Ticino7

№ 9 del 27 febbraio 2015 · con Teleradio dal 1. al 7 mar.

alla fiera dell’esT

l’annuale fiera di san Provino ci riporta alle nostre radici e a un passato in cui l,agricoltura svolgeva un ruolo centrale Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

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Ticinosette allegato settimanale N° 9 del 27.02.2015

Impressum Tiratura controllata 66’475 copie

Chiusura redazionale Venerdì 20 febbraio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

4 Arti Mark Turner. A passo felpato di tito Mangialajo rantzer..................................... 7 Società Expo 2015. Svizzera in fiera di MariSa gorza ............................................... 8 Media Editoria. La fine di un libro di Marco alloni .................................................. 9 Vitae Orio Galli di laura di corcia ......................................................................... 10 Reportage Agno. San Provino di giulio carretti; foto di flavia leuenberger ............. 35 Tendenze Innovazione. L’onda del cambiamento di Keri gonzato ........................ 40 Fumetto L’Ispettore Leoni. Episodio 2 di Matteo gerber e franceSco della Santa...... 41 Svaghi .................................................................................................................... 42 Agorà Sicurezza. Terrorismo: quali risposte?

di

Silvano de Pietro ..............................

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

La fiera di San Provino (Agno, 2014) Fotografia ©Flavia Leuenberger

Un ponte per la qualità (di vita) Nelle scorse settimane il Dipartimento del territorio e l’Associazione mobilità pedonale Svizzera hanno allestito un’esposizione dedicata ad alcuni progetti ticinesi che, nell’ambito del concorso Flâneur d’Or - Premio infrastrutture pedonali (flaneurdor.ch), hanno ricevuto delle menzioni o delle distinzioni. La visione di materiale preparatorio e immagini a opere terminate sono state purtroppo visibili solo per pochi giorni (nelle prime due settimane di febbraio) in uno spazio dell’Amministrazione a Bellinzona.

Dei 14 progetti provenienti da tutta la Svizzera ritenuti meritori, tre sono stati realizzati nel nostro cantone: si tratta di una passerella costruita a Lumino, e di due interventi urbani nei nuclei di Pura e Canobbio.

Come è possibile leggere nel portale del premio, il “Flâneur d’Or mette sul podio i progetti innovativi sia nella concezione che nella realizzazione” e “intende premiare sia infrastrutture, vie e piazze in spazi pubblici che invitano a passeggiare, sia collegamenti pedonali diretti, attrattivi e sicuri”, e viene indetto ogni tre anni (il prossimo avrà dunque luogo nel 2017).

Il primo premio assoluto è andato a una serie di “Misure d’accompagnamento per la circonvallazione ovest” realizzate a Zurigo, opere che hanno assicurato l’alleggerimento dello spazio urbano dal traffico di passaggio in concomitanza con l’apertura della nuova circonvallazione ovest della città sulla Limmat. Oggi gli abitanti dei quartieri interessati si sono rimpossessati delle loro strade, diventate amiche di ciclisti e pedoni,

ma soprattutto predisposte a ritornare zone di incontro, aperte, con grandi marciapiedi, panchine, nuove piazze, luoghi di sosta e viali alberati. Dal momento della pubblicazione del progetto (1991) alla definitiva inaugurazione avvenuta nel maggio 2012 sono trascorsi oltre due decenni, tempi lunghi ma comprensibili vista la portata e la complessità dell’opera e degli interventi.

Due decenni sono stati necessari anche alla posa del ponte ciclo-pedonale giallo realizzato a Lumino: nel 1992 il consiglio comunale accetta la proposta di realizzare una passerella sul Riale Grande (venuta da un’iniziativa popolare dell’anno prima). Solo nel 2011/12 si giunge a un progetto di massima, anche perché le varianti di Piano regolatore portano il comune a un ulteriore “allargamento” del concetto di mobilità lenta.

Scrive la giura del Flâneur d’Or: “Grazie alla nuova connessione si è venuto a creare uno spazio di alta qualità, il quale con le panchine sulla riva del Riale Grande forma un luogo intermedio che invita a fermarsi. Su entrambi i lati del ponticello le vie pedonali e ciclistiche continuano su strade a traffico ridotto e incitano ad andare a piedi. Questo progetto mostra che anche con un budget piccolo (costo passerella e onorari: 75mila Fr. circa, ndr.) se si presta sufficiente attenzione a come trattare l’ambiente circostante, si può raggiungere un ottimo risultato, che si confà a questo luogo piuttosto rurale”. Ovvero, anche con pochi soldi (e tanta pazienza...) si raggiungono grandi traguardi.

Buona lettura, Giancarlo Fornasier

Terrorismo: quali risposte?

Sicurezza. I recenti attentati di Parigi e Copenhagen e l’avanzata dello Stato islamico in Iraq e in Libia, pongono l’Europa in una condizione di allarme e nella necessità di disporre di tutti i mezzi per far fronte al rischio di attentati jihadisti. In che misura si sta attrezzando la Svizzera riguardo a questo problema? E qual è il livello di scambio informativo con gli altri stati europei? di Silvano De Pietro

G Agorà 4

li attentati jihadisti avvenuti a Parigi tra il 7 e il 9 gennaio di quest’anno con un tragico bilancio di 20 morti e i più recenti fatti di Copenhagen, hanno suscitato grande emozione e solidarietà internazionale, ma anche allarme e interrogativi in tutti i paesi europei sul grado di sicurezza che le autorità possono garantire ai cittadini Tra i provvedimenti presi nell’immediato, l’innalzamento del livello di attenzione sulle sospette cellule “dormienti” di terroristi islamisti (con diverse operazioni di cattura, qualcuna però finita nel sangue); l’intensificazione dei controlli alle frontiere; l’aumento dell’impiego e della presenza visibile di agenti armati nei luoghi pubblici. Lo abbiamo constatato anche in Svizzera. A Zurigo per la prima volta si sono viste tra la gente alla stazione centrale (e non solo all’aeroporto, come di consueto) le pattuglie ordinarie di polizia armate di mitra, apparentemente non impegnate in operazioni speciali o d’emergenza.

Ma le domande più frequenti qui da noi, in questi giorni, sono essenzialmente due. La prima è di carattere generale: quanto è al riparo la Svizzera da specifiche minacce terroristiche? La seconda è invece particolare: in che modo è possibile controllare il passaggio di veri o presunti jihadisti sul nostro territorio, quindi anche in Ticino?

Turismo jihadista Per trovare delle risposte ci siamo rivolti all’Ufficio federale di polizia (Fedpol) e alla Polizia cantonale ticinese.

“La situazione della sicurezza in Svizzera dopo l’attentato in Francia del 7 gennaio non è cambiata” ci ha risposto Stefan Kunfermann, portavoce della Fedpol. Ai responsabili della sicurezza del paese “non sono giunte finora concrete minacce contro la Svizzera o contro gli interessi elvetici o contro interessi stranieri in Svizzera”. La sorveglianza, ovviamente, è alta e “la situazione, indipendentemente dagli avvenimenti di Parigi, viene costantemente esaminata”.

