanno i calzolai con le tomaie. Suono diventato mito o persino ossessione, ora riposa sul banco di legno in questo piccolo “ospedale” fuori borgata. Siamo nelle mani di uno degli ultimi che ancora trastullano legno, acciaio, magneti, trasduttori, valvole e coni in questo Ticino dalle mille note, più o meno valide. Eppure il nome di questo bernese trapiantato nella Svizzera italiana supera Chiasso e Airolo. Incontrai il mondo di Nick Schnieder alcuni anni fa, per caso, seguendo una mia passione, infima rispetto alla sua. Persona buona, umana, generosa, uomo di poche parole a cui non sapresti dare un’età precisa. Apparentemente rude, indubbiamente “selvatico”. Eravamo in terrazza e, tanto per capirci, lui indossava un cappellaccio da vaccaro, le sue dita erano sporche, la pelle irruvidita dal metallo.
Dentro la bottega Il suo laboratorio è piccolo, ricavato al piano terreno di un vecchio stabile di Bellinzona dove scorre la ferrovia e rintoccano delle campane. Trovarlo non è immediato, incontrare lui in giro è ancora più arduo. Mi faccio stretto per passare dalla porta d’entrata, uscio che un tempo stava da un’altra parte, se ben ricordo, sempre qui a San Biagio. Ma prima ancora a Monte Carasso dove, alcuni anni fa, con gli ultimi risparmi, aveva aperto il suo primo negozio. La porta non si apre completamente tanto è il materiale ammassato in bottega. Gli scaffali di legno fino al soffitto contengono carcasse, colli e pance d’acero, fili elettrici, corde, manici, pezzi di questo e di quell’altro. E poi superfici ricoperte di gomme e carte abrasive, cacciaviti, lampadine, migliaia di viti e bulloni, seghetti, rilevatori di profilo, saldatori, righe in metallo, lime, tronchesi, pinze speciali, “Fret Tang Nipper”, regolazioni “Truss Rod”, tamponi in legno raggiato ecc. L’orologio alla parete è senza lancette. Mi raccontò di lavorare anche di notte, per non sentire la solitudine e per superare i momenti difficili della vita. La luce verdastra e violacea del suo piano di lavoro, il buio di una lacca scura, il colore vivo del legno, la cromatura del pick-up che, mi si dice, solo a lui si fa conoscere dall’interno. Già, serve fiducia col liutaio indipendente, fiducia totale, quando gli dai in consegna il tuo strumento che qualcun altro ha già creato, ma che da lui si lascerà riposare, analizzare e riparare o soltanto “migliorare”.
Caterina Bugno Conseguita la maturità artistica nel 2011 (CSIA, Lugano), ha proseguito gli studi presso una scuola di moda di Parigi, coltivando sempre la sua passione per la fotografia. Ha collaborato con diversi fotografi del Luganese e con il team dell’agenzia fotografica Ti-Press di Bellinzona. Dal 2012 realizza reportage, ritratti ed eventi. caterinabugno.com
Quello della “lowden” Lui diceva in modo onesto che si poteva fare (oppure no) e che il prezzo sarebbe stato questo e quello. Un prezzo sempre “da amico”. A volte l’unico rumore era quello del caffè che bolle o delle chiacchiere del baffuto Sergio, suo amico chitarrista. Ora questo liutaio un po’ particolare sta scrutando in silenzio un profilo, una sagoma, dei tasti, delle corde, boh, lo sa solo lui con quegli strani occhiali in testa. E magari c’era solo la voce di Paul, il bassista sessantenne del Sottoceneri che raccontava dei suoi ultimi concerti, o quella di Andrea chitarrista cover della capitale. O ancora quella del cantautore di Gnosca che osservava altri modelli e pezzi ricercati. Al nostro liutaio, mi disse quel giorno, potrebbero portargli via tutto ma non la sua “Lowden” acustica, fatta a mano dall’omonimo irlandese George, uno tra i più reputati al mondo e che, sono sicuro, tra gli intenditori non necessita di presentazioni. Tra il nostro liutaio bernese, un po’ elettricista, un po’ rocker, un po’ filosofo, e il grande irlandese, scorre guarda caso un filo rosso. Leggo nel suo sito che proprio in Svizzera c’era il suo maggiore rivenditore negli anni Ottanta. Proprio in Ticino l’irlandese costruì uno dei suoi primi modelli.
