Ticino7

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№ 26 del 26 giugno 2015 · con Teleradio dal 28 giu. al 4 lug.

Ma quale vacanza...

la stagione più calda dell,anno è sinonimo di grandi viaggi e nuovi orizzonti. Ma in un cantone turistico come il nostro quali mete scelgono i ticinesi?

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–



Ticinosette allegato settimanale N° 26 del 26.06.2015

Marco Jeitziner ....................................

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roberto roveda ......................................................

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Agorà Vacanze. Stesso mare, stessa valle? Letture Guide. I nostri musei

di

di

Arti Lindsay Kemp. L’ossessione della danza

Impressum

di

Media Editoria. Sempre meglio che lavorare

di

Stefania briccola ...............................

8

aManda Pfändler ..............................

9

10

Tiratura controllata

Vitae Shendra Stucki

Chiusura redazionale

Reportage Ossigeno e altri temi

SuPSi-cv3 ....................

35

Editore

Svaghi ....................................................................................................................

40

Tendenze Hot pants. A volte ritornano

MariSa Gorza ........................................

41

Cruciverba ............................................................................................................

42

Letture Eric Ambler. Spie per caso

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67’470 copie

Venerdì 18 giugno Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor

di

Keri Gonzato..................................................................... fotoGrafie deGli Studenti

di

di

fabio Martini ................................................

Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Locus amoenus (il luogo felice, ameno, sereno) Fotografia ©Reza Khatir

Il buon esempio Gentili giornalisti, scrivo dopo aver letto l’editoriale che apriva il numero 24 del 12 giugno scorso. In quell’articolo si parlava del futuro della nostra bella Terra e di come sarà la situazione fra quarant’anni (io allora non ci sarò più, se per miracolo la salute dovesse reggere avrei più di cento anni, ma i miei nipotini saranno dei cinquantenni). Le prospettive, a quanto si scriveva, non sono affatto belle ed essendo un nonno più che pensare a me stesso penso al futuro dei più giovani e a ciò che prima o poi si troveranno ad affrontare. I problemi, se vogliamo andare al nocciolo della questione, sono in pratica tre: l’arrivo in Europa degli immigrati dai paesi più poveri e in particolare dal nord Africa, fatto che ci tocca già da tempo e che sta aumentando in modo davvero impressionante proprio nelle ultime settimane; l’ambiente e il clima, che provocheranno fenomeni sempre più violenti e pericolosi; la fine della democrazia al cui posto si sostituirà quello che nell’articolo viene chiamato “dispotismo illuminato”, il modello russo-cinese, in pratica. Niente di buono ai miei occhi. Per me, che sono nato nel 1948, e che sono cresciuto in Svizzera durante il periodo della cosiddetta guerra fredda, il mondo è davvero cambiato. A mio vantaggio ho la fortuna di essere un cittadino svizzero, nato in un paese in cui c’è una grande stabilità politica e dove l’opinione della gente conta molto e contribuisce attivamente al mantenimento della democrazia. Ma sarà così anche nei prossimi anni? Se guardo a quello che sta succedendo negli altri paesi europei mi accorgo che la politica è diventata sempre meno stabile. La gente cambia opi-

nione dall’oggi al domani, grazie anche ai mezzi di informazione sempre più veloci, e, soprattutto, alla trasformazione della politica in spettacolo televisivo da prima serata (l’Italia in questo senso è un pessimo esempio). Da un giorno all’altro nascono nuovi partiti e i politici sembrano più interessati a conservare i propri privilegi che a governare per il bene dei cittadini. Ogni occasione è buona per farsi pubblicità e attirare l’attenzione degli elettori (che peraltro, non essendo scemi, si stufano e smettono di votare). Questa sì che è la strada buona per dar fiato al “dispotismo illuminato”. Anche l’Europa, a quanto pare, sta andando in pezzi (sono rimasto senza parole da come si stanno dividendo i paesi dell’Unione sulla questione dell’immigrazione e da come i francesi, maestrini di liberté, égalité, fraternité si stanno comportando), sia economicamente che politicamente. Noi svizzeri non facciamo parte dell’Unione ma se questa dovesse andare a rotoli per la Svizzera sarebbero solo guai e ulteriori problemi. Poi c’è l’ambiente di cui in questi giorni ha scritto con molta decisione papa Francesco, un’enciclica storica in cui si mettono in chiaro le responsabilità della finanza e si parla di “peccato ecologico”. Una grossa novità per tutti i credenti e non credenti. Credo, per concludere, che il mondo, in una situazione come quella che stiamo vivendo, dovrebbe guardare di più al modello svizzero che dopo tutto, anche se con dei difetti, rappresenta un esempio virtuoso di democrazia, integrazione e attenzione all’ambiente, un esempio che potrebbe essere esportato con successo in altri paesi. Buone cose e buon lavoro, S. J. (Ascona)


Stesso mare, stessa valle? Vacanze. La maggioranza dei ticinesi non rinuncia alle ferie sul Mediterraneo, ma ben un quinto preferisce le valli dell’alto Ticino di Marco Jeitziner

T

oglieteci tutto, ma non le ferie al mare! Sembra banale, ma è il motto che vale anche per la maggioranza dei ticinesi. Ce lo conferma per esempio Gaby Malacrida, portavoce per il Ticino di Hotelplan Suisse e Italia, secondo cui il 35% delle vendite complessive annuali combacia con il periodo estivo, seguite da quello invernale (30%) e dalle vacanze autunnali di inizio novembre (20%) che, dice, “solo negli ultimi anni suscitano interesse anche alle nostre latitudini”.

