ticino7
CalCio
Maglia numero 7 I segreti del mito
numero 39 / 23 settembre 2016 / con programmi radio & tv dal 25 settembre al 1. ottobre
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ti perdono o no? Ecco cosa succede dopo un tradimento corriere del ticino / la regione w chf 3.–
PERCHÉ OGNUNO TROVA LA FELICITÀ IN QUALCOSA DI DIVERSO. Partecipa ncorso subito al co o.ch m ro -p su frey
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Sommario
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storia di copertina
04
04 Amore 2.0. TrAdimenTo e perdono di Roberto Roveda
come dove quando
08
08 musicA TrAdire è un po’ come morire di Fabio Martini 09 AlimenTAzione Buone le pATATine a cura della Redazione 10 leggende lA soliTudine del 7 di Paolo Galli
protagonisti
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12 seTTe domAnde cArlo rATTi di Stefania Briccola 14 ore seTTe lugAno (lAc) di Flavia Leuenberger
tv e radio
15 dAdomenicA25seTTemBre AsABATo1.oTToBre
il pensiero dellA seTTimAnA
parliamone
Il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce.
info in grafica
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(Osvaldo Soriano)
lo sapevi? quota di matrimoni sciolti mediante divorzio (2014)
tiCiNo
39 viAggio nei numeri del cAnTon grigioni a cura della Redazione
ticino e non solo
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40 modA & mercATo FAshion Blogger di Barbara Bitetti 42 seTTe conTinenTi rivierA inTimA di Keri Gonzato 44 sorprese ATTenTi Al lupo! di Marco Jeitziner 46 coworking TuTTi insieme di Laura Di Corcia 47 TecnologiA iphone 7 a cura della Redazione 48 sTile unA giAccA senzA BrAcciA di Marisa Gorza
ZUriGo
GiNevra
45,7%
39,5%
relax
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50 sTelle & curiosiTÀ AsTropArAde di Betty l’oggeTTo a cura della Redazione isTruzioni per l’uso di Walter Mariotti 51 giocA (e vinci) con Ticino7 il cruciverBA
47,7%
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diretto da paride pelli CoNLaCoNSULeNZadi waltermariotti redattorereSPoNSaBiLe Fabiomartini Coredattore giancarloFornasier ProGetto GraFiCo elena montobbioperwmworkshop GraFiCa robertodresti edeborahvaccaro Sito weB www.ticino7.ch
grandi predatori Problemi comuni di Giancarlo Fornasier Orsi, lupi e linci hanno vita dura sulle montagne svizzere. La convivenza con l’uomo non è semplice e se i comportamenti degli animali selvatici sono sempre più o meno quelli, negli ultimi decenni le comunità alpine hanno subito profondi mutamenti. In un opuscolo del WWF nazionale dedicato al tema si legge che «con il ritorno dei grandi predatori in Svizzera, questo equilibrio si sta lentamente ristabilendo»: l’equilibrio in questione è quello tra gli animali che cacciano e le prede. Nella prima categoria rientra anche l’uomo che nel 2015, nel solo Ticino, ha catturato 1959 cervi, 1922 beccacce, 1437 cinghiali, 849 camosci, 549 ghirlandaie, 376 caprioli, ma anche 311 marmotte, 90 cornacchie, 57 lepri comuni, 50 volpi, 29 germani reali e 26 tassi (dati Ufficio della caccia e della pesca). Alcuni di questi (cervi, cinghiali e caprioli) sono anche responsabili dei noti «danni causati dalla selvaggina»: ovvero, si muovono sul territorio alla ricerca di cibo e banchettano in orti e colture. Si arrangiano come possono e vivono alla giornata: i loro programmi sono a corto termine, non è detto che arrivino a fine mese, anche l’attraversamento di una strada rappresenta un rischio da non sottovalutare (a Claro e Serravalle esistono degli appositi impianti luminosi), e gli spazi nei quali vivere sono pochi e sempre più affollati. Problemi noti anche a molti ticinesi (umani): grattacapi comuni, convivenze auspicabili. Che dite, ce la faremo?
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Storia di copertina
Amore 2.0 Tradimento e perdono
Nell’epoca dell’«usa e getta» e del «tutto e subito» sembra sempre più difficile che l’amore possa continuare e resistere alle tempeste della vita. Eppure, anche se dopo l’infedeltà nulla è più come prima, c’è ancora la possibilità di provare il desiderio di continuare e di crescere assieme. Scrive Roberto Roveda
È
una storia che abbiamo vissuto in tanti: ci innamoriamo, decidiamo di vivere assieme, di durare per tutta la vita e di formare una famiglia. Poi spesso, a volte in fretta, scatta qualcosa. L’euforia dell’innamoramento e la spensieratezza dei primi tempi passano e nella quotidianità nascono e si alimentano i dissapori, i dubbi. Attraverso le lenti distorte che ogni innamorato indossa ci siamo sempre visti fatti l’uno per l’alto e, viceversa, ci scopriamo, giorno dopo giorno, diversi. Comincia allora a «mancarci l’ossigeno», abbiamo nostalgia delle emozioni forti dei primi tempi e le cerchiamo altrove. Allora ci si può «buttare» in una nuova relazione che restituisca le sensazioni perdute e spesso la coppia semplicemente «scoppia» con magari grandi rimpianti ma senza che ci si metta troppo in gioco nel tentativo di raddrizzare le cose. Frequentemente, infatti, anche nelle relazioni vigono i mantra della società contemporanea: usa e getta, tutto e subito. Lo sostiene lo psicanalista Massimo Recalcati che nel suo Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa scrive: «La psicoanalisi ascolta quotidianamente i tormenti della vita amorosa […]. Eppure nel nostro tempo le pene d’amore sembrano avere uno statuto diverso dal passato; anziché elaborare con dolore la perdita dell’oggetto amato, si preferisce trovare nel più breve tempo possibile il suo sostituto adeguandosi alla logica imperante che governa il discorso del capitalista: se un oggetto non funziona più, nessuna nostalgia! Sostituiscilo con la versione più aggiornata!». 4
LA CLASSIFICA DEI FEDIFRAGHI
TASSO DI INFEDELTÀ IN ALCUNI PAESI EUROPEI
36% Gran Bretagna 46% Spagna Italia e Germania Danimarca
39% 45%
E GLI SVIZZERI? Nella Confederazione siamo più fedeli? Non esistono molti dati su un argomento così «privato», però nel 2015 alcuni hacker hanno violato la banca dati di Ashley Madison, sito di incontri con oltre 38 milioni di iscritti nel mondo. Gli svizzeri sono risultati essere circa 150 mila. Nel 2012 un altro sito specializzato, Gleeden, aveva circa 40.000 iscritti in terra elvetica, 63% uomini e 37% di donne. Il 91% delle persone iscritte risultava sposata o in coppia e la fascia d’età più rappresentata era quella tra i trenta e i cinquanta anni. La città più fedifraga della Svizzera pare essere Zurigo, nella top ten delle città europee dove si consumano più tradimenti. Sui gradini principali di questo podio svetta Parigi, seguita da Milano e Barcellona.
TRASGREDIRE È LA NORMALITÀ In effetti, basta fare un giro di orizzonte sui media per rendersi conto che le parole d’ordine, anche nell’ambito delle relazioni, sono «nuovo» e «libertà», «il bene non è mai in quello che si ha, ma viene sempre rinviato in quello che ancora non si possiede», scrive ancora Recalcati, e cosa più dell’infedeltà, della tresca amorosa clandestina può accendere le fantasia di chi è alla ricerca di novità, emozioni forti, oggi neanche più tanto proibite. Non certo a caso le corna sono diventate un business diffuso, le relazioni una merce che si scambia magari suoi social e soprattutto su migliaia di siti che garantiscono incontri. Ve ne sono più di cinquemila attivi nel mondo e i maggiori come Meetic, Badoo, Tinder, Lovoo, Ashley Madison oppure i nostrani Swissfriend, e Adultery.ch raccolgono milioni di utenti. Per la maggior parte sono uomini perché, nonostante i mutamenti dei tempi, sono ancora i maschietti a cercare più facilmente l’avventura. Le donne, lo affermano un po’ tutti gli esperti, tradiscono soprattutto quando hanno un nuovo amore ma evidentemente esiste un mercato al femminile da esplorare e da coinvolgere come fa Gleeden, il primo sito di incontri extraconiugali pensato per le donne. Il suo slogan? «Osa l’adulterio e fatti tentare da una relazione in tutta discrezione con il tuo nuovo amante». E sono in molti a osare e non solo su Internet, almeno a dar retta a tutte le statistiche esistenti sul fenomeno infedeltà. Più o meno ovunque in Europa le corna riguardano il 50% delle coppie, un dato calcolato probabilmente per di-
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fetto perché non tutti vogliono mostrare i loro panni sporchi in piazza. Il luogo principe dove intrecciare una relazione clandestina naturalmente è il luogo di lavoro anche perché, complici i cicli della vita moderna, si passa ormai più tempo in ufficio che in famiglia. Un problema che incide probabilmente anche sull’efficienza lavorativa dato che proprio nel nostro Paese sono contemplati contratti di assunzione che prevedono l’espresso divieto di relazioni amorose con i colleghi pena sanzioni e addirittura il licenziamento. un evento traumatico Insomma, l’infedeltà è la cifra relazionale del nostro tempo? «L’amore che resiste, che insiste», come lo chiama sempre Recalcati, è una chimera o un retaggio del passato? Al di là del gossip e delle semplificazioni, bisogna chiarire che il tradimento rimane un evento traumatico per chi lo subisce, ma spesso è anche sintomo di un profondo disagio anche da parte del traditore. Ce lo spiega Linda Rossi, sessuologa e terapeuta di coppia a Lugano: «Oggi il tradimento fa male come e più di un tempo. Decenni fa le donne, per esempio, erano più portate a sopportare, spesso sapevano e tolleravano. Oggi manifestano il dolore. In generale, ora nelle coppie si discute di più, si è disposti a elaborare quello che è accaduto, soprattutto se ci sono alle spalle molti anni di matrimonio. Ci si interroga prima di prendere decisioni drastiche. Quando vengono da me le coppie sono spesso in crisi di fiducia, non sanno come ricostruire. Allora il punto di partenza può essere capire cosa significa tradire. Significa mancare a un progetto comune e dobbiamo comprendere, ma senza giustificare, perché uno dei partner è venuto meno al progetto. Da qui provare a ricostruire». Insomma il tradimento all’interno di una coppia provoca crepe in un edificio che magari non è il migliore del mondo ma spesso fornisce sicurezza e certezze. Di fronte alla nuova situazione o si affonda o si può trovare la forza di un nuovo inizio con la consapevolezza che le cose non saranno più come prima, perché dopo ogni tradimento, e il terremoto che esso porta con sé, non può esservi una semplice ricomposizione. fine o nuovo inizio? I rapporti all’interno della coppia non saranno mai più gli stessi perché sia il traditore, sia il tradito sono cambiati e devono necessariamente ridefinire le immagini che ciascuno ha dell’altro e le reciproche aspettative. Si deve provare a danzare assieme a un ritmo nuovo