Il comandante della Polizia cantonale ticinese (Polcant), Matteo Cocchi, conferma: “In relazione agli attentati di Parigi e alla diffusione del video di propaganda del 14 gennaio, l’analisi delle minacce è intensa a livello svizzero e cantonale.

Le autorità preposte alla sicurezza sorvegliano costantemente

ogni novità in materia, con una vigilanza accresciuta. Anche il Consiglio federale negli ultimi giorni ha adottato una serie di misure specifiche per permettere un ampliato monitoraggio di questi nuovi fenomeni di estremismo violento”.

In effetti, il 21 gennaio, nella sua seduta ordinaria settimanale, il Consiglio federale ha fatto il punto della situazione – afferma il relativo comunicato – ed è arrivato alla conclusione che “al momento continuano a non esservi prove concrete di minacce o di piani di attentati per la Svizzera”. Tuttavia, poiché “non è possibile escludere che simili attentati possano essere compiuti anche nel nostro paese”, per rafforzare la lotta al terrorismo il governo “ha deciso di creare sei posti a tempo determinato supplementari in seno al Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) e di assegnare ulteriori risorse ai servizi cantonali che si occupano della protezione dello stato”. È a questo provvedimento che si riferisce il comandante Cocchi quando parla, senza aggiungere altro, di “misure specifiche” per potenziare il monitoraggio del terrorismo.

Dunque, gli domandiamo, la presenza (o il passaggio) sul nostro territorio cantonale di sospetti jihadisti o foreign fighters può essere confermata? Si tratta di un fenomeno in crescita, stabile, o in regresso? “Al momento attuale non abbiamo elementi che confermino la presenza di sospetti jihadisti sul territorio cantonale”, è la risposta del capo della Polcant.

Il quale tuttavia prosegue con questa analisi: “A livello generale, e quindi anche nazionale, possiamo affermare che il rischio di minacce terroristiche è aumentato e si è sviluppato in Europa a seguito degli attacchi su suolo statunitense che tutti ricordano con l’acronimo 9/11. Questa nuova fase che stiamo attualmente affrontando è in parte dovuta all’incremento del «turismo jihadista» che porta soggetti a recarsi nei teatri di guerra mediorientali per poi rientrare nelle nazioni di residenza.

Oltre a questo, l’accresciuta mediatizzazione e l’utilizzo della propaganda via rete e social network da parte di gruppi estremisti enfatizza e supporta le loro azioni terroristiche. Vista questa situazione, la Svizzera ha già preso delle misure specifiche nei mesi di novembre e dicembre 2014 creando la task-force di lotta contro i viaggi a finalità jihadiste, oltre alla proibizione dei gruppi Al Qaeda e Stato islamico attraverso l’adozione di una legge federale urgente”.

Agorà 5 Immagine satellitare dell’area del Mediterraneo tra la Libia e la Sicilia (da paeseitaliapress.it)

Sinergie e interazioni La task-force di cui parla Cocchi, istituita il 14 novembre scorso, è diretta dalla Fedpol ed è costituita dal Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC), dal Ministero pubblico della Confederazione, dalla Direzione politica del Dipartimento federale degli affari esteri, dall’Ufficio federale della migrazione, dal Corpo delle guardie di confine e da una rappresentanza della Conferenza dei comandanti delle polizie cantonali. L’obiettivo principale della task-force è di “impedire ai volontari della jihad di recarsi nelle zone di conflitto e, al loro ritorno, di commettere reati in Svizzera”.

Ma che cosa fa concretamente tale organismo per impedire i viaggi dei jihadisti? Secondo il portavoce Kunfermann della Fedpol, la task-force “elabora attualmente un catalogo di misure relative alla problematica dei viaggi per motivi di jihad.

Sullo stato e i contenuti di questo lavoro al momento non diamo informazioni”. Allora chiediamo al comandante Cocchi: per sorvegliare e tenere sotto controllo il fenomeno, quanto riesce a fare da sola la Polcant ticinese e quanto in collaborazione con le altre polizie cantonali e con la Fedpol?

“L’attività di intelligence in questo ambito è di competenza del Servizio per le attività informative della Confederazione”, spiega Cocchi. “Le autorità di polizia cantonali sono invece responsabili della sicurezza della popolazione e degli enti privati sui territori di loro competenza. Analizziamo costantemente la

situazione e modifichiamo il dispositivo di sicurezza in funzione delle minacce attuali e di quelle nuove. Attività, questa, che viene svolta per qualsiasi fenomeno criminale che si sviluppa all’interno del cantone. Vengono quindi effettuati degli accertamenti, le informazioni vengono raccolte e analizzate, gli indizi vengono verificati allo scopo di adottare eventuali contromisure. Misure di sicurezza puntuali sono state messe in atto, ma per ragioni tattiche non vengono divulgate per ovvi motivi di confidenzialità”.

Collaborazione internazionale Maggiori informazioni sugli strumenti a disposizione delle autorità per la gestione dei casi relativi a presunti jihadisti si ricavano dal comunicato pubblicato dopo la seduta del Consiglio federale del 21 gennaio: “Nel valutare la situazione di minaccia il SIC fa affidamento su qualsiasi tipo di fonte di intelligence. In caso di sospetto di reato, il SIC inoltra immediatamente le pertinenti informazioni alle autorità di perseguimento penale della Confederazione. Nell’ambito dell’individuazione precoce e della lotta allo jihadismo su internet e all’interno della task-force incaricata di trattare i casi di spostamenti all’estero con finalità jihadiste, esistono canali speciali consolidati in materia di scambio d’informazioni e di collaborazione. In caso di attentato terroristico in Svizzera, spetta alla polizia cantonale competente adottare le prime misure. Per il coordinamento tra le autorità di sicurezza cantonali e federali è possibile ricorrere (...)

“La collaborazione della Svizzera con i servizi d’informazione europei e con i partner dell’Europol e dell’Interpol funziona in modo ineccepibile. Questo vale anche negli scambi con i servizi d’informazione e le polizie dei singoli paesi”

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a strutture e procedure ben definite. Questi meccanismi di collaborazione sono costantemente sottoposti a verifiche e miglioramenti durante interventi reali ed esercitazioni”.

