Ticino7

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

№ 42 del 16 ottobre 2015 · con Teleradio dal 18 al 24 ott.

CULTURA AL CENTRO Con l,apertura del LAC Lugano rafforza la sua importanza in ambito artistico e culturale

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Ticinosette allegato settimanale N° 42 del 16.10.2015

Impressum

Marco Jeitziner .............................

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alessandro tabacchi .......................................

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Francesca rigotti ....................................................

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Agorà Educazione sessuale. I maschi trascurati Arti Mostre. Da Raffaello a Schiele?

di

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Tiratura controllata

Lessico Amicizia (terza parte)

Chiusura redazionale

Società Conferenza di Locarno. Una pace controversa

Editore

Vitae Alice Baciocchi

Redattore responsabile

Reportage LAC. Riflessioni e visioni

Coredattore

Tendenze Birra. La qualità creativa

67’470 copie

Venerdì 9 ottobre Teleradio 7 SA Muzzano Fabio Martini

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

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roberto Festorazzi ............

nicoletta barazzoni ...........................................................

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oreste bossini; FotograFie di reza Khatir ........

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Marisa gorza ..............................................

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Svaghi ....................................................................................................................

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Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

LAC: Lugano Arte e Cultura Fotografia ©Reza Khatir

Turismo: il peso di Expo Agosto non è stato un “buon” mese per il turismo del cantone (pernottamenti in calo del 13% rispetto al 2014), le regioni a vocazione turistica piangono e nel suo complesso la Confederazione marcia sul posto. Il tema non è inedito: a questo punto le soluzione per risollevare il settore si fanno urgenti e immediate, ma nessuno ha la ricetta e, soprattutto, nessuno può garantire che funzionerà... ma certo l’immobilismo non aiuta.

Nel corso del 2014 il cantone si è diviso tra pro e contro Expo, evento che a oggi ha toccato i 17 milioni di visitatori e che entro la chiusura pare sarà in grado di raggiungere i 20 milioni. “A curiosare tra i padiglioni uno su tre è straniero: cresciuti del 40% i ricavi degli hotel” si leggeva in un lungo contributo apparso lo scorso 6 ottobre sul quotidiano la Repubblica, nel quale si evidenziava come il ritorno economico non debba essere considerato solo nell’immediato, ma ricadute e investimenti secondo alcuni studi dovrebbero protrarsi almeno sino al 2020.

Lo stesso giorno, una doppia pagina sul Corriere del Ticino presentava le cifre del tracollo cantonale: addio mandolino e boccalini, qui servono “gioco di squadra” e prodotti di qualità, sostiene il direttore di Ticino Turismo, Elia Frapolli. L’economista Mauro Baranzini punta invece il dito sull’ormai noto “franco forte” (o euro debole?). E chi sperava nell’effetto Expo deve oggi ricredersi, dice Baranzini: non solo Lugano, Locarno e il Mendrisiotto, ma anche una città

come Como “non ha goduto affatto di Expo”.

In verità nella vicina cittadina lariana i turisti non mancano: se è vero che ci si aspettava molto di più dal punto di vista dei pernottamenti negli alberghi, i “vacanzieri” di giornata hanno fatto il pieno. Tanto che da giugno ad agosto “470mila turisti (avete letto bene, ndr.) sono arrivati sul lago di Como in treno. Lo rivelano i dati di Trenord. I numeri non comprendono gli abbonamenti, solitamente usati dai pendolari, ma solo i biglietti singoli venduti tra giugno, luglio e agosto”, si leggeva nella Provincia (14.9.2015).

Gli ultimi dati elaborati dalla Camera di Commercio di Como (1° semestre 2015) e diffusi nell’agosto scorso parlano di “eccellenti risultati raggiunti dal settore turistico in provincia di Como: le presenze totali sono state pari a 1.038.201, in aumento del +4,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. Sono cresciuti sia i pernottamenti degli ospiti italiani (pari a 290.431, +4,3%) sia quelli dei turisti esteri (747.770, +5,0%). Gli arrivi totali sono cresciuti a 432.435 (+1,9%), grazie al miglioramento della componente estera (+7,1%) che ha controbilanciato il calo di quella interna (–7,8%)”. Lo studio mette in evidenza la crescente importanza delle strutture “extralberghiere” (appartamenti ecc.) “cresciuti del +14,6% rispetto al 2014, vale a dire circa 32.000 pernottamenti in più”. Quale sarà il segreto di tutto ciò: prezzi accessibili? marketing mirato? George Clooney...?

Buona lettura, Giancarlo Fornasier

I suoi cari sono sempre a portata di mano. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2szAwMAUAvbdxhA8AAAA=</wm>

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I maschi trascurati Educazione sessuale. In famiglia sono solitamente le madri a occuparsi di spiegare e dare consigli soprattutto alle figlie, mentre sui figli maschi pesa sempre di più l’assenza paterna, una condizione che può generare difficoltà nella crescita di Marco Jeitziner

I Agorà 4

genitori sono la prima “agenzia” che dovrebbe occuparsi dell’educazione alla sessualità e all’affettività dei figli.

Un compito da sempre difficile ma più che mai necessario in un momento storico che, secondo diversi esperti, si contraddistingue per almeno tre grandi cambiamenti.

Il primo parte proprio dai genitori e dal mutamento della famiglia (madri sole, padri assenti ecc.) le cui conseguenze, spiegano gli psicologi, produrrebbero la tendenza di rendere i bambini sempre più degli “adulti”.

Vi è poi il grande consumo di internet e le forti e distorte sollecitazioni sessuali che veicola il mercato, la moda, la pubblicità. Il terzo fattore è biologico: l’abbassamento, scoperto di recente, della maturità sessuale anche nei maschi.

Ma c’è di più. A questo mix di fattori sociali e ambientali si mescolano, secondo storici e sociologi, quelli culturali legati agli stereotipi dei ruoli di padri e madri. Sono le mamme o i papà che trattano di più l’argomento? Cosa cambia con una figlia o un figlio? Bambini e bambine ricevono entrambi un’educazione sessuale adeguata e con quali esiti?

Furto epocale Nel 2012 alle scuole medie di Massagno è intervenuto lo psicoterapeuta Massimo Tassan Solet, specialista dell’infanzia, dell’adolescenza e della coppia genitoriale. La contraddizione della nostra epoca, affermò, è che da un lato “la protezione del bambino è riconosciuta come mai in passato”, ma dall’altro “appare sempre più diffusa la tendenza a perseguire forme sempre più pervasive di adultizzazione dei bambini, che violano (…) il «diritto di essere bambino», di crescere seguendo tempi e tappe fisiologiche”1. Tassan Solet parlò di una vera e propria “schizofrenia” per cui “vi è la tendenza ad accelerare la crescita dei bambini in nome di una precocità che dovrebbe renderli vincenti nell’arena sociale (…)”.