arte e strumento Ora è il bernese che lo fa: la mano è diversa, il suono anche, ma che importa, in fondo, essendo la musica linguaggio universale? Proprio nulla. Un giorno un amico chitarrista – “Mister Effetto” per quelli del giro – mi parlò di lui ancora. Non era soddisfatto di un suo ultimo acquisto americano e mi disse che avrebbe portato la sua nuova Fender dal nostro strano artigiano per “migliorarla”. Migliorarla in che senso? Boh. Un altro giorno accese i suo pedalini e il suo amplificatore, passò il plettro su tre corde e rimasi sorpreso di quanto fosse cambiato il suono: “L’ho portata da Nick!”, disse con un sorriso. La stessa cosa avvenne con un pedalino per un effetto ben preciso. Io allora ero fermo alle acustiche e ai loro manici storti a causa degli sbalzi di calore. La corda del “mi”, diciamo, aveva perso le tonalità che ritrovò ben presto. E poi un bel giorno saltò fuori una Tulip giapponese originale degli anni sessanta, venuta a galla da qualche chincaglieria di Parigi; assieme a un amplificatore italiano (sì, italiano) degli anni ottanta. Ci aveva forse messo le mani questo moderno liutaio? Qualcuno utilizzò questa strumentazione a un concerto? Nessuno lo sa. Ma in fondo, che importa...
Ascona. Casa Serodine di Martina Rezzonico; fotografie ©Reza Khatir
Caminando tra le viuzze di quella che da molti è consideLuoghi 44
rata la località turistica ticinese per eccellenza, ci possiamo imbattere in tesori che forse sono più conosciuti dai turisti d’oltralpe con guida in mano che dagli stessi ticinesi. Fra le varie bellezze del borgo di Ascona troviamo anche una delle più importanti testimonianze di cultura barocca del nostro paese, già parte dell’Inventario svizzero dei beni culturali d’importanza nazionale. Il palazzo secentesco, situato accanto alla chiesa dei SS. Pietro e Paolo, era residenza dei Serodine, famiglia di celebri artisti originari del borgo. Cristoforo Serodine, capomastro e commerciante, emigrato come molti suoi compaesani a Roma, tornò ad Ascona nel 1620, dove acquistò delle case fatiscenti per trasformarle in un palazzo di tre piani con loggiato e corte interna, secondo la moda delle case signorili della Roma cinquecentesca. La trasformazione servì sicuramente anche ad affermare il prestigio sociale della sua famiglia in contrapposizione agli altri palazzi della borghesia (si pensi in particolare al palazzo di Bartolomeo Papio situato di fronte che è l’attuale sede del municipio). Il terzogenito, Giovanni Battista, di professione stuccatore, si occupò dei lavori. Benché non sia attestato, è probabile che pure il figlio minore, il celebre pittore Giovanni – che aveva iniziato la sua carriera nella bottega del fratello –, abbia contribuito ai restauri della casa paterna. Casa Serodine, restaurata nel 1991, nell’insieme ci appare grosso modo come si presentava agli occhi degli asconesi di quattrocento anni fa. Gli stucchi La facciata dell’edificio è ornata con raffinati stucchi opera di Giovanni Battista Serodine. I tre piani del palazzo sono messi in evidenza dalla suddivisione in tre fasce, ben delineate da cornici “sostenute” da capitelli, mentre la tripartizione
verticale è data dalle finestre, che creano nel complesso una struttura architettonica armonicamente proporzionata. Sopra il portone l’iscrizione Christophorus Serodinus restauravit et ampliavit Io. Baptista eius filius fecit anno MDCXX (Cristoforo Serodine trasformò e ampliò. Giovanni Battista, suo figlio, lo fece nell’anno 1620) è sormontata dallo stemma di famiglia sorretto da due giovani ignudi. Altri elementi araldici decorativi sono sparsi per tutta la facciata. Il primo balcone è affiancato da due fregi con motivi floreali e quattro figure allegoriche che si trasformano in grandi girali di foglie, rappresentanti le varie età dell’uomo (o le quattro stagioni, secondo altre interpretazioni). Delle aquile sono appollaiate sugli architravi delle finestre laterali e sopra i timpani troviamo le statue di Adamo ed Eva da un lato e di re Davide e