Ticino7

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–

№ 1 del 2 gennaio 2016 · con Teleradio dal 3 al 9 gennaio

San Bernardo

Un tempo destinato al soccorso dei viandanti oggi l,animale simbolo della Svizzera è impiegato per attività e scopi benefici

K W53/15

Offerte valide fino a esaurimento scorte.

Prezzi incl. TRA, 2 anni di garanzia sugli elettrodomestici illustrati

95

29.

INVECE DI 59.95 L’UNA

CARTELLA Con motivi diversi

55 cm

50%

64 cm

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDAwMAcAr2mbLQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFXKqw7DQAxE0S_yamY2trM1rMKigKp8SRTc_0d9sIIrXXD2vbzh1307ntujCC6L9QEgy4c3ZdTao0lFMQT6jeFkdqx_3CTkZ-bXGGWMyTCHQTNHttd5vQHavqsLcQAAAA==</wm>

17.45 INVECE DI 34.95

72 cm

64.50 INVECE DI 129.– 79.50 INVECE DI 159.– 89.50 INVECE DI 179.–

TROLLEY A 2 O 4 RUOTE «LUMO»

su tutti gli articoli coli illustrati

PADELLE, AD ES. CASSERUOLA A MANICO LUNGO 20 cm di Ø

19.

95

INVECE DI 39.90

BLOCCO PORTACOLTELLI DA CUCINA 6 pezzi

49.95 INVECE DI 99.90

FERRO DA STIRO «AUTOSTEAM LASER DW4015» 2300 W

Aarau, Baden, Basel am Marktplatz, Basel Pfauen, Bern Marktgasse, Bern Ryfflihof, Biel/Bienne, Chur, Kriens Pilatusmarkt, Luzern, Olten, Schaffhausen, St.Gallen, Thun Kyburg, Volketswil Volkiland, Wil, Winterthur, Zug, Zürich Bellevue, Zürich Oerlikon, Zürich Sihlcity, Zürich St. Annahof, Fribourg, Genève Plainpalais, Genève Rhône Fusterie, Lausanne Au Centre, Lausanne St-François, Meyrin, Neuchâtel, Sion, Lugano www.coopcity.ch

449.50

INVECE DI 899.–

ROBOT DA CUCINA «KMX50 WHITE»

Ticinosette allegato settimanale N° 1 del 2.1.2016

Impressum

Agorà Famiglie. Una bizzarra adozione

63’212 copie

Francesca rigotti .....................................

Media Televisione. Istruzioni per delinquere

di

Società Mata Hari. La donna che si fece mito Vitae Sladjana Stojanovic

Tiratura controllata

di

di

Marco Jeitziner .................................

6

steFania Briccola ............................

8

di

lisa Bacchetta .............................................................

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

10

c. rossetti; Foto di M. Pedrazzini ..........

35

MassiMo rosi e Francesco della santa............................

40

Svaghi ....................................................................................................................

42

Reportage San Bernardo. Transumanza

di

Chiusura redazionale Giovedì 24 dicembre

4

Fumetto Ispettore Leoni

di

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor

St. HUMORitz: un inizio con il sorriso

Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

Pubblicità

Publicitas AG Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse 39 Postfach 8010 Zürich tel. 044 250 36 65 tel. 079 635 72 22 daniel.siegenthaler@publicitas.com dati per la stampa a: riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste

Annunci locali

Publicitas Lugano tel. 091 910 35 65 fax 091 910 35 49 lugano@publicitas.ch Publicitas Bellinzona tel. 091 821 42 00 fax 091 821 42 01 bellinzona@publicitas.ch Publicitas Chiasso tel. 091 695 11 00 fax 091 695 11 04 chiasso@publicitas.ch Publicitas Locarno tel. 091 759 67 00 fax 091 759 67 06 locarno@publicitas.ch

In copertina

L’angelo custode Fotografia ©Massimo Pedrazzini

C’è anche il nostro Adriano Crivelli (vedi sopra) tra gli undici vignettisti della Svizzera italiana che sino al prossimo giugno sono in mostra negli spazi del Parkhaus Serletta della St. Moritz Design Gallery.

Scrivono i curatori dell’esposizione nel prospetto (simpaticamente illustrato da Lulo Tognola) della presentazione dell’evento grigionese: “L’umorismo è la capacità di affrontare con serenità e allegria le debolezze del mondo, degli umani e le disavventure della vita quotidiana. Il gruppo degli undici vignettisti della Svizzera italiana getta uno sguardo irriverente e sfrontato sulla meta turistica di St. Moritz (...) giocando con i noti luoghi comuni, con immagini spesso conosciute, blasonate e simboliche. (...) Gli artisti, tutti residenti nella Svizzera meridionale, condividono la passione per la narrazione e per la visione critica della società. Seppure con diversi indirizzi stilistici, i caricaturisti raggiungono il loro obiettivo: i più

giovani lavorano principalmente al computer, mentre i rappresentanti più anziani fanno affidamento maggiormente sulla vecchia, tradizionale penna. Gli argomenti trattati prendono spunto dal mondo dello sport e del turismo.

Oltre alle visioni future della località di St. Moritz nell’anno 2115, con lo stambecco solitario nel deserto alpino, si getta anche uno sguardo indietro nella «Ice Age» e sulle difficoltà dello sport invernale preistorico. Il Santo Mauritius dello stemma comunale si troverà improvvisamente sulla luna, lo stambecco emblema dei Grigioni dovrà affrontare la concorrenza agguerrita di alce, cammello e lupo”.

Oltre al nostro Adriano sono presenti Pier Alberti, Armando Boneff, Christian Demarta, Paul Fontana, Javier Martinez, Corrado Mordasini, Ircano Romano, Fredi Schafroth, Lulo Tognola e Hanspeter Wyss.

Buona lettura e Felice anno nuovo, la Redazione

Una bizzarra adozione Famiglie. Non è un articolo giornalistico e neanche una riflessione su un tema di attualità. Quella che segue è una storia realmente accaduta a persone vere. Una vicenda che, in questo inizio di 2016, ci è sembrata pregnante sia sul piano umano sia su quello sociale di Francesca Rigotti

D

Agorà 4

ecisero di fare un viaggio in Turchia, nell’estate del 1988; erano due coppie di amici, con due moto di grossa cilindrata. Una volta nel paese, puntano direttamente sulla città storica di Bursa. Mentre stanno per entrare nella moschea verde, la Yes̹il Camii, gioiello dell’architettura ottomana risalente al 1400, vengono avvicinati da un ragazzo turco che in un italiano più che decoroso si offre di far loro da guida. Flavio e Annalisa, entrambi liguri, di Savona, ma residenti a Genova, professore di filosofia lui, ricercatrice di botanica lei, accettano, Annalisa con un leggero fastidio perché avrebbe preferito muoversi a suo piacimento. Il ragazzo li guida nella visita al mausoleo, è gentile ed educato. Quando vede la moto con cui i nostri eroi erano arrivati fin lì, una Yamaha 750, si entusiasma, e a quel punto Flavio gli fa fare un bel giro su per la montagna. Al ritorno il ragazzo, che si chiamava Gürol e aveva allora vent’anni, li invita a cena a casa sua e mostra loro il negozio di stupendi tappeti e kilim – ricorda Annalisa che mi ha dettato questi pensieri – che gestiva col fratello, litigandoci sovente. Annalisa e Flavio comprano un tappeto, piccolo (erano in moto!) e si fermano a chiacchierare in quel negozio, una vecchia casa ottomana con cortile interno, bevendo litri di tè. E poi alla cena, dove c’era chi suonava e cantava. Ripartono con grandi manifestazioni reciproche di simpatia e ancor più grandi promesse di rivedersi.

“Yeter!”

E il rivedersi, dopo un intenso scambio di cartoline, avviene l’anno seguente, nell’estate del 1989, durante quello che avrebbe dovuto essere il viaggio epico della vita della scienziata e del filosofo: partenza in moto da Genova in direzione Turchia, ancora con le due moto e gli stessi amici dell’anno precedente, attraverso la Pianura padana, poi la Iugoslavia – non ancora ex – e la Grecia settentrionale. Per salutare il loro amico dell’anno prima passano da Bursa.

Gürol li porta a casa a conoscere la madre che prepara da mangiare per loro; è allora che i due imparano la importantissima parola turca yeter, che significa “basta”. Basta grazie, altrimenti sarebbero scoppiati per la quantità di cibo che si sarebbe voluto far mangiare loro. Ripartono da Bursa per Ankara, dove visitano il meraviglioso museo archeologico della capitale, e poi per il sito di Hattus̹as̹, la capitale dell’antico popolo degli Hittiti, nel cuore dell’Anatolia.

