Ticino7

№ 8 del 19 febbraio 2016 · con Teleradio dal 21 al 27 febbraio

Zurigo

La città svizzera e i suoi contrasti visti dal sud delle Alpi

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–

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Ticinosette allegato settimanale N° 8 del 19.2.2016

Agorà Zurigo. La seconda capitale

di

Silvano de Pietro ............................................ roberto roveda ............................

7

Marco Jeitziner ...........................

8

Giulio carretti .......................................

9

Letture Vincenzo Todisco. Storie dall’Altipiano Società Istruzione e scuola. Gite sotto processo

Impressum

Cucina Semi e pane. Degli antichi grani

di

Tiratura controllata

Vitae Adele Raes

Chiusura redazionale

Reportage Zürich West

Editore

Tendenze Tango. Trasformarsi... danzando!

63’212 copie

Venerdì 12 febbraio Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile

di

di di

eliSabetta bacchetta; fotoGrafia di flavia leuenberGer .................... di

4

nataScha fioretti; fotoGrafie di Peter Keller .....................

10 35

Keri Gonzato .................................

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Svaghi ....................................................................................................................

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Fabio Martini

di

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

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In copertina

Zurigo: la Freitag-Tower in Geroldstrasse n. 17 Fotografia ©Peter Keller

Da un virus all’altro “Il virus Zika è serio, ma non è una nuova Ebola” è la rassicurante affermazione che si sta diffondendo tra gli esperti. Abituati negli ultimi anni ad allarmanti e troppo spesso allarmistiche pandemie con morti e ammalati in tutti il mondo – dalla SARS alla Mucca pazza, dall’Influenza aviaria e alla Suina –, le notizie e le preoccupazioni che giungono dal continente americano non lasciano indifferenti. Anche perché questa volta il vettore del virus sono alcune piccolissime zanzare, cioè un insettino che tutti riusciamo a immaginarci.

Qui non si tratta di mangiare o non mangiare la classica “Fiorentina” o consumare polli dalla dubbia provenienza: essere punti da una zanzara è un’esperienza sin troppo comune e, come sappiamo, creare timori collettivi oggi è sin troppo facile e assai rapido. Anche perché le esperienze vissute dai più recenti allarmi pandemici già citati in apertura non hanno aiutato l’immagine sia dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) sia delle case farmaceutiche (che sulle pandemie pare abbiano fatto lauti profitti).

Il 26 gennaio del 2010, al Consiglio d’Europa di Strasburgo la Commissione sanità aveva accusato proprio l’OMS di avere creato una “falsa pandemia” in grado di trasformare una comune influenza in un “business miliardario”, diffondendo ingiustificata paura nella popolazione e nei governi di tutto il mondo che, per prepararsi e difendersi da quella che sembrava una imminente emergenza sanitaria, spesero ingenti capitali pubblici. Ma quello era solo l’ultimo di una serie di allarmi lanciati a livello globale che poi si sono rivelati quanto meno sovradimensionati. La trasmissione Falò (RSI) il 25 febbraio sempre del 2010 mise in onda

un’interessante inchiesta (“Il fantasma della Pandemia” di Serena Tinari) che gettava non poche ombre sulla gestione delle crisi legate alla salute da parte dell’Organizzazione, ma anche di conflitti di interesse tutti da chiarire. In Svizzera la controversia era nata già nel 2009 in occasione della pandemia di influenza H1N1 (o comunemente nota come Suina), in merito all’indipendenza degli esperti in seno all’OMS. Tanto che la Commissione della gestione del Consiglio degli Stati chiese al Consiglio federale di “rivedere la procedura di verifica degli interessi in campo degli esperti consultati”... Nel frattempo sarà cambiato qualcosa?

Solo poche settimane fa, l’OMS aveva dichiarato che, con la fine dell’epidemia in Liberia, l’allarme Ebola era da ritenersi concluso in tutta l’Africa occidentale, salvo altre “fiammate”... e infatti alla metà di gennaio un nuovo caso si è presentato in Sierra Leone.

Come dire che ne sentiremo ancora parlare, se non altro per le decine di migliaia di bambini che nel continente africano sono rimasti orfani. Speriamo che Zika (ZIKV, virus già isolato nel lontano 1947) abbia molte meno conseguenze.

Buona lettura, Giancarlo Fornasier Errata corrige Nel Reportage fotografico dedicato alle donne autiste di bus in Ticino apparso lo scorso venerdì (Ticinosette n. 7/2016) erano presenti alcune imprecisioni. In particolare, la signora Martina (Locarno) non lavora per AutoPostale bensì per le locarnesi FART e Maria (Bellinzona) è invece impiegata presso AutoPostale a Bellinzona (e non a Lugano).

Ci scusiamo con le aziende citate e con le dirette interessate.

La seconda capitale Zurigo. Come Milano lo è per l’Italia, Zurigo rappresenta il motore “produttivo” della Svizzera: la città più grande, il cuore pulsante dell’economia e della finanza ma anche un modello di riferimento per efficienza, modernità e qualità della vita. Ciò nonostante, secondo Carla Ferrari, giornalista ticinese ma zurighese di adozione, è un luogo che si apprezza ma che è difficile amare… di Silvano De Pietro

L Agorà 4

a rivalità con le altre piccole metropoli elvetiche (oltre che con Berna, soprattutto con Basilea e con Ginevra) alimenta lo stereotipo di una Zurigo un po’ arcigna e degli zurighesi un po’ arroganti. Però i primati di cui Zurigo può vantarsi se li merita tutti. Tanto per cominciare, è quasi sempre in cima alle più svariate classifiche mondiali. Di volta in volta viene citata tra le città più ricche del pianeta, con un reddito pro capite tra i più elevati, dove il costo della vita è altissimo ma la qualità della vita è tra le migliori, la sicurezza è garantita, i trasporti pubblici sono efficienti, la formazione accademica un’eccellenza e l’arte e la cultura sono curate come nei maggiori centri europei.

Ma è pur sempre una città elvetica, con le sue dimensioni ridotte, il suo decoro, l’assenza di monumentalità, la cura meticolosa dei particolari, il rispetto per l’ambiente.

Per chi ama la Svizzera, e ne condivide mentalità e tradizione, Zurigo è un autentico paradiso urbano, la città ideale.

