Ticino7N 1534 ti7

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Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

№ 34 del 21 agosto 2015 · con Teleradio dal 23 al 29 agosto

AUGUSTA RAURICA

Alla scoperta del più importante sito archeologico di epoca romana presente in Svizzera


Quindi quale dovrebbe essere la prossima calamità?

Guerra.

Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa Lui non ricrea le situazioni, ma fa uccidere persone che in qualche modo rappresentano la virtù in questione… Pensa bene alle vittime…

Episodio 5 : à la guerre comme à la guerre

Ah beh… Di guerre non se ne vedono da un po' qui in svizzera... Mi sa che il nostro super killer farà un buco nell'acqua…

… Un pescatore della domenica, un giocatore accanito, un artista fallito, un'attrice in caduta libera… La prossima vittima dovrà per forza di cose essere un militare.

leoni

Un militare che in qualche modo getta fango sulla sua riuscire a categoria… Dobbiamo prevedere la prosassolutamente sima mossa di questo pazzo senza volto.

Ispettore, sono il capitano Poretti dalla caserma del Monte Ceneri, deve assolutamente venire qui. Il tenenente Bauer vuole vederla a tutti i costi.

Non dica altro! Arrivo subito.

Forse

ci siamo!

continua...


Ticinosette allegato settimanale N° 34 del 21.08.2015

Agorà Dislessia. Tra lettere e numeri

DI

ROBERTO ROVEDA ............................................

Eroi Isabelle Eberhardt. Scritto sulla sabbia

DI

Levante Egitto e Ramadan. Sacrificio estivo

Impressum

Vitae Domenico De Lillo

DI

ALBA MINADEO......................................

7

MARCO ALLONI ...................................

8

DI

ROBERTO ROVEDA ............................................................

12

MARTINA REZZONICO; FOTO DI PHILIPPE MOUGIN ..............

37

Tiratura controllata

Reportage Augusta Raurica

Chiusura redazionale

Storia Winston Churchill. Quella strana vacanza

Editore

Tendenze Tecnologie. L’ebook è un libro

67’470 copie

Venerdì 14 agosto Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile

4

DI

ROBERTO FESTORAZZI ....................

42

MARIELLA DAL FARRA..............................

44

Svaghi ....................................................................................................................

46

Fabio Martini

DI

DI

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Gradinata del teatro romano. Sul retro: Il tempio sullo Schönbühl Fotografie ©Philippe Mougin

Il bello del racconto-verità Buongiorno. Ho trovato stimolante l’articolo con repliche di varia natura, trasmissioni come che avere pubblicato sul numero dedicato al Fe- “Storie”, “Superalbum” e “Sottosopra” mostrastival (del film Locarno; “Racconti visivi” a no luoghi, persone e testimonianze il più delle firma di R. Roveda in Ticinosette n. 32/2015, volte per nulla banali e anzi molto meno glondr.). Da discreto consumatore di televisio- balizzate e “omogeneizzate” di tante proposte ne, i miei programmi preferiti sono proprio i che provengono da canali pubblici di altri paesi. documentari. Non credo di essere l’unico, vi- Credo che sia molto più semplice per un regista o un autore racconsta l’offerta e visto tare una città coche oggi è possibile me Barcellona o un accedere a decine evento storico come di canali dedicati la Grande guerra in pratica solo a che la giornata documentari e proin un villaggio di grammi divulgativi montagna dell’aldi ogni genere: da ta Valle Maggia: quelli strettamenprima di tutto perte storico-politici ché di materiale, a “incredibili” (e produzioni e fonti anche divertenti) storiche sui soggetti ricostruzioni di noti non mancano, sbarchi fatti dagli poi perché gli argoalieni negli ultimi Sopra la panca la capra campa, un documentario di Michelangelo Gandolfi (RSI, 2013) menti generalisti li 60 anni. E non voglio dimenticare le emittenti che raccontano mandi in onda a Londra oppure a Pechino e come nasce un prodotto industriale, come si di problemi non ce ne sono (a parte la censura fanno i lecca-lecca, come funzionano le grandi cinese, forse). Ma raccontare e contestualizzare fabbriche oppure storie al limite dell’horror che le tecniche costruttive dei muri a secco, oppure vedono come protagonisti persone salvate a il gioco delle bocce, o ancora la quotidianità di due passi dalla morte per colpa di allucinanti due vecchie sorelle quasi centenarie che vivono organismi (“Io e i miei parassiti”, mi pare sia in un pesino di quattro case avranno mai milioni di spettatori? il titolo della serie). (…) Gli argomenti sono comunque tanti e (…) Ben vengano le produzioni locali – ma vari, e anche la qualità e le verità che vengono non di quiz e banali intrattenimenti! – e diamo raccontate. Forse è una banalità, ma è solo loro i sostegni e i mezzi di cui hanno bisogno, osservando ciò che fanno gli altri che possiamo soprattutto se coprono argomenti e personaggi renderci conto di quello che invece viene prodot- poco o mai approfonditi in passato. Rappreto a casa nostra, e onestamente non mi pare ci sentano una testimonianza per immagini e sia molto da lamentarsi, sia per quanto riguar- suoni che anche i nostri figli e nipoti sapranno da l’informazione sia appunto per l’aspetto do- apprezzare il giorno in cui guarderanno dalla cumentaristico. Anche adesso che i programmi finestra e vedranno solo viadotti e cemento. S. P. (email) estivi delle televisioni sono parecchio riempiti


Tra lettere e numeri Dislessia. È il più conosciuto disturbo specifico dell’apprendimento e interessa tra il 3 e il 7% della popolazione scolastica. La ricerca però continua e recenti studi hanno dimostrato che i bambini dislessici non solo hanno problemi nella lettura, ma anche scrittura e grafia offrono indizi importanti di Roberto Roveda

