Ticino7

№ 24 del 12 giugno 2015 · con Teleradio dal 14 al 20 giu.

E L A I SPEC Y LE ST E F I L

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

con

buoni

I almeno del valore D

80.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2MDAyMwUA21Irqw8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLMQ7DMAwDX2SDlEzFjcYiW5AhyO6l6Nz_T62zFeBNd9z3VMXNczuu7UyCrRXvsFDqoWpLILJ7VDPAE4IM1MpoNNL_LuUXLQDGTArmBqcsHoPs0aVWP6_3F7VazOR6AAAA</wm>

Scopri di più su www.100idee.ch Offerta valida solo fino a esaurimento dello stock.

Fr.

Ticinosette allegato settimanale N° 24 del 12.06.2015

Impressum Tiratura controllata 67’470 copie

Chiusura redazionale Venerdì 5 giugno

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor

4 Mundus Identità. L’arte della sparizione di alba Minadeo ......................................... 7 Salute Neuroscienze. Fuori dal trauma di nicoletta barazzoni .................................. 8 Arti EXPO 2015. Gola d’artista di alessandro tabacchi ............................................. 10 Cucina Verdure. Questione di calore a cura della redazione .................................... 11 Vitae Elena Spoerl di nicoletta barazzoni ............................................................... 12 Reportage Palestra. Il tempio del corpo di Keri Gonzato; foto di reza Khatir .......... 37 Società Flash mob. Esperimenti sociali di Mariella dal farra .................................. 42 Letture Amico Sole a cura della redazione ............................................................. 43 Astrofood Gemelli di Patrizia Mezzanzanica ed elvin Montesino .............................. 44 Svaghi .................................................................................................................... 46 Agorà Consumi. L’esempio di Benjamin

di

Marco Jeitziner .......................................

Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

Il peso della forma Fotografia ©Reza Khatir

Stili futuri Oltre quarant’anni fa, nel 1972, fu pubblicato un saggio – I limiti dello sviluppo, curato da un gruppo di studiosi del MIT e dal Club di Roma –, che ebbe un impatto storico sulle ricerche e le discussioni relative all’ambiente e al futuro del pianeta. A quel libro aveva partecipato Jorgen Randers, un ricercatore norvegese di cui nel 2013 è stato tradotto in italiano un saggio dal titolo 2052; Scenari globali per i prossimi quaranta anni (Edizioni Ambiente).

Basandosi su un’imponente quantità di dati, studi e modelli nonché sul contributo di 34 esperti diversi, Randers ci rivela che: 1. Un fenomeno centrale dei prossimi decenni sarà la progressiva inurbazione di grandi masse di persone, dovuta all’aumento delle intemperie e dei fenomeni climatici catastrofici nelle aree aperte e non protette; 2. Toccati gli 8 miliardi di abitanti nel 2040, si assisterà a un calo della popolazione del pianeta, dovuto proprio al processo di inurbazione che genererà un crollo nella fertilità.

La minor crescita demografica avrà come conseguenza l’abbassamento del PIL globale; 3. Nei paesi a economia avanzata si assisterà a crescenti disordini dovuti a conflitti sociali e intergenerazionali e al potente flusso migratorio dai paesi meno sviluppati o in preda a conflitti. Questi fenomeni risulteranno più acuti nelle nazioni sovrasviluppate (USA, Europa occidentale, Giappone, Corea del sud, Canada, Nuova Zelanda, Australia, Israele, Cile) mentre nei paesi del cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India, Cina) si avranno condizioni meno difficili rispetto al presente e uno sviluppo economico crescente; 4. A livello climatico, la temperatura globale salirà di circa 2 °C determinando desertifica-

zioni, dislocazione dei climi, precipitazioni intense, acidificazione delle acque, ecc.

In sintesi, stagnazione economica dell’occidente, crescita – anche se altalenante – dei paesi emergenti, divisione dell’Europa fra paesi nordici beneficiati dall’affermazione di temperature più miti e i paesi mediterranei che tenderanno a nord-africanizzarsi. Volano principale di questa imponente trasformazione saranno, secondo Randers e i suoi illustri colleghi, proprio i fenomeni di disordine climatico. L’autore non è però così pessimista: a suo parere il contenimento demografico controbilancerà in parte i problemi economici e si dovrebbe andare incontro a una dissolvenza incrociata fra utilizzo di energie non rinnovabili e nuove forme energetiche e di produzione.

Sullo sfondo però, a livello politico, si prefigura una profonda crisi delle due istituzioni sociali su cui si fonda l’occidente moderno, la democrazia e il capitalismo, tarati, secondo Sanders, su performance a breve termine e quindi inadeguate a far fronte a scenari a medio-lungo termine (in altre parole, quando la percezione dei problemi risulterà evidente, non più negabile o mistificabile, sarà sempre troppo tardi). La soluzione verso cui andranno molte nazioni? Il dispotismo “illuminato” (ne abbiamo parecchi esempi in giro per il mondo) come risposta ai crescenti problemi economici, sociali, ambientali e geopolitici. Speranze? Poche, ma si sa, sono le ultime a morire. Che dire… forse, e senza disporre di grandi documentazioni e consulenze, lo scrittore americano Philip K. Dick ci aveva visto giusto…

Buona lettura, Fabio Martini

L’esempio di Benjamin Consumi. È possibile vivere al cento per cento locale, consumando solo prodotti a chilometro zero, regionali e nazionali?

Un giornalista francese ci ha provato... per un anno intero di Marco Jeitziner

Il

documentario/inchiesta del giornalista francese Benjamin Carle1, trasmesso anche dalla nostra televisione2 , ci offre lo spunto per una riflessione sul modo di produrre e, soprattutto, di consumare beni. È una questione attuale, più che mai densa di implicazioni etiche, sociali, ambientali ed economiche. In breve, Carle ha tentato di vivere un anno intero secondo il motto “cento per cento francese” e per farlo si è imposto tre regole: consumare beni esclusivamente prodotti nel suo paese; eliminare qualsiasi contatto con prodotti stranieri e, se c’era un dubbio, non si consumava; dotarsi di un budget di 1800 euro al mese per sostituire tutto ciò che non è di provenienza locale.

Agorà 4

Un buon cittadino “Sono figlio della mondializzazione. In venticinque anni ho consumato prodotti di un’infinità di paesi che mai visiterò. I politici ci parlano di patriottismo economico, protezionismo, made in France, quindi ne deduco che per essere un buon cittadino dovrei consumare d’ora in poi solo prodotti francesi!”, dichiara Carle in modo un po’ provocatorio. Tra i politici ecco Mitterand rivolgersi ai telespettatori negli anni ottanta con un “senza di voi, che cosa possiamo fare?”, e poi Sarkozy e oggi Montebourg, ministro del rinnovamento produttivo.

Benjamin comincia col rendersi conto della provenienza degli oggetti che utilizza e consuma ogni giorno: la sua bicicletta (per metà cinese e per metà inglese), i suoi vestiti (fabbricati in Cina o in Bangladesh), le scarpe (Vietnam), il computer (ideato in California e assemblato in Asia), la videocamera (Giappone), il televisore (costruito in Corea), la sua birra preferita (Belgio), le serie TV (Stati Uniti), il calcio (inglese) ecc. Poi c’è il problema della marca degli oggetti: se è straniera l’oggetto potrebbe essere stato prodotto, interamente o parzialmente, in Francia e viceversa (per esempio, la marca della sua vaporiera è francese, ma è fatta in Cina). Un occhio alla dispensa: la Francia coltiva i fagiolini verdi ma i suoi vengono dal Kenya, i cetriolini dalla Turchia, i pomodori dalla Spagna, le fragole... no, quelle sono francesi. Insomma, anche il cibo è una sfida.

Senza parlare poi di lampadine, tende, elettrodomestici, letto, divano, tavolo ecc. Ebbene, dall’analisi del suo bilocale Benjamin scopre, suo malgrado, che gli oggetti francesi sono meno del 4,5%, quindi dovrà sbarazzarsi del 95% di tutto quello che ha (compreso il frigorifero perché non ne esistono di fabbricati in Francia). Per sapere come va a

finire invito il lettore a guardare il filmato in rete e poi a porsi la domanda: se dovessimo fare come Benjamin che cosa rimarrebbe nelle nostre case?

Il buon senso Rievocare i concetti storici di “sovranità alimentare” o di “sovranità industriale” potrebbe apparire nostalgico, ma qui sta tutto il problema: i limiti del consumismo globalizzato sono sotto gli occhi di tutti. Mentre se consumassimo più prodotti locali è indubbio che vi sarebbero molti benefici: più lavoro per gli artigiani, per gli agricoltori (ai quali dovremmo pagare meno sussidi pubblici), si creerebbero nuovi posti di lavoro, le industrie e le aziende importerebbero di meno o per nulla (causando minori costi economici e ambientali), vi sarebbe maggiore indotto sul territorio, e noi cittadini vivremmo sicuramente in modo più sano, con meno spreco e meno inquinamento. Stiamo parlando del concetto “chilometro zero”. “Non possiamo ignorare la globalizzazione, i costi di produzione e le logiche di mercato” sostiene, per esempio, Marco Morosini, analista ambientale del Politecnico di Zurigo3. Ma “se l’impegno è di una moltitudine (di persone, ndr.) le cose cambiano eccome”, anche alla luce del fatto che “il concetto è giusto, perché acquistare il più vicino possibile vale in generale, e dovrebbe bastare il buon senso dei consumatori”. Lecito quindi domandarsi: ma con tutti questi vantaggi, perché non lo facciamo?

