№ 15 dell,8 aprile 2016 · con Teleradio dal 10 al 16 aprile
E L A I & C E SP UTO ITÀ A BIL MO
MOTORI E PASSIONI
Da Autonassa alla sicurezza stradale, dalle vetture da corsa alla pittura, dalla storia dei loghi alla connettività
Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–
Ù I P I D O M A I L VOG
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Ticinosette allegato settimanale N° 15 dell’8.4.2016
MARCO JEITZINER ..............................
4
ALESSANDRO TABACCHI ........................................................
6
Agorà Mobilità. Pochi pedoni, molti incidenti Arti Pittura. Auto su tela
DI
Eventi Autonassa 2016. Ruote in città
DI
GIANCARLO FORNASIER .........................
A CURA DI
GIANCARLO FORNASIER ..............
10
DEMIS QUADRI; FOTOGRAFIA DI REZA KHATIR ............................
12
Società Centro UPSA Biasca. Il meccanico digitale
Impressum Tiratura controllata
63’212 copie
Vitae Antonello Olgiati
DI
8
DI
Reportage Nate per correre
DI
GIANCARLO FORNASIER; FOTO DI FLAVIA LEUENBERGER .........
37
Media Loghi. L’auto interiore
DI
GIULIO CARRETTI ......................................................
42
Chiusura redazionale
Tendenze Connettività. Auto? Sì, ma smart!
ROBERTO ROVEDA .............................
44
Editore
Svaghi ....................................................................................................................
46
Venerdì 1. aprile
DI
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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Annunci locali
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In copertina
Auto(relax) Fotografia ©Flavia Leuenberger
Il futuro ora Danny Kim potrebbe davvero cambiarci po esagerato, intono ai 25mila franchi. la vita. Questo giovanotto statunitense Che dire? Per il traffico che intasa le strade di origini asiatiche – laureato in biologia, del cantone invase da automobilisti sconfisica, design industriale e trasporto soste- solatamente soli alla guida della propria nibile – è il fondatore della Lit Motors di vettura, potrebbe essere una svolta epocale. San Francisco, un’azienda creata nel 2010 Per informazioni: litmotors.com. Buona lettura, Fabio Martini con lo specifico obiettivo di realizzare un veicolo a due ruote pratico, sicuro, veloce e a basso impatto ambientale. E a quanto pare Danny ha fatto centro. La C1 è infatti una due ruote totalmente carrozzata la cui tecnologia è basata sulla presenza di due giroscopi che lavorando in direzioni opposte consentono al veicolo di mantenere l’equilibrio statico e dinamico senza piegarsi o ribaltarsi anche in caso di urto violento o addirittura sul ghiaccio. Dotata di volante – la si guida come un’auto – e di tecnologia rideby-wire, che consente di sterzare dando la piega perfetta a seconda della velocità di crociera, la C1 è spinta da un motore elettrico che garantisce un’accelerazione da 0 a 100 in 6 secondi, una velocità massima di 160 km/h e un’autonomia di Tra coloro che hanno trovato e comunicato correttamente 320 km. Il telaio unibody il numero di piccole uova (erano 5) presenti tra le pagine è rinforzato in acciaio e, del numero apparso il 25 marzo, sono state estratte: sempre riguardo alla sicurezza, non mancano airbag Dolores Quattropani (Locarno) vari, cinture di sicurezza e Roberta Barazzoni (Malvaglia) quant’altro. All’interno c’è Julietta Bofelli (Soazza-GR) spazio per due persone oppure per il solo guidatore e Che vincono 100, 70 e 50 franchi in contanti. un vano porta bagagli. Il design Complimenti alle fortunate lettrici! è decisamente accattivante e futuristico, e il prezzo nemmeno trop-
SCOPRI LE UOVA!
Concorso pasquale
Quante uova di Pasqua erano nascoste tra le pagine del numero 13 di Ticinosette?
Pochi pedoni, molti incidenti Mobilità. Nel 2015 in Svizzera ben 58 persone che si muovevano a piedi hanno perso la vita. Colpa degli automobilisti? In parte sì: autodipendenti, pigri, spesso di fretta, maleducati ma soprattutto poco attenti agli utenti della strada più deboli ed esposti. E il nostro cantone non fa eccezione. La soluzione? Quasi un paradosso: attraversare sulle strisce con maggiore attenzione! di Marco Jeitziner
P
er fortuna non siamo in Cina, dove è diffusa la terrificante pratica di uccidere volutamente i pedoni rimasti feriti, in modo da evitare il pagamento degli altissimi costi sanitari alla vittima, molto inferiori ai risarcimenti in caso di decesso1. Eppure in Svizzera, per esempio lo scorso 1. dicembre, è stato funestato con tre vittime in un solo giorno: due ragazzine di 14 e 12 anni rimaste ferite – quest’ultimo caso in Ticino – e un’anziana deceduta. Il relativo silenzio della società su questi fatti è forse meno imbarazzante? Mentre state leggendo altri pedoni sono stati, ahi noi, travolti.
Agorà 4
Mille vittime l’anno In Svizzera ogni anno circa mille pedoni vengono falciati, si badi bene, sulle strisce. I morti sono una ventina e i feriti gravi non accennano a diminuire2. Il Ticino non fa una bella figura. Se il maggior numero di incidenti avviene, per ovvie ragioni, nei cantoni più popolosi, cioè Berna, Ginevra, Vaud o Zurigo, è proprio il nostro il cantone che segue a ruota: nel 2014 vantava il maggior numero di pedoni feriti gravemente. Persino la polizia ticinese è rassegnata: “il numero dei feriti è diminuito per tutte le categorie di utenti, a eccezione dei pedoni (…)”3. Se a volte anche il pedone è colpevole, l’impressione però è che il malcostume, da tempo, sia diffuso tra gli automobilisti. Le sue cause possono essere complesse e numerose, ma non l’uso abitudinario dell’auto: o è una questione di praticità o di pigrizia, oppure entrambe le cose. Nel primo caso, nonostante gli sforzi costanti delle autorità, sono note le lacune del trasporto pubblico in molte tratte: per esempio, chi deve muoversi dalle valli verso i centri spesso non ha altra scelta. Nel secondo caso, gli studi nazionali ribadiscono che siamo, di fatto, i più pigri di tutta la Svizzera4. La somma di questi due fatti basta per spiegare lo stillicidio di pedoni investiti? Il problema coinvolge tutti gli attori della società, motorizzati o appiedati: cittadini, genitori, scuole, media, comuni, polizia, autoscuole, società sportive, ecc. Quale sensibilità? Perché in Ticino non c’è un’antenna di “RoadCross”, l’associazione svizzera che tutela le vittime della strada, presente invece nella regione tedesca (Zurigo) e francese (Losanna)? In Ticino esiste la “lobby dei pedoni” ma con fortune alter-