L’arte deL matrimonio Julia Kristeva e Philippe Sollers sono una coppia nella vita ma sono soprattutto due grandi esponenti della cultura francese. Lei, bulgara di nascita, è una psicanalista famosa per le sue riflessioni sul Genio femminile. Lui è uno dei massimi filosofi contemporanei francesi. Al loro essere sposati da quasi mezzo secolo, alla loro costante ricerca di armonia nonostante le tante diversità hanno recentemente dedicato il libro «Del matrimonio considerato un arte» (Donzelli, 2015). Un’arte che per il duo Kristeva-Sollers è fatta di complicità che si costruisce attraverso il continuo conversare e un dialogo che deve essere senza fine e nutrire la quotidianità. Il matrimonio per i due autori è allora un costante incontrarsi e migliorare il proprio
affiatamento. L’unione a due, infatti, ha bisogno di manutenzione, necessita che ci prenda cura di se stessi come individui e della coppia perché la vita comporta tensioni, violenze, lotte ed è lontana dalle idealizzazioni e dal romanticismo semplificatorio tanto di moda. Però la vita, soprattutto la vita matrimoniale, può dare la possibilità di lasciare dietro di sé una traccia come fa un’opera d’arte. Vivere il matrimonio come un’arte equivale quindi a provare, di giorno in giorno, faticosamente, ad accostarsi a esso con la sapienza e la cura che un’arte appunto richiede. Accettando le sconfitte e le ripartenze da zero; lasciando che il proprio io muoia per lasciar essere l’altro, perché ciascuno dei due sa che è proprio «questo legame sovrano che mi fa essere là dove io devo stare». 5
Storia di copertina
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SAPERE O NON SAPERE? Il detective è di moda anche in Ticino
perché è proprio la scoperta che l’idillio non esiste, che la vita di coppia è fatta di delusioni, di scoperta di lati oscuri e sconosciuti dell’altro, è fatta di piccoli – ma anche grandi tradimenti – che consente alla coppia di durare. «Una delle cose che provo a fare», ci racconta sempre Linda Rossi, «è dare una lettura positiva dell’accaduto. Siamo di fronte a una crisi e bisogna cercare di utilizzarla al meglio. Può essere un momento di ricostruzione e rimodellamento del rapporto a due. Il tradimento può essere un fatto occasionale ma anche l’occasione per capire che mancava qualcosa alla relazione. Mi sono capitati casi di donne che non volevano più fare sesso con il marito spingendolo apertamente a crearsi una relazione extraconiugale. Poi scavando e lavorando assieme abbiamo trovato che avevano ben altri problemi. Insomma, bisogna cercare di far crescere il rapporto anche grazie alle crisi che intervengono». Non per nulla il termine greco krisis (da cui deriva «crisi»)
UN AIUTO PER LE COPPIE IN CRISI Nel nostro cantone non manca l’attenzione, anche da parte delle istituzioni, per i problemi delle famiglie e in particolare per le coppie in crisi. Molte informazioni sono reperibili sul sito istituzionale del progetto Infofamiglie (ti.ch/infofamiglie). Sul sito si trovano le informazioni riguardanti i consultori a cui rivolgersi in caso di difficoltà. In particolare a Locarno e a Mendrisio ci si può rivolgere alle sedi del Centro studi coppia e famiglia (coppiafamiglia. ch); a Lugano e a Bellinzona alla Comunità familiare (comfamiliare.org). 6
significa sì separazione, ma anche scelta: scelta di lasciarsi, di mettere la testa sotto la sabbia modello struzzo oppure di fronteggiare fino in fondo ciò che ci sta accadendo, cercando, magari, di trasformare amarezza, dolore e disillusione in occasione di crescita personale e a due. Ma come? Lo chiediamo ancora a Linda Rossi. «Con il dialogo e con il tempo. È come una ferita che deve rimarginarsi. Ognuno ha i suoi tempi, la sua sensibilità, il suo percorso. Quello che mi è chiaro che la cosa più complicata è riconquistare la fiducia che prima era data per scontata. Anche se non si mette in discussione il matrimonio, la fiducia è scossa e va ritrovata. Ci aiuta il tempo e fare nuove cose assieme». IL LENTO LAVORO DEL PERDONO Ritrovare la fiducia, è quello il grande lavoro da compiere, il requisito fondamentale per arrivare a considerare la coppia come un luogo dove ci si può disilludere ma anche conoscere, comprendere completamente, perdonare e perdonarsi. Come ha scritto Massimo Recalcati: «Il lavoro del perdono è un lavoro che esige tempo: la memoria dell’offesa viene attraversata e riattraversata al fine di raggiungere un punto di oblio che rende possibile un nuovo inizio». Recalcati parla di resurrezione all’interno del rapporto, l’unica resurrezione possibile nella vita terrena e l’unico modo per non morire dentro. Un percorso difficile, tortuoso, sfiancante, l’unico percorribile, però, se non si vuole danzare da soli. Perdoneresti un tradimento? Dì la tua sulla pagina Facebook di Ticino7
Da qualche anno l’infedeltà non è più determinante nelle cause di divorzio perché nell’ordinamento svizzero è cambiato il concetto di colpa. Niente più pedinamenti per non pagare alimenti salatissimi oppure per ottenere condizioni migliori in caso di separazione. Non per questo però si è smesso di rivolgersi agli investigatori privati per scoprire le scappatelle del partner. Lo conferma Valerio Ortelli, titolare dell’agenzia investigativa InfoGlob di Melide: «Certo, oggi si lavora meno per ragioni pratiche ed economiche ma chi si rivolge a noi vuole sapere per ragioni personali ed emotive». Vengono da voi più uomini o più donne? Più donne. È sempre stato così e gli uomini sono ulteriormente calati dopo che il tradimento ha smesso di incidere fortemente nelle cause di divorzio. Alle donne viceversa interessa maggiormente l’aspetto emotivo e intimo della faccenda. E i sospetti trovano conferma? Nella maggior parte dei casi dietro i sospetti c’è qualcosa. Quando invece non c’è nulla alcuni tirano un sospiro di sollievo, altri clienti invece non sono soddisfatti. Dentro di loro volevano la conferma di quello che sospettavano. Come reagiscono le persone una volta provata l’infedeltà? Solitamente pochi drammi. Acquistano certezze, hanno fatto chiarezza e trovato sicurezza. Sono in grado di affrontare il partner. Che consiglio dà alla persona che nutre dei dubbi sul partner? Di non rendere più difficile il nostro lavoro facendo indagini e pedinamenti di propria iniziativa. È controproducente, si fanno solitamente errori che mettono sul «chi va là» il sospettato. Quindi, bisogna evitare il «fai da te».
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Come dove quando
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musica
Tradire è un po’ come morire
L’opinione Fabio Concato: «Ma noi ci alimentiamo d’amore»
Da Carlo Gesualdo all’opera classica, dalla canzone americana a quella leggera l’infedeltà offre spunti infiniti. Una via per sondare l’animo umano e le sue sconfinate debolezze. Scrive Fabio Martini di Alba Minadeo
C
he l’amore sia tema principe nella tradizione del melodramma come nella musica leggera contemporanea è un dato incontrovertibile. Gli esempi sono infiniti e, a dispetto delle differenti tradizioni musicali, stili e generi, il sentimento d’amore è stato scandagliato, sondato e svelato in tutti i suoi molteplici e infiniti aspetti sia sotto il profilo testuale sia della pura emozione così come solo la musica riesce a fare. Testi e melodie che lasciano trapelare la nostra fragilità di fronte al sentimento (Vedevo solo lei e non pensavo a te... / E tutta la città correva incontro a noi. / Il buio ci trovò vicini, Lucio Battisti, «29 settembre»), la tristezza dell’animo umano (la platinata Patty Pravo con la sua «Bambola», Non ti accorgi quando piango / quando sono triste e stanca tu pensi solo per te), il pentimento (Claudio Baglioni, in «Signora Lia», Ma stasera che hai capito di amare solo lui / senti che hai sbagliato troppo ormai), l’ostinazione sostenuta da un amore cieco anche di fronte al peggiore affronto (Vasco Ros8
si in «Ad ogni costo»: Ma sono qui amo dirtelo / voglio restare insieme a te / ad ogni costo), ma anche l’incapacità di accettare la dura realtà che il tradimento impone (Ti stai sbagliando chi hai visto non è non è Francesca / lei è sempre a casa che aspetta me, si illude ancora una volta Lucio Battisti). Ovviamente, quando le cose volgono al meglio, si arriva al conseguente e tanto anelato perdono (Perdono, perdono, perdono… / io soffro più ancora di te! cantava Caterina Caselli nel 1966). Se invece la sorte risulta del tutto avversa non resta che l’abbandono, condizione che peraltro ha offerto ulteriori e indimenticabili spunti (a partire da «I Will Survive» di Gloria Gaynor sulle cui note molti di noi si sono dimenati: All’inizio avevo paura, ero pietrificata / continuavo a pensare che non avrei potuto vivere senza di te al mio fianco). Canzoni che colgono le mille sfaccettature di quello che è certamente il sentimento umano più complesso e controverso: l’amore erotico.