Consultando varie fonti emerge che il suo non è affatto un appello isolato. La contraddizione è evidente: i bambini godono di importanti diritti ma proprio quello primario, la famiglia, è costantemente messo in crisi da genitori spesso distratti, molto occupati nel loro lavoro, con poco tempo per i figli, se non da madri rimaste sole e da padri di fatto assenti. La psicologa Silvia Vegetti Finzi scrive che “sono rimasti i bambini ma è scomparsa l’infanzia. Ora si pone il compito di indagare sulle conseguenze di questo furto epocale”2.

Gli stereotipi sessuali La famiglia è certamente cambiata perché sono cambiati i genitori, ciò nonostante i ruoli di padri e madri sembrano legati a modelli ancora molto tradizionali. Sono proprio i genitori a esercitare la pressione più forte sui figli, non parlando di educazione sessuale o trattandola secondo le proprie convinzioni. Nel primo caso, scrivono, per esempio due sessuologi italiani, Jole Baldaro Verde e Marco del Ry, “un atteggiamento punitivo o restrittivo da parte dei genitori può portare il bambino a rinunciare alle attività autoerotiche” che sono un “precursore dell’attività sessuale adulta”, generando così sensi di colpa, nevrosi, rifiuto o persino forme di trasgressione e perversione sessuale da adulti3. Nel secondo caso, ci dice, per esempio, Alessandra Cristinelli del Centro di pianificazione familiare di Mendrisio, “il background culturale, i valori, le credenze, le esperienze personali, fanno sì che ogni famiglia tratti l’educazione affettivo-sessuale in modo diverso, differenziando se destinata a maschi o femmine”.

In altre parole l’educazione sessuale in famiglia è anch’essa sessuata. “Gli stereotipi sociali e le credenze di ogni genitore (…) sono ancora presenti e permettono di mantenere e, possibilmente, valorizzare la differenza tra i sessi”, afferma Pamela Borelli, sessuologa e psicoterapeuta a Lugano. Se grazie ai giovani padri, sottolinea Cristinelli, “negli ultimi anni abbiamo notato che l’approccio delle famiglie (…) si sta unificando, cercando di trattare i temi indipendentemente dal sesso dei figli”, il compito ricade ancora molto sulla madre, ci confermano i nostri interlocutori. “Le donne sono più portate alla comunicazione verbale e alle confidenze, e non solo nell’ambito della sessualità”, annota Borelli.

Un sondaggio nazionale tra quasi 1500 giovani tra i 12 e i 20 anni afferma: “le ragazze indicano la madre come persona di riferimento, i ragazzi rispondono «nessuno». Il padre è il riferimento principale soltanto per il 3% degli adolescenti, in prevalenza ragazzi”4. Insomma, se Cristinelli rassicura che le madri “chiedono la collaborazione dei mariti/partner quando vi sono figli maschi”, sembra trattarsi di un intervento ancora sporadico. E la tendenza, afferma il pediatra bellinzonese Paolo Peduzzi, è che “il colloquio con le ragazze viaggia con un minimo vantaggio. Ci sembra insomma più facile parlare a nostra figlia di quello che le succederà con il menarca (il

gli procura la grandezza del suo pene, o addirittura una ritenzione ai testicoli o una fimosi nel caso di disturbi congeniti. Borelli ricorda che “la presenza del padre o di una figura maschile resta fondamentale, bisogna solo ricordare che gli uomini sono spesso più bravi nei gesti che nelle parole”.

Educazione femminilizzata?

“La nuova educazione sessuale inventata dalle mamme femmi- Per i sessuologi come Vito Frugis è a causa dell’assenza niste si rivolge soprattutto alle ragazze” tuona la storica fran- dei padri che sempre più maschi cercano risposte altrocese delle questioni femminili Yvonne Knibiehler. I figli ve, a scuola, dagli amici, da fonti su internet, abusando peraltro della tecnologia e maschi, dice, sono “un’alcreandosi idee sbagliate8. tra inquietudine”, tanto che Il rischio è quello di ritrosi chiede: “Come parlare ai varsi privati di importanti ragazzi? Come aiutarli ad strumenti per la propria affrontare dei cambiamenti crescita psicologica, oppucosì sconvolgenti? Da parte re disarmati di fronte allo loro, gli uomini, i padri non sviluppo, ed è un fatto che sono affatto preparati. L’ila scienza ha dimostrato di dentità maschile vacilla”5. recente, sempre più precoÈ indubbio che il lungo ce anche nei maschi (nelle e sfaccettato percorso del femmine è noto da tempo femminismo, con le sue che la prima mestruazione importanti conquiste (lioggi avviene attorno ai bertà sessuale, contracce12,5 anni rispetto ai circa zione ecc.), abbia influito 15 dell’inizio del novecensulla percezione e, sopratto). Siccome la “tempesta tutto, sull’impostazione ormonale” rende i maschi dell’educazione sessuale più spericolati e violenti nella società. Una maggioesponendoli a maggiori re attenzione alle femmirischi (in inglese “accident ne la si può notare anche hump”), il confronto dei nella ricerca scientifica: la dati sulla mortalità giomaggior parte degli studi vanile ha permesso di interessa per lo più le raconcludere che avere (biogazzine e il rapporto con le logicamente) diciotto anni madri. Quelli sui maschi e oggi è come averne avuti i padri sono recenti. ventidue nell’ottocento9.

Recenti studi rivelano che Le cause, inarrestabili, l’educazione sessuale tra sembrano essere l’alimeni figli maschi e i papà è Immagine tratta da familylife.it tazione e la qualità di vita. molto carente o persino La complessità di questi inesistente. Sulla base di parecchia letteratura le due psicologhe Marina Epstein e fatti dovrebbe quindi indurre ogni singolo genitore a una L. Monique Ward, affermano che “rispetto alle ragazzine i maggiore riflessione rispettosa di maschi e di femmine. maschi raramente riferivano di aver imparato molto sul sesso Anche la scuola in tutto questo ha un compito fondadai loro genitori”6. In molti casi i genitori non parlavano mentale, perché educa i bambini e gli adolescenti, cioè né di sesso, né di sviluppo fisico, né di contraccezione gli adulti, le coppie e i genitori che saranno. coi figli maschi, e quando avviene “la comunicazione dei genitori coi loro figli maschi riguarda spesso la sicurezza e la note 1 contraccezione, poco gli aspetti più positivi della sessualità” 2 Intervento reperibile su http://www4.ti.ch/decs/ds/cerdd.