L Agorà 4

a dislessia è un tema di cui si parla sempre più di frequente, soprattutto in ambito scolastico, anche se non sempre si ha un’idea chiara su questo tipo di disturbo, su quali problemi comporta e con quali altri disturbi la dislessia possa essere associata1. Per essere più chiari possibile, la dislessia evolutiva – quella che da profani chiamiamo semplicemente dislessia – è un disturbo specifico dell’apprendimento che si manifesta come difficoltà ad apprendere, a leggere in modo accurato e fluente nonostante l’intelligenza non-verbale sia nella norma, non siano presenti deficit a livello neurologico e il bambino abbia un’adeguata esposizione alla lettura. La dislessia interessa circa il 3-7% della popolazione scolastica, a seconda della lingua parlata: la percentuale è minore tra gli italofoni, aumenta tra gli anglofoni e in tutte quelle lingue in cui vi è particolare differenza tra lingua parlata e lingua scritta. I bambini con dislessia sono generalmente più lenti nella lettura rispetto ai loro coetanei e di solito mostrano difficoltà in compiti fonologici. Spesso, questi bambini sono anche affetti da altri disturbi dello sviluppo, come per esempio il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) che si manifesta con iperattività motoria e con un’insufficiente attenzione, oppure il disturbo della coordinazione motoria (DCD) che causa difficoltà nella coordinazione e nella pianificazione motoria. In questi casi si parla di comorbidità, ossia di coesistenza di più disturbi specifici dell’apprendimento e/o dello sviluppo in uno stesso soggetto. La comorbidità rende spesso complicata la diagnosi e di conseguenza il trattamento di questi disturbi, ma soprattutto a volte rischia di mascherare od offuscare la presenza di altre problematiche non riconducibili ai disturbi sopra elencati. Dislessia e istituzioni nel cantone Ticino Un problema quindi complesso che da tempo è al centro dell’attenzione del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). Ogni anno, per esempio, sono ben 1500 gli studenti della scuola dell’obbligo seguiti dai logopedisti e di questi circa 200-250 presentano problemi di lettura. A questi numeri vanno poi aggiunti gli studenti

con lo stesso problema seguiti dai docenti di sostegno pedagogico, per cui si valuta che annualmente siano circa 300 i ragazzi con problemi di dislessia nelle scuole cantonali. Proprio per affrontare in maniera adeguata il problema si è intervenuti anche sulla preparazione dei docenti durante il loro percorso formativo. Oggi in Ticino questa formazione è impartita al Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI (DFA) nel quadro del bachelor. Un ruolo fondamentale nell’ambito della dislessia è poi ricoperto dal Servizio di sostegno pedagogico che offre tre livelli di presa a carico di bambini: la valutazione, la costruzione di un progetto per il percorso personale, la presa a carico diretta. Nel concreto i ragazzi partecipano a sedute di logopedia e possono essere seguiti dai docenti di sostegno pedagogico; in alcuni casi si valutano adattamenti del curriculum scolastico. Non mancano poi in Ticino e in Svizzera associazioni private che si interessano della questione della dislessia, prima fra tutte l’Associazione logopedisti della Svizzera italiana (alosi.ch/it/), ma anche l’emanazione per il nostro cantone dell’Associazione dislessia Svizzera (dislessia-ticino.ch) che mette anche a disposizione anche una Help Line (tel. 091 993 25 37; info@dislessia-ticino.ch) per permettere agli allievi e alle loro famiglie di poter essere tempestivamente informati e orientati sul percorso da seguire e sulle strategie da adottare qualora ritengano di essere di fronte a un problema di dislessia. Gli ultimi studi scientifici Nel frattempo vi è molta attenzione anche in ambito scientifico al tema della dislessia anche perché testimonianze sempre più frequenti e scientificamente documentate riportano che spesso i bambini con dislessia mostrano difficoltà nella scrittura. Tuttavia, i problemi di scrittura riscontrati in questi bambini vengono di sovente ricondotti ad altri disturbi, come appunto il deficit di attenzione e iperattività o il disturbo di coordinazione motoria. Così facendo però, si rischia di non capire le cause – e di conseguenza di non intervenire – su un deficit circoscritto come quello (...) della scrittura.


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scrittura di bambini con dislessia è stata studiata come gesto globale, ovvero è stata analizzata la scrittura di un’intera parola, e come gesto parziale, ovvero è stata analizzata la scrittura delle singole lettere che compongono una parola. Quali risultati sono emersi dallo studio? I risultati dimostrano che i bambini con dislessia scrivono globalmente più lentamente e il loro tratto grafico è meno armonico se paragonati a bambini non dislessici; è come se la mano dei bambini dei primi eseguisse movimenti «a scatti» quindi non fluenti. Inoltre, i bambini con dislessia variano per quanto riguarda il tempo impiegato per scrivere le singole lettere che compongono una parola, ossia non sono molto abili nel mantenere il ritmo di scrittura adeguato. Infine, misure di linguaggio, lettura e scrittura sono strettamente correlate poiché, per fare un esempio, i bambini che hanno letto più lentamente hanno anche scritto più lentamente e hanno commesso più errori durante la lettura.

Agorà 6

Immagine tratta da yourtrainersgroup.com

Partendo da queste osservazioni, un gruppo di ricerca dell’università Milano-Bicocca diretto dalla professoressa Maria Teresa Guasti, in collaborazione con il Servizio per i disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, centro di riferimento regionale per i disturbi del linguaggio, dell’IRCCS, Istituto neurologico Besta di Milano, ha condotto una ricerca con l’obiettivo di studiare la relazione tra dislessia e problemi di scrittura. Ne parliamo con la dottoressa Elena Pagliari, studente alla Scuola di dottorato di ricerca in psicologia, linguistica e neuroscienze cognitive del Dipartimento di psicologia dell’università degli Studi di Milano-Bicocca. La dottoressa Pagliari partecipa a un progetto di ricerca su abilità linguistiche, abilità di lettura e controllo motorio: Lo studio della scrittura è particolarmente interessante in quanto la scrittura è un’attività motoria che richiede una precisa coordinazione tra sequenze di eventi ritmici che si susseguono nel tempo (tratti, lettere, parole). Attraverso l’uso di una tavoletta grafica, su cui i bambini scrivono con un’apposita penna digitale, connessa a un innovativo software sviluppato dal gruppo di ricerca del professor Natale Stucchi dell’università Milano-Bicocca, è possibile analizzare le proprietà cinetiche e cinematiche del gesto grafico. Nello studio in questione la

Aver compreso i legami tra dislessia, lettura e scrittura in che modo fanno compiere dei passi avanti nell’affrontare i problemi di bambine e bambini con questo disturbo? Questi risultati suggeriscono che i problemi di scrittura nei bambini con dislessia possano derivare da un deficit che rende difficile il controllo dell’esecuzione di una sequenza fluida di movimenti e che questo deficit sia anche alla base dei loro problemi di lettura. Infatti, come già detto, la scrittura è un’attività motoria che richiede l’allocazione di diversi elementi temporali come, per esempio, le singole lettere. Quindi risultati di questo tipo, in linea con altri dati presenti in letteratura, mostrano che lettura e scrittura sono strettamente collegati; questo fatto ha dei risvolti sia da un punto di vista scolastico sia da un punto di vista clinico. Dal punto di vista scolastico, questi risultati pongono l’accento sull’importanza del pregrafismo e della scrittura a mano all’interno del percorso di educazione scolastica. Dal punto di vista clinico, questi risultati evidenziano la necessità di implementare degli strumenti che riescano a individuare eventuali problemi di scrittura non identificabili con i test tradizionali utilizzati nella pratica clinica. note 1 Sul tema della dislessia si veda anche Ticinosette n. 53/2010 (http://issuu.com/infocdt/docs/n_1053_ti7).