ne. Dopo un ventennio l’ex “Gruppo per la moderazione del traffico”, sostituito dalla “Associazione per la mobilità attiva”, venne chiuso per “mancanza di finanziamenti”5. E solo dal 2015 esiste la sezione ticinese di “Mobilità pedonale Svizzera”. La sensibilità al problema è anche una questione politica. A livello cantonale, nell’arco degli ultimi 25 anni, i nostri politici si sono preoccupati dei pedoni soltanto sei volte, spesso solo dopo una serie di gravi incidenti6, cioè quando la stalla è ormai bruciata e i buoi scappati. Nel 1994 una deputata denunciò, forse per la prima volta, che “nella Svizzera interna (…) vige maggiore rispetto per i pedoni”, sollevando parecchie osservazioni che caddero però tutte nel vuoto. Calò il silenzio per un quinquennio. Nel 1999 ben dieci pedoni vengono uccisi, l’argomento torna a occupare i pensieri di un deputato al quale l’autorità – in breve – dice che per legge tocca ai comuni agire, essendo proprietari delle strade; al contempo però si disse che “molti comuni”7 la legge la ignoravano bellamente. Per altri cinque anni tornò il silenzio, finché nel 2004, dopo la morte di un altro pedone a Bioggio, si diede finalmente avvio a una campagna di sicurezza (“Strade sicure”), che ancora oggi attua misure adeguate. Le acque si calmarono un po’, non gli incidenti. Nel 2008 un deputato puntò il dito contro i cellulari alla guida, ma si ritenne sufficiente quanto già si stava facendo. Nel 2009 le nuove normative federali fecero sorgere nuove domande in parlamento: con fatti e cifre si giunse a concludere che “nonostante il continuo aumento della mobilità (…) il numero di incidenti e di vittime è in diminuzione” e che “non si può quindi parlare di emergenza”8. Mai come in questo caso la rassicurazione fu sbagliata: nel 2010 rimasero uccisi dieci pedoni. I deputati tornarono alla carica, il cantone ribadì il coinvolgimento “a volte problematico”9 dei comuni, rei di “(...) dover spesso frenare, rinviare o rinunciare per questioni finanziarie o per mancanza di consenso nella cittadinanza”. Il passo giusto? Quindi molti comuni, consiglieri comunali e cittadini se ne infischiano dei pedoni? Sarebbe esagerato affermarlo. Per esempio, a Lugano, il comune più grande, trafficato e rischioso per i pedoni, il tema ha preoccupato i politici locali – di ogni colore – molto spesso. Il comune ha (quasi) sempre
rassicurato e/o agito. Eppure... La domanda è dunque un’altra: si ragiona troppo poco sulle vere cause e si rimedia troppo a posteriori (semafori, velocità, multe, ecc.)? Nel 2013 un consigliere comunale preoccupato chiese perché ai passaggi pedonali non venissero introdotti due dispositivi tecnologici capaci, si badi bene, di segnalare la presenza di pedoni, oltre al semaforo e alle strisce10. Ciò sarebbe necessario se ci fosse già una “educazione pedonale” diffusa? Sembra quindi che a cambiare debbano essere le nostre abitudini, non la tecnologia. A tal proposito, tra i vari atti parlamentari cantonali, citiamo quello del 1999 quando il deputato dichiarò: “se la frequenza dei pedoni (…) è ridotta, un conducente (…) si abitua a una scarsa presenza (…)” e così “con il tempo egli non tiene quindi più conto del passaggio pedonale”11. Traducendo: meno il passaggio è frequentato, meno l’automobilista vi bada. Quindi, paradossalmente, se meno pedoni attraversano le strisce, più il rischio che vengano travolti aumenta. Questa logica, che è anche quella dell’Ufficio prevenzione infortuni, è alla base delle nuove normative per cui, nel 2011, l’autorità ha rimosso una quarantina di passaggi pedonali giudicati “pericolosi”, proprio perché poco utilizzati.12 Un luogo pericoloso Quindi, semmai, è sul perché attraversiamo poco le strisce che ci si dovrebbe chinare. Perché siamo così tanto conducenti e così poco pedoni? Ci si potrebbe aspettare che la risposta si trovi, per esempio, nella cinquantina di pagine del rapporto “La mobilità in Ticino nel 2014”, da poco pubblicato dal dipartimento competente. Ebbene, non c’è. Peggio, la mobilità pedonale è citata solo una volta13. Come pretendere che i pedoni siano riconosciuti ogni giorno se non lo sono nemmeno sulla carta? Non è sempre stato così, ma la priorità politica in Ticino pare sia sempre stata accordata piuttosto al traffico veicolare, non tanto ai pedoni. Da dove venga questa preponderanza lo ha spiegato nel 2009
lo stesso governo: trae origine dagli anni settanta “a seguito di uno sviluppo economico estremamente marcato” a cui si è accompagnato “(…) un incremento inimmaginabile del numero di veicoli in circolazione (…)”14. Parallelamente si è acuita l’attenzione ai pedoni, ma mai come alla mobilità veicolare, simbolo di produttività, benessere, tempo libero, ecc. Questa evidenza è ben spiegata, per esempio, nel libro Manifesto per la felicità di Stefano Bartolini, docente di economia politica e sociale a Siena:“per millenni (...) tutte le strade erano pedonali. Poi sono comparse le automobili e hanno trasformato l’ambiente umano per eccellenza in un luogo pericoloso per gli esseri umani”15. Se così non fosse, fateci caso, perché tenderemmo a ringraziare con un cenno della mano quando attraversiamo sulle strisce? Quando a concedercelo non è un semaforo ma un conducente? Per essere riconosciuti come pedoni, sulle strisce bisogna esserci, altrimenti l’automobilista pensa di essere l’unico ad avere il diritto di utilizzare la strada. Ciò significa che, a conti fatti, la sicurezza dei pedoni la fanno, prima di chiunque altro, gli stessi pedoni. note 1 Il Foglio (9 settembre 2015). 2 Si veda la statistica federale 2006–2011. 3 “Statistica incidenti della circolazione stradale” (Rapporto annuale 2014). 4 RSI (5.6.2014). 5 mobilita-attiva.ch/ 6 Gli atti parlamentari sono del 1994, 1999, 2004, 2008, 2009 e 2010. 7 Dall’Interrogazione 202.2 (28.11.2002). 8 Dalla risposta all’Interrogazione 197.09 (2.7.2009). 9 Dal Messaggio 6392 (24.8.2010). 10 Si veda l’Interrogazione 530 (24.9.2013). 11 Dalla mozione di M. Colombo (13.12.1999). 12 Corriere del Ticino (19 dicembre 2011). 13 A pagina 3, nella prefazione di Claudio Zali. 14 Vedi nota 8. 15 Edito da Feltrinelli, 2012 (a pag. 35).
Agorà 5
Auto su tela
“Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.” Così si esprimeva nel 1909 Filippo Tommaso Marinetti nel “Manifesto del Futurismo” di Alessandro Tabacchi
L’automobile (all’epoca sostantivo maschile e non ancora
Arti 6
femminile), a pochi anni dalla sua comparsa sulle strade europee, aveva già infiammato gli animi dei molti entusiasti della modernità. L’automobile (all’inizio poco più di una ricca carrozza a motore, ma ben presto sviluppatasi con l’identità che pur fra mille evoluzioni conserva tuttora) costituiva una rivoluzione assoluta. L’homo novus figlio della rivoluzione industriale aveva già imparato nel corso del XIX secolo a compiere lunghi tragitti su terra in tempi brevi e con comodità inedite grazie al treno, ma ora si aprivano possibilità di spostamento individuale sconcertanti e inebrianti. L’auto era la materializzazione meccanica della volontà di potenza, dello spirito vitale e dell’agonismo eroico che infiammavano la filosofia e il pensiero dell’epoca.
automobili surrealiste memorabili, emergenti come arborescenze da antichi muri oppure velate come una reliquia, fino al celeberrimo Taxi piovoso e alla Cadillac ornata di sculture che fa bella mostra al Museo intitolato all’artista a Figueras.
