Ticino7

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№ 50 dell,11 dicembre 2015 · con Teleradio dal 13 al 19 dic.

ARIA VIZIATA

Con la revisione dell,Ordinanza sulla radioprotezione il tema radon torna d,attualità e i problemi per il Ticino non mancheranno

Corriere del Ticino · laRegioneTicino · Tessiner Zeitung · chf 3.–


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Ticinosette allegato settimanale N° 50 dell’11.12.2015

Impressum Tiratura controllata 63’212 copie

Chiusura redazionale Venerdì 4 dicembre

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

4 Arti Gerry Hemingway. A largo raggio di Ben Zej ................................................... 10 Società Edgardo Mortara. Il prete ebreo di alBa Minadeo ...................................... 12 Vitae Prisca Agustoni di laura di corcia................................................................. 14 Reportage Muay Thay. L’arte delle otto armi di M. dalla Bruna; Foto di r. Khatir .. 39 Graphic novel Serodine in Ticino di elio Ferrario ................................................. 44 Luoghi Epalinges. La casa di Georges di daniele Fontana; Foto di PhiliPPe MouGin .... 46 Tendenze Lavoro. CoWorking di natascha Fioretti................................................. 48 Svaghi .................................................................................................................... 50 Agorà Radon. Un cantone da risanare

di

Giancarlo Fornasier ...................................

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 27 58 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Pericolo di radiazioni Elaborazione grafica di Roberto Dresti/CST, Muzzano

Di aria ci si ammala Nei giorni in cui chiudiamo questo numero, a Parigi si parla di inquinamento: un sostantivo generico che la maggioranza della popolazione mondiale però vive sulla pelle. In concomitanza con il vertice francese i media approfondiscono molti temi legati a emissioni, cambiamenti climatici, smog e malattie, pubblicando tabelle e fotografie che lasciano pochi dubbi. Come le impressionanti immagini che mostrano la qualità dell’aria in alcune città asiatiche: dal Corriere della Sera del 1. dicembre scorso sappiamo che “a Pechino respirare aria inquinata equivale a fumare 1,5 sigarette l’ora” e a causa dell’inquinamento in Cina muoiono “4mila persone al giorno”. E in Europa? L’ultimo studio elaborato dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) informa che sono oltre “490mila le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico”: 72mila in Germania, 52mila in Francia, 84mila in Italia, con la Pianura Padana (cioè, davanti a casa nostra) quale “area geografica più inquinata d’Europa”. Anche in Ticino (in particolare nel Sottoceneri) l’aria è per molti giorni l’anno non esattamente “pulita”, e i recenti superamenti delle soglie di attenzione per le polveri fini (PM 10) non necessitano di commenti. Qualche giorno fa, presso un grande magazzino del Malcantone, una cassiera tossisce pesantemente davanti a me e si scusa. Conoscendola di persona, chiedo come mai non sia a letto; risponde che non può e che a casa suo figlio di 4 anni da oltre un

mese “ha l’influenza” e fatica a respirare: il pediatra, dopo gli antibiotici, no sa più che cosa prescrivere al piccolo. Le chiedo dove abita: “Ad Agno...”, ovvero in una delle zone dove traffico congestionato e inquinamento non mancano (si veda il portale oasi.ti.ch/ web/dati/aria.html). Sarà un caso. Confrontati a problemi ambientali globali, parlare di ordinanze, costi e del gas naturale radioattivo radon (a lato una mappa della sua presenza nel cantone, con in arancione e rosso le zone a rischio medio ed elevato) a qualcuno sembrerà poco rilevante. È in buona compagnia: nella fase di raccolta delle informazioni per la stesura dell’articolo, infatti, da un ente del cantone qualcuno osservava che “più del radon, mi preoccuperei dello stato dell’aria che molti ticinesi respirano”. Si riferiva alle polveri molto fini (PM 2,5) che, inalate, entrano nel sistema circolatorio e raggiungono qualsiasi organo del nostro corpo. E poi l’Ozono, il diossido d’Azoto e particolati vari; tutto nei polmoni, danneggiando bronchi e causando malattie polmonari (che negli ultimi vent’anni sono cresciute in modo impressionante). Nei più piccoli lo smog provoca bronchiti croniche, polmoniti, asma, ma anche ritardi nella crescita polmonare e possibili complicazioni cardiovascolari dovute alle continue forme infiammatorie ecc. La lista è lunga e tutti i medici ne sono informati: e la mamma di Agno... lo saprà? Buona lettura, Giancarlo Fornasier


Un cantone da risanare Radon. Nella recente proposta di revisione dell’Ordinanza sulla radioprotezione, la Confederazione pone nuovi valori di riferimento per la concentrazione del gas naturale radioattivo negli edifici. Che succederà in Ticino, regione tra le più esposte della Svizzera? di Giancarlo Fornasier

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Agorà 4

el “Piano di azione nazionale radon 2012-2020”1 la Confederazione non usa mezzi termini: “Alla luce delle nuove conoscenze acquisite, il radon diventa un problema sanitario di massima importanza”. Un’attenzione che negli ultimi vent’anni si è concretizzata: dopo le prime indagini condotte sul territorio nazionale (siamo alla metà anni novanta), già ci si rendeva conto che “il rischio di cancro ai polmoni legato alla presenza del radon nelle abitazioni è più grave di quanto si pensasse al momento in cui lo si era estrapolato dai risultati degli studi epidemiologici sui minatori”, studi effettuati sin dagli anni venti del novecento. Cancro? Minatori? Radon? Se non sapete di che cosa stiamo parlando consolatevi. In Svizzera il primo rapporto redatto dall’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e dal Ufficio federale dell’energia (UFE) è del 1985; nel 1995 e nel 2008 sono stati condotti due sondaggi per “saggiare le conoscenze della popolazione” con risultati poco edificanti: circa il 60% della popolazione non aveva la più pallida idea di che cosa si trattasse, con differenze minime tra i dati rilevati nei due periodi. In Ticino la sensibilità dovrebbe essere maggiore: come per altre regioni toccate in modo pesante dalla presenza del gas (Uri, Grigioni, Neuchâtel, per esempio) almeno due terzi degli abitanti sa di cosa si tratta. Da noi il “rischio radon” è considerato elevato perché è presente in abbondanza nel sottosuolo, ma con differenze anche notevoli tra distretti, comuni, all’interno dello stesso territorio comunale, ma anche tra edifici vicini e di costruzione analoga.

Casa, dolce casa… Questo “rischio” non è solo uno spauracchio: in Svizzera come in Europa circa il 10% dei tumori polmonari riscontrati annualmente (la forbice va dal 5 al 15%2) è imputabile a una esposizione prolungata al radon (20mila morti all’anno in Europa, stimano alcune fonti), un gas naturale che “dopo il fumo (…) è la principale causa del cancro al polmone” mettono in guardia Lega contro il cancro e Lega polmonare svizzere. La Confederazione valuta che sul territorio nazionale “il radon miete da 200 a 300 vittime l’anno” e già nel 1993 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), classificandolo tra gli agenti cancerogeni certi, dava le prime raccomandazioni rispetto alla sua presenza e concentrazione negli edifici pubblici e di abitazione. Un discorso a parte vale ancora oggi per i luoghi di lavoro, dove norme e limiti sono diversi. Ma che cos’è il radon e dove si trova? “Inodore e insapore”, questo gas radioattivo pesante di origine naturale è prodotto