Con i suoi 400mila abitanti, non è né troppo grande, né troppo piccola. È aperta, ma con misura. È moderna, ma non ama gli eccessi. È cosmopolita, ma ancora abbastanza provinciale da mantenere viva la parlata dialettale in tutti gli ambienti sociali, persino nelle istituzioni e nei media.

Questa predilezione degli zurighesi per il loro dialetto (che alla radio e alla televisione predomina anche sulle altre parlate svizzero-tedesche) non è soltanto un continuo riaffermare la propria identità, ma anche una sottolineatura, forse inconscia, della storia particolare di Zurigo.

Dove tutto accade prima…

Archiviate le radici romane e le lunghe vicende medievali (l’affrancamento dal baliaggio imperiale; le lotte interne per il potere; l’adesione al patto confederale nel 1351; la formazione del cantone grazie a pegni e acquisti territoriali), a incidere più profondamente nel carattere e nell’immagine di questa città sono stati soprattutto la riforma protestante di Huldrych Zwingli, lo sviluppo industriale e finanziario di fine ottocento, la costruzione di una “grande Zurigo” mediante la fusione con i comuni limitrofi. È a causa di questa storia che gli zurighesi sono stati i primi a pensare “più in grande” (o, se si vuole, “meno in piccolo”) degli altri svizzeri. Da qui è partito lo sviluppo industriale del

paese; qui è nato il primo impulso alla rete ferroviaria svizzera; e qui, con Alfred Escher, è stato realizzato il Politecnico federale ed è stata concepita una delle maggiori opere d’ingegneria dell’ottocento: il traforo del San Gottardo.

Oggi Zurigo non è soltanto un centro finanziario d’importanza mondiale. È anche una città relativamente piccola, sulla quale grava con le sue esigenze e i suoi problemi, un esteso agglomerato urbano di oltre un milione e 200mila abitanti. Questo spiega la capillare diffusione dei trasporti pubblici regionali e la profusione di iniziative e proposte – in campo culturale, educativo, artistico, sportivo, del tempo libero ecc. – che fanno della città un vero magnete per tutta la regione metropolitana. Così si spiega anche il perché questa città sia il laboratorio sociale e politico della Svizzera, dove a fine 2014 gli stranieri erano il 31,9% della popolazione (169 le nazionalità rappresentate, in pratica l’intero mondo), e dove quasi tutto accade prima che nel resto del paese. A Zurigo persino il rispetto per la natura, la manutenzione di un esteso patrimonio forestale (un quarto del territorio cittadino è coperto da boschi) e l’impegno ecologico diventano un’ossessione collettiva da primi della classe.

Una ticinese a Zurigo Ma come si vive, nella concreta quotidianità, in questa città così perfettina, così svizzera e così tedesca? Come la vivono, per esempio, le decine di migliaia di italofoni e di ticinesi che, da professionisti, studenti, artigiani, manager, tecnici o altro, hanno deciso stabilirsi qui? Abbiamo posto questa domanda alla giornalista ticinese Carla Ferrari, che per quasi vent’anni ha lavorato al Telegiornale svizzero di lingua italiana (quando aveva sede a Zurigo) e che adesso è presidente della sezione zurighese della Pro Ticino.

Chi meglio di lei – che da inviata speciale ha conosciuto tante grandi città in Europa e in America, e adesso si reca spesso anche in Africa – può esprimere un giudizio, sia esterno che interno alla città, e sulla base di un confronto ragionato?

“A Zurigo vivo bene. Molto bene”, sottolinea subito la nostra interlocutrice. “Ho avuto la fortuna di viaggiare molto nelle grandi città, soprattutto quelle americane… e quando viaggi fai i raffronti. Devo dire che Zurigo se la cava bene, nel senso

che ti offre tanto quanto può offrire una città molto più grande.

Ma non te ne dà gli svantaggi, perché non è immensa, non è caotica, è sicura, puoi percorrerla ancora a piedi, e quindi offre una qualità di vita molto interessante”.

In concreto, però, ciò che attira maggiormente di Zurigo, non solo all’estero ma anche nel resto della Svizzera, secondo Carla Ferrari, è “questa sua capacità di offrire servizi efficienti. Quello che i miei amici americani – ma non solo: anche inglesi, francesi, africani – invidiano a Zurigo è la funzionalità.

Questa città funziona. Cioè: vai a chiedere un documento? Nel giro di un quarto d’ora ce l’hai. Ti sposti? Abbiamo un servizio di trasporti pubblici favoloso. Io mi chiamo Ferrari, ma a Zurigo vado a piedi o in tram…”.

E la cultura? Di offerta culturale qui ce n’è tanta. “E bella”, conviene Ferrari. “Non sono un’esperta ma ammiro d’istinto, per esempio, la collezione del Kunsthaus, considerata una delle più prestigiose al mondo. Non per estensione, ma per qualità.

In questo, gli zurighesi sono bravi”. È vero, sono bravi. E il sospetto è che con l’arte ci sappiano fare non soltanto perché hanno i soldi. Il teatro cittadino, lo Schauspielhaus, per esempio, vanta una lunga tradizione e una produzione propria di alto livello, che nell’area europea di lingua tedesca è seconda solo a quella di Berlino. Anche se, puntualizza Ferrari, “chi viene da altre regioni linguistiche e non sa il tedesco qui non va a teatro. Ma c’è l’Opera, che è sempre stata gestita molto bene e ha sempre offerto proposte molto interessanti.

Tant’è che anche in momenti di budget ridotto e di risparmio ha sempre ottenuto i finanziamenti di cui aveva bisogno”.

Molte proposte, prezzi elevati, lingua ostica C’è anche una grande istituzione musicale come la Tonhalle. E ci sono una cinquantina di musei (tra i quali, anche il Museo nazionale svizzero). Ma Zurigo è una città molto frequentata e “vissuta” dai giovani. E non potrebbe essere diversamente, dal momento che ospita la più grande università svizzera e il Politecnico federale, oltre a decine di scuole medio-superiori, pubbliche e private. Questo spiega, per esempio, i numerosi concerti di ogni genere, ma anche la vasta proposta di conferenze, spettacoli, mostre, feste, per non parlare della pletora di ritrovi e locali. Una mecca del divertimento e della vita notturna. È un’offerta complessiva “fin troppo ricca”, rileva Carla Ferrari. Non è una questione di qualità, ci mancherebbe altro.

