Ticino7

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№ 23 del 3 giugno 2016 · con Teleradio dal 5 all,11 giugno

IN SCENA

Cinque giovani attrici ticinesi parlano di sé, delle proprie aspirazioni, di cinema e teatro, del rapporto col pubblico e con i personaggi

Corriere del Ticino · laRegione · Tessiner Zeitung · chf 3.–


Concorso La foto del mese

Pubblichiamo la quinta immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori per il 2016. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane…

Le stagioni di Giovanni Piacenza

Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso del 2016 i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. Abbiamo definito alcune temi con i quali potete sbizzarrirvi: l’avventura, il ritratto, le stagioni, la leg-

gerezza e l’equilibrio. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.

Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata la sesta immagine selezionata e alla fine del 2016 le migliori saranno raccolte in un reportage. Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi.


Ticinosette allegato settimanale N° 23 del 3 giugno 2016

Società Iran. Un quadro complesso Arti Locali in Ticino. Musica da bere? Vitae Simonetta Martini

Impressum

AmAndA Pfändler ..............................

4

fAriAn SAbAhi .................................................

6

mArco Jeitziner ...........................................

8

Agorà Sclerosi multipla. Nessuna condanna

di

Reportage Attrici. In scena

di

di

roberto rovedA; fotogrAfiA di flAviA leuenberger ...............

10

Keri gonzAto; fotogrAfie di rezA KhAtir ......................

35

di

Keri gonzAto.......................................

40

Svaghi ....................................................................................................................

42

Tendenze Digital detox. Vacanze offline Tiratura controllata

63’212 copie

Chiusura redazionale

Venerdì 27 maggio

Editore

Teleradio 7 SA Muzzano

Redattore responsabile Fabio Martini

Coredattore

Giancarlo Fornasier

Photo editor Reza Khatir

Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook

Stampa

(carta patinata) Salvioni arti grafiche SA Bellinzona TBS, La Buona Stampa SA Pregassona

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In copertina

Elena Aglaja Amadò Fotografia ©Reza Khatir

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Il rock non sarà morto, i concerti invece... L’universo della musica, assieme a quello dell’informazione, sono tra i più segnati dalle rivoluzioni legate a internet e alla diffusione degli smartphone. I punti sui quali soffermarsi sarebbero molti, alcuni dei quali ben descritti nel contributo di Marco Jeitziner che potete leggere in questo numero (pag. 8). Se sino a pochi anni or sono tra le note presenti nei biglietti per un’esibizione “dal vivo” non si potevano non notare diciture minacciose quali “VIETATO INTRODURRE APPARECCHI PER REGISTRAZIONI AUDIO/ VIDEO”, oggi nessuno si preoccupa più se a

non solo le ricompense negli anni non sono ahimé cresciute, tanto che anche tra rodati professionisti e gruppi meritevoli in molti si esibiscono gratuitamente (per esempio, nei bar), ma la maggior parte accetta ricompense miserevoli e (quasi) nessuno rifiuta proposte indecenti. Fenomeni che colpiscono solo il pop/rock? Non proprio: a un noto jazzista italiano (persona conosciuta alla Redazione) è stato proposto un concerto in un’importante città del nord Italia al “ragguardevole” compenso di 80 (ottanta!) euro, tutto incluso (trasferta, pasto ecc.). Che fai, rifiuti...? Certo, tanto al tuo posto una “cover band” dei Pooh, di Vasco Rossi, dei Nirvana o dei classici 883 la trovano sempre. E senza nemmeno faticare (e pagare) troppo. Buona lettura, Giancarlo Fornasier

un concerto la quasi totalità del pubblico è più preoccupato della buona inquadratura sul proprio cellulare piuttosto che della qualità del suono nella sala o dell’effettiva bravura dei musicisti. Ma il virus dei “videomaker da concerti” è solo l’evidenza più macroscopica di uno scadimento della qualità media del pubblico. I problemi e la profonda crisi dell’industria della musica partono dal basso, cioè dalle fondamenta del sistema. Assodato che di vendite di CD e download non campa nessuno, la grande corsa alla sopravvivenza ormai da anni si è concentrata sui gadget (dalla magliette ai capellini) e sulle esibizioni live. Vista l’enormità di proposte musicali e la nascita di solisti e gruppi Il concorso a ritmi schizofrenici, tutti suonano dal vivo o provano a farlo: confermando la legge economica della domanda e dell’offerta,

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Nessuna condanna Sclerosi multipla. Il 25 maggio si è tenuta la Giornata Mondiale dedicata alla lotta contro la sclerosi multipla, una patologia che riguarda circa 2,3 milioni di persone al mondo. Una malattia neurologica le cui cause e una cura non sono state ancora individuate con precisione, ma con cui oggi si può (con)vivere di Amanda Pfändler

U

Agorà 4

na patologia che al solo sentirla nominare terrorizza. E non è solo la paura della malattia, del dolore, della possibilità di morire prematuramente, ciò che più angoscia è quello che la sclerosi multipla implica, o meglio, quello che comunemente si pensa comporti. “Con quella diagnosi”, spiega Carla, affetta da sclerosi multipla (SM)1, “la mia vita è cambiata per sempre. Ma soprattutto, all’inizio sono arrivati il panico, la fame di sapere a fronte della scarsa informazione”. Quello a cui immediatamente si è portati a pensare quando ne sentiamo parlare è la perdita delle capacità motorie e mentali, la dipendenza dagli altri. Ma è davvero così? Il problema, quando si ha a che fare con la SM, è essenzialmente la mancanza di informazioni. E non solo perché la stessa comunità scientifica sa ancora poco delle cause di questa malattia, ma soprattutto perché si tende a fare confusione con altre patologie, come la SLA, la Sclerosi laterale amiotrofica (che ha cause, sintomi, decorso e prognosi del tutto diversi). Capita anche che, al solo sentir parlare della malattia, le persone si immaginino scenari estremi, spiega il dottor Claudio Gobbi, co-primario di Neurologia all’Ospedale Civico di Lugano. È vero che di SM non si guarisce, tuttavia, con una terapia adeguata, questa malattia può essere tenuta sotto controllo e si può vivere spesso una vita normale, lavorando, studiando, praticando sport e avendo una famiglia.

