№ 27 del 1. luglio 2016 · con Teleradio dal 3 al 9 luglio
più blu del buio
un,immersione nelle acque del lago Ceresio, alla scoperta di suggestioni ed emozioni inaspettate e non di rado sorprendenti
Corriere del Ticino · laRegione · chf 3.–
66 anni di Amplifon. La storia di un grande successo. Da 66 anni Amplifon regala ai suoi clienti una miglior qualità di vita. Oggi è l’azienda specializzata in soluzioni acustiche innovative numero uno in Svizzera. Per ringraziarli della loro fiducia, Amplifon offre ora ai suoi clienti fino al 66 % di sconto anniversario* sul secondo apparecchio acustico. Come tutto cominciò. Durante la seconda guerra mondiale, l’inglese Charles Holland ebbe un incidente aereo sopra i cieli italiani. Per fortuna rimase in vita anche se purtroppo riportò un trauma acustico. Il tecnico radiofonico non volle accettare passivamente questa sua condizione e iniziò a cercare soluzioni tecniche che potessero compensare il suo difetto uditivo. Il suo primo dispositivo acustico lo costruì ancora in ospedale. Nel 1950, insieme alla moglie Anna Maria, iniziò a prestare servizi di consulenza acustica in tutto il paese all’interno del primo autobus Amplifon. Nacquero poi i primi centri specializzati e l’azienda Amplifon cominciò a decollare. Una grande missione: più qualità di vita. Oggi, 66 anni dopo, Amplifon è l’azienda leader nel mondo nel settore degli apparecchi acustici con sedi in oltre 20 paesi. Un apparecchio acustico su 13 al mondo viene adattato da Amplifon. La missione che mosse Charles Holland è la stessa che l’azienda porta avanti ancora oggi con grande convinzione e passione: regalare alle persone una maggior qualità di vita e far sì che possano godersi appieno la vita anche con una capacità uditiva ridotta. Amplifon lavora costantemente per ottimizzare le sue prestazioni di consulenza, adeguarsi alle esigenze della popolazione e sfruttare al meglio i progressi tecnologici.
1950: il servizio di consulenza acustica ambulante di Amplifon.
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Ticinosette allegato settimanale N° 27 del 01.07.2016
Impressum Tiratura controllata
63’212 copie
Chiusura redazionale
Venerdì 24 giugno
Editore
Teleradio 7 SA Muzzano
Redattore responsabile
4 Arti Nuove avanguardie. L’arte dell’espediente di aleSSandro Tabacchi...................... 6 Società Alessandro Boggian. Un ticinese al Cairo di Marco alloni ........................... 7 Media Tecnologia. Lo smartphone “giusto” di alba Minadeo ................................... 8 Kronos Automazioni. Scelte morali di FranceSca rigoTTi ........................................... 9 Vitae Maria Rosa Laratta di roberTo roveda; FoTograFia di Sabine biederMann .............. 10 Reportage Più blu del buio di daniele FonTana; FoTograFie di valenTina Meldi........... 35 Memorie Werner von den Schulenburg. Il barone rampante di r. FeSTorazzi ......... 38 Concorso fotografico di roSa da veiga .............................................................. 40 Tendenze Moda donna. Una gonna per l’estate di MariSa gorza .......................... 41 Svaghi .................................................................................................................... 42 Agorà Unione Europea. Commerci futuri
di
Farian Sabahi.........................................
Fabio Martini
Coredattore
Giancarlo Fornasier
Photo editor Reza Khatir
Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 960 31 55
Direzione, redazione, composizione e stampa Centro Stampa Ticino SA via Industria 6933 Muzzano tel. 091 960 33 83 fax 091 968 29 88 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticinosette è su Facebook
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In copertina
Nelle acque del Lago Ceresio Fotografia ©Valentina Meldi
Note dal vivo Ho letto il vostro articolo sulla musica nei locali pubblici e l’editoriale che lo commentava (Ticinosette n. 23 del 3 giugno, ndr.). Essendo stato per alcuni anni nel settore della ristorazione e a diretto contatto con gli avventori, vi confermo che le preoccupazioni espresse nella rivista sono le stesse che molti gerenti di bar e pub hanno. Le difficoltà che vivono i musicisti sono solo la punta di una certa ignoranza (più spesso un vero menefreghismo) da parte di chi frequenta i piccoli concerti, magari offerti in modo gratuito oppure a prezzi simbolici. Questo non vuol dire che i problemi nascono solo dal pubblico, ma spesso il fatto di essere persone che frequentano i locali e dunque dei clienti che pagano, li porta a credere di poter fare quello che vogliono: alla faccia della buona creanza e del rispetto delle proposte e delle cose degli altri! Vi posso assicurare che non è divertente per nessuno passare la serata a controllare che la gente non fumi, che non ci siano minorenni che bevono alcol, che non si gettino bicchieri e bottiglie fuori dal locale o per strada oppure chiedere a qualcuno di lasciare il bar perché è già ubriaco e disturba gli altri clienti... E poi che durante i concerti ci sia un minimo di attenzione e non il solito gridacchiare. Nella mia esperienza è successo molto raramente che un gruppo smettesse di suonare per colpa del pubblico, però spesso mi sono chiesto che soddisfazione avessero quei musicisti nel passare una o due ore su un palco di fronte a gente che della loro musica importa poco e niente. È anche per questa ragione che, alla fine, in molti dei locali trovi sempre più sovente gruppi che propongono cover: capisco le critiche su chi fa musica di altri ma bisogna
Il barista Boe Szyslak della serie “I Simpson” (da wikipedia.org)
anche considerare che se il tuo palco lo metti a disposizione del gruppo che fa musica per pochi eletti (dall’indie alle cose più sperimentali) rischi da una parte di avere quattro gatti – amici e fidanzate dei musicisti – che poi non vedrai più, dall’altra la tua clientela che ti chiede che razza di roba è quella. Sappiamo quanto difficile sia diventato operare nel settore in Ticino, tra leggi e leggine, limitazioni a non finire e costi fissi che non aiutano (vedi affitto ecc.). Quello è successo nel centro di Bellinzona negli ultimi anni penso sia sintomatico di una situazione che continua a peggiorare. Inoltre, se ci si mettono anche i clienti e certi comportamenti incivili le cose non fanno che peggiorare. Vogliamo un cantone ancora vivo, anche di sera? Allora serve l’aiuto di tutti. Cordiali saluti, M. P. (mail)
Commerci futuri Unione Europea. Migranti, rapporti economici con l’Africa, TTIP, crescita, sviluppo, diritti umani... Di questo e di altro abbiamo parlato con Cecilia Malmström che dal 2016 ricopre il ruolo di commissaria europea per il commercio dell’UE di Farian Sabahi
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Agorà 4
uarantotto anni, dal novembre 2014 la svedese Cecilia Malmström è la commissaria europea per il commercio. Prima ancora, dal 2010 al 2014, è stata la commissaria europea per gli affari interni e in quella posizione si è occupata della crisi dei rifugiati soffermandosi sul fatto che non esistono migranti «illegali»: “Ci sono persone che entrano nell’Unione Europea utilizzando modalità irregolari, per esempio, cercando protezione internazionale, ma nessun essere umano può essere definito «illegale»”. Cecilia Malmström si rende disponibile per un’intervista a margine degli European Development Days organizzati a Bruxelles a metà giugno. È appena terminato il panel “The Development & Trade link and the Agenda 2030” in cui il commercio viene identificato come un motore potente di sviluppo economico per una crescita giusta, inclusiva e sostenibile. Al momento di chiudere i lavori il moderatore la tira per le lunghe. Il ritardo sulla tabella di marcia irrita la commissaria, che resta comunque disponibile. Anche per parlare di Brexit: “È stato loro diritto votare, spero sinceramente che i cittadini britannici restino nell’Unione Europea perché li vogliamo e abbiamo bisogno di loro”. Proprio in questi mesi ci sono discussioni in corso anche tra l’Unione Europea e la Svizzera, “ma non è mia responsabilità, non so in quale direzione stiano andando questi colloqui”, commenta. Commissaria Malmström, secondo lei quale soluzione si potrebbe mettere in atto per risolvere la crisi dei migranti che, sempre più numerosi, giungono in Europa? Ci sono tantissime cose da fare e al momento alcune di queste sono all’attenzione dell’Unione Europea: pacificare la Siria, assicurarci che i paesi della regione diventino democratici, lavorare con l’aiuto allo sviluppo e il commercio. L’Europa e tanti altri paesi devono prendersi le loro responsabilità.