L’impressione, tuttavia, è che le attività di intelligence e di reazione in questo campo non possano avere successo se non vengono condotte in un regime di piena collaborazione internazionale. Quanto efficiente ed efficace è dunque la collaborazione, cioè lo scambio di dati e di informazioni tra i nostri apparati di sicurezza e quelli dei paesi vicini, al fine di monitorare il passaggio di soggetti a rischio sul nostro territorio? “La collaborazione internazionale è la premessa più importante per la lotta al terrorismo”, dice il portavoce della Fedpol. In particolare, “la collaborazione della Svizzera con i servizi d’informazione europei e con i partner dell’Europol e dell’Interpol funziona in modo ineccepibile. Questo vale anche negli scambi con i servizi d’informazione e le polizie dei singoli paesi. Uno strumento di rilievo in questo ambito è il sistema d’informazione Schengen SIS II”.

Sullo stesso tono, quasi le stesse parole, anche la risposta del capo della Polcant: “La collaborazione nazionale e la cooperazione internazionale sono degli elementi essenziali alla lotta contro il terrorismo e qualsiasi altro fenomeno legato alla criminalità internazionale. La collaborazione tra i servizi preposti alla sicurezza della Confederazione e quelli stranieri, così come la partnership relativa alle istituzioni Interpol ed Europol, funziona e logicamente viene adeguata e sviluppata costantemente a seconda dell’evoluzione della situazione. Per quanto riguarda l’attività di polizia il sistema di scambio di informazioni Schengen (SIS II) è uno strumento valido che viene impiegato spesso”.

Adeguamento legislativo Esistono comunque differenze di procedure e di metodi.

Per esempio, in Svizzera vige una legislazione molto più restrittiva sulle intercettazioni telefoniche rispetto a quella in vigore in Italia o in altri paesi europei. Tali differenze possono rappresentare un problema nella collaborazione internazionale? La risposta del comandante della Polcant è piuttosto complessa e parte dalla situazione legislativa interna: “Le autorità di polizia a livello federale fondano il loro lavoro sulle basi legali in vigore. La legislazione è regolarmente modificata. Ultimo esempio: a dicembre 2014, il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno adottato una legge federale urgente che proibisce i gruppi Al Qaeda e Stato islamico e le organizzazioni a essi collegate. Sono quindi proibite tutte le attività di queste organizzazioni nel nostro paese e all’estero come pure tutte le iniziative per sostenerle materialmente e personalmente. Per esempio, le campagne di propaganda, le collette

di fondi o il reclutamento di nuovi membri sono attività vietate.

Le infrazioni a questi divieti sono di competenza federale e sono sanzionate con una pena della privazione della libertà che può arrivare fino a cinque anni o con una pena pecuniaria”.

Ciò premesso, continua il comandante Cocchi, “il Consiglio federale auspica di mettere a disposizione delle autorità di perseguimento penale federali e cantonali una serie di ulteriori strumenti, che gli permettano di restare ad alto livello nell’ambito dell’evoluzione tecnologica. Per questo motivo l’esecutivo ha richiesto al parlamento la revisione della legge federale sulla sorveglianza postale e del traffico delle telecomunicazioni (LSCPT) così da poter adeguare le basi legali all’evoluzione tecnologica della comunicazione mobile. La legge sul servizio informazioni (LSI) è pure attualmente in esame alle camere federali per creare le condizioni che permetteranno di migliorare l’acquisizione delle informazioni. La revisione della LSI è ritenuta necessaria in quanto, oggi, a differenza degli altri paesi in Europa, le autorità competenti non sono autorizzate a eseguire intercettazioni nell’ambito preventivo in materia di contro-terrorismo. Le polizie cantonali e la conferenza dei loro comandanti auspicano quindi le modifiche di legge, con l’obiettivo di essere maggiormente performanti e di poter agire preventivamente in base a normative di legge al passo coi tempi”.

Ritardi da colmare In altri termini, lo sforzo di superare eventuali lacune e discordanze legislative nel confronto internazionale è continuo e costante. Tuttavia, se è vero che la Svizzera ha firmato nel settembre 2012 la Convenzione europea per la prevenzione del terrorismo (adottata dal Consiglio d’Europa già nel 2005 ed entrata in vigore nel 2007), è anche vero però che il nostro paese non l’ha ancora ratificata.

Secondo il portavoce Kunfermann della Feldpol, “la Svizzera sta elaborando attualmente le basi per la ratifica” di questa convenzione, nella quale, “in concreto, gli stati contraenti prevedono la punibilità delle istigazioni pubbliche a compiere atti di terrorismo, come pure la propaganda e l’addestramento di terroristi”.

D’altronde, la Svizzera ha già presentato all’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) alcune risoluzioni per la cooperazione nella lotta e nella prevenzione del terrorismo.

E ha anche organizzato con successo convegni su questo tema. Non mancano quindi, per procedere in maniera più incisiva nella prevenzione del terrorismo, che la messa a punto delle norme e la stesura, rispetto al problema dei terroristi itineranti, di un protocollo aggiuntivo alla convenzione europea.

A passo felpato

Dopo tredici anni di silenzio esce un nuovo lavoro del sassofonista americano Mark Turner: dieci brani in quartetto che esplorano nuovi territori musicali con stile raffinato e personale di Tito Mangialajo Rantzer

La prestigiosa etichetta discografica tedesca ECM, ha da poco pubblicato l’ultimo lavoro del sassofonista statunitense Mark Turner, uno dei più interessanti jazzisti in attività. Il cd, dal titolo Lathe of Heaven, vede il leader in compagnia di Avishai Cohen, alla tromba, Joe Martin, al contrabbasso e Marcus Gilmore alla batteria.

Turner, nato nel 1965 a Fairborne, Ohio (da poco ha compiuto 49 anni), cominciò fin da bambino lo studio del clarinetto, per poi passare al sassofono tenore alla High School. Studi che proseguirono poi all’università e infine alla prestigiosa Berklee School di Boston, seguendo quindi un percorso formativo comune a tanti jazzisti venuti alla ribalta negli ultimi trent’anni. Il passo successivo fu per Mark il trasferimento, nel 1990, a New York, capitale indiscussa del jazz mondiale da almeno ottant’anni e terreno ideale per favorire l’incontro fra talenti musicali, e la nascita di nuovi progetti, nuovi gruppi, nuova musica.

poi come solista nei gruppi della cantante Billie Holiday nonché leader dei suoi propri piccoli ensemble. Lo chiamavano “Il Presidente”, “Prez”, per sottolinearne l’autorità artistica.

Turner si mise quindi a studiarne la musica, gli assoli, il suono, la vita, l’arte... e il suo modo di suonare cambiò.

Scelte di vita Da Lester Young a Warne Marsh, grandissimo sassofonista tenore allievo di Lennie Tristano gemello musicale di Lee Konitz, il passo fu breve. Warne Marsh, musicista a cui abbiamo dedicato un articolo su Ticinosette, qualche tempo fa in occasione del venticinquesimo anniversario della prematura scomparsa, fu un autentico improvvisatore, figura di riferimento in primis per un altro gigante come Lee Konitz, e un artista purtroppo sottovalutato in vita: quello che gli americani chiamano unsung hero. Un eroe dimenticato che rivive nelle note di Mark Turner, attualizzato dalle nuove concezioni, soprattutto formali, Il tenorsassofonista americano Mark Turner (da moments-in-jazz.de) del sassofonista di Fairborne.

