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ABITI & ACCESSORI

Una nuova figura: il personal shopper

NUMERO 38 / 16 SETTEMBRE 2016 / CON PROGRAMMI RADIO & TV DAL 18 AL 24 SETTEMBRE

BUEN RETIRO Il Ticino, un approdo dove sentirsi protetti

CORRIERE DEL TICINO / LA REGIONE w CHF 3.–

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47

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Sommario

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STORIA DI COPERTINA

04

04 TICINO. IL PARADISO PUÒ ATTENDERE di Stefania Briccola

COME DOVE QUANDO

08

08 ECONOMIA ^ MERCATI IL LUSSO CAMBIA PELLE di Fabio Martini 09 ALIMENTAZIONE TEMPO DI UN CAFFÈ a cura della Redazione 10 MOTORI LE FAMILIARI ARRABBIATE di Giancarlo Fornasier

PROTAGONISTI

12

12 SETTE DOMANDE RACHELE BIANCHI PORRO di Stefania Briccola 14 ORE SETTE ARZO di Simone Mengani

TV E RADIO

15 DADOMENICA18ASABATO24

Scopri la programmazione settimanale completa in Ticino e in Europa di tv e radio per rimanere sempre informato e non perdere i tuoi programmi preferiti.

IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

Come ci si può divertire a una festa in cui le birre (Groucho Marx) sono calde e le donne sono fredde?

TICINO E NON SOLO

39

LO SAPEVI? STUDI MEDICI SUL TERRITORIO OGNI 100.000 ABITANTI

CANTON GINEVRA

di Giancarlo Fornasier

CANTON ZURIGO

371

44

44 SETTE INGREDIENTI NON SOLO ALLA PARMIGIANA di Eleonora Postizzi 46 SPIRITI LIBERI PROFUMO DI BRANDY di Tommy Cappellini 47 FASCINO ^ TRADIZIONE TANTO DI CAPPELLO di Alba Minadeo 48 STILE LA FORZA DELLE SPALLE di Marisa Gorza

CANTON TICINO

254

RELAX

50

50 STELLE ^ CURIOSITÀ ASTROPARADE di Betty L’OGGETTO a cura della Redazione ISTRUZIONI PER L’USO di Walter Mariotti 51 GIOCA TE VINCIY CON TICINO7 IL CRUCIVERBA

FELICITÀ Eravamo primi, poi secondi: e domani?

39 CONCORSO FOTOGRAFICO L’EQUILIBRIO di Antonio Scopazzini 40 ABITI ^ ACCESSORI TI VESTO DA CAPO A PIEDI di Federico Storni 42 SETTE CONTINENTI A ZONZO PER LA CALIFORNIA di Marco Jeitziner

TENDENZE

PARLIAMONE

214

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DIRETTO DA Paride Pelli CONLACONSULENZADI WalterMariotti REDATTORE RESPONSABILE Fabio Martini COREDATTORE GiancarloFornasier PROGETTO GRAFICO Elena MontobbioperWMWorkshop GRAFICA RobertoDresti e Deborah Vaccaro SITO WEB www.ticino7.ch

Nel 2015 il Rapporto sulla felicità mondiale dell’Earth Institute della Columbia University aveva incoronato la Svizzera come il paese più felice del mondo (oltre 150 le nazioni prese in considerazione). Ma gli sportivi lo sanno bene, raggiungere la testa del gruppo è meno durachemantenerla.Così, nel marzo scorso ecco il nuovo responso: almeno per il 2016 i danesi ridono più di noi, che scivoliamo un gradino più in basso (con l’Islanda buona terza). Insomma, la felicità si conferma uno «stato mentale provvisorio»: adesso lo sei, tra 10 minuti tutto potrebbe cambiare. Basta ricevere un messaggino dalla persona sbagliata, distrarsi proprio davanti al radar (segnalato), incappare nella coda alla cassa del supermercato che non avanza mai. Addio felicità e buonumore. «Eppure ero così contento. Che mai avrò fatto per meritarmi tutto ciò?». Nulla, sei solo capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Una regola che vale anche per il Rapporto citato in apertura: nascere e vivere in un paese felice solitamente è solo una questione di... fortuna. E quando uno è fortunato, che vuoi che gli succeda?

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Storia di copertina

Ticino

Il paradiso può attendere Non è solo un Paese per vecchi, ma un luogo tranquillo in cui risiedere piacevolmente e con una pressione fiscale accettabile: questo attira stranieri più o meno facoltosi nella nostra regione, immersa nel verde e in grado di offrire molteplici vantaggi oltre a un’elevata qualità dei servizi. Scrive Stefania Briccola

E

ric Weiner nel suo libro La geografia della gioia parla della Svizzera come di uno dei Paesi più felici al mondo insieme a Islanda, Canada e Australia. E non è solo una questione di stabilità politica, democrazia, prodotto interno lordo e reddito pro capite, ma è complice l’imperturbabilità olimpica dei suoi abitanti. La dote caratteriale dell’equilibrio fa degli svizzeri, ticinesi inclusi, la personificazione dell’est modus in rebus («la misura in tutte le cose») 4

di Orazio. È questa la qualità che nella classifica delle preferenze li antepone ai vicini di casa italiani, volubili, umorali e di conseguenza instabili, erroneamente considerati il ritratto della felicità. I ticinesi di successo vivono in una dimensione glocal, ovvero globale e locale: sono provinciali e al contempo internazionali, amano parlare il dialetto, oltre alle lingue della Confederazione, andare per grotti, ma pensano in grande e da casa guardano al mondo con sicurezza. Il territorio offre un modello di vita «a misura

d’uomo»: dalla correttezza diffusa alla fiducia nel prossimo e nelle istituzioni sino a quel senso di stabilità che si avverte in luoghi diversi. Il Ticino è un approdo dove sentirsi protetti in virtù della sicurezza e della qualità della vita, e dove ritrovare il gusto di un’esistenza lontana dai riflettori. UN LUNGO ELENCO Pensatori, artisti, politici e attori giungono da almeno due secoli in questo angolo di Svizzera e ne hanno fatto prima una


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FASCINO ESOTICO

MEGLIO ASCONA E LOCARNO

Gli svizzeri che giungono da fuori cantone scelgono il Ticino, ma a Lugano preferiscono Ascona e Locarno. Le piccole Montecarlo sul Lago Maggiore, per il loro clima mite e il fascino “esotico”, attraggono stranieri da tutta Europa ma sono soprattutto ambite dagli svizzeri tedeschi che nel cantone italofono prendono la seconda casa, compatibilmente con la legislazione in vigore, anche se non investono più in residenze spettacolari come avveniva un tempo. A conferma del trend abbiamo sentito la storica immobiliare Fontana Sotheby’s International Realty di Lugano che tratta case di lusso che spaziano dalle ville storiche a edifici firmati da archistar. Gli svizzeri tedeschi che si orientano sull’area di Locarno scelgono appartamenti con vista sul lago con un investimento medio che si attesta poco al di sotto del milione di franchi.

ECCELLENZA OSPEDALIERA LA BUONA CURA

terra di esilio dove manifestare la libertà del pensiero ed esprimere la propria creatività – da Giuseppe Mazzini a Otto Braun fino agli utopisti della comunità del Monte Verità –, poi un «buen retiro» ambito per diversi motivi. Uno su tutti, il sano disinteresse per i personaggi noti che si respira dai borghi sperduti, quasi esonerati dalla storia, alle città più importanti, come Lugano, Locarno, Bellinzona e Ascona, e che si può riassumere nella parola «discrezione». A Lugano nessuno si volta se passa l’attore di turno e non c’è l’assedio ai VIP che possono gironzolare indisturbati come la casalinga di Viganello e prendere tranquillamente un caffè in piazza Riforma. Molti cantanti di successo hanno scelto il Ticino. Mina vive da anni a Lugano e qui registra in gran segreto i suoi dischi, Rita Pavone dimora con il marito Teddy Reno nel verde della Val di Muggio, e alcuni maestri della musica classica quali Zoltan Pe-

sko e soprani come Luciana Serra hanno optato per la perla del Ceresio. Per non parlare di chi ha scelto la stessa città per dare vita a progetti musicali d’eccellenza come la pianista Martha Argerich. Tra le mete privilegiate dai VIP la Collina d’Oro, tanto amata da Hermann Hesse, che ha stregato anche George Harrison dei Beatles e sir Lindsay Owen Jones, ex super manager dell’Oreal. Invece il magnate tedesco Karl-Heinz Kipp ha scelto come «buen retiro» Ascona forse seguendo le orme di Erik Maria Remarque che in Svizzera trovò rifugio dal nazismo e che visse a Ronco con la moglie Paulette Goddard, star del cinema hollywoodiano. Mentre pare che Johnny Depp, reduce da una separazione burrascosa, verrà a ritemprarsi a Vacallo. POSIZIONE STRATEGICA Non solo la tutela della privacy, ma anche grandi, grandissime opere hanno

In Ticino si trovano case di riposo di lusso per anziani come le residenze Parco Maraini di Lugano e Rivabella di Magliaso con prezzi che variano dai 250 ai 500 franchi al giorno. Tutto a cinque stelle, dalle terapie all’assistenza medica, dall’arredamento ai menù fino alle attività ricreative. Ma a fare del Ticino un polo sanitario d’eccellenza sono istituti ospedalieri di alto livello come la Fondazione Cardiocentro di Lugano, una clinica universitaria all’avanguardia nell’ambito della cardiologia e cardiochirurgia, l’Istituto oncologico della Svizzera italiana a Bellinzona, che racchiude in un’unica struttura organizzativa le varie specialità relative alla diagnosi, terapia e ricerca sulle malattie tumorali, e la clinica Sant’Anna di Sorengo nota per la maternità e che dispone di un’ampia offerta sanitaria che spazia dalla salute femminile alla chirurgia alla medicina preventiva.

DIAMO I NUMERI

66.285

pazienti dimessi dagli ospedali ticinesi nel corso del 2015.

4.673 (7%) pazienti dimessi provenienti da fuori cantone.