L’Unione Europea ha firmato un nuovo accordo di partnership economica con Mozambico, Sudafrica, Namibia, Botswana, Lesotho e Swaziland. La partnership concede un’esenzione totale ai prodotti importati nella UE dai paesi africani firmatari, con l’unica limitata eccezione del Sudafrica, dal quale viene liberalizzato il 98,7% delle importazioni. Una liberalizzazione asimmetrica, perché i paesi africani possono mantenere in vigore tariffe protettive per prodotti sensibili alla concorrenza internazionale.
Quali sono i vantaggi per l’Unione Europea? L’accordo SADC (Southern Africa Development Community) serve a stringere un’alleanza tra le parti. A trarne beneficio saranno soprattutto i paesi dell’Africa meridionale a cui si aprono i mercati europei: sarà un modo per aiutarli a promuovere l’industrializzazione e a diversificare le prospettive economiche. Mira ad accrescere la cooperazione regionale e la catena del valore. Anche noi, europei, ne trarremo vantaggio: potremo esportare e, al tempo stesso, saremo in grado di importare. È un trattato orientato allo sviluppo, che cerca di creare buone condizioni per il commercio, fondato su una valutazione individuale da parte di ogni paese coinvolto. Di conseguenza, permette ai singoli stati africani di proteggere i loro prodotti sensibili alla concorrenza internazionale. Quali sono le modalità migliori per sostenere la crescita nei paesi in via di sviluppo? Ci sono molte iniziative da intraprendere. Un accordo commerciale non può, da solo, offrire la chiave per risolvere i problemi dei paesi in via di sviluppo perché molto dipende dalle prerogative e dalle possibilità dei diversi paesi. I paesi africani dovranno intraprendere numerose riforme, in maniera autonoma: garantire il rispetto delle leggi, l’istruzione ai più giovani e un clima adeguato alle iniziative imprenditoriali, e inoltre combattere la corruzione. In tutto questo, l’Unione Europea può offrire il suo contributo con gli aiuti allo sviluppo, il commercio, le partnership. Nel caso dell’Africa? È uno dei continenti che sta affrontando la crescita maggiore, e dall’Africa provengono numerosi dei protagonisti di questi European Development Days. Il potenziale è fantastico, in Africa ci sono personalità straordinarie a cui possiamo offrire il nostro aiuto, ma dobbiamo uscire dalle solite logiche offrendo il nostro contributo attraverso una vera partnership per sostenerci gli uni con gli altri. Quanto sono importanti gli investimenti privati per promuovere la crescita nei paesi in via di sviluppo e in particolare in Africa? Sono cruciali perché creano occupazione e attraggono ulteriori investimenti. Mi spiego meglio: quando a investire sono le multinazionali, i loro investimenti fanno sì che a investire siano anche le piccole e medie imprese. Teniamo però presente
Cecilia Malmström al momento della firma della Economic Partnership Agreement tra EU e i paesi dell’Africa meridionale SADC il 10 giugno, in Botswana (per gentile concessione European Commission)
che gli investimenti privati hanno bisogno di un ambiente economico prevedibile, adatto. Fondamentali sono il rispetto delle leggi, la lotta alla corruzione e i trattati per il commercio che servono da linee guida. Quanto è importante il rispetto dei diritti umani nei paesi che vorrebbero attirare investimenti privati? Dipende dai diversi investitori. Per l’Unione Europea i diritti umani sono importanti, non sono qualcosa di cui si parla oggi e ci si dimentica il giorno successivo. L’Unione Europea ha la responsabilità di tenere viva la questione dei diritti umani, in termini di rispetto dei diritti dei lavoratori e di rispetto dell’ambiente da parte dei nostri interlocutori commerciali. Ma, ovviamente, non bastano i trattati commerciali a garantirne il rispetto. Dal 2013 è in corso di negoziato, il controverso e dibattuto accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership o TTIP) dovrebbe integrare i due mercati riducendo le barriere al commercio, inclusi gli standard sanitari e di sicurezza, portando maggiore crescita. Un accordo assai controverso, perché secondo alcuni critici potrebbe dare maggiore potere alle multinazionali rendendo più difficile, per i governi, controllare i mercati. Inoltre, si contesta il fatto che negli Stati Uniti si utilizzano anticrittogamici ed erbicidi vietati in Europa. Di pari passo, negli allevamenti americani sono consentiti antibiotici e ormoni, che nel vecchio continente sono considerati cancerogeni. Signora Malmström, i consumatori europei trarranno beneficio dalla stipula di questo accordo? Va chiarito in modo tassativo che in questo accordo non ci sarà nulla che metta in discussione gli standard europei di si-
curezza alimentare, ambiente e salute pubblica. Negoziamo soltanto in alcune aree in cui gli standard sono gli stessi ma si sovrappongono. I benefici di questo accordo sono enormi perché gli Stati Uniti rappresentano un partner fondamentale per l’Europa, lo sono da centinaia di anni. Il Trattato ha l’obiettivo di facilitare ulteriormente gli scambi. A trarne beneficio saranno soprattutto le piccole e medie imprese che al momento devono affrontare una serie di ostacoli. Inoltre, quando il Trattato transatlantico entrerà in vigore i consumatori saranno garantiti due volte, nel senso che i prodotti dovranno essere certificati sia dall’ente preposto nell’Unione Europea sia da quello negli Stati Uniti. In altri termini, le automobili dovranno essere sottoposte a prove di sicurezza sia in Europa sia in America. Laddove i test di sicurezza sono uguali cerchiamo di risparmiare facendone uno solo senza compromettere la sicurezza del consumatore. Inoltre, sul commercio internazionale la commissione si pone l’obiettivo di indicare una serie di indirizzi ai legislatori per definire gli standard per il futuro: se non li fissiamo noi sarà qualcun altro a farlo. Un’ultima domanda: l’Investor-State Dispute Settlement è uno strumento del diritto pubblico internazionale che garantisce all’investitore il diritto di ricorrervi contro un governo straniero. Perché recentemente ha sollevato qualche perplessità? Forse perché presenta scappatoie da cui alcune multinazionali hanno tratto vantaggio. Questo strumento è previsto in diversi trattati, da una quindicina di anni, e per lungo tempo non ha causato problemi. Abbiamo dato ascolto alle critiche e abbiamo presentato un nuovo sistema riformato per sostituire quello vecchio, ormai superato, per garantire maggiore trasparenza e fare in modo che nessun governo possa essere messo in difficoltà dalle multinazionali. Laddove un’impresa viene discriminata in quanto straniera può rivolgersi a un tribunale con giudici indipendenti, ed è anche prevista una procedura di appello.
