Ticino7

№ 47 del 20 novembre 2015 · con Teleradio dal 22 al 28 nov.

abiTare green

La realizzazione di edifici in un’ottica di efficienza energetica si sta diffondendo.

Quale la situazione nel nostro cantone?

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–

Ticinosette allegato settimanale N° 47 del 20.11.2015

Impressum Tiratura controllata 63’212 copie

Chiusura redazionale Venerdì 13 novembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

4 Letture Michele Serra. La società senza cielo di Natascha FioRetti ............................. 7 Società Vacanze. Caldo nordico di FabiaNa testoRi ................................................... 8 Media Criminalità. Nella rete oscura di MaRiella dal FaRRa........................................ 9 Vitae Fulvio Mariani di RobeRto Roveda................................................................... 10 Reportage Termovalorizzatore di Giubiasco di M. JeitziNeR; Foto di s. MeNgaNi ...... 35 Fumetto L’ispettore Leoni di Matteo geRbeR e FRaNcesco della saNta........................ 40 Tendenze Sciare. Circo delle nevi di KeRi goNzato ................................................ 41 Svaghi .................................................................................................................... 42 Agorà Sostenibilità. Una casa tutta verde

di

RobeRto Roveda.....................................

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Case verdi: poche, ma buone Illustrazione ©Aline Santi

Sangue violato Gentili giornalisti, scrivo questa lettera perché mi preme fare una riflessione sulla famiglia. Io ho quasi 55 anni, sono insegnante, ho due figlie ormai adulte e un nipotino di due anni. Solo una delle mie figlie, la maggiore, si è sposata mentre l’altra ha preferito andare a convivere con il suo compagno. Una scelta, questa, che io e mia moglie abbiamo compreso senza difficoltà e che mi pare sempre più diffusa fra i giovani e ben comprensibile sia per ragioni di carattere economico sia perché dà alle persone la possibilità di prendersi del tempo per capire se chi si ha accanto è davvero la persona giusta con cui dividere le cose belle e meno belle della vita. Io trovo anche giusto che la società cambi ma affrontare questi cambiamenti carichi di pregiudizi porta solo a isolarci e a invecchiare anzitempo.

C’è però un aspetto che mi lascia interdetto e mi riferisco agli episodi di violenza efferata che sempre più spesso si verificano all’interno delle famiglie, soprattutto di quelle più tradizionali (spesso, se ci si fa caso, avvengono in zone di provincia), come di recente avvenuto nelle Marche dove una coppia di fidanzatini ha assassinato la madre di lei e ridotto in fin di vita il padre. Ricordo bene i casi di Pietro Maso e di Ferdinando Carretta e quello altrettanto terribile avvenuto a Novi Ligure nel 2001.

Forse oggi, grazie ai media e alla televisione, veniamo a sapere molte più cose che magari un tempo non venivano alla luce ma la mia sensazione è che a partire dai primi anni novanta sia avvenuto qualcosa, un cambiamento forse impercettibile, che ha modificato alla radice

le relazioni familiari. Mi resta difficile trovare una spiegazione: genitori troppo superficiali e incapaci di farsi valere con i propri figli, valori umani e religiosi sempre meno forti, una cultura del denaro che è arrivata a dominare su tutto e tutti, anche sui legami che dovrebbero essere i più sacri e inviolabili, quelli fra genitori e figli. La morte di un padre o di una madre per mano di un figlio o di una figlia, così come il suo opposto, s’intenda (il caso di Cogne e solo uno fra i tantissimi accaduti negli ultimi vent’anni), sono atti che vanno al di là della mia comprensione.

Certo, ci sono momenti nella nostra vita di adolescenti in cui può capitare di provare grande rabbia e insofferenza verso i genitori, che non sono affatto degli esseri perfetti e sbagliano come tutti, ma trasformare questi sentimenti normali e anche sani in istinto omicida è ben altra cosa. Anche perché la motivazione economica e la frustrazione sembrano essere le ragioni principali di questi scoppi di furia assassina. La mia sensazione è che l’idea del successo e l’affermazione della propria identità attraverso il denaro stiano lentamente corrodendo le fondamenta delle relazioni familiari che dovrebbero essere invece basate sull’amore, l’accettazione e il rispetto dei propri congiunti.

Inoltre, i media, soprattutto la televisione, approfittano di ogni fatto di sangue per fare spettacolo e sviluppare elucubrazioni e ipotesi morbose, e in questo modo altro non fanno che alimentare miti “criminali”, propagando all’infinito una concezione malata e distorta dei rapporti familiari.

C. N., Mendrisio (mail)

Una casa tutta verde Sostenibilità. In ambito edilizio i temi dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili stanno assumendo un’importanza crescente. In Ticino, in particolare, se si edifica o si ristruttura una casa di abitazione o altra tipologia di immobile ricorrendo a criteri ecologici e alla riduzione dell’impatto ambientale è possibile beneficiare di molte sovvenzioni di Roberto Roveda; illustrazione ©Luca Pellegrini

G Agorà 4

li spazi edificati e cementificati aumentano costantemente soprattutto attorno ai centri urbani ed è sempre più necessario e urgente elaborare soluzioni efficaci per limitare l’impatto ambientale sia delle nuove costruzioni sia degli edifici più vecchi che necessitano di ammodernamenti e ristrutturazioni. Ancora oggi, però, espressioni come “casa ecologica” o “bioedilizia” sembrano modi di dire oppure slogan da esaltati dell’ambientalismo: quasi che un edificio ecosostenibile debba essere per forza una sorta di capanna col focolare in riva a un ruscello da cui attingere l’acqua.

Viceversa, oggi la casa ecologica è un concentrato di tecnologie all’avanguardia. È, prima di tutto, un edificio con un ridotto fabbisogno energetico perché necessità di poca energia per essere riscaldato in inverno, “raffreddato” in estate e per far funzionare illuminazione ed elettrodomestici. Inoltre, una casa è ecologica quando attinge l’energia di cui ha bisogno da fonti rinnovabili come i raggi solari, il vento, il calore della terra o le biomasse.

A questi criteri “energetici” si deve aggiungere una grande attenzione ai materiali con cui l’edificio viene costruito.

