Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–
№ 19 del 6 maggio 2016 · con Teleradio dall,8 al 14 maggio
la luce di brunaTe
Situato a picco sul lago di como, il comune lariano è divenuto ormai meta del turismo internazionale
L A N U O VA H O N D A J A Z Z L A V I TA I N G R A N D E
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Ticinosette allegato settimanale N° 19 del 06.05.2016
Abitare Moda e design. Attrazione fatale Media Radio e web. La frequenze ai bit
Tiratura controllata
63’212 copie
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MariSa Gorza.......................................
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Marco Jeitziner ........................................
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roBerto roveda ...................................
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di di
Televisione Personaggi. Insano & Rovina
Impressum
Stefania Briccola .........................
Agorà Mimma Viglezio. Economia in passerella
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roBerto roveda; fotoGrafia di SaBine BiederMann......................
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roBerto feStorazzi; fotoGrafie di reza Khatir ..........................
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Svaghi ....................................................................................................................
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Vitae Martina Wüst Reportage Brunate
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di
Chiusura redazionale
Venerdì 29 aprile
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
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(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona
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Annunci locali
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In copertina
Brunate. Villa “La Torre” Rubini Facchetti Fotografia ©Reza Khatir
Meditate gente, meditate La notizia, pubblicata sul sito del quotidiano italiano la Repubblica è di quelle che fanno riflettere: in Italia, come nel resto del mondo, i centri che propongono corsi di meditazione – dalla meditazione trascendentale introdotta dal Maharishi Mahesh di beatlesiana memoria allo zen, dallo yoga alla meditazione “laica” – stanno conoscendo un successo senza precedenti. In altre parole, per chi volesse dedicare nel corso della prossima estate una o due settimane allo sviluppo della propria interiorità in uno dei tanti centri sparsi in Europa, esiste il serio rischio di finire in un’interminabile lista di attesa. Il fatto nuovo, rispetto a quanto accadeva venti o trent’anni fa quando l’offerta in tale settore era ben più ristretta, riguarda proprio il tipo di accoglienza che è oggi molto più articolata e non investe solo l’aspetto legato alla meditazione ma include anche lo stile alimentare – con possibilità di scegliere fra veganesimo, crudismo o una più comune cucina vegetariana –, la possibilità di praticare attività fisica o di rilassarsi in luoghi ameni e contrassegnati da un’atmosfera di serenità e raccoglimento. Naturalmente sono sempre più numerose le aziende che invitano i propri dipendenti a partecipare a corsi di questo tipo. I vantaggi sono innumerevoli: dalla possibilità di depurarsi da mesi di stress e ansie legate agli impegni professionali all’accrescimento del livello di autostima, dalla capacità di iniziare a relazionarsi con gli altri in modo più
“sostenibile” ed efficace alla normalizzazione del sonno e delle altre funzioni dell’organismo. Le scienze mediche del resto lo hanno ampiamente dimostrato: meditare con regolarità riduce sensibilmente la presenza di cortisolo (l’ormone che funge da marker dello stress) in circolazione nel sangue, e aiuta a concentrare la nostra attenzione sul presente, sottraendoci dal peso di un passato gravoso e dalla paura un futuro minaccioso e incombente. Insomma, a quanto pare siamo in pieno “meditation boom”, una buona notizia non solo per i potenziali utenti (e siamo molti a ben vedere) ma anche per tutti coloro che disponendo di conoscenze specifiche in questo ambito possono dar vita a iniziative imprenditoriali interessanti. Swiss Press Photo 2016 Anche quest’anno la nostra rivista è presente con successo all’annuale concorso riservato alle migliori immagini pubblicate sulla stampa nazionale. Il bellissimo servizio di Reto Albertalli dell’agenzia Phovea di Ginevra, pubblicato sul n. 44 del 30 ottobre del 2015 (“Cuori di tenebra”; https://issuu.com/infocdt/docs/n_1544_ti7) e dedicato all’area del Pantanal brasiliano, è stato premiato come uno dei migliori reportage internazionali. Ma non è tutto: a una delle fotografie del servizio è dedicata la copertina del catalogo dello Swiss Press Photo 2016. Complimenti Reto! Buona lettura, Fabio Martini
Economia in passerella Moda. La sfilata è solo una delle tante fasi che segnano la produzione nell’ambito della moda, un settore che da tempo è frutto di un sistema economico complesso e sempre più globalizzato. Ne parliamo con Mimma Viglezio, luganese che da molti anni vive Londra, dove opera come consulente creativa, giornalista e caporedattrice del periodico “Lula” di Stefania Briccola; fotografia ©Emily Garthwaite
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Agorà 4
imma Viglezio è una poliedrica “sacerdotessa” della moda con una vocazione all’indipendenza. La consulente creativa, arbitro di stile e opinionista, nata e cresciuta a Lugano, attualmente vive e lavora a Londra dopo i trascorsi di responsabile dell’immagine di marchi come Bulgari, Gucci e Louis Vuitton. I suoi interventi nei dibattiti a “Showstudio”, piattaforma web di culto ideata da Nick Knight, sono molto seguiti per non parlare della sua trasmissione “Head to head”, che si tiene dopo le sfilate, con il guru Colin McDowell. Tra gli impegni più recenti di Mimma Viglezio c’è quello di caporedattrice della rivista di moda Lula dove ha portato il suo sguardo acuto che va oltre il look dei nostri giorni per cogliere lo spirito del tempo. A questa esperta, ticinese e cittadina del mondo, abbiamo chiesto dove va la moda oggi tra potere dei brand e rivoluzione dal basso, chi sono i nuovi stilisti che puntano a cambiare la mentalità corrente, i grandi fotografi che fanno tendenza e le nuove icone di stile che imperversano sui social network più che sulle passerelle. Signora Viglezio, come ha influito la crisi economica sul sistema moda? La prima grande crisi che ha dato una batosta a tutti è avvenuta nel 2008 quando Lehman Brothers è fallita, un fatto che ha cambiato il sistema economico all’interno della moda. Da lì poi, in realtà, non c’è mai stata una vera ripresa globale perché il Giappone ha solo cominciato a risollevarsi, l’America si sta riprendendo mentre la Cina, dopo il boom iniziale, vive ora una fase di impasse. La crisi economica procede da parecchio tempo e ha influito anche sul sistema moda che ha il difetto di prendersi un po’ troppo sul serio e di credersi al di sopra di ogni problema e critica. Oggi la questione è un’altra e deriva dal fatto che l’avvento dell’era digitale ha cambiato le cose soprattutto dal punto di vista del consumatore e del modo di porsi verso l’acquisto del lusso e della moda. Questo ha fatto traballare il sistema molto di più della crisi economica perché ha obbligato gli operatori del settore ad adattarsi a una nuova realtà quando poco prima si soteneva che il lusso non sarebbe stato influenzato dall’irrompere del digitale nel mercato. Poi tutti si sono affrettati nel dire di essere stati i primi e i migliori
