Ticino7

№ 30 del 24 luglio 2015 · con Teleradio dal 26 lug. al 1. ago.

FACCENDE DI CUORE

Con l’innovativa “sala ibrida”, il Cardiocentro Ticino conferma il suo primato di eccellenza nella cura delle malattie cardiovascolari

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

SPINAS CIVIL VOICES

IN AFRICA L’ACQUA POTABILE È IL MIGLIOR PEDIATRA. Nel mondo, le malattie dovute all’acqua contaminata sono la principale causa di mortalità tra i bambini minori di cinque anni. La vostra donazione finanzia la costruzione di pozzi sicuri e contribuisce alla salute dell’infanzia. www.helvetas.ch

Ticinosette allegato settimanale N° 30 del 24.07.2015

impressum Tiratura controllata 67’470 copie

Chiusura redazionale Venerdì 17 luglio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

4 Arti Ornette Coleman. Una conversazione di Fabio MaRtini ...................................... 6 Mundus Viaggi. Ritorno a Berlino di MaRco JeitzineR ................................................ 7 Kronos Esegesi biblica. La lettura infinita di caRlo baggi .......................................... 8 Letture Waidi Mouawad. Inutili eccessi di daniele beRnaRdi ...................................... 9 Vitae Purnima Raju Cassina di KeRi gonzato ........................................................... 10 Reportage Cardiocentro. Una faccenda di cuore FotogRaFie di Matteo Fieni ........... 35 Graphic novel Spose in viaggio di alba Minadeo; illustRazioni di bRuno Machado ... 40 Svaghi .................................................................................................................... 42 Agorà Educazione sessuale. Giovanissimi e sessualità

di

RobeRto Roveda ...................

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Cardiocentro Ticino fotografia ©Matteo Fieni

Tutti in piazza La 68a edizione del Festival del film Locarno cinema statunitense: film interessanti e (5–15 agosto) è alle porte e come avvenuto grandi attori, da Andy Garcia a Edward lo scorso anno, Ticinosette, grazie alla pre- Norton, da Kevin Kline a Meryl Streep e ziosa collaborazione con i settori Ufficio Jake Gillenhaal. Fra i molti titoli non manStampa e Marketing e Sponsorship del Festi- cheranno poi alcune proposte dal cinema val, mette in palio tre abbonamenti generali elvetico e ovviamente il riconoscimento e quattro biglietti giornalieri che daranno la alla carriera al grande Teco Celio. Vi ricorpossibilità ai fortunati vincitori di prendere diamo inoltre che il numero 32 di Ticinoparte a quello che può essere considerato sette (7.08.2015) sarà interamente dedicato l’evento culturale più prestigioso del canto- al cinema e alla manifestazione locarnese. ne. Basta seguire le indicazioni presenti nel Buona lettura e... buona fortuna. riquadro sottostante e, ovviamente, sperare Fabio Martini nel sostegno della dea bendata.

Benché siano numerosi i ticinesi che annualmente amano partecipare a questa manifestazione, il grosso del pubblico giunge per lo più da altri cantoni e da altri paesi.

Un aspetto giustificato dal carattere internazionale della rassegna ma in parte, anche da una certa nostra pigrizia e dal fatto che, in qualche modo, al Festival siamo ormai avvezzi. E si sa, quando un eveno to diventa abituale n quest i i t s o c s in qualche modo sono na ” eri per k a i c iornali ? “ g l’interesse tende a e i i t t t t t e e n igli 0 (CHF Qua icinos e i 4 b 01 59 15 5 T li i e a scemare. Ma anche r d e n o 9 e seguit o0 ti ge numer mate l ì 30 luglio e namen r a i o u b h p quest’anno mancare b c p a , O arno ioved dati. re i 3 c g e i o c r t L o s in r r i o v t t en en o Per sarebbe un’occasione al d e i v zione e fissa) zione Festiv t u e l lu r ro o m s s l a i ll a a F il str str Conco , da persa. Il programma è iamata sciando la vo le con la vo Ticinosette – h c / 0 .9 “ 0 la , sta infatti ricco e di grande azioni Horw. tive AG na po le indic una cartoli wister Interac rasse 1, 6048 5 t richiamo soprattutto, e e to 201 a: T ens inviat 7 agos luglio arno”, Altsag l 8 e 2 d ì 2 d c siamo davvero in tanti, n. 3 marte l del film Lo ti sul iva uncia n per gli appassionati del n a so Fest no erran itori v c n i v I

ak! i c i i Scopr

Giovanissimi e sessualità Educazione sessuale. Il web rende accessibili con un semplice click contenuti ed esperienze che non sempre bambini e adolescenti sono in grado di capire fino in fondo e di gestire. Per questa ragione i giovanissimi rischiano sempre più spesso di costruirsi un’idea sbagliata della sessualità e possono cadere in trappole pericolose per la propria salute psichica ed emotiva di Roberto Roveda

I Agorà 4

n questi ultimi anni la tecnologia ha cambiato profondamente il nostro modo di rapportarci e di relazionarci con gli altri. Una vera e propria rivoluzione 2.0 e 3.0 che riguarda, in particolar modo, le nuove generazioni, i cosiddetti “nativi digitali”, bambini e adolescenti abituati ad avere tutto a portata di un click e che non sempre dispongono degli strumenti e della maturità psichica ed emotiva necessaria per capire e gestire l’immenso universo digitale spalancato di fronte a loro da computer e smartphone. Per esempio, le nuove tecnologie permettono ai giovanissimi di vivere una vita on line virtuale, una vita che non ha una dimensione concreta, dove non serve il corpo ma solo la testa. Una modalità di vivere dissociativa, perché consente di esperire relazioni non reali ma fittizie, pura “fiction”. Relazioni nelle quali si attiva solo una parte delle competenze che caratterizzano ogni essere umano. Quando si chatta con qualcuno che non si conosce, infatti, non si possiedono tutti quei dati sensoriali che percepiamo nel momento in cui la persona ci è davanti, ci mostra il suo aspetto fisico, la sua “forma”, il suo odore, le sue reazioni. Tutte informazioni che consentono al cervello di reagire attraverso una serie di dati meta-cognitivi e che mancano in una conoscenza solo “virtuale”, con la conseguenza che sempre più spesso i giovanissimi, con il loro abuso dei social e delle tecnologie, faticano a sviluppare quelle competenze relazionali fondamentali nella vita reale. Internet, inoltre, sta imponendo nuove regole nell’esplorazione dei “misteri” della sessualità. È fisiologico che durante la pre-adolescenza e l’adolescenza ragazzi e ragazze vogliano esplorare l’universo del sesso, ne siano attratti e incuriositi. È sempre successo, con la differenza che fino a qualche tempo fa se si voleva capire di più in questo ambito si ricorreva magari al vocabolario mentre oggi si fa una ricerca in Google. E Google offre risposte che aprono “mondi” in cui è insidioso muoversi se non sia hanno maturità e competenze adeguate. Mondi dove sono in agguato il sexting1, la pornografia, l’adescamento o dove si subiscono continuamente sollecitazioni legate a esigenze di business che spingono verso atteggiamenti disinibiti e a una sessualità solo esibita e sempre più precoce.

