Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–
№ 48 del 27 novembre 2015 · con Teleradio dal 29 nov. al 5 dic.
RobeRTo DoneTTa
al Museo d,arte della Svizzera italiana una mostra celebra l,opera e la ricerca del grande fotografo di Corzoneso
Profumi di marca scontati fino al 71%! Calvin Klein
Guess
Davidoff
Police Po Poli olice
Euphoria, eau de parfum, spray, 50 ml
Seductive, eau de toilette, spray, 50 ml
Cool Water Man, eau de toilette, spray, 75 ml
To Be Man, eau de toilette, spray, 125 ml
39.95
21.95
<wm>10CAsNsjY0MDAw1TU0MjUxNQEACD6uvQ8AAAA=</wm>
<wm>10CFWKIQ7DMBAEX3TW7fo2bnqwMosConCTqLj_R3XKCgbs7GxbqviPV9_PfiTcXQYqFKlVhW3JR10KiQRAOvQEQ1AN_vU2zzb3uBsDph6gRRjq8FbL53p_AXHBQqJyAAAA</wm>
22.95 19.95
60% di sconto 70% di sconto 71% di sconto 57% di sconto
invece di 102.–*
invece di 73.90*
Donna Elizabeth Arden 5th Avenue, eau de parfum, spray, 75 ml Hugo Boss Nuit, eau de parfum, spray, 50 ml Hugo Boss Orange, eau de toilette, spray, 30 ml Bvlgari Omnia Coral, eau de toilette, spray, 25 ml Bvlgari Omnia Crystalline, eau de toilette, spray, 40 ml Chopard Wish, eau de parfum, spray, 30 ml Dolce & Gabbana Dolce, eau de parfum, spray, 50 ml Jean Paul Gaultier Donna, eau de toilette, spray, 50 ml Kenzo Flower, eau de parfum, spray, 30 ml Lancôme La vie est belle, eau de parfum, spray, 50 ml Thierry Mugler Angel, eau de parfum, spray, 25 ml Police To Be Woman, eau de parfum, spray, 125 ml Nina Ricci Nina, eau de toilette, spray, 30 ml
Prezzo Denner
24.95 39.95 33.65 32.25 33.65 21.65 49.95 49.95 28.35 59.95 49.95 19.95 26.85
Prezzo intero
72.90* 94.90* 59.90* 56.90* 79.90* 69.90* 112.–* 85.90* 81.–* 104.–* 94.–* 47.–* 48.90*
invece di 80.–* in
Sconto
65% 57% 43% 43% 57% 69% 55% 41% 65% 42% 46% 57% 45%
in invece di 47.–*
Uomo Azzaro Homme, eau de toilette, spray, 100 ml Bruno Banani Dangerous Man, eau de toilette, spray, 50 ml Hugo Boss Bottled, eau de toilette, spray, 100 ml Bvlgari Aqua Amara, eau de toilette, spray, 100 ml Jean Paul Gaultier Le Mâle, eau de toilette, spray, 75 ml Joop Homme, eau de toilette, spray, 75 ml Estée Lauder Pleasures Men, eau de toilette, spray, 50 ml Nikos Sculpture Homme, eau de toilette, spray, 100 ml Paco Rabanne Black XS Man, eau de toilette, spray, 50 ml
Prezzo Denner
34.95 19.45 46.45 47.55 39.95 35.95 34.75 29.95 37.65
Prezzo intero
Sconto
99.90* 38.90* 99.90* 119.–* 79.90* 71.90* 55.90* 99.90* 62.90*
65% 50% 53% 60% 50% 50% 37% 70% 40%
*Confronto con la concorrenza Verifica dei prezzi il 9 ottobre 2015 effettuata presso Marionnaud, Import Parfumerie, Jemoli, Globus e Manor. Fino a esaurimento.
Ins_Parfum_210x295_TicinoSette_it.indd 1
09.11.15 KW46 16:03
Ticinosette allegato settimanale N° 48 del 27.11.2015
Impressum Tiratura controllata 63’212 copie
Chiusura redazionale Venerdì 20 novembre
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione
4 Abitare Spazi abitativi. La miglior casa di frAncescA AjmAr ....................................... 8 Arti Mostre. Roberto Donetta di fAbio mArtini........................................................ 10 Vitae Cristina Di Pietro di demis QuAdri .................................................................. 12 Reportage Milano. Architettura in “camicia nera” di r. rovedA; foto di r. KhAtir ... 37 Fumetto L’Ispettore Leoni di mAtteo Gerber e frAncesco dellA sAntA ....................... 42 Tendenze Natura e corpo. Le stagioni interiori di Keri GonzAto............................. 43 Concorso fotografico di soniA bottAri ............................................................... 44 Astri ....................................................................................................................... 45 Cruciverba ............................................................................................................ 46 Letture ................................................................................................................... 47
Agorà Affidi. Genitori a termine
di
AmAndA Pfändler.................................................
via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
Stampa
(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
Pubblicità
Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste
Annunci locali
Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch
In copertina
Ritratto di donna 1900-1932 (dettaglio) ©Archivio fotografico Fondazione Roberto Donetta, Corzoneso
Alla miopia e al cordoglio I media sono il nostro segreto e lugubre alleato. Il loro racconto occidentocentrico sull’universo ripete l’ecolalia di un pianeta che in definitiva non ci riguarda. Fintanto che il cuore della nostra vantata e miope civiltà non ricade fra le bombe del terrorismo islamico non ci accorgiamo di esso che nelle forme della deresponsabilizzazione. Laddove non foraggia i nostri interessi lo escludiamo dallo sguardo, e laddove la sua ingiustizia comincia ad apparirci come la nostra ne eludiamo le suppliche con la crudeltà dei sovrani al cospetto dei sudditi. Non ci dispiace, anzi ci esalta, nella nostra opaca ansia di superiorità, considerare gli altri quando petrolio e schiavi dell’immigrazione alimentano i proventi della nostra privata, personale e onanistica democrazia. Né ci dispiace ritenere un “evento di natura” il colonialismo che li espropria di tutto, a beneficio della nostra privata, personale e onanistica democrazia. Ma se appena dalla palude dell’ingiustizia patita si leva uno sguardo o una voce per invocare ascolto, la nostra democrazia cessa di effondere le proprie virtù e si richiude a riccio nell’onanismo e nel personalismo. Quando il loro petrolio vive, e vive il loro cotone, e vivono i loro schiavi della diaspora e la loro complicità contro i popoli e la loro sudditanza, li convochiamo alla più tersa narrativa che i media sappiano produrre: decantiamo l’Oriente come fosse cosa nostra. Ma se quei popoli e quel mondo muoiono, se è l’ingiustizia e la morte a prenderli con sé, e non la connivenza fra dittatori e dittatori, fra fascisti di uno e dell’altro angolo del pianeta, allora il racconto cessa improvvisamente di risuonare. A Parigi muoiono centinaia di innocenti sotto
i colpi di ISIS? Il racconto produce la più spettacolare opera di compianto che l’arte giornalistica conosca. Ma se dalla pace di Karlowitz in poi – cioè da quattrocento anni a questa parte – milioni, e non centinaia, di miserabili ricadono sotto il maglio della democrazia a corrente alternata della spocchia colonialistica, la narrativa improvvisamente tace. Tace anzi da sempre. Perché noi non siamo loro e loro sono noi solo quando ci fa comodo. Marco Alloni
ScoprI I FIoccHI DI NEVE Natale 2015 Non perdetevi il prossimo numero di Ticinosette In palio tre buoni acquisto del valore di
250, 150 e 100 franchi! Il concorso è promosso in collaborazione con
Genitori a termine Affidi. Si può essere mamma o papà per qualche settimana, alcuni mesi o un paio di anni? Per Anna e Carlo “si è mamma o papà dentro di noi, ed è naturale proteggere il proprio cucciolo o un cucciolo indifeso in ogni momento”. Anna e Carlo sono genitori affidatari, una delle circa 130 famiglie che hanno fatto questa scelta in Ticino di Amanda Pfändler
Al
Agorà 4