L’imprevisto Il giorno dopo, l’incidente, nei pressi di Samsun, città della costa orientale affacciata sul Mar Nero. Mentre le moto procedono a velocità sostenuta, un furgoncino esce da una strada laterale, a destra, senza guardare. Il veicolo di Flavio e Annalisa viene colpito sul fianco, la moto giace rovesciata a terra e loro pure. Ambulanze non ne arrivano e così un’auto privata li porta all’ospedale universitario di Samsun. Lucidi, non perdono mai conoscenza. Annalisa se la cava con qualche contusione ma Flavio ha la caviglia spezzata, l’osso fuoriesce dalla carne. Sala operatoria, anestesia, intervento, ricovero. E a quel punto, l’incredibile: viene sgombrata una camera da tre letti e i due vengono messi in camera insieme! Gli amici dell’altra moto telefonano allora al ragazzo di Bursa che in una notte riesce a percorrere settecento chilometri di strada e ad arrivare il giorno dopo. La presenza di Gürol si rivela preziosa per l’assistenza e l’aiuto anche burocratico. Il giovane sta con loro, si interessa di ogni cosa, li assiste, si occupa persino della spedizione della moto, che viene rimandata in Italia per poter godere dell’assicurazione. Flavio deve essere operato anche al braccio; richiesto se preferiva essere rimpatriato o se voleva farsi operare in loco, sceglie il sistema sanitario turco. Insomma, rimangono lì circa due settimane per essere poi rimpatriati, lui col braccio al collo e il gambone. Dopo baci, abbracci e saluti con Gürol, un’auto privata li trasporta fino all’aeroporto di Ankara; cambio a Istanbul e a Roma per arrivare a Genova, e da lì direttamente all’ospedale.

Domanda cruciale Gürol viene due volte a trovarli, cogliendo l’occasione di un’esposizione di tappeti a Milano. Nel frattempo ha frequentato un anno di informatica all’università di Bursa e continua a lavorare nel negozio di tappeti ma non è contento, non va d’accordo col fratello. I nostri eroi, che hanno ventiquattro anni più di lui e potrebbero essergli genitori, gli chiedono: “Ma ti interesserebbe studiare in Italia”? No, ni, sì. Gürol si trasferisce in Italia e si iscrive ad Architettura a Genova, vivendo a casa loro: l’appartamento è piccolo ma si organizzano. Gürol un po’ studiava un po’ no, un po’ stava a casa a studiare e un po’ invece di studiare andava in giro, con la quantità incredibile di amici che si era fatto.

Ogni estate tornava a Bursa durante le vacanze. Passano

Veduta della città di Bursa, Turchia (da ideeviaggi.it)

gli anni e tutti si affezionano tra di loro, finché Flavio – che era il filosofo Flavio Baroncelli, professore di Filosofia morale all’università di Genova, studioso di Hume e come Hume scettico, autore di numerosi volumi condotti in stile analitico-ironico (tra cui un insuperabile Mi manda Platone) e caro amico dell’autrice di questo articolo, come amica dell’autrice è Annalisa (Annalisa Siri, biologa e ricercatrice...) – Flavio insomma, dichiara: “Questo ragazzo ci fa stare allegri e ci fa preoccupare, ci fa divertire e ci fa terribilmente arrabbiare, e in più ci fa spendere un sacco di soldi...Che cos’è se non un figlio?”. Così nasce l’idea della adozione, che a onor del vero aveva attraversato per prima la mente del vecchio papà di Flavio: “Perché non lo adottate?”. L’idea si propaga, Flavio la accoglie; dopo qualche esitazione Gürol approva, e dopo poco anche Annalisa si dichiara favorevole.

L’adozione Non è così facile adottare un adulto che ha ancora i genitori in vita – a quel punto però soltanto la madre perché il padre era deceduto – eppure ce la si fa; con l’aiuto di una amica avvocatessa si affrontano giudici e chiamate, si mettono insieme documenti e approvazioni della madre biologica, carte bollate e firme, e alla fine l’adozione ha luogo (anche se per ottenere la cittadinanza italiana passeranno ancora molti anni, dieci dall’arrivo di Gürol in Italia). E il ragazzo che sapeva l’italiano per averlo imparato da coetanei di famiglie italiane residenti a Bursa per la presenza di una fabbrica FIAT, di nazionalità turca e di religione musulmana, diventa il figlio di due italiani non credenti, scettici, atei, di cui uno, Flavio, biondo e riccioluto e con gli occhi azzurri come un’icona di Gesù Bambino. Gürol è credente, blandamente osservante, non beve alcol e non mangia maiale, rispetta il Ramadan e prega almeno quando arriva a casa e prima di andare a dormire, e fin dall’inizio della

storia si preoccupa per l’anima dei suoi genitori adottivi: “Se almeno foste cristiani, mi preoccuperei di meno”.

Una nuova famiglia Il ménage familiare comunque funziona, e nel 2000 il figlio si laurea in architettura a Genova, continua a vivere a casa loro, collabora con uno studio di architetti e supera l’esame di stato. Ma in Italia il lavoro scarseggia mentre la Turchia è in pieno decollo e così Gürol ritorna nel paese d’origine per lavorare: apre uno studio e conosce Rana, anch’ella architetta, che era andata a Bursa per seguire un corso di restauro di edifici antichi con un professore di Genova. Nel frattempo Flavio si ammala gravemente: un mieloma multiplo, una malattia ematologica difficile da trattare. Gürol, ora fidanzato con Rana, si reca varie volte a Genova, soprattutto dopo gli interventi importanti. I due si sposano in Turchia in un momento in cui per Flavio era impossibile muoversi. Flavio muore nel febbraio del 2007 e nel marzo del 2007 nasce il piccolo Kerem. Quando nel maggio del 2008 viene presentato a Genova il libro “americano” di Flavio, Viaggio al termine degli Stati Uniti - Perché gli americani votano Bush e se ne vantano, si presentano tutti e tre alla cerimonia, madre, padre e bebé.

Cose turche, cose italiane E la storia continua tuttora. Annalisa si reca spesso a Istanbul dal figlio, dalla nuora e dai nipotini (è arrivato anche Berk). Lo stile di vita della loro famiglia è occidentale, l’abitazione è di tipo occidentale, il cibo misto: cose turche cucinate dalla tata, ma i bambini adorano la pasta al pesto.

Le scuole sono pubbliche, con un po’ di insegnamento religioso e moltissimo nazionalismo. E il figlio musulmano adottato da adulto continua a preoccuparsi dell’ateismo della madre: fosse almeno cristiana!

Agorà 5

Concorso. La foto del mese Pubblichiamo l’undicesima e ultima immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato quest’anno ai lettori.

L’acqua di Antonio Tamborini

Su “Ticinosette” n. 2 dell’8 gennaio 2016 pubblicheremo i migliori scatti pervenuti nel corso del 2015. E naturalmente verrà premiata la fotografia che il comitato di Redazione riterrà più interessante.

Al vincitore un premio in contanti di 400.– franchi!

Istruzioni per delinquere Un documentario su come fare soldi spacciando droga è stato trasmesso dal popolare canale giovanile MTV. Informazione, istigazione a delinquere o pura caccia agli ascolti? di Marco Jeitziner

Forse nella Svizzera italiana siamo i primi a parlare del documentario “Come fare soldi vendendo droga” (Tribeca Film, 2012) dello statunitense Matthew Cooke1. Anche perché non sembra sia mai uscito nei cinema in Svizzera, né trasmesso dalle TV elvetiche, ma i curiosi non disperino: YouTube serve anche a questo2. Ne parliamo perché nelle scorse settimane lo abbiamo visto in fascia serale di grande ascolto, e non su un canale televisivo qualunque bensì su MTV Italia3, che da sempre fa dei giovani il proprio pubblico di ascolto preferenziale.

