№ 21 del 22 maggio 2015 · con Teleradio dal 24 al 30 mag.
Il sogno del prIncIpe Voluta da Vespasiano gonzaga, sabbioneta incarna il modello della città ideale del rinascimento
Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–
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Ticinosette allegato settimanale N° 21 del 22.05.2015
Agorà Mercato immobiliare. Effetto cobra
Arti Alberto Nessi. La locomotiva nel cimitero
Vitae Camilla Parini
di
r. roveda; foto di S. Mengani .......
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faBio Martini .....................................................
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Matteo gerBer; illuStrazioni di franCeSCo della Santa ......
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Svaghi ....................................................................................................................
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Editoria Fotografia. Eyesopen!
Editore
Fumetto Ispettore Leoni
Redattore responsabile
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Chiusura redazionale
Teleradio 7 SA Muzzano
daniele Bernardi .............................
di
niColetta Barazzoni .............................................................
Reportage Sabbioneta. Il sogno del Principe
Venerdì 15 maggio
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di
Tiratura controllata 67’470 copie
Silvano de Pietro.................................
Carlo Baggi................................................................
Kronos Il giusto e il bene
Impressum
di
di
di
Fabio Martini
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Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
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In copertina
Sabbioneta, Mantova. La Galleria Gonzaga Fotografia ©Simone Mengani
Correnti di pensiero L’edizione del 13 maggio scorso del tabloid 20 minuti riportava la testimonianza di due famiglie della Riviera accomunate da una stessa tragedia: lo sviluppo di un tumore al cervello in due bambini, malattia nel frattempo fortunatamente superata. Sul banco degli imputati (vista l’estrema vicinanza e la “casualità” delle stesse gravi conseguenze) la presenza di un traliccio dell’alta tensione. Nello stesso breve articolo, il gestore delle linee elettriche faceva notare che le case erano state costruite a manufatti già presenti; dal Municipio del comune coinvolto ci si “discolpa” sostenendo che nel rendere edificabili quei terreni “si è tenuto conto dei dati disponibili all’epoca” (parliamo di un paio di decenni or sono). Le radiazioni elettromagnetiche create dall’alta tensione – ma più in generale tutto ciò che fa riferimento a quello che viene identificato con elettrosmog; dai radar alle antenne per telefonia al Wi-Fi ecc. –, sono al centro di un dibattito che contrappone cittadini, inquilini, associazioni, medici e scienziati ad altrettanti studiosi e interessi privati ed economici evidenti a tutti: telefonia e internet sono mercati trainanti e sempre in forte crescita, basti osservare i numerosi punti vendita nelle nostre città e la capillare pubblicità fatta da queste aziende. Le richieste da parte del mercato (noi tutti, telefonini-dipendenti) di servizi e connessioni sempre maggiori, più efficienti e in ogni dove, non fanno che accelerare, per esempio, il potenziamento di segnali, bande e il proliferare di antenne. Nel 2014 il Dipartimento del Territorio era stato sollecitato da alcuni comuni ticinesi dibattuti tra le richieste delle compagnie telefoniche da una parte e i cittadini dall’altra. La politica si muove e nel gennaio di
quest’anno viene introdotto il sistema “a cascata” basato – come recitavano i media – “su una decisione di principio del Tribunale Federale, il quale si è espresso a favore di questo modello” (ticinonews.ch; 15.1.2015). In poche parole, le antenne si costruiscono prima di tutto in zone industriali; solo se non esistono alternative, in zone abitate/residenziali. Al di là di casi specifici e di quanto sta avvenendo in Svizzera, la domanda di fondo rimane una sola: l’elettrosmog è una fonte di inquinamento e quindi dannoso alla salute? Già dal 2001 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), ritiene i campi magnetici in bassa frequenza (a valori superiori a 0,4 microTesla) un fattore di rischio (leucemia infantile), e dal 2011 lo sono anche quelli in alta frequenza. Nel 2013 il portale francese bioalaune.com riportava un esperimento condotto da alcune studentesse danesi di Hjallerup, a suo tempo reso noto dal canale TV danese DR1 (dr.dk): senza grosse pretese scientifiche, le intraprendenti ragazze hanno fatto crescere due culture di semi di crescione (a illuminazione e irrigazione identiche) per determinare se le onde Wi-Fi influenzavano la vita delle piante. Per 12 giorni hanno seguito lo sviluppo del crescione: “Il primo gruppo di semi è stato esposto a microonde wireless, il secondo invece è stato isolato da qualsiasi radiazione. Risultato: i semi esposti alle radiazioni hanno appena germogliato e alcuni sono persino mutati, mentre quelli non esposti alle radiazioni si sono sviluppati senza problemi (...)”. A seguito del loro esperimento, le ragazze hanno deciso di non tenere più i cellulari connessi nelle loro stanze, e di spegnere i computer prima di andare a dormire. Buona lettura, Giancarlo Fornasier
Effetto cobra Mercato immobiliare. Rispetto a molti paesi a noi vicini, in Svizzera il costo degli immobili e degli affitti ha raggiunto valori molto elevati. Ma lo spettro di una possibile bolla non pare impensierire più di tanto il settore: la Svizzera rimane un paese dall’invidiabile stabilità politica ed economica, e il mattone continua a rappresentare un investimento sicuro. Almeno finché i tassi ipotecari continueranno a rimane bassi... di Silvano De Pietro
A Agorà 4
bitare in Svizzera costa caro. La costruzione in genere – che si tratti di edifici commerciali, di case plurifamiliari o di villette – è cara, sia per l’elevata qualità pretesa e per ragioni economiche oggettive (salari e costi industriali molto alti), sia per la scarsità di suolo edificabile. Di conseguenza, anche gli affitti raggiungono livelli esorbitanti, in particolar modo nei centri urbani. Ciò fa aumentare il bisogno di abitazioni a pigione moderata, la cui domanda stimola una parte dell’attività edilizia, quella sovvenzionata, che a sua volta dà occupazione a molte imprese, le quali contribuiscono così a tenere alti i costi medi dell’intero settore. Questo meccanismo spiega però solo in parte il boom edilizio degli ultimi anni. Anche la facilità di accesso al credito, il livello costantemente basso dal 2009 dei tassi d’interesse ipotecari e l’aumento della popolazione causato dall’immigrazione, hanno influito sulla crescita dell’attività edilizia.