dal decadimento dell’Uranio 238, a sua volta presente nelle rocce e nel sottosuolo; l’unita di misura è il Becquerel per metro cubo (Bq/m3). Scoperto alla fine dell’ottocento da Pierre e Marie Curie, oggi sappiamo che “può facilmente esalare dal suolo e dalle rocce e diffondersi attraverso l’aria del terreno e o in soluzione nell’acqua”. Dal terreno – in particolare quando è di origine franosa e ghiaiosa e dunque facilmente permeabile – è in grado di entrare e diffondersi negli edifici. Una volta inalato, la maggior parte del radon gassoso nobile viene espulso con la normale espiazione: i rischi sono piuttosto legati ai suoi prodotti di disintegrazione, cioè ai metalli pesanti radioattivi che liberati nell’aria “si legano al pulviscolo atmosferico (aerosol) – le polveri fini, PM, nda. – trasportato dall’aria”. Questi prodotti si depositano nei polmoni ed “emettono radiazioni ionizzanti, danneggiando il tessuto polmonare immediatamente circostante e dando origine a processi potenzialmente cancerogeni”. Vista la sua naturale presenza e diffusione (anche all’aria aperta), sono le concentrazioni in luoghi chiusi a creare il pericolo. Ma quando il radon diventa un fattore di rischio? I 1000 Bq/m3 sono il “un valore limite” dato dall’UFSP in base alla vigente Ordinanza federale sulla radioprotezione (ORaP; 1994). Attualmente invece l’OMS raccomanda quale livello di attenzione 100 Bq/m3, “al fine di ridurre i pericoli per la salute nel caso di ambienti chiusi”, piani abitati e di soggiorno (nelle regioni dove ciò è possibile). In Ticino questo limite è estremamente basso: come dimostrano le elaborazioni grafiche sulla presenza del radon3, i distretti cantonali dove i valori medi sono superiori ai 200 Bq/m3 non sono pochi, e non di rado si raggiungono anche i 300 Bq/m3 (valore che in Svizzera è superato in 15mila edifici esistenti e in cui sono state fatte delle misurazioni). Già oggi l’UFSP raccomanda di “mantenere il livello di concentrazione del radon il più basso possibile” nel caso di nuove abitazioni. A titolo di paragone, tra il 1989 e il 1997 in Italia è stata realizzata dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) un’indagine nazionale rappresentativa sulla esposizione al radon nelle abitazioni: il valore della concentrazione media è risultato pari a 70 Bq/m3, “relativamente elevato rispetto alla media mondiale valutata intorno a 40 Bq/m3 e a quella europea di circa 59 Bq/m3” sostiene l’istituto italiano. Nella vicina Lombardia invece il valore medio è di 111 Bq/m3, con l’8,4% delle abitazioni con valori sopra i 200 e il 2,2% sopra i 400 Bq/m3. In Norvegia, altro paese dove il radon è piuttosto presente, già dal 2010 il livello di attenzione si accende a 200 Bq/m3. Si noti che una concentrazione (...)


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Campione su tutti i terreni.


evidenza alcun contributo significativo. Viene fatta eccezione per casi molto particolari di materiali di costruzione contaminati con uranio, per esempio qualche caso in Germania di piastrelle contaminate da «Pechblende», un materiale piuttosto radioattivo… ma si tratta di episodi sporadici. Alcuni materiali da costruzioni usati in altri paesi, come alcuni tipi di tufo, possono pure emanare del Interventi e materiali da costruzione Negli ultimi anni l’attenzione è stata elevata proprio con il radon, ma di nuovo sono casi sporadici”. Tanto che nemmeno netto salto di qualità nella progettazione e produzione di esistono direttive specifiche dell’UFSP a tal proposito... “Non porte, finestre e al generale miglioramento del livello di isola- ci sono” continua Valsangiacomo, “proprio perché il contributo mento energetico degli edifici. Se per quelli di nuova proget- dei materiali è trascurabile rispetto all’impatto eclatante del radon tazione l’attenzione viene posta in particolare nella posa di che si infiltra nelle abitazioni dal terreno. Forse sarebbe auspicauna platea di fondazione ininterrotta, impermeabile e perfet- bile controllare i cementi e i diversi materiali, anche se sarebbe tamente isolata, i problemi sorgono nel caso in cui si “mette costosissimo. Ma è imperativo e molto meno costoso risanare mano” (posa di porte e finestre a maggiore tenuta, come evi- tutte le abitazioni contaminate che abbiamo già ora sul territorio denziato in un recente studio del Centro competenza radon cantonale: parliamo di oltre mille case che superano i 1000 Bq/ (CCR) della SUPSI; radon.supsi.ch) m3 solo in Ticino e diverse migliaia risanando immobili dove si è che superano i 300 Bq/m3! Come Concentrazione radon negli edifici misurati (fonte SUPSI) ancora in presenza di piani interdire che qualche decina di migliaia 2.1% 7.3% rati con pavimentazioni poco o di ticinesi respirano aria che supera scarsamente rifinite (cantine nai valori radon consigliati dall’Orga5.8% turali, terreni battuti ecc.). Ma annizzazione mondiale della sanità che dove si manifestano segni di per regione esposte come la nostra”. “invecchiamento” dell’edificio, In Ticino sono circa 60mila le come crepe e cedimenti nei pavimisurazioni effettuate sino ad 51.9% menti che potrebbero permettere oggi in edifici pubblici e privati; al radon di trovare vie di accesso i valori medi registrati in molte 32.9% nella casa: non solo per contatto regioni sono superiori ai 200 Bq/ diretto tra fondamenta e muratum3 e in altre anche ai 300 Bq/m3, re col terreno, l’attenzione va poil nuovo valore di riferimento prosta pure lungo i fori di passaggio posto dalla Confederazione nella < 100 Bq/m³ 100-299 Bq/m³ 300-399 Bq/m³ di cavi e tubature. Altro discorso revisione totale dell’Ordinanza 400-1000 Bq/m³ > 1000 Bq/m³ va fatto per quanto riguarda gli sulla radioprotezione (ORaP). edifici certificati Minergie, dove Un documento ancora in consull’ermeticità dell’involucro deve essere particolarmente curata tazione: potrebbe prendere una forma definitiva nella prima e l’aerazione controllata svolge un ruolo fondamentale per metà del 2016 e venire applicato nel 2017... forse. Come evitare la creazione di un ambiente malsano. vedremo i contrasti non mancano. Di certo il nuovo valore Come molti proprietari di abitazioni avranno sperimentato di riferimento (300 Bq/m3) porrà qualche problema al nostro negli scorsi anni, gli strumenti di misurazione più economici cantone e ai proprietari degli immobili dove le misurazioni per rilevare presenza e concentrazione di radon sono dei mostravano concentrazioni importati: “Certo, aumenteranno rilevatori passivi, piccole scatole nere che vanno posizionate gli edifici che non rispettano i valori di legge (vedi grafico, nda.) nei locali dove si soggiorna più a lungo (salotti, camere da e dunque a quelli già oltre i limiti attuali si aggiungeranno circa letto ecc.). Poiché la concentrazione di radon varia sia in il 5,8% di edifici, pari a 3-4mila, ovvero altri 10mila ticinesi che funzione della distanza dal terreno sia nel corso della gior- finiranno al di sopra della soglia legale! Il cantone sarà chiamato nata e con il variare delle stagioni, i rilevatori forniscono a implementare l’Ordinanza sulla radioprotezione, ma sarà il sindei valori medi in un periodo di tempo lungo (in Ticino tre golo cittadino a dover investire per la sua salute. Per ora non sono mesi sono ritenuti sufficientemente significativi). La stagione previsti sussidi se non lo sgravio fiscale per le spese di intervento”. invernale è considerata ideale per una misurazione passiva: Spese che possono variare, ma raggiungere (e superare) gli l’abitazione “aspira” aria dal terreno e dal sottosuolo per 8-10mila franchi. Fate voi i calcoli... “Come detto, la nuova differenze di pressione tra l’interno e l’esterno (noto come ORaP prevede il valore di 300 Bq/m3 come suggerito dall’OMS per “effetto camino”), e in generale si ha una minore aerazione quelle regioni dove le contingenze locali non permettono di scendella casa, ciò che avviene nelle stagioni più calde. dere a 100. Personalmente penso che il valore di 300 sia più che Alla naturale presenza di Uranio e Radio nel suolo, alla sua giustificato. Conosciamo le concentrazioni radon di praticamente permeabilità e alle tecniche costruttive potrebbero aggiun- tutti gli edifici ticinesi a rischio, potremmo quindi intervenire da gersi radiazioni provenienti dai materiali da costruzione subito se il proprietario si dichiara interessato. Negli USA, per impiegati, come inerti e cementi. In quale percentuale e se esempio, hanno un valore di 150 Bq/m3: pensi che qualche giorno è possibile valutarne l’incidenza ce lo spiega Claudio Val- fa ho seguito un «radon mitigator» nel North Carolina durante sangiacomo del CCR - SUPSI, in questi mesi negli Stati Uniti il risanamento di una casa contaminata con «soli» 111 Bq/m3, per ragioni professionali e di studio. “Direi che ha un influsso per un costo totale di circa 2000 franchi. Da noi costerebbe circa irrilevante alle nostre latitudini. Già negli anni novanta sono stati il triplo. Come vede i concetti di rischio e di salute hanno anche analizzati vari materiali di costruzione che non hanno messo in implicazioni culturali”, conclude il responsabile del CCR. (...)

media di 100 Bq/m3 corrisponde in termini relativi a un aumento del 16% circa del rischio individuale di sviluppare un cancro ai polmoni nel corso della vita (fonti UFSP). Se poi si è dei fumatori, le cose si complicano.

