№ 33 del 14 agosto 2015 · con Teleradio dal 16 al 22 agosto
OLTRE I CONFINI
In viaggio dal Lago Maggiore a Lugano. Tra anacronismi, stazioni fantasma e un paesaggio sempre meno da cartolina
Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–
Concorso. La foto del mese
Pubblichiamo la settima immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori per il 2015. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane...
Il sogno (aurora boreale) di Francesco De Cecchi
Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso del 2015 i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. Abbiamo definito quattro tematiche sulle quali potete sbizzarrirvi: “la memoria”, “il sogno”, “il corpo”,
“l’acqua”. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.
Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata l’ottava immagine selezionata e alla fine del 2015 le migliori saranno raccolte in un reportage. Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi.
Ticinosette allegato settimanale N° 33 del 14.08.2015
Impressum
Marco Jeitziner ..................................
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duccio canestrini ...............................................
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Matteo Gerber e Francesco della santa .........................
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Agorà Sicurezza pubblica. Bavaglio iberico Mundus Vino. Il rosso della vita Fumetto L’Ispettore Leoni
di
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Arti Mostre. Materia engadinese Tiratura controllata 67’470 copie
Vitae Sebalter
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steFania briccola ................................................
laura di corcia ...........................................................................
Chiusura redazionale Venerdì 7 agosto
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Reportage Milano in Galleria
di
roberto roveda; Foto di siMone MenGani................
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Francesca riGotti; Foto di reza Khatir ...
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Svaghi ....................................................................................................................
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Tendenze Viaggiare. Da Ghiffa a Lugano
di
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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In copertina
Il Piano di Magadino Fotografia ©Reza Khatir
Il Re Leone: uno spettacolo per tutti Sino al prossimo 11 ottobre il musical della Disney The Lion King (Il Re Leone) è in programmazione al Musical Theater Basel. Oltre ottanta milioni di persone hanno seguito nei teatri di tutto il mondo questa opera d’arte di creatività a fantasia, fatta di esperienze visive entusiasmanti, maschere e costumi ricercati. Il tutto magistralmente miscelato da balli, ritmi africani e una colonna sonora di grande impatto che comprende vere hit come “Circle of Life“ e “Can You Feel the Love Tonight” di Elton John e Tim Rice. La Confederazione è il 20esimo paese a ospitare il musical, presentato in lingua inglese come originariamente creato a Broadway. E dal marzo scorso sono oltre 200mila gli appassionati che si sono recati a Basilea da tutta la Svizzera per godersi lo spettacolo. La regista Julie Taymor, tra le più interessanti direttrici teatrali e cinematografiche contemporanee, ha introdotto scenografie ed effetti poetici e innovativi (riproducendo giraffe, gazzelle al galoppo e uccelli della savana che volano), capaci di catturare la meraviglia di adulti e bambini. Per ulteriori informazioni potete visitare il sito del musical, thelionking.ch, oppure la pagina internet del Musical Theater Basel (in Feldbergstrasse 151, 4058 Basilea; musicaltheaterbasel.ch/theater).
Vinci i biglietti! Ticinosette in collaborazione con la FBM Communications AG di Zurigo mettono in palio 4 biglietti per una valore totale di oltre 500 franchi per assistere al musical teatrale The Lion King venerdì 11 settembre (inizio della spettacolo alle ore 19.30). Per vincere le entrate è sufficiente inviare un messaggio di posta elettronica all’indirizzo ticino7@cdt.ch (oggetto: “Re Leone”), indicando il vostro nome, cognome, indirizzo postale completo e un numero di telefono (fisso o cellulare) per contattarvi. Messaggi inviati ma privi o incompleti dei dati personali non verranno presi in considerazione. I primi 2 lettori che invieranno la mail riceveranno 2 biglietti omaggio ciascuno, da ritirare direttamente alla cassa del Musical Theater Basel la sera dello spettacolo. I biglietti-premio non includono la trasferta a Basilea. Pippo Pollina: i premiati Nell’ambito dei biglietti messi in palio su Ticinosette n. 31, il prossimo 22 agosto potranno assistere al concerto zurighese del cantautore Pippo Pollina: Raphael Rezzonico di Lachen (Svitto) e Beatrice MametSaladin di Brione s/Minusio. Complimenti ai velocissimi lettori e buon concerto! Cordialmente, la Redazione
Bavaglio iberico Spagna. La contestatissima legge sulla sicurezza cittadina del premier Rajoy è in vigore da luglio, ma potrebbe avere vita breve con le elezioni di novembre alle porte. Ma che cosa implica? E cosa ne pensano i cittadini spagnoli residenti in Ticino? di Marco Jeitziner
Il
Agorà 4
caso Grecia ha distolto l’attenzione di parte dell’opinione pubblica e della stampa da un’altra “faccenda” piuttosto importante: il diritto di manifestare pacificamente in Spagna. Il primo luglio 2015 resterà per sempre impresso nella mente di molti spagnoli: è la data di entrata in vigore della ley de seguridad ciudadana (legge sulla sicurezza cittadina) che interpella i diritti civili dei cittadini spagnoli. Di che cosa si tratta? La ley mordaza (legge bavaglio), come è stata definita dagli oppositori, è stata approvata dal Congresso soltanto grazie ai voti dei deputati di centro-destra del Partido Popular (PP) del primo ministro Mariano Rajoy. È stata presentata come una normativa sulla sicurezza, ma per molti è il sintomo di un nuovo “stato di polizia”. Ha generato ondate di caroselli dal 2013 a oggi, non solo da parte del movimento popolare degli Indignados esploso il 15 maggio 2011 (il famoso “15M”). Sono giustificate le critiche? Che cosa implicano i 55 articoli della legge? Sono proporzionate le sanzioni, che possono superare il mezzo milione di euro?
Politica svuotata? “L’esecutivo del premier Mariano Rajoy ha intenzione di approvare il disegno di legge, che con i suoi 55 articoli andrebbe a sostituire la precedente ley corcuera, voluta nel 1992 dall’allora governo socialista di Felipe González. Secondo il movimento degli Indignados, e non solo, si tratta di una evidente provocazione (…). Nella tipologia dei reati rientrano anche le manifestazioni non autorizzate, come la famosa «acampada» a Puerta del Sol del 15 maggio 2011, o quelle davanti al Congresso dei deputati, al Senato, ai parlamenti delle autonomie, ai tribunali o ad altri luoghi considerati «critici». Edifici pubblici che in questi anni di crisi sono stati spesso oggetto di protesta”, scriveva nel 2013 Silvia Ragusa1. Sulla scia della crisi finanziaria, coi suoi vari strascichi (dal record di disoccupazione nell’Eurozona ai licenziamenti più semplici, all’innalzamento dell’età pensionabile ecc.) e i suoi grovigli politici, gran parte del sanguigno popolo spagnolo ha inscenato numeroso proteste. Grazie a Democracia Real YA e numerosi altri piccoli movimenti si è scritto di una specie di “rivoluzione” contro la politica e i politici, dai quali sempre meno cittadini si sentono rappresentati. I prevedibili scontri con le forze di polizia del governo Rajoy furono mostrati dalle TV di tutto il mondo.