La febbre edilizia Per capire almeno alcuni aspetti di questa tematica piuttosto complessa, abbiamo rivolto alcune domande a uno specialista del ramo, il direttore della sezione “Global Real Estate Research” (mercato e valutazione immobiliare) dell’UBS, Claudio Saputelli. Che cosa sia esattamente una “bolla immobiliare” è la prima questione che gli abbiamo posto. “Purtroppo, non esiste una definizione scientifica precisa di «bolla immobiliare». Lo stesso Charles Kindleberger, uno dei più noti ricercatori in questo campo, non ha saputo dare una definizione concreta di bolla immobiliare nella sua opera Manias, Panics, and Crashes (Palgrave Macmillan, 2011). Ha però ipotizzato un netto ciclo di rincari continui per alcuni anni seguiti da un brusco crollo dei prezzi”, ha risposto Saputelli. Qualche cifra, per farsi un’idea: secondo l’ultima “Panoramica del mercato dell’alloggio”, pubblicata dall’Ufficio federale delle abitazioni (UFAB), fra il 2002 e il 2013 la costruzione annuale di nuovi alloggi è passata da 29mila a circa 47mila unità. Un livello di produzione che dovrebbe rimanere analogo anche per il 2014 e il 2015. E secondo
l’ultimo studio dell’UBS, pubblicato lo scorso gennaio, i prezzi reali (al netto dell’inflazione) delle abitazioni di proprietà sono rincarati dal 2000 al 2013 “solo” del 50% (a titolo di confronto: in Spagna sono saliti del 120% tra il 1996 e il 2007; e in Norvegia del 185% tra il 1993 e il 2013). Attualmente i prezzi si situano mediamente di circa il 5% sotto il livello del 1989, quando in Svizzera scoppiò l’ultima bolla immobiliare. Il debito ipotecario complessivo ha raggiunto i 712 miliardi, vale a dire il 109% del PIL (il prodotto interno lordo) della Svizzera. Insomma, una vera “febbre edilizia” da non sottovalutare. Quali ne sono le cause? Saputelli le spiega così: “In genere i motivi alla base di un boom edilizio variano da un contesto all’altro. Negli ultimi anni, per esempio, i costi del finanziamento per le abitazioni di proprietà hanno subito una diminuzione drastica a causa del marcato calo dei tassi. Ciò ha determinato un aumento notevole nell’attrattiva delle abitazioni di proprietà, alimentando al contempo la domanda di immobili residenziali di dimensioni sempre maggiori. Dall’introduzione della libera circolazione delle persone nel 2007, il numero degli immigrati è inoltre notevolmente aumentato. Anche la crescita economica solida unita all’aumento dei redditi ha contribuito infine in modo decisivo al boom edilizio”. La domanda successiva che nasce spontanea è quale sia il rischio concreto che comporta una bolla immobiliare, cioè quali possano essere le sue conseguenze sul piano dell’economia e della finanza. “In un’economia sviluppata il settore immobiliare è sempre un grande rischio a causa della sua quota di mercato”, spiega Saputelli. “Nel 2013 in Svizzera tale classe d’investimento ha rappresentato nella struttura patrimoniale delle famiglie l’attivo di gran lunga maggiore grazie a una quota del 44% (a titolo di paragone: azioni 6,8%, obbligazioni 2,6%). Negli ultimi dieci anni il valore degli immobili in mano a privati è aumentato persino dell’80% circa, arrivando a quasi 1800 miliardi di franchi. Queste cifre sono la dimostrazione degli effetti enormi che le variazioni dei prezzi nel settore degli immobili residenziali hanno sulle consistenze patrimoniali aggregate delle famiglie e quindi sull’intera economia”.
Agorà 5 Nella rete del mercato immobiliare (da ediliziaponteggi.com)
Lo spettro del rialzo dei tassi Ma il mercato immobiliare non è movimentato soltanto dalle nuove costruzioni. Anche il volume delle “trasformazioni edili soggette al rilascio di un permesso” (come l’UFAB definisce le ristrutturazioni) ha registrato cifre molto elevate: un’altra ragione per cui da alcuni anni cresce nuovamente la quota di alloggi da dare in locazione. Tutto ciò si è tradotto inevitabilmente in un aumento del tasso di abitazioni sfitte, che nel 2014 ha raggiunto quota 1,08%, superando per la prima volta da sette anni la soglia dell’1%. E anche questo è un campanello d’allarme, una spia che segnala il forte rischio di surriscaldamento che ha corso negli ultimi anni il settore svizzero delle costruzioni. Tuttavia, l’aumento della disponibilità di superfici da affittare vuol dire anche che la crescita del mercato immobiliare sta rallentando. Ma allora, la Svizzera corre ancora un reale rischio di bolla immobiliare? O si può considerare tale rischio come già superato? Secondo Saputelli, “dando uno sguardo al nostro «UBS Swiss Real Estate Bubble Index» si intuisce che siamo ancora lontani da una bolla immobiliare di portata nazionale. Attualmente l’indice è fermo nella cosiddetta zona di rischio (un gradino sotto la zona di bolla) e di recente ha registrato un andamento piuttosto laterale. Poiché negli ultimi trimestri gli incrementi dei prezzi sul mercato svizzero delle abitazioni di proprietà sono chiaramente più contenuti, non riteniamo che nel prossimo futuro l’indice possa varcare la zona di bolla. Non significa però che non sia presente un poten-
ziale di correzione a livello regionale. In particolare, in caso di aumento dei tassi, le sopravvalutazioni emerse negli ultimi anni sul mercato immobiliare potrebbero gradualmente diminuire”. Siamo dunque ancora in zona di rischio. È vero che, secondo l’indice del portale immobiliare homegate.ch c’è stato in gennaio un lieve calo (–0,09%) della media svizzera degli affitti, ma l’aumento medio su base annua è dell’1,43%. Ora, visto che nel nostro paese circa i due terzi della popolazione è costituita da inquilini, quali conseguenze comporterebbe per loro un’eventuale bolla immobiliare? “Lo scoppio di una bolla immobiliare”, spiega Saputelli, “colpisce in primo luogo i proprietari di abitazioni che intendono vendere i loro immobili. È quindi improbabile che possa interessare gli inquilini, anche perché in Svizzera gli affitti sono regolamentati. Di conseguenza, l’andamento dei prezzi sul mercato delle locazioni è decisamente più moderato rispetto al mercato delle abitazioni di proprietà. Dato il calo del tasso d’interesse di riferimento, molti inquilini che non hanno cambiato casa negli ultimi anni hanno beneficiato persino di canoni d’affitto inferiori”. In effetti l’UFAB ha rilevato che il tasso ipotecario di riferimento nei contratti di locazione è attualmente fermo al 2%. Ma gli inquilini non sono per nulla contenti. “Gran parte della riduzione dei tassi ipotecari rimane nelle tasche dei proprietari”, ha denunciato la consigliera nazionale Marina Carobbio Guscetti, presidente dell’Associazione svizzera degli inquilini (ASI). Secondo l’ASI, i bassi tassi e il franco (...)