Devono essere materiali che non contengono sostanze nocive né nel breve, né sul lungo periodo. Si deve, poi, considerare quanta energia è necessaria per realizzare questi stessi materiali, quanta ne serve per trasportarli, metterli in opera ed eventualmente smaltirne gli scarti. La casa ecologica è quindi un “marchingegno” complesso e studiato nei minimi dettagli in modo da incidere il meno possibile sull’ambiente, garantendo al contempo comfort e benessere a chi ci abita.

La situazione in Svizzera e nel Ticino In Svizzera lo standard di costruzione più diffuso per edifici ecologici nuovi e ammodernati è Minergie (minergie.ch), un marchio supportato congiuntamente dal mondo economico, dai cantoni e dalla confederazione. Lo standard Minergie punta su un involucro della costruzione di elevata qualità termica, impone un sistematico rinnovo dell’aria all’interno, garantito nella maggior parte dei casi da un

impianto di aerazione controllata e favorisce l’impiego di una tecnica degli impianti efficiente, che utilizzi il più possibile energie rinnovabili. L’involucro performante permette di ridurre il fabbisogno energetico di riscaldamento, l’impianto di areazione controllata garantisce l’igiene e la qualità dell’aria interna e l’impiego di fonti rinnovabili in maniera efficiente consente di ridurre i costi energetici, nel pieno rispetto dell’ambiente. L’edificio Minergie che soddisfa queste esigenze è quindi un manufatto concepito nel rispetto dell’ambiente e al contempo – se tutto è stato progettato e messo in opera seguendo i criteri corretti – in grado di garantire all’utente un superiore benessere abitativo e una maggiore durabilità nel tempo.

Edifici di questo tipo rappresentano una realtà, anche nel nostro cantone. Ma allora: esiste la casa a “impatto zero” come spesso evocata sui media? Lo chiediamo direttamente a Milton Generelli, direttore dell’Agenzia Minergie della Svizzera italiana: Il termine impatto zero fa molto effetto ma onestamente credo che espressioni di questo tipo possano essere fuorvianti. Nel momento in cui comincio a costruire utilizzo delle risorse e esercito comunque un impatto. L’importante è esserne coscienti e quantificarlo, facendo il possibile per limitarlo. In questo senso dobbiamo agire con consapevolezza quando pensiamo di progettare una casa “ecologica”, senza perderci in obiettivi utopici.

In Svizzera, e in particolare in Ticino, c’è interesse alla realizzazione di edifici con ridotto impatto ambientale?

A livello di istituzioni, cantonali e federali, negli ultimi anni si è sviluppata un’accresciuta sensibilità riguardo a questo tema. Lo dimostra la politica energetica nazionale, la cosiddetta Strategia energetica 20501, che ha portato a decisioni coraggiose come la rinuncia all’energia nucleare e la prospettiva di far fronte al fabbisogno energetico nazionale basandosi sempre di più su fonti rinnovabili. Queste scelte a livello federale vengono poi trasformate in misure concrete, totalmente o almeno parzialmente, dai diversi cantoni. Il canton Ticino, per esempio, ha implementato integralmente il precedente Modello delle prescrizioni energetiche federale, nella legislazione energetica cantonale, (...)

Agorà

“Purtroppo una migliore qualità, quando si parla di edifici, viene associata al cosiddetto «standing»: la vista lago piuttosto che la piscina coperta oppure una finitura o una cucina di alto livello. Cose importanti, certamente, ma la casa deve garantire un altro tipo di comfort e qualità di vita” (Milton Generelli)

Agorà 6

tramite il Regolamento sull’utilizzazione dell’energia2, che di fatto traduce in azioni concrete quella che è la linea di politica energetica federale. Sul fronte dell’edilizia ecologica vi sono inoltre incentivi a livello nazionale come quello previsto per il risanamento energetico degli edifici, il cosiddetto Programma Edifici3, dove è appunto possibile accedere alle sovvenzioni se si attua l’isolamento termico di alcuni o più elementi di una costruzione. Se guardiamo al canton Ticino abbiamo un incentivo supplementare che si aggiunge a quello federale, il cosiddetto “bonus CECE (Certificato energetico cantonale degli edifici)”4, che premia chi risana energeticamente un edificio a livello globale. Il CECE è un’etichetta energetica per gli edifici, simile a quella che troviamo per gli elettrodomestici o le automobili.

Ci sono infine in Ticino incentivi per chi decide di realizzare una nuova costruzione o risanarne una esistente raggiungendo standard di efficienza energetica più elevata con la certificazione Minergie. In generale, vi sono diverse forme di incentivazione, anche indiretta come agevolazioni a livello di Legge edilizia per chi costruisce in modo energeticamente efficiente, che attestano la maggiore sensibilità a livello istituzionale.

Quali i dati sulla costruzione o ammodernamento con queste metodologie in Ticino e in Svizzera?

Posso risponderle per quanto riguarda Minergie: in Svizzera gli edifici certificati con uno degli standard Minergie sono quasi 40mila, mentre in Ticino vi sono oltre 400 edifici realizzati e quasi altrettanti in fase di progettazione o realizzazione.

Spesso la casa ecologica viene vissuta come qualcosa di piuttosto costoso, un privilegio riservato a pochi…

A livello di opinione pubblica si riscontra la medesima sensibilità al tema dell’edilizia ecologica come espresso in ambito istituzionale?

In effetti ci troviamo di fronte a reazioni contrastanti. C’è più sensibilità sul tema dell’edilizia ecologica da parte della popolazione e anche da parte degli addetti ai lavori, architetti in primis. Allo stesso tempo il ragionamento “ecologico” viene bloccato troppo spesso dal fatto che l’investimento iniziale è maggiore quando si intende costruire un edificio a ridotto impatto ambientale rispetto a uno tradizionale. Si fatica a a comprendere che si tratta di un investimento sul lungo periodo che permette di risparmiare risorse, di realizzare edifici che durano più a lungo, consentendo anche di abbattere le spese per l’energia elettrica e il combustibile da riscaldamento. Si dimentica, inoltre, che una casa con determinati standard ha effetti positivi anche sulla salute delle persone che ci abitano: efficienza energetica può essere anche sinonimo di maggior qualità di vita.

Quindi queste case sono più sane oltre che meno dannose dal punto di vista ambientale?