Icona pop Nel secondo dopoguerra il mezzo di trasporto delle élites diventa un prodotto di massa e una società ormai disincantata e sempre più ricca e globalizzata comincia a percepire l’auto, status symbol del raggiunto benessere, come uno strumento di schiavitù esistenziale. Di questa bipolarità si appropriò la Pop Art. E se il Maggiolino di Tom Wesselmann ha la stessa lucidità straniante dei suoi nudi femminili ridotti a feticcio, i dipinti iperrealisti di Ralph Goings e Robert Bechtle, aventi spesso per soggetto Attrazione fatale automezzi iconici, muscle cars Robert Bechtle,’64 Valiant (1971), Yale University Art Gallery L’arte ne fu subito affascinata. New Haven, Connecticut (USA) parcheggiate o arrugginiti furLa velocità divenne la croce goni da lavoro, denunciano il e delizia del futurismo, l’automobile, con la sua brutale e lucente corazza meccanica, declino del sogno americano nell’anonimità delle cittadine venne man mano ad affiancarsi (e in certi casi a sostituirsi) escluse dallo scintillio vacuo dei mitici anni sessanta. Curioal languore belle époque del corpo femminile quale simbolo samente proprio un maggiolino grigio, non più strumento e icona di sogni, desideri e velleità di una società scopertasi di libertà e icona colorata del flower power, diverrà negli anni sempre più competitiva e brutale. Si pensi ai dipinti dinamici settanta lo strumento di morte dello spietato serial killer di Giacomo Balla, ispirati dalla compenetrazione delle forme Ted Bundy, lasciando un segno nell’immaginario collettidi un’auto con le linee di forza del suo stesso movimento. vo, statunitense e non. In piena era di crisi postmoderna, Ci pensò ben presto la Grande Guerra a smorzare gli animi, anche l’automobile diviene un soggetto meno amato da un mostrando il lato brutale del progresso e delle sue creatu- mondo artistico in crisi d’identità. Con qualche ecceziore. Tuttavia, il mondo dell’arte si era ormai impossessato ne. Sylvie Fleury è divenuta famosa per le sue automobili dell’auto (o forse accadde il contrario). E così dalle rovine del segate, compresse e poi colorate in tinte monocromatiche futurismo le auto scattanti di Balla e Boccioni si trasforma- shocking & glamour, epifanie apocalittiche di un mondo varono nel corso di dieci anni nei grigi autocarri (tanto simili cuo (un’idea ispirata dalle compressioni del francese Cesar). a quelli usati dagli squadristi fascisti) perduti nelle periferie Ancor più radicale, in base a suoi bozzetti fatti a memoria, spoglie e anonime di Mario Sironi, mentre oltreoceano le Tobias Rehberger ha fatto realizzare sommarie repliche di automobili divennero silenti presenze ai lati di strade ma- supersportive dalle mani di artigiani poveri di paesi del sud linconiche nei paesaggi urbani di Edward Hopper (che tra est asiatico, unendo le sue passioni alla critica dello sfruttal’altro fu il primo artista a inquadrare i suoi paesaggi, urbani mento del Terzo Mondo. Soffocati dall’inquinamento e dalle o rurali che fossero, dal punto di vista di un passeggero che crisi sociali, siamo ormai ben lontani dai sogni di fuoco a li osservi dal finestrino). Ma l’auto non faceva presa solo sui quattro ruote di Marinetti. Riusciremo mai consolarci con realisti: Salvador Dalì ci ha regalato una gran quantità di la Formula 1 dal divano di casa?
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Ruote in città
Ginevra era troppo lontana? Non perdetevi Autonassa 2016: tra il 14 e il 17 aprile tutte le grandi novità del Salone saranno nel centro di Lugano. Molte auto, ma non solo... a cura di Giancarlo Fornasier
Quasi 690mila visitatori in dieci giorni la dicono lunga sul successo di una manifestazione come il recente Salone di Ginevra. E confermano come il mondo dell’automobile non sia solo mobilità e trasporto: la passione per il design, la ricerca, la velocità, l’eleganza, l’innovazione ecc. sono solo alcuni degli ingredienti di quella grande fabbrica dei sogni e delle meraviglie che le vetture rappresentano. Se Ginevra oggi è tra le cinque esposizioni più importanti al mondo del suo settore, anche in Ticino le manifestazioni legate ad auto e moto sembrano aver ritrovato nuovo slancio, come le novità del prossimo autunno dovrebbero confermare: ma prima, godiamoci questa primavera...
Eventi 8
Anche in questo senso Autonassa 2016 ospiterà numerosi modelli ecologici, alcuni dei quali saranno presenti in un’apposita area denominata “AIL Green Mobility - L’esposizione della mobilità sostenibile”. È uno spazio allestito in collaborazione con le Aziende industriali della città di Lugano che permetterà di toccare con mano presente e futuro di una mobilità rispettosa dell’ambiente e della nostra salute... temi quantomai d’attualità anche in Ticino. Dopo il grande successo dello scorso anno, il comitato organizzatore ha confermato la presenza di aree per la pratica e le esibizioni di bouldering, l’arrampicata senza corda: punto di riferimento sarà piazza Rezzonico dove verrà allestita una “cittadella” 41 marchi, 185 vetture dell’arrampicata. Sabato 16 Giunta alla sua 36esima ediaprile il pubblico potrà anche zione, la vetrina luganese assistere nel centro città a una permetterà di ammirare tutte gara di arrampicata sportiva le novità presentate al Salone a carattere competitivo. Sia Uno scorcio dell’edizione 2015 (©Mazzantini & Associati SA) ginevrino, ma questa volta sabato sia domenica l’anima“in quel palcoscenico privizione sarà garantita pure dagli legiato che è via Nassa”, come giustamente sottolineano atleti di Parkour Ticino, acrobati metropolitani in grado di gli organizzatori. Anche quest’anno la manifestazione superare “qualsiasi ostacolo” grazie a volteggi, salti, equiè il frutto della collaborazione tra il gruppo luganese librismo e arrampicata (e qualità atletiche non comuni). dell’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) e l’Associazione Via Nassa, sostenuti dalla Città di Lugano Media e concorsi che giovedì 14 aprile ospiterà all’interno del Patio del Mu- Per tutto quello che vi abbiamo anticipato (e tanto altro) vi nicipio (ore 17.30) anche l’inaugurazione ufficiale. Tutte rimandiamo al portale internet autonassalugano.ch, creato le maggiori marche presenti in Ticino – da Mercedes ai e sviluppato anche per smartphone e tablet: uno strumento francesi di Renault e Citroën, dai marchi del gruppo VW ai essenziale per restare sempre aggiornati su tutte le novità giapponesi di Subaru, Suzuki e Toyota – non mancheranno e ammirare le istantanee di questa imminente edizione. all’appuntamento. Con importanti novità come gli ameri- Inoltre, attraverso l’immancabile Facebook, Autonassa cani della Tesla (da qualche anno punto di riferimento tra 2016 promuoverà un concorso fotografico su Instagram: lusso e sportività per i veicoli elettrici) e tre case produttrici intitolato “Fotografa la tua passione”, offrirà la possibilità che faranno la gioia dei palati più fini: Lamborghini, Aston ai visitatori di pubblicare le loro immagini con l’hashtag Martin e McLaren, quest’ultima presente da alcune setti- #loveautonassa. La foto più cliccata riceverà premi offerti da mane con un nuovo punto vendita a Cadenazzo. Splash&Spa di Rivera. Media partner di questa edizione è il Gruppo MediaTI (con Radio3i, Teleticino, i portali elettroSostenibilità e attività sportive nici ma anche Corriere del Ticino e Giornale del Popolo) che Osservato speciale per quanto riguarda emissioni e inqui- sarà presente in Piazza Riforma con un suo stand. namento, il settore dell’auto è tra quelli che negli ultimi trent’anni ha investito maggiormente nell’evoluzione ringraziamenti tecnologica: le auto oggi prodotte sono molto più perfor- Si ringrazia Roberto Mazzantini e la Mazzantini & Associati SA di Lugamanti che in passato ma soprattutto assai meno inquinanti. no (mazzantini.com) per la disponibilità e la preziosa collaborazione.
oekom Rating 2015: La Migros: il commerciante al dettaglio più sostenibile del mondo.
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Promettiamo a Moritz che tutta la nostra offerta di pesce e frutti di mare proverrà da fonti sostenibili.
Già oggi tutti i prodotti ittici in vendita al nostro banco del pesce provengono da fonti sostenibili. Grazie a questa e a molte altre misure ci impegniamo oggi per la generazione di domani. Consigliato o consigliato con cautela secondo le valutazioni del WWF.
