Ticino7

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

№ 1 del 2 gennaio 2015 · con Teleradio dal 4 al 10 gen.

MAMME DA MITO

Le madri del terzo millennio si raccontano sul web fra sensi di colpa e diaboliche strategie

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IL SANGUE Ăˆ Ăˆ IL SANGUE VITA DONALO VITA DONALO trasfusione.ch

Ticinosette allegato settimanale N° 1 del 02.01.2015

Impressum Tiratura controllata 66’475 copie

Chiusura redazionale Martedì 23 dicembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

4 Arti Letteratura. Mano pesante di Fabio Martini ....................................................... 8 Società Relazioni e convivenza. La famiglia ferita di nicoletta barazzoni................. 10 Vitae Michela Guglielmo di roberto roveda ........................................................... 12 Reportage Montricher. La casa degli scrittori testo e Foto di PhiliPPe Mougin.......... 37 Graphic novel Squirrels in London di elio Ferrario ............................................... 42 Tendenze Televisione. Schiavi del ruolo di nicola deMarchi................................... 44 Svaghi .................................................................................................................... 46

Agorà Genitori. Una madre da mito?

di

Marco Jeitziner ...........................................

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Personaggi della mitologia: la mamma-unicorno Illustrazione ©Valentina Meldi

Happy family Il periodo delle feste che intercorre da Natale all’Epifania ha come suo principale protagonista la famiglia. Padri e madri, figli e figlie, fratelli e sorelle, nuore e cognati e schiere di nipoti si incontrano, spesso dopo lunghi periodi di separazione. È un ritrovarsi mosso dal piacere (almeno nel migliore dei casi) di rinsaldare i rapporti più profondi e misteriosi che ci legano ai nostri consanguinei e a coloro che sono entrati a vario titolo a far parte della nostra cerchia familiare. C’è indubbiamente qualcosa di avvolgente, di rassicurante che riscopriamo ogni qualvolta ci sediamo insieme ai nostri cari attorno al tavolo, a prescindere dalle diffidenze, dai differenti stili di vita e dai conflitti a volte duri, a volte purtroppo irrisolvibili, che nel corso del tempo viviamo, gli uni nei confronti degli altri.

Quello della famiglia, argomento in questo numero affrontato da diverse angolazioni – dall’articolo di Nicoletta Barazzoni, centrato sul tema della libertà e della scelta personale, al pezzo di apertura di Marco Jeitziner, che con il consueto piglio ironico traccia un ritratto della mamma contemporanea, alla famiglia “ideale”, esemplificata da Nicola deMarchi a partire da quello che è stato uno dei telefilm cult degli anni sessanta, Happy days –, resta sempre un ambito affascinante e misterioso che ha ispirato la letteratura di ogni epoca e in tempi più recenti il cinema.

Potremmo citare Tolstoj, Mann, Verga e proseguire elencando centinaia di nomi fino alla contemporaneità in cui scrittori come Philip Roth (si pensi a Pastorale americana, considerato da molti come il suo capolavoro) o registi come l’iraniano

Asghar Farhadi (Una separazione, 2011) hanno saputo tracciare analisi finissime e profonde delle dinamiche familiari.

L’attrattività che la famiglia esercita sulla narrativa – indipendentemente che essa imbocchi la via della letteratura o quella del cinema – scaturisce in primo luogo dalle forze contrarie e ambivalenti, dalle tensioni e dalle pulsioni, dagli affetti e anche dalle profonde insofferenze che al suo interno si agitano come particelle in frenetico movimento all’interno di un gigantesco acceleratore nucleare. In esso si muovono potenti forze sincroniche (l’illusione di un “tempo” familiare quasi eterno, che solo con il passare degli anni e la scomparsa del nucleo originario in cui si è cresciuti si rivela finito e temporaneo) e diacroniche (lo scontro generazionale, la metabolizzazione dei cambiamenti che le nuove generazioni impongono incessantemente a quelle che le hanno precedute): sono queste a rendere la famiglia il contesto in cui sperimentiamo la vita in tutti i suoi aspetti.

Certo, nei cliché pubblicitari essa appare sempre felice, raccolta in idillico convivio.

Ma questi sono soltanto stereotipi, rappresentazioni illusorie avulse dagli aspetti più profondi e problematici della famiglia: il conflitto tra genitori e figli, il ruolo delle donne, il trattamento riservato agli anziani, le lontananze e le divisioni indotte dalla nuova economia globale che milioni e milioni di uomini, donne e bambini vivono drammaticamente ogni giorno.

E siamo certi che, a riguardo, cinema e letteratura avranno in futuro innumerevoli spunti su cui riflettere e a cui ispirarsi.

Buona lettura, Fabio Martini



Una madre da mito?

Società. Le qualità femminili? Una leggenda. Essere una buona madre? Una pressione sociale. Sempre più mamme parlano dei loro (discutibili) comportamenti nei confronti dei propri figli di Marco Jeitziner; illustrazione ©Maria Buonocore

I

l numero delle mamme del terzo millennio che si raccontano e soprattutto raccontano il loro vissuto in moltissimi e, a volte, seguitissimi diari e blog personali in internet è cresciuto in questi ultimi anni. Molte sono italiane, ma ci sono anche parecchie ticinesi, appassionate lettrici o dispensatrici di consigli alle (neo)mamme su come fare (o non fare) la mamma. Sappiamo tutti che il manuale della perfetta mamma non esiste, eppure... Eppure ognuna svela il suo “libretto delle istruzioni”, ognuna spiega come “superare l’esame”, ecc. Ora, non dico che essere genitrice sia semplice, ma mi chiedo: si può essere madri e basta? Senza sensi di colpa e regole da seguire?

Ognuna diversa da un’altra, coi propri pregi ma anche coi propri indispensabili difetti?

Agorà 4

Qualità femminili: un mito?