“Nel confronto internazionale, la situazione del nostro settore immobiliare è positiva. Da un lato perché, oltre al mercato delle abitazioni di proprietà, la Svizzera presenta un andamento delle locazioni intatto, e dall’altro perché rispetto ad altri paesi la regolamentazione del nostro mercato immobiliare non risulta eccessiva” (Claudio Saputelli, UBS)
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forte rendono il mercato immobiliare ancor più attrattivo, ma molti locatari non ne traggono alcun beneficio. “Dal 2008, i tassi sono praticamente scesi della metà” dice l’ASI; e se il tasso di riferimento scende, i proprietari dovrebbero diminuire gli affitti. E invece, nello stesso periodo, le pigioni sono aumentate del 9%. Solo il 20% degli inquilini otterrebbe una riduzione dell’affitto, quando il tasso di riferimento diminuisce. Certamente i canoni d’affitto non diminuiranno in Ticino. Secondo il portale homegate. ch, l’aumento medio dgli affitti in Ticino è stato dell’1,45% (quindi, più della media nazionale). La società Fahrländer, che analizza i contratti effettivamente stipulati in Svizzera, parla di aumenti molto più marcati, addirittura del 3,9% in Ticino nell’ultimo trimestre del 2014. Pigioni moderate e interventi dello stato Allora, chiediamo ancora a Saputelli, è possibile che, nonostante il leggero rallentamento, il rischio di bolla immobiliare sia ancora attuale anche per il solo Ticino, dove si è costruito e ristrutturato molto intensamente negli ultimi anni? “Il grande boom edilizio non si è osservato solo nel canton Ticino”, è la sua risposta, “ma negli ultimi anni ha interessato tutta la Svizzera. Rispetto ad altre regioni il Ticino ha anzi costruito troppo poco in proporzione all’aumento della popolazione. Per quanto riguarda la bolla immobiliare, non intravediamo un rischio maggiore per il Ticino, da un lato perché in questa regione gli incrementi di prezzo sono più moderati, e dall’altro perché nel complesso sono pochi i comuni che registrano esagerazioni dei prezzi superiori alla media”. In ogni caso, aggiunge il nostro interlocutore, se pure il boom edilizio dovesse riprendere e portare a una bolla immobiliare, “non prevedo conseguenze specifiche per il mercato immobiliare ticinese. Le ripercussioni dovrebbero essere identiche alle altre regioni della Svizzera”. Sta di fatto che in Ticino la mancanza di abitazioni a pigione moderata si sta facendo drammatica. Ne è prova il nuovo “Piano cantonale dell’alloggio” messo a punto dal Dipartimento sanità e socialità del cantone, allo scopo di far crescere l’offerta di affitti sostenibili. Attualmente, soprattutto a causa delle ristrutturazioni che nei prossimi anni saranno necessarie per non meno di 17.600 edifici, la carenza di abitazioni a pigione moderata viene quantifi-
cata in 2.775 unità, di cui 2050 solo nel Luganese. Questo vuol dire che in Ticino molti inquilini vengono sfrattati perché i padroni di case vogliono ristrutturare e vendere o affittare a prezzi più alti. Perché, chiediamo ancora allo specialista dell’UBS, la politica di abitazioni a pigione moderata risulta sovente insufficiente rispetto ai bisogni? “In tutta la Svizzera, e in particolare nelle grandi città, si avverte sempre più spesso la richiesta di affitti sostenibili. La politica ha già adottato diversi provvedimenti al riguardo, tra i quali il diritto del nuovo inquilino di sapere dal locatore quanto l’inquilino precedente pagasse per l’appartamento o, in alcuni cantoni, il sostegno alle cooperative di costruzione di abitazioni ecc. Tuttavia, non sempre gli interventi normativi in ambito politico migliorano la situazione. Se, per esempio, la regolamentazione degli affitti è eccessiva molti investitori abbandonano il mercato. Ne conseguono un’offerta ridotta di appartamenti in affitto e una scarsa qualità degli appartamenti a disposizione”. In conclusione, quale può essere, secondo Claudio Saputelli, la formula migliore di politica economica per un buon equilibrio tra facilitazioni di accesso alla proprietà, stabilità del mercato immobiliare e politica sociale dell’abitazione? “Nel confronto internazionale, la situazione del nostro settore immobiliare è positiva. Da un lato perché, oltre al mercato delle abitazioni di proprietà, la Svizzera presenta un andamento delle locazioni intatto, e dall’altro perché rispetto ad altri paesi la regolamentazione del nostro mercato immobiliare non risulta eccessiva”. E qui, per richiamare la cautela con cui è sempre bene intervenire a livello politico, Saputelli fa ricorso a un esempio storico che è diventato il simbolo di una gestione scorretta degli incentivi economici: “Un governatore britannico che mirava a sconfiggere la piaga dei cobra, ampiamente diffusa in India, decise di offrire una ricompensa per ogni animale abbattuto. Invece di limitarsi a cacciare i serpenti, però, gli indiani cominciarono ad allevarli. Nel momento in cui il governatore pose fine all’allevamento di cobra sovvenzionato dallo stato, in India si contavano più serpenti di prima. Horst Siebert, esperto tedesco di economia deceduto nel 2009, cita questo esempio all’inizio del suo libro Der Kobra-Effekt (L’effetto cobra), riferendosi alle regolamentazioni statali che ottengono il risultato opposto all’obiettivo che si erano prefissate”.
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La locomotiva nel cimitero Con la pubblicazione di “Miló”, Alberto Nessi consegna ai lettori la sua sesta opera narrativa. È una buona occasione per riflettere su alcuni aspetti di un percorso creativo e letterario cominciato nel lontano 1969 di Daniele Bernardi
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L’ospite in classe È il 1994, credo. “Ho comprato questo libro per amore”, dice il poeta. Il grosso volume si intitola Lirica del Novecento. Al centro dell’aula, una bimbetta alza la mano: “Perché per amore?”. Spera che l’uomo le riveli qualche aneddoto romantico. Si sbaglia. Ma, finita la lezione l’ospite consiglia, a quelli che sono innamorati, di leggere le poesie di Nazim Hikmet. Scrive il nome dell’autore turco sulla lavagna e poi ne aggiunge altri: Ernest Hemingway e Edgar Lee Masters. Oggi, ai ragazzi delle medie ha commentato due brani: il primo dai Quarantanove racconti e il secondo, invece, dall’Antologia di Spoon River. Quando ero in gita a Genova, sono andato a cercare quei libri, soprattutto l’ultimo: perché parla dei morti e a me, l’idea di un esercito di fantasmi che canta le proprie storie tra le mura di un cimitero, non può che entusiasmare. Acquistata la raccolta, ho ritrovato il testo che ci era stato letto. Si intitola “Johnnie Sayre”: “Papà, non saprai mai / l’angoscia che mi strinse il cuore / per la mia disobbedienza, quando sentii / la ruota spietata della locomotiva / affondarmi nella carne urlante della gamba. / Mentre mi portavano dalla vedova Morris / vidi ancora nella valle la scuola / che marinavo per saltare di nascosto sui treni”. Il treno alle spalle Quando si riflette sull’universo creativo di Alberto Nessi, non si può che chiamare in causa una certa letteratura americana; anche Pietro Montorfani, nel suo recente Canone inverso – Anthology of Contemporary Italian Poetry (Gradiva Pubblications, 2014), ha sottolineato l’evidente parallelismo che vige tra l’opera dello scrittore ticinese e quella dell’autore dell’Antologia di Spoon River. L’aneddoto riportato in aper-