Sessualità a rischio sul web Per parlare di queste tematiche abbiamo incontrato Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso l’università degli studi di Milano. Quest’anno Pellai ha dato alle stampe Tutto troppo presto. L’educazione sessuale dei nostri figli nell’era di Internet (De Agostini, 2015) e a lui chiediamo quali sono i principali rischi di una educazione sessuale legata principalmente al web.

Partiamo dai maschi. Quando cominciano a frequentare la pornografia via Internet si trovano nella situazione di un elefante chiuso dentro un’utilitaria. Si confrontano con un’area che loro hanno appena cominciato a conoscere, a esplorare. Hanno appena iniziato a sviluppare le prime fantasie, desideri, a gestire le prime reazioni dentro di sé. Ebbene la pornografia introduce in quest’area nuova messaggi molto potenti e intensi, molto “adulti”, a volte intollerabili anche per un adulto già sessualmente attivo. Ecco questo può essere un elemento di turbamento per i giovanissimi, addirittura a volte di traumatizzazione. Un’altra conseguenza è che se tutta la mia formazione sull’area della sessualità si basa sulle immagini e le narrazioni della pornografia, io imparerò progressivamente a pensare che la sessualità nella vita reale debba essere come la sessualità nella pornografia, perché è l’unica “strada” che mi è stata raccontata. Quindi nella vita reale, probabilmente, cercherò di aderire a quel modello.

Cosa che per i maschi è molto pericolosa. Se l’eccitazione è sempre data da uno stimolo potente che proviene dall’esterno, perdo le competenze per sviluppare il desiderio dentro di me, l’eccitazione, il sogno. Molte volte questo significa che poi nella vita reale uno stimolo reale, cioè una donna reale, un partner reale, non riuscirà mai a eguagliare l’eccitazione che invece mi danno le immagini pornografiche. Diventa a quel punto impossibile desiderare il partner, riuscire a sentirsi eccitato da uno stimolo normale.

Per le bambine, invece, il rischio è diverso?

Le donne hanno una sessualità molto meno “genitalizzata” del maschio. Per loro l’eccitazione è molto più distribuita lungo tutto corpo e si ha un maggiore bisogno di rimanere in relazione e intimità con gli altri. Per cui per le bambine, quando sentono

Immagine tratta da universomamma.it

il risveglio della sessualità legata allo sviluppo, c’è un po’ come il bisogno di cercare di essere “viste”, ma non per essere eccitate da qualcuno, ma per entrare in una dimensione più intima dal punto di vista relazionale. Ora, i modelli che le ragazzine hanno davanti, soprattutto sui media, annullano l’intimità e amplificano invece il valore dell’eccitabilità, cioè essere guardati per eccitare l’altro. Questo significa mostrarsi il più possibile sexy, disponibili, disinibite, trasgressive e pensare che il proprio valore sociale derivi dall’amplificare al massimo questa dimensione seduttiva. Oggi, le giovanissime si ritrovano spesso a essere influenzate da un mondo circostante che le invita a essere come le donne che hanno successo nella cultura popolare: donne molto belle, ammiccanti, seducenti, sexy e trasgressive.

Se questa è l’immagine di femmina e di femminile che ha successo, che arriva alle nostre figlie nel momento in cui per la prima volta si stanno domandando che cosa vuol dire essere una bambina, una pre-adolescente, un’adolescente di successo, si ispireranno a quel tipo di modello. Modello su cui il mercato si getta a capofitto offrendo una gamma enorme di prodotti adultizzanti, prodotti che entrano nel mondo dei bisogni e dei desideri delle nostre figlie.

Che ruolo ha il mercato nella creazione di certe storture?

Il mercato contribuisce a creare questa situazione distorta, ha intercettato su scala mondiale il fatto che si possono generare falsi bisogni e falsi desideri guardando alle bambine e alle ragazze non come soggetti in formazione, ma come potenziali consumatrici. A questo punto se io tratto un minore come un consumatore e non come un soggetto, da lui quello che mi aspetto non è che si formi bene e funzioni bene nel suo percorso verso l’età adulta, ma che spenda soldi.

In generale, l’impressione è che nella nostra società si “chiacchieri” molto di sesso, ma non si faccia educazione alla sessualità in maniera adeguata. Che ne pensa?

La nostra è una società basata sull’economia di mercato, dove una cosa ha valore quando la si può comprare o vendere. Per cui parlare molto di sesso vuol dire parlare di un bene di consumo,

cioè di un potente soggetto e oggetto di mercato. Bisogna, allora, diventare capaci di parlare di sesso in un altro modo e disporre di un progetto educativo ia riguardo. Fino a poco tempo fa esisteva attorno al sesso solo un’idea repressiva. Nessuno, quando noi eravamo bambini, ci ha mostrato cosa volesse dire essere buoni educatori sessuali, e quindi noi adulti non abbiamo dentro di noi una memoria a cui attingere per essere dei buoni educatori sessuali.