Agorà 5
L’arte dell’espediente La fine delle avanguardie artistiche ha lasciato dietro di sé un vuoto che pare difficile colmare. La soluzione? Vivere di espedienti... (per attirare attenzione) di Alessandro Tabacchi
Arti 6
Verso la fine degli anni settanta il tema principale della di prospettiva, vissuto di espedienti estetici e culturali, se critica d’arte contemporanea era la morte dell’avanguardia. non morali, ipotecando non poco il futuro stesso dell’arte. Tutti percepivano che quel moto gigantesco, fino ad alcuni La necessità di mettere costantemente in discussione qualsianni prima erroneamente creduto invincibile, germinato asi parametro comunicativo, il quasi paranoico rapportarsi nella seconda metà dell’ottocento al tempo del trionfo del al concetto di linguaggio (come manipolazione del linguagmodello borghese sui relitti del mondo medievale, quel gio, come analisi del linguaggio, come destrutturazione del fenomeno strettamente connesso al concetto di progresso linguaggio) ha portato gli artisti contemporanei a diventare e di affrancamento dal passato e dai suoi dogmi, aveva meri operatori culturali, laddove ci sarebbe stato disperato bisogno di grandi artigiani di un nuoesaurito la sua corsa. La crisi delle vo sapere. La teknè, il poiein non sono ideologie, l’affermarsi di una nuova più valutati come fattori portanti del società basata sul singolo, la vittoria fare arte: si è caduti in un idealismo dell’individualismo a discapito della assoluto, in cui a contare non è il collettività, la necessità di ritirarsi nelprodotto ma il processo, visto come la propria sfera interiore, la nostalgia unica arma per cavalcare la tigre di per le certezze comode offerte dalla un mondo sempre più caotico. Ma tradizione, e anche la diffidenza dei senza prodotto l’arte finisce per espiù verso un elitarismo intellettuale sere solamente un accidente. L’arte che escludeva sdegnoso chiunque contemporanea tutta pare aver dinon lo accettasse come unica verità, menticato il suo rapporto col tempo. portarono come corollario la fine di Che è pur sempre l’immagine mobile quel formidabile fermento intelletdell’eternità, come diceva Platone. tuale che aveva nutrito e gettato sulla scena tanti -ismi nel corso dei deEventi senz’anima cenni: impressionismo, simbolismo, Prendete Cattelan, McCarthy, Mueck, futurismo, cubismo, costruttivismo, Rehberger, Meese, Gupta: al netto surrealismo, astrattismo, concettualidelle differenze stilistiche abissali smo. Quella grande marea aveva ferfra i vari artisti, emerge prepotente mato la sua corsa, e aveva cominciato Ron Mueck, Wild man (da staticflickr.com) un senso di immanenza dell’opera a indietreggiare. A distanza di quattro decenni questo regresso non solo non si è arrestato ma anzi, che alla fine la rende trasparente. Per chi parlano questi artisti? Di cosa parlano? Pare veramente difficile fornire ha scavato un fossato che sarà difficilissimo colmare. una risposta. Concentrati sul processo, hanno perso di vista il prodotto. Concentrati sulla reazione momentanea Idealismo assoluto Negli anni della sua più grande crisi dai secoli lontani della dello spettatore all’opera d’arte, hanno silenziato la storicità rivoluzione di Cimabue e Giotto, l’arte figurativa occiden- delle loro creazioni. Che cosa resta di un “evento” se nasce tale, pur non venendo meno, non ha più trovato un’ar- privo d’anima? chitettura unitaria in cui incasellare le proprie espressioni Per decenni il concetto di bello era stata la bestia nera dell’adifferenti, una cattedrale ideale capace di unificare le diffe- vanguardia: ma esecrando il bello, in realtà l’avanguardia renti sensibilità degli artisti in nome di un destino comune. ne stava edificando un piedestallo invincibile. Attaccando Si è trovata, per così dire, nella condizione di dover vivere l’estetica, creava una nuova estetica, autorigenerantesi come una Fenice. Adesso nel mondo dell’arte non c’è nulla da di espedienti per attirare la necessaria attenzione critica. Dagli anni ottanta del riflusso (notate come la critica avesse esecrare, ma non c’è neppure nulla per cui valga la pena da subito, forse inconsciamente, accettato l’idea della fine combattere. Tutto è accettato, quindi nulla è accettato. E alla dell’avanguardia come una marea ritiratasi lasciando scoper- fine fra installazioni, video, processi, mixed media et cetera, ta una desolata battigia), attraverso gli anni novanta della emerge prepotente, drammatica, asfissiante, la sensazione fine della Storia, fino al nuovo millennio delle paure etero- che qualcosa si sia definitivamente perso per strada. La morte pilotate e della globalizzazione livellatrice, gli artisti hanno, a dell’arte non è creare opere inutili, ma far sì che lo spettatore volte con classe sopraffina, a volte con una greve mancanza le percepisca come tali.
Un ticinese al Cairo Quella di Alessandro Boggian non è solo la storia di un imprenditore, ma la dimostrazione che nessuna società è impenetrabile a un occidentale senza preconcetti e aperto a culture “diverse” di Marco Alloni
Boggian, classe 1957, è un ticinese residente al Cairo dal
2008. Colto, credente, grande viaggiatore, ama e rispetta l’Egitto, a volte più degli stessi egiziani. Eccolo dunque, a partire dai 50 anni, lanciare in Egitto – sperando di emulare il successo dell’altro grande ticinese, Groppi – il noto marchio del caffè Chicco d’Oro. Ed eccolo, da lì in avanti, eleggere la terra dei faraoni a nuova casa. “La fede ha sempre occupato una parte importante della mia vita” ci confida. “Avendo avuto spesso a che fare con i musulmani in Ticino, notai che le differenze erano più culturali che religiose. Anzi, scoprii che condividevo moltissimo della loro religione ed ero in grado di amarla. Dell’Islam mi colpì la mancanza di un clero. Il fedele poteva trovare una vicinanza con Dio senza bisogno di intermediari. Quanto al profeta Mohammad, capii subito che fu un grande rivoluzionario”.
una bibita al koshk, ammetto che di questa bellissima e antica lingua non sono riuscito a imparare altro. La fonetica impronunciabile di certe acca o la fricativa faringale sonora (muta per me), insieme a una grammatica ostica anche per gli avvocati di lingua madre, sono sempre rimasti, per così dire, misteri inavvicinabili”. E la cucina? “Grazie a mia moglie, una cuoca come se ne ritrovano ormai poche anche in Medioriente, ho potuto apprezzare la cucina locale: mahshi, kawaraa, fatta, wara einab, molokhiya, ful, tammeya, koshari, tahina, torshi, om ali e l’immancabile konafa. Inutile tradurre i termini, sono alcune delle innumerevoli delizie della cucina egiziana”.