31 dicembre 2014 i minori in affidamento familiare in Ticino erano 151. Ognuno di loro sta crescendo in una famiglia che non è quella di origine, accolto in una casa che per il periodo necessario sarà la sua. Con una mamma, un papà, magari dei fratelli o sorelle, cugini, nonni che – questa è la speranza, questo è l’obiettivo – possono dargli quella sicurezza, quell’affetto, quell’educazione che la famiglia naturale non può o non vuole dargli. Per ragioni diverse: per un problema di salute, un’inadeguatezza genitoriale, una dipendenza da alcool o da sostanze, per trascuratezza, maltrattamento o addirittura abusi sessuali. L’affido classico, definito “Family” prevede la presenza del minore per un periodo di tempo indeterminato (sino al ristabilimento di condizioni ritenute accettabili nella sua famiglia di origine). Oltre ai minori in affidamento “classico”, ci sono quelli in affidamento SOS: l’anno scorso sono stati collocati 44 minori presso 9 famiglie SOS dislocate su tutto il territorio ticinese. Per affidamento SOS s’intende un affidamento d’urgenza della durata di massimo 3-6 mesi. Fatta eccezione per gli affidi SOS, la media della durata degli affidi1 è di 6-7 anni. Identikit delle famiglie affidatarie Ma chi sono le famiglie che decidono di compiere questa scelta? “La possibilità di accogliere in affido bambini e/o ragazzi”, spiega Andrea Milio, responsabile dell’Associazione ticinese famiglie affidatarie (ATFA) “è aperta a persone single, separate, divorziate, coniugate e conviventi con o senza figli. Attualmente assistiamo a un’eterogeneità di tipologie familiari, candidate all’affido, ben distribuita sul territorio. Ci sono famiglie che si offrono come affidatarie quando i figli sono già indipendenti, altre preferiscono farlo quando i propri figli sono in età adolescenziale, altre ancora con figli piccoli. Ogni situazione si presenta diversa dall’altra, dipende dalla fase di vita di ogni singolo individuo e facendo un bilancio tra quelle che sono le risorse e i limiti di cui si dispone”. Anna e Carlo non hanno scelto di diventare famiglia affidataria: “Ci hanno scelto. Dopo un lungo cammino di
ripensamenti e rielaborazione, di coppia e personale, abbiamo accettato di accogliere nel nostro nucleo un bambino che a quel momento aveva tre anni e mezzo”. Una scelta non facile: “Inizialmente, come ogni elemento nuovo che entra a far parte di una situazione acquisita, c’è destabilizzazione, confusione, sorpresa, sconforto, gioia, rabbia…! Tutte le emozioni riemergono ed escono potenziate, bisogna con il tempo ritrovare e riportare l’equilibrio in un gruppo familiare modificato”. Una sfida non da poco, ma – assicura chi ha vissuto questa esperienza – ne vale la pena! Proprio negli scorsi mesi è partita l’ultima “campagna acquisti” dell’ATFA. Le famiglie non sono infatti mai abbastanza: “Il numero ideale”, spiega Andrea Milio, “sarebbe dieci/dodici nuove famiglie all’anno. Questo permetterebbe una riflessione più ampia da parte degli operatori sociali per quanto riguarda gli abbinamenti. Agevolerebbe i servizi nel poter predisporre progetti educativi maggiormente adeguati e funzionali. Le situazioni di affido sono tutte diverse l’una dall’altra, con le proprie sfaccettature e peculiarità. Per questo motivo diventa necessario poter usufruire di un ventaglio di risposte, il più possibilmente ampio, per quei bisogni emergenti e così differenti tra loro”. Ragioni e scelta della famiglia Ma perché diventare famiglia affidataria? “Quando ci rechiamo al domicilio della famiglia per il colloquio informativo e di conoscenza con le persone che ci contattano”, spiega Milio, “chiediamo da cosa nasce la motivazione che spinge ad accogliere in affido dei minori. In genere, ci rispondono che la scelta deriva da una riflessione ponderata in relazione alla quantità di tempo di cui si dispone, al desiderio di poter essere utile a qualcuno, oppure ancora per esperienze personali passate. I motivi possono essere tanti e vari; a questo proposito è interessante l’incontro con i due psicologi, durante la terza e quarta mattinata del corso in-formativo organizzato dall’ATFA2 per le famiglie candidate all’affido, poiché tra gli argomenti trattati c’è anche quello della motivazione”. Per quanto concerne gli abbinamenti minore-famiglia affidataria, sono gli operatori sociali dell’Ufficio dell’aiuto e della protezione (UAP) e delle Autorità regionali di prote-
Agorà 5
Illustrazione tratta dal portale vita.it
zione (ARP), con la collaborazione dell’ATFA a occuparsene. “Gli operatori”, prosegue Milio, “tengono conto dell’età del bambino (ogni famiglia affidataria può scegliere una fascia d’età precisa), del luogo geografico in cui vive la famiglia affidataria (a volte è un bene se il bambino continua a frequentare la stessa scuola, altre volte si preferisce allontanarlo dal contesto abituale), delle caratteristiche della famiglia naturale, di quelle dei figli delle famiglie affidatarie, ecc. Una volta confermato l’abbinamento, se non ci si trova davanti a una situazione di emergenza, si procederà per un avvicinamento graduale tra bambino e famiglia affidataria. Il progetto di affido viene delineato dagli assistenti sociali dell’UAP stipulando una convenzione e rilasciando l’autorizzazione alla famiglia affidataria per poter accogliere quel determinato minore”. Difficoltà e gratificazioni Non si può certo negare: essere famiglia affidataria non è semplice. “L’affido è sia difficoltà sia soddisfazione/gioia”, spiegano Anna e Carlo. “È vivere due famiglie con le gioie e i dolori. I bambini affidatari portano nel loro zaino un peso emozionale maggiore (legato ai loro vissuti) e sono queste forti emozioni che movimentano i vari nuclei che li accolgono. Quindi vivere con bambini in affido implica essere pronti ad accogliere emozioni, situazioni diverse/difficili, sentirsi impotenti, non
sapere cosa fare, imparare a convivere con le fragilità di ognuno e così via”. Inoltre, aggiunge Milio, “una tematica molto forte, con la quale le famiglie si devono confrontare, riguarda la prospettiva di rientro del minore nella propria famiglia di origine, quindi si deve mettere in conto una futura separazione con il bambino e/o ragazzo. Questo può avvenire dopo giorni, mesi, oppure anni. È importante chiarire alle famiglie affidatarie la differenza tra affido e adozione. L’obiettivo del primo è il rientro del minore nella propria famiglia naturale, laddove possibile. Diventa quindi difficile dover affrontare poi il distacco”. Va però anche detto, precisano Anna e Carlo, che “la partenza del bambino o del ragazzo in affido comporta sì dolore, separazione. Ma è anche un momento di gioia perché si è riusciti in ciò che è l’obiettivo ultimo dell’affido: il rientro nella famiglia d’origine”. C’è poi – altro tema caldo – il rapporto con i genitori biologici. Un rapporto “che può essere sereno, pacifico, ma anche burrascoso o addirittura violento”, spiegano Anna e Carlo. “Ogni affido ha la sua storia e ogni affido è qualcosa di diverso. Ogni affido va narrato e ci saranno sempre due versioni: quella dei genitori naturali e quella dei genitori affidatari”. “Un’importante caratteristica dell’affido”, continua poi Milio, “che potrebbe essere vissuta come una difficoltà, è la consapevolezza di accogliere il minore con la rete che ha dietro, probabili (...)