Tragedia all’opera L’aLtra faccia deLL’amore
Ma a compiere qualche passo indietro nel tempo la solfa non cambia di molto, è il tradimento a dominare, spesso con esiti tragici e imprevedibili: si pensi al Don Giovanni di Mozart, al verdiano Un ballo in maschera, in cui Renato decide di uccidere la moglie, ma cambia idea e si sfoga sul rivale, a Otello, che dominato dal sospetto soffoca brutalmente Desdemona, a Canio che si getta senza esitazioni sulla gentil consorte sguainando la lama e chiude iu Pagliacci di Leoncavallo in un bagno di sangue. Scontro mortale anche in Cavalleria rusticana, dove Turiddu tradisce Santuzza e Lola il marito. Senza dimenticare le eroine pucciniane, femministe ante litteram, e spesso motore di passioni lancinanti e tragiche.
Per il celebre cantautore milanese, l’amore è il punto di svolta tra pezzi come «Zio Tom» e «A Dean Martin», e l’easy listening autoriale di «Domenica bestiale» o «Fiore di maggio». Nell’ultimo album Non smetto di ascoltarti (nella tracklist anche «Non smetto di aspettarti»), la sua voce jazzata ben si accorda con la tromba di Fabrizio Bosso e il pianoforte di Julian Mazzariello. Tradimento e perdono, temi ricorrenti nella canzone italiana? Nella musica leggera c’è molto tradimento e poco perdono. Sono molto presenti nei libretti d’opera, come Tosca o La Bohème: storie d’altri tempi, dei miei nonni che erano cantanti lirici. Quali canzoni, sue o di altri autori, sono significative in questo ambito? «Disonesta» (Fabio Concato, 1982) la scrissi per ridere. È la canzone di una donna che ha un debole per gli uomini in divisa, guardie vigili e tranvieri. Anche in «Tanto per cambiare» (Senza avvisare, 1986) ne parlo, ma in modo velato. Tra le canzoni di altri autori, mi vengono in mente «Non è Francesca» di Lucio Battisti oppure «Signora Lia» di Claudio Baglioni. O anche «E io tra di voi» di Charles Aznavour. Scrivere d’amore per lei ha ancora senso, ora che le relazioni sono più liquide e instabili? Ha un grandissimo senso. Piuttosto che vivere senza amore, è meglio inventarselo. Non solo l’amore tra due persone. Ci alimentiamo d’amore, nel mio paese di cuochi che è l’Italia: ne abbiamo ancora più bisogno.
Come dove quando
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alimentazione
Buone le patatine
(ma se sono fritte, non esagerate)
coetanei del Regno Unito dove due bambini su tre mangiano patatine almeno cinque volte a settimana, e per un ragazzo inglese su tre il pacchetto o il cartoccio dipatatefritteèciboquotidiano.Unadieta insana vista l’alta presenza di acrilammide, sostanta cancerogena che si produce dall’aminoacido asparagina nella fase di frittura. Negli ultimi anni gli olandesi si sono imposti quali maestri della patata fritta, recuperando un metodo tradizionale dal risutato garantito: prendete delle patate di prima scelta, le fate bollite per alcuni minuti e le tagliate per essere fritte (meglio se in olio di oliva o di girasole). Un pizzico di sale ed ecco patatine morbide dentro e croccanti fuori. Da consumare con moderazione: se cercate uno snack veloce, meglio un panino o della frutta. t7
Quanti giorni alla settimana i giovani ticinesi mangiano patate fritte e/o chips? (ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 15 anni)
11%
6,5% 12%
70,5% 1 giorno
5-6 giorni
2-4 giorni
Mai
Fonte: Comportamenti alimentari 2002-’14 (HBSC-dss, 2016)
Che i belgi gli abbiano dedicato un museo (il Frietmuseum a Bruges) non dovrebbe sorprendere. Piuttosto meraviglia che altri (come gli anglosassoni) non ci abbiamo pensato prima. La verità è che gli amanti delle pommes frittes sono un esercito commercialmente interessante: si stima che nel mondo si consumino circa 11 milioni di tonnellate all’anno di patatine fritte: da quelle ricavate fresche dal tubero e poi fritte, a quelle in busta (le «chips»), tra le più amate e consumate, soprattutto tra i giovani. Qualche dato? UnaricercaeffettuatadallaregioneVeneto, dall’università di Padova e dall’Ufficio scolastico regionale ha accertato che tra gli 11 e i 15 anni l’85-90% dei ragazzi consumapatatefritteoinbustacircaunavolta alla settimana. Nulla se paragonati ai
Prodotti a km zero
genuini e ticinesi.
I Nostrani del Ticino sono la riscoperta dei sapori locali e provengono esclusivamente da aziende ticinesi che ne garantiscono la qualità, la freschezza e la genuinità. Oltre 300 tipicità della nostra regione che rappresentano il nostro impegno concreto nel sostenere agricoltori, allevatori e produttori alimentari ticinesi.
Come dove quando
leggende
La solitudine del 7 Nel gioco del calcio, questo numero di maglia è storicamente destinato all’ala destra. Per raccontarlo siamo partiti da un pub di Manchester e da un’icona come George Best. Ma potevamo iniziare anche da Gigi Meroni, oppure da Mané Garrincha. La sostanza non cambia, tra dannazione e benedizione. Scrive Paolo Galli
L
a camera stringe sulla puntina di un giradischi, che segue un solco che pare infinito. Il disco saltella, mentre parte una canzone. Fa così: «Every day I spend my time / Drinkin’ wine, feelin’ fine / Waitin’ here to find the sign / That I can understand…». Quindi l’immagine si allarga: siamo all’interno di un pub, uno dei peggiori, anche se ha un giradischi, concessione barocca. E lassù, nell’angolo opposto, come se fosse sospeso, un televisore diffonde un documentario su un calciatore del passato. Ha la maglia rossa, con appiccicato il numero 7, bianco. I capelli hanno quella forma indefinita che andava negli anni Sessanta. Rimbalzi di Beatles e di li10
bertà. La voce del cronista si confonde con quella di Rod Stewart. Perdiamo il filo del discorso e della canzone, dando la colpa alla birra e al barista. Gesto di stizza, imprecazione: ci siamo persi il gol di George Best. La storia della maglia numero 7 allora non può che partire da Manchester, Manchester la rossa, anche se in questo caso la politica non c’entra proprio nulla. E neppure le donne in vetrina. Il rosso è quello di una maglia, di una fede e di un ideale, o più semplicemente quello dell’inferno, da dove arrivano i diavoli, rossi appunto, dello United. Lì, in quella metà di Manchester, il 7 non è un numero come gli altri. Un po’ come
in Brasile, o come in Israele, o a Torino, anche se ovunque per motivi diversi. La storia della maglia numero 7 allora poteva nascere anche altrove. Noi abbiamo scelto un pub, un disco, un nome. Pensi a Best e riecheggia quella canzone, che narra del tipo che spende il suo tempo in attesa di un segno, bevendo vino e sentendosi bene. Bene, già, che poi il bene è tutta una questione relativa. Un Uomo solo Il 7 in sostanza era, ed è tuttora, per chi vive di nostalgia, il numero dell’ala destra. Dopo il portiere, nessun altro riesce a sentirsi tanto solo, in un campo di calcio, dimenticato e poi, di col-
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SETTE GRANDI NUMERI 7 1. Mané Garrincha Della sua finta, il grande Brera scrisse: «Tutti la conoscevano, ma quasi nessuno riusciva a neutralizzarla». Campione contro natura, vinse due Mondiali, si spense nell’alcol prima del necessario. 2. George Best Legato indissolubilmente al 7, non sempre indossò quel numero. Il più grande calciatore nordirlandese della storia, simbolo del Manchester United. Il calciatore anticonformista per definizione. 3. Cristiano Ronaldo Voleva continuare a indossare il numero 28, ma Ferguson subito gli impose il 7. Uno come il portoghese, a Manchester, non poteva avere che quella maglia, la più importante da quelle parti. 4. Julinho Vi consigliamo di cercare su Youtube il gol che il brasiliano realizzò all’Ungheria nel 1954, davanti ai sessantamila del Wankdorf. Noterete il numero sulla sua maglia, il senso di queste pagine in una giocata. 5. Stanley Matthews Là dove oggi gioca l’ala destra svizzera Xherdan Shaqiri nasceva (nel 1915) la leggenda di Matthews, i cui soprannomi attribuitigli avevano sempre a che fare – chissà perché – con la magia. 6. David Beckham A differenza di altri storici 7, all’inglese è toccata una maledizione tutta sua: quella di non essere mai creduto un grande giocatore. Della serie: più bello che bravo? Non era così, ovviamente. 7. Gigi Meroni Non ha avuto il tempo per diventare una leggenda sul campo, investito a soli 24 anni a Torino da un futuro presidente granata. Considerato il Best italiano, come lui allergico alle convenzioni.