Purtroppo una migliore qualità, quando si parla di edifici, viene associata al cosiddetto «standing»: la vista lago piuttosto che la piscina coperta oppure una finitura o una cucina di alto livello. Cose importanti, certamente, ma la casa deve garantire sopratutto un altro tipo di comfort e qualità della vita. Deve avere spazi ben areati e illuminati. Se abbiamo un impianto di areazione controllata garantiamo un continuo ricambio d’aria, temperatura costante senza i classici sbalzi. Questa è qualità del vivere all’interno di spazi chiusi, aspetti spesso poco considerati quando si sceglie una casa.

Su cosa dobbiamo puntare allora per un futuro sempre più ecologico dal punto di vista dell’edilizia?

La strada intrapresa sia a livello federale sia a livello cantonale, con le recenti politiche energetiche è quella giusta. Ci vogliono, infatti, agevolazioni ma anche precisi obiettivi energetici da raggiungere, così da avere la spinta giusta per cercare nuove soluzioni, nuovi materiali, nuove tecnologie. Abbiamo visto l’effetto che ha avuto la sensibilità accresciuta e le politiche di accresciuta attenzione all’ambiente sulla tecnica del fotovoltaico a livello internazionale: oggi un impianto fotovoltaico ha un prezzo nettamente più interessante rispetto a cinque anni fa. Per quanto riguarda gli edifici, la ricerca si spinge verso un concetto di autarchia energetica. Quindi l’obiettivo è di fare in modo che gli edifici siano ottimizzati in modo tale da non essere solo in grado di compensare tramite produzione in sito l’energia consumata in altri periodi dell’anno, ma che addirittura i consumi coincidano con la produzione, o che la produzione sia stoccabile in sito, quindi che siano edifici ottimizzati per essere il più indipendenti possibile da fonti energetiche esterne. Per quanto riguarda la comunicazione invece, è imperativo informare riguardo ai benefici che la casa ecologica comporta, a tutti i livelli. Vi sono infatti, per esempio, alcuni architetti che appaiono scettici verso gli standard ad alta efficienza energetica, perché convinti che questo limiti la loro libertà espressiva a livello creativo e architettonico. È un discorso che non comprendo: gli obiettivi energetici devono essere vissuti come sfide, non come vincoli od ostacoli. Questa è la chiave di lettura corretta.

note 1 bfe.admin.ch/themen/00526/00527/index.html?lang=it 2 ti.ch/dt/da/spaas/uacer/temi/risparmio-energetico/basi-legali/basilegali/ruen/ 3 ilprogrammaedifici.ch 4 cece.ch/StartPage.aspx

Letture La società senza cielo di Natascha Fioretti

Finito di leggere l’ultimo libro di Michele

Ma, il suo breve racconto, non è solo una critica alla tecnologia e all’uso compulsivo che ne facciamo, alla quale per altro da anni ci ha abituati nella sua rubrica “L’amaca” su la Repubblica, che per certi versi, come l’ha definita il giornalista Andrea Scanzi, è “una Guerra santa alle agorà virtuali”. Piuttosto, è un piccolo specchio della società moderna italiana, in cui i “giovani” trentenni sono dei precari, si accontentano di lavori di fortuna pagati qualche centinaia di euro, vivono ancora in casa dei genitori e, più di tutto, abitano in un contesto abbrutito senza punti di riferimento. In verità, Giulio Maria, grazie al capannone lasciatogli in eredità dal padre, potrebbe cambiare il suo destino e, magari, fuggire dal quartiere di “capannonia”. Preferisce, invece, volare basso, fare l’antropologo ricercatore sottopagato e perdersi nelle brutture del suo “non luogo” affidandosi all’unica cosa importante: l’amore per Agnese, investita da una bicicletta mentre attraversa la strada digitando, distratta, sul suo egòfono.

Ognuno potrebbe di Michele Serra Feltrinelli, 2015

N U O VO

Serra potreste avere la mia stessa reazione: avvertire un senso di claustrofobia non appena incontrate un passante, o peggio, un gruppo di persone che vi vengono incontro.

Penserete “siamo in troppi” e vi sembrerà che gli spazi in cui vi muovete, abitate, lavorate da tempo, siano, tutto a un tratto, ristretti e sovraffollati. Inizierete a notare quante persone sono sempre al cellulare, impegnate in una conversazione, prese a digitare freneticamente un qualche messaggio o commento su Facebook. E darete nuovi nomi a tutto questo: lo smartphone sarà un “egòfono”, chi digita sulla tastiera un “digitambulo” e, chi cammina guardando fisso lo schermo del suo smartphone, uno dallo “sguardo basso”. Per Michele Serra, la nostra società è pervasa da persone che soffrono di sindrome dello sguardo basso e da selfie in cui, chi come Giulio Maria, non ha un egòfono, è allergico ai selfie e cammina con lo sguardo alto, si sente un pesce fuor d’acqua.

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Caldo nordico

Nei prossimi decenni le mete mediterranee saranno via via abbandonate a causa dell’aumento delle temperature. Mentre altre, affacciate sul mar Baltico si trasformeranno nelle nuove Rimini di Fabiana Testori

Le analisi di Salvador Barrios e Juan Nicolas Ibanez, autori

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i quattro chilometri su quello lituano, viene anche definita di una ricerca commissionata dall’Unione Europea sugli il piccolo Sahara sul Baltico. La temperatura mite e una effetti del turismo in Europa prodotti dal cambiamento posizione strategica nel centro d’Europa, con un autunno climatico (https://ec.europa.eu/jrc/), sono prudenti: si ipotiz- posticipato a fine novembre e un inverno che passa quasi za il 2100, prima di vedere un rallentamento delle entrate inosservato, fanno della penisola di Neringa una meta di turistiche in Italia e Spagna e il boom invece del turismo vacanza particolarmente interessante. Prima dell’annesbalneare al Nord. Ma qualcosa sta già cambiando. Un sione dei paesi baltici alla Germania hitleriana e in seguito all’insieme dei paesi satelliti esempio che certamente farà dell’URSS, lo scrittore Thomas scuola è quello della Penisola dei Curoni (o Penisola di NeMann e il celebre gruppo di ringa), una striscia di sabbia artisti impressionisti “Die Brüdivisa fra due nazioni, patricke” avevano l’abitudine di sogmonio naturale dell’UNESCO. giornarvi. Oltre a loro anche le famiglie reali di mezza Europa.

