Ticino7

Page 1

№ 14 del 3 aprile 2015 · con Teleradio dal 5 all’ 11 apr.

Famiglia in comune

la necessità di creare nuove reti di relazioni familiari è un’esigenza molto sentita a cui le istituzioni cercano di rispondere

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–


Fatti, non parole n. 241

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NzU1MgEAL9aBCA8AAAA=</wm>

<wm>10CFWMMQqAMBAEX5Swt3eXqFeKnViIfRqx9v-V0c5iYRiGXdfwjG_zsh3LHgIxS1rdaeGjZ9YiMWjJZECphPgkxiLFTH59IlEBtLdJ0ERt0m1nb7Vf3Of1AITsdOtyAAAA</wm>

Nella tutela del paesaggio alpino, siamo tutt’altro che capre! Nelle regioni di montagna le capre riscuotono un successo sempre crescente, poiché forniscono un importante contributo alla cura e alla gestione attenta di questo prezioso habitat. Con il Padrinato Coop per le regioni di montagna sosteniamo da oltre 70 anni le popolazioni locali. E anche voi potete dare il vostro contributo, adottando una capra. Sarete premiati con uno squisito pezzo di formaggio.

Tutti i dettagli dell’impegno Coop per uno sviluppo sostenibile su fatti-non-parole.ch


Ticinosette allegato settimanale N° 14 del 03.04.2015

Agorà Famiglia e società. Fare comunità Motori Automobili. Nella forma, errata

DI

Media Tecnologia. La lingua e la macchina

Impressum

Vitae San Francesco d’Assisi

Chiusura redazionale

Reportage Comunità aramaica in Ticino

Venerdì 27 marzo

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

4

GIANCARLO FORNASIER .................................

7

MARIELLA DAL FARRA .............................

8

MARCO ALLONI ...............................

9

DI

Levante Medio Oriente. Capire per difendersi

Tiratura controllata 66’475 copie

ROBERTO ROVEDA......................................

DI

DI

DI

EUGENIO KLUESER ....................................................... DI

ROBERTO ROVEDA; FOTO DI REZA KHATIR ......

Fumetto L’ispettore Leoni. Episodio 2, parte 2a

DI

10 35

M. GERBER E F. DELLA SANTA .........

40

Redattore responsabile

Tendenze Moda. Primavera a pois

MARISA GORZA ...............................................

41

Coredattore

Svaghi ....................................................................................................................

42

Fabio Martini

Giancarlo Fornasier

DI

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

La rete familiare Illustrazione ©Danilo Sala

La responsabilità della vittima L’incidente che ha coinvolto un aereo del- di esseri umani inermi, sia stata la volontà la compagnia Germanwings e le sue 150 di farla finita di una sola persona. vittime sono al centro dell’attenzione dei Depressione, disperazione, stress, burnout: media. Se il disastro per cause tecniche e/o sono mali invisibili delle nostre società che errori umani non voluti fa parte (ahimé) mietono molte vittime: tanto che “ogni 40 delle “regole del gioco” – ancor di più in secondi una persona si suicida nel mondo” un mercato regolato da tariffe low-cost, (OMS, settembre 2014). Più del terrorismo. riduzione del personale e costante ricerca Buona lettura, Giancarlo Fornasier dei profitti –, l’ipotesi del suicidio quale atto premeditato e freddamente perseguito da parte di uno dei piloti è sconvolgente. Naturalmente, con l’avanzare dell’inchiesta emergeranno dati e profili psicologici che aiuteranno a comprendere il gesto nella sua efferatezza e i contorni dell’intera vicenda. Rimane una certezza: chi per professione conduce mezzi di trasporto con a bordo decine o centinaia di esseri umani ha una responsabilità molto grande che spesso, mi pare, tendiamo a sottovalutare. E sulle strade questo è ancora più evidente, in particolare quando incrociamo corriere e grandi pullman che si muovono carichi di persone. Pochi giorni or sono è stato respinto il ricorso dei parenti delle vittime dell’incidente Per vincere il premio di CHF 200.– in contanti chiamate lo stradale che il 13 marzo 0901 59 15 50 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 2013, a Sierre, provocò 28 9 aprile 2015 e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione morti (di cui 22 bambini). e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra I congiunti si oppongono soluzione entro martedì 7 aprile a: Twister Interactive AG, all’archiviazione dell’inchie“Ticinosette - Concorso pasquale”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. sta, sostenendo che non è stata verificata a sufficienza Il nome del vincitore verrà segnalato sul n. 16 l’ipotesi di un suicidio proprio in distribuzione il prossimo 17 aprile. dell’autista. La morte stessa di chi BUONA FORTUNA! guidava il mezzo non permette di fugare il dubbio che, a spezzare la vita

SCOPRI LE UOVA!

Concorso pasquale

Quante uova di Pasqua sono nascoste tra le pagine di questo numero di Ticinosette?


Fare comunità Famiglia. Oggi i nuclei familiari, e soprattutto i bambini, vivono sempre più spesso chiusi nel loro guscio, slegati dall’ambiente che li circonda. Cresce però nella società contemporanea la necessità di recuperare le antiche reti di relazione e di solidarietà o di crearne di nuove. Un desiderio di vita comunitaria che oggi si esprime in molti modi e a cui rispondono anche le istituzioni di Roberto Roveda; illustrazione ©Danilo Sala

U Agorà 4

n proverbio africano afferma che “per far crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Allargando il concetto alla nostra realtà di europei del terzo millennio si potrebbe dire che per garantire maggiore benessere e stabilità non solo ai più piccoli, ma all’intera famiglia bisogna fare in modo di costruirle attorno dei contatti umani, degli scambi solidali, dei punti di riferimento. In sintesi, quella rete di relazioni vive e feconde che fino a qualche decennio fa era parte del quotidiano e che la postmodernità pare aver spazzato via. Si sono persi, infatti, quei luoghi di incontro fissi – la parrocchia, la piazza, il cortile – attorno ai quali ruotava buona parte della vita e dove si creavano e si rafforzavano i legami tra le persone. Inoltre, con l’avvento della famiglia nucleare e la decrescita demografica, è venuta meno la famiglia tradizionale, allargata al parentado che contribuiva alla conduzione familiare e all’educazione dei figli. Con la perdita di questa dimensione comunitaria e solidaristica, tutto risulta più parcellizzato, individualizzato, soprattutto nelle città. Così, sempre più spesso all’interno di nuclei familiari “esigui” – siamo nell’epoca dei figli unici e delle famiglie monoparentali, cioè con un unico genitore in casa – prevale un senso di solitudine, di smarrimento e disagio legato all’assenza di reti di aiuto e di confronto. E soprattutto i bambini hanno meno occasioni che in passato di vivere esperienze di condivisione, di relazione allargate, di vita comunitaria.