Quindi rimane quel silenzio e quel vuoto. Una volta quel vuoto cercava di “proteggere” i minori dalla sessualità. Il nostro mondo, in cui non c’è più niente di vietato ai minori, rischia di essere molto lesivo per chi sta crescendo.

Prevenzione e competenze Quello che pare mancare è anche un’educazione all’utilizzo della nuove tecnologie anche se in Ticino i pericoli legati a un uso senza controllo delle tecnologie digitali vengono richiamati da anni dall’ASPI, la Fondazione della Svizzera italiana per l’Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell’Infanzia (www.aspi.ch) anche attraverso “e-www@i!” un programma di prevenzione dei rischi e di promozione di competenze sociali nell’ambito dell’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Ma per non lasciare soli i giovanissimi cosa possiamo fare concretamente?

Il grande problema è che mettiamo nelle mani dei nostri figli tecnologie potentissime che permettono di accedere a tutto senza che i giovani siano in grado di autoregolarsi. Ecco, i genitori devono essere presenti anche nella vita “on line” dei loro figli.

Non si può dare un cellulare in mano a un bambino di 9-10 anni e preoccuparsi solamente del piano tariffario da scegliere.

Bisogna, invece, discutere un vero e proprio contratto di utilizzo che segua un progetto educativo: cosa mi aspetto da te, cosa puoi fare, cosa non puoi fare... Se un figlio non si sente dire cosa ci si aspetta da lui, è come se non avesse cornici, confini che lo limitino e si ritrova a muoversi in un mondo, quello del web, che già di sua natura non ha confini. A quel punto il giovane non sa più quando sta facendo qualcosa di normale e quando sta trasgredendo, non ha più il senso della trasgressione.

Il secondo aspetto è che i genitori devono darsi un progetto educativo sulla sessualità. Nella quotidianità, questo non vuol dire parlarne obbligatoriamente tutti i giorni, ma vanno fatte domande, bisogna chiedere a i giovanissimi cosa ne pensano del sesso. Ogni anno si può andare in biblioteca e scegliere un libro sul tema adatto, di modo che il figlio senta che il padre e la madre hanno una preoccupazione e una cura. E poi i genitori devono parlare tra loro di sesso, non rifugiarsi nel silenzio. Per i ragazzi, le parole peggiori sono quelle non dette. note 1 Il termine nasce dall’unione delle parole inglesi sex (sesso) e texting (inviare SMS) e indica l’invio di messaggi sessualmente espliciti e/o immagini inerenti al sesso tramite mezzi informatici.

Agorà 5

Una conversazione Nel 1997 Ornette Coleman, sassofonista e compositore statunitense scomparso lo scorso giugno a New York, incontrava il filosofo francese Jacques Derrida di Fabio Martini

Non è mia intenzione ripercorrere le tappe della nota e ben

Arti 6

soprano. Tre brani di Ornette, uno di Don Cherry e uno di documentata vicenda artistica di Ornette Coleman, figura Thelonious Monk. Un capolavoro e una rara occasione per centrale non solo del jazz ma della musica del ventesimo apprezzare Coltrane in un contesto senza la presenza del secolo. Mi preme piuttosto riflettere su di una conversazione pianoforte. Pochi anni dopo, di fronte al piacere che provai avvenuta quasi vent’anni fa, nel giugno del 1997, fra il mu- assistendo a un concerto in solo del sassofonista britannico sicista afroamericano e il filosofo francese, ebreo di origine Evan Parker, mi resi conto che tutta l’esperienza di ascolto algerina, Jacques Derrida. Quest’ultimo, considerato uno dei che avevo compiuto nell’arco di una decina d’anni – dalla pensatori più criptici, controversi e affascinanti del novecen- musica classica e dal jazz ascoltato in casa dei miei genitori, al pop, al rock progressivo, al blues, alla to, ha fondato il suo pensiero sui concetti musica di Cage e Stockhausen e infine di decostruzione e différance (attenzione, all’improvvisazione –, mi aveva condotnon différence) intesi come strumenti to a uno stato di destrutturazione, a un ermeneutici di analisi e interpretazione punto zero, una condizione dalla quale dei fenomeni. In quell’occasione, egli non avrei più potuto prescindere. rivolse a Coleman una serie di domande alle quali il musicista americano rispose Essenza instabile mettendo in luce la sua personale conce“Il musicista di jazz è probabilmente l’unica zione della relazione fra suono e parola persona per la quale la figura del compositore e fra linguaggio e identità. Si trattava non è qualcosa di interessante, nel senso di temi cari a Derrida, che considerava che preferisce «distruggere» quanto il comil linguaggio/testo come una sorta di positore scrive o suona”, dichiara Ornette conduttore in grado però di contenere Coleman, in risposta a una domanda solo tracce di verità e, ontologicamente di Derrida: oltre a echeggiare elementi parlando, dell’Essere. E dell’Essere il lindel pensiero derridiano, l’affermazione guaggio/testo non è altro che una sorta di mette in luce un aspetto centrale del simulacro, di mutevole e incompleta – se procedimento improvvisativo, almeno là non spesso artatamente falsa – rappredove lo si intende nella sua espressione sentazione. Compito quindi del filosofo, migliore. Musicisti americani ed europei secondo Derrida, è pertanto quello di come Lee Konitz, John Coltrane, Ornette decostruire il linguaggio/testo, evidenOrnette Coleman, 1930–2015; (da leadertelegram.com) Coleman, Cecil Taylor, Roscoe Mitchell, ziandone la pretestuosità e l’aspirazione Han Bennink ed Evan Parker (ma l’elenco a farsi luogo di verità ma, al contempo, smascherandone l’uso come strumento di potere. Ma non potrebbe non esaurirsi solo a questi nomi) hanno avuto, è tutto. Quella conversazione – di cui restano poche pagine fra le altre, la capacità e il coraggio di ammettere che il linpoiché le trascrizioni originali furono in gran parte perdute guaggio, in questo caso quello musicale, è per sua essenza (ilmanifesto.info/ornette-coleman-la-filosofia-e-jazz/)– oltre a instabile, incompleto e mutevole e che là dove si tenti di mettere in luce la relazione, del tutto inconsapevole, fra cristallizzarlo in regola, norma o liturgia (si pensi al’idoladue importanti personalità della cultura contemporanea, trizzazione della musica classica occidentale) ne deriverà introduceva al tema dell’esclusione e della discriminazione, solo uno strumento di potere e dominio culturale. Il rifiuto esperienze condivise da entrambi in quanto afroamericano da parte di questi musicisti di ogni forma di accademismo e codificazione del jazz a vantaggio di una ricerca personale il primo e di cultura ebraica il secondo. e dell’elaborazione di un proprio vocabolario espressivo, rappresenta la più autentica e importante eredità che essi Punto zero Il primo disco di jazz che acquistai da ragazzo fu The Avant- ci hanno lasciato.