a tenere il passo con i tempi e hanno cominciato ad attivarsi per attirare le generazioni più giovani, cercando al contempo di non allontanare i clienti di lungo corso. Possiamo ancora parlare di strapotere dei brand a scapito di una moda fatta di know-how, di sapienza artigiana e ricerca dei materiali che è all’origine del successo di grandi marchi? Lei conosce questo mondo dall’interno poiché è stata fino a poco tempo fa la rispettata e temuta responsabile dell’immagine di Gucci e Louis Vuitton… Non so quanto io sia temuta perché ricevo amore e odio come tutte le persone in vista di un settore. A proposito dei brand c’è stato un momento in cui non c’erano più limiti al loro strapotere che andava a scapito della qualità e dell’autenticità del lusso attribuito a qualsiasi cosa avesse un logo sopra. Questo è sbagliato e la crisi economica ha posto un freno, ma di nuovo penso che sia stato il consumatore e in particolare le nuove generazioni a cambiare le cose perché c’è un ritorno alla necessità della qualità. Le marche che funzionano oggi sono, nuove o vecchie che siano, quelle che non prendono in giro il consumatore. Questo succede anche grazie alle opportunità offerte da internet che consente di sapere tutto in tempo reale. Il nuovo consumatore ti sfida sulla qualità, sulla provenienza del prodotto, sul rispetto delle risorse umane che lo hanno realizzato e dell’ambiente. Vediamo marche rilanciate da designer che hanno cambiato il loro mondo, invece ai miei tempi era proibito andare contro il DNA della marca. I brand hanno compiuto proprio questa rivoluzione e hanno riconquistato nuovi consumatori che fino a quel momento erano stufi del loro strapotere e della logomania. Gucci, per esempio, rappresenta oggi il miglior rilancio di una marca (che fattura più di 2 miliardi di euro) dai tempi di Tom Ford. I nuovi consumatori hanno completamente innovato il modo in cui le marche devono porsi verso il mercato: devono essere più trasparenti e più flessibili e non possono fare piani pluriennali dato che il mondo muta troppo in fretta. Le nuove generazioni di consumatori hanno influenzato dal punto di vista etico la moda. Temi forti come il rispetto per l’ambiente sono entrati prepotentemente in un settore all’apparenza frivolo. Tutte cose impen-
sentate con appositi programmi interattivi. Il consumatore oggi è completamente cambiato.
Mimma Viglezio
sabili fino a poco tempo fa. In che modo ha risposto il mondo della moda a queste istanze e nuove richieste? I giovani di oggi tendono a essere molto più coscienziosi rispetto a quanto non fossero i loro genitori. Si è passati dall’edonismo degli anni ottanta, dallo spendere sfrenato degli anni novanta e dall’importanza di apparire degli inizi del duemila a un mondo fatto di persone, informate su tutto, per cui apparire conta, ma si vuole sapere a quale prezzo. Oggi la gente spende più volentieri in esperienze e anche nella moda ma vuole garanzie su come si è arrivati a quel capo e su come è stato trattato. I giovani, cioè la generazione zeta, desiderano l’ultimo prodotto high-tech, molto di più che l’ultima scarpa alla moda. Quindi le marche dell’abbigliamento devono fare qualcosa per attirare questi consumatori che intrattengono con sfilate in streaming, che commuovono occupandosi dell’impatto dei prodotti sull’ambiente e ai quali dimostrano che non producono più in luoghi come il Bangladesh, fin quando non si trovano delle soluzioni allo sfruttamento della forza lavoro. Le richieste inoltrate vengono esaudite e pre-
Nella seconda metà del novecento c’è stato uno stilista rivoluzionario come Yves Saint Laurent capace di prendere ispirazione dalla strada per l’alta moda e di scelte di rottura in senso democratico come l’invenzione del prêt-à-porter che spostava l’attenzione dalle muse aristocratiche e dalle attrici del cinema alle donne comuni. Vede ancora nella scena attuale della moda stilisti che si pongono il problema di essere accessibili al grande pubblico mantenendo uno stile riconoscibile? Oggi è diverso rispetto ai tempi di Yves Saint Laurent perché le marche “high street” come, per esempio, Zara e H&M hanno invaso le strade e le case della gente con una moda appetibile dal punto di vista estetico che è tratta a piene mani dal lavoro dei grandi stilisti ma a prezzi accessibili a tutti. Questo ha rivoluzionato il settore perché se prima gli stilisti non consideravano i marchi “high street” dei concorrenti, ma solo degli imitatori, oggi si trovano di fronte a dei concorrenti. Anche i consumatori di moda ad alto livello mischiano. Si può indossare una camicia che costa pochissimo con una giacca firmata. Chi veste Chanel prende tranquillamente il cashmere di una marca “high street”. Non c’è più bisogno che il signor Yves Saint Laurent di turno crei la marca democratica perché ha già una concorrenza spietata sul mercato. Un tempo l’alta moda era un mondo inaccessibile, una nicchia di stile che rispecchiava un modo di vivere raffinato. Oggi assomiglia di più a uno spettacolo capace di stupire a tutti costi per attirare un pubblico di straricchi. Come vede l’alta moda dei nostri giorni? L’alta moda è risorta circa quattro anni fa e non a caso da tre marche che sfilavano sulle passerelle di Parigi sono diventate trenta. Questa crescita pazzesca è dovuta al famigerato 1% di consumatori che sono i ricchi del mondo che, dal momento in cui la moda è diventata così democratica, hanno bisogno di qualcosa che gli altri non possono permettersi. L’alta moda oggi è molto in sintonia con un ritorno all’artigianalità, alla ricerca dei tessuti e delle forme e all’arte vera della manifattura che è unica. Poi le persone che possono acquistare capi dai (...)