Quando si lascia la Russia, e più precisamente l’enclave di Il volano turistico Kaliningrad, per raggiungere La rinascita di questi luoghi la Lituania ci trova a percormagici dove i pini si intrecrere proprio questa sottilissima ciano al soffiare del vento e il striscia di terra, dalla natura bosco danza, è avvenuta con incredibile e dalla lunga mel’ingresso della Lituania nell’Umoria. Passata la frontiera rusnione Europea nel 2004. Le sa, con i brezhnevki già alle Repubbliche baltiche, fra cui spalle (i palazzi costruiti all’eDune di sabbia a Neringa, Lituania (da lithuania.travel) appunto la Lituania, sono state poca di Brezhnev dalla rara bruttezza, ma dalla sovietica efficienza), la strada comincia particolarmente virtuose nell’utilizzo dei fondi strutturali. a inoltrarsi nella foresta e a quel punto tutto si trasforma. Oggi la Penisola di Neringa e tutto il litorale della Lituania non hanno nulla da invidiare ad altre e più conosciute stazioni balneari. Per chi preferisce la movida, la piccola cittaPaesaggi da fiabe Una natura ancora selvaggia accoglie una varietà di no- dina di Palanga animata e giovane, con la sua passeggiata a vecento piante diverse, nonché molti animali fra cui alci, filo d’acqua offre ai turisti (in maggioranza tedeschi, svedesi caprioli, cinghiali, volpi e una quantità immensa di uccelli ed evidentemente russi) i divertimenti classici delle mete di migratori, che scelgono proprio la Penisola di Neringa come mare, ma con quel legame con la natura che resta intatto e luogo di sosta. Secondo la mitologia baltica, i 98 chilometri rispettoso. Il viaggio nella riserva naturale termina alla sua di sabbia furono creati dalla gigantessa Neringa. Figlia della punta più settentrionale, a Smiltyné, dove per raggiungere dea Laima, ella costruì la penisola per proteggere i pescatori la Lituania continentale è necessario attraversare un breve dalle onde e consentire loro la pesca. Le dune “mobili”, le più tratto con il traghetto. Ed ecco Klaipeda, l’antica città tedesca alte del nord Europa, sagomate dal vento, sono l’elemento di Memel, che oggi non ha più nulla che rimanda al suo che caratterizza tutta la zona e con i tipici villaggi lituani di passato comunista, ma risplende di fasti ben più antichi.

Nida, Juodkrante, Preila e Pervalka, l’impressione è quella Dopo essere stata pesantemente sfruttata dal profilo economico per il suo porto privo di ghiaccio durante l’epoca di trovarsi in un luogo senza tempo.

L’atmosfera rimanda infatti a epoche lontane e ad antiche sovietica, la Klaipeda degli anni 2000 ha riportato alla vita civiltà, dagli insediamenti pagani all’Impero prussiano, senza quella dimensione culturale da troppo tempo accantonata. dimenticare i cavalieri teutonici, che convertirono la tribù Questa bella cittadina portuale del Nord stupisce per la cura baltica dei curi al cristianesimo. Storia, sabbia bianchissima, dei dettagli, per la pulizia dei luoghi pubblici, per il verde. mare limpido e stazioni balneari ancora a misura d’uomo, Il Sahara lituano diverrà presto la nuova costiera amalfitana? è questa la ricetta vincente per una domanda turistica che Anche solo per le notti bianche che si ammirano in estate non fa che crescere. Infatti, la sottile striscia di terra, la cui e quell’atmosfera nordica che non può che affascinare, la ampiezza oscilla fra i quattrocento metri su territorio russo e Penisola di Neringa merita davvero una visita.

Nella rete oscura

Opere d’arte, animali esotici, terre rare ma anche armi, droghe, pedofilia, documenti e nuove identità. Nelle reti nascoste del web si annidano le più svariate e redditizie attività criminali di Mariella Dal Farra

Ne avete forse già sentito parlare, anche se in termini un po’ vaghi, a metà strada fra la leggenda urbana e cronaca giudiziaria. È darknet, quella parte nascosta di internet in cui, secondo la vulgata, si può acquistare e vendere di tutto: dalle droghe alle prestazioni di un killer professionista. Un “luogo” in cui l’immaginario collettivo colloca le attuali personificazioni del male: pedofilia e terrorismo, ma anche occulti poteri governativi e crimini informatici. Tutto questo ha a che fare senz’altro con la, o meglio, con le darknets, ma il punto è un altro: l’anonimato, una variabile suscettibile di capovolgere gli equilibri della rete.

è, al contempo, un software che permette di navigare in condizioni di pressoché perfetto anonimato e una rete di siti i cui gestori non vogliono essere identificati: le darknets, appunto. Innegabilmente, la segretezza di queste reti, libere da controlli o censure, ha da subito catalizzato l’attenzione di diversi traffici illeciti: dopo la clamorosa chiusura di Silk Road, avvenuta nel 2013 in seguito all’arresto del suo fondatore2, i siti per la vendita di sostanze stupefacenti si sono moltiplicati3, peraltro corredati da sistemi di valutazione da parte dei fruitori del tutto simili a quelli di eBay. Il commercio di armi sta avendo un’evoluzione simile, ma esistono nicchie specializzate nel mercato dell’arte, Una distinzione dei reperti archeologici, degli animali Per fare un po’ di chiarezza, quanto meno esotici, delle terre rare… Si possono sul piano terminologico, bisogna in primo commissionare falsi documenti d’idenluogo distinguere fra darknet e deep web: tità, vendere e acquistare dati personali; espressione, quest’ultima, che si riferisce molte importanti testate giornalistiche all’insieme dei contenuti non indicizzati hanno propaggini nelle darknets per di internet, ovvero a tutte le pagine, i siti, raccogliere in modo sicuro le “soffiate” i social che non sono (ancora) stati inclusi degli informatori. La valuta corrente è il negli “elenchi” dei principali browser, e bitcoin, moneta elettronica a sua volta Immagine tratta da wikipedia.com che quindi non compaiono fra i risultati non tracciabile4, ma le darknets non sono delle ricerche. Secondo una stima approssimativa, il 96% della soltanto mercato nero: c’è un’enciclopedia parallela che si rete consterebbe di deep web, ma non è possibile stabilire in chiama DarkWiki, e forum nei quali dissidenti politici che maniera precisa le proporzioni fra internet “visibile” e “in- risiedono in paesi con una limitata libertà di espressione visibile” perché i motori di ricerca indicizzano di continuo possono esprimersi. Perché le darknets sono anche, e forse nuovi contenuti, e altrettanti ne vengono editati ogni giorno. soprattutto, luoghi frequentati da persone che vogliono La mancata indicizzazione delle pagine è imputabile alle tutelare la propria privacy. cause più diverse: scarsa rilevanza dei contenuti in termini In un mercato – quello on line – basato su tracciabilità, prodi parole-chiave o numero di accessi, attività illegali o non filatura e geo-localizzazione, sono in molti a scommettere etiche alle quali i motori di ricerca rifiutano di dare spazio, che le darknets saranno il futuro di internet: un futuro in cui ma anche, più banalmente, la protezione di transazioni avremo imparato a schermarci dall’“oscuro scrutare” delle economiche nell’ambito dell’home-banking e del trading on dot-com che “informano” il nostro quotidiano. line. Tutti noi, quindi, navighiamo in “acque profonde”, per esempio, quando predisponiamo un ordine di bonifico sul per saperne di più sito del nostro istituto di credito, ma anche mentre usiamo Per comprendere le implicazioni delle darknets, si segnala lo un “motore di ricerca verticale”1 come Expedia per trovare speech di Jamie Bartlett, giornalista e autore del libro The Dark Net (Windmill Books, 2014). www.ted.com/talks/jamie_bartlett_ il volo più conveniente per le prossime vacanze. how_the_mysterious_dark_net_is_going_mainstream