Garde, un disco registrato nel 1960 ma pubblicato dall’At- È solo a partire da tale presupposto che le generazioni future lantic sei anni dopo. Si tratta in sostanza del quartetto di potranno mettere a frutto questa tradizione musicale, evitanOrnette Coleman (con Don Cherry alla cornetta, Charlie do così di trasformarsi in copie, tecnicamente ineccepibili Haden al basso ed Ed Blakwell alla batteria) ma in luogo ma espressivamente inesistenti, di qualcosa il cui signficato del leader troviamo John Coltrane ai sassofoni tenore e profondo indica con chiarezza ben altra direzione.

Ritorno a Berlino Rivedere un amico quattordici anni dopo non è cosa di tutti i giorni. Ritornare in una città come Berlino nemmeno di Marco Jeitziner

Allora c’era ancora il marco tedesco e il centro culturale

bato perché alloggiamo solo a qualche chilometro. Prime due Berliner Pilsner. L’indomani è Kreuzberg. Tira vento fresco mentre scendiamo da Warschauer Strasse, superando la East Side Gallery e lo Spree. La sera rivedrò Paolo, ora che è sposato con una berlinese e ha due figli. Ci abbracciamo in mezzo all’incrocio, illuminato dalle insegne colorate degli spacci mediorientali. Abbiamo improvvisato, mi dice, come una rima baciata, come ai vecchi tempi.

Aprile 2001 Andiamo al Konrad Tönz, L’Olanda aveva autorizstorico bar con sola musica zato i matrimoni gay, in anni cinquanta-settanta, Jugoslavia un commando una delle più piccole saarrestava Milosevic nella le da ballo d’Europa. In sua villa, i Depeche Momolti bar di Berlino si può de pubblicavano “Dream fumare, in Ticino no. Il On”. Ah, già, c’erano ancosto della vita è increcora le torri gemelle a New dibilmente contenuto, in York. Nevicava, è il clima Ticino no. Mi diranno che continentale, dicevano. così hanno fatto restare la C’era l’aeroporto Tempelgente in città, in Ticino hof, famoso per il ponte mi pare sia il contrario. aereo per Berlino durante Arriva un’amica dal Ticino la guerra fredda. Poi cadde che è di casa, poi un suo in disuso e non si sapeva amico di Cannobio, che più che farne, ma oggi è un Panorama notturno del centro di Berlino (da wikipedia.org) guarda caso conosce Paolo. grande parco per lo svago.

In Ticino c’è sempre uno scalo che perde soldi. Nel 2001 Andremo da Giovanni e da Mimmo, saliti dalla Basilicata non c’era la Merkel, ma Schröder. In Ticino c’era la Masoni. per rifarsi una vita. Andremo in una tipica Stube tedesca, Abitavo a Schöneberg, a sud ovest della città, poco lontano crauti, stinco lesso e una Schöfferhofer Weizen. Faremo il da dove, venticinque anni prima, avevano vissuto Bowie giro di second hand di qualità, chissà perché inesistenti in e Iggy Pop. Una volta il quartiere era una città a sé stante, Ticino. Carmen la spagnola vive a Berlino dal 1985, facciapoi venne inglobata nella “grande Berlino” e divenne set- mo un brunch al Gorky Park, poi a Mauerpark e al karaoke tore di occupazione americana. La “grande Lugano” non domenicale che è uno splendore di umanità. Gireremo la esisteva e il Ticino non è ancora una grande città. Vivevo metropoli in bicicletta, in Ticino è impossibile, a Lugano è da un berlinese poco loquace, poco tollerante, perché s’era un suicidio. Dal Landwehrkanal al Tiergarten, dal Volkspark rovinato i timpani con la musica techno. Studiavo sulla di Friedrichshain all’Holtzmarkt sullo Spree, che non è Kolonnenstrasse, dove conobbi Paolo, della provincia di una baraccopoli di legno ma è un progetto di recupero Treviso, finito quassù, come me, per le vicende della vita. ecologico della sponda del fiume. Dopo un currywurst ci Mi chiamava il “poeta minore”, lui invece era il viveur (o il attende l’impensabile, un ritorno “latino”: treno bloccato a vitellone di turno). Frequentammo parchi, bar, club assurdi, Ostkreuz, niente S-Bahn, due inglesi panicano, panichiamo Biergarten, stazioni, sotterranee, strade, marciapiedi, negozi, anche noi. Scendiamo a Treptower Park, neanche un taxi e tedeschi e tanti stranieri. Diventammo grandi amici. Era- rischiamo il volo. Un buon berlinese ci aiuta e ci consiglia, vamo molto più giovani, avevamo venticinque anni e una finché assaltiamo un tassì con due spagnoli, ma il turco è più inflessibile di un tedesco, non sgarra sui sessanta all’ora vera città tutta da scoprire. mentre gli altri tassisti ci superano. È surreale! Arriviamo in tempo, corriamo, tolgo l’anello ma non devo, però suona Maggio 2015 Il volo è turbolento. La mia compagna non ama volare e il cercametalli, finché all’imbarco c’è... una fila pazzesca! questa volta nemmeno io. È notte, il tassista turco è sgar- Tutto per nulla. Il bagaglio a mano? Ovviamente nella stiva. occupato “Tacheless” sulla Oranienburger Strasse, nel Mitte. Oggi è vuoto, in attesa di demolizione, preda della speculazione edilizia. Anche Berlino, in un certo senso, sta diventando simile a Lugano (meno vero il contrario).