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“Ringrazio di essere nata e cresciuta a Lugano perché ho dovuto andarmene da una piccola e importante città di provincia. I miei amici di Roma, Parigi e Londra non ne sentono il bisogno e questo è uno svantaggio enorme. È fondamentale vivere altre culture, lingue e abitudini” (Mimma Viglezio)
25mila franchi in su per vestirsi sono poche. L’alta moda oggi vive un momento favorevole. Lo spettacolo nella moda è molto forte anche nel prêt-à-porter dove quelle cinque marche che se lo possono permettere fanno a gara a chi realizza le sfilate più sensazionali; da Karl Lagerfeld, che ogni stagione s’inventa un universo completamente nuovo che gli costa qualche milione di franchi per 12 minuti di show, a case di moda che presentano la collezione “Cruise”, un tempo considerata commerciale, ma che è al top delle vendite, in posti diversi nel mondo al di fuori della stagione delle sfilate con il coinvolgimento di giornalisti e editor che vengono ospitati negli alberghi.
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Quanto si sente libera come giornalista di moda che lavora nel mondo anglosassone? Ho sempre amato i miei Panels (giurie) a Showstudio e anche la mia trasmissione, Head to head con Colin McDowell perché posso essere molto libera di esprimere il mio pensiero. Showstudio è la piattaforma web sulla moda, fondata da Nick Knight nel 2000 per dare una casa al fashion film e priva di sponsor e pubblicità, dove non abbiamo veti di alcun tipo. Da quando ho preso questo ulteriore impegno di caporedattrice di Lula, un semestrale di moda, mi sono accorta che la mia libertà è un po’ più limitata o per lo meno che devo essere un po’ più diplomatica. Quali identità cerca di conferire alla rivista Lula? Quando ho accettato questo lavoro ho detto al mio editore che avrei fatto la caporedattrice se mi permetteva di imprimere una mia visione. Voglio che si parli di moda in modo intelligente: i fotoservizi devono essere accompagnati da articoli che diano un senso alle immagini perché non intendo fotografare moda a caso. Ogni numero della rivista ha un tema e tutto quello che segue è coerente. Nelle interviste non faccio gossip e se ho una star da mettere in copertina che sta seduta con me per quattro ore non mi metto a scrivere com’era vestita. Così facendo mi sono assunta un po’ di rischi senza indulgere alla banalità, tuttavia i lettori ci hanno premiato perché sono aumentati. Alcuni affermano che la rivista sia un po’ troppo intellettuale altri applaudono al fatto che la si può leggere… Il primo numero di Lula era dedicato alla strada poiché la moda si svolge lì e i ragazzi che ancora non se la possono permettere sono quelli che cambiano le tendenze. Ai miei tempi c’erano i Tom Ford che dicevano: “io so quello che tu vuoi e ti dico come ti vestirai”. Oggi è la strada a dirci cosa vuole, a fare tendenza. Ci sono ancora stilisti in grado di cambiare il nostro modo di vestire, capaci di catturare le tendenze del momento e di cogliere il passaggio di un’epoca? Esistono ma sono nomi noti solo agli addetti ai lavori. Mi viene da citare un collettivo di giovani parigini chiamato “Vetements”
e guidato da Demna Gvasalia, serbo, allievo di Martin Margiela, che è appena stato assunto per rilanciare Balenciaga. Tutti loro in precedenza hanno collaborato con grandi case di moda... Già chiamarsi così è un modo per dire che la marca non conta, ma importa quello che si fa, ovvero gli abiti. Hanno messo in passerella i loro amici, non modelli, con una serie di vestiti che, pur attingendo nello stile dalla strada, è straordinario. I ragazzi di “Vetements” in due o tre anni sono diventati famosi. Tra gli stilisti degni di nota c’è anche J.W. Anderson che viene dalla Saint Martins School di Londra e ha lanciato quattro anni fa il suo marchio di moda uomo, molto rivoluzionario. Dopo essere stato acquisito da LVMH è stato nominato anche direttore artistico di Lowe per il suo rilancio. Questo giovane trentenne sta facendo un lavoro straordinario, ma se uno vede la sua moda per strada probabilmente ha un sussulto di disapprovazione. Come Andy Warhol ha rivoluzionato l’arte dipingendo delle scatolette di zuppa Campbell, così questi ragazzi stanno dando uno scossone al classico e stanno riscrivendo la moda come fece Saint Laurent. Quanto ha contato l’essere cresciuta in Svizzera nel successo del suo lavoro di creativa multiforme? Ringrazio di essere nata e cresciuta a Lugano perché ho dovuto andarmene da una piccola e importante città di provincia. I miei amici di Roma, Parigi e Londra non ne sentono il bisogno e questo è uno svantaggio enorme. È fondamentale vivere altre culture, lingue e abitudini. Un certo rispetto per le regole mi viene dalla mia educazione e ne faccio tesoro. Troppo spesso si dimentica che la Svizzera è un paese di grandi creativi che vanta architetti come Le Corbusier, i migliori grafici del mondo nel disegnare banconote, poster e non solo. Siamo pochi e nel gioco dei numeri abbiamo meno peso. Il problema della Svizzera è che ha delle pessime pubbliche relazioni. Chi sono i grandi fotografi della moda che troviamo nei musei e non solo sulle pagine delle riviste? Mario Testino, Steven Meisel, Bruce Weber e Annie Leibowitz. I veri eredi di Irvin Penn e Guy Bourdin sono Nick Knight, Tim Walker e Sarah Moon. Chi sono le icone della moda e dello stile oggi? Ci sono ancora le muse degli stilisti? Adesso figure come Isabelle Blow, icona di stile internazionale e scopritrice di talenti, non esistono più. Daphne Guinness è un’artista e rappresenta un’eccezione. Le muse degli stilisti sono note solo agli addetti ai lavori. È cambiato il mondo e chiunque può diventare famoso grazie ai social network. Le icone della moda di oggi sono Kim Kardashian e le sue sorelle che spopolano su Instagram...