Betsabea dall’altro. I bassorilievi che li sormontano rappresentano scene della vita di queste due coppie dell’Antico Testamento: il peccato originale, la cacciata dal paradiso terrestre, il bagno di Betsabea (con Davide che la osserva dal suo palazzo) e il rimprovero del profeta Natan. Questo programma decorativo di forte accento didattico-morale trova il suo completamento nella Madonna col Bambino, seduta in un’edicola sopra la finestra centrale e affiancata da angeli. Proprio questo gruppo, per le affinità stilistiche con i suoi dipinti, fa presumere una collaborazione anche del fratello minore Giovanni. Un’iscrizione non originaria indicante il livello del lago ci ricorda quanto siamo impotenti di fronte alle forze della natura. “La più bella facciata…” Oggi l’edificio, di proprietà del Patriziato di Ascona, è affittato dal comune che lo utilizza quale luogo di rappresentanza in occasione di eventi particolari o per riunioni. Alcune sale vengono sfruttate di tanto in tanto anche come spazio espositivo da parte del Museo comunale d’arte moderna di Ascona (in particolare per mostre di artisti ancora viventi) oppure per altre manifestazioni culturali. I locali che si affacciano sulla strada al piano terra invece sono occupati dalla rinomata Galleria Serodine (che espone i suoi oggetti d’arte pure all’interno della corte) e dalla Libreria della Rondine (attualmente chiusa), fondata nel 1946 dal pianista olandese Leo Kok e divenuta ben presto punto d’incontro di artisti e scrittori. Quindi perché non sfruttare una visita a una mostra d’arte contemporanea o anche una semplice passeggiata per il borgo di Ascona per ammirare quella che lo storico dell’arte Johann Rudolf Rahn nel 1883 definiva “la più bella facciata su suolo svizzero”?
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Concorso. La foto del mese
Pubblichiamo la settima immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane...
L’invisibile, di Virna Barbi
Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso dell’anno i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. Abbiamo definito sei grandi temi nei quali potete sbizzarrirvi: “se stessi”, “in movimento”, “la famiglia”, “il lavoro”,
“gli oggetti” e “l’invisibile”. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.
Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata l’ottava immagine selezionata e alla fine del 2014 le migliori saranno raccolte in un reportage. Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi.
Scimmie morali
L’ultima produzione cinematografica ispirata dal celebre romanzo di Pierre Boulle permette di riflettere sul rispetto e il senso della guerra. Non solo tra i primati di Duccio Canestrini
Nel recentissimo Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie
regnano la territorialità e l’ostilità. In una parola, è guerra. Ma sono anche abilmente messi a nudo i delicati rapporti di fiducia che travalicano le barriere della specie: non tutte le scimmie e non tutti gli uomini sono cattivi. Proprio questo si può cogliere nel primissimo piano iniziale degli occhi “mutati” di Cesare, la scimmia umana già protagonista tre anni fa del formidabile L’alba del pianeta delle scimmie (un successo mondiale: costato 93 milioni di dollari ne ha incassati 481). Occhi intelligenti, di uno che prima ragiona e poi agisce. Cosa che non tutti gli uomini sempre fanno (o sanno fare).
L’equilibrio raggiunto in questa sorta di apartheid – la colonia di umani in città separata dalla colonia di scimmie in foresta – viene rotto perché gli uomini hanno messo gli occhi su una vecchia diga dismessa, che sta in foresta, la quale potrebbe ancora funzionare per produrre energia idroelettrica. E qui sta il peccato, forse non originale, ma cronico dell’homo tecnologicus che passa sopra ogni sentimento e ogni difficoltà per realizzare i suoi progetti. Purtroppo, si tratta di un minaccioso sconfinamento. “Scimmie non volere guerra”, dice Cesare. Ma nel conflitto viene fatalmente tirato per i capelli... meglio, per i peli.