Rimandare di un mese il pagamento della rata in scadenza? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwtAAA8dO73g8AAAA=</wm>
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tura, inoltre, contiene due immagini che caratterizzano fortemente questa scrittura: quelle della giovinezza (come “età di tutti i dolori e tutte le scoperte”) e della ferrovia. All’interno della produzione di Nessi, che è composta, principalmente, da libri di poesie e opere narrative, troviamo più volte gli elementi citati. Per esempio, tra le pagine di Blu cobalto con cenere (Casagrande, 2000) possiamo leggere un testo dove questi aspetti si intrecciano mirabilmente: si tratta di “In memoria di Elena”. Qui, il fantasma di una ragazza scomparsa e di “un amore che non c’è stato” affiancano la visione di un treno “colore della ruggine”. Come in “Johnnie Sayre”, la locomotiva mortifera è anche l’emblema della fuga dal sapere istituzionalizzato in nome di un altro “magico studio”. Nelle note che compongono “Rabbia di vento”, Nessi, scherzosamente, ricorda come, da giovane, durante le ore di lezione, amasse sprofondare nel sottosuolo dell’aula; dove, nascosto tra i banchi, divorava le pagine de La valle dell’Eden: egli “marinava” le ore dedicate all’istruzione per darsi alla letteratura. I versi conclusivi di “In memoria di Elena” dicono “se muovo il caleidoscopio dei semprevivi / tutto è possibile, io sono Rimbaud / insieme fuggiamo via su un carro merci”. Tali brani suggeriscono che la figura del convoglio ferroviario rappresenta per l’autore la poesia stessa; e quest’ultima è un viaggio di conoscenza da compiere a braccetto con la morte. Nel film
Stand by me, tratto da Stagioni diverse di Stephen King, il protagonista destinato a diventare scrittore, l’adolescente “Gordie” Lachance, seguendo la pista dei binari, parte coi tre amici in cerca del cadavere del coetaneo scomparso: durante l’intero tragitto sarà braccato dall’ombra minacciosa del treno. Jack Kerouac, autore che pose l’idea di peregrinazione al centro del proprio lavoro, scriveva che ciascuna delle sue parole non era che la risposta al proprio destino mortale. “Credo che il desiderio di scrivere nasca dalla morte”, afferma oggi anche Alberto Nessi, nell’ultimo racconto che compone la sua nuova pubblicazione, Miló. Il partigiano e gli scomparsi Prima dell’uscita della raccolta di novelle Miló (Casagrande, 2014), nel novembre 2014 la casa editrice Alla chiara fonte ha dato alle stampe un’insolita pubblicazione: La nuda morte di Charles Berthouzoz, per la traduzione di Alberto Nessi. Il volume contiene versi che irradiano da un unico tema portante: il cadavere (l’autore fu per anni consulente funerario). “Forse poeti e scrittori”, scriveva Antonio Porta nel 1989, “sono gli unici che parlano ancora con i morti, per rendere fecondo il giardino del futuro”. Nessi, che è uno dei significativi autori della Svizzera italiana, non è da meno e, come “Gordie” Lachance, si muove all’ombra del suo treno. I recenti tasselli di cui è composta la sua produzione confermano, nuovamente, la predispo-
Senza costi aggiuntivi. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwMgQAljhKjA8AAAA=</wm>
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Alberto Nessi (da ansichten.srf.ch)
Si può fare? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwMgYAullEYg8AAAA=</wm>
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sizione a dare voce agli scomparsi. In Miló, libro diviso in due parti e formato di diciotto racconti, troviamo storie che narrano vicende del mondo partigiano e brani che gettano uno sguardo sul presente del nostro territorio. La morte da cui è intrigato l’autore è, soprattutto, quella delle piccole vite, “degli infelici” che giocano la loro partita invisibile (costellata, a volte, di sconosciuti eroismi), mentre la macchina del mondo non cessa di consumare il carbone necessario all’evolversi di un supposto sviluppo. Il giovane Miló, personaggio realmente esistito, è uno di loro. Nessi non poteva che innamorarsi di questo combattente, come lui figlio di una sigaraia, che, accusato della ricettazione di un cappotto rubato, in un carcere della Svizzera france-
se, attende il giorno dell’espulsione. Nel racconto, “Miló”, il protagonista che diventerà membro della Resistenza, dietro le sbarre chiude gli occhi e immagina di essere Giovanni Bassanesi, un maestro valdostano che nel 1930, alla guida di un Farman F200, sparse nei cieli di Milano una nuvola di parole: migliaia di volantini che incitavano il popolo a insorgere. Vediamo che la poesia, anche come gesto, non è vacante nelle novelle della raccolta. Il dicitore di orazioni funebri Iosif Brodskij ha scritto che ognuno di noi è destinato a rivivere il destino dei propri genitori. Con “Forever”, testo che chiude la raccolta, Nessi ci conferma l’ineluttabilità di questa affermazione. Il ritratto di un padre (quello dell’autore) con vocazioni da “oratore da sagra” e “dicitore di orazioni funebri nel cimitero comunale” non solo contiene la peculiarità tipica di chi si sofferma su “quelli che non hanno lasciato traccia”, ma, ancora, ci dice quanto la radice della letteratura sorga, in parte, dalla terra dei camposanti: “Ho qui davanti qualche foto e il quaderno verde dove
incollavi ritagli di giornale o prendevi i tuoi appunti. È tutto quello che mi resta di te”. Ma la morte, da sola, non è sufficiente; essa deve farsi largo “nel posto giusto”. Perché ci sia poesia occorre una ferita strutturale, attorno alla quale il linguaggio deve lavorare senza sosta. Non ci si può pacificare – ecco perché le esistenze dei poeti sono, talvolta, disgraziate: se a un soggetto la vita basta per ciò che è, non scriverà nulla. “Quando te ne andasti, io cominciai a inventarti” e “a continuare la tua opera di cronista”, dice infatti Nessi al fantasma paterno. L’articolarsi di questa “invenzione” è ciò che dà vita a una letteratura che si nutre di una mancanza fondante. Nel libro c’è un’altra storia che riflette la forza della creatività e ci riporta, infine, alle immagini iniziali: “L’uomo invisibile”. Il protagonista è un ammalato che torna al paese dopo molto tempo. Egli ha in corpo un carcinoma “grande come una manciata di coriandoli”. Quando vaga solo nel cimitero per visitare i suoi morti, lontano, ode “il sibilo di una locomotiva”. Allora, dice, il suono “sveglia mio nonno, grande manovratore delle FFS, che giace nelle tombe più antiche (...). Ed ecco, tutti si stanano per raccontarmi la loro storia e mi riconoscono, viandante nel paese dei morti”. Questo treno, che ridesta gli scheletri dal sonno, è certo quello della poesia, che partì da Spoon River per giungere ora tra le pagine di Miló. “Quando mi guardo allo specchio, non sono più sicuro di essere io”, afferma l’uomo invisibile nel racconto. Perché “io è un altro”, risponderebbe certo Rimbaud, prima di fuggire con Elena sul carro merci.
Sì, con la nostra opzione di pro roga delle rate. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwMgcAo50pZQ8AAAA=</wm>
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Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI). CREDITnow è un marchio di prodotto di BANKnow SA, Horgen.