po, sollecitato: ehi, abbiamo bisogno di te, ma dove diavolo eri andato a finire? Dimenticato, sollecitato, già, e colpevolizzato. Il numero 7 non è il numero 10, non è così scontato, non tanto accentratore (ehi, uuuhhh, sono qui, indosso il 10 io). Il 7 è maledetto e assieme benedetto. In Israele è il numero divino. I diavoli, Dio, in mezzo George Best, il vino, quindi anche Garrincha. Che a lungo ha aspettato un segno. Il tempo di una finta, irresistibile, di un dribbling, che però continua a ripetersi. «Drinkin’ wine / Drinkin’ wine / Drinkin’ wine…». Come se la puntina e il disco si fossero incantati, come se il solco fosse stato interrotto. Dai diavoli, da Dio, dal vino. Dalla dannazione e dalla benedizione di quel numero. La libertà di ascoltare lo stesso verso, quelle stesse due note, infinite volte. Forse una scelta, chissà. Perché la libertà non è soltanto un taglio di capelli,
non è quel modo strambo di vestirsi che aveva Gigi Meroni, in anticipo sui tempi. La finta sulla fascia, lungo la linea, è un passo di danza, uno scherzo, ma sì, un gioco, che altro può essere? O forse no, libertà e costrizione, ancora una volta. Per scappare al terzino sinistro, al terzino sinistro di una volta, era necessario capirlo, meglio se nell’anima. Un affare complicato, al di là della retorica dell’istinto, che poi per forza di cose ti chiede un prezzo. Tu andrai di lì, allora io vado di là. Una questione di tempi verbali, di tempo, di anticipo, appunto. Sul terzino sinistro, sulle sue successive imprecazioni, le stesse espresse al bancone. Un anticipo che non ha funzionato di fronte a quella Fiat 124 Coupé incrociata in corso Re Umberto, a Torino. Il 7 di Meroni, il Best italiano, insanguinato. Dannato, dopo essere stato santificato. Il sogno più bello, rotto e mai aggiustato. 11
Protagonisti
sette domande
Carlo Ratti
Truffaut mi ha cambiato la vita La vera moda? È la giovinezza
1 Carlo Ratti, lei si divide fra Torino, Boston e Singapore. Quale luogo considera la sua casa? Credo che il concetto di casa stia cambiando profondamente. AirBnB (il portale web nel quale le persone possono pubblicare, scoprire e prenotare alloggi, ndr), per esempio, ha già modificato il modo di viaggiare, offrendo a tutti la possibilità di condividere i propri appartamenti e abitazioni e di essere ospiti in quelli degli altri. In futuro le nostre automobili, ormai senza guidatore, sembreranno sempre di più un’estensione delle nostre case, perché al loro interno potremo fare qualsiasi cosa: mangiare, lavorare, dormire, incontrarci o fare l’amore. Allora mi piace pensare di trovarmi a casa sempre, mentre viaggio e quando raggiungo una meta. Se però vuole proprio sapere dove faccio il bucato e lavo i calzini, allora risponderei: Torino, Boston e Singapore. 2 Dove va in vacanza? Non faccio mai vacanza. O forse sono sempre in vacanza, dipende dai punti di vista. Sono spesso in viaggio per lavoro. Questa situazione a volte può essere stressante, ma se prendi le cose dal verso giusto puoi anche pensare di essere sempre in vacanza... Non stacco mai dal lavoro, ma a volte cerco di organizzare un weekend partendo dall’occasione di un viaggio lavorativo: una sciata estrema a Valdez (Alaska) dopo un meeting a Vancouver, un giro in barca a vela nelle Mergui (Birmania) dopo un progetto a Bangkok, una passeggiata nella giungla del Laos alla ricerca delle ultime fumerie d’oppio cantate da Tiziano Terzani in Un indovino mi disse dopo una lezione a Kuala Lumpur.
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il personaggio
Carlo Ratti ha una concezione avveniristica della casa e colleziona viaggi, città ed esperienze. Il professore, che dirige il Senseable City Lab al MIT di Boston, non stacca mai dal lavoro, ma quando può si ritaglia dei weekend spericolati. Il guru delle «città intelligenti», nato a Torino nel 1971, ha puntato sul volto umano delle nuove tecnologie e sulle potenzialità di una rivoluzione dal basso. 3 Le capita sempre di avere a che fare con persone che le piacciono? Cerco sempre di lavorare con team ampi e multidisciplinari, composti da professionisti che hanno storie, origini, competenze, caratteri differenti. La diversità è sempre un valore nei processi creativi anche se a volte può dare origine a qualche attrito. Riguardo a simpatia e antipatia, purtroppo sono molto trasparente e non riesco a fingere. Così le persone che non mi piacciono lo capiscono in fretta e se ne vanno… Problem solved! 4 C’è un libro da rileggere? Forse Le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. I passaggi sulle città sono memorabili, soprattutto quelli legati a Antinopoli, luogo che l’imperatore, ormai avanti negli anni, dedica al suo giovane amore scomparso. La scrittrice gli fa pronunciare queste parole: «Costruire, significa collaborare con la terra, imprimere il segno dell’uomo su un paesaggio che ne resterà modificato per sempre; contribuire inoltre a quella lenta trasformazione che è la vita stessa delle città». Per poi finire con: «Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire».
5 C’è un film che ama o che le ha cambiato la vita? Mi piace moltissimo Jules et Jim di François Truffaut. C’è in particolare un dialogo tra Jim e il suo professore Albert Sorel: «Ma allora che cosa devo diventare?» «Un curioso» «Non è un lavoro» «Non è ancora un lavoro. Viaggiare, scrivere, tradurre… Imparare a vivere ovunque. Inizia da ora. Il futuro è dei curiosi di professione». Ecco, mi piacerebbe cercare di essere un «curioso di professione». 6 Che cosa le piace collezionare? Non ho mai avuto interesse a collezionare oggetti. Mi piace invece l’idea di collezionare viaggi, città, e con loro esperienze. Per fortuna non sono il solo a pensarla così. Una delle conseguenze della rete e del successo dei social network è proprio un cambiamento profondo nel nostro rapporto con i beni materiali, e del suo significato sociale. Per tutto il ‘900, il possesso di determinati oggetti è stata la via maestra per l’affermazione del proprio status. Oggi si sta affermando un paradigma diverso, di cui sono piena espressione i servizi della «sharing economy» basata sulla condivisione delle esperienze. 7 Ha un ideale di stile nel vestire? Non esco mai con la cravatta! Ho la fortuna di lavorare in ambienti informali dove contano soprattutto le idee e sarebbe impensabile vestirsi «in uniforme». Per il resto, sono abbastanza d’accordo con Leo Longanesi, quando sosteneva che c’è una sola grande moda: la giovinezza.
Intervista di Stefania Briccola Foto di ©Lars Kruger
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Protagonisti
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ore sette
lugano arte e cultura (lac), ore 7 e ore 19 di mercoledĂŹ 31 marzo 2016.
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Foto di Flavia Leuenberger
Info in grafica
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Viaggio nei numeri del Canton Grigioni La denominazione «Svizzera in miniatura» gli si addice soprattutto per quanto riguarda la composizione della sua popolazione trilingue (tedesco, romancio e italiano). A cura della Redazione religioni
615 lagHi, oltre 900 vette e 150 valli sul territorio
cosa si parla nei grigioni 5%
15%
45% 35%
cattolico/romano evangelico/riformato
aconfessionale altre religioni
1,2%
tassodidisoccupazione nel cantone
popolazione
(grigioni italiano)
14.698
3.521 ab.
poscHiavo È il comune più popoloso del grigioni italiano
madrelingua tedesca
madrelingua romancia
madrelingua italiana
altre lingue
superficie (grigioni italiano)
1.061,51
cHilometri quadrati
prodotto interno lordo
13,7 miliardi di francHi
43,7 l’età media nel cantone: tra le più alte in svizzera
con 27,57 persone per km2 i grigioni sono il cantone con la minore densità demografica della svizzera. nella capitale, coira, vivono attualmente 34.547 persone 39
Ticino e non solo
MODA ) MERCATO
Fashion blogger, i nuovi guru dello stile Hanno fatto del web il loro strumento elettivo attraverso il quale creano tendenze e orientano i nostri gusti. Secondo statistiche recenti, sono circa due milioni, un numero sbalorditivo anche se in realtà quelli che hanno maggior seguito si contano sulle dita di una mano. Ma chi sono? E come operano? Scrive Barbara Bitetti LE 7 PIÙ FAMOSE 1. Chiara Ferragni
theblondesalad.com 7 milioni di follower su instagram
2. Gala Gonzales
amlul.com 700.000 follower 29 anni, modella/deejay, linea di abbigliamento e testimonial di diversi marchi di moda
3. Kristina Bazan
kayture.com 2 milioni di follower 22 anni, svizzera Ha un contratto con L’Oréal Paris
4. Julia Engel
galmeetsglam.com 1 milione di follower 23 anni, di San Francisco
5. Wendy Nguyen wendyslookbook.com 1 milione di follower
6. Julie Sariñana sincerelyjules.com 4 milioni di follower
7. Chriselle Lim
thechrisellefactor.com 700.000 follower Collaborazioni con Bulgari ed Estee Lauder 40
Il
loro numero – circa due milioni – è notevole anche se certamente non tutti godono di riscontri planetari. La maggior parte dei fashion bloggers pratica infatti il blogging come hobby e solo per alcuni questa attività si è trasformata in una vera e propria professione capace di garantire profitti cospicui. Ma come si è arrivati fin qui? Il caso nasce circa dieci anni fa. Un gruppo di ragazze attratte dalla moda, ma escluse da quel mondo oggetto delle loro attenzioni, inizia a pubblicare, dal PC della cameretta, foto di outfit che incarnavano i loro gusti. Talvolta scatti rubati per strada, in altri casi tenute indossate da loro stesse. Se lo valutiamo con gli occhi di oggi, il coraggio di tale atto fu notevole: non è semplice esporsi apertamente con le proprie idee, valori o immagine. Se poi aggiungiamo che il
pubblico rappresentava un’incognita, comprendiamo bene l’approccio pionieristico delle prime bloggers. Occorre poi precisare che il fenomeno è quasi esclusivamente femminile: le classifiche dei migliori siti concordano nell’indicarne uno solo di radice maschile, Brianboy. TIPOLOGIE E IMPATTO Trattandosi di esperimenti creativi, negli anni a seguire si sviluppano rapidamente siti di varia natura e interessi, in grado di catturare audience disparate in crescita continua. Le tipologie possono essere suddivise in: Personal style come Amlul, Hanneli e The Blonde Salad della cremonese Chiara Ferragni. Lo scopo iniziale era condividere foto del proprio stile di vita, immagine e passione per il
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alle sfilate alla destra di Anna Wintour, ha poi scelto di dedicarsi ad altro. È fondatrice ed editor di «Rookie Magazine», le cui tematiche spaziano dal femminismo ai problemi adolescenziali; nel 2012 ha supportato Barack Obama e ora si divide tra sito, magazine, musica, arte e cinema. Ogni blogger si assume la responsabilità di quanto pubblica e la vulnerabilità stessa dell’esprimersi con schiettezza. I commenti sono i più disparati: dall’apprezzamento, all’essere tacciati di ignoranza. Certo è che l’avvento di tablet e smartphone ha incrementato in modo esponenziale il loro impatto, poi ulteriormente amplificato dalla diffusione dei social network. Ora siamo nella fase di apprezzamento: i marchi blasonati del lusso hanno difficoltà nel raggiungere i consumatori più giovani e ingaggiano ex blogger, ora influencer, allo scopo di attirare nuova clientela nei loro negozi. In modo analogo, anche il settore media sembra voler beneficiare della trasmissione di informazioni a diverse velocità.