Nuovi modelli: cohousing e comunità di famiglie Questi mutamenti nella socialità, tipici della vita contemporanea, alimentano da anni il dibattito tra gli esperti di psicosociologia della famiglia, all’interno delle istituzioni e tra chi opera a contatto con i nuclei familiari. Soprattutto portano a sperimentare modelli di convivenza alternativi e magari anticonvenzionali. Nei paesi scandinavi, per esempio, si sta sempre più diffondendo il cohousing, una modalità residenziale in cui gli insediamenti abitativi sono composti da alloggi privati e da ampie zone destinate all’uso comune e alla condivisione: cucine, lavanderie, spazi per ospiti, laboratori, spazi gioco per i bambini. Peculiarità

del cohousing è la scelta di costruire abitazioni private più ridotte dell’abituale, in modo da favorire l’uso delle aree comuni e, di conseguenza, le relazioni. Più vicina a noi, almeno geograficamente, è la realtà delle comunità di famiglie – conosciute anche come “condomini solidali” – presenti nell’Italia settentrionale. Si tratta di entità comunitarie formate da due o più famiglie che risiedono in uno stesso spazio abitativo (cascina, condominio, villa...), mettendo in comune non solo gran parte del tempo e degli spazi domestici, ma anche dei loro beni materiali. Generalmente, infatti, una comunità di questo tipo nasce nel momento in cui alcune famiglie scelgono di vivere insieme la dimensione originale della “corte”, recuperando una vecchia cascina, mettendo i soldi in comune, “inventando” lavori praticabili da tutti e accogliendo chi ha maggiormente bisogno. Ogni nucleo familiare ha un suo appartamento, ha una sua sovranità inalienabile ed è totalmente responsabile di sé e delle proprie scelte. Nello stesso tempo gli ampi appartamenti che ognuno riceve per vivere, attivano risorse per l’accoglienza. Dietro a tutto questo, un sogno: che sia possibile vivere in questa società i valori dell’apertura, della condivisione, della fiducia e della solidarietà1. Parallelamente alle comunità di famiglie, stanno nascendo anche le cosiddette comunità territoriali, costituite da persone e nuclei che scelgono di dare vita al loro desiderio di comunità e di solidarietà continuando a vivere nella propria abitazione. Queste esperienze si concretizzano attraverso la stipulazione di patti di mutuo aiuto nei quali le persone diventano vicendevolmente risorse le une per le altre. Si creano momenti di incontro imperniati sulla condivisione e si cercano modi di concretizzare il legame anche sul piano economico, attraverso varie forme di condivisione dei beni. La realtà del Ticino Esperienze complesse e certamente “estreme” quelle che abbiamo descritto, ma che mostrano come vi sia una tensione da parte di un crescente numero di persone e famiglie a “pensarsi” in comunità. Questa tendenza si riflette anche in quello che è stato fatto nel nostro paese a


livello di istituzioni federali e cantonali. Obiettivo: creare un ambiente sociale più accogliente e solidale per i nuclei familiari e i suoi membri. Punto di partenza è stata la Legge sul sostegno alle attività delle famiglie e di protezione dei minorenni (Legge per le famiglie - LFam) del 15 settembre 20032. Questa legge ha introdotto il concetto fondamentale che è necessario favorire l’autonomia e la responsabilità delle famiglie, promuovendo attività di accoglienza complementari alle famiglie stesse e alla scuola durante le ore lavorative o di formazione dei genitori. In pratica, si è posta negli ultimi anni maggiore attenzione alla compatibilità fra famiglia, lavoro e formazione. L’offerta di strutture (nidi dell’infanzia, famiglie diurne, centri che organizzano attività extrascolastiche, centri di socializzazione) deve, quindi, poter coprire quantitativamente il fabbisogno sul territorio cantonale e garantire qualità nelle condizioni di accoglienza. Allo stesso tempo si è puntato molto sul supporto ai genitori che incontrano difficoltà nello svolgimento del loro ruolo attraverso enti, gruppi e associazioni che propongono progetti e servizi (enti di aiuto alle famiglie). Con tali obiettivi è nato all’interno del Dipartimento della sanità e della socialità – Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, il progetto “Infofamiglie” (www3. ti.ch/DSS/sw/temi/infofamiglie) che raccoglie tutte le attività, gli uffici, i servizi, gli enti e le associazioni che operano a favore e in sostegno ai nuclei familiari in Ticino. E sono stati creati i primi due centri di socializzazione, ad Airolo e a Capriasca. L’intento di questi centri è proprio quello di rispondere al problema dell’isolamento sociale che tocca ai nostri giorni sempre più ampi strati della popolazione. E investe in particolare i genitori con bambini piccoli, che oggi non possono più contare sulla rete di contatti sociali un tempo assicurata dall’organizzazione stessa della comunità, fondata sulla famiglia allargata, la condivisione del lavoro e delle occasioni di festa. All’interno di questi centri si incoraggia l’apertura delle famiglie verso l’esterno e si cerca di rafforzare le relazioni di scambio e di

solidarietà fra gli individui. Per queste ragioni si punta su progetti gestiti da enti o gruppi informali di famiglie che prevedono l’organizzazione di spazi di incontro e di gioco per favorire la socializzazione nel quartiere e per offrire ai bambini un’alternativa alla televisione o ai videogiochi3. I Centri CEMEA Esistono luoghi di incontro, di relazione e di esperienza di vita in comunità che hanno una lunga e ben radicata tradizione. Parliamo, per esempio, delle comunità educative per bambini, realtà che vanno dalla colonia, alla scuola, alle scuole montane, ai centri giovanili. Tutte situazioni ben rappresentate nel nostro cantone – le sole colonie ticinesi sono frequentate ogni anno da 1500-2000 bambini e giovanissimi – di cui vogliamo parlare con Paolo Bernasconi, Segretario Generale della delegazione per il Ticino dei CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva, cemea.ch). I CEMEA sono un’organizzazione internazionale nata a Parigi nel 1936 e rappresentano un movimento di educatori volontari che si ispirano ai principi dell’educazione attiva. Operano, perciò, nel proprio ambiente, in favore di un’educazione che, partendo dalle potenzialità del bambino e dell’individuo in generale, risponda il più possibile ai suoi bisogni e contribuisca alla realizzazione delle condizioni necessarie al suo attivo e positivo inserimento nella vita e nella società. Nel nostro cantone l’associazione è presente dal 1970, anche se i primi stage di formazione presso le colonie della Camera del Lavoro risalgono agli anni cinquanta del novecento Signor Bernasconi, quali sono le caratteristiche e le peculiarità dei CEMEA? L’azione dei CEMEA mira a una formazione personale, attraverso la formula degli “stage”, una particolare esperienza di vita collettiva che costituisce lo strumento privilegiato per giungere, in un tempo minimo, a una scoperta delle proprie potenzialità sia sul piano personale sia nel campo delle relazioni sociali e (...)

Il suo angelo custode per ogni evenienza. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2szAwMAUAvbdxhA8AAAA=</wm>

Con il servizio di emergenza di Swisscom può mantenere la sua indipendenza a casa in completa sicurezza. Nel caso succeda qualcosa può ricevere un aiuto immediato semplicemente premendo un pulsante. Per maggiori informazioni chiamate il numero verde 0800 84 37 27 o visitate il sito www.swisscom.ch/notruf. <wm>10CFXKKw6AQAwFwBN181633Q-VBEcQBL-GoLm_IuAQ42ZdwxM-87Idyx4EzSSXBni49dSV0XtS5gAzFPSJ6o1qbL8uqqgAxnsElIxBFa9iHGYl3ef1AKDLPw5xAAAA</wm>

Agorà 5


“In Ticino ci occupiamo di formazione informale, quindi quello che noi rilasciamo non è un attestato spendibile nel mondo del lavoro, ma permette di costruirsi un curriculum sicuramente interessante” (Paolo Bernasconi)

altro ancora. Ci occupiamo di tre ambiti: uno è legato all’animazione, perciò tutto quello che riguarda le comunità educative di bambini. Un altro ambito è focalizzato sulla prima infanzia, per cui la formazione per educatrici ed educatori che si occupano di prima infanzia (bambini 0-3 anni). Un terzo ambito è quello dei centri extra scolastici4. In Ticino ci occupiamo di formazione informale, quindi quello che noi rilasciamo non è un attestato spendibile nel mondo del lavoro, ma permette di costruirsi un curriculum vitae sicuramente interessante. Una nostra peculiarità è di mettere al centro dell’attività i bisogni del bambino. Partiamo, infatti, dal presupposto che chi andrà a lavorare in colonia o nell’asilo nido abbia prima di tutto in testa le esigenze del minore.