Attrazione fatale
Moda e design si sbirciano e si osservano continuamente, influenzandosi a vicenda... Quando poi non si innamorano l’una dell’altro, come si è visto al recente Milano Moda Design di Marisa Gorza
Si tratta di passione fatale, certo, ma tra moda e design tura in lacca bianco dorato e le ante in ottone millerighe. esiste soprattutto una profonda affinità elettiva che nasce Roberto Cavalli Home ha proposto voluttuosi cuscini e dal comune istinto per l’estetica, resa funzionale. E non è plaid di velli pregiati, da gettare con nonchalance sul sodunque un caso che i nostri stilisti, professionisti del look fà scomponibile in velluto rasato. Indiscrete lampade da e del bel vestire, si occupino sempre più dell’arte del bel tavolo in vetro di Murano, o a sospensione nelle forme a grappolo, illuminano la scena. vivere e dell’abitare, ampliando lo style a 360 gradi. Eccolo più forte che mai il legame tra moda e oggetti d’arre- Anche le proposte della Versace Home, esprimono una sensualità sfarzosa e tuttavia do nella collezione Missoni Hopiena di spirito. Il pezzo embleme, ideata da Rosita e prodotta ma della stagione è “Mesedia”, da T&GVestor. La magia cromauna poltroncina in fusione d’altica e i valori estetici del brand luminio che riproduce in modo si intrecciano con l’abilità macontemporaneo la sagoma dell’inifatturiera di riprodurre tralci conica Medusa. La zona notte e e corolle d’ispirazione orientale il living sono caratterizzati da (colte da un antico kimono) stampe zebrate, morbidi pellasulla poltroncina gioiello, sul mi e jacquard di seta, dove la divano modulare, sui pouf misilhouette simbolo della maison cro e macro, sulla chaise longue... troneggia ricamata. La suggestione floreale che in diversificati colori e dimensioni Etica e visioni si mescola a motivi geometrici Visioni? Proprio così si chiamae ad anemoni stilizzati crea neno le creazioni a quattro mani gli ambienti un gioco d’ombre della stilista Luisa Beccaria e cinesi. Poi una fatata installadella scultrice Coralla Maiuri. zione fa apparire un paesaggio Trame corpose, bagliori di sedi casette in miniatura dalle ta, porcellana e applicazioni di pareti e dai dettagli formati dametalli, più un cocktail di gusto, gli emblematici tessuti a maglia arte e manualità, danno vita a della maison. Una knitown di giare dalle linee leggiadre. Riceronde, zig-zag, righe e greche con Una poltrona di Missoni House cata, ma assolutamente coerente la stessa esuberante armonia, vitalità e innovazione dei vestiti ammirati in passerella. con la nota filosofia understatement di Brunello CuciQuesto, in sintesi, quanto Missoni ha presentato durante nelli, ecco la collezione “Lifestyle”. L’atmosfera è quella le giornate del Salone del Mobile milanese (11-17 aprile) balneare degli années folles filtrata dalle linee essenziali e concomitanti agli happening offerti dalle griffe (una qua- dei materiali dal sapore d’autenticità. Tante righe ritmate rantina) per celebrare tutte insieme l’ormai noto connubio sulle nuances chiare dei tessuti dall’aspetto grezzo, ma di tra le due eccellenze della creatività. L’iniziativa, alla nona grande comfort e lavorazioni a zero impatto ambientale. E a proposito di valori concludiamo con Adam&Eve by edizione, si chiama appunto Milano Moda Design. Peter Marino, un armadietto che gioca con la peculiarità delle doghe delle vecchie botti. Presentato dal Gruppo ErPragmatismo e sfarzo Maestro di questa tendenza è Giorgio Armani. Da diversi menegildo Zegna, in collaborazione con la Comunità San anni le sue proposte per abbigliare il corpo e allestire la Patrignano, fa parte del lungimirante progetto “Barique, la dimora convivono in un perfetto connubio di stile. Filo terza vita del legno”. L’oggetto d’arredo in questione prende conduttore della nuova collezione Armani/Casa è il prag- forma grazie a una serie di contrasti e da un forte senso matismo che diventa leggerezza, così come la tradizione è di dualità della materia prima, magistralmente riciclata: pura novità. Prendiamo il tavolino girevole “Luna”, grazie convesso e concavo, maschile e femminile, esterno e ina un perno in ottone satinato, si articola in varie fasi sulla terno. Siamo partiti parlando di una accoppiata vincente e base rivestita in un tessuto color oro perla, mentre il buffet terminiamo citando Adamo ed Eva, prima coppia assoluta “Leonard” emana diverse lucentezze per via della strut- dell’umanità. Vorrà ben significare qualcosa!
Abitare 7
Dalle frequenze ai bit Di web radio il Ticino ne conta solo una (di cui tra l’altro si parla assai poco). Eppure nel resto della Svizzera sono piuttosto diffuse e ascoltate, anche dall’estero... di Marco Jeitziner
L’offerta
di stazioni radio è ampissima e sempre più complementare alle vecchie frequenze modulate (FM). La concorrenza si sposta anche tra le radio con sistema “Dab+” che, in Svizzera, necessitano di una concessione federale, e quelle “IP ” che si trovano semplicemente nella rete, per le quali basta un click al computer o sul cellulare per ascoltare musica in continuazione e senza (o quasi) interruzioni pubblicitarie. Proviamo a entrare un pochino in questo mondo.