Agorà 4

Scelte classiche Le nostre destinazioni preferite, a distanza di alcuni anni, non sembrano molto cambiate. Nel 2008 Malacrida affermava che “le mete classiche sono pur sempre la Grecia, la Tunisia, il Mar Rosso e le Baleari”1. Anche gli Stati Uniti figuravano come “una vacanza assolutamente di tendenza”. Nel 2013 Luca Poloni di Kuoni confermava “la Grecia, la Spagna e l’Italia nel Mediterraneo, le Maldive per l’estremo Oriente”2. La “primavera araba” del 2010-2011 aveva comprensibilmente influito: “il Maghreb, la Tunisia, l’Egitto sono in netto calo”, spiegò Poloni, mentre per la Turchia, ha detto il suo collega Giancarlo Leonardi, responsabile vendite Kuoni per il Ticino, quest’anno “c’è stata una buona richiesta nonostante le proteste che ci sono state a Istanbul”3. Ma Turchia a parte, ci dice oggi Malacrida, le mete a medio raggio che amiamo di più sono ancora “la Grecia, con le isole principali Creta, Kos e Rodi; la Spagna (Maiorca e Gran Canaria); Cipro; l’Europa del nord; l’Italia; le crociere nel Mediterraneo e anche il Mar Rosso, in ripresa rispetto alla passata stagione”. Tra le mete più lontane, continua l’esperta, primeggiano “l’Oceano Indiano (Seychelles, Maldive, Mauritius, Madagascar), l’Oriente (Indonesia), gli USA (tour itineranti di gruppo e individuali, con visite ai parchi e noleggio camper), il Canada”. Insomma, se certo non mancano gli Indiana Jones ticinesi, gli avventurosi e i grandi curiosi di novità, sembriamo preferire i luoghi di mare per antonomasia. Ciò non sembra valere solo per il mare: “spesso il ticinese che opta per la montagna sceglie il luogo dove va di solito”, osservava Poloni. Turismo chilometro zero Una fetta importante di ticinesi ama invece le nostre montagne, i nostri laghi, le nostre valli, magari potendo usufruire di una casa secondaria o di un rustico, che sono notoriamente parecchi: rappresentavano fino a poco tempo fa, secondo l’Osservatorio del turismo (O-Tur) dell’USI, circa il 70% di tutti i pernottamenti4. “Non è certo per non spendere se andiamo sui monti. A noi la vacanza piace semplice e spartana” ha dichiarato, per esempio, una famiglia

ticinese5. Il fenomeno del turista indigeno è forse troppo poco considerato rispetto all’annosa crisi del settore, poiché risulta molto più diffuso di quanto si pensi. Sono dati interessanti, riconosce il direttore di Ticino Turismo, Elia Frapolli: “tanto più il ticinese stesso scopre, percorre e conosce il territorio che lo circonda, tanto meglio riesce a trasmettere ai nostri ospiti l’attaccamento alla propria regione, rafforzando così quel senso di ospitalità che purtroppo ancora scarseggia alle nostre latitudini”. Il primo studio sull’impatto del turismo nel cantone, pubblicato l’anno scorso6, fornisce finalmente qualche cifra: ben il 20% degli impulsi dei flussi turistici “è generato dai ticinesi”, si legge. Ossia, un quinto degli abitanti passa le ferie, se non a casa, poco distante, soprattutto “nella regione Bellinzona e Alto Ticino: qui più di un terzo della domanda globale del turismo è da ricondurre al turismo dei ticinesi che si spostano all’interno del proprio cantone per passare le ferie o per altri scopi turistici”. L’indotto è di oltre mezzo miliardo di franchi (circa 545 milioni!) all’anno, stima lo studio. Insomma, altro che spiagge dorate all’ombra delle palme: per decine di migliaia ticinesi sono le nostre montagne e i nostri boschi la vera vacanza estiva. Chi va in agenzia Ma come prenotano le ferie i ticinesi che partono? Sempre più tramite internet, anche se la consulenza in agenzia è ancora importante per molti. È cambiato inoltre il mercato dei viaggi. In voga dagli anni novanta in tutto il mondo, secondo vari osservatori il tempo dei “last minute” sembra quasi finito (cioè l’acquisto di posti invenduti poco prima di una partenza con, teoricamente, forti ribassi al cliente). Oggi si parla piuttosto di “first minute” o di “advanced booking”: sarebbero proprio questi, ha dichiarato Malacrida, i modelli preferiti dai ticinesi. In pratica, più si acquista in anticipo, più si risparmia su un servizio proposto da poco dagli organizzatori. Per quanto riguarda Hotelplan, ci dice, la consulenza in agenzia assorbe ancora un 15-20% della domanda. “Il consulente di vendita di un’agenzia di viaggi, forte della propria esperienza e del suo know-how, rimane e rimarrà anche in futuro l’interlocutore ideale, in modo particolare per viaggi articolati e complessi” spiega. Il motivo principale è che “è a disposizione prima della partenza ma anche durante la vacanza stessa, qualora il cliente dovesse necessitare di aiuto o richiedesse un’assistenza sul posto”. I dati nazionali, riportati dall’ATS7, confermerebbero un ritorno dei clienti verso i tradizionali punti vendita: le circa 200 agenzie viaggi in Svizzera hanno aumentato il fatturato nel 2014 di quasi il 3% rispetto all’anno precedente. Anche i dati di gennaio 2015 sembrano consolidare questa tendenza. Possiamo


Immagine tratta da graymalin.com

immaginare che ciò sia anche dovuto ai tempi particolarmente incerti sul piano geo-politico (rivoluzioni, proteste, crisi, terrorismo ecc.). All’ATS il direttore della Federazione svizzera delle agenzie di viaggi, Walter Kunz, ritiene infatti che ciò sia dovuto “alla crescente complessità delle offerte in rete e anche a considerazioni di sicurezza e di qualità”. Chi riserva con un click Certo bisogna prendersi il tempo per setacciare le molteplici offerte e sapersi fidare dei pagamenti on-line, ma è innegabile che internet ha cambiato il modo di conoscere i luoghi e le modalità per andarci. La prenotazione elettronica (e-tourism, e-booking ecc.) la fa sempre più da padrone. Un sondaggio di Allianz global assistance, citato dall’ATS, stima che ormai ben il 63% degli svizzeri sceglie questo sistema, mentre il 22% si reca ancora in agenzia. Le conseguenze? Storici e affermati operatori chiudono o cedono le loro attività. L’ha fatto il Touring club svizzero nel 2009, smantellando 24 agenzie e licenziando 150 persone8; e lo faranno le Ferrovie federali svizzere (senza licenziare) alla fine di quest’anno9. “Il cliente che prenota in internet lo fa, d’abitudine, all’ultimo momento, «sotto data di partenza», ricercando per lo più viaggi e/o soggiorni «semplici» che non richiedono la consulenza di un professionista”, ci dice Malacrida. E ciò non dipenderebbe nemmeno dall’età dei vacanzieri, ha detto Poloni, di Kuoni: “anche i giovani tornano in agenzia. L’offerta su internet oggi è talmente vasta che anche loro apprezzano la consulenza, che non necessariamente costa di più. Preferiscono andare sul sicuro e farsi consigliare”10. Questione di età I dati statistici a livello nazionale11 sollevano due aspetti in-