Strato sotto strato Ora, fra i contenuti non indicizzati dai motori di ricerca, ce n’è una parte che, per motivi “strutturali”, non può essere raggiunta da Chrome, Firefox o altri browser comunemente usati: siti per accedere ai quali è necessario installare previamente programmi particolari, il più noto dei quali è Tor, acronimo di The Onion Router, ovvero, grosso modo, “la via della cipolla” (con riferimento agli strati…). Tor

note 1 truthfinder.com/infomania/technology/deep-web-dark-web-urbanlegends.

2 Ross Ulbricht, 31 anni, a cui sono state comminate cinque condanne, fra cui due ergastoli. A dimostrazione che la darknet non è esattamente una zona franca.

3 theguardian.com/technology/2015/may/31/silk-road-sentencingdarknet-drugs 4 Cfr. “Dal baratto alle nuove valute”, Ticinosette n. 38/2013.

Media 9

S

ono nato nel 1958 a La Chaux-de-Fonds dove i miei genitori erano emigrati dal Ticino per lavorare nell’industria degli orologi. Mio padre, appassionato di montagna, fin da piccolo mi portava sui monti del Giura. Tornati in Ticino, a Cadro, proprio sotto i Denti della Vecchia – dove vivo tuttora – abbiamo proseguito le escursioni e la passione per l’alpinismo si è trasmessa anche a me. Anche il mio l’amore per la fotografia è nato presto: in Svizzera francese, il nostro vicino, compagno di escursioni di mio padre, era un ottimo fotografo e passavamo le serate a guardare le sue diapositive. In estate, da ragazzino, andavo con lui in montagna e lo vedevo scattare foto. Li, probabilmente, ho capito cosa avrei voluto fare nella vita tanto che ho mollato presto il liceo. Tra studiare da un lato e la camera oscura e l’alpinismo dall’altro non avevo dubbi su cosa preferivo e sono andato a bottega da un fotografo per imparare il mestiere.

Poi nel 1981 sono entrato alla RSI per fare il cameraman e mi sono impratichito con la telecamera. Intanto portavo avanti i miei progetti personali e nel 1985 mi sono licenziato dalla televisione per andare in Patagonia e girare Cumbre, la storia della prima ascensione in solitaria del Cerro Torre effettuata Marco Pedrini. Io e Marco pensavamo di aver fatto un film onesto e nulla più e invece la pellicola ha vinto premi e mi ha aperto la strada per collaborare con la televisione tedesca e austriaca sempre su temi concernenti la montagna. È stata la mia fortuna quel film, mi ha permesso di allargare i miei orizzonti, di fondare con mia moglie, nel 1988, la Iceberg-Film, la mia casa di produzione specializzata in documentari di avventura, montagna e viaggi. Ma soprattutto, da allora, ho potuto dedicarmi totalmente alle mie passioni e oggi, dopo trent’anni penso di aver realizzato un centinaio di lavori tra i miei e quelli realizzati per altri.

Trent’anni belli pieni in cui alcune cose sono rimaste per me fisse e altre si sono evolute. Amo da sempre, per esempio, viaggiare solo oppure con poche persone accanto perché soli o in pochi tutto è più semplice, è più facile entrare in contatto con i luoghi e con le persone. Conservo poi l’amore per la montagna anche se ultimamente mi con-

centro meno sull’impresa alpinistica e mi interesso a quanto ruota attorno alle montagne: persone, culture, tradizioni. Ora mi piace di più dialogare, far parlare gli uomini e le donne che filmo, cercare di conoscerle e di capire cosa stanno vivendo più che riprenderle semplicemente e poi aggiungere un commento a posteriori come facevo nei primi film. Così nel 2003 sono andato in alta montagna, nel Kashmir conteso tra India e Pakistan per raccontare chi combatte e perché a 7000 metri di altitudine. Sempre una storia di vette ma diversa nella sua drammaticità.

Oppure ho raccontato la storia di un’orchestra che si muove tra le montagne del Caucaso e che sogna di esibirsi in Cecenia, a Grozny.

Allo stesso tempo, al fascino della “verticalità” ho aggiunto il fascino per l’orizzontalità, l’attrazione per gli spazi e gli orizzonti sterminati come può essere la Siberia, che ho attraversato tre volte d’inverno. In ambienti come questi la vita è aspra, dura come in montagna, la gente è poca e puoi vivere momenti di estrema pace e solitudine. Tutto questo mi piace così come mi intriga la sfida offerta da luoghi così difficili da affrontare, da scalare oppure percorrere. L’ultima, bellissima sfida è stata un progetto lunghissimo, durato quattro anni e portato avanti con Mario Casella. Abbiamo seguito l’itinerario della Via della Seta dalla Turchia fino alla Cina, muovendoci con gli sci. Un mezzo lento con il quale scendere dalle vette fino ai villaggi, dove spesso siamo stati accolti quasi con venerazione, forse perché provenivamo dall’alto. Da questo viaggio scaturirà una miniserie di 3-4 puntate che sarà pronta nel 2016. Parallelamente, da quattro stagioni produco con soddisfazione per la RSI il magazine sulla montagna “Sottosopra”. Insomma sono in piena attività.