Media 8
un servizio della radio romanda4 ha confermato che le web radio sono sempre più numerose in Svizzera, specie a Zurigo e in Romandia. Dal punto di vista della domanda riflettono un bisogno di sub-cultura e di proposte musicali alternative ai canali ufficiali. Per esempio, a Zurigo ci sono radio numeriche che si occupano soprattutto di festival musicali e non solo (“Rundfunk FM”, attiva già da 15 anni), oppure “Gegen den Strom FM” (nata nel 2012). In Romandia una web radio di Sion è Piccole e grandi stazioni stata creata unicamente a margine È chiaramente la diffusione di del “Gay Pride”. Dal punto di vista internet che ha dato il “la” a quedell’offerta i vantaggi sono nusto nuovo modo di fare e offrire merosi: pochissima attrezzatura, radio. Grosso modo, in Svizzera, si può diffondere ovunque e non le web radio sono nate a cavallo servono autorizzazioni. Il dibattito tra i due secoli. In alcuni casi è forse ancora all’inizio nel nostro appartengono a radio FM per ampaese, tant’è che pochissimi studi se ne occupano. Uno di questi, pliare il loro pubblico (sfruttando l’Annuario della qualità dei media, lo “streaming”), ma la maggior ancora nel 2012 affermava vagaparte sono il frutto di appassionati mente che “l’aumento dell’utilizzo che le gestiscono e le finanziadelle web radio non compensa le no a proprie spese. Spesso sono perdite rilevate sul fronte dell’utilizzo specializzate in generi musicali tradizionale”5. Ma poiché la scelta e propongono brani che le radio è in realtà vastissima, come si fa FM snobbano bellamente. Questa a capire quali sono le “migliori”? realtà in Svizzera non solo sembra Pete Naughton, appassionato di tardiva ma anche ambivalente. “podcasting” e web radio, lo scorso Nel 2002 l’Ufficio federale delle Manifesto di un festival organizzato da Radio Gwen febbraio ha tentato una classifica comunicazioni (UFCOM) scriveva1 che le web radio erano ancora “in una fase iniziale e non an- sul quotidiano britannico Telegraph6. Naughton introduce cora sufficientemente affidabili”, ma riconosceva allo stesso così: “c’è un sacco di buona radio là fuori che non si compone tempo che Radio Svizzera Internazionale (oggi “swissinfo”) di brani soporiferi e chiacchiere banali, ma non è sempre facile poteva lavorare in modo più efficace e meno costoso su da trovare (...)”. La bella sorpresa è che nella sua personale internet. Nel 2005 la Cooperativa svizzera degli autori di lista figurano due web radio svizzere: “Radio Swiss Classic”, musica, la SUISA, sembrava lottare da sola contro internet2. della SSR SRG, e “Otto’s Opera House” con sede a Zugo. Quindi? Di fronte alle accresciute capacità della rete, dei Grazie a loro “gli svizzeri sanno mantenere una presenza computer, dei cellulari, alle nuove abitudini del pubblico distinta nel mondo delle radio in internet, con una varietà di e persino dei musicisti, non è rimasto che adeguarsi. Per stazioni di livello superiore”scrive Naughton. Quantomeno esempio l’UFCOM ormai riconosce “l’Association Suisse des per la musica classica. Radios Numériques – Asroc”, con sede a Thônex. Erano 17 le stazioni che ne facevano parte nel 2009, oggi sono note oltre 50 soltanto in Romandia, diffuse tramite la rete, il 1 Rapporto “Studie SRI Alternativen zur Kurzwelle” (UFCOM, 2002). 2 Si veda “La SUISA vuole la morte delle webradio?” (swissinfo, cavo o il satellite3. A ognuno la sua Se la Svizzera italiana vanta la presenza di Radio Gwen, che cerca di ritagliarsi ufficialmente uno spazio, nel 2015
3 4 5 6
1.9.2005). asroc.ch/site/presse. Da “Intercités”, RTS (12.2.2015). “Annuario 2012 – Qualità dei media” (Foeg, Zurigo). telegraph.co.uk/radio/what-to-listen-to/the-best-internet-radio-stations/
Insano & Rovina
Pensavate di esservi liberati della “coppia felice” da una ventina di anni... E invece Albano e Romina sono resuscitati a suon di concerti, piccolo schermo e naturalmente tanto tanto gossip… di Roberto Roveda
Albano mi sempre fatto pensare alla gramigna, quell’erba
anatre allo spiedo. E come se niente fosse, dopo anni di liti infestante tanto tignosa da essere praticamente impossibile matrimoniali e di insulti, rifai il duo Insano e Rovina con da debellare. Più la togli e più ritorna fitta come prima. un bel concerto in Russia. Potere del tempo che guarisce Insano, cioè Albano, è così: pensi di essertene liberato per ogni dissidio e dei rubli a caterve, capaci di far dimenticare raggiunti limiti d’età e di noia a sentirti ripetere da cin- ogni dissapore... e ogni pudore. quant’anni “… quando il sole tornerà e nel sole tornerò da te…” e invece riemerge, tipo Araba fenice. Anzi Araba infelice… Ci eravamo tanto amati... e ora siam tornati per te che lo ascolti. La voce stentorea, sul volto stampato, Da lì, era l’ottobre 2013, il diluvio canoro è ripreso come il mezzo sorrisetto che sembra dirti perennemente “pensavi se vent’anni fossero passati invano. Come se non ci dovesse essere rossore a intonare fosse finita e invece…”. nel 2016 (ma anche nel 1982 o Lo ammetto, un piccolo sospiro nel 1994) “Felicità, è un bicchiere di sollievo lo avevo tirato una di vino con un panino, la felicità…” ventina di anni fa, quando si era oppure “Nostalgia, nostalgia ca“mollato” con Rovina, pardon naglia di una strada, di un amico, Romina. Finiva la coppia più glidi un bar di un paese che sogna e cemica dello spettacolo italiano, che sbaglia ma se chiedi poi tutto ti rimaneva solo lui a cantare. Ce dà…” uno sganassone vi dovrebla potevo anche fare. E invece be dare, se fosse un paese serio, Insano che fa, si mette con un invece niente. Anzi li chiamano fenomeno paranormale come a fare i conduttori di uno show Loredana Lecciso. Ma dico, come che si chiama “Così lontani, così si fa a passare dalla figlia di Tyrovicini”. L’idea è di far incontrare ne Power alla personificazione persone adottate con i familiari della réclame del cattivo gusto? Immagine tratta da blitzquotidiano.it naturali che non hanno mai Doveva essere messo proprio male il nostro e non a caso recentemente ha dichiarato a conosciuto. Cioè stiamo parlando di cose serie, anche di una giornale di gossip di aver cominciato a soffrire in quel drammi, e tu chiami Romina e Albano a fare queste cose? periodo di psoriasi... un notizione che ha fatto certamente Il programma chiude prima del tempo perché un conto impennare le vendite della rivista in questione e che ci è credere alle fiabe