Ticino7

№ 46 del 14 novembre 2014 · con Teleradio dal 16 al 22 nov.

L,ORGOGLIO DELL,ORSO

Berna svolge con impegno e responsabilità il ruolo di capitale federale. Di questo e altro abbiamo discusso con il suo primo cittadino, Alexander Tschäppät

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

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Ticinosette allegato settimanale N° 46 del 14.11.2014

Impressum Tiratura controllata 66’475 copie

Chiusura redazionale Venerdì 7 novembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

4 Letture Auto e design. Mobilità creativa di Giancarlo FornaSier ............................... 7 Kronos Dio e l’uomo. Creazione evolutiva di carlo BaGGi ...................................... 10 Vitae Joerg Wolters di Keri Gonzato ....................................................................... 12 Reportage Cipolle bernesi teSto e FotoGraFie di Peter Keller .................................... 37 Fumetto Il serpente dalle sette teste a cura di BooKmaKer comicS ........................... 42 Tendenze Moda autunno-inverno. Cammello in spalla di mariSa Gorza ................ 44 Svaghi .................................................................................................................... 46 Agorà Berna. Sulle rive del potere

di

Silvano de Pietro .............................................

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Monumentalplan und Führer durch Bern, Verkehrsverein Bern / Kümmerly & Frey (1910)

Tasse e casse Egregia Redazione, l’approvazione da parte da anni, quei circa 4 milioni che entreranno del parlamento (ticinese, ndr.) dell’aumento nelle casse del cantone serviranno a poco o dell’imposta alla fonte per i frontalieri-pendo- nulla. Certo, meglio di niente, sempre nella lari (un tema che mi pare vi interessa con una speranza che vengano utilizzati per migliorare e certa regolarità) mi permette di fare alcune limitare, per esempio, il caos degli spostamenti considerazioni. Premetto, giusto per essere chia- in auto e del traffico, un fenomeno che riguarda ri, che in generale sono d’accordo con questa tutti, i ticinesi come pure i frontalieri, molti dei decisione: come hanno detto alcuni politici, quali si sparano anche tre ore di macchina al da un lato regalerà qualche sorrisetto (piccolo) giorno (lo dico in base a conoscenze dirette).

Insomma, penso che un alle nostre casse cantonali po’ più di realismo non fae comunali, e dall’altro rebbe male, e ci aiuterebbe garantirà finalmente una a considerare i problemi maggiore parità fra i lavoper quello che realmente ratori italiani e chi abita sono e non come strumenti in Ticino (molti dei quali per raccogliere voti e simda tempo si confrontano patie. E il discorso vale con un tributo alla fonte anche per i conti pubblici. ben superiore al 78%!).

Sarebbe ora di smettere di Detto questo, ci sono altre inserire a preventivo entraconsiderazioni: prima di te che “forse” potrebbero tutto, non credo che questo arrivare e che poi, come aumento fiscale rappresenDa infoinsubria.com è successo in passato con ti un grosso problema per i frontalieri italiani visto che si tratta di poche la Banca nazionale, non entrano nelle casse. centinaia di franchi all’anno e che comunque, Personalmente, non è che mi vado a compralavorando da noi, percepiscono stipendi che la re il nuovo modello della mia motocicletta media dei lavoratori di Como, Varese, Intra ecc. preferita perché “prevedo” che nell’arco di un si sogna la notte, se va bene. Di conseguenza, anno o due venderò la casa dei miei genitori! non credo affatto alla favola che questa inizia- La compro quando i soldi ci sono davvero (o tiva possa rappresentare un piccolo “deterrente” almeno così si fa a casa mia!). per i lavoratori italiani in Ticino, visto anche il I giochetti dell’economia poco reale sono delle vantaggio economico e professionale che moltis- scommesse pericolose quando di mezzo ci va la simi imprenditori ticinesi hanno nell’assumere collettività, e quello che è successo negli ultimi nelle loro aziende persone provenienti da oltre anni dovrebbe essere una lezione da ricordare confine. La questione, invece di affrontarla (ma probabilmente non tutti hanno gli stessi con frasi ad effetto, penso andrebbe valutata obiettivi e lo stesso livello di coscienza). prendendo in considerazione altri aspetti: per È inutile negarlo, la Svizzera è un ottimo paese, esempio, la carenza formativa interna al nostro un bel modello, uno dei migliori al mondo per paese in alcuni settori, e anche la mancanza di qualità di vita, organizzazione e livello della politica e partecipazione popolare. Cerchiamo profili essenziali per le aziende svizzere.

C’è poi la questione delle casse vuote. Se è vero allora di non dimenticarcelo. Con simpatia, G. P., Bellinzona (mail) che a livello cantonale, siamo nelle cifre rosse

Sulle rive del potere Berna. La prima città di un paese straniero che gli scolari imparano a conoscere a memoria è la sua capitale. Così, ovunque nel mondo, alla Svizzera si associa anzitutto la storica cittadina sul fiume Aare, piccola, indolente e pittoresca. Incontriamo il suo sindaco, l’avvocato socialista Alexander Tschäppät di Silvano De Pietro

F

ondata 823 anni fa, esattamente cento anni prima del giuramento del Grütli e 162 prima di entrare a far parte della Confederazione, per qualche secolo Berna spadroneggiò, quale città-stato, sul Vaud e l’Argovia. Divenne capitale federale nel 1848, non per decisione dei cantoni o della popolazione, ma perché ai deputati all’Assemblea federale non rimase altra scelta dopo aver eliminato, per ragioni diverse, Zurigo, Lucerna e Zofingen, e dopo avere scartato l’ipotesi di fondare una nuova città ad hoc.

Agorà 4

Le cifre di una città “particolare” Oggi Berna è una piccola metropoli che svolge con impegno e orgoglio il suo ruolo di capitale federale, senza perdere quell’aria di tranquillo capoluogo del contado, di cui il suo tradizionale mercato delle cipolle sulla Piazza federale è eredità e conferma. O forse perché il suo centro storico, circoscritto dall’ansa del fiume, ha sempre fatto pensare ai bernesi di vivere in una città in mezzo alla campagna.