Una presa a carico a 360 gradi In Ticino sono 350-400 le persone affette da SM. Per loro esistono aiuti specifici e organizzazioni dedicate, come la Società svizzera per la sclerosi multipla, che accompagna il paziente e lo sostiene, e il Centro Sclerosi Multipla dell’Ente ospedaliero cantonale, con sede al Civico di Lugano, che offre appoggio diagnostico e terapeutico. Due realtà che operano in sinergia e che permettono una completa presa a carico del paziente, spiega Mara Gola, infermiera e responsabile in Ticino per il settore Consulenza infermieristica & Sostegno ai parenti presso la Società svizzera SM, che ha sede a Massagno. E quello che spesso per il Ticino è uno svantaggio – ovvero l’essere più isolato rispetto al resto del paese – si rivela in questo caso un punto di forza, spiega Gobbi: “Il nostro cantone dispone di un Centro sclerosi multipla d’eccellenza, uno dei cinque riconosciuti in Svizzera, e la persona con SM è sottoposta a Lugano alla stessa terapia che riceverebbe a New York”. In più, aggiunge Mara Gola, “le persone che lavo-

rano nel campo della SM si conoscono tutte, lavorano in sinergia, e questo permette al soggetto affetto da questa patologia di essere gestito in modo completo, ma anche più diretto, senza passare attraverso troppe strutture e sovrastrutture”. La diagnosi Per essere curata al meglio, la SM va diagnosticata correttamente: “non sempre si riconosce immediatamente la SM”, spiega il dottor Gobbi. “Questa malattia è infatti caratterizzata da sintomi «camaleonte», eterogenei ma non specifici. Un insieme di segni, cioè, che richiamano alla malattia. Si tratta di sintomi inizialmente transitori, che coinvolgono il sistema nervoso centrale, che vanno da un disturbo sensitivo, a disturbi visivi, oppure a difficoltà motorie o di equilibrio. Questi sintomi devono durare per più di uno, due giorni in maniera continuativa”. Ma in un caso simile non è ancora data la diagnosi: “Occorre”, continua il co-primario di Neurologia, “che la malattia dia un secondo segnale di sé, clinico (nuovo peggioramento dei sintomi) o radiologico (infiammazione visibile alla risonanza magnetica). Per poter arrivare alla diagnosi corretta è inoltre indispensabile escludere altre cause che potrebbero dare sintomi simili”. Una diagnosi non facile, ma essenziale, poiché la presa a carico precoce, modifica sostanzialmente in positivo il decorso della malattia. “Fortunatamente”, assicura Gobbi, “i medici di famiglia, cui si rivolgono in primis i pazienti, in genere sanno riconoscere la malattia e prescrivono degli accertamenti adeguati”. Poi tocca al Centro sclerosi multipla dell’EOC: “Qui, una volta confermata la diagnosi, ai pazienti viene prescritta una terapia personalizzata, con farmaci innovativi, che possono essere sostituiti nel tempo”. E questo poiché la ricerca è ancora pienamente all’opera per riuscire a sconfiggere la SM: “Nel ’94, con la prima terapia, abbiamo assistito a una svolta, e da allora vi è stata una crescita esponenziale sia delle cure, sia della loro efficacia”. Così, l’EOC partecipa a studi clinici per cercare di capire meccanismi di base della malattia, testare l’efficacia di nuovi farmaci, evidenziare fattori di rischio, insomma, tutto il possibile per contribuire – nell’ambito di una rete mondiale – all’impegno per trovare una cura definitiva alla SM. La paura nel paziente… Oltre alla terapia farmacologica e alla riabilitazione fisica, un aspetto essenziale nella vita di una persona cui viene diagnosticata la SM è quello psico-sociale. Innanzitutto


la componente psicologica: “Dopo una diagnosi di SM una persona si sente crollare il mondo addosso”, spiega Mara Gola, “quindi viene indirizzata alla nostra associazione. Qui si propone un primo colloquio, essenziale, che permette di aiutare la persona con SM a capire cosa le sta succedendo. Molte informazioni, con concetti per alcuni difficili da capire, lo choc: tutto questo crea un caos mentale e tanta, tanta paura. Noi accompagniamo la persona con SM e le spieghiamo cosa la attende, la sosteniamo anche dal punto di vista pratico, offriamo un appoggio psicologico, rispondiamo alle sue domande e a quelle dei suoi cari”. A questo colloqui possono anche seguirne altri. La SM infatti – sottolinea l’infermiera Gola –, è una malattia cronica con decorsi molto diversi fra loro, e la risposta del corpo umano ai farmaci è molto soggettiva. “Essere confrontati quotidianamente con questa «presenza», senza avere un’idea chiara né della prognosi né del decorso, crea un’instabilità e una frustrazione non facili da gestire nel quotidiano. Capita quindi che ci siano dei momenti, nella vita di una persona affetta da SM, più difficili da affrontare. E in quei momenti – soprattutto – la Società svizzera sclerosi multipla è presente!”. Senza dimenticare che al Civico esiste un Help Desk, uno sportello di primo aiuto dedicato alla sola SM, che permette di rispondere rapidamente a domande sulla terapia o su eventuali nuovi sintomi. … e quella negli altri Al di là dell’aspetto psicologico, c’è poi quello sociale da gestire: la SM provoca diffidenza, può isolare socialmente e spesso la persona con SM si sente sola, incompresa, anche

dai suoi stessi cari. “La mia è una malattia “invisibile”, afferma Gabriele, affetto da Sclerosi multipla2, “non sto in sedia a rotelle, mi muovo relativamente bene, lavoro, non ho disabilità evidenti. Così, quando dico: «sono stanco, non ce la faccio», chi mi sta intorno risponde «Ma sì, come tutti”». Non è così: per una persona con SM la la stanchezza, è una condizione ricorrente: si chiama fatigue – spiega Gola – ed è una stanchezza davvero sproporzionata allo sforzo fatto, mentale o fisico, dalla quale non ci si riprende semplicemente sdraiandosi mezz’ora sul divano… “Ma dato che non si vede nulla”, continua Gabriele, “pare che sia esagerato o vittimista. Non si vede, quindi non esiste. Ho problemi di equilibrio, mi dicono «sicuramente hai la pressione bassa», ho formicolii, tremore alle gambe, mi rispondono «ti sei stancato, hai preso un colpo di freddo». Ma io lo so, che è la SM. Che problema ci sarebbe a dirlo, o anche a non dire nulla? E invece la gente non ama parlarne, e trova una risposta facile per riempire il silenzio”. Ecco quindi l’importanza della consulenza e dei gruppi regionali della Società svizzera SM (ce ne sono tre in Ticino e son gestiti da volontari) ma soprattutto dell’informazione nella società3, per abbattere il muro dell’ “ignoranza” che inevitabilmente genera paura. note 1 Testimonianze raccolte dall’Associazione italiana sclerosi multipla. 2 Ibidem. 3 A tal proposito, per esempio, sabato 21 maggio, nell’ambito della Stralugano si sono corsi 5 chilometri per solidarietà, con la Run4Charity per la Società SM.