Buone compagnie Nuove idee e nuove forme che è Nella Grande Mela, Turner comincia a frequentare musicisti di altissimo livello, destinati come lui possibile apprezzare nell’ultimo lavoro di Turner per ECM, a entrare da lì a poco nel novero dei grandi: Brad Mehldau che ha visto la luce dopo un silenzio (almeno come leader) e Kurt Rosenwinkel fra tutti. Nei suoi anni di formazione, di quasi 13 anni, durante i quali Mark è rimasto senza una Mark Turner si è dedicato, con grande diligenza e passione, casa discografica disposta a puntare su di lui. Questo lungo allo studio di alcune figure centrali e molto influenti nella silenzio, dettato anche dal fatto che Turner è sposato e ha storia del sassofono jazz: Dexter Gordon, Joe Henderson e due figli che dice di voler veder crescere, di voler conosceJohn Coltrane. Ne ha trascritto molti assoli (prassi comune re, di voler educare (così si evince da una bella intervista fra tutti i jazzisti, essendo il jazz una forma d’arte che si che trovate su jazztimes.com), gli ha permesso di pensare impara e si tramanda soprattutto per via orale con l’ascolto approfonditamente alla sua musica e a come organizzarla. ripetuto e l’interiorizzazione di ciò che i Maestri hanno fatto Nel nuovo quartetto spicca il trombettista Avishai Cohen, in precedenza), analizzandoli e facendoli propri. nato e cresciuto a Tel Aviv ma da anni residente negli USA, Da una sua intervista, emerge però che in questo modo si che aggiunge, secondo le parole di Turner, un colore e un ritrovò, secondo lui, a un punto morto: era diventato un supporto armonico alla musica del gruppo. sassofonista dal gran suono, potente, aggressivo e veloce, I dieci brani presenti in Lathe of Heaven sono composizioni insomma, un perfetto epigono di John Coltrane. Non era aperte nelle quali le parti si susseguono in un fluire sempre quello che voleva. Si rese quindi conto che alla base di questi cangiante, difficilmente rapportabile alla classica forma suoi riferimenti musicali esisteva un modello originale e uni- canzone dello standard jazz. Intuizione ed emozione, le due co, che aveva in realtà ispirato tanti musicisti prima di lui: parole che Turner adopera per spiegare il suo modo di fare Lester Young, gigante del jazz attivo soprattutto negli anni musica, sono sicuramente presenti in questo lavoro, che ben trenta e quaranta, dapprima nell’orchestra di Count Basie, rappresenta il nuovo jazz di New York.

Arti 7

Svizzera in fiera

Un genuino blocco roccioso prelevato direttamente dal massiccio del San Gottardo, è stata la prima pietra del padiglione elvetico nella sede Expo 2015 di Marisa Gorza

È

Società 8

stato un atto simbolico compiuto lo scorso settembre pare e implementare le grandi tematiche dell’esposizione che, oltre a dare il via ai lavori, oggi quasi al termine, ha universale milanese, con un programma eventi riguardanti siglato la presenza svizzera all’esposizione universale in le energie, l’acqua, la frontiera, la montagna, la ricerca, l’eapertura il prossimo 1. maggio. La funzione emblematica conomia e naturalmente l’alimentazione, concetto centrale della solida roccia di Cresciano va però ben oltre tutto dell’attuale tornata. questo. Per la verità, la “scheggia” – un monolito di 22 tonnellate con la sagoma su scala 1:25.000 del San Gottar- Quattro torri piene di cibo do – esprime quanto tale montagna, più che un incaglio Per l’appunto, la nostra area espositiva avrà un’ampia piatgeografico, raffiguri un luogo di passaggio e di incontro tra taforma aperta con quattro torri, ben visibili a distanza diverse culture. Destinato a diventarlo ancora di più con e con l’accesso libero ai visitatori, riempite di prodotti l’apertura nei prossimi anni dell’atteso tunnel della Nuova alimentari... svizzeri, naturalmente. Lungi dall’essere un’esortazione godereccia, si tratta trasversale alpina, che sarà il più piuttosto di un invito rivolto a lungo di sempre. tutti ad assumere un atteggiaQuindi un crocicchio di incontri mento responsabile, esortando e di scambi, proprio ciò che in al consumo intelligente delle un ambito più esteso rappresenta risorse del pianeta, purtroppo l’Expo, evento su scala mondiale non inesauribili. con cadenza quinquennale in Molto interessante sarà l’enununa delle metropoli designate. ciazione scientifica di Nestlé Questa volta, come è noto, è sull’interazione tra cervello e toccato a Milano, zona fieristica corpo nella normale nutrizione. di Rho-Pero. E se l’Expo è a tutti Una volta terminata l’esposiziogli effetti un grande laboratorio ne universale, le torri saranno educativo in cui idee, stimoli, Plastico del padiglione elvetico (da padiglionesvizzero.ch) riutilizzate nelle città svizzere aperture al progresso e a globali prospettive si incontrano per un intero semestre, è certo come originali serre urbane. Difatti il 75% del materiale che questa edizione, a pochi chilometri dal confine tici- e delle infrastrutture verrà riciclato al termine dell’Expo nese, sarà quella dei grandi numeri, dedicata al forte tema 2015, conformemente allo spiccato rispetto che la Svizzera ha nei confronti dell’ecologia e del territorio.

“Nutrire il pianeta. Energie per la vita”.

Comuni radici culturali Un palcoscenico unico per promuovere le eccellenze del campo alimentare, scientifico, culturale, economico e turistico anche per il Ticino, presente nel padiglione elvetico (4.432 m2) insieme a Uri, Vallese e Grigioni. Anzi al Ticino è stato attribuito dalla Confederazione il ruolo di capofila fra i quattro cantoni.

Un ruolo importante fondato in prevalenza sulla lingua, sulle comuni radici culturali e sulla vicinanza geografica alla sede espositiva. Insomma sulla “italianità”. “La valorizzazione del sapere italico sarà il Leitmotiv che accompagnerà le giornate dedicate alle varie branche. Una particolare attenzione alla letteratura nella nostra lingua verrà data nelle giornate del 29 agosto e del 24 ottobre. Ne stiamo approntando il programma insieme con le Associazioni degli scrittori. Si disquisirà inoltre a lungo intorno ai notevoli flussi migratori italiani verso il nostro paese”, conferma Giosia Bullo, coordinatrice operativa dei cantoni partner San Gottardo all’Expo.