In realtà, con 127.515 abitanti (a fine 2012), Berna è la quinta città svizzera, dopo Zurigo, Ginevra, Basilea e Losanna. Ma sarebbe la quarta, con 137.818 residenti, se al conto aggiungessimo il personale diplomatico, i funzionari internazionali, con rispettive famiglie, e i richiedenti asilo. D’altronde, nell’ultimo secolo è sempre stata al quarto posto con punte negli anni settanta di oltre 160mila abitanti.

Intanto uno studio di Ecoplan, condotto su incarico di “Bern NEU gründen” (un’associazione che persegue la fusione di Berna con altri 11 comuni circostanti) e pubblicato all’inizio di settembre 2014, analizza la fattibilità di una “grande Berna” che, con 240mila abitanti e 190mila posti di lavoro, diventerebbe la seconda metropoli svizzera.

Berna è inoltre sede di una prestigiosa università (circa 15mila studenti) e di un rinomato ospedale universitario (conosciuto come Inselspital). Qui ha vissuto dal 1902 al 1909 Albert Einstein, che vi scoprì la teoria della relatività; e oggi Berna gode di fama internazionale quale centro scientifico e per le sue prestazioni nel campo della medicina di alta qualità.

Tradizioni, storia e arte Il suo nucleo urbano antico, conservato in perfetto stato, dal 1983 è nell’elenco dei beni culturali mondiali dell’UNE-

SCO. I turisti non mancano mai, in ogni stagione dell’anno, ad ammirare e fotografare la Piazza e il Palazzo federale, la Cattedrale, la Torre dell’orologio, il Rathaus (il municipio), e così via. Ma c’è sempre folla anche al famoso Parco degli orsi. Tra le tante attrazioni storiche e culturali di questa città va inserito anche il museo di richiamo internazionale che raccoglie le opere del grande pittore bernese Paul Klee, realizzato dall’archistar italiano Renzo Piano. Invece, il tradizionale Museo d’arte custodisce soprattutto arte svizzera, rappresentata da opere di Ferdinand Hodler, Cuno Amiet, Albert Anker, Adolf Wölfli e Sophie Taeuber-Arp. Berna è anche in concorrenza con le altre città. La BEA (Centro permanente per esposizioni e congressi), per esempio, ha una sua vitalità che la pone sullo stesso piano, pur se in chiave minore, di altre realizzazioni svizzere di questo genere. Cambiano soltanto le dimensioni, che a Berna sono decisamente più “elvetiche”. Un altro esempio significativo: c’è da organizzare un campionato? Le altre città puntano ai grandi eventi sportivi, artistici ecc.; Berna si è aggiudicata lo “SwissSkills”, il Campionato svizzero delle professioni (la prima edizione si è svolta a settembre di quest’anno).

Io sono il sindaco La Berna attuale condivide però con gli altri principali centri urbani elvetici non soltanto l’alto livello della qualità di vita, ma grosso modo anche i medesimi problemi sociali, culturali, economici e amministrativi. Che qui vengono affrontati alla bernese, con “calma e gesso”. È l’impressione che ricaviamo dall’incontro con il sindaco della città, il socialista Alexander Tschäppät.

Avvocato, 62 anni, è un personaggio simpatico, a cui piace scherzare e raccontare barzellette. Di recente ha sollevato scalpore una sua storiella, che alcuni hanno giudicato razzista, sulla voglia di lavorare degli italiani. Ma è anche autoironico: “Noi bernesi siamo lenti”, è il suo commento vagamente beffardo al sostegno espresso da molti ticinesi per il secondo tunnel autostradale del San Gottardo (osteggiato da lui, come da tutto il PSS). E non si è fatto mancare neppure lo scandaletto, con il cosiddetto “Mietaffäre”: una faccenda di appartamenti sovvenzionati, a pigione moderata, dati a benestanti della classe media, tra cui… il figlio del sindaco.

Alexander Tschäppät

Alexander Tschäppät è “Stadtpräsident” dal 2005. È stato consigliere nazionale per tre intere legislature dal 1991 al 2003, ma dal dicembre 2011 siede nuovamente in parlamento. E quasi a sottolineare questo suo doppio profilo di sindaco e di parlamentare, di politico a tempo pieno, ci riceve a Palazzo federale.

Signor Tschäppät, come concilia i compiti di consigliere nazionale con la funzione di sindaco della capitale federale?

Va subito precisato che il doppio incarico di parlamentare e di sindaco di Berna è reso relativamente facile dalla vicinanza tra il mio ufficio e Palazzo federale. Io non ho, per esempio, i problemi di distanza, di spostamento ecc, che hanno i rappresentanti ticinesi a Palazzo federale. Devo però dire che è molto importante che le città siano rappresentate in parlamento, poiché qui si prendono sempre più decisioni che i comuni devono poi mettere in pratica, che si tratti di questioni relative alla circolazione stradale o dei problemi dell’asilo oppure di politica sociale. Perciò le città e i comuni non possono permettersi il lusso di non essere rappresentati a Berna.

Sarebbe un errore. Credo invece che le città e i comuni dovrebbero farsi sentire di più, magari attraverso una lobby.

Lei è originario di Berna?

Sì, io sono un autentico bernese. Amo Berna, che considero la città più bella del mondo. Questo lo dicono tutti i sindaci, quando parlano della propria città. Ma Berna è differente.

Certo, Berna è la capitale federale svizzera. In quanto tale, deve affrontare problematiche particolari?

Di particolare c’è anzitutto l’occupazione di tantissimi immobili da parte dell’amministrazione federale, che però per noi è anche un importante datore di lavoro. Poi, in quanto capitale federale,

la città deve sopportare il peso di alcuni eventi, come le manifestazioni, le visite di stato ecc., con relativi blocchi del traffico.

Sono problemi per i quali ho sempre ritenuto importante anche il poter cercare da parte mia, direttamente qui a Palazzo federale, le opportune soluzioni presso gli uffici competenti.

Questa vicinanza, però, implica per Berna anche parecchi vantaggi rispetto alle altre città svizzere…

No, in realtà la città non ne trae quasi nessuno. La Confederazione ci versa, credo, un milione per tutti i costi che dobbiamo sopportare, quali la protezione delle ambasciate, eventi culturali, e così via. Questo, obiettivamente, non è molto. Per noi la Confederazione è invece importante perché offre buoni posti di lavoro, sicuri e con buoni stipendi. E questo è certamente un rilevante fattore economico.