Perché non tutti gli infortuni hanno un lieto fine.

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Un quadro complesso Sabato 28 maggio si è insediata in Iran la nuova legislatura, un parlamento che in molti auspicano più aperto alle riforme ma che al contempo dovrà affrontare numerose sfide

di Farian Sabahi

Per la prima volta dal 2005 nel parlamento iraniano i fal-

Società 6

chi cedono il testimone ai moderati. Nel ballottaggio del 29 aprile (necessario per i candidati che al primo turno del 26 febbraio avevano ottenuto meno del 25% dei voti) i conservatori hanno infatti ottenuto soltanto 83 seggi, meno di un terzo delle preferenze. Nella capitale, più aperta, la destra non si è aggiudicata nemmeno una poltrona. Una sconfitta che ha indotto i falchi a tracciare un parallelo tra gli abitanti di Teheran e quelli di Kufa (attualmente in Iraq). In quel luogo, nel 680 dell’era volgare, la popolazione aveva abbandonato al suo destino l’Imam Hossein, il nipote del profeta Maometto nonché, secondo i musulmani sciiti, suo legittimo successore dopo il padre ‘Ali e il fratello Hassan. In netta minoranza di fronte all’esercito del califfo Yazid, il terzo Imam dello sciismo era stato assassinato insieme alla maggior parte dei suoi sostenitori. Nell’indifferenza di tanti.

conomia troppo a lungo lontana dai circuiti internazionali è necessario aprire il paese: per raggiungere il traguardo dell’8% di crescita occorre assorbire investimenti stranieri per 30-50 miliardi di dollari l’anno. Un’operazione invisa ai falchi, che traggono vantaggio da decenni di autarchia, triangolazioni commerciali (le fondazioni religiose non pagano dazi) e... contrabbando. Detenere la maggioranza del parlamento non sarà però sufficiente per far passare le riforme perché non è detto che gli indipendenti – ago della bilancia – appoggino sempre i moderati. Senza infine contare che i conservatori, controllando il Consiglio dei Guardiani, esercitano il diritto di veto sulle leggi promulgate e – come vedremo – possono licenziare i deputati sgraditi.

Più donne, meno clero Di buon auspicio anche la presenza femminile: se nella legislatura uscente le deputate erano solo 9, ora ne sono state elette 14 al primo turno Trasformismo e fazioni e nel ballottaggio altre 3. SaI candidati della Lista della ranno quindi 17 su un totale Speranza vicina al presidente di 290 deputati e quindi il 6% Rohani hanno ottenuto 121 (in Svizzera sono il 32%, in seggi. Non proprio la maggioItalia il 31 e in Francia il 26). ranza, ma un buon numero Di fatto, ci saranno più donVeduta di Teheran (da cna.it) per promuovere le riforme ne che membri del clero (oggi con l’appoggio degli 81 indipendenti. Di loro si dice siano di orientamento riformista solo 16, mentre dopo la rivoluzione del 1979 occupavano ma non è facile capire le differenti posizioni: in Iran non la metà dei seggi). Segno dei tempi: nelle università due esistono veri partiti, e anche la definizione di “moderato” matricole su tre sono ragazze, si laureano in ingegneria, va presa con le pinze. A caratterizzare i deputati è piutto- medicina, farmacia, informatica. sto la fluidità con cui si spostano da una fazione all’altra. In realtà, le deputate sarebbero state diciotto, se il Consiglio Una cosa è certa: questo risultato elettorale è segno che il dei Guardiani non avesse squalificato la trentenne Minoo popolo appoggia l’accordo sul nucleare voluto dal presi- Khaleghi di Isfahan: specializzata in diritto pubblico, è stadente Rohani e dal ministro degli esteri Zarif, anche se il ta eletta al primo turno e messa fuori gioco per aver osato miglioramento economico ancora non si avverte a causa stringere la mano a un uomo in occasione di un viaggio in delle reticenze delle banche europee e dell’ostruzionismo Cina. O forse per essere stata fotografata senza velo. Non si del Congresso americano. In ogni caso, per riavviare un’e- sa. Fatto sta che il Consiglio dei Guardiani l’ha “licenzia-


ta”. Problematico anche il caso della neo-eletta Parvaneh Salahshouri. Cinquantadue anni, dottorato in sociologa, indossa il chador nero ma dice che preferirebbe che il velo fosse “una libera scelta”, mentre nella Repubblica islamica è obbligatorio. Per questa dichiarazione è stata ripresa dai vertici (conservatori) e costretta a smentire. Diciassette deputate sono una buona notizia perché quattordici sono riformiste e tre indipendenti: nessuna milita nei partiti conservatori e sono giovani. Fatemeh Hosseini ha trent’anni, è laureata in business administration e in campagna elettorale ha parlato della necessità di rilanciare l’economia. La più giovane, Zahra Saeidi, ha ventinove anni: è ingegnere, viene dalla provincia di Isfahan e ha messo KO tutti i suoi dieci rivali (uomini). Altre, schierate in campo conservatore, perdono la poltrona. Tra queste Fatemah Alia e Sakineh Omrani, favorevoli al divieto di far entrare le donne allo stadio perché “la donna deve stare a casa, servire il marito e i figli”. Posizioni sgradite alle iraniane, che non le hanno rielette. Pellegrinaggio negato? A partire dal 28 maggio il presidente iraniano Rohani potrà contare sul parlamento per varare le riforme necessarie a far ripartire l’Iran ma dovrà fare attenzione: dopo l’accordo sul nucleare, avviato il processo che metterà fine alle sanzioni, con il parlamento dalla sua parte, non potrà più biasimare né l’embargo né i falchi. Se farà degli errori, gli iraniani lo riterranno responsabile. Le sue forche