C’è chi sostiene che la donna abbia più difficoltà nel riconoscere i propri errori o difetti, specie quando è madre. La colpa è delle “straordinarie doti femminili”, un mito, secondo la collega Rita Querzè, che manda in frantumi in un suo breve scritto1. Vogliamo parlare del multitasking, ovvero la presunta capacità delle donne di saper fare più cose alla volta? Bene, l’inglese, dice Querzè, nasconde sempre qualche fregatura. Lo si vede al lavoro, in ufficio, dice, dove “alla fine diventi quella che deve seguire cinque progetti alla volta”, perché i maschi usano questa dote come pretesto.

Questo mito per la Querzè è da ricondurre alla scuola: le ragazze non ottengono risultati migliori perché sono più brave o intelligenti, ma perché “passano tutto il loro tempo ad affinare la capacità di aderire alle richieste dei professori” (spesso maschi), col rischio di “diventare un bravo soldatino”, di “passare la vita nel ruolo della sgobbona del primo banco”.

Soldatine e sgobbone le donne del presente e del futuro?

Mah. E poi, affidabilissime organizzatrici? Macché, solo “quando serve un volontario per comprare il regalo al collega che è appena diventato papà”. Abilissime solutrici di problemi?

No, “altro non è che la consapevolezza che certe cose devono essere fatte e nei tempi giusti. Capirai che novità!”. Presunte abilità che per la Querzè diventano in realtà più una “calamita per le grane” che altro.

Le dieci rivelazioni Si dà per scontato che le mamme siano sempre brave mamme. Niente di più sbagliato. Possono anche essere, mi si consenta il gergo giovanile, “bastarde dentro”, cioè

scaltre, egoiste, svogliate, persino un po’ carogne e malefiche verso i figli (e mariti, a volte). Per saperlo ho messo alla prova dei fatti le dieci “rivelazioni preferite” descritte da Claudio Rossi Marcelli nella sua rubrica “Dear Daddy” (caro papà)2. Una madre inquieta si chiede se dovrebbe impegnarsi di più o cambiare amiche, perché quando parla con loro si sente “la madre peggiore di tutte”. Rossi Marcelli la conforta, elencando ben dieci nefandezze di mamma che ho voluto verificare nei blog a cui accennavo all’inizio.

Ecco la prima: “per una settimana ho detto ai bambini che l’autoradio era rotta perché non ne potevo più di ascoltare le loro stupide canzoncine”. Non ho trovato la conferma esatta, ma nel blog aprovadimamma, Marica si lamenta del fatto che a sua figlia piace tanto un solo brano dei Ricchi e Poveri (lungi da me esprimere giudizi sul loro repertorio) e quindi deve ogni volta sorbirsi “una dose da star male”. Un’altra madre: “ti capisco, noi si viaggia (...) ripetendo sempre lo stesso CD di fiabe sonore”. Queste madri molto pazienti e oneste forse sono un po’ vittime delle richieste dei bimbi, no? Mi limito a ricordare loro che esistono le cuffie per ascoltare la musica preferita.

Il taglio delle unghie Seconda cattiveria: “sono segretamente contenta quando i figli degli altri fanno scenate in pubblico”. Anche qui nessun preciso riscontro di questo misero compiacimento, ma possiamo credere che sia vero. Di sicuro rivelerebbe un problema educativo di base e una mancanza di autorevolezza. Terzo colpo basso: “quando taglio le unghie ai bambini raccolgo solo quelle in vista, le altre le lascio alla donna delle pulizie, anche se verrà dopo due settimane”. Premetto che non tutti si possono permettere la colf e che la pulizia (o l’ordine) di casa non è più una prerogativa femminile. Tuttavia nel blog mammasfigata esultano proprio queste madri, quelle che se ne fregano un po’, quelle che confessano: “non sono riuscita a tagliare perfettamente l’unghia della mano destra” e non casca il mondo, salvo quando “con una zampata è riuscito a procurarsi una micro ferita sulla guancia” e certe mamme temono chissà quale malattia infettiva.

Guardare il cellulare Quarta scorrettezza: “a volte fisso il cellulare per dieci minuti senza mai alzare lo sguardo su mia figlia”. Vedo parecchie giovani madri spingere la carrozzella con lo sguardo immerso nel cellulare, anziché negli occhi del pargoletto o sul

marciapiede. Non dubito che possano compiere entrambe le azioni, ci mancherebbe, ma molto dipende dall’età dei bambini, da cosa stanno facendo e dall’apprensione di ciascuna madre. Nel blog cosedimamme l’autrice Silvia si rivolge proprio alle madri telefonino-dipendenti: “Cara mamma con l’iPhone, ti vedo al parco con i tuoi bambini, il telefono in mano. I tuoi cuccioli sono in giro a giocare gridando «mamma, guardami!». Ma tu non stai guardando, perché sei sul tuo cellulare, a controllare Facebook, e-mail o Pinterest”.

Altre madri confermano questa abitudine ma senza colpevolizzarsi troppo (finché non capita qualcosa di spiacevole).

Buttare i giocattoli Quinta rivelazione: “se non so dove va rimesso un giocattolo, lo butto nella spazzatura”. Nel blog mammadilettante leggo che “la generazione delle mie figlie è invece letteralmente sommersa di giocattoli”, allora “quelli che costituiscono in qualche modo un doppione di cose già possedute prendono immediatamente il largo”. Diverse mamme confermano questo killeraggio di plasticaccia all’insaputa dei pargoli. Enzy dice che “ogni tanto butto via qualcosina”, Barbara pensa spesso “adesso bastaaaaaaa! O metti in ordine o butto via tuttoooooooo!!”.

Rinunciare ai regali (inutili) o dire ai parenti di non farne, sembra molto complicato, anche se ci sono mamme che praticano il prestito dei giocattoli. Tra questi “giocattoli” ci sono a volte cani e gatti, ed ecco il sesto colpo basso: “per mesi ho promesso un cane a mia figlia, ma all’ultimo momento ho cambiato idea”.

Nel blog mammeacrobate trovo alcune considerazioni intelligenti: “se dopo aver riflettuto, pensiamo di non poter offrire al cucciolo la giusta accoglienza e le giuste cure, rispondiamo chiaramente ai nostri bambini che non è possibile prenderne uno”; e che “se vogliamo comunque avvicinare i bambini agli animali?”, beh, semplice, “portiamoli in fattorie didattiche o in agriturismi”.