Ma probabilmente di quantità (e di prezzi) in rapporto alla capacità concreta di fruizione da parte della popolazione.

“Una volta ho fatto una piccola riflessione: se uno dovesse scegliere o seguire tutte le offerte giornaliere, sarebbe un lavoro a tempo pieno. E non arriverebbe a fruire di tutte. Quindi, muoversi in un contesto del genere non è da ridere”.

Ma vogliamo parlare solo delle cose positive? “No, certo.

Però nel corso degli anni Zurigo è cambiata”, replica prontamente la nostra interlocutrice. E puntualizza: “All’inizio era una città molto più chiusa di quella che è oggi. Alle quattro del pomeriggio di sabato, se avevi dimenticato il burro non mangiavi fino a lunedì: tutto chiuso, tutto… Oggi è impensabile. Diciamo che negli ultimi 25 anni ha fatto passi da gigante, si è avvicinata veramente a quelle che sono le esigenze di una città che si (...)

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Agorà 6

vuole internazionale”. Intanto, un fattore negativo di questa città, rilevato anche nelle classifiche internazionali, è l’essere diventata troppo cara. “Il rapporto costo-prestazione non è più giusto. Parlo degli affitti, degli alimentari… i costi normali della vita. Questo, secondo me, è un grande handicap per la gente che vive qui con la famiglia”, commenta la giornalista ticinese.

Inoltre, prosegue, “i miei amici zurighesi non me ne vorranno, ma il lato meno accattivante di Zurigo è lo svizzero-tedesco.

Come lingua – la conosco bene – ha anche dei lati spiritosi, delle espressioni divertenti. Però, per una persona di lingua italiana rimane una barriera, anche solo dal punto di vista fonetico. Quello che secondo me non ha ancora funzionato in questo sforzo di apertura internazionale – dovuta al fatto che Zurigo ha chiamato a sé forze, cervelli, soldi – è proprio che qui si parla ancora con un Immagine tratta da mobimotower.ch pesante accento svizzero-tedesco”.

Non è abbastanza cosmopolita? “No. Non ne ha la «gran- Eppure anche qui i turisti arrivano. Meno che a Lucerna, deur» (ma forse è un problema svizzero: siamo un paese piccolo). ma arrivano. Che cosa può incuriosire, per esempio, i Non sempre sa essere elegante, come qualcuno che viene da fuori cinesi, di questa città che non ha niente di grande, non si aspetta da una città ricca, funzionale ecc. Non c’è quella ha monumentalità? “Me lo chiedo tutti i giorni cosa ci faceleganza nel ricevere, nel salutare… non sono «grand seigneur». ciano qui in vacanza. Penso però che Zurigo abbia una grande Se paragono la stessa circostanza a New York, a Londra, a diaspora, anche cinese e mediorientale. Quindi, molti sono Milano… e beh, là hanno una marcia in più. Qui si è sempre turisti che vengono a trovare i parenti che hanno qui. Poi c’è lo un po’ rigidi: le signore si vestono tutte in beige chiaro; mai far shopping, sicuramente. Per esempio, per gli orologi. Il cinese non vedere che sei contento (se poi uno è contento, che disastro!). comprerà mai un orologio di marca in Cina, perché all’80% è Tutto questo in parte è cambiato rispetto ad alcuni anni fa, ma contraffatto. Allora lo viene a comprare qui. Per il resto, penso c’è ancora”. Ci sono differenze, per esempio, con Ginevra o che sia un turismo di 2-3 giorni”.

Losanna, magari nello stile di vita? “Ci sono. I ginevrini sono E la comunità dei ticinesi come vive a Zurigo? Sentono meno affabili degli zurighesi, forse perché i romandi in generale nostalgia del Ticino? Si lamentano delle cose che qui non hanno un modo di vivere il loro confronto con la Francia più vanno? “Personalmente, non ho avuto mai il problema di sensofferto di quanto lo svizzero-tedesco ce l’abbia con la Germa- tirmi non accettata. Forse ho avuto fortuna. Ma come ticinese nia. E Zurigo rappresenta molto la mentalità e la cultura media sono sempre stata accolta bene”, dice di sé la presidente della svizzero-tedesca, la sintesi di quello che noi siamo come paese”. Pro Ticino zurighese. Ma per quanto riguarda gli altri, fa degli esempi: “C’è il ticinese che vive a Zurigo da tanti anni e che ha nostalgia, evidentemente. Vorrebbe tornare e magari Una città difficile da lasciare Insomma, Zurigo non è proprio una città che si ama… “No. aspetta la pensione per farlo. Di solito è il ticinese che non sa La si apprezza”, è la pronta risposta di Carla Ferrari. Ma è bene il tedesco, che qui non si è veramente ritagliato uno spazio difficile amarla. E racconta: “Io, per esempio, sono arrivata suo. Conosco anche diverse signore, molto in gamba, che hanno appena sposata, felice, con questo bel lavoro al Telegiornale”, fatto delle belle carriere professionali e che al momento del quindi ben disposta al massimo verso questa città. Poi, pensionamento sono rientrate in Ticino. Due anni dopo sono una vacanza in Sudafrica, 17 anni fa, le ha fatto scoprire tornate a Zurigo. Perché il Ticino che avevano lasciato non era una terra sconosciuta, dai forti contrasti. “Ecco, lì ho pro- più lo stesso, mentre quello che era diventato le soddisfaceva vato quella grande impressione che Zurigo, pur apprezzandola meno di Zurigo. Ecco, c’è chi veramente è ticinese per sempre e e vivendoci contenta, non ti dà: quell’emozione che si riporta ha un legame con il Ticino talmente forte che non si spezzerà da realtà tanto interessanti quanto dure, che ti fa vivere di mai, e c’è chi invece ha avuto forse una dinamica di vita che più, perché ti fa pensare, ti fa vedere quali sono i grandi temi non gli consente di ritrovarsi più nel Ticino di oggi. Per queste persone, spesso il rientro può essere una delusione”. universali oggi. Questo sentimento è essenziale”.

