Ticinosette

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№ 41 del 10 ottobre 2014 · con Teleradio dal 12 al 18 ott.

FronTiere

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

La vigilanza resta alta a garanzia degli scambi economici e culturali


Ù I P I D O M A I L VOG ! I D L O S O N E % PER M MEDIA IL 13 N I N O C I L O MOLTI ARTIC

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Ticinosette allegato settimanale N° 41 del 10.10.2014

4 Arti Mostre. L’altro Segantini DI ALESSANDRO TABACCHI ................................. 6 Media Televisione. In absentia DI MARCO ALLONI......................................... 8 Kronos Islam e democrazia DI CARLO BAGGI ............................................ 10 Società Storia di una coincidenza DI MARIELLA DAL FARRA ......................... 12 Vitae Antonello Pizzi DI LAURA DI CORCIA ................................................. 14 Reportage Mi ricordo spazi verdi DI G. FORNASIER; FOTO DI G. CRIVELLI ...... 39 Gastronomia La stagione suprema DI P. MEZZANZANICA ED E. MONTESSINO.. 44 Fumetto Le streghe del sasso nero A CURA DI BOOKMAKER COMICS .............. 46 Tendenze Il dancefloor della vita DI KERI GONZATO.................................. 48 Svaghi .................................................................................................... 50

Agorà Frontiere sicure?

DI

ROBERTO ROVEDA.................................................

Doppio senso Gentili signori, vi scrivo con il proposito di fornire un’opinione personale ma, spero, significativa. Io non abito in Ticino ma, in quanto lavoratore frontaliere da moltissimi anni, tracorro qui una parte importante della mia vita, quella del lavoro e delle relazioni professionali. Faccio dunque parte di quelle oltre 60mila persone che ogni giorno, per lo più in macchina, attraversano il confine per riversarsi sulle strade di questa bella regione, spesso intasandole. Proprio perché vivo lo stress delle lunghe ore in coda in autostrada, mi trovo a comprendere il senso di fastidio che molti colleghi ticinesi esprimono. Ma il lavoro che tanti italiani hanno trovato in Ticino, e che nella maggior parte dei casi svolgono bene, non è una forma di beneficienza ma risponde a una richiesta precisa e a delle mancanze

che evidentemente la popolazione ticinese e la sua classe politica non riescono a coprire. Ho imparato ad apprezzare il Ticino (e la Svizzera), per la sua organizzazione e la qualità della vita che offre ai suoi cittadini, nonostante sia un piccolo stato all’interno di un stato più grande, una situazione che spesso crea una sensazione di provincialismo e di una realtà parecchio chiusa. Credo quindi che in questo senso l’apporto degli italiani e lo scambio che essi hanno con i colleghi ticinesi e il loro vissuto sociale ed economico rappresenti un’occasione per entrambi, da un lato per capire che una buona gestione della cosa pubblica non è un’utopia ma una realtà possibile e concreta, dall’altro per uscire dal localismo e dal provincialismo. Un cordiale saluto, C.N., Varese

Impressum Chiusura redazionale Venerdì 3 ottobre Editore Teleradio 7 SA 6933 Muzzano Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir Tiratura controllata 66’475 copie

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Stampa (carta patinata) Salvioni arti grafiche SA 6500 Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA 6963 Pregassona

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

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Frontiere sicure? Canton Ticino. La libera circolazione delle persone tra gli stati impone la ricerca di un compromesso tra libertà di movimento e necessità di esercitare vigilanza e controllo ai confini. Un equilibrio complesso da attuare, soprattutto in un’epoca contrassegnata dalla forte accelerazione dei flussi migratori e dall’internazionalizzazione della criminalità organizzata di Roberto Roveda; illustrazione ©Bruno Machado

L

e frontiere tra gli stati stanno cambiando. Da zone di separazione, di limite, si stanno configurando sempre di più come luoghi di passaggio, di transito. Sono gli effetti della globalizzazione, si va ripetendo. Effetti anche positivi perché una maggiore libertà di movimento significa ambiti d’azione più ampi per le persone e per le imprese. Significa poter accedere con maggiore facilità al mercato e al patrimonio di idee e di culture che si sviluppa attorno a noi. Ma c’è anche tutto il resto…

Agorà 4

Confini mutanti Il rovescio della medaglia è il senso di insicurezza che tutti noi proviamo di fronte a questa evoluzione del concetto e del modo di intendere i confini. Un’insicurezza legata alla sensazione di trovarsi in mezzo a una landa sconfinata senza possibilità di porre un freno agli aspetti negativi della libertà globalizzata, in primis l’immigrazione senza controllo e le attività criminali. Quello della sicurezza delle frontiere e dei controlli sui movimenti delle persone è un tema sempre molto attuale nel canton Ticino, territorio che si trova a gestire il confine con l’Italia, considerato dalla maggior parte dei ticinesi “molle” e poco sicuro per la scarsa affidabilità delle autorità italiane. Fanno allora paura le migliaia di immigrati che sbarcano mensilmente sulle coste italiane e che poi si spostano lungo la penisola puntando spesso verso nord. Così come c’è timore di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta calabrese, che da decenni si è insediata in Lombardia dove aspira al controllo del settore dell’edilizia. Soprattutto, si ha l’impressione che vi sia un allentamento nella vigilanza anche da parte delle guardie di confine dopo che la Svizzera ha aderito agli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone. In molti vorrebbero un ritorno alle guardie sempre presenti sulla strada a presidiare il confine, pronte a controllare ogni auto e persona che varca la frontiera, mentre oggi, attraversando soprattutto i punti di confine secondari come quello di Brusata-Bizzarrone, si ha l’impressione che nessuno se ne curi. Controlli “imprevedibili” Impressione sbagliata se andiamo a verificare i risultati ottenuti quotidianamente dagli agenti del Corpo delle guardie di confine che operano lungo la frontiera tra il cantone e

l’Italia. Ogni giorno, infatti, in media vengono fermate sei persone ricercate a vario titolo. Sempre ogni giorno dell’anno vengono scoperti almeno due documenti falsificati e fermate persone per possesso illegale di stupefacenti. Inoltre, giornalmente vengono emessi 25 decreti penali per infrazione della legge doganale. Queste le cifre, che confermano che il controllo continua a esserci, ma non ci dicono quanto sia realmente efficace e più efficiente del passato. Di questo e altro abbiamo parlato con Davide Bassi, portavoce delle Guardie di confine per il Ticino: Il sistema di controllo negli ultimi anni è cambiato. È vero, spesso non c’è più la guardia sulla strada a presidiare il confine come avveniva un tempo e a dare la sensazione di una sorveglianza meticolosa. Confrontando, però, i dati recenti con quelli del passato, osserviamo che oggi il risultati sono migliori, nonostante le guardie di confine in Ticino abbiano ridotto gli effettivi in anni recenti, passando da 360 a circa 300 agenti a disposizione. Oggi puntiamo molto sui controlli mobili, sulla videosorveglianza: abbiamo la possibilità di essere più “imprevedibili” per chi compie


atti illegali e questo ci consente di ottenere ottimi risultati. Le posso dire che su due auto che controlliamo, in una riscontriamo qualche illegalità e interveniamo. Inoltre, neppure in passato si poteva controllare tutti: basti pensare che il nostro confine ogni giorno viene attraversato da circa 170.000 veicoli nei due sensi e che nei momenti di punta, la mattina, come per esempio al valico di Brusata che lei citava prima, transita un veicolo ogni tre secondi. Diventa evidente che si deve puntare su altro, rispetto all’agente fisso sulla strada. Gli effettivi delle guardie di confine sono però diminuiti negli ultimi anni e questo da molti, in Ticino, viene avvertito come una mancanza di attenzione per le frontiere, un eccesso di rilassatezza. Lei che ne pensa? Intanto le dico che ultimamente gli effettivi del Corpo delle guardie di frontiera in Svizzera sono globalmente aumentati, segno che da parte nostra e delle nostre autorità – in particolare della consigliera federale Eveline WidmerSchlumpf – c’è molta attenzione a questa questione. Nel luglio scorso si sono aggiunti sei effettivi a quelli già in servizio nel canton Ticino, per esempio. Le ripeto però che più che sul numero di agenti noi oggi puntiamo su una maggior flessibilità del nostro intervento. Soprattutto il nostro mandato ci consente concretamente di monitorare e controllare la situazione delle frontiere a 360 gradi, mettendo in azione un sistema di filtro efficace. Ci spiega meglio cosa intende? Il mandato delle guardie di confine si basa su tre pilastri. Il primo è quello della tutela e del rispetto della legge doganale, ossia il controllo di tutto quello che è il contrabbando di merci, l’importazione di merce, il limitare o impedire le importazioni di merce vietata, come per esempio gli stupefacenti. Poi abbiamo l’ambito legato alla migrazione, quindi tutto quello che riguarda la tutela del territorio in ambito di soggiorno illegale, tratta e sfruttamento di esseri umani ed entrate illegali, soprattutto per quanto concerne il traffico ferroviario internazionale. Terzo pilastro, i compiti di polizia di sicurezza: quindi criminalità transfrontaliera, importazioni ed esportazioni di merce di dubbia provenienza o rubata ecc. Il nostro mandato è molto ampio e ci consente di intervenire in maniera capillare, controllando dal chilo di carne in più importato in elusione dei tributi, al criminale ricercato a livello internazionale. Ogni giorno i nostri agenti operano tenendo presente costantemente i tre pilastri del nostro mandato. Per intenderci: non è che ci si interessa di immigrazione illegale e quindi ci si dimentica di reati minori oppure della criminalità organizzata. L’attenzione è sempre continua e questa costanza ci dà i migliori risultati.

