Ticino7

№ 7 del 13 febbraio 2015 · con Teleradio dal 15 al 21 feb.

OLIVETTI

Idee brillanti, prodotti innovativi, una politica del personale lungimirante.

E una sede che ha fatto storia Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

Concorso. La foto del mese

Pubblichiamo la prima immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori per il 2015. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane...

Acqua di Anita Mitrovic

Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni, sono esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso del 2015 i partecipanti potranno inviare una sola immagine per ogni sezione, anche in tempi diversi.

Abbiamo definito quattro tematiche sulle quali potete sbizzarrirvi: “la memoria”, “il sogno”, “il corpo” e

“l’acqua”. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione per la quale si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico.

Come già indicato, le fotografie – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.

Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata la seconda immagine selezionata e alla fine del 2015 le migliori saranno raccolte in un reportage fotografico.

Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi!

Ticinosette allegato settimanale N° 7 del 13.2.2015

Agorà Economia. Libero franco

DI

Arti Mostre. L’occhio di Wenders

ROBERTO ROVEDA ...................................................

4

STEFANIA BRICCOLA ...............................................

6

GIANCARLO FORNASIER ........................................

7

DI

Letture Antibiotici. La difesa verde

Impressum Tiratura controllata 66’475 copie

Chiusura redazionale Venerdì 6 febbraio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

DI

FRANCESCA RIGOTTI ...............................

8

KERI GONZATO ....................................................

9

Kronos Estremismo. Paradossi del presente Visioni Birdman. Una sporca vita Vitae Markus Erny

DI

DI

DEMIS QUADRI.........................................................................

Reportage La Olivetti di Ivrea

DI

ROBERTO ROVEDA; FOTO DI SIMONE MENGANI ...............

MARISA GORZA ............................................

41

Svaghi ....................................................................................................................

42

Coredattore

Tendenze Moda. Stampati ruggenti

Photo editor Reza Khatir

35 40

Graphic novel La mela di Alan Turing

Giancarlo Fornasier

10

ALBA MINADEO & KIK................................

Redattore responsabile Fabio Martini

DI

DI DI

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

La sede della Olivetti a Ivrea (TO) Fotografia ©Simone Mengani

Ma dove vai ragazzo in bicicletta!

Scorrazzare sulle due ruote (da soli e senza l’aiuto delle storiche “rotelline”) è una grande conquista per tutti i bambini; significava potersi muovere in modo indipendente, provare l’ebbrezza dell’equilibrio, tentare “la fuga” dai genitori e sfidare i compagni che ti inseguono. Uno strumento ludico e al tempo stesso un esercizio importate che permette di sviluppare abilità certamente fisiche ma anche mentali (come la concentrazione e l’orientamento) indispensabili per una corretta e sana crescita.

Ma da qualche tempo gli allarmi su una incapacità dei più piccoli di andare sulle due ruote si stanno moltiplicando, e questo in particolare nei centri urbani. Più che un’incomprensibile e sorprendente nuova “inabilità”, il problema è da ricercare nello sviluppo (“autocentrico”) avvenuto sul nostro territorio. Che cosa sono diventati i paesi e le città è evidente a tutti, nella maggior parte dei casi così poco vicini alla mobilità lenta da portare – e non poteva essere altrimenti – molti genitori a temere per l’incolumità dei figli che si muovo, sia per recarsi a scuola sia per giocare con i coetanei. E così oggi, proprio la bicicletta, è ritenuta un mezzo di trasporto pericoloso, e i ragazzi inevitabilmente accompagnati in auto per tragitti anche molto brevi.

Fondamentale per contrastare l’abbandono dei pedali è naturalmente la creazione di piste ciclabili (lo chiedono in molti...) e un’organizzazione del traffico che garantisca a chi si vuole muovere senza inquinare prima di tutto la sua incolumità, ma anche la possibilità di avere la precedenza rispetto ai mezzi motorizzati su gomma privati.

Lo spazio e il trasporto pubblico anche in questo ambito devono giocare un ruolo centrale (soprattutto in quelle zone dove la planimetria non è favorevole ai ciclisti), garantendo nelle fermate più importanti maggiori zone protette e sorvegliate per lo stazionamento a breve e medio termine della propria due ruote (dissuadendo da furti e danneggiamenti) e agevolando il carico sui mezzi pubblici delle biciclette.

Buona lettura, Giancarlo Fornasier

Libero franco Economia. Dopo più di tre anni la Banca Nazionale ha deciso di “sganciare” il franco dalla moneta europea. Una decisione improvvisa che ha scatenato forti reazioni nelle piazze finanziarie e sta alimentando preoccupazioni in molti settori, come quello dell’industria, dell’export, del turismo e dell’immobiliare.

Una scelta difficile, che non era però possibile rimandare.

Le opinioni di Sergio Rossi, docente all’università di Friburgo di Roberto Roveda

L

a decisione è giunta inattesa e, secondo molti analisti, è destinata a provocare un vero e proprio tsunami economico e finanziario. Parliamo della scelta della Banca Nazionale Svizzera (BNS) di abbandonare ormai un mese fa la soglia minima di cambio (1,20 franchi per un euro) tra divisa elvetica e moneta unica.

Una soglia introdotta nel settembre 2011 per fronteggiare le difficoltà dell’economia svizzera di fronte al deprezzamento dell’euro in conseguenza della crisi economica e finanziaria globale iniziata nel 2008.

Agorà 4

Ragioni e rischi della soglia minima In tempi di crisi, infatti, il franco svizzero è considerato dagli investitori un valore rifugio e i continui acquisti di moneta elvetica da parte di investitori e speculatori avevano, sul finire del primo decennio di questo secolo, rafforzato il franco svizzero rispetto alle altre divise in quel momento sotto pressione, come l’euro. Così, solo tra l’agosto 2008 e l’agosto 2011, il franco si era apprezzato del 44% nei confronti della moneta unica europea con conseguenze negative sulle esportazioni e sull’offerta turistica della Svizzera.