“Adulti infantili, bambini «adultizzati», quali conseguenze nel come la masturbazione o i “sogni bagnati”. Ora ci si è «furto di età»?” (Corriere della Sera, 13.4.2014). accorti che “la mancanza di attenzione per i padri rappre- 3 Da Identità sessuale e progetti per un’educazione sessuale integrata (Ed. Franco Angeli, 2004). senta una fondamentale occasione mancata per migliorare la 4 http://www.ekkj.admin.ch/c_data/i_rap_sessualitagiovani.pdf. salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti”, afferma uno 5 Da La sexualité et l’histoire (Odile Jacob, 2002, p. 46).

7 studio recente.

6 primo flusso mestruale, ndr.), ma quanti di noi se la sentono di parlare di spermarca (la prima eiaculazione, ndr.) con il figlio? Se però ci pensiamo...”.

Il prezzo dell’assenza paterna Ma la questione si complica col crescente fenomeno dell’assenza paterna: nella sua sfera intima e sessuale il bambino come può essere capito dalla madre? Una mamma non può comprendere la tempesta ormonale che sta vivendo il figlio, la sua prima eiaculazione notturna, l’ansia che

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“Always Use Protection: Communication Boys Receive About Sex From Parents, Peers, and the Media”, Journal of youth and adolescence (n. 37/2008, Springer).

“Paternal Influences on Adolescent Sexual Risk Behaviors: A Structured Literature Review” in Pediatrics (ottobre 2012).

“Teenager sempre connessi per colmare l’assenza dei padri” (RaiNews, 29.4.2014).

“Pediatria: anche per lui esplosione ormonale sempre più precoce” (adnkronos, 19.8.2011).

Agorà 5

Da Raffaello a Schiele?

Oltre alla mostra dedicata a Giotto di cui abbiamo scritto la scorsa settimana, Palazzo Reale a Milano presenta una seconda esposizione che raccoglie, in modo sorprendente e originale, il meglio della cultura europea di Alessandro Tabacchi

Arti 6

La prima volta che mi capitò di imbattermi nei cartello- candore dei mistici bianchi di Zurbarán. Tre Navi da pesca ni della mostra di Palazzo Reale “Da Raffaello a Schiele” (1885) di Claude Monet, un soggetto insolito per il grande (visitabile sino al prossimo 7 febbraio 2016) pensai su- impressionista francese, è capace di regalarci una lezione di bito all’importanza dei titoli nella comunicazione di un campitura, dimostrando come la tekne pittorica possa nobilievento. A prima vista mi sembrò di leggervi un sottinteso tare anche un soggetto banalissimo. E poi c’è Picnic a Maggio vagamente negativo, del tipo “dalle stelle alle stalle”. E (1873) di Pal Szinyei Merse, il principale impressionista unquesta, con buona pace del tormentato genio austriaco, è gherese, arioso gruppo en plein air, che costituisce quasi una versione da educande della stata un’impressione non solo Colazione sull’erba di Manet, mia, come ho avuto modo con i personaggi immersi in di scoprire. Mettere insieme un paesaggio che rivela una due mondi così differenti, sensibilità alla luce naturale senza veri punti in comune, per nulla banale e promana è spesso un investimento coun’atmosfera di serena e bormunicativo in perdita. Poi ho ghese gioia di vivere. scoperto che il titolo originale doveva essere “Da Raffaello Il futuro del a Cézanne”, allora ho avuto Vecchio Continente l’illuminazione: non cerchiaLa mostra non offre spunti mo sensi profondi, se per i critici particolari, ma questo curatori un nome vale l’altro, La prima versione della presentazione della mostra non è un difetto: l’interesse è il caso di sorvolare sul titolo (forse l’intento era proprio questo) e concentrarsi solo sul dei curatori era presentare una collezione vasta e poco cocontenuto dell’esposizione. E bisogna ammettere che in nosciuta, e non creare percorsi di lettura. Detto questo, la visita a questa mostra diviene comunque spunto per una questo caso ci si guadagna in stupore… riflessione più profonda. In questi ultimi anni l’Ungheria si sta volontariamente isolando in un mondo autoreferenziale Signore e signori, il catalogo è questo!

Questa mostra presenta un numero consistente di opere nel nome di un rinato e a volte sinistro nazionalismo, in meravigliose. Ed è anche animata da un intento ammi- cui paiono coagularsi tutti i peggiori istinti di un Europa revole: far conoscere a un vasto pubblico una collezione dell’est orfana dei grandi imperi transnazionali, incapace altrimenti non proprio alla portata di tutti, quella del Museo di accettare la natura fondamentalmente illuminista e di Belle Arti di Budapest, vera messe di capolavori. Solo postmoderna dell’occidente, e allo stesso tempo superba nel per citare alcuni nomi forti della mostra, ricordo in ordine difendere un passato forte, riletto a proprio uso e consumo. sparso: Cranach il Vecchio (il cui volto bello e crudele di Giocoforza diviene quasi inevitabile vivere questa esposiSalomè compare nei manifesti della mostra), Raffaello (con zione con la mente ben conscia dei problemi del presente. la piccola ma straordinaria Madonna Esterházy, già esposta E così, questa selezione di capolavori provenienti dalla Spaa Palazzo Marino questo inverno), Tintoretto, Dürer (con gna alla Germania, dall’Italia alla Francia, amorevolmente un Ritratto di Giovane dall’enigmatico sorriso, che emerge su conservati in quella Budapest – che un tempo non poi così un fondo rosso di portentosa profondità) quindi Artemisia lontano fu il vero ponte fra Mitteleuropa e Balcani – finisce Gentileschi, El Greco, Rubens, Canaletto, e avanti fino a coll’apparire un vero contrappeso agli errori del presente, Goya e Cézanne (il cui Buffet del 1879 rappresenta la sum- indicandoci la via maestra che ha reso grande l’occidente, ma delle sue ricerche sulla natura morta, e ben meritava di inteso come luogo dello spirito: quel cammino continuo figurare nel titolo della mostra). Ovviamente, da qualche scevro da ogni pretesa di verità precostituita, nel nome dell’eterna ricerca di un senso dell’essere, che non è mai parte c’è pure Schiele.

Non mancano le sorprese. Personalmente ne ho contate tre. dato, ma sempre anelato e costruito.

La Scena di Taverna (il Pranzo) di Velázquez, datata 1618, è Forse in ciò risiede l’eredità morale di questa mostra, nel un capolavoro del maestro non ancora trentenne, magico tratto che lega veramente Raffaello a Schiele. O a Cézanne: punto d’equilibrio fra l’epica degli umili di Caravaggio e il a questo punto importa davvero poco il titolo.