“Le famiglie affidatarie non sono mai troppe. Anche perché purtroppo i bambini che non trovano una famiglia affidataria vengono collocati in istituti/foyer. Come nell’adozione, più i bambini crescono e più risulta difficile collocarli presso una famiglia affidataria”
curatori e/o tutori, psicologi, assistenti sociali. Parliamo di una rete che dev’essere il più integrata possibile per poter funzionare, e non è un qualcosa che può essere dato sempre per assodato. La famiglia affidataria deve essere presente alle varie riunioni, le decisioni vengono discusse insieme e ogni questione deve essere condivisa”. Un impegno, anche emotivo, non da poco. Va comunque detto che nelle difficoltà le famiglie affidatarie non vengono lasciate sole: oltre alle ARP, sia l’ATFA, sia le altre famiglie affidatarie – attraverso degli incontri di condivisione – possono aiutare a superare i momenti più difficili.
Agorà 6
Controllo e monitoraggio Qualche tempo fa è salito alla ribalta il caso di una bambina maltrattata dalla propria mamma affidataria. Un caso difficile che ha spinto in molti a chiedersi come sia potuto accadere e chi abbia mancato nel controllare che la bimba stesse bene. Ma come avviene il controllo? “Un assistente sociale dell’ARP si occupa della vigilanza dell’affido per poter verificare che le condizioni iniziali, per cui alla famiglia affidataria dopo il percorso di valutazione è stata rilasciata l’attestazione, sussistano ancora”, indica Milio. “Anche la nostra Associazione si occupa del sostegno alle famiglie affidatarie, accompagnandole dal momento del collocamento durante tutto il percorso di crescita del bambino”. Ma come vivono le famiglie stesse questo controllo? “Dover far capo o rendere conto alle autorità cantonali è molto importante per una famiglia affidataria che in questo caso sa a chi deve riferirsi”, spiegano Anna e Carlo. “La famiglia affidataria non è un utente dell’ARP bensì un suo valido partner. Questo fa sì che la famiglia non sia sola ad affrontare tutte le difficoltà perché insieme a lei camminano assistenti sociali, tutori, curatori e ARP”. Una casa famiglia per adolescenti Come detto, le famiglie affidatarie non sono mai troppe. Anche perché purtroppo i bambini che non trovano una famiglia affidataria vengono collocati in istituti/foyer. Come nell’adozione, più i bambini crescono e più risulta difficile collocarli presso una famiglia affidataria. Da questo punto di vista l’ATFA ha lanciato qualche tempo fa un progetto – attualmente ancora in fase iniziale (si cercano fondi!) – di “Casa famiglia”. Dovrebbe accogliere fino a quattro minori dai 13/14 fino ai 20 anni, di cui si occuperebbe una “mamma affidataria”, una persona con diversi anni di esperienza soprattutto nell’affido di adolescenti. Con questo progetto, che non è proprio una famiglia affidataria, ma nemmeno un foyer nel senso classico del termine, si vuole accompagnare questi ragazzi che vivono una fase
molto delicata della loro vita, affinché riescano a essere indipendenti. “Il nostro intento”, spiega Milio, “è quello di lavorare sulle risorse di ogni ospite privilegiando un ambiente intimo e familiare. Non per tutti i ragazzi il collocamento in istituto rappresenta una risorsa, alcuni avrebbero ancora bisogno dell’appoggio e del calore di una famiglia. Ecco perché l’idea di una casa-famiglia in cui poter lavorare sullo stare insieme, sulla condivisione e sul sostegno reciproco. I ragazzi andranno a scuola normalmente o frequenteranno l’apprendistato, alla sera potranno rientrare nella casa famiglia. L’idea è che imparino a gestirsi autonomamente e a convivere con altre persone. Un educatore affiancherà per qualche ora alla settimana la famiglia affidataria. I progetti educativi verranno gestiti dagli operatori dell’Ufficio dell’Aiuto e della Protezione coinvolgendo i ragazzi in prima persona. L’ATFA si occuperà del coordinamento della casa-famiglia e del sostegno più formazione”. Offrire una possibilità a chi non ce l’ha Per concludere, l’esperienza della famiglia affidataria è certo una sfida, che però può dare enormi soddisfazioni. Ma, più di ogni altra cosa, è essenziale per permettere a bambini e ragazzi meno fortunati, di trovare per un po’ un porto sicuro. Per usare le parole di Anna e Carlo: “A chi desidera diventare famiglia affidataria noi suggeriamo di mettersi in gioco. Sarà un gioco difficile? Sarà divertente? È tutto da scoprire! I due giovani che hanno vissuto da noi ci hanno complicato molto le dinamiche familiari. Sono stati affidi molto «tosti» ma ambedue adesso hanno una vita loro. Il primo ha una sua famiglia, si è sposato ed è papà di due bambini, l’altra abita in un appartamento da sola, ha terminato i suoi studi e lavora. Noi non li vediamo più. Forse importante per loro era lasciarsi alle spalle questo vissuto di affidati. Per noi è importante che stiano bene e vivano al meglio la loro vita, e sapere che abbiamo seminato dei buoni principi”.
note 1 Va detto che si tratta di dati di qualche tempo fa, per cui la realtà oggi potrebbe essere leggermente mutata. 2 Le famiglie che si dicono disposte ad affronatre questo tipo di scelta ricevono inizialmente del materiale informativo per posta. Se la famiglia gradisce approfondire, può contattare l’ATFA per fissare un colloquio informativo presso il proprio domicilio. Qualora dovesse decidere di continuare può iscriversi al corso informativo. Una volta concluso il corso, l’ATFA rilascia un attestato che permette alle famiglie di presentare una domanda corredata da vari documenti all’Ufficio cantonale dell’aiuto e della protezione. Seguono poi 6-7 colloqui con un assistente sociale e uno psicologo per la valutazione d’idoneità.