Chi uccide i propri simili? Tutto inizia da un errore Tutta la vicenda suggerisce Si parla dunque di un sequel, un’evoluzione culturale che anla seconda puntata di un’epica cora non abbiamo vissuto, verso ispirata, dopo molti remake, al schemi di pensiero e di orgavecchio romanzo dello scrittore nizzazione sociale più pacifici. francese Pierre Boulle La planète È fantascienza, certo, ma fino des singes del 1963. La trama: la a un certo punto. Perché nella ditta americana Gen-Sys speristoria del virus sfuggito a un mentava sulle scimmie diversi laboratorio scientifico è possimedicinali genici per curare il bile leggere allusioni a quanto morbo di Alzheimer. L’ultimo è forse accaduto nel caso della ritrovato era un virus chiamato sindrome da immunodeficienza T-113 teoricamente in grado di acquisita nota come AIDS, la cui potenziare i recettori neuronali. diffusione è attribuita da alcuni Da Apes Revolution (2014), film diretto da Matt Reeves Peccato che non funzionasse a incidenti di percorso durante affatto, anzi. Gli umani si infetesperimenti sulle scimmie. Kotano mortalmente, mentre le scimmie evolvono, svilup- ba, antagonista di Cesare, per esempio è un bonobo cattivo pando capacità logiche mai viste. Avevamo dunque lasciato perché è stato prigioniero, e cova odio misto a desiderio di Cesare, novello condottiero della sua stirpe, al limitare vendetta verso gli umani che lo hanno sottoposto a crudeli della foresta di sequoie fuori San Francisco. Finalmente esperimenti in gabbia. a “casa” dopo la rivolta, la fuga e il ritorno alla natura di C’è sempre qualcuno che crede sia possibile superare l’odio, oranghi, gorilla e scimpanzé liberati dai laboratori della c’è sempre qualcuno che tradisce e svilisce le migliori Gen-Sys. intenzioni. Quanto a questo noi ominidi siamo davvero Nel frattempo la popolazione umana del pianeta Terra ha uguali. In foresta, tra le abitazioni palafitticole della tribù subito tremende perdite a causa del rilascio del virus. Lo di scimmie, una parete di roccia è adibita a rudimentale scenario è una città di San Francisco rinselvatichita come lavagna; vi sta scritto in gesso chiaro “SCIMMIA NON uCuna rovina archeologica. Il problema è l’energia, poiché i CIDE SCIMMIA”. un codice morale. Vero o falso che sia, superstiti hanno bisogno di riscaldare le case, di ascoltare è anche un buon monito per noi creature più progredite la radio e di mettersi in contatto con altri possibili soprav- e intelligenti. Noi umani che, stranamente, ancora uccivissuti, per riconquistare il pianeta. diamo umani.
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Tempo di insalate
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I mesi estivi sono la stagione idealelate,perintese chi.Le insa consumare cibi crudi ea fres larga, ma come mix di verdure,
non solo come ortaggi a fogli frutta e frutta secca, sono il pranzo perfetto per il periodo più caldo dell’anno. Ma attenti a non esagerare… Cucinare p. 48 – 49 | di Patrizia Mezzanzanica ed Elvin Montessino
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oco calorica, versatile e appetitosa l’insalata verde, di qualsiasi varietà si tratti, ha tantissime proprietà: è ricca di fibre che facilitano le funzioni dell’intestino, rallentano l’assorbimento degli zuccheri e sono efficaci nella prevenzioni di alcune malattie legate all’invecchiamento come l’arteriosclerosi. È inoltre una fonte generosa di vitamine A, C ed E, che hanno proprietà antiossidanti. Contiene un’elevata quantità di sali minerali fra cui il potassio, efficace nel contrastare la ritenzione idrica, ma anche calcio, ferro, rame, zinco e selenio che svolgono un’azione anti-age e sono indicati contro le infezioni e le intossicazioni. La sua varietà permette ad ognuno di trovare facilmente quella di proprio gusto e, grazie al suo sapore dolce e leggero, si accompagna facilmente ad altre verdure, carni e insalate. Inoltre, date le sue scarse calorie, un piatto di insalata è adatta a tutti i regimi dietetici.