teressanti. Il primo, più ovvio, è che a viaggiare di più sono i giovani tra 25 e 44 anni, con una media di 3,3 soggiorni all’anno. “Soprattutto i giovani sono sempre più attratti da soggiorni brevi”, ha dichiarato Malacrida citando le grandi città europee12. Il secondo aspetto curioso è che i ticinesi sono gli svizzeri che viaggiano meno: facciamo “solo” 2,2 viaggi all’anno (sia in Svizzera, sia all’estero) rispetto agli oltre 3 degli svizzero francesi (specie all’estero) e ai 2,7 degli svizzero tedeschi (soprattutto in Svizzera). Siamo forse meno curiosi, meno esterofili, oppure è solo una questione di risorse economiche? Sembrano diversi i motivi. In parte, potremmo spiegare ciò col fatto che il Ticino conta il maggior tasso svizzero di popolazione anziana. La popolazione di 65 e più anni, che rappresenta oltre un terzo degli abitanti, statisticamente non è molto vacanziera: farebbero al massimo due viaggi all’anno, spesso al mare, spesso in Italia, di preferenza prima o alla fine dell’estate, informa per esempio l’Associazione ticinese terza età (ATTE)13. Chi rimane nel cantone in estate ama passeggiare, giocare a bocce, a carte ecc. Per i “grandi anziani” invece, afferma l’ATTE, è “importante prevedere compagnia e accompagnamento già in anticipo, e non all’ultimo minuto quando la famiglia sta per partire in vacanza”. Perché viaggiamo meno? Ma per spiegare come mai siamo gli svizzeri che fanno meno vacanze è bene considerare altri motivi, sia oggettivi, sia soggettivi: “Culturalmente siamo più latini e di conseguenza, per noi, la vacanza «importante», intesa come la più lunga, è quasi sempre legata al periodo estivo, soprattutto per il target famiglie”, ipotizza Malacrida. Così come è un unicum culturale il nostro calendario scolastico che pre- (...)

Agorà 5


“Tenendo conto della tendenza di riservare sempre di più tramite internet, dobbiamo attenderci una percentuale di lamentele ancora superiore nei prossimi anni” Franco V. Muff

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vede la pausa estiva più lunga di tutta la Svizzera: quindi “è decisivo” per le ferie, secondo l’esperta, e “di conseguenza si programmano vacanze tra giugno e agosto”. Ma non è tutto. A Ticinosette Stefano Scagnolari, responsabile dell’O-Tur dell’USI, afferma che “le difformità in termini di reddito procapite contribuiscono a spiegare almeno in parte tale fenomeno”, inoltre è noto che “chi vive nelle grandi città servite da grandi aeroporti e stazioni ha la tendenza a effettuare un numero più elevato di viaggi”. Ciò avrebbe un’altra conseguenza: non disponendo di grandi aeroporti (se non Malpensa a un’ora di viaggio) e di grandi stazioni ferroviarie (come Zurigo o Milano) a causa delle ridotte dimensioni del cantone, l’automobile è il mezzo di trasporto preferito per le mete a medio raggio. Infine, per lo studioso il nostro clima più mite rispetto al resto della Svizzera invoglierebbe meno a partire. Anche Scagnolari conferma quanto già segnalato in precedenza: “un’elevata mobilità dei ticinesi all’interno dei confini cantonali legata a motivi di svago”. Poco lamentosi Il fatto che ci piace restare in Ticino in estate e che, se partiamo, scegliamo le classiche mete di mare (magari stessa spiaggia, stesso hotel), potrebbe spiegare in parte perché siamo anche quelli che si lamentano meno con le agenzie viaggi e gli operatori turistici. Stando al rapporto del 2014 del mediatore del settore viaggi Franco V. Muff14, le contestazioni su base nazionale sono aumentate del 4% in un anno, arrivando a 1.642 casi trattati, ma quelli ticinesi non erano nemmeno un paio (1,5). Secondo Muff “verosimilmente perché i ticinesi tendono a viaggiare partendo dall’Italia, un’alternativa più pratica e spesso più vantaggiosa per loro”. La maggior parte dei reclami non nasce nei tradizionali punti vendita, piuttosto nelle offerte in internet: “è stupefacente constatare a che punto certi consumatori manchino di prudenza quando scelgono un fornitore in internet. Un sito ben fatto non dice molto sull’affidabilità dell’organizzatore”, avverte Muff. “Tenendo conto della tendenza di riservare sempre di più tramite internet, dobbiamo attenderci una percentuale di lamentele ancora superiore nei prossimi anni”. La maggioranza dei disguidi è tuttavia risolta telefonicamente con l’ombudsman. Ci piacciono le ferie? Vorremmo concludere con questa domanda. Considerando il proverbiale stacanovismo elvetico, dovremmo meritarci più vacanze. Invece non è così. Nel 2012 stupimmo l’Europa bocciando l’iniziativa dei sindacati “sei settimane di vacanza per tutti” (invece delle classiche quattro per la

maggior parte di noi). La proposta fu rifiutata da quasi sette votanti su dieci, anche se in Ticino quasi uno su due era d’accordo. Andò però a votare solo il 45% dei ticinesi, il che la dice lunga su quanto possiamo scalpitare per qualche settimana di ferie in più. “Un’iniziativa che probabilmente in Italia avrebbe ottenuto un appoggio plebiscitario”, scrisse per esempio Il fatto quotidiano 15. “La proposta è stata bocciata anche nel più italiano dei cantoni svizzeri, il canton Ticino” si legge, e “non è la prima volta che gli svizzeri bocciano iniziative per ridurre la durata del tempo di lavoro (ferie o numero ore settimanali)” riportò il Corriere della sera16. La crisi, si disse, “avrebbe accentuato la propensione elvetica alla disciplina e all’operosità”. Sarà vero? “Il risultato di queste votazioni lascia perplessi” perché “il 90% dei francesi almeno direbbe di sì” commentò il francese Le Monde17. Persino il nordico Der Spiegel si chiese “chi può dire di no a questo? Presumibilmente la Svizzera: perché gli svizzeri sono riluttanti a disporre di più tempo libero?”18. È una bella domanda. In realtà, anche noi amiamo rilassarci in vacanza. Un sondaggio19 di Kuoni del gennaio scorso dice che quasi l’80% ci va “per riposarsi” (oltre che per visitare posti nuovi e stare col partner). Il 64% però lo fa per “lasciarsi alle spalle la quotidianità”, cioè lavoro, stress, famiglia ecc. Non è che, a questo punto, molti ticinesi sono soltanto più furbi, riuscendo a riposarsi e a staccare la spina restando tranquillamente a casa propria?