Dal caffè alle alghe Quanto all’economia, non stupisce che anche Alessandro Boggian abbia dovuto subire i contraccolpi della disastrata situazione del paese. “Purtroppo, a causa delle vicissitudini politiche che hanno travolto l’Egitto, ho investito e perduto, in tempo e in Ponti (e non barriere) denaro, più o meno in egual misuL’esperienza in Egitto ha dunque ra. Grazie alle conoscenze della favorito quel processo di assimifamiglia di mia moglie, ho comunlazione e comprensione dell’altro que trovato un’attività, presso un’a– e anche di se stesso – che la zienda che operava nel campo delle frequentazione occasionale del Alessandro Boggian energie rinnovabili, dove, agendo diverso rende spesso problematica. “La mia natura di costruttore di ponti anziché di muri non quale intermediario, ho potuto cavarmela egregiamente. Sono ha mai cessato di manifestarsi. La mia prima attività in veste così approdato alla mia attuale attività nel campo delle microdi musulmano mi ha portato in Kuwait, dove ho partecipato alghe alimentari, quali Spirulina e Clorella, riuscendo assieme a un simposio su Islam e ambiente grazie al mio passato di a un socio locale a instaurare un impianto sperimentale nel coordinatore per i Verdi in Ticino. Per un malinteso dovuto alla deserto occidentale del Cairo con la prospettiva di produrre traduzione, la stampa locale mi etichettò quale presidente dei questo cibo del futuro, in quantità industriali, sia per il merVerdi svizzeri, e così fui subito catapultato su diversi media: cato locale sia per quello internazionale”. tanto che la TV di stato del Kuwait mi intervistò in merito alla Dunque un espatriato che ce l’ha fatta, che ha trovato la mia adesione all’Islam”. Non poteva dunque non scoccare, sua strada. E non da ultimo che ha raggiunto quel diffidi lì a breve, la scintilla dell’amore… “La sete di conoscenza cile ma possibilissimo stato di integrazione che sembra mi ha condotto verso la mia attuale moglie, la quale insegnava rimanere fra i più remoti miraggi della contemporaneità. dottrina islamica agli stranieri al Cairo. E l’amore non è mai A conferma che vivere da ticinesi in Egitto non solo può venuto meno, malgrado quanto si è soliti pensare sulle difficoltà essere possibile, ma addirittura appassionante. E a riprova che il nostro cantone non esporta solo cioccodel cosiddetto matrimonio misto”. Restava il proibitivo problema della lingua. Si può mai lato e caffé, orologi o formaggio d’Alpe – secondo i soliti imparare la più ostica lingua del mondo? “A parte qualche stereotipi – ma anche la capacità di rendere l’Islam una frase di circostanza, e le poche parole necessarie per comprare terra amica.
Società 7
Lo smartphone “giusto” Si chiama Fairphone ed è prodotto da un’azienda olandese che nel 2013 ha lanciato il primo prototipo. E una sfida: produrre un cellulare intelligente rispettando ambiente e persone. Un apparecchio disponibile anche in Svizzera di Alba Minadeo
Media 8
Tre anni fa è apparso sul mercato Fairphone, il primo raggiunto un certo numero di ordini (per questo, per averlo smartphone eticamente sostenibile, promosso dai suoi bisogna aspettare un po’). Gli operai assemblano il prodotto produttori attraverso un crowdfunding. Ma che cos’ha di in fabbriche cinesi, ma lavorano in condizioni di sicurezza, diverso questo smartofono (come un giornalista comasco hanno salari adeguati e un fondo di emergenza, oltre a essere chiama i telefonini che non servono solo per telefonare)? rappresentati sindacalmente. Questo smartphone di qualità In un recente articolo online, Wired, “la bibbia di internet”, permette di aprire nuovi processi di produzione, affrontare la ha recensito positivamente la seconda versione oggi sul questione dei rifiuti tecnologici e iniziare un dibattito su ciò che è veramente giusto nel mercato, ma i commenti al campo della telefonia mopost sono stati, per lo più, bile. Il prezzo del Fairphonegativi. Un iphoniano ne 2 (circa 600 franchi) l’ha definito tamarrphone non è esattamente “equo”, (la sua veste non è stilish ma è giustificato da una come quella dei prodotti richiesta di supporto per Apple). Alcuni criticano un modo più etico di fare il fatto che il Fairphone 2 business. In futuro, forse abbia un sistema operatiil fairphone diventerà sinovo basato su Android 5.1 nimo di prodotto come lo Lollipop (di fatto quello è stato l’iphone all’inizio. di Google) con delle piccole modifiche: ciò è inIl valore di una scelta fatti uno dei punti deboli Della prima edizione del del prodotto alla luce della 2013 se ne sono venduti proclamata missione. “Un sessantamila esemplari. passo alla volta”, dicono Concepito per essere riparato dall’utente (da everyeye.it) Nell’estate 2015, è stato in Fairphone, “questo è un lanciato il Fairphone 2 contando di raggiungere centinaia di processo, non una svolta radicale”. migliaia di unità nel giro di un anno. Attualmente sono già circa centomila i suoi possessori nel mondo. Tutto sembra Che cos’è il Fairphone? “Buy a phone, join a movement” è lo slogan del primo far sperare in un panorama alternativo, ma alcuni attivisti smartphone con valori sociali, come si legge sul sito fai- blogger sostengono che non esistono minerali “war-free” rphone.com. Un apparecchio creato utilizzando materiali che per fabbricare gli smartphone e che sono spesso estratti in sostengono le economie locali e non le milizie armate della spregio ai diritti sociali, in particolare in Africa Centrale. Repubblica Democratica del Congo, minerali non coinvolti Oltre naturalmente al danno che viene fatto all’ambiente. In in conflitti, come il tungsteno proveniente dalle miniere un articolo del marzo scorso, il periodico Le Monde Diplomacontrollate del Ruanda. Fairphone ha ottenuto il Fairtrade tique ha evidenziato come l’azienda olandese produttrice del Gold Certified e anche il design è studiato per cambiare il Fairphone – nato proprio come progetto di sensibilizzazione rapporto tra le persone e i loro Natel, per estenderne il ciclo sul tema delle guerre scatenate in Congo per il possesso di vita e consentire le riparazioni, dando agli acquirenti la delle materie prime utilizzate nell’industria dell’elettronica possibilità di sostituire personalmente la batteria o il display – debba in realtà fare i conti con il mercato nero e le lacune danneggiato. In effetti, è l’unico smartphone ad aver otte- nelle certificazioni. Resta il fatto che quella del designer Bas nuto “10/10” da iFixit, che valuta la riparabilità dei prodotti van Abel e del giornalista Peter van der Mark, che l’hanno tecnologici, perché è modulare ovvero si può smontare inventato, è decisamente una grossa sfida. Non fosse altro pezzo per pezzo. Ed è open source: il codice del dispositivo che per il coraggio e il senso solidale di questa impresa, vale è disponibile ai programmatori e agli sviluppatori, e garan- la pena di sostenere la buona pratica di una scelta del genere. tisce sicurezza e privacy ai suoi utenti. Le performance non Per di più, ora è possibile acquistarlo in combinazione con sono diverse da quelle di un altro smartphone della stessa l’abbonamento a un’azienda svizzera di telecomunicazioni, categoria. La catena produttiva si avvia soltanto una volta in linea con questa filosofia.