Agorà 6

Vorrei soffermarmi proprio sulle colonie, in particolare sulle colonie residenziali, cioè quelle in cui i bambini rimangono fuori dall’ambiente familiare per alcuni giorni. Spesso per questi giovanissimi rappresentano la prima esperienza di vita comunitaria e di scoperta di nuove relazioni oltre la famiglia e la scuola. Ma chi sono i bambini e i giovani che l’affrontano? A quali esperienze vanno incontro? Sono bambini che di norma hanno dai 6 anni in avanti e arrivano fino ai 18 anni, età in cui si può diventare monitori. Chi frequenta una colonia ha responsabilità e compiti diversi in relazione alla sua età. In generale, possiamo dire che si tratta di bambini che vanno a esplorare delle parti di sé e ad acquisire competenze che difficilmente potrebbero sperimentare e mettere in gioco in altri contesti. Per esempio, in una colonia al momento della doccia il bambino non può contare per tutto sugli adulti, deve magari prepararsi i vestiti. Il bambino deve, perciò, trovare dentro di sé le competenze per riuscire a cambiarsi, tocca al bambino mettersi in gioco così come deve confrontarsi con un’esperienza di comunità, a contatto con altri bambini e adulti. Si ritrova in un contesto certo “familiare”, ma molto allargato, una comunità che può avere un’identità molto forte nel momento in cui parliamo di una colonia di paese, in cui tutti o quasi si conoscono già. In altri casi, come le colonie dei sindacati, con bambini che vengono da tutto il cantone, la comunità si crea per quelle due-tre settimane in cui si vive insieme. La colonia appare una via per ricreare nei più piccoli – che poi saranno gli adulti e i genitori di domani – l’abitudine allo stare assieme. È solo una suggestione? Noi “andiamo” in colonia proprio per alimentare nei bambini e nei giovanissimi il bisogno di socializzazione, di stare insieme, di confrontarsi con dei pari, ma anche con degli adulti, adulti che hanno voglia e desiderio di stare con i bambini. Tutto questo in

un contesto che è diverso da quello di mamma e papà. Vogliamo far capire a questi adulti di domani che c’è un contesto più ampio attorno a loro, che va oltre la rete primaria. Questo è un valore che è strettamente legato all’esperienza della colonia residenziale, un’esperienza che risponde al bisogno di socialità del bambino e in cui il bambino ritrova un tessuto di relazioni che altrimenti forse non riuscirebbe a recuperare. Ovviamente parlo in generale: ci sono anche dei bambini che non vogliono andare in colonia e non bisogna forzarli. A suo parere una esperienza di questo tipo ha una ricaduta positiva anche quando si fa ritorno a casa? Il bambino restituisce qualcosa anche alla sua famiglia? Baso la mia risposta sull’esperienza personale. Quando da bambino andavo in colonia, al ritorno mi sentivo molto più indipendente e forte. Questo immagino lo vedessero anche i miei genitori. Ed è proprio questo il punto: riuscire a portare a casa delle competenze acquisite. A casa, per esempio, il genitore è sempre presente, se fai una cavolata la mamma ti becca subito. In colonia hai il tempo di fare la cavolata, e anche di trovare il modo di metterla a posto. Anche questo è un modo per esplorarsi. In qualche modo, ricordo che ritornavo dalla colonia molto più sicuro dei passi che facevo e magari se la mamma mi voleva mettere a posto i vestiti io rispondevo “No, mi arrangio, perché sono capace”. Si acquisisce questa consapevolezza di saper fare, di competenze che esistevano anche prima, ma che non emergevano perché al bambino non veniva concessa la possibilità di esprimerle. Per concludere: dove trovare informazioni sulle colonie? Infogiovani (ti.ch/infogiovani) ogni fine marzo pubblica l’opuscolo “infovacanze”, una buona via per cercare una colonia. Altra possibilità è il sito ticinoperbambini.ch. Il sito pubblica una banca dati molto ampia dove però rispetto a infovacanze non c’è alcuna verifica da parte dell’ente istituzionale ticinese.

note 1 Sul cohousing e sulle comunità di famiglie è possibile trovare informazioni nei volumi D. Bramanti, Le comunità di famiglie. Cohousing e nuove forme di vita familiare, Franco Angeli 2009 e A. Sapio (a cura di), Famiglie, reti familiari e cohousing. Verso nuovi stili del vivere, del convivere e dell’abitare, Franco Angeli 2010. Inoltre si può visitare il sito comunitaefamiglia.org. 2 www3.ti.ch/CAN/RLeggi/public/raccolta-leggi/legge/numero/6.4.2.1 3 www3.ti.ch/DSS/sw/temi/infofamiglie/?page=53 4 Si tratta di centri che accolgono bambine e bambini sino a 15 anni, che sono aperti di regola durante tutto l’anno e che coprono tutti i momenti della giornata, al di fuori dell’orario e del periodo scolastico (quindi anche durante le vacanze).


Motori Nella forma, errata di Giancarlo Fornasier

Automobile = manufatto di design e ricerca stilistica? Non sempre. Se è vero che oggi buona parte delle vetture prodotte presentano forme e colori che strizzano l’occhio anche agli automobilisti meno inclini all’estetica, nella storia centenaria dell’industria motoristica le vetrine dei concessioni hanno ospitato prodotti a dir poco “azzardati” e imbarazzanti, tanto discutibili da mettere in dubbio l’intelligenza di chi quelle auto le ha pensate e disegnate (o meglio, improvvisate). Ogni epoca ha le sue mode: vale per vestiti e arredamento, lo stesso dicasi per le quattro ruote. D’accordo, ma che pensare della FIAT Duna (1987; nell’immagine), auto dal costo (certo) contenuto e dall’allestimento spartano, ma tanto memorabile che lo scrittore e giornalista Michele Serra in Poetastro. Poesie per incartare l’insalata (Feltrinelli, 1993) gli ha dedicato pure un’ “Ode alla Duna”. Beh... dai, ognuno è “figlio del suo tempo” e i “gusti sono gusti”: c’è a chi la Porsche 356 del 1948 ricorda il coperchio di un pentolone e non una supersportiva, la VW Maggiolino-Beetle uno scarafaggio occhialuto o la Opel GT del 1968 una rana, non certo la versione europea della sexy e attraente Corvette C3. Modelli che però dimostravano le loro qualità, velocistiche,

costruttive o di innovazione. Se sulla FIAT e su alcune Alfa Romeo la sfortuna ha voluto gettare lo sguardo più e più volte (ricordate le prime Multipla o la storica Arna del 1983?), anche i precisi e ricercati tedeschi sono riusciti a ridicolizzare il loro nome. Su tutti il “poco riuscito” Mercedes Vaneo, un monovolume del 2001 derivato dalla Classe A ma così simile a un carro funebre da far rabbrividire; e la prima tozza versione della BMW Serie 1 non scherzava, forse? C’è chi ritiene che la NSU Prinz sia tra le più brutte di sempre (ma almeno è simpatica), e che la più recente Subaru Tribeca non sia da meno. Lasciando da parte le mitiche Trabant – più che un’auto, il simbolo di un’epoca – o la russa Lada Samara (simile all’Arna), chissà che cosa pensavano alla Citroën mentre progettavano la piccola Axel (rarissima perché ben poco venduta, ahimé), e i giapponesi della Toyota mentre, novelli Frankenstein, “incollavano” un frontale e un posteriore per creare nel 1999 la Yaris Verso... Un esercizio che dal 2006 hanno azzardato anche alla Skoda con la Roomster: certo l’auto va bene, chi la guida loda spaziosità, comodità ecc. Ma vista di profilo qualche interrogativo lo lascia... Non si poteva proprio fare di meglio?