Il “caso elvetico” “Il problema è che in Svizzera il prezzo della merce viene fissato da importatori e fabbricanti, i quali approfittano dell’idea che qui il costo della vita sia più elevato per fissare prezzi all’ingrosso più elevati”, sostiene il coordinatore dei Verdi ticinesi Sergio Savoia4. E non è l’unico. L’economista Mauro Baranzini afferma5 che “ci si concentra troppo sul «prezzo» di un dato bene o servizio, e poco sulle realtà che stanno dietro al prezzo”, e si dimentica la qualità, il salario di chi produce, l’ambiente, le sostanze nocive ecc. E, come Savoia, sostiene che “anche le case editrici estere, e quelle italiane in particolare, fissano dei prezzi per la Svizzera del 100% più alti e anche di più, sfruttando il maggior potere d’acquisto degli svizzeri. Ma non sono i soli a farlo; lo fanno anche le case automobilistiche ecc. D’altra parte anche le ditte farmaceutiche svizzere fanno la stessa cosa con i loro prodotti all’estero. Altro che libera concorrenza!”. Già, questo sembra il tabù che pochi denunciano e che nessuno pare voler risolvere. Lo dimostrano le difficoltà che si riscontrano

Agorà 5 Immagine tratta da chilometrozero.com

ogni qualvolta si tenta di abolire il cosiddetto sistema dei cartelli orizzontali (tra fornitori) e verticali (tra produttori e distributori)6. Del resto il recente “valzer valutario” euro/ franco non conferma forse quanto tutta questa costruzione sia artificiosa e a nostro totale ed esclusivo discapito?

Non siamo francesi Spesso noi svizzeri ci vantiamo della “qualità elvetica” (vera o presunta) ma poi, paradossalmente, non siamo così sciovinisti come i cugini francesi. Perché ci fa difetto una certa “motivazione patriottica”? I segnali lanciati dalla politica, come accade, per esempio, in Francia, sono quindi molto importanti. In Ticino dal 2001 esiste il “Gruppo cantonale per lo sviluppo sostenibile” (GrussTi) che gestisce un sito, pubblica opuscoli, organizza eventi, conferenze ecc. È certo un buon segnale, ma credere che questo potesse incidere sulle nostre abitudini sarebbe ingenuo. Perché i rapporti di attività GrussTi sono fermi al 2010? Perché l’ultimo dibattito è del 2013? Perché ai giovani, molto più sensibili al tema e principali attori del cambiamento, la politica non dà segnali più concreti? Nel 2007 il “parlamento dei giovani” portò all’attenzione del governo il tema di un “incentivo all’uso e consumo di prodotti locali”. L’allora consiglio di stato si limitò a dire che c’è già una “conferenza agroalimentare” e che si fanno delle “manifestazioni” annuali per “incentivare anche il consumatore a consumare locale”7. Troppo poco, le

priorità sembrano altre. Infatti nel 2009 si ammetteva8 che “risulta difficile (…) un’analisi approfondita (…) della difesa della produzione locale”. A oggi, non solo non esiste uno studio sul “consumo locale”, ma i pochi dati ufficiali vanno letti “con precauzione”9. Di fatto il GrussTi servì più che altro “per rappresentare il cantone al Forum svizzero dello sviluppo sostenibile”, si legge nei documenti parlamentari10, ma poi a rappresentarlo ci andammo ben poche volte, come si legge nei verbali del Forum11. Il sospetto è che sembriamo vittime del vezzo tutto elvetico dei “primi della classe”, per cui conta più esserci che fare, molto più di quanto si creda, e così il “chilometro zero” diventa soltanto uno slogan politicamente corretto. No, proprio non siamo francesi, noi svizzeri e ticinesi.

Meglio di tutti?

Se non fosse vero che ci piace primeggiare, allora perché nella nuova legge del 2013 sul “made in Switzerland” abbiamo fissato al 60% i costi di fabbricazione del prodotto generato in Svizzera (ricerca e sviluppo compresi), mentre Francia e Germania si sono “accontentate” rispettivamente del 45% e del 50%? I nostri criteri del “chilometro zero” sono altissimi. Per il cibo il minimo è l’80% con alcune eccezioni come la carne di maiale, il 100% invece per latte e latticini12. Tutto bene, ma se poi il consumatore non “acquista svizzero”? Se andiamo a leggere i sondaggi sui (...)

“Sarebbe possibile vivere «cento per cento ticinese»?

Cioè arredare col legno della Leventina, con le serramenta delle industrie del Mendrisiotto, vestirci coi tessuti della Verzasca, alimentarci coi prodotti del Piano di Magadino?

Dagli artigiani ticinesi apprendiamo che ci mancano le materie prime e, quando ci sono, sono gestite male”

Agorà 6

consumi non si capisce granché. Uno del 2009 recitava che se “nel 2005 il 21% degli intervistati acquistava regolarmente all’estero”, nel 2009 “sono il 16%”, e “soprattutto in Ticino si è riscontrato un netto calo degli svizzeri che si recano in Italia per acquisti”. Al lettore giudicare quanto sia attendibile un sondaggio sul “turismo della spesa” di un grande distributore svizzero13. In un rilevamento14 sui consumatori romandi nel 2012 emergono altre contraddizioni: quasi tutti d’accordo di pagare “più caro un prodotto di origine svizzera” (ma abbiamo visto che ciò non è sempre giustificato) però “solo se il rapporto qualità/prezzo è più vantaggioso” (ma di vantaggioso in Svizzera non c’è quasi niente rispetto agli altri paesi). Limitandoci al cibo, un rilevamento non rappresentativo15 afferma che “i ticinesi preferiscono comperare prodotti svizzeri (69%) molto di più rispetto al resto del paese (54%)”. A parte il fatto che abbiamo un potere d’acquisto inferiore alla media nazionale, ma dovremmo intenderci, perché c’è una bella differenza tra “acquistare svizzero” e “acquistare in Svizzera”.

Cento per cento Ticino?

L’impresa di Benjamin ci suggerisce ora un’ipotesi: sarebbe possibile vivere “cento per cento ticinese”? Cioè arredare le nostre case col legno della Leventina, con le serramenta delle industrie del Mendrisiotto, vestirci coi tessuti della Verzasca, alimentarci coi prodotti del Piano di Magadino ecc.? Dagli artigiani ticinesi apprendiamo16 che ci mancano parecchie materie prime e, quando ci sono, sono gestite male. Per l’argilla o la ceramica per vasi, scodelle e tazze, “i ceramisti non hanno più accesso all’argilla proveniente dal territorio”. Per il legno di sedie, tavoli, armadi, letti ecc., ma anche per l’edilizia, “mancano depositi disponibili, conosciuti e correttamente catalogati (…) mancano strumenti di formazione o di conservazione”. Per la pietra di muri, case, ponti, strade ecc., v’è la “difficoltà per i vincoli nell’accesso alla materia prima” in un clima di fortissima concorrenza. Per la lana di calzette, maglioni, sciarpe, cuffie, cappelli, pantofole, peluche, stuoie, tappeti ecc., sembra che siamo messi un po’ meglio. Ma potremmo vivere di sole pecore e di lana?

Col cibo invece il “marchio Ticino” è una realtà voluta da artigiani e contadini locali. Leggiamo che “i prodotti devono essere a base di materie prime ticinesi in una percentuale almeno dell’80% del peso nei prodotti caratterizzanti e almeno del 75% nei prodotti composti (ricette)”17. Abbiamo formaggi, latticini, carni, uova, cereali e farine, frutta e verdura, bevande ecc.

Il problema è: basterebbe qualche centinaio di produttori per soddisfare la domanda?

Il tipo di domanda La soddisfazione della domanda non dipende tanto dall’offerta, ma dal tipo di domanda. Se riducessimo gli sprechi al massimo, se consumassimo (e producessimo) locale tutto quanto è possibile, e soltanto quanto ci serve per davvero, eliminando tutto il superfluo, favorendo l’auto-sostentamento, la stagionalità, la frugalità, il riciclo e lo scambio, generando indotto, nuovi punti di vendita o di prestito, nuovi posti di lavoro, un nuovo orientamento economico sganciato dall’accumulazione, dall’usa e getta ecc., forse potremmo essere tutti dei “Benjamin ticinesi”. Resta da capire chi si metterebbe a zappare l’orto o a fabbricare tavoli, ma l’educazione in famiglia e a scuola potrebbe fare molto in tal senso. L’attività produttiva che danneggerebbe questo circolo virtuoso andrebbe chiusa, a favore di altre più innovative ed efficienti. Proseguendo nella nostra visione nemmeno troppo utopica, dovremmo spostarci soltanto con dei mezzi di trasporto al cento per cento svizzeri. Ebbene, fatta qualche ricerca, non ci resterebbe che inforcare una bicicletta Simpel o Villiger o prendere soltanto alcuni treni della Stadler. Tutto il resto è fatto all’estero. Niente auto, perché l’unico modello svizzero Ajax risale a un secolo fa. Niente moto, le marche elvetiche da Allegro a Motosacoche sono scomparse. Niente autobus, Saurer e Berna non ne fabbricano più. Insomma, il “chilometro zero” è una bellissima bicicletta che ci obbligherebbe a pedalare, e anche parecchio. Sarà per questo che non seduce tutti? note 1 “L’année où j’ai vécu 100% français” di B. Carle, K. Dusfour e B. Audour (Francia, 2014).

2 “La2Doc”, RSI (2.2.2015).