Media 6

una farsa e invece è tutto vero, sembra un “manuale del giovane spacciatore” ma in realtà ciò è riduttivo. Infatti Cooke dalla metà del film arriva al sodo quando denuncia il fallimento della politica proibizionista statunitense, l’enorme apparato carcerario che genera, l’assurdità di certi casi giudiziari, la corruzione dei poliziotti, ecc. La critica italiana ha applaudito: “è una buona cosa che il documentario continui a rafforzare la sua presenza sugli schermi” (Roberto Nepoti, Repubblica); “sottolinea l’ipocrisia di fondo di un sistema” (Letizia Rogolino, Il fatto quotidiano); un “docu-fiction tutt’altro che ingenuo” e “senza moralismi” (EriA caccia di audience ka Riggi, Gazzetta), ecc. Forse anche Dal 1981, quando nacque il canale per questo l’opera ha partecipato al musicale a New York, MTV non si è “Toronto International Film Festival” limitato a diffondere la cultura dei nel 2012 e ha vinto il premio del videoclips nel mondo, ma ha fatto pubblico al “Champs Élysées Film discutere per il suo “navigare a viFestival” nel 2013. S’impongono a sta” e l’assenza di una chiara linea questo punto delle domande. La prieditoriale (policy). MTV è la TV dei ma è perché il film è stato snobbato programmi giovanili ma dai contedai festival, dai distributori e dalle TV nuti per adulti, quella che censura videoclip ma poi passa format polielvetiche? Inoltre, se MTV ha colto la ticamente scorretti. Nata come una palla al balzo un quindicenne, amrete tematica, oggi si definisce “genemesso che ancora guardi la TV, che ralista”, ammiccava agli adolescenti cosa dovrebbe capire dal film? Che Il regista statunitense Matthew Cooke (da wikimedia.org) ma ora punta al pubblico “giovanespacciare quasi quasi conviene o che adulto”. Nonostante questo sta vivendo il problema di sulle droghe c’è molta ipocrisia? Nel suo sito internet MTV molte TV, la disaffezione delle nuove generazioni, tanto che pubblicizza così il film: “se non sai come iniziare il percorso il suo programma faro, “MTV Video Music Award”, lo scorso nel mondo della compravendita dei narcotici non preoccuparaprile ha incassato un crollo di ascolti senza precedenti, ti: c’è (…) un documentario per aiutarti un passo alla volta passando dai 6,6 milioni del 1999 a 1,5 milioni4. Come se ad entrare nel gotha degli spacciatori (...)”7. Un testo molto la passi oggi MTV Italia (passato di mano questa estate da seducente e forse per alcuni inopportuno e diseducativo.

Viacom a Sky Italia) non è chiaro. Secondo i critici sconta Non sarebbe la prima volta che MTV Italia si muove sul la crisi di un sistema che è anche quello della musica in limite: nel 2011 aveva già violato il codice di autoregolatermini di modalità di fruizione. L’ex dipendente di MTV e mentazione italiano “Media e Minori”8. Ma si sa: quello giornalista Axel Fiacco lo afferma chiaramente5, ma secon- che conta sono i numeri… do l’emittente va tutto bene6. A ogni modo non sorprende nessuno che MTV abbia deciso di comunicare ai giovani note come si fanno i soldi spacciando droga.

1 Un film didattico?

Il film di Cooke spiega come si può arrivare ai vertici di un traffico che oggi è stimato a 400 miliardi di dollari l’anno, dal piccolo spacciatore di quartiere al boss di un cartello della droga. Le testimonianze sono eccezionali: ex grossi trafficanti statunitensi degli anni ottanta, ex piccoli spacciatori poi diventati famosi musicisti rap. Sembra

2 3 4 5 6

7 8

Ne hanno riferito brevemente Aargauer Zeitung (28.6.2013), 20 Minuten (30.6.2013), Schweizer Illustrierte (7.11.2014) youtube.com/watch?v=HJLvNx4oVPQ. news.mtv.it/cinema/come-fare-soldi-vendendo-droga/. bloomberg.com/graphics/2015-viacom-mtv-sumner-redstone/.

“MTV, una rete in crisi” (Il fatto quotidiano, 5.1.2014). news.mtv.it/mtv-news/mtv-continua-a-crescere-negli-ascolti-2/ (2.9.2014).

Ibid. 1. sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/Minori_risoluzioni/2011/7.pdf.

Letture. Il tempo al confine di Gaia Grimani

Un libro pubblicato è sempre un’emozione, tanto più quando ci riporta immagini di un tempo che fu e di un luogo che amiamo. È questo il caso di un’opera singolare tratta dalla collezione di cartoline di Chiasso e dintorni di Mario Verga, messe a confronto con gli scatti sapienti della fotografa Lydia Stadler Centonze, che ritrae gli stessi luoghi oggi.

Abito da 37 anni vicino a Chiasso, ma la cittadina che ci viene incontro in questo libro non ha relazione con la mia esperienza, troppo recente per condividere le immagini delle cartoline, troppo cieca per saper cogliere le prospettive inedite e affascinanti della Chiasso odierna suggerite da un’artista come Lydia. Le due passioni, quella del collezionista Mario Verga e quella della fotografa s’intrecciano in una storia che va dalla fine dell’ottocento a oggi; a partire dalla cartolina del 1898 che illustra il transito sul corso San Gottardo (allora via Principale) del tram dolce verde della Società Tram Elettrici Mendrisiensi. Oppure dalla cartolina del 1906,

che raffigura il confine italo-svizzero agli inizi del novecento, dove si nota la piattaforma girevole utilizzata per invertire la direzione di marcia dei treni a vapore, fino al Palazzo ovale ritratto da Lydia Stadler in una prospettiva inedita e irriconoscibile. Una serie di didascalie accompagnano le immagini del passato e le foto di oggi, raccontando storie di vita vissuta, testimoni della società e del costume locale e ci fanno particolarmente apprezzare ciò che ci lega alle nostre radici e alla nostra terra.

Correlata al libro è stata allestita una mostra (che si chiude proprio oggi, 24 dicembre) in corso San Gottardo 46, presso la galleria “arteincorso” dove si sono potute ammirare molte delle cartoline originali della collezione di Verga e le fotografie di Lydia. Edito da Progetto Stampa SA di Chiasso con il sostegno del Municipio della cittadina di confine e della Banca Raiffeisen, il volume può essere acquistato chiamando lo 091 682 05 83.

Il ricavato della vendita va in beneficenza ad associazioni ed enti della città di Chiasso.

Angoli di Chiasso ieri e oggi di Mario Verga e Lydia Stadler Centonze Progetto Stampa SA, 2015

Per conservare i tuoi momenti felici per sempre Scopri il variegato assortimento del FOTOLIBRO CEWE: · 9 diversi formati · da 26 a 154 pagine <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2sDQ3MwcAlr7mPg8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLKw4CQRAFT9ST93r6Q9OSrNusIPgxBM39FQsOUUmJqn1vH_hx247Hdm-CZjIvlZHt5UMzEG2s4ZrIpsIU9CvP8BT1v0dUkQDWtxGqwBYhNmXW4lRGlI338_UB-pgignsAAAA=</wm>

Buono di

· carta lucida o opaca

fr. 10.–* su tutti i fotolibri Codice del buono

7942

* Offerta valida fino all’1.2.2016 su tutti i fotolibri a partire da un importo minimo di ordinazione di fr. 40.–.

Utilizzabile solo una volta per indirizzo e-mail e non cumulabile. www.migros.ch/photo

PHOTO SERVICE

La Gioconda del Malcantone Il furto del ritratto della Monna Lisa avvenuto al Museo del Louvre nel 1911 ha per decenni alimentato la fantasia popolare e le voci sulla possibile esistenza di una copia del noto quadro di Leonardo. Ma che c’è di vero?

di Roberto Festorazzi

C’erano una volta due amici che abitavano in due paesi

confinanti, l’uno in territorio italiano, l’altro in Svizzera.

Due paesi distanti non più di quindici minuti a piedi.

L’italiano era di Trezzino, comune di Dumenza, un tempo provincia di Como, oggi di Varese. L’elvetico risiedeva ad Astano, nel Malcantone. Si dà il caso che il dumentino fosse Vincenzo Peruggia, classe 1881, il famoso ladro della Gioconda, il quale la mattina di lunedì 21 agosto 1911 staccò da una parete del Louvre il dipinto leonardesco, per tenerlo con sé per oltre due anni. L’amico era invece Marco de Marchi, in arte “Richin”, un artigiano decoratore nato nel 1884 che qualcuno ad Astano ancora ricorda come un personaggio alquanto estroso.

Arti 8

Paesi d’artisti e di migranti Dumenza e la vicina Astano sono terra di creativi geniali che con le loro opere hanno allietato il mondo. Del nucleo dumentino di Runo fu infatti originario Bernardino Luini, uno dei più talentuosi allievi di Leonardo da Vinci, mentre Astano diede i natali al celebre architetto e urbanista Domenico Trezzini, il quale nel 1703 ricevette dallo zar Pietro il Grande l’incarico di edificare la nuova, sontuosa capitale russa, lungo le rive della Neva: Pietroburgo.

La storia che stiamo per raccontare non si comprenderebbe senza questa premessa. Memore di tali insigni tradizioni, Dumenza ospitò una scuola di disegno i cui corsi furono frequentati, appunto, dai due amici, Vincenzo e Marco alias “Richin”. I loro destini si separarono dopo che de Marchi ebbe perfezionato la sua mano di artista seguendo l’accademia di Brera, a Milano. Mentre infatti “Richin” emigrò a Buenos Aires, dove insieme al fratello Quinto si dedicò alla decorazione di importanti edifici, Peruggia si stabilì a Parigi.

Esasperato dal disprezzo verso gli italiani, che i francesi manifestavano gratificando anche lui dell’appellativo di “macaroni”, un giorno l’emigrante dumentino, che per motivi professionali aveva accesso al Louvre, pensò bene di attuare la propria vendetta. Ritenendo, erroneamente, che la Gioconda fosse il frutto delle rapine napoleoniche in Italia, progettò il “ratto”: un gesto, un po’ in stile futurista, che la stampa dell’epoca ebbe a definire “delitto estetico”.