5


Storia di copertina

reso il Ticino ancora più attrattivo, nella sua veste di corridoio europeo a sud delle Alpi, e più vicino alla Svizzera interna. Alp Transit riuscirà a togliere i TIR dalle strade e favorirà il trasporto delle merci su rotaie oltre ad accorciare i tempi di percorrenza con vantaggi immediati per il traffico passeggeri. La galleria ferroviaria del San Gottardo, la più lunga del mondo con i suoi 57 chilometri, inaugurata a giugno determina nuovi orari che entreranno in vigore l’11 dicembre 2016 e il contenimento del traffico pesante commerciale stradale. La rivoluzione nei collegamenti regionali determina un cambiamento antropologico che piace alle nuove generazioni. Il viaggio tra il Ticino e la Svizzera interna si accorcia di mezz’ora. La galleria di base del San Gottardo avvicina sensibilmente Bellinzona, porta del Ticino e la prima a sud delle Alpi, e Lucerna, raggiungibili in poco più di un’ora e mezza, che hanno deciso su questo presupposto di avviare uno scambio economico-culturale. Nel 2020 seguirà l’apertura della galleria sotto il Monte Ceneri lunga 15 chilometri e si potrà effettuare un viaggio da Lugano a Berna in meno di tre ore. Inoltre, dal 2018 dovrebbe essere in funzione il collegamento transfrontaliero ComoChiasso, Mendrisio-Varese, Gallarate e Malpensa con inevitabili ricadute economiche e sociali per il Ticino e l’intera area insubrica. FINANZA E SALUTE A dispetto di Orson Welles – per cui secoli di pace avrebbero portato alla Svizzera solo l’invenzione degli orologi a cucù –, e dello sgretolamento del segreto bancario (un baluardo che sembrava inespugnabile, legato alla Confederazione quanto i dogmi alla religione), la terza piazza finanziaria in Svizzera si confronta con le nuove sfide forte di una lunga esperienza nella gestione di patrimoni e di servizi bancari. Ma il futuro del Ticino punta anche sulla crescente eccellenza della sanità e sulla capacità di fare sistema di ospedali pubblici, cliniche private, centri medici specializzati, laboratori di ricerca e nuove facoltà, senza dimenticare l’industria farmaceutica. Alle importanti realtà come il Cardiocentro a Lugano, l’Istituto di ricerca biomedica e l’Istituto oncologico della Svizzera italiana a Bellinzona si è aggiunta la facoltà di Scienze biomediche dell’USI con il master annesso in Medicina umana che vedrà la collaborazione con l’Eth di Zurigo e le università di Basilea e di Zurigo. Il Ticino è davvero un paradiso? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7 6

ticino7 ©FIORENZO MAFFI/CDT

KULTURSTUBE Intellighenzia al sole

FISCO E MOLTIPLICATORE COMUNE CHE VAI, TASSE CHE TROVI

La concorrenza fiscale e la caccia «al ricco» non avviene solo tra cantoni, anche comuni tra loro confinanti presentano moltiplicatori dell’imposta cantonale assai diversi. Il caso di Paradiso (60%) e della grande Lugano (80) è assai noto, che pure nel confronto con la confinante Porza (58) si vede più penalizzata. Se Bioggio è stritolato dal traffico della Strada Regina, certo i suoi abitanti almeno se la godono con le tasse (moltiplicatore al 59%), e lo stesso fanno più a nord i cittadini di Cadempino (58) e Mezzovico (60). A Manno invece saliamo già al 65%. Ma non solo il Sottoceneri sorride: a Dalpe (65%) e Bedretto (60) l’aria è fresca anche per il portamonete. A Bosco Gurin, no (100%).

PARADISI CERCANSI CANARIE E COSTA AZZURRA

Tra le mete predilette di molti europei in età da pensione (ma non solo), in cerca di un luogo ideale per clima e ambiente dove risiedere, vi sono ovviamente tutti quei Paesi che garantiscono una tassazione più light. Molti, in particolare tedeschi, optano per le isole Canarie, che pur essendo parte del territorio spagnolo godono di un regime fiscale assai favorevole e di agevolazioni che riducono sensibilmente gli oneri del contribuente (per esempio, bonus per chi ha figli o il coniuge a carico e rilevanti sconti per chi dà vita a una attività, con un’aliquota Iva al 7% e quella per i prodotti di lusso al 13,5%). Inoltre, sono previsti sgravi per l’affitto di case che aumentano nel caso di coloro che hanno oltrepassato i 65 anni. Altre mete ambite, la Spagna del sud, la Costa Azzurra e per i più facoltosi la soleggiata Florida. Un aspetto non trascurabile nella scelta del paese in cui trasferirsi, soprattutto per le persone di una certa età, riguarda certamente la qualità dell’assistenza sanitaria e la relativa copertura assistenziale in caso di malattie o interventi.

Il sud delle Alpi è da sempre meta privilegiata degli intellettuali di lingua tedesca che hanno fatto del cantone italofono una Kulturstube oltre che Sonnenstube. Basti pensare a Max Picard, Max Weber, Erich Fromm, Carl Gustav Jung, Max Frisch, Hermann Hesse (nella foto) che visse a lungo sulla Collina d’oro in sintonia con il paesaggio, e in cui scoprì la pittura, la sua luce e gli abitanti dei quali tesseva le lodi nei suoi racconti. Se il Ticino ispirò l’utopica Castalia del Gioco delle perle di vetro, oggi alcuni scrittori, amati dal grande pubblico, vi hanno trovato un luogo ideale dove creare in assoluta tranquillità: da Corinne Hofmann, autrice del best seller La masai bianca che vive sulle pendici del Monte Bré, allo svedese Jonas Jonasson che è approdato in quel di Ponte Tresa per cimentarsi con il mestiere di romanziere facendo del suo primo libro Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve un caso editoriale di successo. In passato anche la prolifica quanto ritrosa giallista Patricia Highsmith scelse Aurigeno come sua residenza. Flor Garduno, fotografa tra le più più apprezzate della scena globale, ha scelto, per esempio, di vivere nel Mendrisiotto. Gallerie prestigiose sono sbarcate a Lugano che si qualifica come polo culturale di grande importanza con il nuovo LAC. Da parte sua Locarno tutte le estati diventa la capitale del cinema europeo con «il più piccolo dei grandi festival» e l’invenzione dello schermo a cielo aperto in piazza Grande.


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Come dove quando

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ECONOMIA & MERCATI

Se il lusso cambia pelle

IL MERCATO DEL TEMPO SWATCH GROUP FRENA

Il rallentamento del settore a livello globale è indicatore di una serie di cambiamenti epocali, a partire dall’avvento dei Millennials. Scrive Fabio Martini

Il

mercato del lusso vive una congiuntura di incertezza. Si tratta di un settore dinamico che ha sempre saputo rinnovarsi e ha trovato ripetuti slanci grazie alle ondate di consumo che una dopo l’altra si sono generate a partire dal dopoguerra: dagli anni Cinquanta e Sessanta in Europa e negli Stati Uniti si è propagata al Giappone negli anni Ottanta, per poi raggiungere la Russia e, nell’ultimo ventennio, la Cina. Nel corso degli ultimi due decenni, il mercato dei beni personali di lusso, anche grazie alla imponente crescita cinese, è triplicato fino a superare i 270 miliardi di franchi nel 2015. Ma, analogamente a ogni altro ambito economico, esso si evolve in base ai diversi modi di pensare, comunicare e spendere dei consumatori che inevitabilmente reagiscono alle congiunture politiche, sociali e finanziarie. I fattori alla base della attuale flessione

CHI SPENDE DI PIÙ NUOVI RICCHI ALLA RIBALTA

L’apertura all’economia di mercato del gigante asiatico ha creato una moltitudine di nuovi miliardari, pronti a pagare per possedere ciò che è più desiderabile.

27% ALTRI

18% EUROPEI

8

31% CINESI

24% AMERICANI

del settore sono principalmente due: il rallentamento economico della Cina e la crisi del turismo in Europa a seguito degli attentati terroristici (i viaggiatori più o meno facoltosi che fanno acquisti all’estero o negli aeroporti rappresentano infatti una voce importante nello shopping del lusso). Un clima di paura che ha trasformato l’Europa da meta ambita per vacanze e acquisti ad area da evitare. Se dunque le stime iniziali per il 2016 prevedevano una crescita del 6% ora si sono dimezzate, assestandosi intorno al 3-3,5%. UNA SFIDA PER I BRAND Ma c’è un ulteriore e importante elemento da considerare: la discesa in campo, in Occidente come in Oriente, dei cosiddetti Millennials, i giovani dai 18 ai 35 anni, con cui i settori della moda e del lusso devono confrontarsi. Si tratta infatti di consumatori diversi, che utilizzano un linguaggio nuovo, che si informano attraverso il web e acquistano in modo molto più articolato e diversificato rispetto alle generazioni passate. D’altra parte, l’e-commerce, modificando completamente i percorsi di acquisto, rappresenta sia un’opportunità sia una sfida per i marchi di lusso e benché gli acquisti online siano ancora dominati dai Millennials, le generazioni più avanti con gli anni stanno recuperando terreno e potrebbero presto rappresentare un redditizio segmento di clientela. I brand del lusso si trovano dunque di fronte a un’importante sfida: devono ricostruire credibilità e fiducia tra i consumatori in un’ottica di lungo termine, individuando soluzioni creative in grado di catturare non solo i loro gusti ma le loro preferenze in termini di modalità di acquisto e trasmissione delle informazioni relative ai prodotti.

Orologeria svizzera in crisi? La realtà è che Swatch Group, colosso del settore, ha chiuso il primo semestre 2016 con un calo degli utili netti del 52% a fronte di una flessione delle vendite dell’11,4% . Swatch a metà luglio era crollato in Borsa dopo il profit warning che anticipava il declino dei profitti semestrali e il calo nelle vendite, la peggior performance da quasi un decennio. Il titolo del gruppo, tra fine luglio e agosto, aveva perso ulteriore terreno. Un segnale che fa riflettere e a cui la grande azienda svizzera sembra voler reagire senza operare tagli sul personale.

MILLENNIALS ALTRI PARADIGMI

Liquidi, globalizzati, aperti alle novità, sensibili alle tematiche ambientali, aggiornati sulle tendenze, orientati ai consigli diretti, alla condivisione sui social: sono i giovani nella fascia che va dai 18 ai 35 anni che stanno sovvertendo le modalità di consumo. Preferiscono l’e-shopping ma spesso solo dopo aver provato il capo in negozio, una modalità che sovverte e intreccia il rapporto fra vendita online e vendita al dettaglio, considerate tradizionalmente in competizione ma destinate a coesistere e a integrarsi in misura crescente proprio in virtù dei nuovi comportamenti della comunità Millennial.

DIAMO I NUMERI

1.100

miliardi di franchi, valore totale del mercato mondiale del lusso.

330

milioni sono i consumatori di prodotti di lusso nel mondo.

3-3.5%

incremento del mercato del lusso previsto nel 2016.