Scelte morali
State percorrendo con l’auto una stretta strada costiera: a destra la roccia, a sinistra il mare. In prossimità di una curva, a destra spunta un ciclista mentre dalla direzione opposta avanza un furgoncino pieno di bambini in gita… di Francesca Rigotti
L’incidente è inevitabile. Impossibile evitare l’impatto. Che fare? Buttarsi sul furgone (rischiando di catapultarlo i mare) oppure sull’inerme ciclista? Chiedo che cosa farà il veicolo e non voi, dal momento che immaginiamo che a viaggiare sia un mezzo a guida completamente automatizzata, di quelli che tra non molto saranno presenti anche sulle nostre strade. Situazioni di questo genere, seguite da incidenti con conseguenze gravi, potranno di sicuro accadere. Purtroppo...
gano ridotti a un principio unico: massimizzare il bene per il massimo numero. Se imposteremo il veicolo in base a tale principio, la scelta cadrà sulla singola vita del ciclista di fronte alle plurime vite dei bambini gitanti, e l’auto si butterà in quella direzione. Un dilemma di carrellologia Il caso presenta parecchie analogie col dilemma del carrello ferroviario impazzito, un noto esperimento mentale di scelta tra due mali introdotto per la prima volta da Philippa Foot, filosofa di Oxford, dove si metteva in gioco la scelta del guidatore di un tram impazzito che può soltanto spostarsi da un binario all’altro. Cinque operai ignari stanno lavorando su un binario, uno solo sull’altro. Chiunque si trovi sui binari dove precipiterà il tram morirà: come dovrebbe decidere il guidatore? Provamo ad affrontare la questione da un punto di vista più ampio.
Responsabilità legale e morale Molte compagnie come Google e Ford stanno lavorando allo sviluppo di automobili senza guidatore. Ma chi sarà responsabile in caso di incidenti (argomento su cui di rado le case costruttrici sentono la necessità di esprimersi)? Non intendiamo esprimerci sulle questioni legali, che lasciamo alle istituzioni competenti. Vogliamo qui brevemente affrontare la questione dal punto di vista morale. Anche con l’introduzione di veicoli L’ordine normativo senza guidatore le auto continueCorsica (da rb-travel.hr) della democrazia ranno a scontrarsi e gli incidenti stradali ci saranno sempre; forse meno, ci dicono, perché Decidere sulla base del numero di persone che trarrebbe non avremo più piloti distratti, stanchi, insonnoliti e preda vantaggi dalla scelta (modello consequenzialista) è indegno di malori, o peggio ubriachi e drogati. E comunque, persino di uno stato democratico liberale. Le democrazie liberali se il numero di incidenti e di vittime rimanesse invariato sono lì per salvaguardare diritti e libertà individuali, e la rispetto a oggi, vuoi mettere la comodità di mandare l’auto loro violazione non può mai venire legittimata sulla base a prendere i bambini da scuola, ritirare un pacco o portare di benefici, per quanto grandi, per altre persone. L’ordine il cane dal veterinario? Il vantaggio di fare un sonnellino normativo di una democrazia deve riconoscere e proteggere in autostrada? La possibilità di spostamento autonomo per i diritti individuali senza che altri interessi, per esempio quelli della maggioranza, possano intervenire a indebolirli. disabili o anziani? L’etica democratica non può ispirarsi ai risultati e alle conseguenze ma deve essere deontologica, cioè diretta da Chi imposterà i programmi morali? Sembrano progressi irrinunciabili e probabilmente lo sono, doveri e aderenza a regole date (non uccidere, non torturané questa è una arringa contro la loro avanzata. Ci stiamo re, non umiliare). Tale carattere si manifesta nel prevenire giusto chiedendo – e non è poco – quali criteri seguirà il compromessi quando sono in gioco diritti e libertà indiviloro codice morale e chi imposterà il programma. Tornia- duali, e anche l’introduzione dei veicoli automatizzati non mo al nostro ipotetico caso iniziale, ovvero la drammatica può non tenere conto di questo fattore essenziale. Nobili scelta tra investire il ciclista e andare a cozzare contro il premesse, certo, eppure, come impostare, ancora una volta, furgoncino. Un tipo di decisione, chiamata in etica “con- la scelta del veicolo? E se l’auto, scegliendo di investire il sequenzialista”, vuole che i diversi fattori moralmente ciclista, ammazzasse vostro figlio, che accidentalmente rilevanti e che includono doveri, diritti, principi ecc. ven- percorre quel giorno la stessa strada?
Kronos 9
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ono nata 41 anni fa a Locarno e vivo con la mia famiglia a Gordola. Mia madre fa la parrucchiera mentre mio padre era muratore anche se oggi è in pensione. Ho anche una sorella e sono zia di una nipotina. Sono molto legata alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto e aiutato tanto. Vivo ancora con loro perché per me sarebbe difficile stare da sola. I miei inizi non sono stati per nulla facili anche se sono stata fortunata ad avere accanto persone che mi hanno sostenuto e incoraggiato. Appena nata ho avuto dei gravi problemi respiratori e la mancanza di ossigeno mi ha procurato un deficit intellettivo che è diventato evidente quando avevo tre anni. Ci tengo a parlare della mia storia per far sapere ad altri ragazzi e ragazze che vivono questo problema e alle loro famiglie che ci sono tante cose che si possono fare anche se si ha un handicap. Chiaramente da bambina e da ragazzina ho seguito delle scuole speciali che mi hanno aiutato a mettere a frutto le mie capacità. Per esempio, da piccola facevo fatica a pronunciare la “r” e allora ho fatto tanta logopedia. Con il tempo ho imparato a gestire meglio le mie difficoltà però mi sono dovuta impegnare. Per il resto come tutti i bambini amavo giocare, mi piaceva ascoltare le canzoni e suonare. Mi è sempre piaciuta la musica: ho studiato per un po’ di tempo pianoforte con un maestro ma non era il mio strumento. In collegio ho fatto quattro anni di chitarra, uno strumento che mi piace ma che adesso riesco a suonare poco perché ho sempre tanto da fare. Si, perché fin da piccola ho sempre praticato tanto sport: nuoto e ginnastica. E poi lo sci di fondo che è il mio grande amore sportivo. L’ho sempre preferito allo sci alpino perché la velocità mi fa un po’ paura e poi fare sci alpino è più complicato, ci sono gli impianti di risalita, le file da fare, il casco. Quando si fa fondo metti gli sci ai piedi e vai. Oggi mi piacerebbe anche praticare la danza perché amo moltissimo ballare anche se mi rendo conto che non si può fare tutto. Nella vita bisogna anche scegliere a un certo punto. Tutte queste attività, però le posso condividere con le altre persone, con mia mamma oppure con le mie
amiche. Mi piace moltissimo stare insieme agli altri. Naturalmente c’è anche il lavoro. Prima ero impiegata in un centro di assistenza per anziani non vedenti. Oggi lavoro attraverso la Fondazione Diamante in una ditta che fornisce servizi. Lavoro assieme ad altre persone che hanno handicap. Poi come dicevo c’è la mia grande passione per lo sci di fondo che mi ha consentito di partecipare a molte gare, di viaggiare e di conoscere luoghi, persone e culture. E poi le gare rappresentano la possibilità di mostrare le nostre capacità al mondo. Nel 2005 sono stata a Nagano in Giappone con il mio gruppo con cui faccio nuoto e sci. È stata la prima volta che ho preso l’aereo ed è stato molto emozionante. In Giappone ero ospite di una famiglia che non parlava italiano e ho abitato in una vera casa giapponese dormendo nei classici letti giapponesi sul pavimento. E poi è stato bellissimo sciare nel luogo dove nel 1998 ci sono state le Olimpiadi. E non è stata l’unica volta che ho viaggiato. Ricordo le gare in Slovenia e agli Special Olympics World Winter Games in Corea del Sud dove ho anche vinto la medaglia. Quando sono tornata mi hanno festeggiata assieme ai miei compagni a Bellinzona e anche al municipio di Gordola. Faccio anche gare di nuoto e anche questo mi consente di viaggiare e stare assieme agli altri. Recentemente agli Special Olympics World Winter Games di Coira mi hanno fatto fare la portabandiera della nostra delegazione cosa di cui sono stata molto orgogliosa. Ho anche vinto due medaglie in quella manifestazione. Poi, purtroppo ho subito un infortunio. Mi sono rotta i legamenti e ho dovuto fare tanta fisioterapia però adesso sono a posto. Mi sento forte… nel 2017 il mio gruppo andrà a gareggiare in Austria e mi piacerebbe esserci. Vediamo… sono sincera: è già un grande traguardo essere riuscita a fare così tanto. Gareggiare è bello, vincere anche, ma partecipare assieme ai tuoi compagni è la cosa più bella che ci sia.