Si dileguò, nascondendo sotto il suo camice da lavoro la tavola di legno sulla quale il maestro di Vinci aveva dipinto il ritratto della Monna Lisa, celebre per il suo sorriso enigmatico, appena accennato.

Il ritratto di un ritratto Da lì iniziarono le peripezie di Peruggia, che per 28 mesi tenne nascosta l’opera sotto il tavolo da pranzo del suo appartamento, al numero 5 di Rue de l’Hôpital Saint-Louis. In un groviglio inestricabile di motivazioni patriottiche, e di propositi venali, Vincenzo passò di avventura in avventura, finendo per cadere nella trappola tesagli dalla polizia italiana, con la complicità dell’antiquario fiorentino Alfredo Geri. Si era allora nel dicembre del 1913. Per l’artigiano di Trezzino si aprirono le porte del carcere. Così, il quadro poté essere riconsegnato alla Francia.

Ciò che si ignorava era il capitolo nascosto di questa storia. Mentre avvertiva attorno a sé i presagi dell’inevitabile conclusione del sequestro, Peruggia, subendo il fascino sentimentale del capolavoro, chiese al suo amico “Richin” – che nel frattempo era tornato dall’Argentina e si era trasferito come l’amico a Parigi – di realizzargli una copia: il ritratto di un ritratto.

De Marchi, recandosi nell’abitazione parigina di Peruggia, cominciò così a lavorare alla riproduzione a matita seppiata, quindi senza l’aggiunta dei colori a olio. Ma il risultato fu ugualmente stupefacente. Ne uscì un disegno di alto valore artistico che deve la sua unicità al fatto di essere la più rilevante testimonianza storica legata alla sfida, audace e titanica, condotta da Peruggia: e cioè un ritratto realizzato dal vivo, con l’autentica Monna Lisa di fronte, nel biennio intercorso tra il trafugamento dell’opera e la sua restituzione incolume.

Tale retroscena è emerso soltanto dopo un secolo, grazie a un pronipote di “Richin”, Marco Morandi, che vive ad Astano. Questi ha infatti riesumato dallo scantinato di casa l’opera, che era stata praticamente occultata. Per quale ragione? Perché, dopo che su Peruggia piovvero le conseguenze giudiziarie del “rapimento”, anche de Marchi temette di finirne travolto. Così non consegnò mai la “copia” all’amico. Le prove del fatto che il ritratto della Gioconda sia stato realizzato in quelle straordinarie circostanze, sono emerse dopo che, davanti a un notaio di Lugano, l’opera è stata liberata della sua cornice e del suo fondo in cartone.

Vari documenti, soprattutto testi autografi di “Richin”, attestano, senza ombra di dubbio, che la copia venne compiuta, a Parigi, dall’artista astanese, tra il 1911 e il 1913: cioè nel periodo stesso della detenzione del capolavoro vinciano da parte dell’emigrato italiano. In particolare, de Marchi, in un messaggio manoscritto ritrovato sul retro del

La donna che si fece mito Si chiamava Margaretha Gertruida Zeller, ma per tutti è stata Mata Hari ovvero la “Luce del mattino”. Aspirava a essere un’opera d’arte vivente e costruì meticolosamente, di giorno in giorno, il mito di se stessa di Stefania Briccola

Margaretha

Società 8

Gertruida Zeller era nata, a Leeuwarden (Olanda) nel 1876, e i suoi occhi e capelli neri facevano di lei una bellezza diversa in un mondo di bionde. Si sposò con un ufficiale rispondendo a un’inserzione e si trasferì in Indonesia dove tra le sventure volle fortissimamente imparare l’arte della danza. Tornata in Europa, divorzia e sceglie Parigi come palcoscenico per l’edificazione del proprio mito. Fa la modella per un pittore, ma non ha successo. Allora si impone nella Ville Lumiere come danzatrice orientale e diventa l’amante di uomini ricchissimi.

Ora i salotti, che prima osannavano Isadora Duncan, vogliono l’indiana che balla nuda, vestita solo di gioielli e un lembo di stoffa su fianchi e gambe. Si esibisce al Museo Guimet di arti orientali, ma la sua consacrazione avviene all’Olympia nel 1905 e ballerà all’Opera di Montecarlo grazie a Massenet. Poi gli stenti e la pigrizia faranno di lei una sublime prostituta e un sedicente agente segreto. Il 15 ottobre del 1917 Mata Hari viene fucilata per spionaggio dai francesi. Pare non ci fossero prove del reato a suo carico. Con lei si volle giustiziare il simbolo della Belle Epoque.

L’ascesa di una donna ambiziosa Giuseppe Scaraffia, docente di letteratura francese alla Sapienza di Roma, nel libro Gli ultimi giorni di Mata Hari (UTET, 2015), mette in scena una rappresentazione corale in cui dà voce a vari personaggi dell’epoca che avrebbero creato opere d’arte in grado di spiegare un mondo. La raffinata narrazione, dal taglio cinematografico, si concentra sui giorni che precedono l’esecuzione di Mata Hari e su di una serie di figure legate alla donna. La lista dei personaggi che sfilano sotto i nostri occhi è nutrita e variegata: si va dagli ex amanti della ballerina come Filippo Tommaso Marinetti, a Gabriele D’Annunzio, interventista e fiaccato dalla droga, da Colette a Proust, gaio e perso in una casa di piacere.

Giuseppe Scaraffia, quale idea sta dietro a questa forma di scrittura che presenta figure diverse nello stesso momento in cui va in scena la fucilazione di Mata Hari?

Più passa il tempo più mi rendo conto della coralità della vita.

Se da un lato Lawrence pensa agli arabi, dall’altro Mata Hari in carcere si chiede se le portano uno specchio per esercitarsi al ballo. Tra l’altro in questo formicolare di esistenze ho usato personaggi famosi perché non siamo documentati su altri. Tutti loro stanno vivendo lo stesso istante in luoghi e modi diversi.

Perché la fucilazione di Mata Hari rappresenta la fine della Belle Epoque e di un simbolo?

Di solito i francesi non condannavano mai le donne alle quali concedevano sempre la grazia all’ultimo momento. Bisogna ammirare la fermezza di carattere di Mata Hari perché, anche quando non arriva la grazia, lei non precipita nel terrore, resta lucida e a volte dà l’impressione di aver capito che quella rappresentava l’occasione per recitare l’ultima scena e diventare un mito. Ballerina più fantasiosa che brava, più audace che perfetta, sembra essersi resa conto della possibilità di trasformarsi in qualcosa di diverso.

Nei suoi libri, come Le signore della notte, ha reso omaggio a figure di donne esplicitamente dedite al piacere…

Chi era veramente Mata Hari?

Lei assomigliava un po’ al padre che era mitomane e non solo aveva abbandonato la famiglia, ma aveva scritto questa biografia immaginaria facendo discendere la sua stirpe da una serie di dinastie regali. Fin dall’inizio Mata Hari sapeva di non essere fatta per la vita normale per cui quando la famiglia si è impoverita, passava il tempo a letto a leggere romanzi sentimentali in attesa di qualcosa. Come marito si è accontentata di un militare in licenza e con lui è partita verso questo Oriente che avrebbe reinventato.

Pare che Mata Hari non fosse proprio un’ingenua ...

Lei era una mantenuta di talento. Quando Mata Hari arriva a Parigi non ha vita facile. Fa la modella di nudo ma non ha successo per via del seno troppo piccolo per l’epoca. Capisce che deve raddoppiare la posta: si deve esibire in case private. Gioca le sue carte: quella di fingere di essere indiana, di avere studiato danza a Giava e di rimanere nuda in un’epoca ancora attenta alle regole della morale. La sua fortuna inizia grazie alla sua straordinaria disinvoltura. Mata Hari convince degli esperti orientalisti che la fanno danzare al Museo Guimet delle arti e delle tradizioni orientali di Parigi e trasformano la biblioteca in un teatro in modo che lei possa esibirsi fra una serie di sfondi religiosi e mistici indiani. Il suo grande potere derivava anche da una forma di mitomania che la spingeva di volta in volta a inventarsi tutta una serie di origini diverse. Insomma, giocava a fare la femme fatale orientale aiutata anche dal suo aspetto.

Perché non si fa cenno all’attività di spionaggio di Mata Hari che l’ha resa famosa?

Purtroppo Mata Hari non solo non fu una spia, ma lo spionaggio la annoiava molto. Era pigra e aveva ben poco da raccontare.

Arti 9

Foto segnaletica di Vincenzo Peruggia, il “ladro della Gioconda” (da wikimedia.org)

quadro, si rivolge direttamente a Peruggia garantendogli la conservazione del ritratto così come è stato rinvenuto: “Caro fratello Vi. [Vincenzo] Lisina non sarà rittoccata [sic]”.