3 “Se il «km zero» fa male all’ambiente”, Il Caffè (22.2.2015).

4 blog.savoia.ch/2014/06/patriottismo-degli-acquisti-ipocrisia-e.html.

5 In Azione n. 09, pag. 27 (23.2.2015).

6 “Brusca frenata nella lotta ai cartelli”, Giornale del Popolo (28.1.2014).

7 Dalla “Rapporto 5949” del Consiglio di Stato (10.7.2007).

8 Da “Guida ai consumi responsabili” (GrussTi, 2009).

9 Da “Annuario statistico ticinese 2014”.

10 Dal Rapporto di maggioranza sul messaggio 5302 (9.3.2005).

11 are.admin.ch/themen/nachhaltig/00262/00530/00531/index. html?lang=fr.

12 swissinfo.ch (21.6.2013).

13 coop.ch/pb/site/medien/node/63195316/Lit/index.html.

14 “Pratiques de consommation en Suisse romande” (Neuchâtel, 2012).

15 Ticinonline (27.6.2012).

16 “Studio e analisi della situazione dell’artigianato tradizionale in Ticino” (Gianettoni Consult, 2009–2012).

17 marchioticino.ch/.

L’arte della sparizione Da Majorana ad Alexander Grothendieck e Bobby Fischer, da Salinger a Greta Garbo.

In un mondo in cui l’apparire conta sopra ogni cosa, l’invisibilità è una scelta che affascina di Alba Minadeo

Qualche mese fa la Procura di Roma ha archiviato il perché Boo Radley è rimasto chiuso in casa per tutto questo fascicolo sulla misteriosa scomparsa nel 1938 di Ettore tempo? Perché non vuole uscire”. Cercò di essere un’autrice Majorana, perché si è scoperto che il geniale fisico sicilia- di successo in tutti i modi, ma di fronte all’eccezionale no, tra il 1955 e il 1959, era vivo e si trovava in Venezuela. risultato fece un passo indietro. Un po’ come Salinger che, Forse spaventato dalle possibili conseguenze delle sue a quarantasei anni, si ritirò dalla scena letteraria e fino al scoperte sull’atomo, decise volontariamente di sparire 2010 (anno della sua morte) non pubblicò altro. Il giovane Holden è uno di quei libri che piace a chiunque, perché senza lasciare traccia. c’è dentro tutto il malesseUn altro caso di sparizione re dell’adolescenza (persino in ambito scientifico, sebbel’assassino di John Lennon ne meno drastico, è quello ne aveva una copia in tasca). di Alexander Grothendieck, Come Harper Lee, Salinger si il grande matematico che, rifugiò in un piccolo paesino a un certo punto della sua della provincia americana, carriera, smise di pubblicare protetto dagli occhi indiscree si rifugiò in un paesino dei ti della stampa. Ora si dice Pirenei dove rimase fino alla che, dopo il 2015, saranno sua morte, avvenuta nel nopubblicati cinque suoi nuovi vembre scorso, a ottantasei libri, più di quanti ne abbia anni. Naturalizzato francese pubblicati in vita.

– il padre era un fisico russo ebreo e per questo lui aveva Diritto all’oblio il cognome della madre teIl sottrarsi ha anche un efdesca –, ottenne i maggiori J. D. Salinger (1919–2010). Immagine tratta da datamanager.it fetto di fascinazione, di miriconoscimenti nel campo della matematica, senza mai andare a ritirare i premi né tizzazione, come nel caso di Greta Garbo (Greta Luisa entrare a far parte dell’Accademia di Francia. Probabilmente Gustavsson). Nata a Stoccolma nel 1905, fece del teatro l’etica che gli trasmise da bambino un pastore luterano gli lo strumento di riscatto dalla sua umile origine. La Divina fece rifiutare lo stipendio in parte finanziato dal ministero ebbe il culto di se stessa, ma da una parte amò il successo della difesa o il premio conferitogli dalla dittatura sovie- e dall’altra provò un senso di fastidio per quello che signitica. C’era in lui una tensione politica che, col tempo, si ficava il clamore nella sua vita. Scelse di sparire a trentasei trasformò in svolta mistica. Come i matematici, anche gli anni, con grande intelligenza, dignità e solennità, quando scacchisti sono precoci e Bobby Fischer a quindici anni era vide apparire le prime rughe sotto gli impietosi riflettori. già campione degli Stati Uniti: sparì nel momento culmi- Un film su tutti riassume la sua personalità ed è Grand Hotel nante della sua carriera, dopo aver sfidato Boris Spassky e (1932) dove la protagonista danza in modo così obsoleto vinto il titolo di campione mondiale di scacchi nel 1972, che capisce di dover smettere, e alla fine esclama: “A Trea Reykjavik. Ricomparve solo nel 1992, per poi declinare mezzo, a Tremezzo!”, luogo sul lago di Como dove c’era un di nuovo. Morì a sessantaquattro anni in Islanda, dove piccolo albergo, famoso per le fughe d’amore. Il mondo del cinema è spietato e, per questo, molti attori si rifugiano in avrebbe voluto vivere in una torre. alcool, droghe o si ritirano dalle scene per ritrovare la loro natura primigenia (Greta aveva una mamma lappone!).

Scrivere la parola fine Harper Lee e J. D. Salinger sono tra i personaggi più illustri Oggi si discute molto del diritto a scomparire e a non riche hanno optato per l’invisibilità. Il 14 luglio prossimo manere intrappolati nel voyeurismo del web. Su internet uscirà negli Stati Uniti Go set a watchman, un inedito della si trova anche quello che serve per cambiare identità, basta scrittrice americana anteriore al famoso Il buio oltre la siepe. avere centomila dollari. Con molto meno è possibile comNata nel 1926 in Alabama, con questo libro nel 1961 vinse prare Il manuale di sparizione. La sfida dell’invisibilità nella il premio letterario Pulitzer ma poi non scrisse più nulla. società del controllo di Filippo D’Arino (Castelvecchi, 2006).

Forse la chiave del suo sottrarsi è in questa citazione: “Sai Sempre che non siano già sparite tutte le copie.

Mundus 7

Fuori dal trauma La parola trauma spaventa e facilmente la si associa all’infanzia anche se, in realtà, si tratta di un’esperienza che può accadere in qualsiasi momento della vita e dalla quale si può comunque uscire di Nicoletta Barazzoni

Il trauma per lo psichiatra Louis Crocq,

Salute 8

uno dei principali esponenti europei della psicotraumatologia e della psicologia dell’emergenza, è un fenomeno di scombussolamento della psiche e che si verifica quando un eccesso di eccitazione esterna, dovuta a un avvenimento subìto, violento e aggressivo, scardina le difese della psiche. Ciò significa che lo shock è talmente forte e stressante che il nostro apparato psichico non riesce a elaborare ciò che sta succedendo.

Tuttavia, non ogni avvenimento, seppur violento, provoca un trauma psichico, da cui deriva il Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD). Il carattere traumatico o meno dello shock subìto dipende dalla violenza dell’aggressione, ma anche dallo stato dell’apparato psichico di colui che lo subisce, dalla personalità dell’individuo, dalle risorse a disposizione, dal sostegno sociale, dall’energia disponibile per far fronte all’accadimento.

Marina Pedimina, terapeuta psicocorporea, psicomotricista del Centro Divenire di Locarno, che organizza il congresso Neuroscienze e trauma (che si terrà a Muralto i 20 e 21 giugno prossimi), sarà la relatrice del workshop, insieme al dott. Marco Pagani, primo ricercatore al CNR di Roma, presidente del Comitato neuroimaging dell’associazione europea di medicina nucleare (EANM), e al dott. Roger Solomon, psicologo esperto nella psicoterapia dei traumi, del disturbo post-traumatico da stress e del lutto. Solomon è inoltre consulente per i programmi sugli incidenti critici di numerosi enti, inclusi il Federal Bureau of Investigation (FBI) e la NASA. Risposte differenti Marina Pedimina ci spiega la ragione per cui non tutti reagiscono allo stesso modo di fronte a un evento traumatico:

Rimandare di un mese il pagamento della rata in scadenza?

ciazione, l’evento traumatico, questo si ripresenta con tutta la carica emozionale dell’esperienza originaria”.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwtAAA8dO73g8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKsQrAIAxEv0i5xERjHYubOJTuLqVz_3-q7VAo3HEP7rVW1OPtWvtet0IgEReSgawQBR8sfguFMEgXUo3MZvnnO2YkAONxHGZkTFCd_8g5-us4b_9StCNyAAAA</wm>

“Non tutti dispongono delle medesime risorse per affrontare situazioni estreme come quelle di un avvenimento violento e drammatico. Vi sono persone che possiedono una capacità di resilienza maggiore di altre, e ciò è dovuto a fattori diversi quali il temperamento, la fiducia nelle proprie capacità, il sostegno di persone vicine e altro. Uno dei fattori a cui si attribuisce una notevole importanza nella gestione degli effetti nefasti del trauma è la storia personale che riguarda la relazione precoce con la figura di accudimento (generalmente la madre). Infatti, un tipo di legame solido e rassicurante nelle prime fasi dell’esistenza favorisce lo svilupparsi di una immagine positiva di se stessi, fiducia nelle proprie possibilità e un buon grado di autostima. Da ciò si deduce che la reazione a un evento potenzialmente traumatico è assolutamente individuale”. Il trauma si manifesta soprattutto attraverso una sindrome definita disturbo da stress post traumatico (PTSD) che presenta una serie di sintomi tipici come disturbi del sonno, irritabilità, difficoltà di concentrarsi, sbalzi di umore, ricordi e immagini intrusive che richiamano l’evento traumatico ecc. Marina Pedimina ci fa notare che “il problema fondamentale del trauma è che la persona coinvolta si trova a fare i conti con l’impossibilità di organizzare gli eventi relativi all’esperienza traumatica in categorie che si riferiscono a passato presente e futuro.