Fregare la pappa Settima confessione: “mangio la metà della pappa di mio figlio mentre lui mastica lentamente i bocconi”. Una madre è davvero capace di sottrarre il cibo al figlio? Mah. Ho trovato più disperazioni, lamenti e consigli di mamme per il pupo che, al contrario, non vuole mangiare, rispetto a quelle che rubano il suo cibo. Ottava bassezza: “una volta ho messo a mia figlia un vestito estivo in pieno autunno perché, con quello che l’avevo pagato, non volevo che finisse nelle cose smesse”.

Si sfiora il sadismo, altro che amore materno! Non metto in dubbio che vi siano madri che agiscono così, ma mi conforta il blog vivalamamma: parecchie madri affermano di riciclare l’abbigliamento da parenti, conoscenti o punti vendita appositi e che, semmai, dice una, “compro a gennaio quello che metterà l’inverno prossimo”.

Non toccare le caramelle Nona carognata: “butto via tutti i disegni che arrivano a casa dall’asilo”. Ci credereste? Nel blog forumalfemminile l’amletica rubrica “buttare o non buttare?” ci conferma questo (...)

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Agorà 6

malandazzo, aiutato dalla nuova tendenza dello space clearing (liberare lo spazio). Una madre confessa: “la maggior parte dei loro disegni la butto anche io, però ogni tanto ne fanno qualcuno carino”. Un’altra è scandalizzata: “tieni i disegni?

Io appena se ne dimenticano butto anche i lavoretti fatti per le varie feste della mamma e del papà. Sono imperdonabile?”.

Decima e ultima bassezza: “ad Halloween ho rubato ai miei figli le caramelle più buone e le ho mangiate di nascosto in bagno”. Impossibile confermarlo, ma uno spassoso video statunitense (“I told my kid I ate all their Halloween candy again”), in cui padri o madri sono invitati a confessare ai

figli il finto misfatto, dimostra quantomeno che la mascalzonata è reale: i bambini ci rimangono malissimo! Ora, che tutto ciò sia il preludio di una nuova consapevolezza, come sbotta l’autrice del blog mammasfigata: “e basta! (...)

Combattiamo la lega delle mamme perfette, di qualsiasi tipo!”?

note 1 “La trappola delle qualità femminili”, Sette - Corriere della Sera, 25.4.2014.

2 “Le mamme peggiori del mondo”, Internazionale n. 1053, 30 maggio 2014.

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Promettiamo a Jay di applicare entro il 2020 gli elevati standard svizzeri relativi al benessere degli animali anche ai nostri prodotti dall’estero.

La Migros s’impegna sin da oggi a favore di un approccio verso gli animali attento al loro benessere e garantisce, in collaborazione con i suoi partner, tra cui la Protezione svizzera degli animali PSA, il rispetto entro il 2020 delle severe direttive svizzere anche all’estero. Con questa e altre numerose promesse concrete ci impegniamo per la generazione di domani.

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Mano pesante

Cosa leggiamo quando iniziamo un romanzo contemporaneo? Il testo scritto dall’autore o un prodotto editato ad arte per realizzare profitti e fare tendenza? di Fabio Martini

Arti 8

Che il mercato editoriale della narrativa a livello globale nelle mani di Gordon Lish, editor molto conosciuto, verso sia profondamente mutato nel corso degli ultimi decenni cui egli nutriva stima e un sincero sentimento di amicizia. è un dato incontrovertibile. Basti pensare ai nuovi for- Intravvedendo nella scrittura di Carver tutti gli elementi mati digitali e a un contesto che ha portato gli editori per creare una nuova tendenza letteraria, a cui sarà dato il a operare in un regime di concorrenza complesso e in nome di minimalismo, Lish intervenne pesantemente sui una prospettiva economica sempre più sfavorevole, con testi carveriani, eliminandone oltre il 50% in due distinte un’evidente ricaduta negativa sulla qualità generale dei fasi di lavorazione (il manoscritto è consultabile presso la testi offerti al pubblico. Questo fenomeno ha portato, Lilly Library dell’università dell’Indiana). La lettura del testo revisionato provocò uno shock spesso confusamente e secondo in Carver, da poco uscito da una strategie orchestrate da direttori pesante dipendenza dall’alcol e editoriali sempre più assimilaintento a riacquistare fiducia nei bili al ruolo di manager che a sui mezzi artistici. A poco valsero quello di promotori culturali, le sue proteste anche perché Lish alla confezione di “prodotti” e aveva siglato con l’editore un tendenze elaborate a tavolino da contratto che lo autorizzava a editor servizievoli e assecondate operare liberamente sui testi a lui da critici letterari non di rado affidati. In una drammatica lettedisonesti e artatamente litigiosi. ra di Carver a Lish, datata 8 luglio Un quadro poco confortante del 1980, emerge da un lato la ma nel quale vale forse la pena grande fragilità dello scrittore e entrare se non altro per tentare dall’altro la sua profonda amadi riappropriarci, in qualità di rezza per gli interventi dell’editor: comuni lettori, di qualche stru“Per favore, stammi a sentire. Sono mento per orientarci nella selva stato su tutta la notte a pensare a letteraria, oggi sempre più oscura questo e a nient’altro, perciò dammi e inestricabile.

Raymond Carver (wordpress.com) una mano. Ho esaminato la cosa da tutte le parti, ho confrontato entrambe le versioni del manoscritto Cinismo editoriale Un esempio pregnante di questo mutamento nella politica corretto – fino al punto che quasi mi sono usciti gli occhi dalle culturale delle case editrici può essere ben rappresentato orbite. (…) Gran parte di questa cosa ha a che fare con la mia da quanto accadde a uno dei più significativi scrittori sobrietà e l’aver ritrovato il benessere e la salute mentale. Ti dico statunitensi della seconda metà del novecento: Raymond la verità, qui è in gioco il mio equilibrio mentale”.