La BNS era intervenuta spesso, in quel periodo, per frenare il rafforzamento della moneta elvetica fino a quando, nel settembre del 2011, aveva annunciato la decisione di fissare la soglia di 1,20 franchi quale limite sotto il quale l’euro non doveva scendere. Per mantenere questo tasso, la BNS si era detta disposta ad acquistare, per un tempo indeterminato, una quantità illimitata di valute estere, una decisione che aveva portato a un esborso di 17,8 miliardi di franchi già nel primo anno (2011) dall’introduzione della soglia minima.

Una scelta costosa quindi e non priva di rischi, perché la grande quantità di franchi emessi dalla BNS per frenare la discesa dell’euro e la politica monetaria fortemente espansiva del massimo organismo monetario elvetico hanno facilitato la concessione di crediti a tassi di interesse molto bassi. Una situazione questa che a lungo andare può alimentare la formazione di una bolla nel mercato immobiliare elvetico. A questo si è aggiunto il fatto che la BNS ha dovuto fare i conti con una moneta unica europea

che fatica a ritrovare la propria salute. Nonostante questo, la Banca Nazionale non ha mai mostrato di voler cambiare il proprio indirizzo.

Le ragioni di un nuova politica monetaria Che cosa abbia indotto l’autorità monetaria elvetica a questo brusco cambio di direzione lo abbiamo chiesto a Sergio Rossi, professore ordinario di Macroeconomia e di Economia monetaria presso l’università di Friburgo: La BNS ha sganciato il franco dall’euro perché altrimenti avrebbe continuato ad alimentare il surriscaldamento del mercato immobiliare elvetico, attraverso il continuo aumento della massa monetaria in franchi necessario per evitare di sforare al ribasso la soglia di cambio. L’aumento della massa monetaria in franchi è infatti all’origine di una crescita problematica del volume delle ipoteche concesse dalle banche in Svizzera, tale da aumentare la fragilità finanziaria del settore bancario nazionale.

Professor Rossi, qual è il suo parere riguardo a questa improvvisa decisione?

Il problema essenziale è duplice. Da un lato, la BNS ha comunicato maldestramente la propria decisione di eliminare la soglia minima di cambio. Non è, infatti, a seguito del deprezzamento del franco sul dollaro notato nelle settimane precedenti a tale decisione, né con il conseguente calo dei timori di importare la deflazione, che si può spiegare in modo convincente l’abbandono del tasso di cambio minimo, come ha preteso di fare la BNS il 15 gennaio 2015. In realtà, sin dalla sua introduzione, questa soglia di cambio ha rappresentato un fattore destabilizzante per l’economia immobiliare elvetica, perché ha impedito l’uso dei tassi di interesse per limitare l’aumento dei prezzi in questo campo di attività, necessario soprattutto per evitare il rischio di una crisi bancaria in Svizzera. Dall’altro lato, la decisione di eliminare la soglia minima di cambio introducendo dei tassi di interesse negativi avrà delle conseguenze dannose nella misura in cui aumentano i rischi nel mercato ipotecario per gli immobili residenziali. E spinge, inoltre, varie categorie di persone e di istituzioni, come le casse-pensioni, ad assumersi dei rischi incalcolabili acquistando diversi prodotti finanziari con la speranza di ricavarne dei rendimenti che altrimenti non sarebbe più possibile realizzare, dato che i tassi di interesse sui risparmi

La sede della Banca Nazionale a Berna (wikimedia.org)

depositati nelle banche in Svizzera sono vicini a zero. Questa serie di comportamenti porterà a un aumento dell’instabilità finanziaria nell’insieme dell’economia elvetica.

Si temono molte conseguenze per l’industria e l’export elvetico. Lei che ne pensa?

Il fatto che questo annuncio sia giunto come un fulmine a ciel sereno significa che molte piccole o medie imprese, a cominciare da quelle orientate all’esportazione nei paesi limitrofi alla Svizzera, sono ora costrette ad affrontare una situazione di grande incertezza per quanto riguarda i loro sbocchi e dunque i progetti di investimento per i prossimi mesi. Questo problema nasce dal fatto che fino a pochi giorni prima dell’annuncio da parte della BNS dell’eliminazione del tasso di cambio minimo, i suoi dirigenti hanno sempre affermato senza esitazione che questa soglia di cambio era il pilastro principale della loro politica monetaria, evidenziando la determinazione della BNS ad acquistare delle monete straniere in quantità illimitata per far rispettare questo tasso di cambio minimo nei mercati valutari senza soluzione di continuità. La maggior parte delle imprese si sono dunque trovate assolutamente impreparate di fronte alla decisione della BNS di sganciare il franco dall’euro...

Rischiamo una Svizzera in crisi economica come sta capitando ad altri paesi europei?

Il rischio per l’economia svizzera si colloca in realtà nel mercato ipotecario, strettamente collegato al mercato immobiliare.

Questo rischio sistemico è stato indotto dalla politica monetaria espansiva della BNS nel corso degli ultimi cinque anni, che ha consentito a numerose banche di prestare ingenti somme di denaro a tassi di interesse storicamente bassi per gli investimenti immobiliari di ogni genere. Gli attori coinvolti in tale spirale inflazionistica non hanno veramente dimostrato di avere tratto degli insegnamenti dalla formazione e dal successivo

scoppio della bolla immobiliare in Svizzera a cavallo tra gli anni ottanta e novanta del secolo scorso. Non hanno neppure imparato la lezione seguita alla crisi dei “subprime”, giacché pure in Svizzera da qualche anno si possono ottenere dei mutui ipotecari semplicemente attraverso il sito web di alcune banche. Nel canton Ticino, in particolare, si nota un’euforia irrazionale nelle attività dell’edilizia abitativa, ormai diventata simile a una giungla per molti operatori. Ciò rappresenta la punta di un iceberg contro il quale diversi istituti di credito potrebbero cozzare prima o poi, soprattutto dopo che la BNS ha eliminato quella àncora di salvezza rappresentata dalla soglia minima di cambio tra il franco e l’euro.

Alcuni analisti hanno interpretato la scelta della BNS come un segnale ulteriore di sganciamento dall’Unione europea (UE) e di sfiducia nella ripresa dell’Eurozona.