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Il giusto e il bene Cosa distingue il “giusto” dal “bene”? E cosa accade quando l’armonia fra questi termini si infrange? di Carlo Baggi
Kronos 10
Il grande giurista Ulpiano (170–228 d.C.) affermava che: essere messi in discussione dalla richiesta di un nuovo bene. “La giurisprudenza è la cognizione delle cose divine e umane, la La risposta non può considerare solo il campo della socioloscienza del giusto e dell’ingiusto”1. Il sistema giuridico romano gia o del diritto, ma deve tenere necessariamente conto di proiettava, con tale imponente definizione, il concetto di ogni altro aspetto che concorre a formare l’identità umana. giurisprudenza – che nel diritto moderno significa sostanzialmente l’interpretazione della legge da parte dei giudici Situazioni straordinarie – in una dimensione onnicomprensiva sia della realtà In attesa che le scienze conoscano, come auspicava Einmateriale sia di quella trascendente. Questa conoscenza stein, “i pensieri di Dio”, possiamo espungere dall’esperiensovrastante non solo identificava ciò che era giusto, ma de- za biblica due temi per la riflessione. Il primo riguarda la finiva anche ciò che era bene per Genesi, evento singolare perché, la società. Essa esprimeva quindi a differenza delle cosmologie di un potere interpretativo e di gaaltre tradizioni, non menziona ranzia, affinché le leggi seguissero “nel principio”5 un antefatto che i modelli superiori e immutabili possa essere narrato dall’uomo. del diritto naturale2. L’argomento L’Eterno appare improvvisamente e dal suo fiat lux sgorga un è, ancor oggi, di grande attualità fluido-Parola che genera la vita perché tocca moltissimi aspetti tra un esplosivo silenzio di elepratici. Si pensi, per esempio, alla menti fondamentali. Un processo richiesta di estensione dell’istituche richiama molto bene quello to matrimoniale a nuove forme che nella nostra dimensione si di unioni. In gioco ci sono, ora sviluppa con il concepimento. come allora, due valori: il giusto e il bene. Il primo emana non solo Il rabbino e studioso Nilton Bonder (da culturajudaica.org.br) Il secondo, ricordato anche da Bonder, riguarda la storia di Ruth dalle leggi vigenti, ma anche dal diritto naturale, dalla consuetudine e dalla morale; il secon- e Booz6 – genitori di Obed nonno di Davide, il capostipite do è evocato dalle aspirazioni della società in evoluzione. della stirpe da cui sorgerà il Messia – che furono il frutto di Si può quindi comprendere che la necessaria armonia tra lontane unioni illecite7. Infatti, Ruth discendeva da Moab, questi due valori s’infrange quando la percezione di bene generato dopo la distruzione totale di Sodoma e Gomorra si scollega da quella del giusto, accendendo il conflitto tra dall’unione di Lot con la figlia maggiore8 e Booz da Perets, le coscienze e le attese sociali. che era figlio di Giuda e della nuora di costui Tamar.9 Mentre la Genesi enfatizza la sacralità della vita, le vicende degli Il limite del giusto antenati di Ruth e Booz ricordano, da un lato, che essa è Nilton Bonder, tratta l’argomento sotto l’aspetto del pensiero la sola matrice che genera il futuro degli eventi umani e, biblico3. In particolare, individua nel giusto la dimensione dall’altro, indicano che i valori assoluti del “giusto” non soconservatrice del corpo, che vede nella perpetuazione dei no relativizzabili da una qualsiasi esigenza di nuovo “bene”. comportamenti un’immagine d’immortalità e indica nell’a- Ciò che permette la deroga è unicamente la straordinarietà nima l’impulso evolutivo del bene, che sollecita il corpo a delle situazioni e non l’istanza di una soggettività, che aspira rompere gli schemi. Bonder afferma: “La lotta millenaria fra la a essere opinione comune. lettera della legge e lo spirito della legge sono campo di battaglia di due visoni umane pienamente legittime. La lettera della legge note 1 Ulpiano, Digesto I,1,10,2 risponde per il corpo; lo spirito della legge per l’anima. Quest’ul2 Insieme delle norme ideali di giustizia, impresse nelle coscienze, tima mira a provare che la disobbedienza alla legge molte volte cui il legislatore dovrebbe attenersi. è un’opzione più vicina alla legge che la legge stessa”4. Questo 3 Nilton Bonder, L’anima immorale – tradimento e tradizione attraconflitto antico, mitigato dalla ragione con l’equità e dalla verso il tempo, Città Aperta Edizioni, 2003. fede con l’invito a ricercare il senso profondo della legge 4 Nilton Bonder, op. cit., pagg. 23-24. 5 divina, affonda le sue radici nel desiderio di stabilità perché, 6 Genesi 1: 1 Ruth 4 se il giusto può essere relativizzato da ogni bene contingente, 7 Levitico 18: 7, 15 tutto diviene possibile. Occorre allora chiedersi dove si situa 8 Genesi 19: 30-37 il limite, oltre il quale i valori assoluti del giusto non possono 9 Genesi 38
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BELINDA BENCIC
UN INCONTRO VINCENTE <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzQ2sQAAiP42GQ8AAAA=</wm>
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Vitae 12
i sono avvicinata sia al teatro sia all’attività di volontariato all’età di 14 anni e, in entrambi i casi, non sapevo bene cosa aspettarmi… ma era un modo per iniziare a calarmi nella situazione. Penso anche che siano nate per la necessità di uscire dal mio guscio. Anche se in questo momento sto dando la priorità al mio percorso artistico, non rinuncerei né a l’uno né all’altro: sono entrambi due mestieri che hanno a che fare con la vita, con una diversa prospettiva/lettura del mondo e delle relazioni. Sono attività dove la cura per il linguaggio e il senso delle cose sono fondamentali. A fare la differenza non è tanto però quello che uno sceglie di fare ma come lo fa. Ci sono circostanze che possono portarti a odiare qualcosa che amavi tanto, in questo caso bisogna avere il coraggio di rinunciare o di cambiare. Il mio percorso formativo e professionale con il Teatro delle Radici è stato importante e profondo, e sicuramente determinante per quello che faccio ora e per come lo faccio. Il lavoro di Cristina Castrillo ha come punto di partenza l’attore come creatore e autore del proprio materiale creativo. È un percorso che ti mette in continua relazione con il tuo mondo interiore e che attinge in qualche modo dal ricco bacino dell’inconscio. Se con Cristina ho lavorato molto con gli occhi bendati alla ricerca di movimenti che nascessero dall’interno, alla scuola Paolo Grassi di Milano, all’interno del Corso professionale di teatrodanza, mi sono trovata quotidianamente a confrontarmi con la mia immagine riflessa allo specchio. All’inizio è stato traumatico. Le possibilità erano due: o lasciavo, o cambiavo prospettiva. Ho scelto la seconda. Così ho iniziato a vedere e a scoprire che il mio corpo è fatto anche di materia, di muscoli, di articolazioni, ho cominciato ad avere una visione più anatomica del movimento e della forma. Due modi di guardarsi diametralmente opposti, ma l’uno non annulla l’altro, anzi, con il giusto equilibrio si completano. Il teatro, la danza, la fotografia, sono espressioni che per me hanno a che fare con una narrazione che avviene soprattutto attraverso le immagini. Per me le immagini devono poter in qualche modo raccontare, suggerire ciò che non si riesce
a esprimere con le parole. Scegliere di fare teatro comporta diversi compromessi. Ma la vita vola, e mi piacerebbe riuscire a non avere troppi rimpianti. La crisi è un’opportunità. È uno stato di vulnerabilità che, se hai una struttura in grado di sostenerla, ti mette nella situazione di dover reagire. Per sorprendersi bisogna saper mettere da parte le proprie convinzioni. Viviamo costruendoci certezze e la crisi offre la possibilità di rimettere tutto in discussione. Credo che non si debba mai dare nulla per scontato. Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con le parole. Quando ero ragazzina, all’apice della mia timidezza, mi ponevo spesso ai margini delle situazioni, mai al centro. Questo da una parte mi ha portata a non espormi mai (è forse da qui che nasce il mio bisogno di fare teatro? chissà) ma dall’altra mi ha portato a osservare molto. Osservare i corpi e gli spazi, ascoltare, oltre che le parole, anche i modi e i silenzi. A poco a poco mi sono avvicinata sempre di più al corpo e al suo linguaggio. Il corpo, nel fondo, racconta molto di noi e di quello che siamo. La nostra vita è fatta di scelte, piccole o grandi che siano, e ogni scelta comporta la rinuncia a qualcosa. “Che cosa muoio quando sono?” è una frase di Fernando Pessoa a cui mi sono ispirata nel mio spettacolo Still Leben. La vita è un continuo entrare e uscire da un ruolo all’altro: essere figlia, madre, moglie, amante, sorella… Non è possibile essere in contemporanea con tutti i noi stessi che ci abitano. Si muore dentro quando mettiamo così tanto da parte quello che anche siamo senza riuscire a esprimerlo, quando mettiamo da parte quello che desideriamo. La sofferenza è uno di quegli stati per i quali ci sentiamo vivi. L’atto di nascere, il parto, è contraddistinto da una grande sofferenza fisica. Il neonato deve piangere quando nasce, è necessario per cominciare a respirare, a vivere. La sofferenza è imprescindibile dall’atto di vivere. E il nostro corpo in qualche modo è custode di tutte le sofferenze che ci attraversano nel corso della vita. Ma è anche il custode di molte possibili storie!