canore, un altro è ritrovarsi Insano e ha gettato nello scoramento. Neanche la psoriasi lo fer- Rovina che ti raccontano il senso della vita quando con ma, anzi negli ultimi tempi antichi incubi sono riapparsi loro la vita non ha senso. all’orizzonte. Sogni e presagi E poi i due sono mitici solo sul palco, con lui indistruttibile No, “Il ballo del qua qua” no! Va bene pagare la tassa di Insano in qualche concerto nonostante la psoriasi e lei che lo segue con la sua voce natalizio o in qualche varietà dove l’idea più innovativa è ansimante. Inutile fare salti nel buio e lo stesso Insano ha festeggiare il cinquantennale dei Pooh. Però ritrovarmelo dichiarato “sono un conservatore. Se analizzo la mia vita non con Rovina non lo reggo. Risentire quella voce che non ho mai fatto grandi cambiamenti”, e infatti fa quello che già ho mai capito se fosse un sospiro o un rantolo mi mette faceva quarant’anni fa. È uno concreto Albano, in Puglia ansia. Si era ritirata, era andata negli States, si era dedicata ha tanta terra che neppure un feudatario medievale ne alla pittura, alla spiritualità indiana, al vegetarianesimo – ha mai posseduta tanta e un hotel in una masseria che con scarsi risultati dato che oggi è larga il triplo di quando in un impeto di fantasia ha chiamato “Hotel Felicità”. mangiava porchetta e orecchiette. Aveva anche dichiarato Questo vuol dire che tirerà avanti il duo fino a che sarà in un impeto di realismo “è stato difficile inventarmi come possibile e anche impossibile. L’unica è credere ancora nei cantante. Ho un fil di voce”… Cioè, lo sai e persisti?!? E torni sogni: tempo fa Rovina ha detto: “Il mio sogno ricorrente, di nuovo con “Il Ballo del qua qua”, con le ginocchia pie- da tanti anni, è un’onda gigantesca, che sta per abbattersi su gate, le braccia a formare le alucce per imitare una papera una spiaggia dove io mi trovo”. Chissà se i sogni si avverano e poi non stupirti se mi scopro amante della caccia e sogno a desiderarli tanto…
Televisione 9
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ono nata a Zurigo e poi sono cresciuta nell’Appenzello esterno, a Trogen, vicino a San Gallo. Fin da bambina ho sempre amato il movimento, ho praticato ginnastica e ho anche cominciato abbastanza presto a ballare alla scuola di Trogen. Facevo danza jazz e il mio sogno era studiare per diventare una ballerina. Mi piaceva veder ballare a teatro e ricordo che mia madre cantava in un coro amatoriale del teatro di San Gallo. Lì guardavo le operette ed ero contenta di vedere danzare. Come capita in questi casi, però, i miei genitori non erano molto d’accordo coi miei sogni. Mi dicevano che dovevo dedicarmi a qualcosa che mi permettesse di trovare lavoro, che le ballerine fanno fatica a lavorare. Allora ho studiato economia anche se a partire dal 1986, quando avevo 15 anni, ho intrapreso la mia educazione come ballerina in una scuola a San Gallo. Terminata la scuola economica non sapevo cosa fare. Così, nel 1991, a 21 anni sono andata in Svezia, il paese natale di mia madre. Volevo imparare la lingua e soprattutto capire cosa desideravo diventare. A nord, grazie a un maestro di balletto, ho ritrovato tutta la passione e tornata a casa ho detto a tutti: “Io voglio danzare!”. Ho studiato ancora a San Gallo e poi sono andata a Monaco di Baviera per imparare la danza moderna. Ho scelto questo tipo di danza perché ero già grande come età per la danza classica e mi sono detta che non esistono solo le ballerine classiche ma anche quelle che ballano nei musical. Dopo tre anni di preparazione, nel 1995, ho esordito al teatro di San Gallo in West Side Story e nello stesso tempo ho cominciato a collaborare con una compagnia di danza moderna a Salisburgo. Per un anno ho fatto continuamente avanti e indietro tra San Gallo e Salisburgo. Intanto ho terminato la mia educazione nella scuola di San Gallo. A quel punto la mia insegnante mi ha chiesto di tenere delle lezioni di danza jazz. È una collaborazione che dura ancora oggi: la mia maestra ora ha una scuola tutta sua e io sono una delle insegnanti. Creo coreografie e tengo lezioni di danza moderna, jazz e hip hop per bambini e adulti. Non è una scuola per professionisti però lavorare lì mi piace molto. Nel 1992 a San Gallo ho conosciuto quello che sarebbe
diventato mio marito, Roman Brogli-Sacher, che fa il direttore d’orchestra e che ho seguito nei suoi spostamenti a Halle/Saale nel 1997 e poi a Lubecca. In questa città sono nati i miei due figli, una ragazza che oggi ha tredici anni e un maschietto che ne ha cinque. A Lubecca per qualche anno ho avuto anche la possibilità di lavorare per il teatro dell’opera, dove ho fatto tantissime coreografie per le opere e lavorato per le coreografie del coro. Sono stati annui di intensa attività perché lavoravo anche al Conservatorio, dove insegnavo anche a cantare dato che avevo studiato canto. Ho fatto tantissimi progetti anche per i bambini, adattando per musica e danza per fiabe come La piccola fiammiferaia. Poi tre anni fa è finito il lavoro di mio marito a Lubecca e lui non voleva rimanere in quella città. Dopo vent’anni in Germania sono tornata in Svizzera, anche se in una parte della Svizzera molto diversa da quella in cui sono nata. Ora viviamo a Caprino, qui c’è molta gente che viene dall’Italia, si respira un’aria più “europea”. Mio marito è spesso via per lavoro e io mi occupo molto dei bambini anche se non ho certo abbandonato le mie passioni. Insegno a San Gallo e quest’estate sono stata invitata a un festival a Lubecca dove ho fatto le coreografie per un’opera per bambini scritta da una mia collega pianista. Poi tengo lezioni di danza per i bimbi a Morcote e Rovio. Ora che conosco un po’ più la zona in cui abito, la lingua e le persone vorrei poter riprendere qui in Ticino il filone delle fiabe adattate per la danza. Certo non è facile, viviamo lontano da Lugano e devo andare avanti e indietro con la macchina per accompagnare i miei figli a scuola. Allora mi esercito e creo coreografie e casa. Come si dice: faccio un passo alla volta. Certo mi piacerebbe trovare un gruppo di ballerini con cui provare, allenarmi però per ora non l’ho ancora trovato. La passione però è intatta, c’è sempre: mi basta ascoltare una musica oppure guardare un’opera a teatro e sento subito la voglia di muovermi, sento il corpo che si risveglia, sento il desiderio di creare coreografie e di ballare!