La ley mordaza è dunque l’ultimo capitolo di una lunga catena di decisioni controverse che gettano ulteriore benzina sul fuoco, tanto che la sinistra definirà la legge un “calcio in bocca alla democrazia”, “un attacco terribile ai diritti civili”. Qualcuno parlerà persino di un “nuovo franchismo” di oscura, indelebile memoria. Tra diritti e multe La “legge-bavaglio” fino al 2013 è stata modificata più volte, alleggerita qua e là, irrigidita altrove, ma violerebbe parecchi diritti costituzionali, elencati per esempio dal collega Fernando Garea2. Da qui il ricorso inoltrato degli oppositori che potrebbe arrivare fino alla Corte europea. Ciò fa ancora più riflettere se si considera che nel 2014 il massimo potere giudiziario spagnolo, il Consejo del Poder Judicial, ha definito3 molti suoi articoli “costituzionalmente dubbiosi”, basati su criteri “eccessivamente ampi”. Ma il Consejo è eletto in parte dagli stessi deputati che hanno approvato la legge e può esprimersi soltanto dopo le prime condanne. Scrive4 El Mundo che sono ben “44 le ragioni per cui qualcuno potrebbe essere sanzionato con multe che vanno da 100 euro fino a 600mila, a condizione che non sia un crimine”. La stampa riferisce di prime multe già a Madrid e a Valencia. Tra le quattro infrazioni “molto gravi” citiamo le “manifestazioni non comunicate o proibite davanti a infrastrutture critiche” (quelle essenziali come aeroporti, centrali energetiche ecc.), passibili di multe da 30mila a 600mila euro. Tra le 23 “gravi” vi è la “perturbazione della sicurezza cittadina con atti pubblici, spettacoli sportivi o culturali, solennità o uffici religiosi o altra riunione alla quale assistono numerose persone” (multe tra 600 euro e 30mila euro). Tra le 17 “lievi” figura “la celebrazione di manifestazioni senza comunicarle all’autorità, la cui responsabilità cadrà sugli organizzatori” (multe da 100 a 600 euro). Per molti queste restrizioni intendono impedire esattamente ciò che è successo nei luoghi pubblici dal 2011 ad oggi. Ma si va oltre. Basti citare il caso5 di una ragazza ad Alicante: dovrà pagare 600 euro di multa perché indossava una maglietta con l’acronimo inglese “A.C.A.B.” (All cops are bastards). La sua colpa è quella di aver mancato di rispetto alla polizia (articolo 37 della legge) o di seguire la moda? “Niente sarà come prima” La legge potrebbe tuttavia avere vita molto breve: il prossimo novembre ci sono le elezioni amministrative. Rajoy se la
dovrà vedere con Podemos e Ciudadanos, nuovi movimenti Saragoza. “A livello di libertà sociale, in più dopo tutti i tagli, “post-crisi”, “anti-politica”, “no-global” che godono di un non ti permette di protestare senza il consenso dei poteri che crescente consenso confermato alle comunali di maggio con hanno fatto i tagli. In pratica è un non-senso!”. la conquista di Barcellona, Madrid, Valencia, Saragoza. Le Paco Sanchez viene dall’Asturia, vive da oltre 40 anni a premesse di una “rivoluzione” ci sono tutte per l’editorialista Bellinzona dove fa il commerciante: “benché le intenzioni Guillermo Rodríguez: in maggio tuonava con un “niente del governo siano di prevenzione, si sa benissimo che il grande rischio è quello di andare oltre. Addirittura qualcuno mi ha scritto sarà più come prima”6. Interessanti le riflessioni7 del collega J. Jiménez Gálvez in che pensava fosse solo un’idea...”. Questa legge, sostiene Ivan Ureta, accademico di Bilbao merito a cinque punti fonma dal 2007 in Ticino dove damentali. Il primo: è vieè professore e ricercatore tata ogni agitazione davanti alla SUPSI, è un “ulteriore alla sede del Congresso, del consolidamento di un modello Senato, dei parlamenti aupolitico-istituzionale, econotonomi, anche se i politici mico, sociale e culturale in sono assenti. Greenpeace si profonda crisi (…)”, il quale chiede: “cos’è e cosa non è per“ratifica la tesi di allontaturbare la sicurezza cittadina” namento e isolamento della se ciò implicherà “l’arbitrio” Spagna dei circuiti diplomatici della polizia? Ciò sarebbe la europei e internazionali (…), conseguenza dell’invasione che era già stato praticato dal di migliaia di protestatari al precedente governo PP con José Congresso dei Deputati del María Aznar”. settembre 2012, quando ci Per Ricardo Fernández Sanfurono 64 feriti e 35 arresti. jurjo, galiziano di La CoMa un rappresentante di ruña, futuro consulente Rajoy autorizzerà di manifeassicurativo di Camorino, la stare contro di lui in un pelegge “è una burrada (asinata, riodo elettorale? Il secondo Manifestazione di “Indignados” a Madrid (da cronica21.org) ndr.) per accontentare il settore aspetto: il divieto di riprese più conservatore della destra (foto o video) della polizia “che possano mettere in pericolo la sicurezza personale o fami- spagnola, una risposta diretta alle manifestazioni del 15M. gliare degli agenti (...)”. In realtà sono sempre più diffuse nelle Certo è che in città come Barcellona e Madrid le manifestazioni reti sociali per denunciare abusi d’autorità e comprovare violente dell’estrema sinistra, come Okupa, sono in molti casi le condanne di agenti: i recenti fatti avvenuti negli Stati un problema ma sono una minoranza, mentre questa legge è Uniti a danno di cittadini neri dicono niente a nessuno? per tutti e non risolverà niente. Protestare è il minimo che si può Per Amnesty International “riprendere immagini della polizia, fare rispetto a una classe politica corrotta, a un’amministrazione cosa che già facevano giornalisti o persone con una fotocamera o disfunzionale, inefficace e clientelare”. un cellulare, ha aiutato a volte a diffondere informazioni sull’uso E in vista di novembre? Per Gracia Caballero “prima delle eccessivo della forza da parte della polizia”. Il terzo punto: prossime elezioni il Governo vuole evitare «casini»”, ma “se il PP aiutare chi viene sfrattato a causa della bolla immobiliare (di Rajoy, ndr.) vince la legge rimarrà e sicuramente attaccherà post-crisi è ora più complicato, perché si intralcerebbe l’e- tutte quelle leggi che ci hanno fatto arrivare a un livello di libersecuzione di atti amministrativi o giuridici da parte della tà tra i più moderni a livello mondiale”. Ivan Ureta mette in polizia. Quarto punto: viene punito chiunque salga in cima guardia: “non oserei sottovalutare