MARIA ROSA LARATTA
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L’handicap che l’accompagna da tutta la vita non le ha impedito di impegnarsi a fondo per realizzare i suoi sogni. Oggi lavora ed è campionessa di sci di fondo, vincitrice di medaglie agli Special Olympics World Winter Games
testimonianza raccolta da Roberto Roveda fotografia ©Sabine Biedermann
PiÚ blu del buio di Daniele Fontana; fotografie ŠValentina Meldi
Le fotografie del presente servizio, realizzate nelle acque del Lago Ceresio, sono state scattate con una fotocamera Nikon D800E con uno scafandro Nauticam housing, Super dome, Sea&Sea strobe.
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ono le sette del mattino di una domenica qualunque a inizio primavera. Il cielo, carico di nubi, comincia appena a rischiararsi, laggiù in fondo, dalle parti di Porlezza. Tutto intorno è buio e pioggia, che cade sottile. Silenziosa. Il Ceresio è al massimo della sua potenza. Nero nelle sue acque, a dispetto di quel “più blu del cielo” che potrebbe essere uno dei possibili significati del suo nome. Impressionante per la sua configurazione ramificata, scavata dalla glaciazione alpina del Pleistocene. E a un mostro antico adagiato tra le montagne delle prealpi lombarde un po’ assomiglia.
Sotto quella calma placida, quasi immobile nelle sue profondità buie e asfittiche, si muove un mondo popoloso, composito, formato ormai da 34 specie diverse di pesci. Alcune autoctone, altre importate scientemente più di cent’anni fa dal Nord delle Alpi o dal Nordamerica. Altre ancora diffusesi, e quanto, per mero accidente. Come il prolifico Gardon, che dallo status di esca viva rapidamente è passato a quello di specie dominante (anche se ora se la deve sfangare con gli ancor più voraci cormorani).
E già in questa istantanea di ancora incerta luminosità si palesano i non pochi contrasti che, su questa trentina di chilometri quadrati di specchio d’acqua (parte svizzera), giocano la loro continua, spigolosa anche se quasi sempre sottaciuta partita. Di chi sono quelle acque? Dei pescatori che per passione, e taluni anche per professione, vi si af-
Valentina Meldi Studia grafica al CSIA di Lugano e successivamente consegue il Bachelor in Comunicazione Visiva alla SUPSI, laureandosi proprio con una tesi fotografia/subacquea sul Lago di Lugano. Fin da piccola viene introdotta al mondo della subacquea, a cui negli ultimi anni si è appassionata, decidendo di intraprendere il percorso di tesi proprio in quest’ambito, e coniugando il lavoro di grafica alla passione sportiva.
facciano con canne, reti e tirlindane? Degli attori turistici e di diporto, che con le loro imbarcazioni di varia stazza e natura tracciano rotte variegate, sino a quelle noiose e rumorose delle poco comprensibili e per nulla seducenti competizioni motonautiche? O della popolazione tutta, che per legge dovrebbe avere accesso libero alla totalità delle rive e che invece continua a esserne in gran parte esclusa per precedenti ma anche recenti occupazioni?
C’è tutta la natura dell’uomo, anche di quello non migliore certo, attorno e dentro al Ceresio. Dall’abbruttimento della speculazione immobiliare attirata dal “vista lago”
sino all’eutrofia favorita sì dalla morfologia del bacino, ma alimentata dalla presenza stessa degli umani. I pensieri si addensano come le nubi di questo cielo, sul cui sfondo pian piano la luce riesce però in qualche modo a stendere la propria mano. Con il saldo amico d’avventura entro in acqua. Mentre la muta ci isola, come può, dal freddo, le inquietudini si sciolgono nella beatitudine di uno scenario struggente. Subito alle prime bracciate una consapevolezza. Effimera eppure assoluta. Ora adesso qui, il lago è nostro. Di noi, che con rispetto abbiamo osato il suo abbraccio. E tutto si fa più dolce.
Il barone rampante Ci sono uomini votati all’intrigo e alla diplomazia parallela, che si situano, con le loro vicende biografiche, al crocevia dei grandi eventi della storia. È il caso del barone tedesco Werner von der Schulenburg, aristocratico e antinazista
di Roberto Festorazzi
Fine letterato, nato nel 1881 vicino ad Amburgo da un
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casato protestante, Werner von der Schulenburg visse a lungo in Ticino, da lui stesso definito una “provincia pedagogica”: risiedette infatti, a partire dal 1919, ad Ascona, dove fu tra gli animatori culturali del Monte Verità (“uno dei più bei luoghi d’Europa, forse del mondo”), e successivamente ad Auressio. Nel marzo del 1917, attaché presso l’ambasciata imperiale tedesca di Berna, Schulenburg incontrò Lenin, per trattare le modalità del ritorno in Russia del capo bolscevico. Lo colpì l’orribile maschera facciale di Vladimir Ilič, il cui volto gli parve “malvagiamente brutto”. Quando Lenin, pochi giorni dopo, partì da Zurigo su un convoglio ferroviario piombato, alla volta di Pietroburgo, il barone si trovò alla stazione ad assistere all’operazione. Ma Schulenburg diede il meglio di sé come agente speciale per il riavvicinamento tra Italia e Germania, nazioni che si erano aspramente combattute sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale. Divenuto amico e collaboratore di Margherita Sarfatti, amante ebrea e consigliera politica del Duce, l’aristocratico venne incaricato di dar vita, e di dirigere, una rivista, Italien, che avrebbe dovuto patrocinare la distensione tra i due paesi. In tale veste, ebbe modo di incontrare Mussolini, di cui ci fornisce un incomparabile ritratto. Quello di un uomo dai mille volti, abile nel padroneggiare molti registri comunicativi, nel mutevole destreggiarsi tra più ruoli: dal domatore di folle, al condottiero, passando per il piccolo borghese, l’umanista, il “cardinale” e la “vecchia zia”. Così rievoca il primo colloquio con il Duce: “Mussolini mi pregò di accomodarmi in una poltrona con lo schienale alto. Girò poi attorno alla scrivania e si avvicinò alla mia seduta, appoggiò la mano destra sull’alto schienale, l’altra sul bracciolo sinistro della poltrona e spinse il suo viso molto vicino al mio. Spalancò gli occhi e scavò il suo sguardo nel mio. Quello sguardo era straordinario. Osservai dapprima il bruno dell’iride che si scioglieva in un gioco multicolore, simile al piumaggio pettorale della ghiandaia. Poi, senza perdermi di vista, il Duce iniziò a parlare lentamente. Il suo sguardo si scavava sempre più profondamente nei miei occhi. E cominciai a trovare offensivo quel trucchetto da domatore. Feci una smorfia e gettai la testa di lato”. Del dittatore fascista, Schulenburg traccia un fine ritratto psicologico: quello di un uomo il quale, ad onta