Il trauma è sempre situato nel presente, nel senso che, a ogni occasione in cui una situazione qualsiasi richiama, per asso-

Cicatrici dell’anima Le neuroscienze, grazie ai moderni e sofisticati strumenti di monitoraggio non invasivo del cervello, come la risonanza magnetica funzionale (FMRI), la PET e altre tecnologie, stanno rivelando come, in caso di PTSD, alcune strutture cerebrali della parte limbica, l’area del cervello adibita alla gestione delle emozioni, subiscano modifiche sia strutturali che funzionali. Ciò significa, per esempio, prosegue la terapeuta Pedimina, “che alcune parti del nostro cervello smettono di «parlarsi», nel caso specifico la parte limbica e la corteccia prefrontale, ostacolando così il processo naturale di elaborazione dell’informazione che porterebbe alla risoluzione naturale dell’impatto emotivo di ciò che ci è successo. Ricerche recenti hanno evidenziato come, situazioni traumatiche vissute durante i primi anni di vita producano vere e proprie «cicatrici» nelle reti neurali del bambino lasciando segni indelebili. Siamo quindi in presenza non solo di disturbi psicologici ma di vere e proprie alterazioni biologiche del sistema nervoso”. È stato inoltre appurato che il sistema nervoso è programmato per elaborare le informazioni e rispondere agli stimoli che lo interpellano. A riguardo, Pedimina ci spiega che “quando uno o più di questi stimoli si presenta con una violenza eccessiva, può succedere che il nostro sistema nervoso non sia più

Senza costi aggiuntivi. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwMgQAljhKjA8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKOwqAMBQET_TCvl8STSnpgoXYpxFr718ZLQRhltliWise8G6p6163wmAz0pQhXJg1aI6f4TAB-8zuGZOK_XoSQQLQn4YwsD6OJ2LtFiVcx3kDz_c973IAAAA=</wm>

Immagine tratta da imgkid.com

Si può fare? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwMgYAullEYg8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKuwqAMBAEvyhh9-7y0JSSLliIfRqx9v8ro4UgzLJTTGsleLxb6rrXrRA0c5oyRAupXnP8HgEmYJgZLJKZ_PVOBAlAfxqHgfUhNkCfNPrrOG8vDsptcgAAAA==</wm>

in grado di gestire e elaborare l’impatto emotivo dell’evento straordinario. A questo punto il sistema può mettere in atto alcune strategie di difesa per continuare a garantire una continuità alla propria esistenza.

Un fenomeno molto legato ai traumi di forte impatto è quello della dissociazione.

Si tratta di una scissione tra le parti della personalità allo scopo di evitare il ricordo del trauma e poter così continuare a vivere la vita quotidiana. Ciò non implica ovviamente la risoluzione del trauma, dal momento che dissociarsi significa distanziarsi da tutte le emozioni negative legate all’esperienza vissuta e vivere una specie di «anestesia emozionale» che spesso pregiudica molti aspetti della vita relazionale e professionale”.

Le due T Guarire i disturbi causati dal trauma è possibile a condizione di seguire un percorso terapeutico specifico. La desensibilizzazione e la rielaborazione attraverso i movimenti oculari (detta EMDR), per esempio, si sta rivelando sempre più efficace a questo scopo.

“Dobbiamo però mettere in conto che il nostro sistema nervoso necessita anche di

tempo per smaltire l’impatto che l’evento ha provocato a livello del Sé in quanto fenomeno stressogeno. Pensiamo, per esempio, al naturale processo di elaborazione di un lutto. Certo con l’EMDR si può guarire perché è una pratica terapeutica che riesce a influenzare il nostro sistema nervoso a riprendere quel processo di elaborazione dell’evento, che è stato interrotto e «congelato» nelle reti neurali, e portarlo a compimento, trasformando l’evento traumatico in un ricordo disgiunto dalle emozioni negative di sofferenza, rabbia o paura”.

Quando si parla di trauma con la “T” maiuscola e la “t” minuscola cosa a cosa ci si riferisce? “Quando si parla di trauma con la «T» maiuscola ci si riferisce a un evento di forte impatto emotivo che mette in pericolo la vita propria o quella di persone care; stiamo parlando di terremoti, aggressioni, stupri, attentati terroristici, gravi incidenti, lutti ecc. Esistono però anche traumi con la «t» minuscola, che potrebbero sembrare poca cosa a confronto degli eventi citati sopra, ma che possono dare origine a ricordi spiacevoli, disturbanti che fanno ancora male a molti anni di distanza. Si tratta di esperienze che molti di noi hanno vissuto soprattutto nel periodo dell’età evolutiva, durante il quale siamo più vulnerabili e indifesi. Ci riferiamo alle umiliazioni a opera di insegnanti o genitori, alla mancanza di attenzione da parte delle figure di accudimento, abbandoni, separazioni e altro. Sono esperienze che danno origine a ricordi spiacevoli, perturbanti e che producono credenze negative circa il nostro valore, le nostre capacità”.

Un via d’uscita Come detto il nostro cervello attua una sorta di protezione, la dissociazione, mettendo l’esperienza traumatizzante in una zona che all’apparenza ci sembra dimenticata.

Ma cosa succede se il trauma non viene curato? “Visto che, come abbiamo detto prima, il ricordo dell’evento traumatico non ha potuto essere elaborato in modo adattivo ma è stato codificato in modo disfunzionale nella memoria, ha tendenza a ripresentarsi a ogni occasione favorevole attraverso uno stimolo qualsiasi che ha un qualche riferimento con l’accaduto, un suono, un luogo, un odore ecc., accompagnato dalla stessa carica emotiva negativa dell’evento traumatico.

Ciò può provocare situazioni spiacevoli quali attacchi di panico, uno stato permanente di ansia, comportamenti in cui si evitano situazioni che potrebbero richiamare il ricordo della scena traumatica, condizionando in modo importante la vita quotidiana e i rapporti sociali, oltre naturalmente tutti i sintomi tipici che accompagnano la sindrome di PTSD che abbiamo elencato in precedenza”. Un violento shock può causare danni che giungono a modificare la struttura del cervello. Ma attraverso la psicoterapia è possibile riorientare in senso positivo rielaborando il trauma? “Questo è quanto le ricerche in atto, riguardanti l’efficacia della psicoterapia e in particolare dell’EMDR, stanno verificando. È presto per affermare che ciò sia possibile ma si sono già osservati fenomeni di normalizzazione dell’attività cerebrale a seguito di terapie con EMDR”

Sì, con la nostra opzione di pro­ roga delle rate. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzAwMgcAo50pZQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWKIQ6AMBAEX9Rmb3vtFU6SOoIg-BqC5v-KgiOZSUbMunqO-FzadrTdBaIaklXQXCTFVIuTJZrRkaGE5FmyFiGn3x5IGID-LgED7SN0ULvWFO_zegB-AWCrcQAAAA==</wm>

Avviso secondo la legge: la concessione di crediti è vietata se conduce a un indebitamento eccessivo (art. 3 LCSI).

CREDIT­now è un marchio di prodotto di BANK­now SA, Horgen.

Salute 9

Gola d’artista

Per Milano l’EXPO rappresenta un importante volano, fatto di eventi, iniziative e mostre.

Come l’esposizione che associa arte e cibo allestita in alcuni spazi della Triennale di Alessandro Tabacchi

A volte non bisogna davvero fermarsi all’apparenza delle

“De’ tutto, de’ più…”

Quindi aspettiamoci tanta roba, tanta, ma elargita con la leggera superbia di un dotto incantatore. Dalla colazione di De Nittis alle bottiglie di Morandi alle nature morte americane di Wesselmann, dal culto geometrico di Van Doesburg fino all’arcano futuribile di Kounellis e al pop sovraesposto mediaticamente di Warhol (come poteva mancare la sua banana?), dall’impressionismo Banalità, in apparenza alla globalizzazione, dalla cucina Alla Triennale di viale Alemagna è dei nonni al caffè cubista praghestata allestita una mostra-evento se, dalle ottocentesche colazioni visitabile sino al prossimo primo noin salotto fino all’esperienza del vembre; un vero e proprio padiglioconsumo di massa contemporane al di fuori dell’area espositiva di neo, insomma chi più ne ha più Rho-Pero, dedicato alla relazione fra ne metta… alimentazione e arte (per la cronaca, In fin dei conti passeggiando è stato il primo padiglione aperto al nell’enorme allestimento della pubblico dell’EXPO, tre settimane Triennale ci si trova a vivere prima del fatidico primo maggio). l’effettivo riassunto della storia La prima impressione, quella che si dell’arte, del design, del costume, ricava dal nome della mostra, è di degli ultimi 165 anni, in cui il teuna sicura banalità: il cubitale Arts ma dell’alimentazione funge da & Foods fa apparire il buon Lapalisse necessario collante di un insieme un involuto teologo bizantino, e altrimenti poco coerente.Questa scoprire che l’excursus cronologico La presentazione della mostra (da triennale.org) grande esposizione, che poteva della mostra va dal 1851 (anno della prima esposizione universale) a oggi rincara di primo cadere vittima del suo stesso gigantismo, in realtà proprio acchito la dose di scetticismo, e con esso la sensazione nel suo anelito all’universalità presenta un vero spunto che i grandi blockbuster culturali siano divenuti la saga d’interesse: e non so dire se ciò sia dovuto alla qualità delle dell’ovvio, in cui sia una fatica di Sisifo cercare di andare opere esposte o all’intelligenza dell’allestimento, una sorta di gigantesca Ikea diacronica. Vagando fra gli interessanti oltre l’orizzonte dello scontato.