Agorà 6


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I dati e la trasparenza Come avviene in altri cantoni, in Ticino solo i proprietari degli immobili hanno la possibilità di accedere ai valori registrati, possibilità concessa agli inquilini se ne fanno richiesta o se qualcuno dimostra in modo concreto l’interesse rispetto a un immobile. In questo senso l’UFSP aveva già sensibilizzato i notai e il documento che attesta la concentrazione di gas radon nell’edificio dovrebbe figurare negli atti di compravendita, come confermatoci da Stefano Radczuweit, Capoufficio di sanità del Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) del cantone Ticino. Nemmeno i comuni possono prendere visione dei dati misurati nel loro comprensorio: solo DSS e Laboratorio cantonale (responsabile delle misurazioni) hanno accesso alla banca dati della Confederazione dove tutto è stato repertoriato. Se abitate nel canton Berna, invece, l’accesso ai dati è online. Ma non solo: è possibile anche visualizzare parcelle e singoli stabili, una “trasparenza” che in Ticino si è deciso di non seguire. Perché? Sono considerati dati sensibili e dunque protetti. Lo spiega sempre Radczuweit: “Ci sono delle normative sulla protezione dei dati e il canton Berna in verità li ha un po’ aggirati. In generale, non comprendiamo bene per quale motivo qualcuno dovrebbe avere accesso al valore radon riscontrato nell’abitazione del proprio vicino... Vede, le misurazioni a tappeto fatte e le esperienze maturate negli ultimi 15 anni hanno permesso di farci un’idea della situazione sul territorio. Conclusione: serve a poco attestare che in un edificio si è misurato un certo valore. Abbiamo avuto casi nei quali in uno stabile si è riscontrato un valore di 15mila Bq/m3 e in quello accanto poche centinaia; solo le misurazioni puntuali permettono di farsi un quadro preciso della situazione. Il dato generale non permette di agire e nemmeno di impedire l’edificazione: chi oggi costruisce in modo corretto non avrà problemi di alte concentrazioni di radon nella sua abitazione. Altro discorso deve essere fatto per chi risana un edificio... Tra l’altro, le faccio notare come nell’Ordinanza attuale vi sia una pecca fondamentale: la Confederazione distingue tra zone a «elevato rischio» di radon e le altre: paradossalmente, se lei ha uno stabile in cui sono stati misurati valori di 10mila Bq/m3 ma la sua zona non è stata dichiarata a rischio elevato lei non è nemmeno obbligato a risanare”. Come detto, la nuova ORaP è ora all’attenzione di organi cantonali e specialisti: la Confederazione raccoglierà le varie posizioni e il testo verrà (se il caso) rielaborato. Con una certezza: la concentrazione di riferimento scenderà. E una novità: il nuovo valore (300 Bq/m3) sarà applicato a tutti i nuovi edifici e a quelli che verranno energeticamente risanati. Ma posizioni e interessi sono lontani. La nuova Ordinanza sarà per il 2017? Forse no... Ancora Radczuweit: “Siamo in una fase di transizione e ci sono diverse questioni aperte, con discussioni accese tra cantoni e Confederazione. Il dibattito verte in particolare sull’impostazione della revisione dell’Ordinanza e tocca anche ambiti scientifici. Penso alla metodologia di misurazione: in Svizzera le facciamo generalmente durante il periodo invernale, con finestre chiuse e riscaldamenti accessi, altri paesi invece si procede diversamente, per esempio, con misurazioni annuali. Chiaramente i valori riscontrati possono cambiare notevolmente... Dobbiamo dunque vedere come questi aspetti verranno risolti”. Case private a parte, a carico di cantone e comuni vi sono però gli edifici pubblici, come uffici, case di cura, impianti sportivi, scuole. Oggi il cantone si occupa solo di questi ultimi.

Possiamo affermare che in tutti gli edifici di competenza pubblica sono state fatte delle misurazioni? In quanti di questi, se il nuovo valore di riferimento dell’ORaP venisse confermato a 300 Bq/m3, si dovrebbe intervenire? “Come confermatomi anche dal collega Marco Jermini (direttore del Laboratorio cantonale, nda.), i comuni sono stati avvisati e possono chiedere la misurazione negli edifici pubblici. Qualcuno lo ha fatto, altri no. Nel caso delle scuole il discorso si fa ancora più delicato... Ma devo segnalare che vi è pure in atto una discussione sui valori di riferimento a questo riguardo, considerato come la permanenza a scuola sia inferiore rispetto alla permanenza negli stabili abitativi. Per le aree di lavoro, per esempio, l’attuale Ordinanza prevede un valore limite di tre volte superiore. Dalla banca dati federale possiamo desumere che ad oggi, in Ticino, sono stati misurati oltre 300 istituti scolastici. Di questi 7 erano oltre i 1000 Bq/m3, e due sono già stati risanati. Le scuole che superano i 300 Bq/m3 sono una quarantina. Ciò secondo i criteri di misurazione di oggi”. Ticino: ci sarà da lavorare Se la nuova ORaP manterrà l’attuale impostazione nei prossimi anni si dovrà intervenire in decine scuole (tra quelle sin qui misurate). Per un privato invece non vi è ad oggi alcun obbligo di risanare, tanto che molti (pare) non siano mai intervenuti anche con valori prossimi ai 1000 Bq/m3. Il DSS conferma che a nessuna abitazione è stata tolta l’abitabilità a causa del radon. Insomma, a casa propria ognuno fa come gli pare, anche se di mezzo vi è la propria salute e i costi collettivi che genera. Il cantone non è tenuto a controllare, e nemmeno dispone (ma la Confederazione non lo pensa) degli strumenti per farlo. L’obiettivo di Berna invece è chiaro: all’intervento di risanamento energetico il proprietario deve aggregare quello dal radon, che paga di tasca propria: “La futura politica federale e dei cantoni punta sul rispetto delle norme radon (la recente Norma SIA 180:2014, nda.) nell’ambito di costruzioni nuove e risanamenti” si conferma dal DSS. Si attende dunque di capire quale forma definitiva prenderà l’Ordinanza (e quando). Poi, ci si chinerà sull’applicazione... “Senza dimenticare che in materia di radon vi è un’iniziativa parlamentare” fa notare Radczuweit, iniziativa che richiama in causa valori di riferimento e sussidi ai privati da parte del cantone. “La proposta andrà valutata tenendo conto del fatto che si tratta di situazioni puntuali in edifici privati e del principio della responsabilità personale. E qui anche con riferimento ai costi: per esempio, se ci si dovesse riferire al valore dato dall’OMS, risanare tutti gli stabili sopra i 100 Bq/m3 vorrebbe dire intervenire su circa 30mila edifici sin oggi misurati... Inoltre si tratterà di decidere a livello politico quali mezzi dedicare a questo problema, tenendo conto delle priorità e degli attuali problemi finanziari cui è confrontato il cantone” conclude Stefano Radczuweit. Come dire: discorsi di principio sulla salute se ne possono fare tanti, ma poi chi paga e con quali soldi? Tutto chiaro. note 1 Maggio 2011, “Conclusioni”. Le citazioni nei primi due paragrafi sono tratte da materiali disponibili in bag.admin.ch e ch-radon.ch. 2 “I tumori polmonari nel Canton Ticino 2011”, di A. Spitale e A. Bordoni, in Tribuna Medica Ticinese, 2012, pag. 97. Altri fattori di rischio sono: il fumo (anche passivo), l’esposizione all’asbesto e alle alte concentrazioni di polveri fini (PM 10 e PM 2,5). 3 UFSP, Mappa interattiva del radon (bag.admin.ch).


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A largo raggio

Il passaggio del percussionista, compositore e docente americano Gerry Hemingway in Ticino offre lo spunto per ripercorrere la sua carriera di artista aperto al nuovo e alla ricerca di Ben Zej