Letture Storie dell’Altipiano di Roberto Roveda

Vincenzo Todisco è una delle voci più evocative ed emotivamente coinvolgenti del panorama letterario della Svizzera italiana. Lo scrittore grigionese è maestro nel raccontare le memorie e i legami passati, i rimpianti per i luoghi e le persone del tempo che fu. Nei suoi libri ritorna di frequente il desiderio di partire e scoprire il mondo e allo stesso tempo la nostalgia che avvolge costantemente l’esule. Una nostalgia spesso falsata dalla memoria perché il tempo il più delle volte rende estranei e chi non è partito ha lo sguardo appiattito dalla quotidianità e fatica anche solo a riconoscere chi torna a casa. Questo universo letterario fatto di sogni, illusioni e delusioni ritorna nel recente Il vento freddo dell’Altipiano, serie di racconti che prendono il via quando sull’altipiano immaginario che dà il titolo alla raccolta giunge l’Avventuriero. Il nuovo arrivato è un giramondo e comincia a condividere il racconto dei suoi viaggi con alcuni ragazzini del villaggio, figli di immigrati. Anzi l’Avventuriero diventa per questi giovanissimi

lo spunto per narrare a loro volta storie.

Storie che parlano dell’asprezza dei montanari e della loro vita tra le vette. Oppure del desiderio di partire per lasciare l’universo limitato dalle montagne circostanti, un desiderio che si fonde con la paura di perdere le proprie radici e scoprirsi soli nel mondo. Soprattutto l’Avventuriero riesce a evocare racconti di solitudine, di tempo che trascorre inesorabile, di quel desiderio che è proprio di chiunque viva in uno spazio limitato – dove il vento soffia freddo – di trovare un Altrove quasi mitico: la grande città, un continente diverso, il mare.

In ognuna di queste storie Todisco infonde l’afflato e il calore delle narrazioni antiche, quelle che un tempo segnavano le serate attorno al fuoco oppure sotto le stelle. E ci ricorda, pagina dopo pagina, che il tempo ci appartiene e che sta a noi riempirlo di passioni, sogni, desideri, progetti degni di essere raccontati e ascoltati. Chi si ferma, spesso, non ha poi nulla da narrare ed è come avesse sprecato la sua vita.

Il vento freddo dell’Altipiano di Vincenzo Todisco Armando Dadò editore, 2015

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Gite sotto processo Dagli incidenti ai docenti poco tutelati, dalle nuove tecnologie alla maggiore mobilità giovanile: i viaggi d’istruzione hanno ancora senso?

di Marco Jeitziner

Il sasso nello stagno l’ha lanciato in Italia in ottobre Giorgio

Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, dopo l’incidente all’Expo costato la vita a un 17enne durante il viaggio d’istruzione . “(i viaggi d’istruzione, ndr.) andrebbero aboliti e se i professori non vogliono più accompagnare gli studenti hanno ragione” ha dichiarato Rembado. Motivo: “(...) hanno ragione perché le responsabilità che si assumono non possono avere copertura completa. (…) Non hanno modo di controllare per tutto il tempo i ragazzi: anche la vigilanza notturna è necessariamente limitata nel tempo. Gli insegnanti avranno il diritto di riposare. O no?”.1

Società 8

tico per girare il mondo e usano l’email per tenersi in contatto”2.

Anche in Svizzera è così: un recente sondaggio afferma che “solo il 2% non ha mai varcato i confini, mentre oltre un terzo dei partecipanti ha visitato almeno sei paesi stranieri”3. Per questo, dice Rembado, “oggi il viaggio d’istruzione non svolge neppure la funzione di un tempo: di socializzazione tra docente e studente”. Tanto vale, conclude, fare “soltanto visite di un giorno in giro per musei e nei luoghi d’interesse della propria città, senza pernottamenti” di più notti o all’estero.

Una dura tradizione Insomma, è giusto che la scuola si occupi ancora di queste attività culGite finite male turali e relazionali sempre più diffuse Il dramma di Milano non è isolato. Nel fuori dall’aula, in famiglia, tra amici, 2013 una tredicenne inglese è morta tramite lo sport, le arti ecc.? La gita è dopo essere caduta da una seggiovia uno svago per gli allievi, un ulteriore in Piemonte. Anche il nostro paese ne disimpegno per i genitori e soltanto un sa qualcosa. L’anno scorso a Roma un fattore di maggiore stress per i docenti? allievo 16enne di Losanna è deceduto Sarebbe opportuno chiederselo senza mentre “giocava” con dei compaideologie né nostalgie, oltre il pretesto gni con un coltello. Una 15enne nel didattico dell’approfondimento che, 2007 è affogata in un fiume durante molto spesso, equivale a momentanee un’attività di rafting, mentre nel 2013 Gruppo scolastico in gita (da naturatour.it) nozioni destinate al dimenticatoio. un 12enne non è sopravvissuto alla ferite dopo essere caduto in una scarpata. Nel 2007 in Adolfo Tomasini, ex direttore delle scuole comunali di Ticino un 12enne ha rischiato grosso al parco avventura Locarno, nel suo blog scrive: “Il ’68 ha spazzato via con un del Monte Tamaro. E poi ci sono episodi che non riguar- colpo di spugna vecchie consuetudini vuote di senso, non così la dano direttamente i docenti (si veda i tre 16enni zurighesi passeggiata (…) una banale scampagnata, dove i preparativi sono accusati nel 2009 a Monaco di tentato assassinio) oppure dominati dalla ricerca del finanziamento”4. Forse non è sempre gli allievi (lo scorso marzo il conducente di un autobus si è così, ma è vero che senza soldi (e senza docenti disponibili) schiantato contro un cartello autostradale in Val Mesolcina la gita non si fa, come quest’anno al Liceo 1 di Lugano. I ferendo tre 18enni). Sta di fatto che tutti questi avveni- giovani Popolari Democratici si sono allarmati difendendo, menti sono avvenuti durante delle gite scolastiche. Non con toni un po’ da scout, la gita come una “importante offerta sembra peraltro che dopo questi casi vi sia stata una messa formativa”, una “esperienza unica”5. In gita si riempiono muin discussione sulle gite, anche se il controllo e la sicurezza sei, parchi tematici, zoo, alberghi; si finanziano le aziende di permanente non esistono e i docenti continuano a non trasporto, ma poi? È probabile che in Ticino abbia ancora vita essere tutelati e retribuiti per le attività svolte fuori dall’aula. lunga, tant’è che persino al DFA/SUPSI c’è un corso a tema per i futuri docenti, trattandosi di “(…) un momento privilegiato Giovani che viaggiano nell’iter scolastico di un bambino”6. Il dibattito è aperto.