Nondimeno le giornate ticinesi contribuiranno a svilup-

Pubblico e privato Va sottolineato che la presenza cantonale a Expo è garantita dal sostegno finanziario dell’economia privata ticinese, oltre ai forti investimenti da parte delle istituzioni, cioè la Confederazione, i quattro cantoni del Gottardo, le città di Ginevra, Basilea e Zurigo. Ovviamente lo scopo è quello di sfruttare al meglio le sinergie che potranno scaturire dall’avvenimento di portata internazionale per creare tangibili ricadute nel territorio nazionale. In parallelo e quale interfaccia congiunta all’attiva presenza all’Expo, ci saranno degli eventi in terra ticinese, al fine di sensibilizzare la promozione economica e turistica del cantone, coordinati da una piattaforma istituzionale denominata MITI Expo 2015.

Una curiosità? La solida ed eclettica pietra di granito, tipica dell’architettura ticinese è la stessa roccia ignea che si estrae da ere remote dalle cave lombarde e del Verbano.

Un ulteriore e innegabile dimostrazione di un legame antichissimo e duraturo.

La fine di un libro

Quando si può dire che un romanzo è finito?

A rigore, un romanzo non è mai finito, né si può dire sia mai compiuto. Nemmeno una volta letto di Marco Alloni

Non

solo la lettura individuale è sempre una lettura zo, per me, è concluso quando è immigliorabilmente bello o provvisoria, alla quale possono fare seguito riletture com- brutto”. Mi è sempre parsa la risposta migliore a questo pletamente diverse; ma il destino storico di un romanzo è interrogativo. In effetti un romanzo è sempre teoricasempre, perpetuamente, in divenire. Basti pensare al pe- mente migliorabile. Ma è anche vero che oltre una certa renne aggiornamento filologico che accompagna i grandi soglia bisogna arrendersi all’evidenza: più di tanto non classici e alla varietà di sensi che vengono loro attribuiti sarà possibile abbellirlo. Esso sarà, bello o brutto che sia, di secolo in secolo. Il Don Chisciotte di Cervantes, per fare immigliorabilmente ciò che è. solo un esempio, è stato letto dal Autore, editore ed editor cinquecento in avanti di volta in Questo non impedisce tuttavia volta come un libro d’avventura, allo scrittore di sapere che, con un’epopea del romanticismo, un i tempi che corrono, ben prima libro psicanalitico, una metafora del lettore qualcuno deciderà del fallimento esistenziale, un’iconcretamente del suo complepostasi della modernità, un libro tamento, del suo miglioramensullo humour e via elencando. to, a prescindere da quanto il Ogni epoca completa a proprio romanzo rappresenti per lui un modo un’opera, la fa propria e libro compiuto. Stiamo parlando la rilegge. dell’editore. O per meglio dire Tecnicamente parlando, un rodell’editor, che oggigiorno ha manzo finisce quando si pone licenza di intervenire su un teil punto finale all’ultima pagina. sto anche drasticamente. Allora Un punto che può anche non il libro può subire modifiche esserci o, come nel caso della Papersino oltraggiose, alle quali storale americana di Philip Roth, spesso l’autore accondiscende essere un punto interrogativo. pur di non lasciare il suo libro Può anche darsi il caso, come all’anonimato. in Petrolio di Pasolini, che la A questo livello il testo originamorte dell’autore sopraggiunga rio può subire una metamorquando il romanzo è ancora il fosi addirittura spaventosa, al fase di elaborazione: in questo Pier Paolo Pasolini (da culturaeculture.it) punto che è persino diventato caso il punto finale lo sancisce il decesso, che però in qualche modo non esclude la pos- prassi che, per evitare di stravolgere un testo in fase di sibilità che l’opera esista e cominci, da lì in poi, a essere valutazione editoriale, l’editor suggerisca in corso d’opera all’autore come procedere. Aberrazione su cui non val la completata dai lettori. pena spendere ironia ma che la dice tutta sul concetto di autorialità ai nostri tempi.

Migliorabile, oltre ogni limite?

Ma per restare al senso più convenzionale, dobbiamo dire che un romanzo è finito in primo luogo quando l’autore E alla fine, un vuoto… decide che esso debba finire. Una decisione tutt’altro che Infine una notazione di ordine “biologico”. Ricordo che facile, giacché la spinta creativa essenziale che muove uno lo scrittore Roberto Pazzi una volta mi disse: “Quando hai scrittore, una volta consumato l’afflato inventivo, cioè finito un romanzo come ti senti? Come al termine di un amplesuna volta conclusa la cosiddetta prima stesura, è sempre so o come al termine di una seduta in bagno?” La domanda è quella del miglioramento. E qui val bene ricordare che geniale: in effetti sono solo due le opzioni, quel senso di la correzione di un romanzo prende di norma assai più desolazione e di vuoto che segue l’amplesso – il famoso post tempo – e produce spesso nell’autore un piacere estetico coitum omne animal triste di cui parlava Spinoza – oppure il assai più vivo – di quanto sia il tempo consacrato alla sua sollievo della leggerezza, della liberazione. In un caso come nell’altro la parola “fine” si accompagna, come sempre composizione, cioè alla stesura della sua forma bruta.

Ricordo che un giorno lo scrittore ungherese Péter quando tale parola si affaccia, a qualcosa di indefinitaEsterházy mi disse, nella sua casa di Budapest: “Un roman- mente simile al senso di caducità di ogni impresa umana.

Media 9

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a sicurezza dello stipendio, la professione che ti dà da mangiare. Questi erano i discorsi che mi faceva mio padre quando ero giovane e anche ora, col senno di poi, non posso dire che avesse torto. Fu per questo che terminai gli studi di vetrinista decoratore a Lugano… oltretutto sin da bambino mi piaceva disegnare e mi colpivano i manifesti degli anni cinquanta; nello specifico, rimanevo a bocca aperta di fronte alle forme visive essenziali, che sono sempre state di grande ispirazione per me. La grafica… che passione! Ma qui da noi nessuno sapeva di cosa si trattasse. Per questo sono andato a Zurigo a seguire alcuni corsi, da autodidatta, una formazione che mi ha permesso di lavorare nel campo della grafica pubblicitaria, realizzando, negli anni, manifesti, loghi, copertine di libri e tanto altro ancora.

Dalla grafica alla calligrafia il passo è breve. Mi sono interessato alla bella scrittura durante gli studi a Zurigo, apprendendo il metodo da Hans Eduard Meier, uno dei massimi esperti di calligrafia a livello svizzero e internazionale. Questo professore, recentemente scomparso all’età di 92 anni, che ho avuto la fortuna di conoscere come docente, già nei primi anni sessanta, alla Kunstgewerbeschule, ha elaborato un metodo che ha poi trovato riscontro e conferma della sua validità in ricerche parallele, compiute più o meno contemporaneamente e coi medesimi risultati finali, da suoi colleghi in altre nazioni. Il suo modello di insegnamento, che anche io uso durante i miei corsi per adulti, è a mio avviso eccezionale.