Sempre con misura e qualche consiglio
Gli antichi egizi, così come i romani, consideravano la lattuga addirittura dotata di virtù terapeutiche. Ma consumarne in abbondanza, o sostituirla sempre al pranzo principale, può essere controproducente. Il senso di
sazietà delle prime ore può, infatti, svanire rapidamente vanificando gli sforzi della dieta. Per non parlare dell’alta concentrazione di nitrati presenti in molti alimenti di origine vegetale, specie se a foglia verde che, a seguito di determinate reazioni, potrebbero formare nitrosamine, classificate come cancerogene. La causa principale è da attribuirsi ai fertilizzanti utilizzati nelle colture intensive per cui, prima ancora di capire come mangiarla e con cosa abbinarla, conviene assicurasi della provenienza della nostra insalata. Alcuni studi certificano che tanto maggiore è l’esposizione al sole, tanto minore è il concentrato di nitrati. Approvvigionarsi quindi di prodotti cresciuti nell’orto, invece che in serra, è fortemente consigliato a tutto vantaggio non solo della salute, ma anche del gusto. Anche lavare bene e abbondantemente sotto acqua corrente aiuta a ridurre la percentuale di nitrosamine, così come condire con succo di limone o di arancia, ricco di vitamina C che ne previene la formazione. A chi ha la fortuna di possedere un orto, consigliamo di raccogliere sempre i vegetali a foglia verde la sera, perché dopo una giornata di attività fotosintetica sono più ricchi di elementi nutritivi. Chi, invece, sceglie dai banchi del supermercato deve accertarsi che i colori siano vivaci, le foglie turgide, croccanti e non alterate da insetti. Un ultimo consiglio pratico: ricordate di non lasciate mai l’insalata negli involucri sigillati ma ponetela in un contenitore coperto con un panno inumidito in un cassetto del frigorifero, dove può ossigenarsi. Sarà più sana e più gustosa.
Le nostre ricette per sei persone E ora le insalate!
Nonostante alcune, come la lattuga, crescano prevalentemente d’estate mentre altre, come l’indivia e il radicchio, siano più autunnali, in ogni negozio è possibile trovare ogni varietà quasi tutto l’anno. Tutte si prestano a essere combinate con gli altri ortaggi, con la frutta, la frutta secca, i semi e, specie nella bella stagione, con erbe di campo – come la borragine, il cerfoglio, il crescione, il topinambur, il tarassaco e il finocchietto selvatico – che crescono selvatiche in molti prati. Ognuno può dunque usare creatività e competenza per personalizzare le nostre ricette. La nostra prima scelta è per la lattuga, assolutamente di stagione, con aggiunta di un po’ di lollo (sempre della stessa famiglia) di fagiolini, sedano bianco, cipolla di Tropea, uvetta, pinoli tostati e ciliege. Condita con olio, un pizzico di sale e aceto balsamico è già un pasto completo, ma per chi desiderasse renderla più ricca consigliamo l’aggiunta di dadini di pollo o tacchino grigliato o saltato in padella. Radicchio rosso, rucola selvatica, fichi, olive taggiasche, julienne di carote marinate nel succo di arancia e semi di papavero è la nostra seconda opzione. È possibile integrare questa insalata con del roast beef all’inglese freddo tagliato a striscioline o servirla, come ricco contorno, con le carni crude. Concludiamo con l’indivia belga che abbineremo a lollo, finocchi, pesche noci, pomodorini datterini, mandorle tostate e semi di zucca. La “morte sua” – per usare le parole del nostro chef – è l’aggiunta di qualche gambero rosso appena saltato o di salmone affumicato. Oltre all’olio d’oliva extra vergine, come condimento consigliamo ogni tipo di aceto (di vino, di mele, balsamico), succo di limone o arancia e la minor quantità di sale possibile. Presentate in una ciotola dove è più facile condirle e amalgamarne tutti gli ingredienti, e accompagnate da qualche crostone di pane al rosmarino da scaldare in forno a 180 °C per 10 minuti, le vostre insalate saranno anche belle da vedere. Un ultimo consiglio. Aggiungete sempre un cucchiaino di semi di lino o di sesamo. Sono gustosi e utili all’organismo. I loro elementi nutritivi proteggono infatti l’apparato circolatorio, aiutano nella produzione di colesterolo buono e combattono l’ipertensione e l’osteoporosi.