Berna è una città che offre molte attrattive dal punto di vista turistico. Lei, come sindaco, è soddisfatto?

Siamo molto soddisfatti per quanto riguarda il turismo d’affari, che è prevalente. Gli alberghi sono sempre pieni quando Berna viene preferita quale sede di convegni ed eventi, e questo accade molto spesso anche perché la cornice di attività complementari è parecchio interessante. Quello per cui non sono affatto contento è il turismo “di giornata” o “del tempo libero”, che ci invade il giovedì, il venerdì e nei fine settimana.

Immagino che riceverà anche dei reclami…

Certo. Abbiamo un problema sul piano della ricezione alberghiera, condiviso, per esempio, anche da Locarno. Il numero di posti-letto è insufficiente e questo crea qualche difficoltà che dà sempre adito a reclami. Ma nel complesso credo che i turisti che visitano Berna siano soddisfatti, dal momento che c’è molto da vedere: siamo patrimonio culturale dell’UNESCO, abbiamo un meraviglioso (...)

Agorà 5

“Ciò che vogliamo è un turismo scelto, quello di persone che si fermano in città per due, tre, quattro giorni, e che magari da qui compiono escursioni nell’Oberland, sul Jungfraujoch e così via. Per questi turisti credo che Berna rappresenti una città molto attrattiva, non per quelli che si fermano una notte, comprano un orologio e ripartono”

centro storico, abbiamo con il fiume Aare un magnifico ambiente naturale estremamente distensivo. Per tutto questo credo che Berna sia molto interessante per i turisti.

Anche la politica culturale della città è soddisfacente?

Siamo soltanto una piccola città, una delle più piccole capitali del mondo: contiamo solo 140mila abitanti. Però abbiamo un’offerta culturale molto ampia: attualmente, circa 220 eventi culturali a settimana. Questo è molto, qualche volta persino troppo. Fra teatro, orchestra sinfonica e tanti piccoli teatri abbiamo una magnifica proposta culturale.

Agorà 6

Allora lei non dovrà fare molto per migliorare ancora l’attrattiva di questa città?

Ciò che sicuramente non vogliamo è la promozione del turismo di massa. È quel turismo “mordi e fuggi” (car-tourism) che conoscono gli abitanti di Lucerna o di Interlaken e che io non credo sia un bene per Berna. Il valore aggiunto è relativamente piccolo e i costi sono relativamente grandi. Ciò che vogliamo è un turismo scelto, quello di persone che si fermano in città per due, tre, quattro giorni, e che magari da qui compiono delle escursioni nell’Oberland, sul Jungfraujoch e così via. Per questi turisti credo che Berna rappresenti una città molto attrattiva, non per quelli che si fermano una notte, comprano un orologio e ripartono.

Ma dal punto di vista economico, cosa dovrebbe “fare di più” la città di Berna?

In Svizzera siamo già la città con il rapporto maggiore tra posti di lavoro e numero di abitanti: i primi sono 185mila, i secondi come già detto 140mila. Questo è un problema, perché accentua il fenomeno del pendolarismo. In città abbiamo le sedi centrali della Posta, di Postfinance, delle Ferrovie federali, di Swisscom… Siamo quindi molto ben dotati. Non siamo una città industriale: abbiamo solo posti di lavoro relativamente buoni nel settore dei servizi.

Un recente rapporto sul cosiddetto “Mietaffäre” parla di “fallimento del sistema”. Che cosa, secondo lei, si è sbagliato nell’ambito di una buona politica degli alloggi?

Ci sono due aspetti da considerare. Da un lato, Berna attira molto, per cui è elevato il numero delle persone che aspirano a vivere in città. Questo implica che il nostro grande problema è quello di disporre di un numero insufficiente di appartamenti.

Abbiamo una quota di abitazioni vuote inferiore allo 0,3-0,4%, cioè siamo quasi in emergenza abitativa. Ma negli ultimi 10-15 anni abbiamo iniziato davvero a stimolare il mercato degli alloggi.

Nel caso del “Mietaffäre”, il sistema che abbiamo, anche per il controllo degli affitti degli appartamenti sovvenzionati, è un buon

sistema. Però non serve a niente avere un buon sistema se poi i controlli non si fanno. Abbiamo controllato poco, questo è stato il vero errore. Perciò adesso ci stiamo impegnando in modo più sistematico ed efficace su questo piano… Ma la nostra principale difficoltà rimane la scarsità di appartamenti.

Tutte le città svizzere devono affrontare dei problemi sociali. Quali sono i maggiori per Berna?

Io dico sempre che abbiamo un alto tenore di vita: in Svizzera si vive molto bene. Ma nelle problematiche sociali le città hanno recuperato terreno: prima, tutte avevamo problemi quali povertà, asilo, stranieri, famiglie monoparentali, scarsità di alloggi e aumento delle pigioni. Ma adesso sono piuttosto le agglomerazioni ad avere molti più problemi sociali che le città. Le preoccupazioni attuali delle città sono la mobilità, naturalmente, ma anche la sporcizia (il “littering”) e la vita notturna che disturba (questo stile di vita “mediterraneo” mal tollerato dagli abitanti, che proprio nel centro storico è diventato un grave problema). Penso però che abbiamo finanze equilibrate, quindi siamo sulla buona strada.

Pertanto, ciò che dovremmo fare è prestare più soccorso umanitario, accogliere più profughi: problemi che sono effettivamente dell’intera Svizzera (il Ticino è ovviamente in una situazione diversa da quella di Berna), ma è proprio su questo terreno che possiamo fare qualcosa.

Come sono i rapporti tra Berna e il suo hinterland, la sua regione?

Sono buoni, se si considerano la città e i comuni dell’agglomerazione. Si tratta di 250-280mila abitanti. Abbiamo tutti gli stessi problemi: città e regione sono cresciuti insieme. Le difficoltà ci sono con le zone rurali: si è creata una sorta di spaccatura tra città e campagna, perché gli investimenti vengono fatti soltanto nell’agglomerazione. Le zone di campagna si sentono trascurate, ritengono che si faccia poco per l’Oberland o per il Giura bernese; e questo produce conflitti, principalmente nel Gran Consiglio.

E come sono, infine, i rapporti tra Berna e il resto della Svizzera? Con il Ticino, per esempio?