Lo hanno visto come il segno che la Svizzera guarda ad altri lidi, agli Stati Uniti, alla Russia e alla Cina. Lei che ne pensa? Quali conseguenze potrà avere la scelta svizzera sull’UE? La Confederazione e diverse grandi imprese industriali in Svizzera guardano da alcuni anni oltre le frontiere dell’UE, in particolare verso la Russia e i paesi asiatici, con attenzione anche all’America latina. Ciò può avere influito sulla decisione della BNS di eliminare la soglia minima di cambio tra franco ed euro, considerando il fatto che per le aziende svizzere orientate verso i mercati dell’UE le perdite indotte da questa scelta saranno tutto sommato minori di quelle che la BNS avrebbe dovuto registrare se avesse deciso di continuare a difendere questa soglia. La scelta della BNS comunque può aprire scenari nuovi. Per esempio, pensando all’economia italiana, lo sganciamento del franco dall’euro potrebbe essere un elemento positivo in fin dei conti: esso aumenta il potere di acquisto dei residenti in Svizzera quando si trovano in Italia, inducendoli a spendere maggiormente sia per i beni di consumo di ogni genere sia nel mercato immobiliare italiano. Se poi a questi fenomeni aggiungiamo le importazioni di prodotti italiani per le famiglie o per le imprese situate in Svizzera, come pure i servizi turistici consumati in Italia dai residenti svizzeri, lo sganciamento del franco dall’euro avrà in definitiva diversi effetti positivi per l’economia italiana nel suo insieme. Se ciò si avverasse, la ripresa economica in Italia avrà delle conseguenze favorevoli anche in Ticino e nel resto della Svizzera, dimostrando che due nazioni confinanti, oltretutto con una lingua comune, tendono generalmente ad avere maggiori relazioni economiche e finanziarie tra di loro che non paesi più distanti geograficamente e culturalmente.

Agorà 5

L’occhio di Wenders L’idea della mostra è scaturita dalla recente visita al museo varesino del Fondo Ambiente Italiano del regista tedesco e di sua moglie Donata, rimasti affascinati dal luogo e dalle opere di Stefania Briccola

Arti 6

Wim Wenders racconta la sua America in 34 immagini nell’intervista di Francesco Zanot, “non riuscivo a credere ai a Villa Panza, Varese (wimwendersvillapanza.it). A cura miei occhi. Trovavo assurdi tutti quei colori. Avevo problemi ad di Anna Bernardini, la mostra presenta una selezione di accettarli, figurarsi a pensare che fossero reali. Così cominciai fotografie realizzate negli Stati Uniti, dalla fine degli anni a fotografarli per abituarmi a loro e alla fine essere in grado di settanta al 2003, dal maestro del nuovo cinema tedesco. includerli nel film che volevo girare in quel paesaggio, Paris, Nel percorso, scandito da un ordine cronologico e temati- Texas. Comprai le pellicole negative a colori per il mio nuovo acquisto, la Makina Plaubel e insieme a lei co, sfilano paesaggi, architetture, strade, incominciai ad affrontare i colori…”. interni e luoghi catturati dall’obiettivo acuto di Wenders che rende omaggio a L’ossessione dei luoghi Edward Hopper, suo riferimento artistiLa potenza della luce del West era la stesco, e a un altro Hopper, l’amico e attore sa che aveva affascinato Giuseppe Panza Dennis. di Biumo nel suo viaggio in America verIl pittore fu scoperto dal regista negli so la metà degli anni cinquanta. Questa anni settanta e da subito amato per la percezione di energie e suggestioni nuove capacità di raccontare, con i suoi dipinti, rispetto alla cultura europea lo spinse in il senso di uno sguardo e di qualcosa che seguito a creare la sua collezione di arte sta per accadere. Wim Wenders, che alla contemporanea. Tra gli scatti degli anni Berlinale verrà insignito dell’Orso d’oro ottanta realizzati da Wenders spicca Conalla carriera, anche in questi scatti rivela templation, in bianco e nero, realizzato la sua anima di poeta dell’assenza, di a Denver in Colorado, da cui traspare maestro dell’invisibile e del non detto, il racconto di un paese ossessionato dal di artigiano che lavora con la luce. La proprio autoritratto e Western World sua opera di fotografo appare come un Development che testimonia la grande taccuino di appunti di viaggio di un cultura delle insegne dipinte e gli ultimi nomade che invita a un perenne e soave progetti abbandonati in California. L’epellegrinaggio della mente. dificio Blue Range (2000) nel Montana a Le immagini sospese nel tempo e cristalButte, la più grande città fantasma del lizzate nell’attimo che diventa eterno pianeta, ha colpito da subito lo sguardo sono quasi del tutto prive di presenza del regista che solo in seguito scoprirà umana. Se le persone appaiono nell’inche era stato un bordello; “un quartiere a quadratura sono figure piccole, distanti e luci rosse dove conoscere la tristezza vera”. fuse nel paesaggio. Il soggetto principale Se Woman in the window (1999) ricorda è sempre il luogo, con la sua identità un quadro di Hopper, lo strepitoso Inda rivelare nei dettagli. “I paesaggi”, ha dian Cemetery (2000) nel Montana con dichiarato Wim Wenders, “danno forma la tomba di Lupo viaggiante (1878–1961) alle nostre vite, plasmano il nostro carattere, in primo piano ci trasporta quasi in un definiscono la nostra condizione umana e film. Wyeth landscape (2000) è, invece, se sei attento acuisci la tua sensibilità nei New York, November 8, 2001 un omaggio al pittore Andrew Wyeth loro confronti, scopri che hanno storie da (©Wim Wenders/Wenders Images) rimasto sconosciuto in Europa. raccontare e che sono molto più che semplici Il percorso, che inizia dal piano terra luoghi”. Le immagini esposte nel museo varesino (che ospita la straordinaria collezione Panza) di Villa Panza e continua al primo piano, termina nelle spaziano dalle prime foto in bianco e nero degli USA ai scuderie in una sorta di cammino ascensionale che poi suggestivi edifici del Montana; dalle lande sterminate e costringe a una caduta libera nell’inferno di Ground Zero sature di colore del New Mexico, della California e del a New York, immortalata poco tempo dopo la tragedia Texas, agli interni del Colorado e i reperti dell’Arizona che dell’attacco alle Torri gemelle. L’opera è allestita in una rivelano un crescendo di fisicità e dimensioni. “Quando sorta di cappella laica con cinque immagini di grande iniziai a viaggiare nell’Ovest americano”, racconta il regista impatto che riflettono sul un dramma collettivo.