Altri scritti di “Richin” documentano, con preziosi dettagli psicologici, la forte emozione provata dall’artista astanese durante la sua esperienza di “copista” all’opera davanti all’originale vinciano.

“Il pezzo mancante” Marco Morandi, bancario in pensione, si è dedicato con passione a comporre le tessere del mosaico. Mi racconta: “Questa storia si ricollega alla vox populi e a tante memorie rimbalzate, nel corso dei decenni, tra Dumenza e Astano. So, per esempio, che un pastore di Trezzino, tale Walter Materossi, lasciava sovente scappare le sue capre verso Astano. Con il pretesto di andare a riprenderle, trascorreva tutta la giornata nelle osterie narrando sempre la stessa storia. Ossia, che una persona di Astano aveva copiato a Parigi un quadro famoso che era stato rubato”.

Sull’esistenza di una copia della Gioconda, fatta realizzare da Peruggia, o dai suoi complici, sono fiorite leggende. Vi è stato chi ha sostenuto addirittura che l’opera originale venne occultata dal trafugatore, in una valle varesina,

e che la Monna Lisa ricuperata alla fine del 1913 non fosse quella autentica. Ma, ora, all’emergere del disegno firmato “Richin” si comprende come anche quelle favole, tramandate nei paesi lungo il confine tra Svizzera e Italia nelle serate trascorse davanti al camino, avessero un fondamento di verità.

Alla vicenda eccezionale della Monna Lisa del Malcantone si è appassionato il regista americano Joe Medeiros, autore del documentario Il pezzo mancante, dedicato al trafugamento del dipinto leonardesco – trasmesso dalla RSI il 7 gennaio del 2014 –; appreso del ritrovamento della “copia” della Gioconda, Medeiros si è precipitato ad Astano a filmare il quadro e la casa ove è stato scovato.

Che fine fecero i due complici e sodali? Peruggia riuscì a beffare una seconda volta gli odiati cugini d’Oltralpe, dopo aver scontato la sua pena detentiva, sconfinando nuovamente in Francia (da dove era stato espulso) con le generalità alterate. Morì, stroncato da infarto, l’8 ottobre 1925, giorno in cui compiva 44 anni. Quanto a “Richin”, nell’immediatezza dei fatti preferì cambiare aria tornando in Argentina, da dove rimpatriò definitivamente nel 1924.

Morì nel 1957, tenendo sempre la bocca cucita sulla sua incredibile compartecipazione all’epica impresa.

più sentire parlare della guerra. Le donne hanno imparato che lavorando possono essere libere come gli uomini. I pescecani di guerra hanno accumulato grandi ricchezze, mentre le famiglie borghesi e aristocratiche le hanno perse.

Nel libro oltre a qualche personaggio della “Recherche” troviamo Proust che frequenta una casa chiusa per uomini…

La vita erotica di Proust è curiosa con il suo sadismo verso i topi. Nel postribolo lui rimane sempre vestito sotto le coperte. Ha un comportamento che a noi fa orrore, ma pare che secondo gli psicanalisti ci fosse un’identificazione sadica tra i topi e gli amatissimi genitori dello scrittore. Ogni volta che li nominava anche vent’anni dopo la loro morte la sua voce si incrinava.

Poi c’è Robert de Montesquiou, un dandy autentico…

Si, lo era e Proust quando lo conobbe pensò di avere trovato l’uomo ideale cioè uno che fosse un aristocratico ma anche un artista, ma non erano fatti per intendersi.

Montesquiou, come appare nel ritratto di Boldini, era un grande creatore di se stesso come capolavoro, elegante e molto cattivo, si divertiva a prendere in giro gli altri.

Società 9

Tra le pagine compare anche Hemingway che è un personaggio assai distante e diverso da Mata Hari…

Hemingway l’ha soltanto sognata. Lui rappresentava l’esatto contrario del mondo di Mata Hari, quello della Belle Epoque, fatto di galanterie, élite, sprechi e raffinatezze.

Mata Hari nel febbraio del 1910 (da meteoweb.eu)

Lei amava moltissimo i militari, gli ufficiali e gli aviatori, infatti ha avuto un grande amore con uno di loro, e considerava invece i banchieri e gli ambasciatori e i potenti come dei mezzi per mantenersi nel lusso. Qualche chiacchiera la sentiva dai militari, ma soprattutto Mata Hari cercava di farsi finanziare senza offrire nulla in cambio. Quindi si era fatta reclutare sia dai servizi segreti francesi che da quelli tedeschi e con ognuno vantava la possibilità di fare il doppio gioco fin quando alla fine i tedeschi non si sono irritati e l’hanno fatta scoprire dai francesi. Nel campo dello spionaggio Mata Hari era una vera truffatrice oltre che un’incapace.

Nel libro risaltano le figure degli ufficiali francesi da Klingham, che fucila Mata Hari, al cattolico Bernanos.

Che tipi erano?

Nel corso della Prima guerra mondiale, proprio negli ultimi due anni, in Francia avviene una catastrofe epocale: scompare una intera classe dirigente che riteneva fosse giusto andare in trincea e morire per la patria. I pochi ufficiali rimasti si trovano in un mondo che è cambiato, è indifferente ai loro valori e non vuole

Poi c’è Marinetti, che amava le donne e ne frequentava molte…

Marinetti fece venire a casa sua Mata Hari e la fece ballare nuda per lui come aveva fatto con Isadora Duncan.

Ticinosette per il Ticino

<wm>10CAsNsjY0MDAy0bU0MDcwNgMA4GE13A8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLqw6AMBAEv6jN7l1fx0mCIwiCryFo_l9BcYjNjJhdV88R3-ZlO5bdCUgKhgotLsWiGLQ6rcWkUCdZBcwThQpj5u8SRF4CfTSBDKydMiS3XpDifV4PHkdZLHUAAAA=</wm>

L

e persone con disabilità mi trasmettono gioia di vivere. Mi hanno aperto gli occhi e fatto capire quanto è prezioso quello che abbiamo.

Questa sensazione è diventata linfa vitale per me. Ne ho bisogno. Ecco perché ho scelto di studiare pedagogia curativa e lavorare in questo settore facendo pure del volontariato, perché mi dà energia e positività. Con il tempo si cambia modo di ragionare.

Io, per esempio, mi sono resa conto di quanto noi normodotati siamo prigionieri della fretta. Quando hai a che fare con chi ha una disabilità, cambia la tempistica e rallentare ti fa apprezzare le piccole cose, ma soprattutto ti fa capire che tutto questo correre non ci porta granché. Ho lavorato per alcuni anni per l’Atgabbes, come responsabile delle attività per il tempo libero di bambini, ragazzi e adulti bisognosi di educazione speciale. Mi piaceva il mio lavoro, ma era troppo statico. Trascorrevo molte ore in ufficio e mi mancava il contatto con l’utenza. In poco meno di un anno ho cambiato attività e ho soddisfatto pienamente i miei bisogni. Ora durante la settimana lavoro presso il laboratorio “Il Punto” a Mendrisio della Fondazione Diamante con adulti con disabilità mentali.

In un piccolo team di 8-9 persone svolgiamo un’attività per conto terzi. Il mio gruppo si occupa di inscatolare kit di freni per biciclette. Da un lato supervisiono che il lavoro sia svolto correttamente, dall’altro mi occupo della parte socio-educativa. Trasmettiamo il rispetto delle regole come è tenuto a fare un qualsiasi lavoratore: gli orari, la richiesta delle vacanze o le pause. In genere, le persone con le quali lavoro quando sentono di avere un ruolo tendono a rispettarlo e si adattano molto di più di noi normodotati.

L’atmosfera che si crea mentre lavoriamo è molto piacevole.

La radio è sempre accesa e sono frequenti gli scambi tra di noi, anche su argomenti impegnativi. Facciamo delle vere e proprie riflessioni di gruppo. Naturalmente lo sport è tra gli argomenti più gettonati. Spesso devo ripetere le stesse cose, ma non lo vivo come un problema. Tutto diventa più leggero e divertente se si ironizza. Il difficile subentra quando qualcuno non sta bene per problematiche psichiche o mediche e ti devi confrontare con i tuoi limiti di educatrice

che non può occuparsi di ciò che esula dal proprio raggio di azione.

Sono anche coordinatrice per la Svizzera Italiana di Special Olympics Switzerland, la fondazione che promuove competizioni sportive per le persone con disabilità mentale. Ora sto conoscendo tutti i gruppi che organizzano regolarmente attività sportive per disabili. Io sono un punto di riferimento per chi volesse far partire nuove esperienze e per discutere insieme delle modalità per realizzarle. Proprio in questo ambito ho scoperto le joelette. Si tratta di trasportini inventati in Francia per permettere ai disabili che non possono camminare di vivere esperienze a stretto contatto la natura. Sostanzialmente si compongono di una postazione seduta dove prende posto il disabile. Sotto vi è una ruota grande da mountain bike. Dietro si posiziona un primo volontario che spinge e dà il gas attraverso un motore elettrico che coadiuva il movimento, davanti c’è un secondo volontario che dà la direzione e a fianco del disabile un terzo volontario.