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDAwNgYAdf7bAQ8AAAA=</wm>
<wm>10CFWLrQ6FUAyDn2gn7XZ-mSQ4giB4DEHz_uru4hBNm7bfunpJeDUv27HsTjBnsQGYeRklaauo3q0m1SidZASWiUTm6Fk_jMTYAJz_j5BCPQkxsXBD60Gn57p_mS9XrHoAAAA=</wm>
Un bambino su dieci in Svizzera è colpito dalla povertà. La Migros raccoglie fondi per i bambini bisognosi in Svizzera e raddoppia l’importo totale della donazione fino a raggiungere 1 milione di franchi. Contribuisci anche tu ad aiutarli con una donazione acquistando un cuore di cioccolato alla tua Migros. Un’iniziativa della Migros a favore di:
migros.ch/natale
La miglior casa
La nostra abitazione dovrebbe essere uno spazio accogliente e confortevole. Qualche riflessione per trasformare e ripensare il concetto di casa di Francesca Ajmar
Abitare
Abitare 8
significa vivere in un luogo, risiedere. Si dice: insieme di elementi: la sua collocazione nell’ambiente cir“abito in campagna” o “abito in città”, collegando imme- costante, il tipo stesso di costruzione, la disposizione delle diatamente la propria esistenza a un luogo, una regione, stanze al suo interno, la salubrità dei materiali utilizzati una città o a una zona naturale, ma si dice anche: “abito al per edificarla. Se riflettiamo sulla storia dell’architettura, ci secondo piano”, pensando alla propria casa. Il concetto di rendiamo conto che il concetto di casa è legato alle diffeabitare è infatti strettamente legato allo spazio costruito, al renti modalità che l’uomo ha messo in atto per costruire il luogo scelto come abitazione e all’idea quindi di avere una proprio un rifugio, utilizzando i quattro elementi naturali, propria dimora. L’etimoloriconducibili alla tradizione gia del verbo “abitare” deellenica: acqua, aria, fuoco e riva dal latino habitare, che terra. Nel classico De Archisignifica “tenere”, “avere”: il tectura di Vitruvio – trattato concetto di risiedere rimanlatino di architettura che da quindi al possedere, in risale all’incirca al 15 a.C. questo caso un’abitazione. –, nonché fondamento teoLa casa dovrebbe svolgere il rico dell’intera architettura ruolo primario dell’architetoccidentale, troviamo scrittura di riparare l’uomo dalle to: “Poiché sembra dunque intemperie, dall’aggressione evidente che dalla loro unione degli elementi naturali co[dei quattro elementi, nda.] me freddo, caldo, pioggia, abbiano origine e si formino vento, ma svolge anche un tutte le cose ed essendo queste ruolo sociale fondamentale variamente diversificate nenel momento in cui divengli innumerevoli aspetti della ta un ambito accogliente natura, ho creduto opportuno Immagine tratta da madeininterioritalia.com dove si trascorre una parte trattare delle loro possibiliconsistente della propria esistenza, che si viva da soli o in tà di impiego e delle loro diverse proprietà nella costruzione famiglia. Louis Kahn (1901–1974), grande architetto statu- degli edifici. Con queste conoscenze chi voglia intraprendere nitense, per rafforzare il concetto di protezione, realizzava la costruzione di un edificio non commetterà errori sapendo “una casa dentro la casa”, mentre Heidegger affermava in predisporre i materiali adatti all’uso”. Possiamo considerare modo più generico, ma parimenti incisivo, che l’uomo abi- un’abitazione durevole e comoda se è ben isolata a livello ta “quando ha la capacità di orientarsi all’interno di uno spa- termico e acustico, se i fattori di illuminazione e aerazione zio”. È quindi il rapporto tra fruitore e spazio che determina naturali sono più che rispettati, e se consente la suddivila qualità dell’opera, e la complessità del modus vivendi di sione dello spazio in zone funzionali e confortevoli. Nel oggi spesso non sta al passo con i tempi relativamente lenti proprio habitat l’uomo deve poter vivere a proprio agio, delle innovazioni nel campo dell’edilizia, specialmente e potersi muovere comodamente senza sforzi inutili. Ecresidenziale. I diversi modi di vivere richiedono diverse co quindi che la conoscenza delle misure di base legate esigenze abitative: chi viaggia molto, rispetto a chi invece alle dimensioni umane sono necessarie per evitare errori lavora in casa, per non parlare delle necessità di un bambi- rudimentali nella progettazione degli arredi. L’attenzione no rispetto a un anziano. Se avete il desiderio di sistemare all’estetica dell’ambiente associata alla comodità è in grado il vostro ambiente abitativo, dovreste cominciare con una di trasformare uno spazio disorganico e un po’ triste in precisa analisi di tutte le vostre esigenze in ogni campo, tutt’altro, migliorando notevolmente la qualità della vita da quelle legate al comfort della casa, a quelle lavorative di chi ne fruisce. Dostoevskij a riguardo scriveva: “Sicurao di studio, senza trascurare l’aspetto pratico, quasi di “la- mente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza boratorio”, a cui dovrebbero essere adibiti certi spazi della bellezza è impossibile”. casa (per esempio, la cucina o la lavanderia). Salute ed ergonomia Una condizione essenziale per la qualità della vita abitativa è la salubrità della casa. Questa è data innanzitutto da un
per saperne di più Per chi desiderasse approfondire l’argomento, consiglio un testo tutt’oggi molto valido: L’abitare. L’insediamento, lo spazio urbano, la casa, di Christian Norberg-Schulz, Electa, 1984.
PFISTER CONTONE Ottimi affari con sconti eccellenti nei settori: mobili, camere da letto, materassi, armadi, divani, tavoli e sedie. <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDA2NAAAFHOiqA8AAAA=</wm>
<wm>10CFXKqw7DMBBE0S9aa2YfXruGlVkUEIWbVMX9f9SkrOCSq7NtIwp-Ped-zmMQdBfrMF6_R9GsHM1qUR0kTcF4oHtVd-SfF1UkgHUbIYW20MVDQle2Vj6v9xdFdH76cgAAAA==</wm>
Non mancate questa offerta unica.
Ins_Contone_Liquidation_210x295mm_4c.indd 1
12.11.15 16:59
La scoperta del mondo La mostra dedicata all’opera del fotografo bleniese Roberto Donetta a Palazzo Reali, offre l’occasione per approfondire una figura seminale della fotografia ticinese e per esplorare le radici culturali e antropologiche del cantone di Fabio Martini
Arti 10
Messa in scena con due ragazze che leggono un giornale illustrato (post 1927), ©Archivio fotografico Fondazione Roberto Donetta, Corzoneso
La vicenda di Roberto Donetta, a rileggerla oggi, con gli
occhi e la sensibilità di chi, come tutti noi, è avvezzo al quotidiano bombardamento mediatico e alla compulsiva produzione fotografica fai da te modello “selfie”, rivela qualcosa di commovente e di tenace al contempo. Nato a Biasca nel 1865 in una famiglia di commercianti, poco si conosce della sua infanzia e della sua adolescenza. Di certo a 21 anni sposa una ragazza biaschese, Teodolinda Tinetti da cui nell’arco di tredici anni avrà ben sette figli. Uomo curioso e intelligente ma confinato in una condizione economica difficile, al pari di altri conterranei emigra nell’Italia sttentrionale dove lavora come marronaio e contadino e, successivamente, per alcuni mesi in Inghilterra. Ritornato in valle di Blenio, dal 1900 avvia un’attività
di vendita ambulante di sementi che lo porta a spostarsi continuamente in valle e nell’area del Sopraceneri. È proprio nel corso di questo suo girovagare che Donetta inizia a raccogliere idee e impressioni, suggestioni e visioni, appassionandosi al suo territorio e alle sue genti, anche se sarà solo dopo l’incontro con lo scultore Dionigi Sorgesa, che gli dona una macchina fotografica, che si rende conto del potenziale che la fotografia può rappresentare per narrare e rendere testimonianza della realtà e del presente. Ma si tratta di una constatazione che deve fare i conti con enormi difficoltà economiche: fotografare, come ha scritto Antonio Mariotti, rappresentava per lui un’attività “troppo costosa per essere un passatempo, troppo poco remunerativa per costituire una professione”.