caudine saranno le elezioni presidenziali del giugno 2017. Oltre al rilancio dell’economia, tra le sfide che il parlamento dovrà affrontare nei prossimi quattro anni ci sono le numerose tensioni regionali. A cominciare dal braccio di ferro con Riad che in Siria appoggia le fazioni rivali, in Yemen combatte una guerra per procura contro Teheran e ora vorrebbe impedire ai fedeli iraniani di recarsi in pellegrinaggio alla Mecca, e quindi di assolvere al quinto pilastro dell’Islam, avanzando a pretesto la chiusura dell’ambasciata a Teheran e quindi l’impossibilità di rilasciare i visti. I rapporti tra Riad e Teheran, già tesi perché i sauditi non hanno accettato la fine delle sanzioni contro l’Iran, si erano ulteriormente inaspriti durante l’ultimo pellegrinaggio alla Mecca, quando nella calca erano morti almeno 464 iraniani. La situazione era peggiorata a gennaio, con la condanna alla decapitazione del carismatico ayatollah Nimr al-Nimr che militava per i diritti negati alla minoranza sciita nella zona orientale dell’Arabia Saudita, ricca di petrolio. Diritti negati anche agli sciiti del Bahrain. Alla notizia della decapitazione dell’ayatollah al-Nimr, in Iran c’erano state manifestazioni di protesta e un gruppo aveva preso di mira l’ambasciata saudita, danneggiata e chiusa. Non essendo ancora stata riaperta, si pone la questione dei visti ai cittadini iraniani. Le autorità iraniane hanno invitato i sauditi ad appoggiarsi alla sede diplomatica della Confederazione svizzera che da gennaio si occupa degli interessi sauditi. Ma a Riad la proposta non è piaciuta.

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Musica solo da bere?

Molti esercizi pubblici ticinesi propongono concerti dal vivo. Ma con quale approccio? Ed è giusto far pagare l’entrata? di Marco Jeitziner

Certamente questo è un

modo per attirare clienti nel vostro negozio…

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La

musica dal vivo “non è un diritto” ma “un lusso”, ha affermato di recente Rocco Tanica, ex membro degli italiani “Elio e le storie tese”1. Se pensiamo ai tanti bar ed esercizi pubblici ticinesi che propongono concerti, allora è giusto imporre al cliente un prezzo all’entrata? Il dibattito è riapparso di recente su Facebook, dopo che un membro di un’associazione che organizza ottimi concerti in un locale del Sopraceneri, ha scritto: “a

chi scoccia pagare 10 franchi per ascoltare un concerto live può, per quanto mi riguarda, restare a casa!”. Troppi maleducati? Nel 2014, un’artista a un evento estivo nel Sottoceneri a pagamento, ha interrotto il concerto perché il pubblico “non è predisposto ad ascoltare”2. Nel blog sulla vicenda una donna ha scritto: “anni di musica completamente gratuita (…) non hanno certo contribuito a insegnare l’educazione a un pubblico che (…) si è dimostrato sempre più maleducato (...)”. Per un altro “fino all’altro giorno i concerti (…) erano gratuiti e dove i «scià ‘na bira» urlati ad alta voce si sprecavano...”. Un’altra persona ha sostenuto che “far casino mentre una band suona dal vivo è maleducazione e mancanza di rispetto”3. Insomma, sembra che il problema venga da lontano. È un fatto che per tanti anni siamo stati abituati, nelle piazze cittadine, in estate, alla musica dal vivo gratuita grazie a sponsor e sovvenzioni pubbliche. In taluni casi la crisi ha imposto dei correttivi, col risultato che c’è sempre chi borbotta per pochi franchi all’entrata, che di norma servono per pagare gli artisti. Avarizia dunque? Oppure scarsa “sensibilità” e “rispetto” verso la musica? In questo ambito anche i tantissimi esercenti dei bar del cantone giocano un ruolo non irrilevante. Esercenti molto diversi La molta musica dal vivo nei bar ticinesi, è comunque sintomo di grande vivacità. Ma c’è ovviamente caso e caso. L’unica certezza è che l’esercente vuole fare soldi. C’è chi fa pagare l’entrata, chi no ma rincara il prezzo delle bibite, e chi nulla di tutto questo. Sono approcci diversi che sottintendono una diversa politica aziendale e/o artistica: agli estremi troviamo l’entrata a


pagamento che “valorizza” l’evento e chi invece lo offre gratuitamente, vuoi perché è un pretesto per incassare di più, vuoi perché non vuole scoraggiare i clienti. Ma che dice l’associazione degli esercenti? Per esempio, afferma che “l’offerta musicale (…) non deve trasformarsi in motivo di disturbo per il cliente”4. Nei fatti ciò non si riscontra quasi mai, anzi, c’è un pubblico spesso felice e rispettoso, un altro indifferente (che semmai disturba il primo), un altro ancora insofferente se deve pagare l’entrata. Per contro, ci sono esercenti che fanno di tutto pur di incassare: l’anno scorso ecco gli “abusi da parte degli esercenti (…) per far entrare gratuitamente persone ai concerti”5 di un noto (e costoso) festival musicale del Sopraceneri. La cultura in un bar Su Facebook un cantante e chitarrista ticinese ha infierito: a molti esercenti, scrive, “(...) della musica non frega assolutamente nulla. La band ha il compito di portare nel locale il suo gruppetto di amici. L’importante è vendere birra, non certo proporre arte”. Se così non fosse, dice, non ci sarebbero “band che suonano in un bar con dietro acceso un maxi schermo che trasmette Juve-Salernitana (…)”. Tra i vivaci commenti c’è lo sfogo di un cittadino sulla questione tecnico-logistica, ovvero “gerenti che si rifiutano di investire su un buon impianto, mixer, microfoni”. Anche qui c’è del vero? In altre città svizzere o estere questi tratti di “italianità”, dal cliente rumoroso al cattivo gusto dell’esercente per l’arredamento, non ci sono, ma sparare nel mucchio è forse esagerato. Per il nostro musicista “in Ticino ci sono anche locali fighi. Sosteniamoli. E ultimamente sono sempre di più”. Insomma, quel che traspare è che anche l’esercente di un bar di quartiere

può contribuire alla qualità culturale di una città, di una regione. Probabilmente senza nemmeno l’obbligo di seguire certi corsi della Scuola esercenti. note 1 Intervento a “Storie”, RSI (24 aprile 2016). 2 ticinonews.ch (31 luglio 2014). 3 ticinonews.ch (blog del 12 agosto 2014). 4 Art. 9 del Codice deontologico GastroTicino. 5 tio.ch (15 luglio 2015).