CAMILLA PARINI
Il lavoro di operatrice sociale e l’amore per il teatro sono due strade nate insieme. Un po’ per caso, un po’ per timidezza e un po’ per curiosità...
testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni fotografia ©Sabine Biedermann
Nel corso dei secoli è stata definita la “piccola Atene padana” o la “piccola Roma”. Sabbioneta, però, è soprattutto la materializzazione dei sogni del duca Vespasiano Gonzaga (1531-1591), principe visionario che desiderava fare della capitale del suo minuscolo stato la “città ideale” per eccellenza
Il sogno del PrIncIPe di Roberto Roveda; fotografie ©Simone Mengani
I
n principio qui, tra Mantova e Parma, tutto era sabbia, rena alluvionale dei fiumi Po e Oglio che diventano una cosa sola non lontano da queste terre. Dalla sabbia venne il nome Sabbioneta, sulla sabbia i monaci medievali avviarono le loro bonifiche e i contadini costruirono i loro miseri casali. Poi, era la prima metà del cinquecento, giunse Vespasiano Gonzaga. Le terre di Sabbioneta gli appartenevano per diritto dinastico, erano il piccolo regno destinato ai Gonzaga minori, quelli che non potevano ambire ai fasti di Mantova. Un regno di ghiaia sul quale Vespasiano non possedeva né piazze, né palazzi e neppure chiese e bastioni. In questo spazio vuoto, tutto da riempire, il nuovo signore alimentò il delirio della sua ambizione. E nel delirio Vespasiano sognava, sognava senza freni e si preparava a trasformare quelli che sembravano vaneggiamenti in realtà. Si ricordava allora di portare il nome di un imperatore romano che aveva donato a Roma il suo monumento più celebre, il Colosseo. E si ripeteva di essere un Gonzaga e di non potersi accontentare di un regno fatto solo di rena, che scivola tra le mani e viene modellata a piacimento dall’acqua. Voleva resistere ai secoli e alle intemperie Vespasiano, voleva mattoni, marmi e pietra, i materiali con cui gli antichi romani avevano edificato le loro città. Sabbioneta, la figlia prediletta Ecco, Vespasiano, nei suoi sogni più inebrianti, immaginava di costruire una nuova Roma tra il Po e l’Oglio, una capitale connubio dell’antichità monumentale e dell’armonia idealizzata del Rinascimento. Per realizzarla, certo, non bastava l’ambizione, non era sufficiente saper sognare. Giovanissimo, si mise al servizio degli Asburgo d’Austria e di Spagna e per loro fu grande condottiero e uomo di corte. Raccolse a piene mani incarichi, favori, onori e ricchezze e fu prima principe e poi duca, ma con un unico obiettivo: fare di Sabbioneta la città ideale, anzi la figlia prediletta e vezzeggiata. Così, raccontano le cronache del tempo, alla città Vespasiano pensava ininterrottamente durante le campagne militari e le lunghe missioni diplomatiche e quando vi ritornava la prima cosa che faceva era prendere il cavallo e girarle intorno e poi visitarla strada per strada. Sabbioneta, dicono sempre i contemporanei, era diventata “la Primogenita, tutta creatura sua”, l’unica ragione di vita del Gonzaga quando gli fu chiaro che non avrebbe avuto eredi maschi e che la sua discendenza diretta si sarebbe estinta con lui. Solo Sabbioneta poteva, quindi, perpetuare la sua stirpe. (...)
sopra Veduta della Galleria. Edificato tra il 1584 e il 1586, il “Corridor grande” ospitava le collezioni del duca Vespasiano in apertura Nicchie contenenti busti in stile classico all’interno del Teatro all’Antica
Simone Mengani Nato a Perugia, classe 1978, si trasferisce all’età di cinque anni a Vacallo, dove inizia a coltivare la passione per il territorio. Dopo gli studi liceali si iscrive all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove si diploma nel 2004. Dopo alcune esperienze di lavoro, nel 2006 inizia l’attività come fotografo indipendente, prediligendo la fotografia di architettura. Collabora con diverse riviste e settimanali, operando anche nell’ambito della fotografia panoramica. fotomengani.ch
a sinistra La cupola della chiesa della Beata Vergine Incoronata riprende la struttura ottagonale dell’edificio a destra Palazzo Ducale: la Sala dei grappoli, un tempo adibita a biblioteca; e la Sala delle aquile con le statue equestri lignee raffiguranti Vespasiano e i suoi antenati
Tra antichità e Rinascimento Per più di trent’anni Vespasiano continuò a modellarla e rimodellarla: progettò la pianta a scacchiera delle vie, simile a quella delle antiche città romane, immaginò la struttura cittadina a forma di stella a sei punte e le mura dalla conformazione esagonale, capaci di resistere al fuoco dell’artiglieria del tempo. Calcolò la distribuzione degli spazi aperti e degli edifici in base ai criteri di funzionalità ed equilibrio del Rinascimento. Così a Sabbioneta questo cadetto di casa Gonzaga arrivò a riunire in un solo luogo il rigore armonico dei progetti di Leon Battista Alberti, il gusto per la prospettiva dei dipinti di Piero della Francesca e la solida monumentalità dell’architettura dell’antica Roma.