note 1 tio.ch (13.6.2008). 2 liberatv.ch (1.8.2013). 3 Cooperazione (n. 15/2015). 4 Dal Rapporto O-Tur 2011 (8.5.2013). 5 Il Caffè (23.6.2013). 6 “L’impatto economico del turismo in Ticino”, DFE (2014). 7 ATS (15.1.2015). 8 ticinonews.ch (30.10.2009). 9 cdt.ch (19.5.2015) 10 Ibid. 2 11 “Comportamento in materia di viaggi della popolazione residente in Svizzera nel 2012” (Ufstat, 2014). 12 Il Caffè (12.10.2014). 13 bluewin.ch (23.7.2014). 14 ombudsman-touristik.ch (rapporto 2014). 15 “Più vacanze per tutti, gli svizzeri bocciano il referendum” (12.3.2012). 16 “Lavorare meno? No grazie” (11.3.2012). 17 “Pourquoi les Suisse ne veulent-ils pas plus de vacances?” (14.3.2012). 18 “Ungeliebte Urlaubsinitiative: Schweizer wollen lieber mehr arbeiten” (9.3.2012). 19 Sondaggio online su 1287 persone tra i 18 e i 74 anni; cdt.ch (13.1.2015).


Letture I nostri musei di Roberto Roveda La maggior parte delle persone conosce poco il territorio in cui vive, la sua storia, il suo patrimonio artistico e paesaggistico. Ancora di più sfuggono le molte possibilità di scoprire i luoghi in cui abitiamo oppure ci troviamo a passare per lavoro o per vacanza. La nuova edizione della Guida dei musei svizzeri curata dall’Associazione dei musei svizzeri (AMS; museums.ch) offre l’opportunità concreta di colmare queste lacune, scoprendo la varietà e la qualità del patrimonio museale presente nel nostro paese. Questa dodicesima edizione della guida offre, infatti, ben 1200 siti accessibili nel territorio della Confederazione e nel Principato del Liechtenstein: si va dai palazzi storici ai castelli e musei di ogni tipo, edifici e spazi spesso sorprendenti – come definire diversamente, per esempio, il Museo comico di Verscio? – , ma anche parchi e orti botanici. Di ciascun luogo la guida offre una breve descrizione e una scheda esaustiva con tutte le informazioni aggiornate e necessarie alla visita. Insomma, un vero e proprio

vademecum per un turismo intelligente e informato in Svizzera e un’occasione per apprezzare al meglio il patrimonio storico artistico del nostro cantone. Per quanto riguarda in specifico il Ticino, sono ben settantuno i “luoghi” segnalati nel libro, una cifra ragguardevole e probabilmente inaspettata. Un numero che ci deve spingere a percorrere le strade di casa nostra con occhi diversi, più attenti alla natura, all’arte e alla storia che ci circonda. Un guida, quindi, che punta a trasformarci un po’ tutti in “escursionisti del bello” e che non ci abbandona mai: alla classica versione cartacea, infatti, per la prima volta vengono affiancati la versione e-book e quella come app mobile, così da poter decidere una visita all’ultimo minuto e disporre di informazioni anche sulle esposizioni temporanee ospitate nei siti o sulle iniziative in atto. Una guida, insomma, per visitatori che vogliono musei attivi, vitali, accessibili, capaci di coinvolgere in esperienze nuove, affascinanti ed emozionanti.

Più è meglio. Soprattutto in fatto di interessi.

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Guida dei musei svizzeri AMS & Reinhardt, 2014


L’ossessione della danza L’Accademia di Belle Arti di Brera ha conferito a Lindsay Kemp il diploma “Honoris causa”. Si è reso così omaggio a un grande mimo, ballerino, coreografo, attore e regista che ha rivoluzionato la storia della danza, del teatro e del rock di Stefania Briccola

“Avverto una profonda affinità con Oscar Wilde. Condivido

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trattenere il mio talento di fronte a tanta opposizione. Credo lo stesso tipo di eccentricità. Faccio parte di quella famiglia di che nella vita aiuti il fatto di essere considerati un po’ pazzi. La uomini e donne che hanno amato essere se stessi a tal punto da mia è solo onestà. A parole si può mentire, ma con il gesto no”. finire nei guai”. Lindsay Kemp è senza dubbio eccentrico, ma Nel suo recente spettacolo Kemp dances Invenzioni e reincartocca le corde dell’animo, scandisce i suoi gesti tra candore nazioni ci sono personaggi reinterpretati, hic et nunc, da e magia e fa del pubblico il suo interlocutore prediletto. La questo vero saltimbanco dell’anima: si spazia da Violetta alla Callas, da Nijinsky, leggensua voce ha qualcosa di ipnotico e da dei balletti russi di Diaghilev, quando sulla scena si cala nei panni all’Angelo e altri ancora. Queste di un personaggio, entra in uno visioni irreali è come se volessero stato di trance. Non a caso uno dei ricomporre i pezzi di una bellezza suoi motti è “no trance, no dance”. ferita e regalare una via per la rinaHa attraversato con la grazia di scita e la speranza. un elfo e il carisma di un maestro Sulla danza contemporanea il maequasi cinquant’anni di teatro danza stro ha le idee chiare: “Non abbiamo portando nuovi contenuti e ispirapiù personaggi come Martha Graham zioni. L’Accademia di Belle Arti di e Pina Bausch. Sicuramente c’è una Brera, per mano del direttore Franco danza vera e autentica che ha la posMarrocco, ha conferito a Lindsay sibilità di cambiare il mondo. Vedo Kemp il diploma “Honoris causa” corpi bellissimi e atletici, ballerini il 27 maggio scorso. La prestigiosa che si dimenano e rotolano per terra, istituzione milanese ha reso così ma il pubblico è raramente coinvolto. omaggio al celebre mimo e balleriGli spettatori devono capire che noi no, ma anche coreografo, attore e danzatori siamo sul palcoscenico per regista, che ha rivoluzionato la stoloro. Una volta si usciva da teatro ria della danza, del teatro e del rock. con la voglia di ballare. Oggi questo Basti pensare che tra i suoi allievi ci non succede. Preferisco vedere piccoli sono stati Kate Bush, Peter Gabriel spettacoli per strada piuttosto che e in particolare David Bowie. Sua la Bowie nei panni di “Ziggy” (da theeyeoffaith.com) produzioni grandiose”. messa in scena dei concerti The rise and the fall of Ziggy Stardust e Spiders from Mars. Un inglese di Livorno Lindsay Kemp vive a Livorno, un porto di mare e un luogo La grande tradizione Artista poliedrico, nato vicino a Liverpool nel 1938 da una ricco di energia che gli ricorda la sua città natale. È giunto famiglia di marinai, Lindsay Kemp sembra avere il destino in Italia sulle orme del suo presunto avo William Kemp(e), segnato: la danza irrompe infatti presto nella sua vita. Ga- il “clown” più famoso dell’epoca elisabettiana, che amava leotto fu il film Scarpette rosse, diretto da Michael Powell e la commedia dell’arte ed era un ribelle. Considera la musica un nutrimento fondamentale per la sua ricerca, disegna Emeric Pressburger, che fu una rivelazione. Poi ci hanno messo lo zampino i Diari di Nijinsky, mistico e spesso i costumi dei suoi spettacoli e coltiva da sempre la folle, e Marcel Marceau, mimo dal volto bianco e dalla clas- pittura. Alcune sue opere sono in collezioni prestigiose, se francese che dopo aver visto uno spettacolo del ragazzo al MoMA di New York e al Victoria & Albert Museum di lo vuole nella sua compagnia. A lui deve l’uso sapiente di Londra, e di recente è uscito il libro d’artista Lindsay Kemp. mani che non sfoggiano dita affusolate, ma sanno muoversi Wednesday Drawings per le edizioni Peccolo (Livorno). come farfalle che disegnano volute nello spazio. “Quando Il suo prossimo spettacolo, dedicato a Dracula, promette vidi il film Scarpette rosse dissi a mia madre”, ricorda Lindsay di narrare il “crepuscolo secolare di un’anima condannata Kemp, “che sapevo esattamente cosa volevo fare da grande. La a una mostruosa vitalità e a un tragico innamoramento”. danza era diventata quasi un’ossessione. Mia madre mi apprez- È già pronto e aspetta solo di andare in scena, magari in zava, ma preferiva che facessi altro. Avvertivo l’impossibilità di Svizzera.