la capacità organizzativa e di a edifici o monumenti qualora esista un pericolo per cose risposta di una cittadinanza che vede sempre più porte chiudersi o persone. “Sembra redatto apposta per proibire e perseguire le senza chiedere consensi”. “Si sa che la legge non durerà, che il azioni pubbliche che Greenpeace compie basandosi sul diritto prossimo governo la toglierà, anche perché il PP non governerà da della libertà di espressione” afferma l’Organizzazione non solo nella prossima legislatura” prevede Fernández Sanjurjo. governativa. Quinto aspetto: sempre secondo alcune ONG A deciderlo sarà il popolo spagnolo. la legge punisce anche la resistenza pacifica, come sedersi a terra, e la polizia potrebbe multare chiunque si opponga note 1 “Spagna, ddl contro gli Indignados. Le proteste: «Benvenuti nella all’ordine di sgomberare riunioni su suolo pubblico. Cittadini molto critici Abbiamo voluto tastare il polso ad alcuni spagnoli residenti in Ticino o che conoscono bene la nostra realtà. “Il vero motivo è quello di vietare la libertà del popolo spagnolo, da anni stufo di un presidente che nei suoi primi sei mesi non ha mai parlato (faceva tutto la vicepresidente) ma intanto tagliava nella pubblica istruzione, nella sanità, nei servizi sociali ecc.”, afferma Alberto Gracia Caballero, fisioterapista sportivo di
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dittatura»” (Il Fatto Quotidiano, 20.11.2013). “La «ley mordaza», la norma más protestada, entra hoy en vigor” (El País, 30.6.2015). “El Poder Judicial desmonta la ley de seguridad ciudadana por inconstitucional” (El País, 25.2.2014). “Las 44 conductas que se multan en la nueva «ley mordaza»” (El Mundo, 1.7.2015). http://kaosenlared.net (4.7.2015). “Nada volverá a ser igual” (Huffingtonpost, 25.5.2015). “Cinco cosas que la «ley mordaza» impide hacer” (El País, 1.7.2015).
Agorà 5
Il rosso della vita
Ancora per pochi giorni a Verona si celebra il vino con gli occhi dell’arte. Una mostra che mette in risalto il valore sociale di una bevanda che per molti è diventata, purtroppo, solo sinonino di sbronze veloci e colossali di Duccio Canestrini
Il vostro prodotto convince certamente anche online …
“Una società di uomini astemi deve essere più fredda, più pensatrice, più prudente, ma anche più egoista e diffidente di un’altra che incorona di pampini i suoi colli”. Così scriveva nel 1880 il grande antropologo Paolo Mantegazza nella sua eruditissima Fisiologia del piacere. E così spalancava le porte a un’antropologia e a una sociologia del bere vino, spesso trascurata oggidì, a fronte di uno storytelling (che in italiano si potrebbe chiamare “affabulazione”) pervasivo, forse eccessivo.
Psichedelia rossa Il vino tira. Il vino è chic. Il vino è cultura e politica del territorio. Il vino, soprattutto, alimenta un’economia formidabile. Sicché parlarne oggi significa toccare molte dimensioni: geografica per quanto riguarda la produzione in zone vocate, sociologica per gli aspetti di consumo. Non dimentichiamolo, se il vino da molto tempo (gli esperti dicono da otto millenni) riscuote tanto successo è perché è una bevanda psichedelica, in senso etimologico: manifesta l’anima. Non solo: libera il pensiero dalle convenzioni sociali e rimuove le inibizioni. Dai mitici tempi di Noè l’uomo celebra il succo d’uva fermentato, proprio perché avvicina alla dimensione filosofica della vita e allevia gli affanni della quotidianità. In vino veritas, dicevano i latini, e così la pensava anche Platone, a differenza di Aristotele secondo cui l’ebbrezza “snatura” e corrompe l’uomo. Un’idea più vicina al modo di considerare il vino, e di evitarlo, da parte dei musulmani. Superare i nostri confini Per i greci la libagione non era soltanto un dopocena alcolico. Libare è compiere un piccolo sacrificio in onore del dio Dioniso, ringraziandolo di aver concesso ad homo sapiens il gusto per la fermentazione e il “know how” (diremmo oggi) della vinificazione. Dioniso è un dio ambiguo, ingannevole. Un eroe civilizzatore, certo, da cui guardarsi tuttavia. Per l’Euripide autore delle Baccanti è al contempo terribile e gentile. Uno che attraversa i confini, anche quelli sessuali, poiché propizia i transiti tra indigeno e forestiero, tra il mondo naturale e quello culturale, tra il maschile e il femminile. Il che forse spiega come mai a Carnevale c’è sempre qualche uomo ubriaco che si aggira, straparlando, travestito da donna...
Il lato oscuro del bere Dal punto di vista antropologico, lo “sballo” alcolico ha un significato di trascendenza non trascurabile, affine a quello indotto da diverse sostanze psicoattive usate tradizionalmente da popoli di interesse etnografico. Oggi il cosiddetto binge drinking è praticato soprattutto il sabato sera da giovani occidentali stressati, emarginati o scontenti della propria vita, in recupero compulsivo. Trangugiare velocemente (qualsiasi alcolico) per ubriacarsi prima possibile è lontano da una cultura del vino, che fatica ad affermarsi fuori della cerchia di esperti enologi e sommelier. Ma del resto ogni società deve fare i conti con la sua dark side, con l’eccesso, vale a dire con la nostra parte irrazionale. Il vino è arte (in mostra) Tutto ciò premesso, per chi ha avuto occasione di visitare l’esposizione veronese “Arte e vino”, al Palazzo della Gran Guardia (affrettatevi, ne vale la pena, si chiuderà il prossimo 16 agosto: mostraarteevino.it), queste tematiche sono state una gioia per gli occhi: 184 capolavori da oltre 90 tra grandi musei e collezioni italiane e straniere. Qualche esempio? Anonimo, ma indimenticabile, è un piccolo quadro del cinquecento intitolato Cristo vendemmiatore nell’atto di pigiare l’uva: ecco dunque Gesù dentro un tino colmo d’uva, che viene torchiato dal Padre Celeste per mezzo della croce che porta sulle spalle. Dal costato e dalle stimmate gli zampillano rivoli di sangue santo, che finisce in un recipiente sorretto da due angeli coppieri. Si tratta di una rappresentazione allegorica del sacrificio eucaristico, che si riallaccia a una iconografia pagana. Bacco con quattro uomini anziani è stato dipinto invece da Pietro Muttoni nella metà del seicento: palpeggiato da quattro ingordi vecchi, dal suo petto/mammelle sprizza allegramente del vino. Ah, libertà dell’arte!