Carver (1938–1988). Di origini modeste – la madre faceva la cameriera e il padre l’operaio –, egli sintetizza al meglio Vittoria postuma l’ideale letterario americano dello scrittore che partendo Temendo che la rottura del contratto potesse ricondurre il dal basso, animato da una vocazione insopprimibile per compagno alla disperazione e all’alcolismo, Tess Gallagher la scrittura e da un interesse profondo per la realtà che lo lo convinse ad accettare, suggerendogli però di ripubblicare circonda, giunge al successo di pubblico. Come un novello a una certa distanza di tempo i racconti nella loro forma Martin Eden – ma la letteratura americana è colma di casi originale, operazione che Carver cominciò gradualmente analoghi – Carver, sostenuto dalla prima moglie Myriam e a mettere in atto ma di cui non riuscì a vedere il risultato in seguito dalla poetessa Tess Gallagher, sua compagna spo- finale a causa della sua scomparsa. Uscita nel 2009, prima sata poco prima di morire di cancro, giunse a consolidare la negli Stati Uniti e poco dopo anche in Italia da Einaudi propria identità di autore fino alla definitiva affermazione. con il titolo di Principianti (Beginners), dal titolo di uno dei E proprio su un momento di questo percorso che vogliamo racconti, la raccolta originale, corredata da una serie di note soffermarci. Già noto come poeta e scrittore, nell’aprile 1981 filologiche e da un’appendice a cura di Riccardo Duranti, Carver pubblicò per l’editore Knopf la raccolta di racconti restituisce il senso autentico e la qualità della scrittura di Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Il testo base, che Carver che peraltro rifiutò sempre l’assimilazione al miniraccoglieva racconti in precedenza pubblicati su riviste o malismo letterario. A riguardo, Philip Roth commentò “mai da piccole case editrici, era stato consegnato dallo scrittore opera narrativa ebbe meno bisogno di revisioni”.

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Promettiamo a Manon di investire entro il 2020 un miliardo di franchi in tempo libero, istruzione e cultura.

Con il nostro Percento culturale della Migros e le attività di sponsorizzazione ricompensiamo con un importante contributo la società svizzera, nel pieno spirito del nostro fondatore Gottlieb Duttweiler. Con questa e altre numerose promesse concrete ci impegniamo per la generazione di domani.

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La famiglia ferita Ambito in cui si dovrebbero elaborare le esperienze e le frustrazioni, la famiglia talvolta si rivela l’androne privilegiato in cui regnano delusione, sofferenza e dolore e in cui si consumano le più temibili tragedie di Nicoletta Barazzoni

Quando creiamo una nuova famiglia e ce ne distacchiamo,

Società 10

e governati da comportamenti caratteriali magari ereditati per decorso naturale, portiamo dentro il nostro neocostituito dallo zio ribelle, dal padre violento o dalla madre immatura. nucleo le abitudini del contesto in cui siamo nati e cresciuti In una mescolanza di attitudini, predisposizioni e di indoli si perché il legame con il nucleo familiare d’origine è sottile e forma la personalità. Se è dunque vero che la storia affettiva potente. Chi non ha mai avuto difficoltà con i componenti degli uomini è interamente riconducibile al proprio vissuto della propria famiglia e quanti sono quelli che devono sop- familiare, è altrettanto vero che l’aggressività o l’amore deportare l’ingerenza del fratello o della sorella, del suocero gli uomini sono iscritti, per dirla con Konrad Lorenz, nelle costellazioni endocrine o della suocera, della cugina ine nei metabolismi celluvadente, che accampano diritti lari. Ma noi fortunatae non sanno riconoscere quando mente (o per disgrazia) è il momento di tacere? Chi non non siamo i nostri geha nella sua famiglia un parente nitori, come non siamo disadattato, escluso o rifiutato, i loro insegnamenti, le una situazione ingestibile con paure di nostra madre relazioni conflittuali? Chi non o l’ignoranza di nostro ha sperimentato il detto “amor padre. Noi siamo esseri di fratelli amor di coltelli”? Come unici e irripetibili perciò Caino che non voleva essere il compiamo i nostri passi custode di Abele, le pugnalate, nel mondo a seconda in senso metaforico, le sferzano del compito (misterioso) i componenti dell’albero geneache ci è stato assegnato. logico quando, per esempio, in Immagine tratta da wordpress.com O ripercorrendo la strada ballo c’è un’eredità, pugnalate che giungono inaspettate da quei parenti che non a caso tracciata dai nostri genitori oppure procedendo ostinati in vengono chiamati serpenti. Chi non ha subito torti nella direzione contraria perché l’unica via percorribile è la scelta. sua crescita evolutiva, dai genitori stessi che (in teoria) dovrebbero essere dei fari eterni durante il viaggio dei figli Un paradosso risolutivo chiamati a compiere il loro destino? Ah, le dinamiche fa- Rompendo il contratto e lasciando i nostri condizionamenti miliari, crocevia di ingiustizie, portatrici delle nostre tare, per avviarci verso la separazione potremmo uscire dalla del nostro bagaglio genetico e di tutta una serie di compor- scatola e oltrepassare gli stadi dello sviluppo descritti da tamenti individuali, difficilmente spiegabili razionalmente Friedrich Nietzsche, sperimentando il cammello, il leone e il bambino. Ci sono affetti duraturi nella famiglia, ci sono persino dalla psicologia moderna. ricordi indelebili e momenti di un’intensità amorevole infinita. Ma ci sono anche ombre, segreti e violenze fisiche Il valore della scelta Ma la famiglia è sacra, tanto da essere celebrata nel sinodo e psicologiche perché tra le mura domestiche e nell’intiepiscopale. Ma se questa sacrosanta famiglia la chiamiamo mità il male cresce nel tradimento, annientando lo spirito in causa è anche perché si confronta con una serie di diffi- e la mente di bambini ma anche di adulti, i quali a fatica coltà che solo l’amore vero potrà correggere. Ma non l’amore riusciranno a rompere con quel patto di fede perpetuato confuso con il possesso e il potere, quello che trasforma i da alcuni genitori, i quali istaurano con i loro figli un rapfigli nel bastone della vecchiaia dei genitori, o peggio ancora porto morboso e malato, basato sulla dipendenza affettiva. come garanzia del futuro e dell’approvazione di mamma e La paura che i figli non rispettino l’atto di fede iscritto nei papà. Parliamo dell’amore che li aiuta a emanciparsi, per bisogni egoistici dei genitori trova conferma nell’ideale della evolvere e diventare cittadini e individui pensanti, autonomi famiglia del Mulino Bianco. Per questa ragione – sosteneva e responsabili. Onora il padre e la madre, e onora anche il un nostro conoscente – bisognerebbe sposare un’orfana (o loro bastone come canta De André? Ed ecco farsi strada la un orfano), poiché egli aveva sposato, insieme all’amata, confusione nei rapporti tra genitori e figli in quell’eterno anche la suocera che si era installata in casa e dettava legge scontro/incontro tra individui dotati di un’identità propria, poiché non voleva condividere l’affetto filiale con nessuno.