Di più su generazione-m.ch
Il meccanico digitale L’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) Sezione Ticino conta 1200 collaboratori. Professionisti che necessitano di costanti aggiornamenti, in un settore dove l’elettronica conquista sempre maggiore importanza di Giancarlo Fornasier
Società 10
Con oltre 200 associati solo nel nostro cantone, l’Unione anche la formazione degli apprendisti è in continua evoluzione. professionale dell’automobile rappresenta una delle maggio- Il primo grande cambiamento è avvenuto nel 2009 quando sono ri e più importanti associazioni di categoria, in un settore state applicate le nuove ordinanze con una trasformazione dei che a livello svizzero copre oltre il 20% delle entrate della profili professionali passando dai due «vecchi» profili (riparaConfederazione e occupa il 10% della popolazione attiva. tore d’auto e meccanico d’auto) ai tre attuali profili (assistente Quello dell’auto è un comparto industriale dove le innova- di manutenzione, meccanico di manutenzione e meccatronico zioni tecnologiche sono all’ordine del giorno e nel quale d’automobili). Questo cambiamento ha permesso di aggiornare i piani di formazione aggiungendo nel gli investimenti a favore della meccatronico, per esempio, l’inglese ricerca rappresentano la chiave tecnico e incrementando le ore di per il successo di un prodotto. Ma informatica; ma l’evoluzione non si chi acquista un veicolo a motore ferma in quanto è in atto una nuova (a 2 o a 4 ruote) compra un bene revisione dei piani di formazione e di consumo che necessita di una delle ordinanze dove verranno insemanutenzione costante e prorite nei piani di formazione, oltre a fessionale, al fine di durare nel tutte le nuove tecnologie applicate tempo e garantire a chi lo guida sulle auto, anche i nuovi sistemi di sicurezza e fiducia nel mezzo. Ecpropulsione e più precisamente la co perché il meccanico/riparatore propulsione ibrida o completamente è una figura chiave nella filiera elettrica. Di conseguenza formarsi dei veicoli e della mobilità. Immagine tratta da driving.ca in una professione nel ramo tecnico dell’automobile vuol dire confrontarsi con diverse tecnologie di Le basi della formazione Nel nostro cantone il centro UPSA Sezione Ticino di Biasca diversi campi tecnici, dall’elettronica fino all’informatica, dall’isi occupa della formazione di base degli apprendisti del draulica fino alla pneumatica… ed è proprio questo che affascina settore dell’automobile. Ma non solo. Ce lo spiega il suo la maggior parte dei ragazzi. Tuttavia considerando la durata direttore, Sandro Bini: “Nel nostro centro vengono impartiti della formazione – 2, 3 o 4 anni a dipendenza del profilo – e corsi interaziendali per gli apprendisti dei tre profili professionali considerando che vengono impartite principalmente le nozioni del settore automobile e del settore affine per i tre profili profes- di base, è necessaria un’attenta e costante selezione degli argosionali del settore delle moto, motoleggere e biciclette. Inoltre menti e dei sistemi che vengono trattati durante la formazione”. vengono impartiti con frequenza regolare anche alcuni corsi di formazione continua e di perfezionamento professionale per il In officina per passione? personale attivo nelle officine: meccanico diagnostico d’automo- Al mondo della meccanica molti ragazze e ragazzi si avvicibili; il coordinatore d’officina nel ramo dell’automobile; e infine nano sin da bambini: tubi, cavi, ruote e pneumatici, trenini il corso di formazione sui lavori elettrici sicuri sugli impianti ad elettrici, ma anche le prime biciclette, i motorini e gli scooter. “Giochi” che diventano hobby, e magari una professione: alto voltaggio dei veicoli”. A Biasca vi sono oltre 300 persone in formazione, in preva- con quali motivazioni giungono nel vostro centro i giovani lenza meccanici di manutenzione per veicoli leggeri (184) apprendisti? Il meccanico è ancora una professione che si e utilitari (15) e meccatronici d’automobili (56). Come sap- tramanda di padre in figlio, per tradizione, come sovente piamo, il mondo dell’auto e il funzionamento dei veicoli ha avveniva in passato, e legata a una vera e sana passione per subito negli ultimi due decenni grandi trasformazioni: mezzi i motori e la pura meccanica? “I ragazzi che intraprendono sempre più complessi e digitalizzati, con molte componenti una formazione di base legata all’automobile – risponde il dimeccaniche costantemente controllate da sensori e centrali- rettore – giungono con diverse motivazioni che si assomigliano ne che a loro volta dialogano tra loro. Per non parlare delle nei singoli profili. Spesso chi intraprende la formazione di mecauto ibride ed elettriche… Signor Bini, che cosa significa catronico ha già le idee chiare e vuole proseguire negli studi o nel perfezionamento professionale, mentre nei ragazzi che iniziano oggi formarsi quale meccanico di automobili? “La tecnologia adottata nelle automobili ha subito una profonda come meccanici di manutenzione o assistenti di manutenzione trasformazione, tendenza che non sembra fermarsi; di pari passo possiamo trovare coloro che provengono da un tramando fami-
liare o che possiedono una passione iniziata con i motori dei motorini o degli scooter. Tuttavia, noto un calo di ragazzi con la vera e sana «passione per i motori e la pura meccanica» come diceva lei e un aumento invece di coloro che sono interessati alle nuove tecnologie; aspetto che rispecchia pienamente l’evoluzione dell’auto e delle attività in officina”. La formazione di un buon apprendista passa da quella teorico-scolastica fatta a scuola ma, non di meno, da un bagaglio pratico da costruire sia nei laboratori scolastici sia nelle aziende dove ragazze e ragazzi svolgono l’apprendistato. Un aspetto tra l’altro presente anche nel “Codice etico” a cui i garage membri dell’UPSA devo attenersi. Signor Bini, succede sovente di trovarsi di fronte ad apprendisti che palesemente non hanno la possibilità di lavorare concretamente presso i loro datori di lavoro o che presentano lacune da un punto di vista pratico? “La formazione duale è composta da una parte formativa teorica in aula e una parte pratica in azienda e rispettivamente presso le sedi dei corsi interaziendali gestite dall’associazione padronale, il tutto secondo quanto indicato nel piano di formazione. Gli apprendisti provengono da diverse realtà aziendali, dal piccolo garage distante dai grossi centri urbani fino alle grande multi concessionarie: è pertanto inevitabile che le attività principalmente svolte siano diverse tra azienda e azienda. Uno dei maggiori compiti dei corsi interaziendali è quello di colmare eventuali lacune in fatto di esercitazioni manuali di quelle attività previste dal piano di formazione, ma che non sono così frequenti nelle officine dove, sovente, si è specializzati su determinate attività o tipologie di automobili. Lo strumento utilizzato per monitorare in azienda e ai corsi interaziendali quanto viene svolto è il controllo di formazione, strumento che l’apprendista gestisce autonomamente e in ambito dei corsi interaziendali viene svolto il controllo annuo. Se la parte pratica prevista in officina, per i più svariati motivi, non può essere effettuata è compito dell’ispettore di tirocinio intervenire per individuare delle soluzioni come, per esempio, svolgere queste attività in un’altra azienda”. In fondo ogni buon meccanico formato è potenzialmente un possibile concorrente per tutti gli altri garagisti. Anche perché le prime retribuzioni per le persone con formazione terminata non sono molto attrattive. Direttore, lei percepisce questo timore da parte dei datori di lavoro e in che modo ricade sugli apprendisti? “Quando la persona in formazione giunge al termine del suo tirocinio e sostiene molto bene gli esami finali, il datore di lavoro si sente sicuramente soddisfatto ma si trova costretto a decidere se mantenerlo come operaio oppure no… A questo proposito il tema delle retribuzioni è sicuramente preponderante; purtroppo il divario maggiore lo troviamo tra il nord e il sud delle Alpi e non necessariamente tra le aziende ticinesi”. Tra tradizione e nuove tecnologie Se il parco veicoli tende per natura a rinnovarsi, con chiari vantaggi per l’ambiente (meno consumi ed emissioni), in circolazione vi sono ancora molti veicoli a motore con oltre vent’anni sulle spalle, nei quali le prese diagnostiche forniscono solo informazioni limitate sull’eventuale malfunzionamento del veicolo. I ragazzi sono preparati a “mettere mano” a veicoli nei quali la componente tecnico-meccanica la fa ancora da padrona (iniezioni e carburatori, differenziali autobloccanti meccanici ecc.)? “Il progresso tecnologico sulle
vetture e impressionante e inarrestabile – afferma Sandro Bini –, tuttavia la base è invariata da diversi decenni. Tutto il processo formativo inizia dalla base che fa da supporto a tutte le nuove tecnologie. E una solida base facilità l’apprendimento dei sistemi specifici e più complessi. Tuttavia, sempre più spesso per i lavori di diagnosi ma anche per le manutenzioni ordinarie lo strumento che fa da interfaccia tra i ragazzi e i sistemi complessi di cui le automobili sono dotate è certo il tester diagnosi, apparecchio oggi fondamentale e spesso alla base di diverse attività in azienda e durante i corsi interaziendali”. In un settore come quello della mobilità in cui l’innovazione pare non conoscere confini, l’aggiornamento di meccanici e tecnici dell’automobile (come pure dei venditori e dei responsabili dei pezzi di ricambio) è fondamentale. Direttore, dal suo osservatorio le pare che questa cultura alla formazione costante sia stata recepita anche da coloro che giovani non sono più e il loro apprendistato lo hanno concluso da molto tempo? “Come già ribadito, l’innovazione nel settore automobilistico è sotto gli occhi di tutti i professionisti come pure l’esigenza di aggiornarsi, ma effettivamente non è sempre così facile restare al passo con i tempi e seguire dei corsi di formazione per aggiornarsi. Qui entrano in gioco i corsi di formazione offerti dagli importatori e spesso specifici di un sistema o legati a una marca di automobili, e la formazione continua offerta dall’associazione professionale con i corsi per la preparazione dell’esame professionale federale di meccanico diagnostico per autoveicoli leggeri o pesanti. Tuttavia spesso nelle officine si selezionano i lavori in base all’esperienza e alla formazione dei collaboratori, in questo modo coloro che sono freschi di formazione lavorano su sistemi recenti”.