Un capitolo essenziale E proprio l’ossessione per la fotografia, e i costi che la sua pratica impone, a divenire probabilmente un elemento di discussione e di crisi all’interno della sua famiglia che si divide nel 1912, quando la moglie Linda e i figli decidono di trasferirsi a Bellinzona alla ricerca di migliori condizioni economiche rispetto a quelle offerte dalla povera vita di montagna. Nel corso della seconda parte della sua esistenza, trascorsa per lo più in solitudine, Donetta si dedica tenacemente alla fotografia che nelle sue idee e nelle sue intenzioni diviene sia testimonianza sociale e produzione artistica, sia ricerca antropologica ed etnografica. Nascite, morti, momenti della vita collettiva della valle e del cantone, eventi particolari ma anche messe in scena dal sapore quasi surreale rivelano una sorta di furor, un bisogno viscerale di narrare un mondo che sembra svelarsi nella sua meraviglia a ogni scatto. La scoperta dell’arte di Donetta e del suo lavoro pare avvenire più tardi, nel 1927, quando L’Illustré, periodico dell’editore Ringier di Zofingen, pubblica alcune sue fotografie, ma si tratta in realtà di un episodio sporadico. Roberto Donetta morirà nella Casa Rotonda di Corzoneso – sede attuale dell’Archivio Donetta – cinque anni dopo, nel 1932, in condizione di povertà e assediato dai creditori. Per i cinquant’anni successivi il suo lavoro resta del tutto sconosciuto. Solo alla metà degli anni ottanta del novecento, grazie al ritrovamento delle lastre e al minuzioso lavoro di recupero compiuto da Mariarosa Bozzini, i ticinesi hanno
avuto la possibilità di recuperare un capitolo vivo ed essenziale del loro passato e della loro storia economica e sociale. Esiste un suo ritratto che lo raffigura in piedi su un declivio di collina, accanto al cavalletto e alla camera fotografica. Lo sguardo rivolto in avanti e la mano sinistra a sostenere quel dispositivo attraverso il quale rivelò un mondo che è stato e che, almeno in parte, è ancora il “nostro mondo”. Un’importante esposizione Curata da Gian Franco Ragno e organizzata dal Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI), negli spazi di Palazzo Reali (con il contributo di Percento culturale Migros), la mostra è stata allestita in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita del fotografo bleniese di cui ripercorre, attraverso l’esposizione di oltre cento fotografie, l’impegno artistico e sociale. Il ricco catalogo, edito dall’editore Casagrande di Bellinzona (che sarà pubblicato in lingua tedesca da Limmat Verlag) con contributi di Marco Franciolli, David Streiff, Peter Pfrunder, Antonio Mariotti e Gian Franco Ragno, rappresenta un ulteriore apporto alla conoscenza di questo artista ed etnografo ticinese.
la mostra Roberto Donetta - Fotografo Museo d’arte della Svizzera italiana, Palazzo Reali, Ala Est Via Canova 10, 6901 Lugano L’esposizione rimarrà aperta sino al 20 marzo 2016. Tel.: +41 (0)91 815 79 71; masilugano.ch
Goditi i tuoi ricordi più belli Con calendari di tutti i generi: · calendario trimestrale · calendario family · calendario annuale
<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2sDQ3swAAB6NZrg8AAAA=</wm>
<wm>10CFWLqw4DMQwEv8jRruO1Lw2sjp0OVOUhVXH_H_XBCkZDZo5jquHHdT_v-20SjLC-jcptaqh5JXIGR5MXapKEg7qg9JHgf4-5owCsb2OkESsthoUWO6Se0V6P5xsa05-3egAAAA==</wm>
Buono del
15%
· tante altre proposte di calendario
*
su tutti i calendari Codice del buono
2552
* La promozione è valida fino al 7.12.2015 su tutti i calendari. Utilizzabile solo una volta per indirizzo e-mail e non cumulabile. www.migros.ch/photo
PHOTO SERVICE
H
o iniziato l’attività di marmista a diciassette anni presso una ditta cimiteriale a Rancate e nel 2005 mi sono diplomata come scalpellino da laboratorio, che si distingue da quello che lavora a mazzotto perché si occupa anche di lucidatura, intarsi e insomma della parte non grezza della lavorazione. Quando ero bambina mi divertivo con il legno ma, dato che in Ticino non ci sono formazioni artistiche per lavorare su quel materiale e che quindi avrei dovuto frequentare una scuola piuttosto costosa in Svizzera francese, più tardi ho cercato un’altra possibilità per rimanere nell’ambito della scultura. Ho così potuto scoprire che il mio mondo in realtà era quello della pietra, che mi dà molta più soddisfazione. Si potrebbe pensare che la roccia sia più dura da lavorare, ma in realtà è una questione di tecnica, di come prendi il materiale che hai davanti. Avendo vinto alcuni premi, dopo l’apprendistato ho potuto proseguire gli studi nei pressi di Verona, a Sant’Ambrogio di Valpolicella, dove ho frequentato la scuola di rifinitore artistico scultoreo di manufatti lapidei. Studiavo come privatista, facendo molto laboratorio per portare avanti la pratica. In seguito, sempre presso la stessa scuola, ho seguito anche una formazione in restauro, e nel mio percorso ci sono stati anche corsi di copiatore d’arte e di mosaico. Nel frattempo lavoravo nei capannoni, dove eseguivamo lavorazioni anche molto grandi: per esempio scolpivamo poltrone in marmo che poi a volte venivano caricate su enormi camion per essere portate in America. Se in Ticino avevo imparato il lavoro sul granito, una roccia vulcanica molto dura, in Valpolicella ho potuto avvicinare quello più fine sul marmo, che invece è una roccia metamorfica più morbida. Bisogna conoscere la composizione delle varie pietre per sapere come possano essere lavorate senza che si spacchino. Dopo cinque anni, sono tornata in Ticino. Da una parte c’era la crisi, per cui il giro dell’economia aveva cominciato a calare e molte ditte chiudevano: diminuendo il lavoro, eri costretto a limitarti a fare qualche caminetto o simili. Dall’altra mi mancava la mia terra d’origine. Qui mi sono messa in proprio. Come indipendente faccio un po’ di tutto, dalle
lavorazioni artistiche alle attività di restauro o di ambito edilizio, occupandomi di pavimentazioni, piani di cucina, camini, puliture, ecc. Anche riguardo ai materiali vario molto: cotto, ceramica, marmo, pietra, granito… Per il mio lavoro non ho macchinari: faccio tutto a mano e i miei pezzi vengono anche spostati a mano. Molte persone mi chiedono se non siano troppo pesanti. Ovviamente i blocchi sono pesanti, ma nel lavoro ci si organizza. I vari pezzi vengono spostati con le leve e in ogni caso non per il solo gusto di farlo… Prima si valuta il peso, dove si deve andare e quanta distanza si deve percorrere. Si deve seguire una procedura, altrimenti ci si romperebbe la schiena. Un vantaggio di non utilizzare macchinari è quello di poter lavorare sia a casa che dove deve essere collocato il manufatto. Posso prendere le mie casse, gli attrezzi e il compressore, caricarli sul furgoncino e andare a lavorare il blocco di pietra direttamente sul posto. È una cosa che non fa più nessuno: oggi di solito compri la fontana già fatta e poi te la portano a casa… Anche come artista il mio lavoro è molto vario: non mi concentro esclusivamente sul figurativo, sull’astratto, sul mosaico o altro. Parto da quello che cerco e da ciò che la pietra mi trasmette. In ogni caso mi piace giocare con diverse lavorazioni, combinando in una stessa scultura lavorazioni diverse e ottenendo per esempio parti lucide, parti zigrinate a scalpello, parti bocciardate, parti levigate… Per me è importante che una scultura non sia statica: devi vederla muoversi. Un’opera richiede un grande studio. Molti pensano che l’artista si alzi la mattina e quando vuole si metta a scolpire quello che desidera. Ma non è così semplice. Devi passare giornate a provare i materiali, che sono troppi per conoscerli tutti, e capire per esempio fino a che spessore puoi arrivare con un marmo nero del Belgio. Poi c’è il percorso dal disegno o dall’immaginazione alla messa in opera, durante il quale naturalmente le cose cambiano. Ci vuole concentrazione, soprattutto quando come me si è molto pignoli…