Da noi c’è sempre il franco svizzero, ma il centro culturale “Il Molino” rischia di sgomberare per l’ennesima volta...

Mundus 7

La lettura infinita Un recente intervento di Thomas Römer alla RSI ci offre lo spunto per una riflessione sulla Bibbia e la sua interpretazione di Carlo Baggi

La

Kronos 8

trasmissione radiofonica della RSI Laser ha proposto, La tradizione ebraica chiama così Miqra (Lettura) ciò che noi qualche tempo fa, un’intervista a Thomas Römer, esegeta, chiamiamo “Scrittura”. A questo punto, la nostra sensibilità biblista e storico della Bibbia ebraica. Il tema era: “La nascita occidentale potrebbe chiedersi che fine fa il testo scritto e di Dio: la Bibbia e la storia, la storia della Bibbia”. L’ospite ha quale certezza possa mai esprimere un libro che si presta a avuto modo, in chiusura, di accennare alla “lettura infinita” una “lettura infinita”. La risposta sta, come sempre in quedel testo biblico che la tradizione ebraica ha sviluppato nel sta materia, nella domanda; perché la Torà è uno specchio corso dei secoli. Il termine è comuche riflette l’uomo che le si accosta. nemente usato dagli esegeti della Essa tuttavia gli rivolge tre moniti: Torà per indicare gli esiti di quel il primo è di formarsi un’opinione particolare metodo interpretativo. diffidando dell’immagine primaria, L’argomento è importante perché che la natura soggettiva tende a quel tipo di approccio contribuisce scorgere. Il secondo monito è di a generare un modo di pensare che considerare che il Testo è “disceso” “non è un procedimento secondario dai cieli, ossia comprendere che confinato al campo della «religione» o esso è reso intellegibile all’uomo 1 del «rito»…” , ma che è in grado di mediante un linguaggio gravido di antropomorfismi e richiami storici. liberare potenti antidoti esistenziali Il terzo avvertimento è di attravere spirituali sempre più necessari sare quel mare non “in solitaria” ma per il nostro tempo. Quell’esegesi, in compagnia. Il dialogo con l’altro assolutamente originale, si è gioè indispensabile non per trovare vata delle peculiarità della lingua un compromesso religioso, ma per ebraica, che si articola in parole instaurare una pluralità di letture composte perlopiù di radici trie opinioni sul significato dell’esiconsonantiche. Ciò permette di stenza. Esercizio che stimola il comattribuire a parole formate dalla Il biblista Thomas Römer (da unil.ch) mento, sviluppa il discernimento medesima radice una sorta di associabilità, anche se esprimono un significato differente con la evitando la tentazione di limitarsi a spiegazioni unilaterali vocalizzazione nel momento della lettura2. Una caratteristica e definitive7. che, pur comune ad altre lingue semitiche, ha sviluppato Il Salmo afferma: “Una cosa ha detto Dio: due ne ho udite; è nell’ebraismo quel metodo di interpretazione che costituisce, questa la potenza di Dio”8. Questo modo di riflettere può diappunto, la lettura infinita (quindi mai definitiva) del testo venire uno strumento per comprendere che lo scopo non è biblico e che Emmanuel Lévinas chiama anche “ermeneutica ingessare nel tempo una verità; ma piuttosto dilatare la stessa, della sollecitazione”3. Un esempio chiarirà l’assunto. per vivificarla e per renderla sempre attuale nei tempi. La “lettura infinita” rivela, in definitiva, che l’umanità è come una lunga parola e che il suo significato dipende dal senso Tre moniti Il Libro dell’Esodo narra che Mosè ricevette dall’Eterno le che gli uomini le attribuiscono, giorno dopo giorno.

Tavole della testimonianza4 e riferisce: “Le tavole erano opera di Dio e la scrittura era scrittura di Dio scolpita sulle tavole”.

La Mishnah5 invita a non leggere CHaRuT (scolpita), ma note 1 D.Banon, op. cit. pag.256.

CHeRuT (libertà); in altri termini l’interpretazione rivela 2 Anticamente le vocali proprie di ogni parola erano trasmesse con che la scrittura dell’Eterno non era “scolpita” sulle tavole, l’insegnamento orale. Solo dal VII d.C. si aggiunse un sistema di ma era “libertà” sulle tavole. Concetto fondamentale, che puntazione anche per la lettura vocalica. certifica l’impossibilità di una visione univoca e statica del 3 David Banon, La Lettura infinita, pag.22, Jaca Book 2009.

4 Esodo: 32:16 testo biblico; affermato anche da un altro insegnamento 5 che osserva come la Torà abbia “settanta volti”. Per questo 6 Mishnah Avot 6,2.

D.Banon, op. cit. pagg. 38, 39 “leggere la Bibbia significa aprire lo scritto che, in quanto tale, è 7 Su questo argomento: Marc-Alain Ouaknin, La “lettura infinita”, chiuso su se stesso alle domande della voce; significa scuotere le pagg.111-123, ECIG, 1998 strutture rigide del testo introducendovi il soffio della parola…”6. 8 Salmi 62:11

Letture Inutili eccessi di Daniele Bernardi

La stampa di lingua italiana, in generale, ha accolto con toni entusiastici la pubblicazione di Anima, il secondo romanzo di Wajdi Mouawad. Una sola la voce fuori dal coro: quella di Goffredo Fofi che, brevemente, in un trafiletto apparso su “Internazionale”, ha messo in discussione l’operazione dell’autore di origine libanese. Prima di parlare del libro però, è bene soffermarsi un poco sulla figura di Mouawad. Artista poliedrico appartenente soprattutto al mondo del teatro, questo singolare autore-attore è una delle figure di spicco della drammaturgia francofona contemporanea (egli risiede in Canada da molti anni). Tra le sue creazioni va certamente ricordata Incendies, la sconvolgente pièce teatrale da cui è stata tratta la sceneggiatura del film La donna che canta, di Denis Villeneuve.