Come dove quando

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ALIMENTAZIONE

Tempo di un caffè

Piccole curiosità dalla tazzina Vi sentite dei caffè-dipendenti e guai a chi vi vuole togliere questo piacere quotidiano? Consolatevi: nel ’700 il consumo di caffè in Europa aveva raggiunto livelli talmente elevati da diventare una piaga sociale, che affliggeva soprattutto le fasce più abbienti della popolazione. Giunto dal Medio Oriente grazie commercianti veneziani (Venezia fu la prima città italiana che conobbe l’aroma del caffè), già nel ’600 in Inghilterra il successo riscosso dalla nera bevanda innescò un’ondata di proteste da parte di osti e birrai, che temevano un calo dei propri profitti a causa della concorrenza. Così Carlo II ordinò la chiusura delle «coffee houses». Ma la popolazione si adirò a tal punto che fu costretto a riaprirle nel gennaio 1675 per timore di insur-

rezioni. Gli inglesi non erano soli: Beethoven, per esempio, aveva sviluppato una vera e propria mania nei confronti del caffè, tanto che per la sua preparazione il compositore tedesco esigeva l’impiego di 60 chicchi, né uno di più, né uno di meno. In generale, occorrono circa 40/42 chicchi di caffè per ottenere un espresso fumante, e ve ne sono più di 8.000 in un chilo di macinato. Oggi la più grande catena mondiale di negozi di caffè è Starbucks. E che gli americani ci sappiano fare lo testimoniano le curiose modalità che i cowboy, lontani dai loro ranch, utilizzavano per prepararselo: mettevano dei chicchi macinati in un calzino, lo intingevano nell’acqua e lo facevano scaldare sul fuoco. Strizzavano il calzino e... «Ragazzi, è pronto il caffè». Ottimo. t7

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Come dove quando

MOTORI

Entra in pista (col cane) Le familiari arrabbiate

Spazio, comodità, lusso e potenze da supercar possono convivere: i produttori se ne sono accorti, i clienti sorridono. E tutti insieme partirono felici e contenti... Scrive Giancarlo Fornasier

C’

erano una volta le auto per la famiglia, giardinette (o station wagon, per dirla all’americana) che coprivano le richieste di chi con la macchina trasportava di tutto un po’: dalla bicicletta al cane, dalla legna da ardere ai fiori al sacco di cemento per i piccoli lavori di casa. A questi clienti la classica berlina a 4 porte non bastava; serviva molto di più, per esempio, un ampio portellone posteriore e un vano di carico «allungabile» (togliendo o ripiegando i sedili posteriori). Insomma, una macchina votata alla comodità, e abbinata il più delle volte a motorizzazioni affidabili e parsimoniose. UN’INVENZIONE ITALIANA La nascita delle auto familiari è il classico esempio in cui mezzi sviluppati per ambiti e utilizzi limitati si trasformano in fenomeni di successo. Nate in Italia da precise esigenze durante la Seconda guerra mondiale (veicoli militari, autoambulanze e poi carri funebri), le familiari non erano altro che rielaborazioni di modelli già in catalogo (come la Fiat Topolino «Giardiniera»). Sarà solo a partire dalla metà degli anni ’70 che le case automobilistiche europee produrranno su larga scala modelli originali e destinati a questo preciso settore (come la classicissima Mercedes-Benz W123), diventando serie alternative alle normali berline anche per un utilizzo quotidiano. Mentre negli Stati Uniti il mercato era già in forte espansione a partire dagli

10

anni ’60, in Europa comodità, stile e dinamica arriveranno solo negli anni ’80, in particolare con l’Audi 100 «Avant», una delle tante etichette create per distinguere le berline dai modelli wagon (Touring, Caravan, SW, Combi e altre). VALANGHE DI CAVALLI A PIENO CARICO Spaziose, 5 comodi posti e interni ricercati: quello che mancava era un bel motore, e che non fosse solo morigerato. La familiare potente prende piede. A iniziare, i «soliti» tedeschi che negli anni ci hanno preso gusto, basti pensare allo sviluppo dei modelli RS di Audi, sia come serie A4 oppure A6, che oggi nella versione RS6 «Performance» ha superato i 600 cavalli con 750 Nm di coppia (!). Ma anche alla Mercedes non scherzano: la AMG CLS 63 Shooting Brake (foto sopra) nella versione «S» monta un V8 da 580 CV e 800 Nm dalla sonorità indimenti-

cabile. Sotto il cofano della rivale Jaguar XFR-S Sportbrake c’è ancora un V8 da 5 litri (550 CV, 680 Nm): velocità sui 300 km/h e uno 0–100 km/h in 4,8 secondi. Lo sviluppo della propulsione diesel sovralimentata non è da meno: la BMW M550d, malgrado gli oltre 2000 chili di zavorra, supera i 380 CV. Per molti la «M» sul posteriore è un affronto, ma certo i 5 secondi per raggiungere i 100 km/h da ferma impressionano. Modelli inarrivabili? Nessun problema: solo pochi anni fa pensare a una Ford Focus familiare da 250 CV e uno 0–100 km/h in 6,6 secondi pareva insensato: con la ST invece è possibile. Anche in casa VW si sono divertiti: Golf Variant R, 4 tubi di scarico, 300 CV e accelerazioni in meno di 5 secondi (grazie al cambio DSG). O la recente Skoda RS, da «soli» 230 cavalli. Che dite, bastano? E soprattutto, piacerà anche al vostro cane?


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Tutti in fiera / FINITA L’ESTATE È TEMPO DI SALONI MOTORISTICI E DI ANTICIPAZIONI DELLA STAGIONE 2017. TRA LE MANIFESTAZIONI DI MAGGIORE INTERESSE E SPETTACOLO VI SEGNALIAMO L’ESSEN MOTOR SHOW IN GERMANIA BDAL 26 NOVEMBRE AL 4 DICEMBRE< E IL RINATO MOTORSHOW DI BOLOGNA B3911 DICEMBRE<.

SETTE PERLE DAL PASSATO 1. Audi RS2 Avant Costruita partendo dalla 80 Avant, la RS2 fu prodotta in collaborazione con Porsche tra il 1994 e il 1995. Fu il primo modello siglato «RS» della casa tedesca: quattro ruote motrici, 5 cilindri turbo da 2.2 litri, 315 CV, da 0 a 100 km/h in 4,8 secondi e impianto frenante da paura. Realizzati circa 2.900 esemplari. 2. BMW E34 M5 Touring 1992: in occasione del restyling della Serie 5 a Monaco pensarono (bene) di proporre anche una versione Touring, la prima «Motorsport» col portellone: 3.795 cm³, 340 CV, 250 km/h (autolimitati), 0–100 km/h in 6 secondi. Gli esemplari assemblati furono meno di 900. Anche la consociata ALPINA negli anni ha fatto scintille: memorabile la B8 4.6 Touring da 333 CV prodotta in 27 esemplari (1995–’98) su base E36. 3. Volvo 850 T-5R SW Propulsore di 2.3 litri, 5 cilindri turbo, 240 CV, da 0 a 100 in 6 secondi e una velocità massima prossima ai 250 km/h. Prodotta tra il 1994 e il 1995 come berlina e station wagon (5.500 esemplari in tutto) corse anche nei campionati turismo!

IL MERCATO RACCONTA Alfa Giulia Quadrifoglio: guideremo mai una versione allungata? L’uscita della nuova Giulia berlina da oltre 500 CV ha impressionato stampa e pubblico: finalmente un’Alfa con gli attributi, hanno pensato in molti. A questo punto vuoi non fare tombola e mettere in catalogo anche una SportWagon, come le chiamano in Brianza? Ad oggi, la possibilità di vedere il 2.9 litri V6 biturbo della Quadrifoglio in una familiare pare però avvolta nella nebbia (padana)... Eppure con la vecchia 156 SportWagon 3.2 V6 GTA da 250 cavalli (siamo nei

primi anni 2000) l’esercizio era riuscito benone; meno interessante la recente 159 ti, fatti salvi i 260 CV. Con la nuova Giulia, ahinoi, le cose sono più complicate, tanto che ad Arese sono ancora molto presi con i ritardi registrati in fase di sviluppo e test della Giulia, che hanno influito negativamente sul debutto della vettura, come si apprende da più fonti. In più, Marchionne & Co. si stanno concentrando sul debutto di altri modelli, primo fra tutti la famigerata Stelvio, «un SUV sportivo» su pianale della Giulia. Insomma, le priorità sono altre, almeno a corto-medio termine, con due occhi di riguardo al mercato americano, la nuova patria dell’auto «made in Italy». La wagon, dunque, può attendere: nel frattempo i tedeschi se la ridono.

4. Subaru Impreza STI Wagon Vers. 5 Non tutti i modelli proposti per il mercato interno giapponese sono giunti in Europa (almeno non ufficialmente). È il caso della versione wagon della prima generazione della Impreza, una WRX del 1998 ma con il motore della STI, il noto 4 cilindri turbo da 280 CV (in Svizzera i cavalli disponibili erano 211). 5. Aston Martin DB6 Radford Auto di culto per qualsiasi collezionista inglese che si rispetti: 6 cilindri, 4 litri, 282 CV, prodotta in una manciata di esemplari. Assieme alla precedente DB5 una shooting brake da vero «Bond, James Bond...». 6. Jaguar XJS Lynx Eventer Costruita a mano in circa 67 esemplari a partire dalla coupé XJS (1983), la wagon era più leggera e maneggevole della sorella. Montava il noto V12 da 5.3 litri e la particolare somiglianza con la storica Volvo 1800 ES da 126 CV (1971) non passa inosservata. 7. Altri modelli (irripetibili) La lista delle station wagon estreme negli anni si è arricchita di alcune chicche: è il caso dei sette esemplari di Ferrari 456 allungata (nota anche come «Venice») o ancora della Porsche 928 H50 (mai entrata in produzione), una curiosa antesignana della più recente Panamera. 11


Protagonisti

SETTE DOMANDE

Rachele Bianchi Porro

Ridere di una sciocchezza, per me anche questa è felicità 1 Qual è il suo luogo del cuore? Fin da quando ero piccola vado in vacanza in un paesino emiliano affacciato sull’Adriatico, Lido degli Estensi. Mi piace viaggiare, naturalmente, ma la vacanza per me resta legata a quel luogo, a quella casa, al cappuccino del bar preferito con i giornali sottobraccio, alle stesse persone che ritrovo ogni estate. Inizia tutto quando si apre il finestrino dell’auto e si annusa la salsedine nell’aria. E durante il resto dell’anno è bello pensare che ci tornerò.