CRISTINA DI PIeTRO
Vitae 12
Artista e artigiana di grande versatilità, porta avanti con passione e perizia il suo lavoro su marmi e graniti. Per non parlare degli altri materiali…
testimonianza raccolta da Demis Quadri fotografia ©Reza Khatir
Milano
architettura in “camicia nera”
L’architettura voluta da Mussolini si proponeva di tramandare ai posteri i valori della civiltà fascista. Palazzi e monumenti dovevano allora diventare simbolo dell’identità della nazione italiana, efficace dispositivo capace di suggestionare le masse e modellare il carattere delle generazioni presenti e future. Senza però dimenticare gusto, estetica e razionalità architettonica di Roberto Roveda; fotografie ©Reza Khatir
in apertura Particolare del palazzo dell’Arengario in piazza del Duomo
a destra Sculture di ispirazione romana che decorano la Stazione Centrale pagina a fianco Un particolare architettonico degli edifici che si affacciano sulla piazza Affari
Milano e il Duce Milano ha avuto un ruolo importante nella storia del fascismo. È la città dove Benito Mussolini diede vita ai Fasci di combattimento nel 1919 e dove tenne l’ultimo, funereo discorso pubblico il 16 dicembre 1944 in un Teatro Lirico rimasto quasi miracolosamente indenne dai bombardamenti alleati. Milano è anche la città dove si concluse la vicenda pubblica del dittatore, in quel di piazzale Loreto, nei giorni drammatici della fine della guerra. Una vicenda più che ventennale quella che legò il capoluogo lombardo al Duce, che amava certamente di più Roma, con le sue monumentalità antiche e le reminiscenze imperiali. Sapeva, però, che tenere in pugno Milano significava controllare il cuore economico e finanziario della Penisola. La città quindi andava “fascistizzata”, non dal punto di vista sociale e politico, ma anche “visivo” sovrapponendo al suo tessuto urbano fatto di edifici popolari, industriali e borghesi, gli elementi artistici e architettonici della nuova era. “Dobbiamo creare un nuovo patrimonio da porre accanto a quello antico, dobbiamo creare un’arte nuova, un’arte dei nostri
tempi, un’arte fascista” soleva ripetere il capo del fascismo e quest’arte nuova doveva celebrare il regime, rimembrare i fasti della storia romana, colpire per la sua monumentalità e soprattutto essere costantemente presente nella vita degli italiani. Come era scritto nel Dizionario di politica (1940), “L’architettura, con la sua costante presenza, modifica a poco a poco il carattere delle generazioni”. Era quindi fondamentale per il regime che i cittadini respirassero il nuovo spirito del tempo quando camminavano, commemoravano i defunti, andavano in banca, in posta, in tribunale o allo stadio, si curavano in ospedale. Lo spazio pubblico degli italiani doveva essere impregnato di cultura ed estetica fascista. I segni del regime Il tessuto urbanistico e architettonico di Milano, soprattutto nelle zone centrali e in molti edifici pubblici, presenta ampi segni di questa pervasività. Basta camminare nelle vie che si irradiano oppure avvolgono – Milano è una città a struttura circolare – il Duomo e il centro storico meneghino per rendersene conto. In quest’area prevale nelle costruzioni e
L’edificio che ospitava la Fondazione Emilio De Magistris, scuola di avviamento professionale aperta nel 1933
nelle decorazioni il tipico connubio tra razionalismo, modernismo e classicismo reinventato che va sotto il nome di “stile littorio”. Così, negli edifici, spesso le linee rette, i finestroni, la precisa alternanza degli spazi pieni e vuoti cerca di trovare una sintesi con le colonne classiche, i capitelli, la megalomania delle dimensioni. È quello che vediamo, per esempio, con l’Arengario, oggi sede del Museo del Novecento, proprio affacciato sulla piazza del Duomo, oppure con il Palazzo di Giustizia, eretto non troppo distante tra il 1932 e il 1944, e che si presenta come un trionfo di marmi, bassorilievi e moniti latini. Tutti segni di un regime che voleva parlare alle masse in maniera compulsiva e ossessiva e che puntava a modificare il quadro visivo e spaziale delle persone, come testimonia la grande sistemazione urbanistica che ancora oggi caratterizza l’area tra piazza Diaz, piazza San Babila e corso Matteotti, al tempo chiamato corso Littorio. In certi tratti, in questa zona, sembra mancare solo “un alalà di scherani” per dirla alla Eugenio Montale e il quadro di regime sarebbe completo tanto intorno domina il travertino, il mattone, il biancore marmoreo… e i fasci littori, numerosissimi nonostante settant’anni di “ripulitura”. I lampioni della piazza del Duomo e delle vie centrali, infatti, sono tutto un trionfo di fasci e stemmi dei Savoia impressi nel metallo.
la Stazione Centrale, l’Ospedale Maggiore di Niguarda, il grande Monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale in zona Sant’Ambrogio e, in piazza Cavour, l’enorme Palazzo dell’Informazione, ai tempi sede del quotidiano mussoliniano Il Secolo d’Italia. E sono di epoca fascista i grandi edifici che si affacciano su Piazza Affari, cuore economico della metropoli lombarda, cioè la Borsa e il Palazzo delle Poste con, poco distante, il palazzo della fu Banca di Roma, ornato da una bella lupa con Romolo e Remo in bassorilievo. Un tour nell’onnipresenza e nella retorica del regime quello milanese. Un tour che però conserva oggi un valore artistico e culturale. Al di là della propaganda, l’architettura della Milano fascista è spesso buona architettura. È il frutto dell’ingegno, mai del tutto appiattito sulle esigenze mussoliniane, di maestri come Marcello Piacentini, Gio Ponti, Piero Portaluppi e Giovanni Muzio. È un’architettura spesso arricchita dalle sculture e dai mosaici di artisti come Mario Sironi, Arturo Martini e Carlo Carrà e all’interno della quale si punta alla funzionalità senza dimenticare che ciò che è utile può essere anche bello. È un’architettura in cui gusto ed estetica riescono andare d’accordo con la razionalità delle soluzioni in un connubio virtuoso che troppo spesso manca nelle nostre città moderne.
Monumentalità e gusto estetico A Milano però colpisce soprattutto la volontà mussoliniana di imprimere la propria impronta su ogni “centro vitale” della città. Così, oltre al Tribunale, risalgono al Ventennio
per saperne di più Paolo Nicoloso, Mussolini architetto. Propaganda e paesaggio urbano nell’Italia fascista, Einaudi, 2011.
A sinistra: la torre della Casa del Fascio Primogenito in piazza San Sepolcro. Lâ&#x20AC;&#x2122;edificio fu costruito nel luogo dove, nel 1919, vennero fondati i Fasci da Combattimento. A destra: edificio in corso Matteotti, in epoca fascista chiamato corso Littorio
Lâ&#x20AC;&#x2122;edificio principale della Stazione Centrale di Milano
Leoni!! L'ispettore Leoni
Dov'è?!?
LUI DOV'È??
… Se vuole la accompagno…
l'ultima volta che l'ho visto stava andando verso le celle…
Testi: Matteo Gerber | Disegni: Francesco Della Santa
ODDIO!! Episodio 7 : CORSA CONTRO IL TEMPO
fine episodio
Le stagioni interiori Tendenze p. 43 | di Keri Gonzato
A
partire dall’epoca illuminista, l’uomo occidentale ha iniziato a vedersi come un’entità separata dalla natura. La natura andava studiata e osservata per essere controllata e dominata al meglio. Ancora oggi, il nostro approccio alla vita è impostato su questa concezione; ma molte persone sentono un anelito che le spinge a ricreare e recuperare quell’antica, viscerale e misteriosa sensazione dell’essere uniti al tutto. In questo cammino, dalla separazione ci si muove verso l’unione fra uomo e natura, parti di uno stesso incredibile sistema che si influenzano a vicenda. Organi diversi del medesimo complesso e interconnesso organismo. I nostri gesti hanno dunque un’influenza diretta sull’ambiente naturale ed esso influisce intensamente su di noi.