Però c’è anche un sottotitolo: Rituali dal 1851. Che dire? ambienti ricostruiti con scrupolo, perdendosi fra posate di A molti adepti del culto di Masterchef piacerà assai, ma ad design e sedie futuriste, si percepisce fortissimo il rumore di altri più sgamati ricorderà la solita retorica del magico, del fondo che ha segnato profondamente la cultura dell’ultinomadico, del sacrale nel quotidiano, insomma la routine mo secolo e mezzo: ovvero il ruolo via via maggiormente della fenomenologia dell’astruso (in ciò che astruso poi trainante e alla fine dominante dell’arte applicata sull’arte non è) che ci accompagna, come una fenice eternamente figurativa tradizionale. Mai come nel ventesimo secolo gli oggetti hanno assunto un ruolo preponderante. rinascente, da almeno quattro decenni.

Questo sottotitolo, per chi sappia leggere fra le righe, è in Gli oggetti da tanti decenni plasmano la nostra vita. realtà una vera firma, che ci dice moltissimo del curatore Come ci insegna questa mostra, gli oggetti ci nutrono, dell’evento, l’immarcescibile Germano Celant, cavaliere spiritualmente e fattivamente. E il design è diventato il jedi dell’alchimia postmoderna nelle decennali Star Wars paradigma creativo di un radicale cambiamento spirituada vernissage contro le armate sith della transavanguardia. le: oggi l’artista non pone più la propria téchne al servizio La grande esperienza del settantacinquenne Celant è stata della rappresentazione di un’idea assoluta (sia essa il bello, in grado di donare una certa coerenza a un ammasso di il vero, o l’informe, o il kaos), e la creazione si assoggetta quadri, oggetti, arredamenti, sculture e opere di design con con sempre maggior forza alla creazione di oggetti. Oggetti l’intelligenza di chi sa che l’unico modo per affrontare il che ci plasmano. Oggetti che ci nutrono. E pian piano ci sostituiscono nell’orizzonte dell’essere. kaos è abbandonarsi a esso.

cose: una sacrosanta lezione di saggezza popolare che ho imparato a tener bene a mente nel clima schizofrenico che sta animando questo incipit in chiaroscuro dell’EXPO milanese. Perché a volte, ma solo a volte, la prima impressione non è quella giusta. Vi faccio un esempio.

Arti 10

Cucina Questione di calore a cura della Redazione

Al di là dei gusti personali, è preferibile mangiare verdura cruda oppure cotta? Le scuole di pensiero sono due, il crudismo e il vitalismo, e si rifanno all’aspetto nutrizionale preso in considerazione. In generale, i crudisti sostengono che il nostro organismo riesce a digerire e ad assimilare meglio i nutrimenti dal cibo non cotto e che le malattie sono il risultato di un’alimentazione e uno stile di vita troppo distante da questo modello. Una teoria che pare essere supportata da diversi studi (Kauchakoff e Lusignani), nei quali si sostiene che l’assunzione di cibo cotto provoca, a livello sanguigno, un’iperproduzione di leucociti – preposti a fronteggiare l’intrusione di corpi estranei nell’organismo –; per questa ragione nutrirsi di cibo cotto creerebbe una reazione immunitaria nel nostro organismo (fenomeno che non è osservato quando il cibo è invece crudo). Al contrario, i vitalisti mettono l’accento “sull’energia sottile” del cibo: non solo dunque sul contenuto vitaminico, di enzimi e sali minerali, ma sull’energia vitale del cibo, che ha origine proprio dalla pianta da cui frutta e verdura provengono.

La cottura di un alimento porta alla perdita in vitamine e di enzimi sensibili al calore (termolabili): più è elevata la

temperatura, maggiori sono le perdite nutrizionali. Tutti sanno che alcune verdure sono assai ostiche da consumare crude (in generale, perché difficili da digerire o dal gusto amaro). Come le crucifere (cavolfiore, i cavolini di Bruxelles, cavolo-rapa, verza, broccoli, cime di rapa, senape, rucola, ravanello, rafano, sedano-rapa), che d’altra parte contengono sostanze nutritive importanti e sono ricchissime di composti fenolici denominati tiocianati (a cui si attribuiscono proprietà antitumorali). Queste sostanze hanno proprietà disintossicanti poiché sono ricche di zolfo e di flavonoidi (per esempio la quercitina, utile nella prevenzione delle malattie cardiovascolari). Altri vantaggi dalla cottura si possono osservare nel caso del licopene del pomodoro e del betacarotene di carote e peperoni (dalle proprietà antiossidanti e antitumorali), più diponibili e assimilabili se cotti. Come spesso avviene, la virtù sta nel mezzo: dunque è raccomandabile che almeno la metà della nostra alimentazione sia composta da verdura e frutta cruda. Quando invece la cottura è necessaria (o preferita) si possono sfruttare tecniche che limitano la perdita di nutrienti: come centrifugare, frullare, essicare (non oltre i 45 °C di temperatura) oppure cuocere al vapore.

Più piccolo è di più.

Nuove Mini Cervelas: tutto il divertimento delle grigliate.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzQ0NQQAA6N1eg8AAAA=</wm>

<wm>10CFXLoQ5CMRBE0S_aZnba6XZZSZ57QRB8DUHz_4qAQ1x37nmWGn5dj9vjuJfDx7Ae6fJSqjEmZg3PJgaiICbhumBx9rXybzESAWB_iUHG3NMo8-0EO4Lt_Xx9AH4i9h54AAAA</wm>

Bontà genuina. Dal 1869.

Non perderti ora i Summer Goodies gratuiti di Bell. I punti per la raccolta li trovi sulle confezioni dei prodotti Bell Barbecue.

www.bell.ch

M

Vitae 12

ia madre era di origine italiana, mio padre svizzero-tedesco. Sono nata e cresciuta in Ticino, ho una sorella maggiore che per me è sempre stata, e lo è ancora, un importante e positivo riferimento.

Ho avuto il privilegio di crescere in una famiglia unita. Nel ’68 frequentavo le superiori e sono stata “contagiata” dalla contestazione studentesca.

A 23 anni ho sposato un ex compagno di scuola, il cui padre – uno scrittore di successo in Germania – era venuto a vivere in Ticino. Abbiamo un figlio: gli sono grata di averci reso tanto facile il volergli bene. È medico e vive a Ginevra. Mio nonno materno (toscano) era musicista. Giunto in Svizzera dopo la prima guerra, ha diretto bande e cori e pure opere liriche, al Teatro sociale di Bellinzona, cittadina dove ho passato i primi anni di vita e che ho vissuto come una realtà piccola, chiusa e protettiva.

Mio padre, che lavorava in banca, è stato trasferito a Lugano dove l’abbiamo seguito. La nuova città mi appariva invece aperta e promettente. Ma presto mio padre si ammalò, la sua invalidità (inguaribile) lo ha perseguitato e vederlo tribolare era tanto duro anche per noi. Quel suo tremore, forte e pressoché costante, è stata un’esperienza molto incisiva. Mi ha lasciato un senso d’impotenza, misto talvolta a rabbia e più spesso a un’enorme pena.

A parte la malattia di mio padre, ho avuto un’infanzia e un’adolescenza serene. Negli anni sessanta passavamo le vacanze in Toscana, dove i cugini di mia madre ci attendevano ogni estate. Di quelle spiagge, della campagna e dell’atmosfera nel suo insieme ho un bellissimo ricordo.

I parenti paterni, che incontravamo in occasione di feste di famiglia a Basilea, erano più numerosi, con loro c’era l’ostacolo – ma pure il fascino – del tedesco. A quei luoghi sono meno attaccata. La Toscana invece mi è rimasta nel cuore. Tant’è che negli ultimi anni ci sono tornata ogni estate con mia sorella. Non andrei a viverci – il legame con il Ticino è forte e prepotente – ma ci vado volentieri.

Quel che conta per me? L’onestà: primo verso se stessi, ma anche con gli altri. Sono miope, tenace, labile. Inizialmente l’essere miope mi ha costretta a vivere in due mondi: quel-

lo reale di quando portavo gli occhiali e quello dell’immaginazione, con cui completavo a modo mio quel che alla mia vista confusa mancava. Con l’età adulta sono passata alle lenti a contatto e mi sono accorta che in fondo quei due mondi potevano pure essere un’opportunità. Sono influenzabile e questo può procurarmi smarrimento e incertezze; eppure non vorrei essere una persona sicura di sé: il dubbio, se non paralizza, ritengo sia un dono.

Quando sento che il “fuori” diventa troppo dispersivo, so che è arrivato il momento di ritirarmi e starmene un po’ per conto mio. Osservo, elaboro, rifletto, scrivo. Attraverso la scrittura “faccio ordine”: riconosco le emozioni e, senza esserne travolta, posso definirle e riporle in un cassetto e così il pensiero torna libero.

Scrivo poesie. La poesia per me è soprattutto conoscenza, ricerca, esercizio a un dire pulito, adeguato, “vero” (nel senso di aderente), anche se il poeta, per dirla con Pessoa, è un fingitore. Ma finzione non è falsità. Ho scritto le prime poesie da bambina, poche, e poi in età matura questa “vena” sommersa è riapparsa.