Eppure, almeno a livello di sentire diffuso, si ha l’impressione che ci siano alcune emergenze rispetto alle quali si vorrebbe una maggiore rigidità. Parlo, per esempio, del tema dell’immigrazione e delle preoccupazioni che attraverso i valichi italiani giungano “ospiti” illegali e indesiderati nel nostro cantone. Sicuramente anche noi abbiamo vissuto un aumento della pressione migratoria al nostro confine e questo ha fatto sì che negli ultimi 2-3 anni si sia deciso di istituire un posto ferrovia con la presenza costante delle guardie di confine durante tutto l’arco dell’anno nel traffico ferroviario, dove si verifica la maggiore pressione migratoria, ossia sull’asse sud-nord. Le dico, a tal proposito, che secondo i dati in nostro possesso, su 100 persone che arrivano al centro di registrazione e procedura dell’Ufficio federale della migrazione di Chiasso, in media 95 sono fermate e consegnate da noi. Questo indica che il nostro “filtro” è molto performante e che la vigilanza sul confine è alta, a freno di un’eventuale esplosione di ingressi illegali. Sappiamo che molte organizzazioni attive nella tratta illegale di esseri umani, consapevoli dei nostri controlli puntuali, aggirano la Svizzera e tentano di entrare sul territorio nord-europeo attraverso il confine italo-francese o italoaustriaco. La situazione è ulteriormente migliorata dopo il buon esito dell’Operazione Blu, con la quale lo scorso luglio abbiamo smantellato un’organizzazione gestita da eritrei sul territorio italo-svizzero che sfruttava i valichi incustoditi per far entrare illegalmente nel paese profughi su furgoni. In due mesi questa organizzazione si presume sia riuscita a far entrare nel nostro paese centinaia di profughi, tutti privi di documenti validi. Altro tema è quello delle infiltrazioni della criminalità organizzata, dopo che negli ultimi tempi si è scoperta l’acqua calda, cioè che il crimine organizzato è molto ben ramificato anche in Italia settentrionale e in Europa. Che attenzione c’è da parte vostra al fenomeno? Come le ho detto precedentemente, il nostro sistema di controllo opera a 360 gradi e il nostro filtro è molto performante. Non ci deve essere un allarme particolare o un’emergenza criminalità organizzata per decidere di effettuare dei controlli anche in questo ambito. Noi operiamo consapevolmente e attenti a tutto quanto può essere di rilevanza penale, partendo dalla semplice infrazione doganale, fino ai reati perseguiti dal Codice penale. Da un controllo qualunque può emergere una realtà criminale di vasta portata con molteplici sfaccettature. Per poter operare anche in questi ambiti, ci avvalliamo di strumenti e di consolidate collaborazioni, con le autorità cantonali e con quelle estere. Applichiamo strumenti e strategie efficaci che naturalmente non possiamo rivelare, ma che ci permettono di ottenere dei risultati migliori rispetto a dieci anni fa quando operavamo solamente con gli agenti fissi sotto la pensilina al confine. Altra preoccupazione è quella relativa alla scarsa affidabilità delle autorità italiane. Che può dire in merito? A sconfessare questo aspetto, le posso citare, per esempio, il buon esito dell’Operazione “Blu”, frutto di una positiva collaborazione anche con le autorità italiane. In generale, con l’Italia si collabora molto bene e abbiamo buoni rapporti con i nostri corrispettivi oltreconfine. Nel nostro futuro, siamo convinti che anche questo elemento possa contribuire ad aumentare sempre più il grado di sicurezza lungo la fascia di confine, da noi presidiata.

Agorà 5


L’altro Segantini

La mostra che Milano dedica a Giovanni Segantini ci dà l’occasione di sondare l’opera di un’artista troppo spesso confinato in sterili luoghi comuni di Alessandro Tabacchi

Regala una vera carica di suggestioni e stimoli intellettuali

Arti 6

versioni dell’Ave Maria a Trasbordo e il capolavoro assoluto la mostra dedicata a Giovanni Segantini in corso a Milano, A messa prima (un prete anziano, una scalinata immensa a Palazzo Reale. Inaugurata a settembre e in chiusura il 18 e un cielo all’alba, a simboleggiare tutto il senso dell’esigennaio 2015, offre una ricca retrospettiva di circa 120 stenza, senza però cercare risposte dogmatiche: Tarkovskij opere, che ci permette di osservare con occhio critico e, non sembra lontano…). E come tutte le star emerse dalla perché no, spavaldo, questo artista fondamentale, eppure povertà, Segantini visse la sua vita con la grandeur esistenassai spesso travisato, dell’ultimo scorcio dell’ottocento. ziale tipica di chi deve affermare di avercela fatta: dilapidava patrimoni, amava il lusso e Il “cantore della montagna”, “il spesso era costretto a fuggire dai poeta dei pascoli e della luce alpicreditori. Inoltre, era bellissimo e na”, come la vulgata l’ha sempre conscio della sua avvenenza. Lo si etichettato, appare in realtà mosso capisce dal suo famoso autoritratto da una potenza creatrice ben maga carboncino e dalle fotografie giore rispetto a queste, non errate, superstiti, in cui ammiriamo una ma limitanti interpretazioni. Certo sorta di Cristo moderno, per metà la luce della montagna rifulge in escursionista e alpinista borghese, molte sue opere e l’anelito a un per metà intellettuale dallo sguarmondo agreste idealizzato e carico do luciferino. Anche nelle relaziodi suggestioni simboliche traspare ni fu in avanti sui tempi. Amò una assai spesso nelle sue tele, così sola donna, Bice, con lei fece figli come una tendenza a celebrare il e visse intensamente il ruolo del lavoro nei campi come primario padre (lui che non aveva potuto contatto fra l’uomo e la natura. godere di questa figura), ma la Eppure di per sé queste caratterirelazione fu sempre libera e mai stiche non costituiscono nulla di suggellata dal matrimonio. particolarmente originale, essendo Giovanni Segantini, Mezzogiorno nelle Alpi (olio su tela, 1892) state proposte da molti altri artisti della seconda metà dell’ottocento (penso solamente al fran- Il sepolcro alpino cese Millet, il vero deus absconditus dell’opera segantiniana). Dal 1886, anno in cui è già perfettamente compiuta la Ciò che rende un quadro di Segantini “un Segantini” è trasformazione da reietto talentuoso a rispettato pittore qualcosa che trascende la sua formazione realista e la sua carico di onori, la Svizzera diventa la patria di elezione di adesione progressiva a un divisionismo marcato sempre Segantini, prima a Savognino, nelle Alpi Grigionesi, quindi, più da tentazioni simboliste: è la prepotente carica di mo- dopo una fuga per debiti non saldati, a Maloja. L’Engadina dernità, e perfino di eresia esistenziale che traspare dalla e la val Bregaglia dovranno moltissimo alla produzione sua opera, riflesso diretto della sua vita di orfanello povero matura del pittore: le sue cristalline composizioni aventi come sfondo le vette alpine dal Bernina al Badile diverrane reietto divenuto star grazie al suo gigantesco talento. no una sorta di cartolina mentale per intere generazioni di esploratori, turisti colti e ricercatori del bello, che troL’arte come salvezza Segantini ebbe una gioventù orribile, segnata dalla perdita veranno proprio in quelle zone la destinazione ideale dei dei genitori, dalla povertà e dallo squallore. Milano, dove loro vagabondaggi alpini. fu costretto a trasferirsi a sette anni dall’amato Trentino, E lo splendore delle Alpi Retiche costituirà anche il sepolcro fu per lui, ragazzo solo e poverissimo, una metropoli ostile per questo artista nomade e brillante: nel 1899, rifugiatosi dove cercare di sopravvivere fra accattonaggio e riformato- nelle altitudini dello Schafberg sopra Pontresina per termirio (e fa un po’ ridere il sottotitolo “Ritorno a Milano” con nare il suo Trittico dell’Engadina, l’opera che costituisce la cui è stata pubblicizzata questa mostra, visti i ricordi che summa di tutta la sua creazione, fu colpito da una peritol’artista si portava dietro!). Fortunatamente a Milano c’era nite fulminante e morì nell’impossibilità di scendere a valle anche Brera, col suo patrimonio di bellezza e formazione. per curarsi. Aveva quarantun’anni e mezzo, ed era ormai L’arte fu la salvezza di Segantini, e gli portò fama e denari. una vera star: se ne andò all’apice, bello e dannato come Fu facile per lui emergere nel panorama artistico lombardo un eroe, tormentato e altezzoso come un dandy, agnostico, degli anni ottanta dell’ottocento con opere di strepitosa mistico e sfuggente, come la cultura cui involontariamente maturità compositiva, cromatica e ideale, quali le due aveva aperto le porte, il novecento.