Qualche tempo fa Reinhold Messner mi ha chiesto: “Ma tu filmi ancora?!”. E io gli ho risposto che quello che mi è toccato di fare è il lavoro più bello che esista, perché mi rende felice. Vado dove mi porta la telecamera, in piena libertà e così mi sento una persona completa, realizzata.

Allora perché non continuare fino a che c’è la salute?

FULVIO MARIAnI

Vitae 10

I suoi film e documentari raccontano le imprese dell’alpinismo moderno, gli uomini, la cultura, le tradizioni e i drammi che si muovono attorno ai grandi spazi della Terra

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Flavia Leuenberger

“Niente va mai via” di ???; fotografie ©???

(Arthur Bloch, da La legge di Murphy)

di Marco Jeitziner; fotografie ©Simone Mengani

Simone Mengani Nato a Perugia, classe 1978, si trasferisce all’età di cinque anni a Vacallo, dove inizia a coltivare la passione per il territorio. Dopo gli studi liceali si iscrive all’Accademia di Architettura di Mendrisio, dove si diploma nel 2004. Dopo alcune esperienze di lavoro, nel 2006 inizia l’attività come fotografo indipendente, prediligendo la fotografia di architettura. Collabora con diverse riviste e settimanali, operando anche nell’ambito della fotografia panoramica. fotomengani.ch

Il

sole di luglio rendeva più bianca l’imponente struttura grigiastra nei pressi di Giubiasco. Come a dire che là dentro, dietro quella fortezza, si tratta tutt’altra cosa che non l’immondizia prodotta da ticinesi, moesani e campionesi. Ancora oggi l’Impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti (ICTR) è volgarmente definito “inceneritore”, ma non fa solo questo, ci spiegheranno. Con Paolo Selldorf, caposettore comunicazione e sensibilizzazione, e un suo collega, da una minuscola porta di vetro entriamo nella pancia di questo enorme organismo di acciaio.

L’interesse dei cittadini “È chiaramente un impianto di ultima generazione, rispetta tutte le prescrizioni legali ed è il terzultimo in Svizzera. L’ultimo è appena stato inaugurato vicino a Lucerna”, mi spiega Selldorf. Dal punto di vista architettonico i progettisti dello studio Vacchini scrivono che “si inserisce nel paesaggio, seguendo le linee direttrici dei campi coltivati della pianura e delle strade esistenti”1. Non sembra di stare dentro 260mila metri cubi di beton e acciaio. Selldorf scioglie subito il dubbio di molti: se c’è pattume estero è soltanto quello dell’enclave italiana in territorio cantonale. Da quando è in funzione la sua “prima linea di combustione” nel 2009, informa l’esperto, “possiamo contare circa 2600 visite all’anno”, segno di un grande interesse da parte dei ticinesi. E non si nasconde un certo orgoglio: “l’anno scorso è stato un po’ particolare, perché abbiamo fatto la giornata delle porte aperte per i cinque anni dall’accensione del primo fuoco e dei dieci anni della costituzione dell’Azienda cantonale dei rifiuti”.

sopra: panoramica dell’imponente stabile dell’Impianto cantonale di termovalorizzazione dei rifiuti (ICTR) visto dall’autostrada in apertura: particolare della facciata vista dal Piano di Magadino

Perché separare i rifiuti “Il cittadino che separa i rifiuti li consegna ai centri di raccolta dei comuni, ma questi rifiuti non arrivano a Giubiasco, vanno nelle filiere di riciclaggio del PET, del vetro, ecc. Chi getta rifiuti riciclabili nel sacco deve sapere che questi arrivano al termovalorizzatore.

Se lei dimentica la bottiglia di PET nel sacco noi non possiamo toglierla, bisogna considerare che ogni giorno arrivano all’incirca 500 tonnellate di rifiuti. La cifra è una media perché dipende dai periodi, dai flussi turistici ecc.”. Insomma, non basta essere virtuosi solo nel riciclaggio dei rifiuti, più li si separa più ne va dell’ambiente e del nostro portafoglio. “Sì, è un messaggio importantissimo!” osserva Selldorf. Inoltre, si potrebbe ridurre il numero di viaggi giornalieri

Struttura interna dell’impianto: torre di lavaggio, parte del trattamento fumi

Sala comando dell’ICTR: miscelazione dei rifiuti nella fossa con l’aiuto del “ragno”

dalle stazioni di trasbordo in Valle della Motta e a Bioggio (circa una quindicina di camion al giorno con in media 20 tonnellate) coi rifiuti solidi urbani compattati, riducendo l’inquinamento dell’aria.

industriali, edifici residenziali, serre). Inconfondibile dall’esterno, la corazza di prismi metallici su alcune delle pareti alte 36 metri serve per abbellire e ridurre l’impatto fonico e visivo della struttura.

Nel cuore dell’impianto Sono oggi sei anni che il cuore di questo cubo da 330 milioni di franchi, contenente tecnologia all’avanguardia, batte quasi ininterrottamente. L’anno scorso al 94%, tolte le ore di manutenzione e di interruzioni impreviste. Quasi 160mila tonnellate di spazzatura è stata bruciata, valorizzata ed eliminata da 34 addetti ai lavori, 72 in tutta l’Azienda cantonale. “I camion vengono dapprima pesati, si avvicinano poi alla fossa dei rifiuti, scaricano e vengono nuovamente pesati in uscita. Questo per determinare il peso netto (sia per la fatturazione che per una statistica degli apporti). In fossa vengono miscelati, prelevati dal «ragno» (la benna a polipo, ndr.), messi nel forno e bruciati. Il fumo viene trattato da diversi filtri e poi espulso dal camino. Le scorie del forno, ossia le componenti che resistono alla combustione, vengono trasferite nella discarica reattore di Lostallo (GR). Le ceneri volanti intercettate dalle caldaie e dall’elettrofiltro subiscono un trattamento di lavaggio e poi sono trasferite in discarica insieme alle scorie. Le acque di lavaggio delle ceneri devono essere dapprima depurate e controllate; vengono in seguito scaricate nel fiume Ticino”.