Amicizia

(Terza parte)*

Fatti, non parole n. 8

Molti pensatori e filosofi che hanno scritto e riflettuto sull’amicizia convengono sul vantaggio che deriva dalla libertà di scelta che essa offre, rispetto a rapporti obbligati di Francesca Rigotti

Gli amici si scelgono, i parenti, i vicini, i compaesani e i connazionali no. Già l’imperatore filosofo Marco Aurelio affermava che il legame che unisce non sta nel sangue ma nella ragione e nello spirito. Lo ribadisce chiaramente Michel de Montaigne, dichiarando che, contrariamente alla parentela, l’amicizia è libera e volontaria, e mettendo in dubbio il fatto che le amicizie perfette dovrebbero trovarsi tra figli, fratelli e parenti, i quali invece possono essere di indole molto diversa tra loro. Ma il più appassionato fautore del vantaggio dell’amicizia quale scelta di fronte all’obbligo del vincolo parentale e nazionale non scelto è Vilèm Flusser, figura di rilievo del pensiero del novecento quale teorico dei nuovi media. Flusser, che nacque a Praga nel 1920 e che da Praga fuggì nel 1940 a causa delle leggi razziali per approdare in Brasile, afferma di “essere stato gettato nella sua prima patria alla nascita senza esserne stato richiesto”. I legami che mi univano ai miei simili mi vennero attribuiti al di là della mia volontà. Ma ora, raggiunta dolorosamente la libertà del migrante, che non conosce vincoli né di sangue né di patria, sono io a filare – ribadisce Flusser – in frei gewählter Verbindung (“in un legame liberamente scelto”) i fili che mi legano agli altri.

Flusser non si riconosce né nel patriottismo, vuoi locale vuoi nazionale, che venera i legami dati dall’essere nati nello stesso paese e dal viverci insieme, né nel legame familiare che antepone la parentela all’affinità elettiva o rapporto scelto, il legame di sangue all’amicizia. Il migrante vive nella condizione privilegiata di essere libero di scegliersi il suo prossimo. È vero secondo voi?

Il cittadino globale Avevamo accennato al peso del vincolo, sul quale vorremmo ora tornare, in relazione all’amicizia, perché viviamo, ci dicono, in una società priva di legami forti; ma l’amicizia, almeno in senso classico, è un legame forte.

Zygmunt Bauman definisce la nostra società acquatica, fluida, mutevole, instabile.

Nella nostra società non il legame ma la flessibilità occupa la posizione centrale, e nocciolo della democrazia e dell’economia di mercato è la scelta, la cui abbondanza diventa paradossale e ridicola se pensiamo all’offerta al bar di venti tipi diversi di caffé proposti in tazze di tre diverso formato, che fa già sessanta possibilità di “scelta”. Anche il continuo modificarsi dei contratti di telefonia rappresenta un altro paradigma della nostra condizione di trovarci di fronte a legami non vincolanti e scelte continuamente rivedibili; comportamenti simili si trovano anche nell’ambito delle relazioni private, dove il divorzio ha spianato la strada a questo fenomeno.

L’amicizia sembra però richiedere un legame forte e stabile.

Il poeta nordamericano dell’ottocento Ralph Waldo Emerson, in un saggio sull’amicizia del 1849 paragona le relazioni superficiali al tessere ragnatele, non stoffa (“to weawe cobweb, and not cloth”). L’amicizia arriverà a conclusioni ben povere se intesseremo sogni invece che la forte fibra del cuore umano. Abbiamo davvero perso il senso dei legami e stiamo perdendo con esso le relazioni che i legami richiedono, come l’amicizia? Il legame soffoca davvero la libertà o non è anche occasione per la fioritura individuale? E per la fioritura dell’amicizia?

* Le prime due parti sono uscite in Ticinosette n. 36 e n. 41/2015.

Quando si tratta di benessere degli animali, teniamo gli occhi ben aperti.

Da oltre 35 anni ci impegniamo per il benessere degli animali con progetti <wm>10CAsNsjY0MDQx0TU2NzU1NgQA4RPwYQ8AAAA=</wm>

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Naturafarm è soggetto a direttive particolarmente severe, che vanno ben oltre i requisiti previsti dalla legge.

I nostri animali da reddito hanno libero accesso all’esterno o sono allevati all’aperto. Secondo la Protezione svizzera degli animali PSA, che controlla annualmente e senza preavviso le nostre aziende Naturafarm, Coop è il n.1 in Svizzera per quanto concerne il benessere degli animali.

fatti-non-parole.ch

Una pace controversa Novant’anni fa, il 16 ottobre 1925, si concludeva la Conferenza di Locarno, primo tentativo di superare la rancorosa pace di Versailles.

Ma di lì a poco, nuove nubi si sarebbero addensate sull’incerto orizzonte europeo... di Roberto Festorazzi

Società 8

Il vertice internazionale, ospitato nel Palazzo di giustizia di due nemiche storiche: Parigi e Londra. In tal senso, il Duce Locarno, si aprì il 5 ottobre del 1925, con la partecipazione venne a Locarno, quasi al termine dei lavori della Confedi Italia, Francia, Gran Bretagna, Belgio, Germania, Polo- renza, a raccogliere gli allori che altri gli avevano preparato. nia e Cecoslovacchia. Il municipio della città sul Verbano Impacciato e a tratti nervoso durante le sessioni del vertice, ebbe parte attiva, sia nel promuovere sia nell’ospitare al il capo del fascismo si sentì invece a proprio agio durante meglio l’incontro tra i grandi del tempo: fu infatti lo stori- gli incontri bilaterali che ebbe, non solo con Chamberlain co sindaco liberal-radicale Giovanni Battista Rusca a voler e Briand, ma anche con il polacco Aleksander Schzryński e con il cecoslovacco Edvard Beneš. intavolare, a latere dell’attività della Giunto nella città del lago Maggiore, Società delle Nazioni di Ginevra, a bordo di un piccolo motoscafo, il quel dialogo “in campo neutro” dittatore italiano alloggiò nella preche sortì risultati molto importanti, stigiosa villa della famiglia Farinelli. anche se purtroppo non decisivi Lo scatto di un fotografo, lo ritrae, ai fini della costruzione di una duall’uscita della residenza, salutato revole distensione internazionale. romanamente da quella che ha tutte Nel 1939, quel piromane invasato le sembianze di una claque di camicie di Adolf Hitler appiccherà infatti nere ticinesi. un nuovo incendio, facendo strame I resoconti dei colloqui di Mussolini, di tutti i buoni propositi che si eracontenuti nei suoi appunti manono rincorsi, per anni, da un tavolo scritti ritrovati dallo storico Renzo all’altro, da una Conferenza all’altra.

De Felice, tradiscono il narcisismo Il summit di Locarno si concluse, dell’uomo, compiaciuto di trovarsi al in ogni caso, con la ratifica di un centro della politica internazionale. atto solenne: un trattato, che, se da Chamberlain gli esterna la propria un lato impegnava i contraenti al soddisfazione e gratitudine, per aver rispetto delle frontiere tracciate dagli accettato di appoggiare il ruolo di accordi di pace di Versailles, dall’altro mediazione della Gran Bretagna.