Ma perché insegno questa materia? Presto detto: non riesco ad abituarmi ai nuovi media. Vuoi mettere ricevere una cartolina scritta a mano, che ancora reca traccia dello stato emotivo di chi l’ha scritta, o ricevere una fredda email? C’è una bella differenza. La prima grande rivoluzione che ha interessato la scrittura è stata quella dei caratteri mobili. La seconda? Il passaggio dall’analogico al digitale. Con l’uso di computer, tablet e quant’altro tutti (adulti, ma anche ragazzi e bambini), abbiamo perso una manualità che è invece importantissima. Questa disaffezione riguarda soprattutto il mondo latino: in quello nordico, grazie all’uso della penna con la punta larga e allo studio del gotico, la competenza

legata alla scrittura è stata bene o male mantenuta.

Con la penna a sfera abbiamo già perso una buona dose di manualità. Il computer, poi, ha dato il colpo di grazia: con la tastiera abbiamo detto addio all’artigianato e questa per me è una grave perdita. La grafica è praticamente sparita, appena nata: è paradossale.

Io, personalmente, ho sempre rifiutato la rivoluzione tecnologica, che nella nostra professione è arrivata prima che altrove; ho preferito seguire altre strade.

La calligrafia che insegno nei miei corsi si rifà ai modelli del quattrocento e del cinquecento: il Rinascimento, per intenderci.

Questa scrittura è il compimento di un’evoluzione graduale fatta a partire dal modello romano. Imparare la calligrafia classica è come studiare la musica: bisogna apprendere la metodologia, governare le basi. A quel punto sei libero di lasciarti andare, di sbizzarrirti e virare in direzione della creatività.

La metodologia messa a punto da H. E. Meier, oggi già insegnata nella Svizzera tedesca, ha svariati vantaggi e potrebbe anche aiutare la messa in pratica dei principi ergonomici per un corretto uso del nostro braccio e della nostra mano. E tutto ciò quando, proprio oggi, con il dilagare degli strumenti “virtuali”, si stanno purtroppo perdendo alcune componenti della nostra corporeità. Speriamo che sia solo quella a essere intaccata, e non anche la ragione.

Parliamo sempre dal progresso, ma che cos’è? Dovremmo fermarci a rifletterci un attimo. La calligrafia è uno spunto per ragionare sulla società, che è diventata presente-centrica.

Ma considerare il passato è importante per il futuro. Il passato serve per costruire la nostra identità, a vivere il presente in modo più completo. E tutto questo virtuale, lo ripeto, ammazza il corpo. La tecnologia decide più velocemente della nostra mente, non abbiamo più il tempo per ponderare le nostre scelte. Dovremmo riscoprire un’ecologia della comunicazione: tutti comunicano, ma chi lo fa veramente? La calligrafia non è uno strumento indispensabile, ma ha una funzione propedeutica per il recupero della corporeità. E si sa, come dicevano i latini, mens sana…

ORIO GALLI

Vitae 10

Dalla decorazione alla grafica, dalla pubblicità alla calligrafia.

Una scelta che nasconde anche una profonda sfiducia verso i nuovi media e la tecnologia

testimonianza raccolta da Laura Di Corcia fotografia ©Flavia Leuenberger

San Provino

Fiera senza tempo di Giulio Carretti; fotografie ŠFlavia Leuenberger

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enché per secoli abbia segnato l’avvio della stagione agricola, la Fiera di San Provino, che si tiene all’inizio di marzo ad Agno (7–10 marzo 2015), all’ombra della Collegiata dei SS. Giovanni Battista e Provino, ha solo in parte conservato le caratteristiche e le ragioni che in passato ne facevano uno degli eventi più importanti nel ciclo annuale della vita cantonale. La sua collocazione ad Agno, quindi a una certa distanza dal centro di Lugano è stata il frutto di una scelta ben precisa: gli animali potevano infatti essere portatori di epidemie anche serie ed è per questo motivo

che nel quattrocento le autorità, mosse da preoccupazioni di ordine igienico-sanitario, decisero di trasferire la manifestazione in un’area distante dal maggiore centro urbano.

Oggi come allora, la Fiera celebra l’avvento della bella stagione, quando le giornate si allungano e i primi autentici tepori primaverili scaldano corpi e anime. Ciò nonostante il suo significato profondo è in gran parte mutato. La funzione più strettamente economica e sociale, con la presenza degli allevatori che giungevano con i capi di bestiame dalla Svizzera interna, dei venditori di sementi e di attrezzi, e di tutto l’indotto che ruotava intorno al

lavoro dei campi, si è infatti fortemente ridimensionata.

Viviamo in un mondo diverso, e se pur l’agricoltura ha mantenuto un suo ruolo e una sua centralità, i processi produttivi e di fruizione sono a tal punto cambiati che un evento come quello della Fiera, dedicata al santo che fu vescovo di Como per volere di sant’Ambrogio, rappresenta più un’evocazione, un’occasione per riconnetterci alle nostre origini e ai valori più autentici del mondo da cui quasi tutti noi proveniamo: quello della terra e dei lavori ad essa legati. Un ambito, quello agricolo, che peraltro, proprio in tempi di crisi, moltissimi giovani vanno riscoprendo e

ricercando non solo perché spinti da una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente ma anche per stimoli e interessi di natura squisitamente professionale, in quanto l’agricoltura viene sempre più considerata un’interessante alternativa a percorsi lavorativi di tipo più “tradizionale”.

Vi è poi un aspetto, romantico e anche malinconico in questa manifestazione, almeno nella sua forma trascorsa, che vale la pena rammentare. La Fiera di San Provino precedeva infatti il momento in cui i giovani e i meno giovani lavoratori stagionali lasciavano le loro donne e

le loro famiglie per recarsi Oltralpe o all’estero a lavorare.

Per questi uomini, la Fiera di San Provino rappresentava l’ultimo momento di svago prima dei mesi di fatica come contadini o come operai e manovali. Era l’occasione per fare omaggio alle proprie donne di semplici fiori di carta o di seta, a promessa di un sicuro ritorno a casa.

A rendere poi la Fiera straordinaria e a imprimerle un tratto magico e misterioso vi era poi la presenza di personaggi bizzarri – giocolieri, mangiafuoco, cartomanti, cattura fulmini, acrobati e maghi – attrazioni per grandi e piccini che accorrevano da tutto il cantone per assistere alle meraviglie che lì

si compievano. L’aspetto del divertimento rappresenta del resto ancora oggi il volano principale della manifestazione che nel tempo ha allargato le proprie proposte: nel tragitto che corre tra piazza san Provino, contrada San Marco, e via Stazione, svariate bancarelle propongono prodotti alimentari del territorio – formaggi, salumi, miele, pane e i classici ravioli a base di prugne e maraschino – accanto a oggetti e attrezzi di ogni tipo e genere.