Anzi, forse è proprio grazie a lei che sono maturata. A 45 anni, dopo diverse esperienze professionali (tra cui dieci anni in ambito sociale e cinque nel ramo della cultura) mi sono iscritta all’università: finalmente in Ticino era arrivata l’USI, dove ho lavorato a metà tempo durante gli studi. Mi sono laureata senza un progetto professionale preciso, ma in un cassetto c’era ancora un sogno infantile dimenticato: il giornalismo. A 50 anni ho avuto la fortuna di poter cominciare a lavorare per un quotidiano, che è diventato il mio pane... quotidiano. Mentre l’oralità è diretta, la scrittura è una modalità comunicativa mediata.

Presuppone e richiede distacco e rigore. Mi fa bene. A farmi amare la letteratura è stato Giorgio Orelli, mio insegnante alla Commercio di Bellinzona. Non cessava di ripetere come contenuto e forma siano inscindibili. Questa è stata per me la lezione.

ELENA SPOERL

Giornalista di professione, madre, moglie nonché apprezzata poetessa ha fatto della comunicazione scritta uno strumento di ricerca personale

testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni fotografia ©Flavia Leuenberger

Il tempio del corpo di Keri Gonzato; fotografie ŠReza Khatir

â&#x20AC;&#x153;Ho bisogno di movimento fisico, altrimenti il mio carattere si guastaâ&#x20AC;?

Lev Tolstoj

Le fotografie del presente reportage sono state realizzate con un apparecchio fotografico Polaroid professionale, su pellicola istantanea Fuji FP-3000 B, formato 8.5x10.5 cm

Linda

L

a palestra. Un luogo speciale. Uno spazio che oggi, per molte persone, rappresenta una parte importante della propria quotidianità. Il tempio del corpo. Tra le sue quattro mura, dovunque ci si trovi nel mondo, si vedono muscoli in tensione, si ascoltano respiri accelerati e cuori che pompano il sangue nelle vene con potenza. Qui, l’acqua santa è nel sudore, la preghiera è nel movimento.

Per ognuno questa preghiera incarnata è diversa. C’è la ragazza che rincorre il corpo perfetto di una dea da spiaggia e il cinquantenne appesantito dal primo infarto che anela a ritrovare la strada verso la salute, l’adolescente che si fa i muscoli per conquistare le ragazze e la casalinga che ritrova la pace con le sue forme. Persone di ogni genere, a fine giornata, tra sudore e attrezzi metallici, proprio in questi luoghi trovano un momento per se stesse. Un

Valentina

Alessandra

momento in cui possono svuotare la mente, sfogare le tensioni della giornata, bruciare le preoccupazioni e dedicarsi al proprio corpo.

Le tappe del rituale le conosciamo più o meno tutti…

Stacchi dal lavoro, dalla scuola, e l’unica cosa di cui hai voglia è buttarti sul divano e accendere la TV ma poi, una forza sconosciuta ti spinge a varcare la soglia del tempio.

Indossi calzoncini e sneakers e qualcosa inizia a cambia-

re, ti metti a correre e la biochimica del corpo comincia a inviare i primi segnali di ringraziamento: finalmente, dopo una giornata seduto al PC, ti stai ricordando che esisto! Passi agli esercizi e sentendoti più forte della sessione precedente sei gratificato, sudi, butti fuori, dimentichi tutto, il passato e il futuro diventano gocce di sudore in evaporazione. E poi arriva il gran finale, la doccia, il momento in cui ti ritrovi rinato, lasci andare anche la fatica

(...)

Flavien

Davide

dell’allenamento e ti godi l’acqua che scorre sul corpo e il kick-in delle endorfine regala un momento di estasi.

Sintesi divina C’é chi tutto questo non lo capisce, chi, all’opposto, trova limitante e banale rinchiudersi in un cubo di cemento.

Correre, sudare e far lievitare la muscolatura: perché? Io, che ho sempre praticato molte attività fisiche ma che non ho mai sentito il richiamo del Dio Big Gym, in qualche modo capisco questi punti di vista. Ma, essendo ben consapevole che i benefici del mettere questo benedetto corpo in moto sono universali, siano questi in forma di sport di squadra, corsa nei boschi, arrampicata sulle rocce o palestra, in fondo mi sento più vicina ai fedeli “palestrati” che nel loro tempio si trovano a loro agio e si connettono con quella divina sintesi chiamata corpo.

E mentre scrivo e osservo gli scatti poetici di Reza Kathir realizzo che anche all’interno di questo spazio oggi accade di tutto. Tra chi rifugge la monotonia e ricerca un modo

creativo di stimolare e tonificare il corpo c’é chi si dedica alla versione ginnica ed epurata della Lap dance, la Pole dance. Un’opzione affascinante e divertente per risvegliare il proprio animo acrobatico e bruciare calorie. Durante una lezione si tonifica il corpo rimodellandolo, mentre viene migliorata la propria capacità di coordinarsi, di essere flessibili e resistenti. Sempre accompagnati dalla musica, gospel di sottofondo che non può mancare in nessun workout! Realizzo che, pure io, senza rendermene conto, in palestra ci vado regolarmente per insegnare e praticare yoga e capoeira. Cambiano i nomi, se un luogo si chiama Gym l’altro si chiama Studio di Yoga o di Pole dance, ma alla base hanno tutti uno scopo comune: ricordarci che abbiamo un corpo che ama essere utilizzato, sfidato, attivato, vissuto!

Si ringrazia Davide Jelmini, co-fondatore del Club Move Fitness di Lugano, e Cecilia De Giacomo della Scuola AC Poledance Studio di Breganzona.

Esperimenti sociali Nato con la diffusione massiccia di telefonini e social network, il flash mob è un’aggregazione spontanea reale, ma che nasce dalla rete virale.

Ovvero, che facce hanno i miei “contatti”? di Mariella Dal Farra

Società 42

Grand Central Station, New York, un giorno qualsiasi: mi- illustri precursori in ambito artistico, con particolare riferigliaia di persone percorrono la storica stazione della città, mento al movimento dadaista, ai situazionisti e al surrealidirette verso le rispettive mete. Improvvisamente, circa tre- smo. La differenza rispetto al passato è data dal ruolo della centocinquanta individui si congelano sul posto, tutti nello rete che, ancora una volta, si costituisce come elemento stesso istante. Gli altri, quelli “non congelati”, osservano pivotale nell’aggregare individui, fino a poco prima estranei incuriositi l’apparente fenomeno di catatonia collettiva. I fra loro, in un’azione condivisa. Così, secondo Howard gesti quotidiani, sospesi a metà: chi sta per allacciarsi una Rheingold, autore di The next social revolution, i flash mob scarpa, chi si accinge a racco“non sono una moda passeggegliere dei fogli sgusciati dalla ra, ma la dimostrazione dell’acartelletta, chi, semplicemenbilità di gruppi di persone di te, parla al cellulare o con un organizzare un’azione collettiva conoscente. Tutto riporta alla in modi che erano impossibili mente i calchi pompeiani: prima dell’avvento di internet e fughe interrotte dalla spessa dei cellulari”.3 coltre di cenere del vulcano, movimenti cristallizzati in Eccoli, i tuoi “amici”… un tempo immobile, che ha Nati dalla mente di Bill Wacessato di scorrere. Ma, prosik (già direttore editoriale prio quando il panico inizia di Harper’s Magazine e, ata serpeggiare fra la folla, ecco tualmente, di Wired), che che le persone riprendono a ne organizzò i primi esempi Un fotogramma di “Frozen Central Station” (da youtube.com) muoversi, scomparendo poi nell’estate del 2003, i flash rapidamente alla vista. mob rappresentano per lui “un esperimento sociale”4: “[...] la dimostrazione di cosa la Persone congelate tecnologia di internet, dei social networks e della messaggistica Il video dell’evento, reperibile sulla piattaforma YouTube, istantanea possono fare”. Al contempo, “soprattutto nell’epoca è noto come “Frozen Grand Central”. È uno dei flash mob di Facebook, dove ci sono ampie comunità di «amici», ma dove maggiormente noti e vanta numerose repliche, fra cui i rapporti sono molto virtuali […], i flash mob rendono questi una a Sidney, dove si sono “congelate” duemila persone, e contatti estremamente concreti, ricordandoci che abbiamo anun’altra a Parigi, dove i partecipanti sono stati addirittura cora un corpo... che siamo ancora persone capaci di operare un tremila. Ma i flash mob – definiti come “un ampio numero di cambiamento nel mondo tangibile...”. persone che si riuniscono in un luogo pubblico, eseguono tutte E forse è proprio il loro scaturire dall’incrocio fra le due insieme un atto insolito e di breve durata, e poi si disperdono dimensioni a renderli così peculiari. Come spiega un orvelocemente”1 – sono ormai universalmente diffusi, e ten- ganizzatore inglese: “I flash mob ancorano il mondo online a dono ad assumere le forme più diverse: marce di zombies quello reale: sono l’incarnazione della tua «lista di contatti»; il per le vie della città, combattimenti fra jedi con finte spade corrispettivo fisico delle centinaia di mail che mandi «in copia» laser, danze collettive con coreografie più o meno articola- ai tuoi conoscenti ogni giorno”.5 te, simulazioni di repentini decessi di massa...