I tempI deLLA vItA: L’uomo e Le pIAnte Un buon esempio sono i mutamenti stagionali. Il cambiamento di temperature, di clima, di profumi e di colori tipico del cambio stagione ha un effetto diretto sul nostro stato psico-fisico. Entrare in assonanza con le trasformazioni cicliche della natura è importante per la nostra salute. Con l’arrivo dell’autunno, per esempio, con l’abbassamento delle temperature anche il nostro corpo reagisce “raffreddandosi”. Nelle giornate autunnali di pioggia, oltre a essere più freddo, il corpo avverte le conseguenze dell’umidità e arriva il fatidico raffreddore. D’inverno e d’estate invece, quando le temperature esterne raggiungono dei picchi, per mantenere costante la temperatura interna, l’organismo consuma moltissima energia. Quanto accade a livello puramente fisico, molto spesso, investe anche la sfera delle emozioni e dell’umore… Molti conoscono l’euforia e il senso d’espansione delle prime giornate estive, con il battito cardiaco che aumenta, così come un senso di tristezza e malinconia con le prime foglie che cadono
dagli alberi, quando il battito cardiaco tende a rallentare e con esso le funzioni vitali. Insomma, anche il corpo vive le sue stagioni.
Le medIcIne orIentALI e LA sIncronIcItà La scienza indiana dell’Ayurveda così come la medicina cinese sono sistemi di conoscenza millenari che condividono questo approccio. Per entrambi, la salute e l’equilibrio di una persona sono influenzati da un grande numero di impulsi esterni e interni e possono venire riequilibrati prendendo le giuste precauzioni. La medicina cinese, che divide l’anno in cinque movimenti, espressione della trasformazione ciclica del mondo, ci invita a essere flessibili come una canna di bambù che si piega quando arriva un nuovo vento. In altre parole, con il sopraggiungere di una nuova stagione si può mantenere o ristabilire un equilibrio, semplicemente mutando le proprie abitudini quotidiane. L’adattamento stagionale comprende cosa mangiare, come vestirsi, quale tipo di movimento fare e via dicendo. In altre parole, ci si sincronizza con i ritmi naturali.
ALImentAzIone: cIbo per ognI stAgIone Per affrontare l’autunno, per evitare di cadere nel “circolo” autunnale di stanchezza, raffreddamenti, malumore o tristezza esistono strategie efficaci… Per l’Ayurveda la prima
medicina è quasi sempre il cibo. Avvicinandoci alla stagione fredda è raccomandato diminuire i cibi crudi e non cucinati a favore di pietanze calde e cotte al vapore o in umido. Per riscaldare e attivare il sistema dall’interno sono ottime le minestre e i passati di verdure così come le tisane da bere nel corso della giornata. Per quanto riguarda la tipologia dei sapori l’Ayurveda consiglia di preferire quelli dolci, salati e acidi piuttosto che quelli piccanti, astringenti e amari. Zuppe, zucca, cibi caldi, sapori dolci e un po’ di piccante, con l’aggiunta del peperoncino che aiuta a superare i raffreddori, sono le indicazioni della medicina cinese per andare incontro all’autunno con un corpo forte e un metabolismo ravvivato.
IndumentI cALdI e fAre movImento In questo periodo è importante coprirsi bene e vivere in ambienti ben riscaldati. Così come la natura rallenta anche il nostro corpo, con l’autunno e l’avvicinarsi all’inverno, tende a impigrirsi. Per contro-bilanciare, questo è il periodo dell’anno migliore per incrementare l’attività fisica: durante l’estate si è soliti ridurla al minimo, mentre ora si può iniziare o riprendere a pieno ritmo. Sia che si pratichi yoga, si frequenti una palestra o si ami correre è una buona idea aumentare le sedute settimanali ed eventualmente intensificarle. Se poi si riesce a praticare movimento all’aria aperta e al sole ancora meglio, dicono i cinesi, poiché la luce favorisce il buon umore! La medicina cinese ci invita ad ascoltare il nostro ritmo, a ridurre le attività stressanti, qualora ci si sentisse stanchi e sotto pressione, e le sostanze che sovraccaricano il corpo come fumo, caffè e zucchero. Secondo quest’antica tradizione l’autunno è un momento di bilanci in cui chiederci di cosa abbiamo davvero bisogno e cosa possiamo lasciar andare: approfittane per fare ordine nella tua vita!
Concorso. La foto del mese
Pubblichiamo la decima immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori per il 2015. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane...
Il sogno di Sonia Bottari
Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso del 2015 i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. Abbiamo definito quattro tematiche sulle quali potete sbizzarrirvi: “la memoria”, “il sogno”, “il corpo”,
“l’acqua”. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.
Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata l’undicesima e ultima immagine selezionata: le migliori fotografie saranno raccolte in un reportage che apparirà a inizio 2016. Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi.
La domanda della settimana
I recenti fatti di Parigi dimostrano come tutti possiamo rimanere vittime di atti terroristici. Da questo punto di vista, ritenete che la Svizzera sia una paese sicuro?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 3 dicembre. I risultati appariranno sul numero 50 di Ticinosette.
Al quesito “Album, figurine, giochi e gadget di varia natura: i grandi distributori fanno a gara per conquistare i più piccoli. Ritenete siano iniziative utili ed educative?” avete risposto:
SI
8%
NO
92%
Astri 45
Astri ariete Dicembre inizia con una iniezione di creatività grazie ai transiti di Mercurio. Contatti sociali Impigriti da Venere i nati nella terza decade.
toro Favoriti coloro che gestiscono una attività rivolta al mercato. Grazie ai pianeti, prosperità per i nati tra la seconda e la terza decade.
gemelli Fate una cosa alla volta senza farvi affannare da un inutile senso del dovere. Fortunati in amore i nati della terza decade.
cancro Questo periodo si presenta assai complesso. Siate centrati su voi stessi affrontando una cosa alla volta. Disturbi psicosomatici.
leone Opportunità provenienti da una località vicina. Rapporti di collaborazione proficui. Avventure sentimentali con persone più giovani.
vergine Giove e Plutone favorevoli. Potete ottenere ciò che volete. Stanchi i nati nella prima decade disturbati dal transito di Saturno.
bilancia Eventi sociali, vita mondana e incontri. Momento decisivo per i nati nella seconda decade condizionati dai transiti di Plutone ed Urano.
scorpione I numerosi transiti nella dodicesima casa solare influenzano la vita sentimentale. Nervosismo tra il 1. e il 2 dicembre.
sagittario Dicembre segnato da eventi straordinari. Egocentrici i nati nella terza decade. Cambiamenti decisivi per i nati della prima decade.
capricorno Opportunità professionali. Forti delle vostre convinzioni, siete in grado di affrontare qualunque situazione. Bene tra il 3 e il 4.
acquario Momento propizio per i nati in febbraio che decideranno di realizzare un’attività all’estero. Sbilanciati tra l’1 e il 2 dicembre.
pesci Tra il 2 e il 4 la Luna si troverà in opposizione. Sarete portati ad adottare atteggiamenti bi-polari e/o contraddittori. Riservatezza.