Probabilmente è per queste ragioni che l’aspettativa nei confronti del nuovo romanzo è piuttosto alta. Eppure, terminato il corposo volume, temo si debba dare ragione alle rimostranze di Fofi. Quest’ultimo scrive che, leggendo, “si è da un lato spaventati da quel

che ci viene narrato e dall’altro come esasperati (...) da una ricerca di originalità che non sappiamo quanto sia sincera”. Se da un lato non si può non credere all’onestà intellettuale di Mouawad, dall’altro è anche vero che, dopo essere usciti da quel bagno di sangue che è Anima, le parole di Fofi suonano sensate. La struttura del libro (molto elogiata e certamente originale), in cui si vede narrata la cruenta vicenda dal punto di vista di svariati animali, è solo apparentemente poetica. In essa c’è anche qualcosa di vagamente posticcio. L’epopea del protagonista (un palestinese scampato giovanissimo al massacro di Chabra e Shatila che, una sera, tornato a casa, trova la moglie brutalmente uccisa) per certi versi risulta artificiosa e non priva di compiacimenti. Narrare l’orrore è importante e per riuscire farlo occorrono attenzione e urgenza. I barocchismi della prosa di Mouawad non fanno che sovraccaricare di eccesso un eccesso a cui non si dovrebbe aggiungere nulla – o almeno così sembra leggendo la traduzione dell’opera.

Anima di Wajdi Mouawad Fazi Editore, 2015

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Ritirare i pacchi presso le stazioni di servizio: la Posta è anche questo.

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Vitae 10

16 anni ho lasciato Bombay, la mia amata città, per studiare economia e teatro a New York. Per mantenermi lavoravo al ristorante I Tre Merli gestito da una famiglia genovese, persone bellissime che facevano una cucina spettacolare, e lì è iniziato il flirt con la ristorazione. Da allora non ho mai smesso di cucinare, a casa mia c’è sempre cibo per tutti… è un modo di offrire la mia energia. Il mio primo periodo in Ticino è stato bello. Studiavo in un college internazionale e frequentando gli amici ho iniziato a parlare italiano.

Poi, dopo la laurea, ho trascorso sei mesi a Tokyo dove ho lavorato come modella e ho avuto così la fortuna di imparare il giapponese. Il legame con gli amici del Ticino era rimasto e mi ha riportata a Lugano. Ma ero ancora giovane e l’India e New York mi mancavano… Tornata in India ho scritto a una grande regista e lei mi rispose dicendomi che il casting era chiuso ma che mi avrebbe affidato un piccolo ruolo. E qui inizia un’altro capitolo della mia vita, la storia d’amore con il cinema. Ho recitato in molti film per poi scoprire che il mondo della produzione era più interessante. Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi facendo di tutto, giravo moltissimo, seguivo le produzioni assieme a mia figlia. Ma, la mia vita è composta da tanti capitoli diversi…

I miei genitori erano produttori di seta e nel loro negozio di Bombay ho aperto il primo internet café della città, il Shiva Café. Poi, un po’ per caso o forse per destino, quindici anni fa sono tornata in Ticino e sono rimasta qui tornando al mio primo amore, il mondo della ristorazione. Un grazie speciale lo devo a Nicoletta Arigoni che mi ha accolta nel Bar Tra offrendomi di portare la mia cucina nel suo giardino.

Ricordo ancora la corsa per recuperare le padelle necessarie dalla signora che faceva i kebab e dagli altri vicini! Prima che nascesse la mia seconda figlia organizzavo anche i Full Moon Party con cibo etnico nell’osteria di mio marito in Malcantone. Ho conseguito l’attestato federale di cuoca e il mio percorso mi ha riportata al college di Lugano dove avevo studiato da ragazza e dove oggi mi occupo di pre-

parare i menu internazionali per gli studenti che giungono da oltre 72 paesi. Amo far viaggiare i ragazzi attraverso i sapori, per loro preparo cibo autentico con piatti di tutto il mondo: è il mio modo di educarli alla vita, alla libertà e all’apertura mentale. L’anno scorso, uno studente dell’Arabia Saudita mi ha scritto una cosa che non dimenticherò mai: “Grazie per avermi nutrito per tutti questi anni e per aver portato il cibo della mensa universitaria ai più alti livelli culinari possibili”. Durante la scorsa pausa estiva del College, sono partita per andare a lavorare nel ristorante di una mia cara amica. Sono partita il 1. di luglio e il giorno dopo ero già ai fornelli. Le mie mani devono essere sempre occupate, è nella mia indole: mi alzo la mattina presto e inizio a danzare tra le padelle, lavoro fino a dodici ore al giorno… La sera do un bacio alle mie figlie, magari sfoglio uno dei libri di cucina della mia collezione e crollo nel sonno.

Grazie a quest’energia che mi viene da dentro ogni volta che la mia vita è caduta in pezzi sono sempre riuscita a ripartire e a rimettere tutto in piedi. Per questo non ho paura di niente. In Ticino ho avuto l’occasione di condividere il mio amore per la cucina occupandomi di catering per molti eventi, come invitata alla trasmissione della RSI Piattoforte e tenendo diversi corsi. Cinema e cibo sono le mie passioni, due amori che mi hanno resa libera di muovermi per il mondo. Ho vissuto intensamente, ho imparato infinite ricette, parlo svariate lingue e ho avuto due splendide figlie. A Lugano vivo bene e ho tante amicizie preziose, ma mi mancano le cose che trovi solo nelle grandi città, come quei piccoli ristoranti etnici che offrono cibo abbordabile, autentico, in cui assapori l’anima di chi lo ha cucinato. Ci tengo, infine, a ringraziare tutti coloro che in Ticino mi hanno dato la possibilità di cucinare per loro, dall’Hotel Monte Verità di Ascona all’Hotel Eden di Lugano fino ai diversi Festival culturali!