Le finalità sono naturalmente molto diverse, e spaziano per saperne di più dal desiderio di sensibilizzare l’opinione pubblica su temi Un piccolo vademecum per organizzare il vostro primo flash mob particolari (per esempio, la guerra in Siria), a quella di pub- all’indirizzo: http://it.wikihow.com/Organizzare-un-Flash-Mob blicizzare un prodotto, o una marca. Molto spesso, questi eventi assumono la connotazione di arte performativa: note brevi incursioni dell’immaginario nel quotidiano, capaci di 1 http://en.wikipedia.org/wiki/Flash_mob 2 scompaginare, per qualche minuto, la realtà. Come quando 3 http://edition.cnn.com/2003/TECH/internet/08/04/flash.mob/ Smart mobs. Tecnologie senza fili, la rivoluzione sociale prossima molte persone si presentano tutte insieme al reparto di un ventura, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2003. grande magazzino, chiedendo di acquistare un “tappeto 4 http://bigthink.com/videos/bill-wasik-introduces-flash-mobs d’amore”2... Di fatto, al flash mob vengono riconosciuti 5 http://edition.cnn.com/2003/TECH/internet/08/04/flash.mob/

Letture Amico Sole a cura della Redazione

L’estate è vicina e molte famiglie, con bambini più o meno piccoli, si apprestano a partire o stanno organizzando le vacanze al mare, sui laghi o in montagna. Premesso che il sole rappresenta un fattore importante per la crescita dei nostri piccoli – un’esposizione di 15-20 minuti al giorno consente la sintesi da parte del nostro organismo di un livello sufficiente di vitamina D, essenziale in quanto fissa il calcio nelle ossa –, va da sé che è indispensabile attenersi ad alcune linee guida per non incorrere in scottature e inconvenienti anche gravi.

In sostanza, va evitata l’esposizione nelle ore più calde della giornata, proteggendo i bambini (e noi stessi) con un cappello o un indumento leggero. È inoltre importante lasciare alla pelle il tempo di abituarsi, difendendola con filtri solari a fattore di protezione elevato, e scegliendo prodotti non profumati per non attirare gli insetti e causare irritazioni della pelle. Senza dimenticare che in montagna i raggi del sole sono meno filtrati e il pericolo di scottature

aumenta! Ma la Vitamina D non è utile solo per la sintesi del calcio: essa limita e inibisce infatti la possibilità di contrarre svariate malattie. Nel volume qui recensito, il medico tedesco Jörg Spitz presenta un completo excursus sulla funzione preventiva della Vitamina D. Questa sostanza, che agisce in modo analogo a un ormone, è in grado di abbassare la frequenza del ritmo cardiaco mentre a livello del sistema respiratorio diminuisce le riacutizzazioni dell’asma e l’insorgere di raffreddori o epidemie influenzali. La vitamina D sembra inoltre contrastare la comparsa di malattie autoimmuni quali, per esempio, il diabete di tipo 1, lo sviluppo di alcuni tumori (colon, prostata, polmoni, sistema linfatico, seno), l’insorgenza e la manifestazione di alcune patologie cutanee quali la psoriasi e la dermatite atopica. Infine, sembra agire anche sugli occhi: la sua carenza porta ad affaticamento del contorno occhi e modula il rilascio di serotonina. Quindi, esporsi al sole è bene, ma con cervello!

La Vitamina D di Jörg Spitz Tecniche Nuove, 2013

Protezione solare

Protezione solare Una delle principali cause del cancro della pelle è l’esposizione ai raggi UV. Poiché la pelle dei bambini è particolarmente sensibile, è indispensabile proteggerla dai raggi solari.

• Fino ad un anno, i bambini non devono mai essere esposti direttamente al sole • Stare all’ombra tra le ore 11 e le 15 • Indossare cappello, occhiali da sole e indumenti • Utilizzare prodotti solari che proteggono dai raggi UVA e UVB (almeno SPF 30)

Per maggiori informazioni e ordinazioni di opuscoli www.legacancro.ch/protezionesolare

lare Protezione so lio per mio fig Un’informazione della Lega contro il cancro

e della Lega

Un’informazion

cro

contro il can

Astrofood

Gemelli p. 44 â&#x20AC;&#x201C; 45 di Patrizia Mezzanzanica ed Elvin Montesino

Intelligenti, carismatici, spiritosi e vanesi, i Gemelli sono tuttâ&#x20AC;&#x2122;altro che buongustai.

Il cibo non solo non rientra fra le loro prioritĂ ma, se potessero, ne farebbero anche a meno

Astrofood - Gemelli

Il

giorno che ci si alimenterà con una pillola (non voglia il cielo!) per loro sarà quasi una liberazione.

Smaniosi di essere sempre al centro dell’attenzione sono, invece, preziosi commensali, specie se la padrona di casa non è una cuoca provetta La loro proverbiale oratoria e i commenti generalmente entusiastici sulle portate, a prescindere dalla qualità che offrono, distrarranno gli ospiti da un pranzo mediocre e poco appetibile.

Non di rado impazienti e inappetenti, sono restii a stare seduti a tavola a lungo, a rispettare gli orari del pranzo e a consumare cibi particolarmente ricchi. A meno che non ci sia qualcuno da ammaliare e dal quale farsi ammirare, i pranzi di nozze e le cene di gala rappresentano, per i Gemelli, l’incubo peggiore. Pur di non sottoporsi a questi tormenti sono disposti al digiuno, di cui, non a caso, lodano spesso i vantaggi. Quando mangiano lo fanno velocemente e, giusto per restare coerenti al loro spiccato dinamismo, nel frattempo tendono a fare altro come leggere un libro o parlare al telefono.

Amano i cibi sfiziosi, le cucine estrose, i tocchi esotici.

Adorano il pesce, le cruditè, tutto ciò che è leggero e poco cotto. I cocktail e gli aperitivi, di cui sono assidui frequentatori, sono l’unico luogo in cui si concedono dei peccati di gola. Tanti piccoli assaggi fra cui scegliere e un’infinità di tartine da un morso e via equivalgono a una tentazione senza pari.

In cucina, come nella vita, sono dei creativi e si trovano a loro agio solo se possono sbizzarrirsi in ricette diverse che, però, non necessitino di lunga cottura e includano ingredienti già pronti tipo formaggi, sottaceti, cibo in scatola, tassativamente di ottima qualità, e frutta secca e disidratata.

Versatili e mobili hanno un metabolismo veloce che consente loro di conservare una figura snella e slanciata e un sistema nervoso molto sollecitato che li espone facilmente a cali di energia e vitalità. Nella loro dieta non dovrebbero mai mancare legumi, noci, soia e derivati della soia, verdure ricche di calcio e vitamina D come i broccoli, la rucola, le rape, i cavoli, gli asparagi, le carote, i fagiolini, il sedano, le pesche, le albicocche, le prugne, l’ananas e alimenti come carboidrati e zuccheri, in grado di far loro recuperare le energie perse.

Riguardo all’allestimento della tavola i Gemelli si orientano verso uno stile minimal giapponese. Il loro ideale, ancora una volta, sarebbe una bella fila di tante piccole ciotole allineate ordinatamente con diverse proposte di cibo leggero e poco lavorato. E, per restare in tema, non disdegnerebbero neppure di accovacciarsi per terra e pranzare sulle stuoie alla maniera orientale.

Non sono solitamente dei grandi conoscitori di vini e, come tutti i segni caratterizzati dall’elemento aria, preferiscono i bianchi, specie se leggeri e leggermente agrumati.

Non disdegnano neppure i vini frizzanti. Un prosecchino è sempre gradito e, ancor meglio, una buona bottiglia di champagne.

Qualche ricetta Timballo di lenticchie marroni e code di gambero all’aceto balsamico 12 code di gambero; 100 g di lenticchie marroni; riduzione di aceto balsamico; una fetta di limone; prezzemolo; sale Cuocere le lenticchie in acqua leggermente salata, senza ammollarle prima, per circa 15/20 minuti.

Lavare e sbucciare le code di gambero lasciando la parte terminale della coda poi bollirle con una fetta di limone. Versare le lenticchie lessate in una ciotolina o in un piattino, aggiungere il prezzemolo tritato e un cucchiaio di aceto balsamico. Amalgamare il composto e con l’aiuto di un piccolo coppapasta formare piccoli timballini. Decorare ogni timballo con una coda di gambero e versarci sopra alcune gocce di riduzione di aceto balsamico.

Cubo di tonno con la senape, l’avocado e le mandorle 450 g di tonno rosso; 60 g di senape; 2 avocadi; mandorle tritate; olio extravergine d’oliva; sale e pepe Tagliare il tonno a cubetti di circa 3 centimetri per lato e scottarli in una padella con un filo di olio. Disporli sulla carta forno, salarli, peparli, spalmare la senape su un lato e un leggero strato di mandorle tritate, quindi infornare a 200 °C per circa due, tre minuti. Decorare con fettine di avocado e, a piacere, una goccia di aceto balsamico.

Fragole al cioccolato fondente con il cocco, le mandorle e le nocciole 750 g di fragole fresche mature; 750 g di cioccolato fondente; mandorle tritate; nocciole tritate; cocco in scaglie Lavare le fragole e asciugatele delicatamente, senza farle rompere. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria, mescolando per amalgamare bene il composto. Reggendo le fragole per il picciolo immergerle per tre quarti nel cioccolato fuso lasciando scoperta la parte superiore e scolando il cioccolato in eccesso. Riporle sulla carta da forno e ricoprirle immediatamente di scaglie di cocco o di nocciole o mandorle tritate. Lasciarle raffreddare, poi riporle in frigorifero per circa un’ora.