LA NUOVA FAMIGLIA TRANSIT

O ra

15% di p re m io € inclus o

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NzcyMwYAhljPXQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLKw6AMBAFT7TNe9tul7KS4AiC4GsImvsrPg4xYpKZZQlL-JjmdZ-3IFiKZHetOaxZUq-MwpZMnYGsrqCNaFDCrP4OUYUD6G8jeNw7moCS2Z1Duo7zBrHmTQN0AAAA</wm>

TRANSIT COURIER da Fr. 9990.-

TRANSIT CONNECT da Fr. 12’490.-

TRANSIT da Fr. 18’450.-

TRANSIT CUSTOM da Fr. 16’990.-

ford.ch

Offerte valevoli solo per clienti commerciali iscritti al registro di commercio, valevoli fino a revoca presso i concessionari Ford aderenti all’iniziativa. Tutti i prezzi sono IVA esclusa.


La lingua e la macchina Oggi scrivere significa spesso digitare acronimi e strane parole sul telefonino. È la comunicazione 2.0, in attesa che in un futuro prossimo siano le macchine a comprendere ciò che vogliamo dire di Mariella Dal Farra

Blog, forum, chat, Short Message Service, WhatsApp, Twit-

Media 8

“barre intelligenti”: così, per raggiungere un sito, non è ter... ma insomma, si scrive di più o di meno, in quest’era più necessario digitare le sue coordinate world wide web; digitale, dove la maggior parte delle persone fa ormai fatica è sufficiente inserire un singolo termine, e il motore di a tenere la penna in mano (“Io non scrivo più”, affermano ricerca suggerisce le frasi o gli URL per completare ciò che candidamente amici e colleghi)? Al contempo, la comuni- si sta scrivendo. Anche in questo caso, abbiamo a che fare cazione è diventata talmente pervasiva da indurci a essere con un linguaggio condensato, che consiste prevalentecontinuamente collegati a qualcosa o a qualcuno. mente di sostantivi e predicati: più che scrivere, si dettano La questione non è banale, nonostante gli opinionisti telegrammi. abbiano già raggiunto le proprie incontrovertibili, e mutualmente Parlare con le macchine contraddittorie, conclusioni. Se Non è un caso che, se il passagda una parte i nuovi millenaristi gio dal web 1.0 al 2.0 è stato annunciano la fine imminente contraddistinto dall’imporsi dei della capacità di esprimere il social (come dire, dalla pubbliproprio pensiero in forma scritta cazione alla partecipazione), le – e quindi, più insidiosamente, previsioni relative a come sarà la di articolarlo in una sintassi che rete 3.0 vertono principalmente conferisca ordine e significato al sul cosiddetto “web semantiflusso proteiforme della coscienco”. “Con il pieno sviluppo delle za –, dall’altra, il 21 gennaio di potenzialità 3.0, i fraintendimenti quest’anno, WhatsApp dichiara di ricerca tenderanno a scompadi avere superato il mezzo birire. Il potenziamento semantico lione di utenti attivi in tutto il consentirebbe a una macchina di (immagine tratta da gearnuts.com) mondo. Apparentemente, non si interpretare come un essere umano scrive affatto di meno; piuttosto, forse, lo si fa in maniera (o quasi) una stringa: e quindi di coglierne il significato al volo, diversa... evitando problemi di omonimia, mancato riconoscimento di funzioni logiche complesse ecc. Insomma, se con l’avvento del Poco spazio e idee condensate 2.0 erano gli esseri umani a condividere le informazioni, con il Un SMS è costituito da un massimo di 160 caratteri; quelli web 3.0 saranno in primo luogo le macchine”.2 di Twitter sono 140, idem (139) per WhatsApp. In uno Se fosse davvero questo ciò che sta succedendo, allora signispazio così ristretto, la comunicazione è necessariamente ficherebbe che il nostro linguaggio – oggi scritto, domani, sintetica e la sua forma diventa più spartana. Nell’economia eventualmente, parlato – sta evolvendo in una direzione della messaggistica istantanea, la punteggiatura è la prima che lo rende comprensibile alle macchine, oltre che agli a saltare, seguita da articoli, preposizioni e declinazioni esseri umani: un protocollo di comunicazione isomorfo a (“and” può significare “andare”, ma anche “andiamo” o quello usato da una rete sempre più “senziente”; qualcosa “andate”). Vengono invece favorite le abbreviazioni (“risp” che alcuni chiamano “intelligenza artificiale”... per “rispondi”; “rit” per “ritardo”), la crasi, per quanto imperfetta (“apericena”; “cissi” per “ci si vede”), le contrazioni per saperne di più (“grz”), gli acronimi (“TVB”), la metonimia (“buon week”), Aaron Schwartz, “L’estensione del web semantico”3; websemanla sineddoche (“okkio” per “presta attenzione”) e il ricorso tico.org alle icone (“@)-;-”, che indica una rosa e, per estensione, romanticismo, dolcezza1). note 1 Esempio tratto da zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=55 Si tratta cioè di una scrittura essenziale, spogliata degli 2 my.liceti.it/prof/perone/5am/argomenti%20teorici%20per%20esa“orpelli” grammaticali e organizzata per parole/concettime/web3.0.pdf chiave: gli stessi usati per fare ricerca in internet. Da tem- 3 Swartz, A. and Hendler, J. The Semantic Web: A Network of Conpo, ormai le “barre degli indirizzi” dei principali browser tent for the Digital City, Proceedings Second Annual Digital Cities Workshop, Kyoto, Japan, October, 2001. (Google Chrome, Firefox ecc.) si sono trasformate in


Capire per difendersi Per comprendere il fenomeno ISIS e quanto sta accadendo in Medio Oriente è necessario fare chiarezza sulle categorie che connotano tale galassia e sui rapporti fra presente e passato di Marco Alloni

Il recente saggio di Khaled Fouad Allam Il jihadista della

porta accanto (Piemme, 2014), lungi dal riproporre risapute dicotomie tra occidente e islam o facili apriorismi, scandaglia nel profondo le dinamiche che hanno portato alla nascita del califfato islamico di Al-Baghdadi e le ragioni per le quali, per affrontarne l’avvento e la sfida, sia imprescindibile conoscerne le radici e le “armi”. Il libro di Allam potrebbe quasi essere segmentato in forma di dizionario, un ideale dizionario delle parole-chiave per comprendere non solo ISIS ma l’islam radicale nel suo insieme, passando naturalmente per l’affermarsi e il diffondersi del cosiddetto “islam politico”. E quali sono tali parole-chiave? Il saggio ne enumera diverse, ci limiteremo a indicarne alcune.

di arrivo. Un passaggio che appunto conserva sempre in sordina una mal “dissimulata” necessità di adattamento che raramente coincide con una felicità dell’adattamento. Jahiliyya Anche il concetto di “ignoranza” va problematizzato: per capire l’orgoglio del musulmano jihadista bisogna riconoscere la sua vocazione a porsi al di sopra e oltre la jahiliyya, identificata nell’occidente “demoralizzato”, come accadde alle origini dell’islam nei confronti del paganesimo e del politeismo precedenti l’avvento del Profeta.