Pietro Mattoni detto Pietro Vecchia, Bacco con quattro uomini anziani, 1650 ca., olio su tela, Vicenza, Banca Popolare di Vicenza (particolare)
… ma con dei campioni di merce è ancora più facile essere convincenti.
Offrire delle esperienze coinvolgenti. La Posta è anche questo. L’effetto fa la differenza: i messaggi sono più convincenti se si sollecitano i sensi con un campione di merce. Inviatelo con la lettera e avvaletevi delle opportunità straordinarie che offre. Maggiori informazioni sul sito posta.ch/promopost
Episodio 5 : à la guerre comme à la guerre
Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa
RINCHIUDETEMI SUBITOOO!!!
RINCHIUDETEMI
MA INSOMMA!! CHE DIAVOLO LE SUCCEDE TENENTE
BAUER!!
L-LEONI! Chiamate l'ispettore Leoni!
continua...
Materia engadinese Dal 21 al 30 agosto la regione grigionese si trasformerà in una galleria d’arte. Ospite di questa nuova edizione del “St. Moritz Art Masters” la scuola italiana del secolo scorso di Stefania Briccola
Anche questo agosto gli amici engadinesi ospiteranno il
“St. Moritz Art Masters” (stmoritzartmasters.com), evento che nell’edizione 2015 indaga nelle migliori espressioni della creatività italiana del ventesimo secolo. L’evento ideato da Monty Shadow si tiene in più sedi (dal 21 al 30 agosto), e abbraccia un periodo ampio che va dal futurismo all’astrazione, dallo spazialismo all’arte concreta per concentrarsi sugli anni sessanta e settanta e giungere fino alle più recenti istanze del contemporaneo. L’Engadina vanta un rapporto privilegiato con gli artisti e i collezionisti: con i suoi paesaggi maestosi ha fatto da scenario ai dipinti di Giovanni Segantini, che a Sankt Moritz ha il suo museo, ha ispirato Nietzsche che tra le vette e i laghetti sembrò avere trovato la terra promessa e incontrò Zarathustra. Per non parlare di Wagner, Hesse, Mann, Strauss e Proust.
cruciali dell’arte italiana del dopoguerra con opere rappresentative come i Concetti spaziali, dai tagli incisi su tele monocrome, e gli Achromes caratterizzati da nuovi materiali e da un’ossessione per il bianco. Al museo Chesa Planta di Samedan, antica residenza patrizia engadinese, c’è la mostra presentata da Robilant e Voena e curata da Francesca Pola su tre artisti chiave della rinascita italiana che hanno avuto un ruolo di primo piano negli anni sessanta; Paolo Scheggi, Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani. Una selezione di lavori dirompenti per innovazione, pur nella consapevolezza di una continuità storica, viene messa di fronte a singole opere di Lucio Fontana e Alberto Burri.
Alla ricerca della materia A St. Moritz la retrospettiva su Aldo Mondino, alla galleria Robilant e Voena, e la personale di Salvo, alla chiesa francese, illustrano altre imOspite: l’Italia portanti stagioni della scena italiana. Ogni anno in questo Eden custodito Mentre la galleria Gmurzynska predalle montagne approdano colleziosenta una mostra sulla ceramica di nisti da tutto il mondo. Se prima l’arWilfredo Lam. Non manca uno sguarte contemporanea si poteva scorgere do al fashion system al Kempinski Giovanni Gastel, Untiled al chiuso degli appartamenti e delle con la personale di Giovanni Gastel, (Metamorfosi Margaryta) suite – celebre quello di Gunter Sachs maestro della fotografia che ha fatto al Badrutt’s Palace di St. Moritz in cui della moda un pretesto adorato, e solo alle pareti del bagno c’erano dei Lichtenstein –, oggi una selezione di scatti che vanno dagli anni ottanta ad oggi. si mostra agli occhi di tutti in gallerie e sedi istituzionali Questo giocoso affabulatore dello sguardo è in buona con esposizioni e percorsi a cielo aperto. compagnia: nella medesima sede ci sono i decollages di L’ottava edizione del “St. Moritz Art Masters” dopo aver Mimmo Rotella e la rarefatte sculture di Fausto Melotti esplorato la scena delle nuove potenze economiche (Bra- degli anni sessanta e settanta. Gian Enzo Sperone presenta sile, Cina e India), come anticipato quest’anno volge lo alla Chasa del Guvernatur a Sent la mostra “Painting in sguardo al Bel Paese nell’anno di Expo, e alla sua rinascita Italy 1910s–1950s. Futurism, abstraction and concrete art” che non può che passare dall’arte. Mostre e incontri sparsi che rende omaggio a una galassia di pittori, nati fra la fine sul territorio rendono omaggio alla creatività italiana del dell’ottocento e gli anni venti del novecento, che hanno ventesimo secolo con un’indagine che spazia dalla pittura lavorato prima e durante il Secondo conflitto mondiale e alla scultura, dalla fotografia al design fino alla moda e il nel successivo dopoguerra. In particolare si concentra su costume. L’area pedonale di St. Moritz accoglie i visitatori convergenze e dissonanze tra arte astratta e arte concreta con sculture iconiche di Arnaldo Pomodoro, Augusto Perez a partire dall’opera di Giacomo Balla. e Giacomo Manzù per continuare sul filo dell’arte plastica Ma per tornare ad oggi, vi consiglio di recarvi a Zouz dove con una retrospettiva su Marino Marini nella scuola della la galleria Monica de Cardenas ospita una personale di Lucittà. La chiesa protestante ospita una mostra di Lucio po Borgonovo con sculture che nascono dall’osservazione Fontana e Piero Manzoni che mette in dialogo due figure attenta della materia.