A partire dagli anni ottanta, dopo un periodo di declino, alcune associazioni cantonali (la Gioventù Rurale del

Le fotografie del reportage sono state scattate nel corso dell’edizione 2014 della fiera di San Provino ad Agno

Luganese e l’Unione Contadini Ticinesi, che oggi ne gestisce l’organizzazione) si sono positivamente impegnate per restituire alla Fiera, se non una centrale funzione economica, almeno la valenza culturale e di vetrina per il rilancio delle attività agricole attraverso la presentazione di attività didattiche e propedeutiche. Senza dimenticare che proprio oggi, in un periodo in cui per ragioni di natura ambientale, ma anche sociale ed economica, si sta rilanciando la produzione a chilometro zero e dei vari presidi locali, una Fiera come quella di San Provino può avere davanti a sé prospettive di sviluppo tutt’altro che

trascurabili. Il passato che ritorna? Certamente no, ma di sicuro il “nuovo” che avanza e che sembra promettere iniziative interessanti e un ulteriore slancio alle attività agricole del cantone.

Flavia Leuenberger Classe 1985, ha frequentato il Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) ottenendo nel 2004 il diploma di grafica.

Dopo alcuni anni di esperienza anche in ambito fotografico svolge ora entrambe le attività come professionista indipendente. flavialeuenberger.daportfolio.com

L’onda

del cambiamento… tendenze p. 40 | di Keri Gonzato Le conseguenze di uno stile di vita devoto al piacere irresponsabile del consumo sono note a tutti noi. Oggi, per fortuna, una nuova generazione di giovani imprenditori sta proponendo soluzioni sostenibili. A inizio febbraio 2015 ho trascorso alcuni giorni all’ISPO di Monaco, la più grande fiera di sport d’Europa, e la mia attenzione è stata catturata dai progetti innovativi che, come diamanti, brillavano in un mare di déjà-vu…

I ragazzi della Bureo Skateboards, presenti a Monaco, mi hanno parlato della loro freschissima avventura con grande entusiasmo. Con uno studio approfondito hanno scoperto che approssimativamente il 10% della plastica che galleggia negli oceani proviene dalle reti da pesca. Ispirati da questa scoperta, si sono posti l’obiettivo di ripulire le coste sfruttando il nylon di cui sono composte le reti per creare un materiale super resistente… La scorsa primavera, tramite una campagna di crowdfunding, hanno lanciato le prime tavole da skate Bureo. Ogni singolo skate dichiara: “Ho liberato l’oceano da quasi 3 metri di reti”! Il team della Bureo è composto da Ben, David e Kevin. Tre amici americani appassionati di surf, skate e desiderosi di preservare il pianeta. “Nel 2014 abbiamo avuto la fortuna di far partire

Net Positiva, un programma di recupero e riciclo delle reti in collaborazione con le comunità di pescatori in Cile”, spiegano. “La parola Bureo viene dai mapuche, popolazione nativa cilena, e significa onde”, ci dice Ben, “l’abbiamo scelta prima di tutto per riconoscere il paese che ci ha dato l’opportunità di creare questo progetto e poi perché siamo convinti che come un’onda inizia con una piccola increspatura sulla superficie del mare, così noi stiamo iniziando da un piccolo cambiamento che ci auguriamo diventi grande e diffuso”. Il materiale sviluppato infatti è di alta qualità, durevole e facilmente riciclabile e permetterà di produrre molti altri oggetti. Una piccola onda destinata a crearne altre!

Riciclo da indossare

Già da diversi anni il team francese super giovane e di Picture Organic Clothing produce abbigliamento sportivo, caschi e ora anche tavole da snowboard optando per la sostenibilità, il riciclaggio e le materie bio. Sul loro stand espositivo, la cui grandezza è sinonimo del successo strepitoso che stanno avendo, uno di loro mi mostra con fierezza un bellissimo casco, di un bianco brillante, a base di fibra di mais e poliestere riciclato! Una volta di più, alla base del loro successo trovo con piacere una storia dove amicizia e passione si coniugano. Ho la fortuna di conoscerli meglio nel corso di una cena in cui mi trovo seduta accanto a Jeremy, Julien e Vincent. Un architetto, un esperto di marketing e uno di finanza, freschi di studi e poco più che ventenni, hanno mollato l’idea di una carriera convenzionale

per buttarsi nella realizzazione di un sogno 100% ecologico! Oggi vantano un’ampia gamma di abiti e accessori colorati 100% in cotone bio, 100% certificati secondo gli standard di OEKO TEX 100 e con almeno il 50% di poliestere riciclato.

Ridurre l’impronta

E, passando dalla Green Room, spazio dell’ISPO dedicato ai prodotti 100% sostenibili, nato alcuni anni fa in collaborazione con la mia eccezionale amica Corinne Tâche Bercher (7sky Magazine), incrocio con gioia anche Lilian Durey che, oltre a parlare di yoga e life style, mi racconta delle sue iniziative improntate sul riciclaggio…

Recuperando giacche e pantaloni da snowboard e sci sta creando simpatici astucci per portatili, tablets e cellulari.

Con il progetto Wood Stock Création, basato nell’Alta Savoia, assieme ai suoi partner invece riutilizza materiali di scarto, mobili abbandonati e via dicendo per creare nuove soluzioni di eco design.

Dulcis in fundo, non posso non citare una coppia svizzera, eccezionale e assolutamente green: Christine e Peter Waeber. “Tramite il bluesign® system” mi spiegano “ offriamo le soluzioni per produrre tessili in maniera sostenibile”, spiegano, “eliminando sostanze nocive fin dal principio e fissando e controllando che gli standard ambientali per una produzione sicura e pulita siano mantenuti”. Grazie a questo progetto eccezionale hanno permesso a marche come Mammut, Helly Hansen, Adidas, Burton e Nike, tra le molte altre, di ridurre notevolmente la propria impronta ecologica.

L’impressione è che si stiano aprendo delle finestre e nuova aria fresca stia entrando nei polmoni della Terra. Senza dover guardare troppo lontano, in Ticino, da qualche anno è nato yogatree. ch, un negozio online che vende unicamente prodotti 100% eco friendly! Tenendo presente che la prima strada da percorrere è quella di ridurre i consumi individuali,assumendo un atteggiamento sempre più amorevole e consapevole, rincuora sentire che un’onda di cambiamento è in atto e che oggi è possibile fare la differenza surfando con le marche più gentili!

NO NO… PREGO! SI… CERTO…

SIGNOR LEONI...

QUELLO È IL MATERIALE DA PESCA CHE HA USATO STA MATTINA?

PERFETTO! COME IMMAGINAVO!

Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa

SALVE SIGNOR PORETTI! NON LE DISPIACE? HO PORTATO CON ME ALCUNI AMICI. ABBIAMO TUTTI QUALCOSA DA DIRE!

soluzione del caso

SIGNORI, VI RINGRAZIO PER ESSERE VENUTI… CERTO… NON AVEVATE MOLTA SCELTA!