“Nella nostra epoca la mobilità degli studenti è molto più elevata di un tempo. Con biglietti agevolati, voli low-cost e prezzi abbor- note dabili ormai partono quasi tutti. Non è come un tempo in cui per 1 Repubblica, 17.10.2015.

2 Da “L’Europa in movimento”, Commissione europea, 2007. molti ragazzi il viaggio d’istruzione costituiva un’occasione per 3 Giornale del Popolo, 29.9.2015. uscire dal proprio contesto familiare”, ha dichiarato Rembado. 4 “La grande ricreazione di fine anno”, adolfotomasini.ch/ Non ha tutti i torti. L’Unione Europea afferma che dalla fine wordpress, 4.6.2003. degli anni novanta, grazie a cellulari e internet “(…) i giovani 5 Ticinonews.ch, 17.9.2015. viaggiano di più, gli studenti si concedono spesso un anno sabba- 6 education21.ch/it/formazione/formazione-di-base/dfa

Degli antichi grani Il recupero dei cosiddetti “grani antichi” rappresenta una risorsa importante nella produzione di pane e pasta, soprattutto per la nostra salute di Giulio Carretti

Nel 2009, in una puntata della trasmissione “Report” di RAI 3, il professor Franco Berrino, medico ed epidemiologo italiano, consulente dell’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) definiva la farina tipo “00” come “il più grande veleno della storia”. Un allarme ripetuto da eminenti studiosi in quanto la farina bianca raffinata, provocando un aumento della glicemia e un conseguente incremento dell’insulina, porta all’accumulo di grassi depositati e al conseguente indebolimento del nostro organismo, esponendolo a malattie gravi come diabete e tumori. Ma se la farina raffinata fa così male, perché ha avuto questa straordinaria diffusione?

farina integrale lievitato a pasta madre macinandosi da soli la farina (esistono in commercio mulini casalinghi a prezzi contenuti). L’alternativa più “facile” è ovviamente quella di acquistare prodotti di panificazione realizzati con farine integrali e poco raffinate (semintegrali tipo “1” e tipo “2” o addirittura farina integrale completa) provenienti da agricoltura biologica e biodinamica, oggi disponibili anche nei circuiti della grande distribuzione. Si tratta di farine derivate da cereali coltivati ricorrendo alle forme più nobili di concimazione azotata, cioè al letame compostato e ai sovesci, e senza l’uso di pesticidi tossici. Ciò implica

Sport o cinema? <wm>10CAsNsjY0MDQx0TW2NDGxMAcALNwpbQ8AAAA=</wm>

PRIMA MANGIA poi decidi

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Offerta a seconda della regione.

Bello ma cattivo Le attuali tecnologie industriali consentono di produrre farine a prezzo ridotto, con un’elevata presenza di glutine, scarsi valori nutrizionali ma con un’eccezionale conservabilità nel tempo (la macinazione industriale del germe eliminando la componente grassa del chicco permette alla farina di non irrancidire). Inoltre, la farina raffinata tende a conservare residui di diserbanti, fungicidi e insetticidi sostanze nocive per l’uomo ma utili per mantenere alti i livelli di produzione agricola. Il risultato? Un pane bianco, ricchissimo di zuccheri ma depauperato di tutte le componenti nutrizionali, mal digeribile e le cui componenti nutritive sono ridotte al minimo. L’impatto con il nostro organismo risulta devastante: gli zuccheri presenti nel sangue salgono rapidamente e in maniera notevole e il nostro corpo reagisce producendo più insulina, che induce l’incremento di grassi depositati, aumento del peso e dei trigliceridi in circolazione.

Ma quale pane?

La soluzione ideale per evitare di assumere questo tipo di alimenti (perché la farina bianca la troviamo dappertutto, dai crackers ai biscotti, dal pane a cassetta alle merendine ecc.) sarebbe quella di farsi il proprio pane in casa con

Per una buona sensazione di pancia.

svariati benefici proprio per la presenza in questi prodotti di una vasta gamma di fattori nutrizionali “buoni”: dalle vitamine B ed E ai sali minerali (ferro, magnesio, zinco, potassio, selenio), dagli acidi grassi essenziali ai fitochimici, le sostanze attive presenti nelle piante. La farina integrale include poi ogni parte del chicco, in particolare il germe, mentre la fibra, presente in abbondanza, conferisce sapore, migliora notevolmente il senso di sazietà, limitando l’entrata in circolo del glucosio.

Grani di salute Un aspetto interessante nell’ambito della panificazione integrale è stato il recupero dei cosiddetti “grani antichi”.

Si tratta di quei grani che non hanno subito nel tempo alcun intervento di selezione e che non sono stati oggetto di modifiche genetiche (Gentil Rosso, Khorasan, Farro Dicoccum, Farro Spelta, Senatore Cappelli ecc.). Sono grani originali, che hanno un valore inestimabile non solo per la nostra salute ma anche a livello storico, ambientale e paesaggistico. Si tratta di varietà autoctone tradizionalmente coltivate che sono in grado di prosperare e offrire prodotti di qualità senza pesanti interventi esterni. Un’eredità preziosa e una cultura da conservare e da diffondere per la salute e il benessere di tutti noi.

O

gni bambino cerca il suo modo per attirare l’attenzione. È l’istinto di sopravvivenza. La perfezione di mia sorella maggiore era inarrivabile, un po’ per la differenza di età, un po’ per le sue doti. E allora io ho sviluppato la mia parte comica. Mi sono rilassata e ho lasciato andare lo stress da prestazione. Non avevo una precisa volontà di far ridere gli altri, ma visto che funzionava, ho seguito il flusso delle cose. Non avevo niente da perdere. Così sono nati i miei primi spettacoli casalinghi. Poi sono arrivate le recite scolastiche e qui ho fatto leva su un altro lato del mio carattere. Non mi piaceva perdere e con l’aggiunta di un po’ di furbizia ho trovato il sistema per avere sempre un ruolo da protagonista. Mentre tutte le altre bambine lottavano per fare la principessa di turno, io sceglievo la parte della brutta o della cattiva, perché non c’era concorrenza.

Sono attrice da sempre, ma la svolta nella mia vita professionale sono stati i provini alla scuola Dimitri di Verscio. Dopo aver superato le tre fasi di selezione ero pazza di gioia. Il mio sogno di diventare attrice cominciava a prendere forma. La mia famiglia mi ha sempre sostenuto.