Soprattutto, Vespasiano Gonzaga riuscì a concretizzare un sogno vertiginoso, di quelli che scaturivano spesso in quegli anni nelle menti dei signori rinascimentali. Frequentemente questi erano uomini più simili a rapaci che a uomini per la spietata volontà con cui inseguivano un obiettivo e per l’ambizione di volare sempre più in alto. Ecco, Vespasiano apparteneva a questa schiatta e creò un luogo fisico e allo stesso tempo metafisico, dove non vi è paura di pensare ardito e di osare. E dove la mediocrità non ha dimora, un luogo elitario ma alla portata di tutti se si ha voglia di osservarlo, senza fretta, godendo la sua magia e il suo fascino. Con questa giusta disposizione d’animo Sabbioneta diventa uno spazio dove la mente non dorme mai e i sensi
Terminato nel 1590, il Teatro all’Antica, su progetto di Vincenzo Scamozzi, costituisce il primo esempio di teatro stabile
si acuiscono. Dove tutto è reale e allo stesso tempo sogno, irrealtà, passato di nobiltà, di magnificenza e splendori che diventano presente e ci fanno dimenticare i quartieri dormitorio, i capannoni e le geometrie banali dei nostri tempi. La città ideale Sabbioneta era passata nelle mani di un ramo collaterale dei Gonzaga nel 1446. Vespasiano Gonzaga ereditò il dominio nel 1532, all’età di un anno, e cominciò a edificare la sua nuova capitale nel 1556. Sorsero in poco più di un trentennio il Palazzo Ducale, la piazza d’armi, il palazzo del Giardino, da cui si distacca la lunga Galleria delle antichità (quasi cento metri di lunghezza), il Teatro all’Antica
e diverse chiese tra cui quella dell’Incoronata che ospita il mausoleo di Vespasiano Gonzaga. I lavori erano terminati quando, nel 1591, il principe morì senza avere eredi maschi. Sabbioneta perse in breve tempo il suo rango di capitale, anche se di uno stato minuscolo, e venne inglobata nei domini del re di Spagna. Nel corso dei secoli, la città ha attraversato periodi di abbandono e subito spoliazioni ma ha comunque conservato buona parte della sua struttura originaria e dei suoi edifici. Per questa ragione nel 2008 l’UNESCO l’ha riconosciuta Patrimonio dell’Umanità in quanto perfetto paradigma delle teorie rinascimentali e concreta realizzazione del concetto di città ideale. Per informazioni: www.iatsabbioneta.org
La cinta muraria, mirabile esempio di fortificazione rinascimentale, è percorrbile a piedi dalla Porta Vittoria alla Porta Imperiale
A occhi aperti di Fabio Martini
Editoria 42
©Marialuisa Benedetti
Da quasi otto anni Ticinosette propone ogni settimana un servizio fotografico d’autore. Che siano ritratti, reportage a carattere sociale o documentaristico, servizi dedicati a edifici storici o di rilievo architettonico, abbiamo riservato alla fotografia uno spazio centrale che, da un anno a questa parte, è stato aperto, con l’istituzione di un concorso, anche a chi non svolge attività professionistica in questo settore. Una scelta che scaturiva da una considerazione tutto sommato scontata e oggettiva: che l’immagine fotografica rappresentasse lo strumento di comunicazione più attuale, diffuso e condiviso. In realtà, nessuna immagine, come del resto nessuna parola, è in grado di trasmettere un senso e un significato realmente compiuto, obiettivo e inequivocabile. Le immagini – come le parole – oscillano, mutano e addensano significati nel tempo, possono esserne colmate o totalmente deprivate, e conservano sempre, racchiuso nel loro profondo una perenne ambiguità. Mutano vita e valore in base alla direzione che a loro imprimiamo, al contesto nel quale le collochiamo. Ciò non significa che le buone immagini siano prive di un’essenza propria: circondate di un loro aura, sono capaci di evocare sensazioni, emozioni, riflessioni ecc. Esistono fotografie memorabili che, anche in virtù della riproducibilità, hanno attraversato i decenni mantenendo e anzi, rafforzando il loro potenziale iconico, intersecando popoli e generazioni, trasformandosi in simboli potenti. Al di là di ogni considerazione, analisi o indagine filosofica, la fotografia ci rende quindi partecipi della nostra umanità, ci informa, ci trasforma irrimediabilmente.
Il nuovo mondo Il progetto EYESOPEN!, nato da un’idea di Barbara Silbe, giornalista e fotografa che ne è il direttore responsabile, e Manuela Cigliutti, direttore creativo e photoeditor, ci è piaciuto fin dall’inizio. Si tratta di una rivista cartacea trimestrale pubblicata sia in versione italiana sia inglese – il n. 0 è stato presentato nel dicembre dello scorso anno e il n. 1 è da qualche settimana in distribuzione –, che si propone di dare rilievo alla cultura fotografica e agli autori, individuando nuovi talenti italiani e internazionali e ponendosi come punto di riferimento per la comunità della fotografia. Ma l’aspetto più intrigante, e se vogliamo anche più ambizioso, è quello di vivificare le connessioni con le altre discipline artistiche, prima fra tutte la letteratura, legami che spesso vengono sottaciuti o restano confinati nell’ambito più specialistico o della pura riflessione accademica. La fotografia oggi è ovunque, e mai come nel “mondo nuovo” la disponibilità di tecnologia ci ha resi così prossimi e intimi a questa forma di comunicazione. Da prassi occasionale, legata alla testimonianza, alla memoria e al ricordo, si è trasformata in abitudine quotidiana, in ricerca, non di rado compulsiva, dell’attestazione di un presente del quale desideriamo intensificare senso e valore. Un motivo in più per stimolarci a ragionare sul significato dell’immagine e a tenere, appunto, gli occhi aperti. Nel punto esclamativo del titolo scorgiamo infine un’esortazione esplicita a restituire entusiasmo alla fotografia, a riflettere su quello che abbiamo di fronte, a concentrarci nel guardare in modo attivo e partecipe. Progetti e didattica Ma il nucleo che ha reso possibile questa nuova realtà editoriale – che ricordiamo nasce come estensione dell’associazione no profit che porta il medesimo nome –, sta avviando una serie di iniziative anche nel campo della formazione. Nel corso del 2015, con l’istituzione di un’Academy, saranno infatti organizzati e proposti corsi di alto livello tenuti da fotografi, scrittori, giornalisti e operatori culturali, percorsi didattici in grado di approfondire le diverse tecniche – dal reportage al ritratto, dalla ricerca in studio al fotogiornalismo -, tenendo sempre a fuoco il significato della fotografia come strumento di cultura, conoscenza e divertimento. Per chi fosse interessato rimandiamo alla sito web dal quale è possibile ricavare informazioni e contatti: eyesopen.it
ŠMikel Aristegi
Episodio 3 : A regola d’arte
Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa
stai creando!? chi è?
Gianni! Il mio gallerista preferito! Come stai zio!?
Non ci credo!! Ce l'abbiamo fatta?!? Grandissimo!!!
Tutto benissimo!! Ho ottime notizie per te!