Arti 10

La presenza in Ticino di Gerry Hemingway per un workshop bale e alla sua apertura, di ampliare notevolmente la prospettiva (al momento in cui usciamo già concluso) e due concerti della musica”. Gli anni seguenti fino ad oggi sono costellati allo Spazio Panelle di Locarno ci permette di presentare da importanti progetti, incisioni e collaborazioni (da Ernst uno dei musicisti più significativi nell’ambito della musica Reijseger a Cecil Taylor, Ellery Eskelin, Oliver Lake, Ray Ancreativa degli ultimi decenni. Classe 1955, nato a New derson, Georg Graewe, John Butcher, John Cale, per citarne Haven (Connecticut), figlio e nipote di musicisti – il padre solo alcune; si veda gerryhemingway.com) che danno la misura aveva studiato composizione con Hindemith, la nonna è non solo della vastità dei suoi interessi – ha composto mustata un’eccellente pianista classica sica per orchestra ma anche canzoni, –, Gerry viene travolto dall’ondata rivelando competenza e interesse di musica che nel corso degli anni verso ambiti diversi, dal country alla sessanta avvince e trasforma le vite world music, dall’alternative rock di milioni di giovani nel mondo. alla musica contemporanea – ma Hendrix e il rock, la passione per soprattutto di una grande apertura la batteria e di lì a poco l’ascolto mentale e una vitalità creativa non dell’orchestra di Sun Ra e dei Weacomune. Del resto lo stesso Ornette ther Report lo spingono verso forme Coleman, il grande sassofonista, ha musicali sempre più complesse e ribadito come la musica non sia mai ricercate che trovano concretezza questione di stile o di generi ma solo nell’incontro con musicisti come di buona o cattiva musica. Il resto Anthony Davis, George Lewis, Mark sono sterili settarismi. Dresser, la cui conoscenza gli permette di approfondire la storia del Doppio senso jazz. Per un breve periodo frequenta Uno degli ambiti in cui Gerry Heanche il Berklee College of Music di mingway si è particolarmente diGerry Hemingway (da unerhoert.ch) Boston, ma il formalismo che anima stinto è quello dell’insegnamento quel tipo di approccio didattico è estraneo al suo spirito e che ha svolto sia come libero docente, tenendo workshop e alla sua ricerca musicale. corsi in tutto il mondo, sia come professore incaricato; dal 2005 al 2009 ha insegnato Storia della musica e musica Vitalità creativa d’insieme presso la New School di New York City mentre Hemingway, entrato in contatto con i musicisti della AACM dal 2009 è docente presso la Hochschule di Lucerna. Intervidi Chicago, inizia a sviluppare un linguaggio personale in stato da Ted Harms, Hemingway ha spiegato come l’attività cui confluiscono interessi diversi oltre al jazz: l’elettronica, di insegnante rappresenti un forte stimolo anche sotto il la musica contemporanea, la ricerca nell’ambito del “solo” profilo creativo: “È inevitabile che io insegni ciò che conosco, e quel bagaglio di ascolti musicali che un giovane della sua ma al contempo ciò mi permette di sviluppare progetti, idee e generazione ha esperito. Dopo un periodo economicamente considerazioni che altrimenti rimarrebbero in ombra, aspetti non facile, a causa della difficoltà di trovare concerti (“una che non avrei il tempo di affrontare e investigare nel dettaglio. componente della vita creativa di un artista sta nel far fronte alla (…) Dai miei allievi imparo moltissimo. Insegnare, idealmente, necessità di sopravvivere”1, ha dichiarato di recente), giunge dovrebbe essere una strada a due sensi di marcia”.3 l’ingaggio nel quartetto del polistrumentista e compositore Anthony Braxton nel quale milita dal 1983 al 1994. Nel concerti bel libro di Graham Lock2 dedicato alla figura di Braxton, Gerry Hemingway terrà due concerti allo Spazio Panelle, in via quest’ultimo spiega in modo esemplare i motivi dell’ingresso Panelle 10 a Locarno: l’11 dicembre, alle ore 20.30, con Guy di Hemingway nel quartetto “Una delle ragioni che rendono il Bettini alla tromba, Sebi Tramontana al trombone e Natalie Pesuo approccio interessante per me risiede nel fatto che è un per- ters alla voce; il 12 dicembre, sempre alle 20.30, con il quartetto cussionista completo, che può affrontare con estrema competenza Exodos (con Guy Bettini, Fabio Martini, Luca Sisera). circoru.org. materiali differenti. (…) Io ho bisogno di lavorare con musicisti note capaci di cogliere rapidamente un concetto ed eseguire materiale 1 avantmusicnews.com/2014/01/19/amn-interviews-gerry-hemingway/ scritto in tempi assai rapidi. (…) Gerry è un musicista molto 2 Forces in Motion, Da Capo, 1988, pp. 271-272 sensibile e capace, grazie alla sua conoscenza della musica glo- 3 criticalimprov.com/article/view/1677/2382


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Il prete ebreo

Può la vicenda di una servetta e di un bambino ebreo di Bologna aver modificato il corso della storia italiana e della Chiesa cattolica? Per Steven Spielberg ci sono i presupposti per farne un film di Alba Minadeo

Società 12

Lo scorso giugno la DreamWorks ha organizzato un casting Il prozio sacerdote a Bologna per cercare un bambino a cui affidare il ruolo L’ultranovantenne Gustavo Latis trascorre l’estate in Briandi protagonista in The kidnapping of Edgardo Mortara che il za con la moglie, i figli e i nipoti: è lui il pronipote di Edregista di Schindler’s List vuole portare prossimamente sul gardo Mortara, fratello di Imelda, la sua nonna paterna che grande schermo. È la storia poco nota di un fanciullo ebreo aveva solo pochi mesi quando avvenne il fatto. Marianna, bolognese di sei anni che nel 1858 fu strappato alla famiglia la loro madre, era talmente turbata che non fu più in grado dopo che la tata cristiana confessò di avergli somministra- di allattarla. In un’intervista rilasciata a Rossella Tercatin per The Times of Israel, l’ultimo di to il sacramento del battesimo una generazione commenta così quando aveva meno di un anno, la notizia: “Penso non sia un caso credendolo in fin di vita. Dato che gli americani abbiano avuto che la legge dello Stato Pontificio l’idea di fare un film sulla storia di vietava agli ebrei di educare un Edgardo. Erano davvero sensibili al bambino cattolico, l’inquisitore caso allora e, a quanto pare, lo sono lo fece trasferire a Roma presso ancora”. Racconta che quando la Casa dei Catecumeni dove Edgardo riuscì finalmente a invenivano impartiti gli insegnacontrare i suoi genitori a Roma, menti cristiani ai convertiti. Fidisse a sua madre che ogni sera gura centrale di questa vicenda recitava lo shemà (una preghiera è papa Pio IX che, ignorando ebraica). Nonostante avesse anle suppliche, le petizioni e le che supplicato i suoi guardiani di pressioni internazionali affinché restituirgli la mezuzah, simbolo il bambino fosse restituito ai Il regista americano Steven Spielberg (da echeion.it) del rito israelitico, nel 1860 Edsuoi genitori, decise di trattenere Edgardo come dimostrazione del persistente potere della gardo fu cresimato e la pressione dell’istruzione cattolica Chiesa nelle terre assoggettate. Tra i cattolici dissenzienti, alla fine ebbe la meglio: nel 1873, venne ordinato sacerdote l’abate francese Delacouture scrisse: “E allora gli stati dove con il nome di Pio, in onore del papa. Nel 1878, la madre erano maggioritarie altre religioni dovevano utilizzare la forza poté visitarlo in Francia e il contatto fu ristabilito ma, a per convertire i loro sudditi cattolici, i paesi musulmani o gli quel punto, Mortara sognava di convertire la sua famiglia al cattolicesimo. “Anche se l’affetto fraterno tra di loro non scismatici greci o i luterani svizzeri?” era cessato, mia nonna era molto cauta. Temeva la sua predicazione, soprattutto per noi bambini”, dice Latis mostrando Elementi per un melodramma Finora non molti hanno raccontato questa vicenda che la foto del prozio prete. La nonna morì poco dopo la visita suscitò una controversia internazionale e vide il coinvol- del fratello a Milano. E nel 1940 morì anche Edgardo, in gimento anche di Cavour e di Napoleone III. Nel 1862, Belgio, poche settimane prima dell’invasione dei nazisti. l’artista Moritz Oppenheim dipinse The kidnapping of Nel 1943, i Latis riuscirono a fuggire in Svizzera, ma un Edgardo Mortara, un’opera rinvenuta solo di recente. Nel altro figlio di Imelda fu arrestato insieme con la moglie e la 1957, Bertram Korn dedicò un libro alle reazioni americane figlia, dopo il respingimento da parte degli ufficiali svizzeri: morirono ad Auschwitz. Kertzer fa notare che “il trattamento al rapimento. Nel 1958, a cento anni dal fatto, Gemma Volli pubblicò che la Chiesa ha riservato agli ebrei non è stato discusso volenun esauriente articolo; pochissimi italiani colti conosceva- tieri dagli storici (...) solleva troppi quesiti imbarazzanti: chi no il caso, a parte gli storici del Risorgimento. Nel 1996, promosse la consuetudine di esigere che indossassero distintivi uscì negli USA The Kidnapping of Edgardo Mortara di David colorati per essere subito identificati?”. Kertzer (Prigioniero del papa re, Rizzoli, 2005), il saggio da cui Spielberg ha tratto ispirazione per il suo nuovo film: La prova di forza del Papa sarà sceneggiato da Tony Kushner che è già entrato in Nelle terre del papa Re il potere era dato per grazia divina: contatto con alcuni discendenti di Mortara, senza riuscire il principe mondano governava da Roma fino a Bologna, da oltre tre secoli e mezzo. Tra i suoi sudditi c’erano anche a rintracciare chi ha effettivamente conosciuto Edgardo.