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S
ono nato nel 1961, cresciuto a Locarno e attualmente abito in Valle Verzasca. Ho avuto una formazione tecnica nel ramo delle telecomunicazioni, anche se attualmente non sono più attivo professionalmente in quell’ambito. Oltre ad avere molti hobby, ho una passione per la guida che mi ha portato, a vent’anni, dopo aver ottenuto la licenza di guida, a fare anche la patente per i veicoli pesanti. Ricordo che all’epoca lavoravo ad Ascona e andavo a Bellinzona da un maestro di scuola guida molto severo: gridava in continuazione, al minimo errore, ma mi ha trasmesso una disciplina, una serietà alla guida, che altrimenti non avrei acquisito. Non ho mai lavorato come autista professionista e l’autocarro l’ho guidato pochissimo, ma ne ho tuttora le patenti, anche se non mi servono. È comunque sul camion che ho imparato a guidare con prudenza. Quella per la guida è una passione che ho nel sangue, ma a un certo punto, prima del progetto “Guida Prudente”, ho cominciato a sentirmi frustrato e a non guidare più con lo stesso piacere. Ero arrivato all’esasperazione perché ero stufo di subire infrazioni da parte degli altri automobilisti. Una volta, per esempio, nella galleria Mappo-Morettina mi è capitato di essere tampinato da dietro e questo mi ha spaventato molto, perché una frenata avrebbe potuto causare un incidente. In un altro episodio, avvenuto sempre nella stessa galleria, all’altezza dell’uscita per Locarno, un veicolo mi ha sorpassato dopo aver continuato a fare gli abbaglianti perché voleva strada mentre io, come da segnaletica, ero bloccato sugli 80 chilometri orari. Questo mi ha fatto veramente arrabbiare: un comportamento stradale di questo tipo non è giustificato. Assisto regolarmente a infrazioni del genere che mettono in pericolo l’incolumità mia o altrui: mancata distanza dal veicolo precedente, mancata precedenza da destra, limiti di velocità non rispettati, sorpassi da destra o sulla linea di sicurezza, stop percorsi come “dare la precedenza”, corsie d’emergenza usate come scorciatoie in caso di colonna, e così via. Inoltre, ci sono le distrazioni al volante: un classico è l’uso del cellulare, magari per scrivere o leggere messaggi. Ci sono persone in macchina che pensano di essere in ufficio, probabilmente perché oggi siamo talmente stressati
che dobbiamo fare trenta cose alla volta… Da quando guido ho visto un crescendo di comportamenti errati alla guida. Per fortuna non si tratta della maggior parte degli automobilisti, ma è comunque una minoranza che reca danno agli altri. Quando ho cominciato a essere esasperato da questa situazione, mi sono detto che dovevo risolvere almeno la faccenda della distanza. Così ho apposto un adesivo dietro la mia auto con scritto “Tieni la distanza, grazie” che fino a ora sembra proprio funzionare. Poi ho pensato di fare qualcosa anche per gli altri: così è nato “Guida Prudente”, un progetto senza scopo di lucro, senza fini politici o religiosi, che mira a sensibilizzare gli utenti della strada affinché gli incidenti possano diminuire e che è presentato nel dettaglio nel sito internet (guidaprudente.com). La sua spina dorsale è un codice etico che contiene quegli elementi minimi che un utente della strada dovrebbe poter rispettare e fare suoi. Nell’avviare questo progetto mi sono sentito un po’ Don Chisciotte, ma dopo la faccenda dell’adesivo ho pensato che dovevo mettermi in discussione, e anche se non ritengo di poter vincere da solo questa battaglia per la sicurezza stradale, come privato ho avvertito l’urgenza di iniziarla. D’altra parte, se non mi metto in gioco, continuo a subire. Uno dei prossimi passi di “Guida Prudente” sarà di contattare l’Associazione dei Maestri conducenti, un punto di riferimento fondamentale perché uno degli scopi del progetto è di tornare alle radici, nel senso di essere come buoni allievi conducenti: se si guidasse sempre come buoni allievi conducenti, la polizia non lavorerebbe più… Non sarebbe bello? Un’altra idea che voglio attuare è un aggiornamento presso un’autoscuola, perché sono 35 anni che guido e non l’ho mai fatto, e nel frattempo sono cambiati gli stili di guida che ti insegnano. I progetti che ho in mente sono tanti, ma non posso ancora rivelarli, perché prima devo analizzarli per capire se non rischiano di essere controproducenti. Voglio procedere con un passo dopo l’altro. Lentamente, ma bene.