Credo che Berna, come pure i Grigioni, ma anche il Ticino, siano veramente dei cantoni che si fanno amare. È una questione di mentalità: quella bernese è fatta di tranquillità, ma anche di simpatia. Ho l’impressione che anche il nostro rapporto con il Ticino sia buono, poiché ambedue sono cantoni che sanno anche godersi la vita e non pensano soltanto a fare soldi sempre più in fretta.

Personalmente, sono membro del Consiglio di amministrazione del Festival del Film Locarno, e già per questo il Ticino mi sta a cuore.

E poi, è la mentalità latina che ovviamente me lo rende simpatico.

Letture Mobilità creativa di Giancarlo Fornasier

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Creazione evolutiva Le ricerche più attuali mostrano come la contrapposizione fra creazione ed evoluzione risulti sempre meno rigida, e là dove riaffermata, frutto soprattutto di posizioni di natura ideologica e modelli linguistici difficilmente compatibili di Carlo Baggi

Andrew Newberg, professore di radiologia presso il dipar-

Kronos 10

timento di medicina nucleare dell’università della Pennsylvania, ed Eugene d’Aquili, professore presso il dipartimento di psichiatria della medesima università, pubblicarono nel 2001 i risultati di lunghi studi sulla fisiologia e la funzione del cervello1. Nell’ambito di quella ricerca essi affermano: “… Riteniamo inoltre di aver trovato indizi atti a dimostrare come negli esseri umani si sia evoluto un processo neurologico che consente di trascendere l’esistenza materiale e di entrare in contatto con la parte più profonda di se stessi… una realtà universale assoluta in cui converge tutto quanto esiste”2. In altre parole, il cervello è una struttura biologica che, fungendo da hardware, produce la mente, ossia un vasto software d’informazioni e tra queste la percezione della spiritualità.

Gli studiosi in questione rilevano che il cervello dell’uomo di Neanderthal, meno evoluto di quello del Sapiens, potesse essere già in grado di elaborare il mito, permettendo esperienze trascendenti.

Queste considerazioni offrono un ulteriore contributo al secolare confronto tra evoluzione e creazione. In realtà, questa contrapposizione, anche alla luce delle recenti scoperte, appare sempre più legata a posizioni ideologiche che non a quanto appaia dalle prove scientifiche e dai documenti posti alla base del “creazionismo”. In quest’ultimo campo esistono, infatti, molteplici tracce di una “evoluzione nella creazione”. La difficoltà, che questa teoria incontra nel rendere sostenibile la sua tesi, risiede essenzialmente nel linguaggio. Ciò significa che il pensiero biblico, avvalendosi di espressioni figurate e collegate a testi religiosi, ha difficoltà a competere con i risultati scientifici, che si giovano di una presunzione d’indiscussa oggettività.

Pertanto appare incredibile una creazione espressa in “sei giorni”, anche se dalle Scritture risulta che questi avevano una durata differente da quelli terrestri3.

Evoluzione biblica Con questa premessa consideriamo ora due testi del “fronte” creazionista. Il primo è il Midrash Rabbà4 che, redatto tra il IV e il V secolo della nostra era, è il più antico tra quelli che accolsero l’ancor più remota Torah orale, concorrendo a sviluppare la vasta tradizione metafisica e antropologica del pensiero biblico. In quest’opera, nella parte che si occupa della Genesi, si legge: “Dio contemplò la creazione di mille generazioni, quante di queste furono distrutte?... Novecento settantaquattro”5. Una risposta inquietante per l’immagine usuale della creazione biblica, quasi che l’Eterno avesse proceduto nella sua opera per tentativi.

Come precisato anche in altri documenti6, le distruzioni avvennero fino a quando in una creazione non ci fu un popolo disposto ad “accettare” le prescrizioni della Torah.

Questo immaginoso linguaggio, tradotto in termini chiari, fa ritenere l’esistenza di un “libero arbitrio”7 cosmico: il ripetuto ribollire geologico e genetico della Terra8 si consolidò nella creazione definitiva solo quando tutte le forze espresse dalla creazione fossero state in linea con l’apparizione di esseri intelligenti. Il secondo testo è contenuto nella scrittura stessa. Il libro della Genesi, dopo la morte di Abele, riporta le linee genealogiche di due stirpi9: una, impura, procedente da Caino che era “lontano dalla presenza dell’Eterno” e l’altra, pura, scaturita da Seth, il figlio “dato da Dio” ad Adamo in luogo di Abele.

Il racconto precisa che Caino generò Enoch, da cui poi discesero vari personaggi che furono i “padri” delle esperienze nel campo dell’allevamento, della sonorità musicale e della manualità10. Seth (che significa “fondamento”) invece, generò Enosh. Poiché nell’antichità il nome descriveva l’essenza di un individuo, lo scopo della somiglianza tra Enoch ed Enosh era di attirare l’attenzione sulla profonda differenza esistente tra i due personaggi. La risonanza delle radici finali dei due nomi rimarca la durezza e la materialità del primo in confronto alla finezza e alla spiritualità del secondo; differenze che vanno ben oltre gli aspetti caratteriali. La Scrittura afferma, infatti, che proprio con Enosh “si cominciò a invocare il nome dell’Eterno”11. Ci troviamo così di fronte a un “uomo nuovo”, in grado non solo d’immaginare la trascendenza, ma anche di relazionarsi con essa: un salto cognitivo e, quindi, intellettuale formidabile rispetto alla stirpe di Caino.

Le antropologie, che si nascondono dietro la descrizione delle due genealogie, si riferiscono a individui diversamente evoluti, proprio come potevano essere l’Homo neanderthalensis rispetto all’Homo sapiens e sue derivazioni.

Manifestazioni trascendenti La ricerca scientifica e la letteratura biblica guardano dunque l’universo e l’uomo da due prospettive diverse, ma non contrapposte, poiché la prima verifica i “processi” mentre il secondo considera gli “eventi”. Per comprendere quest’affermazione è sufficiente osservare un neonato. Dal punto di vista dell’evoluzione, questo sarà frutto di un “processo”, per cui dall’unione di un gamete maschile e di uno femminile si sviluppa un ovulo fecondato, il quale si trasforma in zigote, quindi in cellule somatiche e sessuali che, attraverso il processo di differenziazione, formano

Kronos 11 Peter Paul Rubens, Il peccato originale, 1599, Rubenshuis, Anversa

un corpo completo. In quest’ottica ogni passaggio è un organismo, che si evolve da uno precedente. Osservando invece il neonato dal punto di vista della “creazione” egli rappresenterà un “evento”: il risultato della volontà di un uomo e di una donna di procreare.