Wahabismo L’interruzione dell’interpretazione critica del Corano coincide, complice l’affermarsi del wahabismo, con l’instaurarsi di correnti di matrice salafita e fondamenJihad talista che trovano nell’islam Allam ci aiuta a entrare nell’unieversivo e in ISIS il loro coronaverso di questo termine e a superare il luogo comune secondo cui mento. Anche in questo caso va esso vada sic et simpliciter identicontestualizzata e storicizzata la Khaled Fouad Allam (da theaoi.com) ficato con la “guerra santa”. Ci questione del califfato e riconospiega come nella creazione di una “società di sostituzione” sciuto il debito non indifferente che esso ha contratto con il jihad rappresenti per così dire lo strumento metastorico lo spirito wahabita dell’attuale Arabia Saudita. per la formazione di un senso di appartenenza che nel L’elenco potrebbe naturalmente continuare a partire, per califfato trova la sua forma tangibile. esempio, da Da’sh termine arabo dell’acronimo ISIS che deve essere compreso a fondo per riconoscere la natura Unità rigorosamente sunnita del califfato e quindi il significato Senza il “mito unitario” inaugurato dalla società ideale profondo della conflittualità interconfessionale tra sunniti costituitasi agli albori dell’islam a Medina, e senza quel- e sciiti. Il libro, denso di riferimenti essenziali alla comla paradossale nostalgia di unità prodotta dalla perdita prensione della galassia islamica attuale, rappresenta un dell’Impero ottomano – senza cioè capire quanto nello fondamentale manuale di riferimento per leggere l’avvento spirito islamico sia racchiuso un principio di unità transna- di ISIS, fuori dagli stereotipi a cui ci stiamo abituando. zionale e “comunitarista” in senso ampio – non possiamo Khaled Fouad Allam ha voluto tessere una riflessiocomprendere quanto profondo sia il richiamo, malgrado ne acuta ma solo trasversalmente militante, e in linea l’affermarsi dei moderni stati-nazione, del califfato. con i suoi precedenti saggi ha privilegiato una visione “progressista” dell’islam esortandoci a ragionare a fonTaqiyya do prima di gettare disinvoltamente i semi della conIl grande problema dell’integrazione nelle società cosid- trapposizione frontale e dell’odio. Un saggio dunque dette multi-etniche risulta del tutto incomprensibile se imprescindibile se si cerca – come si suol dire – di cononon si tiene poi conto di quel principio di “dissimulazio- scere il proprio nemico per poterlo combattere. E oggi ne” (taqiyya) che accompagna il percorso dei musulmani il nemico è anche la nostra ignoranza del suo aspetto. della diaspora nel loro passaggio dalla “patria” alla società E questo preliminarmente va sconfitto.

Levante 9


P

er me un raggio di Sole è sufficiente a spazzare via molte ombre e sono convinto che non ci si debba mai arrendere senza provare. L’importante è cominciare da quello che è necessario e poi fare il possibile. E all’improvviso ci si sorprende a fare l’impossibile e anche l’impensabile. Così è stato per me: sono nato ad Assisi, nel 1182, e mio padre, Giovanni di Pietro Bernardone, era un ricco mercante di stoffe che mi chiamò Francesco perché aveva fatto fortuna in Francia. Il mio destino era dedicarmi ai commerci, ma desideravo essere cavaliere e partire per la crociata in Terrasanta. Adoravo, poi, divertirmi con gli amici, corteggiare le ragazze e cavalcare mentre studiare non era il mio forte. A poco più di vent’anni ho partecipato alla guerra contro Perugia e mi hanno fatto prigioniero. Sono rimasto un anno in carcere e ho avuto parecchio tempo per pensare. Sentivo tanta insoddisfazione dentro di me e così, quando mio padre ha pagato il riscatto, mi sono ritirato in una casa di campagna per riflettere. Lì ho scoperto la bellezza della natura, l’amore per la Madre Terra che ci sostenta e governa, ma era anche rimasto il desiderio della Terrasanta. Sono quindi partito, ma a Spoleto sono stato malissimo. Durante la malattia ho sentito crescere dentro di me sentimenti nuovi che illuminavano le tenebre del mio cuore. Sentivo di provare una vera e propria febbre d’amore per i più sfortunati, i poveri, i lebbrosi. Ciò che prima mi sembrava amaro come la povertà e la malattia, mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. Ho cominciato a donare tutto quello che avevo e più lo facevo e più mi sentivo lieto perché solo donandosi si riceve, solo dimenticando se stessi ci si ritrova. Ovviamente cominciarono a considerarmi pazzo e mio padre decise di chiudermi in casa, ma sono fuggito. Allora il mio genitore mi ha denunciato alle autorità di Assisi perché sperperavo i suoi soldi e nell’inverno del 1206 sono stato processato in piazza. In quel momento, davanti a tutti, mi sono spogliato degli abiti e di tutte le mie cose, ho rinunciato alla mia famiglia e ho scelto di dedicarmi interamente a Dio. Mi sono messo in cammino per l’Umbria, restaurando piccole chiese e cappelle abbandonate, predicando con parole semplici e aiutando i bisognosi. Presto si sono

uniti a me altri giovani, tra cui Chiara destinata a diventare per me più di una sorella. Molti dei miei compagni erano ricchi e nobili e avendo rinunciato a tutto venivano guardati con sospetto. Allora abbiamo deciso di andare a Roma, dal papa, perché approvasse ufficialmente il nostro modo di vivere. Il pontefice ci ha chiamato frati minori e da quel momento sempre più persone hanno voluto unirsi a noi. In pochi anni ci sono stati frati non solo in Italia, ma anche in Germania, Francia e Spagna. I nuovi arrivati volevano costruire grandi chiese e conventi, vivere nell’agiatezza come tanti altri uomini di Chiesa. Io continuavo a ripetere che per vivere in perfetta letizia si deve desiderare poco e quel poco desiderarlo poco. Non sempre ero ascoltato e mi sentivo spesso solo così mi sono messo in viaggio verso la Terrasanta, nel 1219. Lì ho conosciuto la ferocia che divideva cristiani e musulmani ma ho anche incontrato il sultano e, insieme, abbiamo parlato di pace. Capivo ormai che la crociata non poteva portare nulla buono perché la pace è qualcosa che l’uomo coltiva dentro di sé: l’uomo veramente pacifico è colui che fra le avversità della vita, conserva la pace nell’anima. Ma io in pace non ero, mi sentivo tradito dai miei fratelli e allora, tornato a casa, ho scelto di isolarmi tra boschi ed eremi. Ho passato anni di solitudine e di travaglio a cui si sono aggiunte tante malattie; poi piano, piano, grazie alla preghiera e alla vicinanza con la Natura, il mio animo si è lenito. È nato dentro di me il Cantico delle creature e sono tornato tra i miei frati placato, senza più rancore. Giunto alla fine della mia vita terrena sapevo che la vita va cantata finché il tempo te lo concede; bisogna cercare il libero soffio, il libero pensiero, affinché ogni giorno sia nuovo e non la ripetizione di secoli. Bisogna vivere l’attimo nell’eterno respiro inventando parole che nessuno ha mai pronunciato. Soprattutto bisogna creare la propria vita come l’Infinito la ricrea in tutti noi: agli occhi di Dio un uomo vale realmente quel che vale, e niente di più.