ANTONELLO OLGIATI
Vitae 12
Cortesia, calma, rispetto, attenzione, sicurezza: queste alcune parole chiave del suo “codice” etico per un ambiente stradale più vivibile
testimonianza raccolta da Demis Quadri fotografia ©Reza Khatir
Nel centen della Bayerische Mo ario dalla fondazione a Monaco toren Werke GmbH , vi pr i ritratti di quattro piloti ticinesi non pr oponiamo ofessionisti. Spinti dalla passio hanno acquistato, re ne e dallâ&#x20AC;&#x2122;amore per la meccanica, staurato e ripor progettate e costru ite dal reparto Moto tato in pista vetture rsport per partecip al Campionato del m are ondo pe Una serie nata nel 19 r vetture turismo (oggi WTCC). 87, anno in cui si la il veneto Roberto Ra ureò campione vaglia alla guida pr oprio di una BMW M3 di Giancarlo Fo rnasier fotografie ŠFlav ia Leuenberger
Nate per correre
Flavio Lompa - Faido
E30 M3 Gruppo A (1987) Team Schnitzer, Germania Scocca nr. M3 1-15 Dati tecnici: propulsore S14 (1992, versione DTM), aspirato, 4 cilindri in linea,
16 valvole, blocco in acciaio/testa in alluminio, 2500 ccm, ca. 360 cv a 9.200 giri/min, cambio 5 marce manuale, trazione posteriore, peso 960 kg (senza pilota) “Pensate ad «Albachiara» di Vasco Rossi. Prima di entrare in auto gli fai un giro intorno; controlli olio e acqua, dai un’occhiata ai fermi delle ruote che devono essere al loro posto. Ok, entri in auto, casco allacciato e cinture tirate. Ti infili i guanti, ultima controllatina agli specchietti, porta chiusa, corsia box «… E TUTTO IL MONDO FUORIIIII». Segue l’assolo di chitarra (lo lascio immaginare a voi) che ti accompagna per il giro di riscaldamento. Poi, quando cominci a lavorare con il piede destro il piacere si fa indescrivibile. Ma è difficile riuscire a pensare ad altro…”
Albino Mazzaro - Lodrino
E90 320si STCC/WTCC (2007) West Coast Racing, Svezia Scocca nr. E90-720 Dati tecnici: propulsore P45 in alluminio, aspirato, 4 cilindri in linea, 16 valvole, 2000 ccm, 275 cv a 8.300 giri/min., cambio 5 marce manuale a innesti frontali, trazione posteriore, peso ca. 1070 kg (senza pilota) “Quando ti prepari e ti cali nell’abitacolo aumenta la tensione, cerchi di concentrarti, finalmente si parte. Esci dalla corsia box, entri in pista... e l’adrenalina sale. È dopo aver scaldato le gomme che comincia la vera «battaglia», soprattutto contro te stesso: lo scopo è solo cercare di migliorare, giro dopo giro. E poi c’è la grande emozione di sfrecciare a oltre 200 km/h sulle piste più belle e impegnative d’Europa, dove hanno gareggiato anche molti campioni di Formula 1”
Giuseppe Pironaci - Osogna
E30 M3 Superturismo (1992) Team Motul, Francia Scocca nr. M3 92-421 Dati tecnici: propulsore S14, aspirato, blocco in acciaio/testa in alluminio, 4 cilindri, 16 valvole, 2500 ccm, 370 cv a 9.300 giri/min., cambio 5 marce manuale oppure 6 marce a innesti frontali, trazione posteriore, peso ca. 1000 kg (senza pilota) “Ogni volta che la metto in pista è sempre un’emozione: hai tra le mani un’auto fantastica da tutti i punti di vista. A iniziare dal motore con quel suono così speciale... senza considerare lo spunto e l’accelerazione che, con un rapporto peso auto/ potenza di circa 2,8 a 1 garantisce prestazioni da brivido. Con dischi da 360 mm e le pinze a sei pompanti, frenare a 250 km/h significa essere fermi in un attimo. Ma le emozioni più esaltanti le provi nella percorrenza in curva: questa macchina è stata costruita 25 anni fa e nel 1992 correva nel Campionato turismo francese, ma il suo telaio è ancora estremamente rigido e performante, anche rispetto ad auto da corsa molto più recenti”
Vincenzo Cencini - Lugano
E90 320si WTCC (2008) Engstler Motorsport, Germania Scocca nr. E90-805 Dati tecnici: propulsore S14 (1992; versione DTM con modifica a carter secco), aspirato,
4 cilindri in linea, 16 valvole, blocco in acciaio/testa in alluminio, 2500 ccm, ca. 330 cv a 9.000 giri/min., cambio 6 marce sequenziale, trazione posteriore, peso ca. 1100 kg (senza pilota) “È pura passione che fa nascere un grande amore. Una sfida contro te stesso per riuscire a «domare» e portare al limite una belva particolarmente nervosa e sensibile”
L’auto interiore di Giulio Carretti
È da tempo assodato come l’automobile abbia sviluppato
una sua funzione simbolica, di comunicazione sociale in quanto strumento di rappresentazione di sé, proprio in virtù di quella valenza, che il proprietario, in maniera più o meno consapevole, esprime nell’acquisto e nello stile d’uso della propria vettura. E proprio il contenuto emozionale e comunicativo, le evoluzioni e le tendenze cui sono soggetti i veicoli per il trasporto privato, a segnare quel costante mutamento che possiamo percepire facilmente tutte le volte che incrociamo per strada una macchina di 10 o 15 anni fa confrontata ai modelli attuali. Le macchine invecchiano assai rapidamente e se qualcuna si trasforma in oggetto di culto per gli amanti del vintage, la maggior parte di esse scompare nel dimenticatoio. Nonostante questa incessante ricerca del nuo-
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vo, di una migliore efficienza, di standard di sicurezza sempre più elevati, di motorizzazioni in grado di limitare l’impatto ambientale, esiste però un elemento dell’automobile che resta in qualche modo stabile e pressoché costante: il logo. In quel piccolo simbolo, si racchiude un potenziale di comunicazione e di contenuti enorme, a prescindere dalla qualità grafica o ideativa dello stesso (molti di essi furono creati artigianalmente, dagli stessi produttori agli inizi della storia delle aziende). Perché nel caso delle autovetture a entrare in gioco sono altri fattori, ben più profondi, che determinano uno scambio di valori e contenuti fra ciò che sappiamo di un determinato marchio automobilistico e l’immagine del logo. Ma proviamo a scendere nel dettaglio e a scoprire come sono nati alcuni dei maggiori loghi automobilistici.
FIAT
Lancia
Alfa Romeo
Il primo logo FIAT fu disegnato a mano per la nascita dell’industria automobilistica torinese nel 1899. Dal 1921 al 1929 il logo con la classica scritta in stile liberty, venne inscritto in un cerchio poi abbandonato dal 1931 in favore di una serie di varianti più o meno rettangolari. A parte la radicale e brutta trasformazione introdotta nel 1968, dal 1999 il logo ritorna alla sua versione vintage delle origini con il cerchio e la scritta all’interno.
Nel 1910 il conte Biscaretti di Ruffia elaborò una serie di marchi per Vincenzo Lancia fra cui uno che includeva nome, bandiera e volante e ben rappresentava la filosofia dell’azienda. Il logo rimase sostanzialmente invariato fino al 1929, quando venne inserito all’interno dello scudo che diverrà una costante delle successive evoluzioni. L’ingresso nel gruppo Fiat riporta al logo del 1929, modernizzato e successivamente rivisto nel 2007.
Il logo ha mantenuto a partire dalla fondazione dell’azienda nel 1910 le sue caratteristiche di base costituite dalla inscrizione all’interno di un cerchio del biscione visconteo stilizzato e della croce rossa in campo argento dello stemma della città di Milano. La scritta Alfa Romeo su fondo blu ha subito piccoli cambiamenti nel corpo e nel carattere ma l’impatto generale del marchio ha conservato la sua forte valenza identitaria e territoriale.
Ferrari
Porsche
Mercedes
Il 17 giugno 1923 Enzo Ferrari, giovane pilota, vinse una gara sul circuito di Ravenna dove incontrò la contessa Paolina, madre di Francesco Baracca, asso dell’aeronautica caduto nella prima guerra mondiale. Fu lei a suggerirgli di utilizzare il logo del “cavallino rampante” applicato dal figlio sul proprio aereo, sulle sue auto. Il mitico Enzo decise così di adottare il cavallo nero sovrapposto a uno sfondo giallo, il colore simbolo della sua città, Modena.
È Ferry Porsche a raccontare l’origine dello stemma: “Durante una cena a New York disegnai su di un tovagliolo lo stemma del Wurttemberg e in mezzo quello della città di Stoccarda, il cavallino rampante, e sopra scrissi il nome Porsche. Tornato a Stoccarda, lo diedi a Komenda, pregandolo di ridisegnare il progetto. (...) Le autorità non ebbero nulla da ridire e così, a partire dal 1953, la Porsche apparve con un proprio marchio di fabbrica”.
Il logo della casa tedesca nasce dalla fusione dei due marchi originari: la corona di alloro della Benz e la stella a tre punte della DMG. Quest’ultima, disegnata dallo stesso Daimler, rappresentava le tre vie della mobilità: aria, terra e mare. La corona d’alloro, simbolo di vittoria, venne stilizzata fino a diventare un semplice cerchio. Il logo Mercedes-Benz ha sempre comunicato nell’immaginario collettivo valori di prestigio ed elevata qualità.