fashion. Tutte belle ragazze, con spiccato senso estetico, diventate poi collaboratrici di illustri testate o marchi. w Street style come Tommy Ton di Jak & Jil, teso a veicolare il suo colpo d’occhio sul mondo, poi promosso a fotografo street style per «Vogue», in grado di catturare i look più particolari visti per strada, prima di ogni sfilata. w Siti di notizie sul settore fashion come Hypebeast, Fashionista e Business Of Fashion: tuttora fonti di informazioni accreditate e molto seguite. w Outsider: esercizi unici nel loro stile, tuttavia prestigiosi e autorevoli come Patternity, Luxirare o Anna Dello Russo, editor-at-large di Vogue Giappone. In questa sezione merita una citazione particolare Style Rookie, di Tavi Gevinson allora dodicenne la quale, una volta assurta al ruolo di influencer seduta
La ricerca di un’identità Un fenomeno effimero o un nuovo orizzonte imprenditoriale? Forse è meglio domandarsi se in futuro saranno sempre in grado di proporre contenuti interessanti, con punti di vista indipendenti e non contaminati dal mercato. Oggi un buon sito raggiunge 25.000 persone al giorno: uno straordinario potere che dovrebbe essere unito a un grande senso di responsabilità. Per loro la creazione di un’identità definita è essenziale, sia per distinguersi dalla concorrenza, sia per prendere le distanze dai website più goffi. Le voci più persuasive non sono necessariamente legate al numero di visualizzazioni e di follower. Spesso sono i website più longevi a essere d’ispirazione, risultando così autorevoli. Certo è che gli aspetti di questa nuova ondata sono oggettivamente positivi: i pareri sono sinceri poiché i blogger scrivono davvero ciò che pensano. Incarnando un senso estetico non comune, generano un gusto attuale e alternativo e sanno essere genuinamente coinvolgenti. Sono infatti in grado di entrare in contatto con il vero entusiasmo di chi acquista il tanto bramato capo e hanno una capillarità di distribuzione che permette loro di arrivare ovunque. Poiché però molte di loro stanno diventando designer per il lusso, brand ambassador, oltre a presenziare alle ambite passerelle, diventa legittimo chiedersi se, prima o poi, non saranno tenute a uniformarsi, una volta entrate a far parte del fagocitante e certo meno indipendente sistema della moda.
il personaggio L’impero di Chiara
Chiara Ferragni di «The Blonde Salad», nasce a Cremona nel 1987 e vive a Los Angeles. Nel 2009 crea il blog con l’allora fidanzato Riccardo Pozzoli (ora Ceo della società, all’epoca fotografo delle mise da lei indossate) e con l’appoggio della madre, ex venditrice di moda che le ha trasmesso la passione per il settore. Il giro d’affari a oggi supera i 10 milioni di dollari: un piccolo impero. Il sito è il più seguito al mondo, nel suo settore. L’account Instagram annovera 7 milioni di follower. Ma non è tutto: un contratto, pare, da 300.000 dollari con Amazon per la sezione Moda; testimonial Pantene per la campagna TV; con Mattel firma la nuova Barbie Influencer, a lei identica. Ha una linea di accessori e di scarpe; ha pubblicato un libro; Vogue, Tatler, Marie Claire e altri magazine le hanno dedicato copertine. Il 6 settembre di quest’anno il sito ha lanciato la sezione ecommerce. Nel 2017 aprirà il suo primo monomarca. Secondo Forbes è una delle persone più influenti. Subissata dai marchi dell’alta moda e da richieste di collaborazioni, appare impermeabile alle richieste di indossare gli omaggi poiché «il suo gusto non si compra» e quindi i capi vengono poi sfoggiati dalle sorelle minori, con meno seguaci: Valentina e Francesca, 1,2 milioni di follower complessivi. La squadra di «The Blonde Salad», o come dice lei «la seconda famiglia», rilancia così la prima: che sia la nascita di un clan Kardashian tutto italiano? 41
Ticino e non solo
sette continenti
Riviera intima Da Rapallo a Santa Margherita Ligure senza perdersi l’immortale Portofino. Tutto a portata di fine settimana e a un tiro di schioppo da casa nostra. In più, ottima cucina, la tranquillità di metà settembre e tramonti da cartolina. Venite con noi?
S
ai quando ti prende la voglia di partire? La fuga, aria fresca, nuovi incontri? Hai quella voglia e a disposizione due giorni di libertà posti strategicamente nel fine settimana. Succede regolarmente e una delle mete preferite è letteralmente a due passi da casa, per l’esattezza a 2 ore e mezza di macchina o a poco più di 3 ore di treno: la Riviera Ligure. Il weekend perfetto Una linea costiera punteggiata di località piene di fascino, pittoreschi paesini di pescatori, ritrovi sofisticati, promontori mozzafiato… La Riviera Ligure è tutta da scoprire, con calma, lasciando a casa le preoccupazioni, incarna un invito alla dolce vita. Per il weekend perfetto la formula è semplice: a) riserva una camera piacevole nella zona che desideri esplorare – pos42
sibilmente vista mare – per una o due notti; b) prendi il biglietto del treno o fai il pieno di benzina e parti in buona compagnia. Tutto qua. Questa volta abbiamo scelto Rapallo per una due giorni super sorniona, gastronomica, marina e romantica. Un intervallo di spazio temporale in cui la goduria del vivere dilata ogni secondo e, quando si rientra a casa, ci si sente cambiati come se si fosse stati via per molto tempo. Rapallo, assieme a Santa Margherita Ligure e Portofino forma un trittico da capogiro. Il consiglio numero uno è quindi di posteggiare la macchina all’arrivo e non toccarla fino alla partenza. Le tre località sono poste lungo un tratto di riviera incantevole a un soffio di distanza una dall’altra, tanto vicine da permettere di essere raggiunte a piedi, con un’oretta di camminata
tra l’una e l’altra. Ci si può spostare con i bus locali, evitando di pagare i parcheggi di Portofino a suon di lingotti d’oro e di rimanere bloccati in coda lungo le strette stradine della zona. La modalità più spettacolare per spostarsi è quella via acqua: con i battelli di linea si può raggiungere tranquillamente ciascuna delle località godendosi il panorama dal mare. Ti ritrovi a sognare con lo sguardo rivolto alle onde, agli antichi edifici colorati edalla vegetazione lussureggiante. Questa regione ha un fascino tutto particolare, d’altri tempi, che rapisce il cuore. SdraIo vISta mare E poi, fondamentale è fermarsi, fare due passi, scovare uno stabilimento balneare intimo e tranquillo appena fuori dal centro e dal fermento – aggiudicarsi due sdraio in prima fila – e
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Un viaggio, una canzone / :I FOUND MY LOVE IN PORTOFINO / PERCHÉ NEI SOGNI CREDO ANCOR / LO STRANO GIOCO DEL DESTINO / A PORTOFINO M’ HA PRESO IL CUOR / NEL DOLCE INCANTO DEL MATTINO / IL MARE TI HA PORTATO A ME / SOCCHIUDO GLI OCCHI A ME VICINO / A PORTOFINO RIVEDO TE.< AFRED BUSCAGLIONE, 1958;
DOLCE FAR NIENTE Due giorni di relax, ma quello vero
HAI MAI PROVATO A...
Salire su un battello di linea e
farti trasportare visitando Rapallo, Santa Margherita Ligure, Portofino e San Fruttuoso. Scegliere uno stabilimento, sdraio in prima fila e lasciarti andare. Consiglio: il piccolo stabilimento sugli scogli subito dopo i Bagni Bristol a Rapallo. All’ora del tramonto, seduto a un tavolino, osservare il sereno andirivieni delle persone e godersi il sacro rituale dell’aperitivo. DA MANGIARE E DA BERE
I divini gnocchetti al pesto
dell’Osteria ö Bansin a Rapallo.
L’aperitivo con gli occhi nel mare
dimenticarsi tutto eccetto il blu del mare. Fermarsi, con piglio minimal e voglia di pace. La tradizione degli stabilimenti balneari fa parte della storia della riviera Ligure. Anche chi, solitamente è amante di spiagge e rocce selvagge e libere, in questi luoghi si lascia conquistare dallo charme vintage di queste strutture nate per stare a tu per tu con il mare. Parlando con un responsabile scopriamo che, per via di nuove direttive europee, gli stabilimenti – finora a gestione familiare – rischiano di essere messi all’asta e quindi di finire nelle mani delle grandi aziende. A mo’ di protesta, si scorgono qua e là bandiere inglesi che inneggiano all’indipendenza dall’UE se una legge come questa dovesse passare. Sta ora al governo italiano proteggere la tradizione locale. I bagni più esclusivi sono quelli della spiaggia di Paraggi,
celebre insenatura di sabbia fine e acqua cristallina posta tra Portofino e Santa Margherita Ligure. Amata dai vip, offre puro chill-out, comode sdraio e ombrelloni color crema. Ma, i posti più belli per fare il bagno rimangono i piccoli promontori di roccia che regalano acqua più trasparente e, essendo stretti, offrono poco spazio e quindi un’atmosfera più intima. L’aria di mare aumenta la fame, si sa. E come resistere alle tentazioni locali? La focaccia al formaggio di Recco si scioglie in bocca, quella alla cipolla è saporita da morire, i pansotti di borragine sono la fine del mondo. Il tutto accompagnato da un ottimo bicchiere di vino bianco locale. Meglio dimenticare le diete e lasciarsi andare. Oh, la dolce vita… L’unico rischio? Non voler più tornare a casa! Un viaggio di Keri Gonzato
del Bar Enoteca Castello sul lungomare di Rapallo. Le linguine alla Portofino della Trattoria da Pezzi Santa Margherita Ligure. Il gelato artigianale ricoperto di cioccolato «Pinguino» alla Gelateria Centrale di Santa Margherita Ligure. La focaccia alle cipolle e quella al formaggio di Recco del Panificio Canale a Portofino. DOVE DORMIRE
Rapallo Hotel Vesuvio, uno
splendido edificio storico al centro del lungomare di Rapalllo. Tutte le stanze hanno vista mare e sono state recentemente rinnovate con gusto. Porta i nostri saluti a Luciano, il proprietario, una persona squisita! In vena di follie: Belmond Hotel Splendido a Portofino. Viaggi con la famiglia o hai voglia di spazio e indipendenza? Affitta un appartamento vista mare su airbnb.com! 43
Ticino e non solo
sorprese
Attenti al lupo! 7 modi per riconoscerlo 1. Peso
Il peso di un animale adulto può variare tra i 25 e i 35 kg. Le femmine hanno misure e peso inferiori. La lunghezza arriva fino a 140 cm inclusa la coda.