Che libri tiene al momento sul comodino? Dipende se si parla del comodino reale o di quello ideale. Su quello vero al momento stanno un saggio di storia della moda dal titolo bellissimo, Vestirsi di sogni, e l’ultimo libro di Amy Bloom, Beate noi, l’avventura di una ragazzina che cerca di farsi strada nell’America degli anni Quaranta. Sul comodino «del cuore», invece, temo che dovrei tenere fin troppi libri, da Jane Austen, a Donna Tartt, a Harry Potter. Ma per non sbagliare scelgo l’autobiografia di una donna fuori dal comune, Elsa Maxwell, che tenne in pugno l’alta società e il bel mondo newyorchese del secolo scorso con il suo brio e le sue serate mondane. S’intitola Ho sposato il mondo ed è una bella lezione di allegria applicata alla vita. E poi, anche se in genere ho un atteggiamento un po’ snob rispetto ai casi letterari, Canto della pianura di Kent Haruf: una magia. 2

3 Che cos’è la felicità per lei oggi? È tornare a casa la sera e sapere che si può sorridere, è essere sereni con le scelte che si sono fatte. E poi è fatta di piccoli momenti: trovare un film che si ama in televisione e goderselo con tanto di pubblicità, ridere di una sciocchezza, ballare in cucina ascoltando la radio perché tuo marito ha improvvisato così.

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IL PERSONAGGIO

Rachele Bianchi Porro, classe 1984, è una conduttrice televisiva e volto della RSI per il Festival del film di Locarno. Vive nel Mendrisiotto e i suoi affetti si dividono tra Como e il Ticino. Dopo aver lavorato al Giornale del Popolo è giunta in televisione dove si è occupata di servizi per «Cult TV». Attualmente presenta le trasmissioni «Storie» e «Come Dire». Nel 2004 è stata tra i finalisti al Campiello Giovani con i racconti Fatti e disfatti. 4 Ci sono vestiti che non indosserebbe mai? Non sarei mai a mio agio con abbinamenti volgari, immagino. E poi nulla di scomodo, non ho abbastanza spirito di sacrificio. Niente gonne che si arrotolano e vanno sistemate di continuo, per intenderci. E niente scarpe dolorose. Ma non per questo mi tolgo il piacere di pensare ai bei vestiti. Mi piace mettere le mani sulle vecchie riviste di moda – una volta ne ho scovate alcune degli anni Cinquanta nella soffitta di mia nonna – e, anche guardando un film, costumi e scenografie sono tra le prime cose a cui rivolgo l’attenzione. Se scovo in internet qualche fotogramma di una commedia dai toni color pastello, per esempio, mi annoto il titolo e lo aggiungo alla lista dei film da recuperare. Un esempio? Imperdibile Les demoiselles de Rochefort di Jacques Demy. 5 C’è una qualità che apprezza in un uomo? La serietà, che non è ovviamente seriosità, ma piuttosto correttezza, trasparenza, coerenza. Ma questo vale per tutti, naturalmente. Mi piace chi ha buon senso, e magari una buona dose di pragmatismo. 6 Qual è l’ultimo film che ha visto al cinema, alla televisione o sullo smartphone?

In televisione, poche sere fa, sono incappata in un classicone, L’uomo dei sogni. Non so contare quante volte lo abbia rivisto, ma se lo trovo non posso farne a meno: inizia con una voce nel nulla, in un campo di granturco, e continua con la ricerca di un padre su un campo di baseball, tra strani salti nel tempo. Piango ogni volta che il personaggio interpretato da Burt Lancaster parla di sua moglie, e ogni volta che Kevin Costner tiene in braccio la figlioletta. Al cinema, invece, mi è capitato poco tempo fa a Locarno di rivedere Suspiria, di Dario Argento. È strano pensare ad anni in cui ci si poteva provare paura per semplice divertimento, tanto che oggi quel sangue così finto fa perfino sorridere. Però è ancora una meraviglia di colori e musiche, una vera gioia per gli occhi. Sullo smartphone niente film, mi piace mettermi comoda. Che voto si dà come moglie? C’è una battuta del film Harry ti presento Sally che a casa mia è diventata ricorrente: Billy Crystal guarda Casablanca insieme a Meg Ryan e le dice che Ingrid Bergman è senz’altro una donna a basso mantenimento, perché «ci sono due tipi di donna, ad alto e a basso mantenimento, e Ingrid Bergman è una BM senz’altro». E a quel punto Meg Ryan chiede a che categoria appartenga lei, e lui le dice che è del tipo peggiore, «ad alto mantenimento ma convinta del contrario». Per quel che mi riguarda, io sono esattamente come Ingrid Bergman, indipendente e solida, decisamente a basso mantenimento. Quindi credo di meritarmi almeno un otto. Non so proprio spiegarmi perché mio marito ogni tanto mi guardi e scuotendo la testa sospiri tra sé e sé «Altissimo mantenimento»... 7

Intervista di Stefania Briccola Foto di ©RSI/ Loreta Daulte


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Protagonisti

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ORE SETTE

ARZO (FESTIVAL DI NARRAZIONE), ORE 7 E ORE 19 DI SABATO 27 AGOSTO 2016

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Foto di Simone Mengani


Ticino e non solo

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CONCORSO FOTOGRAFICO

La foto del mese

L’EQUILIBRIO

Tutti possono partecipare al concorso fotografico anche se, per ovvie ragioni sono, esclusi categoricamente i professionisti della fotografia (ma non gli apprendisti fotografi e altre persone in formazione). Nel corso del 2016 i partecipanti potranno inviare una sola foto per ogni sezione, anche in tempi diversi. I SOGGETTI SCELTI Abbiamo definito alcune temi con i quali potete sbizzarrirvi: l’avventura, il ritratto, le stagioni, la leggerezza e l’equilibrio. Ricordiamo che in ogni invio deve essere specificata la sezione a cui si intende concorrere, oltre al proprio nome e

Foto di Antonio Scopazzini

VI ASPETTIAMO Pubblichiamo la nona immagine selezionata tra quelle giunte in Redazione nell’ambito del concorso fotografico lanciato da Ticino7 ai lettori per il 2016. Il prossimo appuntamento è tra quattro settimane...

cognome, l’ndirizzo e un recapito telefonico. Come già indicato, le immagini – che saranno accettate solo se inoltrate in alta risoluzione (300/320 ppi) in mododaconsentirnelapubblicazione– dovranno essere inviate al seguente indirizzo di posta elettronica: phototicinosette@gmail.com.

COME FUNZIONA Mensilmente pubblicheremo un’immagine selezionata tra quelle giunte nell’arco delle quattro settimane, e ritenuta la più interessante dal comitato di Redazione. Tra un mese verrà dunque pubblicata la decima immagine selezionata e alla fine del 2016 tutte le migliori fotografie saranno raccolte in un reportage pubblicato da Ticino7. PREMIO FINALE Il vincitore finale, selezionato sempre dalla Redazione, riceverà un premio in contanti di ben 400 franchi. Affrettatevi dunque a inviarci le vostre immagini. 39


Ticino e non solo

ABITI & ACCESSORI

Ti vesto da capo a piedi SETTE REGOLE PER LO SHOPPING 1. Cosa manca? Fate un check-up al vostro guardaroba per verificare eventuali mancanze: avrete un’idea più precisa di cosa acquistare.

Un’idea regalo originale? Andare per negozi accompagnati da una personal shopper così da ottenere un look all’ultimo grido. Ecco come funziona. Scrive Federico Storni

2. Sempre comodi Indossate scarpe e abiti pratici: ottimizzerete i tempi senza farvi passare la voglia di tornare in camerino rischiando di acquistare capi senza provarli. 3. Biancheria intima Prestate attenzione alla biancheria: per migliorare la vestibilità evitando segni antiestetici sotto ai vestiti, indossate intimo senza cuciture o ricami. 4. Stabilite un budget Così direte no a spese folli e sarà più semplice terminare lo shopping senza ripensamenti. 5. Siate obiettivi Distogliete l’attenzione da abiti che non calzano a pennello o che non si ha occasione di indossare. In fondo innamorarsi di un altro capo non sarà difficile. 6. Fantasia Pensate a come combinare i capi con quelli che già avete, così niente nell’armadio resterà inutilizzato. 7. Non fatevi influenzare Commesse e commessi alla ricerca della vendita perfetta sono sempre in agguato. Usate la vostra testa.

300

Al rientro dall’estero, all’entrata in Svizzera, possono essere importate merci in esenzione dall’IVA per un valore complessivo fino a 300 franchi, a condizione che siano destinate all’uso privato o come regali. Rientrano nel limite di franchigia secondo il valore anche le derrate alimentari, i tabacchi manufatti, le bevande alcoliche, gli animali domestici e i lavori di riparazione e manutenzione fatti eseguire all’estero sul proprio veicolo. La franchigia è accordata solo una volta al giorno per persona e vale anche per i bambini. 40

U

na consulente per rivestirti da capo a piedi: questa l’originale idea regalo proposta a un amico in occasione di una gita a Milano, capitale della moda. La personal shopper a cui ci siamo affidati è Jessica Pellegrino, milanese, che questo lavoro lo fa da un paio d’anni; professione che nel suo caso sta soppiantando l’altra, quella di impiegata amministrativa. Come si muove una personal shopper, Jessica? «Si parte da un’analisi della figura, che va dalla fisicità, alla taglia, fino al tipo di fisionomia: per ogni forma di viso e corpo ci sono delle tecniche di camuffamento atte a esaltarla. A questo segue un’analisi del colore e del guardaroba del cliente per evidenziarne i punti critici e capire su quali negozi puntare. Una volta individuati, si inizia la sessione di shopping vera e propria». Una preparazione che le ha richiesto e richiede diversi corsi di formazione e aggiornamento. All’amico abbiamo offerto una versione light

del servizio: uno scambio di email con Jessica con spiegazioni dei suoi gusti e delle sue necessità. Fatto ciò, siamo partiti per Milano, con l’idea di visitare ricercate boutique di tendenza, per un look all’ultimo grido. Niente del genere: Jessica ci ha portato in pieno centro – Corso Vittorio Emanuele II e Piazza San Babila –, iniziando da Zara, e proseguendo per altri marchi noti. E qui, passata la sorpresa, è uscita la sua perizia. Perché, grazie alla conoscenza approfondita del catalogo dei negozi visitati e alle mail scambiate con l’amico, l’ha rivestito da capo a piedi, con vestiti ad hoc che, combinati l’uno con l’altro, l’hanno reso elegante come raramente lo avevamo visto (eppure è uno che presta attenzione a come si veste, con uno stile riconoscibile). Tutto questo grazie solo a una camicia, a una giacca dal taglio sportivo, scarpe, jeans, e un paio di accessori. Un lavoro che ha preso una mezza giornata, passata in gran par-


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SE IL CONSULENTE DIVENTA «ARTIFICIALE»

te in negozi affollati. Niente stress da shopping tuttavia: nelle boutique Jessica ha preso in mano la situazione e i rapporti con i commessi, consigliando e motivando le sue scelte. E all’amico, l’esperienza è piaciuta? «È stata entusiasmante, perché Jessica è riuscita a farmi sentire che c’era della bellezza in me che era solo da esprimere e che non sono io a dovermi adeguare ai canoni imposti dalla moda».