Letture La difesa verde di Giancarlo Fornasier

La

presenza del tutto inconsapevole e incontrollabile da parte dei consumatori di antibiotici di sintesi in molti degli alimenti che mangiamo (dalla carne al miele) ha raggiunto livelli preoccupanti, con ripercussioni sia da un punto di vista medico (i batteri sono sempre più resistenti ai farmaci) sia alimentare (cibi sempre meno sani e naturali). In natura alcuni alimenti ed erbe hanno importanti proprietà antibiotiche e, contrariamente a quelli prodotti dall’industria farmaceutica, hanno pochissimi effetti collaterale anche se vanno comunque assunti con moderazione.

I libri che proponiamo sono solo due tra i più noti presenti in lingua italiana. Di particolare interesse è quello di Stephen H. Buhner: scritto alla fine degli anni novanta – dunque non “aggiornatissimo” da un punto di vista della ricerca scientifica prodotta negli ultimi due decenni... –, è tra le più note pubblicazioni a livello internazionale. Entrambi i volumi indicano quali sono e come agiscono gli antibiotici naturali (per esem-

pio: aloè vera, propoli, semi di pompelmo, aglio, cipolla, timo, lavanda, bergamotto, limone, chiodi di garofano, origano e tanti altri come l’echinacea, la rosa canina e il tè verde), suggerendo quando e come utilizzarli per la cura di molti disturbi più o meno gravi: dall’acne alla cistite, dall’influenza di stagione alle tonsilliti.

Le sostanze antibiotiche naturali sono prodotti che le piante sviluppano al loro interno come difesa dai microrganismi; è provato che il loro impiego nell’uomo non solo permette di difendersi dai batteri, ma risulta essere meno aggressivo e privo, come già anticipato, dei numerosi effetti collaterali che gli antibiotici di sintesi hanno sul sistema immunitario (per esempio nell’intestino, dove sono presenti batteri “buoni” ed essenziali al suo corretto funzionamento, o nello stomaco). Inoltre, aiuta a rafforzare il sistema immunitario stesso, e quindi a difenderlo da altri attacchi e malattie, anche per la presenza nelle piante stesse di molte vitamine e sali minerali essenziali.

Antibiotici dalla natura.

I rimedi vegetali di grande efficacia privi di effetti collaterali di Petra Neumayer Red Edizioni, 2009 Antibiotici naturali.

Alternative efficaci per combattere le infezioni batteriche resistenti ai farmaci di Stephen Harrod Buhner Il Punto d’Incontro, 2003

Dimagrire con gusto sto

OVO NU O-SHAKE C

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Paradossi del presente Il giornalista e saggista Marco Belpoliti nel suo ultimo libro ripercorre i termini, i confini e il senso della storia più recente: trent’anni vissuti pericolosamente di Francesca Rigotti

Il

Kronos 8

libro scritto dal giornalista, saggista e docente universitario Marco Belpoliti (L’età dell’estremismo, Guanda, 2014), nonostante l’aspetto antico, cartaceo, ha un cuore moderno, anzi modernissimo, perché procede utilizzando link, associazioni e paralleli, come accade in rete. “Una mappa del nostro tempestoso presente”, viene definito il saggio nel risvolto di copertina. Una mappa, perché la si può in qualche modo srotolare e distendere tutta lì, davanti agli occhi, ricavandone una visione di insieme. Ma anche perché la si può percorrere avanti e indietro, a destra e a sinistra, sopra e sotto, underground e overground, nel tempo e nello spazio, un po’ come ha fatto l’autore per stenderla.

nulla, nelle strade del centro cittadino, di improvvisati banchetti per la vendita di banane, la merce più richiesta dagli Ossi, i tedeschi dell’est (Ost).

La storia sul filo Lasciando i ricordi autobiografici, citerò tra e per tutti i capitoletti del volume soltanto l’ultimo, intitolato Sul filo, che mi sembra ben raccogliere tutte le tematiche appena citate: vi si racconta del funambolo francese Philippe Petit e della sua passione ossessiva e fanatica per le passeggiate sul filo a grandi altezze. A diciotto anni, nel 1968, Petit immagina di passeggiare sul cavo teso tra le torri gemelle di un edificio all’epoca non ancora costruito: il World Trade Center.

Tempestoso presente Nel 1974, il 7 agosto, oltre Si tratta di una mappa che rapquarant’anni fa, l’edificio propresenta in maniera rapsodica 1974: Philippe Petit percorre sul filo la distanza tra le Torri gemelle (wordpress.com) gettato dall’architetto statugli ultimi trent’anni del nostro nitense di origini giapponese tempo inquieto, disteso tra la banalità e il terrore che lo caratterizzano, e osservato so- Minoru Yamasaki era pronto, e il giovane acrobata lo inauprattutto nei suoi fenomeni sociali e negli eventi culturali, gurò a modo suo: stendendo un cavo tra le torri gemelle e letterari, filosofici, artistici, in un paesaggio in cui domi- passeggiandovi sopra un’ora intera. Philippe Petit compì, nano, per dirlo con le parole del critico Jeffrey Deitch, due stendendo il filo e andandovi avanti e indietro, un’azione nuovi protagonisti: l’informatica, con la realtà virtuale, e le estrema, illegale certo ma anche innocua e innocente, che biotecnologie, con l’ingegneria genetica. È la nostra storia, univa le due torri esaltandone la gemellarità. quella di una sorta di “trentennio lungo”, dal momento Altrettanto illegale ma non certo innocente né tanto che le sue radici più prossime risalgono alla seconda guerra meno innocua fu invece l’azione di distruzione di quegli mondiale, e già che inizia... inizia quando? Nel 1979, col edifici, ridotti in macerie, trasformati in rovine, azione cui ritorno a Teheran dell’ayatollah Khomeini? Con la fatwa prese parte proprio un architetto, Mohamed Atta, uno dei dirottatori che guidò il gruppo dei kamikaze musulmani. lanciata un decennio dopo contro Salman Rushdie?