PURNIMA RAjU CASSINA Cosmopolita, originaria di Bombay, ha lavorato nel cinema senza rinunciare alla sua professione di cuoca

testimonianza raccolta da Keri Gonzato fotografia ©Flavia Leuenberger

Cardiocentro Ticino

Una faccenda di cUore a cura della Redazione; fotografie ©Matteo Fieni

Con l’introduzione della cosiddetta “sala ibrida”, un’avveniristica dotazione che realizza l’incontro tra cardiologia interventistica e cardiochirurgia, il Cardiocentro di Lugano si conferma uno dei centri di eccellenza europei per la cura e il trattamento delle malattie cardiovascolari. Un ulteriore passo in avanti anche per il paziente, che può contare su una maggiore sicurezza e su interventi sempre meno invasivi

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econdo il vocabolario, ibrido è l’aggettivo che definisce animale o pianta nati dall’incrocio di specie affini o di razze diverse della stessa specie. Che razza di ambiente è, dunque, la nuova sala ibrida del Cardiocentro Ticino? È certamente una sala operatoria, appunto, ma non solo: è sala di cateterismo ma è al contempo anche un raffinato laboratorio diagnostico.

Sintetizza quindi tutte queste funzioni, ma è anche qualcosa in più rispetto alla semplice somma delle parti: è un nuovo luogo, un ibrido, appunto. Per il non specialista che si trovasse a visitarla la sensazione è quella di trovarsi nel futuro, nella plancia dell’Enterprise, e non c’è dubbio che sia questa l’evoluzione del “teatro operatorio”. Quanta strada dal tavolaccio in legno che per secoli ha accolto i pazienti, già prima dell’introduzione della narcosi e delle procedure antisettiche di Lister.

Efficienza e razionalizzazione La sala ibrida è a tutti gli effetti una sala operatoria completa, che corrisponde pienamente ai criteri riconosciuti di dotazioni e sterilità; ma in questa sala sono state integrate, al loro massimo sviluppo tecnologico, attrezzature che permettono di eseguire indagini diagnostiche e interventi endovascolari. In una moderna sala operatoria ibrida, si può eseguire senza alcun compromesso un intervento ad alta tecnologia come una operazione a cuore aperto e al tempo stesso, sul medesimo paziente, può essere eseguita una procedura diagnostica o interventistica, con la stessa precisione con cui viene normalmente eseguita in un laboratorio di cateterismo cardiaco o in una sala di angiografia dedicata. In altre parole, in essa i medici del prestigioso Cardiocentro ticinese hanno la possibilità di eseguire procedure già note con un elevatissimo livello di precisione e accuratezza. Inoltre, la presenza contestuale di diversi specialisti favorisce un’aumentata sicurezza per il paziente, grazie anche alla razionalizzazione degli interventi e al conseguente risparmio di tempo e risorse. Non è poco…

Un nuovo concetto per un nuovo paziente La cardiologia e la cardiochirurgia sono due ambiti della medicina che hanno avuto uno sviluppo straordinario nel corso degli ultimi decenni. Dai primi interventi di bypass alla fine degli anni sessanta il progresso è stato infatti impressionante, sia grazie alla costante implementazione di nuove e sempre più sofisticate tecnologie, in particolare di quelle informatiche legate all’imaging e alla diagnostica medica, sia in ambito farmacologico. Dal punto di vista del Cardiocentro Ticino è indispensabile porre soprattutto in evidenza l’importante evoluzione dell’approccio endovascolare in cardiologia e in chirurgia vascolare. La possibilità di intervenire per via endovascolare, dapprima nella patologia coronarica e oggi sempre più spesso anche nel trattamento di patologie valvolari, e non solo, è stata colta e incoraggiata in considerazione di un altro importante fenomeno con il quale siamo chia-

mati oggi a confrontarci, vale a dire la trasformazione del paziente. L’invecchiamento della popolazione, infatti, pone sempre più spesso i medici di fronte a pazienti con un profilo di rischio più elevato, dovuto alla presenza di importanti patologie associate e al grado più avanzato della patologia cardiaca o vascolare. Al fine di rendere meno gravose e meno rischiose le operazioni in questo tipo di pazienti, sono state sviluppate tecniche a ridotta invasività che permettono di risolvere il problema del malato con un rischio minore. Tra queste metodiche possiamo citare l’impianto di protesi valvolare aortica per via percutanea

sopra: team di cardiologia, di cardiochirurgia e di cardioanestesia durante un intervento in sala ibrida; sotto: sistema di “cardiac imaging” in sala ibrida; in apertura: equipe di sala operatoria in fase di preparazione

femorale o transapicale, l’impianto di clip mitralica per via percutanea venosa femorale, l’impianto di endoprotesi in aorta per via femorale chirurgica per il trattamento degli aneurismi, la chiusura di difetti interatriali per via transcatetere mediante impianto di occlusori a ombrello, l’impianto di protesi valvolare aortica o mitralica per via mini-invasiva chirurgica, la correzione delle aritmie cardiache per cateterismo transfemorale. Queste metodiche si pongono in un certo senso in un’area di intersezione tra le competenze storicamente assegnate al chirurgo e quelle più specificamente afferenti alla cardiologia interventisti- (...)

Team di cardiologi e di cardiochirurghi in preparazione nella sala ibrida

ca. Un ambito sempre più vasto di procedure che possono essere eseguite al meglio solo in un contesto specifico, in un luogo ad hoc. E questo luogo è proprio la sala ibrida.

Approccio multidisciplinare La sala ibrida offre anche la concreta possibilità di riunire intorno al paziente diversi specialisti (chirurghi, cardiologi, anestesisti, angiologi, radiologi) che intervengono con un

approccio multidisciplinare e coordinato. Tale approccio rappresenta una condizione ineludibile per un corretto funzionamento di una struttura del genere. In questa prospettiva, l’organizzazione e il coordinamento delle diverse competenze divengono aspetti importantissimi, perché essi hanno un impatto evidente sulla sicurezza del paziente. Ecco allora che, tra procedure di cardiologia interventistica e procedure cardiochirurgiche, il denominatore comune è rap-

Blocco operatorio 1

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Matteo Fieni Nato nel 1976, dopo un soggiorno in Australia (1997) si diploma all’Istituto Europeo di Design di Milano dove studia fotografia. Inizia la sua carriera artistica con alcuni lavori presentati al festival off di Image “Argos Project” (Vevey, 2000) e con diverse performances presso la Fabbrica tra cui figura l’esposizione “Realtà Rivelata” (Losone, 2003). Dal 2010 si sta occupando del progetto progressivo “Ritratti Metropolitani” (www.ritrattimetropolitani.ch) premiato al concorso Metrocubo (Ancona, 2012). Il suo editoriale “Good morning, Lugano” ha ricevuto lo Swiss Photo Award (Zürich, 2013).