E IN TICINO? «Non è un servizio solo per ricchi»

I personal shopper, cioè persone che assistono i clienti nell’acquisto di capi di vestiario, hanno visto aumentare progressivamente il lavoro negli ultimi tempi. Quei servizi che una volta erano appannaggio delle classi più abbienti ora sono alla portata di una fetta più grande della popolazione, svecchiati e ripensati per le nuove esigenze. Laurence Nydegger (nella foto) è una personal shopper attiva in Ticino, in particolare nel Luganese, da un anno e mezzo, dopo una pluriennale esperienza nel settore

In conclusione, a chi può servire rivolgersi a un personal shopper? Secondo Jessica «a chi vuole cambiare qualcosa perché non si piace guardandosi allo specchio o a chi ha avuto importanti cambiamenti di peso per capire come gestire il nuovo fisico. Ancora, a chi cerca nuove idee per il migliorare il proprio look. Ma a tutti, in ogni caso, serve un’amica obiettiva che sappia consigliare e dare una mano».

dell’abbigliamento di una nota casa di moda e un corso intensivo a Parigi per imparare i segreti della professione. «Per ora il mio è un impiego parttime, a cui affianco un altro lavoro in azienda. In Ticino non c’è ancora grande richiesta di personal shopper: è una professione nuova che deve ancora farsi conoscere, a differenza di grandi città come Parigi, Milano e Firenze, dove ce ne sono già molti». È un servizio per persone ricche? «No, anzi. Credo che questo sia un fraintendimento che in Ticino deve essere ancora superato. Si pensa sia un servizio di lusso, invece è per tutti. Per esempio, ho già lavorato con giovani appena usciti dall’università che avevano bisogno di un nuovo guardaroba per affrontare il primo lavoro che richiedeva un «dress code». Il loro budget era ovviamente più ristretto di altri, ma non è stato un problema». Anche i negozi scelti saranno stati differenti. «Sì, la scelta dei negozi è definita dal budget a disposizione del cliente. Però, pure volendo fare acquisti da grandi marche, non si è poi necessariamente

La figura del personal shopper vede già alle sue porte un avversario temibile: l’intelligenza artificiale, e in particolare i «bot», cioè i programmi che rispondono su chat alle domande degli utenti, con più o meno perizia a dipendenza della precisione con cui sono stati programmati. In questo senso aveva fatto molto discutere Tay, un «bot» attivato qualche mese fa su Twitter da Microsoft per dialogare con i più giovani, che in poche ore era andato in confusione, finendo per scrivere cose estremamente razziste e inneggiando a Hitler. Questo per dire che si è ai primordi di questo tipo di tecnologia, ma c’è già chi ci sta provando nell’ambito dell’abbigliamento. Per esempio, il sito di e-commerce Spring ha attivato un «bot» su Messenger capace di aiutare nella scelta dei capi, e il servizio online Thread permette, in base ai propri gusti, di scegliere fra 200.000 vestiti a disposizione. Il futuro dello shopping personalizzato potrebbe dunque essere anche in rete.

vestiti in maniera adeguata alla propria silhouette. È quindi possibile ridefinire con risultati soddisfacenti il proprio guardaroba anche visitando boutique meno costose». Per lo shopping si resta in Ticino o ci si sposta oltre confine? «Le città più gettonate sono Lugano, Como, ma soprattutto Milano. La scelta dipende dai desideri e dal budget del cliente». Il modo migliore per sfruttare le sue conoscenze? «La consulenza completa, grazie a cui si identificano i colori che più si addicono all’incarnato del cliente e le forme che valorizzano il suo fisico. Questo, assieme alla definizione dello stile, permetterà poi al cliente di essere in grado di andare per negozi in totale autonomia in futuro e scegliere ciò che gli sta meglio». È un servizio che può interessare anche agli uomini? «Certo. A questo proposito noto che c’è uno scetticismo iniziale più marcato rispetto alle donne, ma una volta che li si convince a “giocare” con i colori e vedono i risultati, anche i signori cambiano idea!». 41


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SETTE CONTINENTI

Nello stato dorato

A zonzo per la California A

ncora oggi è possibile percepire una sorta di «febbre californiana». Mecca del cinema, del business e della chirurgia estetica, ma anche del mare, del cibo biologico e della gioia di vivere, la California accoglie chi giunge da ogni dove in cerca di successo e soprattutto di un clima perfetto. E in effetti, il cielo è sempre azzurro, piove pochissimo, la natura è incredibilmente varia, l’oceano immenso e le spiagge bianchissime. Sembra una strisciolina di terra ma in realtà la California è uno Stato di oltre 420 mila chilometri quadrati, ossia dieci volte la Svizzera! DAI DESERTI ALLE FORESTE Conviene visitarla «on the road». Noleggiate una vettura e dotatevi di un indispensabile navigatore. Imperdibile un mordi e fuggi nella famigerata Death Valley, la «valle della morte». Qui si trovano il punto più basso del paese (86 metri sotto il livello del mare) e le temperature più elevate al mondo (di giorno si arriva a punte di 45 gradi). Sarete avvisati: dei turisti sono morti abbandonando l’auto o non bevendo abbastanza. Per due orette la statale 190 costeggia i sedimenti erosivi di Zabriskie Point, i sentieri marmorei di Mosaic Canyon, le dune di Panamint Dunes. Per chi vuole, una deviazione a sud-est nel suggestivo parco di Joshua Tree è consigliabile. Puntando a nord invece c’è l’aria fresca della Mono Valley, famosa un tempo per le miniere d’oro, oggi grande bacino di legname. Mammoth Lake è un gradevole villaggio che ricorda certe località invernali svizzere. Qui volano le aquile e di notte è possibile scorgere qualche orso in cerca di cibo (non lasciate nulla in auto!). La Sierra Nevada non è lontana. La statale 395 porta al parco nazionale Yosemite che si può percorrere in auto da Lee Vining a El Portal, ammirando le imponenti rupi «Half Dome» ed «El Capitan», impetuose cascate, torrenti e laghetti incontaminati. Dalla statale 21 verso sud ecco un assaggio più stereotipato: Fresno, la «migliore piccola città

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Un libro in valigia / TRA LE MOLTE GUIDE E LIBRI DI VIAGGIO DEDICATI AL GOLDEN STATE VI SEGNALIAMO «HO SOGNATO CALIFORNIA» (RIZZOLI, 2001) DI CLAUDIO CASTELLACCI E PATRIZIA SANVITALE, CHE PER DIECI ANNI L’HANNO VISSUTA, VIAGGIATA, FOTOGRAFATA. UN VOLUME NON RECENTISSIMO MA PIENO DI CONSIGLI E CURIOSITÀ.

SETTE CONSIGLI PER VISITARLA 1. Quando andarci L’inverno è mite e le estati possono essere anche fresche, a dipendenza della zona. Gli hotel sono cari in certe località, meglio i motel, i B&B o l’affitto di un appartamento. In estate proteggete occhi e pelle. Per visitare i parchi conviene una tessera annuale. 2. Mettersi alla guida Noleggiate una vettura col cambio automatico e assicuratevi in caso d’incidente. Rispettate i limiti di velocità e certe regole: a destra è lecito superare, così come svoltare al semaforo anche se è rosso, ma mettetevi subito in preselezione. Parcheggiando in pendenza sterzate sempre le ruote anteriori verso il marciapiede: eviterete multe. 3. Attraversare i deserti Controllate lo stato della vettura prima di partire e comprate almeno un gallone d’acqua a testa (quasi 4 litri). Meglio muoversi il mattino presto, la sera o di notte. Non allontanatevi mai troppo dalle carreggiate. Perdersi è facilissimo.

degli USA», in realtà piuttosto banale malgrado sia la capitale dell’uvetta. Da qui si giunge all’affascinante foresta di Sequoia, monumento nazionale di maestosi giganti, tra cui il «generale Sherman», vecchio di oltre duemila anni. LA VITALITÀ DELLE METROPOLI Attraversando verso nord la sterminata Central Valley, ecco San Francisco: aria più fresca e vento che soffia già dal pomeriggio. L’auto qui diventa un peso, gli autosili sono carissimi e parcheggiare lungo le strade è un’impresa. Fate un giro con un bus turistico oppure scollinate sulla famosa rete tranviaria («Cable Cars»), anche se è un po’ cara. Dalla baia al Golden Gate Bridge, da Chinatown a Downtown, dalla zona hippie di Haight-Ashbury al coloratissimo quartiere gay di Castro, le attrazioni sono innumerevoli. La sera e la notte Columbus Avenue offre svaghi di ogni tipo: musica dal vivo, teatri, cocktail-bar, ristoranti. Scendendo a sud dalla spettacolare Cabrillo Highway si arriva fino al Messico, costeggiando l’oceano su tornanti a strapiombo visti in molti film. Passando da Santa Cruz, Monterey, Morro Bay, San Luis Obispo si vedono qua e là foche e leoni di mare. A Santa Barbara conviene fare una tappa sullo «Stearns Wharf», il molo di legno più antico della California dove si gustano specialità di pesce. Più a sud ecco le blasonate località di Malibù e Santa Monica, l’immensa Los Angeles col folle circo di Hollywood Boulevard. Venice Beach è forse un po’ tramontata, ma percorrendola in bicicletta s’incon-

4. Tra tasse e mance Se fate acquisti il prezzo del servizio o del prodotto non è mai quello indicato: vanno sempre aggiunte delle tasse. I camerieri guadagnano poco, quindi siate gentili con loro. Le mance sono consigliate ma non obbligatorie: si va da un dollaro a bibita a un massimo di 20% per pasto.

trano i pittoreschi e vanitosi personaggi che la animano. L’autostrada 5 conduce a San Diego, la «città migliore d’America», si dice, anche se bisogna abituarsi al costante rombo degli aerei diretti al vicino aeroporto e alla base navale militare. Si può evitare lo zoo, ma è d’obbligo il parco Balboa, il quartiere museale del Prado, la via dello shopping «Gas Lamp», la zona hippie di Ocean Beach, il museo vivente di Old Town, le zone borghesi di Coronado e La Jolla, il monumento nazionale di Cabrillo, la portaerei-museo Midway e il ristorante di pesce «Fish Market». San Diego è forse la tappa più vivibile per immergersi nella travolgente e caotica socialità californiana. Un viaggio di Marco Jeitziner