L’arte era una presenza concreta a casa, grazie a mia madre musicista. Risale ad allora un aneddoto che regolarmente viene citato in famiglia. Secondo i miei genitori iniziando la scuola dichiarai che al termine avrei fatto l’organizzatrice di eventi. Quando ora il lavoro manca è a quella frase che i miei si aggrappano, anche se io non ricordo di averla mai pronunciata. L’insicurezza è una componente del lavoro di attrice. Oggi hai una parte, ma domani non sai che farai. Se stai a casa ad aspettare la fatidica telefonata, sei persa. Recentemente ero libera per un mese e mi sono inventata un lavoro. Ho curato una trasmissione per Radio Gwendalyn, “Passion mousse”, ispirata a un libro di ricette afrodisiache.

Ho avuto tante esperienze importanti. Ho recitato al Piccolo Teatro di Milano e ho lavorato in film e video, ma vorrei poter fare di più. Mi piace recitare. È la pancia a dirmelo quando pronuncio le parole che appartengono a un’altra persona. Poco tempo fa ho preparato un provino e ho ripreso un monologo di uno spettacolo. È una fatica, ma mi piace così tanto. Spesso mi preparo nel bosco. Cammino nella

natura e ripasso la parte. Quello è un momento speciale per me: nella mia mente regna la pace.

Adoro la recitazione fine del cinema perché c’è verità e puoi dare il massimo vivendo completamente il personaggio, affidandoti alla telecamera. A volte nel teatro, soprattutto quello classico, per raggiungere lo stesso effetto devi ricorrere alla tecnica, per esempio, impostare la voce per farti sentire dal pubblico, e questo mi dà meno libertà.

Nel cinema sei più vera.

Ma è un mondo difficile, perché spesso i registi hanno già in mente il viso per il loro personaggio e diventa più una questione di volti che di recitazione.

Vorrei poter andare a un provino e non preoccuparmi dei vestiti, del mio viso o del mio fisico, ma pensare solo al personaggio.

Ma quando incontri un regista che ama i suoi attori, vivi un’esperienza unica.

Questi professionisti lavorano davvero con gli attori e si instaura un rapporto fatto di grande rispetto. È meraviglioso. Ci sono registi che ti cuciono addosso il ruolo. Ho avuto il privilegio di lavorare con il mio compagno Alan Alpenfelt, anche se non è necessario che ci sia un legame così stretto. Insieme abbiamo dato vita a Words and Music di Samuel Beckett.

Dopo ChiassoLetteraria, nel novembre scorso siamo stati chiamati anche al LAC di Lugano. È una piece teatrale ricca di poesia; si parla di amore, di vecchiaia, di un viso che riemerge dalla memoria del protagonista che è rinchiuso in una torre in un mondo dove non esiste più nulla, nemmeno la musica e le parole.

Per i prossimi anni voglio dedicarmi totalmente alla recitazione ma accetto con tranquillità d’animo che un domani potrei anche dover passare all’insegnamento per guadagnarmi da vivere e trasmettere agli altri la mia passione.

Ora sento un forte desiderio di recitare in fiammingo, la mia lingua madre. Vorrei andare a Bruxelles e tentare questa via. A volte quando parlo fiammingo mi sfuggono dei vocaboli, ma rimane la mia lingua materna attraverso la quale esprimo al meglio le mie emozioni. Proprio come avviene con la recitazione, è una questione di pancia.

ADELE RAES

Vitae 10

La recitazione quale arma per la sopravvivenza. Ovvero, come diventare attori grazie a un’innata predisposizione a comunicare, far sorridere e riflettere

testimonianza raccolta da Elisabetta Bacchetta fotografia ©Flavia Leuenberger

Zürich West di Natascha Fioretti; fotografie ©Peter Keller

Il Prime Tower, è uno dei due grattacieli più alti della Svizzera.

Con un’elevazione di 126 metri, ospita nei suoi 36 piani ben 2000 posti di lavoro

C’è un nuovo cuore che pulsa nella città sulla Limmat. Un nuovo quartiere in piena crescita che per molti già rappresenta la nuova scena del divertimento, dello shopping, della vita culturale. Ma anche il luogo giusto per fare impresa, promuovere l’innovazione tecnologica oppure, più semplicemente, godersi gli spazi verdi.

Uno degli ingressi alla Freitag-Tower

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iamo a Zürich West, nella parte ovest di Zurigo dunque, nella zona compresa tra la Limmat e Gleisfeld, che dista soli quindici minuti a piedi dal centro cittadino passeggiando lungo la Geroldstrasse. Qui, dove nel secolo scorso sorgevano le fonderie, lavoravano le fabbriche metalmeccaniche e i cantieri navali, oggi si respira un’aria moderna e si sente il fascino di un’architettura e di una vita urbana post industriale. Così, là dove un tempo sorgeva la storica latteria Toni oggi sorge un campus universitario che ospita la rinomata Hochschule der Künste, l’università delle Arti di Zurigo, le aree in disuso lungo l’ex scalo merci della ferrovia

In passato nello stabile della latteria Toni venivano prodotti latte, burro, yogurt e formaggi. Oggi vi si trova il campus universitario della Hochschule der Künste

si sono trasformate in moderni e luminosi centri abitativi, lo storico cantiere navale Schiffbau è diventato un centro congressuale e culturale e le arcate del grande viadotto ferroviario, i Viaduktbögen, ospitano spazi commerciali e un ritrovo per bambini.

A rendere altresì attrattiva questa zona è il funzionale ed efficiente allacciamento al sistema di mezzi pubblici e la versatilità di utilizzo dei nuovi spazi e di nuovi edifici alcuni ancora in fase di progettazione altri già realizzati. Tra questi ultimi c’è, per esempio, il Prime Tower uno dei due più alti stabili della Svizzera, sede di rinomati studi legali e grandi aziende fiduciarie e finanziarie.