Un frutto del lento lavoro della natura.

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In absentia

Proviamo a fingerci privi di televisione. Cosa accade alle nostre vite una volta esclusa la realtà televisiva di cui in un modo o nell’altro di fatto siamo parte? di Marco Alloni

Media 8

Escludendo una parentesi presso un amico, da qualche di un mondo del tutto inedito. Allora qualcosa sembra mese vivo in un appartamento senza mobili e senza te- infatti profilarsi nelle nostre vite che non avevamo mai levisione. Il disagio della mancanza di mobili è minimo: avuto il tempo e l’occasione di riconoscere. Per la prima per quanto adusi a quarant’anni di materassi si può tran- volta dopo tanti anni si riscopre la propria appartenenza quillamente (e profondamente) dormire su un tappeto. E alla dimensione materiale dell’esistenza. Basta sedersi sul dell’armadio e dei tavoli fanno agevolmente le veci cassette balcone e osservare le stelle per accorgersi che in decine di anni di teledipendenza quello spettacolo era sempre della frutta e cartoni. stato conteso e annichilito da Quanto alla televisione, la qualche spettacolino di variequestione merita una riflestà o di politicismo televisivo, sione. Non è forse vero che si che il nostro rapporto con il parla della nostra epoca come pianeta era rimasto per così di un’epoca di teledipendenza? dire monco. Oppure basta Nulla è probabilmente più inchiudere porte e finestre e fondato di questo pregiudizio risentire il suono denso della tecnologico. Certo, la televidomesticità senza elettrodosione ci accompagna dalla mestici, quel suono benefico mattina alla sera, è dalla teche si incunea tra i muri in levisione che ricaviamo gran forma di latrati dall’esterno, parte dei nostri argomenti ed di bambini che piangono è nell’agone televisivo che si nell’appartamento adiacengiocano i grandi destini poliUna famiglia americana davanti alla televisione negli anni cinquanta (writework.com) te, di rami che sfrigolano tici della nostra epoca. Ergo, nel giardino, di passi che la televisione è la nostra realtà. Ma proviamo a ribaltare per un attimo le evidenze. percorrono le scale, di api e mosche che ronzano, di legni Proviamo a fingerci – o concretamente a trovarci (come che scricchiolano. Per non dire di quando finalmente si nell’attuale caso del sottoscritto) – privati della televisione. torna a compiere quel gesto così desueto che consiste nel Cosa accade? Accade che questa realtà da cui sembravamo premere un bottone e ascoltare un brano di musica. Allora essere del tutto dipendenti, questa realtà che in definitiva ci si rende conto che persino alla musica avevamo concesso coincideva con la sua rappresentazione televisiva, questo solo spazi residuali: ora la si ascolta con pazienza, attenmondo al quale sentivamo di appartenere semplicemente zione, distensione, tranquillità, tempo. Si va veramente a osservandolo, cessa progressivamente di essere così rile- tempo con le sue suggestioni. vante come immaginavamo. Accade che la mancanza di informazione televisiva – che d’altronde si può ampiamen- In slow time te recuperare su internet – si presenta come un inatteso Ma a parte queste notazioni di carattere edificante, è fuoco fatuo. Accade che senza televisione si può vivere anche vero che l’assenza di televisione produce in noi un benissimo, come senza materassi e senza armadio a muro. sentimento del mondo che ci è altrimenti precluso, quello di chi lo osserva nella sua straordinaria lentezza. Ce ne si accorge quando si conteggiano le settimane trascorse in Tempi diversi Non solo. Vivere senza televisione ridefinisce le nostre questa sorta di arcadica cattività: alla frenesia degli eventi giornate in una forma del tutto inedita. Non più l’appun- che cadenzava il nostro quotidiano con il rincorrersi delle tamento serale con il talk show o il film tanto attesi, non notizie e dei programmi televisivi si avvicenda una sorta più quel cadenzare l’esistenza sul palinsesto televisivo, non di pace contemplativa. Non più “Un’ora fa”, “Questa matpiù la smania o l’ansia di ascoltare l’ultima dichiarazione tina”, “Di pochi minuti fa la notizia”, ma uno sbalordito e del politico di turno, ma una disponibilità pressoché totale perpetuo: “Oddio, come passa piano il tempo. Come passa a determinare noi stessi il nostro tempo, a conferirgli una finalmente piano. Pare quasi che non succeda niente”. privatezza che la televisione ci aveva totalmente sottratto: Ecco, il miracolo di vivere senza televisione è soprattutto a godere della sua assenza come testimoni dell’emersione questo: la lentezza torna ad essere nostra alleata.


Far contenti tutti è possibile! Anche i buongustai.

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Islam e democrazia L’avvento della democrazia nei paesi del Medioriente pare una chimera. Come può infatti essere attuata se per l’islam il concetto di nazione è intrinseco alla religione? di Carlo Baggi

Bernard

Kronos 10

Lewis, uno tra i massimi studiosi del Vicino comprendere come delle norme divinamente rivelate non Oriente, affronta in un suo saggio1 il problema della com- conducano automaticamente al fondamentalismo. Ciò patibilità tra la religione musulmana e la democrazia. che lo impedisce non è l’imposizione della democrazia, L’argomento è importante, perché l’attuale strategia dell’oc- ma l’espressione di una nazione consapevole del fatto che cidente americano vede nell’“esportazione” di quel sistema qualunque legge, anche divina, deve sempre fare i conti uno degli strumenti per sconfiggere l’estremismo islamico. con la dignità umana. Di là delle considerazioni dell’autore, è decisivo innanzitutto riflettere su Una dimensione inapplicabile che cosa si stia parlando quando ci Questi aspetti sono basilari per chiasi riferisce al termine “democrazia”. rire il rapporto esistente tra islam e Infatti, si tende a sottovalutare tre democrazia. Nell’islam le strutture importanti aspetti. Il primo, di capolitiche e sociali, che lo contraddirattere politico, consiste nel fatto che stinguono fin dalla sua nascita, non questa forma di governo, così come presuppongono la formazione di uno comunemente intesa in occidente, stato-nazione, elemento fondamenha un’origine relativamente recente, tale per l’esercizio della democrazia essendo frutto del giusnaturalismo di tipo occidentale. Il concetto di illuministico2 . La proclamazione dei nazione è marginale in quella cultura perché integralmente assorbito dalla diritti umani, innati e fondamentali, religione, come ben definito dall’eprodusse infatti come conseguenza lo stato di diritto con la separazione Manifestazione a favore dell’ex presidente Morsi spressione islam din va dawla: l’islam al Cairo (cronacheinternazionali.com) è religione (intesa come modo di dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Il secondo aspetto, di carattere storico, consiste vivere) e nazione.5 Ciò, tuttavia, non significa che esso sia nel rilievo che la “democrazia” emersa nell’antica Grecia, assolutista; infatti nel Corano è presente un fondamentale non può correlarsi con quella espressa dalla nostra civiltà, istituto detto della “consultazione”, trattato in particolare perché essa incarnava una forma di governo in cui l’as- nelle Sure6 III,159 e XLII,38. Da qui la necessità che ogni semblea popolare esercitava il potere in modo assoluto3. decisione rilevante sia presa di comune accordo con i fedeli, L’istituto dell’ostracismo, grazie al quale seimila cittadini in modo da creare validi precedenti per adattare la shari’a potevano, senza alcuna motivazione, bandire personaggi alle esigenze contingenti.7 Un’applicazione generalizzata politicamente scomodi, ben descrive tale regime. I grandi della democrazia occidentale appare pertanto difficile, prointellettuali del tempo (tra cui spiccano Platone e Ari- prio perché propone un regime in cui sono imprescindibili stotele) furono pertanto diffidenti verso quella forma di sia la separazione dei poteri sia l’autonomia dello stato governo, così facilmente vittima della demagogia. rispetto alla religione. L’unica reale possibilità che appare praticabile per l’occidente è piuttosto quella di tessere una rete di leali rapporti, improntati sulla reciprocità, con il così L’umano e il divino Il terzo aspetto, di carattere teologico, riguarda invece il detto “islam moderato” perché, dopo tutto quello che sarà, fatto che otto secoli prima della “democrazia” ateniese la è con questo che si conviverà. Legge, accolta nella Torà, pur riferendosi a una rivelazione divina, fu preceduta e recepita con procedure realmente “democratiche”. La prova di ciò è attestata da tre episodi: note 1 B. Lewis, Le origini della rabbia musulmana, Mondadori. due descritti nel Libro dell’Esodo e il terzo nel Libro del 2 Dottrina che afferma l’esistenza di un previo diritto naturale profeta Nehemia4. In questi si narra, rispettivamente, (es. all’eguaglianza) rispetto a quello statale. la formazione del potere giudiziario separato da quello 3 Guido Fassò, La democrazia in Grecia, pagg.12-13, Il Mulino, 1959. 4 Esodo 18; 24:1-8; Nehemia 10. esecutivo e quindi, con un plebiscito ante litteram, la sot5 Francesca Brezzi, Le grandi religioni, pag.144, Newton & Comtoscrizione e la ratifica per iscritto da parte d’Israele della pton Editori, 2005. Torà come legge fondamentale. Quegli atti esprimono non 6 Il Corano è suddiviso in 114 Sure (capitoli). solo il senso di democrazia insito in quella tradizione, che 7 J.Gaarder,V.Hellern,H.Notaker Il libro delle religioni, pag.138, TEA ,2005 costituirà poi uno dei pilastri della nostra civiltà, ma fanno


Fattorie a ritmo della natura.