5. Muoversi in città Il treno è poco usato e poiché i parcheggi sono molto regolamentati la cosa migliore è prendere la metro o il bus con un abbonamento. Oppure noleggiate una bicicletta valutando più offerte. Se avete dubbi o domande fatevi aiutare: i cittadini sono in genere molto gentili. I taxi invece costano, perciò le app come «Uber» o «Lift» sono molto diffuse. 6. Bere e mangiare Col pasto l’acqua è gratuita. La contaminazione tra ricette messicane, americane e vagamente europee è onnipresente. Approfittate del cibo di strada e dei take-away di ottima qualità. I prodotti biologici sono diffusi, così come i mercatini degli agricoltori. 7. Curiosità locali Rassegnatevi all’aria condizionata: è ovunque. Vige l’obbligo di chiedere la carta d’identità. Non si beve alcol in pubblico e non si fuma vicino alle entrate principali. Spiegate esattamente come volete un caffè. Fare conversazione è facile, i californiani sono molto socievoli, anche se sovente poco curiosi. 43


Tendenze

SETTE INGREDIENTI

Non solo alla parmigiana Le melanzane, ancora più gustose se coltivate nell’orto di casa, si prestano a diverse ricette, come questo pesto leggero e veloce che riuscirà a far apprezzare la verdura anche al più scettico dei bambini o al marito dubbioso. Cucina Eleonora Postizzi se trasformato in novembre. Pioggia, freddo e ancora pioggia. Va bene, non sarà colpa soltanto del meteo ingrato, probabilmente anch’io ho contribuito al mio stesso fallimento (e alla rivincita epica dei lumaconi), ma c’è una cosa che mi ha fatto sentire come una mamma dopo il saggio di pianoforte del figlio: la pianta di melanzane. Ebbene sì, malgrado la pioggia, le intemperie e nonostante il mio pollice verde pressoché inesistente, era lì. Con tante, belle divine melanzane, tonde tonde. Così abbondanti che non sapevo nemmeno più dove metterle! Potevo quindi non dedicare a questa verdura speciale una doppia pagina? Ah, tra l’altro, se ve lo state chiedendo, l’orto è tornato a essere prato: per la gioia di tutti.

LA CURIOSITÀ BUONA ANCHE SPALMATA SUL VISO

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ualche anno fa mi ero cimentata nel giardinaggio. No, niente gerani e ortensie, puntavo in alto. Volevo un orto. Così, in primavera, con il sapiente aiuto di un amico giardiniere e di un marito assistente, abbiamo (hanno?) vangato il terreno, preparato la terra, arieggiato, ripulito e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo piantato una selezione di verdure-piante aromati-

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che-frutta che nemmeno Mister Orto avrebbe avuto tanto coraggio. «Ma almeno proviamo! Vediamo quale cresce meglio» era il mio mantra di successo. Se non sai cosa scegliere spara nel mucchio, certo. Peccato che io sia riuscita a beccare l’unica estate dagli anni che furono in cui l’intera popolazione ticinese continuava a fissare il calendario per accertarsi che luglio non si fos-

Complesso il percorso linguistico legato al suo nome – frutto divino secondo la mitologia indiana a cui si riconoscono proprietà di indurre alla tranquillità e conciliare il sonno – la melanzana ha provenienza indiana ma sicuramente veniva coltivata anche in epoche remote nel sud-est asiatico. Introdotta dagli arabi nell’area del Mediterraneo, dove è ancora regina della cucina, si diffonde in Europa a partire dal XVI secolo. In un primo tempo si pensava che fosse addirittura velenosa, a causa della solanina al suo interno. Commestibile cotta – cruda ha un sapore davvero amaro –, ha la proprietà di assorbire bene i grassi, aspetto che la rende ideale per piatti saporiti e ricchi ma anche per le diete. Pensate, nel Medioevo si pensava che la melanzana provocasse attacchi epilettici e addirittura la pazzia mentre nel Settecento divenne un cibo afrodisiaco. Non solo: in cosmesi, la polpa viene utilizzata per creme e maschere. Schiacciatela con una forchetta, mischiatela eventualmente a uno yogurt e applicatela uniformemente sul viso, lasciandola agire per una ventina di minuti. Si tratta di un’ottima soluzione per pelli stanche e disidratate.


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TIPO DI RICETTA TEMPO: 15 MINUTI DI PREPARAZIONE PIÙ 30 MINUTI DI COTTURA DIFFICOLTÀ: BASSA

GLI INGREDIENTI PER 4 PERSONE 2 MELANZANE 100 G DI RICOTTA VACCINA UNA MANCIATA DI PINOLI 2g3 CUCCHIAI DI PARMIGIANO 320 G DI PENNETTE QUALCHE FOGLIA DI BASILICO SALE f PEPE OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA EV. SUCCO DI LIMONE

COME SI FA 1 Lavare le melanzane, dividerle in due nel senso della lunghezza mantenendo le estremità. Con un coltello intagliare una «scacchiera» sul lato bianco e cospargere con un filo di olio. 2 Posizionare le melanzane con il lato piatto verso il basso, bucare la buccia con una forchetta

in 2-3 punti e infornare a 200°C per una ventina di minuti (forno preriscaldato). Lasciar riposare 10 minuti a forno spento. 3 Portare a bollore abbondante acqua, salarla e buttare la pasta. Seguire i tempi di cottura. 4 Togliere le melanzane dal forno e con l’aiuto di un cucchiaio scavare la polpa ormai morbida e metterla in un robot da cucina. 5 Aggiungere la ricotta, il parmigiano, i pinoli e un goccio di olio d’oliva: mixare il tutto fino a ottenere una crema densa. Assaggiare ed eventualmente aggiustare di sale/pepe. Nel caso aggiungere un goccio di limone. 6 Scolare la pasta, rimetterla in pentola e aggiungere il pesto di melanzane. Far amalgamare qualche istante sul fuoco. Spegnere, tagliuzzare le foglie di basilico e mescolare bene. 7 Servire la pasta con un filo d’olio d’oliva, una fogliolina di basilico e qualche pinolo (precedentemente tostato in padella). Il pesto si può preparare anche in anticipo: per utilizzarlo, scolare la pasta al dente e metterla in padella con il pesto così da fargli prendere temperatura. 45


Spiriti liberi

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Profumo di Brandy

Il

Cognac, sì, d’accordo: erroneamente versato in un ballon tiepido – mai gustare distillati invecchiati oltre i 18/20 gradi – fa molto «vecchia Francia». È l’ideale per rileggersi tutto Mauriac, a partire da Thérèse Desqueyroux. Ma potrebbe non andare così liscia. Da Mauriac può capitare di spostarsi verso Marc Fumaroli, e dietro l’angolo c’è De Benoist, e poi Finkielkraut, e perché non Venner. Saggisti della decadenza. E se, al secondo ballon, salta fuori pure Cioran? Tristezza e rabbia. Colpa del Cognac? Ça va sans dire. Perché il Cognac, da almeno un secolo, non consola più. Già dovrebbe metterci in allerta che lo consumasse in larghe quantità un tipo discutibile come Churchill (cfr. Nel fumo di un sigaro di Alfred FabreLuce), figuriamoci ora che è ridotto, non di rado, a liquore commerciale, compiacente e compiaciuto. Sì, decadente. Non resta che il Brandy latino. Più dinamico, attento, solido, è un distillato che va per la sua strada. Adattissimo ai lettori di Leon Battista Alberti. E di Lucrezio? Anche. Occhi aperti, però: scegliere solo i fuoriclasse. E da anni – non è una novità – tra i fuoriclasse 46

c’è Guido Zarri, ben distribuito in Svizzera tedesca. La storia della sua distilleria meriterebbe una penna di un certo stile (Giovanni Comisso), ma facciamola breve: nel 1954 il nonno Leonida, già consulente della Buton, rileva la Pilla, sull’isola di Murano, laguna di Venezia. Momento nostalgia: lì si produceva, tra gli altri, il Select, aperitivo di gran moda in quegli anni. Nel ’56 il trasferimento a Castel Maggiore, fuori Bologna: una villa del Settecento, ancora splendida. 1986: arriva l’alambicco Charentais. 1989: nasce il marchio Villa Zarri, già maturo nella sua ricerca di un Brandy d’altissima

IL DATO CONSUMO PRO CAPITE DI SUPERALCOLICI IN SVIZZERA

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qualità dal vin Trebbiano di Romagna e Toscana. E siamo ad oggi. A parte i Brandy millesimati a pieno grado, segnaliamo il recente «25 anni», miscela di nove Brandy delle annate ’87 e ’88. La cuvée è la stessa del «22 anni», all’epoca se ne tenne da parte una piccola quantità. Niente caramello, niente conce, niente false morbidezze, zero ruffianeria. Un Brandy severo, potente. Tiratura: 1.100 bottiglie da 70 centilitri, numerate. Target: enoteche e ristoranti con clienti che possano apprezzare un prodotto così sofisticato, che regge il confronto con un Cognac Extra. Vale la pena accennare al Nocino di Zarri (perfetto, con levità di cannella e chiodi di garofano), all’Amaro (tradizionale, secco, pochissimo dolce, d’ingresso facile al naso, agrumato, poi, in bocca, un esteso sentore d’erbe: un romanzo di Marcel Pagnol) e allo Cherry Brandy. Quest’ultimo è un’infusione di Duroni della Marca, Duroni neri e amarene selvatiche in un Brandy di sette anni. Un liquore evocativo, Jugendstil, per palati d’inizio Novecento e di sopraffina, virile nostalgia. Scrive Tommy Cappellini

BERE & FUMARE CON BUONUMORE

Chi vuol cavarsela senz’impegno suggerisce: «Il forte vada col forte». E allora, a un Brandy sontuosamente invecchiato, si accosti un sigaro sul genere del Partagas 8-9-8, un Lonsdale engagé e senza dubbio d’alto livello, più che equilibrato, di ostinata finezza aromatica. Ma siamo sicuri che deve andare sempre così, sebbene questa soluzione prometta e mantenga un completo, talora faticoso, appagamento dei sensi? E se provassimo a essere più delicati? Non stanno poi così fuori posto un più tenero Belicosos di Sancho Panza o un Molinos della stessa marca. Altra domanda non peregrina: dobbiamo per forza «fare Hollywood» a tutti i costi? Davvero si pecca di scenografia debole se, insieme al ballon del Brandy, si tiene tra le dita un sottile Margaritas di Punch, un mini-panatela aromatico e veloce? E ancora: Cuba forever? Spostiamoci in Honduras. Il n. 1 di Credo Ligas, un demi-tasse, ha tutto quello che serve: floreale, boschivo, rotondo, pepato, non sottomette il bicchiere ad avances fuori luogo. Per bere (e fumare) con buonumore. UN DRINK CLASSICO È dai tempi di Scott Fitzgerald e delle sue ragazze di qua dal Paradiso che il bere miscelato mantiene un fascino inossidabile. Un gran classico è lo Champagne Cocktail: 1/10 di Brandy e 9/10 di Champagne ghiacciato, versati in una flûte con nel fondo 1/4 di zolletta di zucchero imbevuta con due gocce di Angostura Bitter. Aperitivo Roaring Twenties.