Scritto sulla sabbia

Annegare nel deserto. Sembra un paradosso, eppure è quello che nel 1904 accadde all’esploratrice svizzera Isabelle Eberhardt ad Aïn Sefra, nel sud-est algerino, al confine con il Marocco... di Alba Minadeo

Ultimo

avamposto coloniale francese e della Legione straniera, piccole case di argilla a ridosso del Wadi Safra: il canale, secco da anni, improvvisamente si riempie d’acqua, a causa delle eccezionali precipitazioni sull’Atlante, tracima e sommerge il piccolo villaggio, portando con sé abitazioni, animali, alberi e persone. Tra queste c’è Isabelle Eberhardt, ventisette anni, vissuta e morta controcorrente. In un’epoca in cui le donne erano costrette entro percorsi obbligati, questa scrittrice, nata a Ginevra nel 1877, scelse il deserto come luogo dell’anima, percorrendolo a cavallo, vestita da uomo e con una sacca piena di libri. Nomade tra i nomadi, condivise i loro giorni, compresi disagi e malattie: non si recò nel Sahara per seguire una moda del momento, ma per fuggire da un deserto affettivo. Era una donna libera e profondamente spirituale, sebbene conducesse una vita ai limiti della decadenza fisica. Molto fatalista, sosteneva che tutto è scritto: maktub.

Straniera e Isabelle iniziò a corrispondere anche con un ufficiale francese in Algeria, un letterato egiziano e un nobile tunisino. Firmò i suoi scritti con vari pseudonimi, alla ricerca di un’identità. Nel 1897, lasciò Ginevra e si recò con la madre a Bona dove si convertirono entrambe all’Islam. Qui, la madre morì e Isabelle tornò a Ginevra, ma un paio d’anni più tardi venne a mancare anche il padre. Non avendo più alcun legame, scrisse: “Essere soli, liberi da bisogni, essere ignorati, stranieri, andare solitari e grandi alla conquista del mondo”. Nel 1899, s’imbarcò per la Tunisia. Iniziò a vestirsi da beduino, indossò il burnùs, si tagliò i capelli e si fece chiamare Mahmoud Saadi. Si trasferì poi in Algeria e cominciò a fumare kif, un misto di erbe e hashish.

Avventuriera sufi Un amico turco la mise in contatto con la confraternita sufi della Qadiriyya e nel 1901 subì un attentato; una volta guarita, fu espulsa dall’Algeria come persona scomoda. Sposò Slimène Ehnni, un ufficiale arabo di origiL’amazone du sable Isabelle Eberhardt (da wikimedia.org) ne turca al servizio dei francesi, e Dopo la morte, la bonne nomade, l’androgyne du désert divenne una leggenda grazie anche ai tornata di nuovo in Algeria scrisse reportage di guerra per suoi scritti pubblicati postumi: Nel paese delle sabbie, La via il periodico El Akhbar. Prese alloggio nella guarnigione di del deserto, Sette anni nella vita di una donna. Lettere e diari, Aïn Sefra affermando: “Lo sterminio delle tribù dissidenti è Scritti sulla sabbia, Voglia d’Oriente. Isabelle era figlia illegit- inutile, basta isolare i ribelli”. Un attacco di febbre malarica tima di Natalia Nicolaevna Eberhardt – di origine tedesca la costrinse in ospedale ma, proprio poco prima dell’inonma proveniente dalla nobiltà russa, sposata con un generale dazione, decise di tornare a casa per riabbracciare il marito e senatore dello Zar – trasferitasi in Svizzera per motivi di in licenza. Riposa nel piccolo cimitero musulmano di Sidi salute con i figli e precettore al seguito, Alexandre Trophi- Boudjemaâ. mowsky, un armeno anarchico e tolstojano, suo amante e padre di Isabelle. Dopo lo scandalo suscitato, Natalia non La cercatrice di oblio poté più ritornare in patria, fu sorvegliata dalla polizia A oltre un secolo dalla sua scomparsa, la nomade dal cuore elvetica e schedata come individuo sospetto: la Svizzera d’oro, la pioniera dell’esplorazione non è stata dimenticata. era il rifugio di esiliati politici, anarchici, nichilisti di ogni Sulla sua avventurosa esistenza sono stati scritti molti saggi, nazionalità. Isabelle crebbe nella campagna ginevrina, stu- tra i quali quelli della scrittrice svizzera Tina D’Agostini diò molte lingue, tra cui l’arabo, e lesse saggi sull’Islam del e di Mirella Tenderini. Nel 1991 è stato realizzato il film Isabelle Eberhardt e nel 1994 pubblicata la colonna sonora XIX secolo. Desiderosa di diventare scrittrice, intrattenne una corrispondenza segreta con Lydia Pachkov, autrice di The Oblivion Seeker di Paul Schütze. Nel 2007 Missy Mazzoli un resoconto di viaggio in Palestina e Siria. Nel 1895, il le ha dedicato l’opera lirica Song From the Uproar. The Lifes suo amato fratellastro Augustin si arruolò nella Legione and Deaths of Isabelle Eberhardt.

Eroi 7


Sacrificio estivo

Dove sta andando l’Egitto, si chiedeva oltre un decennio fa lo scrittore Galal Amin in “Cos’è successo agli egiziani?”. Me lo domando anch’io, ogni anno, durante la ricorrenza del Ramadan, il mese sacro del digiuno da poco conclusosi di Marco Alloni

Dove stiamo andando? Perché l’Egitto assomiglia sempre

Levante 8

meno a quello di Nasser e degli anni cinquanta-sessanta? Perché questa escalation del rigorismo islamico? La risposta è in una formula che riassume in sé una pluralità di problemi: perché dopo aver tolto tutto a un popolo non gli si può togliere anche la fede. È facile proclamare come è accaduto di recente dalla tribuna del periodico di geopolitica MicroMega, che il discrimine assoluto e incontrovertibile è tra laicità e barbarie, che laddove la religione non è relegata tra le retrovie dell’individualità là sopraggiunge la barbarie. Se sul piano strettamente teorico il discorso non fa una piega, infatti, esso è perfettamente contraddetto dalla condizione esistenziale di chi, a una laicità sempre promessa e mai assicurata, sa e sente che la religione è in senso stretto l’ultimo e solo conforto.

vi consuma cibo e bibite, fumo e alcool. Molti egiziani girano lungo i marciapiedi con la sigaretta accesa tra le dita, le spiagge rigurgitano di bagnanti che si dissetano e preparano pantagruelici barbecue. I cristiani imperversano serenamente tra i musulmani con panini in mano e bottigliette d’acqua alle labbra. Scenari che al Cairo sarebbero del tutto impensabili e che qui rappresentano viceversa la normalità.