Il forno è impressionante ma indispensabile per ridare energia, elettrica (98mila Megawattora) sufficiente per circa 22mila famiglie, e termica (oltre 19mila Megawattora) a tutta una serie di edifici pubblici e privati nei comuni di Bellinzona, Camorino, Giubiasco, Sant’Antonino (stabili

Emissioni a norma di legge I fumi dei due camini sono “molto al di sotto dei limiti di legge”2, ma non esistono impianti che non inquinano: “alcuni picchi di inquinanti non possono essere esclusi”, dice l’Azienda3, soprattutto ossidi di azoto e monossido di carbonio. La qualità dell’acqua che finisce nel Ticino è però “garantita”, i residui chimici “abbondantemente inferiori ai limiti” ecc. Il cubo produce a sua volta decine di migliaia di tonnellate di rifiuti solidi, scorie e ceneri smaltite a Lostallo, dove si recuperano metalli. La quantità di fanghi idrossidi da cui si estraggono zinco e piombo, “con significativi benefici ambientali”, è di circa 1400 tonnellate. Impressionati da queste cifre e lasciando l’inconfondibile sagoma grigia, ci rendiamo conto di quanto il trattamento dei rifiuti sia importante e complesso, ma anche persistente: il pattume urbano smaltito dal 2010 al 2014 non è infatti diminuito, ma salito di 10mila tonnellate4. Ma se nel 2010 alcune frazioni di provenienza industriale venivano ancora trasportate oltralpe, oggi dipende da altri fattori. Soprattutto da noi.

note 1 studiovacchini.ch/opere/24 2 I dati sono reperibili su oasi.ti.ch 3 Rapporto ambientale ICTR 2014, p. 13.

4 Rapporto annuale ACR 2014, p. 55.

questa cosa non mi piace per niente... dobbiamo muoverci!

Episodio 7 : CORSA CONTRO IL TEMPO

Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa

dannazione!!!

Ricevuto capitano, i rinforzi sono in arrivo!

Fate scortare i prigionieri in caserma, dovranno rispondere ai loro superiori!

Capitano Müller al rapporto. Qui la situazione è sotto controllo. Abbiamo messo i malviventi in condizione di non nuocere, ma servono rinforzi per un sopralluogo.

dov’è?!

continua...

l l e e d n o evi c r i C * * Tendenze p. 41 | di Keri Gonzato

I più influenti maghi della meteorologia, dopo l’estate torrida, prevedono l’arrivo di un freddissimo inverno. La previsione ci viene incontro con tutto il corredo fatto di temperature bassissime, venti gelidi e d’oblige… tanta neve! La notizia incendierà i cuori degli amanti della montagna, ma per prenderla in anticipo e accoglierla, bardati al meglio, ecco una spolverata sulle tendenze per un inverno di avvolgente coolness!

La tuta non è più soltanto una tenuta sportiva e funzionale per ripararsi dalle intemperie, è diventata una vera e propria dichiarazione di stile.

Gli snowboarder più hipster, ispirati dalla moda dei jeans skinny, scelgono pantaloni più stretti che seguono le linee del corpo. La Burton, offre una vasta scelta sia per l’uomo sia per la donna: sensazione di caldo e asciutto garantita! In controtendenza gli sciatori giovani, attratti dallo sci freestyle, preferiscono le linee buggy, ovvero

più XXL, larghe e cascanti. Patagonia e North Face, così come Helly Hansen (v. immagine), offrono giacche e pantaloni dal design essenziale, pulito e dalla qualità tecnica eccellente: combinazioni perfette sia per la pratica dello sci che dello snowboard. Sono molto carine anche le collezioni della marca svizzera Zimtstern! Le sciatrici

fashionistas invece, non dovrebbero farsi sfuggire le tute della Bogner che alla qualità e ai tagli classici affianca delle scelte stilistiche che colpiscono: dall’argento metallizzato ai disegni tropicali. Quelle dal gusto retrò si innamoreranno della linea sci disegnata da Stella McCartney per Adidas: bretelle incluse! C’è da dire che lo stile sulle piste si definisce sempre di più in base al gusto individuale piuttosto che alla pratica di una disciplina, anche perché, sempre più persone preferiscono non dover scegliere e praticare un giorno snowboard e il successivo sci.

francese eco-friendly Picture Organic Clothing. Si chiama Hubber Helmet (v. immagine) ed é il primo casco sul mercato a essere fatto 100% di materiali riciclati e bio-sourced, incluso un polimero derivato dal mais. Efficiente, fico

TOCCO LEGGERO

I guanti… caldo e asciutto sono le parole d’ordine. Infatti, oltre ai materiali sempre più performanti, diverse marche offrono modelli con un sistema di riscaldamento incorporato.

Dall’aspetto semplice, i guanti Seirus’ HeatWave declinati al femminile, nascondono il Dual Stage Heating System che trattiene il calore delle mani che, eliminando l’umidità, genera gradi in più. Mentre molti dei guanti di alta gamma includono parti in pelle io prediligo quelli della North Face, marchio sensibile alla natura, che, oltre all’altissima qualità dei suoi prodotti, ha scelto la pelle sintetica.

I suoi guanti a cinque dita Freeride Etip durano a lungo, si adattano a tutte le stagioni, sono caldi, leggeri e respirano! La chicca in più? Sono compatibili con i touch screen, quindi non è necessario toglierli per controllare le condizioni meteo sullo smartphone…

Lo stesso vale per i Revelstoke Etip, e per molti altri modelli! L’isolamento di altra qualità Heatseeker completa il tutto lasciando le tue mani in un cocoon confortevole.

CASCO E MASCHERA

La protezione prima di tutto. Ormai, il casco e gli occhiali non possono mancare mentre ti prepari ad affrontare immacolati pendii nevosi. Allo scorso Ispo, il più grande trade show nel business dello sport che si tiene a Monaco, mi aveva colpito il casco della marca

e… gentile! La marca offre altre opzioni interessanti anche per quanto riguarda il resto dell’equipaggiamento per skier e snowboarder dal cuore verde. Per la scelta del casco, controllate sempre che abbia passato i test e sia quindi certificato CE “Conformité Européenne”.