I coniugi Chamberlain ricevono un omaggio riconosceva e legittimava il peso pofloreale (immagine fornita dall’autore) Così il Duce stesso riassume il senso litico internazionale della Germania, degli accordi raggiunti: “Si tratta di ammettendola nella Lega ginevrina. rendere più difficile lo scoppio della guerra, poiché i due contendenti ci penseranno assai, prima di muoversi, sapendo che Il ruolo dell’Italia Tra i vari punti dell’accordo, ve n’era uno che prevedeva sull’aggressore potranno cadere le sanzioni dei due garanti”. la creazione di una zona smilitarizzata sulla sponda destra del Reno. I paesi firmatari si impegnavano anche a risol- Resistenze francesi vere pacificamente eventuali controversie. L’esito felice Meno caloroso il colloquio con Briand. Annota infatti Musdella Conferenza di Locarno dipese, in larga parte, dalla solini: “L’Italia che, sullo stesso piede dell’Inghilterra, garantisce pressione esercitata dalla Gran Bretagna sulla Francia, in la pace sul Reno e siede arbitra dei destini dell’occidente e dei demodo che quest’ultima abbandonasse definitivamente i stini delle due nazioni rivali, non deve piacere molto ai francesi”. propositi di rivalsa che, purtroppo, avevano trionfato a Tuttavia, prima di congedarsi dal capo del governo italiano, Briand se ne esce con un‘espressione clamorosa, che suona Versailles, nel 1919.

Fu, in primo luogo, l’intesa tra il ministro degli Esteri bri- come una stroncatura dell’Aventino, la secessione antiparlatannico, sir Austen Chamberlain, e il suo collega francese, mentare cui le opposizioni diedero vita dopo l’omicidio, da Aristide Briand, a partorire il grande successo diplomatico. parte di sicari prezzolati del ministero degli Interni fascista, Ma l’Inghilterra venne favorita, nel suo compito di pacifica- del leader socialista Giacomo Matteotti. L’esponente sociatrice, dall’Italia di Benito Mussolini: le due nazioni, infatti, lista francese esprime a Mussolini una valutazione critica assunsero la funzione di garanti dell’equilibrio europeo, dell’arroccamento antifascista aventiniano, giudicandolo qualificandosi quasi come una forza di interposizione tra le un prodotto del “vecchio usato personale politico” sconfitto

dal nuovo regime delle camicie nere. Restano da delineare i tratti sommari dei protagonisti della Conferenza. Briand rappresentava il tipico prodotto della Terza Repubblica francese. Entrò nella stanza in cui incontrò Mussolini, con la sigaretta penzolante tra le labbra. Un’immagine colta “dietro le quinte” del summit, lo immortala su un battello, durante una gita sul lago, insieme a Chamberlain, e alla moglie di questi, Lady Ivy, che nella parte finale degli anni trenta compì delicate missioni a Roma nel tentativo di convincere il Duce ad agire da pompiere nella crisi europea. La delegazione tedesca era guidata dal cancelliere, Hans Luther, e dal ministro degli Esteri, Gustav Stresemann. Una curiosità: diversamente da Briand, Chamberlain e Stresemann, i quali, per il successo della Conferenza, nel 1926 furono insigniti del Premio Nobel per la pace, il quarto protagonista di Locarno, Mussolini, che pure ambiva a quel riconoscimento, venne lasciato a becco asciutto.

Buon compleanno!

E ora, qualche parola sulla delegazione inglese, che fu la vera “regina” dello storico appuntamento. Chamberlain era fratellastro di Neville, che sarebbe poi divenuto primo ministro nel 1937, passando alla storia come lo statista dell’appeasement, ossia della tendenza ad accordarsi a ogni costo con Hitler. Sir Austen, in quelle giornate autunnali del 1925, allacciò con Mussolini rapporti destinati a perdurare, ponendo le premesse per una lunga e fruttuosa collaborazione con il governo fascista, che incluse il sostanziale “via

Più è meglio.

Soprattutto in fatto di interessi.

libera” alla conquista italiana dell’Etiopia. Il ministro degli Esteri britannico, a Locarno, festeggiò il suo sessantaduesimo compleanno, e l’evento venne debitamente solennizzato, come mostra una rara fotografia: alle nove di mattina del giorno conclusivo della Conferenza, sulla terrazza del Grand Hotel Locarno, la coppia Chamberlain fu omaggiata con un cesto di orchidee, che, a nome del sindaco, venne offerto agli ospiti stranieri da una bambina. Durante il munifico gesto, la banda cittadina intonò l’inno “God save the King”. Il capo della diplomazia inglese sbarcò sulle rive del Verbano con alti funzionari del Foreign Office e suoi consiglieri speciali, tra cui vi erano uomini dell’intelligence.

Com’è nello stile britannico, quando vi è da raggiungere un obiettivo, si mettono in campo le armi migliori. A Locarno, tra coloro che nelle fotografie figurano accanto a Chamberlain, si nota un personaggio destinato ad assumere un ruolo defilato, ma di gigantesca importanza, alla fine degli anni trenta. Si tratta di George Frederick Steward, giornalista, e dal 1927 responsabile del Dipartimento informazioni del Foreign Office, che è come dire il guardiano di tutte le fonti riservate collegate con la presenza dominante dell’Impero britannico nel mondo.

Dopo l’avvento dell’altro Chamberlain, Neville, Steward gestì il “canale segreto” che consentì al primo ministro di comunicare segretamente con Hitler, senza passare per nessun apparato governativo ufficiale. Ma, a quel tempo, il cosiddetto “spirito di Locarno” era stato sacrificato, sull’altare della realpolitik piegata alle ciniche logiche della pura forza.

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L

a strada che mi ha portato a diventare costellatrice non è stata sempre in discesa, è cominciata con un duro lavoro su me stessa e sulle mie dinamiche familiari, e solo col tempo ho capito che le costellazioni per me sarebbero diventate anche un lavoro. Si sa che la famiglia dalla quale proveniamo influenza le nostre scelte di vita, anche se è difficile immaginare fino a che punto il nostro passato, e quello della nostra famiglia, tendono a dirigere il nostro presente e il nostro futuro. È difficile spiegare come e perché le costellazioni funzionano, credo che l’unica possibilità per farsi davvero un’idea sia quella di farne esperienza diretta e immergersi dentro questa opportunità. Ancora oggi mi stupisco della velocità e della precisione con cui questo metodo permette di andare alla radice delle difficoltà per portare a galla consapevolezza e risoluzione.