Non per tutti Certo, non è tutto oro ciò che luccica... Di tanto in tanto, per esempio nei bar più defilati, accade che in nome di una legge controversa quanto abusiva la polizia compia delle retate arrestando gli egiziani – a prescindere dal loro credo – sorpresi a bere alcolici e imponendo un’ammenda di 1500 franchi ai ristoratori. E che laddove la clientela non sia mista (stranieri e autoctoni) qualche facinoroso si permetta Là, in mezzo al mar… di rimproverare persino ai Tuttavia la domanda riLa moschea di Hurghada (da geolocation.ws) cristiani, se intenti a bere o mane: dove è andato ad affossarsi lo spirito aperto, elastico, disponibile e persino fumare, il proprio comportamento haram, peccaminoso. un po’ qualunquistico in termini di religione che animava Ma il clima generale resta di assoluta tolleranza e totale gli egiziani fino a qualche tempo fa? Potrei dirlo con una disincanto. Ben diverso è il caso della capitale, dove a parte battuta: è andato a finire al mare. Ne ho avuto conferma qualche caffetteria esclusiva la maggior parte degli esercizi durante una mia recente visita a Hurghada, la nota località apre solo dopo il cosiddetto iftar, il pasto del tramonto balneare sul Mar Rosso. Per la prima volta da tanti anni ho che rompe il digiuno. E dove per le strade è letteralmente riscoperto qui, durante il Ramadan, lo spirito aperto e non impossibile – eccezion fatta per alcuni quartieri a predofanatico che contraddistingue nel profondo gli egiziani. minanza cristiana, come Shubra – incontrare passanti che Complici i turisti e gli interessi economici che ruotano bevano, fumino o mangino. Anche gli stranieri e i copti intorno al mercato turistico? Certamente. E tuttavia è si guardano bene dall’incorrere nelle occhiatacce o negli un fatto che a Hurghada, durante il Ramadan, si respira insulti della gente. un’atmosfera che al Cairo o ad Alessandria è ormai scom- Che cosa è dunque accaduto perché solo al mare, solo parsa da almeno quindici anni, e che ci restituisce quella laddove imperversano russi e tedeschi, italiani e francesi, parvenza di laicità compiuta, di compiuta democraticità, si possa ancora godere dell’antico, tradizionale permissivismo egiziano? È successo che la logica delle maggioranze che vorremmo estesa all’intero paese. Basta aggirarsi per le strade nel corso del pomeriggio, ha preso il sopravvento e le minoranze vi si sono adattate, prima della rottura del digiuno alle 19 circa. A differenza non senza un latente senso di colpa. È successo che laddove che al Cairo, il “coprifuoco ramadaniano” non esiste o è le maggioranze patiscono quel che qui si chiama il “tradiquasi impercettibile. Le caffetterie sono aperte, la gente mento dei valori occidentali”, il rigorismo diventa prassi.


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S

ono nato a Milano, nel 1937 all’Isola, un quartiere oggi alla moda mentre all’epoca era una zona popolare; un quartiere di campioni di motociclismo, un po’ tutti si dilettavano con moto truccate. Mio papà, invece, era un grande appassionato di ciclismo e mi vedeva come corridore. A due-tre anni avevo già la mia prima biciclettina con il manubrio da corsa, comprata da mio padre con grandi sacrifici. Papà, poi, mi portava nei velodromi, soprattutto al Vigorelli e io impazzivo per le gare di mezzofondo, con le biciclette che correvano dietro le moto. Mi appoggiavo alla balaustra vicino alla curva d’arrivo e urlavo a squarciagola. Tornavo sempre a casa senza voce e sognavo di imitare i grandi della pista. A quindici anni ho cominciato a correre, su strada ma soprattutto su pista anche se il regolamento diceva che avrei dovuto aspettare i 18 anni. Io continuavo a sognare di correre dietro le moto, i 18 anni non arrivavano mai e allora ogni auto o camion erano il pretesto per una nuova sfida. La prima gara l’ho fatta a Dalmine, vicino a Bergamo, dietro le moto Indian. Tanta è stata la fatica che volevo quasi mollare ma il mezzofondo lo avevo nel sangue. All’epoca era la gara più spettacolare della pista... ora mi rattrista ricordarmi che dal 1994 hanno tolto questa gara dal programma dei Mondiali di ciclismo, hanno un po’ cancellato la mia storia. Comunque, nel 1959 ho vinto il mio primo Campionato italiano dilettanti, mentre facevo il militare. Ho rivinto nel 1960 e 1961 poi sono passato professionista nel 1962 e tra i professionisti sono stato campione italiano per sei volte e tre volte terzo ai Mondiali. Sempre grazie alla bicicletta ho conosciuto mia moglie che ho sposato nel 1965 e con la quale mando avanti da più di quarant’anni un negozio di tabacchi a Chiasso. In Svizzera venivo con gli amici in bici per allenarmi e per comprare le banane che all’epoca si contrabbandavano in Italia come il caffè e le sigarette. In Svizzera quindi sono rimasto a vivere e ho acquisito con il tempo anche la cittadinanza. Intanto all’inizio degli anni settanta mi sono ritirato dalle corse ma non ho lasciato l’ambiente del ciclismo. Ho scommesso con

l’allora segretario della Federazione ciclistica italiana Giuliano Pacciarelli che da allenatore sarei riuscito a vincere il Campionato del mondo di mezzofondo. Lui accettò la sfida e così mi misi a guidare le moto in pista, cosa non difficile per me dato che tra motociclette e bici ne ho sempre fatte di cotte e di crude, senza farmi mai male. Come allenatore ho iniziato nel 1976 e ho conquistato quattro titoli mondiali per poi diventare direttore sportivo della Gewiss-Bianchi e occuparmi di campioni di ciclismo su strada come Moreno Argentin, Davide Cassani e Emanuele Bombini. Anche in questo campo ho ottenuto delle belle soddisfazioni come tante tappe al giro d’Italia e la Liegi-Bastogne-Liegi. Terminata questa esperienza sono poi entrato, a metà degli anni novanta, nella Commissione tecnica professionisti della Federazione ciclistica italiana, commissione di cui faccio parte ancora oggi. Insomma la bicicletta è parte della mia vita ancora oggi che ho più di settant’anni, è ancora una passione viva assieme alla voglia di non stare mai fermo, di migliorarmi sempre e inseguire le novità. Coltivo da tempo la passione nel realizzare accessori sportivi per il ciclismo: produco calze, copri-scarpe, manicotti e gambiere per le migliori ditte italiane. Assieme ad altre persone ho costituito una società che brevetta nuove soluzioni per lo sport, come una plantare termoriscaldato che a breve dovrebbe entrare in commercio. Mi piace trovare vie nuove, ci sono sempre idee interessanti da sviluppare soprattutto nel mio mondo, nuovi materiali, nuove tecnologie… C’è ancora tanto da fare e io ho ancora tanta voglia dentro anche se sento che il tempo passa, che non ho più la forza e l’equilibrio in bici di un tempo. Faccio ancora i miei 50/60 chilometri in bicicletta, è una fatica piacevole ma non so sino a quando potrò continuare: dovrò “adeguarmi” al tempo che passa, ma il giorno che non potrò più farlo mi mancherà immensamente pedalare. La bicicletta per me è tutto, è il mio primo grande amore.