Vive e lavora a Lugano presso la Opening da lui fondata nel 2003 (www.opening.ch).

presentato dalla presenza imprescindibile dell’anestesista. La sala ibrida del Cardiocentro Ticino offre lo stesso ambiente protetto della sala operatoria, un ambiente dove cardiologi, cardiochirurghi e cardioanestesisti si muovono a loro agio anche dal punto di vista ergonomico. D’altra parte, essa è di fatto una sala operatoria moderna, tecnologicamente equipaggiata per consentire al chirurgo o al cardiologo interventista di vedere e operare senza aprire, o aprendo

il meno possibile. Una struttura innovativa che oltre a indicarci quelli che saranno gli sviluppi futuri di questa branca della medicina, porterà miglioramenti sia alla qualità della cura sia alla sicurezza del paziente.

Ringraziamenti Si ringrazia la signora Moira Turini, Responsabile comunicazione del Cardiocentro Ticino, per la cortese collaborazione.

La domanda della settimana

Il fatto di avere degli animali domestici vi ha imposto o vi impone delle limitazioni nella scelta delle vacanze?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 30 luglio. I risultati appariranno sul numero 32 di Ticinosette.

Al quesito “Soprattutto nei mesi estivi, fate un regolare controllo della pressione del sangue?” avete risposto:

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Astri ariete Momento magico tra il 26 e il 31.

Fase ricca di grandi opportunità e di energia vitale. Non strafate ma canalizzatevi verso obiettivi determinati.

toro Tra il 29 e il 30 luglio potreste conoscere una persona in grado di scuotervi dal profondo. Spese voluttuarie.

Cambiamenti per la terza decade.

gemelli Il mese di luglio si chiude in bellezza.

Vita sociale in fermento. Con l’arrivo di Venere non ve la sentite proprio più di impegnarvi in questioni lavorative.

cancro Il 30 luglio giornata complessa: Marte e Luna in opposizione. È giunto il momento delle grandi sfide. Affrontate i nemici a viso aperto. Non aspettate!

leone Energia a palate. Opportunità. Andate dritti verso i vostri obiettivi senza farvi rallentare da ricordi o rimpianti.

Atmosfere sensuali tra il 27 e il 29.

vergine Questa estate si tinge di rosa. Belli, romantici e seducenti. Particolarmente fortunati in riva al mare. Avventure extraconiugali. Bene tra il 29 e il 30 luglio.

bilancia Il transito di Marte sta per finire. Presto potrete liberarvi dall’abbraccio del guerriero astrale e iniziare a riposarvi.

Puntate ai vostri obiettivi.

scorpione Cambiamenti professionali per tutti quelli che si sentono insoddisfatti della strada finora intrapresa. Venere favorevole. Incontri e flirts tra il 29 e il 30.

sagittario Con Giove in transito in Leone fortuna e successo alle porte. Grazie a Urano potranno realizzarsi i progetti più innovativi. Attenzione alla dieta.

capricorno Tra il 27 e il 28 la amplificherà ogni emozione. I nati nella prima decade saranno beneficiati dall’arrivo di Venere nella loro casa solare. Flirts.

acquario Non si tratta solo di cercare il successo; se cercate la giusta soddisfazione dovete rivolgere l’attenzione alle richieste provenienti dalla vostra anima.

pesci Scarso interesse per le questioni professionali. Nuove amicizie all’interno del proprio ambiente di lavoro. Molto bene tra il 29 e il 30 luglio.

Gioca e vinci con Ticinosette 1

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 32

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 30 luglio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 28 luglio a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. Leva, naia • 2. Ideatore • 3. Son ghiotti di miele • 4. L’ha buono chi ha fiuto • 5. Colonna sepolcrale • 6. Dittongo in Coira • 7. Robert, regista cinematografico • 8. La capitale greca • 12. Feticcio indiano • 14. Lo spinto del sarto • 18. Cozzò contro un iceberg • 20. Il Sodio del chimico • 21. Compie atti di guerriglia • 24. Grosse vene • 26. Armi belliche • 29.

Due romani • 30. Pulita, nettata • 31. Rimanenza • 33. Il dio egizio del sole • 35. La dea della discordia • 37. Pari in città • 41. Cattive • 42. Rogo • 44. Egregio sulla busta • 45. Il nome della poetessa Negri • 47.

Consonanti in Teseo • 48. La fine di Belfagor • 49. Le iniziali di Montanelli.

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Orizzontali 1. Desolata, scoraggiata • 9. Sbagliati • 10. Calche, folle • 11. Idonee • 13. Malattia contagiosa • 15. Mio a Losanna • 16. Pari in vinto • 17. Una stagione • 19. Area circoscritta • 22. Articolo tedesco • 23. Furiosa • 25. Millecento romani • 27. Il dittongo del poeta • 28. Gara per centauri • 31. Membrana oculare • 32. Il nome della Papas • 34. Il nome di Graziani • 36. Pavimentato, ammattonato • 38. È simile al frac • 39. Un graduato (abbr.) • 40. Sono ottime anche quelle salmonate • 42. Mezza paga • 43. Assicurazione Invalidità • 44. Spagna e Italia • 46.

Di mentalità antiquata (pl.) • 50. Giardino d’inverno • 51. Assicurazione Militare.

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Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

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La soluzione del Concorso apparso il 10 luglio è: MACINATO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Cristina Marocco 6605 Locarno Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

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SPINAS CIVIL VOICES

Accogliete una famiglia africana nella cerchia dei vostri parenti.

Nominando Helvetas nel vostro testamento, accogliete persone povere e svantaggiate tra i vostri eredi. Il vostro legato lascia qualcosa di molto prezioso: lâ&#x20AC;&#x2122;opportunitĂ di condurre una vita autodeterminata, dignitosa e sicura. Siamo volentieri a disposizione per una consulenza: www.helvetas.ch/lasciti