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Storia di una coincidenza In un pomeriggio di giugno del 1943, qualche giorno dopo la chiusura delle scuole, un bambino va a giocare nel bosco che comincia al limitare del campo

di Mariella Dal Farra

Il bimbo è contento: nella tasca sente il peso della moneta

Società 12

Unus Mundus da cinque lire che la madre gli ha regalato quella mattina Questa storia, che mi è stata raccontata dal protagonista, cocome premio per essere stato promosso in terza media. È un stituisce un esempio eclatante di quella classe di fenomeni ai “Aquilotto”, moneta battuta alla Zecca di Roma dal 1926 al quali Carl G. Jung diede il nome di “sincronicità”. Scaturita dalla collaborazione con il fisico 1930, che veniva popolarmente premio Nobel Wolfgang Pauli, chiamata “la colombina”, forse tale ipotesi presuppone che: “[...] a causa di reminiscenze storiche l’energia abbia un rapporto duale relative ad altri, più antichi co1 con il continuum spazio-temporale: nii . La moneta sobbalza su e giù da una parte c’è una connessione nella tasca mentre il bambino costante attraverso l’effetto, ovvecorre fra gli alberi: pesa cinro la causalità e, dall’altra, una que grammi, il diametro è di 23 connessione inconstante [che si remillimetri, il materiale argento alizza] attraverso la contingenza, 835/1000. La madre deve avere l’equivalenza o il significato, ed è fatto dei sacrifici per regalarla sincronicità”2. Nella sua accegliela: la guerra è in corso e la famiglia non è abbiente. Giunto zione “ristretta”, la sincronicità si nel luogo convenuto, il bambino riferisce dunque al coincidere di incontra gli altri ragazzini del un’immagine interiore (nel caso circondario. Sono tutti euforici citato, il ricordo della moneta per la libertà da poco ritrovata, perduta) con un evento estere subito cominciano a giocare no (la comparsa del rapace che dimentichi di ogni altra cosa. ne consente il ritrovamento), in È solo alla fine del pomeriggio, assenza di un evidente legame quando ormai la luce comincia a di tipo “causa-effetto”. Nel sensvanire, che il bambino si accorso più ampio, il concetto viene ge di avere perduto la moneta. interpretato da entrambi gli auIl premio Nobel, Wolfgang Pauli, padre della fisica quantistica (cds.cem.ch) Incredulo, setaccia il sottobosco tori come una prova “empirica” per ore, ci torna il giorno seguente, non si rassegna. Solo dell’esistenza dell’Unus Mundus, e cioè del fatto che l’univerdopo molte settimane si dà per vinto e, con il passare del so sia attraversato da una rete di interconnessioni che legano tempo, dimentica. passato e futuro, psichico e fisico, conscio e inconscio in un Settanta anni dopo, il bambino, divenuto nel frattempo un ordine di significato latente di cui solo sporadicamente disignore di ottantatre anni, ripercorre il sentiero che attra- veniamo consapevoli, attraverso l’occasionale co-incidenza versa quello stesso bosco. Un rumore attira il suo sguardo dei diversi piani di realtà. nel folto degli alberi e gli sembra di scorgere un rapace Pauli definiva il processo di comprensione della natura coche raspa il terreno. Per non spaventarlo, prosegue nella me “basato su una corrispondenza, un «incontro» di immagini passeggiata salvo poi, al ritorno, andare a dare un’occhia- interiori, preesistenti nella psiche umana, con oggetti esterni e il ta. È convinto che si tratti di una poiana, probabilmente loro comportamento”3. Questa concezione affonda le proprie ferita, perché quello è un uccello che non sta mai a terra. radici nella filosofia neo-platonica, i cui principi “risuonano” Si avvicina quindi con cautela, ma del rapace non v’è trac- nell’intera opera di Jung. “Molti filosofi del passato hanno cia. La terra però sembra smossa e qualcosa luccica fra le parlato di una speciale corrispondenza o empatia fra gli esseri zolle. Si china per guardare meglio, raccoglie l’oggetto, lo umani e l’universo. Frances Yates ha posto in evidenza il ruolo strofina sulla manica della giacca: è una “colombina”, una giocato dalla neo-platonica anima mundi, o «anima del monmoneta non più in circolazione dalla fine della seconda do» nell’elaborazione di questo concetto (Yates, 1964, pag. 64). guerra mondiale. Il signore si guarda intorno e riconosce il Poiché è presente ovunque, l’anima del mondo agisce come una posto: è proprio quello in cui aveva perduto la sua moneta. sorta di medium che stabilisce una connessione universale fra le


cose, giustificando in questo modo, sul piano filosofico, il concetto rinascimentale di corrispondenza fra macro e microcosmo”4. Il cerchio del tempo Una temporalità circolare, dunque, diversa da quella, lineare e deterministica, propugnata da Freud, e per certi versi più simile (nel rispetto delle specificità proprie di ciascuna euristica) a quella teorizzata dalla fisica moderna. In sintonia con la logica positivistica che la caratterizza, una lettura psicoanalitica del fatto narrato in apertura proporrebbe, per esempio, una determinante di carattere inconscio (il ricordo della moneta perduta e la conseguente spinta a ritrovarla) che, rimasta sopita per lungo tempo, assume a pretesto un evento incidentale (la casuale comparsa del volatile) per riemergere nel campo della coscienza ed essere, per così dire, portata a termine. Questo quadro interpretativo prevede che l’attenzione del soggetto fosse inconsciamente orientata verso il luogo in cui si era verificato l’evento, e quindi selettivamente predisposta a cogliere elementi di richiamo che favorissero l’opportunità di un ritrovamento. L’eventualità che la moneta venga poi effettivamente ritrovata non è suscettibile di interpretazione, in quanto ascrivibile al caso. Sull’opportunità di adottare l’una o l’altra spiegazione, è forse possibile tracciare un parallelismo con quanto accade nel rapporto fra la fisica newtoniana e quella derivante dalla teoria della relatività: sebbene antitetiche una rispetto all’altra, entrambe si dimostrano valide in relazione al contesto in cui vengono impiegate. Così, se nella dimensione umana

una distinzione fra spazio e tempo risulta perfettamente funzionale, considerando questi stessi parametri su una scala più vasta ci si accorge magari che si tratta di un continuum… per approfondire Sul celebre dissidio venutosi a creare fra Sigmund Freud e Carl G. Jung e le motivazioni a esso sottese, suggeriamo la visione del film di D. Cronenberg A Dangerous Method (2011). L’incontro fra Carl G. Jung e Wolfgang Pauli ha prodotto un libro dal titolo Naturerklärung und Psyche (1952), costituito dal saggio “La sincronicità come principio di nessi acausali” di Jung (edito da Bollati Boringhieri con il titolo Sincronicità, 1980) e dallo studio di Pauli “L’influsso delle immagini archetipiche sulla formazione delle teorie scientifiche di Keplero” (edito, insieme ad altri due scritti del medesimo autore, da Adelphi, Biblioteca Scientifica, con il titolo Psiche e Natura, 2006).

note 1 Ebbero nome di “colombina” “il grosso d’argento da 5 soldi fatto coniare da Galeazzo Sforza , duca di Milano, con una colomba entro una stella di fiamme e il motto À bon droit, [...] i grossi da 3 soldi di Luigi XII, re di Francia e duca di Milano, benché non vi apparisse più la colomba, quelli di Massimiliano Sforza e, per analogia di valore, i grossi da 3 soldi di Reggio Emilia. A Modena furono chiamate colombine le muraiole da 2 soldi di Ercole II con l’aquila estense scambiata per una colomba.” - http://www.treccani.it/enciclopedia/colombina/ 2 Beverley Zabriskie, “Jung and Pauli, a subtle asymmetry”, Journal of Analytical Psychology, 1995, n°40, 531-553, pag. 540. 3 Citato in: Marialuisa Donati, “Beyond synchronicity: the worldview of Carl Gustav Jung and Wolfgang Pauli”, Journal of Analytical Psychology, 2004, n°49, 707-728, pp. 714-715. 4 Art. cit., pag. 708.