Una storia trentennale che parla comunque di terrorismo, estremismo e funambolismo, e poi di edifici in piedi e di Costruzione e distruzione edifici in rovina, di costruzioni e di distruzioni. Il muro Atta, laureato in architettura al Cairo e specializzatosi di Berlino, per esempio, edificato e smontato in entrambi ad Amburgo, conosceva bene gli aspetti costruttivi degli i casi in pochissimo tempo, e legato per me a due inde- edifici, anche se usò le sue conoscenze per distruggere gli lebili ricordi autobiografici legati al suo crollo: l’ingresso stessi col suo gesto terroristico. Le torri, destinate a vivere delle macchinette-giocattolo (i Trabbi, vezzeggiativo per insieme in eterno, morirono insieme, colpite al cuore neTrabant, la marca della vettura) che arrivavano in fila a anche trent’anni dopo essere state legate dal filo di Petit.

Göttingen, la cittadina a pochi chilometri dal confine Legate materialmente dal cavo d’acciaio ma soprattutto con la DDR dove abitavamo, coi proprietari che aprivano i legate simbolicamente da un filo metaforico come quello cofani estraendone carillon e oggetti di legno intagliato di che nel libro di Belpoliti unisce gli insiemi dall’autore sapore natalizio (era il novembre 1989), coi quali pagavano ideati, cerchiati e numerati, di quella mappa che vediamo la merce occidentale; e la comparsa improvvisa, come dal tracciata all’interno della copertina.

Visioni Una sporca vita di Keri Gonzato riprese continue di oltre 20 minuti – tour de force epico per tutta la crew – danno l’impressione che il film sia stato girato in un’unica lunga ripresa. Dagli spifferi dell’angusto retroscena del teatro di Broadway entrano boccate di humour, concitati slanci di vitalità, ritmati scorci di pura creatività cinematografica. L’acclamato regista messicano Alejandro González Iñárritu (Amores Perros, 21 Grammi, Babel, Biutiful) colleziona una nuova gemma di cinema in cui, con il suo tocco, questa volta declinato al comico, la sporcizia della vita si eleva nell’incontro con l’arte. In Birdman, si apprezza il modo in cui immaginazione e realtà si intersecano mentre Riggan Thomson fa i conti con il suo ego e la sua storia personale. Il cast è di prim’ordine – Edward Norton, Naomi Watts, Emma Stone, Zach Galifianachis, Amy Ryan – e non perde un colpo. Si dà alla scena, senza riserve, e lo si sente nel sangue che pompa nelle vene del film. E al centro pulsa una domanda universale: chi sono io? Super Eroe o perdente? Disprezzato o amato?

Birdman di Alejandro González Iñárritu USA, 2014

Un credito di CHF 10’000.– a un tasso annuo effettivo tra il 9.9% e il 13.9% (fascia di oscillazione dei tassi) rimborsabile in 12 rate mensili comporta un costo complessivo compreso tra CHF 521.– e CHF 723.20. Il tasso d’interesse dipende dalla solvibilità del cliente. Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDIT-now è un marchio di prodotto di BANK-now SA, Horgen.

Una figlia instabile appena uscita dalla rehab, l’ex moglie dal forte carattere, la compagna giovane che desidera un figlio.

Un successo ingombrante alle spalle, quello come Super Eroe di un colossal cinematografico del passato che incombe come una maledizione alata. Un’ambiziosa produzione di Broadway, ultimo disperato tentativo di affermare la propria identità di vero artista. La pelata che avanza, il corpo una volta tonico che incomincia a cedere. E al centro lui, Riggan Thomson – interpretato da un’ispirato Michael Keaton – un attore, un padre, un uomo che tenta di stare in piedi, di ritrovarsi in questa giungla oscura di vita in cui si è perso. Trama pesante, direte a questo punto. Ma il bello arriva proprio qui. Tutto questo appiccicaticcio scompiglio quasi per magia respira e vive… La videocamera, guidata dal brillante Emmanuel Lubezki (fresco di Oscar con il film Gravity), si aggira per gli stretti corridoi, scende le scale, sale sui tetti, entra nel bar vicino al teatro con acrobazie tecniche geniali. Le numerose

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Una soluzione si trova sempre

H

o scelto la teologia perché ero molto interessato alle religioni: quella cristiana, naturalmente, ma anche le altre. All’inizio però non avevo ancora l’idea di diventare pastore. In quel momento, più che la vita professionale, mi interessava la formazione. Dopo il servizio militare, sono partito per l’India. Era un po’ di moda: l’avevano fatto i Beatles e tanti altri…

Ma ero anche interessato alle religioni indiane: il buddismo, l’induismo ecc.

Ho viaggiato soprattutto da solo, anche se a volte ho trovato amici per fare trekking e altre cose.

Il giorno di Pasqua ero a Benares e avrei voluto andare in chiesa, ma la chiesa cristiana che ho trovato era chiusa: sono rimasto deluso perché mi sono detto che quella non poteva essere una vera Pasqua. E così, quando sono tornato in Svizzera, ho cominciato a studiare teologia a Basilea, nella regione dove sono nato e dove ho compiuto quasi tutti i miei studi, pur avendo seguito qualche materia anche a Strasburgo e a Zurigo. In quegli anni ho conosciuto mia moglie e, dopo l’esame finale, ci siamo sposati. Siccome bisognava guadagnare qualcosa, per nove mesi ho fatto il camionista, cominciando però a cercare un luogo dove poter svolgere l’attività pastorale. Quando anche mia moglie ha terminato gli studi, ho fatto il vicario per un anno nei Grigioni, come si fa nella Chiesa Evangelica-Riformata, e poi sono andato a operare come pastore nel canton Berna, a Twann, vicino al lago di Bienne.

Sono rimasto nella mia prima parrocchia per dieci anni, ma già dopo sette o otto avevo cominciato a cercare un altro luogo dove andare. Le persone che frequentavano la Chiesa o le sue manifestazioni erano contente di come andavano le cose e mi dicevano di continuare tranquillamente così.

Io però avevo voglia di sperimentare, di cercare qualcosa di nuovo. Nel corso di una formazione continua, alla Missione di Basilea ho scoperto che cercavano un insegnante che si occupasse soprattutto dell’Antico ma anche del Nuovo Testamento presso un istituto biblico a La Paz, in Bolivia.