DoMEnICo DE LILLo

Vitae 12

Le biciclette sono state il suo primo amore e con loro ha trascorso buona parte della vita gareggiando, facendo l’allenatore e poi il direttore sportivo. Ma anche oggi le sfide non gli mancano

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Flavia Leuenberger


Augusta Raurica C’è chi sostiene che la storia sia noiosa, ma come è possibile non rimanere affascinati dalle vestigia di una città romana? Basta un pizzico d’immaginazione per ritrovarsi immersi nella quotidianità di duemila anni fa. Atmosfere che sarà possibile rivivere tra pochi giorni, nel corso di una grande festa

di Martina Rezzonico; fotografie ©Philippe Mougin


sopra: il perimetro del Teatro Antico; in apertura: cubiculum diurnum (altare domestico) nel peristylium


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roviamo a immedesimarci in un viaggiatore romano del 200 d.C., giunto in città quando Augusta Raurica – Colonia Paterna Munatia Felix Apollinaris Augusta Emerita Raurica, secondo la denominazione ufficiale datale dall’imperatore Augusto in occasione della sua rifondazione – era una fiorente città con quindicimila abitanti e un’estensione di 106 ettari. Trovandosi sulle vie di comunicazione fra l’Italia e il medio e basso Reno da una parte, e la Gallia e il Danubio dall’altra, e approfittando della sua posizione lungo la riva meridionale del Reno – sul territorio degli attuali comuni di Augst (BL) e Kaiseraugst (AG) – era diventata un importante centro commerciale.

Una città moderna Saltano all’occhio infatti i numerosi edifici artigianali e commerciali della città bassa, costruita fra il centro antico e il porto. Sulle strade disposte a pianta ortogonale si affacciano magazzini, locande, botteghe di vasai, fabbri, fonditori di bronzo, soffiatori di vetro e altri artigiani, le cui abitazioni si trovavano spesso al piano superiore. Ma come un turista moderno passiamo velocemente oltre e giungiamo al centro della città, dove si trovano gli edifici rappresentativi. Abbiamo fame. Siccome la taberna è piena di gente uscita dal teatro compriamo del pane fresco dal vicino panificio. Per poi dissetarci non c’è nessun problema: i romani sono famosi per la loro ingegneria e le città sono piene di fontane che dispensano acqua portata dagli acquedotti e distribuita da un efficiente sistema di tubature sotterranee. Abbiamo parenti che abitano ad Augusta Raurica, ma prima di andare a trovarli saliamo sulla collina sacra per portare un’offerta agli dei come ringraziamento del lungo

Ricostruzione di una casa romana

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Il tepidarium

viaggio trascorso senza inconvenienti. Dove ora si trova un grande tempio a podio edificato esattamente sull’asse del teatro c’erano in precedenza diversi templi più piccoli di forma quadrangolare tipicamente locale. Passiamo ora attraverso il foro, la piazza principale, luogo d’incontro e centro politico, economico, amministrativo, giuridico e religioso di ogni città romana; da un lato è costeggiato da un altro tempio dedicato al culto dell’imperatore e della dea Roma, dall’altro ci sono la basilica (sede amministrativa e giudiziaria) e la curia (dove si riunisce il consiglio cittadino). Sulla piazza si possono ammirare le statue e iscrizioni dei cittadini onorari di Augusta Raurica. Ma visto il sole cocente preferiamo camminare all’ombra dei portici che costeggiano il foro, su cui si affacciano piccole stanze adibite a magazzini, uffici o locali di cambio.

Rivivere il passato La dimora dei nostri parenti si trova nelle vicinanze. Si tratta di cittadini abbienti che possono permettersi una lussuosa villa con pavimenti riscaldati (hypocaustum) e addirittura delle terme private. Un po’ di “wellness” è proprio quello che ci vuole dopo un lungo viaggio! I bagni romani – pubblici (thermae) e privati (balnea) – sono composti da frigidarium, tepidarium e caldarium che, come indica il nome, sono locali con aria e/o acqua di temperatura differente. Inoltre c’è uno spogliatoio (apodyterium). A dipendenza della grandezza comprendono anche il laconicum (sauna), la palestra e diversi locali di servizio. Le terme, oltre a essere fondamentali per l’igiene e la salute, sono un importante luogo d’incontro, dove si può anche ricevere un massaggio o venire depilati. A conclusione della giornata ci godiamo un buon ban-


Statua (probabilmente Ercole) al centro del peristylium

Venere nell’apodyterium (copia di una statua trovata a Roma)

Busto originale di bambino trovato ad Augusta Raurica

Venere nell’apodyterium (copia di una statua trovata a Roma)

chetto nel triclinio, da cui si ha un’ottima vista sul peristilio, il cortile interno su cui si affacciano tutti i locali della casa: il locale di rappresentanza (oecus) col triclinio, i locali notturni e diurni (dove le donne praticano attività come la tessitura), la cucina, il balneum e (aperti verso la strada) la caupona – una specie di bar o take-away – e le officine affittate ad artigiani. Al piano superiore, accessibile da una scala in cucina, si trovano le stanze da letto dei bambini e della servitù. Le case romane – a differenza della maggior parte delle abitazioni moderne – sono molto colorate: pareti, soffitti e pavimenti sono dipinti, rivestiti da lastre di marmo o altre pietre variopinte oppure decorati con mosaici. Si sta facendo tardi, andiamo a riposare. Domani sarà una giornata emozionante: assisteremo ai combattimenti dei gladiatori nell’anfiteatro. Buona notte!