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U

n tempo, se mi aveste detto che sarei diventato grafologo, mi sarei fatto una risata. Laurea in Scienze politiche, avevo un’impostazione mentale completamente diversa. Ho incontrato per caso la grafologia e all’inizio ero scettico; c’è voluto del tempo per vincere quelle che in seguito ho capito essere delle resistenze. Ma, avendo ottenuto riscontri validi e credibili, ho cambiato idea a tal punto da tornare sui banchi di psicologia e frequentare i corsi, per cinque anni, approfondendo lo studio e arrivando anche a scrivere diversi saggi sul tema. La psicologia della scrittura è un prezioso strumento di analisi comportamentale, che può essere applicato a contesti disparati. È utile a diversi scopi: migliorare l’autoconoscenza, fare luce su attitudini e capacità nell’orientamento agli studi o alla professione, nella selezione del personale, per verificare falsificazioni e scritture anonime in ambito giudiziario, come tecnica di profiling in ambito criminalistico. Ci muoviamo sul foglio come ci muoviamo nell’ambiente; la scrittura ha quindi a che vedere con la percezione, processo attraverso il quale il cervello riceve ed elabora le informazioni sensoriali provenienti dal mondo esterno e le traduce in informazioni più complesse che mette a disposizione delle funzioni cognitive superiori. I processi percettivi consistono in un’efficace rappresentazione della realtà, nella capacità di combinare e fondere percezioni diverse in un’unità armonica e coerente, in modo consapevole e controllato. Uno degli ambiti dove l’analisi grafologica riscontra più successo è la selezione del personale, campo del quale mi occupo da anni. Come faccio? Prima di tutto mi informo sulla posizione che l’azienda mette a disposizione e sulle peculiarità della ditta. Generalmente le scritture arrivano via mail, quindi vengono scansite e ingrandite. A quel punto si inizia un lavoro minuzioso, concentrandosi dapprima sulla pressione, analizzando come è stata distribuita sul foglio. Si parte dal grado di energia, per poi considerare l’estetica e tanti altri elementi. L’analisi della scrittura, in poche parole, si fonda sulle alterazioni che sono state apportate al modello calligrafico, che è standard e uguale per tutti. Le trasformazioni di forma, dimensio-

ne, movimento, direzione e pressione ad esso apportate corrispondono a proiezioni neuro-fisio-psicologiche, che, opportunamente rilevate e inserite nel quadro delle funzioni dell’Io, dei comportamenti, delineano un profilo di personalità. Faccio qualche esempio pratico: una scrittura particolarmente elegante non va d’accordo con posizioni manageriali, essendo troppo concentrata su particolari secondari, mentre la scrittura del manager deve possedere un forte grado di assertività e di sicurezza personale. Se un’azienda ha bisogno di un informatico, mi oriento su scritture tendenzialmente piccole, perché si concentrano sul particolare, meglio ancora se presentano le lettere slegate: un buon informatico deve sapersi soffermare sui singoli elementi, mentre la visione di insieme non è una prerogativa sine qua non, nel suo lavoro. Se la FIAT mi chiedesse una consulenza nella scelta di un nuovo designer, mi orienterei su una scrittura fluida, con un particolare tipo di estetica: ciò vuol dire che deve presentare un distacco dal modello, una certa accuratezza, ma al contempo essere leggibile, chiara. In ogni caso, l’analisi grafologica offre grosse soddisfazioni anche nei processi di autoconoscenza. Durante i miei corsi, frequentati da persone che presentano una certa disponibilità a dialogare con se stesse, gli allievi realizzano un percorso di auto-empowerment, scoprendo i loro punti forti e i punti deboli. Non è raro che, dopo aver capito a fondo la propria scrittura, alcuni studenti tornino sui banchi di scuola e decidano di laurearsi in filosofia. La prova del nove è data dal confronto con la scrittura a inizio corso e alla fine: propongo ai corsisti lo stesso brano, in modo che il confronto sia evidente, e generalmente quello che si nota è che la scrittura è più aperta, più fluida e possiede una pressione gestoria più strutturata. Questo significa che alcuni nodi sono stati risolti. L’effetto finale, a conti fatti, è quello di aumentare l’autostima e quindi il benessere personale. Una aspetto importante, che ho potuto sperimentare anche sulla mia pelle.

ANToNeLLo PIzzI

Vitae 14

Saggista, grafologo e psicologo della scrittura. Ha intrapreso questa professione dopo aver scoperto che tutti noi ci muoviamo sul foglio esattamente come facciamo nell’ambiente

testimonianza raccolta da Laura Di Corcia fotografia ©Sabine Biedermann


TerriTorio e sviluppo

Mi ricordo spazi verdi... di Giancarlo Fornasier; fotografie ŠGiosanna Crivelli


in apertura Campi coltivati nei pressi di Claro, comune ormai prossimo ai 2700 abitanti in questa pagina Sopra, il fiume Ticino dalla riva tra Iragna e Lodrino. Sullo sfondo uno stabilimento industriale a Osogna. Sotto, campi non ancora falciati a sinistra del fiume Ticino con, sullo sfondo, il comune di Gnosca. Più in alto si intravvede anche la nota frana del “Valegiòn”, all’entrata dell’abitato di Preonzo a destra Campi e cave a Lodrino, con Claro uno dei comuni che stanno vivendo una crescente urbanizzazione e la nascita di nuove costruzoni. Ricordiamo che il 9 luglio scorso i municipi di Osogna, Lodrino, Cresciano e Iragna hanno sottoscritto l’istanza di aggregazione, già inoltrata al Consiglio di Stato ticinese. Una volta nata, la nuova entità comunale potrà contare una popolazione di circa 4000 abitanti

Il

14 ottobre l’associazione Cittadini per il territorio, l’Unione contadini ticinesi (UCT) e Agrifutura (Associazione di agricoltori ticinesi) lanceranno un’iniziativa cantonale popolare che, come si legge nel testo che la accompagna, mira alla “tutela degli spazi verdi di pianura per le generazioni future”. Obiettivo: inserire un nuovo articolo, il 95bis, nella Legge sullo sviluppo territoriale cantonale (LST; Titolo V “Paesaggio”; art. 92 e seg.), che ponga sotto tutela le aree ancora non edificate sui fondovalle, limitando dove possibile l’urbanizzazione, e contrassegnandole come zone paesaggistiche di importanza cantonale. “Spazi verdi per i nostri figli”, questo il titolo della raccolta firme, sarà accompagnata da una seconda iniziativa, “Un futuro per il nostro passato: per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese”. Promossa dalla

STAN (Società ticinese per l’arte e la natura), anche questa

seconda proposta rivendica l’importanza di proteggere il territorio e il suo costruito, favorendo un maggiore legame tra noi, la nostra storia, i manufatti che la testimoniano e uno “sviluppo lungimirante e sostenibile del paese”. Il punto di non ritorno? Senza dilungarci troppo su quanto avvenuto e sta avvenendo in Ticino, è evidente a tutti che l’impressionante sviluppo edilizio degli ultimi due decenni non è stato accompagnato da sufficienti interventi pianificatori, sia sull’utilizzo a fini commerciali/industriali di terreni una volta agricoli sia sulla necessaria creazione di adeguati servizi e infrastrutture ferroviarie/stradali che potessero in qualche modo garantire e veicolare tale crescita, con particolare riferimento al pendolarismo, allo spostamen-


to di merci e all’orientamento “mirato” sul territorio di generatori di traffico quali centri commerciali, logistici e destinati ai servizi. Errori che si sommano a uno sfruttamento del terreno che non si discosta molto da quanto avveniva negli anni settanta: “Oggi nel nostro cantone consumiamo terreno a grande velocità, rimanendo però con una percentuale di sfruttamento molto bassa rispetto alle reali possibilità edificatorie, con conseguente dispersione delle zone edificabili. Questo non va a vantaggio di un uso parsimonioso del territorio e tantomeno della salvaguardia del paesaggio e del terreno agricolo”, sostengono i promotori dell’iniziativa “Spazi verdi”. L’accento viene posto anche sul degrado creatosi in molte zone pianeggianti del cantone (già poche di per sé, come sappiamo) e le conseguenze per coloro che, per forza di cose, vivono del settore primario: “Il disordinato utilizzo con spreco di territorio ha causato un’importante diminuzione e un frazionamento di terreni agricoli. Questo rende difficile sia l’orticoltura che la campicultura viste le esigue dimensioni degli appezzamenti rimasti. Ricordiamoci che una politica di indipendenza alimentare si basa anche su un’efficace politica di salvaguardia del terreno agricolo. Il cantone deve garantire che spazi e terreni adatti per l’agricoltura siano conservati nel loro stato attuale per assicurare che venga mantenuta la loro qualità agricola. Una politica di salvaguardia degli spazi verdi è anche un’efficace politica di sussistenza a favore dell’agricoltura. Il problema di un adeguato approvvigionamento alimentare sarà una delle sfide principali che la Confederazione dovrà garantire alle generazioni future. Inoltre, uno spazio agricolo di qualità garantisce anche la qualità del nostro paesaggio”.