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Promettiamo a Giosua di aumentare del 30% entro la fine del 2016 il nostro assortimento per allergici.

Alla Migros sono sempre più numerosi i prodotti su cui è chiaramente indicata l’assenza di lattosio, glutine e di altri allergeni. Con questa e altre numerose promesse concrete ci impegniamo per la generazione di domani.

I nostri prodotti per chi soffre di allergie e intolleranze sono in vendita in filiali Migros selezionate e presso LeShop.ch

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S

Vitae 12

ono nata in provincia di Padova, poi all’età di quattro anni sono venuta in Svizzera, perché mio padre aveva trovato lavoro a Zurigo. Da Biasca ci siamo trasferiti a Mendrisio e dopo una serie di spostamenti ora vivo a Brusino Arsizio. Da piccola mi piaceva andare a scuola e mi piacevano le mie maestre, tanto che sognavo di insegnare. Amavo anche la pittura, che però non ho coltivato, e la musica: per tanti anni ho suonato il pianoforte. Quando frequentavo il liceo linguistico pensavo che un giorno sarei diventata una psicologa o una biologa, ma anche un’arredatrice d’interni, professioni molto diverse tra loro che però rispecchiavano i miei interessi, che spaziavano dall’arte allo studio della natura e dell’animo umano. Dopo il diploma in operatrice turistica ho frequentato le magistrali e una volta terminate ho trovato lavoro come docente in un istituto per ragazzi diversamente abili. Mi sarei potuta fermare lì e invece ho continuato a studiare e a formarmi, perché la mia voglia di conoscere e sapere era, ed è, inesauribile. Così ho preso la specializzazione come docente di scuole speciali e mi sono anche diplomata come insegnante di educazione alimentare, perché mi affascina tutto ciò che ha a che fare con l’alimentazione. In seguito, mi sono diplomata come consulente didattica informatica per ragazzi e adulti con problemi di comunicazione. La formazione è un aspetto importante per me, è un modo per dimostrare agli altri e a me stessa di potercela fare, oltre al fatto che appaga il mio bisogno di mettermi continuamente in gioco. Se ho un interesse, voglio approfondirlo, mi metto a studiare, seguo corsi. Tutte le mie formazioni rappresentano la ricerca di me stessa e del benessere, rappresentano un modo per migliorare la mia vita materiale e spirituale. Sono anche fonte di realizzazione e desiderio di completamento, perché mi sembra sempre che mi manchi una parte, voglio saperne di più su tutto. Sono contenta di quello che ho fatto e continuerò su questa strada. Spesso dico a me stessa: “La prossima formazione sarà l’ultima”, ma l’ultima non arriva mai e quando guardo tutti i miei diplomi appesi alla parete sono davvero soddisfatta, provo

un senso di appagamento e sicurezza. Una delle mie passioni più recenti è l’ipnosi, una terapia che indaga il profondo, il cosiddetto subconscio: quella parte della nostra mente dove si muovono emozioni e sentimenti, e che raccoglie tutto di noi.

L’ipnosi mi permette di entrare in contatto con questa parte così delicata, giungendo a capire le cause dei problemi della gente. Penso di essere una persona capace di ascoltare gli altri e anche di aiutarli, cosa che riesco a fare con l’ipnosi, ma anche con il mio lavoro a scuola, dove mi occupo di ragazzi diversamente abili che vanno dai 15 ai 18 anni. In particolare, cerco di stimolarli a diventare più indipendenti, dando loro la possibilità di fare stage in laboratori o in luoghi di lavoro, per poter poi accedere a una formazione. Oltre all’insegnamento e all’ipnosi, mi dedico anche all’ayurveda: ho già una formazione come massaggiatrice ayurvedica di base e vorrei continuare in questa direzione. Nonostante le tante cose da fare, cerco di non trascurare il privato. Per fortuna il mio compagno condivide con me l’amore per i viaggi, ci piace conoscere altre culture, altri ritmi, altri paesi. A volte viaggio anche in compagnia di altre persone, quest’estate, per esempio, sono stata in India con un gruppo. Lì mi sono fatta leggere la mano da un uomo molto carismatico che mi ha confermato che sono una persona con tantissimi interessi, che continuerà a studiare e formarsi. Poi mi ha detto che sono sensibile e mi occupo degli altri, che sono una persona sensitiva, che vede “oltre”. Vedere oltre per me significa riuscire a guardare al di là di quelle che sono le apparenze. Non di rado questa capacità mi serve per aiutare gli altri e nel mio lavoro con i ragazzi. Sinceramente, oggi ancora non so che cosa farò da “grande”, se proseguirò con l’insegnamento o se mi concentrerò di più sull’ayurveda, o se invece si apriranno nuove porte: lascio semplicemente che le cose accadano, cercando di vivere al meglio e positivamente ogni situazione.

MICheLA GUGLIeLMO Tanti interessi, tanta voglia di conoscere, scoprire e sapere.