… ma i nuovi clienti saranno di più se puntate anche sulla

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S

ono nata a Ponte Tresa nel 1961 e sono cresciuta in una casa circondata dal verde: la mia infanzia è stata un po’ selvatica, passavo tanto tempo a scorrazzare per i boschi, a giocare. In quegli anni una presenza importante è stata una prozia che abitava vicino a noi. Era stata la nostra maestra d’asilo, sapeva fare di tutto con le mani e coinvolgeva noi bambini nelle sue attività: intagliare legni, costruire strumenti musicali, riparare muri, riadattare le cose vecchie e trasformarle. La città la conoscevo poco ma dai 5-6 anni ho cominciato a trascorrere le estati a Barcellona, da un altro zio molto speciale: lui vedeva in me la pittrice, mi mandava le cartoline con le opere di Simone Martini, insistendo sulla coincidenza tra il mio nome e quello del grande pittore medievale. Da bambina il mio sogno era diventare una pastora, immaginavo di vagare per le montagne con il mio gregge. A volte rimpiango di non averlo fatto. Dopo la scuola dell’obbligo ho frequentato il Liceo linguistico a Lugano, approfittando dello spagnolo imparato nel cortile della casa di Barcellona, coi bambini del quartiere. Terminato il liceo mi sono iscritta ad architettura al Politecnico di Zurigo, ma ho resistito solo quattro giorni. E allora sono entrata alla Kunstgewerbeschule dove ho trascorso un anno: avevo sempre disegnato e creato storie e la mia intenzione era di lavorare nella grafica, ma quel mondo lo sentivo troppo stretto. Alla fine sono andata a Ginevra all’Ecole Supérieure des Arts Visuels, volevo dipingere e quella era la scuola che cercavo. Erano i primi anni ottanta e vi era allora molta libertà nel piano di studi. Io sono rimasta nell’ambito della pittura grazie anche alla conoscenza con il pittore Claude Sandoz, invitato a insegnare lì per un anno. Era un artista giovane ed entusiasta, legato all’ambiente artistico svizzero di quel momento. Aveva viaggiato molto e capiva la mia sete di viaggi, così mi ha sostenuta lasciandomi partire: per due semestri sono stata in Africa, nel Madagascar in particolare. Quell’isola splendida e magica, nel ricordo di quegli anni, resta l’immagine della mia nostalgia e un riferimento pittorico costante. Durante questi viaggi dipingevo e mandavo a Sandoz i lavori che facevo e lui

visionava, valutava, condivideva. Da lui non ho imparato molto sulla tecnica pittorica ma gli devo il coraggio delle mie scelte poetiche e i primi contatti con i galleristi. Nel 1986 mi sono diplomata e per tre anni ho ricevuto la Borsa Federale per le Arti Visive. Intanto continuavo a viaggiare, sono stata due anni in Salvador, dove è nata la mia primogenita, e nel 1988/89 ho soggiornato all’Istituto Svizzero di Roma. Poi sono tornata in Ticino dove è nata la mia seconda figlia e dopo alcuni anni e altri viaggi mi sono trasferita a Curio, dove sono nati altri due figli. Ci abito ancora oggi e ho avuto la fortuna di trovare un bellissimo spazio per lavorare. La pittura costituisce la mia unica disciplina e la pratica della mia libertà. Da qualche anno ho pure una nuova professione: insegno un giorno e mezzo alla settimana alla Scuola cantonale d’arte/CSIA. Insomma, la pittura è la mia compagna da più di trent’anni. Durante tutto questo tempo è avvenuta una trasformazione lenta, legata alla vita, all’incontro con nuovi artisti, a nuove opere, ai viaggi che ho compiuto. Anni fa ho anche tenuto un corso di disegno di osservazione per adulti e questo mi ha costretta a concentrarmi sulla realtà che mi circonda con un nuovo sguardo che ha liberato il mio lavoro da una certa rigidità più astratta e simbolica. Sono comunque rimasta sempre fedele alla tecnica antica della tempera, fabbricandomi i colori con i pigmenti e dipingendo grandi tele. Avendo avuto quattro figli, sono immersa nelle relazioni e in continui impegni, e la pittura, il tempo sospeso in cui mi ritrovo con me stessa, sola, è un momento mistico. Considero poi il dipingere il mio lascito più grande, il distillato di me che vorrei lasciare agli altri. La pittura è il mio dialogo con il mondo. Non ho mai lavorato solo per me stessa: gli altri, vivi e morti, sono sempre presenti nel mio lavoro, gli altri mi sono necessari. E poi la pittura è la mia dichiarazione di speranza. La ricerca della bellezza è una forma di resistenza, è forse follia, ma senza questa follia moriremmo.

SIMONETTA MARTINI

Vitae 10

Per lei la pittura è molto più che un lavoro: è la sua compagna di vita, la sua libertà, il momento più intimo e personale. E un modo per lasciare qualcosa di sé agli altri, ricercare la bellezza e alimentare la speranza

testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia di ©Flavia Leuenberger


IN SCENA di Keri Gonzato; fotografie ©Reza Khatir

Jesaia Pura Protagonista Jesaia Pura è una persona di fede, trasparente, ama ridere e relazionarsi in modo profondo con le persone. È una di quelle amiche su cui si può contare. Di professione fa l’attrice. introduzione Nasce in Ticino ma cresce negli Stati Uniti dove si appassiona al canto e alla danza… Quando poi nel 2012 viene ammessa al dipartimento di recitazione della University of the Arts a Philadelphia per lei si spalanca un nuovo mondo! sviluPPo dell’intreccio Trova elettrizzante la possibilità di sperimentare personaggi e vite diverse sulla sua pelle. Entrare nei panni di qualcun’altro le permette di sondare più a fondo l’animo umano. A ogni personaggio si chiede:

chi sono, quanti anni ho, che vita ho fatto fino a questo momento, quali sono le mie paure, i miei desideri, come cammino, come rido… Le difficoltà arrivano quando deve trasmettere un messaggio che non condivide, poiché ritiene importante rispettare i propri valori. Nel lavoro di attrice la ispira sapere che, attraverso quel personaggio, può toccare il cuore delle persone condividendo qualcosa di unico. to be continued… Con la Compagnia Teatro Caléa, fondata con le amiche Alexandra Lanini e Camila Koller, sta preparando il musical Carnivora, basato sul musical La Piccola Bottega degli Orrori. Oltre a occuparsi della regia, sarà sul palco con una ventina di persone il 26 e 27 novembre 2016 al Kursaal a Locarno… Al di là della compagnia sogna di poter recitare in un film e in una serie televisiva.