MARTINA WüST
Vitae 10
La passione per il movimento e per la danza nata da bambina. Poi la scelta di diventare ballerina e coreografa professionista, il lavoro in molti musical e opere in giro per tutta l’Europa
testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Sabine Biedermann
Il guardIano del lago Situata a 700 metri di altezza, a picco sulla città di Como e il suo lago, la cittadina di Brunate è meta, soprattutto nella bella stagione, di un consistente flusso turistico da tutti gli angoli del mondo. Ad attrarre, non solo la spettacolare vista sulla Pianura Padana e le Alpi occidentali che si gode alla base del Faro Voltiano che la domina, ma anche l’atmosfera retrò e le oltre settanta ville liberty che ne abbelliscono le tranquille stradine di Roberto Festorazzi; fotografie ©Reza Khatir
sopra: veduta del lago di Como e dellâ&#x20AC;&#x2122;area di Cernobbio e di Chiasso. Sullo sfondo, a sinistra, si scorge il Sacro Monte di Varese; in apertura: lâ&#x20AC;&#x2122;ingresso al Faro Voltiano sulla sommitĂ del colle che domina Brunate
L’ingresso di villa Pirotta Bonacossa
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rrivare a Brunate, in una giornata in cui si può godere lo spettacolo del “mare di nebbia”, è un’emozione straordinaria. Salendo lungo la strada, tornante dopo tornante, l’abituale panorama mozzafiato sulla sottostante città di Como è precluso da una fitta coltre lattiginosa dalla quale sbucano, qua e là, soltanto i rilievi che coronano la convalle del capoluogo lariano, con lo svettante Castello Baradello. Brunate, con la sua montagna, non solo accoglie da oltre un secolo le scampagnate (e le camminate) dei comaschi e dei milanesi – dal paese si snodano infatti numerosi sentieri che consentono di effettuare anche lunghi trekking in tutta l’area del Triangolo Lariano –, ma da alcuni anni è divenuta meta di un crescente turismo internazionale: russi, asiatici, americani, europei, migliaia e migliaia di persone salgono
La lapide collocata sul muro esterno dell’albergo ristorante Bellavista in ricordo del poeta bulgaro Penčo Slavejkov che lì morì nel 1912
a visitare questa piccola meraviglia, raggiungibile non solo su gomma ma anche grazie alla comoda e recentemente rinnovata funicolare che in soli sette minuti collega il paese con Como. Proprio questo mezzo di trasporto simpatico ed ecologico, inaugurato nel 1894, rappresenta l’atto di fondazione della vocazione turistica di Brunate, che ha conosciuto un’esplosione di vivacità anzitutto architettonica proprio durante la Belle Epoque. Le ville (e gli alberghi) sorti tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento animano infatti oggigiorno veri e propri percorsi culturali alla scoperta sia dello stile Liberty sia dell’eclettismo che qui hanno trovato una singolare forma espressiva nella contaminazione tra le diverse correnti e stagioni della ricca tradizione architettonica, non soltanto tipicamente italiana, ma anche alpina e transalpina.