la festa romana Per visite, attività varie e informazioni si veda augustaraurica.ch. Per chi volesse immergersi nel passato all’insegna del “living history”, può partecipare alla grande festa romana che quest’anno si terrà tra il 29 e il 30 agosto (roemerfest.ch). Philippe Mougin Nato a Parigi nel 1969, vive e lavora a Losanna. Fotografo professionista freelance da diversi anni, si è specializzato nella fotografia in bianco e nero che interpreta alla luce di una visione intimista e di una raffinata ricerca grafica. Nel 2006 ha inaugurato un nuovo progetto fotografico, “L’âme de fond”, utilizzando tecniche di lunga esposizione e lavorando con il formato 6x6 cm, a cui sono seguite le serie “Melody”, “Only a dream in Rio” e “Aventicum”. Molti dei suoi lavori sondano il modo in cui le esperienze che ogni essere umano sperimenta influenzano la percezione di ciò che gli sta attorno, e a sua volta stimola l’immaginazione degli spettatori. I suoi lavori sono presenti in numerose gallerie e collezioni private. philippemougin.com


Quella strana vacanza Settanta anni or sono Winston Churchill soggiornò sul Lago di Como per tre settimane. Ufficialmente per riposare e dipingere acquerelli: in realtà, per recuperare il suo compromettente carteggio con Benito Mussolini, la cui esistenza è stata sempre negata con tenacia dagli storici inglesi di Roberto Festorazzi

Storia 42

Il pomeriggio del 1. settembre 1945 lo statista conservatore

inglese Winston Churchill (1874–1965) giungeva in Italia in stretto incognito, con il nome in codice di “colonnello Warden”. Alloggiava in una sede del SOE (Special Operations Executive), speciale branca operativa dei servizi segreti britannici, sotto la protezione “blindata” di 26 uomini del 4° Reggimento Ussari della Regina. Gli indizi del reale scopo della “strana vacanza” di Churchill si nascondono nei dettagli di quella misteriosa visita e chi scrive può qui presentare i risultati di un’inchiesta condotta negli ultimi vent’anni per smascherare il grande intrigo internazionale che, quell’estate, ebbe luogo tra il Lario e il Ceresio. Una commedia degli inganni Lo statista britannico, intendiamoci, aveva più di una ragione per cercare riposo: era reduce da quasi sei anni di guerra spaventosa, nella quale aveva saputo interpretare il ruolo del condottiero della nazione in armi. Dopo aver vinto il conflitto, tuttavia, era stato inaspettatamente battuto dai laburisti alle elezioni, per cui giunse in Italia

in preda a una leggera depressione. Quando mise piede a Como, quel pomeriggio di inizio settembre, lo scenario bellico in Europa era stato archiviato da soli quattro mesi, e Mussolini era stato fucilato proprio in quelle lande dove veniva a villeggiare, nel paesino lacustre di Mezzegra. Churchill era accompagnato dalla spumeggiante figlia Sarah, dal suo medico personale, Lord Moran, dalla fedelissima segretaria, miss Kathleen Hill, e dal cameriere personale, Frank Sawyers. La prima circostanza da rilevare è che il “colonnello Warden” era ospite a Villa Apraxin-Le Rose di Moltrasio, requisita dal SOE. Una splendida residenza di mille metri quadrati, con vasto parco e darsena privata, di proprietà dell’industriale Guido Donegani, patron della Montecatini. Donegani, dopo il 25 aprile 1945, era stato arrestato per collaborazionismo e rinchiuso nel terzo raggio del carcere milanese di San Vittore. Il magnate della chimica, amico personale di Mussolini e di Churchill, era a conoscenza di tutti i segreti della politica estera sotterranea che Italia e Gran Bretagna condussero, dalla metà degli anni trenta, al-


a destra: 3 settembre 1945: Churchill nel cortile della caserma della Guardia di Finanza di Menaggio (Christian Schiefer, ©Archivio di Stato, Bellinzona) a sinistra: Winston Churchill all’uscita da Villa Donegani di Moltrasio, dove risiedette durante la sua “vacanza” del settembre 1945. In auto, oltre all’autista e allo statista inglese, siedono la figlia Sarah e il medico personale, Lord Moran (Christian Schiefer, ©Archivio di Stato, Bellinzona)

meno fino al 1940, se non oltre. Una collusione pericolosa che aveva dato corpo all’epistolario tra il Duce e il leader conservatore, al quale gli storici stanno dando accanitamente la caccia da decenni. In quelle lettere, Churchill si era spinto a tal punto, nelle sue profferte al capo del fascismo, che la loro divulgazione avrebbe compromesso in modo irrimediabile la reputazione del vincitore della guerra. Donegani guadagnò molto presto la libertà; fornì ai servizi segreti inglesi indicazioni utili al recupero dei dossier esteri che Mussolini disseminò, nel suo epilogo sul Lario, e fu scarcerato da San Vittore. Ma gli 007 britannici non riuscirono a incamerare tutte le carte scottanti che premevano a Churchill, per cui si rese necessaria la missione speciale del “colonnello Warden”. Sbarcato sul lago di Como, lo statista d’Oltremanica diede vita alla più spericolata commedia degli inganni che si potesse immaginare. Dietro il pretesto della sua passione per la pittura, cominciò a battere palmo a palmo il territorio tra il Lario e il Ceresio, trovando anche il tempo per recarsi a visitare, a Venegono, in provincia di Varese, il suo amico Donegani che era guardato a vista da una scorta della polizia militare britannica. Per tre settimane, fino al 19 settembre, l’immancabile sigaro Avana tra le labbra, Churchill percorse agguerrito le sponde del lago, a bordo di un motoscafo o di una Packard gialla scoperta, per incontrare non soltanto ospiti di rango come il generale inglese Harold Alexander – tra i massimi strateghi della guerra – o il nunzio della Santa Sede in Italia, monsignor Francesco Borgoncini Duca, ma anche personaggi che, a rigor di logica, non avrebbero dovuto suscitare il suo interesse. Sulle tracce di Benito Mussolini Preceduto infatti dagli uomini in abiti scuri dei servizi segreti, il “colonnello Warden” andò a interrogare il tenente colonnello della Guardia di Finanza Luigi Villani, un partigiano che aveva avuto una parte importante nelle vicende della fine di Mussolini, e il capitano degli alpini Davide Barbieri, protagonista dell’arresto del dittatore. Difficile pensare a una semplice coincidenza. Non solo: un giorno, l’illustre finto turista si presentò perfino a Villa Miglio di