Il che significa anche una salvaguardia della biodiversità, di ecosistemi particolari e assai delicati, di piccoli corsi d’acqua e naturalmente della possibilità da parte della popolazione di beneficiare di un territorio più verde e da scoprire seguendo una mobilità lenta e sostenibile. Oggi ma, in particolare, anche nei prossimi decenni. Lo stato, i cittadini e lo sviluppo economico Per meglio comprendere le motivazioni dei promotori di “Spazi verdi per i nostri figli”, abbiamo incontrato Ivo Durisch, primo firmatario, già consigliere comunale e oggi municipale di Riva San Vitale, coordinatore dell’associazione Cittadini per il territorio (cittadiniperilterritorio.ch) e da pochi giorni ufficialmente nella lista del Partito Socialista (PS) per le elezioni al Consiglio di Stato del prossimo aprile. Signor Durisch, l’iniziativa che verrà lanciata tra pochi giorni si propone di salvaguardare spazi verdi, in particolare quelli in pianura, i più preziosi e ricercati dal mercato immobiliare e dall’economia. Come dire, Davide sfida Golia… Sì, è una situazione ampiamente impari. Più di una volta ci è capitato, come associazioni fondate sul volontariato, di sentirci nel ruolo di Davide; soprattutto di fronte a grossi imprenditori, con evidenti vantaggi economici e in grado di pagare rinomati studi di avvocatura per difendere i loro interessi particolari. Noi, al contrario, cerchiamo di difendere il bene comune con pochissimi mezzi. Oggi in Ticino difendere gli interessi della comunità vuole anche dire riportare un po’ di equilibrio in quelle pianure, dove un’economia vorace ha consumato spazi


da sinistra a destra: all’entrata sud del comune di Iragna; la zona industriale di Preonzo; vista dall’alto del comune di Lodrino e parte del suo aeroporto (sullo sfondo il nucleo di Cresciano e, in alto a destra, Claro)

a una velocità impressionante, senza peraltro portare valore aggiunto sia in termini fiscali, sia in termini di posti di lavoro qualificati. Anzi, i costi infrastrutturali dovuti a una crescita mal pianificata, hanno superato di gran lunga i benefici. Per non parlare dei costi ambientali e dell’evidente peggioramento della qualità di vita dei cittadini e delle cittadine, soprattutto nel Sottoceneri. Tra i promotori dell’iniziativa vi è anche l’Unione contadini ticinesi (UCT), gruppo certo più vicino a partiti di “destra” piuttosto che al PS, il quale ha deciso di sostenere la vostra proposta. I temi legati allo sviluppo del territorio uniscono e dividono dunque, forse un sintomo della reale complessità del tema che sta alla base anche della vostra iniziativa? Il tema è effettivamente delicato e complesso, ma se superiamo alcune categorie a priori, diventa semplice. Il nostro cantone sta vivendo un periodo differente rispetto ai tempi passati e in questa nuova realtà, termini come progresso – il cui significato sembrava evidente – cambiano di contenuti e assumono altre connotazioni, anche negative. Un progresso che non guarda alla qualità di vita, che non mira alla sostenibilità, che non tiene conto del nostro passato e del nostro futuro, ma che considera solo la crescita come unico e indiscusso parametro di misura, non ci sta più bene. Ecco allora che progressisti, ambientalisti e contadini si trovano riuniti per far fronte a un problema comune. In questo caso è l’erosione degli spazi verdi di fondovalle, con conseguenze negative per l’intera comunità.

Ormai da più parti si evidenzia come la salvaguardia del verde sia fondamentale, sia per la qualità di vita della popolazione sia per la promozione della biodiversità… e non da ultimi per evitare di lasciare alle generazioni future solo strade e cemento, e un territorio definitivamente compromesso. Lei crede che oggi la popolazione sia sufficientemente sensibilizzata rispetto ai rischi che corriamo se non poniamo dei limiti a un’urbanizzazione estesa da Chiasso ad Airolo? Il lavoro che da anni svolgono le associazioni ambientaliste è proprio questo: sensibilizzare la popolazione verso “tesori” importantissimi e pregiatissimi, che spesso non vengono tenuti in debita considerazione. E in questo caso parlo di specie e zone protette, insomma della salvaguardia della biodiversità in genere. Negli ultimi anni si sono inoltre aggiunte anche associazioni di democrazia partecipativa, come i “Cittadini per il territorio”, che hanno posto maggiormente l’accento su questioni territoriali, anch’esse di fondamentale importanza per la salvaguardia della natura. In questi anni si è cercato di far conoscere alla popolazione i luoghi della loro quotidianità con le loro problematiche. Questo proprio per far comprendere il valore del territorio e i danni provocati da un suo uso sconsiderato. Da un punto di vista urbanistico e di sviluppo armonioso del territorio, purtroppo porzioni importanti del cantone sono ormai perdute, e il Mendrisiotto ne è l’esempio più lampante. Anche per il piano di Magadino la direzione presa non pare distanziarsi molto da quanto avvenuto nel


Luganese e sta avvenendo sul piano del Vedeggio. Stesse dinamiche, stessi errori, e strade sempre più intasate. E la pressione ora si fa importante anche tra Bellinzona e Biasca… Riusciremo mai ad apprendere dagli errori fatti in passato? Credo che apprendere dagli errori passati sia molto difficile... sicuramente i comuni, troppo vicini a interessi particolari, faranno molta fatica a non ripetere gli sbagli del passato. E ne abbiamo un esempio con quanto sta succedendo a Genestrerio con lo stabile della ditta Distico: un capannone logistico gigantesco (140mila m3) in una quartiere agricolo, limitrofo a zone protette. Sperare, d’altro canto, che imprenditori illuminati facciano di colpo gli interessi della comunità, mi sembra altrettanto ingenuo. Piuttosto, oggi il Dipartimento del territorio ha dovuto aprire gli occhi e, per esempio, sulla questione parcheggi – peraltro da noi denunciata a Mendrisio ben quattro anni fa – si sta muovendo nella giusta direzione. Comunque, proprio perché non crediamo che gli sbagli del passato abbiano insegnato qualcosa, abbiamo deciso di lanciare questa iniziativa. Uno sforzo non indifferente, ma necessario. La popolazione del cantone è destinata anche nei prossimi anni a crescere, il pendolarismo e la mobilità per lavoro pure, e non da ultimo il bisogno di case di abitazione e alloggi, in particolare a pigioni moderate. La soluzione più naturale è uno sfruttamento maggiore delle zone già costruite, abbattendo ed edificando in altezza piuttosto che in senso orizzontale. E soprattutto, costruendo palazzi di abitazione là dove strade e servizi

già esistono. Quello che dovremmo sforzarci di immaginare è un Ticino costituto da grandi poli e periferie verdi, finalmente “liberate” e destinate all’agricoltura ma anche al tempo libero? Certo, quello che lei descrive è uno dei nostri obiettivi, ma non solo nostro, anche della Confederazione. Ricordiamoci che il 3 marzo 2013 abbiamo votato questi principi con la modifica alla Legge federale sulla pianificazione del Territorio (LPT). La nostra iniziativa si affianca a questa modifica di legge, indicando dove sono le attuali problematiche del canton Ticino, dove un fondovalle molto esiguo e già stato fortemente urbanizzato. Per questi motivi abbiamo ritenuto di inserire nella Legge cantonale sullo sviluppo territoriale anche il principio della tutela, in questo caso degli spazi verdi di fondovalle. La nuova sfida per il futuro sarà anche la “densificazione” e questo lungo gli assi principali del trasporto pubblico. Non facciamoci illusioni: una parola non potrà mai – da sola – essere la soluzione ai problemi attuali. Se pensiamo a Paradiso, lì il termine “densificazione” ha significato poter costruire il maggior numero possibile di appartamenti di lusso con vista sul lago Ceresio. Non è esattamente quello che auspichiamo. Giosanna Crivelli Nata nel 1949, vive a Montagnola. Lavora da molti anni come fotografa indipendente in campo editoriale e pubblicitario, oltre a tenere corsi di fotografia. Tra i temi a lei cari: il paesaggio archetipico, le trasformazioni degli ambienti naturali, i percorsi biografici e autobiografici. Ha pubblicato per gli editori Werd Verlag, SalvioniEdizioni, Desertina, Fondazione Hermann Hesse. Per informazioni: www.fotolife.ch