FRANCESCO D’ASSISI

Vitae 10

Da giovane amava la bella vita, voleva diventare cavaliere e partire per la crociata in Terrasanta. Poi il travaglio interiore, la scelta di rinunciare a tutto per Dio e i più poveri

note storiche raccolte da Eugenio Klueser nell’immagine san Francesco in un affresco del Cimabue (XIII secolo, Basilica Inferiore, Assisi)


L’ e s s e n z a d e L r i t o di Roberto Roveda; fotografie ŠReza Khatir

La liturgia solenne, gli inni, le candele e i paramenti che paiono usciti direttamente da un antico mosaico: cosĂŹ gli Aramei della Chiesa Siro Ortodossa di Antiochia rinnovano in terra ticinese i loro riti e le loro tradizioni


N

el racconto evangelico si narra che dopo la resurrezione Gesù apparve agli apostoli invitandoli a diffondere il Verbo con queste parole: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”. Allora i discepoli di Cristo si misero in cammino e cominciarono la loro predicazione. Presto nacquero molte comunità cristiane, unite dalla stessa fede, ma ognuna caratterizzata da una propria originalità, da un proprio, peculiare carisma. La Chiesa Siro Ortodossa di Antiochia trae le sue origini in questa antica diffusione del Verbo cristiano, quando la Buona Novella giunse agli Aramei che vivevano in Siria e in Medio Oriente. Ad Antiochia, capitale della Siria, si formò così, nell’anno 37, la prima chiesa fondata dall’apostolo Pietro dopo quella di Gerusalemme. E qui, in terra siriana, i discepoli di Cristo cominciarono a essere chiamati “cristiani”. Nel corso dei secoli la Chiesa siriaca, che è distinta dalla Chiesa cattolica romana, ma ha forti legami di amicizia con il cattolicesimo, è sempre stata uno dei grandi centri di diffusione e conservazione del cristianesimo. Ancora oggi svolge un’attività fondamentale nella preservazione della fede cristiana nel tormentatissimo Medio Oriente e conserva gelosamente le sue tradizioni: la liturgia antica e il siriaco, un idioma appartenente all’aramaico (la lingua parlata da Gesù), per i riti. I suoi fedeli sono più di due milioni e sono diffusi soprattutto in Turchia, in tutto il Medio Oriente e in India, mentre piccole comunità sono presenti un po’ in tutto il mondo. Gli Aramei in Ticino Padre Abramo Unal è il parroco della piccola comunità siro ortodossa del canton Ticino e a lui chiediamo, come prima cosa, come nasce la presenza del popolo arameo in terra ticinese: I primi Aramei sono giunti in Ticino dal Medio Oriente negli anni settanta del novecento in cerca di lavoro e di condizioni di vita più stabili. Una vera e propria migrazione si è intensificata dal 1980. Oggi la comunità aramaica in terra ticinese è composta da oltre 400 famiglie, la maggioranza proveniente da Turchia, Siria, Libano e Iraq. In questi anni sono arrivate poi dalla Siria diverse famiglie, in fuga dalla guerra civile in corso. Tra pochi giorni, il 5 aprile, viene celebrata la Pasqua cattolica mentre voi celebrerete questa festività una settimana dopo, il 12 aprile, in base al calendario ortodosso. Ma che significato ha per voi la Pasqua? La Pasqua è Cristo stesso che nella sua passione porta a compimento l’Amore di Dio. È la Festa del Paradiso. Dal momento che Cristo ha vinto la morte, tutti coloro che credono in lui la vinceranno e vivranno nella pace in cielo, cercando nell’incontro con Gesù, la forza di aprire il cuore alla speranza. La bellezza della Pasqua la celebriamo ogni anno, ogni domenica, ogni giorno. Il mio augurio più vero è questo: che l’intera esistenza sia pasquale, che ogni momento sia vissuto nella luce della Pasqua, perché noi crediamo che Cristo è risorto, Lui è con noi, dunque anche noi siamo con lui.


in queste pagine: la cerimonia nella chiesa di San Rocco a Lugano; in apertura: l’altare della chiesa di San Giobbe a Giubiasco

Come celebrate questa festività? Nella Santa Messa di Pasqua celebriamo la Resurrezione con canti e processioni. Nella Messa il celebrante annuncia ad alta voce: “Il nostro Signore Gesù Cristo è risorto dai morti”. All’uscita della chiesa si va in un luogo di ritrovo (se esiste), dove i fedeli si scambiano gli auguri di Buona Pasqua con baci e abbracci. La comunità vive un momento di grande gioia e felicità; i fedeli sembra che assaggino la vita beata, perché sentono la presenza del Risorto tra di loro. Poi continuano i festeggiamenti. Tutti, piccoli e grandi, si scambiano gli auguri girando di casa in casa. Ogni famiglia prepara dei doni, come uova di Pasqua, cioccolatini, dolci fatti in casa e in più ai piccoli si regala qualche soldo come buon augurio. (...)


Reza Khatir Nato a Teheran nel 1951 è fotografo dal 1978. Ha collaborato con numerose testate nazionali e internazionali. Ha vissuto a Parigi e Londra; oggi risiede a Minusio ed è, fra le altre cose, docente presso la SUPSI. khatir.com ringraziamenti Un sentito grazie a Padre Ibrahim e alla Comunità Aramaica in Ticino per la gentilezza e la disponibilità mostrata durante la realizzazione di questo servizio fotografico. Queste immagini sono state scattate durante le messe domenicali presso le chiese di San Rocco a Lugano e San Giobbe a Giubiasco.

in queste pagine Un momento di preghiera; le pagine della Bibbia scritta in aramaico; Padre Ibrahim.


I festeggiamenti continuano per tre giorni come da tradizione. Il parroco della comunità visita le famiglie e benedice le loro case con delle preghiere. Quali rapporti avete le altre chiese cristiane? In Ticino abbiamo ottime relazioni con le Chiese sorelle. A livello personale ho buoni rapporti con monsignor Valerio Lazzeri, vescovo di Lugano, e con il clero cattolico; anche a livello comunitario c’è un buon legame con i ticinesi. Un ringraziamento particolare va alla Chiesa cattolica, che ci aiuta tanto e ci mette a disposizione le chiese (come la bellissima San Rocco a Lugano), dove possiamo celebrare le nostre Sante Messe e altre funzioni religiose. Senza questo aiuto avremmo avuto grosse difficoltà. Un ringraziamento va anche alla Chiesa Evangelica Riformata del Ticino, che a sua volta ci sostiene. Il legame tra le chiese è tanto forte che nel 2000 è stata creata la Comunità di Lavoro delle Chiese Cristiane nel canton Ticino, di cui facciamo parte. Invece, come sono i vostri rapporti con il mondo islamico? Sono rapporti molto difficili, perché l’islam non ci accetta.