Per lei studiare, fare formazione è un modo per ricercare se stessi e il proprio benessere

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Flavia Leuenberger

Viaggio nel cuore di un luogo sorprendente

la Casa della sCrittura testo e fotografie ŠPhilippe Mougin

N

ei pressi del piccolo villaggio di Montricher, sopra Morges, situata ai piedi del Massiccio del Giura tra foreste e vaste aree agricole, si trova la Casa della Scrittura con il suo gigantesco tetto dalle strane forme sostenuto da centinaia di colonne, che ricorda il baldacchino formato dalle chiome delle foreste tropicali. Bisogna ammettere che una simile costruzione non può che suscitare interesse e curiosità in chi la visita. Il progetto, ideato e realizzato nel 2013 dall’architetto Vincent Mangeat di Nyon, ha richiesto per la sua edificazione un’impalcatura del peso di 650 tonnellate. La struttura, concepita come centro di residenza per scrittori, ospita anche una biblioteca, un auditorium e un centro espositivo.

Per quanto sorprendente possa apparire, l’idea era quella di concepire un sistema in grado di crescere e trasformarsi senza deformarsi, un’apertura sul mondo in cui poter entrare senza nemmeno rendersene conto, come in una città…

La filantropa Vera Michalski, nonché presidente della Fondazione Jan Michalski per la scrittura e la letteratura, desiderava offrire agli scrittori un ambiente in cui fosse possibile sia trascorrere del tempo in solitudine sia partecipare a incontri, stimolando la loro immaginazione davanti a un panorama magnifico che si estende dalle Alpi al lago Lemano. A partire da questa idea iniziale, sono stati costruiti degli alloggi singoli, che ricordano le capanne sospese sul tetto delle foreste, pensati per ospitare gli autori selezionati dalla Fondazione in modo che possano lavorare per qualche mese in un luogo ideale e in grado di favorire l’ispirazione e la concentrazione. Gli scrittori potranno alloggiare presso la Casa della Scrittura a partire dal 2016 e i soggiorni dureranno da un mese a un anno.

L’immensa biblioteca, aperta al pubblico, si sviluppa su cinque piani e accoglie qualcosa come 85mila testi dedicati alla letteratura, alla pittura, alla fotografia ecc. grazie alla raccolta multilingue creata secondo il pensiero di Jan Michalski che, dopo la sua prematura scomparsa, viene portato avanti dalla moglie Vera Michalski che gestisce la Fondazione nata nel 2004. (...)

La biblioteca offre anche contenuti digitali multimediali, che si integrano con le raccolte e rafforzano i legami tra la politica culturale della Casa della Scrittura e la politica documentaria. Ogni anno, la Fondazione assegna il Premio per la letteratura Jan Michalski come riconoscimento a un’opera letteraria internazionale.

L’originalità del premio risiede proprio nella sua natura multiculturale: da qui la scelta del vincitore del 2013, l’autore iraniano Mahmoud Dowlatabadi per il suo romanzo intitolato Il Colonnello.

Il 2014 è stato un anno molto denso di eventi. Tra questi, vale la pena ricordare la mostra retrospettiva del fotografo Horst Tappe centrata su una serie di ritratti di scrittori. Nei primi mesi del 2015 verranno poi esposti i dipinti di Henri Michaux, tanto celebre per le sue pitture quanto per i suoi scritti, a dimostrazione della varietà di opere ospitate da questa istituzione. Quello della Casa della Scrittura rappresenta dunque un progetto ambizioso che, siamo certi, saprà mettere in luce il tessuto letterario svizzero e le sue relazioni con il contesto internazionale.

note Jan Michalski è nato in Polonia nel 1953. Ha studiato sociologia e filosofia a Lublino e scienze politiche a Bruges, a Londra e presso l’Istituto universitario di alti studi internazionali di Ginevra. Appassionato di storia politica e di letteratura, fonda con sua moglie Vera Michalski Hoffmann la casa editrice Noir sur Blanc con la quale pubblicano romanzi e racconti relativi all’Europa dell’Est. Convinti che l’integrazione tra l’Europa orientale e occidentale passi attraverso la cultura, i due coniugi hanno creato un corposo catalogo di autori slavi classico-contemporanei in lingua francese.

Jan Michalski è scomparso prematuramente nel 2002. La sua attività viene portata avanti dalla moglie attraverso la Fondazione.

Philippe Mougin Nato a Parigi nel 1969, vive e lavora a Losanna. Fotografo professionista freelance da diversi anni, si è specializzato nella fotografia in bianco e nero che interpreta alla luce di una visione intimista e di una raffinata ricerca grafica. Nel 2006 ha inaugurato un nuovo progetto fotografico, “L’âme de fond”, utilizzando tecniche di lunga esposizione e lavorando con il formato 6x6 cm, a cui sono seguite le serie “Melody”, “Only a dream in Rio” e “Aventicum”. Molti dei suoi lavori sondano il modo in cui le esperienze che ogni essere umano sperimenta influenzano la percezione di ciò che gli sta attorno, e a sua volta stimola l’immaginazione degli spettatori. I suoi lavori sono presenti in numerose gallerie e collezioni private. philippemougin.com

Londra è una città bellissima a cui piace farmi sentire piccolo. Spesso, per ritrovarmi, mi rifugio in uno dei suoi bellissimi parchi a guardare gli scoiattoli giocare vicino ai bellissimi laghetti, tra le bellissime piante e i bellissimi fiori.

Gli scoiattoli grigi sono stati importati dal Nord America e hanno combattuto per molto tempo una terribile guerra contro quelli rossi nativi.

Non so perché, ma mi ricorda qualcosa...

Gli scoiattoli grigi sono probabilmente gli esseri viventi più felici di tutta Londra e, per questo, alcuni inglesi non li amano.

I grigi vinsero e i rossi si trasferirono in Scozia dove adesso vivono felici e in tranquillità, e sono tra quelli che avrebbero voluto l’indipendenza.

Alla mattina se la sciallano sui rami guardando la gente che si accalca, corre, ed è in ritardo.

Molti pendolari londinesi giurano di sentire fastidiosissimi sfottò provenire dagli alberi, come degli squittii di piacere.

Inoltre, chi prova a leggere il The Guardian sulle panchine è costantemente disturbato dai grigi che spiano dall’alto le immagini del giornale.

Tutti sono soliti ricordare di come i rossi fossero più riservati.