Sempre meglio che lavorare “Voglio scrivere per Vanity Fair” è un progetto nato come libro (da pubblicare) e diventato in seguito una piattaforma dai mille tentacoli. Ma chi si nasconde dietro l’aspirante giornalista Emma Travet? di Amanda Pfändler

Un libro che è ben più di un libro, un ebook che supera dato che – come sottolinea la stessa Erica – oggi per fare le frontiere – già di per sé ampie – dell’ebook. Un mondo lo scrittore non basta più solo scrivere, l’autrice ha dato la virtuale che gira e interagisce con il romanzo. Tutto questo possibilità ai propri lettori di seguire il diario di Emma in e ancora di più è Voglio scrivere per Vanity Fair (pubblicato presa diretta, attraverso Facebook e il suo blog dell’epoca. nel 2009 e riedito nel 2014) in cui sono narrate le peripezie L’autrice ha poi sperimentato il self-publishing pubblicandi Emma Travet, giornalista – assolutamente precaria – e do il suo romanzo in inglese su amazon.com, lulu.com e collaboratrice presso la redazione locale de’ La Voce del smashword. Dopo il 2012 si è presa una pausa di un anno Monviso, dove viene quasi giornalmente sfruttata dal suo dal suo alter ego Emma e si è dedicata maggiormente a se stessa, anche perché in molti si capo, Mr Vintage (“non perché sia era creata qualche confusione su cool”, precisa, “ma perché indossa chi fosse Emma e chi Erica. Ma solo capi datati che odorano di poiché alla fine probabilmente naftalina, come il suo pensiero”). una non può fare a meno dell’alIl suo sogno però è scrivere tra, nel 2014 è arrivato l’ebook per il periodico Vanity Fair, al di Voglio scrivere per Vanity Fair e quale invia un curriculum e la ristampa (aggiornata) del cardiversi suoi articoli a settimataceo, con la nuova casa editrice na, nella speranza che qualcugoWare. no, anche solo per sfinimento, le dia retta. Nel frattempo tra Molteplici binari gli amici Agata, Lucilla e WolMa siccome Erica è figlia dei fango, una nonna cui è leganostri tempi, oltre che mamma tissima e un matrimonio con di una bimba e di un bimbo, il tanto di suocera dell’upper class, suo “progetto Emmat” – che lei Emma salta da un’intervista stessa definisce “brillante esempio all’altra (spaziando da Raoul di personal branding applicato alla Bova alle più prosaiche sagre Illustrazione tratta da emmatravet.com promozione di un libro” – viaggia di paese) cercando con fantasia, impegno e humor di realizzare i propri sogni… su molteplici binari. Dai social network, appunto, ai nuovi due blog (ericavagliengo.com e l’imminente emmatravet. com), dal libro stampato all’e-book… interattivo. InteratEmma, alias Erica Vagliengo In realtà Emma Travet (dove Emma ricorda l’eroina di Jane tivo perché oltre a leggere di avventure e disavventure di Austen, mentre Travet è un cognome piemontese scelto Emma Travet nell’ebook, è possibile seguirla sul blog e sui perché difficilmente storpiabile) è lo pseudonimo di Erica web magazine, interagire con lei su Twitter, Facebook e Vagliengo, una web journalist e blogger, che collabora con Google+, vedere le sue foto su Instagram, fare shopping su varie riviste di moda e non solo. Anzi, più che uno pseu- Blomming, nel negozietto dedicato a Emmat. donimo è una sorta di alter ego. Tanto che è difficile capire E ora? Al momento Erica Vagliengo sta lavorando al seguidove finisce Emma e dove comincia Erica e viceversa. Due i to di Voglio scrivere per Vanity Fair (è sotto contratto con profili Twitter, due le pagine di Facebook e Instagram. Due l’agenzia letteraria Thesis), nel quale – anticipa l’autrice – ritroveremo Emma Travet cinque anni dopo, “in un contesto che però alla fine fanno sempre uno. Tutto è iniziato nel 2007 quando una serie di stickers in giro molto diverso, più incasinato e maturo, con personaggi nuovi per varie città italiane invitavano ad andarla a trovare sul e solo uno degli storici”. Ma dato che non è proprio nel suo profilo di Myspace. Da lì (e dall’altro social, Facebook), suo stile dedicarsi a una sola cosa, nel frattempo l’autrice Erica Vagliengo aveva iniziato a promuovere – da sola – le continua anche a fare con passione la mamma – e come peripezie della sua eroina Emma Travet. Nel frattempo smettere?! – la giornalista, la web writer e la blogger; mentre tentava la pubblicazione cartacea, inviando il manoscritto aggiorna i suoi doppi profili “anche dal macellaio”, vende a 33 case editrici. La sua storia è finalmente diventata un oggetti vintage su Depop e va in giro a raccontare il mondo libro nel 2009, grazie alla piccola casa editrice Memori. Ma che ruota attorno al suo romanzo e al “progetto Emmat”.