delle apparenze, non ha “ferro nell’anima”, ed è dunque al fondo insicuro e incapace, alla lunga, di reggere alle asprezze della vita politica. In una parola, Mussolini è incline alla morbidezza: dunque, un personaggio amletico. Sorvegliato speciale Fin dal 1929, il barone ha modo di presentare, su Gerarchia, la rivista culturale fondata dal Duce e diretta dalla Sarfatti, il movimento nazionalsocialista, con le sue luci e le sue ombre. Sono soprattutto i lineamenti antisemiti del movimento hitleriano a inquietare l’amante israelita di Mussolini: e Gerarchia non oscura questi forti motivi di preoccupazione. La Sarfatti diverrà presto la punta di lancia delle tendenze antinaziste che, almeno fino al 1934, sono dominanti all’interno del regime fascista. Non a caso, nell’estate-autunno del 1933, Schulenburg, sostenuto da Donna Margherita, compie una manovra esplorativa, presso i governi di Parigi e di Roma, per verificare se un “colpo di mano” volto a rovesciare Hitler – dal gennaio precedente cancelliere del Reich – avrebbe riscosso il gradimento delle leadership europee. A reggere le fila della manovra, è il “numero due” del Führer, nel governo di coalizione tra nazisti e “fiancheggiatori”: il vicecancelliere Franz von Papen, statista cattolico dal “passo felpato”, ostile all’estremismo delle camicie brune. La congiura, tuttavia, non ha successo, in quanto né il governo francese né quello italiano forniscono un avallo preventivo al tentativo di disarcionare Hitler. Quando, alla fine di giugno del 1934, il Führer attua una doppia “purga” contro i suoi nemici interni – colpendo, a sinistra, le “squadre di assalto” di Ernst Röhm, e, a destra, la cerchia di von Papen e dei residui esponenti “legalitari” –, il barone Schulenburg è in pericolo e resta rifugiato in Svizzera. Nel 1936, le sue opere teatrali sono dichiarate “indesiderate” in Germania, e nessun impresario ha più il coraggio di metterle in scena. Negli anni della guerra, l’aristocratico è a Roma, dove collabora con l’ambasciata tedesca, la quale lo tiene però sotto stretto controllo. Mussolini, che lo riceve in udienza più volte, gli affida la traduzione di una sua opera teatrale, Villafranca, rappresentata il 9 maggio 1940 al Teatro Nazionale di Berlino, con il titolo “Cavour”.
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Werner von der Schulenburg (per gentile concessione degli eredi Schulenburg)
Missione delicata La Gestapo ha una sentenza di morte già scritta contro Schulenburg, che però non può essere eseguita finché il nobile resta sotto la protezione personale del Duce e del suo ministro della Cultura popolare, Alessandro Pavolini. Nel 1942, per alcuni giorni, Schulenburg deve essere nascosto nelle Catacombe di Priscilla, per impedire che venga sequestrato e deportato in Germania. Si giunge così all’estate del 1944, allorquando la famiglia Schulenburg risulta coivolta nell’Operazione Valchiria, il tentativo di assassinare il Führer. Hitler, il 20 luglio, scampa miracolosamente a un attentato, nel suo quartier generale di Rastenburg, nella Prussia Orientale. Due cugini di Werner, Friedrich e Fritz-Dietlof, rispettivamente ambasciatore a Mosca e vicequestore di Berlino, vengono arrestati e giustiziati per “alto tradimento”. Sopravvissuto a mille peripezie, il barone, nel dopoguerra, si getta a capofitto nella produzione letteraria. Rimane legato a Margherita Sarfatti da leale e devota amicizia. Quest’ultima,
dopo il varo delle leggi razziali, nell’autunno del 1938, era stata costretta a lasciare l’Italia, per rifugiarsi, dapprima a Parigi, e in seguito in Sudamerica, da dove sarebbe rimpatriata nel 1947. Nel settembre del 1954, Schulenburg inviò in “missione speciale” la sua giovane moglie, Jsa, nella villa del Soldo di Cavallasca, sulle colline comasche, dove la scrittrice israelita aveva una residenza di campagna. Scopo della visita era di convincere la Sarfatti a non dare alle stampe un suo memoriale, intitolato Mon Erreur, o Mea culpa, nel quale essa si abbandonava a giudizi estremamente critici e severi nei confronti del suo illustre ex amante. Quel testo retrospettivo, in realtà, era scritto in lingua inglese, e si intitolava My Fault. Ampi stralci di tali memorie sono stati pubblicati, per la prima volta, nella biografia sarfattiana curata da chi scrive. Nel dopoguerra, Schulenburg venne riconosciuto quale perseguitato del regime nazista e indennizzato per una grave affezione cardiaca. Morì infatti d’infarto, a Magliasina, presso Lugano, il 29 marzo 1958.
Concorso La foto del mese
Pubblichiamo la sesta immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da “Ticinosette” ai lettori per il 2016. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane…
La leggerezza di Rosa Da Veiga
Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso del 2016 i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. Abbiamo definito alcune temi con i quali potete sbizzarrirvi: l’avventura, il ritratto, le stagioni, la leg-
gerezza e l’equilibrio. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e cognome, l’indirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in modo da consentirne la pubblicazione – dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.
Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata la settima immagine selezionata e alla fine del 2016 le migliori saranno raccolte in un reportage. Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi.