gli ebrei, costretti a mettere un nastro rosso sul cappello e confinati nei ghetti fino alla rivoluzione del 1848, quando i francesi bruciarono le porte e li liberarono. Momolo Mortara, padre di Edgardo, condivideva l’etica universalistica e aveva un negozio nel centro di Bologna. Degli otto figli, uno morì da piccolo (la fantesca di Edgardo dichiarò di aver battezzato pure lui). Le autorità ecclesiatiche non approvavano che i cristiani prestassero servizio in casa di ebrei, ma questi assumevano domestiche cattoliche perché potevano lavorare durante lo shabbath, quando a loro era proibito accendere le lampade o il fuoco per cucinare. Pio IX abolì molte consuetudini irrispettose verso gli ebrei, ma credeva nella gerarchia della tradizione e considerava un’eresia la libertà di scelta dei governanti, un’opera del demonio, della massoneria, e il progresso un vero sortilegio. Nominò segretario di stato il cardinale Giacomo Antonelli, un nepotista avido che ebbe il completo controllo su di lui. Così riferisce Kertzer nel suo libro: “August Hasler, prete e storico svizzero eterodosso, in uno studio sul dogma dell’infallibilità del papa, sancito proprio sotto Pio IX, fa a pezzi l’immagine di un papa amabile e dalla fede d’acciaio, lo dipinge come bigotto ingenuo, superstizioso e meschino, poco intelligente”. L’ebreo di Bologna e le bombe di Mazzini Negli anni trenta, dal carcere fascista, Antonio Gramsci scriveva: “i reazionari e i clericali volevano far apparire le innovazioni liberali del ‘48 come un’invenzione degli ebrei. Bisognerebbe ricostruire la storia del fanciullo Mortara che ebbe

MOZZARELLA

clamorosa eco nelle polemiche contro il clericalismo”. Cavour stesso prese spunto dall’affaire Mortara per dimostrare la natura anacronistica dello Stato Pontificio. Il 21 luglio 1858 ebbe un incontro segreto con Napoleone III per cacciare gli austriaci dall’Italia e annettere tre quarti dello Stato Pontificio al Regno di Sardegna, cosa che avvenne. Il nuovo governatore Carlo Farini eliminò il Sant’Uffizio e fece il processo all’inquisitore: “Questa causa è la causa dell’Italia, la causa dell’ebraismo, la causa della civiltà e della libertà”. Nello stesso tempo un ragazzino ebreo romano, Giuseppe Coen, fu condotto alla Casa dei Catecumeni dal ciabattino cattolico presso cui lavorava: ciò scatenò l’ira di Napoleone III e contribuì al ritiro delle truppe francesi da Roma. In seguito, la sguarnita guardia papalina fu sopraffatta dall’esercito italiano e l’ambasciatore austriaco scrisse: “È dunque a questo piccolo ebreo che l’Italia dovrebbe elevare archi di trionfo”. Coen fu restituito alla famiglia, Edgardo si rifugiò in un convento in Austria. L’ultima beffa Nel 1865, i Mortara si trasferirono a Firenze. Dopo alcuni anni, una cameriera al loro servizio si suicidò buttandosi dal balcone. “A causa dei pregiudizi popolari contro gli ebrei e in particolare contro Momolo, considerato responsabile di aver provocato molti danni alla Chiesa”, il padre di Edgardo fu incolpato di omicidio non premeditato. Rinviato a giudizio, dopo sette mesi di prigione fu completamente scagionato e liberato. Morì il mese successivo.

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I

l Brasile è l’Inferno e il Paradiso, tutte e due le cose insieme. Ma non c’è il Purgatorio. Ci si può vivere tanti anni senza vedere nulla di tutto ciò, del fatto che tutto è mischiato, ricchezza e povertà, cultura e analfabetismo, si possono addirittura chiudere gli occhi, ma la realtà del paese passa attraverso la pelle e non serve a nulla far finta che le cose stiano diversamente. Per quanto riguarda me, ebbene, parlo da un punto di vista particolare: sono arrivata qui in un momento di forte espansione e vivo in una città relativamente piccola. Juiz de Fora (nello stato del Minas Gerais, nda.), in fondo, ha solo 600mila abitanti. Non abito nel Brasile più difficile, quello che siamo soliti conoscere attraverso i media: grazie a mio marito, che ho conosciuto anni fa in un convegno al Monte Verità – era lì in qualità di antropologo, ma è anche poeta – sono stata subito inserita in un circolo privilegiato come quello degli intellettuali e grazie al mio lavoro di dottorato prima, e alla cattedra in Letteratura italiana e comparata dopo, ho potuto approfondire le mie conoscenze e tradurre molto, sia per l’Italia che per la Svizzera. Come cittadina svizzera quello che colpisce tantissimo, sin da subito, è la grandezza, il fatto di vivere in un paese enorme. Quando vivi a Lugano o Ginevra, puoi dirti che in fondo quel che succede nel Sud Italia o in Svezia non ti appartenga: qui no. Qui c’è una compenetrazione fortissima di fatti, di realtà diverse, dalle quali non puoi chiamarti fuori. L’immagine che il Brasile vuole dare di sé negli ultimi anni è quella di un paese relativamente pacifico, ed è vero ma solo in parte. Diciamo che negli anni sono riusciti a trovare le modalità giuste per camuffare i problemi sociali, ma prima o poi i nodi vengono al pettine. Fra i tanti aneddoti che tutti i giorni mi colpiscono ne racconto uno recentissimo: poco tempo fa è stato a casa mia un artigiano per inserire un vetro colorato in una porta. Mentre lui lavorava, io ero in un’altra stanza con mia figlia alle prese con i compiti di portoghese. A un certo punto lui, ammirato, ha detto: “Com’è brava! Sa leggere molto bene. Io, invece, non ho mai imparato né a leggere né a scrivere”. Il ragazzo, di colore, aveva sui trent’anni. Sono cose che ogni volta ti colpiscono. Io e mia figlia ne abbiamo parlato a lungo, dopo. Questo è un paese dove la tragedia

è continuamente esposta e pervade la quotidianità: andare a fare la spesa, per esempio, diventa un’esperienza ogni volta diversa, perché per strada trovi le storie della gente, la miseria, la povertà e anche la menomazione. Qui gli handicap sono esposti in maniera più radicale: spessissimo capita di imbattersi in persone senza un braccio, gambe o addirittura senza tutti gli arti, mentre in Svizzera queste realtà sono più appartate. Tante volte, uscendo di casa, mi devo ripromettere di non tornare a casa con un bagaglio di problemi che non sia il mio, anche perché i brasiliani sono molto aperti e tendono a raccontarti tutta la loro vita e i loro problemi in mezz’ora. Ma non sempre ce la fai: a volte hai bisogno di concentrarti su te stessa. Di fronte a queste tragedie, o ci si chiude o si ride: qui in Brasile l’autoironia e lo humor sono molto diffusi, un atteggiamento che denota un’intelligenza fine e sottile in grado di rendere la vita più leggera. Anche a livello di scrittura, il Brasile è un paese che mi ha dato tanto. A parte il fatto che insegnare all’università mi lascia un po’ di tempo libero per dedicarmi alla poesia, devo dire che in generale essere esposta a una realtà così molteplice mi sprona, mi spinge a avventurarmi su sentieri meno battuti. Conosco la tradizione letteraria della mia lingua, l’italiano, la apprezzo, ma non ho paura di scrivere cose che non siano in dialogo con essa. Sono diventata più spregiudicata, a tal punto da scrivere anche poesie in francese, che non è la mia lingua madre. Nei miei testi entra il Brasile, ovviamente: in Cosa resta del bianco (Gabriele Capelli editore, 2014), per esempio, ci sono flash di vita quotidiana, ma è soprattutto lo sguardo che rimane influenzato, il modo in cui cade e si posa sulle cose. Non può non risentire della molteplicità che mi circonda e che fonda il mio vivere quotidiano. Cammino per le strade e passo attraverso differenti sensazioni che mi modellano in continuazione e che hanno un’influenza su di me e sulla mia scrittura. È un paese che iperstimola, il Brasile, dove sei continuamente sollecitata. Un posto stancante, certo, ma quel che se ne cava a livello umano è impagabile.