Arti 9
D
a ragazzo volevo crescere, diventare uomo, capire e approfondire me stesso. Ricordo come se fosse ieri le serate passate ad ascoltare gli album dei miei genitori, da Bob Dylan a Cat Stevens, passando per De André e Guccini. Li divoravo, quei dischi, lasciandomi trasportare dalle emozioni e scrivendo molto. Ero un sognatore, avevo mille interessi e molti progetti. Gli studi liceali sono stati una fase sicuramente cruciale della mia vita, perché si entra bambini e si esce giovani adulti. Quei mutamenti, cambiamenti che poi avvengono in un lasso temporale molto ristretto, non avverrano mai più. La scuola mi piaceva, anche se più che studiare mi appassionavo a qualche argomento andando a documentarmi anche in modo autonomo. Non tutte le materie mi andavano a genio, ovviamente; avevo una netta predilezione per quelle umanistiche, dalla filosofia alla letteratura, dal diritto all’economia. La musica era sempre lì, compagna di viaggio fedele e mai dimenticata. Al liceo ho affinato i miei gusti musicali, scoprendo, per esempio, la musica irlandese su un CD metal e iniziando a muovere i primi passi nella musica moderna (prima avevo sempre suonato nelle orchestre col violino): da autodidatta ho imparato a suonare la chitarra (ne avevo trovata una vecchissima in soffitta, apparteneva a mia madre). Ho iniziato a scrivere musica da quel momento. “Nostalgia”, la prima melodia che abbia mai scritto e che è presente nel mio album, l’ho buttata giù a sedici anni. Il violino rappresenta l’intimità, la chitarra la condivisione; la chitarra mi ha permesso di portare la mia musica all’altro, il violino di crearla. Negli anni del liceo ho anche fondato un gruppo: facevamo hard rock e io suonavo il basso elettrico. Sempre durante gli anni liceali sono entrato a far parte dei Vad Vuc, con cui sono rimasto per dieci anni. Dopo gli anni liceali, ho deciso di iscrivermi alla Facoltà di diritto a Zurigo. Il mio iter accademico per me è sempre stato fondamentale e ha sempre avuto il primo posto. Ancora oggi seguo questo percorso che ho iniziato nel 2004, primo anno di università, continuando con l’attività giuridica che ho interrotto per soli due mesi, durante l’Eurovision. C’è stato un momento in cui non ho lavorato al cento per cento, subito dopo la mia partecipazione al song contest, perché avevo bisogno di prendermi il tempo necessario a registrare il CD, successivamente per promuoverlo, ma poi
sono tornato ad occuparmi della mia professione a tempo pieno. Scelta di ripiego? Assolutamente no. Il fatto è che a me questa attività piace, mi appassiona e non ho mai avuto intenzione di lasciarla. La musica la riporto in quel posto dove è stata per gli ultimi dieci quindici anni, come passione e interesse extra curriculare: uno strumento di supporto che mi permette di veicolare i messaggi per me importanti e le mie emozioni. Ci sono diversi aspetti che mi piacciono del mio lavoro di giurista. Da una parte apprezzo il fortissimo legame del diritto col contesto sociale entro cui opera. È una materia fortemente legata all’evoluzione della nostra mentalità e delle nostre esigenze. Inoltre, mi è sempre piaciuto sapere che quando ci sono dei problemi, ci sono anche gli strumenti per risolverli. Il diritto è una strada per appianare i conflitti in modo pacifico. Più lo studio, lo approfondisco, più mi appassiona e capisco che anche questa è una vocazione. Non mollo certo la musica: continuo ad avere progetti, negli scorsi mesi ho lanciato un nuovo singolo dal mio album, “Shadows”, un testo estivo e leggero che però ci ricorda che siamo solo ombre. Certo, portare avanti questi due ambiti, entrambi molto impegnativi, non è sempre semplice. Credo che non si debba decidere di fare musica per apparire. In tutte le mie decisioni ho sempre ascoltato l’istinto e se do ascolto alla pancia per me è abbastanza chiaro dove situare le diverse componenti della mia vita. Dev’essere che sto invecchiando, sto diventando più saggio, mi capisco di più… anche se in realtà queste priorità mi erano chiare sin dai tempi del liceo. Ho sempre voluto mantenere la musica su un livello amatoriale, perché questo mi permette una grande libertà, soprattutto per quanto riguarda la stesura dei testi e la composizione delle melodie, che è l’aspetto che prediligo della musica. Non amo le dinamiche del business; non mi piacerebbe essere obbligato a produrre “tot” testi al mese perché così devi fare se vuoi essere parte di quel sistema. Adesso, se quando torno a casa decido di scrivere una canzone, lo faccio... oppure no, non ricevo nessuna pressione. Anche in questo caso, seguo il cuore: raramente sbaglia.
SEBALTER
Vitae 10
Diviso tra musica e diritto, oggi ha deciso di ascoltare il suo cuore. Quello, non sbaglia mai
testimonianza raccolta da Laura di Corcia fotografia di ©Reza Khatir
Milano in Galleria “I marciapiedi di marmo liscio, venato, disposto in modo da creare raffinati motivi – tavolini disposti lungo queste strade di marmo, con persone sedute a mangiare, bere o fumare – gruppi di persone a passeggio – questa è la Galleria. Mi piacerebbe viverci per sempre. Le finestre dei ristoranti, sontuosi, sono aperte e mentre si mangia ci si gode il passeggio…” (Mark Twain, Vagabondo in Italia, 1880)
di Roberto Roveda; fotografie ©Simone Mengani
in apertura: l’Ottagono, la piazza centrale dove si incrociano i bracci della Galleria Vittorio Emanuele II. A terra lo stemma della città di Torino. in queste pagine: una delle lunette dipinte dedicate ai continenti che sovrastano l’Ottagono: questa è dedicata all’Europa, raffigurata in abiti antichi sorvegliata da un uomo alato che impugna un alloro e fu realizzata da Angelo Pietrasanta. Un particolare della cupola e della struttura in metallo e vetro che ricopre la Galleria. I negozi nel “cuore” della Galleria: in alto la lunetta dipinta da Bartolomeo dedicata all’Asia, rappresentata seduta su un trono dove degli indigeni e altri uomini dai lineamenti asiatici la omaggiano con doni.