Belli ed essenzialmente cool quelli della Anon così come quelli della Electric e della Sandbox. Hai bisogno di una nuova maschera da sci? Un gruppo di veterani dell’industria, guidati dalla leggenda dello snowboard Bjorn Leines e dall’icona del mondo fashion Alex Lundqvist, ha appena lanciato il marchio di occhiali Ovan. I loro modelli conquistano, combinando alle linee tipiche degli sport d’azione un tocco fashion e un supporto atletico marcante. Una valida alternativa, con alle spalle anni di esperienza, viene dalla Anon che offre goggles super stilosi e ad altra performance.

In versione sia maschile che femminile, gli Smith I/O sono un’altra bella opzione, oltre alle lenti mulitstrato intercambiabili che non si appannano e non si deformano, ha un sistema clip rapido per tenerle in posizione, un design sferico senza montatura che offre un finish cool e sono perfettamente compatibili con l’elmetto!

E ora, tutti sull’attenti… Il primo che annusa aria di neve si guadagna la prima discesa!

La domanda della settimana

Sareste disposti ad acquistare o a ristrutturare la vostra casa tenendo conto dei nuovi parametri e delle tecnologie nell’ambito del risparmio energetico e della sostenibilità?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 26 novembre. I risultati appariranno sul numero 49 di Ticinosette.

Al quesito “L’OMS ha messo sotto accusa carni rosse e insaccati: cambierete le vostre abitudini alimentari?” avete risposto:

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Astri ariete Una ritrovata lucidità mentale diventa utile nel risolvere vecchio probelma.

Progetti di lavoro a lungo termine.

Siate meno irascibili il 22 novembre.

toro Grazie ai buoni aspetti con Giove e Plutone fortuna e ricchezza per i nati nel segno. Non perdete questa occasione con inutili temporeggiamenti e scuse.

gemelli Fate una cosa alla volta senza farvi assillare da un inutile senso del dovere. Siate meno rigidi nei giudizi su partner e colleghi. Intrattabili il 26.

cancro Se volete sfruttare appieno gli aspetti positivi con Giove, dovrete fare una scelta in assoluta autonomia, senza cedere ad alcun condizionamento.

leone Premiati i progetti lungimiranti. Nuove opportunità affettive per i nati nella terza decade a partire dal 27 novembre. Relazioni sociali in primo piano.

vergine Tra il 22 e il 28 i pianeti complicheranno i rapporti in famiglia generando rotture motivate da questioni di orgoglio. Spese e shopping compulsivo.

bilancia Grazie al sestile con Mercurio e Saturno riuscite a realizzare un evento importante. Determinati e battaglieri, influenzati dal passaggio di Marte.

scorpione Notizie da un paese estero o da un’altra città per i nati nella prima decade a partire dal 22. Nervosi tra il 24 e il 25 a causa dell’opposizione lunare.

sagittario Ravvivato interesse per l’esoterismo.

State comunque attenti a non cadere in forme di superstizione. Eventi creativi per i nati nella seconda decade.

capricorno La quadratura con Marte rende gelosi i nati nella prima decade, pronti a inalberarsi per questioni di solo principio.

Fortunati i nati nella seconda decade.

acquario Mercurio, Saturno e Luna in trigono.

Favorite le situazioni in cui potete dare spazio alla creatività e genialità.

Non fatevi influenzare dal passato.

pesci A partire dal 22 vi sentirete sollecitati nella gestione dei rapporti patrimoniali con la famiglia di origine. Opportunità di guadagno tra il 24 e il 25.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione del Concorso apparso il 6 novembre è: RAPINARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiato: Renato Scheurer 6745 Giornico

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Al vincitore facciamo i nostri complimenti!

Orizzontali 1. Aerostato • 10. Rinsecchita • 11. Anelli nuziali • 12. Azzardati • 14. Inventò il fonografo • 16.

Preposizione semplice • 17. Chiude la preghiera • 18.

Mettere sulla bilancia • 20. Attraversa Berna • 21. Lo dice chi rimanda • 22. Ente Turistico • 23. Torna sempre indietro • 25. Nuovo Testamento • 27. Dosi senza pari • 29. Lascito • 32. Olio inglese • 33. Intreccio • 34.

Consonanti in liuto • 35. Lo fa dolere un crampo • 36.

James, economista statunitense, premio Nobel nel 1981 • 38. Danno un punto a scopa • 39. Il nome di Clapton • 40. Lo spinto del sarto • 42. La città francese degli arazzi • 44. Chi ne soffre ha difficoltà di respirazione • 45. Salvò la fauna • 46. Verme solitario • 48. Zambia e Germania • 49. L’Eva di Diabolik • 50. Il Nichel del chimico • 52. Ama Radames • 53. Il Fo del teatro.

Verticali 1. Noto film del 1995 di Bruce Beresford con Sharon Stone • 2. Digiuno, denutrizione • 3. Eliminare dall’albo • 4. Fiore lilla • 5. Pagina centrale • 6. Adatto • 7. Replica • 8. L’isola di Ulisse • 9. Messaggero • 13. Incapace (f) • 15. Lo è il calcolatore • 19. Il primo cittadino • 24. Mezza cena • 26. Paurosi • 28. L’indirizzo in rete • 30. Persa in centro • 31. Monili portafortuna • 35. La prende il tiratore • 37. Dissetarsi • 41. Dittongo in beato • 43. L’isola di Ulisse • 44. Sportello • 47. Fine inglese • 49. I confini del Kenya • 51. Il pronome dell’egoista.

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 49

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 26 novembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 24 nov. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

Questa settimana in palio: un orologio salvavita Limmex Tra coloro che inoltreranno correttamente la soluzione del cruciverba verrà estratto un fortunato lettore che vincerà un elegante orologio salvavita Limmex con GPS e abbonamento base per sei mesi incluso, per un valore di CHF 713!

Grazie all’orologio salvavita Limmex e alla migliore rete telematica di Swisscom può ricevere aiuto in qualsiasi momento ovunque si trovi premendo semplicemente un tasto. In caso di emergenza, le funzioni di telefonia mobile integrate nell’orologio la connettono con le persone da lei scelte o con la centrale di allarme professionale. Questo le offre una sensazione di sicurezza nella sua vita quotidiana, anche quando non porta con sé il cellulare. Maggiori informazioni su swisscom.ch/orologio-salvavita

Svaghi 43

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