PrISCA AGUSToNI

Vitae 14

Autrice e traduttrice, brasiliana d’adozione, vede tutti i giorni i lati più nascosti del grande paese sudamericano e la sua grande carica di umanità

testimonianza raccolta da Laura Di Corcia fotografia ©Lara Toledo


M u ay T h ay

l’arte delle otto armi di Marco Dalla Bruna; fotografie ŠReza Khatir


L

a società occidentale ha spesso avuto nei confronti della cultura e delle tradizioni provenienti dall’Oriente un interesse particolare. Senza voler scomodare Marco Polo – il mercante veneziano vissuto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, considerato forse il primo viaggiatore europeo rimasto affascinato dalle tradizioni di paesi lontani migliaia di chilometri da noi – anche di recente dall’Asia e dal Sud Est Asiatico sono giunte alle nostre latitudini tradizioni o conoscenze che hanno rapidamente attirato una cerchia di grandi estimatori. Persone che hanno voluto avvicinarsi a una cultura millenaria molto diversa dalla nostra, a tradizioni, modi di vivere, ma anche di combattere o di concepire il rispetto per l’avversario spesso lontani dai principi occidentali. Ed è proprio in questo ambito che sono nate e si sono sviluppate molte delle arti marziali orientali, in particolare in Giappone o in Cina, ma anche in nazioni probabilmente meno note per questo genere di combattimenti, come per esempio la Thailandia, luogo dove è nato il Muay Thai. L’arte deLLe otto armi Tramandate in origine oralmente, in patria le storie legate alla Muay Thai sono spesso circondate di un alone di leggenda. Una di esse racconta che il principe erede al trono del regno del Siam (l’attuale Thailandia) chiamato Nay Khanom Thom, fatto prigioniero in seguito a una battaglia, si guadagnò la libertà impressionando il re di Birmania battendo a mani nude dodici tra i guerrieri più forti del paese. Il termine Muay Thai oggi identifica prevalentemente l’aspetto sportivo di quella che era l’antica tecnica di lotta del Siam, ed è comunemente chiamata anche Thai Boxe o pugilato thailandese, uno sport da combattimento a contatto pieno. La disciplina è nota come “l’arte delle otto armi” o “la scienza degli otto arti” perché consente ai due contendenti che si sfidano di usare combinazioni di pugni, calci, gomitate e ginocchiate, utilizzando otto parti del corpo come punti di contatto. Vi è ancora oggi un aspetto dei combattimenti che rimanda alle tradizioni centenarie di questa arte marziale. Prima di un incontro infatti, alcuni lottatori effettuano dei rituali, considerati importanti in Thailandia ma forse meno in Occidente dove sono comunque rispettati come espressione culturale del paese creatore dell’arte. I rituali si svolgono

fuori dal ring, mentre altri pregano con il proprio allenatore o da soli, toccando le corde del ring tre volte. Entrando, i thaiboxer si arrampicano fino all’ultima corda del ring, ben attenti di avere sempre la testa davanti al piede, in quanto nella cultura Thai la testa è considerata più importante dei piedi. Una volta all’interno il lottatore si colloca al centro del ring e si inchina verso ogni lato. A questo punto comincia il rituale del Wai Kru (o Wai Khru ram muay), una sorta di danza all’interno del quadrato che può durare anche alcuni minuti. Alcuni di questi movimenti rituali imitano i gesti di un cacciatore o di un soldato, e sono destinati a


sopra: Dominik Mitidieri, della Ludus Magnus di Torino contro Laurent Clemont, del Nak Muay di Bedano in apertura: Henry Castor della Martial Gym Francia; con lui sul ring Amine Markaz della Kho Muay Thai di Genova

spaventare il proprio avversario, di solito anche eseguendo la danza proprio intorno a lui. Ma in un senso più profondo con questi gesti il combattente dimostra devozione religiosa, umiltà e gratitudine. Sul ring inoltre, ma solo prima del combattimento, gli atleti usano indossare sul capo un amuleto, chiamato mongkon, che consiste in una striscia di stoffa contenente lettere magiche e simboli che viene arrotolata in modo da assomigliare a una corda e poi legata con un filo sacro e protettivo, chiamato sai sin. Oggi, il Mongkon serve anche a classificare i gradi dei maestri di Muay Thai.

Uno sport in crescita La Muay Thai originale si diffuse oltre i confini nazionali solo nel XX secolo, dopo alcune modifiche regolamentari. Oggi la Thai boxe non è riconosciuta come disciplina olimpica, a differenza per esempio della boxe o del judo o ancora del karate, che probabilmente lo sarà presto, ma esistono dei campionati a livello nazionale e internazionale. Ci sono prevalentemente incontri maschili, e solo negli ultimi anni sono stati introdotti combattimenti tra donne, anche perché calci e pugni sono reali, non solo coreografici come nel wrestling. Anche in Svizzera (...)


si svolge un campionato sia a livello professionistico sia dilettantistico. In Ticino, come nel resto del nostro paese, negli ultimi anni sono nate molte palestre che si dedicano a questa arte marziale, in risposta a una domanda sempre crescente. Una decina in tutto il cantone e quattro solo a Lugano. “La nostra palestra può contare su una cinquantina di iscritti, mentre in tutto il cantone sono alcune centinaia” ci spiega Lucio Gallicchio, responsabile della palestra Boxing Team Luganese, a Cadro. “Vi è sicuramente un fattore legato alla moda che spiega il successo di questa disciplina negli ultimi anni. Probabilmente un fenomeno in linea con la tendenza attuale, dove oltre al desiderio di mantenersi in forma, si cerca anche di apportare maggiore sicurezza personale con tecniche di autodifesa. In realtà bisognerebbe avvicinarsi alla Muay Thai più come a una disciplina quasi filosofica che come a uno sport di difesa personale”. In Europa è stata introdotta verso gli anni ottanta nella forma originale orientale. Poi col tempo c’è stata una sorta di miglioramento, di adattamento, fino a diventare come si presenta oggi. “La Thai Boxe è oggi una forma di combattimento corpo a corpo, con contatto pieno”, prosegue Lucio Gallicchio, “dove valgono anche colpi come gomitate o calci al volo. Principalmente una delle regole più importanti è che quando l’avversario è a terra non può più essere colpito, fino a quando non si alza e quando l’arbitro dà il permesso di riprendere il combattimento. In palestre come la

Noe Batita, che ha combattuto contro il luganese Samuele Licchello

Gabriele Lopez Muay Thai Bellinzona contro Luca Turconi della scuola Mushin di Como

Un momento della Wai Kru, la danza rituale che precede l’incontro


mia, insegniamo non soltanto il combattimento fine a se stesso, ma anche la filosofia che ruota attorno a questa disciplina. Ad avvicinarsi cioè anche alla cultura che c’è dietro, a considerare «sano» questo genere di sport perché contribuisce ad aumentare la fiducia in se stessi, la conoscenza delle proprie possibilità, e non tanto la potenziale violenza che essa può esprimere”. Una serata di richiamo Uno degli appuntamenti di maggior richiamo dedicato alla Muay Thay in Ticino è sicuramente la Notte dei Gladiatori, organizzata dal Boxing Team Luganese, che si è tenuta alla Palestra Le Gerre di Lugano lo scorso 28 novembre. “Alla manifestazione, che ormai si svolge da diversi anni in Ticino e che propone solo incontri di boxe thailandese”, spiega ancora il maestro Gallicchio, “hanno partecipato atleti provenienti della Svizzera, dall’Italia, dalla Francia e naturalmente dal Ticino. Nel corso della serata sono stati proposti incontri professionistici di diversi livelli, ma anche esibizioni di dilettanti, con giovani della nostra palestra. Tra gli atleti che si sono esibiti merita una citazione Viorel Vyntu della Yamabushi di Rho, allenato anche da Kaponlek Sak Kaponlek, sei volte Campione del mondo di Muay Thai Thailand National, ma anche Francesco Laquale, del Nak Muay di Bedano, e Samuele Licchello di Lugano, di soli 15 anni, ma davvero molto forte”. La manifestazione luganese, giunta alla sua dodicesima

Leo Papa, 9 anni, allenato da Lucio Gallicchio (a sinistra), organizzatore dell’evento

edizione, è stata realizzata grazie contributo di ragazzi volontari che hanno aiutato a organizzare gli incontri in programma nell’arco della giornata. Una serata di grande richiamo quindi, ormai entrata nella lista degli appuntamenti fissi per gli amanti dello sport da combattimento in Ticino, dedicata non solo a chi apprezza questa arte marziale ma anche a chi intende scoprire un lato particolare della cultura orientale.

Francesco Laquale, del Nak Muay Bedano (al centro), allenato da Luca Toma (alla sinistra) e da Tommaso Licchello (a destra)


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Epalinges. La casa di Georges di Daniele Fontana; fotografie ©Philippe Mougin

stesso si caratterizzò più come medico dell’anima che come poliziotto, preso in una ricerca costante dei motivi che spingono i criminali alle loro azioni.