Dopo la scoperta questa estate di tre nuovi esemplari in Ticino, si riaccendono le polemiche tra difensori e oppositori del mitico predatore. Scrive Marco Jeitziner
2. Mantello
In inverno è grigio-fulvo mentre in estate assume una colorazione marrone-rossiccia. L’isolamento termico è assicurato dalla variazione di spessore dei due strati del mantello: borra – lo strato inferiore lanoso, folto e corto – e giarra – lo strato superficiale lungo e variegato. Presenta una mascherina più chiara sul muso che appare allungato e leggermente aguzzo.
3. Mandibole
Il lupo ha un morso estremamente potente dato che può esercitare una pressione di oltre 100 kg per centimetro quadrato.
4. Olfatto
L’odorato è il senso più sviluppato del lupo: cento volte più sensibile di quello dell’uomo, gli consente di individuare una preda anche a un chilometro di distanza.
5. Udito
Le orecchie, triangolari, sono di circa 10 cm. È un animale dotato di un udito eccezionale: può infatti percepire l’ululato dei suoi simili a oltre 16 km di distanza.
6. Occhi
Sono disposti in posizione frontale e piuttosto distanziati tra loro. Presentano un colore giallo ambrato con un taglio obliquo che lo differenzia dal cane. La vista notturna è molto sviluppata ma non è in grado di focalizzare con precisione oggetti distanti più di 20 metri.
7. Velocità
Il lupo è un runner eccellente, dotato di una straordinaria resistenza anche sulle lunghe distanze: può infatti coprire oltre 30 km con un trotto costante alla velocità di circa 6-10 km/h. Compie notevoli spostamenti per la ricerca del cibo (la distanza percorsa giornalmente può variare da 1 a un massimo di 10 km). 44
È
almeno dal 2001 che il lupo scorrazza nella Svizzera italiana provenendo dalle Alpi italiane e francesi, precisa il gruppo di ricerca elvetico Kora. È notizia di fine agosto, hanno confermato le autorità ticinesi, la presenza di tre lupetti in Val Morobbia, che «portano dunque il totale a 21 lupi» nel territorio. Ma benché il lupo in Svizzera sia una specie protetta dal 1986, ecco che le polemiche si riaccendono puntualmente. La notizia è «inquietante» per l’Associazione per un Territorio senza Grandi Predatori (AtsenzaGP) – Sezione Ticino. Nel 2015 in Svizzera, si legge, 46 capi di animali da pascolo sono stati uccisi dai lupi. E ci si chiede: perché proteggere il lupo se non è più a rischio estinzione? Il lupo, sostengono i suoi avversari, non farebbe che ridurre il popolamento di Alpi, monti e villaggi, il numero di aziende agricole che pro-
ducono ottimi prodotti, la gestione del territorio e la qualità di vita degli animali da reddito. Infine il lupo ridurrebbe il quantitativo di selvaggina a disposizione dei cacciatori. Recinzioni e cani Queste argomentazioni non sono però condivise da Pro Natura, per cui basterebbe proteggere meglio le greggi, recintando i pascoli, facendole sorvegliare dai pastori o impiegando dei «cani di protezione». Quest’ultima soluzione ha però già dimostrato i suoi limiti lo scorso luglio nel canton Vallese: un lupo ha attaccato cinque pecore i cui resti sono poi stati mangiati dai «cani di protezione». Inoltre nel 2014 in Valle Leventina alcuni turisti e forestali erano stati intimoriti da questi affascinanti canidi. Pro Natura precisa che il lupo «può essere abbattuto soltanto in casi eccezionali» (fino al 2012 si contano otto uc-
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crisi & specie Segno dei tempi
di Walter Mariotti
la sua diffusione in ticino
FONTE: sTraTEgia lupO svizzEra, uFaM, 2016
cisioni autorizzate, oltre a tre illegali) ma che questa soluzione estrema «non risolve il problema»: i lupi sono cauti, è complicato e costoso abbatterli e non sempre funziona. Secondo Pro Natura «senza adeguate misure di protezione, questi predatori continueranno ad arrecare danni». Tuttavia se recintare gli alpeggi non è sempre possibile a causa della morfologia del terreno, gli allevatori hanno l’obbligo di avere dei «cani da protezione»: solo in questo modo possono essere risarciti in caso di attacco, ha detto nel 2014 un’allevatrice. Sorgono allora alcune domande spontanee. Quindi non tutti gli allevatori dispongono di «cani di protezione»? Oppure semplicemente da troppo tempo, come afferma l’associazione Protezione delle greggi, «in Svizzera si pone troppa poca attenzione alla qualità del lavoro del pastore?».
Dalla mitologia classica all’immaginario collettivo, lupo e cinghiale hanno sempre avuto una valenza complessa e contraddittoria: il lupo associato a incarnazioni di potere e ambienti selvaggi e inquietanti (la notte, la neve, la foresta), riveste da sempre un significato di forza ma anche di minaccia per l’uomo e gli allevamenti. Così anche il cinghiale, apprezzato come selvaggina e fonte di nobili proteine, ma allo stesso tempo considerato un avversario fiero e temibile dagli uomini primitivi e una vera calamità per le coltivazioni agricole, fin dall’epoca romana. Due facce della stessa medaglia: il cinghiale devasta i raccolti, il lupo gli armenti. Non sorprende dunque il fatto che, secondo la tradizione dell’Europa dell’Est, corroborata da studi quali quelli di Henryk Okarma, quando cinghiali e lupi sono in aumento per le popolazioni umane o si prospettano tempi duri o lo sono già. Il dato interessante è che questo avviene a prescindere dal sistema economico prevalente, perché nella storia dell’uomo il settore primario è quello che conta, anche nell’epoca digitale. Nei momenti di crisi si può rinunciare ai vestiti, all’elettricità, all’automobile ma non all’acqua, al pane e alla carne, in altre parole alla madre terra. In Italia e in Europa il cinghiale e il lupo hanno subito, negli ultimi decenni un consistente incremento demografico che ha comportato un considerevole aumento dell’areale distributivo delle due specie causato dalla colonizzazione di molte zone non occupate in precedenza. Oggi come non mai assistiamo a una vera e propria esplosione demografica del cinghiale e a un’importante ripresa delle popolazioni di lupi in tutta Europa. E i conflitti aumentano, sebbene di segno e carattere nuovi. 45
Ticino e non solo
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coworking EspEriEnzE dirEttE Vantaggi e scambi
Tutti insieme Lavorare condividendo gli spazi: una tendenza diventata realtà anche nel nostro cantone. Scrive Laura Di Corcia
G
rafici, designer, architetti, free lance. Un tempo si diceva che il bello di questi lavori fosse poterli fare da casa: magari realizzando il sogno fantozziano, ovvero stare il più a lungo possibile in mutande o in tenuta sportiva nei migliori dei casi, sciatta nei peggiori. Poi a furia di lavorare in casa fra il telefono che squilla mille volte, l’idraulico che chiede quando può venire a riparare il rubinetto, la visita della mamma che porta l’irrinunciabile frittata del giorno prima, i bambini che tornano da scuola e la vicina di casa che chiede un uovo o il latte, molti hanno capito che la separazione casa/lavoro è preziosa come l’aria che si respira. Ma se a Virginia Woolf una stanza tutta sua costava poco, forse, un ufficio tutto per sé viene una fucilata, soprattutto per chi aspetta la fine del mese con trepidazione, perché i lavori originali e creativi son tanto belli quanto poco pagati e le fatture invece sono puntualissime, e guai a sgarrare. Allora pensa oggi che pensa domani, ecco che spunta l’idea: ma perché non condividere gli spazi? Così è nato il coworking, che anche in Ticino ha preso piede con varie realtà sparse soprattutto fra il Luganese e il Mendrisiotto: come lo Spazio 1929, L46
HUB e il Coworking Cowo (presso la Fondazione youLabor). un solo tetto e molto altro Il bello del coworking è che non si tratta solo di uffici in cui ognuno ha la sua postazione, il personal computer, la stampante, paga quel tot al mese (dai 300 ai 500 franchi, a seconda delle esigenze), fa le sue sei-sette ore di lavoro, e via, di corsa verso casa. I nuovi uffici diventano un modo per conoscere nuove persone, allargando la cerchia di amici e conoscenti, ma non solo. Ospitando creativi provenienti dai più disparati settori, questi uffici in condivisione diventano un modo per scambiarsi idee e dar luce a nuovi progetti lavorativi. Se tanti creativi, lavorando in modo isolato, a un certo punto avevano perso la spinta propulsiva e si erano un po’ arenati, ecco che con il coworking la creatività rifiorisce: gli incontri, le parole, gli scambi creano terreno fertile per nuove idee e per collaborazioni fra professionisti appartenenti a ambiti diversi. È proprio così che si pensa in grande. Insomma, il vantaggio del coworking non è solo di tipo economico: condividendo si cresce. Una cosa utilissima anche per chi deve spendersi di nuovo sul mercato del lavoro.
una scelta di vita «Il coworking? È una scelta di vita». A parlare è Francesca Rossini, titolare dell’ufficio di comunicazione Laboratorio delle parole, che da un anno lavora nello Spazio 1929 a Lugano (nella foto). «La scelta di condividere gli spazi con realtà diverse implica naturalmente anche dei vantaggi finanziari, ma non è quello il punto» aggiunge. «In realtà il coworking è un crocevia di idee, persone, scambi». Non solo: si approfondiscono anche i rapporti umani, perché, come spiega Francesca, il coworking permette di incontrare persone che «gestiscono la quotidianità in maniera simile» all’interno di un ambiente in cui gli stimoli sono continui e condivisi. l’importante è fare rete Marco Conti, direttore della Fondazione youLabor di Chiasso, che oltre a essere uno spazio di coworking offre servizi di accompagnamento per le persone e le imprese alla ricerca di opportunità lavorative, crede molto nelle possibilità offerte da questa modalità: «È un modo per far dialogare persone attive in settori professionali diversi», sottolinea. La Fondazione youLabor ha il vantaggio di mettere in rete operatori già attivi professionalmente, aziende neocostituite e soggetti alla ricerca di un impiego; per queste realtà fare rete è indispensabile. «Vogliamo gente che sia interessata a operare in questa dimensione, non solo persone alla ricerca di un semplice ufficio», precisa il direttore, aggiungendo che «fino a questo momento l’esperienza è più che positiva».