Stai calmo grand'uomo! Abbiamo un sacco di cose da fare prima dell'esposizione… Quindi diamoci sotto!
È con immenso piacere che ti invito alla prima esposizione dell'artista Davide Martone!
E così gli ho detto: se non l'hai fatto tu, probabilmente l'avrò fatto io!
Che storia divertente Gianni! È una serata davvero splendida! Ma… L'artista non dovrebbe essere già arrivato?
Non ha trovato niente di meglio di questo vecchio per farle da cavaliere al vernissage di suo cugino. Odio questi eventi mondani, ma non potevo lasciarla sola...
È qui dietro… Non sembra molto in forma, Vado a parlargli e torno subito da voi!
In fondo ci sono centinaia di artisti là fuori che valgono molto più di me… Non so nemmeno se posso essere considerato tale...
ehi, grande uomo! Che ci fai lì tutto solo il giorno del tuo vernissage?
Incastrato… Quella vipera di Matilde mi ha incastrato!
Scusa Gianni, ma sono un po' giù... Non so, Forse non è stata una buona idea...
Con tutto quello che ha fatto per me, non potevo propio rifiutare...
Ma per un po' non si deve azzardare a chiedermi altri favori, soprattutto non di questo genere!
Senti. Capisco la tua crisi mistica e tutto il resto... non so dirti se sei un artista oppure no, Non è questo il mio lavoro! L'unica cosa che so è che ti ho procurato il tuo grande giorno ed il minimo che puoi fare è brindare alla mia salute Per dimostrarmi la tua gratitudine!
Sì, forse hai ragione… Mi sto angosciando per niente!
NESSUNO SI MUOVA!
AIUTO! IL RAGAZZO STA MALE! QUALCUNO CHIAMI UN'AMBULANZA!!!
Ci troviamo davanti ad un omicidio signori e il colpevole è sicuramente ancora qui presente!
continua...
La domanda della settimana
Avete già acquistato un biglietto oppure programmato nel corso del prossimo mese di visitare EXPO 2015?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 28 maggio. I risultati appariranno sul numero 23 di Ticinosette.
Al quesito “Vi fidereste a fare un viaggio in autostrada a bordo di una macchina a guida automatica integrale?” avete risposto:
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Astri ariete Mercurio, Giove e Urano favorevoli: state attraversando un periodo propizio. Se affronterete ogni cosa con sagacia e audacia la fortuna vi aiuterà.
toro Il transito della Luna del 25 e del 26 porta nuova energia. Grazie a Venere, il vostro astro protettore, siete particolarmente recettivi. Viaggio in vista.
gemelli A fine mese, i nati tra la prima e la seconda decade vivranno momenti di autentica genialità. Possibilità di realizzare qualcosa di grandioso.
cancro Vita sentimentale sopra le consuete righe. Storie e avventure travolgenti, inaspettate e improvvise. State comunque accorti a non farvi manipolare.
leone Incontro karmico e attrazioni fulminee con Bilancia e Ariete. Attività creativa alle stelle. Sfruttate al massimo ogni vostra dote comunicativa.
vergine Stanchezza. Non disperdetevi in atmosfere confuse dilapidando le vostre forze in fantasie o chimere. Periodo creativo per i più centrati.
bilancia Marte e Nodi Lunari in forte aspetto. Si apre una porta verso la vostra evoluzione. Non tiratevi indietro di fronte a una sfida. Non seguite scopi egoistici.
scorpione Momento ideale per stabilire un rapporto di collaborazione. Possibile concepimento per i nati nella seconda decade. Speculazioni fortunate.
sagittario Calo energetico. Momento decisivo per i nati in novembre. Liberatevi da tutto quello che non vi appartiene. Fate pulizia nei cassetti più reconditi.
capricorno Vita sentimentale accesa… a causa dell’opposizione di Plutone con Venere. Desideri in forte crescita. Le vostre ambizioni sembrano non avere limiti.
acquario Fortuna e successi professionali. Date spazio a creatività e voglia di riscossa. La fortuna aiuta gli audaci. Seguite il vostro piacere e non l’orgoglio.
pesci Mercurio in quadratura vi spinge ad affrontare i vari equilibri familiari in maniera disinvolta. Emotività fuori controllo tra il 25 e il 27 maggio.
Gioca e vinci con Ticinosette
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Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 28 maggio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 26 mag. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Orizzontali 1. Il Colombo navigatore • 8. Olio inglese • 9. Quasi unici • 10. Scatta • 11. Golfo arabo • 14. Il primo dispari • 15. Fiume ticinese • 17. Non concessa • 19. Tra sett. e nov. • 20. Arrabbiata • 22. L’alieno di Spielberg • 23. Guide turistiche • 26. Un bello mitologico • 27. Monte greco • 29. Il Ticino sulle targhe • 30. La interpreta Isabelle Adjani • 32. Due nullità • 33. Il nome della Pausini • 35. Urli, gridi acuti • 37. Cuor di tapino • 38. Zia spagnola • 39. Città sul golfo del Bengala • 41. Devota • 43. Circolano in Europa • 44. Granturco • 47. Nel centro di Losanna • 48. Fra due fattori • 49. Occidente • 50. Filo vegetale • 51. Attraversa Berna. Verticali 1. Avviso inviato dalle aziende alle redazioni dei giornali • 2. Quartiere cittadino • 3. Senza senso, assurdo • 4. Negoziare, patteggiare • 5. Dittongo in boato • 6. Un abito con le code • 7. Intacca la vite • 12. Istituzione • 13. Segue la sera • 16. Incontro di vocali • 18. Litorali • 21. È anche carbonica • 24. Proprio stupidi • 25. Frulla in testa • 28. Il nome di Pacino • 30. Si empie di scolari • 31. Inventore statunitense • 34. Nome di donna • 36. Sequestrare una persona • 37. Sfilata militare • 40. Sovietica • 42. La fine di Aramis • 45. Dittongo in paese • 46. La Kant di Diabolik • 49. Fiume russo.
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La soluzione del Concorso apparso l’8 maggio è: TRAPPOLA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati: Anna Maria Gamboni (Agno) Sonja Bottoli (Bellinzona) Adriana Montorfano (Lugano) Piero Serri (Minusio) Sandra Manzocchi (Rodi) Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!
Questa settimana in palio: cinque Carte Junior offerte da Arcobaleno Arcobaleno offre una Carta Junior da CHF 30.– a cinque fortunati concorrenti che comunicheranno la soluzione corretta del cruciverba.
Con la carta Junior i figli di età compresa tra 6 e 16 anni viaggiano a 30 franchi l’anno con i trasporti pubblici in compagnia di un genitore in possesso di un titolo di trasporto valevole. arcobaleno.ch/junior
Svaghi 47
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Il segreto dei cuochi professionisti. Ora nella vostra cucina. Con il Profi Steam di Electrolux, ora per la prima volta anche con funzione SousVide, approfittate delle conoscenze degli chef stellati. La cottura a bassa temperatura conserva perfettamente intensità, consistenza e sapore degli ingredienti. Proprio come nel vostro ristorante preferito. Per saperne di più consultate il sito www.electrolux.ch
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