SIETE TUTTI QUI PERCHÈ SIETE TUTTI COLPEVOLI!

DUNQUE VI RINGRAZIO PER NON AVER OPPOSTO RESISTENZA!

"È MOLTO STRANO PERCHÈ, SE IL SUO MATERIALE DA PESCA SI TROVA QUI, DI CHI ERA QUEL MATERIALE PRESENTE NELLA SUA BARCA SE NON DEL SIGNOR BERNASOCCHI?

MI SEMBRA OVVIO CHE IL SIGNOR PORETTI SIA IL MAGGIORE RESPONSABILE… AFFERMA, INFATTI DI ESSERE ANDATO SOLO A PESCARE OGGI. SI, VE L'HO DETTO…

EVIDENTEMENTE C'È STATA UNA COLLUTTAZIONE, E QUI ENTRATE IN GIOCO VOI!

E QUI STA LA SECONDA STRANEZZA… LA BARCA PRESENTA UN BOZZO, IL PUNTO IN CUI, CON OGNI PROBABILITÀ, IL SIGNOR BERNASOCCHI È ANDATO A SBATTERE DOPO ESSERE STATO SPINTO DAL SIGNOR PORETTI FUORI DALLA SUA IMBARCAZIONE... …LA REALE CAUSA DELLA SUA MORTE È LA VOSTRA INAVVERTENZA DELLE REGOLE DI NAVIGAZIONE, È EVIDENTE CHE STAVATE VIAGGIANDO BEN OLTRE I LIMITI DI VELOCITÀ CONSENTITI.

"IL NOLEGGIATORE AFFERMA CHE LA BARCA ERA IN OTTIME CONDIZIONI QUANDO LO AVETE RITIRATO. E VOI LO AVETE SOTTOSCRITTO FIRMANDO IL CERTIFICATO.

Non abbiamo ancora un movente, ma direi che ci troviamo davanti ad un tentato omicidio ed un omicidio colposo in piena regola!

La domanda della settimana

Ritenete che lo Stato sia sufficientemente attivo nella costruzione e nella promozione di immobili a pigione moderata?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 5 marzo. I risultati appariranno sul numero 11 di Ticinosette.

Al quesito “Un’azienda che ha sede in Ticino dovrebbe essere obbligata per legge ad avere almeno il 60% dei suoi dipendenti residenti nel cantone?” avete risposto:

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Astri ariete Pianeti ancora decisamente stimolanti.

Qualche discussione in famiglia o con il proprio partner. Non trascurate troppo gli aspetti burocratici della vita.

toro Bene la vita professionale anche in relazione a possibili sviluppi. Più autocontrollo con il partner. Qualche rinuncia alimentare non guasta.

gemelli Discussioni in famiglia, soprattutto con i figli adolescenti. Flessibilità ma autorevolezza. Notizie da un paese estero. Calo di energia e svogliatezza.

cancro Tra il 3 e il 4 marzo possibile incontro con un vecchio amico/a. Siate più parchi nella gestione del vostro patrimonio. Prime decadi: eros alla grande.

leone Il vostro ego sta per cacciarvi in un guaio. Imponetevi un maggiore controllo. Il successo professionale dipende solo da voi e dalle vostre capacità.

vergine Momento assai positivo sia sul piano affettivo che professionale. Seconde decadi più farfallone. Un richiamo da un superiore vi deve far pensare.

bilancia Cambiamenti in vista e con essi la necessità di sviluppare forme di adattamento. Non esitate a chiedere aiuto qualora ve ne fosse bisogno.

scorpione Smettete di pensare agli altri con superiorità. La vostra insoddisfazione vi rende nervosi e antipatici. Maggiore relax nel fine settimana. Bene in famiglia.

sagittario Controllate di più il vostro portafoglio: facile acquistare su internet, ma poi...

Progetti per un interessante viaggio all’estero. Terze decadi in fiamme.

capricorno Tenete di più la lingua a freno. Maggiore autocontrollo. Cercate nuove esperienze sia sul piano personale che professionale. Non siete in clausura!

acquario Bene il 5 e il 6 marzo. Possibile nascita di nuovi amori. Momento adatto a matrimoni, fidanzamenti e concepimenti. Malanni di stagione.

pesci A partire dal 4 marzo si apre una fase cruciale. Modulate i vostri progetti in base alle capacità e alle possibilità economiche: la gamba ha una misura.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 11

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 5 marzo e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 3 mar. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Orizzontali 1. La meta dei fidanzati • 10. Spalancare • 11. Accusativo in breve • 12. Rosa pallida • 13. Le iniziali di Rascel • 14. Un colpo all’uscio • 15. Il ghiaccio inglese • 16. Norvegia e Ungheria • 17. Guarnita • 20.

Lamenti poetici • 21. Pietra preziosa • 23. Molte • 24.

Consonanti in celia • 25. Il padre di Ulisse • 27. Pari in scialle • 28. Brigate Rosse • 29. Scricchiolio, stridore • 31. Lo cela il baro • 33. In coppia con Ric • 34. Ripidi • 35. Il “de” tedesco • 37. Il James 007 • 39. Arti pennuti • 41. Viltà senza limiti • 42. Clan, banda • 44. Dottrinali (f) • 46. Torre centrale • 47. Con gli acuti e gli ottusi • 48. Il nome di Guinness • 49. Sta per “vino” • 50. È vicino a Porza.

Verticali 1. Fa vincere lo scacchista in pochissime mosse • 2. Insetto laborioso • 3. Rimorchiate • 4. Marina nel cuore • 5. Snervanti, fastidiosi • 6. Negoziare, contrattare • 7. Il nome di King Cole • 8. L’immagine sacra del Pope • 9. Asola • 18. Mezza riga • 19. Un film di Fellini • 20. Cuor di balena • 22. Tu, in altro caso • 24.

Uccide Abele • 26. Arte latina • 27. Osso della spalla • 30. Dittongo in Coira • 32. Udito • 36. L’ammiraglio di Alessandro Magno • 38. E’ vicino a Berna • 40. Avverbio di luogo • 42. Elegante a Parigi • 43. Radice piccante • 45. Commissario Tecnico • 48. Le iniziali della Magnani.

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FRATTALE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati: R. Cecchini (Coldrerio) M. Bianchi (Chiasso) M. Baroni (Mendrisio) Complimenti ai vincitori!

Premio in palio: tre Ape card Arcobaleno Arcobaleno offre ai lettori di Ticinosette un’Ape card da CHF 55.– a tre fortunati concorrenti che comunicheranno la soluzione corretta del cruciverba.

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Svaghi 43

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Barrette, müesli, yogurt o fiocchi: l’energia tutta naturale dei prodotti Farmer può essere gustata in quattro modi diversi e in tantissime deliziose varietà.