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i piace ogni tanto perdermi tra la folla della Galleria, anonimo tra anonimi. Fermarmi proprio al centro, nell’Ottagono, sotto la grande cupola di ferro e vetro e osservare le “giacche e cravatte” che sfrecciano verso i loro uffici oppure i turisti con il loro berciare amplificato dalla volta che ci sovrasta. Mi piace passeggiare in questo luogo estraneo, nel suo continuo andirivieni di persone e insegne dei negozi in continuo mutamento, e al contempo familiare perché frequentato tante volte. E ogni volta, in fondo, conserva un po’ del fascino del primo “incontro”, perché in Galleria si scopre sempre un piccolo angolo mai visto prima, un particolare sfuggito all’attenzione attirati, come si è, dalle vetrine e da tanta umanità varia in movimento.
Un restauro per risplendere Viceversa, vale la pena osservare la Galleria nella sua interezza, di provare ad alzare lo sguardo sulle facciate dei palazzi, sugli ornati, sulle statue, sui mosaici che arricchiscono il monumento. Finalmente dopo decenni di incuria e abbandono un recente restauro ha tolto di mezzo buona parte della ruggine, dello smog e della polvere che si erano accumulati in un secolo e mezzo di civiltà industriale. Si rivedono allora i colori d’epoca, i bianchi, i giallini, le sfumature originarie dei graniti e dei marmi. La luce è tornata a filtrare dai finestroni, per troppo tempo opachi per l’inquinamento. Sembra di poter rivivere i giorni inaugurali del 1867 quando il Corriere delle dame, rivista femminile in gran voga in quegli anni scriveva: “Il pavimento è condotto a terrazzo con smalti, ed è opera elegantissima di artisti veneziani. Nel mezzo dell’Ottagono quattro grandiosi mosaici del Salviati rappresentano gli stemmi d’Italia e d’Inghilterra avvicendati. Le botteghe, che in numero di 96 occupano tutto il piano terreno dei due lati del fabbricato, sono vaste, eleganti e chiuse da ampie portiere di vetro: tra l’uno e l’altro ingresso e sopra basamenti di marmo si alzano delle svelte lesene ornate di stucchi a disegni svariatissimi, e che salgono fin sopra il primo piano, ove una loggia corre, circondata da una bella balaustra, su cui sono allogati gli stemmi delle cento città d’Italia, attorno a tutto l’edificio. Il primo piano ha finestre (...)
Simone Mengani Nato a Perugia, classe 1978, si trasferisce all’età di cinque anni a Vacallo, dove inizia a coltivare la passione per il territorio. Dopo gli studi liceali si iscrive all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove si diploma nel 2004. Dopo alcune esperienze di lavoro, nel 2006 inizia l’attività come fotografo indipendente, prediligendo la fotografia di architettura. Collabora con diverse riviste e settimanali, operando anche nell’ambito della fotografia panoramica. fotomengani.ch
in queste pagine: particolare dell’arco d’ingresso alla Galleria da Piazza del Duomo. Si intravede l’insegna dello storico bar “Campari”. Veduta dalla balconata della Galleria di Piazza del Duomo col monumento a re Vittorio Emanuele II.
La Galleria Vittorio Emanuele II L’idea di realizzare un passaggio coperto che collegasse Piazza del Duomo a quella della Scala cominciò a concretizzarsi nel 1859: il comune di Milano indisse in quell’anno un concorso internazionale per il progetto e tra i 176 partecipanti vinse l’architetto Giuseppe Mengoni, che scelse di realizzare una copertura in metallo e vetro all’avanguardia per quei tempi. I lavori furono avviati nel 1865 e la Galleria fu inaugurata nel 1867 a lavori non ancora ultimati. Il monumento venne terminato nel 1877 e dedicato Vittorio Emanuele II di Savoia, il re che aveva contribuito all’unità d’Italia. La Galleria è stata seriamente danneggiata durante la Seconda guerra mondiale e ricostruita nel decennio seguente. Tra il 2014 e il 2015 il monumento è stato restaurato nelle sue parti interne e ha ritrovato così le forme originarie. Per informazioni: ingalleria.com/it
ampie e maestose, e al di sopra s’alza un secondo piano assai basso e quasi completamente mascherato dalla balaustra della loggia, che, secondo noi, costituisce un vero difetto, perché evidentemente non risponde all’insieme del disegno. Il terzo piano, che meglio sarebbe stato il secondo, sorge in belle proporzioni, e le finestre di esso elegantemente architettate sono intercalate da grandiose cariatidi, le quali sopportano un ricchissimo cornicione, da cui poi si spiccano gli archi di ferro della invetriata”. Il “salotto buono” di Milano Era l’alba del “salotto buono” di Milano, con i suoi caffè, ristoranti, i tavoli all’aperto dove Puccini scriveva le sue note e Toscanini si preparava a trasformare lo spartito in esecuzione; dove veniva fondato il Corriere della Sera e si attardavano in chiacchiere Giovanni Verga e Thomas Hardy.
“Ci piaceva stare fuori in Galleria, i camerieri andavano e venivano intorno a noi, una fiumana di gente ci scorreva davanti, ogni tavolo aveva la sua lampada col piccolo paralume” poteva allora scrivere circa un secolo fa un giovane Hemingway, non molto tempo dopo che Umberto Boccioni aveva rappresentato la vitalità focosa della Milano di inizio novecento nel suo famoso dipinto Rissa in Galleria (1910), oggi conservato alla Pinacoteca di Brera. Bisogna sapere che “la” Vittorio Emanuele – oggi così azzimata e un po’ troppo griffata – è stata a lungo il luogo dove i dibattiti si accendevano, le passioni traboccavano, le parole volavano grosse e qualche volta si alzavano anche le mani. Qui, in tempi lontani da internet, gli strilloni annunciavano le notizie dei giornali appena stampati e ci si raccoglieva per discutere e commentare. Era il luogo di
incontro privilegiato per tanti milanesi, insomma. Abitudini di un passato oramai remoto e di una Milano che non c’è più. Anche se in Galleria, più che in altre luoghi, le tradizioni sono dure a morire. E così tra gli onnipresenti marchi modaioli, resiste il negozio dei cappelli Borsalino, il bar Campari aperto nel 1915 e, soprattutto, splendida, la libreria Bocca, ultima superstite di un’impresa libraria nata a Torino nel 1775 e diffusa un tempo anche a Parigi, Roma, Firenze. I ristoranti, anche quelli storici come Biffi e Savini, affiggono menù in sette o otto lingue e in ogni idioma raccontano di prezzi impossibili per le tasche di qualunque comune mortale. Ma questo non è un segno dei tempi perché la Galleria è sempre stata così: “democratica” se ci si limita a passarci, decisamente snob ed elitaria se ci si vuole sostare.