La vecchia birreria Löwenbräu è oggi un centro di cultura con musei e gallerie d’arte. Sullo sfondo svetta il vistoso Löwenbräu Black, una costruzione con appartamenti di standing elevato

Pianificazione e qualità di vita Il progetto urbano per la riqualifica di Zürich West non è uscito dal cilindro e non è casuale ma frutto di una precisa volontà e di un’accurata pianificazione architettonica e urbana che ha avuto inizio nel lontano 1996 con l’istituzione di un forum cittadino per discutere della valorizzazione di quest’area. Negli anni a seguire, in un continuo scambio tra la città, gruppi privati e la cittadinanza si è poi proseguito nel dare forma e sostanza al progetto che ha trovato un suo volto e una sua identità agli inizi del 2000. Da allora, quello che un tempo fu un roboante e chiassoso quartiere industriale, passo passo e nel pieno rispetto della sua storia

e delle sue strutture urbane è stato riqualificato e trasformato in un’area attrattiva e sostenibile nella quale una concezione urbana moderna crea spazi adatti per le più disparate attività umane garantendo una qualità abitativa, una mobilità dinamica ed efficiente, spazi interessanti e originali per chi fa impresa ma anche per chi innova. Proprio qui a Zürich West sorge infatti il Techno Park, parco tecnologico, l’indirizzo giusto per il transfer tecnologico in Svizzera e un importante trampolino di lancio per le giovani start up che trasformano il sapere tecnologico in prodotti e servizi per il mercato. Tra le grandi aziende invece che hanno portato qui la loro sede, vicino alla stazione di Hardbrücke spicca (...)

Eretto nel 1993 il Technopark di Zurigo offre su una superficie di 47mila m2 spazi per svariate attività nei campi della scienza, della tecnologia e dell’economia

la Freitag, marchio che non poteva trovare uno spazio più appropriato: una alta torre di container elevati uno sopra l’altro in cui - distribuito su 4 piani - si trova il più grande assortimento di borse riciclate. Nel quartiere si trovano anche uffici di architettura, atelier di design e grafica.

Passato e nuove identità Fin dall’inizio l’idea della città di Zurigo è stata quella di riqualificare gli stabili esistenti mantenendone le caratteristiche architettoniche e di affiancare nuove costruzioni che in piena armonia estetica permettessero una pianificazione urbana sia abitativa sia lavorativa. Per fornire qualche cifra, qui il 20-30% degli spazi è destinato a abitazioni e le aree ricreative devono essere di 5 m2 per ogni posto di lavoro e di 8 m2 per ogni abitante. La città ha garantito una alta qualità architettonica sia per le aree pubbliche come anche per le costruzioni. Ma, oltre a rispecchiare un gusto estetico,

a offrire una variegata scelta in fatto di negozi commerciali, ristoranti imperdibili, scenari ideali per fare aperitivi, appartamenti e spazi di lavoro, Zürich West mira innanzitutto a essere un centro culturale e di scambio umano, un luogo in cui concetti come collaborazione, interazione e attenzione per il sociale non rimangono sullo sfondo ma giocano un ruolo determinante nel plasmare l’identità di questo nuovo territorio che coniuga l’attenzione per il passato con nuovi modelli di vita e di architettura sostenibili e armonici a più livelli.

Peter Keller Classe 1950, ha dapprima seguito una formazione nell’ambito della tipografia e della fotografia, in seguito si è diplomato in Ingegneria della stampa e dei media presso l’Università di Stoccarda. Dopo una carriera dirigenziale per diversi quotidiani, da luglio 2012 lavora come fotografo e autore indipendente. kellerfotomedia.ch

Lâ&#x20AC;&#x2122;abbinamento architettonico di stabili storici riadattati con costruzioni nuove rappresenta una delle principali caratteristiche del quartiere ZĂźrich West

Trasformarsi… danzando!

Tendenze p. 40 – 41 | di Keri Gonzato; fotografia ©Reza Khatir

Il ballo come punto di partenza per un viaggio di crescita interiore…

Una nuova corrente di pensiero consapevole che, a partire dal tango, si sta affermando con successo anche in Ticino La disciplina del tango olistico (TangoOlistico®) è stata elaborata da Massimo Habib, che può contare su una formazione di counselor gestaltico (figura professionale specializzata nella relazione di aiuto) ma anche su una grande passione per il ballo. “Nel tango olistico il ballo argentino è il punto da cui si parte”, conferma Veronika Puccio, la prima operatrice trainer in Ticino, “la pratica ci aiuta a conoscere ed esplorare le nostre parti maschile-femminile per poterne disporre al meglio nella vita.

Un connubio unico che, insieme alla sua disponibilità a sperimentare, lo ha portato a mettere a punto questo nuovo metodo”.

Ma perché proprio il tango, in fondo esistono molto altre forme espressive in seno alla danza?

“Perché è uno straordinario contenitore energetico dove tutto ha il suo posto: la dimensione dell’abbraccio a livello del petto e comunque mai casuale, il respiro che si contagia, i due ruoli che innescano processi di benessere, la musica che viene interpretata e amplifica i processi in atto”.

Attraverso questi elementi cardine

vi sono gli ingredienti per dare forma sostanziosa a una modalità introspettiva del nostro esistere relazionale, del nostro affermarci nell’ambiente. Che sia tramite una sessione individuale di un’ora o con un ciclo di incontri di gruppo, la disciplina ci accompagna nella scoperta di parti di noi nascoste che meritano di emergere. “L’idea è che, sperimentando più volte i nostri due lati, si acquisisca consapevolezza delle due energie, attiva/maschile e ricettiva/ femminile, alla base di ognuno di noi”, afferma la trainer.

Completezza umana Nel mondo di oggi, caotico e frenetico, molti di noi si sentono frammentati, divisi e sconnessi dal ritmo della vita… che porta alla confusione. Percorsi di crescita come questo permettono di restituire chiarezza e ritrovare il proprio ritmo naturale e la propria interezza umana. Conoscere e integrare le varie componenti della propria individualità porta a vivere sentendosi integri! Il tango argentino, con le sue regole precise, offre un’ottima metafora di una situazione di benessere e di chiarezza all’interno della quale esplorare ed esplorarsi. “La musica rappresenta l’ambiente, la situazione.

Di conseguenza, si esplorano diversi generi musicali a seconda dei temi proposti”, racconta Veronika. “Da poco a Milano si è svolto, per esempio, il seminario The wall – Muri da abbattere, dove sono state usate le musiche dei Pink Floyd. Negli incontri, a momenti di racconto delle musiche, si alternano suggestioni per far emergere

i temi: la musica cambia di volta in volta e ogni sessione è un evento irripetibile”. Durante gli incontri e i seminari si affrontano diversi temi che vanno dalla fiducia alla seduzione, dal linguaggio del corpo alla libertà e molti altri ancora.