“A Epalinges, periferia di Losanna, stanno per abbattere un villone per costruirci al suo posto dodici palazzine di sei appartamenti ciascuna” “Capirai. E che notizia è?” “Ma quella non è una villa qualsiasi. È stata la casa di Georges Simenon. Un autore da 700 milioni di libri venduti nel mondo, ma soprattutto il padre del Commissario Maigret”. Luoghi 46

Una storia apparentemente banale, eppure così densa di cose. Di emozioni. Di senso. A volerli cercare. A volerli leggere. Perché le case, nelle opere come nella vita di Simenon, sono i luoghi della sua vera drammaturgia. È il 1963. All’interno di un’area di 25mila metri quadri Simenon progetta personalmente una villa gigantesca e ultramoderna: venticinque locali, una piscina olimpica interna con ricambio automatico dell’acqua ogni due ore, addirittura una sala operatoria per casi di estrema urgenza. E poi sette televisori, undici telefoni, una sala da bagno per ogni camera da letto e, nell’immenso giardino, nove statue di Maigret e una di se stesso. Eccolo il suo approdo, come lo chiama lui, che prima di sbarcare lì aveva cambiato più di trenta volte la propria dimora. Gli abitanti di Epalinges debbono però pensarla diversamente giacché a quel colossale costrutto affibbiano subito il nome di Latteria o di Clinica. Anche se l’epiteto che gli resterà addosso è quello di Bunker. Diciamo che non è la miglior narrazione di Simenon, benché lui ne avesse salutato la nascita affermando: “La casa è molto allegra, proprio come l’ho voluta, tutta arredata in bianco e rosso, con quadri dai colori vivaci perfino nei corridoi”. Può forse stupire, tra tutte le stravaganze volute dal padre di uno degli ispettori più noti al mondo, la presenza della sala operatoria. È invece il macroscopico indicatore dei suoi rapporti con la medicina. Simenon ebbe sempre un debole per questa scienza. Abbonato a tutte le riviste mediche specializzate, seguiva ogni congresso medico in Europa. I suoi tre amici più intimi finirono con l’essere un medico generico, un ginecologo e uno psichiatra. Maigret

Il sogno infranto La casa come fortezza salvifica, dunque, ma anche come luogo del lavoro e dei travagli dell’anima. “Regolarmente ho ricostruito il medesimo cerchio protettivo”, scrisse Simenon in un Colloquio su Médecine et hygiène (1968). E ancora “È straordinario quanto l’uomo abbia una capacità di rinnovamento. Giacché non si tratta solo di cambiare contesto, di trovarsi in una casa più piccola o più grande, si tratta in verità di cambiare se stessi” (Des traces de pas, 1973). Eppure, come in un romanzo, la protezione offerta dalla sua casa si è sbriciolata. Il nido cercato per una vita si è svuotato. Neppure il tempo di installarsi e sua moglie si ammalò (depressione, si narra). Lasciò Epalinges per non tornarvi più. Uno dopo l’altro Simenon vide partire anche i suoi figli. Il vuoto finì col rendere insopportabile l’immensità di quegli spazi. Di quel sogno. L’abbandono di Epalinges si consumò nel 1972. “Senza questa baracca”, disse a suo tempo, ancora felice abitante del Bunker, “mi lascerei andare alla deriva”. La deriva prese così la direzione di Losanna. Prima un appartamento di sette locali all’ottavo piano di una torre di marmo grigio, affacciata, come un memento imponente, sul lago e sul cimitero. Poi, Avenue des Figuiers, dove Simenon morì nel settembre del 1989. Gli ultimi frammenti del romanzo definiscono la dissoluzione. Casa e terreni di Epalinges vengono venduti dagli eredi nel 2008. Di Teresa, l’ultima compagna, si sono perse le tracce. Le ceneri della moglie da tempo sono disperse nei mari del mondo. Il Bunker, la forteresse vide, è ormai in uno stato avanzato di rovina. Giudicato di scarso valore simbolico e di nessun valore architettonico, il suo destino, davanti alla prospettiva di un investimento multimilionario, è scritto con inchiostro indelebile. Il segno si usura. Il simbolo si sgretola. Come quasi sempre accade. La caduta “Il giorno dopo un autocarro portò al cantiere un’enorme palla di ferro. (...) Il primo colpo fu scagliato un lunedì. (...) La palla cominciò a oscillare nel vuoto, come un pendolo, descrivendo un arco sempre più ampio. Nel punto più alto raggiungeva quasi i muri. La progressione era lenta. Quando finalmente andò a segno, nella casa che portava il numero 8, apparve una crepa che la attraversava dall’alto in basso. (...) La palla tornò indietro, colpì ancora e un muro crollò in una nuvola di polvere; un camino rimase sospeso nel vuoto, attaccato a ciò che restava di una stanza tappezzata di carta a righe gialle”. (Georges Simenon, Il gatto, Adelphi, 2011)



CoWorking in Tendenze p. 48 – 49 | di Natascha Fioretti

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i dice coworking e si traduce in spazio di lavoro collaborativo e sostenibile in cui si condividono esperienze, competenze, risorse, infrastruttura. Caratterizzato da un ambiente giovane, dinamico e creativo è lo spazio che oggi meglio declina e soddisfa le esigenze e le aspettative di lavoro di molti, in particolare dei professionisti dell’era digitale e della sharing economy, persone mobili, indipendenti, i cosiddetti freelance, oppure aziende in divenire, le start up, spesso in cerca di un punto di appoggio, un luogo in cui incontrare clienti o colleghi, di un luogo in cui creare contatti e fare rete. Benché la tendenza sia esplosa negli ultimi anni, in realtà il primo spazio di coworking risale a ben prima, al 1995 quando – non poteva essere altrimenti – fu aperto a Berlino. È stato il primo hackerspace al mondo in cui era molto sentito il senso di comunità e condivisione ma meno chiaro il concetto di coworking come lo conosciamo oggi. A coniare il termine coworking ci hanno pensato qualche anno dopo il programmatore Brad Neuberg e Bernard de Koven. Game designer di professione, Bernard de Koven per anni si è occupato di studiare come il gioco e le sue regole potessero essere applicate al contesto lavorativo, dunque ai rapporti personali e interpersonali, alla comunità, al benessere istituzionale e influenzarli positivamente. In questa prospettiva coworking significa “lavorare insieme e alla pari” tra persone equivalenti. Nel fare i suoi studi ed esperimenti

ha osservato come negli ambienti di lavoro tradizionali le persone siano suddivise in modo gerarchico, secondo il salario e il grado, e operino isolatamente. In ecosistemi del genere, secondo la sua esperienza, nascono più facilmente rapporti di lavoro competitivi, ansie da prestazione e spesso i singoli, pur sentendosi parte di un gruppo, fanno il doppio gioco e agiscono contro gli interessi dello stesso. Secondo questa visione la tecnologia gioca un ruolo cruciale nella creazione di uno spirito collaborativo che ha bisogno di spazi che permettano al tempo stesso di seguire separatamente i propri progetti e interessi e di lavorare insieme condividendo esperienze e contatti. Per Brad Neuberg si tratta di creare un ecosistema professionale virtuoso in cui le persone sono libere di aiutarsi, di entrare in relazione tra loro in un ambiente sostenibile e accessibile a tutti, un ambiente in grado di promuovere la produttività e il rendimento, il senso di appartenenza a una comunità, la condivisione di un’atmosfera di benessere e divertimento. UNA TENDENZA IN CRESCITA Il primo spazio di coworking ufficiale con questa filosofia è nato il 9 agosto 2005 a San Francisco per idea di un collettivo femminista e in risposta a quei luoghi di lavoro e centri di affare in cui predomina una pratica lavorativa antisociale. Nata come un’associazione no profit e denominata “Casa per il benessere”, offriva otto scrivanie per due giorni a settimana, wifi libero

per tutti, pasti condivisi, pause meditative, massaggi, giri in bicicletta e un orario di chiusura inflessibile: 17:45. Un anno dopo ha chiuso e al suo posto è entrata la Hat Factory, oggi il più grande network di spazi collaborativi con oltre 40 realtà in cinque continenti diversi. Tra i suoi fondatori il programmatore Brad Neuberg. A partire dal 2006 il concetto e gli spazi di coworking sono diventati estremamente popolari e benché siano nati negli Stati Uniti oggi il continente che può vantarne di più è l’Europa con oltre 1160 realtà di questo tipo. Un sorpasso importante nei confronti degli USA che nel 2011 erano leader con 531 spazi ufficiali. In Svizzera se ne contano più di trenta, il più conosciuto è lo zurighese Impact Hub con tre spazi nella sola città sulla Limmat e uno a Ginevra. A Lugano c’è l’officina creativa Spazio 1929 e anche Italia, dove la tendenza è in crescita, le realtà si moltiplicano. La regione che ne conta di più è la Lombardia con 87 spazi, segue il Veneto con 31 e l’Emilia Romagna con 29. Secondo l’interessante infografica realizzata da Cowo, una realtà di coworking romana, in Italia il costo giornaliero di una postazione di coworking è di 25 euro, quella mensile di 263 euro. IL MODELLO IMPACT HUB Qual è il profilo di uno spazio del genere? Di solito nasce come indipendente oppure fa parte di un network di spazi, di una associazione o di una


ascesa rete in franchising. Chi sono invece i coworkers? Per il 53% sono freelance, per il 39% imprenditori o start uppers e per l’8% altro. I servizi indispensabili richiesti sono internet, stampanti e fotocopiatrici, sale riunioni e macchina del caffè. Gli elementi che motivano la scelta per questi spazi sono la flessibilità dell’orario di lavoro, la possibilità di interazione con le altre persone, la condivisione di competenze, nuove opportunità di lavoro, i costi contenuti dell’affitto. Per fare un confronto, Impact Hub Zürich funziona secondo un modello di affiliazione tramite il pagamento di una quota che può variare a seconda del pacchetto che si sceglie. Si va da un abbonamento base di 45 a un massimo di 550 franchi al mese con una serie di supplementi a seconda dei servizi aggiuntivi che si scelgono. Naturalmente è possibile fare prenotazioni anche come esterno e solo per un giorno o qualche ora ma i costi a quel punto sono decisamente più alti. Impact Hub Zürich però non si limita a offrire gli spazi e i servizi più comuni: offre consulenze mirate alle diverse aziende start up, le aiuta nei loro progetti di finanziamento attraverso il crowdfunding, mette a disposizione luoghi per organizzare eventi in diversi punti della città, e offre sconti ai coworkers che si muovono e si recano negli Impact Hub di altre città, per esempio Berlino, Praga, Stoccolma, Vienna… Le prenotazioni rigorosamente online: huble.impacthub.ch/book.