Grazie alla ruota si possono percorrere veri e propri sentieri e far vivere a persone, che spesso vivono in istituto, intense emozioni: farli sfiorare dalle foglie o spruzzar loro dell’acqua attraversando un ruscello. Le loro reazioni sono incredibili: gioia, risate, sensazioni nuove. Non essendo abituati a un’immersione così completa nella natura, ne rimangono estasiati. Anche per noi volontari è assai gratificante, perché nel nostro calendario si crea un appuntamento fisso con la natura. Queste giornate permettono anche a me di stare per diverse ore all’aperto e sento che mi fa molto bene. La carica di energia che porto a casa mi sostiene una settimana. Per ogni disabile c’è bisogno di tre volontari e per questo siamo sempre alla ricerca di persone che diano la loro disponibilità.

Le mie giornate sono piene, ma mi piace così tanto quello che faccio che non mi pesa affatto. Non so cosa sia la monotonia o la ripetitività. Per il futuro spero solo di continuare a essere felice svolgendo le cose che mi piacciono.

SLADjANA STOjANOvIC

Vitae 10

Dopo gli studi in pedagogia curativa si è dedicata alle persone con disabilità con entusiasmo e grande energia. Una vita in cui monotonia e noia sono parole che non esistono

testimonianza raccolta da Lisa Bacchetta fotografia ©Sabine Biedermann

T r a n s u m a n z a La discesa dallâ&#x20AC;&#x2122;Alpe dei San Bernardo

di Claudio Rossetti; fotografie ŠMassimo Pedrazzini

in queste pagine Sullo sfondo le montagne della parte Italiana del passo in apertura Ospizio del Gran San Bernardo

A

fine settembre, dopo una lunga estate trascorsa nella loro patria d’origine sul passo, i collaboratori della Fondazione Barry assieme a oltre cento affezionati amici e donatori, hanno accompagnato i cani lungo la discesa autunnale dal Gran San Bernardo a Bourg-Saint-Pierre. Qualcuno sostiene che dal passo del Gran San Bernardo sia transitato anche Annibale con i suoi elefanti, quando nel 218 a.C. osò sfidare le infames frigoribus alpes, le Alpi orrendamente fredde, per

scendere in Italia a combattere i Romani. Nessun documento avvalora questa tesi e l’impresa del condottiero cartaginese rimane avvolta nel mistero. Se non c’è passato lui, però, molti altri lo hanno fatto. Fin dall’antichità, il colle è stato varcato per attraversare il massiccio alpino da mercanti, eserciti e pellegrini. Attorno alla metà dell’anno 1000, arriva anche San Bernardo da Mentone, che fa costruire un ospizio per accogliere quei viandanti che si avventurano tra quelle montagne in ogni stagione e che

lui, arcidiacono di Aosta, era solito soccorrere quando arrivavano al piano stremati dopo aver superato il Col Joux, il colle di Giove dei Romani. Da allora, l’ospizio ospita i canonici e i celebri cani che, grazie al loro fiuto sensibile, aprivano la strada ai soccorritori e riuscivano a ritrovare i malcapitati, dispersi o sepolti nella neve. Nel corso del secolo scorso, il loro prezioso fiuto sarà poi sostituito da quello più tecnologico dei moderni apparecchi di ricerca-persone e dallo sviluppo del soccorso alpino e

ora, grazie alla Fondazione Barry di Martigny i cani San Bernardo sono utilizzati per attività e scopi sociali.

Una scuola per cani La Fondazione Barry è proprietaria dell’allevamento più antico al mondo del cane nazionale svizzero, da quando, 10 anni fa, ha rilevato dai canonici del colle del San Bernardo il canile con i celebri animali. Ogni estate consente a un certo numero di cani di trascorrere un periodo nel

Massimo Pedrazzini Classe 1965, nel 1986 ha aperto il proprio studio a Locarno, poi trasferito a Losone. L’attività di fotoreporter lo ha portato a svolgere importanti incarichi: dal Festival del Film di Locarno al New Orleans Jazz di Ascona, dal Carnevale Rabadan di Bellinzona al Moon & Stars di Locarno.

Nel suo studio di Losone si dedica anche alla fotografia pubblicitaria, alle riprese aeree, alle documentazioni di cantieri, fotografie industriali e foto per cataloghi. Per informazioni: fotopedrazzini.ch.

in queste pagine Transumanza di fine stagione, i cani ospitati al passo scendono a Martigny per l’inverno accompagnati da molti amici e simpatizzanti

loro luogo d’origine, il Gran San Bernardo. I 35 cani trascorrono l’inverno insieme a Martigny, dove è possibile fare loro visita ogni giorno al Barryland, Musée et Chiens du Saint Bernard. La scorsa estate, con temperature un po’ più fresche sul Passo, è piaciuta molto ai San Bernardo. Oltre 25mila persone hanno fatto visita al canile dell’Ospizio dove hanno potuto incontrare i simpatici cani, osservare il momento dell’apprendimento di trucchi e consigli impartiti dalle operatrici e dagli operatori e, ovviamente, scoprire i cimeli nel piccolo museo dei canonici. La Fondazione Barry, dopo aver organizzato con successo il primo trekking sui sentieri di Napoleone attraverso il colle, ha deciso di proporre, per la prima volta, agli amanti dei cani e alle persone interessate di accompagnare i San Bernardo lungo la passeggiata di 12 chilometri dal Passo a Bourg-

Saint-Pierre. Il tratto veniva percorso dai San Bernardo ogni giorno già oltre 250 anni fa insieme ai marronniers (aiutanti dell’ospizio) alla ricerca di persone che si erano smarrite. L’iniziativa è stata ideata per riscoprire un pezzo di storia assieme ai simpatici cani San Bernardo, bardati a festa per l’occasione.

Barryland, il museo vivente dei San Bernardo Il Musée et Chiens du Saint Bernard si trova a Martigny accanto all’anfiteatro romano. L’antico arsenale è stato trasformato nel 2006 in un museo vivente da un team di architetti. Oltre agli oggetti d’arte e alle numerose testimonianze della storia del colle e dell’Ospizio del Gran San Bernardo, i leggendari San Bernardo costituiscono l’attrazione principale del museo. Il primo piano è dedicato alla storia

del Gran San Bernardo, del suo Ospizio e dei suoi cani. A partire dal 19esimo secolo si sono formate innumerevoli leggende su questi celebri cani. Il museo mostra oggetti e testimonianze dei numerosi eventi che si sono succeduti al colle, attraversato nel corso dei secoli anche da Annibale e Napoleone. I cani dell’Ospizio hanno lasciato il segno nella regione e costituiscono il punto focale del museo. I San Bernardo sono stati soggetti molto apprezzati sin dagli albori della fotografia, come testimoniano i numerosi scatti fotografici che sono giunti fino ai nostri giorni. Tra i punti forti dell’esposizione il loro utilizzo come iconografia nella pubblicità, nella pittura e in una grande collezione di francobolli di 85 paesi diversi. Al piano terra si trova il settore riservato ai cani viventi. Le cucce sono collegate con la recinzione esterna in cui gli animali possono scorrazzare liberamente per il piacere dei visitatori. Grandi e piccini possono inoltre accarezzarli e seguire le cure e le attività proposte dal team dei collaboratori. È chiaramente altresì possibile ammirare di tanto in tanto, la prossima

volta a inizio gennaio, gli adorabili cuccioli che giocano fra di loro. Con circa 60mila visitatori all’anno, il museo dei San Bernardo è la seconda attrazione più importante del Vallese. Il cane nazionale svizzero ha un cuore d’oro.

Adora il contatto con gli esseri umani e ne ha bisogno. Ci aiuta ormai da secoli: in passato come cane da soccorso, oggi come “terapeuta”. Dal 2012 ormai la Fondazione Barry punta con successo sulle interazioni assistite dagli animali in ambito sociale. Queste comprendono i seguenti aspetti: pedagogia assistita dagli animali; campi e programmi a lungo termine; visite nelle case di riposo e nelle scuole e terapia assistita dagli animali; concetti personalizzati per vincere la paura dei cani. Queste interazioni si fondano sulla tesi secondo cui i cani attivano le nostre forze fisiche, psichiche e sociali: “Studi scientifici dimostrano in modo evidente gli effetti positivi che la coabitazione con gli animali può avere sul benessere, sullo sviluppo personale e sulla qualità di vita degli esseri umani”. Tutte le interazioni avvengono tenendo conto dei bisogni dei cani, dell’allevamento rispettoso della specie e di cure appropriate e competenti.

da vedere in TV RSI La1 trasmetterà, oggi, sabato 2 gennaio, con inizio alle ore 20.40 il documentario “I cani di San Bernardo”. Realizzato da Romano Venziani e Luciano Paltenghi, si racconta la storia di questo cane simbolo della Svizzera e quella del luogo che gli ha dato il nome. per informazioni La prossima transumanza avrà luogo sabato 18 giugno. Per l’occasione verrà riproposto anche il “Trekking di Barry” (17–20 giugno). Per maggiori informazioni vi rinviamo alla Fondazione Barry, Piazzetta de Capitani 10, CH-6600 Locarno; tel. +41 (0)91 600 33 44, ticino@fondation-barry.ch.