Il processo però era molto lungo, perché alla Missione volevano scegliere la persona giusta attraverso un’autoselezione. Nel periodo a Twann avevo svolto un dottorato

sull’Antico Testamento, ma loro volevano anche essere sicuri che chi fosse partito per la Bolivia non stesse scappando da qualcosa, per esempio, da problemi matrimoniali o nell’ambito lavorativo. Per questo il processo è durato un paio d’anni. Poi però sono potuto partire per la Bolivia con mia moglie e le nostre cinque bambine.

A La Paz, una città a quasi quattromila metri di altitudine, con un’altra lingua e un’altra cultura, ci siamo trovati molto bene.

La gente era simpaticissima. Il mio compito presso l’istituto, che in quegli anni era diventato una facoltà universitaria, era da un lato di insegnare e dall’altro di portare un aiuto perché la qualità degli studi e degli esami fosse adeguata. L’ultimo compito invece è stato di trovare una boliviana o un boliviano che potesse continuare il mio compito alla nostra partenza, perché l’idea della Missione era che tutto continuasse a funzionare anche senza noi svizzeri. Dal punto di vista della fede quella boliviana è stata un’esperienza importante: in quel contesto cattolico, gli evangelici dovevano veramente praticare la loro devozione, se non volevano perdere completamente il loro profilo e la loro identità religiosa. Al rientro in Svizzera, con la famiglia siamo venuti in Ticino perché nel Locarnese, in particolare ad Ascona, cercavano un pastore di lingua tedesca e ci siamo detti che sarebbe stato bello rimanere in un ambito latino. Adesso sono già dieci anni che siamo qui.

Una caratteristica della mia scelta di vita è che non esiste una divisione molto chiara e rigida fra vita personale e vita professionale. Questo a volte può essere impegnativo per i familiari, che rischiano di avere l’impressione di vivere in una vetrina… La mia è però veramente una bella professione perché da un lato si hanno sempre contatti con persone di età e professioni diverse, mentre dall’altro concede una certa libertà: ci sono le attività che devo svolgere, però in molti casi sono io a decidere quando. Posso dire di aver avuto fortuna: l’attività pastorale è qualcosa che svolgo con profondo piacere, una passione naturale.

MARkUS ERNy

Vitae 10

Un appassionante percorso di vita tra umanità e fede. Un itinerario iniziato nella Svizzera tedesca, proseguito poi in America Latina e approdato, almeno per ora, nel canton Ticino

testimonianza raccolta da Demis Quadri fotografia ©Reza Khatir

Ivrea

Quel che resta di un,idea di Roberto Roveda; fotografie ©Simone Mengani

“Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande” (Adriano Olivetti)

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i si può logorare mentre si percorrono le vie di Ivrea alla ricerca di un segno vivo, attuale di Olivetti e del suo universo di pensiero. Si può incontrare facilmente la delusione di non ritrovarsi al centro di un’Idea, di una possibile visione alternativa del rapporto tra città, fabbrica ed esseri umani come recitano i libri e le pagine di internet, ma in una normale cittadina dell’Italia postindustriale: grigia, lievemente impolverata di smog, anche un poco arrugginita, fuori e dentro. A tratti dimessa e ripiegata su un passato forse troppo idealizzato.

Bisogna allora saper cercare, magari facendosi guidare dalla voglia di osservare i particolari, i segnali lasciati da quell’Età dell’oro in cui Olivetti, Adriano, e la Olivetti, azienda, dettavano mode e innovazione nel design e nella tecno-

logia. Solo così, in un angolo, si può ancora scorgere una preistorica macchina da scrivere da Belle Époque oppure la sagoma inconfondibile della “Lettera 22”, la portatile che ha fatto la storia della dattilografia. E ci si può ricordare che proprio qui, in questo angolo d’Italia, sono nati i primi calcolatori del mondo e che la Olivetti, in pieno “boom economico” faceva tremare gli americani della IBM. Nell’attraversare questi luoghi, è indispensabile tenere presente che Adriano Olivetti non fu affatto un visionario, non fu un profeta e neppure un abitante di Utopia.

Non ha lasciato obelischi e pantheon, non ha creato un villaggio industriale a propria paternalistica somiglianza come è invece accaduto a Crespi d’Adda o in certe town dell’industrializzazione inglese.

a sinistra Uno scorcio dell’unità residenziale Ovest, detta Talponia, realizzata per ospitare i dipendenti della azienda di Ivrea in apertura Una presenza costante in molti angoli di Ivrea: la “Lettera 22”, macchina da scrivere simbolo della Olivetti

Simone Mengani Nato a Perugia, classe 1978, si trasferisce all’età di cinque anni a Vacallo, dove inizia a coltivare la passione per il territorio.

Dopo gli studi liceali si iscrive all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove si diploma nel 2004.

Dopo alcune esperienze di lavoro, nel 2006 inizia l’attività come fotografo indipendente, prediligendo la fotografia di architettura.

Collabora con diverse riviste e settimanali, operando anche nell’ambito della fotografia panoramica.

Per ulteriori informazioni: fotomengani.ch

La fabbrica è per L’uomo Olivetti ha sempre creduto che la fabbrica dovesse far parte della città, non sostituirsi ad essa oppure fagocitarla. Volle che gli edifici in cui si costruivano le sue macchine da scrivere e i suoi calcolatori fossero un elemento arricchente e capace di restituire bellezza e vitalità a questo centro urbano un poco sonnacchioso del Piemonte settentrionale.

“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica” scriveva negli anni cinquanta del novecento mentre era intento ad ampliare la sua azienda e per farlo chiamava i migliori architetti e designer italiani, gli eredi del Razionalismo e gli epigoni di Le Corbusier.

La fabbrica per Olivetti era il luogo della comunità umana, dove lavorare e dove crescere professionalmente, ma anche culturalmente e spiritualmente. Era un luogo dove l’essere umano poteva anche elevarsi e non solo abbruttirsi. Per questo fece progettare gli edifici d’avanguardia (almeno per i criteri dell’epoca) con quelle grandi finestre cariche di luce che si possono ammirare ancora oggi. Per questo realizzò biblioteche all’interno dei luoghi di lavoro, uffici e laboratori ampi e mai soffocanti, asili nido per i figli dei lavoratori. Per questo passeggiando per Ivrea si incontrano i quartieri voluti da Olivetti, immersi nel verde e veramente a misura d’uomo, soprattutto se pensiamo che vennero realizzati nell’epoca dell’edilizia selvaggia, dei piani regolatori inesistenti, dei quartieri dormitorio.