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ono così come mi vedi. Diretta, spontanea, niente artifici. Le persone e le situazioni sofisticate non fanno per me. Ho avuto la fortuna di crescere vicina alle montagne, ai boschi. Nei fine settimana mio padre portava me e i miei fratelli verso nuove avventure. Si camminava, ci si accampava in tenda. Ho imparato che per vivere basta poco e con la mia arte, attraverso una miriade di cavi elettrici colorati, tento di ritrovare il percorso che riporti a un’esistenza più semplice ed essenziale... abbiamo perso il rapporto con la manualità, ci limitiamo a schiacciare bottoni. Da mia madre ho acquisito la capacità di improvvisare e il senso dell’avventura. Capitava che si decidesse in cinque minuti di partire in viaggio, allora si saltava in macchina alla scoperta di nuovi luoghi. Negli ultimi tempi questo istinto per l’avventura si era un po’ assopito. Mi stavo dedicando ad altro, prima lavorando saltuariamente con lavori di giardinaggio e poi presso una palestra di arrampicata a Taverne. Sebbene queste occupazioni mi tenessero vicina alle dimensioni che amo, il mondo naturale e lo sport dell’arrampicata che per me è una passione, quest’inverno ho realizzato che stavo dimenticando il mio anelito più grande: essere un’artista e vivere come tale impegnandomi totalmente nel creare. Riesco a concentrarmi e ad avere la testa per stare ferma a fare arte soprattutto verso sera. Se c’é il sole io faccio sport, vado in giro, vado in montagna: amo stare all’aria aperta. Poi, quando il sole si spegne sono pronta per entrare in atelier e creare e vado avanti finché non mi si chiudono gli occhi. Così ho deciso di partire per Berlino con un’amica. In poco tempo la decisione era stata presa, abbiamo caricato la macchina, trovato una casa adatta noi e via. Adesso sono rientrata momentaneamente in Ticino per un’installazione a Villa Pia a Porza. La mia vita e il mio rapporto con l’arte sono in evoluzione continua ma una cosa l’ho capita, la mia modalità è quella dell’installazione. Prima di creare qualcosa di nuovo ho bisogno di tastare il terreno, vedere il luogo che andrò a riempire di cavi, forme, possibilità, vita. E da lì, quando cala la sera inizio a intrecciare fili e impastare colori dando libero sfogo

alla mia energia creativa. Non so ancora quanto rimarrò a Berlino perché la città, che così spesso ho ricreato nelle mie opere, non è il mio posto. Vivo tra la casa e i parchi e, per quello che ho potuto vedere finora, soprattutto nel mondo dell’arte, c’è troppa sofisticazione, incontro troppe maschere e non riesco a connettermi. Io cerco artisti che non siano orientati principalmente a vendersi ma che siano mossi dal cuore, che siano aperti a creare cose insieme agli altri. Cerco situazioni vitali e vere che sappiano stimolarmi. E poi lassù, nel grigio nord mi mancano le montagne da scalare, la natura silenziosa in cui perdermi e ritrovarmi… Per ora ho continuato a lavorare con la Svizzera e con la Repubblica Ceca dove ho dei contatti interessanti dato che nel 2013 ho partecipato alla Biennale di Praga. Ma vediamo, ora torno su, molto probabilmente in bicicletta, e tutto è ancora possibile! Negli scorsi anni ho scoperto di avere una grande affinità con bambini e ragazzi, forse perché non ho mai perso la mia parte bambina e loro lo sentono. Nei laboratori che ho fatto gli parlo sempre alla pari, senza usare formule speciali. Mi piace risvegliare la capacità di creare insita in ogni persona e ultimamente diversi amici, avvertendo questa mia carica, si rivolgono a me parlandomi dei loro progetti nascenti… Io rispondo trasmettendogli tutta la carica che ho perché credo che non ci sia niente di più bello di realizzare il proprio potenziale in questa vita. L’arte per me è anche un modo per trasformare, trasmettere in immagini quello che capita nella mia vita. Mentre mi sono messa a lavorare all’ultima installazione, per esempio, mi è arrivata una grande mazzata, un dolore enorme che ho esorcizzato adattando l’opera alle mie emozioni. Sono alla ricerca di nuove modalità di comunicazione più vere che siano legate al nostro istinto emotivo e profondo. Ho iniziato il mio percorso come artista con l‘idea di cambiare il mondo, oggi credo nella capacità di creare ed esprimere me stessa e spero semplicemente che chi mi incontra sia stimolato a risvegliare la propria creatività.

SHENDRA STuCkI

Vitae 10

Ha iniziato il suo percorso di artista pensando di cambiare il mondo. Amante della natura e dell’arrampicata, è felice di stimolare e risvegliare la creatività delle persone

testimonianza raccolta da Keri Gonzato fotografia ©Flavia Leuenberger


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Maschera ©Diana Iennaco

attesa ©Lucia Marchetti

L’

anno accademico 2014/15 al Dipartimento ambiente costruzioni e design (DACD) della SUPSI è stato intenso, pieno di cambiamenti e grandi soddisfazioni. Quale responsabile del corso di Fotografia e come già avvenuto in passato sulle pagine di Ticinosette, ho il piacere di presentarvi alcuni lavori dei miei studenti del terzo anno del Corso di laurea in Comunicazione visiva. Ancora una volta posso considerarmi un docente pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti, nonostante i due temi affidati loro per l’esame non fossero così scontati da gestire e realizzare. Il tema principale si intitola “Ossigeno”. Agli studenti è stato richiesto di realizzare un dittico che comunicasse un messaggio, una riflessione sul fatto che l’esistenza stessa

della vita su questo pianeta dipende fondamentalmente da questo elemento, spesso ignorato o sottovalutato. I lavori prodotti sono molto diversi tra loro e rivelano i molteplici aspetti della dipendenza e del legame che gli esseri umani hanno con l’ossigeno, come mostra la fotografia realizzata sott’acqua da Valentina Meldi e qui pubblicata. Il secondo progetto è invece un trittico intitolato “Insieme”, tema ancora più vasto e difficile da interpretare, che gli studenti hanno affrontato con entusiasmo e professionalità giungendo a risultati sorprendenti: come, per esempio, il lavoro di Magdalena Erny, che ha ritratto tre gruppi di cinque fratelli, ognuno di una diversa generazione, curando accuratamente i vestiti e i fondali, che risultano in perfetta armonia con il resto. Alessandro (...)