I legami con certi stati sono buoni. Anche nell’islam ci sono persone tolleranti e per bene, che vogliono collaborare e convivere con noi cristiani; purtroppo c’è anche una buona fetta di musulmani che non contempla l’esistenza di altre religioni. La difficoltà di questi rapporti potrebbe essere legata al fatto che nell’islam non c’è una gerarchia religiosa; questo vuol dire che ogni singolo imam può dire e fare quello che vuole. Già nell’ottavo secolo l’islam ci ha attaccato e con la forza ha conquistato le nostre terre. La situazione è quella che vediamo oggi in Siria e in Iraq, dove i cristiani sono perseguitati e uccisi senza colpa. Il nostro popolo ha sofferto tanto, ha subito innumerevoli persecuzioni e massacri in quanto cristiano. Ci tengo a sottolineare che non ha mai fatto del male a nessuno, ha sempre cercato di seguire le raccomandazioni del Vangelo: “ama il prossimo come te stesso”. Noi cristiani del Medio Oriente vorremmo avere buoni rapporti con tutti i musulmani: ognuno ha la sua fede, ma dobbiamo rispettarci, volerci bene come essere umani, perché siamo tutti creature dello stesso Dio.

per saperne di più: chiesa-siro-ortodossa.ch


E questo è inconcepibilmente assurdo e romantico, non crede? Perdere ogni cosa per vincere...

Marco Borelli. Trentasei anni, perito elettrotecnico... Single, vivi in un monolocale schifo in via Zuccoli. Vorrei tu mi spiegassi il perchè? Perchè hai ucciso quell'uomo?

Episodio 2 Monete insanguinate conclusione

Ma perchè ucciderlo? Non dipende da un singolo uomo, agente. Dipende da ciò con cui si decide di scherzare, e la fortuna non è tra queste cose... Quell'uomo amava rischiare, ha rischiato tutto per vincere, anche la sua famiglia.

Perchè legarsi ad archetipi che la nostra società ci impone ogni singolo minuto della giornata per trecentosesessantacinque giorni l'anno? Io non ci sto. Ed è per questo che ho deciso di cambiare le cose. Lugano è una città così corrotta--

perchè non farlo?

A quanto pare non basta quello che fate voi, voi siete ancora troppo morbidi e le vostre regole stupide.

Sai cosa credo, Marco? Credo che tu sia solo una facciata, nascosta da una falsa morale acquisita guardando film alla televisione o leggendo libri... Credo che tu sia solo una persona insicura e disturbata che si è creato il suo stesso archetipo addosso. Tu ti vivi addosso ed adesso avrai modo di rifletterci in prigione.

Noi siamo qui per questo.

Sembra un uomo molto intelligente, eppure ancora non ha concepito quello che si sta per abbattere sulla vostra bella vita tranquilla. Cosa sta per La potenza dell'unico accadere? illuminato si scatenerà su tutti voi, e non avrete neanche il tempo per pensarci.

Voi non capite... Qui non si parla di quello che voglio io, qui si parla di quello che sta per accadere.

Siete finiti... Ahahaha

haahaha hahaha

rinchiudetelo.

Un bel guaio... Non sono così sprovveduto, ma se le cose iniziano a muoversi in questo modo dovremmo chiamare i servizi di intelligence.

Non voglio neanche pensare alle conseguenze. Intanto abbiamo un altro morto, morto per aver scommesso troppo. Morto perchè ha avuto veramente poca fortuna.

FINE EPISODIO


Primavera a

Pois Tendenze p. 41 | di Marisa Gorza

“Una zebra a pois, me l’ha data tempo fa uno strano marajà... a pois, a pois, a pois...”, cantava, anzi, urlava Mina ai suoi esordi negli anni sessanta, sottolineando la moda del tempo che torna a colorare la bella stagione alle porte

M

ettono di buon umore, sono spiritosi e versatili. Classici o più o meno informali, disposti con cadenza regolare o con estrosa asimmetria, in maniera fitta-fitta o rarefatta, stampati, intessuti, ricamati... i pois piacciono sempre! E come potrebbe essere altrimenti visto il significato ancestrale del cerchio legato alla nostra Madre Terra? I pois bianchi su fondo rosso della gonnellina di Minnie, fidanzata storica di Topolino, sono più o meno contemporanei a quelli sulle morbide bluse di Coco Chanel, movimentate da delicati point d’esprit, fino ad arrivare all’epoca d’oro, gli anni cinquanta e sessanta, in cui circoletti e bollicine imperversano su tutte le collezioni di moda. Simbolo della genuina allegria e dell’entusiasmo dell’epoca, i pois cominciano le loro incursioni nell’arte e nel design. E mentre le curve di Marilyn Monroe in The Seven Year Itch sono sottolineate da un costumino a pois, nell’estate 1960 un’altra canzone, cantata da un giovanissimo Brian Hyland, esalterà quell’atmosfera di euforia: “Itsy Bitsy Teeny Weeny Polka Dot Bikini....” Il clima propositivo ed ottimista dei fabulous sixties, magari con un pizzico di malizia in più, caratterizza poi gli anni ottanta e i pois ricompaiono anche al di fuori delle stoffe. Basti ricordare Roy Lichtenstein e la pop art che ingrandiscono le immagini in punti infiniti.

I poIs Inondano tuttI I campI

Ritornati trionfanti anche nel guardaroba primavera-estate 2015, i pois vengono spesso riproposti nella triade bianco-blurosso, già in voga negli anni trenta. Non manca la versione sexy con bollicine trasparenti per le camicie di Saint Laurent, o quella in seta rosa a pasticche rosse delle proposte Red Valentino e ancora su base cromatica rosa i maxi pois sparsi sugli spiritosi abiti chemisier di Moschino. Invece “spagnoleggia” l’interpretazione di Dolce&Gabbana dove bolle nere su fondo rosso e viceversa sembrano ballare il flamenco su vestiti e gonnellone a ricchi volant... olé! I riflettori puntati sulla collezione di Genny mettono a fuoco una silhouette femminile scolpita da linee e volumi giocate sui contrasti. Ed è proprio il battibecco tra lucido e opaco, tra l’eterno dualismo black&white che dà vita alla stampa a grossi pois di un nero profondo che risalta sull’organza candida e lucente di un tulip dress da cocktail. Chi l’ha detto che i pois sono un motivo esclusivamente riservato alle signore? Basta dare un’occhiata alle proposte per lui di Ermanno Scervino per scoprire l’eleganza di un eclettico, fantasioso neo dandy, molto attento alla qualità impeccabile. Un aplomb stemperato con divertita ironia da una pioggia di micro e macro pois sulle giacche e sui completi sartoriali, sulle camicie di seta, sui pullover e perfino sugli shorts. Immancabili papillon e foulard in colori fluo per uno stile scanzonato ma sempre... prettamente maschile.