La facciata rivolta a meridione della villa Cantaluppi Giuliani
Le “tre fontane” Campari fatte erigere da Angelo Ghezzi
Sfarzo e futurismo Le guide e gli itinerari turistici segnalano la presenza di almeno una settantina di ville di particolare interesse. Tra queste, ci limitiamo a ricordare, soprattutto, Villa PirottaBonacossa, commissionata nel 1902 all’architetto Federico Frigerio dal cavaliere Attilio Pirotta, un innamorato di Brunate che sognava la trasformazione del paese in una piccola Versailles. Il tripudio, diremmo lo sfarzo di elementi decorativi, in questa prestigiosa residenza, si deve alla mano dello scultore Ludovico Pogliaghi, che con il pittore Ambrogio Alciati e altri artisti lavorò all’abbellimento della villa e del suo vasto parco. Non meno singolare è la vicenda di Villa Elisi, che si incontra lungo la “via delle baite”, vale a dire il sentiero delle Colme che conduce, attraverso il Monte Boletto, fino al Palanzone e al San Primo, inoltran-
dosi nel Triangolo Lariano. Un itinerario naturalistico che permette di unire, alla salubrità della camminata “in quota”, i piaceri della buona tavola, con le specialità imbandite nelle frequenti capanne: polente, in tutte le versioni, e con ogni possibile abbinamento, dai brasati alle selvaggine, e poi salumi, dolci e formaggi nostrani. Ebbene, si diceva di Villa Elisi. Fu costruita, nel 1912, su progetto dell’architetto Antonio Sant’Elia, il visionario profeta delle città futuribili. Sant’Elia inserì nell’edificio elementi futuristi e, in collaborazione con Gerolamo Fontana, realizzò affrescature, ispirate a Klimt e all’espressionismo, che purtroppo sono andate perdute. Il legame di Brunate con il mondo degli artisti ci consente d’altra parte di ricordare che il paese attrasse molte personalità. Umberto Boccioni, nel 1909, partecipò, per esempio, all’esposizione
L’ingresso della villa Ghezzi Antonelli in via Pissarottino
di pittura e scultura che il paese ospitò. E non tutti forse sanno che, a Brunate, spirò, il 10 giugno 1912, il grande poeta bulgaro Penčo Slavejkov, esule dal suo paese. Una lapide, sul muro esterno dell’albergo ristorante Bellavista che l’ospitò, ne ricorda il transito terreno, mentre un busto in bronzo su stele di granito lo celebra nel giardino della Biblioteca comunale. Panorama incomparabile Brunate offre molti punti panoramici di grande suggestione. Uno di questi, il Belvedere, si trova sotto la stazione della funicolare: vi si può godere una spettacolare “veduta aerea” su Como. Altra terrazza panoramica è quella, con vista sulle Alpi, che sorge al termine della passeggiata del
Pissarottino, toponimo legato alla locale fonte che sgorga da una piccola grotta. Vi si giunge dal centro del paese, cioè dal piazzale della chiesa parrocchiale di Sant’Andrea, affrescata dall’artista comasco Giampaolo Recchi. Infine, ma non certo in ordine di importanza, vi è l’attrazione del Faro Voltiano di San Maurizio, sentinella e torcia di pietra che dal 1927, da quota 900 metri, domina su Como e sul suo lago, guidando con la sua scia luminosa le rotte della navigazione. Proprio dalla sommità del Faro, ma anche dalla piazzola che sta alla sua base, si possono ammirare sia il profilo delle vette alpine sia il Lario sottostante. Altro luogo ameno è quello dei Piani di Brunate, località che si può raggiungere tanto discendendo dal centro del
L’interno del Faro Voltiano con la scala che conduce alla terrazza panoramica e alla lanterna
paese, sia risalendo il sentiero che, dalla fermata Carescione della funicolare, porta all’ingresso dei Piani stessi. In pochi minuti, lasciata alle spalle la graziosa chiesina del Sacro Cuore, si può raggiungere il Ristorante Falchetto, altra “tappa fissa” di molti gitanti domenicali. Poco distante, sorge il Castello di Brunate, suggestivo edificio privato con veduta ineguagliabile, di proprietà di due famiglie svizzere. Un’antica attività Dal ultimo, meritano di essere segnalate un paio di curiosità. La prima riguarda le “tre fontane”, una costruzione in laterizio di impronta razionalista, realizzata negli anni Trenta del secolo scorso, a poca distanza della stazione della funicolare, lungo la strada che conduce a San Mau-
rizio. Si tratta di un manufatto pregevole, fatto erigere da Angelo Ghezzi, allora rappresentante della Campari, in un luogo dove preesisteva una piccola fonte di acqua sorgiva. Il corpo centrale è costituito da un bassorilievo a motivo grottesco da cui sgorgano, appunto, tre fontanelle. Perfettamente conservato è il motivo pubblicitario, legato alla Campari, mentre si sono perdute le due teste scolpite – raffiguranti re Vittorio Emanuele III e Benito Mussolini – che sormontavano la coppia di colonne poste ai lati della vasca. L’altra curiosità è relativa alla presenza, nell’ottocento, a Brunate, di un numero considerevole di artigiani “baromettai”, cioè fabbricatori di barometri, che godevano di una discreta fama, esercitando la loro attività in varie città italiane ed europee.
La domanda della settimana
Nella scelta dei vostri vestiti e del vostro stile personale, siete influenzati dalle immagini dei VIP e dei personaggi pubblici o del mondo dello spettacolo?
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Al quesito “Praticate una o più attività sportive all’aria aperta in modo regolare (almeno una volta alla settimana)?” avete risposto:
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Astri ariete Umore spesso altalenante. Favorite le attività di natura intellettuale. Viaggi. Spese in vista per l’abbellimento degli ambienti domestici o familiari.
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Verticali 1. Noto film del ’98 di Riccardo Milani con Claudia Pandolfi • 2. Rimanere • 3. I confini di Sonvico • 4. Nuovo Testamento • 5. Nullità • 6. Pari in giallo • 7. Vi sosta la carovana • 8. Ippolito, scrittore • 9. Est-Ovest • 13. Incassi • 16. Precettore antico • 17. Trasparenti come il vetro (f) • 19. Più che vecchio • 21. Gabbia per polli • 24. Anno Domini • 25. Le Lipari • 27. Sofferenza • 31. Il monogramma di Newton • 34. Pianta spinosa tropicale • 37. Il nome di undici faraoni • 39. Cattiva • 43. Pausa, relax • 45. Le iniziali di Papi • 47. Pizzi • 49. Il bel Sharif • 51. Il noto Ventura • 53. Pari in intatto • 55. Simili agli ASA
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Orizzontali 1. L’aspirazione del disoccupato • 10. Il nome di Ughi • 11. Châssis • 12. I confini di Gandria • 14. Le regine con le spine • 15. Metallo radioattivo • 18. La nota Zanicchi • 20. Colpevolezza • 22. Cono centrale • 23. Bordate • 26. Consonanti in podio • 28. Intacca la vite • 29. Il leggendario Hood • 30. Il nome di Guinness • 32. Gola centrale • 33. Rosa pallida • 35. Pari in pianto • 36. Buchi • 38. Radice piccante • 40. Epoca • 41. In nessun tempo • 42. Articolo romanesco • 44. Chicco fruttuoso • 46. Il nome di King Cole • 48. Gag pubblicitaria • 50. Moderno genere musicale • 52. Uno a Londra • 54. Poco costoso, economico • 56. Veloce, celere (f) • 57. Agnese a Madrid • 58. Estate losannese • 59. Gracidano
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La soluzione del Concorso apparso il 22 aprile è: BOLLETTA Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Elisea Bernasocchi 6503 Bellinzona
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Svaghi 43
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