La stagione suprema Autunno, tempo di uva, zucca e castagne, alimenti particolarmente ricchi di proprietà salutari e adatti alla creazione di piatti gustosi

di Patrizia Mezzanzanica ed Elvin Montessino

A differenza di quanto si è portati a credere, l’autunno offre una grande varietà di frutti dai contenuti preziosi. Uva, zucca e castagne sono fra questi. Le loro origini sono antichissime così come le loro storie che, spesso, affondano nella leggenda. Più d’una, infatti, riferisce che il frutto proibito del Paradiso terrestre non fosse la tanto celebrata mela ma proprio l’uva e, nella Genesi, si racconta come Noè, dopo il diluvio universale, avesse piantato una vite e largamente goduto del suo vino. Sempre riguardo al vino, alcuni reperti archeologici fanno risalire i primi esperimenti di una rudimentale produzione al periodo neolitico, nell’8000 a.C. Anche se è solo tremila anni dopo, nell’età della pietra, che è documentata una prima reale attività di Gastronomia viticoltura. 44 L’origine della zucca è, invece, più controversa. Era sicuramente già conosciuta dagli egizi, dai greci e dai romani ma è stato Cristoforo Colombo a importarla su larga scala in Europa dopo la scoperta delle Americhe. Ai tempi ne arrivavano di ogni tipo e dimensione ma a consumarla era solo la classe contadina che, con tempo e dedizione, ne ricavò ricette golose. Così golose che, ben presto, anche le classi più abbienti ne scoprirono la gradevolezza e oggi, dalla sua polpa, si ricavano svariate pietanze. La castagna ha origini più “nostrane” e prende il suo nome da un’antica città della Tessaglia, ricca di castagneti. Molto apprezzata dai Romani, che la celebravano persino nelle loro poesie, era considerata però il pane dei poveri. È solo verso la fine del settecento che fa la sua comparsa sulle tavole dei nobili nella sua veste più esclusiva: il marron glacè, ancora oggi un dolce apprezzatissimo. Le ricette che proponiamo oggi sono semplici e conosciute a molti ma a ognuna abbiamo aggiunto un particolare per renderle originali ed esclusive. Sulla vellutata di zucca, un primo leggero e, grazie al suo intenso colore arancio, anche scenografico, consigliamo una granella di amaretti. Come secondo abbiamo scelto l’anatra con ripieno di castagne. Come tutte le preparazioni che richiedono l’utilizzo del forno è una pietanza dal successo assicurato che non richiede una cura costante. Terminiamo con una panna cotta con coulisse di uva. Può essere preparata in

una casseruola e, una volta rovesciata sul piatto, ricoperta da un’abbondante e colante coulisse arricchita da qualche chicco intero. Crema di zucca con amaretti 1/2 kg di zucca delica; 2 gambi di sedano; 1 cipolla; 1 spicchio di aglio; 1 l di acqua; 1 etto di amaretti; sale, pepe, olio extravergine di oliva In una pentola soffriggere sedano, cipolla e aglio con poco olio e aggiungere la zucca sbucciata e tagliata a dadini. Salare, pepare e lasciare rosolare. Addizionare di acqua e della foglia di alloro e lasciare bollire per circa un’ora. Rimuovere la foglia di alloro, frullare il tutto con il minipimer e aggiustare di sale. Servire con un una sbriciolata di amaretti e un poco di olio. Anatra alle castagne 1 anatra; 1/2 kg di castagne; 50 g di uvetta; 200 g di speck o pancetta a fettine; 150 g di frutta secca; 100 g di olive; 50 g di capperi; 2 mele renette; burro, rosmarino, sale Mettere a bagno l’anatra in abbondante vino bianco, girandola di quando in quando, per circa due ore. In una padella saltare lo speck fino a doratura. Bollire le castagne e tritarle con lo speck, le olive, i capperi, le mele e la frutta secca aggiungendole di sale. Farcire l’anatra con il composto stando bene attenti a chiuderla con dello spago da cucina. Fare una pallina di burro e sale e ungere l’anatra prima di cuocerla. Infornare in una casseruola con base di vino bianco a 170 °C per 40 minuti e poi alzare la temperatura a 190 °C per altri 30 minuti. Servire con un trito di rosmarino e qualche castagna. Panna cotta con coulisse di uva 300 g di latte; 100 g di zucchero a velo; 1/2 l di panna fresca; 10 g di gelatina in fogli; 1/2 kg di uva rossa; 1 limone; sale Mettere i fogli di gelatina in un po’ d’acqua fredda a sciogliere. Portare il latte a ebollizione e, dopo averlo tolto dal fuoco, aggiungere la gelatina mescolando energicamente. Lasciare raffreddare e aggiungere la panna quindi distribuire in bicchierini oppure in uno stampo unico. In un pentolino cuocere l’uva con il succo di mezzo limone fino a che gli acini siano appassiti. Toglierli dal fuoco e passarli al setaccio quindi rimettere in padella a restringere. Quando la panna è rassodata disporre sopra la coulisse con l’uva a pezzettini.


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Io sono vecchio ormai, ma ricordo una storia che mi raccontarono da bambino... Quelle creature, perche' umane nessuno le definiva, odiavano il bene e quando le parole per la vergine erano nell'aria loro dovevano controattaccare con canti blasfemi e inni oscuri.

... Una storia oscura che parla di streghe.

Nei pressi della chiesa di san leonardo c'era un castagno norme, si dice fosse cosi' grande da avere cunicoli e grotte sotto di lui...

... Ed erano abitate da creature malvagie. Odiavano tutto cio' che noi amavamo ed infestavano le notti sulle terre nei pressi di bellinzona.

Creature che maledicevano il nome di dio ogni qual volta i canti dell' “ave o maria” risuonavano nel paese.

Ma il problema non era solo il male che scaturiva dalle loro bocche e dai loro sortilegi.

Sacrificavano i nostri animali ai loro dei oscuri...

... Si nutrivano di loro o li davano in pasto al male, cosi' da permettergli di rinascere sotto spoglie mortali.

tratto da “il meraviglioso” vol.4 E noi... ... Be', Noi morivamo di fame.

e di paura.

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Fortunatamente, quando si e' persone di fede, un bagliore di speranza viene sempre a bussare alla tua porta in qualche modo.

Giunse al paese un uomo... Un uomo di dio.

Stava andando a nord, ma si diceva che il signore gli avesse donato il potere di annientare il male con la forza delle sue preghiere.

Non temete, se sono nemici del bene lo scopriro' subito.

Quell'uomo benedetto era la nostra ultima speranza.

Vengono da laggiu', padre Nessuno di noi osa mettere piede in quel posto maledetto.

Fece solo un lento segno della croce, inneggiando la madre, colei che aveva schiacciato la testa del serpente.

Ed i suoi occhi divennero quelli di dio.

Un suono tremendo schiocco' nelle nostre orecchie, il legno piangeva. Una croce di fuoco spezzo' l'albero con una ferocia inumana.

Dalle viscere della terra sentimmo le streghe gridare bestemmie...

... Poi sali' l'odore della carne bruciata e le bestemmie cessarono.

Da quel giorno le streghe sparirono dalle nostre terre, il male era stato sepolto.

Anche se, nel paese ad oggi, quando un capretto o una gallina sparisce si teme sempre che loro siano tornate. FINE.


Il DANCE floor Tendenze p. 48 – 49 | di Keri Gonzato

I

n ogni istante della nostra vita il nostro corpo balla. Il cuore batte il suo ritmo. I piedi tracciano coreografie misteriose. Il respiro, che entra ed esce, fa espandere e rilassare ogni cellula in un movimento spontaneo, libero e continuo. Il semplice fatto di essere qui sul dancefloor del mondo fa di noi dei ballerini. Intorno a questi ritmi puri e naturali l’uomo, seguendo l’impulso della creatività, ha costruito i primi tamburi e partendo dal suo battito interno ha iniziato a creare la musica… Allora, per molte tribù, il suono del tamburo e i passi di danza erano parte integrante dei rituali di passaggio della vita, dalla nascita alla morte. La quotidianità e la divinità, la fisicità e le emozioni, erano una cosa sola e nella danza questa unione veniva celebrata. Oggi, esistono milioni di stili di danza e di musica in costante evoluzione, talvolta molto semplici, altre volte estremamente sofisticati. Compiendo qualche passo indietro, alla radice del ritmo ritroviamo sempre il pulsare della natura. Questo spiega perché il movimento del corpo può diventare un potentissimo strumento per la scoperta personale, per la ricerca del proprio equilibrio, per l’armonizzazione dei propri passi mentre ci si muove nella vita. La danza, considerata da questa prospettiva, diviene quindi una medicina potente. Un rimedio che si attiva mettendo il corpo in movimento e che permette di lasciarsi andare e di dare spazio alle emozioni, superando blocchi e tensioni. Il ballo aiuta a ritrovare il proprio ritmo e a ricentrarsi nella propria essenza.

TRE VIE

Il dancefloor di una discoteca può essere trasceso per diventare uno spazio sacro in cui ti riconnetti con il senso profondo dello stare al mondo. Ritorni ad ascoltare il battito del tuo cuore e a sentire il vento del tuo respiro, le radici dei tuoi piedi che penetrano nella terra e le braccia che volano verso il cielo, l’acqua che scorre nel tuo corpo come fosse un oceano e il fuoco dei tuoi desideri più veri. In molte parti del mondo i balli tribali, che hanno dato vita allo sciamanesimo, nascevano proprio per celebrare la sacralità della vita e la connessione agli elementi naturali. In anni più recenti, diverse persone si sono appassionate e hanno ricercato una strada che riportasse la danza verso quelle dimensioni. Gabrielle Roth, Rolando Toro Araneda e Samantha Sweetwater sono alcuni dei ricercatori che hanno dedicato la propria vita a sviluppare percorsi di danza terapeutici, estatici e liberatori. Hanno creato delle metodologie in cui la qualità magica del ballo è quella di stabilire una connessione tra il mondo interiore e quello esteriore, tra il battito del proprio cuore e quello del mondo.