Audi
Volkswagen
Citroën
Peugeot
Nel 1932, con la nascita dell’Auto Union AG venne adottato il logo con i quattro anelli, a simboleggiare la fusione dei quattro marchi originari, Audi, Horch, DKW e Wanderer. Dopo varie vicissitudini, nel 2009 l’azienda tedesca ha deciso di eliminare la parola Audi (che in latino significa ascolta ed è la traduzione del cognome del fondatore, August Horch), lasciando solo gli anelli.
Il logo Volkswagen è rimasto stabile nel tempo. A parte la prima versione del 1937, che era inserita in una versione ingentilita della svastica (la storia dell’azienda è legata alla Germania nazista, quando Hitler decise di motorizzare la popolazione più povera), la doppia V ha mantenuto il suo carattere pur variando colori e sfondo in cui è stata inserita. Lo stile è rimasto essenziale e squisitamente germanico.
Nel 1919 compare il primo logo Citroën, ottagonale con logo in argento e una doppia freccia d’oro su fondo blu. A partire da quel momento il tema della doppia freccia ricorrerà interpretato nei modi più diversi e originali fino alla rielaborazione del 2009 che introducendo le frecce in rilievo e la scrittura con il tradizionale colore rosso, mira a simboleggiare la relazione fra passato e futuro.
Nata nel 1847 come azienda siderurgica, la Peugeot ha identificato nell’immagine del leone il suo simbolo, declinato nell’arco di quasi due secoli in una moltitudine di varianti e soluzioni: talvolta rampante e ruggente, altre volte estremamente stilizzato. La versione attuale vede la scritta Peugeot presente al di sotto dell’immagine dell’animale rampante e di color argento.
Renault
Volvo
Ford
Chevrolet
Il primo logo Renault appare nel 1900 con le iniziali dei tre fratelli Renault, Louis, Ferdinand e Marcel. Ma è solo a partire dal 1925 che l’emblema Renault passa dalla forma circolare al classico rombo. Seguono varianti, talvolta con l’inscrizione del nome dell’azienda. Nel 1946, in seguito alla nazionalizzazione, Renault adotta un nuovo colore sociale, il giallo, tutt’ora presente sullo sfondo.
Il nome deriva dal latino volvere (rotolare, scorrere) e venne adottato in quanto uno dei due fondatori aveva lavorato per la fabbrica di cuscinetti a sfera SKF. Il logo racchiude l’antico simbolo chimico dell’acciaio. La linea diagonale fu introdotta per fissare il simbolo attuale al radiatore. Insomma, sicurezza, robustezza, affidabilità, i valori su cui la casa svedese ha fondato il suo successo.
La prima versione del logo Ford fu realizzata da Childe Harold Wills, ingegnere assistente principale di Henry Ford, il fondatore. Ma si dovrà attendere qualche anno prima che la parola “Ford” venisse inserita all’interno del distintivo ovale che ancora oggi, pur con una serie di piccole varianti intervenute nel corso del tempo, contrassegna il celebre marchio automobilistico statunitense.
Secondo quanto dichiarato da William Durant, per il logo egli trasse ispirazione dalla tappezzeria di un hotel parigino. Ma esistono anche altre leggende fra le quali quella secondo cui si tratterebbe di una versione stilizzata della croce presente sulla bandiera della confederazione Svizzera, paese natale di Louis Chevrolet, originario di La Chaux-de-Fonds nel cantone di Neuchâtel.
Mitsubishi
Toyota
Honda
Subaru
Il nome deriva dalle parole mitsu (tre) e hishi (castagna d’acqua, utilizzato in Giappone per indicare un rombo o una forma di diamante). La traduzione ufficiale del nome è “tre diamanti”. Il logo combina lo stemma della famiglia Iwasaki, tre diamanti impilati, e le tre foglia di quercia dello stemma del clan Tosa. È stato registrato nel 1914, e da allora la forma è rimasta immutata.
Il logo è costituito da tre ellissi, che formano una “T”. I due ovali centrali mirano a rappresentare la relazione tra l’azienda giapponese e la sua clientela; l’ovale più grande, che racchiude tutto, rappresenta la forza tecnologica e l’espansione del marchio. Nel logo si può anche intravvedere un volante o, addirittura, leggere tutte le lettere della parola Toyota.
Il marchio deve il suo nome al fondatore, Soichiro Honda che era proprietario di una piccola officina meccanica. Lo stemma è mutato nel corso del tempo, variando anche a seconda del ramo aziendale di specializzazione (le moto ne hanno uno diverso). Le automobili hanno adottato, a partire dagli anni sessanta, il celebre logo formato dalla lettera H argentata.
Il logo Subaru è rimasto sostanzialmente identico dalla fondazione, nel 1952, a oggi. Subaru è la parola giapponese che indica le Pleiadi raffigurate nel logo della compagnia. Ma le Pleiadi conglobano sette stelle, mentre le stelle del marchio Subaru sono sei (una grande e cinque piccole), a rappresentare le cinque aziende che si sono consociate per formare la compagnia.
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Auto?
Sì, ma smart! Tendenze p. 44 – 45 | di Roberto Roveda
Lo smartphone non ha cambiato solo il mondo del lavoro e il nostro modo di comunicare, ma sta rivoluzionando profondamente le nostre automobili. E lo sta facendo grazie a una serie di accessori e dispositivi pensati per essere sempre connessi. Anche se si è al volante di un “vecchio Maggiolino” carico di gloria e ricordi...
L’
imperativo è essere sempre connessi. In ogni momento e qualsiasi cosa si stia facendo vogliamo essere liberi di telefonare, ricevere e inviare messaggi, partecipare ai social e rapportarci con le nostre app preferite. Un desiderio che non si spegne neppure quando siamo alla guida e che porta troppi di noi a fissare l’attenzione sullo schermo del proprio telefonino invece di guardare la strada, con conseguenze a volte tragiche. Per venire incontro alle esigenze degli “smart-automobilisti” stanno quindi proliferando accessori che permettono di rimanere connessi senza troppe distrazioni anche quando si è al volante. Accessori pensati per di più per essere installati su automobili concepite ben prima che Steve Jobs mettesse in produzione il primo iPhone. Insomma il mondo può essere smart anche senza rinunciare al fascino retrò di un’Alfa Duetto o di una decapottabile d’altri tempi.
Connessi… anzi di più
Per non distrarsi al volante è stata creata la app Unlimited Car Communication che legge in automatico tutti i messaggi in arrivo sul proprio smarthphone. Basta, infatti, collegare il proprio telefono alle casse dello stereo tramite bluetooth, premere “start” per attivare la app e si è in comunicazione con Whatsapp, Telegram, Skype, Facebook, Twitter, Google Plus, WeChat, Linkedin, Flipboard. Se non si dispone di collegamento bluetooth interno, niente paura: UCC sta mettendo a punto un accessorio, chiamato UCCKoala, che permetterà di collegarsi allo smartphone anche senza possedere una “quattroruote” nativa digitale. Per chi invece si sente già smart ma vuole qualcosa di più Samsung ha presentato ha presentato al recente Mobile World Congress di Barcellona un nuovo accessorio che permette di “colloquiare” direttamente con il computer di bordo dell’ auto. Si tratta del Connect Auto, un dispositivo che si collega alla porta ODB II (l’ingresso con cui si accede alla diagnostica di bordo) e riporta i dati della vostra automobile direttamente sullo smartphone. In questo modo diventerà possibile avere dati in tempo reale sul funzionamento della propria autovettura, sulla sua usura e report di analisi sui consumi di carburante. Ma non basta, perché Connect Auto si propone come un vero e proprio hub di rete per l’auto. Grazie a questo accessorio infatti tutta l’auto disporrà della connessione LTE per i passeggeri.