Elena Aglaja Amadò (in copertina) Elena Aglaja Amadò è appassionata del suo lavoro. Ambiziosa e determinata affronta con coraggio la giungla dell’industria cinematografica ritagliandosi il suo spazio. introduzione Sin da bambina Aglaja affermava che da grande avrebbe raccontato storie, una vocazione che ha iniziato a prendere forma al tempo delle scuole medie. sviluppo dell’intreccio Il suo percorso si accende con un’emozione, il giorno in cui scopre di essere stata accettata all’American Academy of Dramatic Arts di New York... Della recitazione ama l’opportunità di studiare a fondo le emozioni umane. Ritiene che, per divenire buoni attori, sia fondamentale essere onesti verso il personaggio che si interpreta. Le sfide più grandi nella sua storia di attrice vengono dall’impatto con l’industria cinematografica, un mondo complesso e difficile. Ciò nonostante, non demorde e, nel 2015 scrive, produce e recita nel cortometraggio Carvina che approda a vari Festival del cinema. to be continued… Attualmente sta collaborando con un regista londinese su due film che sono in pre-produzione e, con passione, continua il suo percorso alla ricerca di altre opportunità per portare nuovi racconti nelle vite delle persone. protagonista

Camila Koller protagonista Camila Koller crede nella magia. Non quella degli elfi e delle bacchette magiche, ma quella vera, quella che lega le persone, che muove il mondo e fa accadere cose apparentemente impossibili. Attraverso i riflettori combatte la sua timidezza. Ama perdersi nelle discussioni profonde. introduzione Sua madre, anche lei attrice, la introduce al meraviglioso mondo della recitazione quando ha appena due anni, facendola partecipare ai corsi che tiene e ai suoi spettacoli. Il palco è sempre stato una casa per Camila. La recitazione era scritta nella pergamena del suo destino. sviluppo dell’intreccio Giocare anche quando, per gli standard della società, non si ha più l’età per farlo… questo il più grande privilegio degli attori secondo Camila. È convinta che se tornassimo tutti a giocare di più vivremmo in un posto meno grigio, serio e pesante, in un mondo in cui si gioca non ci sarebbe più bisogno di ricorrere agli eccessi per lasciarsi andare ed evadere. Per lei recitare è una vera e propria terapia, è l’arte che studia la psicologia umana e aiuta ad abbattere le barriere mentali. Oltre a recitare, canta e balla. Il mondo dell’arte è basato sulla soggettività, “la tua bravura è calcolabile solo fino a un certo punto, da lì in poi il tuo successo è nelle mani di chi guarda, e tutti ti vedono in modo diverso: bisogna avere una grande forza interiore, per andare avanti!”. Camila vorrebbe tutto e subito ma sta imparando a coltivare la pazienza e, nei momenti di piatta, crea: compone e incide canzoni, scrive sceneggiature… to be continued… In primavera ha avuto la fortuna di trovarsi su quattro set, tra cui quello di un cortometraggio scritto da lei. Inoltre, ha appena finito il suo album di debutto che sarà distribuito da una casa discografica di Londra e da cui ha appena tratto il suo primo videoclip. Il suo segreto? Ha smesso di aspettare le opportunità che giungono dall’esterno e ha iniziato a crearsele.



Cristina Zamboni Protagonista Cristina Zamboni è un’anima inquieta, in costante evoluzione, sensibile, generosa. I suoi lavori teatrali sono un cantiere in continuo divenire… introduzione Ha iniziato a fare teatro per sé, per scavare dentro, per toccare i suoi limiti. Il teatro è stato e continua a essere uno strumento meraviglioso per imparare a stare nelle cose, negli eventi, negli incontri con gli altri. sviluPPo dell’intreccio Attraverso il teatro è divenuta un’acuta osservatrice di sé e degli altri. Impara a cogliere la bellezza di un tic nervoso, di una mano che traballa, di un modo di camminare incerto o sicuro, a carpire la timidezza, la spavalderia, l’arroganza e la paura in un gesto che vede per strada. Osserva e ruba tutto. Prende nota, come un antropologo alla ricerca di informazioni nei corpi delle persone. Poi, di queste fragilità umane, parla nei suoi spettacoli. Salire su un palcoscenico solo per andare in

scena, non le interessa. Crede sia necessario essere mossi da urgenze per poter creare qualcosa di interessante, per poter dare veramente. Per Cristina il lavoro dell’attore, è un atto che ha a che vedere con il donare: “Vorrei potermi muovere in uno stato di costante stupore e sorpresa e gioia di fare e donare!” to be continued… Vive un momento proficuo poiché fitto di domande. Sente il bisogno di guardare indietro, per andare avanti. Per lei è giunto il momento di capire il senso del percorso compiuto per sentire quali urgenze ancora la attraversano, cosa ha desiderio di raccontare, cosa ha voglia di donare al pubblico. Tra le sue aspirazioni brilla quella di poter far viaggiare i suoi spettacoli: “Lottiamo tanto per mettere in piedi i nostri lavori e poi non riusciamo a distribuirli e a venderli e continuiamo a produrre cose nuove, quando dovremmo poter vivere di quello che abbiamo creato con fatica”.