SPAZI, COLORI, ENERGIA... Ho sempre pensato che uno spazio di lavoro collaborativo fosse, più o meno, come uno Starbucks: profumo di caffé nell’aria, musica di sottofondo, angoli più nascosti se vuoi la tua privacy, grandi finestre per fare delle pause contemplative guardando che cosa accade fuori, tavoli grandi o piccoli a seconda delle necessità, naturalmente wifi libero, una presa per ricaricare il pc e persone diverse con le quali interagire e entrare in contatto. Poi, un giorno, sono stata a Milano e ho scoperto l’Upcycle bike café e lo spazio di coworking Avanzi – sostenibilità per azioni che è anche un incubatore di impresa ad alto valore sociale e ambientale. Ecco, in fondo, era come me l’ero immaginato e devo dire che mi è subito venuta voglia di andare a lavorare in un posto così, un luogo che per l’aria e l’energia che si respirano, per gli spazi, i colori, per il modo con il quale le persone interagiscono, non ha nulla da invidiare agli uffici delle aziende più quotate. Credo piuttosto che molti spazi di lavoro ai quali siamo stati abituati negli ultimi vent’anni, rimasti sempre identici nella struttura e nell’arredamento, abbiano tutto da invidiare a luoghi così, giovani, innovativi e sostenibili. Secondo lo studio condotto da Deskmag, un sito online di informazione che da tempo si occupa di coworking, che ha coinvolto 661 persone di 24 paesi diversi, il beneficio degli spazi di coworking si può toccare con mano dai dati emersi: il 70% degli intervistati è soddisfatto del suo spazio collaborativo e della

sua postazione di lavoro, l’85% dice di essere più motivato, l’88% di avere maggiore interazione con le persone e il 57% di aver imparato e di prediligere il lavoro in gruppo. Non è tutto: il 60% riesce a organizzare meglio e in modo più funzionale la sua giornata mentre il 42% guadagna di più. Da giornalista freelance, felicemente abituata a lavorare in ogni momento e in ogni luogo, tempo fa ho pensato quanto sarebbe bello avere uno spazio di coworking per giornalisti freelance e professionisti dei media in Ticino. Un luogo in cui vanno e vengono videomaker, fotografi, esperti di IT e nuove tecnologie, giornalisti che collaborano con varie testate. Un luogo da replicare in tutta la Svizzera e in altre città europee, collegando tutti questi spazi tra di loro. Sarebbe una bella occasione di crescita, unione e condivisione di competenza, professionalità, contatti, infrastruttura e, soprattutto, un modo per creare una rete virtuosa e di sostegno per chi nel settore dei media lavora in modo indipendente.

FONTI E INFORMAZIONI

+ Infografica, spazi coworking nel mondo: one-europe.info/eurographics/global-coworking-spaces-in-2013 + Cowo infografica: mycowo.com/coworkingitalia-infografica + Bar coworking a Milano: conoscounposto. com/bar-con-coworking-a-milano + Impact Hub Zürich: zurich.impacthub.ch + Upcycle Milano bike cafe: upcyclecafe.it + Studio sui coworkers: deskmag.com


La domanda della settimana

In generale, ritenete che le arti marziali siano attività sportive che incitano alla violenza?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 17 dicembre. I risultati appariranno sul numero 52 di Ticinosette.

Al quesito “I recenti fatti di Parigi dimostrano come tutti possiamo rimanere vittima di atti terroristici. Da questo punto di vista, ritenete che la Svizzera sia un paese sicuro?” avete risposto:

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Astri ariete Attenti a non muovervi in modo avventato. Venere favorisce i guadagni. Un progetto ritorna inaspettatamente in auge per i nati nella prima decade.

toro Novità in campo sentimentale. Momento positivo per concorsi, esami e colloqui di lavoro. Notizie da un’altra città per i nati nella prima decade.

gemelli Promozioni, riconoscimenti, buone idee e guadagni. Timorosi e un po’ ansiosi i nati nella prima decade inibiti da Saturno. Incontri tra il 15 e il 16.

cancro Passionali e irascibili. Diplomazia con il partner. Maggiore prudenza nelle comunicazioni per i nati nella prima decade osteggiati da Mercurio.

leone Imprevisto innamoramento. Scarsa disciplina e attrazione verso le questioni lavorative. Progetti a lungo termine per i nati in luglio. Distrazioni.

vergine La vostra gioia si trasmette agli altri. Seducenti e convincenti. Un impegno professionale vantaggioso bussa alle porte. Bene tra il 13 e il 14.

bilancia Momento favorevole per coloro che devono parlare in un consesso pubblico. Convincenti e determinati. Spese pazze per i nati nella seconda decade.

scorpione Tra il 13 e il 14 Luna in Capricorno. È il momento giusto per dare prova al mondo di quale siano le vostre capacità. Eros alle stelle grazie a Venere.

sagittario Momento buono per esprimere le proprie idee o per proporre un progetto di lavoro. Avanzamenti professionali. Bene tra il 15 e il 17.

capricorno La vita sentimentale potrebbe andare nel migliore dei modi. Dipende solo da voi. Voglia di libertà e di indipendenza. Atmosfere romantiche tra il 13 e il 14.

acquario Opportunità nel settore tecnologico. Pigrizia da vincere. Passionali ma insolitamente gelosi i nati nella seconda decade stimolati da Venere.

pesci Intuiti e premonizioni intorno al 17. Si apre una fase sentimentale caratterizzata da nuovi stimoli e da nuovi incontri. Restate con i piedi per terra.


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Orizzontali 1. Bruciarsi • 10. Le stuzzicano i profumi • 11. Insetto laborioso • 12. La dea greca della discordia • 13. Stella del cinema • 14. I confini di Roveredo • 16. Possono provocare allergie • 17. Scolaro • 20. Dizionari • 23. L’antica Augusta Praetoria • 24. Si infuriano quando vedono rosso • 26. Il fiume di Berna • 27. Il nome di Sorrenti • 28. Scuola buddhista • 30. Chiamati in giudizio • 32. Inasprisce la colpevolezza • 34. Un nome di Pasolini • 35. Affermar • 36. Pari in mezzala • 37. Il nome della Oxa • 39. Il niente del croupier • 40. Due nullità • 42. Articolo tedesco • 44. Nervosi, tirati • 47. Articolo maschile • 48. Grosso cane • 50. Periodo preistorico • 51. Grosso camion. Verticali 1. Noto film del 2002 di M Klein con B. Cooper • 2. Sazio • 3. Il numero perfetto • 4. Due romani • 5. Starnazza • 6. Il Nichel del chimico • 7. Parte di pagamento • 8. Colpo d’arma da fuoco • 9. Il giorno trascorso • 13. Lo è sempre l’auto del presidente • 15. L’ha persa il cieco • 16. Antenata • 18. Città californiana • 19. Governatore dei domini bizantini • 21. La figlia del Corsaro Nero • 22. Cava • 25. Topi, sorci • 29. Abita sulle sponde del Nilo • 31. Il nome di Fossati • 33. Le iniziali di Rascel • 38. Conosciuto • 41. Campioni sportivi • 43. Preposizione semplice • 45. Oriente • 46. Il pupo dell’Iris • 48. Io, in altro caso • 49. Cuor di balena.

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 52

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 17 dicembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 15 dicembre a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Premio in palio: due carte regalo FFS Le Ferrovie Federali Svizzere offrono 2 carte regalo per un valore totale di CHF 100.– a un fortunato vincitore. Ulteriori informazioni visitando il portale ffs.ch/cartaregalo

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La soluzione del Concorso apparso il 27 novembre è: ORTOLANO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Brigitta Baur 6900 Lugano Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

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