MISTA DI LATTUGA • 1 testa di lattuga • 500 gr. di fagiolini lessati • 150 gr. di uvette • 5 gambi di sedano bianco • 1 cipolla • 300 gr. di ciliegie • 250 gr. di pinoli tostati Tagliare la cipolla a rondelle e metterla a bagno in acqua fredda per circa mezz’ora cambiando l’acqua ogni 15 minuti. L’acqua serve a ridurre il sapore pungente dell’ortaggio. Più bagni si fanno, più il suo sapore sarà delicato. Tostare i pinoli in forno a 180 °C per circa 3 minuti. Lessare i fagiolini in acqua bollente e salata per 5 minuti. Mondare l’insalata e tagliare le ciliegie a metà eliminando il nocciolo. Mettere tutto in una ciotola e condire posizionando le ciliegie e i pinoli sulla sommità. MISTA DI RADICCHIO • 2 radicchi di Chioggia • 2 mazzi di rucola selvatica • 6 fichi • 4 carote • 40 olive taggiasche • 1 arancia • qualche foglia di prezzemolo • semi di papavero quanto basta Tagliare le carote e listarelle e lasciarle a bagno nel succo di arancia e nel prezzemolo tritato per circa 20/30 minuti. Mondare l’insalata e tagliarla. Lavare i fichi e tagliarli per il lungo senza spelarli. Mettere tutto in una ciotola e condire lasciando i fichi e i semi di papavero in cima. MISTA DI INDIVIA BELGA • 6 indivie • 1 testa di lollo • 2 finocchi grandi • 5 pesche noci • 500 gr. pomodorini datterini • 200 gr. mandorle tostate • una piccola manciata si semi di zucca Tostare le mandole in formo a 180 °C per 5 minuti circa. Mondare l’insalata.Tagliare i finocchi a rondelle sottili e le pesche noci, verticalmente, senza togliere la pelle. Tagliare i pomodorini a metà e lasciarli scolare con un pizzico di sale per circa 5 minuti. Mettere tutto in una ciotola e condire lasciando sopra le pesche noci e i semi di zucca.
La domanda della settimana
Fortunatamente, a volte incidenti molto drammatici si risolvono con conseguenze meno gravi del previsto. Secondo voi esistono gli “angeli custodi”?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 28 agosto. I risultati appariranno sul numero 36 di Ticinosette.
Al quesito “Nell’arco degli ultimi sei mesi, siete stati almeno una volta al cinema?” avete risposto:
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Astri ariete Momento magico per gli incontri tra il 24 e il 25. Con la Luna in Leone si apre una momento ricco di energia. Iperattivi i nati nella prima decade.
toro Mercurio e Saturno favorevoli. Opportunità professionali. Rotture tra il 24 e il 25, incontri e buoni sentimenti tra il 26 e il 27. Affinità intellettuali.
gemelli Promozioni, nuove risorse finanziarie. Fate una cosa alla volta senza disperdervi in mille interessi. Ottimi transiti di Giove e Venere. Dieta.
cancro Tra il 24 e il 30 Mercurio favorevole. Grazie a uno sviluppo delle capacità comunicative potete raggiungere risultati brillanti. Amori e passioni.
leone Cautela tra il 24 e il 25. Grande energia per i nati nel Leone. Difficoltà a controllare il proprio ego sollecitati da Marte e Saturno in quadratura.
vergine Grande lucidità mentale grazie agli ottimi aspetti tra Mercurio e Saturno. Incontri professionali di una certa rilevanza tra il 25 e il 27 agosto.
bilancia Giove e Venere positivi. Fidanzamenti, matrimoni. Promozioni e avanzamenti sul lavoro. Cambiamenti e situazioni nuove. Gloria tra il 24 ed il 25.
scorpione Grandi opportunità tra il 24 e il 25. Possibile matrimonio. Avanzamenti professionali di un certo rilievo per chi è impegnato in attività creative.