Soffermarsi sull’analisi dei processi allontana dalla visione dell’evento e, in tal senso, procedono anche Newberg e d’Aquili. Questi, riflettendo sul fatto che “l’evoluzione nel suo pragmatismo, è miope” perché “favorisce gli adattamenti che offrono buoni vantaggi nella realtà concreta e contingente”12, reputano che i meccanismi neurali preposti alla percezione astratta della trascendenza debbano comunque derivare da circuiti nervosi relativi a funzioni pratiche. La relazione più corrispondente appare loro quella deputata al desiderio sessuale in quanto: “Il linguaggio del misticismo fa pensare a un collegamento del genere; i mistici… affermano di aver provato un sublime senso dell’unione… una gioiosa comunione con una realtà più vasta, di essersi sentiti appagati nei loro desideri”13.

Anche il pensiero biblico ha prodotto, da secoli, un’importante riflessione in tale ambito14, sostenendo che l’esperienza mistica si esprime anche attraverso “la ricerca degli elementi spirituali all’interno del mondo materiale”15. In particolare, si afferma, che nell’intimo dell’uomo è presente la capacità d’ “irradiare” manifestazioni trascendenti.

Tuttavia questa facoltà, per non disperdersi ed esaurirsi, non deve restare imprigionata nell’uomo, ma innalzata

alla sorgente, “perché essa è come la pioggia o la neve che scende dal cielo e là vi ritorna dopo aver annaffiato e fecondato la terra”.16 note 1 A. Newberg e A. d’Aquili, Dio nel cervello, Mondadori, 2002.

2 A. Newberg e A. d’Aquili, op.cit., pag. 19.

3 Salmo 90:4 in cui si afferma che il “giorno” divino è incomparabilmente più lungo di quello terrestre. Inoltre Deuteronomio 32:7 in cui si distingue tra le “ere” (i sei giorni della creazione) e gli “anni” (dalla comparsa dell’uomo).

4 Midrash Rabba (Grande Midrash), commento esegetico e omiletico al Pentateuco e ai Cinque Rotoli (Cantico dei Cantici, Ecclesiaste, Ester, Lamentazioni, Ruth).

5 Bereshit Rabbà XXVIII, 4; cit. in E. Rostagno, I segreti della creazione, pag.18. Lulav, 2001.

6 Midrash Salmi 34,1; Zohar su Genesi 25a, E. Rostagno, op.cit., pag.19.

7 E. Rostagno, op.cit., pag.14,15.

8 Genesi 1:2; 2:5. I vocaboli tohù (informità), bohù (vuotezza) e tehom (abisso) esprimono lo stato preesistente da cui la creazione definitiva prese poi corpo. E.Rostagno, op.cit., pag.24 segg.

9 Genesi 4: 16-22, 25-26; 5: 1-32.

10 Genesi 4: 20-22.

11 Genesi 4: 26.

12 A. Newberg e A. d’Aquili, op.cit., pag.126.

13 A. Newberg e A. d’Aquili, op.cit., pag.127.

14 M. Idel, Eros e Qabbalah, Adelphi, 2007.

15 M. Idel, op. cit., pag. 229.

16 Isaia 55:10.

S

ono nato ad Amburgo nel 1959 e sono cresciuto a Dortmund. All’età di 23 anni mi sono innamorato di una ragazza venuta in Germania per imparare il tedesco. Era ticinese e quando giunse il momento di tornare a casa, lasciai il mio lavoro in fonderia e decisi di seguirla: da quel giorno il Ticino è diventato la mia casa. Per qualche anno ho lavorato come meccanico di precisione ma poi, con il divorzio da mia moglie, la mia vita ha preso una direzione diversa. Da questo grande dolore è nata la mia nuova vita.

Andando a un festival dedicato agli organetti, a Lugano, ho avuto un colpo di fulmine per lo strumento. Intenzionato a farne un lavoro mi sono procurato dei vecchi disegni originali e, pian pianino, ne ho costruito uno creando ogni singolo pezzo in legno e metallo. Ci ho messo sei mesi e in quel tempo l’affetto per lo strumento è cresciuto. Da quel momento in poi la musica ha scandito il ritmo della mia vita.

Ho iniziato a suonare lungo la passeggiata di Melide, per poi girare tutto il Ticino. Mi è capitato anche di andare più lontano, dal mare italiano al Giappone, dove sono stato invitato cinque volte a suonare a dei festival-eventi.

Il mio desiderio, fin dal principio, era di portare allegria alle persone. Ora più che mai, in città, nessuno si guarda, non ci si saluta e i sorrisi scambiati sono rari. Tutti vanno di fretta e si perdono le gioie della vita. Ho come l’impressione che l’umanità si sia smarrita. Quello che manca di più è la comunicazione reale, il contatto umano. Persino in famiglia si comunica troppo con questi aggeggi (indica il mio smartphone, ndr.).

La mia vita di musicista di strada mi offre il privilegio di vivere lentamente e di osservare le persone… Guardo i colori degli ombrelli nei giorni di pioggia e gli abbracci degli innamorati in primavera. Io ho scelto una strada unica.

Mi piace rappresentare qualcosa di diverso e apprezzo il fatto di stare a contatto con le persone. C’è chi mi vuole scattare una foto, chi desidera solo scambiare due chiacchiere. Molti si fermano a parlare con me, confidandomi che magari hanno perso il marito o il lavoro. Io cerco sempre di offrire qualche parola di conforto che li aiuti ad andare avanti. Alcuni anziani, che mi conoscono ormai da molti anni e che non hanno più nessuno a casa, si fermano sempre volentieri a scambiare due parole. Talvolta,

specialmente in inverno, vado anche nelle case di riposo a suonare per portarvi un po’ di magia. Non posso risolvere i loro problemi però posso essere un amico. C’è il bambino che oggi è diventato poliziotto o banchiere, e che si fermano ancora a salutarmi. Sento tante mamme che raccontano ai figli che quando erano piccole mi incontravano già per le strade… Ci sono i colleghi che vendono le castagne e con i quali condividiamo le strade della città. Sono nati molti legami in questo modo.