Ticino e non solo
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Tecnologia
novità & accessori
iPhone 7 Il più veloce sono io
Ecco gli airpods!
colori I nuovissimi iPhone 7 e 7 Plus (con display da 4,7 e 5,5 pollici) saranno disponibili con il guscio argento, oro e oro rosa. A cui si aggiungono un nero anodizzato/opaco e la grande novità, il Jet Black, colore scuro di grande effetto estremamente lucido, ottenuto tramite un processo di anodizzazione e lucidatura che prevede una lavorazione in 9 passaggi: finitura perfettamente uniforme e «luccicante», quasi come un telefono di solo vetro.
Tutte le connessioni con l’esterno avvengono tramite la porta Lightning (quella con la quale si carica lo smartphone). L’ascolto potrà avvenire grazie ai nuovi auricolari wireless, gli AirPods, che permettono oltrettutto una comunicazione migliore e più stabile, e un’ampia autonomia. Nella confezione sarà comunque fornito anche un adattatore da Lightning a jack per sfruttare i vecchi accessori, oltre a un microfono per la riduzione dei rumori ambientali.
rEsistEntE all’acqua
fotocamera Sia l’iPhone 7 sia il modello 7 Plus migliorano anche il comparto foto. Il 7 Plus ha una doppia fotocamera, composta da due obiettivi entrambi da 12 megapixel. Il primo è un grandangolo ƒ/1.8, il secondo è un teleobiettivo ƒ/2.8, quest’ultimo capace di uno zoom ottico fino a 2x. Si potrà così ottenere uno zoom fino a 10x senza distorsioni dell’immagine (dato l’abbinamento tra zoom ottico e digitale). Entrambi i modelli possono registrare video in 4K fino a 30 fps, a cui si aggiunge lo standard 1080p fino a 60 fps e slow motion fino a 240 fps. Mentre si registrano video alla massima risoluzione sarà anche possibile, contemporaneamente, scattare delle fotografie da 8 megapixel!
chip e consumi
Il processore Fusion A10 a quattro core è «il più potente mai utilizzato su uno smartphone», con velocità fino a due volte superiori rispetto all’iPhone 6 ma in grado di consumare appena un quinto rispetto ai core ad alte prestazioni della concorrenza.
autonomia
Prendendo come esempio le conversazioni telefoniche in 3G, l’iPhone 7 assicura 13 ore di telefonate, mentre iPhone 7 Plus fino a 21 ore. In termini di navigazione web via LTE, invece, i due device raggiungono le 12 e le 13 ore continuative.
Il grado di protezione del nuovo iPhone (norma IP67) significa nessuna paura di spruzzi d’acqua, pioggia e neve. Potete portarvi il vostro smartphone anche sotto la doccia o tenerlo un metro sott’acqua (fino a 30 minuti). Meglio evitare invece di nuotare o di portarlo con sé in caso di immersioni. Per ora, ma con l’iPhone 8. Chissà…
il sistEma opErativo
Grafica più potente e fino a tre volte più veloce rispetto all’iPhone 6 con un consumo però pari alla metà: insomma, le frontiere per l’utilizzo di videogame e app professionali si apre a nuovi orizzonti! L’iPhone 7 viene venduto con il nuovo software iOS 10 e funzioni inedite. E per chi ha un modello più vecchio? Buone notizie: l’iOS 10 è scaricabile gratuitamente da alcuni giorni. t7 47
Ticino e non solo
Stile
Una giacca senza braccia 7 Grandi firme 1. Eleventy
Il più sartoriale dei prototipi in flanella, corredato di revers e fibbietta sul dorso, sposa non la giacca ma un cardigan, la nonchalance della camicia a quadretti e i pantaloni da jogging. Armoniosa imperfezione.
Il gilet, componente del guardaroba maschile che ama intrufolarsi anche nell’armadio delle donne con risvolti sorprendenti e sexy. Scrive Marisa Gorza
2. Antonio Marras
Gilet in panno che occhieggia dalla giacca in velluto. Jeans rattoppati infilati negli stivali, cappello stetson e un allure selvaggio, però lo fanno assimilare a un cowboy. Si tratta pur sempre di un tipo romantico.
3. Corneliani
Gusto retrò, lavorato con un sapiente uncinetto che riproduce micro pied de poule. Perfetto con il completo color cammello che racconta l’aplomb e l’eleganza calibrata degli anni ‘40 ed è certamente confortevole sotto il trench. Con un soffio di nostalgia.
4. Missoni
Proposta in tricot tutto un intreccio di filati preziosi e multicolore. Cashmere, alpaca e mohair in degradé dal rosso curcuma al corallo, dall’arancio al marrone con incursioni, di zaffiro per dar vita a onde sinuose.
5. Etro
Declina i completi più classici con i tartan, i gessati e i checks della tradizione anglosassone dove prevalgono i colori più scuri e intensi come il verde militare e il blu inchiostro. Però il puzzle non è completo senza i gilet in seta stampati con fantasiosi disegni paisley.
6. Carlo Pignatelli
A 10 bottoni i prototipi doppiopetto tagliati in lucido raso. Uno bagliore che accompagna i morning suit e i classici smoking, rieditati in tessuto laniero con una stampa digitale dal gusto cravatteria. Dettaglio prezioso che può essere tranquillamente indossato con un paio di jeans e per il normale uso giornaliero.
7. Dolce&Gabbana
La lussureggiante vegetazione della Sicilia viene interpretata dai due ragazzi con inediti motivi camouflage-bucolici che percorrono gli outfit dal taglio couture. Sbocciano rose anche sul gilet con scollo arrotondato che lascia intravvedere la sottile cravatta alla cowboy. Spirito siculo e ancora icone del vecchio West in un mood contemporaneo.
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uigi XIV, il Re Sole di feste e fasti non ne aveva mai abbastanza: impose ai cortigiani riuniti a Versailles uno stile di vita e del vestire assolutamente sfarzoso che delineava l’ideale estetico del nobiluomo. Nasceva così l’habit à la française, composto di tre pezzi e copiato in tutte le corti d’Europa: la lunghissima giacca justaucorps, il gilet e la culotte, attillati pantaloni al ginocchio. Ai suoi albori il gilet era piuttosto lungo, una vera giacchetta con tanto di maniche ed era realizzato in broccati e sete ricamate. Sotto la corte di Luigi XV iniziò a perdere le braccia e con Luigi XVI si accorciò non poco. L’uomo in tre pezzi Nell’800, sloggiate le frivolezze settecentesche, si passa ad un’immagine più austera, consona ai valori borghesi.
Anzi il tre pezzi da uomo, con ben altre proporzioni e colori austeri, diventa il completo della tradizione popolare. Nel secolo successivo il gilet si conferma parte dell’affidabile abito formale e alla sua presa sul pubblico contribuisce parecchio l’avvento del cinema. Negli anni ’20 diventa però il cavallo di battaglia dei futuristi quale dettaglio eccentrico e variopinto del look. Negli anni ’50 i Teddy Boys, adepti della ribellione giovanile, indossano gilet ricercati, copiati dall’abbigliamento di Edoardo VII. La ventata liberatoria dei ‘60 fa finalmente entrare il waist coat nel guardaroba femminile. Nondimeno il completo maschile, dal taglio sartoriale e con panciotto coordinato, continua a far parte di una eleganza atemporale. Di una compostezza e compiutezza ben lontane dalla banalità.
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qualche trucco Tornato in gran voga in tutte le sue versioni (monopetto, doppiopetto, con o senza baveri, sportivo o elegante) il gilet, sia che venga inteso in modo classico sia come capo originale e anche un po’ stravagante, va indossato tenendo conto di alcuni piccoli accorgimenti. Vediamoli insieme.
1. Vestibilità
Il gilet deve essere portato ben aderente al corpo e nella parte inferiore deve arrivare a sovrapporsi ai pantaloni. Ciò implica la scelta di una camicia aderente al torace mentre l’ultimo bottone della giacca va tenuto rigorosamente slacciato, eccezion fatta per l’abito da cerimonia.
2. Cintura e bretelle
Meglio evitare la cintura che tende ad aggiungere spessore. L’accessorio perfetto sono le bretelle che donano all’insieme un allure ancora più retrò. Da evitare assolutamente l’abbinamento con la T-shirt.
declinazioni musicali Se l’interpretazione della showgirl Sally nel musical «Cabaret» è valsa a Liza Minelli il premio Oscar, che dire della sua indimenticabile mise? In un total black fatto di un succinto gilet da smoking, pantaloncino, reggicalze, bombetta in testa e gambe slanciate dai tacchi alti. La sua capacità di alternare accenti comici e drammatici stava al passo con una fisicità e sensualità dirompenti. Dove il nostro piccolo-grande capo d’abbigliamento faceva la sua parte: l’ignaro gilet risulta irriverente e ambiguo? Questo è il minimo. Pare che il termine francese derivi dallo spagnolo chaleco, tratto dal turco yekék, letteralmente «casacca dei galeotti». Galeotto fu il gilet anche per Dave Gahan (nella foto a lato), cantante e icona del gruppo elettro-rock britannico Depeche Mode: con o senza giacca, il gilet è parte integrante del suo guardaroba.
3. Abbinamenti
Perfetto abbinato a camicie di flanella e giubbini in denim. Ma funziona altrettanto bene con l’abito, purché si dia spazio ai contrasti cromatici.