La domanda della settimana

In generale, ritenete che il personale di vendita nei grandi magazzini ticinesi sia sufficientemente cortese e disponibile?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 9 aprile. I risultati appariranno sul numero 16 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che i prodotti naturali e gli alimenti venduti come «bio» siano più controllati e salutari degli altri?” avete risposto:

SI

46%

NO

54%

Svaghi 42

Astri ariete Svolte professionali. Propizi gli influssi lunari tra l’8 e il 9. Ristrutturazione degli ambienti domestici. Tra il 5 e il 7 novità per i nati in aprile.

toro Grazie agli ottimi aspetti con Plutone la vita sentimentale va in crescendo. Determinati i nati nella prima decade. Fuori controllo tra il 6 e l’8 aprile.

gemelli Luna in opposizione tra l’8 e il 9. Possibile fase di rimpianti. Crescita professionale per i nati tra la prima e la seconda decade. Fantasticherie.

cancro Spinte affettivamente ambivalenti provocate dai vari transiti in corso. Cambiamenti improvvisi per i nati nella prima decade. Bene tra il 6 e il 7 aprile.

leone Il 9, grazie alla buona congiuntura planetaria riuscirete a realizzare qualcosa di notevole. Particolarmente egocentrici i nati nella prima decade.

vergine Grazie alla vostra intelligenza ve la cavate in qualunque situazione. Bipolari i nati nella prima decade, aiutati da Marte ma inibiti da Saturno.

bilancia Il passaggio dei Nodi Lunari vi rende aperti ai cambiamenti evolutivi. Incontro con il destino per i nati intorno al 29 settembre. Novità professionali.

scorpione Tra il 6 e il 7 aprile imprevedibili alchimie. Passionalità e gelosie sono un tutt’uno. Irascibili i nati nella prima decade, sensuali i nati nella terza decade.

sagittario Convogliate ogni vostra energia verso tutto ciò che vi sta a cuore. Possibilità di successo. Numerosi incontri tra l’8 e il 10 aprile. Cambiamenti.

capricorno Momento grandioso per la vita affettiva. Nuova energia per i nati nella prima decade. È arrivato il momento di manifestare ciò che più desiderate.

acquario Gelosi o privi di regole. Un po’ sulle spine tra il 6 e il 7 aprile a causa del transito lunare. Egocentrismo alla stelle per i nati nella seconda decade.

pesci Momento di crescita spirituale per i risvegliati, di grande confusione per gli altri. Crollano le certezze di un tempo. Bene per i nati nella terza decade.


Gioca e vinci con Ticinosette

1

2

3

4

5

6

7

8

La soluzione verrà pubblicata sul numero 16

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 9 aprile e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 7 apr. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

9 1

10 11

13

12

14

16

15

17

5

18

2

19

20 7

21

23

22

24

25

Verticali 1. Lo è NCIS • 2. Sposalizio • 3. In mezzo ai rovi • 4. Eretto • 5. Una collaboratrice del dentista • 6. Nel centro di Losanna • 7. Terna • 8. Dittongo in fieno • 9. Capolavoro • 13. Malore • 15. Beni preziosi • 17. Il principe della risata • 19. Ripido • 23. Lo redige il giornalista • 26. L’equipaggio della canoa • 31. Si alterna al diritto • 33. Coriacei • 35. Le gettano i pescatori • 36. Le iniziali di Savoia • 38. Andata e Ritorno • 40. È opposto allo zenit • 42. Il bel Delon • 44. Quella Sacra giudica • 45. Un’incognita • 48. Il vil metallo • 50. Dopo Cristo • 52. Pena nel cuore.

26

8

27 30

32

31

34

35

33

36

37 39

29

28

38

40

41

43

42

44

Soluzioni n. 12

45 6

46

Orizzontali 1. Comico, divertente • 10. Solcare il mare • 11. Istituto Tecnico • 12. Botti • 13. Io, in altro caso • 14. Sono ottime anche quelle salmonate • 16. Stella del cinema • 18. Un trampoliere • 20. L’onda nello stadio • 21. Uncini da pesca • 22. Arrabbiate • 24. Negazione • 25. Originale, fantasiosa • 27. La sigla del Tritolo • 28. Cifra imprecisata • 29. Svezia e Romania • 30. Due romani • 31. Il dio egizio del sole • 32. Come sopra • 34. Unisono di voci • 36. L’opposto di chiaro • 37. Fugge... dalle tasse • 39. Gioca il derby con il Milan • 41. Avverbio di luogo • 43. Granturco • 44. Nel centro di Carona • 45. Articolo maschile • 46. In mezzo al nido • 47. Questa cosa • 48. Starnazza • 49. Rifugi fra i rami • 51. Limpidi, chiari • 53. Fu distrutta con Pompei.

48

47

1 9

P A

11

O

15

L

49

50

51

18

52

I

21

N

25

A

31

53

B

4

3

1

2

36

N A

43

P

3

4

5

6

7

8

A R

R T

56

E

L

L 12

E

I

C

O

N

L O

22

O

U

O S

O

V

O

41

A

47

P

51

E

R

A

E

I

R E

R 52

E

N

L 45

E

54

O R

6

U A

A

A

23

42

I

T

N

O

E

I

I

I

Z 35

39

L

D

30

C A

I

I

A

N

O

O 46

O

A

R

T

T

O

A

C 29

55

T G

I A

48

E R

T

I

I A

A

R E

38

O S

14

M

O L

8

O

28 33

T

R

24

O

S

O

R

17

20

E

7

13

O

A

A

O

E

19

C

44

N

N

R

32

5

16

S

S I

L

27

A

34 37

L

26

S

A L

T

O

4

10

I

I

A 50 53

3

T

O 40

La parola chiave è:

2

I 57

S

49

E

O L O

La soluzione del Concorso apparso il 20 marzo è: INSALATA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Maya Bassani 6996 Ponte Cremenaga Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: buono RailAway FFS per l’offerta “Zoo al Maglio” di Magliaso RailAway FFS offre un buono del valore di CHF 100.– per 2 persone in 2a classe per l’offerta RailAway FFS “Zoo al Maglio” (viaggio in treno ed entrata) da scontare presso una stazione FFS in Svizzera. Info su ffs.ch/zooalmaglio

Con RailAway FFS allo Zoo al Maglio. Alla scoperta degli animali. Lo Zoo al Maglio di Magliaso è una tappa da non mancare per tutti coloro che amano il contatto con gli animali e la natura. Lasciatevi incantare da questo piccolo paradiso esotico: leoni, orsetti lavatori, macachi del Giappone e tanti altri animali vi attendono!

Svaghi 43


oekom Rating 2015:

Siamo il primo commerciante al dettaglio a offrire pollo d’importazione che soddisfa gli standard svizzeri in materia di benessere degli animali.

La Migros: il commerciante al dettaglio più sostenibile del mondo.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NzExMgYA3k6bLw8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLMQ7CQAwEX-TTrr2-S3CJ0kUUKP01ETX_rwh0FCuNNLP7Xtnw2317HNuzCEoWQ_KoXLP56Oi1RG_uQBSCFzBvTDnVxb-PXXIAmN_GEEaflAnmMckEl3W09_n6APt2oQh7AAAA</wm>

La nostra promessa entro il 2020: standard svizzeri in materia di benessere degli animali per tutti i nostri prodotti importati dall’estero. Già oggi la Migros offre carne di pollo importata dall’estero che corrispon­ de alle severe direttive svizzere. E in collaborazione con partner quali la Protezione svizzera degli animali (PSA) garantiamo di adottare entro il 2020 un approccio verso gli animali attento al benessere delle singole specie. Grazie a questa e a molte altre misure ci impegniamo oggi per la generazione di domani.

Di più su generazione-m.ch


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.