Assieme alla musica, la mia lunga barba rossa, che non taglio da 18 anni, è diventata un po’ il mio simbolo e tutti mi conoscono. Non ho mai pensato di trasformare la mia attività in un commercio più solido perché sono contento così. Le persone mi danno quello che vogliono e quello che possono e io ho tutto quello che mi serve. Una casa, una piccola jeep che ha 26 anni, cibo e tanti amici… Un circolo di amici che si è costruito nel tempo. Per me la popolazione di Lugano, dove suono maggiormente, è diventata una grande famiglia. Ed è come se io stesso fossi una parte integrante della città, una sorta di icona. Sono stato fotografato, intervistato, dipinto. Mi piace avere questo ruolo, soprattutto se so di poter offrire un momento di felicità ai passanti. Amo il suono dell’organetto e l’espressione dei passanti quando mi vedono e ascoltano la mia musica. Prima non mi conosceva nessuno e adesso mi piace considerarmi l’amico di tutti. Mi considero un uomo felice. Mi sveglio ogni mattino nella mia roulotte, vicino al fiume, nel verde del campeggio di Taverne e sono libero. Libero dai vincoli, libero di scegliere cosa fare della mia giornata… Ho fiducia nella vita, so che Dio mi dà quello di cui ho bisogno, e quindi non ho mai avuto paura di non avere abbastanza. Ho tutto quello che mi serve, pago l’assicurazione e l’affitto del camping, e non ho nessun debito. È inutile che io mi metta a correre e a stressarmi, sono convinto che uno che guadagna tanti soldi ha anche tanti pagamenti da fare… E cosa gli rimane davvero? Non ha più tempo per sé, salute, benessere. Mi sento bene nel mio ruolo. Sono un artista che porta gioia.

Il sorriso che le persone vedono sulle mie labbra quando mi incrociano per le vie di Lugano è reale.

JOErG WOLTErS

Vitae 12

Giunto in Ticino per amore, è oggi una figura caratteristica delle nostre piazze. E un grande amico

testimonianza raccolta da Keri Gonzato fotografia ©Flavia Leuenberger

Cipolle bernesi La “Zibelemärit” è una festa popolare che si svolge ogni anno alla fine di novembre. I contadini della regione di Berna portano nella capitale federale tonnellate di cipolle e aglio sottoforma di artistiche trecce testo e fotografie ©Peter Keller

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ono le cinque del mattino, ha appena cessato di nevicare e un vento gelido fischia fra i caseggiati.

La quiete notturna del centro storico di Berna è animata da rumori e attività solerti. Sono molti i bernesi che nel quarto lunedì di novembre circolano già a quest’ora per le vie della città vecchia. Sta infatti iniziando a prendere vita il tradizionale mercato delle cipolle.

Davanti al Palazzo Federale, illuminato per l’occasione, e in tutte le vie adiacenti sono ormai terminati i lavori di allestimento delle numerose bancarelle. Vi si trovano esposte cipolle di tutti i tipi, presentate sotto forma di trecce, di cerchi, di cuori e nelle più variegate e fantasiose forge.

Per chi ha freddo non manca la possibilità di riscaldarsi con una minestra di cipolle o un bicchiere di vin brulé.

in queste pagine: la festa popolare o mercato delle cipolle (“Zibelemärit”) si svolge nel centro storico di Berna, presso la Bubenbergplatz. In questa occasione, vengono messe in mostra circa cinquanta tonnellate di cipolle e aglio, presentati nei modi e nelle forme più particolari. Oltre ai prodotti derivati dalla cipolla, come il Zwiebelkuchen (la torta di cipolla), è possibile acquistare anche pane (Magenbrot), verdure e dolciumi vari. La manifestazione, che quest’anno si svolge il prossimo 24 novembre, si conclude al tramonto con la tradizionale battaglia dei coriandoli

Nell’aria si avverte un odore penetrante di aglio arrostito. È dal 1850 che questa tradizione si ripete. A quell’epoca le contadine e i contadini della regione del lago di Morat iniziarono a vendere sullo storico mercato bernese di San Martino i prodotti delle loro terre. Offrivano soprattutto cipolle, ma anche altri tipi di verdura, oltre a noci, castagne e frutta. Nelle prime ore del mattino i prezzi erano ancora bassi ma, man mano che la giornata avanzava, tendevano a salire. Per questo motivo, ancora oggi, il mercato delle cipolle prende il via nel cuore della notte. La fiera di San Martino, nella sua funzione di un tempo, è stata oggi sostituita dai grandi centri commerciali. Ma le cipolle hanno resistito e sono rimaste e il mercato rinasce ogni anno, alla fine del mese di novembre.

Tempi nuovi Si è fatto giorno. Una massa crescente di visitatori provenienti da tutta la Svizzera affolla le caratteristiche vie del centro di Berna. Intorno al mezzodì la calca raggiunge il suo culmine e diventa quasi insopportabile. Il suono di un corno delle Alpi emerge fra il vociare dei visitatori e dei compratori mentre i giovani si sfidano in battaglie di coriandoli. In effetti, oggi il mercato è un misto tra il classico mercatino di Natale e il Carnevale. È la tradizione: già nel Medioevo i bernesi festeggiavano a novembre il passaggio dall’estate all’inverno. Non resta che assaggiare un tortino di cipolle per terminare la giornata. Poi, lentamente Berna torna alla sua vita quotidiana. Palazzo Federale riapre i suoi portoni e (...) ha inizio la sessione invernale delle Camere Federali.

Peter Keller Classe 1950, ha dapprima seguito una formazione nell’ambito della tipografia e della fotografia, in seguito si è diplomato in Ingegneria della stampa e dei media presso l’Università di Stoccarda.

Dopo una carriera dirigenziale per diversi quotidiani, da luglio 2012 lavora come fotografo e autore indipendente. kellerfotomedia.ch

VICINO AL CONFINE CON L'ITALIA SI PARLA DI UNA STORIA MOLTO PARTICOLARE.

LA STORIA DI UN UOMO, UNO STRANIERO CHE COMPRO' CASA A STABIO.