Domaso, dove il comando partigiano della brigata che aveva catturato il Duce aveva tenuto in custodia i documenti sottratti al capo del fascismo. Anche questo un puro caso? Come un consumato attore di teatro, Churchill condusse un gioco spregiudicato esibendo tavolozza e pennelli come armi di distrazione e di sviamento della pubblica attenzione ormai concentrata su di lui grazie anche alle notizie filtrate sulla stampa. Risalì la Val d’Intelvi, per dipingere la chiesina di Muronico e povere case rurali di contadini, poi puntò al lago di Lugano, raggiungendo Osteno dove si fermò a ritrarre la riva lacustre con i tipici barconi da carico ormeggiati nel porticciolo. Ma la sua presenza fu registrata anche a Brienno, a Menaggio, e, come detto, a Domaso. Il fotografo svizzero Christian Schiefer (1896–1998), autore di grandi scoop storici – sua la famosa immagine di Mussolini appeso per i piedi in Piazzale Loreto, a Milano, il 29 aprile 1945 – fu il solo a immortalare il leader britannico durante le storiche giornate. Le sue immagini, conservate nei Fondi fotografici dell’Archivio cantonale di Bellinzona, colgono alcuni istanti della spasmodica attività investigativa di Churchill e rappresentano una fonte di documentazione preziosissima per gli studiosi. Un’altra sorgente di notizie è costituita dai carteggi intimi intrattenuti dai protagonisti di quella “strana vacanza”. Gli epistolari della famiglia Churchill, specialmente le lettere intercorse tra Sarah e la madre Clementine, sono ricchi di particolari interessanti. Anche i diari di Lord Moran e le memorie di Sarah Churchill aggiungono informazioni utili. La figlia dell’uomo politico inglese ci descrive, per esempio, gli ambienti sontuosi di Villa Apraxin-Le Rose, arredati con magnifici specchi, monumentali tavoli di vetro, e con un bagno al cui centro troneggia una vasca di marmo bicolore crema e albicocca. Così Sarah scrive alla madre, in una pagina dai toni lirici: “Il tempo è ottimo, per nulla troppo caldo. Un venticello fresco soffia intorno al lago la mattina presto e ancora nel tardo pomeriggio, come a comando. Le notti sono fresche e i grilli cantano sotto la finestra. Una sera eravamo seduti dopo cena contemplando il lago, il silenzio rotto solo dai campanelli delle capre, le stelle smorzate nel velluto della notte dal pacifico brillare del suo sigaro”. Il sigaro, ovviamente, è quello di papà.

Storia 43


L’ebook è un libro Tendenze p. 44 – 45 | di Mariella Dal Farra

Che cos’è un libro, nella sua essenza? Parole che si dispiegano una di seguito all’altra, concatenate a formare frasi, enunciati, periodi che articolano un pensiero, comunicano un’emozione, illustrano un concetto. A partire da quei piccoli segni neri, ordinati per righe sulla pagina bianca, il nostro sistema di decodifica interno è in grado di evocare paesaggi, vicende, persone: interi mondi che prendono vita nella nostra immaginazione. Come dice uno dei personaggi di Sarah Waters, narratrice contemporanea britannica, “[...] le parole ci seducono al buio, e la mente le riveste e le rafforza a modo suo”1


UN CONCENTRATO DI SENSAZIONI Il libro è qualcosa che, a ben vedere, sta più dentro che fuori di noi. Oggi in fondo la sua forma esteriore appare quasi pretestuosa: che sia una tavoletta di cera sulla quale lo scrittore ha inciso con un bastoncino appuntito caratteri cuneiformi oppure un foglio di papiro che si srotola, fitto di segni ideografici e fonetici insieme; un manoscritto impreziosito dalle miniature di un monaco amanuense o la Bibbia stampata a caratteri mobili nella proto-tipografia di Johann Gutenberg. Essendo il libro in realtà un oggetto “immateriale”, anche la parziale smaterializzazione comportata dall’ultima (in ordine di tempo) sua metamorfosi – il libro elettronico, o ebook – non dovrebbe condizionarne la fruizione. Tuttavia, poiché la nostra “anima” è consustanziale a un corpo fatto di carne e sangue (nonché di ossa, cartilagini, viscere, sinapsi...) ecco che, in un processo di mutuo rispecchiamento, anche il “corpo” del libro mantiene un peso – talvolta poderoso – esercitando sul lettore un richiamo che passa attraverso i suoi attributi sensoriali: il profumo della carta stampata, la sensazione tattile delle pagine sfogliate, l’eleganza di una rilegatura accurata, l’attrattiva delle coste giustapposte una all’altra... Può un ebook sostituire tutto questo? Secondo Grazia, che li legge da due anni e mezzo, con una biblioteca elettronica di circa 700 titoli scaricati, fra le due categorie di lettura vige un rapporto di complementarietà: “L’ebook per me è una cosa più... quick and dirty, se così posso dire: compro solo libri in offerta, oltre a scaricare quelli gratuiti. Poi, se ciò che ho letto mi piace, magari lo acquisto anche cartaceo, e lì è come se assurgesse a una categoria più elevata... Forse, dopo lo sdoganamento dei generi letterari, la distinzione fra letteratura “alta” e “bassa” sopravvive nella differenza fra i formati! A parte gli scherzi, l’ebook è di una comodità pazzesca: puoi portarti dietro un libro di 800 pagine e leggerlo dove vuoi; è maneggevole, incomparabilmente più leggero. Tieni conto che io, in vacanza, mi porto in media una quindicina di libri: il mio “Kindle” ha cambiato sensibilmente la logistica delle mie ferie”.

suoi devastanti effetti nell’ambito dell’industria discografica dove, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, si è assistito al drammatico depauperamento dell’offerta musicale. Sarebbe quindi opportuno evitare di ripetere lo stesso errore, scaricando illegalmente libri e defraudando gli autori del loro legittimo compenso. Oppure nel giro di un decennio potremmo ritrovarci senza più niente di originale da leggere, oltre che da ascoltare. La seconda sfida è quella rappresentata dalla privacy, e qui l’ebook presenta un paradosso davvero peculiare, come evidenziato da Neil Richards, autore di Intellectual privacy (2015)2. Da una parte, la lettura su dispositivo elettronico consente una copertura praticamente perfetta dei suoi contenuti. Esemplificativo, in questo senso, il caso letterario de 50 sfumature di grigio le cui vendite sono decollate soltanto dopo che i tre romanzi furono proposti in formato digitale, permettendo così a milioni di lettori di acquistarli e leggerli in colpevole e soddisfatta segretezza3. Tuttavia, se l’ebook aumenta i gradi di libertà del lettore, sollecitando la curiosità intellettuale non solo nei confronti di libri (presunti) trasgressivi, ma dello scibile umano in generale (compresi il Mein Kampf di Adolf Hitler, la coltivazione idroponica, tanto per dire…) senza che sia necessario rendere conto ad alcuno dei propri interessi, è però opportuno tenere presente come il software installato su “Kindle”, per esempio, “fornirà ad Amazon le informazioni riguardanti l’uso del tuo dispositivo […] come l’ultima pagina letta, il contenuto archiviato, la memoria disponibile, il tempo di corretto funzionamento, i file di log, le informazioni vocali e la potenza del segnale”4. Il che significa che, mentre leggiamo, veniamo contemporaneamente “letti” da una sorta di “grande libraio” digitale. Delle conseguenze insite nella dissoluzione della privacy il solito Orwell, a suo tempo, ci ha già spiegato: ed è sicuramente un caso, sebbene molto suggestivo, che proprio i titoli di questo scrittore siano stati “cancellati” elettronicamente da Amazon nel 2009, scomparendo dai “Kindle” di chi li aveva acquistati per un problema relativo ai… diritti d’autore.