Da Ghiffa a Lugano Utilizzare i mezzi di trasporto pubblici per spostarsi tra Italia e Svizzera: un’esperienza che garantisce incontri, imprevisti e sorprese (fuori dall’ordinario). Soprattutto quando il proprio percorso non segue esattamente le vie più dirette e gettonate Tendenze p. 40 – 41 | di Francesca Rigotti; fotografia ©Reza Khatir
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ome recarsi utilizzando battelli e treni da una piccola frazione di Ghiffa, detta Cargiago – posta sui dolci pendii delle colline della sponda piemontese del Lago Maggiore e nella quale risiedo quando mi trovo in Italia – alla volta di Lugano, distante in linea d’aria circa trenta (30) chilometri, sede della Facoltà dell’Università della Svizzera italiana nella quale insegno?
Levate l’ancora, si parte Prendiamo il traghetto per attraversare il lago, scegliendo dunque di seguire la sponda piemontese del Verbano, questa volta col treno Tilo, Ticino-Lombardia, preso alla stazione delle Ferrovie dello stato italiane di Laveno, raggiunta, dicevo, con la motonave. Ma prima di salire sul treno occorre procurarsi il biglietto, o titolo di viaggio... e questa sì che è un’impresa. La biglietteria della sgarrupata stazione di Laveno – centro un tempo famoso per le sue officine di ceramiche e per un manicomio, entrambi da tempo chiusi – non esiste più; e nemmeno esiste più l’edicola che insieme ai giornali ti vendeva il biglietto. Te lo darà il controllore, per prezzo modicissimo, scarabocchiando a mano un foglietto giallo col quale potrai viaggiare fino a Luino. Ma tu vuoi recarti a Lugano, e per farlo devi proseguire oltre Luino fino a Cadenazzo, lì cambiare per Bellinzona e a Bellinzona cambiare ancora per Lugano. Se, incauto, riveli ai controllori svizzeri (al plurale perché sono sempre in coppia o in terzetto) che il biglietto non ce l’hai perché proprio non potevi farlo, ti multeranno immediatamente con l’esosa cifra di 100 franchi (che valgono ormai come 100 euro). Che fare dunque? La rete, certo, avrò fatto il biglietto in rete, sul sito. Quale sito? Impossibile farlo su Trenitalia, anche perché non viene considerato l’abbonamento metà-prezzo. Dunque? Il sito delle Ferrovie svizzere te lo consente ma... fatti tutti i passaggi coi quali acquisti con carta di credito il tuo biglietto scontato del 50%, quello che ti viene sputato fuori non è un biglietto “vero”, bensì una carta che dice che potrai ritirare il tuo documento di viaggio presso una stazione svizzera
che abbia una biglietteria. La carta stessa non è considerata documento di viaggio, c’è scritto molto chiaramente. Ma tu attraversi solo paesini appesi al nulla e che è tanto se hanno un distributore automatico. Scendi per cambiare, a Cadenazzo, ma anche lì niente e nessuno ha la virtù di trasformare la tua carta in un biglietto valido. Allora stai lì con la carta in mano sperando che i controllori non salgano o che siano così comprensivi
da rendersi conto dell’assurdità della tua situazione. Solo arrivato a Bellinzona, capitale del cantone, un gentilissimo signore della biglietteria compirà la magica metamorfosi e tu potrai ostentare con fierezza il tuo biglietto intonso che a quel punto non servirà proprio a nulla. Ah già… il viaggio Con questa sgradevole storia di biglietti quasi dimenticavo il viaggio in sé che invece è gradevole e vario. Si sale sul treno, che è bello e pulito e silenzioso e che subito dopo Laveno si immerge nelle gallerie che tagliano il fianco della montagna. Quando si sbuca fuori, si continua a costeggiare il lago, il cui spettacolo sarebbe bellissimo se lo si potesse vedere dal finestrino. Invece pareti di arbusti e sterpaglie si coalizzano con la sporcizia dei vetri per togliertene la visione se non per brevi scorci, per esempio sul retro e sul profilo della Rocca di Caldé, coi fianchi squarciati dalle esplosioni per estrarne la pietra. Dall’altra parte del lago, sulla sponda piemontese, sul crinale della collina, la sagoma dell’ospedale auxologico di Pian Cavallo, centro rinomato per la cura di malattie della crescita e dell’obesità. Prossima sosta, la stazione di Porto Valtravaglia, in condizioni tutto sommato decorose, cosa che non si può dire per esempio per altre che tra poco verranno. Dopo Porto Valtravaglia il treno costeggia brevemente la strada statale in un tratto aperto, per infilarsi poco dopo tra le infestanti robinie e le palme selvatiche che impediscono la vista al viaggiatore. Anche il bambù si aggiunge, con le sue radici rizomatiche che paiono essere lì lì per invadere rotaie e traversine.