Il

Serpente dalle Sette Teste BUONASERA, NON SONO DI QUESTE PARTI, MA HO COMPRATO LA CASA ALlE PENDICI DEL BOSCO QUI A SUD... SAPETE DIRMI COME CI ARrIVO COL CARrETtO?

LA CASA ERA MOLTO BELLA, NONOSTANTE GLIAVVERTIMENTI DEI LOCALI.

POVERO LEI...

QUELlA CASA E' MALEDETtA, VEDRA'!

C'E' UN MALE INDICIBILE CHE GRAVA SU QUELlA PROPRIETA'. LA BRUCI SUBITO!

QUELlA CASA?

L'UOMO PENSO' CHE FOSSERO DEI POVERI CONTADINI SUPERSTIZIOSI.

MA QUANDO ENTRO' PER LA PRIMA VOLTA IN QUELLA CASA CAMBIO' DECISAMENTE IDEA.

AL PAESE SI DICEVA CHE LO STRANIERO AVESSE COMPRATO UNA CASA MALEDETTA, MA NON ESSENDO DEL POSTO NON AVEVA CREDUTO ALLE RACCOMANDAZIONI CHE GLI VENNERO FATTE.

UNA TERRIBILE CREATURA OCCUPAVA LE SUE SALE, UN MOSTRO ORRIBILE, CHE SOLO L'INFERNO POTEVA AVER PARTORITO.

ALLORA LO STRANIERO FUGGI' ALLA LOCANDA IN CERCA DI AIUTO. SI TRANQUILLIZzI, NON BEVA COSI' TANTO...

MA NON E' POSsIBILE... ERA RIPUGNANTE. SA CHI E' QUELlA CREATURA?

no.

QUELlA ERA UNA RAGAZzA DI QUESTE PARTI, VENnEMALEDETtA ALlA NASCITA, POVERA CREATURA... E FU TRAMUTATA IN SERPENTE.

progetTo a cura di: BOoKMAKER COMICS Testi: MasSimo rOSI DISEGNI e colori: ludovica ceregatTi

MA LA LEGgENDA DICE CHE SE UNO STRANIERO COME TE NON UCcIDE IL SERPENTE ENTRO CENTO ANnI DALlA MALEDIZIONE, LA RAGAZzA RIMARrA' UN SERPENTE PER SEMPRE. FORSE NON E' UN CASO CHE TU SIA QUI.

DOPO AVER SAPUTO LA TRISTE STORIA DELLA GIOVANE, ALLORA L'UOMO DECISE DI FARE LA DIFFERENZA E LIBERARLA DALLA SUA MALEDIZIONE.

SI DICE CHE FU UNO SCONTRO TERRIBILMENTE CRUENTO.

QUEL MOSTRO MALEODORANTE ERA TERRIBILMENTE CORIACEO E VISCIDO.

MA ALLA FINE LO STRANIERO LIBERO' DALLA MALEDIZIONE IL CORPO E L'ANIMA DELLA GIOVANE RAGAZZA DI STABIO.

LA GIOVANE POI DECISE DI SPOSARE L'UOMO E PASSARE LA SUA VITA A FIANCO DI UNA COSI' BUONA PERSONA.

LA RAGAZZA SCRISSE LA DATA DELLA SUA LIBERAZIONE SU UNA GROSSA PIETRA CHE TUTT'OGGI SI TROVA IN QUEL CAMPO DI STABIO. PER NON DIMENTICARE... ...MAI.

FINE

CAMMELLO IN SPALLA Tendenze p. 44 – 45 | di Marisa Gorza

V

e lo ricordate il cappotto cammello, piuttosto ampio e dalle spalle squadrate che Marlon Brando, ancora bello e maledetto, indossava sul set di Ultimo tango a Parigi? Senza quel cappottone, che faceva vissuto e lasciava una misteriosa traccia di un’eleganza non del tutto smarrita, il personaggio di Brando non sarebbe stato lo stesso.

Era il 1972, però la storia del polo camel coat, questo è il suo vero nome, risale all’inizio del secolo scorso. Nasce per riparare dalle intemperie gli aristocratici inglesi di stanza in India, accaniti giocatori di polo. La fibra preziosa, tuttora utilizzata, è ottenuta dal soffice sotto pelo dell’animale menzionato, la cui specie migliore è quella battriana. Fino agli anni trenta il cappotto dal volume strutturato è tinto in charcoal o navy blue, tuttavia è solo con la colorazione beigedorata, neutra per eccellenza, a superare la prova del tempo, imponendosi come un must all’interno del guardaroba maschile.

Formato maxi e doppiopetto, indossato dalle maschie icone dei film hollywoodiani dell’epoca dorata, diventa altresì caposaldo di stile Ivy League.

Si fa ineccepibile bandiera della tradizione borghese dei sessanta, poi forte simbolo dell’edonismo degli ottanta, quando questi fanno il verso ai quaranta. Ma se i suoi anni d’oro sono quelli del bon ton, anche quest’inverno è ancora una volta l’atout di stagione. Superando il prevedibile format, abbraccia la sperimentazione del monopetto, dell’allacciatura a vestaglia, del taglio asciutto... Abbandona a volte il filato tradizionale per concedersi altre trame preziose oppure high tech in tutte le possibili sfumature del tipico, intenso beige.

D oppiopetto

non impettito

Esemplare in tal senso è il cappotto di Ermenegildo Zegna. Classico, ma non scontato, doppiopetto sì, ma con insolita morbidezza: al posto del consueto risvolto a lancia, una sciarpa integrata diventa estensione del colletto creando una silhouette sciolta e una sensazione di comfort. Un plus di stile e di calore è dato anche dalla nobile trama, un’esclusiva vicuña lavorata double face (due tagli di tessuti assemblati con cuciture interne invisibili) dell’omonimo lanificio. Tutto da accarezzare.

D isinvolto

come un carDigan

Anche il doppiopetto cammello di DAKS è ben lontano da stereotipi. Basti pensare che è costruito sferruzzando una soffice pura lana ed è avvolgente, coccolante e disinvolto come un lungo cardigan passe-partout. Salvo alcuni dettagli di un forte gusto british, quali la doppia teoria di grossi bottoni dorati, le tasche a toppa e la lavorazione a costa inglese, appunto. Non per niente sceglie il pantalone asciutto in velluto nero che tanto piaceva ai Beatles, la sciarpa nei tipici check e il peaked cap in testa.

suggestioni

militari

Immagine decisa e sagoma squadrata per il capo spalla proposto da Dsquared2 in un tessuto double nel tipico caldo colore. Ma se l’estetica è suggestionata da rigori militareschi, accentuati delle tasche multiple con risvolto abbottonato e la lunghezza da giaccone army, in sostanza è di gusto classico trasformato in disinvolto stile contemporaneo.