Affrontare il passato e i momenti bui, sciogliendo certi legami, dà la possibilità di andare oltre e trarre forza, liberi da condizionamenti, da ciò che è stato. Il bello del mio lavoro è che non si finisce mai di imparare e di scoprire che dietro i giudizi e le apparenze c’è sempre di più e che dietro ogni difficoltà e ogni dramma c’è un potenziale enorme che chiede solo di essere espresso.

Le costellazioni mi hanno cambiato la vita; certo bisogna mettersi in gioco. Prendersi le proprie responsabilità e lasciarsi alle spalle il passato, uno sforzo che costa coraggio e volontà, ma paga sempre. Ho imparato che sia quando dirigo una costellazione sia nella vita, quando mi trovo in difficoltà, la mossa vincente è accettare la mia impotenza e i limiti che ne derivano. Cerco di rilassarmi, e di solito basta questo a far emergere una nuova visione oppure darsi il tempo affinché qualcosa possa succedere. Come ogni strumento anche le costellazioni vanno usate con coscienza, il rischio, altrimenti, è quello di portare nella vita delle persone più confusione di quanta già ce ne sia.

Sono cresciuta a Verscio e abito nel Locarnese. Mi sono formata in Italia, presso l’istituto Nemeton, prima in costellazioni familiari e poi in costellazioni rituali® e lavoro anche sul trauma. La scelta più difficile è stata quella di lasciare un lavoro sicuro e ben retribuito, per cominciare

a fare costellazioni: mi è costato la fatica di guardare negli occhi le mie paure e di affrontarle. Alcuni, quando ho dato le dimissioni, mi dicevano che stavo sbagliando; ma chi mi vuole bene mi ha comunque sostenuta, a prescindere dalla mia decisione, e chi era contrario prima o dopo se n’è fatta una ragione. In realtà, la scelta era tra fare ciò in cui mi sentivo totalmente me stessa e qualcosa che mi riusciva bene ma che non mi entusiasmava più, quindi si trattava di scegliere tra me e una vita che non sentivo mia; non potrei più tornare indietro!

La strada percorsa finora parla di me, di momenti gioiosi e di momenti difficili – come quella di tutti – di scivoloni, di soste e di arrampicate, ogni momento e ogni incontro mi hanno dato qualcosa. In questo percorso ho lasciato una buona dose di rabbia e l’illusione di dover essere invulnerabile, ho acquisito più autenticità, più consapevolezza, la forza della fragilità e la capacità di andare a pezzi e di ricostruirmi un po’ diversa ogni volta, sapendo che non sarà l’ultima. Il giudizio e la condanna sono sempre il frutto di una visione parziale, cerco di non dimenticarlo mai, le costellazioni me lo mostrano continuamente. Se guardo una foto di quando ero piccola riconosco chiaramente la curiosità, la fiducia e l’entusiasmo che ho ancora e che spero di non perdere mai.

Il mio percorso è sicuramente segnato dall’amore: quello che mi è stato offerto, quello che ho saputo ricevere, quello che ho rifiutato e quello che ho saputo esprimere.

Adoro lavorare la creta, mi piace scrivere, sto riscoprendo il mio lato creativo e spero di poter fare della creatività un ulteriore strumento di lavoro. Il mio desiderio più grande è seguire i sentimenti e il mio intuito ovunque essi mi portino, e continuare ad accompagnare gli altri in questo non sempre facile percorso, in cui le sofferenze sono un grande insegnamento. Se guardo avanti sono certa che la vita mi sorprenderà, come ha sempre fatto finora, intanto proseguo fiduciosa, per una destinazione da definire, un passo dopo l’altro.

ALICE BACIOCCHI

Vitae 10

Lasciata una professione che le assicurava uno stipendio fisso, oggi si dedica alle costellazioni familiari e alle sofferenze di chi si rivolge a lei

testimonianza raccolta da Nicoletta Barazzoni fotografia ©Reza Khatir

LAC. Riflessi e visioni

di Oreste Bossini; fotografie ŠReza Khatir

L’

architettura del LAC ha un protagonista assoluto, che domina ogni elemento del nuovo e bellissimo centro culturale della città e che ha fornito alla struttura anche lo spunto per il suo arguto acronimo. La vista del lago infatti trabocca dall’immensa parete di vetro che accoglie il visitatore nel fronte principale dell’edificio e accompagna il pubblico lungo la morbida salita sulle rampe incrociate verso gli ingressi dell’auditorium. Allo stesso tempo, la prospettiva sul lago si schiude all’improvviso alla fine della manica lunga laterale che ospita la collezione del Museo Cantonale e gli spazi espositivi, come se lo spettacolare scorcio offerto dalla vetrata messa di sbieco di fronte all’Homme qui marche di Giacometti rappresentasse lo sbocco ideale e inevitabile di ogni forma d’arte ammirata nelle sale precedenti.

Altrettanto piacevole è la piazza che si affaccia sul lago, ricavata dall’intersezione dei due corpi di fabbrica dell’edificio, così come la cavea scavata nella collinetta sul lato opposto, adatta anche a ospitare spettacoli all’aperto d’estate.

Onde sonore L’idea dell’acqua peraltro investe anche l’architettura della magnifica sala dell’au-

nota del fotografo Queste immagini sono state realizzate con la pellicola istantanea Fuji FP-100c formato 8.5x10.5 cm, prodotto tutt’ora in produzione.

ditorium, pensata sia per allestire spettacoli teatrali, sia per ospitare concerti.

Il soffitto infatti è formato da grandi pannelli di legno convessi – appesi al tetto in maniera da vibrare liberamente –, che si sviluppano lungo il cannocchiale della sala come una sequenza di onde.

Anche il profilo del parterre e delle loggette affacciate sui lati segue un disegno di linee leggermente mosse, riprendendo forse l’idea che il suono è il prodotto di un movimento oscillatorio e nemico di ogni rigidità. Quando lo scorso 25 settembre, all’inizio del concerto d’inaugurazione, l’Orchestra della Svizzera Italiana e il Coro della Radiotelevisione svizzera diretti da Vladimir Ashkenazy hanno attaccato il Salmo Svizzero, si è compreso subito che il nuovo auditorium aveva un’acustica eccezionale. Il suono ascendeva limpido, corposo, ricco di armonici fino alle file più distanti, riempiendo di vibrazioni lo spazio vuoto sopra le teste degli spettatori.

Una sfida da coltivare Ma vi sono tanti altri particolari che fanno pensare al lago. Uno dei più suggestivi, per esempio, è il vecchio ulivo dal tronco nodoso piantato sul margine del verdissimo prato all’inglese accanto alla

facciata esterna del LAC. Il muro sullo sfondo, ricoperto di lastre di un marmo color ceruleo, richiama la superficie del lago, che trattenendo il calore estivo nelle sue acque permette alla pianta di sopravvivere al di fuori del suo naturale clima mediterraneo.