Ma ecco, superato il ponte sul fiume Tresa – che detto così ci permette di non scegliere tra la versione maschile e quella femminile del nome, entrambe presenti –, la piccola e dotta Luino con la sua architettura del ventennio (quello fascista) e la sua stazione dai bellissimi interni lasciati nel più completo abbandono. Oggi è mercoledì, giorno di mercato: se ne intravedono alcune bancarelle oltre gli edifici bassi a fianco della stazione. A Colmegna entrano ben tre controllori svizzeri (che cosa dicevo?): due donne e un uomo, lui con al lobo sinistro l’orecchino, simbolo dell’eredità lasciata dai marinai ai ferrovieri: è l’anello del vincolo che allude al ritorno a casa. Buongiorno Svizzera! Breve sosta a Maccagno, che si stende su un pianoro verso il lago: entrano due signore svizzere che parlano tranquille loro stretto dialetto ticinese. Siamo nella Confederazione. Da che cosa si capisce che siamo in Svizzera? Nel bene e nel male: dal fatto che le scarpate tra le quali scorre il treno sono pulite da rovi e arbusti infestanti (bene); ma anche dalla invasione di cemento a vista nei cuboni dall’altra parte del lago, divenuta anch’essa elvetica (male). La collina, da quella parte, conserva alcune tracce di verde nella parte alta, ma in quella bassa è deturpata da orrendi edifici, tra i quali alcuni incongrui grattacieli. Da un gruppetto di tre viaggiatori italiani si levano proteste, dopo il passaggio dei controllori: “Ma come si permettono, di solito in questo tratto non passano mai?!”. Tu però non senti quasi perché guardi la sponda svizzera dalla parte di Brissago, Moscia, intuisci Ascona nascosta dall’insenatura, e ti si stringe il cuore nel vedere lo scempio sempre della collina. I tre italiani continuano a inveire contro la Svizzera, adesso tocca ai prezzi: “Un cappuccino, quattro franchi, una bottiglietta di acqua minerale pure!”. Di fronte, la colata di cemento è in continua crescita, come testimoniano le infinite gru al lavoro che fanno immaginare il peggio. La base delle colline non ha più un centimetro di verde, è questo ciò che “la gente” desidera? Passare qualche giorno di ferie in uno di quei grattacieli che spiccano nel loro orrore? I tre italiani insofferenti continuano a denunciare le infamie, a parer loro, della Confederazione, le due signore ticinesi chiacchierano tranquille… Ma ecco la foce del fiume Ticino tra canneti e canali, ecco la piana di Magadino, ecco il canneto pacioso, i salici, il delta del fiume. Questo corso d’acqua ha una caratteristica molto peculiare: entra nel lago Maggiore col nome di Ticino, ne esce con lo stesso nome. Le sue acque si incanalano nel lago a Magadino, lo attraversano compatte per più di 70 chilometri, escono dall’altra parte, a Sesto Calende, rimanendo integre. Grandioso, solo al Ticino riesce questa impresa, penso, l’ho sempre pensato fin da bambina. Mentre ci inoltriamo col treno nella piana la visione delle acque ci abbandona; crescono capannoni, campi coltivati, maneggi di cavalli, diminuiscono le abitazioni. Passano le guardie di confine, siamo a Cadenazzo, fine della corsa, come è passato in fretta il tempo scrivendo. Devo scendere, cambiare treno, arrivare in due-tre minuti a Bellinzona, cambiare di nuovo per Lugano. Tempo impiegato tra traghetto, percorso a piedi, tre treni e varie attese: più di due ore e mezza. Ma certo non mi sono annoiata.
La domanda della settimana
Ritenete che l’informazione fornita da radio e telegiornali della RSI sia sufficientemente imparziale?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 20 agosto. I risultati appariranno sul numero 35 di Ticinosette.
Al quesito “Nella scelta di un partner, tenete conto anche degli aspetti legati alla sua condizione economica e allo status sociale di provenienza?” avete risposto:
SI
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Svaghi 42
Astri ariete Incontro con il destino: siete di fronte a una grande opportunità. Possibile concepimento durante un viaggio. Favorite le attività con i paese esteri.
toro Intorno al 16 e il 17 potreste conoscere una persona interessante in grado di scuotervi dal profondo. Spese voluttuarie per la casa. Ingerenze familiari.
gemelli Rivoluzione sentimentale accesa da Giove e Nettuno in quadratura. Eventi trasgressivi, scarsa disciplina. Possibili stress tra il 16 e il 17.
cancro Cavalcate l’onda del cambiamento. Favorite le relazioni sociali. Buoni affari. Guadagni. Seguite il vostro istinto e non le vostre paure. Stanchezza.
leone Grazie a Venere e ai buoni aspetti con Urano possibili incontri sentimentali con persone originali, caratterizzate da una forte vitalità. Lingua a freno.
vergine Siete al centro dell’Universo… Credete in voi stessi, create ma non fantasticate. Seguite la vostra natura. Liberatevi del passato. Affari tra il 16 e il 20.
bilancia Crescita esponenziale del vostro charme. Incremento delle relazioni sociali. L’importante è che crediate in voi stessi. Colpi di fulmine tra il 18 e il 20.
scorpione Possibile rottura affettiva. Tra il 21 e il 22 agosto tenete a bada l’orgoglio. Canalizzatevi verso un obiettivo senza disperdervi in inutili rivoli. Irascibili.
sagittario Incontri sentimentali. Malumori e atteggiamenti bipolari tra il 16 e il 17 provocati dalla Luna in quadratura. Stabilite le vostre priorità.
capricorno Notizie tra il 16 e il 17. Instabili i nati nella seconda decade sollecitati da Urano e Plutone in quadratura. Eventi inaspettati tra il 19 e il 20.
acquario Venere tende a esaltare gli aspetti edonistici della vostra personalità. Mantenete una alimentazione più sana. Molto bene tra il 16 e il 17 agosto.
pesci Possibilità che all’interno di una consolidata storia sentimentale possano sorgere delle ambiguità. Mancanza di autodisciplina di fronte alle tentazioni.
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La soluzione del Concorso apparso il 31 luglio è: ELETTORE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Carmen Baccalà 6614 Brissago
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Soluzioni n. 31
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Orizzontali 1. Dichiararsi colpevole • 9. Superficie • 10. Dittongo in beato • 11. Il nome di Pacino • 12. Difendere, tutelare • 14. Atomo • 15. Ama Giulietta • 16. Preposizione semplice • 17. Chicchi fruttuosi • 18. Bello e robusto • 20. I confini di Comano • 21. Astio • 22. Il lontano West • 23. Quattro romani • 25. Spagna e Germania • 26. Restituita • 27. Ritrovare il senno • 30. Ripugnante, detestabile • 32. I confini di Gordevio • 33. Vocali in classe • 34. Bordo • 35. Consonanti in siero • 36. L’impugnatura della spada • 37. Cervelli • 41. Piccolo difetto • 42. Pari in parchi • 43. Tiro centrale • 44. Quello bello è originale • 46. La cura l’otorino • 48. Incapace • 49. Chiude la preghiera. Verticali 1. Governano San Marino • 2. Obbrobri • 3. Poppante • 4. Le buone nelle fiabe • 5. Quello di Pulcinella è noto a tutti • 6. Si distinguono per la loro stravaganza • 7. Quasi uniche • 8. La nota Giorgi • 13. Una sigla discografica • 17. Stanare • 19. Allettare, irretire • 20. Il riquadro del cruciverba • 22. Tagliarsi, farsi male • 24. C’è chi lo fa buono a cattivo gioco • 26. La zuppa toscana per eccellenza • 28. Nord-Est • 29. Mezzo vaso • 31. Dittongo in leone • 35. Ramazza • 36. Il mitico re di Egina • 38. No detto a Zurigo • 39. La quarta nota • 40. Radice piccante • 43. Andate in poesia • 45. Cono centrale • 47. Le iniziali di Montanelli.
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 35
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 20 agosto e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 18 agosto a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!
Svaghi 43
№ 33 del 14 agosto 2015 ¡ con Teleradio dal 16 al 22 agosto