Lâ&#x20AC;&#x2122;antica fabbrica Olivetti, costruita in mattoni rossi alla fine del XIX secolo, e gli edifici realizzati per il primo ampliamento dellâ&#x20AC;&#x2122;azienda tra il 1934 e il 1936

Un particolare degli edifici realizzati per volere di Adriano Olivetti negli anni cinquanta del novecento

Gli edifici della Olivetti, nonostante facciano parte del Museo all’Aperto di Architettura Moderna, versano oggi in uno stato di abbandono legato alla fine di buona parte dei processi produttivi

Una lezione attUale Certo, oggi i finestroni delle grandi fabbriche olivettiane sono in gran parte opachi e il cemento ha cominciato già da un po’ a mostrare i segni del tempo. Molto di quanto una volta era fabbrica, lavoro, comunità e umanità oggi è diventato, per sopravvivere, museo, l’altisonante Museo all’Aperto di Architettura Moderna (MAAM). Si invoca il riconoscimento Unesco di Ivrea patrimonio dell’umanità perché “esempio di città industriale del XX secolo” senza rendersi conto che in questo modo si fa del passato un semplice “trapassato”, un defunto, finito del tutto, quando invece la lezione di Olivetti è ancora ben viva e attuale e rimane sotto gli occhi di tutti, a saperla guardare e leggere con attenzione.

Una lezione che racconta di una ricerca di bellezza non fine a se stessa, ma utile, concreta. Di un umanesimo profondo e spirituale, ma assieme pragmatico e imprenditoriale per-

ché capace di creare e distribuire ricchezza. Una lezione che ci dice che per far bene bisogna puntare in alto e non al ribasso: “C’è differenza fra il volere astrattamente un bel quadro e dipingerlo con le sue tele, coi suoi colori, col suo disegno; come volere un magnifico palazzo ma non commissionarne il progetto a degli architetti, non dare il denaro per comprarne le pietre e i marmi, non chiedere ai muratori che saprebbero edificarlo il contributo della loro opera” scriveva sempre Adriano Olivetti. In questo senso Ivrea rimane una testimonianza di un’idea, e allora ci appare meno logora e il pensiero di Olivetti riesce ancora a parlarci, ad assumere una forma concreta tra i suoi palazzi, le architetture, le case, le vetrate profilate in metallo. per saperne di più maam.ivrea.it; mamivrea.it

L A M E L A DI

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7 giugno 1954

OH, CARO CHRISTOPHER, DOPO VENTIQUATTRO ANNI IL MIO DESIDERIO DI RIVEDERTI SI E’ AVVERATO! SONO STATO MALISSIMO QUANDO ALLA SHERBONE SCHOOL MI HANNO DETTO CHE ERI MORTO DI TUBERCOLOSI.

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TURING

Te s t i : A l b a M i n a d e o / I l l u s t ra z i o n i : K i k

ALAN, SVEGLIATI!

E TI SEI SUICIDATO LASCIANDO LA MELA MORSICATA ACCANTO AL LETTO, PER FAR CREDERE A TUA MADRE DI AVERE INGERITO INAVVERTITAMENTE IL CIANURO DURANTE UN ESPERIMENTO!

S I C C O M E E R O G A Y , LA ROYAL COURT OF JUSTICE MI HA COSTRETTo ALLA CASTRAZIONE

E DIRE CHE HAI SALVATO MILIONI DI VITE CON LA TUA MACCHINA PER DECRITTARE I MESSAGGI DEI NAZISTI: IN FONDO, HITLER LE HA PRESE DA UN MATEMATICO GAY! E POI, HAI INVENTATO IL COMPUTER!

CHIMICA.

5 ottobre 2011

MA CHI e’ QUEL TIPO CON QUEL COSO?

Stampati ruggenti

Tendenze p. 41 | di Marisa Gorza

Cappotti e spolverini zebrati, gonne e giacchette leopardate, borse e scarpe a macule ghepardo, toilette da sera disegnate come il manto di una tigre...

Il guardaroba femminile è invaso da un serraglio di stampe feline, da uno zoo fantasioso e sensuale

Stilisti e grandi griffe della moda stanno proponendo un look dal forte temperamento adatto alle donne decise di mettere da parte il loro lato fragile. In qualche modo utile pure per scoraggiare gli stalker. E se la fashion jungle sta ancora marcando l’inverno in corso, è certo che la primavera sarà popolata dal ruggente animal print.

Passato attraverso cicli e ricicli, è considerato uno dei capisaldi della moda fin da quando Christian Dior fece apparire nel 1947 i famosi abiti di chiffon stampato a macchie sinuose. Il couturier sdoganava così l’immagine di un genere da predatrice sessuale incarnata in quegli anni dalla modella Bettie Page, vestitasvestita per l’obiettivo di succinti costumini animalier. Mentre Marilyn Monroe nel ‘53 appariva ne Gli uomini preferiscono le bionde con manicotto e mantella di pelliccia maculata, pure un’icona di algida eleganza, quale Audrey Hepburn, indossava in Sciarada (1963) accessori leopardati disegnati da Givenchy.

Il vero exploit dell’animalier avverrà però tra gli anni settanta e gli ottanta, rivisitato in chiave glam-rock/punk con jumpsuit seconda pelle sfoggiati da star come Debbie Harry. In quel periodo Roberto Cavalli poneva le basi per quella che sarebbe diventata la sua cifra stilistica che

negli anni novanta comprenderà l’arredamento savana di lusso.