Il LAC rappresenta una grande sfida per una città come Lugano, che ha deciso d’investire nell’arte e nella cultura in una fase economica incerta come quella vissuta negli ultimi anni. Adesso bisognerà trovare le idee e le risorse

per mantenere in vita questa splendida creatura, che corre il rischio di rimanere schiacciata dalla concorrenza di una grande metropoli come Milano. Ma Lugano ha il lago, che gli autori del LAC hanno immediatamente preso come punto di riferimento del progetto. Forse sulle sponde del Ceresio, un piccolo mondo antico ma capace anche di pensare in grande e di proiettarsi nel futuro, crescerà un ulivo della cultura annoso e robusto come la pianta che orna la parete meridionale del LAC .

BIRRA La qualità creativa Tenden za ze p. 40 – 41 ★ di Marisa Gor

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ro e Incenso”, “Occhio di Falco”, “Luna di Miele”, “Lisbeth”, “Punkale”, “Valona”: questi nomi non definiscono fantasiosi cocktail dall’alto tasso alcolico, bensì quei nuovi tipi di birra che deliziano il palato dei ticinesi e non solo. Per la precisione sono alcune delle etichette che spiccano nella singolare produzione del birrificio artigianale “Officina della Birra” di Bioggio, eletto, tra l’altro, a rappresentare la bibita, fatta di acqua, malto, luppolo e lievito, al Padiglione Svizzero dell’Expo 2015 (di imminente chiusura, affrettatevi dunque).

Birre speziate o fruttate, con note candite o ambrate, con code dal gusto fiorito o alla liquirizia, la cui gradazione alcolica varia dai 4 ai 6 agli 8 gradi… Tendenza del momento orientata a dissetare le gole degli amatori non con quantità, ma con una esigente qualità che non ha nulla da invidiare al vino più blasonato. Ma l’Officina di Bioggio non è naturalmente l’unica. Le sfiziose micro birrerie elvetiche continuano a incrementare una nicchia molto creativa che offre in limited edition miscele uniche, densità rare e aromi innovativi elaborando i prototipi

tradizionali quali ale, bock, lager, weisse ecc. Molto apprezzate benché il 75% del mercato sia accaparrato dai giganti del settore… Ma di questo parleremo più avanti.

E DALLA BOTTE DEI TEMPI ZAMPILLÒ LA BIRRA Sicché la birreria, ambiente di convivialità informale, è ora più che mai “in”, anche se la storia della tonificante bibita è addirittura millenaria. Non si può stabilire di preciso quando sia nata, ma si hanno testimonianze della sua presenza in Mesopotamia e nell’antico Egitto già dal settimo millennio a.C. Per lo scrittore e storico Marcel Gocar “la

birra si genera dalla fermentazione, così come la civilizzazione è il risultato della fermentazione dell’umana intelligenza…”. L’avvio alla sua produzione risale a quella fase della preistoria in cui l’uomo abbandona la vita nomade e si dedica all’agricoltura, soprattutto dei cereali. Elementi contenenti zuccheri e perciò soggetti a reazione spontanea dovuta ai lieviti presenti nell’aria. Si può supporre che, in zone disparate del globo, ci sia stato un tris, tris e ancora tris trisavolo o antenato, che spinto dalla fame si sia preparato un pappa con grani d’orzo o di grano. Un residuo dell’intruglio, abbandonato su una pietra, aveva cominciato a gonfiarsi e a muoversi come uno strano essere vivente e qualcuno, con coraggio e intraprendenza (sicuramente una donna), pensò di cuocerlo inventando la prima pagnotta della storia. Ma poi questa massa, diluita casualmente dall’acqua piovana, si trasformò in una bevanda dal curioso fruscio e piacevole al palato. Come dire che birra e pane sono sorella e fratello, due forme dello stesso alimento.

Tornando alla Mesopotamia è proprio dai Sumeri che si hanno precise informazioni riguardanti la fattura della birra e della privilegiata

professione del birraio, il Gal.bi.gar in grado di dar vita a ben sedici tipi di Sikaru, dalla più chiara alla più scura, ottenute con farro o con orzo o con una miscela dei due cereali.

La bevanda aveva pure un carattere religioso, tracannata nelle cerimonie e offerta alle divinità.

Nell’Egitto dei Faraoni era considerata un alimento e un efficace medicinale contro diversi malanni, nonché un cosmetico per mantenere fresca la pelle. Artificio usato anche dalla vanitosa Cleopatra. La zythum era creata dall’orzo e da alcuni frutti, tra i quali i dolci datteri, tuttavia veniva personalizzata con cumino, zafferano, cartamo… anticipando di gran lunga la tendenza attuale.

DAI ROMANI ALLA CHIMICA DI PASTEUR

delle botti per un più lungo periodo di conservazione, l’uso delle corna bovine al posto dei noiosi boccali, inoltre inventarono una pozione magica mescolando una birra di frumento con l’idromele.

Nel tempo la manifattura della birra divenne appannaggio dei frati e delle abbazie e fu proprio un abate carolingio ad aggiungere il luppolo come elemento base già nell’anno 882. Facendo un gran balzo in avanti, tralasciando le infinite versioni sparse nel mondo intero, approdiamo nel 1516 in terra bavarese dove un severo editto specificava le leggi sulla purezza degli ingredienti della bevanda. Non vi si parlava di lievito (di cui ai tempi non c’era consapevolezza), ovvero del saccharomyces cerevisiae, scoperto nel 1852 da Louis Pasteur. Ciò permetterà ai birrai di esercitare un totale controllo sul prodotto di brasserie. Ma pochi decenni dopo Emil Hansen, ricercatore della birreria danese Carlsberg, scopriva e isolava un ulteriore lievito chiamato per l’appunto carlsbergensis, ideale per le raffinate tipologie a bassa fermentazione. E arriviamo ai nostri giorni e il fascino della birra non mostra cedimento, malgrado una storia così lunga… anzi!

DUE GOLIA E DIVERSI “PICCOLI” DAVIDE Nel vecchio continente i greci e i romani erano più orientati alla produzione del vino (beveraggio più giovane di qualche secolo) che della birra. Tuttavia in Grecia fu introdotta da un diplomatico egiziano e in breve tempo il “vino d’orzo” non domandò altro che di farsi bere. Così la zythum fu naturalizzata nel termine greco zythos. Mentre sarebbe stato un governatore della Britannia, arrivato a Roma nell’83 d.C. con al seguito alcuni birrai, a dar vita a quello che potremmo chiamare il primo “pub” della penisola italiana. Qui fu chiamata cerevisia in onore di Cerere, dea dell’agricoltura. Il culto della birra infatti prese il largo in Europa tra le stirpe germaniche e celtiche, soprattutto in Irlanda dove si pensava che rendesse potenti e immortali.