InsIeme ©Ylenia Bruzzese

Danger zone ©Davide Sala

InsIeme ©Alessandra Serravalle


Poesie ©Alessandra Serravalle

Serravalle ha gestito lo stesso tema creando una serie di eleganti still-life associando elementi che stanno spesso insieme: “Caffè, Zucchero e Acqua”, “Mais, Sale e Fuoco” o “Seme, Acqua e Terra”. Durante il semestre abbiamo inoltre lavorato su tanti altri piccoli progetti tematici tra i quali l’ “Attesa”, “Danger Zone”, “La Maschera”, “Poesia”, “Heaven” ecc. Da questo ampio spettro ho selezionato alcuni tra i tantissimi lavori validi. Per motivi redazionali ho preferito non compromettere le composizioni originali e lasciare alle fotografie pubblicate spazio per respirare. Quest’anno, in virtù dell’alta qualità

Heaven ©Magdalena Erny (parte di un trittico)

progettuale, è stato necessario compiere una scelta riguardo ai lavori qui pubblicati: con mia grande dispiacere non tutti gli studenti sono quindi presenti con i loro sforzi... In una futura occasione, se si dovesse presentare, cercherò di proporre i lavori degli altri studenti. Riflettendo su questi temi che mi affascinano molto, devo ammettere che è stato un privilegio lavorare con un gruppo di ragazzi così creativi, capaci di interpretarli con originalità e competenza. Un sentito ringraziamento alla direzione e ai collaboratori del DACD, in particolare al Corso di laurea in Comunicazione visiva.


La domanda della settimana

Ritenete che piscine e bagni pubblici in Ticino siano sufficientemente puliti?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 2 luglio. I risultati appariranno sul numero 28 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che i programmi di introduzione alla sessualità e di educazione sessuale nelle scuole dell’obbligo siano importanti e necessari?” avete risposto:

SI

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NO

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Astri ariete Notizie da una località estera. Fate ricorso alle risorse familiari. Incontro con persone più giovani. Opportunità professionali nel mondo della pubblicità.

toro La Luna storta del 28 potrebbe amplificare la vostra gelosia. Scarso interesse nell’impegnarsi in qualcosa di più serio. Evitate rancori con il partner.

gemelli Acume intellettuale e genialità. Opportunità e soddisfazioni provenienti dal mondo degli studi e delle relazioni esterne. Riservatezza intorno al 30.

cancro Ritrovata iperattività. Canalizzate le energie verso obiettivi precisi. Questa fase richiede esclusivamente azione. Decisive le giornate tra il 28 e il 29.

leone Fortuna amorosa. Nuovi incontri. Proficue le attività nel mondo della creatività e dello spettacolo. Tendenzialmente permalosi tra il 29 e il 30.

vergine Grazie al transito di Marte vi sentite predisposti a cimentarvi in un nuovo progetto. Probabili lavori di ristrutturazione per i nati nella prima decade.

bilancia Calo energetico. Mancanza di gratificazioni. Fortunati i nati tra la seconda e la terza decade protetti dai transiti di Giove e Venere. Svolte inaspettate.

scorpione Il transito lunare del 28 e del 29, unitamente alla retrogradazione di Saturno, riapre una porta verso il passato. Controllate di più il vostro egocentrismo.

sagittario Opportunità in campo professionale. Cupido lancia la sua freccia. Grazie a Giove, Venere e Urano sta per scattare il colpo di fulmine.

capricorno Calo energetico. Indirizzate le energie verso obiettivi precisi. Solo così eviterete inutili tensioni con il partner. Decisiva la giornata del 29.

acquario Facilmente scontenti, disposti a tutto pur di provare emozioni forti. Calo energetico e vecchi ricordi tra il 28 e il 29. Opportunità e nuovi affari in vista.

pesci Nuova energia e sex appeal favoriscono uno stato di maggiore gratificazione. Importanti opportunità professionali per i nati nella terza decade.


A volte ritornano Tendenze p. 41 | di Marisa Gorza

Succinti, striminziti, ridotti ai minimi termini e, sebbene più che a coprire servano a scoprire, hanno riscaldato più di un decennio di storia del costume. Bollenti e pepati, tanto da chiamarsi “hot pants”, si ripresentano per la stagione estiva, sfoggiati nelle località vacanziere come pure per le vie cittadine, nelle discoteche, nei ritrovi più in e perfino in ufficio

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er la verità, pur confermandosi il “must” più piccante dell’estate, i calzoncini inguinali hanno perso un po’ della loro carica trasgressiva e anticonformista, giacché il loro remake è ormai assimilato come una naturale evoluzione/involuzione della moda. Il termine hot pants veniva coniato nel 1970 dall’autorevole magazine Women’s Wear Daily, tuttavia i mini shorts erano apparsi molto tempo prima indossati da qualche disinvolta tennista di San Francisco intorno agli anni quaranta. Nasceva così una consuetudine del tutto normale in ambito sportivo, ma ben presto faranno capolino sulla scena del fashion con il pittore Antonio Vargas, noto per i ritratti di ammiccanti pin-up. Apprezzati dalle star di Hollywood, in Italia è Oliviero Toscani a celebrarli con la campagna pubblicitaria di Jesus Jeans che fece scalpore per il fatto di imprimere sul “lato B” della procace modella, con indosso ridottissimi shorts in denim, la scritta “Chi mi ama mi segua”. Giocando in evidente assonanza al marchio.

Sbandierate con stile

Denim, trame fantasia, pellami, merletti… sono infinite le proposte degli stilisti. Chanel suggerisce hot pants in vaporoso chiffon, mentre Dior li preferisce più aggressivi ritagliandoli nella pelle dalle tinte decise. Alberta Ferretti, Cavalli e Dolce&Gabbana li propongono

di gusto romantico, giocando con teneri colori pastello, diafani pizzi e ricami fioriti, mentre gli esemplari da sera di Versace e Philipp Plein, da portare con tacco vertigo, sono in lucida seta black. Non mancano le proposte low cost e tra Asos, Zara e H&M c’è davvero da sbizzarrirsi. Da non dimenticare i nuovi marchi quali 5Preview e Happiness che puntano su shorts sportivi, impreziositi da qualche dettaglio luccicante. Sono molto trendy i calzoncini a vita alta, o anche normale, ormai desueti invece quelli a vita bassa.