Gioca e vinci con Ticinosette 1
2
3
4
5
10
6
7
8
9
11 1
12
13 3
14
15
17
18
20
21
24
25
16 19 22
23
26
27
28 4
7
29
30
31
33
Svaghi 46
36
34
37
38
35
39
8
5
40 44
45
46
47 49
50
53
51
52
54 2
6
La parola chiave è:
1
R
10
I
12
C
14
O
17
M
19
I
23
N
26
C
2
2
I N
O
36
D
Z
45
E
49
R
53
O
E
4
E
S E
S
T
A
I
T
E
O
27
T R
N
O
C C
O
R
E
A
15
O
I N
T
R T
A
R
E
R
E
B
E
30
U
S
A
S
I
I
L
I
I
D
37
43
I
A
E
47
R
51
L
54
O
T 40
44
C
N I
4
9
O
N
O
T
A 21
N
22
E
C
A
N
N
N
E
31
N
35
N
R
I
38
E
E
C
52
S I
48
E
A
A
A
6
O
R
O
D
A
N
O
7
8
Soluzioni n. 46
E
C
16
5
A
N
R
E
8
13
A
I C
O
25 28
I
7
E
A
M
G
T
6
G
46 50
L O
34
O
D E
T
U 39
42
R
A
29 33
20
5
11
18
24
T
L
S
S
A 41
B
E
I 32
3
3
Verticali 1. Un pretendente di Turandot • 2. Rimembrare • 3. Azzardare • 4. Priva d’udito • 5. Articolo spagnolo • 6. Stoffa lucente • 7. Pelliccia nera e ricciuta • 8. La seconda nota • 9. Ripide • 15. Tirato • 16. La pausa dello scolaro • 18. Severa, inflessibile • 22. Irregolarità, stranezza • 23. Il dittongo del poeta • 25. Manto equino • 26. Associazione Sportiva • 32. Fragore • 35. Prove... pari • 37. Una droga • 39. Anacoreti • 41. Volo acrobatico • 44. Stella del cinema • 46. Lo stato con Teheran • 50. Le iniziali di Pappalardo • 51. Mezza tara • 52. Dubitativa.
Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!
48
1
Orizzontali 1. Progredire, arricchirsi • 10. Fa buon sangue • 11. Un raggio del chirurgo • 12. Il mitico aviatore • 13. Consonanti in astio • 14. Settentrione • 15. Un pezzo degli scacchi • 17. Ideare, realizzare • 19. Assicurazione Invalidità • 20. In mezzo al nido • 21. Il figlio di Abramo • 24. Confrontare, comparare • 27. Corroso • 28. Uno a Londra • 29. Divinità femminile • 30. Il liquore della Giamaica • 31. Le prime dell’alfabeto • 33. Puntino vezzoso • 34. Bel paesino del Mendrisiotto • 36. Un simpatico bassotto della TV • 38. Arbusto aromatico • 40. Articolo romanesco • 41. Glabri • 42. La fine della Turandot • 43. La regina con le spine • 45. Il fratello di Abele • 47. Gli indirizzi in rete • 48. Pedina coronata • 49. Non idonea • 53. Il fiume di Berna • 54. Albero.
42
41
43
32
La soluzione verrà pubblicata sul numero 50
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 3 dicembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 1. dic. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
La soluzione del Concorso apparso il 13 novembre è: SALATINI Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Olga Piatti 6600 Locarno Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Letture. Oltre la confusione a cura della Redazione
Le analisi e le azioni di politica di sviluppo di Alliance Sud sono oggi anche un interessante e stimolante volume. Dalla crisi finanziaria del 2008, l’economia mondiale zoppica; le disuguaglianze sociali aumentano nei paesi ricchi e in quelli poveri e la metà della popolazione mondiale si accontenta dell’8% del prodotto interno lordo mondiale, mentre la percentuale della popolazione più ricca ne consuma tre quinti. A tutto ciò si aggiunge il cambiamento climatico – è notizia di questi giorni che il 2015 potrebbe diventare l’anno più caldo dal quando vengono condotte delle misurazioni – e senza contromisure rapide, il fenomeno metterà a repentaglio le basi alimentari in Asia e in Africa. Intere regioni sono destabilizzate dai conflitti armati. Questi problemi dovrebbero essere affrontati da tutti i paesi, insieme, ma purtroppo la cooperazione internazionale è bloccata.
Questo libro analizza le cause di questa immobilità, ma mostra anche i cambiamenti politici ed economici necessari e cerca di fare un po’ di chiarezza in un mondo troppo spesso opaco e che persegue interessi di parte e profitti. La pubblicazione (disponibile in francese o tedesco a un prezzo di 18 franchi) è il frutto di una discussione fra le organizzazioni di sviluppo di Alliance Sud e presenta i suoi obiettivi politici e le strategie per i prossimi anni. Alliance Sud è la Comunità di lavoro per la politica di sviluppo di Swissaid, Sacrificio Quaresimale, Pane per tutti, Helvetas, Caritas e HEKS/EPER. Stimola la politica nazionale in favore dei paesi poveri. Ricordiamo che Alliance Sud pubblica anche GLOBAL+, periodico che commenta e analizza la politica svizzera estera e di cooperazione allo sviluppo e le questioni Nord–Sud. Per maggiori informazioni vi rimandiamo al portale: alliancesud.ch/it
Au-delà de la confusion du monde a cura di Alliance Sud Editions d’en bas, 2015
ticinosette per il Ticino
Per la vostra pubblicità su Ticinosette
<wm>10CAsNsjY0MDAy0bU0MDcwNgMA4GE13A8AAAA=</wm>
<wm>10CFWLqw6AMBAEv6jN7l1fx0mCIwiCryFo_l9BcYjNjJhdV88R3-ZlO5bdCUgKhgotLsWiGLQ6rcWkUCdZBcwThQpj5u8SRF4CfTSBDKydMiS3XpDifV4PHkdZLHUAAAA=</wm>
Sede Centrale Publicitas S.A. Via Senago 42, CP 340, 6915 Pambio-Noranco Tel. +41 91 910 35 65, Fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch
Cristina Kebat Visibelli Maestra d’Arte impartisce lezioni a tutti coloro che vogliono avvicinarsi al mondo della Pittura ed espone le proprie opere
insieme a
Marilisa
che si affaccia “oltre”, con i suoi Angeli pelosi
<wm>10CAsNsjY0MDAy0bU0MDExNQQA91S3AQ8AAAA=</wm>
<wm>10CFWKIQ6EQBAEXzSb7mYGGFYSHEEQ_BqC5v_qOByiylSta42Cl3nZjmWvBOSWcA_W8CwpVuZYXPFEUWBMjx1j78PnNwkDgPZ_jDCxUYbOGI3Zlfu8frfzl9xyAAAA</wm>
Galleria d’Arte nel cuore del Quartiere degli Artisti. Quartiere Maghetti - Lugano - Per visite e informazioni: tel. 076 558 97 52 - www.civu-pittrice.ch
Andare oltre le convenzioni per fare meglio le cose: è questo, da sempre, lo spirito Mazda. Che ne direste se quest’anno noi tutti facessimo qualcosa di diverso dal solito? Qualcosa di migliore? Ad esempio, potremmo tornare a vivere in modo più autentico il Natale. Dedicarci di più alle relazioni personali. Non sarebbe meraviglioso? Mazda vi augura di cuore un Natale ancora migliore! MAZDA. OLTRE LE CONVENZIONI.
Mazda_MarkenkampHerbst_210x295mm_Ticinosette_Fuellfeder_ZS_it.indd 1
17.11.15 15:03