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Relax
stelle & curiosità l’oggetto Il mouse
Astroparade
di Betty
Novità nei cieli: il podio vede salire nuovi protagonisti sostenuti da humour, energia e desiderio di avventura. Il Toro impigrisce mentre Acquario si strugge di desiderio e di malinconia
L’animaletto, almeno nella sua versione «tecno» che tutti conosciamo, vede la luce dopo sofferta gravidanza il 21 giugno del 1967. Astrologicamente è una cuspide: un Gemelli ormai quasi un Cancro. Il padre, Douglas Engelbart era un ingegnere elettronico (è scomparso nel 2013) che, come tutti i grandi inventori nell’ambito dell’informatica di quegli anni, dovette lottare aspramente per far valere e mettere in atto le proprie idee. In realtà, il primo mouse di «topesco» aveva poco o nulla: si presentava infatti come un guscio di legno che copriva due ruote di metallo e non fu commercialmente disponibile se non fino al 1981, con lo Xerox Star. Qualche tempo dopo l’instancabile Jobs ne realizzò uno ancora più versatile, introducendo la classica forma a topolino. Oggi, con l’evoluzione tecnologica, il topo ha perso la coda (il cavo) ma è rimasto, come del resto pensava Engelbart, uno strumento essenziale nei processi di interfaccia uomo-macchina. Al contrario dei vari Gates e Jobs, al nostro Douglas però non è andata così bene sul piano economico: scaduto il brevetto prima della sua diffusione di massa, egli non ebbe modo di arricchirsi grazie alla sua invenzione. Ma in fondo il suo obiettivo, pienamente raggiunto, era quello di migliorare il modo di lavorare delle persone per «creare un ambiente evolutivo nel quale i paesi e le istituzioni possano crescere».
istruzioni per l’uso Sette regole per fare un regalo alla propria moglie di Walter Mariotti
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vERGInE
«Come per ogni carattere eccessivo che isola e rende eccezionali (e invidiabili e, naturalmente, odiabili), per accettare la propria bellezza, per accettarne l’effetto sugli altri, per giocare con essa, per sfruttarla al meglio, occorre sviluppare il senso dello humour». Che ne dite? Sono parole di Phillip Roth.
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PESCI
Dal 27 in poi Marte cessa le ostilità ed entra nel segno amico del Capricorno. Questo aspetto donerà energia. Se dovete dare il via a un progetto attendete quella data. Inoltre, tra il 29 e il 30 la Luna si troverà in opposizione, un aspetto che renderà un pochino malinconici i nati nella seconda decade. Transitorio.
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CAPRICORnO
Marte entra nel vostro segno: «Solo l’immaginazione dell’uomo fa sì che la verità trovi un’effettiva e inalienabile esistenza. L’immaginazione, e non l’invenzione, è la suprema padrona dell’arte come della vita». Al pari di Joseph Conrad vi sentirete portati ad affrontare nuove sfide e avventure. Creatività alle stelle.
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Secondo il grande Johnny Cash, «Il successo è doversi preoccupare di ogni maledetta cosa al mondo, tranne che del denaro». Un buon principio da seguire, soprattutto adesso che avete Giove e il Sole che vi sostengono e siete ben centrati.
«Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero d’esserlo, perché temo di ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da banalità» (Roland Barthes). L’amore sta nella capacità di dare libertà all’altro. Tendete a disperdere le vostre energie in migliaia di rivoli e a vivere momenti assai altalenanti. Grazie a venere, comunque, piuttosto positiva, e al sostegno del vostro partner potreste superare ogni difficoltà. Dipende solo da voi.
1. Prima di prendere una decisione, cercate di capire se ci sono ancora amore, passione e fantasia. In mancanza anche di uno di questi ingredienti, lasciar perdere. 2. È vero, di un regalo l’importante è il pensiero. Ma come ben
«volete lavorare per la felicità della gente, e non sapete che cosa occorre alla gente per essere felici. Potete lavorare senza essere felici?», scriveva Elio vittorini. Scarso interesse verso le questioni di lavoro? Mercurio vi sosterrà. Stabilite in modo preciso delle priorità, altrimenti correte il serio rischio di perdere quanto avete raggiunto. Momento ideale per l’avvio di un progetto soprattutto per i nati nella seconda decade. Padroni del mondo i nati nella prima decade.
L’estate è finita, fatevene una ragione: «La passione estiva acquisiva tratti drammatici, perché di fronte all’imminenza di una separazione, i giovano approfittavano di ogni momento possibile per amarsi sfrenatamente» (Isabel Allende).
sapete non per lei. 3. Non è necessario spendere molto, ma in questo modo si riducono i rischi. 4. Attenzione però, se il regalo è troppo costoso penserà a cosa dovete farvi perdonare. 5. Nessun consiglio dalle amiche.
I nati nella terza decade saranno particolarmente determinati grazie ai buoni aspetti con Marte. Bipolari i nati nella prima decade sollecitati da Giove. Cercate di focalizzarvi sulle distinzioni tra l’essere e l’avere. Atmosfere sensuali. Smettete di dissimulare… «L’uomo colto», per Umberto Eco, «non è colui che sa quando è nato napoleone, ma colui che sa dove andare a cercare l’informazione nell’unico momento della sua vita in cui gli serve, e in due minuti».
Tra il 28 e il 30 dovrete prestare grande attenzione a quello che direte. Con Mercurio e Luna angolari è infatti facile dire una parola di troppo all’interno del proprio ambiente di lavoro. Scelte cruciali per i nati nella seconda decade.
Davanti a uomini e regali l’amicizia femminile si squaglia come neve al sole. 6. Comunque scegliate state certi che sbaglierete. È una legge cosmica. 7. Per evitare ulteriori casini, portatele semplicemente il caffè a letto.
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Risolvete il cruciverba di Daniela e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate il numero 0901 59 15 80 (CHF 0.90/chiamata) entro il 29 settembre e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati. Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro il 27 settembre a: Twister Interactive AG, «Ticino7», Altsagenstrasse 1, 6048 Horw. 9
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1. Il conte Balsamo w 10. Pilota aerei w 11. Vigliaccheria w 12. Chiude la preghiera w 14. Il regno dell’oltretomba w 15. Elogiata w 17. Avverbio di luogo w 18. Gli indirizzi in rete w 19. Le iniziali di Montesano w 20. L’isola di Ulisse w 22. Costose w 24. Il mitico re di Egina w 25. Città argoviese w 26. Chiamare a deporre w 27. Un profeta w 28. Rimanenza w 30. Idonea w 32. Cuba e Spagna w 33. Infiammazione oculare w 35. Abitazioni, dimore w 37. I confini di Tegna w 38. Ama Giulietta w 39. Nido d’infanzia w 41. Pedina coronata w 42. Parte del perimetro w 43. Lo cela la barba w 45. Andate per il poeta w 46. Crimini w 47. È ai piedi del Gottardo w 48. Adesso.
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1. Uccello di palude dalle lunghissime zampe rosse w 2. Ingordigia w 3. Panciotto w 4. Cuor di mulatta w 5. La vicina Penisola w 6. Due nullità w 7. Svellere w 8. Componimento w 9. Addobbo, abbellimento w 13. Un anestetico w 16. La fine della Turandot w 18. È ghiotto di noci w 21. Si temprano w 23. Allettamento w 25. Feretro w 29. Tirate w 31. Tu, in altro caso w 34. Sbarbati w 35. Stato asiatico w 36. Il dio sbuffante w 40. Procedura w 43. Il noto Patacca w 44. Grosso camion w 46.
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TIRATuRA cONTROLLATA 63.212 copie chIusuRA RedAzIONALe Venerdì 16 settembre 2016 edITORe Teleradio7SA,Muzzano AmmINIsTRAzIONe viaIndustria,6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919603155 dIRezIONe, RedAzIONe, cOmpOsIzIONe e sTAmpA CentroStampa TicinoSA viaIndustria, 6933 Muzzano tel.091960 33 83 / fax.0919682988 ticino7@cdt.ch www.ticino7.ch www.issuu.com/infocdt/docs ticino7è su Facebook sTAmpA (cartapatinata) Salvioniartigrafiche SA Bellinzona TBS,LaBuonaStampaSA Pregassona pubbLIcITà PublicitasAG,Daniel Siegenthaler Muertschenstrasse39,Postfach 8010Zürich tel.058680 95 92 / 0796357222 daniel.siegenthaler@publicitas.com dATI peR LA sTAmpA riviste@publicitas.com publicitas.ch/riviste ANNuNcI LOcALI PublicitasLugano tel.058680 91 80/fax.0586809171 lugano@publicitas.ch IN cOpeRTINA Tracce del misfatto (©Andreysafonov)
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La soluzione del Concorso apparso il 9 settembre è: INCROCIO Tra coloro che hanno comunicato la parola chiave corretta è stato sorteggiato: Angela Cristiani 6989 Purasca Al vincitore facciamo i nostri complimenti! 51
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Legno massiccio, gambe in legno di pino naturale, tessuto in poliestere a quadretti colorati, Ø 30 cm, altezza 38 cm 4074.209.000.00
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Collezione speciale 1 Specchio RONAN, pezzo unico, legno massiccio, cornice in legno riciclato di mango verniciato a colori, 60 x 3 x 80 cm, 129.– 2 Cuscino ornamentale LORDA, 100 % cotone, rosso chiaro, 30 x 50 cm, 24.80 4507.233.407.31 3 Lampada da
4071.085.000.00
tavolo TARBES, metallo color rame, escl. lampadina, 60 W / E27, CEE A++ fino a E, altezza 26,5 cm, 29.90 TRA incl. 4212.165.000.00
4 Tavolino accostabile ANGELINA, pezzo unico, piano ricavato dal taglio trasversale del tronco in legno massiccio di acacia, gambe in metallo verniciato con polveri elettrostatiche nero, Ø ca. 38 cm, altezza 47 cm, 99.90 4074.208.000.00 5 Baule BARNEY, metallo color rame, 33,8 x 55 x 22,5 cm, 49.90 4075.391.000.00 6 Lampada da tavolo LIA, metallo color rame, escl. lampadina, 60 W / E27, CEE A++ fino a E, altezza 47,5 cm, 39.90 TRA incl. 4212.166.000.00 7 Sgabello CHELSEA, in vera pelle di capretto marrone, gambe in legno massiccio di mango, 40 x 30 x 48 cm, 99.90 4074.213.000.00 8 Tappeto MAX, tessuto a mano, 100 % lana, nero, 160 x 230 cm, 299.– 4120.103.160.20
La scelta e la disponibilità variano da filiale a filiale. Solo fino a esaurimento dello stock.
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