Senza dimenticare le camicie di seta maculata che Gianni Versace già aveva proposto pure per il guardaroba maschile. macule contemporanee Tra le firme che hanno fatto dell’animalier print il loro evergreen spicca Anna Molinari che disegna per Blumarine freschi abitini capaci di unire il temperamento focoso di questo pattern a tenere tinte pastello. Capi pensati per una donna raffinata, spiritosa e mai sopra le righe. Decisamente sensuali e glamour le proposte di Dolce&Gabbana dove il motivo diventa un cult del loro appassionato genere mediterraneo al quale aggiunge un quid sofisticato. Anche Gucci smorza i toni da “panterona” e punta a una variante di macule bianche e nere che rende la donna dominatrice con eleganza e classe. Super chic pure l’animalier suggerito da Prada con calzature a tacco alto e capi-spalla giocati sull’alternanza di stampa pitonata con suede. Per non parlare della celebre maglieria di Krizia su cui sono intarsiate zebre e tigri ironiche e coccolone. Uno stile sexy e donante a patto che non si esageri, a patto che ogni capo o dettaglio prescelto sia mixato con un colore neutro: nero, cammello, verdone scuro, bordeaux... per attenuare l’effetto ferino.

Uno zoom sulla originale collezione di Angelo Marani regala qualche esempio su come sfoggiare un personalissimo zoo. Sulle sezioni in prezioso chiffon di abiti e bluse dal taglio lineare, le macchie di leopardo si scompongono e si ricompongono allargandosi, stringendosi, intrecciandosi e pure mescolando le cromie del motivo reiterato.

C’è il rosso e il nero dell’Art déco, l’oro di Klimt, l’avorio e il bruciato dei paesaggi di Renoir, i verdi e gli azzurri dell’Impressionismo francese. Immancabili le scarpine bicolori delle macule stilizzate.

La domanda della settimana

Un’azienda che ha sede in Ticino dovrebbe essere obbligata per legge ad avere almeno il 60% dei suoi dipendenti residenti nel cantone?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 19 febbraio. I risultati appariranno sul numero 9 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che la decisione della Banca Nazionale di svincolare il franco dalla moneta europea creerà dei problemi all’economia cantonale?” avete risposto:

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Astri ariete L’ingresso di Marte e Venere in Ariete favorisce la vita sentimentale. Grazie all’ausilio di Saturno potrà iniziare una collaborazione a lungo termine.

toro Tra il 15 e il 16 transito lunare di passaggio nella nona casa solare. Momento felice per la vita sentimentale dei nati in maggio. Colpi di fulmine.

gemelli Passioni irrefrenabili stimolate dai pianeti in opposizione fino al 20 febbraio.

Maggior attenzione agli inganni tra il 18 e il 19. Lingua a freno.

cancro Grazie a Marte e a Venere potrete dar sfogo al vostro entusiasmo. Parecchio esagerati nelle emozioni tra il 15 e il 16.

Opportunità tra il 19 e il 20.

leone Alla grande, a partire dal 19. Si apre un periodo di vittorie sociali. Vita affettiva in primo piano per i nati nella prima decade sostenuti da Saturno.

vergine Particolarmente passionali fino al 20.

Fate l’amore, non fate la guerra… soprattutto tra il 19 e il 20 in concomitanza dell’opposizione lunare.

bilancia Sia Marte sia Venere in opposizione. Passionalità in amore. Sul lavoro, controllate di più la vostra rabbia, ma colpite chi merita d’essere colpito...

scorpione Possibili guadagni. Giove spinge i nati nella seconda decade ad adottare atteggiamenti eccessivi. Siate meno arroganti. Confronto nella coppia.

sagittario Si apre un’importante porta astrale per i nati nella prima decade a partire dal 20. Incontri karmici. Possibile inizio di una storia duratura e importante.

capricorno Grazie ai buoni aspetti con Venere e Marte godrete di un periodo ricco di soddisfazioni. Il passaggio lunare del 15 e 16 vi rende piuttosto lunatici.

acquario Sbalzi umorali, soprattutto per le donne. Calo energetico e stanchezza fisica.

L’ingresso di Marte e Venere del 20 favorisce la vita sentimentale.

pesci Periodo caldo, ricco di incontri e di opportunità. Favorite le professioni più creative. Possibilità di guadagno.

Riconoscimenti tra il 19 e il 20.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 9

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 19 febbraio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 17 feb. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Orizzontali 1. Un diluente del pittore • 9. Propaggini vegetali • 10. Ripide • 11. Sostenere, raccomandare • 14. Devoti • 15. Topo ginevrino • 16. Articolo romanesco • 17. Anno Domini • 18. Il documento dell’autista • 20. Tersa, limpida • 22. Nel centro città • 23. Le cura l’otorino • 24. Gag pubblicitaria • 25. Il mitico re di Egina • 26. Serraglio • 27. Scopi, obiettivi • 29. Il monogramma di Newton • 31. Non ha eguali (f) • 33.

Zio spagnolo • 34. Dei nordici • 35. In mezzo al mare • 36. Sigla televisiva • 37. Le iniziali di Berlusconi • 38.

Il Glenn del cinema • 39. Serpente • 42. Dittongo in poeta • 43. Sedurre, allettare • 45. Centouno romani • 46. Soluzioni acquose medicamentose • 48. L’ombra nel deserto • 49. Né tua, né mia.

Verticali 1. Un attrezzo da fai da te • 2. Celerità, prontezza • 3. Blasfemi • 4. Che mi appartiene • 5.

Non concessa • 6. Sminuzzate • 7. Andata per il poeta • 8. Un carattere del tipografo • 12. Galloni • 13. Innalzata • 18. Serpente che stritola • 19. Li coccolano i nonni • 21. Il nostro bel Cantone • 24. Medicamenti soporiferi • 26. Il re dell’Olimpo • 28. Il mitico aviatore • 30. Stato africano • 32. Una tonalità di grigio • 34.

Non fa il monaco • 37. Gambi vegetali • 40. Turchia • 41. La nota Minnelli • 44. La dea greca dell’aurora • 47. Mezzo nudo.

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La soluzione del Concorso apparso il 30 gennaio è: STRACCIO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Juliana Bernasconi 6949 Comano Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: tre Ape card Arcobaleno Arcobaleno offre ai lettori di Ticinosette un’Ape card da CHF 55.– a tre fortunati concorrenti che comunicheranno la soluzione corretta del cruciverba.

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â&#x201E;&#x2013; 7 del 13 febbraio 2015 ¡ con Teleradio dal 15 al 21 feb.