Soluzioni alla portata di tutti
La maggior parte di noi, però, desidera solo usare il proprio smartphone in auto senza per forza trasformare la propria macchina in un prototipo modello Star Wars. Allora si può ricorrere a un dispositivo come il Belkin F4U037cw, pensato per rendere all’avanguardia un po’ tutte le autovetture. Si tratta, infatti, di un accessorio di piccole dimensioni ma con tante potenzialità al suo interno: permette di integrare il proprio smartphone con l’auto, diventa sistema vivavoce e una porta USB con la quale ricaricare il proprio telefono. In pratica questo accessorio si collega allo smartphone grazie alla tecnologia bluetooth e all’uscita aux-in dell’autoradio grazie a un jack 3,5 mm. Così collegato trasferisce chiamate e musica dallo smartphone direttamente sullo stereo dell’auto e permette di parlare in vivavoce attraverso il microfono incorporato. Il dispositivo si alimenta
attraverso l’adattatore per accendisigari fornendo inoltre una presa di ricarica USB in caso lo smartphone dia segni di cedimento. Nulla è perduto neppure quando si ha un’autoradio antidiluviana, priva dell’ingresso aux. Il trasmettitore FM di iClever permette, infatti, piena compatibilità tra le autoradio contemporanee di Marconi e i nostri smartphone. È sufficiente collegare il trasmettitore iClever tramite il suo caricabatterie all’accendisigari, unire il trasmettitore allo smartphone con l’apposito cavo e poi sintonizzare l’autoradio su una qualsiasi frequenza non occupata. A questo punto si dovrà posizionare il trasmettitore sulla stessa frequenza individuata sulla radio e come per magia si potrà sentire dalle casse dell’auto quello che viene riprodotto dallo smartphone. Il dispositivo, infine, possiede anche una porta USB per ricaricare il nostro smartphone mentre lo usiamo per riprodurre musica o per telefonare.
Mai “a terra”
Ricaricare, ricaricare, ecco un mantra del nostro tempo. La durata delle batterie, inutile dirlo, è sempre un problema quando si è in viaggio. Se vogliamo toglierci ogni preoccupazione possiamo oggi puntare sul Nomad RoadTrip, un dispositivo caricabatteria che si collega all’accendisigari ed è pensato non solo per caricare i nostri apparecchi ma funziona anche come batteria portatile per quando non si è più in auto. Nomad RoadTrip è poi veramente smart perché prima provvede a ricaricare il nostro smartphone e poi, quando questo è carico, procede al riempimento della batteria. Se poi la nostra ambizione è la libertà assoluta ecco uno smartphone che sembra concepito proprio per chi vive in auto: l’Asus Zenfone Max. Si tratta di un dispositivo all’avanguardia e dotato di batteria (per altro estraibile) da 5000 mAh! In pratica, quasi tre giorni di durata anche in presenza di un uso molto intenso dello smartphone e la possibilità di usare lo Zenfone Max come batteria esterna per alimentare altri smartphone. Insomma per essere connessi in auto c’è l’imbarazzo della scelta… in attesa del momento in cui la Apple presenterà – forse nel 2019 – la tanto annunciata iCar.
La domanda della settimana
In caso di emergenza, sareste in grado di sostituire da soli una ruota bucata o danneggiata?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 14 aprile. I risultati appariranno sul numero 17 di Ticinosette.
Al quesito “Vi sono componenti all’interno della vostra famiglia che soffrono di disturbi del sonno?” avete risposto:
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Astri ariete Metamorfosi della vita sentimentale. Crescita dell’erotismo in ordine ai valori uraniani. Sbalzi umorali tra il 13 e il 14 provocati dal transito lunare.
toro Momento ideale per i creativi, gli addetti allo spettacolo, o per prendersi gioiosamente cura di sé. Incontri intorno al 14. Flirt con persone giovani.
gemelli Novità nella vita affettiva. Aiuti da parte del partner per i nati nella prima decade. Tra il 10 e il 13 vistosi sbalzi umorali. Discussioni patrimoniali.
cancro Siete ormai da anni al centro di una tempesta astrale. Attenti a non buttare il bambino assieme all’acqua sporca. Prudenza tra il 12 e il 14 aprile.
leone Ogni iniziativa cede il passo a un prepotente Cupido che avanza. Cambiamenti e opportunità professionali, sia sul lungo termine sia nell’immediato.
vergine Grazie a una ritrovata lucidità riuscirete a controllare la vostra impulsività. Cambiamenti professionali decisivi per i nati nella seconda decade.
bilancia Grande effervescenza. Scarsa attenzione verso le questioni lavorative. Predisposizione a godersi la vita anche a scapito delle proprie responsabilità.
scorpione Riconoscimenti pubblici e promozioni. Guadagni. Mercurio in opposizione. Siate meno critici nei confronti del partner o del socio d’affari.
sagittario Grazie agli aspetti con Saturno e Urano il momento è favorevole per compiere una decisione importante in ordine alla vostra vita sentimentale.
capricorno Ottima configurazione astrale. Il momento è propizio per la vita professionale. Giocatevi ogni chance senza temporeggiare. Siate concilianti.
acquario Tra l’11 e il 12 potranno profilarsi nuove opportunità professionali. Associazionismo e vita politica in fermento. Maggior riserbo.
pesci Impulsivi e irascibili in quanto provocati da Marte. Scaricate l’energia in eccesso attraverso un’attività sportiva. Bene tra il 12 e il 13 aprile.
Gioca e vinci con Ticinosette
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 17
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 14 aprile e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 12 aprile a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
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Orizzontali 1. Camerata •10. Il poeta di Ascra • 11. Pari in fiorire - 12. È vicino a Sonvico • 13. Regge la bandiera • 14. Fiore lilla • 15. Inventò l’autoclave • 16. Centenario • 18. Argovia sulle targhe • 19. Zio... spagnolo • 21. Antica pentola romana • 23. Diverbio • 25. Il pronome che ci riguarda • 26. Li temono i portieri • 28. Congiunzione eufonica • 29. Né mia, né tua • 30. Nel centro di Losanna • 31. Vetta, apice • 33. Isola greca • 35. Un letto sospeso • 37. Preposizione semplice • 38. Il pupo dell’Iris • 40. Pulci • 42. Terbio e Iodio • 43. Un taglio del salumiere • 44. Le isole con Corfù • 46. Due nullità • 48. Il segnale acustico dell’autista • 50. Dittongo in paese • 51. I confini di Arogno • 52. Un’ampollina in tavola Verticali 1. Noto film del ‘96 di S. Baird con Kurt Russell • 2. Azzardare • 3. Buffi, comici • 4. Dentata, zannata • 5. Dispari in indio • 6. I confini del Ticino • 7. Educate, riguardose • 8. Ispidi • 9. Grossa scimmia • 13. Attraversa Berna • 15. Clown • 17. Una nota e un articolo • 20. Celestiale (f) • 22. Encomi • 24. Riga centrale • 26. Romania e Uruguay • 27. Incapaci • 29. Lo zio d’America • 32. Nome di donna • 34. Li usa lo scalatore • 36. Illuminata • 39. Elemosina • 41. Si contrappone a iper • 45. Un’incognita • 47. Rosa pallida • 49. Gola centrale • 50. In mezzo al mare
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La soluzione del Concorso apparso il 25 marzo è: CARRETTO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta sono stati sorteggiati:
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Renzo Bottani (Gentilino) Maria Luisa Butti (Morcote) Matilde Varini (Davesco-Soragno) Gianfranco Sassi (Comano) Sandra Lecci (Verdabbio-GR) Ai vincitori facciamo i nostri complimenti!
Questa settimana in palio: cinque Carte Junior offerte da Arcobaleno Arcobaleno offre una Carta Junior da CHF 30.– a cinque fortunati lettori che comunicheranno la soluzione corretta del cruciverba.
Con la Carta Junior i figli di età compresa tra i 6 e i 16 anni viaggiano a 30 franchi l’anno con i trasporti pubblici in compagnia di un genitore in possesso di un titolo di trasporto valevole. arcobaleno.ch/junior
Svaghi 47
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