Una gonna per l’estate Tendenze p. 41 | di Marisa Gorza Olé. La gonna in voga questa estate ha proprio voglia di far festa, anzi... fiesta! Con vitalità colorata e divertita fa ondeggiare strati di balze, grovigli di volant, rivoli di rouche, capricciosi giochi di pannelli... tanto per suggerire un paso doble o una sinuosa figura di flamenco
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a moda della bella stagione annunciata ha un’indole vagabonda, passionale e latina, con le fluttuanti gale carioca e le frange e nappe tipiche del folclore messicano o caraibico. A ritmo di samba, di bamba, di danzon o di salsa vamos a bailar. Magari con la sottanona proposta da Michael Kors, aderente e minimale intorno ai fianchi, per aprirsi verso l’orlo in un brioso tripudio di pizzi dagli accenti romantici e nostalgici. Esuberante nostalgia Appeal coinvolgente, piacere di agghindarsi e un tocco di ironia nelle proposte di Anna Molinari per Blugirl con le grandi gonne in taffetas dalle rouche che si rincorrono lungo i lembi aperti a sbandierare le gambe e poi appena serrate in vita a mo’ di fiore. Eccola la ragazza giramondo di Stella Jean, tanto entusiasta di recuperare gli elementi degli abiti tipici delle muchachas sudamericane. Tanta energia nei colori, nelle righe e perfino nei volti dei nativi ritratti
sulle vesti voluminose che, oltre alle balze in vari materiali naturali (tra i quali la rafia), assemblano guarnizioni di legno e teorie di fiocchetti in paglia. Ed è una gitana anticonformista e molto chic la musa di Roberto Cavalli vestita di long dress vivacissimi dalle balze plissettate, ma anche di gonne corte davanti e lunghissime dietro, tanto da creare uno scenografico effetto strascico. Nelle proposte della maison Christian Dior la “coda” è asimmetrica, fatta di lembi tagliati in sbieco e arricciolati. Girovagante chic Eccolo il viaggio immaginario che, insieme alla sua musa ispiratrice, Rocco Barocco compie attraverso la dimensione girovagante-chic! Un nomadismo sofisticato strizza l’occhio agli anni sessanta e settanta, quelli dei figli dei fiori (ora “nipoti” dei fiori?), ma visti con le pupille disincantate dell’attualità. I vari cliché vengono filtrati e scremati, tanto da far emergere intatti sia l’indomito senso di libertà mentale, sia la curio-
sità insieme al brivido dell’avventura. Le lunghe sottane zingaresche sono tutte un’inflorescenza esotica con corolle che sbocciano all over, ricamate o stampate in policromia su rasi, chiffon e georgette, componendo deliziosi bouquet. Di rigore, con la falda ricca-ricca va il corsetto strettostretto alla Carmen, oppure la blusa con le maniche a campana e dalla scollatura che circonda ed enfatizza le spalle. Le gonnelle più corte, sempre intricate da balze, si portano con gli shorts-culottes birichini. Tuttavia, sopra questi ultimi, si può semplicemente annodare uno scialle dalle frange chilometriche. Ai piedi zoccoli e sabot in legno e cuoio per un casual voluto e proprio del gipsy mood. E cosa si può pensare se la nostra Esmeralda si infila un impeccabile tailleur couture dalla silhouette avvitata? Che è piuttosto disinvolta ed esprime una femminilità ricercata e bohémienne nel contempo. Con tutto questo charme avrà pure un corteggiatore felice di accompagnarla!
La domanda della settimana
Ritenete che la balneazione nel Lago Ceresio, là dove consentita, sia sicura da un punto di vista igienico?
Inviate un SMS con scritto T7 SI oppure T7 NO al numero 4636 (CHF 0.40/SMS), e inoltrate la vostra risposta entro giovedì 7 luglio. I risultati appariranno sul numero 29 di Ticinosette.
Al quesito “Ritenete che anche in Ticino dovrebbe essere attuata una politica a favore della diffusione di cooperative edilizie per la creazione di abitazioni a pigione o a costo ridotto?” avete risposto:
SI
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NO
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Astri ariete Fase altalenante nella vita affettiva. Opportunità professionali. Siate più discreti. Vittoria in una vertenza legale. Viaggi e gite tra il 6 e il 7 luglio.
toro Comportamenti aggressivi nei confronti del partner. Si fa spazio una forte vena creativa. Finalmente i nati nella seconda decade riescono a essere se stessi.
gemelli Tra il 6 e il 7 Luna in Leone. Incremento della vita sociale, con occasioni proficue in ordine al superamento di concorsi, esami e colloqui di lavoro
cancro Amore, successo e soldi almeno fino al 9 luglio. Potete coniugare la vostra aspirazione all’amore con il vostro innato individualismo. Forza vitale.
leone Guardate al futuro con fiducia… Se siete ansiosi, molto dipende dalla retrogradazione di Marte nella vostra quarta casa solare. Tensioni familiari.
vergine Se guardate al presente tagliando con il passato potrete cogliere al volo una occasione importante. Amore a gonfie vele per i nati nella terza decade.
bilancia La vita affettiva si fa alquanto particolare. Si aprirà per voi un periodo piuttosto trasgressivo. State attenti a non sfogare le vostre ansie nel cibo.
scorpione Periodo movimentato e ricco di opportunità. Guadagni e occasioni per la vostra vita professionale. Carismatici e seduttivi i nati nella terza decade.
sagittario Aumento degli appetiti sessuali. Con il transito di Saturno dovete fare un bilancio della vita attuale e guardare al presente senza voltarvi indietro.
capricorno Giove favorevole, Mercurio e Venere in opposizione: la vostra vita sentimentale tende a movimentarsi. Sbalzi umorali tra il 4 e il 5 luglio.
acquario Momento importante per la vita a due. Permalosi nella giornata del 7 luglio. Progettate guardando al futuro. Liberatevi dei pesi inutili.
pesci Momento magicamente ispirato. La nascita di una relazione sentimentale è favorita dai transiti di Mercurio e Venere nella vostra quinta casa solare.
Gioca e vinci con Ticinosette
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La soluzione verrà pubblicata sul numero 29
Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro giovedì 7 luglio e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 5 luglio a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. Buona fortuna!
Verticali 1. Storico capitano di ventura • 2. Il giorno trascorso • 3. Università • 4. Accentato nega • 5. Mammiferi corazzati • 6. Pari in intesa • 7. Ampia, estesa • 8. Con le Storie Tese • 13. Piacevole, bella • 14. Rincasare, rientrare • 16. Cero centrale • 19. Pari in pianto • 21. Tentare, sperimentare • 23. Pittore e scultore francese • 25. Partecipare a una gara • 26. Personaggio dell’Otello • 28. Le stuzzicano i profumi • 31. L’inchiostro della stampante • 36. Il figlio di Anchise • 39. È circondata dal mare • 40. Combattimenti • 41. Lo cura l’ortopedico • 42. Terna • 44. Grosso camion • 46. Pari in paniere.
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Orizzontali 1. L’amica dei Sette Nani • 9. La getta il pescatore • 10. Pedina coronata • 11. Il nome di Pacino • 12. Altari pagani • 13. Volersi molto bene • 15. La settima arte • 17. Andato in poesia • 18. Lascito • 20. Si contrappone a iper • 22. Il noto Frassica • 24. In mezzo al coro • 25. Il contenuto energetico degli alimenti • 27. Regalo • 29. Il nome di King Cole • 30. Si dice a chi bussa • 32. Vi sguazza il ricco • 33. Il Polo navigatore • 34. Il noto Ramazzotti • 35. Costellazione equatoriale • 37. Nord-Est • 38. I filtri dell’organismo • 40. Cuor di balena • 41. Fermo di polizia • 43. Vaso panciuto • 45. Grossa arteria • 47. La glicerina che scoppia • 48. Diverbi • 49. Paladino • 50. Un raggio del chirurgo.
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La soluzione del Concorso apparso il 17 giugno è: TELEFONO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Magrit Moroni 6900 Lugano Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti!
Premio in palio: buono per le offerte del tempo libero di RailAway FFS RailAway FFS offre un buono del valore di CHF 100.– per le sue offerte del tempo libero. Un esempio è l’offerta “Splash & Spa Tamaro” che include il viaggio con i mezzi pubblici e l’entrata con il 20% di sconto. ffs.ch/splashespa
Con RailAway FFS allo Splash & Spa Tamaro. Non perdete l’occasione di trascorrere una giornata all’insegna del divertimento, dell’azione e del benessere. Per esempio, i cinque scivoli d’ultima generazione con imbuti, centrifughe, sensazioni antigravità in gommoni a 2 oppure a 4 posti renderanno l’emozionante discesa indimenticabile!
Svaghi 43
â&#x201E;&#x2013; 27 del 1. luglio 2016 ¡ con Teleradio dal 3 al 9 luglio