La domanda della settimana

Ritenete che i programmi di introduzione alla sessualità e di educazione sessuale nelle scuole dell’obbligo siano importanti e necessari?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 18 giugno. I risultati appariranno sul numero 26 di Ticinosette.

Al quesito “Sareste d’accordo di pagare una tassa annuale obbligatoria (proporzionale al proprio reddito) per finanziare un sistema di trasporto pubblico gratuito per tutta la Svizzera?” avete risposto:

SI

35%

NO

65%

Svaghi 46

Astri ariete Solstizio estivo baciato dal transito lunare. Profondi cambiamenti in vista.

Date spazio al vostro potere creativo.

Non fatevi condizionare dall’Ego.

toro Conflitti familiari in ordine alla condivisione di una vostra storia sentimentale. Ingenti spese per la casa. Tempesta passionale per il solstizio d’estate.

gemelli Date spazio al vostro ingegno e alla vostra creatività. Cambiamenti nella vita a due per i nati nella prima decade. Liberatevi di quanto non fa per voi.

cancro Seguite l’intuito. Rottura dei vecchi schemi per i nati nella seconda decade. Illuminati il 19 giugno. Una situazione confusa tornerà a farsi più chiara.

leone Eccellerete nella negoziazione di un affare o nell’affrontare un colloquio di lavoro. Momento ottimo per un viaggio di lavoro o di piacere.

vergine Irascibili il 16 giugno a causa del concomitante transito lunare. Discussioni familiari. Espansione della coscienza per i nati nella prima decade.

bilancia Possibili incontri con stranieri. Energici ma gradevoli i nati nella terza decade.

Positive le giornate tra il 15 e il 16. Un lavoro per i nati nella terza decade.

scorpione Eros alle stelle. Ma, attenzione, passioni, orgoglio e gelosie assolutamente fuori controllo. Rivoluzione copernicana. Possibili vertenze legali.

sagittario Colpi di fulmine per i nati tra la prima e la seconda decade. Rotture verbali per i nati nella prima decade tra il 14 e il 15 giugno. Parlate di meno.

capricorno Momento decisivo per riprendere un vecchio progetto. Cautela tra il 17 e il 19 in occasione dell’opposizione lunare. Permalosi e irritabili.

acquario Determinati ma irremovibili nelle decisioni. Spensierati, ma con scarsa voglia di impegnarsi in cose serie i nati tra la prima e la seconda decade.

pesci Provate ad affrontare una cosa alla volta stabilendo a priori ogni singola necessità. Superstiziosi i nati nella prima decade. Umori ballerini tra il 14 e il 15.

Gioca e vinci con Ticinosette

1

2

3

4

5

6

7

10

8

La soluzione verrà pubblicata sul numero 26

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 18 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 16 giu. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

9

11 6

12

13

15

14

16 1

17

19

18

21

20

22

23

24

25 27

26 30

7

31

33

32 35

34

36

Verticali 1. A Sanremo ha presentato “Sogni infranti” • 2. Lastra di metallo • 3. Un ruolo del calciatore • 4. C’è chi lo mette nella piaga • 5. Inconcepibili, impensabili • 6. È ai piedi del Gottardo • 7. La fine di Belfagor • 8. Spiazzi erbosi • 9. Disseppellimento • 13. Nome di donna • 18. Lo simboleggia il fiore di loto • 22. Amministrazione in breve • 23. Preposizione semplice • 25. Balzare come una molla • 27. Metallo radioattivo • 28. La nota Turner • 30. Incasso, ricavo • 35. Pari in Coira • 37. I confini di Arogno • 40. Le iniziale di Strehler • 42. Pittore francese • 45. Il numero perfetto • 46. Come sopra • 47. Rendono lustri i pavimenti • 51. Mezzo granello di pepe • 52. Le iniziali di Rascel.

28

5

29

37

38 4

39

41

40

Orizzontali 1. Combatteva nell’arena • 10. Trasparenti come il vetro • 11. Capo etiope • 12. Appassionati, dilettanti • 14. Germania e Uruguay • 15. Il Nichel del chimico • 16. Marsupiale americano • 17. Il nome di Gullotta • 19.

Raganella arborea • 20. Mezza rata • 21. Relativo alla città, comunale • 23. Copricapo arabo • 24. Tranquilla, pacata • 25. Consonanti in suora • 26. Impostato, spedito • 29.

Il nome dello scultore Pomodoro • 31. È funesta quella di Achille • 32. Preposizione semplice • 33. Dispari in rana • 34. Fu allievo di Socrate • 36. Andata in poesia • 38. È vicino a Pallanza • 39. Bevanda calda • 41. Dittongo in giada • 43. Negazione • 44. È esperto in date • 48. Cortile agreste • 49. Il Paradiso perduto • 50. Nuovo Testamento • 51.

Fra due fattori • 53. Epoche • 54. Atomo • 55. La coppa vinta dal Brasile.

42

3

43

45

44

46

Soluzioni n. 22

47 1

48

C

10

49

I

12

O

15

C

50

52

51

17

53

C

21

O

23

L

55

54

2

T

32

O

35

B

La parola chiave è:

38

I

41

2

3

4

5

I S T

6

7

8

A

44

N

N

O

N O T

4

G L

18

T

T

A

E

E 26

R

U

A

19

S

V

L

L

Z

A

I

T

42

A

I

M E

I S

R

51

A

14

C

E S

R

A

O 25

N

R

E

A

T

O

R

M

E

E N

43

T

C

I

A

E

A

E

N D

R

T

31

I

T

I

A

40

O

C

B

O

G

39

O

L

A

C

9

O

22

37

S

I N

A

O

8

11

20

A

46 48

A

34

A

T

I

27

A

O

R E

T

O

G 30

V

47

D

A

7

N

P

I

45

E T

16

O

36

6

13

O

33

I O

A

24

O

R

N

U

S S

29

5

O

O

C 50

3

A

A 28

8

1

2

R 52

O

La soluzione del Concorso apparso il 29 maggio è: STACCARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati: Danny Zimara (Mesocco) Daniela Ostinelli (Balerna)

O 49

E

N

Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: 2 buoni del valore di CHF 50.– l’uno per l’acquisto di biglietti per eventi FFS Le Ferrovie Federali Svizzere offrono due buoni per un valore totale di CHF 100.– a due fortunati vincitori per l’acquisto di biglietti per eventi da scontare presso una stazione FFS in Svizzera.

Prossima fermata: libertà.

Una breve pausa dal tran tran quotidiano?

Open air e festival sono un’ottima occasione per cambiare aria e musica. Il biglietto per la libertà è disponibile allo sportello FFS! Presso i punti di prevendita FFS, aperti anche nel fine settimana, trovate l’assortimento di Ticketcorner e biglietteria.ch. Inoltre per raggiungere in tutta rapidità e comodità le sedi dei vari eventi, vi consigliamo di prendere il treno. Ulteriori informazioni sono a disposizione su ffs.ch/events. Buon divertimento!

Svaghi 47

Renault ZOE

100% elettrica, 0% di emissioni.

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2tzQ0NgQAhQQvLA8AAAA=</wm>

<wm>10CFXKIQ5CMRAE0BNtMzPtdresJN_9IAi-hqC5vyLgEM-98yxv-Lket8dxL4JjWI_FzvLlTTEr-2xSwZkC_UIgFVrzr5uEALC_x-DG3GlhHJtcg5rZ3s_XByIyOPJ0AAAA</wm>

Da

fr. 18 900.– Euro-Bonus incl. più leasing allo 0,9%

ZOE Life Q210, 0 g CO2/km (in marcia, senza produzione di energia), emissioni di CO2 legate alla produzione di elettricità 16 g/km, consumo d’energia 14,6 kWh/100 km (equivalente benzina 1,6 l/100 km), categoria di efficienza energetica A, prezzo catalogo fr. 22 900.– (Wallbox escl.), meno Euro-Bonus fr. 4 000.– = fr. 18 900.–. Modello illustrato (opzioni incl.): ZOE Zen Q210, 0 g CO2/km (in marcia, senza produzione di energia), emissioni di CO2 legate alla produzione di elettricità 16 g/km, consumo d’energia 14,6 kWh/100 km (equivalente benzina 1,6 l/100 km), categoria di efficienza energetica A, prezzo catalogo fr. 26 150.– (Wallbox escl.), meno Euro-Bonus fr. 4 000.– = fr. 22 150.–. Valore medio delle emissioni di CO2 di tutti i veicoli nuovi venduti in Svizzera 144 g/km. Leasing 0,9%: tasso nominale 0,9% (tasso annuo effettivo 0,9%), contratto da 12–36 mesi, assicurazione sulle rate inclusa valore residuale obbligatorio secondo la tabella RCI. Esempio: ZOE Life Q210, fr. 22 900.–, meno Euro-Bonus fr. 4 000.– = fr. 18 900.–, acconto fr. 3 798.–, valore residuale fr. 9 847.–, 12 500 km/anno, 36 x fr. 259.– (IVA e noleggio della batteria fr. 95.– incl.). Casco totale obbligatoria esclusa. Finanziamento tramite RCI Finance SA (a condizione di accettazione).

La concessione del credito al consumo è vietata se causa un eccessivo indebitamento del consumatore. Offerte valide per i clienti privati presso i rappresentanti Renault che aderiscono all’iniziativa in caso di stipula del contratto dall’11.05.2015 al 30.06.2015 o fino a revoca.

www.renault.ch