Un giorno da Platone Lo scorso novembre si è svolta la 14esima edizione della Giornata mondiale della filosofia.

La più antica delle discipline rimane un essenziale strumento per riflettere, cercare di comprendere e risolvere i problemi. Ieri come oggi di Francesca Rigotti

Il 19 novembre è stata celebrata in tanti luoghi del pianeta

Kronos 40

la Giornata mondiale della Filosofia, promossa dall’Unesco a partire dal 2002. Essa si svolge il terzo giovedì del mese di novembre allo scopo di sottolineare l’importanza di tale disciplina soprattutto per i giovani, ed è giunta nel 2015 alla XIV edizione. Lo scorso novembre si sono svolte sia celebrazioni della giornata articolate e impegnative, per esempio a Dakar, Senegal e a Parigi, sia iniziative spontanee fiorite qua e là: eventi e interventi più o meno organizzati da persone di buona volontà, in varie località e in diversi edifici e postazioni (teatri, scuole, cafés-philo ecc.). Persino in una grotta (a Camerano, nelle Marche) dove si è potuto assaporare il brivido dell’esperienza della caverna platonica, uno dei miti doc della filosofia.

un contributo essenziale al benessere dell’umanità, illuminare le poste in gioco complesse e fare progredire la pace”. Impegnativo come compito, per una disciplina “povera e nuda” quale la filosofia, come la definiva Petrarca, non dedita “al vil guadagno”. Una filosofia comunque e sempre separata e emancipata dalla teologia, di cui non è né ancella né supplente; una filosofia che avanza con onestà intellettuale le sue argomentazioni e le sue motivazioni, fissando attraverso analogie e metafore, miti e allegorie, le tesi che cerca di difendere, tendendo separati gli ambiti di ragione e logica da quelli della fede, quelli del sapere da quelli del credere.

La metafora dell’acqua La filosofia insomma aiuta a pensare e di riflesso a orientarsi, a trovare un punto fermo sul quale fare sosta: punto di sosta, punto di partenza, Una giornata per tutti punto di vista. Nella tradizione fiIn Italia il patrocinio dell’Unesco losofica l’esempio più famoso della compete alla città di Savona, in Liricerca del punto di orientamento guria (portalefilosofico.com), ed è stato è il Discorso sul metodo di Descartes nella Sala Rossa di quel comune che (1637), nel quale si applica anche una mi sono trovata a tenere una lezione strategia economica: l’orientamento rivolta soprattutto ai giovani, che deve trovare la via più breve e più sono intervenuti con entusiasmo, facile, le occasioni più favorevoli, esprimendosi con una sequela di l’eliminazione di ciò che è di intraldomande serrate e pertinenti espocio, superfluo, non mirato allo scopo. ste senza reticenza e senza retorica.

Il bel manifesto dell’edizione 2010 Nella mia lezione alla Giornata della Giovani fiduciosi, loro come noi, nel ruolo e nel significato della filosofia, nonché del pen- filosofia ho parlato di identità e differenza in filosofia, siero critico e argomentato che la contraddistingue, per la appoggiandomi ad alcune analogie con acqua e stupore: comprensione e la gestione del mondo che ci circonda. Un scelgo, per concludere, di riproporre proprio l’acqua. Acqua mondo difficile e complesso, e tuttavia – almeno in quella del principio, come inizio e come caratteristica, in Talete; parte nella quale ci è toccato di vivere – incomparabilmente acqua del movimento e della trasformazione in Eraclìto. più sicuro che nei tempi passati, benché la nostra percezio- Acqua che garantisce identità nel mutamento a centinaia ne della paura segnali dati contrastanti. Per quanto riguarda di migliaia di persone che a causa della migrazione soffrono il terrorismo, per esempio, nonostante il suo alto profilo di disorientamento, stupite e oppresse dal thauma, meranelle notizie, i rischi concreti sono limitati e per molti di viglia e attonimento, mentre scorrono sull’acqua e sulla terra come acqua, come fiumi. Nella metafora orizzontale noi poco probabili.

Importante è, in questo come in altri frangenti, la cono- e dinamica del fiume e dei ruscelli, delle acque fluviali e dei scenza della filosofia in quanto forma mentis che aiuta a suoi affluenti, l’immagine dell’acqua e del suo “principio” pensare e a riflettere in maniera autonoma e autentica, li- di stupore e meraviglia, non ci rende prigionieri delle nostre bera e informata, senza ipocrisia e senza sovrapposizione di origini ma libera bensì un flusso di trasformazioni, dando interessi personali. È convinzione della Direttrice generale l’idea di una tradizione in perenne mutamento e divenire. dell’UNESCO, Irina Bokovo, che la filosofia “possa apportare Anche questa è filosofia.

Lunga è la notte Tendenze p. 41 | di Marisa Gorza

B

rillar di stelle, riverberi di luna, lampi... le mise della notte più lunga dell’anno sembrano incantate dalla volta celeste e punti luce irradiano ovunque. Per la verità si tratta di paillettes, brillantini, jais, perline che decorano gli abiti, quando questi non sono composti da duttili trame laminate. Complice, il tocco magico e creativo della moderna tecnologia che sa accendere miriadi di faville. Non tutti però sanno che quel luccichio, ora protagonista del guardaroba, ha un precursore in Georges Frédéric Strass, un orefice alsaziano del settecento. Fu lui a inventare il metodo di far brillare i vestiti come diamanti grazie a pezzettini di comunissimo vetro, con l’aggiunta di piombo, bismuto e altri composti. Nascevano gli “strass” e il lusso, osservò Madame de Genlis, prese “un carattere ingannevole che annullava le differenze sociali”. Perfettamente in linea con gli ideali illuministici di libertà e uguaglianza, per cui le classi meno abbienti potevano finalmente permettersi dei “gioielli” similveri.

La democratizzazione del brillio è andata via, via intensificandosi nel tempo e il suo successo spicca particolarmente a partire dagli anni cinquanta del novecento, periodo in cui le tenute dei rockettari destavano stupore, grazie all’assonanza tra il campo visivo e quello uditivo. Negli anni sessanta fu introdotto l’uso della plastica che permise di produrre le paillettes con una lavorazione più veloce e colorazioni con molte più sfumature degli storici strass. Uno spirito let it shine che torna alla ribalta con capi sartoriali e glitterati al punto di essere degni di una perfetta disco girl. Per non parlare degli accessori: borsette, scarpe, cinture, occhiali...tutti in gara a chi brilla di più.

Lungo, lungo o corto, corto?

Allora, per la notte più attesa del calendario, scegliamo l’iper lungo o il corto mozzafiato? Il dualismo, tipico di questo season mood, spesso convive anche se, con il suo genere rockstar,

Colori guizzanti

Il filo del glitter si insinua nel jersey degli abiti per le feste firmati Missoni e la tavolozza dai vividi colori, tra i quali il rosso fiamma, il verde pino e l’arancio, si fa più guizzante che mai.

Mentre la spontaneità dei completi in maglia è resa maliziosa da intarsi in tulle che velano e svelano la silhouette, improntando il look in un neo body conscious che non manca di interagire con i patterns, i fiammati e gli zig-zag tipici della maison. Anche la giacca maschile, stile tuxedo, è resa seducente e femminile dai revers cosparsi di lustrini, in pendant con i lunghi orecchini a frange di catenelle splendenti.

French Connection

Cristalli e canuttiglie

Chi l’ha detto che il nero non può brillare? La giovane musa dell’Emporio Armani veste con nonchalance capi dalle linee nitide, solo che quando si fa sera cristalli e canuttiglie, insieme a borchie, sfaccettate come diamanti, inondano di luminosità le T-shirt di raso di seta nei colori della notte e di pietra di luna. I top fanno coppia con pantaloni fluttuanti a pieghe morbide che lasciano appena scoperta la caviglia, così per mettere in mostra la scarpa a mocassino chiusa da una maxi fibbia imbrillantata. La stessa che decora la pochette gioiello di lucida vernice.

È tutto oro...