sagittario Grandi opportunità tra il 24 e il 25. Possibile matrimonio. Avanzamenti professionali di un certo rilievo per chi è impegnato in attività creative.
capricorno Situazioni sopite rispuntano a galla. Difendente la vostra indipendenza. Favorite il cambiamento senza riserva. Bene tra il 26 e il 27.
acquario Divertimento, relazioni e forti attrazioni sessuali. Autoindulgenza verso se stessi. Mancanza di autodisciplina. Abbandonate le rigidità mentali.
pesci Marte e Saturno favorevoli. Momento adatto per decisioni di una certa importanza. Mantenete comunque la giusta riservatezza. Lingua a freno.
Gioca e vinci con Ticinosette
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 36
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 28 agosto e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 26 ago. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Orizzontali 1. La meta dei fidanzati • 10. Antenato • 11. Tersa, limpida • 12. Distendersi, poltrire • 13. Il noto Teocoli • 14. Poi • 16. Opera di Verdi • 18. I confini del Ticino • 19. Segno zodiacale • 20. Stoffa pregiata • 22. La terza nota • 23. Centouno romani • 24. Turchia • 25. Pesce prelibato • 28. Il compagno di Cip • 30. Un verbo del farmacista • 32. Gigari • 33. Cuor di matto • 34. Lode, encomio • 36. Il capo della tonnara • 38. Periodo storico • 39. Prive di capelli • 40. Mezzo granello di pepe • 41. Crollo finanziario • 43. Li cela il baro • 45. Il Calcio del chimico • 46. Malvagi • 49. Meschino, scellerato • 51. Cifra imprecisata • 52. Il fiume di Berna • 53. Il fiore dell’oblio. Verticali 1. Un attrezzo dell’alpinista • 2. Pilota militare • 3. Lo studio dei nomi delle località • 4. Malate di mente • 5. Il nome della Martini • 6. Vasi panciuti • 7. Nulla • 8. In mezzo al nido • 9. L’ombra nel deserto • 15. Medici • 17. Ama Garibaldi • 20. Proprio così! • 21. L’arma del baleniere • 26. Quella Sacra giudica • 27. Altari pagani • 29. Personaggio dell’Otello • 31. Alte • 35. Occidente • 37. Bisaccia • 40. Gioca sotto canestro • 42. Gracida • 44. L’indirizzo in rete • 47. Uncino da pesca • 48. Andato in poesia • 50. Consonanti in fiera.
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La soluzione del Concorso apparso l’8 agosto è: PEDIATRA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Fabio Bianda via Mezzana 31 6616 Losone Al vincitore facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Cardada/Cimetta” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Cardada/Cimetta” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/cardada
Con RailAway FFS a Cardada/Cimetta. Una montagna tutta da scoprire. Sapevate che in Ticino, proprio sopra Locarno, si trova un punto panoramico dal quale si può osservare il punto più basso (Lago Maggiore) e il punto più alto (cima Dufour del massiccio Monte Rosa) della Svizzera? In treno a Locarno, con la funicolare a Orselina e in pochi minuti con la funivia fino a Cardada per un panorama mozzafato!
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ECCO COME APPROFITTARE DEL 20% DI SCONTO ASSAGGIO. 1. ACQUISTA LATTE HEIDI E STACCA IL BUONO SCONTO. 2. DOPODICHÉ, IN OCCASIONE DEI PROSSIMI ACQUISTI, PRESENTA ALLA CASSA IL BUONO SCONTO ASSIEME AI PRODOTTI HEIDI. 3. ECCO FATTO: ORA PUOI APPROFITTARE DEL 20% DI SCONTO SUGLI ALTRI PRODOTTI HEIDI*. * Ad eccezione del latte Heidi
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All’acquisto di latte Heidi approfitta del 20% di sconto assaggio sugli altri prodotti Heidi in assortimento (ad eccezione del latte). Basta mostrare alla cassa il buono sconto sulla parte interna dell’etichetta del latte Heidi. Buono sconto valido dall’11.8 al 20.9.2014.
Gustosi saluti dalle montagne svizzere.