LE INCOGNITE (DEGLI AUTORI E DEI DIRITTI) Nessun conflitto, dunque? Stabilito che ebook e libro cartaceo non sono mutualmente escludentesi, rimangono però taluni aspetti “di contorno” da considerare, nell’avvento di questo nuovo formato. In particolare, due sono le questioni che ci interrogano (ormai da alcuni anni) nella fase di mutazione tecno-antropologica che stiamo attraversando: il copyright e la privacy. La mancata protezione dei diritti d’autore a fronte della digitalizzazione dei prodotti culturali ha già dato prova dei

note 1 Sarah Waters, Ladra, TEA, 2007 2 N. Richards, “The Fifty Shades of Grey Paradox”, Slate, 13/02/2015 (slate.com/articles/technology/future_tense/2015/02/fifty_shades_ of_grey_and_the_paradox_of_e_reader_privacy). 3 A fronte del successo di vendita, Random House acquistò i diritti e li editò in formato cartaceo, trasformandoli nel bestseller divenuto più velocemente tale nella storia del mercato editoriale. 4 https://www.amazon.it/gp/help/customer/display. html?nodeId=200506200


La domanda della settimana

Il presidente del Governo Norman Gobbi ha di recente “accusato” la Confederazione di indifferenza verso i problemi del cantone Ticino: credete abbia ragione?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 27 agosto. I risultati appariranno sul numero 36 di Ticinosette.

Al quesito “Siete soddisfatti della vostra esistenza e vi ritenete delle persone felici?” avete risposto:

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Astri ariete Dal 23 Venere inciderà nella vita sentimentale: possibile ritorno di fiamma con il segno dell’Acquario. Ricerca di gioia e serenità.

toro Grazie a Mercurio maggiore lucidità in una situazione matrimoniale delicata. Giove favorevole per i nati nella prima decade.

gemelli Fate una cosa alla volta senza disperdervi in mille altre. Ottimi transiti di Marte e Venere. Promozioni e nuove risorse finanziarie.

cancro Il mese si chiude con la quadratura di Mercurio per i nati nella terza decade. Riuscirete a tirare fuori il meglio di voi stessi.

leone Difficoltà a controllare il narcisismo. Canalizzatevi per raggiungere un obiettivo e allineatevi con le scelte provenienti dal cuore.

vergine Opportunità professionali, promozioni, ritrovata fiducia. Svolte trasgressive provocate da Nettuno. Novità il 26 o il 27.

bilancia Con l’arrivo di Mercurio si apre una nuova fase di riflessione. Grazie alla Luna del 28 agosto buona opportunità professionale.

scorpione Calo energetico. Le ambizioni sembrano assorbirvi più del dovuto. Cercate di farvi guidare dal cuore non dal risentimento.

sagittario Se il 24 riuscirete a gestire la vostra emotività potrete fare “strike” in numerosi settori. Colpi di fulmine e possibili ritorni di fiamma.

capricorno Nuove opportunità. Seguite il vostro intuito. La fase di scelte radicali per i nati nella seconda decade. Bene per quelli della terza.

acquario Sbilanciamento della vita affettiva. Esigenze esagerate e gelosie. Una decisione importante nella gestione del patrimonio familiare.

pesci Non amplificate le critiche agli altri. Cercate di focalizzarsi su voi stessi. Mantenete una dieta equilibrata e praticate dello sport.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 36

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 27 agosto e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 25 agosto a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Verticali 1. Sconsideratezza • 2. Il noto Costanzo • 3. Portogallo e Uruguay • 4. Si dice consegnando • 5. Il Cellamare • 6. Fondamentale, necessario • 7. Bevande terapeutiche • 8. Torto senza pari • 9. Dittongo in poeta • 14. Porto algerino • 16. I confini di Gandria • 18. C’è anche quella dei famosi • 20. Vietano la diffusione • 21. Arbusto montano • 25. Restare... in centro • 29. Isole siciliane • 31. Centouno romani • 33. Arbusto aromatico • 35. Parte del cannone • 37. Lo è il dente dolente • 39. Debolezza muscolare • 41. Il suolo natio • 44. Puntini vezzosi • 47. Narrazione epica • 48. Mori • 50. Imperava in Russia.

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Orizzontali 1. Un tempo verbale • 10. Ha la voce fioca • 11. Maestà • 12. Il Rutenio del chimico • 13. Antica città dell’isola di Creta • 15. Il cane di Ulisse • 17. La Silvia vestale • 19. Appunto! • 20. La città francese di un noto festival del cinema • 22. Pari in pizza • 23. Droga aromatica usata anche in medicina • 24. Pari in borioso • 26. Pronome personale • 27. Articolo maschile • 28. Blocchetto d’appunti • 30. La lettera muta • 32. Pesce dal corpo allungato • 34. I confini di Vezio • 36. Motivetti • 38. Regione desertica africana • 40. Pancia prominente • 42. Diverbi • 43. Pena... nel cuore • 45. In mezzo al mare • 46. Periodo storico • 47. Non accesi • 49. Ripara da fastidiosi insetti • 51. Personaggio dell’Otello • 52. Pari in artista • 53. Può esserlo una pillola • 54. Saluto fra amici.

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Questa settimana in palio: un orologio salvavita Limmex

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La soluzione del Concorso apparso il 7 agosto è: RACCOLTO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiato: Pietro Beti 6998 Termine Al vincitore facciamo i nostri complimenti!

Tra coloro che inoltreranno corrrettamente la soluzione del cruciverba verrà estratto un fortunato lettore che vincerà un elegante orologio salvavita Limmex con GPS e abbonamento base per sei mesi incluso, per un valore di CHF 713!

Grazie all’orologio salvavita Limmex e alla migliore rete telematica di Swisscom può ricevere aiuto in qualsiasi momento ovunque si trovi premendo semplicemente un tasto. In caso di emergenza, le funzioni di telefonia mobile integrate nell’orologio la connettono con le persone da lei scelte o con la centrale di allarme professionale. Questo le offre una sensazione di sicurezza nella sua vita quotidiana, anche quando non porta con sé il cellulare. Maggiori informazioni su swisscom.ch/orologio-salvavita

Svaghi 47


â„– 34 del 21 agosto 2015 ¡ con Teleradio dal 23 al 29 agosto


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