I galli però escogitarono nuovi aspetti tecnici: l’utilizzo di pietre riscaldate per la cottura, l’invenzione

C’era una volta (ma fortunatamente c’è ancora) la birra industriale, bionda naturale e dal temperamento leggerino, più o meno in stile lager, lo stereotipo di una bevanda storica, abbastanza omologata. Prodotta dai grandi colossi mondiali, tra i quali Heineken e Calsberg – quest’ultimo comprende anche il mitico Birrificio Angelo Poretti, acquisito totalmente dal gruppo danese nel 2002 –, entrambi presenti sul territorio svizzero in un regime di quasi duopolio.

“Quasi”, perché sorge spontaneo il dubbio se per tali giganti la proliferazione dei micro birrifici degli ultimi dieci anni rappresenti o meno una concorrenza!?

“Direi esattamente il contrario”, ”, afferma Laura Marchini, manager di Carlsberg Italia/ Birrificio Angelo Poretti.

“Il fenomeno ha convogliato l’attenzione e la curiosità sul

prodotto birra che oggi offre un ampio spettro di possibilità e di ricette personalizzate al massimo, magari arricchite con ingredienti locali”. Però è giusto sottolineare che anche il Birrificio Poretti ha dovuto fare i conti con il fenomeno e mettere in cantiere nuove produzioni… “Certamente tutto questo è stato di stimolo anche per il nostro Birrificio che, sempre conciliando la tecnologia con l’arte, ha dato vita a birre intriganti dalle diverse luppolature: dalla «3 luppoli» alla «4 luppoli» originale, fino alla «10 luppoli», frizzante come uno champagne d’annata, passando per la «7 luppoli» assolutamente stagionale e che per questo varia ogni tre mesi. Queste proposte hanno retto molto bene il mercato grazie all’abilità dei micro birrifici di trainare i gusti del consumatore. Una decina di anni fa il loro successo non sarebbe stato possibile”.

In più la grande industria, oltre che nella grande entità produttiva, ha tratto altri vantaggi…“Sì, come la capacità di ripetere esattamente l’aroma e il feeling di una birra già incontrata e apprezzata dal consumatore. A parte le dimensioni della fabbrica, il nostro prodotto rimane artigianale, senza appiattimento standardizzato”.

Del resto il Birrificio Angelo Poretti è stato celebrato all’Expo con l’assegnazione del prestigioso “Premio Cerevisia 2015”. Ottenuto con una selezione di birre create secondo una sapiente e raffinata interpretazione, decisamente artigianale nello spirito, di ricette appartenenti alla tradizione della leggendaria bevanda. Allora chi vince la sfida, Davide o Golia?

La domanda della settimana

Meglio un uovo oggi o una gallina domani?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 22 ottobre. I risultati appariranno sul numero 44 di Ticinosette.

Al quesito “I consumi reali e quotidiani della vostra auto corrispondono alle indicazioni fornite dal costruttore (e indicate nel manuale del veicolo)?” avete risposto:

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Astri ariete È il momento di porsi delle mete e poi darsi da fare per raggiungerle. Cautela intorno al 20 ottobre. Fortemente reattivi i nati nella seconda decade.

toro Il cielo vi apre le sue porte. Questa è una opportunità da non perdere.

Amori inaspettati, passioni, fidanzamenti. Bene tra il 19 e il 21.

gemelli Confusione. La scelta che ci assale è fra l’espansione in alcuni campi e al contempo la necessità di tagliare con altri. Opportunità tra il 21 e il 23.

cancro Marte, Venere e Giove favorevoli.

Maggiormente favorito il settore delle pubbliche relazioni. Luna storta tra il 19 e il 20 ottobre. Mantenete la calma.

leone Siete pieni di energie e non vi tirate mai indietro. Vittoria in una vertenza legale per i nati nella prima decade.

Profondamente umorali tra il 21 e il 22.

vergine Momento eccezionale per la vita affettiva e professionale. Nella vita si vive due volte e la seconda inizia quando comprendete che si vive una volta sola.

bilancia Incremento delle attività di affari e di studio favorito dal transito di Mercurio nel vostro segno. Possibile inizio di un amore o di una passione segreta.

scorpione I transiti di Giove, Marte e Venere nel segno della Vergine vi rendono più seducenti ma anche determinati nelle scelte. Riposo tra il 21 e il 22.

sagittario Volete raggiungere i vostri obiettivi a tutti i costi. Grandi opportunità professionali per i nati nella seconda decade. Fate una cosa alla volta.

capricorno Incontri sentimentali. Particolarmente fortunati i soggetti impegnati in professioni creative. Matrimonio e/o fidanzamento per alcuni di voi.

acquario Affari tra il 21 e il 23. I nati in gennaio iniziano a guardare a possibili attività all’estero con rinnovato interesse. Il futuro apre le sue porte.

pesci Vita sentimentale turbolenta. O implodete in una esplosione di Eros o vi fate trascinare in un turbinio di tensioni.

Tranquillità tra il 19 e il 20.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 44

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 22 ottobre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 20 ottobre a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Orizzontali 1. Osso del braccio • 6. Propaggine vegetale • 10. Schiavo spartano • 11. Il nome di Clapton • 12. Dente di leone, altrimenti detto • 14. La cintura del kimono • 15. Personaggio dell’Otello • 17. Stoffa lucente • 19. Frutto di bosco • 20. Nostro in breve • 21. Copricapo papale • 22. Due al cubo • 24. Più che carina • 26. Pappagallo variopinto • 27. I confini di Carona • 28. La dea greca dell’aurora • 29. Mezzo tono • 30. Graduati in divisa • 32. La governa il cow boy • 33.

La fugge il sognatore • 35. Responsabilità Civile • 37.

Le case delle api • 38. Con Tizio e Sempronio • 40. Re francese • 41. Il Nichel del chimico • 43. Cuor di balordo • 44. Dittongo in Coira • 45. Pazza • 46. Vasi con le anse • 48. Furori • 50. Articolo tedesco • 51. Sarcasmo.

Verticali 1. Noto film del 2005 di G. Mackinnon • 2.

Tipo di roccia • 3. La nota Day • 4. Andata in poesia • 5. Vi sosta la carovana • 6. Non sottomettersi • 7. Iridi • 8. Che mi appartiene • 9. Pari in bocca • 13. Baraonda, pandemonio • 16. Rapimento, visibilio • 18. Sta per “orecchio” • 23. Mezza tara • 25. Il figlio di Ludovico il Pio • 27. Festeggiano il secolo • 30. Si affiancano spesso ai quali • 31. Articolo romanesco • 32. Si stringono in segno di amicizia • 34. Paladine • 36. Membrana oculare • 39. Il bel Delon • 42. Procedura • 45. I confini di Melano • 47. Consonanti in fiore • 49. Marina nel cuore.

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