Per il tea break, i turisti giapponesi si tolgono il cibo di bocca per nutrire le graziose bestioline.

Il diffuso benessere degli scoiattoli dei parchi di Londra ha provocato bulimia e sovrappeso in certi esemplari che, quando cercano di lanciarsi, finiscono per piombare sulle teste dei passanti come bombe.

Ma la cosa che più fa innervosire i londinesi, e su cui non sono disposti a passare sopra, è il fatto che gli scoiattoli possano fare l’amore liberamente nei loro parchi.

Loro, invece, sono costretti a prendere due bus, un metro e camminare per altri tredici minuti per arrivare a casa, salire le scale e consumare a tarda notte, frettolosamente e male, il loro desiderio in un appartamentino di Ealing Broadway, senza i bellissimi laghetti, le bellissime piante e i bellissimi fiori.

Da qui, la comune espressione “fucking-hell”.

SCHIAVI

del RUOLO Tendenze p. 44 – 45 | di Nicola deMarchi

Le vie della E quelle della da meno. riflessioni) degli interpreti del passato, non del diabolico

fama sono tante. fame non sono Una serie (di sul destino dei telefilm di rado vit time “typecasting”…

I

nsegna il cinema che tra personaggio e interprete, nascono talvolta legami indissolubili.

Come quello esclusivo che legava l’attore Bela Lugosi al personaggio di Dracula. O il ruolo di Toni Manero che ha, per svariati anni, oscurato la stella di John Travolta. O ancora la fusione nata negli anni novanta tra il Kevin di Mamma ho perso l’aereo e il volto del giovanissimo Culkin Macaulay. Una confusione o immedesimazione tra vita d’attore e finzione del personaggio (typecasting in inglese), tanto più acuta quando essa si protrae nel tempo e si condisce con le aspettative del pubblico.

Tut ta colpa della TV...

Nelle serie televisive, per esempio, il typecasting è sovente all’origine di scompensi psicologici. Ecco così schiere di brillanti attori e caratteristi che, conquistato un lembo di sospirata celebrità nel piccolo schermo, si rivedono poi malconci nei rotocalchi scandalistici alla fine della produzione di una saga. Un po’ perché prigionieri, nell’immaginario collettivo, di quello specifico personaggio; un po’ perché – seguendo l’adagio pasoliniano che vuole che il successo sia l’altra faccia della persecuzione – braccati dal falso anonimato che li accompagna: quello dei “celebri falliti” (o washed up celebrities, sempre in inglese). Una sindrome già individuata dal “Dottor” John Belushi in “The Last Voyage of the Spaceship Enterprise”: spassoso sketch in cui il comico interpretava Kirk, il capitano di un equipaggio di Star Trek esterrefatto di fronte ai produttori della famosa serie fantascientifica, intenti a smontare per sempre sotto i loro occhi, il set scenografico del telefilm. Allusione diretta al typecasting, ma anche alla reale campagna epistolare dei fan di Star Trek che nel 1967, con un milione di lettere spedite al canale NBC , convinsero i produttori a non interromperne la produzione. Prova che la sindrome di attaccamento eccessivo alla finzione, colpisce anche i telespettatori.

Le buone eccezioni: ve lo ricordate Fonzie?

Ma nel variegato mondo della TV vi sono eccezioni. Anche se non per forza meno traumatiche. Henry Franklin Winkler nasce a New York il 30 ottobre del 1945 da immigrati tedeschi di origine ebraica. Il bambino, che ha problemi di dislessia, studia, si laurea e, nel 1970, ottiene un master. Nessuno può però a questo punto sospettare che in tale umile sgobbone si nasconda la stoffa del bullo. E ancora meno che il piccolo (166 cm) e dislessico Henry possa recitare. Eppure quattro anni e un po’ di gavetta dopo – e ciò per i successivi dieci anni di produzione, e poi anche un po’ per l’eternità –

Henry Winkler diventa (ed è) per milioni di telespettatori e fan della serie retrò “Happy Days”, Arturo Fonzarelli detto Fonzie, ovvero l’archetipo stesso del figo in jeans, giubbotto e ciuffo a banana, che ottiene le ragazze a uno schioccare di dita e che si paga gli slow con un pugno sul juke-box.

Fonzie è un eroe a modo suo, al quale noi tutti, che correvamo da scuola a casa per vedere la serie trasmessa alla televisione, ci siamo un po’ ispirati.

Immaginando però, allora, tutto un passato da meccanico, latin lover (vedi il nome italianeggiante) e vita di strada, lontana anni luce dallo stimabile curriculum dell’attore. Ma la delusione, a essere precisi, comincia proprio qui.

Infatti, è soprattutto fin dalla fine della serie nel 1984 che Winkler si rivelerà – alla faccia del “lustro” del personaggio al quale nessun fan avrebbe rinunciato, e alla sindrome da typecasting di cui sopra – non solo marito e padre attento e fedele, puntuale professionista (ruoli in Scream, Water Boy, produttore dei serial Mac Gyver, So

weird ecc.), ma anche, pensa un po’ te, brillante scrittore per bambini con la serie di avventure del piccolo dislessico Hank Zipzer (scritte con la giornalista Lin Oliver). Un successo che gli varrà l’onorificenza dell’Ordine dell’Impero Britannico. Prova, se ce n’è bisogno, che Sir Winkler e Fonzie il teddy boy, hanno imboccato strade ben diverse.

Contromano

Destino simile (anche se di segno diametralmente opposto), a quello di Ricky Cunningham-Ron Howard: il docile amico di Happy Days (al quale noi fan fin troppo “buoni” di Fonzie, si finiva per essere assimilati). Impacciato al limite dell’imbranato nei panni del bravo Richie, Ron Howard si rivelerà infatti, finita la serie, molto meno timido, in quelli di regista, con alcuni originali successi cinematografici (Splash, Cocoon, Apollo 13, Beautiful Mind, Frost-Nixon, Cinderella Man, di cui Winkler, già padrino del primogenito di Ron Howard, sarà anche in parte produttore). Segno che tra personaggio e interprete (o tra arte e vita se si preferisce), non solo ne corre parecchia di strada, ma che questa si compie anche in contromano, se si vuole.