Per Veronika Puccio, nostra guida in questo viaggio, l’incontro con questa disciplina è stato un colpo di fulmine. Dopo aver completato la formazione triennale presso la scuola di Naturopatia Riza Psicosomatica di Milano e vari percorsi nel mondo olistico, ha trovato quello che cercava.

“Come diceva Nietzsche «il lavoro migliore che si possa fare è il lavoro su se stessi» e questo è il viaggio più bello”, conferma, “il tango olistico è entrato a fare parte della mia vita, cambiandola in meglio e influenzando positivamente anche tutto ciò che mi circonda”. Questa pratica di crescita personale è accessibile a tutti, a chiunque abbia voglia di esplorarsi e conoscersi. Non è necessario avere conoscenze di ballo e nemmeno essere in coppia poiché il tango olistico non è un ballo basato sulla interazione sessuale.

Prossimamente verrà organizzato in Ticino un seminario inedito condotto da Massimo Habib dal tema Changes – balliamo Bowie per cambiare restando noi stessi.

Un bel tributo al grande artista recentemente scomparso che diventa strumento prezioso per conoscerci meglio.

per informazioni tangoolistico.com

La domanda della settimana

In base alle vostre impressioni o alla vostra esperienza diretta, ritenete che la qualità della vita nell’area della Svizzera tedesca sia superiore rispetto al Ticino?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 25 febbraio. I risultati appariranno sul numero 10 di Ticinosette.

Al quesito “Il 28 febbraio si avvicina: avete deciso se approvare o meno la costruzione della seconda canna autostradale sotto il San Gottardo?” avete risposto:

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Astri ariete Opportunità per i più creativi grazie alla congiunzione di Mercurio e Venere. Tra il 25 e il 27 situazioni di stress per i nati nella seconda decade.

toro Mercurio e Venere di transito: riduzione della vostra attenzione verso le situazioni più serie, ma anche ingresso di situazioni sentimentali inattese.

gemelli Passioni irrefrenabili. Impreviste opportunità professionali per i nati nella prima decade. Maggior riposo tra il 23 e il 24. Lontani dalle beghe familiari!

cancro Tra il 25 e il 27 Luna di transito. Gli equlibri stabiliti con la vostra famiglia di origine traballeranno. Possibilità di guadagno nel settore informatico.

leone Attenti a non parlare più del dovuto e a controllare la vostra proverbiale permalosità. Scaricatevi attraverso una attività sportiva. Dieta equilibrata.

vergine Momento d’oro. Grazie ai numerosi transiti vi sentite assai creativi. Tra il 23 e il 24 la Luna attraverserà il vostro segno. Stanchezza latente.

bilancia La vita sentimentale può andare alla grande. Favoriti gli incontri con il segno dell’Acquario e dei Gemelli. Atmosfere creative, gioiose e anticonformiste.

scorpione Tra il 23 e il 24 potrete vivere la quotidianità con relativa effervescenza.

Tenetevi alla lontana dai vostri familiari.

Incontri con persone emancipate.

sagittario Date spazio alla vostra creatività. Viaggiate e sentitevi liberi di sperimentare le gioie dell’effimero. Nuovi progetti per i nati nella terza decade.

capricorno La Luna transita nella Bilancia. Il passaggio continua a determinare conseguenze inattese nella vostra vita.

Opportunità per la terza decade.

acquario Novità affettive. Continua il periodo di positività nelle relazioni come in famiglia. Aggressività e qualche imprevisto per i nati nella terza decade.

pesci Problemi di scarsa empatia con il partner. Cambiameni di rotta per i nati in febbraio. Restate centrati! Non assumete atteggiamenti contraddittori.

Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 10

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 25 febbraio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 23 febbraio a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!

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Orizzontali 1. Fa dolere la nuca • 10. Quartiere cittadino • 11. Il no dello zurighese • 12. Gergo, parlata • 14. Le segnano le lancette • 15. Assicurazione Invalidità • 16. Tranquilli, pacifici • 18. Nord-Ovest • 19. Si dà arie • 20. Il Cesio del chimico • 22. I confini di Comano • 23. Lo uccide Carlotta • 25. Carme lirico • 27.

Un fedele amico peloso • 28. E’ simile alla cetra • 30.

Serratura • 32. Più che buoni • 33. Uno detto a Berna • 34. Stella del cinema • 35. Eruditi, istruiti • 36. Cuba e Austria • 37. Il vil metallo • 39. Articolo maschile • 40.

Privi d’accento • 42. Vi scorre il sangue • 44. Li ornano gli orecchini • 45. Claude, pittore francese • 46. La sacerdotessa di Afrodite • 47. Inventò la rivoltella • 48.

Attraversa l’Egitto • 50. Gambi vegetali • 52. Lo sposo di Euridice • 53. Dittongo in Paolo.

Verticali 1. Poligono dai lati e angoli disuguali • 2.

Intacca la vite • 3. Re francese • 4. Antica città dell’isola di Creta • 5. Emirato arabo (Y=I) • 6. Si contrappone a off • 7. Regione della Spagna nordoccidentale • 8.

L’arte del bel canto • 9. Uno a Londra • 13. Saporito , speziato • 17. Legno pregiato • 21. Anomali, originali • 22. Sicura • 24. Ripugnante, nauseante • 26. Autocrati • 29. Trampolieri • 31. Grosso serpente • 38. Marina nel cuore • 41. Elemosina • 42. Viso • 43. Ingresso • 45. Ricevette da Dio le tavole della legge • 49. La fine di Belfagor • 51. Una nota e un articolo.

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Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Angela Scaroni 6596 Gordola Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: un Rail Check da CHF 150.– Con l’abbonamento annuale Arcobaleno gli adulti viaggiano 12 mesi pagandone solo 9, i giovani viaggiano 12 mesi pagandone solo 7.

Gli abbonati annuali beneficiano inoltre di sconti e promozioni del programma fedeltà a loro dedicato. arcobalenopremia.ch

5.– franchi al giorno. arcobaleno.ch

Arcobaleno offre un Rail Check da CHF 150.– a uno dei fortunati concorrenti che comunicheranno la soluzione corretta del cruciverba.

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25.01.2016

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