“Se sai parlare sai cantare, se sai parlare sai ballare”

r DELLA VITA (proverbio dello Zimbawe)

I CINQUE RITMI

Gabrielle Roth è stata una filosofa, ballerina, musicista, autrice e artista americana: “In molte società, se andate da uno sciamano lamentandovi del fatto di essere sfiduciati, scoraggiati o depressi, vi farebbe una di queste quattro domande: Quando hai smesso di ballare? Quando hai smesso di cantare? Quando hai smesso di essere affascinato dalle storie? Quando hai smesso di essere confortato dal territorio dolce del silenzio?”. Gabrielle Roth è stata definita la creatrice dello sciamanesimo urbano. La Danza dei cinque ritmi, attraverso una serie di movimenti, di musiche e di rituali, porta le persone a riconnettersi con se stesse. Si attraversa un’onda dove si esplorano cinque forme di movimento: Flowing, Staccato, Chaos, Lyrical e Stillness. Ognuno di questi stadi permette di assaporare diversi spazi fisici ed emotivi in un percorso che porta verso l’estasi e la percezione del divino. La danza diventa così una meditazione in cui il corpo, l’anima e il cuore possono esprimersi all’unisono. Gabrielle Roth ci ha lasciato nel 2012 ma ha consegnato in eredità al mondo più di 300 insegnanti certificati…

LA BIODANZA

Nasce negli anni sessanta dallo spirito rivoluzionario di Rolando Toro Araneda, psicologo e antropologo cileno, che lavorava presso l’ospedale psichiatrico dell’università di Santiago del Cile dove iniziò a sperimentare l’uso della danza come medicina per i pazienti. In seguito, affascinato dalla potenza curativa del corpo in movimento, decise di sviluppare un modello teorico lavorando con gruppi di persone sane. Combinando tre elementi cardinali – la musica, il movimento e l’emozione – poco a poco, nacque la Biodanza. Rolando Toro Araneda mise in luce come le sinergie tra la semantica musicale, i meccanismi biologici, fisiologici e quelli psicologici possano favorire profonde trasformazioni individuali. Questa ricerca, che portava allo sviluppo di un “sistema di sviluppo integrato” divenne persino materia di un corso universitario alla Pontificia università cattolica del Cile. Oggi, persone di tutto il mondo frequentano le classi di Biodanza traendo grandi benefici da questa disciplina grazie alla quale, attraverso la musica e il movimento, si entra in contatto con la qualità organica e dinamica della vita.

DANCING FREEDOM

È uno spazio dedicato al corpo, al cuore e all’anima. Lo scorso aprile sono partita direzione “unknown”… Sono giunta in Oregon dove mi attendevano Samantha Sweetwater, la creatrice di Dancing Freedom, una fattoria biodinamica, una yurta, montagne verdi, laghetti e delle intense settimane di immersione nel misterioso mondo della Danza Libera che mi avrebbe trasformata in un’insegnante. Ballare molte ore al giorno, spesso a occhi chiusi, con il ritmo della natura che pulsava intorno, passando per le cerimonie sciamaniche e le passeggiate silenziose nei boschi, mi ha trasformata per sempre. La danza mi ha regalato e continua a regalare a chi la sperimenta un profondo senso di vitalità. E ora, oltre a scrivere articoli, propongo incontri di danza libera. Uno spazio magico per sconnettersi dal PC e connettersi a chi si è davvero, un luogo sacro dove godersi con gioia il movimento del proprio corpo. Attraverso un’onda degli elementi – terra, acqua, fuoco, aria e etere – il tempo e lo spazio si espandono e il movimento del corpo diventa una guida e una medicina. Molte persone che ne sentono parlare esordiscono dicendo che non sanno ballare e la risposta è una sola: se sai camminare sai anche ballare, se sai parlare sai anche cantare…


La domanda della settimana

Riuscireste a vivere senza la televisione?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 16 ottobre. I risultati appariranno sul numero 43 di Ticinosette.

Al quesito “I mezzi di informazione e i media in generale trattano in maniera insufficiente o troppo superficiale le problematiche connesse alla sessualità?” avete risposto:

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Astri ariete Tra il 14 e il 16 la Luna potrebbe disturbare gli equilibri familiari. Momento ottimo per la vita sentimentale dei nati nella seconda decade.

toro Giove e Saturno vi spingono ad atteggiamenti più realistici. Comunque possibile stato confusionale. Tentennamenti nella vita sentimentale.

gemelli Se dovete concludere una trattativa fatelo tra il 12 e il 13 o meglio ancora tra il 17 e il 18. Promozioni o riconoscimenti pubblici. Una cosa alla volta.

cancro Problemi di comunicazione. Siate meno severi e meno legati alle questioni di principio. Tra il 14 e il 16 ottobre amplificazione della vostra emotività.

leone Vittoria in una vertenza legale. Riconoscimenti pubblici per quanto riguarda una vostra attività. Successo negli sport. Incontri il 16 ottobre.

vergine Stanchezza tra il 12 e il 13. Disturbi intestinali. Lunatici i nati tra la seconda e la terza decade. Saturno favorevole per i nati nella terza decade.

bilancia Grazie alla congiunzione di Venere con il Nodo Lunare alcuni potranno fare un grande balzo evolutivo. Particolari le giornate tra il 17 e il 18.

scorpione Momento critico. Cercate di andare avanti seguendo esclusivamente il vostro effettivo piacere. Non muovetevi in funzione di altri. Evitate i dispetti.

sagittario Grazie a Venere e a Urano potete aprire le porte all’incredibile. Cogliete la fortuna al volo. Volubili con il partner tra il 12 e il 13 ottobre.

capricorno Rivoluzioni familiari, trattative occulte e speculazioni per i più spregiudicati. Cambiamenti irreversibili. Attenzione alla salute tra il 14 e il 16.

acquario Fascinosi come sempre. Incontri e relazioni sentimentali con stranieri o durante un viaggio. Permalosi e stanchi tra il 17 e il 18 ottobre.

pesci Canalizzatevi verso un obiettivo preciso stabilendo delle priorità. Spese inaspettate nel settore informatico per i nati nella seconda decade.


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Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 43

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 16 ottobre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 14 ott. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. Soffocò la rivolta dei contadini guidati da Pugacev • 2. Scosse, nervose • 3. Uscito • 4. Cuor di cane • 5. Replica • 6. È difficile uscirne • 7. Mora • 8. Parte dell’occhio • 9. Vasto continente • 14. La nota Zanicchi • 16. Uguale • 21. Generale cartaginese • 22. Tagliata di netto • 25. Incontri di vocali • 27. Tragitti • 29. Incerti, rischiosi • 30. Blocca il flipper • 33. Intenditori, competenti • 36. Dittongo in boato • 40. Porto francese • 42. La regina con le spine • 44. Frulla in testa • 46. Il pupo dell’Iris.

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Orizzontali 1. Città e porto del Marocco • 10. Il tormento del moribondo • 11. Dea greca dell’aurora • 12. Grosso camion • 13. Poliziotti in gergo • 15. Son dieci in un chilo • 17. Nome di donna • 18. Volo acrobatico • 19. Mezza rata • 20. Passeracei americani • 21. Attraversa Berna • 23. Gas luminoso • 24. La Anaïs, scrittrice statunitense • 26. Cozzò contro un iceberg • 28. Formano il perimetro • 31. Le cura l’otorino • 32. Bimba fiabesca • 34. Trampoliere sacro • 35. Lo è Otello • 37. La parità nelle dosi • 38. Il musqué del pellicciaio • 39. Si prendono a calci • 41. Le iniziali di Toscanini • 42. Pedina coronata • 43. Il giorno trascorso • 45. Conosciuto, risaputo • 47. Anno Domini • 48. Consonanti in diario • 49. Steccare • 50. Vocali in gelsi • 51. Spinta iniziale • 52. I confini di Iragna.

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La parola chiave è:

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La soluzione del Concorso apparso il 26 settembre è: CAGLIATA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati: 1. Ferrari Giada (Arosio) 2. Marchesi Luca (Corteglia) 3. Pani Ida (Taverne) Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Splash e Spa Tamaro” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Splash e Spa Tamaro” da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Ulteriori informazioni su ffs.ch/splashespa

Con RailAway FFS allo Splash e Spa Tamaro. L’acquaparco con lussuosa Spa. Non perdete l’occasione di trascorrere una giornata indimenticabile all’insegna del divertimento, dell’azione e del benessere. Le tre futuristiche cupole che compongono il centro di Tamaro vi offrono il giusto equilibrio tra adrenalina e relax. Ad aspettarvi scivoli d’ultima generazione, poolbar, piscina con onde e una spaziosa Spa!

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LA NUOVA NISSAN PULSAR. OFFERTA DI LANCIO INVERNO DA FR. 19 990.–1 Scoprite una sensazione completamente nuova al volante della nuova NISSAN PULSAR, una vettura che si orienta alle vostre esigenze. Oltre al design sportivo, alle rifiniture pregiate e a tecnologie innovative, la nuova NISSAN PULSAR offre una grande libertà per le gambe e un abitacolo estremamente spazioso. Scoprite la nuova dimensione nella categoria compatte. www.nissan.ch

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