Adele Raes Protagonista Adele Raes è una donna istintiva, sensibile e determinata… Si nutre di emozioni e verità, che ricerca nel suo lavoro come attrice, e le piace incontrare persone brave e buone. introduzione L’attrazione per il teatro c’è sempre stata. Da quando ne ha memoria, iI suo gioco preferito era mettere in piedi degli spettacoli con sorelle e cugine e a scuola ha sempre seguito tutti i corsi di teatro. Per lei era chiaro, se c’era da recitare, lo voleva fare. sviluPPo dell’intreccio Se potesse, andrebbe in scena tutti i giorni ma la realtà è che è difficilissimo trovare spazi o teatri che ospitino il tuo lavoro e del pubblico nuovo per riempire le sale una volta trovata una data. Farsi rispettare e farsi pagare è una lotta costante. La passione però, le dà la carica per affrontare le sfide quotidiane. Uno dei ricordi più forti

è la prima di Words and Music di S. Beckett al Piccolo Teatro Studio di Milano, era la prima volta che recitava diretta dal suo compagno Alan Alpenfelt ed è andato tutto molto bene. Nella sua recitazione coltiva ascolto, umiltà, curiosità, precisione e pazienza. Adele esplora, impara in continuazione e si lascia stupire… Ama il fatto che nel teatro tutto si crea in funzione di un attimo, la rappresentazione con il pubblico, che ogni volta è unica, speciale irripetibile. to be continued… Con la compagnia bolognese “Teatro Presente” ha appena finito la creazione dello spettacolo The Hard Way to Understand Each other. L’intento ora è di portarlo in giro il piu’ possibile. A fine maggio ha partecipato con orgoglio ai “Rencontre du Théâtre Suisse” di Ginevra con Words and Music della compagnia VXX Zweetz. Tra un progetto e l’altro, sogna di recitare accanto a Cate Blanchett…


VACANZE Dadadabrrrrrdrrrrrrriiiin. Sono le sette del mattino, il suono estremamente “piacevole” del tuo telefonino ti strappa al sonno. A occhi chiusi, con una smorfia, allunghi la mano oltre il bordo del letto alla ricerca dello smartphone… Lo trovi e, scorrendo il dito sullo schermo, spegni l’allarme. Tiri un sospiro di sollievo. Disinneschi la modalità aerea e la tua giornata ha inizio: sei ufficialmente connesso al mondo! Ti prendi due secondi per stiracchiare il corpo tra le coperte e ti alzi… Prepari il caffé, apri il laptop e fai partire un po‘ di musica di sottofondo. Mentre il tuo telefonino è in carica, fai il primo “check” di routine: notizie della giornata, email, Facebook, Whatsapp e magari Instagram? Tutto okay? Nella notte probabilmente è cambiato poco da quando poche ore prima hai fatto l’ultima ronda online. Fai una doccia, ti vesti con la tua “divisa” da lavoro, metti al polso il cardiofrequenzimetro che misurerà la portata atletica della tua giornata e vai al tuo primo appuntamento, il GPS ti guida oltre la nebbia mattutina verso la tua destinazione… Il resto della giornata procede così, saltellando con lo sguardo dallo smartphone per una video-chiamata al computer per rispondere alle email più pressanti, dal

tuo orologio per vedere quanti passi hai fatto all’app che ti consiglia il pasto con consumo calorico ideale per il tuo obiettivo-forma, al lampeggio regolare dei gruppi di messaggeria per organizzare la festa compleanno a sorpresa di tua cugina. Insomma, tutto nella norma. Mentre annaspi cercando di mantenere la calma, il resto della giornata si svolge come da copione.

Silenzio e suoni della natura

Sono le 08:30 del mattino e il tuo corpo ti dice che è sufficientemente riposato. Lentamente riemergi dal mondo dei sogni per percepire il suono delle onde che si infrangono sulla spiaggia… Seguendo l’impulso dell’abitudine, allunghi la mano alla ricerca del telefonino senza trovarlo. Realizzi di essere altrove, lontano mille miglia dalla quotidianità a cui sei abituato. Con un sospiro, rilassi il corpo e assapori le sensazioni del risveglio. Ti alzi senza fretta, ti stiracchi e prepari una tazza di tè. Mentre l’acqua bolle e gli impegni sono un ricordo lontano, esci sulla veranda a piedi nudi e scendi in spiaggia… Ti siedi sull’ultimo gradino di legno, affondi i piedi nella sabbia e contempli l’oceano che imper-

5 punti per una vacanza “digital detox” Scegliere una struttura, appartamento o albergo, senza wireless, tv, radio, pc e altro Lasciare a casa tutti i propri dispositivi tecnologici o consegnarli alla reception all’arrivo


OFFLINE turbabile performa la sua danza maestosa. Respiri e avverti un leggero senso di euforia. Hai bisogno di aprire un laptop per sentire della musica o controllare se da qualche parte nel mondo c’è stato un terremoto? A dire il vero no, ci si mette meno del previsto a ritornare a un ritmo di vita libero dalla tecnologia. Torni in casa, prendi la tua tazza di te ed esci nuovamente per sorseggiarla con calma, assaporando il tepore del sole mattutino. Respiri, ti ascolti e realizzi che era da tanto tempo che non ti sei sentivi così… bene. Indossi due cose leggere senza riflettere e, con una banana in mano, esci a passeggiare sulla spiaggia, senza una meta, senza un’agenda, senza l’orologio che conta i tuoi passi e il GPS che ti dice dove andare. Non sai che ore sono e non ti importa. Sei in vacanza, per davvero. Il resto della giornata è tutto da scoprire.

Due scenari, due possibilità…

Il primo inizio rappresenta una tipica giornata lavorativa nell’anno 2016. Senza rendercene conto, siamo diventati come topolini che corrono in un grande ingranaggio tecnologico, tra reti, cavi e infinite connessioni. Certo, la tecno-

Dedicarsi ad attività fisiche, creative e meditative

logia può essere una grande alleata e non è da demonizzare. nizzare nizzar i re rre. ee. Il trucco sta nell’utilizzarla a nostro vantaggio piuttosto che diventarne succubi. Quando diventiamo vittime delle insidie tecnologiche, rimaniamo imbrigliati in un reticolo virtuale che ci spinge a destra e a sinistra facendoci perdere l’orientamento. Una delle derive estreme della dipendenza tecnologica si chiama nosofobia e si manifesta come un‘intensa paura del rimanere senza smartphone e sconnessi dal web. Il secondo scenario è all’opposto. Una giornata nel mezzo di una vacanza di detox tecnologico. Banditi laptop, smartphone, tablet e altri aggeggi tecnologici, ci prendiamo un tempo per stare a tu per tu con noi stessi. Una vacanza di detox tecnologico è un’opportunità per sconnettersi totalmente dalle tecno-dipendenze e riattivare la connessione interiore. Si torna a respirare, a sentire e a muoversi seguendo il proprio GPS interiore. Poiché la verità sta sempre nel mezzo, una volta rientrati a casa, siamo chiamati a trovare l’equilibrio tra le due realtà proteggendo religiosamente gli spazi offline e usando consapevolmente quelli online. Una domanda intelligente che puoi farti è: sono io a usare la tecnologia oppure è lei a usare me?