Emporio Armani

French Connection esorta al brindisi di mezzanotte inguainate in brevi e fascianti abiti a tubino percorsi da inedite zip e con fitte concentrazioni di borchie mixate a pietruzze cristalline. Inevitabile l’accostamento con il glam rock d’epoca, con approdo al punk e al pop. Piace molto anche il micro tubino leopardato, dove ogni macula è ottenuta assemblando paillettes di toni diversi.

Si dice che non è tutto oro ciò che luccica, ma le corone, i fregi e gli stemmi dorati, ricamati sulle giacche da sera del gentiluomo che veste Dolce& Gabbana, inducono a pensare a una cospicua fortuna. Cioè che si tratta di un rampollo discendente da una antica e nobile schiatta e che, tutto sommato, tiene molto alla tradizione. Sotto il prezioso farsetto indossa pantaloni in velluto nero dal taglio asciutto e camicia di raso nelle più oscure, ma lucide sfumature... così altere da snobbare e sloggiare cravatta o papillon.

La domanda della settimana

I cambiamenti climatici e l’innalzamento delle temperature sembrano colpire in modo particolare le aree alpine.

Siete preoccupati per il futuro del nostro territorio?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 7 gennaio. I risultati appariranno sul numero 3 di Ticinosette.

Al quesito “Negli ultimi 6 mesi avete seguito e/o state ancora seguendo un regime di dieta alimentare dimagrante?” avete risposto:

SI NO

100% 0%

Svaghi 42

Astri ariete Incontri e colpi di fulmine con persone più giovani. Possibili ritorni di fiamma.

Imprevedibili i nati nella seconda decade galvanizzati da Urano.

toro Passionali e gelosi. Con Mercurio di transito il lavoro si fa frenetico. Fate una cosa alla volta senza stress. Il 7 torna un’occasione che sembrava sfumata.

gemelli Nuove situazioni per quanto riguarda la vita sociale. Cambiamenti radicali per i nati nella seconda decade; eliminate i rami secchi degli ultimi 14 anni.

cancro Giove in sestile e Mercurio in opposizione: buone opportunità da non vanificare. Nuova fase decisamente ricca di soddisfazioni. Bene tra il 4 e il 6.

leone La vita sentimentale assume un ruolo di primo piano. Incontri con persone originali. Favorite le relazioni nate all’interno di un social. Irascibilità.

vergine Cambiamenti, traslochi o spostamenti di lavoro favoriti dal transito di Marte.

Se libererete i cassetti potrete fare maggior spazio al nuovo che avanza.

bilancia Il momento è ideale per iniziare un progetto con l’aiuto o la collaborazione del partner. Incontri sentimentali, colpi di fulmine e fidanzamenti.

scorpione Possibili contrasti tra il partner in ordine a questioni legate all’attività lavorativa.

Non siate polemici, andate dritti verso il raggiungimento degli obiettivi.

sagittario Osate, osate e osate. Buone possibilità per dare inizio a un’importante e duratura storia d’amore. Rotture nei rapporti privi di comunione spirituale.

capricorno Momento felice per le situazioni che sapranno guardare lontano. Marte favorisce l’inizio di progettualità soprattutto per i nati nella prima decade.

acquario Momento vivace per la vita affettiva.

Numerose occasioni. I nati nella prima decade devono stare attenti a non esagerare con atteggiamenti aggressivi.

pesci Da una parte Saturno vi rende severi, dall’altra Giove di transito nella vostra settima casa solare vi spinge verso soluzioni di tipo bi-polare. Cautela!

Gioca e vinci con Ticinosette 1

2

3

4

5

6

10

7

8

9

11

12

13 15

14

16

7

18

17

1

19

20

22

21

23

24 27

30

31

33

28

29

32

34

35

36 6

37 4

38

39

40

41

43

42

Questa settimana ci sono in palio 100.– franchi in contanti!

3

44

45

46 2

47

48

50

49 51

5

La parola chiave è: 1

1 9

P R

11

I

15

M

2

2

O

R

A S I

19

V E

27

R

31

A

34

D

37

I

40

P

12

O L

A

47

G

50

A

L L 17

20

E

T

A

T

A

R

R

A

E

N 43

A

45

U

L

13

A

L

A 35

N

38

T

E

T

I

A

T

30

S

I

T S

I R

7

N A

14

O

T

S

I

I

T

T

I

L

L

A

E

I

42

26

33

39

A A

E

S

D

36

A L

A

T

I

I

S

T

A

A

S

O

N

O

I 51

F

A

6

7

La soluzione del Concorso apparso il 18 dicembre 2015 è: RAPPORTO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Lisabeta Fighera 7742 Poschiavo (GR)

T T

E

8

Soluzioni n. 51

I

D

O

5

S

R

A 32

8

I

A

22

4

R

18

I

A

C

6

I

25

M

49

R

21

46

U 48

T

N

41

A

5

16

T

I

E N

T

P 29

R

N

E

O

S

4

A

R

28

3

10

R

O

N

R

A

E

24

M

R 44

T A

A 23

3

Orizzontali 1. Sbigottiti, stupiti • 10. Giardino d’inverno • 11. Tracce, impronte • 12. Le celano i cacciatori • 14. Cerimonie • 15. Nome di donna • 17. Touring Club • 18. La sigla del Tritolo • 19. Rimorchiato • 23.

Cifra imprecisata • 24. Rabbia, furore • 25. Avanti Cristo • 26. Si rende al merito • 28. La fa dolere l’angina • 30. Consonanti in radio • 31. La vicina penisola • 33. Il mitico re di Egina • 35. Il Campeador • 37. Una droga • 38. Si contrappone a iper • 40. Se ne stende uno pietoso • 41. I confini di Vezia • 42. Cala, insenatura • 43. Mezza paga • 44. Tralasciati, dimenticati • 46.

Grosso camion • 47. Pari in alpino • 48. Immobili, inattivi • 50. Quella maggiore brilla • 51. La Musa della poesia amorosa.

Verticali 1. Dà lezioni all’aeroporto • 2. Mori • 3.

Quello di pace segna la fine della guerra • 4. Arnesi dei contadini • 5. Genere musicale • 6. Il dio sbuffante • 7.

L’antica Tridentum • 8. Thailandia e Malta • 9. Celestiale (f) • 13. Il premio ambito dall’attore • 16. Preposizione semplice • 20. Giro d’ispezione • 21. Il no del moscovita • 22. Una trappola del cacciatore • 25. Arto pennuto • 27. Cattivo • 29. Intacca la vite • 32. Astio, livore • 34. Questa cosa • 36. Stipendio • 37. Fuggiti di galera • 39. Massiccio montuoso asiatico • 42. Radio Svizzera • 43. Il bel Brad • 45. La dea greca dell’aurora • 46.

Torta senza pari • 49. Cero centrale.

25

8

26

La soluzione verrà pubblicata sul numero 3

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 7 gennaio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 5 gen. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Svaghi 43

AUTO DELL’ANNO DELLA SVIZZERA 2016

Partecipare e vincere una Astra:

www.astra-testdrive.ch

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDQ0sQAAaLw2YA8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLMQ6EMBADX7SR7ewm5FKe6BAFok-DqPl_BVx3haWRZrwsPRJ--87rPm-doLvlRvrUo0VSjVr6lEuS8BBFCIwPqoOtqP197K0AjLcxyoiB-kjzPCCl6zhvEjWSe3YAAAA=</wm>

Con i punti forti della classe superiore.

2016

La nuova Opel Astra, incoronata Auto dell’Anno della Svizzera 2016, propone tutta una serie di innovazioni di classe superiore: i fari IntelliLux LED® Matrix, sedile Wellness con funzione massaggio e Opel OnStar, il tuo servizio di connettività e assistenza personale. Premiata dalla rivista Schweizer Illustrierte il 2 dicembre 2015.

Maggiori informazioni su: www.opel.ch

La nouva Astra.

Irrita la classe superiore.

0418_02_SF_210x295mm_Astra_GSW_TicinoSette_CHi.indd 1

09.12.15 17:46

Viaggiate leggeri senza bagaglio.

Approfittate ora delle nostre nuove offerte a domicilio. ffs.ch/bagaglio

<wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDQ1MwEAHTq_XA8AAAA=</wm> <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2sDQ1NQMArQlIYQ8AAAA=</wm>

<wm>10CFWLrQ6AMAwGn6hLv67dD5VkbkEQ_AxB8_6KgUNcztz17hb4Y23b0XYHQ5VihSV1qxYkJ3iJKYgwHMJl2hbABBZL_h00o8zM420IQlwGQAbSPBQa7vN6AAEX2mB0AAAA</wm> <wm>10CFWLIQ6AMBAEX3TN7l2vpZwkOIIgeAxB839FwSE2I3ZmWcITvk3zus9bEMxZbGjuJbx50loYg5WkCgap6PSR2SuhzX6FdKkCOF5HSFEcNHmPTporW7rP6wF4aLRbeAAAAA==</wm>

SBB_Gepäckt_Inserat_TicinoSeite.indd 1

20.11.15 13:42