Tendenze

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FASCINO - TRADIZIONE

Tanto di cappello Un accessorio che torna di moda, grazie al rilancio di due tra i marchi storici più famosi. Borsalino e Panizza hanno infatti grandi idee in testa. Scrive Alba Minadeo

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ltre a essere un marchio, Borsalino è un modello di cappello, un emblema di virilità che ha disegnato il look di molti uomini famosi, da Humphrey Bogart a Cary Grant. È un copricapo che sta all’uomo elegante come lo Stetson al cowboy stile John Wayne. Portare un Borsalino non significa soltanto ripararsi dalla pioggia o dal freddo, ma avere fascino, attrarre l’at-

tenzione, nascondere uno stato d’animo o uno sguardo, come quello misterioso di Greta Garbo, velato da una grande tesa. Portare un copricapo vuol dire avere l’occasione di toglierlo con gesto galante di fronte a una signora. Oppure davanti al suo inventore, Giuseppe Borsalino, «u siur Pepin», che dopo l’esperienza di Maestro Cappellaio da Berteil, a Parigi, nel 1857 aprì il suo cappelli-

ficio ad Alessandria. Dall’ala del suo primo Borsalino, in feltro di pelo di coniglio, le idee presero il volo. IL RILANCIO DEL BRAND Il Borsalino è oggi sinonimo di cappello in feltro ma fin dal ’700 questa tradizione artigianale era caratteristica dell’Alto Verbano e del Piemonte. La prima fabbrica industriale, Albertini, nacque a Intra nel 1817, seguita da Borsalino; nel 1862 venne Barbisio, Milanaccio & Co. di Biella e, nel 1881, Panizza di Ghiffa che rappresentò uno dei marchi di maggior prestigio a livello internazionale. A partire dagli anni settanta del ’900 il cappello in feltro cadde in disuso e nel 1981 Panizza chiuse la fabbrica, cedendo in seguito l’azienda al Cappellificio Falcus di Montevarchi. La gestione è ancora oggi nelle mani della famiglia Gamba: Laura, la pro-nipote di Natale, amico e socio del fondatore Giovanni Panizza, è l’Amministratore Delegato e trasferisce in ciascun cappello l’eccellenza storica, frutto di sapienza e artigianalità. Anche Borsalino subì un certo ridimensionamento senza però rallentare l’attività. Solo di recente ha rischiato

STORIA DEL MODELLO IN FELTRO A GHIFFA

A Ghiffa, ai confini con il nostro cantone, in uno degli edifici del vecchio stabilimento Panizza, da una decina d’anni ha sede il Museo dell’Arte del Cappello. Nel 2006, ad Alessandria è stato fondato il Museo del Cappello Borsalino (nell’immagine) che ospita circa duemila esemplari degli oltre quattromila della collezione. E l’anno prossimo sarà inaugurato un nuovo spazio. Nel 2012, Borsalino ha allestito alla Triennale di Milano la mostra Il cappello nel cinema, partendo da film come Borsalino, con Alain Delon e Jean-Paul Belmondo. Nel 2016, è arrivato nelle sale il docu-film Borsalino City di Enrica Viola.

il fallimento a causa di un crac finanziario perpetrato dal bancarottiere Marco Marenco, fuggito e arrestato dalla polizia ticinese nel 2015. È stata salvata da Philippe Camperio, 44 anni, un finanziere italo-svizzero che ha garantito il posto di lavoro ai 130 dipendenti e che, in futuro, vuole rilanciare il brand puntando verso il Nord Europa e gli Stati Uniti, con l’apertura di un negozio a New York. Ad Alessandria già lo chiamano Monsieur Borsalino. Chapeau!

PERSONAGGI RITRATTI CELEBRI

Molte personalità sono state immortalate con un Borsalino in testa: Papa Giovanni XXIII e Benedetto XVI, Winston Churchill, Edoardo VIII, Hirohito, Benito Mussolini, Napoleone III e Pancho Villa. Gabriele D’Annunzio, Fred Astaire, Charlie Chaplin, Gary Cooper, Federico Fellini, Ernest Hemingway ecc. E tra le celebrity di oggi: Johnny Depp, Leonardo Di Caprio, Nicole Kidman e tante altre. 47


Tendenze

STILE

La forza delle spalle LE PASSERELLE RACCONTANO

L’appeal degli omeri scoperti non distingue tra uomini e donne. Una parte del corpo a cui però molti non dedicano la dovuta attenzione. Scrive Marisa Gorza

STELLA MCCARTNEY

Passa dalla tuta in blue denim, prettamente sportiva e senza la parte superiore, al raffinato vestito in velluto con maniche lunghe e con tanto di collettino baby, ma con le spalle velate/svelate da un soffio di chiffon. C’è pure un insolito insieme, in un caldo tweed puntinato, fatto di pantaloni sbuffanti e come top un tubino che mette ben in mostra la zona degli omeri.

ALBERTA FERRETTI

Appronta la sua collezione invernale puntando a un nostalgico romanticismo ispirato alle atmosfere soffuse del primo Novecento. La sua proposta off shoulders rinnova la lana dal texture corposo dell’abito longuette con tralci floreali e uccelli del paradiso, ricamati in lampi di colori autunnali sul fondo grigio brumoso. Un sbuffo di pelliccia, a mo’ di manica, mitiga la scollatura totale. Si indossa con il paltò alla caviglia in spesso panno militare. 48

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uante volte a bimbi e ragazzi si ripete: «Stai dritto, su con le spalle!». Già le spalle, rappresentazione di forza e sicurezza in un uomo, in una donna simbolo di consapevolezza di sé, equilibrio e responsabilità. Ma scoperte possono perfino implicare una sorta di (apparente) vulnerabilità e le spalle nude sono certo una sottile e potente arma di seduzione: suggeriscono un dichiarato invito alla protezione ma al contempo esprimono forza.

NUDE PER SCELTA Quella pelle in bella vista ha un potere indefinito che inquieta e strega qualsiasi uomo. Ne sanno qualcosa le celebrità che per tutta l’estate si sono presentate sui red carpet e agli eventi con ammalianti abiti off the shoulder. A cominciare da Sarah Jessica Parker che sempre cattura le ultime tendenze proprio come la sua alter ego Carrie Bradshow. Per continuare con Karlie Kloss apparsa all’amFar Gala di Cap d’Antibes con una toilette a petali


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di seta nera a incorniciare scapole e omeri. Ma udite, udite, perfino Kate, duchessa di Cambridge ha incantato e sorpreso tutti indossando alla consegna del premio Art Fund Museum un attillato abito in duttile jersey bianco. Nessuna icona di stile è rimasta immune al fascino (in)discreto delle spalle a vista. E in barba a minigonne, a vestitini striminziti e a shorts inguinali, alle curve del lato A e del lato B, sono loro a rivendicare un ruolo di primo piano anche tra le comuni mortali. Quante spalle mostrate per le vie delle nostre città e nei luoghi vacanzieri! Dal genere hippy e Coachella allo scollo a barca lanciato da Brigitte Bardot negli anni ’60, alle rouches degli

anni ’70, dallo stile gitana folk, con tanti volant che le circondano, al bustier vintage da star hollywoodiana che le denuda totalmente. PROTAGONISTE ANCHE DELL’AUTUNNO L’abc per adottare il genere a spalle scoperte prevede il reggiseno a fascia che sostiene senza farsi vedere. Alla larga però dalle spalline trasparenti in silicone (sigh)! Le proposte degli stilisti non distinguono il giorno dalla sera, sia pure con dovute accortezze. L’unica vera discriminante è dettata dall’estetica. Non si sposa questo look se non si è abbastanza toniche o troppo ossute, tuttavia pilates e palestra vengono in soccorso.

COME ALLENARE LE SPALLE

QUESTIONE DI ROSSI

GIANBATTISTA VALLI

Fa convivere la couture con le influenze street. Non per niente corolle e rouches innervano i cappotti cocoon. Soprattutto percorrono la sensuale scollatura all’americana della mise in tulle aereo dal femminilissimo colore rosso rossetto.

DEMNA GVASALIA PER BALENCIAGA

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FORMA + ESTETICA I suggerimenti dell’ex campione Roberto «Ruby» Belge, nel 2007 Campione mondiale di pugilato (categoria pesi welter), lasciato il ring e l’agonismo oggi è un affermato personal trainer e comproprietario di un palestra nel centro di Lugano. Un atleta che di spalle e muscoli se ne intende. Ruby, la moda femminile propone sempre più spalle in bella vista e sagomate. È il caso di dedicare loro qualche attenzione? «Le spalle vengono spesso trascurate dalle persone che si allenano per ottenere un bel fisico, avendo magari come priorità braccia muscolose e addominali scolpiti. Comunque, costruire

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e mantenere un bel paio di deltoidi (muscolo della parte superiore della spalla, ndr.) è fondamentale per un generale impatto fisico estetico. Vale per gli uomini, ma anche per le donne. Anzi, personalmente trovo che il fisico femminile migliori molto con spalle che si presentano toniche e forti». Il punto dolente è quando sono cicciotelle e atoniche o sono magrette con clavicole che formano le fossette sale&pepe. Che cosa si può fare dunque? «In entrambi i casi si deve aumentare la muscolatura e la massa magra aiutandosi con una dieta proteica, prescritta naturalmente dal medico competente, più esercizi mirati e costanti». Allora, ce la regali qualche dritta? «Certo. Si comincia con un bel riscaldamento magari con elastici o cavi

Crea un piumino rosso curiosamente allacciato ma sceso dalle spalle, ponendo l’accento sul modo di portare il capo, più che sullo stesso. Da non dimenticare i power suit, completi pantaloni con giacca dalle spalle costruite e imponenti, un trend ormai decretato quale inesorabile ritorno degli anni ‘80. È la moda, ragazze!