Passare molto tempo nella natura affinando i sensi

Imparare a non fare nulla


La domanda della settimana

Il vostro partner vi ha tradito in un incontro occasionale: preferite saperlo oppure rimanere all’oscuro di tutto?

Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 9 giugno. I risultati appariranno sul numero 25 di Ticinosette.

Al quesito “Ritenete che i servizi di pronto soccorso negli ospedali cantonali siano all’altezza degli elevati costi della salute?” avete risposto:

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Astri ariete I cieli vi sosterranno nella gestione delle relazioni sociali. Eros alle stelle grazie ai transiti lunari. Cambiamenti per i nati nella seconda decade.

toro Marte sempre di traverso… determinati e aggressivi. Convertite in passionalità l’energia in eccesso. Scaricatevi attraverso l’eros o una attività sportiva.

gemelli Opportunità professionali. Tra il 5 e il 6 giugno momento particolarmente caldo e ricco di atmosfere romantiche. Discussioni in famiglia. Cautela.

cancro Desiderio di indipendenza e di autonomia. Fastidio per la quotidianità. Vita sentimentale fortunatamente influenzata dal transito di Marte. Malumori.

leone Tra il 8 e il 10 il vostro “ego” inizierà a impennarsi di fronte a ogni sollecitazione. Difficoltà in ordine alla gestione dei propri rapporti familiari.

vergine Marte è con voi. Questo transito sta dando inizio a una fase energetica. Cercate di canalizzarvi verso il raggiungimento di obiettivi precisi.

bilancia Momento ideale per affrontare un colloquio di lavoro. Cimentarsi in una manifestazione pubblica. Cambiamenti inaspettati per i nati nella terza decade.

scorpione Forti sbalzi umorali tra il 8 e il 10. Particolarmente permalosi nella gestione delle vicende professionali. Acquisti e soluzioni nel campo immobiliare.

sagittario La creatività si sta canalizzando in strade inesplorate. Situazioni imprevedibili per la vita affettiva. Tendenza a esagerare le situazioni. Controllatevi.

capricorno Grazie ai transiti con Giove e Plutone crescita dell’autostima. Incontri sentimentali e forti desideri sessuali. Inizia una nuova era: preparatevi.

acquario Momento gioioso per la vita affettiva. Incontri con persone giovani. Riposo tra l’8 e il 10. Tra il 5 e l’11 Venere favorirà i nati nella seconda decade.

pesci Non riuscite a resistere alle tentazioni. Fate chiarezza sui vostri reali obiettivi e sulle priorità effettive. Iperattivi i nati della terza decade.


Gioca e vinci con Ticinosette

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 25

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90) entro giovedì 9 giugno e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 7 giugno a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna! Orizzontali 1. Grandissima, enorme • 10. Cantone svizzero • 11. Periodo preistorico • 12. Ancestrale • 14. In mezzo al coro • 15. Poco fitta • 16. Lo spinto del sarto • 17. L’opposto di acidosi • 20. Le iniziali di Toscanini • 22. Spinta iniziale • 23. Nulla • 27. Crea dipendenza • 28. Ohio e Svezia • 29. Dittongo in Coira • 30. Interpreta ruoli (f) • 33. Andata per il poeta • 35. Le raccolte dell’erborista • 36. Fu tramutata in cigno • 38. Dittongo in paese • 39. Efferatezza d’animo • 42. La belva che ride • 43. L’isola di Ulisse • 45. Compagni intimi • 46. Consonanti in eroina • 47. Il fiore dell’oblio • 49. Consiglio Nazionale • 50. L’alieno di Spielberg • 51. È bella ma stupida • 52. Son formati da 24 ore Verticali 1. La canzone presentata a Sanremo da Arisa • 2. Ispida • 3. Pietra verde • 4. Piccoli difetti • 5. Tastare • 6. Torna sempre indietro • 7. Sud-Est • 8. Antica città dell’isola di Creta • 9. Velivoli • 13. Una frana nevosa • 16. Due nullità • 18. Chiamate in giudizio • 19. Cuor di balena • 21. Nenie, filastrocche • 24. Dittongo in beone • 25. Vasto Continente • 26. Privi di fede • 28. Rettile innocuo • 31. Pali della luce • 32. Il verso della cornacchia • 34. Raduno • 37. Il primo uomo • 40. Alcoolisti Anonimi • 41. Si intonano • 44. Radice piccante • 48. Pari in bocca

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La soluzione del Concorso apparso il 20 maggio è: DOMINARE Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Daria Chiesa 6500 Bellinzona

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Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!

Premio in palio: due carte regalo per l’ufficio Cambio FFS Le mie vacanze iniziano al Cambio FFS. 365 giorni, 90 valute, dal mattino presto alla sera tardi. ffs.ch/cambio

Le Ferrovie Federali Svizzere offrono 2 carte regalo per un valore totale di CHF 100.– a 1 fortunato vincitore.

Cambiare denaro al Cambio FFS. Presso i circa 180 sportelli di Cambio FFS cambiate il denaro in oltre 90 valute estere: in modo semplice e comodo. Presso i punti vendita più grandi è disponibile immediatamente un’ampia scelta di valute. Tuttavia se una valuta non dovesse essere disponibile, ve la spediamo comodamente a casa a stretto giro di posta. È possibile ricevere a casa una selezione di valute estere tramite pagamento anticipato online oppure ordinarla presso la stazione preferita. In aggiunta ai contanti, al Cambio FFS potete caricare una carta Travel Cash. Il mix ottimale tra contanti e moneta elettronica dipende dalla destinazione e dalle vostre esigenze di viaggio. I nostri collaboratori sono lieti di consigliarvi per stabilire la composizione ottimale del vostro denaro di viaggio. Ulteriori informazioni visitando il portale ffs.ch/cambio

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Jonathan Schädeli, giovane contadino bio di Uettligen.

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Per amore della natura. Naturaplan nasce dal profondo amore per la terra e dal rispetto per i suoi frutti. Lanciato sul mercato nel 1993 è il primo marchio svizzero di prodotti bio del commercio al dettaglio e oggi, con i suoi prodotti di qualità, continua ad offrire il più grande assortimento bio della Svizzera. E sarà così anche in futuro: è per questo che sosteniamo con passione anche la nuova generazione di agricoltori bio. Per amore della natura. www.naturaplan.ch

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