Tant’è che il formale viene sdrammatizzato dalla cuffia in tricot, dalla vivacissima doctor bag e dai calzoni un po’ cortini da indossare con scarpe stringate da vero rocker.

i neDito

twin set

Il tipaccio bello e maledetto torna alla ribalta vestito Versace. Certo ama indossare jeans in pelle spalmata, stivaloni da biker, camicie con stampe barocche e completi ultra slim. Però quando il freddo punge e la performance cittadina lo esige, ecco che si infila il più sartoriale dei cappotti cammello dall’impeccabile taglio. Con disinvolto tocco di classe lo abbina al maglione a collo alto in cashmere nella identica sfumatura, guizzo di un ironico, libero edonismo che sottolinea anche per lui la ritornata voglia di ricercatezza.

La domanda della settimana

Mentre negli altri cantoni la presenza di turisti è in crescita, il Ticino continua a registrare dati negativi. Ritenete sufficiente la politica attuata per promuovere questo settore?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 20 novembre. I risultati appariranno sul numero 48 di Ticinosette.

Al quesito “La Svizzera, al pari del Canada, è un paese considerato tranquillo e sicuro. Vi sentite preoccupati per le minaccie rivolte dal terrorismo di matrice islamica all’occidente?” avete risposto:

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NO

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Svaghi 46

Astri ariete Amplificazione emotiva degli appetiti sessuali. Alimentazione esageratamente proteica per i nati nella seconda decade. Calo energetico e malinconia.

toro Marte positivo. Considerata l’opposizione con Saturno approfitterete delle ritrovate energie per compiere delle scelte importanti. Cautela il 20 e il 22.

gemelli Scarso interesse per le questioni professionali troppo seriose. Avanzamenti professionali e opportunità per i nati tra la seconda e la terza decade.

cancro Con Marte angolare è facile farsi prendere dall’ansia. Novità in arrivo tra il 20 e il 22 novembre. Siate rapidi nel cogliere la palla al balzo.

leone Tra il 20 e il 22 attenti a non farvi prendere dal malumore. L’orgoglio rimane sempre il vostro punto debole.

Fate ricorso alla vostra forza interiore.

vergine Spese per la casa. Un incontro sentimentale favorito da un vostro parente.

Nuova energia per i nati nella seconda decade. Possibili viaggi di lavoro.

bilancia L’arrivo di Venere nel segno del Sagittario favorisce importanti novità. Opportunità per i nati nella terza decade.

Felice soluzione di una vertenza legale.

scorpione Se non vi farete sopraffare dall’orgoglio potrete realizzare un importante accordo. Novità in arrivo per i nati nella seconda decade tra il 16 e il 22.

sagittario Venere archetipo di amore e fortuna, il 16 novembre fa il suo ingresso nel vostro segno. Colpi di fulmine e passioni. Fatidica la serata del 17.

capricorno Si riapre l’eterna lotta tra amor sacro e amor profano. Possibile ritorno di fiamma favorito dalla congiuntura globale. Amori segreti. Sbalzi umorali.

acquario Attenti a non esser troppo critici e a peccare di immobilismo strutturale.

Novità sentimentali provenienti da un paese estero. Bene tra il 18 e il 17.

pesci Lavoro e perseveranza negli scopi.

Acquisti e investimenti nel settore immobiliare. Vita sentimentale caratterizzata da un andamento bipolare.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 48

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 20 novembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 18 nov. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

Orizzontali 1. È simile al corvo • 10. Cattive • 11.

Corsari • 12. Stato USA • 14. Il figlio di Anchise • 15. Si empiono di cereali • 16. Cuor di cane • 17. Cifra imprecisata • 18. Fa le veci del genitore • 20. Ha la cruna • 22.

Avverbio di luogo • 23. Le iniziali di Carboni • 25. Arti pennuti • 27. Estate senza pari • 29. Precede Angeles • 31. Abulici, apatici • 33. Campicello coltivato • 35.

In mezzo al coro • 36. Italia e Romania • 37. Ognuno punta al proprio • 39. La somma degli anni • 40. Purulenza • 41. Pari in culla • 42. Il Sodio del chimico • 44.

Pulito • 46. Arrosto di maiale • 49. Dittongo in Coira • 50. Mezzo granello di pepe • 51. Regalo natalizio • 54. Canto patriottico • 56. Nome di donna • 57. Fiume francese • 58. La città con la torre pendente.

Verticali 1. Una cura alternativa con vetri e pietre preziose • 2. Intacca la vite • 3. La fugge il sognatore • 4. Discepoli di Cristo • 5. Centouno romani • 6. Realizzato, ideato • 7. Città tedesca • 8. Andate in poesia • 9. Il Telamonio, re di Salamina • 13. Ungheria e Ohio • 19. Integrità (pl.) • 21. I confini di Gandria • 24. Pittore francese • 26. Iniettarsi • 28. Bella regione austriaca • 30. Strampalati • 32. Corrosi • 34. Si contrappone a off • 38. Le iniziali di Pappalardo • 43. Lo cela il baro • 45.

Una parente • 47. I filtri dell’organismo • 48. Le iniziali di Tasso • 52. La dea greca dell’aurora • 53. Attraversa Berna • 55. Nessuna Notizia.

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Carla Bonariva (Minusio) Clemente Milani (Tegna) Elisabeth Decarli (Losone) Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: tre Ape card Arcobaleno Ape card è lo strumento ideale per caricare e pagare i biglietti Arcobaleno risparmiando, grazie al plusvalore di ricarica. Maggiori informazioni su www.arcobaleno.ch/apecard

Arcobaleno mette in palio una Ape card da CHF 50.– a tre fortunati lettori che comunicheranno correttamente la soluzione del Concorso.

Svaghi 47

â&#x201E;&#x2013; 46 del 14 novembre 2014 ¡ con Teleradio dal 16 al 22 nov.