per eseguire movimenti intra/extra rotatori. Poi proseguire con alzate laterali: 4 serie di 10/12 esercizi con una pausa di un minuto e mezzo tra una serie e l’altra. In palestra c’è una macchina apposita “shoulders press”, lo strumento giusto per lo sviluppo muscolare delle spalle con esercizi guidati dal macchinario stesso, fornito di bilanceri. In assenza della macchina, per simularne il movimento, si possono usare dei manubri/pesi per alzate laterali e anteriori. Sempre serie 4x12; è importante che il peso sia pari al 70% circa del massimale, ovvero il massimo carico che si può sollevare in una sola volta senza aiuto esterno. Tali esercizi, con pesi diversificati, vanno bene per tutti: uomini e donne, palestrati e non». Grazie Ruby. Allora ragazze cosa aspettiamo a metterci al lavoro? 49


Relax

STELLE & CURIOSITÀ L’OGGETTO La caffettiera

Astroparade

di Betty

Il Toro conserva il podio, ma Acquario e Scorpione si fanno avanti. Sagittario dà la consueta prova di coraggio mentre Gemelli se la gode. Svagato e un po’ incosciente il Capricorno

La questione è delicata, ma a voler seguire un approccio filologico non si può che rammentare le parole del grande Eduardo nella celebre commedia Questi fantasmi: «Sul becco, Professò, io ci metto questo “coppitello” di carta… così il fumo denso del primo caffè che è quello più carico, non si disperde. Come pure Professò… prima di colare l’acqua, che bisogna farla bollire per tre o quattro minuti, per lo meno… nella parte interna della capsula bucherellata, sul fondo, bisogna cospargervi un mezzo cucchiaino di polvere appena macinata… in modo che, nel momento della colata, l’acqua in pieno calore già si aromatizza per conto suo». In questo caso di cuccumella si trattava, il nome della caffettiera napoletana, quella che, per intenderci, «si girava» e che, a partire dalla metà del ’900, fu spodestata dalla Moka: geniale invenzione in cinque pezzi di Alfonso Bialetti, è un oggetto che ha fatto storia. Ma la ricerca del caffè perfetto non si è mai fermata e la tecnologia e il marketing hanno fatto la loro con buona pace, e profitti, del buon Clooney che di Nespresso è storico testimonial. Ma capsulette colorate a parte, resta vivo il ricordo dei risvegli animati dal suono del macinino che la mamma usava per tritare i chicchi di arabica e il profumo intenso e vitale che subito dopo si diffondeva per la casa. Tempi lontani, mai dimenticati.

ISTRUZIONI PER L’USO Sette regole per diventare un vero leader di Walter Mariotti

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ACQUARIO

«Con questa faccia da straniero sono soltanto un uomo vero, anche se a voi non sembrerà, con gli occhi chiari come il mare capaci solo di sognare…», cantava Georges Moustaki. E in effetti tra il 19 e il 23 Venere favorirà incontri, anche sentimentali, con stranieri. Siete in gran forma e pieni di entusiasmo.

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TORO

Grandi novità e occasioni a partire dal 22 settembre: vita sociale in piena corsa anche se con particolare vantaggio per i nati nella seconda decade. E ricordate quanto affermava Winston Churchill «Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale. È il coraggio di continuare, che conta».

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Finalmente è giunto: il 23, Venere, Astro dell’amore, inizia a stimolarvi con fantasie e occasioni, senza dimenticare che «quei giuramenti, quei profumi, quei baci infiniti, rinasceranno», come scriveva Baudelaire. Mercurio e Nettuno vi spingono verso persone a voi affini culturalmente e spiritualmente.

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Impavidi e coraggiosi oltre ogni umana misura, ma sempre con in mente il motto di quel grande Sagittario che è stato Baruch Spinoza: «Caute». Attenti, quindi, a non adottare atteggiamenti controproducenti. Orgogliosi tra il 21 e il 23.

«Il matrimonio è un lavoro di tuttiigiorni,potreidireunlavoroartigianale, un lavoro di oreficeria, perché il marito ha il compito di fare più donna la moglie e la moglie ha il compito di fare più uomo il marito», Papa Francesco dixit. Incontri karmici sollecitati dal transito del Nodo Lunare Nord nel segno. Dal 21 settembre Mercurio tornerà a essere diretto, per cui diverse situazioni d’affari tenderanno a sbloccarsi quasi d’incanto ma, attenzione… lingua a freno.

1. Andate a vedere che fine hanno fatto quelli che ci sono riusciti. 2. Decidere se il campo d’azione è la politica o l’azienda (i confini sono labili). 3. L’abito fa sempre il monaco. Una giacca sartoriale e una cravatta

«Non accedete a una carriera solo perché vi assicura una pensione. La migliore pensione è il possesso di un cervello in attività che vi permetta di continuare a pensare “usque ad finem”, fino alla fine», parole di Rita Levi Montalcini.

Tra il 18 e il 19 la Luna vi solca: trambusto in vista. I nati nella terza decade potranno imprimere una svolta radicale alla loro vita; inquieti e bipolari i nati nella prima decade sollecitati da Giove. Colpi di fulmine del tutto sconsiderati. «Iprobleminonesistono.Sequellochechiamiamo problemaè risolvibileallora non è un problema. Se invece è irrisolvibile, beh, non è comunque un problema. È un enigma». Parola dell’ingegner Giovanni Lombardi. Non fatevi inutili ansie…

inglese a 4 pieghe valgono più di un titolo accademico. 4. Provare allo specchio. Se non si è convinti, cambiare specchio. 5. Se le cose si mettono male (e succederà presto), dare la colpa al «sistema» o agli «altri». È il contrario

Venere in quinta casa solare stimola la vita amorosa. Ergo, è il momento adatto per partecipare a incontri mondani, sfavillando un po’. Canalizzatevi verso un obiettivo preciso, non disperdetevi tra le ansie. Positivo il 18 settembre.

Sesso tentatore e sentimenti ballerini per via di Urano e Venere angolari. Un bel faccino o un bel paio di gambe non bastano: nel conto mettete anche il cervello altrimenti il fallimento è assicurato. A meno che non cerchiate altro… «Chi dona non deve mai ricordarsene, chi riceve non deve mai scordarlo», dice un motto ebraico. La riconoscenza è un dovere a cui non dovete sottrarvi. Siate meno scontrosi nella gestione delle faccende familiari. Irascibili tra il 21 e il 23.

di quello che fa un vero leader, ma nessuno lo sa. 6. Concentratevi sulla «vision», all’operatività ci pensa qualcun altro. 7. E se qualcuno solleva critiche, rispondere con le parole del Generale de Gaulle: «L’entendance suivra».


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Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 22 settembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 20 settembre a: Twister Interactive AG, «Ticino7», Altsagenstrasse 1, 6048 Horw.

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1. È vicino a Dongio w 10. Non del tutto w 11. Il no del moscovita w 12. Bruciato w 13. Svezia e Thailandia w 14. Particella nobiliare w 15. Andata in poesia w 16. Successe a Lenin w 18. È vicino a Paradiso w 20. Profonde, intime w 21. Anno Domini w 22. L’astronomo dell’Almagesto w 24. Attori w 26. Chiude la preghiera w 27. Arbusto montano w 28. I confini del Ticino w 30. Monte ticinese w 31. Pari in terra w 32. In mezzo al mare w 33. La buccia del limone w 35. Conosciuto w 37. Fiume francese w 38. Ippolito, scrittore w 40. Inquina l’aria w 41. Cono centrale w 42. Rabbia w 44. Santo senza pari w 45. Le iniziali di Tasso w 46. Piante carnivore w 48. Verme solitario w 50. Antico Testamento w 52. Ripido w 53. Gambo vegetale

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1. Il nome da pellerossa di Tex w 2. Conservare, salvaguardare w 3. Lo stato con Doha w 4. Utilizzo w 5. Assicurazione Invalidità w 6. Si lavava con il sangue w 7. La nota degli sposi w 8. Deposito, decantazione w 9. Università w 13. Sciarpa pregiata w 16. Cuor di pastore w 17. Raspe w 19. Dottrina w 23. Osso del braccio w 25. Lo usa il cestaio w 29. Grossa scimmia w 31. Risonanza w 33.

Una materia scolastica ricca di date w 34. Il nome di undici faraoni egiziani w 36. Il Nasone Publio poeta w 39. Gioca il derby con il Milan w 43. Dittongo in Paolo w 47. Il nome di King Cole w 49. Nuovo Testamento w 51. Negazione

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TIRATURA CONTROLLATA 63.212 copie CHIUSURA REDAZIONALE Venerdì 9 settembre 2016 EDITORE Teleradio7SA,Muzzano AMMINISTRAZIONE viaIndustria,6933 Muzzano tel.091960 33 83 /fax.0919603155 DIREZIONE, REDAZIONE, COMPOSIZIONE E STAMPA CentroStampa TicinoSA viaIndustria, 6933 Muzzano tel.091960 33 83 /fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su Facebook STAMPA (cartapatinata) Salvioniartigrafiche SA Bellinzona TBS,LaBuonaStampaSA Pregassona PUBBLICITÀ PublicitasAG,Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.058680 95 92 /0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com DATI PER LA STAMPA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNUNCI LOCALI PublicitasLugano tel.058680 91 80/fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN COPERTINA Relaxsullagodi Lugano (foto©Gabriele Putzu/Ti-Press)

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La soluzione del Concorso apparso il 2 settembre è: TELEFONO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stata sorteggiata: Graziana Buletti 6776 Piotta Alla vincitrice facciamo i nostri complimenti! 51


Formaggio Val Blenio Sono oltre 250 le erbe e le piante che crescono sui pascoli ticinesi. Per questo il sapore di ogni formaggio dipende dai gusti della mucca.

Gantrisch Bergkäse, Oberbütschel La ricetta di questo formaggio d’alpe compirà presto 200 anni. Certo che se li porta bene.

Le Maréchal, Granges-Marnand Un formaggio di alta qualità che deve il nome al bisnonno del suo creatore, maniscalco di professione. A produrlo però sono le mani esperte dei maestri casari.

Tomme artisanale de la Venoge, Dizy Grazie alla sua tomme, Michel Bory è un casaro noto in tutto il mondo. O almeno nel mondo dei formaggi della Venoge.

Reblochon de Moudon Il Reblochon ha un carattere unico, proprio come i vodesi. L’aroma fruttato, per fortuna, è tipico solo del formaggio.

Goldwäscherkäse dell’Entlebuch Un tempo fonte d’energia per i cercatori d’oro durante i mesi invernali, oggi un’opera d’arte casearia che delizia tutto l’anno.

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Formaggio d’alpe glaronese, Glarona Solo gli alpigiani più esperti possono produrre questo formaggio. Gustarlo, però, è un diritto di tutti.

Aargauer Traum, Künten Gli argoviesi sono i benvenuti a ogni festa. Proprio come il loro formaggio.

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