50 sfumature di blue

Gambe e ancora gambe, esibite in tutta la loro scattante lunghezza che escono svettanti da shorts ondeggianti come sottanine, a portafoglio, a volant e perfino da impertinenti hot pants. Impertinenti sì, ma con qualcosa di fresco e innocente, secondo la filosofia che Giorgio Armani non tradisce nemmeno per la vivace creatura dell’Emporio. Infinite sfumature di blue e bluette alludono a uno stile contemporaneo, mai banale. Contrasti inaspettati di materiali accentuano la leggerezza e il movimento. Come il cotone carta color oltremare accostato al PVC traslucido che esce dall’orlo delle braghette degradando nell’indaco. Trasparenza che è anche sostanza.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 28

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 2 luglio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 30 giu. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. Un evento che si fa beffe delle nostre aspettative • 2. Bailamme • 3. Amorino • 4. È bella ma stupida • 5. L’opera del ragno • 6. Pancia, ventre • 7. Il Sodio del chimico • 8. Un arnese del cuoco • 9. Il giorno trascorso • 13. Passeggiata • 18. Fascia costiera • 21. Riuscire ad avere • 22. Superficie • 24. Cellule nervose • 29. Dittongo in baita • 30. È formata da anelli • 32. Intendere, recepire • 34. Il figlio di Atamante e di Ino che fu ucciso dal padre • 36. La città francese degli arazzi • 39. Embrione • 41. Partita a tennis • 42. Baronetto inglese • 44. Avverbio di luogo • 45. Il Ticino sulle targhe.

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Orizzontali 1. Rilevanti, ragguardevoli •10. Ha la voce fioca (f) • 11. Consegnare - 12. Li coltiva il contadino • 14. Mira al centro! • 15. Il nome di King Cole • 16. I figli dei figli • 17. Messe in quarantena • 19. Assicurazione Militare • 20. Andata in poesia • 21. Starnazza • 23. Il sommo vate • 25. Stella del cinema • 26. Il dio sbuffante • 27. Il numero perfetto • 28. Il nome della Pausini • 30. Pasto serale • 31. È simile alla cetra • 32. Il fedele amico dell’uomo • 33. Unte, lubrificate • 35. Prive di malattie • 37. Smarrite • 38. Danno un punto a scopa • 39. Termine • 40. Le iniziali di Rascel • 41. Precede la notte • 42. Consonanti in siero • 43. Il filosofo e matematico di Mileto • 45. Vezzo nervoso • 46. Risultato • 47. Può essere mancino.

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La soluzione del Concorso apparso il 12 giugno è: STRABICO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono state sorteggiate: Margherita Zamaroni (Avegno) Ornella Tognini (Biasca) Complimenti alle vincitrici!

Premio in palio: 2 buoni del valore di CHF 50.– l’uno per l’acquisto di biglietti per eventi FFS Le Ferrovie Federali Svizzere offrono due buoni per un valore totale di CHF 100.– a due fortunati vincitori per l’acquisto di biglietti per eventi da scontare presso una stazione FFS in Svizzera.

Prossima fermata: libertà. Una breve pausa dal tran tran quotidiano? Open air e festival sono un’ottima occasione per cambiare aria e musica. Il biglietto per la libertà è disponibile allo sportello FFS! Presso i punti di prevendita FFS, aperti anche nel fine settimana, trovate l’assortimento di Ticketcorner e biglietteria.ch. Inoltre per raggiungere in tutta rapidità e comodità le sedi dei vari eventi, vi consigliamo di prendere il treno. Ulteriori informazioni sono a disposizione su ffs.ch/events. Buon divertimento!


di Fabio Martini

Ticinosette per il Ticino

Letture

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Viaggio nella paura di Eric Ambler Adelphi, 2015

L’estate è ormai iniziata e per molti comincia a intravedersi la possibilità di dedicare un po’ di tempo alla lettura, magari in riva al mare o sulla terrazza di qualche ameno rifugio alpino. Per chi desiderasse avventurarsi in letture non eccessivamente impegnative ma capaci al contempo di assicurare un buon livello letterario, consiglio i romanzi di Eric Ambler (1909–1998). Scrittore e sceneggiatore inglese, considerato uno dei padri della spy story accanto a scrittori di maggior fama come Graham Greene e Somerset Maugham, Ambler è stato capace di elevare a dignità letteraria un genere spesso considerato di livello inferiore. Ingegnere di formazione, egli dedicò l’intera vita alla scrittura e al cinema (il celebre Topkapi del 1964 con Peter Ustinov e Melina Mercouri, per citare un esempio, è tratto da uno dei suoi racconti), producendo una serie di romanzi brevi i cui protagonisti sono spesso persone ordinarie che si trovano inaspettatamente coinvolte in vicende pericolose e ben più grandi di loro. È il caso di Viaggio nella paura (da cui sono state tratte anche un paio di pellicole di cui la più pregevole è Terrore sul Mar Nero, del 1942, di Orson Welles e Norman Forster), che si svolge all’inizio della seconda guerra mondiale. Un ingegnere inglese (ma nella versione cinematografica il protagonista è americano), Mr. Graham, specializzato in artiglieria navale, si trova improvvisamente e suo malgrado, a essere oggetto e potenziale vittima di uno scontro feroce fra i servizi segreti turchi e quelli nazisti decisi a impedire a ogni costo che la Turchia, in concomitanza con l’inizio del secondo conflitto mondiale, rinnovi le proprie strutture militari. Ambientato su una nave mercantile in viaggio da Istanbul a Genova, e su cui, oltre a Graham, è imbarcato un gruppo di persone di nazionalità diverse e dai profili ambigui e decisamente misteriosi, il racconto – credibile, narrato con finezza e non comune capacità di scavo psicologico dei personaggi –, risulta avvincente e trascinante fino all’ultima pagina.

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Louise Zermatten, giovane contadina bio di St-Martin.

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Per amore della natura. Naturaplan nasce dal profondo amore per la terra e dal rispetto per i suoi frutti. Lanciato sul mercato nel 1993 è il primo marchio svizzero di prodotti bio del commercio al dettaglio e oggi, con i suoi prodotti di qualità, continua ad offrire il più grande assortimento bio della Svizzera. E sarà così anche in futuro: è per questo che sosteniamo con passione anche la nuova generazione di agricoltori bio. Per amore della natura. www.naturaplan.ch

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