Un aspetto che era certamente molto meno chiaro a Erin Moran: la Joanie Cunningham, sorella minore di Ricky, cresciuta con le attenzioni di tutti nella finzione di Happy days, ma che, finita la serie e usate le sue ultime cartucce di “famosa” con qualche rara comparsata TV (vedi il notissimo telefilm Love Boat), si dibatte da allora nel purgatorio delle celebrità appassite.

Capita così che mentre Fonzie-Winkler e Ricky-Howard brindano e si congratulano davanti alle statue erette in loro onore nel 2008 a Milwaukee (località in cui si svolge il telefilm), lei si trascini, circondata da abili paparazzi, in un mobile-home, oberata da debiti, dipendenze, insuccessi e dal vero marchio del typecasting. Che fine hanno fatto, verrebbe allora da gridare, gli “happy days”, i giorni felici...? E i consigli della famiglia Cunningham? E quelli del paterno Fonzie che la chiamava affettuosamente “Sottiletta”? Segno ineluttabile che se tutto è possibile nel magico mondo della televisione, nessuno è al riparo dal typecasting.

Tantomeno chi scrive.

La domanda della settimana

Siete favorevoli al massiccio utilizzo dei nuovi radar portatili (adottati anche dalle polizie comunali) per la rilevazione delle infrazioni per eccesso di velocità?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 8 gennaio. I risultati appariranno sul numero 3 di Ticinosette.

Al quesito “Alla luce dei recenti fatti romani, credete che corruzione e malaffare siano presenti anche nel nostro cantone?” avete risposto:

SI

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Astri ariete Incontri e colpi di fulmine con persone più giovani per i nati nella prima e seconda decade. Particolarmente decisi sul lavoro i nati nella terza decade.

toro Passioni travolgenti, anticonformiste.

Permalosi tra il 6 e il 7. I nati nella terza decade devono stare più attenti al controllo delle proprie ambizioni.

gemelli Professionalmente vincenti. Mercurio e Venere favorevoli per la prima decade. Incontri sentimentali. Per i nati in maggio inizia la stagione delle scelte.

cancro Tra il 4 e il 5 evitare di dire qualche parola di troppo. Speculazioni finanziarie per i nati nella prima decade.

Prudenza per i nati nella terza decade.

leone Anche se Saturno è dalla vostra parte non è venuto il momento per imbastire una seria storia sentimentale.

Irascibili e gelosi. Cautela tra il 6 e il 7.

vergine Incontri e nuove amicizie sul lavoro a partire da gennaio in poi. Cambiamenti o traslochi sempre per i nati in settembre. Liberatevi del vecchio!

bilancia Incontri sentimentali, colpi di fulmine e fidanzamenti. Appuntamento con il destino per i nati nella seconda decade. Decisiva la sera del 6 gennaio.

scorpione Possibili contrasti tra il partner e la vostra famiglia d’origine. Non fatevi condizionare. Spese per la casa, non sempre in linea con il vostro budget.

sagittario Creatività e azione. Osate, osate e osate perché potreste essere vincenti. Buone possibilità per l’inizio di una importante storia d’amore.

capricorno Siete al centro della più importante configurazione astrale degli ultimi anni. Ogni vecchio schema sta per essere spazzato via. Cambiamenti.

acquario Momento vivace per la vita affettiva.

I nati nella terza decade devono stare attenti a non esagerare con atteggiamenti troppo egocentrici.

pesci Periodo adatto per l’inizio di una storia sentimentale. Cambiamenti professionali per i nati nella prima decade da poco sotto l’influenza di Saturno.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 3

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 8 gennaio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro lunedì 5 gen. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. Conduce “Elisir” • 2. Cantone svizzero • 3. È ricercato • 4. Parte dello stame • 5. Copricapo papale • 6. Mezza tara • 7. Incapacità, incompetenza • 8. Le Lipari • 9. Aereo privo di motore • 13. Le iniziali di Califano • 15. Meravigliate • 19. Gradini di legno • 21. La belva che ride • 23. Il bello della mitologia • 25.

Entusiasmarsi • 29. Il noto da Todi • 32. Zio spagnolo • 33. Idonee • 35. Pesci prelibati • 36. Pittore francese • 38. Componimento • 39. Rifugio per animali • 41.

Battista nel cuore • 45. Articolo spagnolo.

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Orizzontali 1. Sentiero di montagna • 10. Cittadino di Teheran • 11. Centro urbano • 12. Folletti nordici • 14.

Celestiale (f) • 16. Levate, cavate • 17. Alcoolisti Anonimi • 18. Il Ticino sulle targhe • 19. Portogallo e Thailandia • 20. Uno detto a Zurigo • 22. Corrono parallele • 24. Traguardi • 26. Svestito • 27. Agnese a Madrid • 28. Feticci • 30. Il dio egizio del sole • 31. L’anemone di mare • 33. Marziane • 34. Fragore, scoppio • 36. I confini di Comano • 37. Ripida • 39. Canottiera estiva • 40. Il padre di Ulisse • 42. Gigaro • 43. Consonanti in liuto • 44. Il creatore del commissario Maigret • 46.

Cantori epici • 47. Dotate per il volo.

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La soluzione del Concorso apparso il 19 dicembre è: OMICIDIO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Anneliese Hoz via Municipio 6927 Agra Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Snow’n’Rail Splügen” RailAway FFS offre 1 buono del valore di 100.– CHF per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Snow’n’Rail Splügen” da scontare presso una stazione delle Ferrovie Federali Svizzere presenti sul territorio.

Ulteriori informazioni su ffs.ch/snownrail

Con RailAway FFS sulle piste di Splügen.

Ben 30 km di piste da sogno!

Un incantevole paesaggio invernale ai piedi del maestoso Pizzo Tambo: ve lo offre il comprensorio sciistico di Splügen sul Passo dello Spluga. Con gli sci, lo snowboard, lo slittino o il bob: sui 30 km di piste del Pizzo Tambo vivrete ore di puro divertimento!

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